LA SORGENTE N. 85

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PERIODICO A CURA DELL'ASSOCIAZIONE TURISTICA PRO LOCO CAPOSELE FONDATO NEL 1973

Reg.Trib. S.Angelo dei L. n.31 del 29.1.74 - Sp. in A.P. art.2 comma 20/c L.662/96 Dir. Comm. Avellino -sem.- Anno XL -

http://www.youtube.com/periodicolasorgente

DICEMBRE 2012 - Direttore

Nicola Conforti

confortinic@gmail.com

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facebook La Sorgente Caposele

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icembre. E’ tempo di consuntivi e di progetti. Se volgiamo lo sguardo indietro, costatiamo che la stagione appena trascorsa ha segnato tempo buono e non solo dal punto di vista meteorologico, ma in ogni senso: il nostro giornale attestato ormai stabilmente sulle 56 pagine, richiama l’attenzione e l’interesse di tanti nostri concittadini in Italia ed all’Estero. La Pro Loco si è incamminata verso

vette in passato ritenute irraggiungibili. Ma c’è di più: il tanto auspicato turismo, in questi ultimi mesi ha fatto passi da gigante. Mai vista tanta gente in giro per le vie del centro. Gente entusiasta dei colori, dei profumi e dei sapori del nostro ambiente: un territorio all’avanguardia, per la straordinarietà del paesaggio e per le sue particolari caratteristiche ambientali culturali e gastronomiche, tra le più qualificate in ambito regionale. Vantiamo la presenza di due Santuari: quello

spirituale e quello delle acque. E’ un primato che non ritroviamo altrove. E che dire del meraviglioso parco fluviale, del museo di Leonardo e dell’artistica Chiesa di San Lorenzo? C’è quanto basta per richiamare tanti turisti amanti della cultura, del paesaggio, della fede e della buona cucina. Quali i progetti per il prossimo anno? Ai fini turistici ci auguriamo che vadano in porto alcune opere molto significative dal punto di vista logistico:

il potenziamento delle strutture esistenti ed il ripristino dell’oasi della Madonnina con la meravigliosa cascata a monte. Ci aspettiamo nuovi e più interessanti successi nel corso della prossima stagione. Qualcuno guarda con diffidenza, se non con un certo fastidio, tutto ciò che di positivo e di importante si sta verificando nel nostro Paese. Ma non importa: Caposele continuerà a crescere turisticamente. E, di tanto, ne siamo certi.


Saluti, e a presto. Pasquale Ceres

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P.S.: quando ci incontriamo di persona per le strade di Caposele, magari nelle prossime vacanze di Natale, mi piacerebbe parlarti di un progetto cui sto lavorando con altri Caposelesi, non tutti residenti in paese: realizzare un albero genealogico condiviso di tutti i Caposelesi! Non ti nascondo che, quando ricevo il numero della Sorgente, cerco sempre di collegare mentalmente le persone che scrivono dall’estero ai loro eventuali parenti di Caposele, in modo da poterli collocare nell’albero. Attualmente, grazie all’aiuto e alla collaborazione di un centinaio di Caposelesi, siamo riusciti a far crescere l’albero fino a piů di 6000 persone. Se vuoi curiosare nel sito, per farti un’idea di questo progetto, puoi accedere all’indirizzo: http://ars.altervista.org/PhpGedView/ index.php, e registrarti (per motivi di privacy l’albero è navigabile solo per gli utenti iscritti), oppure utilizzare l’account “ospite”:

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Caro Direttore, ho ricevuto la sua lettera qualche giorno fa. Mi scuso per non averle mai fatto avere un riscontro diretto del mio gradimento per il giornale, che leggo sempre e con tanto piacere, perchè mi permettere di vivere il mio Paese natale come se fossi lì, nonostante i 600 km e oltre che mi separano da voi. Il mio corpo e i miei affetti sono qui, a Bologna, ormai da 50 anni, ma il mio cuore è rimasto a Caposele e “La Sorgente” mi permette di alimentarlo con continuità. Per questo, non potrò mai ringraziarLa a sufficienza.

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FOTO APPROFONDIMENTI

Conscia che le parole non possano bastare a dimostrare la mia gratitudine per il Suo straordinario lavoro, io e mia sorella, Irma Ceres, abbiamo provveduto ad inviare un piccolissimo contributo per il giornale, che spero sia già arrivato a destinazione. Le saremmo infinitamente grate se deciderà di continuare ad inviarci regolamente le copie de “La Sorgente”. Anche mio figlio Marco, nato e cresciuto qui a Bologna, segue con curiosità e partecipazione le vicende caposelesi grazie alla vostra pagina di facebook. Ringranziadola ancora per la lettera inviatami e per il Suo brillante lavoro, le porgo i più cordiali saluti, anche da parte della mia famiglia e di mia sorella Irma.

è anche su FACEBOOK

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in copertina

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Caro Direttore Finalmente potremo venire a Caposele e visitare le varie meraviglie caposelesi. Saremo mio marito ed io il sabato 29 settembre dormendo le due notti di venerdì e sabato al bed and breakfast La casa di Mimma. Siamo interessati a tutto ma sopra ogni cosa al Museo delle macchine di Leonardo. Inoltre in questa occasione ci potremo conoscere e potrò ringraziare per il giornale che mi fare ogni volta un tuffo nel passato (per molti anni da piccoli si passava il mese d’agosto a Caposele, paese di origine di mio padre) e nello stesso tempo mi fa vedere il vostro presente con uno sguardo anche al futuro. Dunque a presto e tanti saluti a tutti.

Da Bologna: Claudia Ceres

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Da Borgo San Damazzo Maria Freda

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Carissimo Direttore, come va, tutto bene? Complimenti per gli eventi che avete e state organizzando, nei quali, fiuto la tua immancabile e instancabile presenza. Il giornale “La Sorgente”, numero 84, è stato veramente brillante. Indiscutibilmente, è fatto con dedicazione e amore al caro bel paese. È un orgoglio leggere tanti articoli, ammirare foto che ricordano tanto il nostro passato e presente, specialmente di chi, ivi, è nato e abita lontano. La vostra è una missione formidabile, salutare! È un gran lavoro, un geniale modo di mantenerci legati per sempre. Complimenti, anche, alle Autorità locali, che tanto fanno per noialtri e per tutti coloro che vivono ai piè del grande monte Paflagone, il quale non si stanca mai di sgorgare un’acqua meravigliosa, alimentare il caro vecchio amico fiume Sele, uno dei più amabili cittadini del luogo, nonostante i modi abusi di individui che, grossolanamente, ne fanno uso. Auguri a tutti! Buone Feste e... a rivederci.

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Carissimo Direttore, Ti ringrazio innanzitutto per l’amicizia accordatami, come saluto e ringrazio tutti gli altri amici di Caposele. Ho letto attentamente pagina per pagina, la tua rivista “La Sorgente” e nome più appropriato non potevano esserci. L’ho trovata interessantissima non solo per i contenuti cui collaborano firme di primo piano, ma anche la veste e l’impaginazione non sono da meno e questo te lo dico con tutta sincerità. L’impaginazione e la veste tipografica hanno, oltre al contenuto, un ruolo importantissimo per un giornale, anche se locale, ma non lo è, per richiamare l'interesse di chi legge. Gli scritti sono di una correttezza che coinvolge un po' tutti perché penetranti e di una professionalità avanzatissima. Quarant’anni sono tantissimi e resistere al logorio del tempo e al calcolo di molti giornali, non è cosa facile, soprattutto quando a farla da padrone, è quell'aggressiva eloquenza di certi scrittori e giornalisti. La tua è una grande virtù, che è in fondo l'unico segreto di un "mestiere" che aspira a identificarsi con la vita quotidiana, servendosi dell’esperienza e della cultura motrice di ogni equilibrio. Auguri. Con affetto

Caro Direttore, ho ricevuto la tua lettera qualche giorno fa. Voglio rassicurarti sul fatto che ho ricevuto i numeri della Sorgente a mio indirizzo di residenza: ogni volta è un piacere rivedere volti conosciuti, sentire storie e racconti che si riallacciano ai miei ricordi di infanzia, leggere dei problemi attuali del paese, e delle proposte per risolverli, ed infine conoscere tanti Caposelesi che hanno lasciato il nostro paese magari da ragazzi, ma che ne serbano intatto il ricordo, e continuano ad amarlo. Ho provveduto ad inviare un contributo per i costi di stampa e spedizione, sperando che questa bella iniziativa continui.

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Dal Brasile: Umberto Malanga

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Da Rocca San Felice Renato Agosto

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Lettere in redazione

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la chiesa madre I MOMENTI PIU' SIGNIFICATIVI

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Gerardo Ceres Concetta Mattia Rosa Maria Ruglio Antonio Ruglio Giuseppe Rosania Dora Garofalo Cettina Ciccone Renato Agosto Concita Meo Ugo Vuoso Emilia Cirillo Mario Sista (Romano) Agostino Della Gatta Donato Gervasio Milena Soriano Gelsomino Grasso Giuseppe Malanga Tania Russomanno Giuseppe Casale Giuseppe Palmieri Michele Ceres Alfonso Merola Mario prof. Sista Pasquale Farina Cettina Casale Vincenzo Ciccone Antonella Di Vincenzo Antimo Pirozzi Umberto Malanga Giuseppe Ceres Vito Malanga Angelo Ceres Alfonso Sturchio Pasquale Ceres Ettore Spatola Raffaele Russomanno Roberto Notaro Nino Lanzetta Rodolfo Cozzarelli Pietro Cetrulo Cesarina Alagia Rosanna Martino Maria Freda Costanzo Cavaliere Salvatore Conforti Direttore Nicola Conforti


Proseguiamo la pubblicazione di alcuni spaccati di storia minore. Vicende, personaggi, episodi che hanno avuto Caposele come palcoscenico. I due racconti che seguono mi hanno visto come testimone diretto e, in particolare nel secondo, protagonista.

IL CORSO DELLE COSE

Nella prima categoria ve n’erano alcuni noti per la loro inveterata ed incallita voglia di vincere a tutti i costi e con qualsiasi mezzo. Che sapessero giocare o che fossero solo degli autentici scarponi. Il pubblico, poi, con il cinismo tipico delle arene circensi faceva la sua parte per provocare tra i giocatori in campo dissapori tali da far generare risse e diverbi personali che non si sarebbero più sanati per anni ed anni.

Per la prima volta in assoluto era successo, in un pomeriggio di agosto, che un giocatore espellesse un arbitro di calcio. E questo accadeva a Caposele, perché forse in nessun altro posto al mondo poteva accadere. (V’ri ca’ n’ge’ F’lippu)

Nella seconda metà degli anni ottanta il centro storico di Caposele era miseramente abitato da qualche famiglia la cui casa non era stata distrutta dal terremoto e animato unicamente da qualche primo, solitario cantiere della ricostruzione.

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Così andò anche quella volta che fu chiamato ad arbitrare Giuseppe Rosania (anche lui nella veste di giocatore conosciuto come uno sempre pronto a contestare le scelte arbitrali e a mandare a quel paese il fischietto di turno). Ma quel giorno trovò, da arbitro forse improvvisato (come tutti lo erano in quel contesto), pane per i suoi denti.

Più facile a dirsi che a veder la cosa realizzarsi. Con fare minaccioso Maroso gli si avvicinò. Tutti pensarono di dover assistere ad una vera e propria aggressione fisica. Così parve a tutti. Solo che Maroso, con il silenzio ch’era calato come piombo sugli spalti improvvisati, spingendosi col petto e il viso a venti centimetri di distanza, si fermò e di tutto punto strappò il cartellino rosso dalle mani di Rosania. E alzando a sua volta il cartellino rosso e urlando in modo perentorio, aggiunse: “I’iessi tu…”.

Ciò nonostante era il luogo in cui si consumava, impavidamente e pervicacemente, la sola possibilità di vita sociale e comunitaria. Erano anni in cui si tentava un timido rilancio dell’idea stessa

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A capitanare una delle due squadre in campo c’era Tommaso Maroso. Giocatore dai piedi eccellenti, un passato ai massimi livelli nella rappresentativa locale, anche lui noto come uno che – come si usa dire - non se la fa passare sotto il naso. Quella partita fu

Ogni occasione era buona per stare insieme, per fare “ammùina”. Bastava poco. E ci si incontrava facilmente. Ci si amalgamava immediatamente. Uomini, più che donne, di tutte l’età.

da sx in alto: Giulio e Mario Sozio, Pasquale Farina; Vito Dalessio, Gerardo Gervasio, Nicola Nesta, Gerardo Ilaria, Angelo Caruso, Peepino Tarantino, Adamo Oxlei, Alfonso Ceres, Generoso Notaro, Raffaele Merola; Raffele Nesta, Andrea Meo, Tommaso Maroso,Angelo Del Malandrino, Antonello Malanga

Il Maresciallo, nel farsi avanti, impattò per primo Andrea ‘r M’n’cone che, con fare sornione, per evitargli un successivo e forte imbarazzo, gli disse: “viri ca ‘nge F’lippu…”. Era un modo, solo un modo come un altro per dirgli: “vai cungi, cungi”. Vai piano, non forzare la mano, perché potresti trovarti qualche sorpresa. Questo voleva essere il messaggio recondito di Andrea al Maresciallo Petruzziello. Il quale, ovviamente, non lo colse, perché era difficile da cogliere.

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Capitò anche quella notte di agosto. Reduci da un bivacco culinario ed enologico svoltosi in località Saure (allora santuario per questo tipo di attitudini) un gruppo consistente della nomenclatura locale fece capolino in Piazza Dante. La piazza era il luogo preferito per questo tipo di aggregazioni spontanee. Lì c’era la vecchia radio. Lì si svolgevano molte feste estive, dove veniva posizionato un dozzinale palco che vi restava per tutto il mese. Era la piazza per antonomasia e lì vi accadeva, appunto, di tutto.

essere stato svegliato alle tre di notte per placare gli schiamazzi che alteravano la quiete pubblica notturna. Era chiaro a tutti che la richiesta di intervento fosse partita da quella casa che dava sulla piazza.

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Storici sono stati i tornei estivi giocati su quel campo, che peraltro per un lato confinava ad appena un metro dalla strada intercomunale che collegava (e ancora oggi collega) Caposele con Lioni. Tornei e partite d’ogni genere. Tutti disputati con la foga e “l’arrapatezza” degli amatori più accaniti, ma anche con il disincanto di quanti lo hanno ritenuto sempre, appunto, solo un gioco.

che Caposele non fosse condannato per sempre allo smembramento e alla delocalizzazione nei villaggi dei prefabbricati.

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Qualcuno ebbe la brillante idea di ricavarne un rettangolo irregolare di gioco, per lo sport esclusivo praticato fino ad allora a Caposele: il calcio. Su quel campo si sarebbero passati gran parte dei pomeriggi d’estate di tutti gli anni ottanta. Chi a giocare, chi a guardare giocare.

Sudava freddo, Giuseppe Rosania, nel tentativo di raffreddare gli ardori. Nella sequela di richiami gli scappava anche qualche incomprensibile errore di valutazione. Ebbe in più occasioni la necessità di richiamare Tommaso Maroso, fino al richiamo ufficiale col cartellino giallo. La qual cosa più che stemperare e riportare ordine fece letteralmente bollire il sangue del capitano. Che protestò vivacemente, forse troppo. L’arbitro a quel punto ferito nell’orgoglio, estrasse in maniera plateale il cartellino rosso, accompagnandolo da un deciso: “mo’ basta, mo’ i’iessi…”.

di Gerardo Ceres

Ma quella sera in particolare potemmo assistere ad uno spettacolo che non avrebbe mai avuto più repliche. Noi giovinastri eravamo solo casuali e rumorosi spettatori. Le risate, impossibili da trattenere, riecheggiavano ben oltre il centro urbano e chissà fin dove dovettero giungere.

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Dopo il terremoto il campo sportivo ai bordi del fiume Sele fu occupato dai prefabbricati leggeri. Con le prime demolizioni delle case si pensò di scaricare gli inerti e i materiali di risulta sotto la discenteria dell’Acquedotto Pugliese (da tutti conosciuta come “l’eco”, per via delle voci di ritorno che si potevano ascoltare al suo imbocco).

particolarmente nervosa, ricca di episodi contestati, sui quali il pubblico da bordo campo ripose la sua parte di sale sulle ferite, fino a farsi sempre più guerreggiata.

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(I’iessi tu)

QUARTA PARTE

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Cultura

Più di uno si lanciò sul palco in esilaranti caratterizzazioni. Indimenticabile la performance di Andrea Iammuzzi ‘r M’n’cone, nella sua personale celebrazione, in dialetto caposelese, della messa in latino. In caposelese, la messa in latino. Basta solo immaginarsela. Ma poi arrivò il turno del Maestro Cenzino Malanga che, sempre sul palco, mimò impeccabilmente Amedeo di Laviano mentre giocava a bocce. Amedeo, aveva una particolare zoppìa al piede destro che rendeva la sua giocata quasi comica. Le accentuazioni del Maestro Cenzino enfatizzavano oltremodo la comicità del gesto. E anche qui scrosci di irrefrenabili risate. Poi venne la volta di Vittorio Nesta che imitò un suo coetaneo che parlava con il labbro ritratto da un lato. Ancora risate e lazzi. Ogni tanto, tra i presenti, giungeva un richiamo a limitare il volume dello schiamazzo. Si accesero anche le luci dietro la finestra dell’unica casa abitata della piazza. Forse era il segno che si era passato il limite. Dopo circa un quarto d’ora giunse a forte velocità l’auto della locale stazione dei Carabinieri. Alla decisa e furiosa frenata fece seguito l’apertura dello sportello. Sbucò con fare risoluto il Maresciallo Petruzziello, evidentemente adirato per il solo fatto di

La piazza si autosospese in un silenzio imbarazzante, se solo paragonato alla cacìara di un minuto prima. Tutti si pietrificarono come statue. Solo una figura si elevò dal centro dell’improvvisata platea, tra le disordinate sedie di plastica poste poco sotto il palco. Riconoscendone le sembianze facciali, il Maresciallo scattò sull’attenti e la piazza si riempì dell’assordante colpo di tacchi tipico del saluto militare.

“Buona sera….buona…buona notte, uhm, Colonnello, comandi…”, fece il Maresciallo. “Questa – aggiunse - è l’ora migliore, Colonnello, per assaporare il fresco”. “Certo, caro Maresciallo, ma soprattutto è l’ora migliore per stare insieme con gli amici”, disse di rimando, in modo sornione, il Colonnello. La piazza si sciolse in quello che parve essere un sospiro unanime. Maledetto quel telefonista – pensò tra sé il Maresciallo, di cui gli erano chiaramente note le generalità, che lo aveva messo nella situazione peggiore della sua lunga vita trascorsa nella Benemerita Arma dei Carabinieri. Sapeva, se non fosse stato così pronto a riconoscere immediatamente il Capo della Legione dei Carabinieri di Salerno, il Colonnello Vincenzo Di Masi, d’aver rischiato di sprofondare nella più ignobile delle situazioni Vincenzo Di Masi, nativo di Caposele, dopo una lunga carriera nelle Legioni del Nord, stava concludendo la sua prestigiosa carriera con l’incarico di comando nella provincia di Salerno. Non perdeva occasione, se invitato anzitempo, di aggiungersi ai suoi coetanei di sempre per queste serate particolari di allegria. “Viri ca ‘nge F’lippu” e non “Viri ca ‘nge Vicienzu”, divenne un modo di dire comune per i presenti di quella particolare e non dimenticabile notte d’estate. Della quale rimase poi anche il rimpianto per una strana coincidenza che deviò il destino di due teatranti. Ma questa è un’altra storia. E forse capiterà di tornarci sopra in altra occasione.

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eventi e... ...non solo

Centinaia di studenti in visita al Museo delle Macchine di Leonardo e a tutto il Mini TOUR che ha riscosso enorme successo anche nelle scuole

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Nel mese di settembre è stato in visita a Caposele il grande regista Gianni Amelio. Accompagnato dall'assessore Fabiano Amati della Regione Puglia e dai vertici dell'A.Q.P., il regista ha voluto visitare tutte le bellezze ambientali del nostro Paese. Nei vicoli di Caposele, alle sorgenti del Sele, al museo delle macchine di Leonardo, al Santuario di San Gerardo, per individuare quale potrebbe essere il set parziale del film che sta preparando. Una storia che parla di acqua, di Irpinia, di Caposele, delle sorgenti e della storia drammatica di Leuccio, un caposelese dipendente dell'Ente Pugliese che ha lasciato una traccia indelebile del suo attaccamento al lavoro e alla famiglia. Gianni Amelio e il suo staff hanno ascoltato, e lavorato, fermando in foto, attimi importanti, intorno alle storie e alle vicende del nostro Paese. Il film cooprodotto da RAI FICTION E PALOMAR porterà il nome di Caposele a livelli internazionali e potrà essere un altro importante passo di promozione turistica e di sviluppo. Approfondiremo, con dovizia di particolari, tutti gli sviluppi di questa straordinaria occasione che ci viene offerta.

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La navetta turistica che è stata sperimentata dal Comune di Caposele nel mese di ottobre

Le immagini della gioia dei bambini che hanno partecipato, numerosi, alle gare podistiche che ha organizzato la Pro Loco Caposele nell'ambito del Ferragosto

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IL 6 novembre scorso è stato il giorno della consegna dei lavori della Pavoncelli Bis. Ad arrivare a Caposele e sbrigare tutte le pratiche burocratiche per la consegna dei lavori è stato proprio il commissario straordinario della Pavoncelli Bis, Roberto Sabatelli che ha voluto incontrare tutti i Sindaci dei Paesi coinvolti nei lavori della colossale opera del Sud Italia.

E' sempre molto emozionante, assistere alla presenza di centinaia di turisti.,prenotati per le visite al mini tour e che poi utilizzano le strutture organizzate di Materdomini a fine gita, è oramai una bella realtà! L'integrazione dei due flussi di pellegrinaggio e turistico devono convivere e portare vantaggi e sviluppo a Caposele. Organizzarsi in questa direzione è il compito di chi si occupa di turismo e lo fa, vedendo i risultati, con atti concreti ed efficaci. "Fare turismo" non è un'operazione semplice, ma Caposele puo' farcela!

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Centinaia di studenti per le strade di Caposele in visita al "MINI TOUR"

Il Sindaco durante l'occasione dell'inaugurazione dei campetti giovanili "Playground". 2 strutture sportive al centro del Paese


La pagina del Presidente Associazione

Pro Loco

CAPOSELE

di Concetta Mattia

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sistema rifiuti, alla manutenzione stradale da ultimare, alla manutenzione del patrimonio e non solo per migliorare l’accoglienza dei turisti, ma la qualità della vita di tutti i cittadini) e di certo, la nostra idea del ruolo di un’associazione come la nostra, ci farà essere sempre tra i promotori di iniziative volte alla valorizzazione territoriale e identitaria della nostra realtà. Per quanto mi riguarda, pensando al futuro, posso solo continuare a ringraziare tutti quelli che ci sono vicini, che si avvicineranno e contribuiranno alle nostre iniziative, che ne proporranno di nuove, i miei collaboratori del direttivo, tutti i soci e i cittadini del nostro paese, a tutti vanno i miei migliori auguri per le prossime festività e i migliori auspici per il nuovo anno. Per un paese che vada sempre più verso un suo concreto sviluppo, il suo miglioramento socioeconomico e culturale, verso la sperimentazione di nuove idee, delle proposte di tutti, verso la costruzione di alternative per aiutare chi vuole continuare a vivere, e bene, a Caposele, verso una necessaria pace sociale…e non più sempre versus qualcosa o qualcuno.

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nuovo sito internet della Proloco Caposele, www.prolococaposele.it un contenitore interattivo che promuove, evidenzia, fa partecipare e collaborare concretamente alla valorizzazione del nostro paese, che faciliterà la fruizione e la conoscenza delle nostre emergenze: il centro storico, il santuario di S.Gerardo, il tempio di S.Lorenzo, il parco fluviale, i musei (delle acque, delle macchine di leonardo, quello etnografico e presto anche quello dedicato alla storia della galleria Pavoncelli), ma anche le nostre produzioni enogastronomiche, le nostre botteghe artigiane e tutto il resto che si riuscirà a realizzare. Uno spazio organizzato col contributo corale del direttivo ma definito grazie alla creatività del “nostro” designer Pasquale Pallante al quale va, oltre il ringraziamento, la nostra particolare riconoscenza. Certo, sappiamo che anche altri passi necessitano per concretizzare la nostra offerta turistica, servizi, infrastrutture sostenibili, e non si ha la presunzione di poter risolvere da sola associazione, le problematiche territoriali che pur ci sono, (penso ad esempio, ad una più completa organizzazione del

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UN NUOVO DIRETTIVO PER LA PRO-LOCO CAPOSELE che creano, fanno “ I Sentieri si costruiscono viaggiando.” la partecipazione Con questa citazione, ho chiuso il mio ben sperare in un futuro sempre più Lo scorso 29 aprile, a chiusura dei lavori dell’assemblea dei soci, è stato eletto un primo articolo da presidente della Proloco, culturalmente interattivo (operativi in nuovo Comitato Direttivo per l’associazione. Una compagine scelta per rinvigorire quella precedente e per continuare spirito che da sempre contraddistingue ed è di questo, dei sentieri che con si lostanno paese e ancora di più - e invero in tanta istituzione, volto a promuovere le valenze socioculturali , le eccellenze tracciando,questa che vorrei continuare a scrivere, altra varia - sui maggiori enogastronomiche e le emergenze ambientali del nostro territorio che semprecompagnia di più possono rappresentare concreta opportunitàla di sviluppo, anche economico, per la non foss’altro che perunaincentivare social network!). nostra realtà. discussione e lecheproposte in sempre materia In questo senso, mi piace ricordare con Una realtà si sta affermando più neldi panorama turistico e che ha discrete potenzialità che vanno però e incentivate e sostenute livelli. Questo il percorso da l’organizzazione della valorizzazione territoriale culturale dela tutti iparticolare piacere continuare a tracciare. Questa la sfida. nostro Comune, argomento che, ritengo, corsa dei tre campanili che ha visto invece carica di nuovo presidente è stata affidata a Concetta Mattia, a cui si affiancheranno i non debbaLa mai perdere di importanza nè trasformare la mancanza di fondi (per gli consiglieri: Giuseppe Casale, Alfonso Ceres, Angelo Ceres, Michele Cuozzo, Antonella Di Vincenzo,Siamo, Paola Majorana, Pasqualealla Pallante, Eugenio Russomanno, di sollecitazioni. del resto, fine “storici”Raffaele premi in denaro) in solidarietà e e Tania Russomanno. dell’anno,Russomanno un periodo che naturalmente opportunità di valorizzazione dei prodotti e sentito di ringraziamento va da questo, si presta Una doveroso discutere resoconti e di al precedente tipicicomitato localidirettivo, che, sono stati offerti dai tanti che ha portato avanti con impegno costante e perseveranza le diverse attività e rimane prospettive, e anche secuil’esperienza che esercenti locali (che ancora una volta un valido esempio da partire. Questoègruppo è convinto che dalla condivisione e dal confronto scaturiscano i migliori sto facendo ancora praticamente agli vorrei ringraziare, insieme ai ragazzi risultati, e ci tiene ad evidenziare che sono tante le possibilità a disposizione di ogni inizi, è sempre giusto fare una riflessione ARS che hanno fornito cittadino per sostenere la Pro-loco: il supporto diretto col dell’associazione tesseramento, la e dei supporti programmi, le e tanti utili consigli), in questo collaborazione senso. per la realizzazione e la divulgazione delle attività alcuni proposte progettuali , le consulenze tecniche, i partenariati e altro ancora. Innanzitutto ila partecipare palinsesto estivo, che a tutta messi in palio e utilizzati per il migliore Questo invito è, e sarà sempre rivolto la nostra comunità. La Pro-loco è per tutti e con tutti i caposelesi, ed è di tutti coloro che ne vogliono far ha mantenuto per quest’edizione, il suo svolgimento della manifestazione che alla parte, che contribuendo costruttivamente a realizzarne gli scopi, vogliono migliorarla strumento cercando utile alla crescitasempre del nostro paese. impianto quale classico di fine è riuscita a premiare molto meglio canto suo, il comitato direttivo, spera solo che in tanti raccolgano quest’invito e offrire unaDal scelta variainaconcrete turisti e residenti. molti partecipanti in più, valorizzando l’aiutino a tradurlo attività di valorizzazione e diepromozione, per Caposele. A questo proposito credo che il lo spirito sportivo e il sano divertimento. manifesto unico delle iniziative sia una Volendo andare invece, oltre queste buona metodologia da seguire anche per il iniziative puntuali, si sta operando, Cordialmente. futuro, e non solo per un fatto formale, maCaposeleper quanto possibile e come sempre è Il Presidente e il Comitato Direttivo della Pro-loco per sottolineare il senso di una comunità che stato fatto, per rafforzare le peculiarità Per contatti, o informazioni le sue associazioni, si diverte e, attraverso turistiche del nostro territorio, per info@prolococaposele.it www.prolococaposele.it (in allestimento) offre divertimento e svago. aumentarne le sue possibilità, la sua Referente per il tesseramento: Eugenio Russomanno cell. 328.6319466 Per quanto riguarda la nostra offerta. associazione e il nuovo gruppo, è stata Il primo corso per le guide/ un’esperienza che definirei positiva ma accompagnatori turistici locali, che, anche istruttiva, nel senso che, abbiamo con la proposta integrata del mini tour fatto un’ennesima esperienza che ha avuto “fede, ambiente, cultura” ha prodotto diversi tratti esaltanti ma anche qualche risultati entusiasmanti in termini di problema, com’è nella natura delle cose accoglienza dei tanti nuovi visitatori, umane, abbiamo avuto a che fare con avrà infatti un seguito a breve che qualche imprevisto e non tutto è andato formerà altri soggetti moltiplicatori delle come volevamo, ma è anche vero che si nostre valenze ambientali, culturali ed impara con l’esperienza e si migliora. enogastronomiche, altri collaboratori In questo senso è andata, ad esempio, in questo settore strategico che potrà la nostra disponibilità al patrocinio (con presto rappresentare anche un’alternativa i piccoli benefici che ne sono derivati) di occupazionale. tutte le manifestazioni delle associazioni Si stanno poi realizzando le procedure locali minori, e la collaborazione ad eventi per concludere gemellaggi con altre sperimentali, come la I° festa della musica Proloco per facilitare gli scambi culturali lo scorso giugno e la nuova giornata ed enogastronomici e creare circuiti del 16 agosto che ha visto trasformare turistici virtuosi (per ora abbiamo preso l’impossibilità della realizzazione della contatti con le associazioni di Valva, di tradizionale festa al bosco Difesa, in un Sant’angelo dei Lombardi, Monteverde, evento multiplo svoltosi negli spazi di Santa Paolina e Lacedonia). piazza Sanità e del parco fluviale (festa al Stiamo partecipando e realizzando parco, giornata della creAttività e Lontra progetti integrati e iniziative, mostre live) curato oltre che dalla Proloco, dal e convegni legati al turismo culturale, gruppo Silaris e da Radio Lontra, nuove ambientale e religioso, e collaborando realtà associative che, col fermento e come pure sempre è stato fatto, con l’amministrazione comunale ma anche www.prolococaposele.it con imprese pubbliche e private di settore come Unpli o Irpinia turismo, VISITATE IL NUOVO SITO con la quale realizzeremo a breve anche un convegno sulle possibilità della NUOVA GRAFICA pianificazione turistica di Caposele nel NUOVO STILE quale presenteremo anche l’iniziativa IL TURISMO AL 1°POSTO “angel for travellers” un progetto che mette in rete i cittadini dei posti che diventano contemporaneamente supporto ANCHE SU FACEBOOK (angeli) dei viaggiatori (dando consigli, ospitalità, varie informazioni) e promotori Associazione del territorio, alla quale abbiamo aderito (nella community “Irpinia”) e chiederemo a tutti di aderire. Presentiamo infine, in contemporanea con questo 85° numero de La Sorgente, il

Pro Loco

CAPOSELE

UN NUOVO DIRETTIVO PER LA PRO-LOCO CAPOSELE Lo scorso 29 aprile, a chiusura dei lavori dell’assemblea dei soci, è stato eletto un nuovo Comitato Direttivo per l’associazione. Una compagine scelta per rinvigorire quella precedente e per continuare con lo spirito che da sempre contraddistingue questa istituzione, volto a promuovere le valenze socioculturali , le eccellenze enogastronomiche e le emergenze ambientali del nostro territorio che sempre di più possono rappresentare una concreta opportunità di sviluppo, anche economico, per la nostra realtà. Una realtà che si sta affermando sempre più nel panorama turistico e che ha discrete potenzialità che vanno però incentivate e sostenute a tutti i livelli. Questo il percorso da continuare a tracciare. Questa la sfida.

La carica di nuovo presidente è stata affidata a Concetta Mattia, a cui si affiancheranno i consiglieri: Giuseppe Casale, Alfonso Ceres, Angelo Ceres, Michele Cuozzo, Antonella Di Vincenzo, Paola Majorana, Pasquale Pallante, Eugenio Russomanno, Raffaele Russomanno e Tania Russomanno.

Il manifesto della programmazione estiva nella quale la ProLoco ha svolto un ruolo da protagonista Anno XL - Dicembre 2012 N. 85

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di Concetta Mattia e Salvatore Conforti

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Il monumento alle vittime del terremoto in piazza 23 novembre

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I CAMPETTI PLAY GROUND l 3 novembre scorso sono stati inaugurati, con la presenza di tante persone, i campetti playground multifunzionali di Caposele. il Sindaco dott. pasquale Farina, il vicesindaco Alfonsina Rosania e il parroco Don Vincenzo Malgieri hanno aperto la cerimonia che ha visto prima la benedizione dei campi e subito dopo, la consegna di una targa celebrativa al mister Generoso Notaro, per un riconoscimento pubblico che mettesse in evidenza la sua passione per 40 anni dedicati al calcio caposelese. I campetti e gli spazi intorno si sono riempiti di appassionati, curiosi e sportivi di ogni genere che hanno assistito agli incontri di tennis curati da Massimo Casale e dal Circolo Tennis Caposele con la performance dei giovanissimi Enzo, Gessi e Ludovica, e poi della partita di calcetto curata dalla "scuola calcio Olimpia Caposele" con i "pulcini" ben organizzati da Salvatore Malanga e Roberto Notaro. Insomma una bellissima cerimonia di apertura di una struttura pubblica che ha restituito al Paese un’area importante della vita sociale la quale, era stata abbandonato da anni dopo lo spostamento delle scuole prefabbricate nelle strutture definitive. Il piccolo sostegno economico europeo coofinanziato dal Comune e destinato alla riqualificazione urbana di un luogo della Città, non poteva avere miglior risultato. Un luogo dedicato allo sport ai giovani e anche ai genitori che potranno accompagnare i figli a giocare e godersi, al centro del Paese, una struttura che avrà, da qui a poco, anche uno spazio per un campo di bocce e angoli dedicati alla sosta. Prendendo la palla al balzo, e approfittando di un sostegno economico, ora disponibile nelle casse comunali, si potrà ripresentare, nei prossimi mesi alla Comunità Europea, il progetto esecutivo di sistemazione del campo sportivo Liloia, che prevede la realizzazione degli spogliatoi, della copertura dell'esistente campo di bocce e della stesa del tappeto in erbetta sintetica sul campo di gioco. Tutto questo sarà possibile con l'aiuto di tutti e con la collaborazione di tanti giovani che hanno accompagnato l'Amministrazione comunale nelle recenti operazioni destinate anche al turismo.

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IN RICORDO DELL'ARMISTIZIO l 4 novembre è un giorno importante e triste per la storia d’Italia: si celebra in questa data l’armistizio che nel 1918 pose fine alle ostilità tra l’Italia e l’AustriaUngheria, nell'ambito della prima guerra mondiale, concluse sul campo con la vittoriosa offensiva di Vittorio Veneto. Una vittoria frutto della dedizione, del sacrificio e dell’unità del popolo italiano. Ma anche un evento sanguinoso, che costò la vita a 689.000 italiani tra cui 39 giovani eroi caposelesi. Il monumento in piazza Sanità, ristrutturato recentemente, accoglie oggi una corona di alloro collocata, come ogni anno, dall’Amministrazione comunale di Caposele, a ricordo dei nostri caduti della prima guerra mondiale. Sulle pietre del monumento sono scolpite (da quest'anno sono leggibili) i nomi dei soldati che persero la vita per la nostra Patria.

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Prendiamo a prestito le parole del messaggio di commemorazione dell'A. C. per ricordare un triste anniversario. 23 NOVEMBRE 2012 Il terremoto del 23 novembre 1980 è stato un evento molto traumatico per la comunità di Caposele. Migliaia di persone ebbero la loro vita per sempre sconvolta e a distanza di trentadue anni abbiamo dimenticato quel dramma che invece andrebbe capito, spiegato, ascoltato. La nostra intenzione è evitare che quella triste data possa trascorrere come un giorno qualsiasi, consapevoli che la distruzione del terremoto ci ha trasmesso dolore ma anche una straordinaria forza reattiva e propulsiva nella costruzione di momenti migliori all'interno della nostra comunità. Il nostro sentimento mira a mantenere vivo il ricordo di quel triste frangente, ringraziando, oltremodo, coloro che in quei momenti sono stati vicini a noi e alla nostra comunità e hanno saputo darci il sostegno anche morale per superare le angosce e i tanti problemi insormontabili. E poi un ricordo particolare va alle vittime Caposelesi e ai parenti che hanno, con coraggio e fede, superato ogni momento difficile, mai cancellato dal tempo. Trentadue anni sono tanti, ma, nello stesso tempo pochi, se si pensa al cambiamento straordinario e all’evoluzione del tessuto urbano e sociale della intera comunità. La nostra speranza è che tutto quella sciagura, che ancora ci portiamo indelebilmente addosso, possa essere una sorta di campanello d’allarme che, a scansioni temporali, ci ricordi e scongiuri errori ed equivoci che impediscono alla nostra comunità di crescere nella fiducia e nel rispetto per il prossimo.

I CAPOSELE LA NOSTRA APPLICAZIONE PER SMARTPHONE al mese di gennaio 2013 il Comune di Caposele farà partire un'altra iniziativa turistica di grande impatto. "I Caposele" un 'applicazione software dedicata al turismo e ai turisti che si installa su tutti gli smartphone sia su piattaforma apple come l'IPhone o IPad e sia su sistemi android. L'applicazione che è in attesa di approvazione delle case distributrici, avrà all'interno una serie di funzionalità destinate sia alla conoscenza del nostro territorio con la descrizione storica e fotografica dei luoghi per la visita e sia una funzionalità interattiva fatta di percorsi, mappe e links su web cam da utilizzare a fini turistici ed informativi. "I Caposele" sarà il fiore all'occhiello di una struttura turistica che si sta, da tempo,implementando costituita da una serie di sistemi messi in rete, i quali si dipartono tutti dal portale turistico del Comune : www. caposele.info. Caposele con questa nuova iniziativa si pone all'avanguardia per quanto concerne lo sviluppo informatico ed informativo su tutto il territorio. Solo qualche anno fa Caposele non era provvista nemmeno di linea ADSL e risultava con un gap, rispetto ad altri comuni viciniori, notevole. Oggi questo grazie alla passione e alla dedizione dell'Amministrazione comunale, è stato superato brillantemente con una rete di banda larga estesa quasi a tutto il territorio caposelese e di una rete wifi che dispone di 6 punti di hot spot che consentono a tutti di collegarsi al web in modo libero e gratuito. Anticipare i tempi come si sta mettendo in campo da qualche anno, è sicuramente un modo di occuparsi seriamente di Caposele proiettandolo in avanti e fare in modo che il nostro Paese possa ricevere anche dei benefici e risultati in termini d’ immagine e di valorizzazione delle bellezze culturali e ambientali di cui dispone. www.Caposele.info .... ...Il turismo comincia da qui!


Piccola cronaca

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LA NAVETTA TURISTICA l comune di Caposele ha istituito una navetta turistica sperimentale per i giorni 14 /16/ 20 e21 ottobre. Il trenino ha collegato continuamente piazza Sanità (Caposele centro) con corso S. Alfonso (frazione San Gerardo). I tickets per utilizzare il servizio completo anche di visite turistiche (mini tour F.A.C) erano disponibili presso i capolinea. Il servizio sperimentale ha avuto un enorme successo di partecipazione e soprattutto ha determinato indiscutibilmente che il turismo ha necessità di arricchirsi di offerte varie e variegate sul territorio affinchè i visitatori possano rimanere più a lungo e con soddisfazione a Caposele lasciando più risorse economiche e aumentando il grado di soddisazione che è necessario per un successivo ritorno. La sperimentazione, visto il successo, potrebbe ripetersi già dal mese di aprile prossimo.

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LA NUOVA TOPONOMASTICA ' in fase di ultimazione grafica nuova toponomastica per Caposele. Già nel prossimo mese di gennaio saranno installati e provati sul campo una serie di esempi di tabellature toponomastiche e di individuazione stradale per le arterie principali del paese. Dopo un percorso lungo, attraverso commissioni ad hoc e prove di render grafici, i caposelesi, potranno rendersi conto de visu, del lavoro svolto e del nuovo concetto di toponomastica cittadina

BANDO DI IDEE “CAPOSELE ACQUA e TERRA” - ideas contest l Comune di Caposele ha predisposto un BANDO DI IDEE rivolto a studenti e giovani residenti di Caposele. I temi sui quali giovani residenti e studenti delle primarie e secondarie di primo e secondo grado di Caposele dovranno concorrere riguarderanno: -la promozione turistica del territorio di Caposele; -il risparmio della nostra più rilevante risorsa naturale : l’acqua. Due argomenti di approfondimento di notevole importanza, soprattutto in questi momenti in cui il turismo viaggia a braccetto con l'ambiente e con la cultura. Temi sui quali il Comune, da tempo, sta mettendo in campo iniziative e risorse che vanno nella direzione dello sviluppo del proprio territorio . I giovani partecipanti ai quali è rivolto il bando, dovranno mettere in evidenza gli aspetti peculiari e caratteristici del nostro territorio e saper cogliere le formule di promozione moderne ed efficaci per un messaggio rivolto alla tutela del nostro bene più prezioso.

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Un ringraziamento particolare a tutti i ragazzi che hanno, con grande sacrificio ed abnegazione, contribuito alla buona riuscita dell'esperimento turistico. Nella foto compaiono solo alcuni di loro, ma tutti e con la colloborazione, inoltre, dei dipendenti A.Q.P. hanno determinato il successo dell'iniziativa.

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WIFI CAPOSELE on le recenti installazioni degli impianti di hotspot a San Gerardo e in località Piani si sono concluse le operazioni per la definizione della rete wifi libera e gratuita del Comune di Caposele (rete A). Il progetto voluto fortemente dall’Amministrazione comunale è iniziato già qualche anno fa per coprire una mancanza strutturale della rete fissa dell’ADSL Telecom, nel territorio di Caposele successivamente, coperto, ma solo parzialmente dal provider nazionale per quanto riguarda alcune numerazioni riferite quindi, solo l’area di San Gerardo e zone limitrofe. Questa mancanza di banda larga gestita dal servizio pubblico telefonico,che comunque non soddisfa ancora in pieno le esigenze degli utenti, ha dato il via ad una sorta di sostituzione / compensazione attraverso il sistema tecnologico posto in essere dal Comune e che oggi rappresenta un fiore all’occhiello rispetto alla diffusione della nuova tecnologia wireless. Infatti ad oggi, il territorio di Caposele, già terra di sperimentazione negli anni scorsi del sistema di hot spot gratuiti e liberi, si arricchisce con 8 punti di diffusione del segnale wifi di Banda Larga al fine di attenuare il “digital devide” a cui le nostre aree interne sono soggette. A sostegno di ciò, ma anche in relazione alla vocazione turistica che Caposele ha, il sistema del wifi che oggi è una realtà, riesce ad accontentare una serie di esigenze multiple riferite ai giovani sempre desiderosi di un collegamento alle rete in tutte le ore della giornata, ai lavoratori e professionisti che hanno necessità della rete anche all’esterno, ai turisti che nelle aree del minitour possono liberamente utilizzare internet e arricchire attraverso i nostri servizi turistici la loro visita. In buona sostanza Caposele oggi può posizionare nel quadro dedicato al turismo e all’innovazione un’altra tessera importante che arricchisce di valori aggiunti un territorio il quale raggiunge, con tante iniziative anche in controtendenza relative a sgravi fiscali, un alto livello di vivibilità e di possibilità che si miscelano perfettamente con la vocazione culturale, ambientale e di fede del nostro Paese. Inoltre a completamento della rete wireless gratuita stanno per essere installate una serie di web cam su punti strategici turistici del nostro comune, che potranno dare delle indicazioni importanti sul tempo, temperatura e condizioni di affollamento in tempo reale.

PERIODICO

Buon NATALE Buon ANNO

è anche su FACEBOOK Sono cominciati i lavori di pulizia del “Parco Saure” presso la zona Cantine. L’area che è stata recintata e chiusa qualche anno addietro, sarà oggetto, a breve, di un intervento di manutenzione e riqualificazione che trasformerà la stessa in un parco a verde fruibile da tutti i cittadini di Caposele, così come stabilito all’interno della Convenzione tra Comune di Caposele e A.Q.P. Anche questo argomento, tra i tanti contemplati nella nuova convenzione sottoscritta il 6 luglio scorso con l’A.Q.P. e la Regione Puglia, si sta attuando. E’ un tassello importante che s’ inquadra nel piano generale di riqualificazione dell’area delle Sorgenti come punto di partenza per una trasformazione urbana del Paese che sarà utile a migliorare la veste turistica del Comune. Il progetto di sistemazione dell’area prevede il rivestimento a pietra dei muri in c.a.; l’inserimento di slarghi pedonali e di sosta con panchine, aiuole, e tipologie autotctone di piante; illuminazione dell’area e naturalmente l’apertura ai cittadini e turisti della stessa.

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Piccola Cronaca - Scuola

L'articolo che allego, a firma della prof.ssa Rosa Maria Ruglio, è nato dalla collaborazione dei vari docenti del Nuovo Istituto Comprensivo di Caposele, dopo l'associazione con l'Istituto Comprensivo di Calabritto e Senerchia. Vogliamo lanciare una "nuova sfida culturale" ad un territorio sempre più "decentrato" dalla politica. ma sempre più "centrale" per la nostra azione educativa, sociale e culturale. Salvatore Di Napoli - Dirigente Istituto Comprensivo Caposele

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IL NUOVO I.C. DI CAPOSELE con sezioni associate di CALABRITTO e SENERCHIA Un’altra grande sfida per la nostra Scuola: gestire territori ed esigenze diverse, ma soprattutto essere in grado di realizzare percorsi educativi comuni, scelte di politica scolastica efficace per l’intero Istituto.

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UNA NUOVA AMBULANZA PER CAPOSELE ome prevede la normativa regionale in materia di emergenza sanitaria, è stata acquistata dalla Pubblica Assistenza Caposele una nuova ambulanza, inaugurata durante la festa del volontariato, lo scorso 11 agosto.

CAPOSELE AL COMICON di SALERNO razieaRadioLontra anche Caposele è stato ufficialmente tra i media-partner del COMICON. Un' importante manifestazione del Comune di Salerno che si svolge dal 7 al 9 dicembre presso il Complesso di Santa Sofia e al Teatro Augusteo di Salerno dal quale sono state trasmesse alcune fasi dell'evento in diretta radiofonica. Anche questa è un'ottima forma di promozione territoriale. Ai collaboratori di Radio Lontra i nostri complimenti!

Anche in quell’occasione, e a fronte di una spesa ingente che si sta sobbarcando l’associazione, fu chiesto alla nostra comunità di contribuire all’acquisto di questo presidio di fondamentale importanza. Vogliamo rinnovare l’invito anche da queste pagine, chiedendo nuovamente a tutti coloro che ancora non l’avessero fatto, di dare il proprio contributo, versando una piccola somma sul CC postale n.51871762 o partecipando alle prossime iniziative dedicate (come l‘ormai classica tombolata del 1 gennaio alla quale pure vi invitiamo a partecipare). Il servizio 118 a Caposele è un sostegno per tutti ed è giusto che tutti noi lo sosteniamo!

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che questo è il risultato della politica di risparmio e di tagli che il governo sta realizzando. Accorpamenti, riduzione del personale, tagli alle risorse economiche, la Scuola ne esce veramente sconfitta. Eppure dovremmo pensare e lo dovrebbe fare chi ci governa, che la Scuola è portatrice di compiti e valori che non rientrano in un’asettica risistemazione di bilancio economico. Non può essere considerata un’azienda, un’agenzia di “spreco” che giorno dopo giorno sembra perdere importanza. Questa purtroppo è l’immagine che si lascia passare. Ma la Scuola è molto di più…non è solo l’istituzione deputata all’istruzione ma all’educazione della parte migliore di noi stessi e della società: i giovani. E’ il luogo dell’educazione ai valori della cooperazione, della solidarietà, della cultura in una società fatta di tutto e capace di niente. I giovani non possono fare a meno del rapporto con gli insegnanti e i loro compagni per rifugiarsi in social network e solitari collegamenti ad internet. Ma quanti di voi sono disposti a difendere sul serio la Scuola? Tutto ciò che riguarda i bambini e poi i giovani dovrebbe essere una priorità, un valore, un impegno, invece è diventato un problema fra tanti. La perdita di valore, di rispetto per la Scuola è forse anche colpa degli

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n’altra grande sfida per la nostra Scuola: gestire territori ed esigenze diverse, ma soprattutto essere in grado di realizzare percorsi educativi comuni, scelte di politica scolastica efficace per l’intero Istituto. “Pensare globale ed agire locale”, è la massima più idonea a rappresentare il nostro tempo. La parola “globale” è un neologismo che indica una realtà che coniuga caratteri di globalità e località insieme. Nel mondo, ogni comunità ha i propri valori sociali e culturali che esprimono l’identità di quel territorio. Condividendo globalmente questi valori con altre comunità, la cultura locale si arricchisce e diventa una cultura globale. Con delibera della Regione Campania – Giunta Regionale n. 11 del 30 gennaio 2012 si è costituito il Nuovo Istituto Comprensivo Statale “F. De Sanctis”, che vede la fusione del Comprensivo di Caposele con il Comprensivo di Calabritto-Senerchia. Il piano di ridimensionamento territoriale ci porta a progettare un POF che guarda e si allarga al territorio dell’Alto Sele e vede coinvolte tutte le agenzia culturali – ricreative e associative del territorio presenti nei Comuni di Caposele, Calabritto, Senerchia e Quaglietta, senza dimenticare realtà come Materdomini. Ecco! Un’altra grande sfida per la nostra Scuola: gestire territori ed esigenze diverse, ma soprattutto essere in grado di realizzare percorsi educativi comuni, scelte di politica scolastica efficaci per l’intero Istituto. Prima di cominciare, ricordiamoci però,

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IL NUOVO I.C. DI CAPOSELE con sezioni associate di CALABRITTO e SENERCHIA

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Prof.ssa Rosa Maria Ruglio

insegnanti che non sanno più trascinare i ragazzi ed accendere motivazione ed interesse. Provate però a interagire con generazioni che hanno perso il senso della parola scritta, della riflessione, della concentrazione e che sono abituati alla velocità degli sms, dei giochi elettronici, di facebook. Provate a risvegliare il senso del bello, della poesia, della ricerca, dello studio in giovani che preferiscono consumare velocemente tutto e non riconoscono nella vita ciò che viene proposto a scuola. E ricordo, che non tutti gli insegnanti sono sprovveduti professionalmente o tecnologicamente…. In classe si fa tanto, e non è certo colpa degli insegnanti se si passa gran parte del tempo a cercare di mettere seduti gli alunni o a pretendere un po’ di educazione o meglio di rispetto! Il rispetto è legato intimamente al posto che viene riservato alla Scuola all’interno della famiglia e della società. Ma il nostro Istituto è capace di affrontare anche quest’altra sfida: l’accorpamento, e dobbiamo sforzarci di trarre quanto più beneficio possibile da questa nuova situazione. Le diverse realtà devono arricchirci con le loro specificità e contribuire a realizzare una Istituzione veramente comprensiva e matura. Le nuove energie dovranno rifondare una Scuola che possa essere fiera del suo valore e del suo ruolo. Ma tutto questo sarà impossibile se la Scuola non riacquista la centralità non solo nelle politiche del governo,

ma nelle nostre realtà comunali. Solo con il contributo di tutti, amministrazioni, associazioni, parrocchie, famiglie si può sperare di risolvere i problemi che quotidianamente impediscono il sereno svolgimento di attività che potrebbero davvero raggiungere alti obiettivi. Rimettiamo la Scuola al suo posto: al centro della formazione dei nostri figli. Pretendiamo per loro contesti protetti e stimolanti allo stesso tempo, non lasciamoli in balia della televisione o di altri intrattenimenti. Rimettiamo la Scuola al centro della nostra politica, del nostro interesse, della nostra partecipazione comune e privata e sicuramente anche i giovani capiranno la differenza. L’impegno di tutti, le possibilità che ogni territorio offre, l’apertura della Scuola a iniziative e progetti diversi potranno realizzare un pensiero globale capace di interagire in una società sempre più divisa e sofferente. Gli insegnanti continueranno a spendere le loro energie in tal senso ma avranno bisogno di sapere che non sono soli e con l’aiuto indispensabile delle famiglie e delle realtà comunali a riacquistare la centralità che gli è dovuta e che gli compete.


Attualità - Scuola

NON SMETTERO' MAI di Antonio Ruglio

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la retta per il trasporto e il servizio mensa attualmente a carico delle famiglie, misura questa che dovrebbe entrare in vigore a partire dal prossimo anno scolastico. Anche dal punto di vista educativo pare che sia allo studio l'ipotesi di lanciare una vera e propria campagna per il corretto utilizzo delle risorse idriche, campagna che non può non vedere la Scuola come motore principale. Credo sarebbe il caso di affidarle in toto la gestione dell'iniziativa con il conferimento di un budget di spesa adeguato capace di assicurare un risultato soddisfacente, lo stesso dicasi per altre iniziative da mettere in cantiere che abbiano ad oggetto il rispetto e la valorizzazione del nostro territorio. La speranza che ho è che da oggi in poi chiunque sia chiamato alla gestione della cosa pubblica riesca sempre e comunque a trovare tra le pieghe del bilancio le risorse necessarie per consentirle di poter offrire con continuità un servizio formativo e pedagogico sempre migliore. Non c'è modo peggiore per offendere e rinnegare le nostre radici che deligittimare la Scuola lasciandola sola con i suoi problemi, stiamole vicino con le nostre iniziative e il nostro impegno, proviamo a farle capire che le siamo riconoscenti per quello che ha fatto per noi e chiediamole di fare altrettanto anche per le generazioni che verranno dopo di noi.

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spesso arrivano dal basso e dalle piccole realtà. Anche Caposele, in una situazione di crisi generalizzata, paga un prezzo molto alto in termini di sopravvivenza. La Scuola soffre per mancanza di fondi e per mancanza di iniziative. Non solo sono diminuiti i trasferimenti da parte del Ministero competente ma sono aumentati a dismisura i costi di gestione e mantenere un livello dignitoso dell'offerta pedagogica è diventato una scommessa per nulla facile. Spesso assistiamo alla concreta impossibilità di assicurare i servizi minimi, parlo di quelli materiali, deficit che si cerca di superare attraverso il contributo diretto delle famiglie. Come si vede, una situazione assolutamente insostenibile. L'Amministrazione comunale ha oggi la concreta possibilità di intervenire per consentire quel salto di qualità invocata da sempre; lo può fare perchè dal punto di vista finanziario ha la possibilità di investire e incentivare quei settori strategici, tra cui la Scuola, che rappresentano il nostro futuro. L'arrivo infatti delle risorse finanziarie legate alla stipula della nuova convenzione con l'Acquedotto Pugliese può rappresentare l'occasione giusta per rilanciare la qualità della vita e la qualità dei servizi da offrire ai cittadini. Credo che l'Amministrazione comunale non possa e non voglia non intervenire in maniera decisa. Pare che sia allo studio la concreta possibilità di abbassare o eliminare del tutto

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ogni cosa che riuscivo a comprendere aveva il sapore inconfondibile della conquista. In quei giorni mai monotoni e mai uguali ho cominciato a capire com'ero e che cosa avrei potuto dare a me stesso e gli altri. Fino a quando avrò forza denuncerò lo stato di abbandono in cui si trova oggi la Scuola. Credo ci sia in atto il tentativo subdolo di delegittimarla attraverso la sistematica mortificazione del suo ruolo formativo con conseguente deresponsabilizzazione di chi ci lavora spesso in condizioni molto difficili. Non solo le strutture vengono lasciate marcire abbandonandole a se stesse senza fondi e senza risorse ma la stessa funzione dell'educatore viene privata di qualsiasi dignità e valore pedagogico. Oggi viviamo il paradosso di un modello educativo, quello di internet e del mondo virtuale, che lungi dall'essere realmente tale viene vissuto e percepito dalla gente come totalizzante attraverso l'uso distorto degli strumenti di comunicazione. Fino a quando avrò ancora un briciolo di lucidità condannerò con forza uno Stato che lungi dal puntare sui giovani e la loro crescita continua a fare in modo che non contino nulla costringendoli a partire alla disperata ricerca di un futuro migliore fuori dai confini nazionali. Uno Stato che non trova le risorse per l'istruzione, la formazione e la ricerca non è uno Stato civile e non merita di definirsi evoluto. Ma il cambiamento e la presa di coscienza

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ino a quando avrò fiato in gola sosterrò le ragioni della Scuola pubblica; fino a quando avrò forza denuncerò lo stato di abbandono in cui si trova e lo svilimento del ruolo sacrosanto dell'educatore e dell'insegnante; fino a quando avrò la necessaria lucidità condannerò senza mezzi termini uno Stato miope e sordo che ha deciso scientemente di non puntare sulla formazione, la Scuola, la ricerca ponendosi in contrasto con la sensibilità e le scelte del resto d'Europa orientate in maniera decisa verso la cultura e l'istruzione. Di tutto questo sono convinto e vi spiego perchè. Sosterrò le ragioni della Scuola pubblica perchè non potrò mai dimenticare cos'è stato per me vivere quegli anni di piccole grandi conquiste. E' li che ho potuto sperimentare le prime vere forme di socialità fuori dal contesto limitato e ovattato della famiglia. La Scuola mi ha messo realmente di fronte alle prime vere contraddizioni della vita mettendomi a confronto con altre persone verso le quali ho potuto sperimentare in maniera del tutto naturale e spontanea i sentimenti piu diversi, complicità, affinità, intesa oppure antipatia, incompatibilità, contrasto. E' proprio li, in classe, che ho potuto vivere sulla mia pelle le prime delusioni e le gioie per uno sgarbo subito o per un sorriso o una parola di conforto per qualcosa che non andava. Tra i banchi ho cominciato a capire che cosa volesse significare l'amicizia sperimentandola giorno per giorno senza nemmeno capire che cosa potesse veramente determinare dentro di me. E' in quegli anni che ho imparato a capire il mondo, attraverso i libri, attraverso il confronto e

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non si può non osservare che esiste anche il problema delle risorse economiche e quello di dove la società civile intende collocare la scuola. Se riflettiamo sui valori della Costituzione si può pensare che bisogna realizzare un Progetto di sviluppo che sappia lavorare per il bene di tutti, questo sia a livello nazionale che nelle nostre piccole realtà comunali. Bisogna fare un patto fra costruttori di futuro, sapendo che uno dei primi costruttori è la scuola, pensando fortemente che al centro del patto ci debba essere la scuola. Essa dovrebbe svolgere un lavoro di cura, molto importante e significativo, dunque di cuore e questo non lo si può fare senza passione. Anche quando è più fatica che gratificazione, anche quando qualcosa può giocar contro perché le condizioni di contesto non sono condivise o favorevoli. La consapevolezza delle difficoltà si accompagna al dovere di stare in campo nel modo giusto, che è quello in cui vanno di pari passo determinazione e serietà, chiarezza e credibilità degli obiettivi a cui finalizzare le iniziative, capacità di sapersi confrontare e di agire con responsabilità. Si tratta di dare sicurezza e forza ai ragazzi, si tratta di aiutarli a capirsi e a costruirsi, si tratta di creare una grande comunicazione interpersonale con gli allievi e con le famiglie per indicare alla classe la via della chiarezza, dell’impegno,

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to imparando a prendere le distanze dal mestiere che più ho amato e, proprio per questo, adesso posso dire di sentirmi una persona fortunata, perché ho svolto questo lavoro per 39 anni. Una convinzione, fra qualche dubbio, mi resta: che la scuola sia il luogo dove andrebbero perseguiti pochi ma chiari valori, il rispetto per le regole, per la dignità delle persone e delle cose, il confronto civile con gli altri, la solidarietà. Essere un docente vuol dire prima di tutto farsi carico di questi valori da trasmettere. Assumendoli in prima persona e facendosi anche carico dei più deboli, che non sono solo i più poveri, gli incapaci, i prepotenti, ma anche tutti gli altri. Non solo in italiano, storia, geografia, matematica, educazione all’immagine ecc. ecc…, ma anche e soprattutto nei loro pensieri, sentimenti e desideri, realizzando lavori e ricerche anche al di fuori del”curriculum”. Ho perseguito gli ideali di una scuola che sia antidoto all’ingiustizie sociali e quindi uno strumento di riequilibrio democratico. Per me la vera scuola è stata sempre quella che ha messo al centro di tutte le sue attenzioni il bambino nella costruzione di una classe, che diventi una piccola comunità con senso di appartenenza, piacere di stare insieme, scoperta, ricerca e arricchimento culturale anche delle proprie origini. Per rendere le classi e gli allievi migliori, oltre agli aspetti culturali e motivazionali

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La passione per la scuola oltre la crisi di Giuseppe Rosania

dell’onestà, della responsabilità, dello studio consapevole, della sobrietà e della solidarietà. Nel linguaggio della scuola l’aula non è lo spazio fisico, il contenitore materiale che ogni mattina si riempie di alunni, fatto di banchi, di armadi, di cattedra e di lavagna, multimediale o tradizionale che sia; l’aula è una cosa “viva”, che ti scruta, che rumoreggia, che presta attenzione, che disturba, che ha una propria anima, è un pubblico da affascinare in un cantiere di lavoro…, è fatta di tanti volti, un insieme di diversità a cui spetterebbero grandi parole d’incoraggiamento e mai espressioni negative, che non portano da nessuna parte, anzi distolgono e allontanano gli alunni. Io continuo a credere nell’importanza dell’ascolto che bisogna saper costruire, nella valorizzazione di ogni persona, bambini e adulti, nonché nella cooperazione con le famiglie. Molte sono le definizioni sulla DIDATTICA, ma quella che meglio mette a fuoco il suo “oggetto” è di intenderla come scienza e arte della relazione sociale tra l’ insegnare e l’apprendere, all’interno di un contesto di forte motivazione, in una prospettiva di dialogo aperto e amichevole tra emittente e destinatario – lo stare insieme tra diversi in un’ ottica di equità, facendoci

carico dei bisogni educativi speciali, delle fragilità cognitive ed emotive che richiedono attenzione, cura, tempi distesi, azioni ricorsive. Il nostro sistema d’istruzione avrebbe davvero bisogno, dati i tempi, di una rinnovata spinta verso modelli di cooperazione e corresponsabilità tra i diversi soggetti chiamati a sostenere l’autonomia delle scuole in termini di aiuti economici e di risorse aggiuntive: questi sono le regioni, le province e i comuni; pertanto in conclusione mi pare importante sottolineare la considerazione che l’attuale Amministrazione Comunale ha sulla scuola per l’aiuto economico che elargisce ogni anno all’Istituto Comprensivo Francesco De Sanctis di Caposele, che è di tremila euro, a cui bisogna aggiungere la gratuità della mensa e del trasporto scolastico dal mese di gennaio 2013 in poi, proprio per aiutare le famiglie in difficoltà che non superano un certo reddito. Naturalmente questo sforzo economico, che si muove anche verso direzioni diverse (IMU), da parte dell’ Amministrazione del CUORE è stato possibile con la firma della Convenzione tra Comune di Caposele e A.Q.P Regione Puglia, che tutti conosciamo.

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Scuola

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Scuola e lavoro: il disagio dei giovani del Sud in un’Italia in crisi

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biografia

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Dora Garofalo, nata a Lioni, ha studiato al Liceo Classico di Sant’Angelo dei Lombardi e dopo la laurea in Lettere Moderne, conseguita a 23 anni presso l’Università Federico II di Napoli, ha insegnato italiano e storia all’ Istituto Tecnico di Sant’Angelo, paese dove vive con la sua famiglia. Da preside,vincitrice del concorso nazionale del 1990, ha diretto Istituti della Calabria e della Campania, ultimo, dal 1996 al 2007, il Vanvitelli di Lioni. E’ stata presidente di concorsi a cattedra e di esami di maturità. Collabora ai periodici Altirpinia e La Sorgente, scrive articoli vari per il Corriere dell’Irpinia, è coautrice del libro”Il Sud , un problema aperto”. Dal 2009 al 2011 è stata presidente del Lions Club Morra De Sanctis Altirpinia e, come Lions, attualmente coordina le province di Avellino, Benevento e Caserta per l’Area “La scuola e i giovani”.

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politici hanno fatto del tutto per farlo credere. Come Clubs radicati in una delle realtà più depresse d’Italia abbiamo il dovere di scuoterci da questo torpore. Probabilmente anche il mondo lionistico deve iniziare ad occuparsi di questo dramma nazionale, e meridionale in particolare, per far capire a tante persone colte, istruite e con buone posizioni sociali, alle quali non manca certo il lavoro, cosa significhi rimanerne senza e sopravvivere... Il lavoro, prima che un diritto, è un dovere che nasce da un imperativo di ordine umano, sociale, etico: “chi non lavora non mangia”. Quando si dice che il lavoro nobilita l’uomo, si vuol dire che il lavoro è liberante, esso costituisce la motivazione culturale della persona, ma a condizione che esista la persona prima ancora del lavoratore. Per tutto questo, l’intera fascia formativa scolastica, che si presume vada dai tre ai diciotto anni, dovrebbe essere dedicata innanzitutto alla crescita civile di ogni individuo. Il ruolo a cui la scuola non può rinunciare è proprio quello di promuovere una crescita globale degli studenti, che sappiano appropriarsi degli strumenti di lettura della realtà, di capacità critica e sappiano assumersi le proprie responsabilità. Si dice che la scuola deve preparare alla vita. Ma la prima idea che ci viene in mente quando pensiamo alla preparazione alla vita è “prepararsi a sopravvivere”, avere un’occupazione dignitosa, poter dare a se stessi e alla famiglia una sicurezza economica ed un ruolo utile e positivo. Se ciò si riesce ad ottenere attraverso la scuola, possiamo allora dire che questa ha raggiunto il suo scopo. Dalla scuola il giovane dovrebbe avere riscontri concreti per decidere se andare all’università o intraprendere un’attività pratica, che non solo non è degradante, ma, in alcuni campi, rende di più. Solo così si avrà una scuola che, dando cultura, prepara alla vita e non si riduce solo ad un parcheggio in attesa di tempi migliori. Confrontarsi, dunque, con le Istituzioni territoriali intervenendo non solo con dibattiti ma con azioni di alfabetizzazione sul lavoro, in questa particolare congiuntura storica, significa offrire ai giovani gli strumenti per essere consapevoli delle dinamiche occupazionali, sostenerli nella scelta del loro percorso formativo, scommettere sulla formazione, fare il punto sulle competenze di base e trasversali, nonché sui requisiti necessari che tendono a facilitarne l’approccio al mondo del lavoro, il quale è l’espressione più importante del capitale umano, dal punto di vista non solo economico. Se è vero, infatti, che esiste un aspetto immateriale e non misurabile del capitale umano, che si evidenzia nel desiderio che ha l’uomo di verità, di giustizia e di uguaglianza, è pur vero che lo stesso si realizza e si concretizza solo se si ha la certezza di poter soddisfare gli essenziali bisogni quotidiani. Parlare, purtroppo, oggi di scuola e lavoro non significa elencare tanti buoni propositi, s i g n i f i c a

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scolastica che si è voluta fare a danno dei lavoratori della scuola, le condizioni dell’apparato scolastico sono andate sempre più peggiorando, fino a giungere alle attuali umilianti situazioni che vedono gli insegnanti suddivisi in più categorie, con dispregio della Costituzione, e mal pagati. Se si vuole una scuola seria ed efficace, i suoi lavoratori devono essere adeguatamente trattati, sia giuridicamente che economicamente. Non ci può essere una cultura seria senza una seria riconoscenza dei suoi valori e dei suoi operatori. Occorre, però, che questi, insegnanti in particolare, siano più disponibili verso le innovazioni e l’aggiornamento, ovvero siano meno statici nello svolgimento della loro alta funzione per poter meglio interpretare ed attuare le dinamiche di una società in continua evoluzione. Non fanno certamente onore alla scuola italiana le posizioni di bassa classifica che i nostri studenti occupano in indagini internazionali, quali PISA, OCSE e IEA, che misurano il livello di preparazione nelle varie discipline. I bambini prima e i ragazzi dopo vivono la scuola in relazione ai bisogni, alle necessità del sociale ed aspirano a vedere in essa ciò che li aiuterà a trovare una giusta collocazione nella società. La scuola - sosteneva il De Sanctis- è il luogo dove si apprende innanzitutto ad essere uomo e dove lo spirito educa ed esercita tutte le sue forze. E’ la scuola, dunque, che deve sapersi adeguare alla società in cui opera anche se questa, spesso, evidenzia i segni di una grave decadenza morale e territoriale. Dove sono, infatti, le industrie nel Sud, e di quale lavoro s’intende allora parlare se questo, pur essendo di grande rilevanza, viene sottovalutato e represso? Chi può negare che nelle terre del Sud le bellezze naturali sono elementi di primaria importanza? Manca, però, una adeguata politica turistica. Parecchi sono i giovani che, conseguito il tanto auspicato diploma, hanno dovuto seguire il padre, nella qualità di apprendisti del mestiere paterno e, quindi, lavorare come manovali, idraulici, falegnami o contadini. Credo non sia difficile immaginare lo stato d’animo con il quale questi giovani hanno operato tali scelte, credo che sia altrettanto facile comprendere lo stato di frustrazione con il quale affronteranno la loro via. Se tanti giovani, dunque, vorranno trovare un lavoro consono agli studi effettuati, dovranno necessariamente emigrare verso il Nord o verso altri Paesi, così come hanno fatto i loro padri e prima i loro nonni. L’unica differenza che si potrà riscontrare fra le diverse generazioni sarà nel possesso del “pezzo di carta”, ma la sostanza è identica: emigrare per guadagnare onestamente da vivere. Proprio quanto avviene anche per tanti laureati e bravissimi ricercatori che il mondo ci invidia: una fuga silenziosa senza malinconia e senza rimpianti. E’ questa una realtà triste che crea disagio verso la scuola, il sociale, le istituzioni, la correttezza, la lealtà, la legalità, il rispetto delle leggi. E’ luogo comune credere che per potersi affermare nella vita non siano indispensabili la Scuola, la Cultura, la Meritocrazia o l’Onestà, ma lo è, invece, la “raccomandazione”. Noi che viviamo nelle terre del Sud possiamo certamente dire che nella stragrande maggioranza dei casi è proprio così, ed i

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are oggi voce a chi voce non ha, con riferimento alle Istituzioni scolastiche, significa invitare a riflettere sugli errori del passato e del presente. Ci stiamo avviando verso un’epoca di disoccupazione di massa senza eguali nella storia, milioni di persone rischiano di trovarsi a spasso. Un futuro nero sembra essere già iniziato: è costituito da fabbriche senza operai, da uffici senza impiegati, da industrie che diventano cattedre nel deserto e da paesi desertificati. Si prospettano, purtroppo, una società con sempre meno lavoro disponibile, una forma minacciosa della disoccupazione di massa, un futuro denso di pericoli con un aumento della criminalità e dei conflitti sociali. Il lavoro è a rischio e per i giovani è prevista una moratoria ancora più lunga dell’attuale. Ma se per un verso viene meno l’esperienza del lavoro nell’ambiente sociale, per un altro assistiamo ad un impoverimento dell’esperienza del sistema educativo, perché gli apprendimenti scolastici sono gusci di esperienze, di concetti, di emozioni che spesso si accontentano del compromesso delle risposte esatte. Quello che si fa a scuola non sempre ha il sapore della realtà, sia essa vera o utile. Dentro la scuola la vera esperienza si impoverisce o non ha affatto il sapore della vita. L’adolescenza si allunga, è sempre più difficile diventare adulti e i giovani, lontani dal lavoro, mostrano poca voglia di crescere. Per questi motivi i Lions sentono la necessità di costruire il cambiamento insieme alla scuola, di affrontare le varie problematiche sociali attuali e di rilievo, in particolare di parlare del rapporto scuola –lavoro, delle prospettive occupazionali del territorio e dei requisiti fondamentali per una adeguata capacità e qualità lavorativa dei giovani, onde sensibilizzare e spronare le Istituzioni, le Aziende, le Associazioni culturali, le Scuole, la Società civile, gli Enti Locali ad essere propositivi per un futuro migliore. Il problema è di non esaurire con un dibattito l’argomento, ma di avviare un’azione concreta sul territorio. I Lions scelgono questo ordine di temi per studiarli, approfondirli e, coinvolgendo l’intera società, tentare di proporre delle valide soluzioni. Il connubio“Scuola- Lavoro” è oggi all’attenzione di tutti, poiché la crisi dell’una e la mancanza dell’altro stanno mettendo in ginocchio oltre che determinate Regioni, l’intera economia e l’organizzazione sociale italiana. Tanti giovani, oggi, non solo non sono minimamente garantiti da un punto di vista occupazionale, ma hanno un grosso problema formativo e culturale. Su questo dobbiamo non soltanto riflettere, ma agire! Evidentemente la scuola ha un ruolo e, purtroppo, una responsabilità importante, nonostante versi in uno stato comatoso dal momento che nessuno ha messo nel Programma al primo posto quello che è il pilastro della società civile, così come avviene negli altri Paesi. Le tante riforme fatte, le sperimentazioni che si sono protratte nel tempo, le leggi, le ordinanze e le svariate circolari non hanno prodotto le giuste conclusioni. Purtroppo oggi il sistema scolastico, da una larga parte della società, è visto come una Istituzione al capolinea, o almeno come non adatto a formare gli uomini di domani. Poi, con la politica economica-

di Dora Garofalo

protestare, urlare, gridare contro le decisioni, relative alla sorte delle nuove generazioni, calate dall’alto che creano frustrazioni e fantasmi perché ci accorgiamo di essere testimoni inermi di un meridione minato nella speranza e nel futuro. Oggi le condizioni di disagio in cui si trovano i giovani sono, nella stragrande maggioranza, frutto di scelte politiche e sociali sbagliate, fatte spesso a scapito del Sud, sulle quali si deve intervenire tempestivamente, con coraggio e determinazione. Uno degli errori politici, attualmente più penalizzante, nasce proprio da un calcolo miope dei costi e dei benefici dell’istruzione. I l vasto anfiteatro meridiano ha visto sulla scena, ormai da molto tempo, lo svolgersi di un repertorio sempre uguale, al punto che i gesti dei suoi attori appaiono noti e talvolta prevedibili. Di fronte a questo déjà vu sconfortante non resta che l’impegno civile come esigenza impellente di un territorio afflitto da emergenze sociali e culturali, come unica via per uscire dalla solitudine ed antidoto ai diritti negati.


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IL GRANDE GENIO DI LEONARDO RIVIVE A CAPOSELE

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concetto di centro di pressione dell'ala, si preoccupò delle questioni di stabilità, manovrabilità e possibilità di governo. Ritenne, in un primo tempo, che il problema del volo avrebbe potuto essere risolto con un apparecchio ad ali battenti costruito sui principi della meccanica del volo degli uccelli; progettò quindi diverse macchine, arrivando successivamente alla constatazione che l'uomo mai avrebbe potuto raggiungere la rapidità degli uccelli nella battuta d'ala ed alla implicita affermazione della possibilità di realizzare il volo sfruttando i venti, ossia in parole attuali il volo a vela con quegli apparecchi definiti oggi alianti. Pure a Leonardo è dovuta la scoperta del paracadute, nonché dell'elica aerea, da lui concepita come una vite ed il progetto dell'elicottero.

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ATTIVITA' SVOLTE Talmente vasta e profonda fu l'attività artistica e così strettamente connessa a quella scientifica, che a lui vengono esclusivamente attribuiti gli appellativi di artista-scienziato, artista-ingegnere e genio universale, appellativi del resto coniati appositamente per lui in considerazione delle meravigliose ed uniche creazioni del suo genio. E' fonte infatti di profonda meraviglia la constatazione delle più stupende invenzioni che fece in ogni campo dello scibile, delle geniali anticipazioni ed intuizioni di scoperte e verità, dovute al suo temperamento che lo portò allo studio più profondo della natura ed alle profonde radici di vari fenomeni per indagarne i modi e le leggi. Leonardo deve essere ritenuto il fondatore del metodo sperimentale e pertanto uno dei creatori della scienza moderna. Il suo ingegno, critico ed universale, lo portò a cimentarsi in varie scienze, come la geologia, la cosmografia, la geografia, la fisica, l'astronomia, la matematica pura ed applicata, la meccanica, l'ingegneria civile e militare, la prospettiva, la balistica, l'idraulica, l'aerostatica, il magnetismo, l'ottica e l'acustica. E' inoltre ritenuto il fondatore dell'anatomia scientifica, della tecnica delle dissezioni e della fisiologia sperimentale, scienze alle quali si dedicò intensamente, lasciando interessantissimi studi corredati da mirabili disegni quali solo il suo talento artistico avrebbe potuto eseguire. La sua opera scientifica,le sue meravigliose scoperte, le invenzioni ed intuizioni, sono riconosciute attraverso fogli manoscritti, codici ed appunti che egli compilò senza un ordine preciso e che, morendo, affidò al suo discepolo prediletto Francesco Melzi. In tali fogli si trovano, riportati alla rinfusa, la figura di un imprecisato ordigno meccanico, la descrizione di un esperimento

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sul cuore e sui polmoni, figure geometriche, una sentenza morale, calcoli matematici, disegni della “macchina per volare”, conti di spese e tanto altro con la caratteristica scrittura speculare diretta da destra verso sinistra. Molti studiosi vinciani si sono preoccupati di pubblicare i testi sia in edizione critica e diplomatica,raccolta per raccolta, nell'intento di offrire una più chiara lettura della difficilissima ( e spesso controversa) scrittura leonardesca, sia raggruppando tra loro i brani,e spesso anche semplici frasi incomplete, che appaiono in relazione ad un determinato argomento. Leonardo artista- scienziato rappresenta l'espressione più completa della personalità umana del Rinascimento e può considerarsi come la sintesi di tale periodo, periodo in cui l'arte divenne scientifica e si giunse a quel realismo che richiese un'osservazione particolareggiata della natura, specialmente dell'anatomia dell'uomo per scoprirne i meccanismi nascosti che presiedevano ai suoi gesti e alle sue espressioni. In tale periodo inoltre le professioni artistiche, quelle dell'architetto e dell'ingegnere non furono tra loro distinte. Pertanto tra i compiti affidati all'artista erano inclusi, ad esempio il prosciugamento di una palude, la costruzione di una cattedrale e l'assedio ad una città nemica, campi nei quali Leonardo rivelò grandissima abilità.

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BREVE BIOGRAFIA DI LEONARDO Non è facile sintetizzare la vita di questo grande artista, nato ad Anchiano, frazione di Vinci (Firenze) il 15 aprile 1452 e morto in Francia nel Castello di Cloux in Amboise nel 1519. Figlio illegittimo del notaio Ser Piero da Vinci e di certa Caterina, nome che compare un paio di volte, senza diretti riferimenti alla madre, nei documenti leonardeschi. La condizione di illegittimità e probabilmente la mancata assistenza materna spiegherebbero il carattere, la sua misoginia e la decisione di trasferirsi a Firenze,dove Ser Pietro rivestiva importanti cariche pubbliche. Nella città medicea il giovane Leonardo già nel 1472 appare iscritto nella “Compagnia de' Pittori” che lo annovera fra gli allievi del Verrocchio. In questa bottega ebbe come condiscepoli il Botticelli, il Perugino ed altri poi diventati famosi.

L'ing. Nicola Conforti, la Dott.ssa Cettina Ciccone, l'Ing. Franco Ferri e Mario Sista nei pressi del Museo - area sorgenti

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fiume ha reso funzionanti mulini, frantoi ecc, costituendo la principale fonte di energia naturale addetta a molti tipi di lavorazioni industriali,utili per le attività locali, con questa pregevole mostra ha rivissuto il genio leonardesco.

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o voluto visitare nell'area delle sorgenti a Caposele il Museo delle Macchine di Leonardo, perchè questo genio ha sempre suscitato il mio interesse per i suoi molteplici studi in tanti settori. Premetto il mio compiacimento per il bellissimo allestimento ambientale sia esterno, che ha conferito un pregevole aspetto, con alcune copie dei più celebri dipinti di questo artista, sia interno la cui sala espositiva presenta riproduzioni lignee di macchine di sua invenzione. Ta l e r a p p r e s e n t a z i o n e è s t a t a ampiamente illustrata da un'eccellente guida,opportunamente scelta,che con dovizia di particolari ha descritto il funzionamento delle macchine esposte. Occorre certamente dire che l'ubicazione del Museo nella vasta area dell'Acquedotto, circondata da rigogliosa vegetazione, non poteva avere una cornice migliore. La scelta del luogo non è stata certamente effettuata a caso,così prossima al corso del fiume Sele. Come noto, aria, acqua e natura rispecchiano e rappresentano i capisaldi del genio leonardesco. Del resto gli argomenti più approfonditi del grande genio toscano furono proprio gli studi svolti sull'acqua e sull’aria,tanto sui fiumi quanto sul mare; infatti molte delle sue macchine sono state studiate per trarre fonte di movimento dalle forze delle correnti idriche e aerauliche. In tema di idraulica fluviale si tende a far risalire a lui il principio della “PORTATA COSTANTE” e cioè che, in un corso d'acqua a sezione variabile, la velocità dell'acqua varia inversamente alla sezione, restando costante la quantità d'acqua che scorre nell'unità di tempo. Studi altrettanto accurati lo portarono a determinare le leggi del moto ondoso nel mare e ricordo,a tale proposito, il campo dell' IDRAULICA PRATICA” che mostra di essere stato uno degli argomenti affrontati sistematicamente da Leonardo. Contrariamente a quanto comunemente si crede, non inventò le “conche” o chiuse, ma ne perfezionò il funzionamento con le doppie porte ad angolo e con le ventole a braccia disuguali usate ancora oggi. Ha inoltre progettato e diretto i lavori per il canale della Martesana, largo dai nove ai diciotto metri e lungo oltre trentotto km, che collega Milano al fiume Adda. Progettò il canale navigabile e di irrigazione da Firenze al mare, la bonifica delle paludi Pontine, un corso d'acqua che avrebbe dovuto addirittura unire il Rodano alla Loira, una via d'acqua navigabile tra il lago di Lecco e Milano, il prosciugamento della palude di Piombino. Per la realizzazione di dette opere ideò anche un gran numero di macchine e strutture idonee al sollevamento ed al trasporto dei materiali di risulta,oltre ai cassoni per le fondazioni idrauliche, apposite draghe galleggianti, ponti su barche, pompe per pozzi, norie azionate da ruote idrauliche, pompe a catena e coclee per il sollevamento dell'acqua, idrovore ed altre attrezzature. Pertanto se nella storia di Caposele il

di Cettina Ciccone

Manoscritti leonardeschi Gran parte di tali manoscritti appartengono alla Biblioteca Ambrosiana di Milano. Salvati dalle spoliazioni napoleoniche, rivestono moltissima importanza e spaziano dalla scienza in generale alla pittura e principalmente allo “Studio sul volo degli uccelli” al quale si sono ispirati i primi pionieri del volo umano. A Torino, presso la Reale Biblioteca, sono invece esposti il famoso “Autoritratto” insieme a numerosi resoconti sugli studi ed annotazioni redatti da Leonardo stesso. Il genio vinciano può quindi considerarsi principalmente il grande inventore delle tecniche moderne. Ammirare l'aliante,il cric, il mulino,la balestra,il cambio di velocità ed il paracadute si rimane sbalorditi,definiscono certamente la grandezza dello scienziato, precursore del macchinismo moderno;egli traccia con naturalezza i lineamenti di macchine complesse in cui i movimenti vengono regolati e tramutati. IL VOLO UMANO Il genio di VINCI può considerarsi il grande precursore dell'aviazione, avendo egli intuito le più importanti leggi che hanno portato, quattro secoli dopo, alla realizzazione dell'aeroplano. Egli pone infatti alla base della soluzione del problema del volo, lo studio dei venti che oggi viene definita aerodinamica, riconoscendo nella resistenza dell'aria il vero fondamento del volo dinamico,sia per la sostentazione sia la propulsione. Studiò il volo degli uccelli esaminandone le varie possibilità di movimento sia in aria senza vento sia in presenza di vento; fece acutissime osservazioni sulla funzione delle ali e della coda,sull'effetto dei colpi di vento,introdusse il

STUDI ANATOMICI Nel Museo di Caposele è rappresentato il disegno di un corpo umano nel quale Leonardo ha omesso la presenza dei polmoni, ipotizzando una presunta malattia. Su questa figura si è concentrato il mio interesse dettato dalla mia professione di medico pneumologo. Leonardo doveva conoscere profondamente, come i grandi artisti dell'epoca, l'anatomia superficiale dei muscoli, ma l'amore per l'indagine lo spinse a studi più particolareggiati realizzando scoperte non piccole. Gli appunti, corredati da disegni insuperati per chiarezza lo dimostrano. Approfondì le indagini sull'anatomia del cuore scoprendovi un condotto che porta tuttora il suo nome. Studiò i polmoni ed il loro funzionamento, l'apparato vocale, i visceri. Applicò la dissezione del dorso per avere idee sempre più chiare su ogni particolare,impiegò metodi di osservazione e di preparazione ingegnosi per giungere a capire la funzione dei reni,sempre con criterio sperimentale, nulla lasciando al caso o alle ipotesi. In questo vasto notiziario di biologia umana troviamo lacune imputabili alle scarse cognizioni dell'epoca, quindi giustificabili; e se uguali lacune si trovano nella parte osteologica, non dimentichiamo che lo studio dello scheletro era abituale corredo di ogni artista, e quindi avrebbe potuto essere omesso. Invece Leonardo volle esplorare la costituzione di un osso mediante varie sezioni. Questi studi di anatomia umana sono integrati da Leonardo con studi di anatomia animale comparativi, che vanno bene al di là dei tempi. Affascinata dalle meraviglie ammirate, ritengo che iniziative come la concessione della Mostra itinerante di Leonardo ed altre, possano diventare un polo d’attrazione notevole e incrementare così il flusso turistico verso Caposele, pittoresca località irpina.

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trasparenza dell’atmosfera e della sua variazione con l’altitudine ed altre tantissime scoperte divulgate da un genio assoluto. Caposele, dolce e caro paese della nostra Irpinia, è diventata nel corso degli anni meta di preghiera, ove i pellegrini provenienti da ogni parte del mondo, al tramonto, cullati dal dolce suono dell’Ave, invocano la protezione del Santo, caro non solo all’Irpinia ma al mondo intero. In questa terra c’è tutto un mondo che pulsa, c’è tutto un fermento di idee e di lavoro; c’è l’entusiasmo della gente forte e generosa tanto da costituire un cosmo sentimentale che viene vissuto giorno dopo giorno, intensamente ed amorevolmente. E’ una realtà; Caposele, che nasce spontanea, dovuta anche alla bellezza dei luoghi dove la luce che filtra dai monti si tramuta in amore in senso universale e Materdomini fa da corollario e da elemento fondamentale per un colloquio umano e di fede dove l’anima sgombrata dalle scorie della vita si fa, finalmente, sinfonia, in un’epoca di tanto esacerbato materialismo.

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Caposele oasi di pace e di amore di Renato Agosto

d’acqua di cui Leonardo andava particolarmente fiero, della sfericità delle gocce di rugiada, del colore delle

acque in movimento, della pressione esercitata da un liquido sulle pareti di un serbatoio che lo contiene, della

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ai mi era capitato, nei miei lunghi anni, di provare emozioni così forti. La possibilità, unica nella mia vita, me l’hanno fornita i cari amici di Caposele tra cui il prof. Michele Ceres, l’ing. Nicola Conforti e la Preside Dora Garofalo e tante altre personalità illustri. Accompagnati da due bravissimi giovani di cui non ricordo i nomi (Giusy Meo e Nichi Russomanno, ndr), ho avuto il grandissimo piacere di soffermarmi sulle opere del grande genio Leonardo da Vinci, esposte a Caposele nel museo delle acque e di fronte a tanta scienza mi sono sentito un inutile granello di sabbia ma allo stesso tempo sommerso da fremiti potendo io, finalmente, abbeverarmi nelle immense scoperte del genio fiorentino e respirare l’arte come una narcosi ed in essa interiormente obliarmi riscattando così tutta la mia ignoranza sulle immense capacità inventive di Leonardo. Mi sono venute in mente tutte di un tratto, le molteplici teorie tra cui la circolazione dell’acqua di fiumi, della riflessione della luce solare tra terra e luna, della regolamentazione dei corsi

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nelle tue acque? Penso a tutti i fedeli, ai pellegrini che hai visto pregare presso il Santuario del Santo, Gerardo. Ognuno di loro ha lasciato una speranza, una preghiera, chiedendo un conforto, una possibilità. Io non sono in grado di descrivere l’orgoglio, la fierezza che ho ad essere nata qui, tra le tue braccia. Mi sento solo tanto fortunata, caro paese mio! In te ho realizzato tutti i miei sogni! Ed oggi, penso a te, alle tue aspettative, ai tuoi desideri, e mi chiedo… ma tu, li hai davvero realizzati i tuoi sogni? Se è vero che racchiudi in te tutti i canoni del paese ideale, non vedo altrettanto tra noi, i tuo figli! Vedo incomprensioni, divisioni, freddezza nei rapporti umani. Vedo capitale umano dalle altissime potenzialità attive e partecipative, che si scontra allontanandosi sempre di più, invece che unire queste forze per un unico e semplice obbiettivo: valorizzarti e renderti ancora più bello! Non si può dirti di amarti, di volerti bene, se si spreca il poco tempo che abbiamo, quest’ “attimo” di passaggio in questo mondo, solo a dibattere e a scontrarci su ciò che ci divide, invece di

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aro Caposele, paese mio, ti scrivo questa lettera pensando a tutti coloro che per un istante nel tempo ti hanno condiviso, a quelli che oggi ti porti addosso, a tutte le persone che hai visto passare, a quelli che un giorno abbraccerai, come un tenero padre e da subito impareranno ad amarti. Anche a chi è stato solo di passaggio, hai lasciato un segno profondo e indelebile nella memoria e nel cuore. Penso a quante storie hai visto ed hai fatto vivere! A quanti amori hai visto sbocciare! A quanto dolore hai dovuto assistere? Quante volte hai dovuto rialzarti dalle macerie e tornare ad erigerti nel tuo splendore? Sì, paese mio, perché per me tu sei uno splendore, con le tue meraviglie naturali, sei la perla dell’Irpinia! Non si può non rimanere incantati quando ci si immerge nel verde delle tue terre o nel lento scorrere dei caldi colori delle stagioni. I boschi, le montagne, la collina, silenzi, pace! Non si può restare impassibili sulle fresche sponde del tuo carissimo e preziosissimo fiume, ricco di acque pure, trasparenti, cristalline. Quanti hanno potuto dissetarsi, rinfrescarsi,

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«Il Sogno del paese che vorrei» Lettera a Caposele

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impegnarci e concentrarci in uno sforzo comune su tutto ciò che ci accomuna! “Se sognare un poco è pericoloso, la sua cura non è sognare meno, ma sognare di più, sognare tutto il tempo” (Marcel Proust), io voglio sognare e continuare a farlo. Caro paese mio, in questi periodo, in cui gli animi cominciano a scaldarsi per i prossimi impegni elettorali, io avrei una umile richiesta, un sogno che vorrei si realizzasse per me e per quelli, tanti, che ti amano veramente. Vorrei che tutti i tuoi figli, giovani, anziani, tutti, avessero la libertà e la possibilità di decidere della propria vita e delle proprie azioni, di dubitare, di sbagliare se necessario, senza essere limitati tranne che nel rispetto e nella inviolabilità delle altrui libertà. Vorrei che non vi sia nessuna discriminazione dettata dall’appartenenza politica. Vorrei che ognuno sia veramente libero di decidere da che parte stare, senza per questo essere additato e giudicato da chi la pensa diversamente. Vorrei che i toni che da oggi in avanti dovranno essere usati, siano pacati, ed educati. Vorrei che vi sia un rifiorire di valori quali

Di Concita Meo

l’amicizia, il rispetto, l’educazione, la solidarietà, da far scendere in piazza, dando la dimostrazione di essere degni figli tuoi. Gli ostacoli sono tanti, ma dobbiamo impegnarci a superarli avendo sempre in mente un unico scopo: il tuo benessere, e di conseguenza, quello nostro, tuoi umili figli; abbiamo il dovere di guardare dentro di noi, riscoprire e difendere questo sogno di unione. Se possiamo, iniziamo da ora dimenticando vecchi rancori, chiarendo le incomprensioni, guardando con fiducia al futuro che dovremo lasciare ai nostri figli. Qualunque sia l’esito delle prossime amministrative, l’impegno comune da perseguire deve restare lo stesso: fare cerchio attorno all’idea di partecipazione per il miglioramento di questa eredità da tramandare. Più si persegue il sogno, più esso avrà la possibilità di essere realizzato. Uniamoci quindi nelle idee e nei propositi, perché se è vero il detto che quando le formiche si mettono d’accordo spostano un elefante, anche noi, paese mio, potremo fare di te “il sogno del paese che vorrei”!


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Un’idea di Caposele

salernitano, sono molte. Una visita alle sorgenti del Sele costituisce ancora e sempre un’ attrazione particolarissima per quanti arrivano a Caposele, definita giustamente città di sorgente. La quantità dell’acqua imbrigliata nelle condotte, unita al rumore possente, resta un’esperienza indimenticabile per quanti non conoscono la forza primitiva nascosta nelle viscere delle montagne irpine. Quest’acqua, che ha ispirato Ungaretti e tanti altri poeti e scrittori, disseta da oltre cento anni il tavoliere delle Puglie ed è ancora oggetto di una battaglia politica per il suo sfruttamento. Ma l’acqua è di Caposele, perché qui nasce e scorre, connota il territorio, diventa risorsa economica, resta nella memoria di chi è partito e di chi è rimasto.

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alto e la città degli uomini in basso. E’ silenzio e tranquillità nel paese. Si siede fuori le porte delle case,d’estate, su curiose panchine di legno a chiacchierare la sera, d‘inverno l’odore della legna accesa nei camini impregna le strade. E’ la cupola neo barocca della chiesa di San di Lorenzo, ricostruita all’interno del centro storico su progetto degli architetti romani Portoghesi e Gigliotti, a delineare e configurare il nuovo paesaggio di Caposele. Una chiesa, di cui è valsa la pena l’attesa, per aver saputo introdurre un elemento di alta architettura in Irpinia e che sarebbe giusta meta di un itinerario turistico culturale per le suggestioni che evoca. Ma le sorprese di questo paese così irpino ma anche proiettato verso il

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per l’Irpinia, se pure mordi e fuggi, si sia deciso di chiudere il tratto ferroviario della Avellino- Rocchetta, che avrebbe potuto funzionare egregiamente come percorso turistico su rotaie. Molte più persone avrebbe potuto raggiungere e conoscere i nostri paesi lasciando l’auto a casa ed evitando di perdersi nelle interminabili file al casello, perché molte sono le località da vedere e grande è l’imbarazzo della scelta. Ritorno volentieri a Nusco, Bagnoli, Montella, paesi ricchi di storia e di fascino. Ma amo, per motivi assolutamente sentimentali, il paese di Caposele, di cui ho ricordi indimenticabili per le estati trascorse tra le feste nei boschi con l’organetto e le danze popolari e per le iniziative che la proloco organizza tutt’ora, facendo conoscere a chi viene da fuori i sapori della tradizione Caposele ( pasta fatta a mano tra cui le matasse con i ceci, i fusilli rigorosamente caposelesi, i salumi, le braci di capretto, le trote del Sele, gli amaretti e i deliziosi tarallini all’olio). A Caposele si arriva finalmente con una bella strada a scorrimento veloce, che da Lioni raggiunge Contursi, offrendo a chi va in macchina un nuovo panorama del paese, situato in una valle dominata dal Santuario di San Gerardo Maiella e a ridosso delle sorgenti del Sele, tanto che si potrebbe dire che ci sono due Caposele: la città di Dio in

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a fila delle automobili fa sembrare l’uscita dell’autostrada Avellino Est quella di una metropoli. Le auto provengono da Napoli e dal suo interland, una fuga domenicale ormai consueta verso la nostra Irpinia, che con la sua offerta gastronomica-paesaggistica attrae sensibilmente gli abitanti della grande città. A qualche chilometro dal casello comincia la grande magia delle nostre montagne e degli altipiani, dei nostri castagneti, dei paesi ormai ricostruiti e tutti da riscoprire. Perché possiamo dirlo, chi arriva in Irpinia e percorre l’Ofantinabis si trova immerso in una natura miracolosa, che procede incontaminata da Volturara fino a tutta la valle del Calore e dell’Ofanto e del Sele. L’offerta turistica è varia: ristoranti, nuovi agriturismi, bed and breakfast ai quali si aggiungono i musei locali, le chiese, i conventi e i palazzi restaurati o ricostruiti. Direi che siamo ad una svolta, perché ci siamo ormai quasi definitivamente lasciati alle spalle trent’anni di precarietà e di incertezze, l’Irpinia è stata quasi totalmente ricostruita e restituita al corso delle cose. Non c’è quindi più da lamentarsi, ma solo da fare i conti con le risorse disponibili e con quello che, politicamente voluto, è stato realizzato. Sembra assurdo che proprio ora, in questo nuovo interesse turistico nato

di Emilia Bersabea Cirillo

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“La di domani” nei memoria comuni dell’Alta Irpinia

quale intessere periodiche proposte culturali; troveranno luogo offerte turistico-culturali, programmi di valorizzazione attraverso le scuole, progetti di elaborazione di antichi saperi ora formattati in nuove formule di marketing e di professionalità, realizzazioni di reti informatiche utili ai fini dello sviluppo del turismo sostenibile. I RISULTATI DELLA RICERCA Lunedì 10 dicembre, presso la Sala Convegni dell’ex Seminario Arcivescovile di Sant’Andrea di Conza, sono stati presentati i volumi che raccolgono i risultati della ricerca svolta dai giovani coinvolti nel progetto “La memoria di domani”. L’indagine, che ha interessato i comuni di Andretta, Caposele, Conza, Sant’Andrea di Conza e Teora, ha fatto emergere testimonianze orali, immagini, canti e saperi tradizionali che i giovani hanno raccolto e documentato per consentirne una nuova circolazione ed una più consapevole trasmissione alle ultime generazioni. Il programma di ricerca, promosso dall’Anci, dai Comuni dell’Alta Irpinia e dall’Istituto

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spunti di riflessione per la progettazione di servizi turistico-culturali che hanno visto i giovani ricercatori come attivi protagonisti. La terza area di attività del progetto, dopo la formazione e la ricerca-divulgazione, è infatti quella della elaborazione di un progetto di avvio al lavoro dei giovani che hanno preso parte al programma di ricerca. In tale quadro sono orientati anche gli sforzi organizzativi tesi a favorire la costruzione e l’operatività di network locali per la valorizzazione del territorio. L’ acqua nei racconti e nelle testimonianze raccolte sarà così ,oggi come allora, motore di sviluppo territoriale, risorsa e collante identitario. L’archivio costituito, formalizzato anche in più occasioni espositive, fungerà da ordito sul

Ceic Centro Etnografico Campano, si è quindi concluso con la pubblicazione di risultati di indagine, ora confluiti nei volumi “La memoria di domani. Una ricerca etnografica in Alta Irpinia”, edito dal Ceic e “Tutto a segno di croce. Storie di donne contadine” curato dall’associazione “A.M. Di Nola”. All’incontro erano presenti i sindaci e i rappresentanti dei comuni che hanno partecipato al bellissimo progetto.

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l progetto nasce in un contesto territoriale che custodisce evidenze storiche di grande importanza da un punto di vista etno-antropologico. Risulta dunque essenziale attuare una ricerca che valorizzi appieno l’ambito culturale, turistico e archeologico realizzando percorsi conoscitivi di quei beni e di quelle antichità che il territorio della provincia di Avellino conserva, e che sono al momento scarsamente valorizzati. Il percorso di ricerca utile alla valorizzazione dello specifico locale, incontrerà in speciali approfondimenti, i temi portanti della costruzione delle identità storiche della comunità coinvolte. Una prima tematica di approfondimento ha riguardato le valenze simboliche e storico-antropologiche dell’acqua, un elemento che ha rivestito un ruolo di fondamentale importanza nella elaborazione delle trame storico-economiche, antropologiche e sacrali dei gruppi locali. Le antiche utilizzazioni funzionali delle acque, i culti ad essa legati, le pratiche sacrali relative agli alberi ed alle pietre ecc. costituiranno gli elementi di una rete investigativa che ha coinvolto, per quanto possibile, ampie categorie analitiche e interpretative, con interventi di studiosi ed esperti. In quest’area di indagine si situa anche l’importante ruolo che gioca il culto di san Gerardo che, a Materdomini nel comune di Caposele, trova nell’omonimo santuario uno dei più importanti luoghi di pellegrinaggio e di turismo religioso. L’approfondimento della fenomenologia socioculturale legate al santuario di S.Gerardo potrà offrire opportuni

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I risultati della ricerca

di Ugo Vuoso

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erano occupati e molti paesani che erano emigrati all'estero stavano ritornando a Caposele perché qui il lavoro non manca, ce n'è per tutti. Anche la politica era cambiata, non c’erano più ostilità. Molte cooperative di giovani hanno dato vita ad altrettanti attività. E' difficile descrivere tutto il cambiamento, provaci, chiudendo gli occhi e immagina ciò che ti ho descritto. I miei amici erano rimasti sbalorditi da tanta bellezza, era davvero il Paese delle Meraviglie! Purtroppo quando mi sono svegliato ed ho messo i piedi per terra ho capito che la realtà è ben diversa, però almeno per una notte ho potuto godere di una visione diversa delle cose. Io penso che ognuno di noi vorrebbe avere una realtà simile a quella che ti ho descritto per il nostro paese, ma per adesso è solo un sogno, chissà se col passare degli anni, con la buona volontà, perseveranza e lungimiranza, si possa realizzare almeno in parte ciò che ho sognato. Sognare ed essere ambiziosi a fin di bene, ce lo possiamo permettere tutti! Un caro abbraccio con amicizia e stima, Mario.

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Fontana zampillante a cinque piani, con acqua colorata e fumantina e poi saltella e fa la ballerina e tutti quanti battono le mani.

Gioca, borbotta e fa la canterina, sono tanti zampilli ciarlatani e tutti insieme come ruffiani splendono gocce d’acqua cristallina. S’illumina la notte di colori, il cuore si ribella all’emozione, pennelli e fantasia dei pittori.

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tubi in acciaio a mo’ di canna d'organo di diverse altezze fuoriuscivano zampilli d'acqua alti più di due metri che finivano in una grande conchiglia da cui, per mezzo di una scalinata in vetro, l'acqua scivolava e finiva in una vasca di un diametro di trenta metri posta al centro del piazzale. Qui si ergeva una fontana zampillante a cinque piani fatta a cuneo con zampilli asimmetrici che davano una visione d'incanto. Mi hanno detto che ogni sera, per più di un'ora viene tutta illuminata con colori diversi, l’acqua gioca coi colori a ritmo di musica, Valzer di Strauss, Cavalcata delle Valchirie, Funiculì funiculà, allietando tutta la piazza, una visione che riesce persino a commuoverti. Uno spettacolo mozzafiato che si può vedere anche da Materdomini.

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marciapiedi lastricati di oltre due metri di larghezza con panchine costeggiavano tutto il fiume che era stato ripulito, gli argini erano stati costruiti in muratura e pietra naturale lavorata a rilievo. Man mano che si camminava, mi accorgevo che oltre alle numerose trote ed altri pesci di fiume che risalivano la corrente, le acque venivano giù da una serie di piccole dighe e cascate. Tre laghetti attrezzati per la pesca delle trote allietavano grandi e piccoli pescatori. Il campo sportivo era diventato un grande giardino con parco giochi per bambini, e al di sotto era stato costruito un parcheggio sotterraneo. Cinquanta metri più su, una grossa piscina attrezzata di spiaggetta, ombrelloni e sdraio. Risalendo ancora, dopo trecento metri, uno dei tre laghetti, il più grande, era costeggiato da un terreno tutto spianato, un bel prato e barbecue pronti per cuocere i pesci appena pescati, anche questo piene di famiglie che bivaccavano su panchine e tavole di legno ben attrezzate. Arrivati alla tredoce, dopo il ponticello, un’enorme palafitta tondeggiante in acciaio e vetro, sollevata più di tre metri sopra il fiume faceva bella mostra, e mi dicono che si poteva aprire e chiudere a seconda delle necessità. Mi raccontano anche che tutte le sere, specialmente d'estate, orchestrine di stile diverso facevano musica dal vivo e lateralmente, sempre sopra il fiume, una scalinata tipo anfiteatro permetteva agli appassionati di ascoltarla comodamente. Risaliamo poi verso l'oasi della Madonnina, e anche quel tragitto era stato rimodernato ed abbellito. Tre cascate d'acqua molto imponenti a mo di triangolo facevano funzionare una centrale idroelettrica che dava la corrente a tutte le attività e l'illuminazione pubblica del paese. La pietra di cola era stata ripulita, illuminata ed attrezzata per farci scuola di arrampicata sportiva. Arriviamo a piazza Sanità, una novità meravigliosa. Il pavimento era stato tutto piastrellato, al centro, in uno spazio rettangolare, c’era una statua di marmo del Dio Nettuno dalla cui bocca usciva un getto d'acqua che alimentava cento fontane, cinquanta a destra e cinquanta a sinistra, e ad ogni fontana una testa di uomo e una di donna che si disseta. Ognuna di queste teste rappresentava una Nazione diversa, e per questo era stata chiamata la Fontana delle cento Nazioni. Il pavimento della fontana era fatto di lastroni con disegni che raffiguravano il paese in bianco e nero come era più di cento anni fa, ed era tutto recintato con pilastrini in pietra e catene di ferro ben lavorate e robuste. La piazza era totalmente isola pedonale, panchine per sedersi e riposarsi, gazebi fissi esponevano e vendevano prodotti sia locali che di altre comunità anche estere, che piacere! Entrando dentro il piazzale dell'acquedotto, insieme ai miei amici abbiamo spalancato gli occhi, qualche cosa di bello si presentava davanti a noi. Intorno al campanile, tutto illuminato, da cinque

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arissimo Nicola, innanzi tutto voglio ringraziarti per l'invito ad aderire con qualche mio scritto ogni volta che esce “La Sorgente”. Questa volta ho fatto un sogno molto bello, che riguarda il nostro tanto amato paese e te lo voglio raccontare, sono sicuro che piacerà anche a te. Appena mi sono svegliato, per non dimenticare nulla ho preso appunti, ma non ce ne sarebbe stato nemmeno bisogno, ce l'ho stampato tutto nella mente. Insieme a due miei amici, marito e moglie, la mia compagna ed io siamo venuti a Caposele per passare una decina di giorni di vacanza per il mese di Agosto. Già da Salerno in giù, ad ogni uscita autostradale, dei cartelloni giganti invitavano a visitare il nostro paese con la scritta VISITATE CAPUT SILARIS IL PAESE DELLE MERAVIGLIE: questi cartelloni hanno incuriosito molto i miei amici, ma pensavamo ad una pubblicità di qualche circo importante. Anche dopo Contursi, ad ogni uscita c'erano questi cartelloni, la curiosità aumentava sempre di più. Appena arrivati a San Gerardo, siamo andati a fare una visita in chiesa. All’uscita, dalla parte della vecchia chiesa, nella piazzetta antistante la scalinata, abbiamo visto una folla di persone che aspettavano in fila. Ho chiesto come mai tutta quella fila e mi è stato spiegato che aspettavano la cabina della funivia che da quel punto porta fino al ponte di Caposele, così ci siamo accodati e arrivato il nostro turno siamo scesi anche noi. Una cabina dalla capienza di trenta persone per volta. La piattaforma della fermata di discesa era situata accanto al ponte su una palafitta sopra al fiume, una struttura in acciaio molto imponente. Al mio stupore, un amico di Materdomini mi ha detto che quello che avevo visto era ancora niente e che troppe novità mi avrebbero meravigliato. Ma come era stato possibile tutto ciò? Mi spiega che uno sceicco di Dubai visitando in incognita il sud Italia si era innamorato del nostro paese e aveva pensato bene di investirvi molti dei suoi soldi. Così, con la voglia di vedere tutto al più presto, come un qualsiasi turista, abbiamo iniziato l'itinerario. Scesi dalla funivia mi accorgo subito che il Sele era cambiato totalmente: ai lati

da Roma Mario Sista

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Utopia, sogno o fantasia?

La luna da lassù fa da cornice, qualcuno che s’asciuga il lacrimone e c’è Chi su dall’alto benedice!

Andando verso la galleria, un altro capolavoro: tutto il viale piastrellato a mosaico, con disegni raffiguranti tutti gli alberi più importanti della coltivazione del nostro paese, dall'ulivo alle nocciole, noci, castagne ecc.. costeggiato da enormi vasi di fiori di tutte le specie e statue. Arrivati a metà viale, iniziava una galleria, fatta con struttura in pietra e vetro, alla fine un maestoso palcoscenico che poteva contenere un'orchestra di più di duecento elementi, con piattaforma girevole, dove si alternavano orchestre di musica classica, jazz, musica moderna, con cantanti e musicisti a livello internazionale e teatranti anch'essi di fama, con una platea e posti a sedere di più di cinquecento persone. Nella Galleria si svolgevano anche mostre di pittura, convegni, grosse manifestazioni culturali, sempre ad alto livello. Un gioiello indescrivibile! Il Museo Leonardo, arricchito di altre invenzioni e quadri, in un ambiente più grande era diventato permanente. E ancora, dalla strada che porta al bosco fino a sotto le cantine un enorme parco divertimenti, presso la Chiesetta di San Vito un centro Sportivo d’avanguardia, alberghi e ristoranti, dalla Sanità navette che portavano i turisti fino al bosco, completamente attrezzato. Tutto ciò che puoi desiderare era lì, a portata di mano! Tutto questo era stato possibile grazie a un accordo fatto tra il Comune, i padri del convento di San Gerardo e l'acquedotto Pugliese. Tutti i Caposelesi in età di lavoro

Il maestoso campanile delle Sorgenti.


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Turismo

Caposele ed il Turismo,

di Agostino Della Gatta

un riferimento ed un esempio per l’Irpinia

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che si sono avvicendati in questo periodo con cui ho avuto il piacere e la fortuna di collaborare. Chiudo con un ringraziamento particolare a questa prestigiosa pubblicazione che mi ospita, e che ho imparato ad apprezzare quale parte integrante di una crescita ed una memoria storica importante per Caposele, seguendola con passione da qualche anno e ringraziando particolarmente il direttore Ing. Nicola Conforti per il suo incessante impegno.

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Foto di gruppo dei corsisti e docenti G.T.L.

piccolo riepilogo delle belle e valide attività condivise in questi due anni, con l’augurio che il 2013 possa essere ancora foriero di novità e forte partecipazione civica, confermando sin da ora la mia disponibilità personale e aziendale per il modesto contributo che mi auguro di poter ancora dare a Caposele, come sto facendo per la nostra Irpinia. Voglio ricordare a me stesso, ed ai lettori de “La Sorgente”, alcune delle attività svolte. Partirei da quella più importante che è stata il primo corso per Guide Turistiche Locali; un’esperienza unica che ha visto la partecipazione di tanti giovani di Caposele, sia come docenti che come partecipanti, ed ha portato all’avvio di una partecipazione attiva legata alla conoscenza del proprio Comune e delle sua risorse. Un corso importante che mi auguro possa consentire a tanti dei partecipanti di proseguire il cammino professionale partecipando agli esami per Guida Turistica Regionale che, fortuna, sono stati riaperti dopo quattordici anni proprio nei mesi scorsi. L’augurio continua con l’invito a ripetere l’esperienza anche nel 2013 per dare la possibilità a quanti non hanno partecipato in precedenza, ed a quanti hanno capito l’importanza di conoscere di più il proprio Comune e mettersi a servizio dello stesso per una crescita culturale e professionale. A seguire una serie di attività, che poi sono la naturale prosecuzione del percorso pensato nell’attivazione del corso di cui sopra, che si sono maggiormente concentrate in questo 2012 che sta per terminare. L’allestimento e l’inaugurazione del Museo delle Macchine di Leonardo che, come testimoniano le migliaia di visitatori, ha suscitato grande interesse da parte di turisti e residenti, sia a fini didattici per le scuole, che a fini culturali per gli altri visitatori. La preparazione, l’allestimento e le gestione del Mini Tour - Caposele Fede Ambiente e Cultura, con cui sono state messe a sistema tutte le risorse territoriali, ed in particolare il patrimonio storico, culturale, ambientale e religioso di Caposele, che ha avuto grande riscontro di pubblico, ma soprattutto ha dato grande visibilità di Caposele a gran parte dei pellegrini che non la conoscevano. Infine non posso non ricordare il presepe vivente, i falò, il ricco calendario degli eventi estivi, il nuovo sito internet Caposele.info dedicato alla promozione ed ai servizi turistici. Il tutto naturalmente senza dimenticare il fattivo contributo di tanti cittadini, soprattutto giovani, della Pro Loco e delle altre associazioni che hanno collaborato, o ne sono stati promotori, con l’augurio che continuino a farlo anche in futuro. A tal proposito un particolare ringraziamento e merito ai due presidenti della Pro Loco

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per Caposele e per la sua perseveranza a portare avanti azioni concrete con la massima disponibilità ed apertura alle collaborazioni, ci ha consentito di iniziare a dialogare concretamente su quali azioni fosse necessario mettere in campo per rilanciare anche il Comune di Caposele nell’ambito Irpino, e non solo. Il continuo riferimento reciproco, il dialogo e lo scambio di valide idee, hanno generato una maggiore consapevolezza delle potenzialità turistiche di Caposele, soprattutto da parte mia, considerata la presenza del Santuario di San Gerardo e dei numerosissimi pellegrini che ogni anno arrivano, e la conseguente necessità di consolidare il progetto di sviluppo turistico avviato dall’amministrazione. Un progetto che deve necessariamente fare riferimento ai tanti cambiamenti in atto (Sorgenti e Acquedotto Pugliese, Museo delle macchine di Leonardo, ecc.) e perseverare sulle attività avviate e da avviare per un concreto rilancio turistico, finalizzato soprattutto ad una migliore qualità della vita e una maggiore occupazione delle risorse umane locali. Guardando avanti tale contesto consentirebbe di riconoscere concretamente Caposele quale punto di riferimento dei territori limitrofi, e sui cui investire per un serio rilancio di tutta l’area. Grazie a questa seria e proficua collaborazione messa in campo tra Irpinia Turismo ed il Comune di Caposele ho cominciato a vivere maggiormente questa realtà, partecipando a tante iniziative che mi hanno permesso di conoscere meglio il territorio, l’ente, le associazioni, tante valide persone che si impegnano continuamente ed esclusivamente a titolo volontario, e purtroppo anche i tanti problemi che limitano questo auspicato sviluppo. Da non residente, pur rispettando le posizioni e le idee di ogni singola persona, ho notato, con gran dispiacere, una serie di prese di posizione che non fanno altro che portare danno alla comunità ed al territorio, perché fondamentalmente hanno dimostrato una scarsa partecipazione civica, senza alcun serio confronto continuo, costruttivo e rispettoso dei singoli ruoli; battaglie, soprattutto virtuali, a cui ho assistito che, a mio giudizio, non hanno fatto altro che danneggiare l’immagine della comunità. Tengo però soprattutto a fare un

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rima di arrivare al vero contenuto di questo mio breve articolo, a testimonianza della collaborazione nelle tante iniziative legate al turismo e alla vitalità di questi due ultimi anni nel Comune di Caposele, collaborando gratuitamente con l’amministrazione comunale e con diverse associazioni locali, è necessaria una piccola introduzione per presentare Irpinia Turismo. Irpinia Turismo è, in provincia di Avellino, la prima Agenzia di Promozione del Territorio privata che, con proprie attività e proprie risorse, si autofinanzia per portare avanti un progetto di valorizzazione e promozione del territorio Irpino, inteso come i 119 Comuni della Provincia. Con l’attività di Agenzia il nostro obiettivo è la valorizzazione dell’Irpinia, garantendo un’adeguata rete di servizi ed attività tali da facilitare la fruizione del territorio stesso. Il progetto si completa ed integra con www.IrpiniaTurismo.it, un portale turistico del territorio Irpino nato per essere a servizio dei turisti, dei residenti, degli enti e delle aziende locali, e soprattutto per promuovere e valorizzare il territorio. Il tutto con il coinvolgimento, la partecipazione e la collaborazione di singoli, associazioni, enti ed attività locali che possono contribuire alla valorizzazione delle risorse socio-culturali, ambientali ed enogastronomiche, prioritariamente sensibilizzando i residenti facendoli sentire turisti nella propria terra alla riscoperta di luoghi di cui spesso si ignora l’esistenza o si sottovaluta la bellezza. Da circa due anni è iniziata una preziosa collaborazione con il Comune di Caposele in termini turistici, ma soprattutto di promozione attraverso azioni che partono dallo stesso territorio comunale. Nei primi mesi del 2010 la mia Agenzia ha attivato una serie di incontri, in vari Comuni Irpini al fine di presentare l’agenzia stessa, soprattutto con l’obiettivo di iniziare a coinvolgere il territorio (cittadini, associazioni, enti ed istituzioni) per avviare un serio progetto di valorizzazione e promozione “dal basso”, senza aspettare progetti calati dall’alto che non tengono conto delle realtà locali. Da subito l’interesse e l’attenzione dell’assessore Salvatore Conforti, che ringrazio pubblicamente, per l’impegno

Il manifesto della campagna promozionale del Museo Leonardiano

Agostino Della Gatta alla chiusura del corso delle Guide Locali

Il logo-maglietta del "Mini Tour"

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Politica

Il caminetto

di Gelsomino Grasso

..e alla fine, nascono liste civiche, dove ognuno si riconosce

SEGRETARIO SEZIONE PD CAPOSELE

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di conseguenza l’aliquota sarebbe stata del 4,00 per mille, con la detrazione di 200,00, e non del 7,60 per mille. Infine bisognava riconoscere la prima casa ai nostri concittadini emigranti, che con il loro sacrificio e la loro lontananza hanno portato economia nel nostro paese; si sono sempre impegnati a raggiungerci nelle fasi delle campagne elettorali dando il loro contributo politico a chi era candidato. Oggi,invece, si vedono sfrattati di un loro diritto, dovendo pagare quella che è sempre stata la loro prima casa e che lo sarà sempre, essendo “caposelesi”. Essi così non hanno avuto lo stesso riconoscimento, pagheranno il 7,60 per mille sulle loro abitazioni quando avrebbero potuto contribuire con il 4,00 per mille e la detrazione di 200,00. Purtroppo abbiamo avuto anche una minoranza che non c’è, che non ha fatto proposte, non ha inciso nelle scelte, non ha manifestato un interesse verso la popolazione, verso coloro che hanno creduto in loro. Non c’è niente. L’analisi delle iniziative del Partito che ho sviluppato serviranno certamente a creare, già da subito, una

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territorio dell’Alta Valle del Sele; l’impegno della Sezione locale per sostenere, condividere e aderire come Amministrazione Comunale alla proposta elaborata dai Comuni limitrofi (Lioni, Teora, Calabrito e Conza della Campania) sull’UNIONE dei COMUNI. Su questo punto è prevalsa un’altra logica amministrativa, in quanto la giunta di Farina non ha voluto aderire a tale UNIONE per ragioni non comprensibili. Abbiamo perso la grande occasione di creare servizi omogenei e rafforzativi distribuiti su un territorio di circa 18.000 abitanti, dove sia il Governo Nazionale che il Governo Regionale, nonché la Comunità Europea, avrebbero dato sicuramente un esito positivo ai finanziamenti su eventuali progetti e programmi, come quelli legati al turismo, per creare lavoro e produttività. La maggiore ricaduta economica e occupazionale poteva toccare principalmente il nostro Comune, che ha già la predisposizione ad essere paese turistico viste le nostre attrattive religiose e naturalistiche! Non soltanto questo, la sezione del PD di Caposele ha dato il suo impegno in altre questioni importanti, anche avendo idee diverse da ciò che l’Amministrazione ha deliberato. Il punto esemplare riguarda la questione dell’IMU. Non c’era bisogno di portare la detrazione fino al massimo di 400,00 euro (eccessivo, bastava portare il tetto fino a 250,00 per agevolare altre famiglie in stato di disagio) ma magari c’era bisogno di un riconoscimento verso l’agricoltura, per il ruolo che ha nel nostro paese, abbassando la quota di tre punti sui depositi agricoli C/2 e C/6, e passare dall’attuale 7,60 per mille al 4,60 per mille; ancora si poteva riconoscere il diritto alle giovani coppie, aventi dai propri genitori un appartamento in comodato gratuito, di avere tale abitazione come prima casa, e

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ll’inizio del 2008, anno delle elezioni politiche ed amministrative, il Partito Democratico ed altre forze politiche della Sinistra erano in fase di assestamento per la loro neo costituzione, di conseguenza mancavano all’interno delle forze della sinistra sedi e rappresentanze, o meglio rappresentanze nate con nomine non del tutto legittimate. Si optò, allora, in occasione della composizione della lista amministrativa, per la logica del “CAMINETTO”, secondo la quale gruppi di amici si riuniscono e decidono le sorti del proprio Paese, sia nel centro-sinistra che nel centro- destra. Spesso, slegati a questa logica vi sono uomini che detestano o contestano la politica senza considerare che amministrare una comunità, da consigliere o da assessore, significa fare politica; in altre parole la demagogia in quegli esseri umani è preminente. In virtù di queste considerazioni, in questi cinque anni di politica amministrativa locale abbiamo assistito a tutte le transizioni possibili: chi si è dimesso, chi ha creato nuovi gruppi, chi ha cambiato “casacca”, creando confusione e difficoltà gestionale, impoverendo la macchina amministrativa. Noi come Partito Democratico, dopo aver consolidato la struttura dirigenziale locale, abbiamo iniziato il giusto percorso della elaborazione delle idee per un Paese più produttivo, più ambientalista, più occupazionale, dando il nostro supporto all’attuale Amministrazione. Ma non sempre ci siamo riusciti, proprio in virtù di come è nata la lista del Cuore. Abbiamo dato il massimo, partendo dall’Assemblea del 26 Novembre 2010 con la prima proposta sulla convenzione con l’AQP. Non tutto è stato condiviso dalla nostra proposta, ad esempio: la questione della partecipazione di un nostro concittadino nel Consiglio di Amministrazione dell’Ente AQP, che avrebbe certamente dato alla popolazione di Caposele il suo giusto contributo; la proposta di dare spazio ai giovani cittadini di Caposele in eventuali concorsi dell’AQP, attribuendogli un punteggio maggiore proprio perché residente a Caposele; le iniziative intraprese e riuscite sulla questione del 118, affinché detta struttura rimanesse a Caposele, essendo un paese con un ampio flusso turistico; il sostegno e la forte partecipazione alla questione dell’inceneritore istallato ad Oliveto Citra, avendo chiesto all’Amministrazione Comunale un Consiglio Comunale straordinario per sostenere la suddetta lotta e avere un posto nelle azioni politiche dell’intero

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riflessione approfondita sulla prossima campagna elettorale sia nazionale che amministrativa. In questo senso, sono sicuro che a livello nazionale ci sarà la convergenza dell’intera sinistra unita a sostegno del candidato a Presidente del Consiglio Pier Luigi Bersani, uscito vittorioso alle primarie del 2 Dicembre u.s. (con l’indiscusso sostegno del SEL, dell’API e del PSI), la quale mi auguro creerà un grande governo di centrosinistra che guardi al nostro mezzogiorno con oculatezza e interesse. Credo poi che anche a livello amministrativo, ci possa essere una grande forza di centro-sinistra che possa governare il nostro paese per i prossimi cinque anni su prospettive reali, produttive ed occupazionali. Per raggiungere questo obiettivo certamente c’è bisogno di una coalizione tra le forze politiche di centro-sinitra presenti nel nostro paese da discutere nelle sezioni e non seguendo la già citata logica del CAMINETTO. Auguri di Buon Natale e un felice anno nuovo alla redazione del giornale "la Sorgente" e alla cittadinanza tutta.

Mimino Grasso saduto accanto al compagno storico Cifrodelli


Attualità

LE DONNE DI CAPOSELE

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presto, quando è ancora buio, ma termina, anche, presto. All’imbrunire, alcune donne si attardano alle fontane pubbliche con grandi conche di rame. Nelle cucine spirali di fumo s’innalzano dai fuochi accesi, le pietanze sfrigolano nelle pentole, e le famiglie sono nuovamente riunite dal convivio. Nella sua casa, nonna Rosina è seduta davanti al camino, e scuote la padella forata sul treppiedi. Sorridendo versa le castagne in un vassoio e il profumo dolce ed acre di caldarroste si spande per la stanza. Fra trilli d’allegria e timore di osare, i nipotini, soffiando sulle mani, fanno a gara nel divorare i bollenti frutti. Le donne rimettono ordine in cucina, poi sorvegliano i letti ingobbiti dai preti . Ed il tepore di brace e cenere s’irradia nei giacigli, approntando i nidi caldi per la notte.

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finestra, con destrezza infila l’uncinetto nel suo lavoro, intrecciando il sottile filo di cotone nelle maglie della trama. Il serpente di filet si allunga, e il suo disegno prende forma sotto le sue veloci dita. Quando sarà terminato, quel prezioso pizzo guarnirà il corredo della nipotina e, quando essa sarà sposa, potrà essere sfoggiato anche al balcone, nel giorno della Santa Processione! Nelle case, dopo pranzo, le madri, stirando o rammendando biancheria, vigilano sui bambini chini su quaderni e libri. Lucia è una di loro, è la maestra del paese, ed i suoi figli sono davvero fortunati. Una gran parte delle donne non ha un’istruzione, ma nonostante ciò, la loro presenza costante è un gran conforto, e quando i loro piccoli saranno adulti, ricorderanno con infinita tenerezza quei momenti! Intanto un rotolare di ruote giunge dalla strada. Le massaie, che hanno portato olive ai frantoi e grano ai molini, tornano con carretti carichi d’olio e farina. L’orizzonte si è tinto di rosa, e sul sagrato della Chiesa Madre Maria sosta un attimo, poi, con un gran sospiro, riprende il cammino verso casa. In bilico sul cencio arrotolato sul suo capo, un’esagerata fascina di sterpi e rami secchi - ordinatamente legata in un ingannevole groviglio - resta immobile ad ogni passo. La legnaiola è fuori dalle prime luci dell’alba, ed è stanca e infreddolita, ma i suoi figli, l’indomani, avranno cibo per sfamarsi! La giornata dei paesi di montagna inizia

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carretti e furgoni colmi di frutta e verdura. Nel mercanteggiare delle parti, si alza una voce, si ode una risata, il richiamo di un bambino…e, nella gaia baraonda, le donne, reggendo fagotti incartati, ritornano a casa soddisfatte. Sul greto del fiume, nel frattempo, Lorenza agita i panni nelle limpide acque. Prona, le gambe immerse fino alle caviglie, la sottana arrotolata sul davanti e fissata alla cintura - sbiancando e sterilizzando con la cenere - immerge ed eleva a galla la biancheria; l’arrotola, sgrondando l’acqua, e la distende sull’erba, sotto il sole ormai alto. Infine, raggiunge le comari, e divide con loro frutta, pane duro e vino. Da lontano giunge smorzato lo scrosciare di una cascata, ed una leggera brezza smuove gli angoli delle lenzuola, s’insinua al disotto di esse, le gonfia al centro, poi si ritira appiattendole al suolo, con un moto lieve e discontinuo. Oggi le donne torneranno a casa presto! In paese, Gerardina è già da qualche tempo nella sua cucina. Il fuoco scoppietta nella “fornacella” rivestita di mattonelle bianche, e il ragù sobbolle nella pentola di rame affogata nei mattoni. Sul tavolo di servizio la spianatoia di legno offre all’aria le matasse di pasta, da asciugare. Sulla credenza “la ‘ngattinata” riposa in un piatto ovale; al suo fianco, fanno bella mostra di sé, la pizza di granuriniu , una forma di pecorino e, sotto una campana di vetro, una montagna di fragranti amaretti. Gerardina versa nell’acquaio una pentola d’acqua calda e soda, e si appresta a rigovernare le stoviglie. In soggiorno sua madre, seduta accanto alla

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l sole non è ancora all’orizzonte ed il paese, adagiato tra i due colli, dorme ancora. Ma, negli stretti vicoli lastricati in pietra, già si rincorrono le voci delle donne che preparano l’antico rito. Nella gialla e fioca luce dei lampioni, dritte nel busto e con le mani posate ai fianchi, si avviano verso il forno del paese. Il nero e caldo antro le inghiotte una ad una e, dalle ceste in equilibrio sulle loro teste, emergono le pagnotte farinose e soffici che spariscono nella bocca infiammata. Al ripetersi del miracolo del pane, le vestali della casa ritornano ancora, e con amore e allegra confusione, si dividono il sacro carico dorato. In fine, ciarlando soddisfatte, rientrano nelle abitazioni, mentre “panelle” e muffletti, avvolti in candidi e fumanti panni, spandono per la via il dolce e stimolante effluvio. Il cielo rischiara, ed il paese prende vita. Il silenzio è rotto da colpi sordi di zoccoli di muli sul selciato. Due donne, con il capo ricoperto da un fazzoletto scuro, camminano mute affiancando gli animali. Dalle some sbucano vanghe e zappe, legate tra sacchi e fardelli di panno dalle cocche annodate. La piccola carovana scende verso i campi fuori porta, e l’eco sordo dello scalpiccio si disperde decrescendo. Nelle abitazioni si spengono le luci, si spalancano le finestre, e la mattinata fluisce nel consueto svolgere dei mestieri di casa. Ad un tratto, un gran vociare anima la piazza e le donne accorrono all’invito del banditore. Dalla strada principale giungono

di Milena Soriano

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la sua diga e il suo paesaggio naturale e incontaminato. Ma anche con il vecchio borgo, il Parco Archeologico. La lontananza dai grandi centri per esso è paradossalmente un bene: mai si sarebbe potuta riprodurre una situazione simile, se si fosse trovata nel cemento di un’area urbanizzata, o nell’hinterland di una grande città. Per Conza, la speranza sarebbe proprio rilanciare e rilanciarsi attraverso queste caratteristiche storiche del proprio territorio, il suo vecchio borgo così suggestivo. Anche a Senerchia, qualche decina di chilometri più a sud, ce n’è uno, rimasto completamente intatto tanto da fare una suggestione rara. Eppure, a Senerchia, a Conza, ovunque, c’è silenzio, c’è immobilità, c’è pace. Fin troppa pace. Paradossalmente, da queste parti, dove il silenzio molto spesso la fa da padrone anche rispetto al rombo di un motore che percorrerebbe le curve delle strade interne oramai sostituite dalle cosiddette superstrade, i presupposti per ritenersi tutt’altro che abbandonati ci sono. Caposele è il “capoluogo turistico” di questa grande area, con il suo santuario di San Gerardo e le Sorgenti del Sele. Negli anni, storicamente, è risultata una meta turistica visitatissima, con migliaia di pellegrini che si riversano periodicamente in tutto il territorio. Le infrastrutture sono il punto cruciale e sono la grande condanna delle nostre aree interne, si sa. Ma Caposele fortunatamente gode (non a caso) di un collegamento

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e pale eoliche girano con regolarità travolte dal vento che spira violento, agita gli alberi e l’erba, alta dieci centimetri almeno da terra. Il fruscio delle grandi eliche si somma a quello forte delle folate del vento che sbattono contro le orecchie. Tutto il resto è silenzio, pace, natura. Sant’Andrea di Conza è al termine della pianura, ai confini con la Basilicata. La valle sottostante è un gran colpo d’occhio: Conza della Campania, la diga, Cairano sul suo cucuzzolo. Da queste parti si respira il profumo dei pascoli, della natura. I profumi veri, quelli più incontaminati. Poco più giù c’è Caposele, passando prima per Teora, se si prosegue dritto, oppure svoltando e scendendo giù verso Castelnuovo di Conza, Santomenna, Laviano, qui al quadrivio. Si corre lungo il confine tra Irpinia e salernitano. La Valle del Sele da una parte, l’Alta Irpinia dall’altra, con in lontananza anche Lioni, Sant’Angelo dei Lombardi. Siamo nelle aree interne della Campania. Lontane dalla costa, sì, ma soprattutto lontane dai grandi centri. Queste di solito sono le zone del territorio più “abbandonate”, quelle che per prime vengono dimenticate, quelle a cui vengono fatti i migliori torti politici, i migliori soprusi, i migliori furti, i migliori scippi. Qui c’è la pace, il profumo della natura, il silenzio. Ma c’è anche una solitudine innaturale. Conza della Campania dispone di un’attrattiva turistica interessante, con

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CAPOSELE, CAPITALE DELL’ALTA IRPINIA decisamente ottimale, che la collega brillantemente alle principali arterie. L’ipotesi di un consorzio turistico con a capo Caposele, che sia tra comuni, ma, ad esempio, anche tra Pro Loco, potrebbe non essere allora da buttare via. L’ideale potrebbe essere fare leva sulla vetrina che il flusso turistico caposelese potrebbe favorire, mettendo in mostra l’intero territorio attraverso di esso e poi lavorando affinché, una volta visitata la “vetrina”, i turisti tornino ancora. E’ sostanzialmente questo, a sentire il parere di sindaci e amministratori, il punto cruciale. Ovviamente Caposele dovrà godere di un tornaconto per questo, magari in fatto di servizi, di opportunità, di semplificazioni. Proprio i servizi, che sono un altro punto cruciale dell’abbandono, della solitudine delle nostre aree interne. Un consorzio turistico potrebbe allora diventare anche un’unione tra comuni in fatto di potenziamento di servizi e facilitazione della vita dei cittadini. Ultimamente i tagli statali stanno sventrando ulteriormente (a proposito di strupri della politica) le aree interne, che sono quelle più facili e più semplici da condannare; un’unione potrebbe aiutare a riattivare e ottimizzare quelle risorse che magari sono state sottratte, sono diventate impossibili da gestire o da portare avanti. Una rete di servizi efficaci mette a proprio agio i cittadini; un cittadino messo a proprio agio significa più pace sociale, significa semplificazione della vita. Nelle nostre aree

di Donato Gervasio interne, la poca pace sociale, le difficoltà quotidiane sono maggiori e più intense anche (forse soprattutto) per questo motivo. E poca pace sociale, ovviamente, significa scarsa vivibilità. Perché significa anche scarsa cultura dell’accoglienza. Dunque significa, evidentemente, prima o poi, emigrazione. In questo momento, per tutti i motivi fin qui elencati, un po’ tutte le aree interne non vedono, purtroppo, una grandissima speranza di sopravvivenza. Ad essi si sommano certamente le problematiche occupazionali, che comunque, sicuramente, derivano anche da questo. Le soluzioni però, sentendo i pareri di sindaci e amministratori, ci sono. C’è la volontà di unirsi, di rafforzare i piccoli potenziali che ognuno ha. Del resto sarebbe l’unica soluzione, la più facile, per poter riacquistare un potenziale forte. Allora si può ripartire da qui, dal santuario di San Gerardo, dalle Sorgenti del Sele. Da Caposele. Organizzare probabilmente un pacchetto turistico che collochi il fulcro qui e che veda girare l’intero territorio attorno ad esso. Così per la prima volta, come meriterebbe da decenni, come sarebbe giusto che sia, diventerebbe Caposele la capitale dell’Irpinia, o certamente, perlomeno, dell’Alta Irpinia.

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Attualità

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di Giuseppe Casale

Lungo il viaggio salutavamo le persone che incontravamo e queste con divertita curiosità osservavano il trenino e ricambiavano il saluto. Dall’assessore Salvatore Conforti, ho appreso che il trenino è di proprietà di una ditta pugliese e che era stato preso in fitto dal Comune di Caposele. Consentendo così, di portare i turisti da Materdomini a Caposele a far visitare le sorgenti del Sele per poi riportarli dì nuovo a Materdomini, ed alle persone di Caposele di andare a Materdomini gratuitamente, senza prendere la propria macchina, evitando quindi, di immettersi su corso sant'Alfonso senza intralciare il traffico. A Materdomini, nel parcheggio del santuario, era stato allestito un altro gazebo dove un gruppo di ragazzi fornivano informazioni sul "servizio navetta" ed erano collegati telefonicamente con i loro colleghi in servìzio a piazza Sanità, per avere uno scambio di informazioni in tempo reale sul flusso migratorio di persone da gestire con assoluta puntualità in modo che si avesse il giusto collegamento, facendo rispettare gli orari della partenza del trenino da Materdomini verso Caposele e viceversa, trasportando le persone, in tempi stabiliti, in modo da non creare un'attesa da parte dei passeggeri,

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Evviva il trenino ello scorso mese di ottobre a Caposele è stato istituito un servizio navetta:: un trenino di colore rosso, con tre carrelli e un vagone con un solo autista. Ogni carrello aveva una capienza di sei persone per un totale di 18 persone. Ho appreso questa notizia dalla pagina di facebok del comune di Caposele. Inizialmente tacevo fatica a credere, poi ho visto l'altro annuncio e mi sono convinto. Ne ho parlato con mamma e così che il pomeriggio di domenica 14 ottobre, una giornata da caldo estivo, siamo scesi in piazza sanità e abbiamo trovato una decina di ragazzi di Caposele che distribuivano ì volantini informativi sul viaggio con il trenino; si trattava di un servizio navetta per chi voleva visitare Materdomini e se volevo potevo, attendendo il mio turno, provarlo per poi salire su. E così abbiamo aspettato lì il nostro turno, io mamma ed altre persone. Dopo circa un quarto d'ora di attesa arriva il trenino carico di turisti che venivano da Materdomini, per visitare il museo di Leonardo, il museo delle acque, la chiesa della Madonna della Sanità e le sorgenti del Sele. Il trenino fa sosta vicino alla Chiesa della Sanità: fa scendere tutti i turisti e fa salire quelli che, come noi, erano in attesa. Una ragazza del servizio ci ha offerto un biglietto omaggio: eravamo le prime due persone che si accingevano a entrare nel trenino, poi si sono aggiunti anche altri..

amministratori. In altre parole, se il comune di Caposele stanzia dei fondi per alleviare le spese degli alunni della scuola pubblica – iniziativa encomiabile – allo stesso modo dovrebbe procedere per la scuola paritaria delle suore vocazioniste, cui si rivolgono decine di famiglie caposelesi. Questa operazione – trasparente e giusta – sarebbe pienamente rispettosa dei principi della carta costituzionale, nonchè conforme al principio di uguaglianza di tutti i cittadini. Al contrario, se il comune impiegasse le proprie risorse in una sola direzione, ci troveremmo di fronte ad atteggiamento discriminatorio. In conclusione, voglio appellarmi al buon senso degli amministratori del paese, che hanno il difficile compito e la responsabilità di realizzare il benessere della comunità, e mi auguro che venga presa una decisione che permetta anche alle suore di continuare a svolgere la loro missione a beneficio degli alunni della scuola “Amato Ceres” e di tutta la comunità.

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importante di una suora vocazionista è quella di essere “servo umile e fedele del prossimo”. Il compito principale che attualmente assolvono le suore di Caposele è la gestione della scuola dell’infanzia “Amato Ceres”, che prende il nome da colui che donò l’immobile al comune di Caposele, dove esse vivono. Per essere precisi l’edificio fu donato con uno scopo d’uso: nell’atto testamentario venne espressa la volontà che la struttura doveva essere utilizzata dal comune per dare ospitalità alle suore vocazioniste del paese e che non poteva essere destinata allo svolgimento di attività diverse fin quando fossero state presenti le suore. Al momento Suor Maddalena, la madre superiora della congregazione delle vocazioniste di Caposele, maestra con pieni titoli, ed altre due suore, tutti i giorni si dedicano all’istruzione di circa venti bambini. Il loro lavoro è apprezzato e riconosciuto principalmente dai genitori degli alunni che la frequentano, ma anche da gran parte della comunità caposelese, che riconosce l’utilità della missione che le vocazioniste portano avanti. Non tutti, però, sono a conoscenza del fatto che l’asilo delle suore da un paio di anni è diventata una scuola paritaria in linea con i principi sanciti dall’art. 33 della Costituzione ed in conformità alla legge del 10 marzo 2000, che detta le norme per la

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n questo momento storico in cui la vita sociale locale sembra essere offuscata da rancori politici e da rapporti ostili voglio raccontare e sottolineare il lavoro costante che svolgono alcune donne. Sono cittadine caposelesi per adozione, conosciute da tutti, che in maniera riservata e sommessa sono state sempre parte attiva ed integrante della storia di Caposele. Mi riferisco alle Suore Vocazioniste che vivono ed operano nella nostra comunità. Sono donne semplici e riservate che in età giovanissima hanno deciso di sposarsi con Dio e che quotidianamente vivono la fede professando i voti di castità, povertà ed obbedienza. Nella nostra comunità da anni si prendono cura di moltissimi bambini sin dalla scuola dell’infanzia, nonché dei fanciulli delle scuole elementari e delle scuole medie che vogliono ricevere i sacramenti della prima comunione e della cresima. Ancora oggi – grazie alla loro presenza – si conservano molte consuetudini ed eventi importanti per la nostra parrocchia. Sono una presenza costante ed indispensabile per le funzioni religiose locali, sono la mano operosa che materialmente si occupa della nostra chiesa. Sanno essere di conforto e di aiuto per coloro che vivono momenti difficili e si prodigano per alleviare le sofferenze di molti ammalati. Volendo richiamare le parole di Don Giustino - fondatore dell’ordine religioso cui appartengono - la missione più

parità scolastica e le disposizioni sul diritto allo studio e all’istruzione. Il precetto costituzionale dovrebbe guidare tutti i cittadini di Caposele, soprattutto chi rappresenta le istituzioni, affinchè si dia un giusto riconoscimento, legale e sociale, alla Scuola dell’Infanzia “Amato Ceres”. Il primo comma dell’articolo 33 della Costituzione stabilisce che l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. Tale principio mi porta a fare una prima considerazione: indubbiamente la scelta dei genitori di iscrivere il proprio figlio presso una struttura scolastica piuttosto che in un’altra è libera ed incondizionata. Certamente la decisione è determinata da valutazioni personali, quale ad esempio il desiderio di impartire ai propri figli un’educazione cattolica, o da altri fattori, ma resta pur sempre una scelta legalmente riconosciuta dal nostro ordinamento giuridico. La stessa Costituzione prevede che si debba assicurare agli alunni delle scuole paritarie un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni delle scuole statali. Questo principio, a mio avviso, dovrebbe ispirare l’azione dei nostri

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Le suore Vocazioniste

di Tania Russomanno

caricando 25 persone alla volta con una pausa di 15/ 20 minuti. Io e mamma abbiamo fatto unaescursione sulle strade di Materdomini, poi abbiamo assistito alla processione di San Gerardo ed infine abbiamo visitato la fiera, per poi, infine, ritornare al capolinea. Siamo rimasti lì ad aspettare il nostro turno e, nel frattempo, ho scambiato quattro chiacchiere con i ragazzi che prestavano il "servizio navetta" presso Materdomini. Intorno a loro c'era un gruppo folto: cittadini di Caposele che aspettavano il trenino per scendere a Caposele e rientrare nelle loro case, dopo un pomeriggio trascorso a Materdomini. Dopo un po' di minuti arriva il trenino, abbiamo aspettato che scendessero le persone che tornavano da Caposele, siamo saliti e siamo rientrati a Caposele. Nel percorso di ritorno, abbiamo scambiato quattro parole con i passeggeri, fino alla sosta in piazza Sanità, quindi, abbiamo salutato i ragazzi e siamo tornati a casa. Il terzo ed ultimo viaggio con il trenino lo abbiamo fatto domenica, per salutare per l'ultima volta il trenino e i ragazzi che hanno prestato il servizio, e ci siamo dati l'appuntamento alla prossima primavera ; quando ci sarà di nuovo il servizio navetta, cosi come ha detto l'assessore Salvatore

Conforti. Voglio ringraziare l’amministrazione comunale e il sindaco per aver messo a disposizione il trenino: e un altro ringraziamento va ai ragazzi e ragazze che si sono resi disponibili a far funzionare il servizio, trascorrendo tutta la giornata ai tavoli per dare informazioni e ordine ai turisti e a noi cittadini di Caposele interessati a questa importante iniziativa.


Attualità

LA DEMOCRAZIA IN UN CLIMA PRE ELETTORALE

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pazzo a pensare che queste cose possano succedere, specie quando ci sono degli interessi in gioco cosi grandi, ma questa non è utopia perché è normale e giusto che ci siano anche degli scontri, purché non si oltrepassino i limiti di decenza e buon senso. In fondo se non pensassimo realmente di poter cambiare le cose, non possiamo pensare che ciò succeda solo per il ringiovanimento della classe politica o dei candidati. Se si pensa che i Renzi possano essere delle valide alternative solo perché più giovani, ci si sbaglia di grosso, perché è il modo di fare che va cambiato. Caposele da qualche mese ha una potenzialità in più da sfruttare ed è il contratto con AQP che ha portato nelle casse comunali un introito da poter distribuire sull’intera popolazione in termini di maggiori servizi o minori costi. E’ su questo che mi aspetto verterà il prossimo confronto elettorale, per cercare miglioramenti a favore della collettività, cominciando dai servizi di base e dalle classi più povere. Però la partenza per questo confronto non deve essere “io non ho una casa, non ho figli, che beneficio ne traggo dalle detrazioni per l’IMU o dall’azzeramento del costo del trasporto scolastico o della mensa?”… ragionare così’ vuol dire non accettare la democrazia e non comprendere che il Comune eroga servizi; un maggior introito per l’ente può significare per il cittadino solo avere un servizio in più a parità di costi o avere costi in meno per servizi che già si ricevevano, non vuol dire avere dei soldi disponibili per esser regalati fisicamente ai cittadini. Ancora una volta uso queste pagine per invitare tutti gli attori, più o meno coinvolti, ad un confronto sano e costruttivo, fondato su questioni reali e importanti. In fondo siamo concittadini di uno stesso comune, piccolo, dell’alta irpinia, visto da tutti come un’isola felice, grazie alla grande ricchezza economica che ci garantisce il santuario di Materdomini e da qualche mese anche la nuova convenzione con AQP. Buon Natale.

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pepata la discussione, specie per chi la vive dall’esterno come me. Ma le conseguenze di questo modo di fare? Ci pensa qualcuno? Ci si chiede dove si arriverà? Ci si chiede se questo è il punto di partenza, a quali toni si arriverà in primavera? E dopo? Voglio ricordare a tutti che già troppo spesso in passato ci siamo fatti dei pesanti autogoal per non aver avuto l’intelligenza di moderare i toni, non possiamo pensare di rifarlo. Abbiamo tanti argomenti da dover affrontare e problemi da dover risolvere a Caposele. Basiamo su queste discussioni il prossimo dibattito elettorale, sia tra i candidati che tra i sostenitori, sia in piazza o nei bar che sul web, non affossiamoci su banali questioni di paese che non portano beneficio a nessuno, ma servono solo a innescare dei boomerang di rancore reciproco. Sostituiamo la diatriba tra Materdomini e Caposele o tra Radioattiva e Radiolontra, con i problemi di viabilità, con le conseguenze di un PUC approvato (grande successo dal mio punto di vista anche se troppo ritardato nella sua realizzazione), con la rete idrica da rivedere, con un modo corretto di gestire i fondi che finalmente riceviamo dell’acquedotto pugliese, con una maggior produttività degli organi del servizio pubblico locale, con una maggior condivisione e compartecipazione da parte dei giovani delle scelte che si fanno. Facciamo comizi che non ricordino la Sveglia e la Stretta di Mano, facciamo esternazioni che non riprendano modi di fare durati decenni, allontaniamoci da chi continua a vivere facendo continue denunce e ricorsi senza aver mai fatto nulla di buono per il paese, scegliamo di guardare prima alle cose veramente importanti e solo marginalmente alle piccole beghe di paese. Pensiamo seriamente a valorizzare il turismo di Materdomini e Caposele, senza farlo solo a chiacchiere o solo criticando chi cerca di farlo (ndr…che bello vedere turisti in giro in piazza Sanità). Ecco, se a tutto questo ci aggiungiamo poi il pepe e il colore che noi meridionali sappiamo ben tirar fuori, potremmo anche vivere una simpatica campagna elettorale. Probabilmente qualcuno mi darà del

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propri ideali. A Caposele sempre più spesso sento i sostenitori della minoranza accanirsi a denigrare il Sindaco e i suoi consiglieri, non accettandoli mai come propri rappresentanti nel governo del proprio paese, semplicemente perché non si condividono le scelte che si fanno. E’ normale che chi sostiene la minoranza si senta rappresentato da questa e non dalla maggioranza, ma il Sindaco è di tutti, l’amministrazione è di tutti e non solo di chi l’ha votata. Non si può pensare che questo sindaco o questo assessore sono miei solo quando bisogna chiedere un favore personale o un occhio di riguardo o quando si pretendano delle cose particolari. Un sindaco è sindaco sempre, anche quando fa scelte che non condivido. Con questo voglio precisare che la mia non è una difesa all’attuale sindaco, ma una valorizzazione della figura del sindaco in generale, a prescindere dal cognome che porta. Accadeva anche in passato tutto ciò (ricordo simili questioni durante il mandato Corona, Melillo e Merola), ma la cosa sta prendendo una piega sempre peggiore a danno della Democrazia stessa, oltre che del quieto vivere della collettività. Signori, per favore, va benissimo se continuiamo a essere liberi di criticare tutto e tutti, ma non facciamolo a priori e per partito preso; impegnamoci invece ad accettare e rispettare le scelte democratiche dei nostri compaesani o connazionali durante il voto, rispettando maggiormente un Sindaco o un Premier anche se fanno scelte non condivise, perché rimangono comunque democraticamente eletti a rappresentarci e a decidere. A Caposele, ormai si respira aria elettorale già da diversi mesi, e questo per molti aspetti mi piace, stuzzica le menti, risveglia ardori nascosti in molte persone, ripropone amicizie che nascono ad hoc, rigenera gli spiriti, riaccende le discussioni e favorisce il dialogo. Ovviamente il clima pre elettorale porta anche ad un susseguirsi di accuse forti e di critiche pesanti verso uomini, scelte, compagini amministrative e singoli accadimenti. Da quest’anno il confronto sarà sponsorizzato a pieno titolo anche attraverso il web, vista l’ormai diffusione generale di social network e smartphone. E’ già da mesi che vedo contrapposizioni con slogan di piazza, come quelli del febbraio 2012 contro la convenzione, o quelli del luglio 2012 pro convenzione; è da mesi ormai che sul web spopolano ragazzi che si eleggono paladini della verità e della cosa giusta, giovani a cui non va bene nulla e che cercano polemiche su ogni questione, oppure adulti che sminuiscono l’intelligenza di tanti giovani che esprimono delle idee e dei dissensi con il loro vigore (naturale anche direi, vista l’età). Bene, tutto questo fa colore e rende anche più

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o spunto per questa riflessione è nato quasi per caso, da una domenica pomeriggio trascorsa a leggere le varie polemiche che impazzavano sul web e sui social network, mentre ascoltavo il rumore di un violento temporale su Milano. Leggevo di tutto, ma quello che mi è rimasto maggiormente impresso sono stati i toni da clima pre elettorale, che ho collegato immediatamente a quelli usati per altri precedenti episodi. Mi hanno sempre appassionato le svariate prese di posizione su singoli episodi o su diffusi modi di fare e pensare, ho sempre cercato di seguire per quanto possibile tali accadimenti e tutto ciò che li circonda, talvolta anche esprimendo qualche considerazione. L’ho fatto quando si discuteva sulla proloco, sulla piscina, sulla convenzione, sui marciapiedi rotti, e ho cercato sempre di usare toni pacati. Da queste pagine ho sempre proclamato un forte bisogno di confrontarsi con toni diversi e di accettare maggiormente le scelte di chi è chiamato a decidere per noi. Ma oggi siamo qui, a pochi mesi dalla prossima tornata elettorale e voglio rinnovare il mio pensiero cercando di diffonderlo con la consueta schiettezza. E’ di pochi giorni fa il confronto in TV tra Renzi e Bersani, due esponenti dello stesso partito, con idee diverse, che si contendevano la leadership senza far mancare colpi bassi e accuse forti, dimenticando però di appartenere ad una stessa compagine che dovrà sfidarne un’altra e di conseguenza indebolendo la compagine stessa (in questo caso il PD), salvo poi i classici colpi ad effetto buonisti che ci saranno a conclusione di tutto ciò. Mentre in Italia abbiamo Renzi che dice che in caso di perdita alle primarie non sosterrà Bersani perché non lo accetta come leader, solo poche settimane fa abbiamo guardato all’approccio molto più patriottico e democratico degli americani durante le primarie prima e le elezioni poi. Beh, inutile rimarcare le profonde differenze che ci sono con la cultura civica italiana e con la concezione della democrazia nel bel paese, nonostante sia ben sancita dalla Costituzione. Io non ho mai visto di buon occhio Berlusconi e il suo entourage, ma ho accettato l’esito democratico del voto e le conseguenze che esso ha portato al paese e quindi a me. Tuttavia, in Italia ci sono moltissime persone incapaci di usare questo approccio, che non vuol certo dire “farsi andar bene tutto”, ma che semplicemente riconosce e rispetta il vero significato del termine DEMOCRAZIA con tutti i pro e contro che ne derivano. In tutto ciò la classe politica nostrana (la cd Casta) non ci aiuta, a causa dell’incapacità di governare l’Italia. Cosa vedo a Caposele invece? Certamente mi sembra si rispecchi in pieno l’approccio tipico all’italiana e spesso non si sanno accettare posizioni di chi è stato eletto a decidere, solo perché non sposano il proprio credo; quello a cui mi riferisco è il non accettare un Sindaco o un Presidente democraticamente eletti, perché semplicemente non appartenenti alla propria idea politica o non portatori dei

di Giuseppe Malanga

Il Santuario di San Gerardo - interno vecchia Basilica Anno XL - Dicembre 2012 N. 85

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Attualità

IL SENSO DELLE PRIMARIE di Antonio Ruglio

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andare poi al confronto e al dialogo con le altre sezioni presenti sul territorio in modo da arrivare a una piattaforma politica comune da arricchire di contenuti sempre nuovi e attuali. Potrebbe essere questa la linea del Piave oltre la quale non si va, potrebbe essere questo il punto di partenza per determinare l’impegno di un territorio, potrebbe essere questo l’inizio di un discorso alla pari. Se le battaglie verranno combattute in nome di questi principi l’impegno da parte dei cittadini e degli iscritti non mancherà altrimenti come la fiducia viene concessa con il lavoro di tutti i giorni cosi potrà essere ritirata senza mezzi termini o accordi al ribasso. Questo secondo me è il senso vero delle primarie, far capire a chi le vincerà e al partito tutto che il gioco è finito e che le cose bisogna cominciare a farle sul serio per

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tempestivamente alla banca dati. Ma non è sufficiente sapere le cose con tempestività, è necessario assistere le aziende e chiunque voglia aprirne una affiancandola nel momento sempre molto delicato dell’espletamento delle pratiche burocratiche e amministrative la cui corretta presentazione è considerata spesso requisito fondamentale per il buon esito della pratica. Provate a immaginare che cosa si potrebbe ottenere con i finanziamenti europei se solo venisse incentivata la progettualità e l’inventiva degli italiani attraverso iniziative mirate di supporto operativo. Personalmente credo che questo tipo di attività possa essere svolto dalle singole sezioni di partito che utilizzando al meglio il personale qualificato sparso qua e là nelle varie appendici provinciali e regionali potrebbero mettere a disposizione le proprie strutture per un servizio permanente di aiuto e di sostegno riconquistando una volta per tutte il loro ruolo originario e il contatto diretto con la gente. In uno scenario di questo tipo il Partito Democratico di Caposele potrebbe giocare un ruolo di primo piano grazie al fatto di essere l’unico vero partito presente sul territorio con la necessaria esperienza per provare a dettare le regole del gioco indicando una strada credibile per il futuro. Chiederò agli organismi dirigenti della sezione di sottoscrivere i tre punti sopra indicati e di adottare un documento ufficiale che possa rappresentare un punto di partenza per il futuro. Con questa deliberazione ritengo si debba

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ricevuti nell’ultima consultazione elettorale nazionale. 2) Diminuzione del carico fiscale su pensioni e stipendi in modo da consentire una maggiore disponibilità in busta paga da poter spendere e utilizzare anche in nome del rilancio dell’economia. Se è vero com’è vero che il problema maggiore per la nostra tenuta è attualmente quello della domanda interna scesa ormai a livelli minimi non credo ci sia altra possibilità che mettere in condizione i cittadini di poter spendere. 3) Mettere al centro dell’agenda politica e dell’azione di governo il lavoro intendendo il termine nella sua accezione più ampia vale a dire, rivitalizzare tutto ciò che direttamente o indirettamente può produrre reddito e occupazione. Bisogna a tutti i costi trovare le risorse da mettere subito a disposizione dell’istruzione, della formazione, della cultura e della ricerca creando figur professionali specifiche a seconda della vocazione dei singoli territori. Bisogna facilitare l’accesso al credito delle aziende soprattutto quelle giovanili; bisogna puntare deciso sull’informazione e l’assistenza. Intendo dire che spesso piccoli e piccolissimi imprenditori non conoscono il tipo di finanziamento disponibile per le proprie attività, non sanno di bandi e opportunità che possono garantire prestiti agevolati o comunque ossigeno per le proprie casse, non lo sanno perché non hanno gli strumenti necessari per accedere

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La commissione elettorale delle primarie locali: Donato Curcio, Sabatino Cipollini e Giuseppe Rosania

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entre scrivo questo articolo non si è ancora compiuto il rito democratico delle Primarie del Centrosinistra e in quanto iscritto al PD e membro della sezione di Caposele mi sento in dovere di spendere qualche parola a sostegno di questa esperienza. Lo faccio prima di tutto perché continuo a pensare che una società senza partiti non possa esistere, altro è la struttura e l’organizzazione interna ma l’idea in sé non può essere messa in discussione. Allo stesso modo considero che ogni occasione in cui il cittadino o l’iscritto venga chiamato ad esprimere un voto sia benvenuta e faccia bene al senso democratico di una Comunità. Del resto, è li, nelle sezioni, che dovrebbe avvenire la selezione della classe dirigente ed è a questo che dobbiamo tornare il più rapidamente possibile. Non credo in assoluto all’idea che ci possa essere qualcuno che decida di fare politica impegnando buona parte del proprio tempo per puro spirito di servizio anzi, ritengo sia connaturato alla natura umana voler trarre da tutto un qualche vantaggio personale sia esso in termini di prestigio, di visibilità, considerazione, finanche un vantaggio piu strettamente materiale purchè tutto venga fatto nei limiti della decenza cercando di far coincidere il piu possibile il proprio tornaconto con quello degli altri. Alla decenza dobbiamo però ancoratornarci e credo che le primarie se correttamente intese possano rappresentare un primo deciso passo in avanti. Per me, hanno veramente senso se servono a impegnare chiunque le vinca a tre punti programmatici fondamentali attraverso i quali le singole sezioni possano dare forma e sostanza al proprio impegno politico. 1) Riforma della cosiddetta legge sui rimborsi elettorali. Se questo non può avvenire sul piano nazionale che almeno i singoli partiti ( il nostro in primo luogo ) si diano una sorta di regolamento interno in base al quale buona parte delle risorse derivanti dal sistema dei rimborsi elettorali venga suddivisa tra le varie sezioni proporzionalmente ai voti

il bene comune.

I RISULTATI DELLE PRIMARIE DEL CENTRO SINISTRA A CAPOSELE 25 novembre 2012 ISCRITTI 202 - Bersani n. 89 - 44% - Vendola n. 75 - 37% - Renzi n.35 - 17% - Tabacci n.2 - Puppato n. 0 Al ballottaggio del 2 dicembre ISCRITTI n. 189 - Bersani n. 141 - Renzi n. 47

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Via santuario prende forma.

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pochi sforzi, il momento in cui puntare, con forza, sul turismo e sulla riqualificazione urbana. Un piano fondamentale di sviluppo e d’investimento su un’area come San Gerardo che ha necessità di avere l’attenzione non solo del Comune di Caposele, ma dell’intera Regione, atteso che, San Gerardo, è uno tra i pochi poli di attrazione intorno al quale, nel tempo, si può attestare uno sviluppo sistematico e propulsivo di un turismo che può coinvolgere tutta l’area in cui Caposele svolge un ruolo di cerniera. Siamo anche molto attenti, in quest’ottica al nuovo sviluppo della “legge regionale di riordino del turismo” in approvazione alla Regione Campania, per la cui preparazione, Caposele ha svolto un ruolo di protagonista, con la speranza che la nuova norma possa restituire delle indicazioni strategiche per il nostro Paese e raccogliere, le possibilità anche economiche che la stessa offre a territori come il nostro. Nel frattempo, è necessario andare avanti

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n quest’ultimo periodo, tra le tante importanti iniziative dell’Amministrazione Comunale che si succedono , c’è ne una di grande importanza. Da qualche giorno è stato appaltato, con grande soddisfazione, il rifacimento di Via Santuario nella frazione San Gerardo. Il progetto della condotta idrica e fognaria e della pavimentazione dell’asse più importante della frazione turistica, sarà accompagnato da un altro intervento al contorno che riguarda il primo dei PUA del territorio. Infatti, dopo i lavori della nuova pavimentazione e dopo le approvazioni di rito, si potrà partire con la sistemazione delle facciate e delle “bancarelle” le quali versano, da anni, in una condizione pietosa che non fa bene all’immagine del Paese e del turismo. Erano anni che si attendeva una manovra di questo tipo che tocca un’area d’importanza vitale per tutta la Provincia. L’Amministrazione Comunale ha saputo cogliere, mantenendo fede alla strategia programmatica e con non

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con la nostra grande forza di volontà e con le poche risorse di cui il Comune dispone. Ma con la consapevolezza che una buona programmazione, la passione e la capacità di persone che si dedicano al proprio Paese, può

restituire grandi soddisfazioni in termini di risultati e di consensi. Un augurio a tutti i Caposelesi vicini e lontani. La Giunta Comunale


Politica

LETTERA A BABBO NATALE di Giuseppe Palmieri

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diletto, utilizzi spesso via Aldo Moro e abbia occhi per osservare. Sarà costretto, gioco forza, a rendersi conto che il rifacimento dell’arteria viaria più importante del paese non è più procrastinabile. Ovviamente, già che ci sei, digli che per i fondi bisogna darsi da fare e percorrere le strade che portano ai luoghi a tanto deputati. Troppo facile sostenere i costi per la realizzazione dell’opera attingendo alle risorse dell’Ente. Fa che (il nuovo sindaco) abbia la capacità di comprendere, affrontare e risolvere i problemi della comunità; fa che sia capace di fare il sindaco e non abbia bisogno di badanti (che prima lo indicano, poi lo fanno votare, gli scrivono i comizi ed anche gli interventi per le cerimonie con fascia, poi decidono e amministrano al suo posto). Fa che sia persona che distribuisca qualche sorriso e pacca sulle spalle in meno, e dia qualche risposta in più alla gente. Fa che ami il calcio e magari lo pratichi. Non necessariamente facendo due partite a settimana. Ne basta anche una sola. Forse così, vivendo sulla propria pelle le insidie di un campo (mi riferisco al Liloia) da troppo tempo abbandonato a se stesso, potrà impegnarsi a sistemarlo. Fa che se in campagna elettorale promette di risolvere il problema delle bancarelle di via Santuario in sei mesi; i parcheggi in un anno; di essere il sindaco di tutti e non dei soliti amici, mantenga tutte le promesse. Da ultimo, ma non per importanza, fa che sia attento alle problematiche di Materdomini, da troppo tempo abbandonato a se stesso. Insomma, un Monti al posto di Berlusconi. Te lo chiedo soprattutto nell’interesse delle nuove generazioni. Ti ringrazio e con l’occasione Ti auguro buon lavoro.

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C R A L'antica pietra in piazza F. Tedesco

(come si apprestano a fare, con la fanfara dei soliti noti) come specchietto per le allodole, distribuendole in prebende di varia natura, perché non si utilizzano per sistemare, una volta per tutte, i conti del Comune? Il nostro bilancio, infatti, è solo formalmente in pareggio (e questo, da tempo, per la verità). E lo è perché si portano come attività i crediti che l’ente vanta nei confronti dei conduttori dei prefabbricati. Crediti che, al contrario di quel che si sostiene in bilancio, non sono né certi, né liquidi, e soprattutto non sono esigibili (pare che il Comune abbia perso tutte le cause intentate dai conduttori ed è stato condannato, il Comune, cioè noi tutti, al pagamento delle spese e competenze anche del difensore di controparte, oltre a quelle dei propri!). Invece, questa era l’occasione giusta per mettere finalmente in regola il bilancio comunale. Una decisione di buon senso e di banale logica; forse per questo non possibile a menti tanto illuminate. Operazione che se fatta quest’anno, sarebbe assolutamente indolore per i cittadini. Perché per gli anni a venire, contrariamente a quest’anno, il prezzo dell’acqua sarà sempre più alto, fino a diventare quello di mercato, a partire dal quinto anno. E temo che a partire dal quinto anno i soldi che i pugliesi ci daranno non basteranno a pagare l’acqua che consumiamo e le spese di manutenzione della rete idrica. Già che ci sono, mi scuserai se ti faccio qualche altra richiesta. Come sai, fra non molto, i caposelesi saranno chiamati ad eleggere un nuovo sindaco ed un nuovo consiglio comunale. Non ti chiedo di coartare la libera determinazione del corpo elettorale e far propendere la scelta per l’uno, piuttosto che per l’altro. Ognuno deve poter votare secondo scienza e coscienza. Ti chiedo, invece, di far cadere la scelta su un cittadino (di qualsivoglia estrazione politica e/o cordata) che, per lavoro o per

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alle scelte che ti chiedo di far adottare. Come sai, calpestando la memoria e le battaglie dei nostri avi, da poco abbiamo svenduto la nostra acqua (per vero, come sai, bisognerebbe dire più correttamente “hanno” svenduto la nostra acqua, ma la sostanza, purtroppo, non cambia). E per la prima volta nella storia millenaria del nostro Paese, pagheremo l’acqua ai pugliesi. Quella stessa acqua che noi gli abbiamo svenduto (sei anche a conoscenza dei sofismi degli incauti alienanti: l’acqua non la pagheranno i cittadini, ma il Comune … di Caposele, ovviamente, non della Papuasia). E già questo è un non senso: ricomprare un bene da chi lo ha da noi acquistato. Le illuminate menti di questi scienziati delle trattative commerciali (sembra che Marchionne li abbia addirittura consultati per l’acquisto della Opel) non hanno badato tanto alla portata del controvalore da chiedere, quanto ai tempi e modalità di pagamento della prima annualità. Ed infatti, mentre per le annualità successive alla prima, i pugliesi si sono impegnati a pagare la rata l’anno successivo a quello di riferimento (rectius: entro i primi sei mesi dell’anno successivo a quello di riferimento), per il primo anno hanno preteso che la rata (sia pure al 50%) venisse corrisposta anticipatamente. Mi chiederai il perché di modalità e tempi di pagamento diversi della prima annualità rispetto alle successive. Come sai, quello che si sta chiudendo è l’anno che precede le prossime consultazioni amministrative. Intuibile, quindi (anche per menti non così raffinate come quelle degli scienziati di cui sopra) l’uso che si vuol fare di queste somme e perché si sia preteso che il primo anno, diversamente dagli altri, l’importo pattuito dovesse essere corrisposto immediatamente. Finalità elettoralistiche. Eppure, il nostro Paese (come altri, d’altronde) ha un problema serio di pareggio di bilancio. Ed allora, anziché pensare di utilizzare queste somme

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aro Babbo Natale, so che fra un po’ sarai oberato di lavoro, e per questo anticipo i tempi e ti scrivo agli inizi di novembre; la mia, però, è un’urgenza. E’ la prima volta che ti scrivo (ma tu questo lo sai). Eppure, ho superato i cinquanta. I miei genitori, sin da piccolo, mi hanno insegnato a confrontarmi con la cruda realtà e non con le illusioni. E di questo sono loro immensamente grato. Infatti, quel poco (o tanto) di fortuna che il destino mi ha voluto regalare, penso sia tutto merito loro e dei loro insegnamenti. Lo so che trovi un poco contraddittorio questo mio periodare. Da un lato, mi accingo a scrivere ad un’entità immateriale, se non di pura fantasia. Dall’altro, nobilito ed esalto il confronto con la dura realtà. Realista e sognatore, insomma. Ma ti ho detto che la mia è un’urgenza. Sei l’ultima spiaggia; l’ultima speranza. Non spaventarti, niente di personale. Non ho bisogni particolari, personalmente. Certo, se vorrai continuare a regalarmi buona salute (anche alla mia famiglia ed alle persone a me più care), te ne sarei comunque grato. Quello che voglio chiederti, invece, riguarda ed interessa il mio Paese, Caposele, già sufficientemente attenzionato da Coloro che possono, per la verità. Un favore per la comunità intera, insomma. Dovresti intercedere, intervenire su alcuni cittadini che in questo momento hanno grosse responsabilità istituzionali per far loro adottare scelte e provvedimenti di buon senso, oltre che di banale logica. Il momento, come sai, è propizio. Il clima natalizio rende tutti più buoni e disponibili. Non credere che non si sia già tentato di intervenire (con le umane risorse, ovviamente). Ma non c’è stato niente da fare. Qualcuno, dopo anni di inutili tentativi è stato costretto ad arrendersi. Ed allora, non ci resti che tu. Questa la richiesta (la più urgente), anche se temo possa arrivare in ritardo rispetto

A PROPROSITO DEL MOCCIO

UN'ANTICA SCULTURA CHE APPARTENEVA ALLA PIAZZA … è ben strano che debba essere la sensibilità di un singolo cittadino a smuovere le questioni, quando ci sono responsabilità retribuite di funzionari pubblici (non gli amministratori politici) che quando camminano guardano solo le punte delle loro scarpe. Poi, mi preme chiarire che io l'intervento lo faccio sempre a titolo personale, mettendoci la faccia. Non ho nessun collettivo redazionale a cui richiamarmi. Non faccio quiz e non mi interessa farli, semmai rispondo alle domande poste dai quiz. Il "moccio" di cui si parla lo vedo tutti

i giorni trascorsi a Caposele ed è collocato in uno scarno giardinetto di Via Palladino. Non conosco la genesi e la legittimità di questa ricollocazione. Ma se è in contrasto con norme chi ha il potere di farle rispettare non deve stare fermo, deve solo agire e avrà il mio pubblico plauso. Nicola Conforti sa quanto io ami le pietre che segnano la memoria più degli uomini che in quanto tali sono destinati alla polvere...e le polemiche fatte negli anni della ricostruzione per quelli che non hanno avuto cura di salvaguardarle come si sarebbe dovuto. Grazie a voi per l'attenzione e soprattutto al Comune di Caposele se saprà, se

vorrà, farsi carico di mettere ordine al decoro urbano, se vogliamo diventare "turisticamente appetibili.

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Gerardo Ceres

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Politica

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maggioranze in grado di poter esprimere governi che abbiano una pur minima stabilità, poiché l’azione parlamentare di deputati e senatori si ridurrebbe, a seconda delle convenienze o delle circostanze, a passaggi continui da uno schieramento all’altro. Il trasformismo dominerebbe senza controllo in entrambi i rami del Parlamento. Insomma, accadrebbe il contrario di quello che la gente chiede con insistenza. È sbagliato, allora, sostenere che si potrebbe, con giovamento per il Paese, fare a meno dei partiti. C’è bisogno, però, di un nuovo modello di partito che sia meno rigido e più vicino alla gente. Si potrebbe, in tal senso, pensare a strutture elastiche e flessibili che, quantomeno sui problemi di grande importanza, consultino gli elettori per costatarne gli orientamenti e verificarne le aspettative. Fare tanto non è difficile. Qualcosa del genere è stata già sperimentata, nell’ambito del centro–sinistra, con il ricorso alle elezioni primarie per la scelta del candidato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dei candidati alla presidenza delle giunte regionali e degli aspiranti sindaci del Partito Democratico. È auspicabile che ciò si diffonda, perché in tal modo si favorirebbe la partecipazione degli elettori ai processi decisionali sulle tematiche più varie, oggi di esclusiva competenza di quella che per molti è la “casta” degli eletti, i quali, oltretutto, difettano, almeno per grossi numeri, di una cultura di ampio respiro, capace di renderli autorevoli punti di riferimento per la popolazione. Di fronte ad una siffatta realtà, diventa, allora, necessario e indifferibile pretendere che chi si candida, oltre a saper operare in modo da rafforzare e non indebolire l’attendibilità e l’autorità dello Stato, sia eticamente inattaccabile. Candidato deriva dall’aggettivo latino “candidus…”, che significa bianco, pulito, puro, sincero, leale. I candidati romani alle cariche pubbliche repubblicane indossavano, non a caso, la toga bianca. Occorre, però, dire che chi disprezza i partiti dovrebbe chiedersi, dove sia possibile recuperare livelli decenti di etica individuale e collettiva e dove si possa tornare a discutere per elaborare strategie e selezionare classi dirigenti.

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spettacolo. Gli appuntamenti congressuali, da occasioni di dibattito e confronto, divennero momenti di ostentazione del potere tramite, ad esempio, scenari fastosi e faraonici. È, tuttavia, agli inizi degli anni Novanta che la politica implose. Un ciclone di potenza devastante scosse il panorama politico italiano, rivoluzionando il sistema dei partiti che era rimasto pressoché immutato dal 1946. Lo scandalo di "Tangentopoli” fu la causa scatenante della scomparsa del Partito Socialista, della Democrazia Cristiana e degli altri Partiti di governo. Lo stesso Partito Comunista che, pur con difficoltà aveva superato indenne il terremoto politico, dovette affrontare un sofferto ma necessario, processo di rinnovamento, che si concluse con la nascita del PDS e con la scissione di Rifondazione Comunista. Il crollo del muro di Berlino costituì la fine senza gloria di un’ideologia che, nel bene e nel male, aveva coinvolto e affascinato intere generazioni, alimentando le speranze e la fede in un sistema di valori che avrebbe dovuto realizzare la palingenesi totale dell’umanità. Nacquero nuove formazioni partitiche strutturate in maniera diversa, in cui l’arrivismo e il carrierismo tuttora svolgono un ruolo dominante. Intendiamoci, il vecchio sistema non era immune da tali vizi, anche allora molte scelte seguivano criteri non propriamente politici, ma, quantomeno, il cinismo non era così generalizzato come lo è attualmente. Non a caso, Giuseppe De Rita, nel 41° rapporto annuale del CENSIS, ha delineato la crisi del nostro Paese, definendo “mucillagine” l’aspetto più caratterizzante della società italiana. Certo, la colpa di tanto non può essere attribuita solo ai partiti ai quali De Rita addebita, comunque, l’incapacità di garantire una prospettiva. Ma, è un fatto difficilmente contestabile che essi, nella presente situazione, non siano più portatori di propri sistemi di valori sui quali poter organizzare e strutturare la società. La stessa miriade di micropartiti con valenza personale, che costellano il Parlamento italiano, contribuisce a svilire ulteriormente la fiducia degli elettori nell’universo politico italiano, che sempre di più si appalesa incapace di saper interpretare le istanze della popolazione con risposte adeguate e concrete. Di fronte ad uno scenario così poco esaltante possiamo legittimamente pensare di poter fare a meno dei partiti? Rendere concreta questa ipotesi significherebbe per la gente eleggere direttamente i propri rappresentati senza passare attraverso la mediazione dei partiti. Ogni parlamentare, in tale eventualità, risponderebbe del proprio comportamento solo a se stesso. In Parlamento non vi sarebbero più

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industriale, la politica era appannaggio di poche persone. È vero che già esistevano i partiti, ma questi erano strutturati come comitati di pochi notabili, che si attivavano in occasione delle elezioni. Il partito di massa, come noi lo conosciamo, si affermò nella seconda metà nel 19° secolo, quando le misere condizioni di vita di grandi masse di popolazioni, che si erano trasferite dalle campagne nelle città, l’aumento del numero di persone alfabetizzate e l’acuirsi delle tensioni sociali, dovute al disagio del lavoro in fabbrica, determinarono nuove esigenze, tra le quali la partecipazione dei ceti popolari alle decisioni politiche, tramite l’allargamento degli aventi diritto al voto. Il diritto a esercitare il voto andò gradualmente aumentando per giungere, infine, alla concessione da parte dei vari Parlamenti del suffragio universale. Quando parliamo di partiti, la nostra analisi non si riferisce a quelli liberali che, in realtà, erano schieramenti parlamentari riuniti attorno a personalità di prestigio, ma a quelli cosiddetti di massa: repubblicano (anche se più di élite), socialista, comunista e popolare. In Italia nel 1892 nacque il Partito Socialista; nel 1895 il Partito Repubblicano celebrò il suo primo congresso; nel 1899 il sacerdote Romolo Murri diede vita al movimento dei democratici cristiani, sulla cui base programmatica don Luigi Sturzo, nel 1919, fondò il Partito Popolare Italiano; nel 1921, dalla scissione dell’ala sinistra del Partito Socialista nacque il Partito Comunista d’Italia. Tutti i partiti, nel 1926, furono messi al bando dalla dittatura fascista. Solo con la caduta del fascismo essi si riorganizzarono e realizzarono, sia pure in misura diversa, la Resistenza contro il nazismo e il fascismo. Gli anni Cinquanta costituirono l’apogeo dei partiti di massa. Fu anche per merito di queste organizzazioni politiche che l’Italia divenne una democrazia matura, conobbe una profonda trasformazione in senso moderno delle proprie strutture e realizzò un’incredibile crescita economica e culturale, anche se non diffusa omogeneamente in tutto il territorio nazionale. Ma come e perché al consenso sono poi subentrate la diffidenza e la sfiducia? Manifestazioni di dissenso si ebbero già nel secondo dopoguerra, il periodo d’oro dei partiti. Già allora vi era chi vedeva nei politici una casta di privilegiati, anche se il fenomeno non era largamente diffuso. È con gli anni Ottanta che la gente iniziò a distaccarsi in maniera visibile dai partiti. La tensione morale che aveva caratterizzato il periodo della ricostruzione e del boom economico era ormai un pallido ricordo. Alla politica, disinteressata e per alcuni versi spartana, dei padri fondatori della Repubblica si era andata sostituendo, man mano, la politica come mera gestione del potere, la politica come affermazione di onnipotenza del leader, la politica come

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n tempo, pur tra dubbi e riserve, i partiti godevano di largo consenso presso gli Italiani, in quanto riuscivano a coinvolgere la gente intorno ad un programma nella cornice di una dottrina o di un’ideologia. Era il tempo dei partiti di massa, che erano capaci di generare idee e progetti politici, di selezionare classi dirigenti, di tenere entro limiti sopportabili e fisiologici le degenerazioni di singoli individui. Era questo il contesto in cui operavano i partiti anche a Caposele, ove si scontravano anche con strascichi talvolta poco simpatici, ma in genere il confronto avveniva sul piano delle idee e della capacità progettuale. Quando, tuttavia, era in ballo l’interesse del Paese, non sempre, ma il più delle volte si mettevano da parte gli interessi di parte e si collaborava per il bene comune. Ne sono esempi significativi l’istituzione del liceo scientifico e la sottoscrizione della prima convenzione tra Comune e Acquedotto Pugliese. Le riunioni settimanali dei direttivi sezionali servivano a discutere sui problemi della comunità, ma anche a preparare un ceto di amministratori con alle spalle un ricco bagaglio di conoscenze e competenze. Accadeva, però, che in occasione delle elezioni amministrative il Partito Comunista, quantunque partito di maggioranza relativa, si alleasse con personaggi locali che stavano al di fuori dei partiti, costituendo così delle maggioranze ibride che non riflettevano localmente gli schieramenti nazionali e perpetuavano il vecchio male delle comunità del Mezzogiorno d’Italia di affidarsi politicamente nelle mani del notabilato del posto. L’equilibrio, che perdurava dal dopoguerra, venne meno nel 1970 con l’entrata in scena del nuovo Partito Socialista, che assunse modi di lotta politica decisamente di rottura e di intransigente contrapposizione. Il terremoto poteva essere l’occasione giusta per una sinergica e corale azione diretta alla ricostruzione del Paese. Purtroppo, così non fu. Poi i partiti sono andati in crisi in campo nazionale per le note degenerazioni e in campo locale per il riflesso della crisi generale. La fiducia riposta in loro dalla gente è crollata fino a raggiungere il rigetto se non lo schifo. Per Beppe Grillo i partiti politici sono diventati “il cancro della democrazia”. La protesta di Grillo non è, tuttavia, nuova nel panorama politico italiano. Già nell’Ottocento non mancarono critiche e dubbi in merito alla loro utilità. Antonio Rosmini, filosofo, sacerdote, fondatore di istituti caritatevoli, li considerava “il verme che rode la società”. E, in anni più vicini a noi, nel 1946, ovvero nell’immediato dopoguerra, alle elezioni dell’Assemblea Costituente, il commediografo e giornalista Guglielmo Giannini riscosse un clamoroso successo, raccogliendo il 5,3% dei voti con il movimento politico da lui fondato, denominato “Fronte dell’Uomo Qualunque”. Quando e perché sono nati i partiti? Prima dei profondi e radicali cambiamenti della società conseguenti alla rivoluzione

È possibile governare senza i partiti?

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di Michele Ceres


Revival

I RINTOCCHI DEL TEMPO

Di Alfonso Merola

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processione di contadini che ritornavano dalle campagne col loro pesante fardello. Asini caricati all'inverosimile e anziani che si lasciavano trascinare attaccati con le mani alla coda delle loro giumente lungo la salita lastricata di Via Imbriani che scintillava, talvolta, per lo scivolare degli zoccoli ferrati. Il rintocco delle ventiquattro ore coglieva questa gente in mezzo alla strada e in questi locali abituali, invitandoli ad un rapido ritorno a casa. Alle sei rintoccava " ventiquattore" , a rammentare che il giorno e la luce s'erano spente e che a breve la porta andava sbarrata Invero la vita continuava nell' intimità della famiglia e della casa, accanto alla tavola e al fuoco. Si riassumevano il senso e il valore di una giornata, i fatti accaduti e le cose da farsi nel giorno a venire. "L 'ora di notte" sarebbe stata battuta di lì a poco: e allora tutti a letto, innanzitutto i bambini.

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I rintocchi di Mezzogiorno, eguali al " Mattutino" , erano forse i più attesi . essi segnavano una breve pausa pei contadini impegnati nei campi, invitavano a tavola i Caposelesi che lavoravano in paese e rammentavano a scolari e insegnanti che entro un'ora sarebbero finite le lezioni. Di tanto in tanto al Piano si scorgeva qualche alunno venuto a controllare l'orario e a stamparsi nella mente i numeri indicati dalle sfere dell' orologio comunale per poi correre in classe a riferire all'insegnante ansiosa. Le ore tredici non erano battute se non dalla campanella della scuola, puntualmente azionata " ra Franciscu", quasi a significare la scarsa rilevanza esterna di quel momento in cui gl i scolari in ordine sparso e senza trepidazione correvano a casa ove li attendeva un piatto conservato al tepore della "fornacella", sottratto alla " buffetta" del mezzogiorno. "A Ventun 'ora la panza fa rumore" dicevano i contadini, sentendo i rintocchi delle quindici, per ricordare a se stessi che al massimo avrebbero lavorato ancora alcune ore e poi sarebbero tornati a casa a mangiare. A "Ventun'ora" le donne si affrettavano a ritornare dalla campagna: non era un privilegio, ma l 'obbligo imperioso di preparare la cena per "gli uomini". Ventun'ora perchè mai, se poi erano solo le quindici? Un errore antico, lì a testimoniare che il calcolo italico del tempo mediante la meridIana si effettuava dalla sola alba al tramonto e a ricordare che la notte è senza tempo e senza confini. Ventun 'ora! Antico modo di dire, che

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Era il rintocco solido e cadenzato del bronzo del "Mattutino" che risvegliava alle prime luci dell'alba Caposele. Infondo un invito ad apprestarsi per dare inizio alla giornata lavorativa. Ancor buio pesto d'inverno s'accendevano a catena lumi qua e là, a mo' di presepe, il forno, già in piena attività, in attesa di massaie per la prima cottura battere di porte e cigolii di chiavistelli. E lungo la strada, lastrlcata di pietre, i colpi secchi e ritmati degli zoccoli degli asini portati alla briglia dai contadini che chiacchieravano a bassa voce, l'abbaiare di qualche cane che spingeva la capra dietro il padrone. Mattutino, segno sacro e civile in un tempo stesso. C' era già chi aspettava i rintocchi della prima messa: persone anziane e devote, già pronte a sentire il verbo alle sei del mattino. V'era qualcosa di impietoso a trascinare nella gelida Chiesa di S. Lorenzo bambini ancora sonnolenti o infreddoliti, affidati in custodia dai genitori già impegnati nel lavoro. In fondo accorrere alle campane della seconda messa, le sette, era un oltraggio al Signore o un sentirsi incapaci di rinunzie e di sacrifici. La seconda messa, quella della Congrega, per lo più era riservata a "famiglie d 'artisti", commercianti e artigiani che,frettolosamente, consumavano quell'ora prima d' aprire i battenti delle loro botteghe. Era pure l'ora e l' occasione complici di sguardi fugaci tra giovanette, mai sole, e i loro spasimanti. Non era un caso che quell'ora e quell'occasione erano scelte spesso per la fuga degli innamorati, cui seguiva il matrimonio riparatore. Un terzo dell'anno, registrano le cronache, le mattinate, e non solo le mattinate, erano rattristate dai lugubri suoni dell'Agonia: era l ' appello cristiano dell'Arciprete rivolto ai fedeli pietosi ad accorrere in chiesa per portare il viatico; qualcuno stava morendo e consuetudine voleva che ci si dovesse recare per amministrare il Sacramento dell'Estrema

costò tortura ad un contadino locale, accusato di infanticidio per un alibi che non reggeva, a dire di un piemontese, il quale evidentemente per le sue ascendenze francesi sapeva essere il giorno di ore ventiquattro e che puntualmente non si curò di capire che Nord e Sud erano divisi pure sul conteggio "popolare" del tempo. Una campanella dal suono insistente, poco dopo le quindici, chiamava ragazzi e ragazze alla "cronella". Era l'ora del Catechismo e della preparazione alla Comunione, quasi un rito. A quell' ora usciva sul sagrato il Prete per accogliere in portamento solenne i comunicandi che si rincorrevano qua e là per Il Piano. Si sedevano composti ai primi banchi delJa navata centrale a discutere di " cose diDio" e a rispondere meccanicamente a domande di fede. Un battito di mani atteso scioglieva l'assemblea e tutti in piazza a consumare in giochi le ultime ore del giorno. Là, sul sagrato, sostavano già donne anziane in attesa dell'ora di chiesa che di lì a poco sarebbe suonata. Memoria antica, medioevale, dell'ora collettiva di preghiera che i frati antoniani dedicavano al Santo in quel luogo ch'era antica sede di convento; pratica religiosa trasmessa alla chiesa di S. Lorenzo. Erano lunghe, cantilenanti litanie recitate in un latino storpiato da un italiano incerto; una sorta di summa cristiana concentrata nel tempo di un 'ora, sotto la distratta vigilanza del prete intento a seguire con lo sguardo il lavoro del sagrestano che si trascinava tra i colonnati a rimuovere la polvere e a riordinare gli altarini gentilizi. Il buio che iniziava a piombare dai finestroni, dando vigore alla fioca luce delle candele sull'altare maggiore, segnava l'improvvisa interruzione delle preghiere: era, a quel punto, sufficiente che la madre superiora delle suore si levasse dall ' inginocchiatoio perchè tutte le presenti, dopo un convinto segno di croce, si riversassero nella navata centrale per guadagnare l'uscita. Le strade, frattanto, si ripopolavano prima che giungesse il buio; persone assiepate nei negozi e nelle cantine iniziava a levarsi il fumo salato del baccalà fritto e l'odore aspro del vino aglianico novello in attesa degli abituali avventori notturni. Il caffè Romualdo accoglieva l'elite del tempo:lì, discussioni interminabili fra una partita e l'altra. A quell'ora aveva inizio una cadenzata

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"Mannaggia chi lu sona matutinu li pozza carè 'ncapu lu battagllu"

Unzione. Era un momento corale per salutare mestamente il trapasso. Più tardi le campane, che spandevano il loro suono in lontananza, avrebbero trasmesso a chi ascoltava le condizioni sociali del defunto · rintocchi brevi oprolungati, a seconda dell' obolo versato dai parenti del deceduto. Era il penultimo segno, seppure cristiano, per ricordare la divisione di questo mondo tra benestanti ed indigenti. "L' ora di scuola" era, poi, inconfondibile. era lo scampanio delle messe susseguito da pulsazioni più rapide e acute. Le strade si inondavano di bambini e ragazzi in corsa verso il Castello; qua e là bambini s'attardavano a fare gli ultimi compiti su comodi muretti e parapetti. Alle nove le strade diventavano un deserto. Alle undici suonava "il segno", una sorta di preavviso del mezzodi.

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Riscopriamo dal nostro archivio una serie di "acquerelli caposelesi" curati magistralmente da Alfonso Merola. Racconti di vita paesana che ci riportano agli usi e costumi di un tempo che fu'. Questo articolo è comparso a pag. 17 sul numero 48 de "La Sorgente" -Era l'anno 1993

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Acquerelli Caposelesi

L'ora r' nott' l'angiulu a la porta Maria a la casa lu bruttu ess' e lu bbuonu tras' Un tempo scandito dal bronzo sacro cui la società civile talvolta s'uniformava e che taIvolta, contrastava. Uno strumento formidabile che dava il senso cronologico, giusto per quanto serviva all'uomo umile, goccia per goccia, a dettare un ritmo di vita fatta di fatica, sudore e preghiera. In fondo l'orologio era privilegio di pochi: serviva alle notti insonni di chi si consumava nell'ozio e confondeva la notte e il giorno, usando la notte per capitalizzare il giorno! (Nun dorm' la nott' p' bb'rè cumm'àdd'à fott' lu iuornu). Tempo scandito da altri, il giorno; tempo indistinto e negato, la notte. Sicuramente per i più tempo di non lavoro, ma di solo riposo: l'eccezione era un ' assurdità e una bestemmia " La merla cicata la nott ' faci lu niru" . La divisione del tempo-giorno era funzionale e congeniale ad un concetto di lavoro programmato per la massima produttività, per molti aspetti non differente da quell' orario legale che di tanto in tanto ci propinano durante la stagione estiva.

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DAL NOSTRO ARCHIVIO

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Pasquale Cifrodelli con i genitori

O N Piazza SanitĂ anni 50

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Sante Marsili Medaglia d’argento alle Olimpiadi di Montreal si esibisce nel laghetto di Caposele

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Corso Garibaldi e piazzetta Imbriani - anni '70

Basilica, Campanile Archi e Collegio Redentoristi negli anni 60

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Foto di gruppo subito dopo la realizzazione della fontana di Santa Lucia - 1973

Foto di gruppo - gita a Lourdes- 1975

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Il Centro Storico prima del terremoto


Anziani in cerca del primo sole di primavera

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Vecchi frequentatori del Circolo della Pro Loco

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Rosetta Frannicola riceve a scuola un prestigioso premio. La foto la ritrae tra i genitori

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Rallie automobilistico de 1974: Rocco Russomanno e G elsomino Grasso ricevono uno dei premi

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Rallie 1974: premiazione di Rocco Russomanno e Peppino Grasso

L'oleificio Mattia in una foto degli anni 60

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Veglionissimo 1973: un brindisi con il Sindaco

Rocco Grasso accompagna all’organetto i canti popolari caposelesi

Anno 1975: la gara di pesca nel fiume prima che si realizzasse il laghetto artificiale

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Attualità

DIFENDIAMO LA NOSTRA TERRA

Ci piace pensare, invece, che forse tutto questo è frutto di una semplice distrazione di chi ha le redini in mano e che ha ceduto, momentaneamente, solo alla tentazione di piccoli interessi di poltrona e si accorgerà presto, che sta commettendo un semplice errore di calcolo. Comprenderà che una terra incontaminata, pura, piena di risorse ambientali come l’acqua e la natura, può essergli utile in un tentativo di riscatto che coin-

per il turismo, per meglio organizzarsi e distribuire le risorse già presenti per il Santuario; -di poter utilizzare la risorsa acqua che sgorga abbondante ed arricchisce anche territori vicini; -di poter attingere a finanziamenti che sembravano messi ad hoc per la salvaguardia delle nostre montagne incontaminate. Pensavamo che la richiesta di 12 milioni di euro attraverso i nostri progetti potesse avere un minimo riscontro anche in una piccola percentuale di questi. Ma niente di tutto questo! Pochissima la considerazione ricevuta a fronte dell’impegno profuso (solo il finanziamento della prosecuzione del centro fieristico e dei campetti Play ground) Cosa fare allora? Credo sia davvero giunto il tempo di capire che bisogna organizzarsi autonomamente! E Caposele, inizia seriamente a fare passi in questo senso. Nel settore dello sviluppo turistico in particolare, sta sperimentando la grande volontà di raccogliere le potenzialità del nostro territorio fatte di giovani, di idee, di voglia di riscatto e ha messo in moto un meccanismo virtuoso che sta cominciando a dare i frutti sperati. Il mini tour Turistico “Fede Ambiente e Cultura” si è messo in moto, e grazie al museo delle Macchine di Leonardo, alla possibilità di visita alle sorgenti del Sele, al Parco fluviale e al Museo dell’acqua, migliaia di turisti hanno potuto godere, in qualche mese di promozione, delle nostre bellezze e toccare con mano le grandi potenzialità che Caposele offre. U n t e r r i t o r i o che stiamo facendo

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CE LA POSSIAMO FARE DA SOLI?

el mio recente passato amministrativo, ho spesso partecipato a incontri e briefing nei quali si discuteva di finanziamenti europei, di possibilità da cogliere, di strumenti che la Comunità Europea metteva a disposizione per il nostro sviluppo, per la crescita, per il progresso, utilizzando le progettualità finanziarie pensate per il Sud. Grande entusiasmo e molte speranze, che nel corso degli anni si sono, però, sempre più affievolite, anche perché abbiamo inteso, con grande dispiacere, che la nostra provincia, è l’ultima di un’Italia che premia solamente chi ha ancora un santo in paradiso. Avellino e la sua provincia, che negli anni ’80 seppe dimostrare il proprio valore anche proponendo grandi personaggi politici che imposero anche gli interessi di un territorio, oggi, non ha più voce in capitolo. Poco più di un quartiere del napoletano come densità abitativa, ha pochissimo da sperare per uno sviluppo che fa i conti con le misure europee (si chiamano misure forse perché ti devi misurare con altri nello scontro fratricida per i finanziamenti!) le quali vedono soccombere speranze di interi territori, che scoprono che molti finanziamenti sono stati pensati per altre aree (vedi la misura 3.13 nella quale la provincia di Avellino pur presentando ottimi progetti, quasi non se ne vede assegnati a differenza dell’area salernitana), che deve lottare contro la chiusura di presidi importanti come gli ospedali, i tribunali e i presidi sanitari generici, che deve accogliere nelle sue aree di rara bellezza ambientale progetti ed intenzioni di discariche napoletane. Pensavamo di utilizzare dei finanziamenti

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volge l’intera regione, già massacrata da problemi atavici e che difficilmente riuscirà a liberarsi da una morsa distruttiva se non subisce una scossa straordinaria. Capirà che la salvaguardia dell’Irpinia, della valle del Sele e di questa terra, è la soluzione realistica di riabilitazione dell’intera regione e di chi la sta guidando in questi brutti momenti. L’amministrazione comunale di Caposele fermamente convinta di questo, lotterà insieme a tutta la popolazione della valle e dell’Irpinia, e amplificherà e trasmetterà il grido di aiuto di disperazione di una terra che non ha voglia più di farsi mortificare in questo modo. ....difendiamo la nostra terra!!!

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un tentativo di autodistruzione della nostra regione?? E chi la mette in campo non ne è consapevole?? Sarà un piano dei nostri politici di sotterrare definitivamente la Campania e dichiararne per sempre, la chiusura??

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di discariche e di sperimentazioni di teorie politiche che nulla hanno a che fare con la nostra storia e il nostro ambiente. Ma cio’ che non si riesce a decifrare e su cui potremmo ragionare e magari utilizzare l’argomento a scopi psicoterapeutici, riguarda il fatto di essere come territorio, puro, incontaminato, protetto, (oasi wwf, sic, parchi… e chi più ne ha ne metta) meta dei tanti turisti delle aree produttrici e protagonisti delle disfunzioni territoriali di cui abbiamo parlato. - milioni di cittadini, delle città metropolitane della Campania utilizzano questi territori nei weekend, nelle vacanze estive, nei ritrovi ambientali e rischiano di rinvenire qui la loro immondizia non smaltita e mal differenziata; - rischiano di non avere anche qui i servizi essenziali come tribunali e ospedali che nelle loro città hanno prodotto buchi finanziari enormi e che difficilmente sono equiparabili in funzionalità ed efficacia ai nostri; -rischianodicomprarelenostrecasevuote edi avere a che fare con un territorio desertificato. Allora qualcosa non quadra: è forse

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’ sempre molto difficile, trasmettere la sensazione di rassegnazione e d’impotenza di fronte alle notizie di continui e decisi attacchi alle comunità dell’Irpinia e delle zone interne in generale. Da anni osserviamo, impassibili, ad un utilizzo indiscriminato del nostro territorio che vive una doppia beffa relativa, da una parte, ad una mancata considerazione per quanto concerne i finanziamenti europei, calibrati per le sole aree ad alta densità, e dall’altra all’ assistere alla continua colonizzazione delle nostre terre a beneficio delle grandi città della Campania. Gli ospedali, i tribunali, il nostro centro vaccinale, il 118 che si chiudono, sono l’esempio di una sorta di pena inflitta ai nostri territori da una stupida e sciagurata teoria del risparmio e del taglio indiscriminato sui servizi essenziali ad esclusivo danno delle aree deboli. Ma quel che è peggio si evidenzia nel fatto che, a questa condanna ad un’agonia, preludio certo di una desertificazione dei nostri paesi, si aggiunge ad una reale mortificazione di essere solamente terra

s c o p r i r e , cercando di fare rete anche con la Provincia, l’A . P. T. e R e g i o ne Campania, che, purtroppo hanno invece abbandonato le aree interne, senza chiedersi se un potenziale del genere potesse far da traino alla riscoperta e alla valorizzazione di un’intera macro-area dell’Irpinia. U n t e n t a t i v o vi n c e n t e q u e l l o caposelese, quindi, n o n o s t a n te t a l e i m p r e s s i o n a n t e lontananza amministrativa. Tentativo che ha visto impegnarsi decine di ragazzi che grazie al corso per accompagnatori volontari turistici locali, stanno facendo risvegliare un sentimento nuovo di abnegazione e passione per la propria terra. Caposele, come tutti i piccoli Paesi dell’Irpinia può dunque avviare un ragionamento autonomo di valorizzazione e non senza sacrificio, concretizzare contemporaneamente , la necessaria rete territoriale e raggiungere, nonostante tutto,un traguardo che puo’ restituire a tutti coloro che vi partecipano grande soddisfazione mantenendo la testa alta, senza farsi imbrigliare da logori ed inefficaci “ricatti politici” che, nel tempo , non fanno bene ad una comunità che

di Salvatore Conforti

cerca nelle potenzialità della propria terra il mezzo giusto di riscatto e di sopravvivenza. Credo che Caposele potrà’ farcela e ce la farà soprattutto grazie ai giovani e alle persone che credono ed investono nel proprio Paese, come testimonia anche il mio ultimo messaggio al nuovo presidente del forum dei giovani locale.


Politica

LA POLITICA, OVVERO LA RICERCA DI CIÓ CHE È BUONO E GIUSTO PER IL POPOLO

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Bastasse solo un giorno, questo giorno di maggio, a narrarci cosa siamo cancellando i diciottomiladuecentocinquanta che lo hanno preceduto. Alzo il calice della festa bevendo vino invecchiato per ritrovarvi tutte le stagioni che m’hanno plasmato. Levo il calice della festa e saluto prima d’ogni cosa gli amici che riposano sulle colline della mia personale spoon river; e poi quelli delle ore consumate sulle pietre di fiume, sulla ghiaia della sanità, tra i sambuchi della pietra dell’orco; e quelli della miscellanea borghese ed operaia di cit turin; quelli delle notti infami

e i corpi possenti dei carpentieri e gli occhi luminosi dei minatori i blues per chi è morto edificando città che mai avrebbe abitato; e poi il sindacato, le tutele e le bandiere al vento l’Italia battuta da nord a sud fotografando volti indimenticabili; e l’africa, l’africa ché m’è rimasta dentro;

di tempo in tempo le stagioni che seguono altre stagioni

di stagione in stagione il tempo che segue altro tempo Risollevo il calice e con altro vino ancora saluto i giorni della devastazione la caput silari vestita a lutto e rasa al suolo i sogni infranti della città futura; e la radio con le nostre voci che celebravano il canto quotidiano; saluto il lavoro operaio colorato di mistica e poetica pasoliniana i volti rugati dalla calce e dal cemento

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loro pasti gratuiti a chi? Su tutti i bambini di Caposele, presenti e futuri, pende come una spada di Damocle la minaccia di dover lasciare, un domani, il suolo natio per mancanza di strutture, industrie, manifatture che creino lavoro. Che bel sogno sarebbe quello di un Comune che, grazie all’abbondanza del denaro avuto dalla Convenzione, si impegni, oltre alle cose che già sta facendo, a creare anche quel settore secondario e terziario che manca nella nostra valle: eppure di prodotti tipici ne abbiamo a iosa. Eppure di idee non penso che si sia privi. Che bellezza se l’Amministrazione si impegnasse per davvero a sponsorizzare i nostri prodotti tipici, a creare piazze di mercato, ad avere stand espositivi nelle fiere che pullulano in tutta Italia ed Europa. Che grande sfida sarebbe se, con il denaro pubblico, si creassero piccole industrie atte a dar lavoro. Un discorso del genere alcuni Comuni del Nord Italia già lo fanno, e difatti si trovano a possedere industrie di proprietà comunale, appunto, che offrono lavoro alla popolazione residente. A meno che non siano amministrati da alieni, non vedo perché a Caposele una tal cosa non si possa fare. Certo, manca una mentalità imprenditoriale, ciò lo si sa bene, ma mai iniziare significa mai fare. Specie adesso che i soldi, a quanto sembra, ci sono e non devono essere sprecati, qualora tale tentazione ci fosse. Ecco, penso che una tale sfida possa rivelare appieno la capacità di un amministratore di possedere quell’arte del buono e del giusto di cui si parlava sopra.

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in cui si bruciavano i sogni della rivoluzione; saluto gli amici dei pianti di libertà osservando le dolomiti imbiancate; e la libertà che ci spalancò le porte in una fredda mattina tra filari di barolo e barbaresco; la roma della poesia beat, formazione universitaria per la vita pregando gesù e budda e ogni altra immensità; saluto le atmosfere andaluse che d’incanto dopo incanto riscaldarono la vita rendendola sempre luminosa e gioiosa e colorata;

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Bastasse solo un giorno a segnare il tempo il giro di boa di una vita, che per convenzione auspichiamo centenaria.

di Gerardo Ceres

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RIFLESSIONI Per altro tempo ancora

alle Sorgenti e alle Macchine di Leonardo. Doverosamente condivisibilissima la proposta di offrire scuolabus e mensa gratis ai nostri bambini (chiedo scusa se tali informazioni che mi son giunte ad 800 km di distanza non dovessero esser vere, se lo fossero hanno tutta la mia approvazione). Ecco, queste iniziative sono cose buone e giuste se prima di tutto vanno incontro a chi queste cose non può, non per propria colpa, permettersele. A queste, però, si affiancano richieste più urgenti cui tutta l’Italia, purtroppo, è chiamata a rispondere, prima fra tutte la richiesta di posti di lavoro. Ora, sia ben chiaro, non è certo compito di un’ amministrazione comunale creare con la bacchetta magica posti di lavoro, e ci mancherebbe pure. Ma intraprendere una politica che ne favorisca il nascere sul territorio sarebbe una cosa altamente auspicabile che andrebbe a sommarsi alle belle cose che, si spera, si facciano già. La fuga di tanti giovani volenterosi da Caposele per mancanza di posti di lavoro è una realtà nota ad ogni famiglia del paese. Io stesso sono un emigrante, mi auguro non per molto, ma pur sempre un emigrante. La sfida più grande di una buona amministrazione è prima di tutto questa: assicurare che si creino le condizioni lavorative che, sole, assicurano il benessere e la stabilità ad un paese. Mi spiego: Piazza Sanità sarà sicuramente bella, ma a cosa servirà se poi sarà vuota? E gli scuolabus chi mai porteranno a scuola se i figli dei Caposelesi saranno concepiti altrove? Le mense serviranno i

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popolo. Un’arte che presuppone la presenza, in tutti, di una buona e retta coscienza. Non a caso il già citato Ulpiano diceva del diritto che esso “est ars boni et aequi” è cioè l’arte del buono e del giusto. Ecco, ciò che si afferma del diritto vale anche e soprattutto per la politica, sia locale che nazionale. La politica deve essere l’arte in cui si esercitano la bontà e la giustizia. Tale capacità deve essere espletata anche in riferimento ai tempi in cui si vive. Ogni amministrazione comunale e/o nazionale, infatti, è chiamata ad incarnare la ricerca e la proposta di ciò che è buono e giusto al proprio popolo in riferimento alle esigenze del tempo in cui si trova ad esistere. Si tratta, cioè, di avere occhi che sappiano scrutare “i segni dei tempi”, che sappiano leggere i bisogni attuali della popolazione e rispondere a tali bisogni. Ma lasciamo il discorso introduttivo e guardiamo alla nostra realtà di Caposele. Lungi da me dal condannare questa o quella amministrazione o, addirittura, un intero popolo che, per valori e cultura, ha tutta la mia stima. Mi chiedo, però, cosa sia “buono e giusto” oggi per il mio paese. E anche gli amministratori se lo chiedono, e pure tutto il popolo quando, nella sua ammirevole semplicità, si esprime coi suoi “qua ngì vulèss...”, “ngì s-rvèss...”, “s’avessa fà...”. Mi chiedo, cioè, cosa si possa fare di più oltre a ciò che di buono si sta già facendo. Ottima idea quella di non far pagare l’IMU alle persone, oppure di rifare piazza Sanità (speriamo in una foggia, gradevole agli occhi e al cuore, che sia condivisa dal popolo tutto e non solo da pochi visto che la piazza è di tutti). Bello l’avvio del progetto della visita

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ell’antichità romana c’era un detto, riferibile al magistrato Ulpiano, secondo il quale “quod principi placet legis habet vigorem”, cioè, ciò che piace al principe, vale a dire al governante, ha valore di legge. Ciò lo si comprendeva benissimo in un mondo nel quale l’autorità era considerata proveniente direttamente da Dio. Oggi il mondo è cambiato; e l’umanità nel corso dei secoli si è resa conto che l’autorità di chi è al governo sgorga dal popolo, dal quale si origina e si diffonde per il benessere di tutti. Il miglior giudice dell’operato di un governante, dal Sindaco al Presidente del Consiglio a quello della Repubblica, è e rimane sempre il popolo che, nel pieno possesso dei suoi diritti e nelle modalità previste dalla legge, può legittimare questo o quel governante. Se però oggi non vale più l’assunto di Ulpiano, non vale nemmeno la sua controparte, e cioè “quod populi placet legis habet vigorem”, cioè ciò che piace al popolo ha vigore di legge. Difatti, non tutto ciò che piace al popolo è legale o moralmente accettabile per cui anche il popolo, nell’esercizio della sua autorità, che si manifesta nello scegliere colui che lo guida civilmente, deve essere ben formato ai valori di una corretta convivenza civile. Difatti, se tutto il popolo considerasse cosa buona rubare, sarebbe in grave errore perché il rubare non potrebbe mai essere tollerato dalla legge in quanto tale azione è sempre malvagia, a prescindere da quanti la sostengano. Detto questo, si capisce bene come la politica sia un’arte, che deve essere esercitata sia dal popolo sia da colui che è stato scelto dal

di Mario Sista

di stagione in stagione il tempo che segue altro tempo per pensare a quanto maledettamente mi manca il sorriso contagioso di mio padre e la forza come pure la paura di mia madre e la inviolata innocenza di zia rosa; per pensare ai miei fratelli, ognuno lato di un triangolo irregolare, ai loro figli che ho saputo riconoscere come miei. E poi saluto questo tempo in cui tutto si consuma velocemente e gli amici schierati sul campo di battaglia a fronteggiare cellule velenose ed impazzite; e le piazze ammutolite dall’ansia di chi non sa guardare oltre la speranza di un giorno quando il buio acceca il sole del mattino mentre le città tossiscono davanti allo specchio delle toilette;

sorseggio ancora questo rosso del duemilasei volgendo lo sguardo al futuro, col pensiero accarezzo i volti amati quelli che riposano ora nelle stanze sopra di me: quattro cuori che pulsano donando a me linfa e respiro; sorrido agli amici belli che sono per me il verde prato dove rotolo con fanciullesca allegria; e a tutti corre la gratitudine perché in ciascuno riconosco parti di me; tutti, tutti sono steli e talami petali e sepali corolle e petali del fiore che con baldanza e fierezza porto al petto, per altro tempo ancora e altre stagioni ancora. (alle prime ore del 12 maggio 2012

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Politica

“CIASCUN COL PROPRIO CUOR L’ALTRUI MISURA”

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collega il centro del paese al cimitero. Una strada che, da quasi dieci anni, per tutta una serie di problematiche, non si riusciva a sistemare. Grazie anche al nostro lavoro, al nostro impegno, alla nostra perseveranza la strada è stata finalmente ripristinata dalla Provincia. In secondo luogo, all’arrivo finalmente dell’ADSL a Caposele centro. E’ stata dura, ma anche questo traguardo è stato raggiunto con l’impegno continuo, e con il fare i passi giusti al momento giusto. E in terzo luogo, alla installazione del WiFi libero sul nostro territorio. Ci è invidiato da tutti ed è apprezzato da tutti quelli a cui ne parlo, soprattutto fuori dal nostro Comune, perché, è senza dubbio sinonimo di progresso e di un paese al passo con i tempi. D: In un anno tutto questo? R: … E pensare, come dice lei, che questo è un anno in più; quando si dice che non tutti i mali vengono per nuocere. In quest’anno grazie alla firma della convenzione e ad una serie di eventi concomitanti e conseguenziali, stiamo raccogliendo i frutti del lavoro svolto negli altri quattro anni. Ma non dimentichiamo che quest’anno l’impegno politico e civile è stato profuso anche a difesa del territorio (vedi manifestazioni contro l’Inceneritore, contro la chiusura degli Ospedali e del Tribunale..), e dei Servizi Pubblici (vedi Postazione del 118 a Caposele…). D: Quindi per finire, vuole farci un suo resoconto di questi cinque anni di amministrazione? R: Abbiamo avuto in consegna un paese, che era lo specchio della grave crisi economico-finanziaria che stava e sta attanagliando l’Italia; nel quale per poter redigere il Bilancio Comunale, e per poter adempiere ai pagamenti degli stipendi degli impiegati comunali, abbiamo dovuto rinunciare anche alle nostre indennità di carica di amministratori. Penso di poterlo dire, certamente non eravamo un paese ricco. Oggi invece siamo addirittura nelle condizioni di far pagare meno tasse ai Caposelesi (vedi IMU sulla prima casa), e siamo nelle condizioni di agevolare economicamente le famiglie con figli in età scolare, con la pressoché totale esenzione della spesa di trasporto e del ticket mensa. Oggi siamo un paese ricco? Questo non lo diciamo noi, ma lo dicono i fatti, lo dicono soprattutto i sindaci dei paesi circostanti. Oggi, ribadisco con forza, che alla scadenza del nostro mandato, consegniamo un Paese con potenzialità economiche, di sviluppo, ed occupazionali che qualche anno fa erano inimmaginabili. BUON NATALE !!! E UNO SPLENDIDO 2013 ATUTTI !!!

Il Sindaco con Gianni Amelio alle Sorgenti

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maiuscola venuto a mancarci da poco, alla fine con la sottoscrizione della convenzione ha vinto Caposele. Ed io aggiungo che, a mio sommesso avviso, con quella manifestazione delle forze di opposizione del 19 febbraio, invece, ha perso Caposele, perché sono stati solo inaspriti comportamenti e rapporti interpersonali della nostra piccola comunità. D: Si riferisce alle frasi, alle invettive e alle accuse che le sono state rivolte? R: Ciascun col proprio cuor l’altrui misura… Ma non parliamo più di questa pagina infelice che è stata scritta nella storia di Caposele. D: Allora parliamo delle cose belle che avete realizzato o state realizzando in quest’ultimo anno. R: Certo, ma non voglio soffermarmi a parlare solo del Museo delle Macchine di Leonardo da Vinci, della possibilità di visitare le Sorgenti Sanità, dei Campetti Play Ground, della prossima apertura con l’arredo del Parco Saure, del Museo della Pavoncelli nella Palazzina dell’AQP (che spero allestiremo al più presto), perché cose già di per se grandi in senso assoluto e nella sostanza, ma voglio, invece, parlarle di iniziative come il Trenino Turistico, che ha reso possibile realizzare il sogno di molti, portare a Caposele i pellegrini di Materdomini. Voglio parlarle di come tutto questo, che rientra nel nostro progetto del Turismo a Caposele, un Turismo tra Fede Ambiente e Cultura (FAC), sta trasformando un paese che stava morendo in un paese che ha ripreso a vivere, in un paese nel quale si respira aria nuova. Questa rinascita, se valorizzata e ben canalizzata, vale più di mille cose fatte, ed ha un valore economico, di occupazione e di sviluppo enorme. D: Quali lavori pubblici vedranno il loro inizio a seguito della firma della convenzione? R: Innanzitutto il rifacimento di Piazza Sanità e della Rete Idrica, poi la pavimentazione e il PUA di via Santuario a Materdomini, e la sistemazione e regimentazione delle acque in prossimità del Polo Scolastico; ma anche il Parcheggio Multipiano, e il completamento del Centro Fieristico a Materdomini, e ancora tanti piccoli e necessari lavori pubblici. In quest’anno, abbiamo posto le basi per realizzare in futuro, molte altre opere pubbliche. Ma ancora una volta, voglio cogliere l’occasione per ricordare due-tre cose che, se pur necessarie ed importanti, stanno passando inosservate. Mi riferisco, in primo luogo, alla sistemazione e ripristino della strada provinciale che

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D: Sindaco è passato un altro anno R: Si è trascorso un altro anno… purtroppo… D: Perché purtroppo? R: Perché siamo un anno più vecchi …, a parte gli scherzi, questo “purtroppo” bisogna guardarlo da due prospettive. C’è il purtroppo, per coloro che pensavano che questa amministrazione avrebbe avuto vita breve, e c’è il purtroppo da parte nostra perché finisce un anno storico. D: Sindaco possiamo dire che questo è stato un anno in più? R: Se si riferisce al fatto che anche quando c’è stato il commissario prefettizio nel 2007, noi abbiamo comunque lavorato per la nostra comunità, portando a Caposele la Wireless e ottenendo la IV porta del Parco dei Monti Picentini, si, possiamo dire che è stato un anno in più, anzi, per la precisione, un anno con una marcia in più. D: Un anno storico, quindi un anno importante… R: Io direi importantissimo, un anno che ha visto qualche episodio brutto, mi riferisco alla contestazione del 19 febbraio, ma anche tante cose bellissime, come ad esempio la manifestazione del 6 luglio, con la sottoscrizione della convenzione con l’AQP e la sottoscrizione dell’Accordo Morale con la Regione Puglia. D: L’inizio dell’anno, invece, è stato burrascoso per lei e per la sua amministrazione? R: Si è vero, non è stato bello, perché, anche tra i nostri sostenitori, correva il dubbio che stessimo compiendo degli errori, nella trattativa con l’AQP. Stava passando il messaggio che noi eravamo figli di un mondo antico e loro, le forze di opposizione, al passo con i tempi, quando invece erano loro, con i loro rimpianti, rivendicazioni e incitamenti a vendette, i figli di un mondo vecchio, che non poteva e non può più essere, e non può più neanche rivivere, semplicemente perché i tempi cambiano. D: Lei come ha vissuto quelle contestazioni aggressive? R: Dico soltanto che sono state oltraggiate soprattutto le Istituzioni, oltre che la mia persona. La cosa più brutta è il non aver visto dopo, da parte loro nessuna manifestazione per dire “forse abbiamo sbagliato qualcosa, forse abbiamo esagerato, forse a mente fredda è il caso di chiedere scusa…”. Anzi il contrario. La diffamazione non può essere giustificata, soprattutto se compiuta da chi ha la responsabilità di guidare associazioni e gruppi politici. D: La convenzione è stata una bella sfida con la minoranza? R: Io dico che vincere o perdere non era importante per me e la mia amministrazione, ma sarebbe stato un crimine non provarci … Poi, come ha scritto un Caposelese con la C

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Intervista al Sindaco di Caposele

Alle festività in onore di San Gerardo

Con altri amministratori alla fermata della navetta a Materdomini

Con la targa "sportivo dell'anno" assegnata a Generoso Notaro


I proverbi costituiscono un bene culturale legato alla storia

delle tradizioni popolari. Nei proverbi tutti possono identificarsi,

scoprendo qualcosa di sé e rivisitare così,

di Cettina Casale

i propri pensieri e la propria esperienza di vita

FATTI

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Li prièuti pr’r’caturi quannu era lu tiembu r’ l’agonia r’ Gesù Cristu la nott’ r’ vern’rì santu, usav’n’ appiccià na’ cannela vicinu a lu crucifissu. Na’ sera nu prèutu mend pr’r’cava cu la cannela ‘mmanu, si girava tuornu tuornu e ricìa a la gend’ ca era in ‘nda la ‘gghiesia: - Viri lu chiuovu f’ccato in ‘nda la manu?!... ‘ng’le f’ccatu tu, p’ccatòru! … e la ferita in ‘nda lu custatu?! … l’è fatta tu p’ccatoru! … e la curona cu’ r’ spin’ ?! … ‘ngi l’è mèssa tu p’ccatoru! … A nu’ certu puntu lu prèutu avvicinau troppu la cannela a la varva r’ Gesù e ra lu pubblico nu fedel’alluccàu: mò vrùscingi puru la varva e po’ rici ca’ so’ statu iu!

***** Aspetta ciucciu miu Ca mo’ ven’ l’erva nova

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***** Mitti lu spruòcculu In ‘nda lu purtusu

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R’ ghier’t’ r’ r’ manu Nun sò tott’ sozz’ *****

***** Riccu r’ vocca e p’zzendu r’ sacca

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***** Astipiti lu piezzu jancu P’ quannu ven’ lu tiempu nìuru

***** A pagà e a murì Quannu ‘cchiù tardi è possibile ***** Chi ti sap’ nun’ t’accatta ***** Mitti s’p’ranza a l’aurecchie Cambi assai ***** Chi si venn’ lu culu Roppu nun’ si pò z’zzà ***** Nun dà puini a chi ten’ manu

***** Ginnarinu, nun ndici bucìe ma rici nu cuofunu r' f'ssarìe

***** Pacci e criaturi , ddiu r’aiuta

IN USCITA CON IL NUMERO DI AGOSTO 2013

***** L’aucieddi s’appar’n’ ‘ncielu E r’ chiav’c ‘nderra

***** Citto cittu ‘mmiezzu a lu m’rcatu

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***** A’ pilu e a penn’

***** La migliera è sangu 'mbr'statu

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Malatia e paccia Ven’n’ ra la razza

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***** Quannu lu cucciu parla latinu E’ segnu r’ mala annata

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Chi troppu mangia s’affoca *****

***** Lu ciucciu viecchiu Adda murì in ‘nda la stadda nova

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A liettu strittu Corchiti ‘mmiezzu

La femm’na e lu bracieri Si us’n’ sulu la sera

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Trica e venga ‘bben’

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Vrù(s)cingi la varva e rici ca so statu iu!

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***** La bona parola òngi E la trista pòngi ***** Nun fa ben’ a lu populu, ca lu pierdi ***** La mort’ nun ten’ crianza ***** Roppu Natal’ friddu e fam’ ***** Na bona mat’nata faci na ‘bbona jurnata ***** Mannaggia la pressa! riss’ la maruca ***** ‘nduonu, ‘nduonu, ‘nduonu, ‘ssi fessa e nun t’ n’adduni ***** L’omm’nu adda ess’ cumm’ a lu prusuttu Né troppu grassu, né troppu assuttu ***** Femm’na curtuledda Riàvulu pigliatèdda ***** Passata befanìa tott’ r’ fest’ vann’ via R’sponn’ la cann’lora, ‘ngi so iu ancora Rici santu bbiasu ‘ngi so iu ca’ trasu R’sponn’ la vecchia arrabbiata ‘ngè ancora l’annunziata ***** La atta r’li titti Fott’ e chiange ***** La merla cicata A la nott’ si faci lu niru ***** ‘ngimma a ru cuottu L’acqua vudduta

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Storia

Caposele verso la metà del secolo scorso: gli interventi straordinari dello Stato di Michele Ceres

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Gli anni d’oro della crescita italiana certamente furono interessati anche da scelte poco oculate, come abbiamo poco prima illustrato, tuttavia resta il fatto incontestabile che furono gli anni in cui l’Italia, a buon diritto, si inserì nel novero delle prime sette economie del pianeta; furono gli anni in cui anche il nostro Comune partecipò e fruì dello sviluppo dell’intero Paese. Le brevi note che abbiamo riportato hanno l’obiettivo di far conoscere ai nostri giovani, sia pure in pillole, qual era la realtà di Caposele verso la metà del XX secolo, affinché di quegli anni non si perda la memoria, sperando che questo scritto possa essere la base di ricerche e analisi più approfondite da parte di qualche giovane volenteroso.

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Grazie a queste provvidenze di legge fu possibile riattare o costruire case coloniche, stalle, fienili, acquedotti e scuole rurali, acquistare macchine agricole ed elettrificare le nostre campagne. Basti pensare che, ancora nella prima metà degli anni Sessanta, la gran parte delle zone rurali di Caposele non erano dotate di corrente elettrica. Dove la crescita si rese più manifesta fu, comunque, a Buoninventre, ove si partiva da condizioni a dir poco pietose. Meritoria fu l’azione dell’Ente d’irrigazione, cui si deve la costruzione del primo acquedotto rurale di “Santa Cecilia Fontana del lago” e, vincendo l’opposizione iniziale degli stessi contadini, una profonda e importante trasformazione fondiaria della contrada con la messa a coltura di estesi oliveti, che oggi costituiscono una fonte importante di reddito. Nel 1956 l’on. Fiorentino Sullo volle rendersi conto di persona delle condizioni di vita degli abitanti di Buoninventre. L’impressione che ne ricevette fu scioccante, tant’è che si rese immediatamente promotore di un finanziamento all’Istituto autonomo delle case popolari di Avellino per la costruzione di un villaggio rurale fornito di scuola e di chiesa in località Santa Cecilia per l’allocazione di ventiquattro nuclei familiari. Il villaggio fu realizzato in brevissimo tempo, ma non tutti gli appartamenti furono occupati, benché fossero attrezzati di comodità ovvero di servizi, come il bagno, impensabili non solo per quella gente, ma anche per molti Caposelesi del centro urbano. Il fatto è che i contadini non avevano tutti i torti, perché quegli alloggi, oltre ad essere sconvolgenti per i loro tradizionali modi di vita, erano anche distanti dai loro terreni. La strada “Pomes”, che attraversa longitudinalmente la contrada, fu realizzata soltanto agli inizi degli anni Settanta, a seguito di apposito intervento della Cassa per il Mezzogiorno. A tal Ente si deve pure la costruzione di tutte le strade interpoderali del Comune, quella degli acquedotti rurali che ancora oggi alimentano le nostre campagne e, tra le altre cose, l’elettrificazione rurale.

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fino alla misura del 50 per cento, o del 60 per cento ……..salve le disposizioni vigenti più favorevoli”; Art. 10 - “È autorizzata la spesa di lire 30 miliardi, in ragione di lire 6 miliardi per ciascun esercizio finanziario dal 1960-61 al 1964-65, per la concessione a piccoli proprietari e piccoli enfiteuti coltivatori diretti di sussidi ………nella misura massima del 50 per cento della spesa riconosciuta ammissibile, per la costruzione di fabbricati rurali destinati a loro abitazione, ivi compresi i servizi e gli impianti accessori, nonché dei vani per uso aziendale e per il ricovero del bestiame e per il deposito degli attrezzi”.

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unità produttrici (poderi, quote e lotti) di ben 161.621 nuclei familiari, pari a circa trecentomila unità lavoratrici, previa espropriazione di 749.210 ettari per la gran parte nel Mezzogiorno d’Italia. Per la prima volta, nella storia della politica economica dei governi italiani dall’Unità in poi, veniva a essere colpita la grande proprietà terriera assenteista e, soprattutto, veniva ridimensionato il peso del grande latifondo e del blocco agrario meridionale verso cui i grandi meridionalisti, da Salvemini a Dorso, da Fortunato a Sturzo e a Gramsci, avevano scagliato i loro strali. Veniva infranta una struttura secolare, che aveva resistito alla riforma murattiana nel decennio francese e a quella promossa dallo Stato liberale dopo l’unità d’Italia, avendo l’una e l’altra colpito, principalmente, il patrimonio della Chiesa. Il territorio di Caposele, pur non fruendo dei benefici della riforma, poté giovarsi, tuttavia, delle provvidenze di altre disposizioni normative, che permisero, specie per i contadini di Buoninventre, una profonda trasformazione fondiaria dei loro poderi. Ci riferiamo all’istituzione della “Cassa per la formazione della proprietà contadina” nel 1948, all’inclusione, con la Legge n. 1005/52, del Comune di Caposele, unitamente ad altri diciannove comuni irpini (Andretta, Aquilonia, Bisaccia, Cairano, Calitri, Conza della Campania, Greci, Guardia dei Lombardi, Lacedonia, Lioni, Montaguto, Monteverde, Morra De Sanctìs, Nusco, Sant'Andrea di Conza, Sant'Angelo dei Lombardi, Savignano di Puglia, Teora, Vallata), nelle aree di intervento dell’ “Ente per lo sviluppo dell’irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia e Lucania”, ai due “piani quinquennali di sviluppo dell’agricoltura”, più noti come “primo e secondo piano verde”, rispettivamente del 1961 e del 1966 e, infine, ai massicci investimenti della “Cassa per il Mezzogiorno”. Ai fini di una maggiore comprensione di quanto stiamo dicendo, riportiamo, a titolo esemplificativo, il contenuto degli Artt. 8 e 10 Titolo II della Legge 454/61 relativa al primo “piano verde”: Art. 8 - “Per la costruzione e il riattamento di strade vicinali e interpoderali, per la costruzione di acquedotti ed elettrodotti rurali, ivi comprese le cabine di trasformazione e i macchinari elettrici di utilizzazione dell'energia e le reti e condotte di adduzione e distribuzione, per l'azionamento di motori, di uso agricolo o domestico, o per la illuminazione di case rurali singole o raggruppate, ancorché ricadenti in territori non classificati territori di bonifica integrale e di bonifica montana, nel quinquennio dal 1960-61 al 1964-65, possono essere concessi sussidi nella spesa sino al 75 per cento e per i territori……… classificati montani…". sino all'87,50 per cento. [….]. In tutti gli altri casi il sussidio potrà essere concesso

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aposele non fu interessata dalla riforma agraria, perché non vi erano i presupposti della riforma stessa, ovvero estesi latifondi da espropriare, quotizzare e assegnare ai contadini, che da secoli li coltivavano subendo rapporti di lavoro che li condannavano a un’estrema miseria. In tal senso, la richiesta che la sinistra avanzava di estendere la riforma agraria all’Alto Sele acquistava più il significato di una denuncia delle misere condizioni sociali ed economiche dei contadini che una vera e propria esigenza, in quanto mancavano i naturali destinatari del beneficio. Ciò non vuol dire che non vi fossero estese proprietà agricole a bassa produttività caratterizzate da coltivazioni estensive. Buoninventre costituiva un esempio evidente. E di Buoninventre vogliamo prevalentemente parlare, perché, se per un verso, ancora verso la fine degli anni Cinquanta del Novecento, la contrada poteva essere considerata esempio tangibile delle perduranti misere condizioni di vita delle plebi rurali del Mezzogiorno d’Italia, dall’altro, la stessa può assurgere a simbolo del progresso delle nostre campagne conseguente agli interventi straordinari dello Stato. Buoninventre era stata di proprietà dei marchesi d’Ayala Valva, che l’avevano venduta alla famiglia D’Amico. Nell’immediato dopoguerra e con la proclamazione della Repubblica appariva ben chiara la volontà dei governanti, in alcuni più marcata in altri meno decisa, di dar corso all’approvazione di una riforma agraria capace di eliminare dalle radici il retaggio plurisecolare di arcaici assetti sociali ed economici. L’obiettivo era creare, sulle ceneri del latifondo, un ceto di contadini proprietari della terra che avevano lavorato fino allora alla stregua di servi della gleba o come braccianti in balia di “caporali” boriosi e arroganti. I D’Amico, capirono in anticipo i tempi nuovi, e prima che la paventata minaccia della riforma diventasse una concreta realtà, quotizzarono i terreni di loro proprietà per venderli ai contadini che già li gestivano in fitto o sotto altra forma di conduzione agricola. Lo stesso fece il principe Diego Caiati D’Aragona, che era proprietario di ettari ed ettari di terreno in località Boiara e zone limitrofe. Già nell’ottobre 1944 il governo di unità nazionale presieduto da Ivanoe Bonomi, su proposta del ministro Fausto Gullo, emanò nuove norme che modificavano, a vantaggio dei contadini, le quote di riparto dei contratti di mezzadria e stabilivano la concessione di terre incolte o mal coltivate a gruppi di contadini associati in cooperative. Nel 1950 furono approvate le tre leggi di riforma agraria: la Legge Sila, la Legge stralcio e in seguito la Legge Siciliana, che consentirono l’insediamento nelle diverse

Di prossima presentazione il nuovo libro.

Michele Ceres, nato a Caposele (AV), docente di materie letterarie presso gli Istituti di istruzione secondaria superiore, è attualmente in pensione. È stato più volte amministratore comunale e di altri enti. La sua firma appare spesso su alcuni periodici e quotidiani locali. Ha iniziato l'attività di storico con ricerche sulia storia dei partiti politici, in particolare del movimento cattolico. È coautore del libro "It Sud, un problema aperto" ed ha pubblicato, di recente, il volume "La donna nella storia (domi mansit, domum servavit, lanam fecit)". Ha vinto nel 2011 il primo premio ex aequo del XLIII Concorso letterario della rÌvista"Sìlarus"con il saggio "L'Unità d'Italia e i pregiudizi anti-meridionaii".

Non vi è alcun dubbio che il Sud sia stato oggetto di politiche miopi da parte delle classi dirigenti postunitarie, ma voler far credere che il Meridione, prima dell'Unità, sia stata un'oasi di splendore e di ricchezza, significa mistificare la storia e le mistificazioni finiscono, il più delle volte, per delegittimare la credibilità di studi seri condotti da storici autorevoli, che tendono a far emergere i tanti e veri torti che il Sud ha subito e i numerosi pregiudizi di cui, ancora oggi, è il destinatario.


Politica

Storia

di Mario Sista

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(2^parte)

Febbraio 1941 a bordo di otto bombardieri Whilei dall'aereoporto di Mildenhall al Comando del Maggiore Trevor Pritchard. Gli otto bimotori,con a bordo un gruppo di fanteria per il supporto,ed uno di genieri per il sabotaggio,stanno volando nei cieli della Francia occupata,per poi prendere terra a Malta,da dove sarebbero duvuti decollare di nuovo, per poi giungere definitivamente sul punto di lancio. Ad operazione conclusa,nei pressi della foce del fiume Sele nella provincia di Salerno,si sarebbe dovuto trovare il sommergibile HMS/M Triumph per il rapido recupero degli incursori di Sua Maestà. Durante il trasferimento per Malta per imperizia,il velivolo con il Capitano Gerry Dely ed il suo gruppo,che avrebbe dovuto sabotare uno degli obbiettivi, finì fuori rotta,fu così che i parà inglesi in fase di atterraggio, si ritrovarono un pò smarriti, fra le alture del territorio alto irpino. Il notevole accumulo di ghiaccio,impedì

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dunque, non lasciò Boiara, ma rimase lì e si diede da fare per confortare, assistere e, soprattutto, pregare per gli appestati. Volontariamente, infatti, si fece carico di raccomandare alla bontà di Dio le anime di tutti coloro che, giorno dopo giorno, spiravano. Non sappiamo quanta gente si recò da lui. Di lui è rimasto solo il ricordo della sua carità e della sua fermezza nella preghiera. Nemmeno sappiamo come la peste lo trovò, se intento ad assistere gli ammalati o a pregare perchè il morbo finisse. Sappiamo di certo, però, che anche lui condivise la sorte di tutti coloro che aveva aiutato e per i quali aveva pregato. Spirò, bruciato dalla febbre pestifera, nel suo eremo di Boiara, lasciando, così, un luminoso ricordo in un momento così nero della storia del nostro paese. Nessuna strada a Caposele, che io sappia, si intitola a Fra Francesco Masucci e neppure la stragrande maggioranza dei caposelesi penso che lo conosca. Ma se è vero, com’è vero, che la Storia è fatta di piccoli uomini che fecero grandi cose, ritengo che Masucci meriti, nel cuore dei caposelesi, tutta quella considerazione e quella gratitudine che, di fatto, merita. Il suo esempio, tramandatoci da poche righe ingiallite della Cronaca di Conza, ha ancora molto da insegnare a noi caposelesi del XXI secolo. Da forestiero si fece vicino ai nostri antenati e, pur avendo sorriso alla vita nella sua Volturara, volle chiudere i suoi occhi a Caposele per la quale visse, pregò ed offrì la sua vita. Esempio davvero grande di dedizione e di amore per un popolo visitato dalla sofferenza e dalla morte.

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CAPOSELE : ATTACCO ALL'ORO BLU [ ... ] fu così che le truppe aviotrasportate britanniche,ricevettero il nome in codice " Operazione Colossus ". Detta operazione passò alla storia come primo lancio di guerra,effettuato da parà inglesi,loro furono istituiti nel Giugno del 1940 per volere del primo ministro inglese Wiston Churchill . L'obbiettivo primario della missione,come già anticipato nel mio precedente articolo,era la distruzione totale del viadotto sul torrente Tragino,sul confine tra Campania e Basilicata,il viadotto era sul grande canale adduttore principale dell'Acquedotto Pugliese,che riforniva la Puglia ed i porti strategici di Taranto, Brindisi e Bari. Gli inglesi,miravano alla buona riuscita dell'operazione,perchè con la distruzione del grosso condotto,si sabbero indeboliti notevolmente gli sforzi bellici dei nostri italiani,intaccandone anche il morale. La X^ troop dell'undicesimo Battaglione dei SAS decollò la notte del 7

a proteggere la sottostante Caposele. A tale vista il macigno che trasportava divenne d’un tratto pesantissimo, tanto che dovette lasciarlo cadere. Tale masso, conficcatosi nella collina, diede origine alla Pietra di San Vito, ai tempi di Masucci conosciuta come Pietra di Buiaro. Leggende a parte, col passare dei secoli tale macigno, proprio per la sua collocazione a cavallo tra la Valle del Sele e quella dell’Ofanto, fu scelto come sede di un forte castello (i cui resti si vedono ancora oggi, restaurati, nella parte bassa della sommità della Pietra) e di una chiesa, dedicata anch’essa alla Madonna, col titolo di Santa Maria della Neve, o anche di Buiaro o Boiaro. Quando Francesco Masucci vi giunse, in quegli anni della prima metà del Seicento, il castello era già rovinato e la chiesa, che al suo interno aveva una cappella dedicata al martire San Vito, molto venerato dai caposelesi, anch’essa versava in uno stato di abbandono. Giunto alla pietra e salitovi, si rimboccò le mani e, con il suo denaro, curò il restauro della chiesa della Madonna. Poi vi si fece eremita e condusse, in questo luogo, una vita dedicata alla preghiera e alla contemplazione. Scoppiata la peste, la cui durata fu di un anno e più a Caposele, Francesco Masucci non scappò dalla terra che più di tutte veniva falcidiata ora dopo ora. In quei mesi di dolore la rassegnazione a Caposele era tale che per le strade del paese la gente aspettava, a volte seduta davanti alla porta del proprio tugurio, la morte e, prima di questa, il notaio, per far testamento e lasciare quelle poche cose che si possedevano ai congiunti ai quali si augurava, con le lacrime agli occhi, di poter superare il flagello. Fra Francesco,

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di tutte registrarono tassi alti di mortalità ci furono quelle di Principato Ultra (attuale provincia di Avellino) e di Principato Citra (attuale provincia di Salerno, cui apparteneva Caposele) con punte anche del 90%. A Caposele, purtroppo, morì l’80% della popolazione. Infatti, il nostro paese, più di tutti gli altri della Valle del Sele, visse l’ora della sua Apocalisse: su duemilacinquecento abitanti ne restarono in vita soltanto cinquecento. Eppure, in tanta tenebra e in tanto pianto non mancò la luce, e quella luce fu appunto Fra Francesco Masucci. Spinto dal desiderio di abbandonare il mondo per dedicarsi alla preghiera e alla penitenza, non scelse un ordine contemplativo quale era quello Verginiano, che aveva visto proprio in Irpinia la sua culla. Il monte Partenio e la vicinissima Abbazia del Goleto, luoghi dove i figli di San Gugliemo da Vercelli vivevano nella preghiera, non ebbero la gioia di vedere questo figlio di Volturara. La sua scelta fu ancor più radicale: scelse un posto dove, da povero eremita, poteva dedicarsi a Dio e a quelle persone che si recavano a pregare nel luogo di culto che lui adottò come sua dimora. Si erge, maestosa e bellissima, in mezzo alle colline che sovrastano Caposele, la Pietra di San Vito, che domina come un’aquila tutta la valle. Un’antica leggenda caposelese, una tra le diverse che circolano su questa Pietra, narra che nella notte dei tempi un diavolo furioso stava trasportando un macigno enorme per commettere chissà quale nefandezza. Ora, nell’atto di sorvolare le colline di Boiara, i suoi occhi rabbiosi si posarono sulla chiesa di Santa Maria Materdomini, allora povera cappella di campagna che siedeva sulla collina quasi

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i chiamava Francesco Masucci ed era originario di Volturara Irpina. Sappiamo che la sua famiglia era nobile. Ancora oggi, il caposelese che volesse farsi una passeggiata per il centro storico di questo paese dell’Alta Irpinia, proprio nella piazza principale e precisamente davanti alla chiesa di San Nicola potrebbe, fermandosi per un attimo, ammirare il Palazzo Baronale, fino al 1809 posseduto dal marchese di quelle terre, Don Francesco M. Berio, e acquistato in quell’anno dai Masucci dei quali porta oggi il nome e, sull’arco del portone principale, lo stemma. Francesco Masucci era di Volturara ma non ci restò chissà quanto; era di famiglia possidente, ma per amore di Dio si fece povero, e tra tanti bei paesi che costellavano l’Irpinia scelse la terra che più di tutte ha conosciuto e dato ospitalità a Santi: Caposele. Non conosciamo nulla di Don Francesco Masucci, non la data di nascita (almeno fino ad oggi, dato che nessuno si è ancora premurato di cercarla nelle carte ingiallite degli archivi) e non la durata della sua esistenza. Conosciamo solo l’anno della di lui morte: il 1656, il terribile anno 1656, reso buio da una pestilenza che uccise, nel Regno di Napoli, più di seicentomila persone. La peste giunse a Napoli tra la primavera e l’estate di quell’anno, portata da navi infette che attraccarono nel porto della città. Qui, esplosa in tutta la sua virulenza, si diffuse per tutto il Regno, e mentre Napoli potè risollevarsi già verso la fine di quell’anno dal morbo dopo un alto tributo di vittime, non così fu per il resto del Regno, che fu flagellato per due anni, fino cioè al 1658. Tra le province che più

di Vincenzo Ciccone lo sgancio di alcuni contenitori di esplosivo,ma dato che il Maggiore Prichard disponeva ancora di 300/400 Kg. si decise di continuare la missione. [ ... ] (la storia prende forma, continuate a seguirci )

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P.A.T. CAPOSELE

di Antonella Di Vincenzo

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Amaretti, il Muffletto. Questi tre PAT sono esclusivamente riconducibili al territorio di Caposele, senza possibilità di copie fatte altrove, grazie alla garanzia della Certificazione PAT. Ci sono anche casi dove la riconducibilità al territorio può essere più difficile (prodotto presente in aree più ampie) e, in questo caso, conta molto la lungimiranza e la tempistica di chi propone la certificazione: a Caposele esistono anche altri PAT, come la soppressata o il fiorone, ma entrambi, per motivi diversi, non sono direttamente riconducibili a Caposele. La soppressata perché prodotto tipico di tutta l’Irpinia (e non solo), il fiorone perché già rientra nei PAT con il nome “fico di San Mango”, visto che anche a San Mango sul Calore esiste la stessa tipologia di prodotto. Per i tre progetti presentati dall’Amministrazione Comunale di Caposele, la procedura è andata a buon fine e, a far data dall’11 luglio 2011 (data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n. 159 del Decreto del 17.06.2011 del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali relativo alla “Undicesima revisione dell'elenco nazionale dei PRODOTTI AGROALIMENTARI TRADIZIONALI”), questi tre prodotti della tradizione caposelese si fregiano della certificazione PAT. I prodotti tradizionali grazie a questa certificazione sopravvivono nel tempo; il loro legame con i luoghi di produzione determina l’elemento di qualificazione e differenziazione. Tutte queste caratteristiche gli conferiscono una maggiore spendibilità sul mercato. Tutti i prodotti tradizionali della Regione Campania inseriti nell’elenco ministeriale sono pubblicati sul Portale della Regione Campania al seguente indirizzo: http://www.agricoltura.regione.campania. it/tipici/prodotti_tradizionali.htm All’atto dell’immissione al consumo, gli amaretti, le matasse ed il muffletto di Caposele possono contenere nell’etichettatura la seguente dicitura: “Prodotto inserito nell’elenco nazionale dei Prodotti Tradizionali”. Inoltre, da questa estate, la Proloco, motivata dall’obiettivo di promuovere il territorio, i suoi prodotti e contribuire, limitatamente a quelle che sono le sue possibilità e le sue potenzialità, allo sviluppo economico di Caposele, ha immaginato uno strumento funzionale alla conservazione della tradizione e alla promozione del prodotto: un laboratorio, il primo “Laboratorio della tradizione di Caposele” – Le Matasse.

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intervenire per arrestare il fenomeno della loro scomparsa. Tale certificazione costituisce spesso il primo passaggio per avviare il procedimento di riconoscimento comunitario del marchio DOP/IGP. Altra finalità importante di questa normativa è quella riguardante la possibilità di accedere alle deroghe alla normativa sanitaria per consentire la salvaguardia di processi produttivi consolidati dal tempo, sebbene non in linea con le attuali prescrizioni sul trattamento dei prodotti alimentari (ad esempio, anche se non è il caso di Caposele, nell’affumicatura a legno o l’uso di strumenti in legno, ect.). L’Amministrazione Comunale ha ritenuto importante usufruire di questo importante strumento di tutela che può costituire un volano anche per lo sviluppo economico e turistico di Caposele, in considerazione delle tipicità del nostro territorio ed in particolare delle peculiarità gastronomiche di Caposele. La cucina di Caposele è sempre stata, rispetto a quella degli altri paesi limitrofi, più ricca e più diversificata grazie alla felice collocazione geografica e, di conseguenza al clima più mite rispetto a buona parte dell’Irpinia. Tali condizioni hanno consentito una maggiore produzione agricola e la disponibilità di prodotti più gustosi. Inoltre, Caposele ha avuto degli eventi socio-economici diversi dagli altri paesi della zona, in particolare un evento che ha influenzato molto lo sviluppo del paese, non tanto dal punto di vista economico, ma certamente da quello sociale: la presenza di un enorme cantiere, agli inizi del ‘900, per la realizzazione della Galleria Pavoncelli e che ha portato diverse centinaia di operai a Caposele. La manodopera proveniva da tutta l’Italia e, quindi, Caposele ha avuto la possibilità di avere degli scambi culturali, di usi e costumi inimmaginabili nei paesi limitrofi. I caposelesi dell’epoca hanno conosciuto tradizioni, costumi, culture di molti luoghi diversi d’Italia e questo ha certamente condizionato lo sviluppo sociale del paese. C’è stato un incontro ed incrocio di culture che si esprime anche nella tradizione culinaria del luogo. Il sistema migliore per tutelare questa grande tradizione culinaria è risultato essere la certificazione di Prodotto Agroalimentare Tradizionale. L’Amministrazione Comunale ha voluto avviare questo processo e ha presentato tre progetti per la certificazione di tre prodotti enogastronomici tipici della tradizione caposelese: le Matasse, gli

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a qualità di un prodotto alimentare viene fornita da una serie di fattori e, certamente, la genuinità è fra quelli prevalenti, ma non è sufficiente a garantire, quest’ultima, da sola, un reale riscontro sul mercato. Serve una certificazione. Ne esistono molte, di diverso tipo e a vari livelli, anche a seconda della tipologia di prodotto. Si sente frequentemente parlare di IGP, DOP, etc. Sono tutte certificazioni, o meglio, classificazioni, che garantiscono la qualità dei prodotti alimentari nell’ambito dell’Unione Europea. Le variabili che conducono all’ottenimento delle certificazioni sono molteplici e frequentemente riguardano la tipologia del prodotto stesso, le metodiche di lavorazione, le caratteristiche territoriali, la tipicità, la distribuzione spaziale e la tradizionalità. Ad esempio, i vini possono essere DOP o IGP (ovvero Denominazione di Origine Protetta o Indicazione Geografica Protetta e, dal 2009, dovranno progressivamente abbandonare la vecchia denominazione DOC e IGT), certificazioni, queste, che garantiscono la tipicità del vigneto in un determinato areale. Questo tipo di certificazioni, solitamente, riguarda prodotti con un ampia diffusione sia in termini quantitativi che spaziali, ma non sempre tutte queste condizioni si combinano, anche se esistono dei prodotti che hanno delle caratteristiche tipiche, esclusivi di determinati territori. Sono prodotti di nicchia molto legati alle tradizioni locali e che non sempre hanno una vasta distribuzione territoriale. Per questi prodotti esiste una certificazione specifica: PRODOTTI AGROALIMENTARI TRADIZIONALI – PAT, ai sensi del D.M. n. 350/99. Questo Decreto del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali determina le norme per l’individuazione dei prodotti tradizionali: il requisito fondamentale richiesto per l’accesso alla procedura è l’inquadramento delle metodiche produttive che devono essere seguite in maniera omogenea, secondo regole tradizionali, da almeno 25 anni. Il Decreto prevede l’istituzione di un elenco NAZIONALE, che viene aggiornato, con apposito atto, annualmente. I PAT sono prodotti di nicchia che racchiudono non solo un alto valore gastronomico, ma anche culturale. Sono realtà produttive per le quali la tutela comunitaria non è applicabile, ma sui quali il legislatore ha ritenuto necessario

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I PRODOTTI AGROALIMENTARI TRADIZIONALI DI CAPOSELE

Un piccolo corso, articolato in quattro lezioni che, grazie al fondamentale contributo delle signore che da anni lavorano per la buona riuscita “Sagra delle matasse” e che custodiscono i metodi e i segreti di lavorazione di questa pasta unica, cercano di insegnare a giovani, ragazze e ragazzi, come fare le matasse. Il corso è stato un successo anche grazie alla presenza numerosissima di partecipanti e alla voglia e all’entusiasmo di imparare che hanno dimostrato.


Gente di Caposele

Da Borgo San Dalmazzo: Maria Freda Benvenuti …..dal Piemonte al Sud!

gregio Direttore, sono Costanzo Cavaliere nato a Caposele nel

T Subito dopo ho ricevuto una telefonata dal Sig. Giuseppe Melillo marito della Signora Gerardina Peccariello che era figlia dei proprietari dell’appartamento dove sono nato all’epoca locata ai miei genitori. Con molto affetto ho avuto il piacere di conoscere i predetti che, come senz’altro a Lei noto, sono entrambi deceduti. Dalla fine del 1999, una volta riallacciati gli affettuosi rapporti con quelle persone divenute a me molto care, sono venuto saltuariamente ma con molto piacere a respirare l’aria del mio paese natio. In quelle circostanze ho avuto la possibilità di conoscere la famiglia del figlio Dino. Il 22 maggio di quest’anno con un gruppo di amici di Andria (luogo della mia residenza) siamo venuti a Caposele per una visita alla Basilica di San Gerardo. Approfittando dell’affettuosa amicizia con Dino Melillo, dopo una doverosa preghiera alle salme dei suoi genitori presso il cimitero, ho chiesto di far conoscere agli amici andriesi le bellezze del paese. Per esaudire più compiutamente il mio desiderio, Dino mi ha accompagnato nella farmacia del Dott. Russomanno che dal primo approccio

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lontano 5 aprile 1938 dai defunti genitori Rosa Definis e Michele quest’ultimo all’epoca comandante della Vostra Stazione dei Carabinieri. Ho vissuto nella Vostra città sino al febbraio 1939 epoca in cui il mio genitore fu trasferito a Corigliano d’Otranto. Nel maggio 1979 col mio genitore e la mia famiglia (moglie e due figli) sono venuto a Caposele col vivo desiderio di conoscere il luogo in cui sono nato. In quella circostanza mi sono presentato alla pro loco ed ho appreso che veniva pubblicato il periodico da Lei diretto ed ho chiesto che mi venisse recapitato una copia al momento di ogni stampa. Da quell’epoca il giornale mi arriva regolarmente ed io lo leggo con molta attenzione. In data 29 agosto 1999, dopo aver ricevuto il numero 56 de “La Sorgente” Le ho rimesso una nota con la quale chiedevo di estendere la indagine dei comandanti dell’Arma nel periodo precedente a quello del 28 gennaio del 1944 da cui era partita la rilevazione su “ I comandanti della Stazione dei Carabinieri degli ultimi 50 anni”.

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Da Andria: Costanzo Cavaliere

mi ha usato apprezzata disponibilità e gentilezza . Con l’accordo della pro loco mi ha procurato un appuntamento con la gentile signorina Giusy Meo alle ore 15 per una visita ai luoghi più rappresentativi del paese. L’incontro puntualmente avvenuto, sotto una insistente pioggia, si è così sviluppato: - visita del “ Museo delle macchine di Leonardo”; - visita alle sorgenti; - visita al Tempio di San Lorenzo. Mi è doveroso rappresentare che, nella circostanza, la detta Signorina Giusy oltre alla competenza e chiarezza ha dimostrato di possedere doti di cordialità che l’hanno portato a ricevere gli apprezzamenti ed i complimenti da tutti noi.

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calorosa e premurosa da parte di tutti compreso il Parroco, che abbiamo deciso di ritornare l’anno prossimo ad agosto per immergerci nell’atmosfera festaiola per San Lorenzo. Grazie a tutti e a presto e saluti affettuosi anche da mio fratello Giuseppe e da mia sorella Paola, cioè i Freda del Piemonte, come ci definiamo nei confronti dei parenti del Sud.

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e estati della mia infanzia e della mia adolescenza erano contrassegnate dal mese di agosto che si trascorreva regolarmente a Caposele, paese d’origine di mio padre, Gerardo Freda, ospiti prima dei nonni Tobia Freda e Marietta Ceres e poi degli zii Tommaso Freda e Titina Russomanno. Mancavo però dal paese da molto tempo. Tramite “La Sorgente” ero ultimamente sempre al corrente delle notizie che riguardavano il territorio. Così, visto che nell’ultimo numero si parlava del Museo delle macchine di Leonardo, mio marito ed io abbiamo colto l’occasione per fare una visita e vedere con il Museo anche tutti i cambiamenti, la ricostruzione, insomma le novità. Avendo contattato l’ing.Nicola Conforti eravamo attesi e così abbiamo visitato il Museo delle macchine di Leonardo insieme all’ottima guida Giusi che ci ha illustrato il Museo con passione e competenza. Siamo andati a trovare alcuni miei parenti, Gerardina e Angelo e poi Gerardina e Gerardo che continuano ad avere il negozio di ferramenta nella piazzetta dove abitavano gli zii. Abbiamo ammirato la nuova chiesa parrocchiale, architettura singolare e affascinante e …. abbiamo gustato “le matasse” con i ceci nel bar ristorante di Maria Freda e Salvatore Russomanno a Materdomini. Dovete sapere che questa graziosa ragazza è una mia omonima ed abbiamo scoperto che Gerardo è anche il nome di suo padre e inoltre tutte due abbiamo un fratello che si chiama Giuseppe. Che coincidenza, non è vero? Insomma ci siamo trovati come a casa, per non parlare della graziosa e ospitale accoglienza che ci ha fatto Mimma del “Bed & Breakfast” a Materdomini. Mio marito Lorenzo ed io ci siamo così entusiasmati per tutte le belle cose che abbiamo visto e per l’accoglienza

Immagine panoramica di Corso Garibaldi Anno XL - Dicembre 2012 N. 85

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Con questo numero del giornale continua la rassegna sulle attività ricettive di Materdomini. E’ la volta del Ristorante Albergo Gerardo Di Masi. Da Trattoria Locanda a Ristorante Albergo il passo è stato importante. Una trasformazione che in pochi anni ha conquistato una vasta clientela grazie ad una serie di caratteristiche che ancora oggi lo contraddistinguono: professionalità, genuinità , trattamento. Un ambiente accogliente inserito in un'area verde riposante e affascinante.

Rassegna

di Antimo Pirozzi

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i locali adeguandoli alle esigenze di oggi. Grazie alla instancabilità ed alla gran voglia di fare della moglie Concetta e con la preziosa collaborazione dei figli, l'attività divenne florida tanto da affermarsi significativamente in cerimonie varie e sponsali, in virtù dell'ottima cucina e competitività dei prezzi. Con la scomparsa prematura di Concetta, la gestione dell’intero impianto passa al figlio Franco che, con la moglie ed i figli, la conduce con ordine e competenza, tanto da conquistare molti gruppi provenienti dal Napoletano e dalla Puglia. Le specialità del locale sono quelle prettamente tradizionali dell'Alta Irpinia. Gerardo, malgrado l'età e le condizioni fisiche piuttosto carenti, è quasi sempre presente con il suo occhio vigile, accorto e accattivante con i vari gruppi e con la vecchia clientela.

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Dopo aver seguito un certo ordine cronologico nella elencazione delle attività ricettive di Materdomini, dopo aver parlato, quindi, di Testa, Settebello e Zi Tore, è la volta dell’Hotel Gerardo Di Masi. L'attività ebbe inizio negli anni 60. Gerardo Di Masi fu il vero pioniere , costruttore ed ideatore di una locanda, modesta nella struttura ma di ottimo livello quanto a genuinità dei prodotti . La storia di questo importante personaggio inizia con i “Ricordi di Guerra” (diario di un reduce) pubblicati per intero sul n. 68 del dicembre 2002 de La Sorgente con prefazione del sindaco dell’epoca Alfonso Merola. Nato a Caposele il 1923, Gerardo sposa Concetta Ceres nel 1950. Dalla loro unione nascono 5 figli: Antonio, Mimma, Pasquale, Franco e Idelma. L'attività commerciale si limitava, nel solo periodo estivo, nel fare alloggiare alcuni pellegrini e qualche villeggiante. Per il resto dell’anno i coniugi Di Masi curavano l’azienda agricola ed allevavano alcuni capi di bestiame. Gerardo si dava da fare, inoltre, come “muratore autodidatta” finalizzato solo allo sviluppo e all'ampliamento della sua proprietà. Negli anni settanta e, limitatamente al periodo Maggio-Ottobre, portarono avanti l'attività di Trattoria e Locanda. Il terremoto del 1980 non creò danni alle strutture del loro impianto ricettivo. Tanto che, su progetto del figlio Pasquale, ingegnere, i coniugi Di Masi ristrutturarono ed ampliarono

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Gerardo Di Masi

L'impegno dell'onnipresente titolare FRANCO è garanzia per tutti coloro che hanno voglia di trascorrere un soggiorno nel verde dell'Irpinia. L'albergo è ubicato sulla collina di Materdomini di Caposele a 600mt s.l.m. e dista 300 metri dal Santuario di S. Gerardo Maiella Santuario di rilevanza nazionale. E' ai confini del Parco regionale "Terminio Cervialto"e del Parco fluviale "Sele-Tanagro". Dista circa 1 km dalle "Sorgenti del Sele" che alimentano, con una portata di circa 5mc/sec., l'acquedotto puglese che è il più lungo del mondo ed il terzo per entità della sua portata. Nel raggio di 20km possono essere visitati gli scavi archeologici di Conza della Campania, Castello dei Cavalieri di Malta in Valva, l'oasi WWF di Senerchia, l'Abazia del Goleto ecc.

www.albergodimasi.it


Dal Brasile

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Sinceramente, l’Oasi fa piangere il cuore! Come poter giustificare ai turisti di questa inconcludenza? Sembra una propaganda ingannosa, abusivamente architettata da individui scontrosi, senza un preavviso, causando danni al bel paesetto, sconsiderando scortesemente coloro che tanto lavorarono e s’impegnarono, per una iniziativa di somma importanza. Sarà solo un sogno rimasto nella fantasia? Nò! Come dicono, quì, in Brasile:“la speranza è l’ultima che muore”, dimodochè, in un tempo non molto lontano, ne sono sicuro che potremo ammirare, vibrare nuovamente, sentire lo scorrere della bellissima cascatina, con le sue acque cristalline, tra quella folta, meravigliosa flora, dalle rocce dell’indimenticabile, colossale Preta r’ Cola, a monte di Santa Lucia. Dalle tante manifestazioni estive, un gran manifesto, pubblicato sul Giornale “La Sorgente”, del numero 84, che a tutti, invita: “Chi ha sete, venga a Caposele!”. Allora, io vado?! Ossequiosamente, partecipo i sentimenti d’un illustre caposelese, il quale, così descrive “lu júmu Sel”:

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E il subcosciente, insaziabile, continua il suo corso anche in reminiscenze recenti e mi stimola a fare una passeggiatina sulla navetta, il trenino dei sogni, a visitare il Parco Fluviale, sotto la Preta r’ Cola, la bella Oasi della Madonnina, dove il 28 agosto del 2011 fu inaugurata una splendida cascatella. Non riesco ad incontrarla, allora chiedo ad un passante cos’è successo, forse l’hanno deviata? Questi, a capochino, mogio, risponde: “...e ch’ n’ sàcciu, addùmmanna a Nichi”. Qualcuno dirà chi è Nichi? Con costui, un moderno politico, governatore d’una Regione di risorse idriche nulle, di nuovo hanno abusato della benevolenza di noi, caposelesi che, rozzamente, sempre se ne fecero e se ne fanno un baffo! La vita è già così triste, non c’è bisogno che la si faccia di più. Gentilmente, ringrazio l’amico e, quasi, medianico, gli dissi: “Paisèn, sciàm’nnènn’ da ddò!” Questi, rispose:“...che rittu?”, ma poi avanzò il passo pavidamente.

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forme diverse: quel ineguagliabile pane... le aromatiche pizze margherita, di alici, pomidori e tantissime di altri sapori... condite dalle pepate, espresse loquacemente da simpatiche ‘cummar’, in attesa di una generosa fumante e di due grossi filoni! Tutto questo evoca i miei primi tempi quando passavo ore sotto e sopra per questa strada, con colleghi tentando far la corte a qualche fanciulla e nella speranza di ricevere un esiguo sguardo e un pizzico di sorriso, seppur dissimulato, ma aimè, era censurato dai loro impossibili genitori padroni! Dopo più di cinquant’anni che vivo fuori, lontano dal mio paese, ogni breve ritorno, sia reale o immaginario, è marcato di soprassalti, come se andassi al primo incotro. Sarà che stò delirando oppure vivo in uno stato di esaltazione passionale? Sicuramente, sempre, ci sarà qualc’anima sensibile che mi capirà.

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Il mio subcosciente è sensibile a quasi tutto: sapori, odori, suoni, espressioni locali... mi dà l’accesso a ricordi, genera tante fantasie, provoca infinite reminiscenze, altro che involontarie! L’essenza della memoria e della cultura abita lì, nell’aroma della inconfondibile gastronomia, l’incanto e il profumo d’un giardino fiorito, il mormorio suave del fiume Sele, ruscelli, dell’armonioso canto di uccelli, musicalmente modulato e il raduno allegre di amici, raccontando giovanili prodezze, nel balsamico dantescosselese! Rimescolato dall’emozione, una serata primaverile, ben amena, qui, nella Metropoli di San Paolo, m’incontro in un boulevard ch’è un centro bollente di pizzerie, ristoranti, bistrots, sciurrascarias, teatri... e tanta gioiosa gente buttando fumo e chiacchiere al vento, babelicamente. Risate, scene romantiche di coppie con lusso stravagante, musiche dolci che parlano al cuore, alcune con strumenti malavvedutamente accordati. Quivi, nel versante sud, a settembre inizia la primavera, quindi, la natura si veste in festa. Ben accomodato su una comoda poltrona d’un bar, degustando una allucinogena caipirinha (aperitivo d’un distillato di canna da zucchero con alcune gocce dell’aromatico “Elisir dei Trulli” e bastante gelo), osservo, con ossequio, l’allegre ambiente. Rapido, il subcosciente, mi trascina lontano e mi ricorda via Roma, a Caposele quando, all’imbrunire, le celeri picchiate delle rondini attorno ai loro nidi, sotto le tettoie delle case, che felicità! Davanti ad alcuni locali pubblici, la medesima adunata di curiosi, ammirare il rush di gente, in speciale le attraenti ragazze, in attesa della processione del Santo Lucano, scendere dal leggendario Colle di Materdomini, con la nostalgica fanfara, intonando brani musicali tra quei graziosi vicoli, stradette, capitanata da prelati, gentili gerardine vestite garbatamente, anziani e beate che seguono a lento passo recitando, mestamente, litanie. Ricordo, ancora, nei paraggi dell’allora Ufficio Postale, là, nella suddetta via, quel memore furnu a legna, sfornando un profumato alimento costituito da un impasto di acqua, sale e farina zero di grano duro (cappella), lievitato e cotto in

di Umberto Gerardo Malanga*

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(In)volontarIe remInIscenze?

“...ChiÙ NUN’ si sÈND’!”

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(di M.S.)

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Mùpu è lu Sel’, l’acqua è sparùta, ch’ fin’ ha fattu? e tu ru ssài? Tutti mi ric’n’ ca s’ n’ vai vièrsu a la Puglia, totta gnuttùta.

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Chiù nun s’avvèrt quera fr’schézza c’arricriàva cas’ e cantìn’: li vini nuostri, ra inda r’ tin’ v’nienn’ fini. Quanda allrèzza! L‘acqua è d’ tutti, e s’àdda rà! P’cchè rà a bbév a chi nun tèn è na missiona, è nu gran bbèn ca Capussèl’ sulu pò fà!”

Buone Feste! SP. 2012/2013

Ritorno alla mia realtà, ordino una margherita con mozzarella di bufala e bordo ripieno. Aimè, che illusione! ...alla prima dentata m’accorgo che il basilico non ha quel aromatico, intensoprofumo! ugmmaterdomini@bol.com.br

“l’uomo non stà dove vive, ...ma dove ama!” * L’Ultimo Emigrante Italiano

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Associazionismo di Concita Meo

16 Agosto 2012: festa della CreAttività

GRUPPO SILARIS

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gli artisti per la loro passione e bravura. Grande soddisfazione infine per noi organizzatori, a cui non resta che ringraziare tutti coloro i quali hanno reso possibile questa bella iniziativa inserita nelle varie attività atte ad animare l’ estate caposelese, dimostrando che l’attaccamento alla comunità ed al suo patrimonio socioculturale consente di valorizzare energie costruttive, conferendo al nostro territorio, un impronta unica.

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Lo scopo che ci eravamo prefissati, spero sia stato raggiunto, anche perchè numerosi partecipanti, grazie alla visibilità e pubblicità positiva che hanno ottenuto, hanno intrapreso una nuova strada: la possibilità di trasformare il loro hobby,in una concreta occasione di vendere le proprie creazioni guadagnando qualche euro nelle domeniche di settembre ed ottobre a Materdomini.

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Concita Corona con i suoi album decorati al punto croce; Marilisa Pallante e le decorazioni natalizie; Maria Merola con i suoi lavori eseguiti al punto croce e all’uncinetto Anna Iannuzzi con i suoi oggettini ornamentali eseguiti all’uncinetto Federica Ceres con le decorazioni con la pasta fimo; Simona Ceres con l’arte del riciclo; Giuseppina Russo e l’arte del deucupage pittorico su oggetti di uso quotidiano; Rosalba Palumbo e Deborah Ciccone che grazie alla loro associazione hanno allietato tanti bambini con giochi e palloncini; Gelsomino Cibellis ed i suoi

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A gli espositori, va il merito di aver realizzato creazioni e oggetti assolutamente originali ed interamente realizzati a mano; inoltre vanno ringraziati anche per aver voluto donare e far godere per un intero pomeriggio alle tanta persone accorse in piazza, questa manifestazione, rivelando un talento che pochi si aspettavano. Tutti armati di voglia di fare, entusiasmo, gioia, passione e soprattutto creatività, dalle 15.00 del caldo pomeriggio estivo, i nostri “artisti”, hanno iniziato ad allestire i propri stand. Vorrei poterli

Le piccole Alessia Castagno, Mariacarla Pallante --D’Alessio, con la creazione di bigiotteria di perline e pasta; Roberta Meo con le tavolette decorate e personalizzate su cui poter incidere il nome; Giuseppina e Nunzia Chiaravallo con splendidi lavori a punto croce; Valentina Castagno con oggetti decorati con la tecnica del decoupage;

mortai realizzati in legno; Gerardo D’Elia che ha esposto le “cucchiarelle” in legno intagliate a mano; Vi t o D ’ A l e s s i o h a r e a l i z z a t o oggetti vari scolpiti nel legno; Adamo Oxley con le sue creazioni e la riproduzione del campanile di Caposele; Rocco Rutigliano e l’arte dell’intaglio su legno; Michele Merola con i suoi pensieri poetici.

Il pubblico, numeroso e di ogni fascia d’età, è stato presente ed interessato all’evento, curiosando ed apprezzando i vari stands ricchi di oggetti in bella mostra, e gratificando

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Un omaggio alla creatività quindi, alla bravura e alla fantasia degli espositori locali che hanno mostrato di avere in comune la passione e l’amore per le svariate attività creative che essi svolgono a livello hobbistico.

citare tutti, per ringraziarli,perché ogni uno di loro ha colpito particolarmente e positivamente. Elisa e Angelo Malanga con Donato Merola, uniti per una grande passione: la fotografia; Patrizia e GerardoDi Masi; per i loro oggetti in legno; Angioletto oggetti in legno;

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rande successo riscosso questa estate, per il primo appuntamento della “festa della CreAttività”, organizzato dall’Associazione Culturale S.I.L.A.R.I.S. e svoltosi nella splendida cornice di piazza Sanità a Caposele. Scopo della manifestazione, quello di raccogliere ed esporre, le varie espressioni creative in svariati s ettori ar tis tico – artigianali; - offrire agli espositori, visibilità attraverso una vetrina dalla quale far emergere la propria passione, fantasia e creatività, valorizzando le capacità creative di ciascuno.


Storie di emigrazione - dall'Australia

GLI EMIGRATI IN AUSTRALIA

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imparai più di sessanta anni fa da (Zi Peppu r’ Burraccieddu) Zio Giuseppe dei Burraccieddu. Nostro vicino di proprietá rurale e amico strettisimo della nostra famiglia. Emigrante, ritornato a Caposele dall’Amrica del Nord. La possibilitá per un’operaio con un con gruzzolo in banca sufficiente da mettere come deposito per comprarsi una casa o una particella di terreno edibile in Australia, senza avere bisogno (il più delle volte un usuraio ) di un garante per accendere un Mutuo con la banca, fece cambiare idea a molti emigranti, i quali decisero per convenienza più che amore verso la terra di accoglimento, di stabilirsi fefinitivamente in Australia. Costruirvisi una casa e farsi raggiungere dalla propria moglie e figli o, nel caso di celibi, farsi raggiungere dalla propria sposa, dopo un possibile matrimonio per procura o andare a sposarsi in Italia e farsi una breve luna di miele ritornando in Australia via Aerea, o farsi una lunga l’una di miele, ritornando in Australia con la nave. L’Australia come seggno di apprezzamento verso gl’immigrati che erano venuti a stabilrvisi per sempre compiendo enormi sforzi sentimentali di attaccamento alla propria terra natia oltre alle agevolalazioni del Viaggio Assistito, spesso premió con Casi Speciali famiglie numerose con sei e più figli. Queste famiglie trovarono un piacevolissimo ricco dono di Bemvenuto: una comoda soddisfacente casa, ammobialta con un numero appropriato di camere da letto nonché immediati assegni familiari e altro. Ció, ripeto per aver contribuito in maniera sensibile all’aumento della popolazione australiana, soddisfacendo pienamente lo scopo della politica demografica allora in vigore. In più. Anziani emigranti oltre i sessantacinque anni d’etá ebbero assegnata una pensione piena dopo soltanto cinque anni di residenza in Australia. Oggi occorono ben venticinque anni di residenza per avere una pensione piena (In Australia é sufficiente la rerisidenza continuata per un tempo stabilito dall’Ente di Assistenza Sociale per aver diritto alla pensione che viene chiamata anche Sussidio di Povertá) con l’aggiunta di una appropiata somma quindicinale In Australia i pagamenti vengono fatti quindicinalmente - per il fitto della casa . Il tutto viene generalmente aumenttato ogni trimestre, detto: Caro Vita. Ció permette di vivere decentemente una vita di stile sobrio. Chi ha un’entrata che oltrepassa soltanto di un centesimo la soglia di povertá:$AUD 1278,00 per il singolo e $AUD2067,60 al mese per la coppia, non ha diritto o perde un tale Sussidio.

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celibi che gia avevano messo gli occhi addosso a una bella giovane australiana o italoaustraliana o anche per rendere la loro vita sociale in Australia più mordente, furono tra i primi ad investire i loro risparmi mensili per l’acquisto di una casa. Una uguale azione fu dopo poco tempo intrapresa anche da un considerevole numero padri di famiglia. A causa di tali risoluzioni diversi emigranti non furono più in grado di spedire a casa la consueta somma di danaro. Di ció, peró, ne risentí sia la famiglia che lo Stato Italiano. Ai quali le rimesse degli emigranti erano state di grande aiuto economico. Entrate senza uscite si tramutarono, per contro, in uscite senza entrate. Ció che preoccupó molto l’Italia e gl’italiani, fu il pauroso spopolamento delle campagne. L’uscita dall’Italia di moltissimi giovani contadini causó la perdita di coltura per centinaia di migliaia di ettari di terreno agricoli. E non accadde soltanto ció. Molti parenti stretti; quelli più affaristi e quelli meno stretti, spesso si avvantaggiarono della lunga assenza dell’emigrante dal paese nativo e perció impossibilitato a vigilare sulla propria proprietá reale urbana e rurale per un numero di anni, diciamo, dieci o venti anni; tempo sufficiente per favorire il piano dell’usurpatore che, favorito dalla Legge Usucapione, poté entrare legalmente in possesso della proprietá che da tempo aveva voluto far propria. Moltissimi emigranti rimasero delusi ed amareggiati. Si trovarono nella crudele situazione di perdere cosí i propri immobili lasciati in buona fede nelle mani altrui senza un valido documento di protezione. Cosi tali emigranti finirono per sentirsi cornuti e mazziati. Molti di loro espressero la loro frustrazione, inventandosi la seguente sarcastica composizione: "La Moglie dell’Americano." In cui la moglie dell’americano é paragonata a certi parenti o amici serpenti, rimasti in Itala a godersi la vita approfittando. La moglie dell’Americano Va a messa con sette sottane. S’inginocchia e prega Dio “Manda danaro marito mio. A te Americn zum zum A te America zum zum

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li italiani emigrati in Australia, secondo i loro sognati progetti fatti prima di emigrare, dopo aver lavorato in Australia per tre o quattro annni, stando ai loro calcoli, sarebbero ritornati in Italia con una somma di danaro messo da parte, avrebbero comprato, per esempio, una una casa, un fondo rustico o un negozio di gemeri vari, impiantare una Azienda Artigianale, eccetera. Attivitá che avrebbero permesso loro di condurre una vita alquanto agiata e tranquilla per sé e per la propria famiglia. Ma il sognato progetto per quasi tutti di loro, giunti in Australia e avervi fatto una esperienza di lavoro, si resero conto che il loro progetto richiedeva molto più tempo per poter essere realizzato. Come dire; tra il sognare e il realizzare c’é di mezzo il mare. Tanti si resero conto che avrebbero dovuto trascorrere in Australia e lontani dalle proprie famiglie, un tempo ben più lungo ché avrebbe potuto comportare anche rischi; rischi molto grossi. Tra i quali il molto probabile reale sfascio del proprio matrimonio. Intanto che il tempo trascorreva, lavorando duro, alcuni emigranti erano venuti a sapere che comprarsi un casa o altro in Australia era molto più facile che comprarseli in Italia. Per esempio le banche australiane prestavano moneta e la prestano volentieri ancora oggi, a chiunque abbia soltanto un lavoro pieno permanente (full employment) basando l’ammontare del prestito sul valore in moneta sonante della paga quidicinale certa e sicura che la persona (maschio) percepisce e percepirá per anni avvenire. Questa paga le banche la suddividono in ammontare da impegnare per pagare il debito ad interesse variabile: del capitale più interessi riducibili (riducibili nel senso che, pagando in più; per esempio, due o tre rate, alla data di scadenza della rata mensile il debito di capitale più interessi variabile vengono scalati. (come investire moneta a l’interesse composto); ammontare di spese correnti di prima necessitá, comprese le bollette del gas, energia elettrrica. acqua, IMU e simili. L’ammomtare da depositare é rapportato al valore di mercato della casa relativo al tempo in cui l’atto di compravendita viene stipulato e va versato subito dopo aver fimato il contratto di compravendita della casa stessa. Si diviene proprietario dell’oggetto comprato subito dopo e non prima, aver versato tutte le rate pattuite. Mediamente il numero di anni richiesti per estinguere un debito-investimentio per l’acquisto della prima casa con tre camere da letto ed accessori, si agira intorno ai venti venticinque anni. Le garanzie basilari sono: L’Assicurazione sulla vita e o di eventuale riduzione dell’abilitá a lavoro, dovuta a malattie o infortuni sul lavoro o rischi che si corrono durante l’esatto tempo occorrente per andare a lavoro e ritorno a casa. Queste costituiscono clausole essenziali del contratto del Mutuo di compravendita voluto e redatto dalle banche australiane. Alcuni emigranti i cui legami con la propria patria non erano cosí forti:

Il danaro che mi hai mandato L’ ho mangiato con l’innamorato L’ ho mangiato con buona salute Manda,manda danaro, cornuto fottuto!” A te American zum zum, A te American zum zum. Autore sconosciuto. Questa, chiamiamola canzonetta la

Continua nel prossimo numero

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L’Assessore Vito Malanga sulle iniziative dell’Amministrazione comunale e in particolare sul proprio settore dei Lavori Pubblici.-

Politica

I PROGETTI PER CAPOSELE

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Ass.re Vito MALANGA

Caposele, situato a ridosso delle Sorgenti del Sele ed ai piedi del monte Paflagone con il suo territorio prevalentemente collinare, costituisce, di fatto, la testata della Valle del Sele. La popolazione è concentrata per lo più nel centro capoluogo e nella frazione Materdomini. Le notizie storiche sul paese risalgono all’XXI secolo, epoca in cui fu costruito un castello appartenuto di volta in volta a vari feudatari tra i quali i Balvano, i Sannazzaro ed i Gesualdo. Sicuramente preesisteva al nucleo abitato di origine feudale il borgo di

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Via Santuario pronta per essere rifatta per un nuovo LOOK

Capodifiume, legato alle attività che si svolgevano intorno al Sele. Nel XIV secolo, con la realizzazione di un complesso monastico da parte degli Antoniani e l’espandersi del borgo feudale, l’area del Castello assume compattezza edilizia. Nei successivi secoli XV e XVI da un lato prosegue lo sviluppo urbanistico verso Portella, Casali e Grotte e dall’altro si ampliail tessuto edilizio-produttivo di Capodifiume. E solo nel XVII secolo Caposele si arricchisce delle insule che fanno corona all’attuale piazza Tedesco, anche con la costruzione di pregevoli palazzi gentilizi. Il Novecento è segnato da due eventi che costituiranno un punto di svolta per il territorio di Caposele: la costruzione dell’Acquedotto Pugliese e la crescita della frazione Materdomini (attorno al complesso monastico dei Redentoristi ove visse e morì Gerardo Majella)

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Un 'immagine di rendering del nuovo progetto di Piazza Sanità che sarà pronta per l'utilizzo, nel mese di aprile I Campetti Play ground appena inaugurati Sono quasi ultimati i lavori per il rispristino del tratto di strada provinciale 130 al Km. 1 nel Comune di Caposele (Santa Caterina). Finalmente e dopo oltre 10 anni questo annoso problema di viabilità viene risolto e nel migliore dei modi. Infatti il progetto di ripristino ha previsto come concordato e come si nota dalla foto, addirittura un allargamento della carreggiata rispetto alla larghezza originaria. Questo sarà utile ad utilizzare un'area periferica al tratto rifatto, come spazio di sosta temporanea in occasioni particolari come quella del giorno dedicato ai morti, vista la vicinanza del cimitero alla strada riparata.

Il Castello

Il Santuario di San Gerardo

Le Sorgenti del Sele

Come si è detto, nel secolo XI, fu costruito un castello a base piramidale, per provvedere alla difesa del borgo. Quello che oggi è semplicemente un rudere, un tempo ospitò famiglie illustri; qui festeggiò, le sue nozze Margherita D’Aragona.

Luogo di notevole attrazione turistico-religioso è la frazione di Materdomini, situata su una collina a quota 600 metri s.l.m. Il borgo deve il suo nome alla Mater Domini, piccola chiesetta dedicata alla Madonna, poi inglobata nel complesso del Santuario di San Gerardo. Nel 1746 S.Alfonso Maria dei Liguori eresse un convento dove vi morì, nove anni dopo, Gerardo Majella proclamato Santo nel 1904. Da allora l’affluenza di pellegrini da ogni parte del mondo ha trasformato la frazione in uno dei centri devozionali più importanti del Sud. Di notevole interesse architettonico sono la restaurata Basilica del 700, l’ardimentosa e moderna Chiesa del Redentore e il Collegio Redentorista. Costituisce attrazione per pellegrini e studiosi il Museo Gerardino (con annessi siti in cui è vissuto il Santo), la Biblioteca Gerardina e la mostra permanente del Presepe.

Sono le più importanti dell’Italia Meridionale, e hanno incantato poeti antichi e moderni per la grandiosità dei volumi d’acqua; acqua captata e incanalata in un acquedotto che resta, una delle opere umane “di cui il mondo non ricorda l’eguale”. Ma le acque residuali, consegnano al visitatore una natura rigogliosa che esplode incontaminata in una piacevole tonalità di colori stagionali segnando il variegato territorio caposelese.

La Chiesa Madre La Chiesa dedicata a S.Lorenzo Martire, ricostruita dopo il terremoto del 1980 sul sedime dell’antico complesso monastico Antoniano, è stata relalizzata dallo studio Gigliotti-Portoghesi e Adriani. Essa, con discontinuità architettonica, si inserisce in un pezzo significativo del Centro Storico, andando a completare la cortina di edifici intorno alla più originale delle piazze di Caposele.

Il Bosco Difesa

Il toponimo Difesa non ha nulla a che vedere con scopi militari. Fu il più illuminato dei Borboni, Carlo, a costruire una difesa naturale costituita da boschi che riparassero il clima mite della valle del Sele dalle correnti gelide della valle dell’Ofanto. Esteso circa 80 ettari, esso costituisce un patrimonio di specie botaniche in estinzione, ma soprattutto un luogo di dolce refrigerio per residenti e turisti.

Resta a memoria di un tempo, in cui copiose acque scorrevano libere nel vecchio alveo naturale il Campanile del Settecento cui era annessa la Chiesa dedicata alla Madonna della Sanità poi ricostruita identica nell’attuale posizione.

L'Oasi della Madoninna Un luogo a monte dell'abitato, ai piedi della colossale "Pietra di Cola"; un'area di straordinaria bellezza, un lembo di terra dove è ancora possibile scoprire immagini da sogno ed entrare in contatto con il meraviglioso spettacolo di una natura incontaminata.

La frazione, si presenta ospitale con la sua fitta rete di esercizi commerciali e di attrezzature ristorative e ricettive.

testi di Nicola Conforti e Alfonso Merola

Porta inciso sulle sue pietre, nei suoi toponimi e sui volti dei suoi abitanti i fasti di un’antica ed umile “Città di Sorgente” che in nome della solidarietà tra le genti rinunciò all’unico suo bene: l’acqua.

primo lotto in zona Piani, il completamento del Parco Fluviale del Fiume sele, i lavori alla Piscina comunale, i lavori agli impianti polivalenti in Palmenta, il completamento dei lavori al Museo delle acque e scuola della acque, la realizzazione dei campetti Playground in Piazza sanità e, cosa molto più importante per tutta la collettività, la redazione e approvazione del PUC. Tutte queste attività hanno richiesto un impegno ingente che è stato e che sarà sempre affrontato con passione e disponibilità, nonostante le tante avversità che l’Amm. ne comunale affronta quotidianamente. Approfitto di queste pagine per augurare a tutti i concittadini di trascorrere un sereno Natale e per quanto auspicabile e possibile un nuovo anno ricco di soddisfazioni.

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A Cenni generali

Caposele, stretto tra il monte ed il fiume, cerniera tra le valli del Sele e dell’Ofanto, modella le sue stradine e le sue piccole piazze tra il verde riposante ed incombente ed il luccicante alveo di un rivolo che si fatica a vedere.

convenzione, che ne garantiva la copertura economica. Tuttavia voglio ricordare che, a prescindere dalla Convenzione stipulata la scorsa estate (senza dubbio il più importante successo di questa Amministrazione), ci sono numerose altre cose realizzate da questa Amministrazione e dal sottoscritto durante questo mandato elettorale, e cito principalmente quelle che hanno riguardato l’area dei LL.PP. da me diretta, a partire dalla ripresa dei lavori del centro fieristico ormai in dirittura d’arrivo, fino al completamento dei lavori di risanamento a valle della statale 165 e del polo scolastico. Ci sono poi la realizzazione della bretella di collegamento Boninventre-Castelnuovo di Conza, il rifacimento del Ponte Tredogge, le case popolari in Via Coste e il

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La pavimentazione che è di colore scuro, sarà interrotta con delle fasce più chiare sia longitudinalmente lungo la carreggiata che trasversalmente per rendere al meglio gli effetti visivi del nuovo materiale installato. Altra importante opera è il completamento del risanamento idrogeologico dell’area al di sotto del polo scolastico con la realizzazione di opportuni drenaggi e di una superficie in materiale liscio per convogliare l’acqua solo nei canali del drenaggio ed eliminare in tal modo i pantani che attualmente stazione nel terreno al di sotto della strada. Con questo intervento è ipotizzabile altresì che, alla fine dei lavori, parte della pavimentazione in materiale non assorbente possa essere utilizzata a parcheggio della scuola. Sono in corso inoltre progettazioni che riguardano il rifacimento della rete idrica nelle zone nelle quali la stessa è più danneggiata ottenendo in tal modo sia un risparmio nei consumi ma, principalmente, garantendo l’acqua a tutte le famiglie che in quelle zone, specialmente nel periodo estivo, non sempre fruiscono dell’acqua. Le progettazioni esecutive partono dalle zone di Pasano, Macchione, Vairano, Boninventre e si completeranno con tutte le altre zone del territorio. Altro argomento che l’Ufficio tecnico sta affrontando è l’elettrificazione di diverse zone rurali. Con la realizzazione della centrale idroelettrica da parte della ditta che si è aggiudicata i lavori della “Pavoncelli bis” che, per quanto ci è stato comunicato, sarà prioritaria rispetto alla galleria, potranno realizzarsi interventi di installazione di pali e rete elettrica nelle zone più popolate rurali in modo tale da garantire la pubblica illuminazione senza ricorrere ulteriormente a pali con alimentazione a pannelli solari la cui durata è molto limitata nel tempo e si è rivelata non conveniente. Oltre alle appena citate numerose iniziative a breve termine, ne sono state messe in atto altre a medio e lungo termine che saranno poi legate molto all’esito della prossima tornata elettorale e che sono comunque state attivate dopo aver raggiunto l’accordo con AQP per la nuova

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a convenzione con l’AQP ha dato i suoi frutti e tante sono le iniziative che l’Amministrazione Farina sta mettendo in campo per agevolare la vita ai concittadini, da un lato fornendo maggiori servizi e dall’altro diminuendo (dove possibile) i costi per i pubblici servizi e le tasse. Andando nel dettaglio delle iniziative, le più importanti sono sicuramente l’eliminazione dell’Imu sulla prima casa, attuata mediante incremento delle detrazioni, e la quasi totale eliminazione del tiket del trasporto scolastico e della mensa. Ma ci sono anche alcune importanti iniziative e opere riguardanti il settore dei Lavori Pubblici, da me diretto, tra cui spicca il bando di piazza Sanità che è stato pubblicato e siamo in attesa di ricevere le offerte per la gara di affidamento dei lavori. L’opera è strategica per Caposele e consentirà di sistemare definitivamente l’area all’ingresso del paese. Il progetto prevede la pavimentazione di piazza Sanità e la realizzazione di una divisione centrale alle corsie con dei giochi d’acqua e con una diversa pavimentazione che, all’occorrenza, può anche ritirarsi nel pavimento. E’ prevista la sistemazione della zona circostante la Chiesa e la realizzazione di una fontana con all’interno una cascata d’acqua sulla parete est della chiesa. In tutto questo ci si augura che pervengano, da parte delle ditte partecipanti, proposte migliorative che qualifichino ulteriormente tutta la Piazza. Un’ulteriore importante iniziativa che è stata già attuata da questa amministrazione riguarda il rifacimento della rete idrica e della pavimentazione di Via Santuario, i cui lavori sono stati già affidati ed è ipotizzabile che gli stessi siano completati in tempi brevi. Con l’impresa affidataria si valuteranno tutte le possibili soluzioni operative per eseguire i lavori in tempi celeri e con modalità d’intervento che comporteranno meno disagi possibili agli abitanti della zona e in un periodo di minor affluenza turistica. Sarà installato un materiale “il porfido” non scivoloso e con caratteristiche di resistenza molto alte tali da garantire una maggiore durata nel tempo.


Politica

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una logica di mettere in relazione la parte delle sorgenti e quindi l’acqua con l’intero tessuto urbano, ricreando il percorso dell’acqua e restituendo a Caposele la sua vera e storica immagine del paese dell’acqua. Una grande e allungata fontana caratterizza la Piazza . In asse con il sistema della piazza viene creato con diversa tessitura un cambio di geometria e di forma dove verranno sistemati dieci fontane” zampillo” in asse con il centro formato da uno zampillo più grande, cinque per lato caratterizzate da un getto d’acqua crescente verso il centro, con effetti di luci in modo da formare una sorte di spartitraffico e nello stesso tempo riportare l’acqua al centro della piazza , enfatizzando ed esaltandone le sue qualità. La fontana viene delimitata e protetta con dei dissuasori in pietra locale, con all’interno delle luci che oltre ad illuminare la piazza rendono gradevole e sicuro il passaggio intorno. Per chi arriva da San Gerardo ,la prima cosa che percepisce sono le fontane ,infatti oltre alla centrale ne esistono altre due. La seconda collocata nei pressi del lato della chiesa, quello che porta alla sagrestia è caratterizzata da un effetto speciale ,la parte centrale caratterizzata da grosse pietre del fiume Sele su cui scorre serenamente la limpida acqua ,quasi a levigare le stesse per renderle ancora più belle, incastonate da due elementi di pietra locale “breccia irpina “ e tra questi elementi scende adagiandosi lungo il filo di maylo trasparente la purezza dell’acqua. Questa fontana vuole essere un inno alla purezza dell’acqua ,una sorte di gratitudine a questo elemento prezioso che ha reso Caposele e l’irpina famosa nel mondo. Il piazzale al di sopra della chiesa viene caratterizzato attraverso la creazione di un sistema di fontane e attrezzature ,un’area protetta adatta per i bambini ,che valorizza anche il muro di contenimento in pietra che si affaccia sulla piazza. Ancora una volta l’acqua diventa la vera protagonista dell’intera piazza con un gioco nuovo ,di rumori e colori particolari, secondo l’uso che si vuol fare della piazza in un determinato momento della vita sociale di Caposele. Questo nel dettaglio il progetto da realizzare che , unitamente al PUC, vuole e deve essere il fiore all’occhiello per l’attività di questa Amministrazione.

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molto significative per il tessuto urbanosociale di Caposele, come la Chiesa della Madonna della Sanità , che costituisce un elemento architettonico di notevole interesse storico culturale , il monumento ai caduti delle guerre, la casa foresteria dell’Acquedotto Pugliese, oggi utilizzata dalla locale stazione dei carabinieri, e che domani come già detto diventerebbe una sorta di museo dell’Acquedotto stesso ,per quello che ha rappresentato per la storia passata e recente di Caposele, il canalone di scarico delle sorgenti, gli alberi esistenti, caratterizzati soprattutto da Leccio e cipressi, tutti gli alberi saranno salvati e valorizzati con il sistema di illuminazione ed arredo urbano. Da una attenta analisi dell’area, nasce l’esigenza di rispettare la stratificazione ed il modo di usare la piazza sedimentandosi nel corso degli anni, da quando l’acqua che caratterizzava il sito venne incanalata restituendo quello spazio alla intera collettività caposelese. Utilizzata come una sorte di grande piazza strappata al fiume, è diventata un vero e proprio punto d’incontro, favorendo una serie di abitudini comportamentali sull’uso stesso della piazza , che vanno dal mercato settimanale, agli incontri culturali e di festa. Da questo nasce l’esigenza di salvaguardare ciò che s’è andato sedimentando nella memoria collettiva di Caposele, tenendo ben in considerazione ciò che l’Amministrazione Comunale vuole fare di questo spazio, un vero punto di riferimento riqualificato, per cui oggi la nuova Piazza ridisegnata tiene in debito conto le trasformazioni urbanistiche, dando una risposta per poter ricevere questa trasformazione esaltandone la spazialità della Piazza stessa. Oggi la Piazza si presenta priva di pavimentazione, l’unico elemento resta l’asfalto. Con una pavimentazione semplice, regolare viene caratterizzato l’invaso spaziale creando una serie di regole e geometrie per porre ordine e regolamentare il traffico veicolare da quello pedonale, creando in parole povere un zona molto tranquilla, dove i cittadini possono passeggiare serenamente. Viene altresì realizzato il marciapiede in pietra locale sotto gli alberi di lecci esistenti, nel lato che guarda verso il canalone, così come nella zona del sagrato della chiesa creando quel raccordo pedonale con il sistema di marciapiedi che porta al centro e alla zona delle sorgenti ,in

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Difesa, oltre all’affaccio belvedere sul canalone, sono tutti elementi da mettere in relazione creando un sorta di rimandi e luoghi da vivere durante le diverse ore della giornata e dei mesi. L’area in cui s’inserisce l’opera è situata nella parte d’ingresso del centro urbano di Caposele. Luogo di incontro e di vita sociale dell’intera comunità. La piazza oggi si presenta poco caratterizzata da elementi significativi, una sorta di grande slargo di asfalto. L’intervento per la sistemazione di Piazza Sanità, rispetta quanto stabilito nella convenzione tra L’Ente Acquedotto Pugliese e il Comune di Caposele del 03 febbraio 1997, per quanto riguarda l’art.4 “Sistemazione e Riqualificazione dell’area delle sorgenti con il ridisegno e la sistemazione della Piazza della Sanità”, e quanto concordato con la nuova convenzione del 06.07.2012. Il progetto di piazza Sanità, che è considerata il punto di ingresso al centro urbano per chi arriva da Materdomini, o dalla nuova strada fondovalle Sele, prevede una sistemazione di tutta l’area tenendo in considerazione la realizzazione della fontana monumentale che L’ente Acquedotto Pugliese aveva in programma sin dagli inizi del 1900, per creare una sorta di monumento alle acque, nel punto dove nasce l’acquedotto pugliese. La proposta progettuale a distanza di oltre un secolo, mira a dare una risposta moderna, anziché una fontana monumentale si vuole creare il monumento all’acqua. L’acqua diventa elemento essenziale di questa architettura, le tre fontane ,ossia quella centrale, l’altra laterale alla chiesa e quella al disopra del terrapieno che sovrasta la chiesa oltre ai fontanini diventano episodi di un discorso generale del sistema piazza. La fontana centrale caratterizza la piazza come elemento di arredo e di significato, la fontana della chiesa richiama l’attenzione alle sorgenti del Sele, la parte centrale è caratterizzata da grossi sassi ricercati nel fiume, mentre ai due lati viene esaltata la purezza dell’acqua che scende avvolgendosi lungo i fili trasparenti di maylo, il sistema delle fontane sul terrapieno creano un gioco di colore e rumore adatti ai bambini e agli anziani che prima di andare nel parco o ai campi da giochi da poco inaugurati, situato a monte possono trovare questa oasi di tranquillità, dove l’acqua caratterizza il tutto segnando percorsi, bagnando superfici e lo stesso muro del terrapieno caratterizzato da una muratura a secco che contrasta sia con la recinzione dell’area di pertinenza dell’AQP che con la superficie intonacata della Chiesetta. Il contesto progettuale è caratterizzato da alcune emergenze architettoniche

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oter realizzare Piazza Sanità per noi Caposelesi è un sogno che si realizza. Noi siamo cresciuti e stiamo tutt’ora vivendo in un paese completamente diverso da quello dell’inizio del ‘900, dove c’era l’acqua che caratterizzava il centro abitato, alimentando tante attività economiche e con questo anche il modo di vivere. Tutto era legato al mondo dell’acqua, oltre all’attività contadina, e questo mondo ci è stato tramandato tramite i racconti dei ricordi dei nostri genitori tramite le foto d’epoca. Un importantissimo fattore di continuità con le nostre tradizioni e col modo di vivere di oltre un secolo fa è rappresentato da Piazza Sanità che è senza dubbio la piazza più importante del paese. Il poter finalmente iniziare i lavori che la possano rinnovare, soprattutto per quello che ha rappresentato e rappresenta nella memoria collettiva, è una cosa che rende molto orgogliosi noi amministratori, coscienti dell’enorme responsabilità che abbiamo. Il nostro impegno dovrà essere doppio perché da un lato dovremmo cercare di mantenere quel forte legame con la storia del nostro paese e dall’altro dovremmo saper realizzare qualcosa di importante che lasceremo alle generazioni future. Come sempre, di fronte a queste sfide cosi importanti e determinanti per le sorti di Caposele. Noi non ci tiriamo indietro, anzi cercheremo di fare sempre meglio per realizzare qualcosa che possa essere in linea con le elevate aspettative della collettività. Sono convinto che la realizzazione di questa opera potrà generare un’immagine di Caposele migliore e diversa, allo stesso tempo capace di guardare avanti e di non abbandonare mai il rispetto per la sua storia e tradizione, un popolo senza storia è un popolo senza futuro. L’idea portata avanti è stata quella di rispettare il luogo, riqualificarlo con elementi semplici, oserei dire naturali, come la pietra locale e l’acqua oltre ai giochi di colore e di luci. Abbiamo, pertanto, cercato di mettere insieme questi elementi con sapienza e rispetto dell’ambiente, senza strafare dando rispetto e dignità a questo luogo, evitando di cadere nella retorica monumentale. La Chiesa, il monumento ai caduti delle guerre, l’ingresso alle sorgenti con la storica casa cantoniera che presto diventerà museo legato all’archeologia industriale delle acque, la strada che porta al centro urbano da un lato e dal lato opposto l’ingresso al cantiere dell’Acquedotto Pugliese con la strada che porta verso Materdomini ed al Bosco

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Finalmente la realizzazione di Piazza Sanità

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Vito Malanga

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Fare

Politica

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LE FORME DEL TURISMO NATURALISTICO

Angelo Ceres

LE INIZIATIVE DEL COMUNE DI CAPOSELE

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A seguito della Delibera di Consiglio Comunale n. 27 del 31/10/2012 è stata elevata da 200,00 a 400,00 euro LA DETRAZIONE PER ABITAZIONE PRINCIPALE sull’ ’I.M.U. Lo sgravio fiscale ha toccato, in questo modo, il 99% delle prime case del patrimonio edilizio di Caposele. Tanto premesso si avvisano i contribuenti che hanno versato l’imposta sull’abitazione principale che, per usufruire della detrazione, della compensazione o del rimborso: - il soggetto passivo deve "dimorare abitualmente e risiedere anagraficamente" - che per ogni figlio convivente di età non superiore a 26 anni si applica una ulteriore detrazione di €. 50,00. In questo caso il tetto massimo è di € 400,00. - Per i contribuenti che hanno versato una somma maggiore di quanto dovuto, è possibile chiedere la compensazione e/ o il rimborso con modello pubblicato sul portale del comune e presentare la richiesta entro il termine di 30 giorni dalla data di scadenza della 2° rata fissata al 17/12/2012. Modalità di versamento: - modello F24 da presentarsi sia in banca che in posta. Il Responsabile del settore economico finanziario Dott. Angelo CERES Sono aperti i termini per la presentazione della domanda DI ESENZIONE dal pagamento del SERVIZIO MENSA E TRASPORTO a decorrere dal 01 gennaio 2013. Anche in questo caso lo sgravio riguarda il 99% su coloro che usufruiscono di detti servizi. I requisiti essenziali per accedere al beneficio sono: - il reddito ISEE 2011 non superiore a € 10.633,00 Le domande devono essere formulate esclusivamente nell'apposito modulo disponibile presso l'ufficio del Servizio Pubblica Istruzione del Comune di Caposele o sul Sito internet del Comune. Il modulo si ritira presso l'Ufficio Pubblica Istruzione (Piazza Dante 1) e si consegna allo sportello di Protocollo Generale dal lunedì al venerdì dalle 9,00 alle 12,00 e il martedì e il giovedì dalle ore 16.00 alle ore 18.00. I buoni si ritirano presso l'ufficio Pubblica istruzione del Comune (P.za Dante n. 1/primo piano) Per ottenere l'esenzione dal pagamento del servizio di refezione scolastica e trasporto . scolastico, i richiedenti dovranno presentare la certificazione I.S.E.E. redditi 2011 con allegata copia del documento di riconoscimento.

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COMUNE DI CAPOSELE AVVISI IMPORTANTI

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importante provvedimento volto alla lotta all’evasione e all’elusione fiscale per la tassa sui rifiuti urbani. Attività che qualsiasi altra amministrazione ha piacevolmente evitato. Un lavoro serio, parsimonioso, estenuante e paritetico che grazie alla professionalità di un solo dipendente comunale si è riuscito ad attuare senza trascurare gli altri adempimenti dell’ufficio. È stato predisposto, insieme all’ente gestore per la raccolta dei rifiuti, attraverso numerosi incontri, un piano di raccolta porta a porta che porterebbe all’eliminazione dei cassonetti stradali, assicurando una raccolta migliore, particolareggiata e soprattutto garantendo una maggiore pulizia del nostro paese. Adesso occorre che l’Amministrazione lo concretizzi. Avendo reperito fondi dall’UE si sta per eseguire il progetto di pulizia delle radure per il miglioramento dell’habitat montano, così come si è assegnato il lotto per la manutenzione dell’area picnic del bosco Difesa (lasciato deperire nelle passate gestioni, recuperato nella nostra gestione amministrativa anche grazie alla dedizione degli operatori idraulico-forestale), la manutenzione dell’area Mauta (molto frequentata d’estate), nonché il ripristino di alcune strade di montagna per un totale di circa 50.000,00 euro. Dopo circa quattro anni il Comune di Caposele ha visto finanziarsi un importante progetto del valore di 630.000,00 euro per la sistemazione idraulico forestale dell’area montana. Fondi attribuiti in via preferenziale ai Comuni che si trovano all’interno di un’area protetta (Parco Regionale dei Monti Picentini). Anche questo è uno smacco a chi ritiene di cancellare l’area protetta o quantomeno far uscire Caposele dal Parco. Purtroppo c’è chi ancora è di questo pensiero, chi vive in un mondo fatto di interessi personali o particolari e che trova per lo più collocazione politica avversa alla nostra (per fortuna nostra ma per sfortuna della collettività). Continuano le operazione di bonifica di alcune parti del territorio comunale ed il controllo con la vigilanza ambientale che sta producendo ottimi risultati soprattutto in materia di prevenzione dei reati. È stata realizzata la carta dei sentieri (da integrare con altri percorsi già

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asciando che alcuni si trastullino in congetture mentali per tentare di condurre (a qualunque costo) davanti ad un giudice gli amministratori, altri di denigrare o ingiuriare, altri ancora di essere i dispensatori assoluti delle (varie) giuste politiche amministrative da attuare, la concreta vita amministrativa, tra alti e bassi, continua. È legittimo che ci debbano essere opinioni discordanti così come le critiche, ma senza eccessi, senza presunzione. Entrambe, con umiltà, devono essere recepite e valutate da noi amministratori, anche in coscienza, per migliorare le scelte e le vedute. Tenendo conto di tali valutazioni ho cercato di portare avanti le idee ed i progetti. I colleghi amministratori sicuramente illustreranno, in maniera dettagliata, su queste pagine le opere ultimate e quelle in via di sviluppo, dal parcheggio multipiano, alla realizzazione di piazza Sanità, ai campetti playground, alla risistemazione di via Santuario, ai PUA, al turismo ecc. Vorrei, invece, far ricadere l’attenzione su impegni presi ed iniziative che verranno a realizzarsi da qui a poco nel settore economico e ambientale, alcune più note di altre. Sicuramente il provvedimento più conosciuto è quello che ha portato all’ eliminazione, per la quasi totalità dei contribuenti, del pagamento dell’ imposta sulla prima casa (IMU) innalzando la detrazione dai 200,00 ai 400,00 euro. Seguendo questa stessa logica sono state esentate la maggior parte delle famiglie per il pagamento della mensa e del trasporto scolastico. Abbiamo potuto disporre queste agevolazioni per due ordini di fattori: 1) negli anni passati si è avuto modo di rimodulare la gestione finanziaria attraverso operazioni che hanno visto ridurre gli sprechi mantenendo invariati i servizi senza aumentare la tassazione, fattore di per se importantissimo in periodi di crisi e che trova ancor più forza se si considera lo stato di molti paesi che, al contrario, hanno aumentato il costo dei servizi; 2) la recente stipula della convenzione con l’AQP. Altri sgravi potrebbero essere previsti, stiamo ragionando e verificando le forme di intervento. Sempre in materia tributaria è stato attuato un

Il responsabile del Settore AMMINISTRATIVO Dott. Alfonso Pallante

PER ULTERIORI INFORMAZIONI L'UFFICIO TRIBUTI / PUBBLICA ISTRUZIONE (primo piano) RESTANO A DISPOSIZIONE DALLE ORE 9,00 ALLE ORE 13,00 DAL LUNEDI AL VENERDI E DALLE ORE 16,00 ALLE ORE 18,00 NEI GIORNI DI MARTEDI E GIOVEDI.

Informazioni e relativi moduli anche su www.comune.caposele.av.it

progettati ed in attesa di finanziamento). Tali sentieri sono stati seguiti per la prima volta da escursionisti che hanno potuto ammirare la bellezza dei monti e potuto notare lo stato di conservazione degli stessi grazie all’ attività di tutela e prevenzione posta in essere. Altre iniziative ed idee si stanno valutando con la speranza che possano essere realizzate prima della fine del mandato amministrativo. Come avrete notato gli interventi realizzati, così come quelli in fase di esecuzione, in ambito ambientale, non hanno interessato, se non in modo trascurabile, fondi del bilancio comunale. Ci si è impegnati a reperire fondi comunitari con lo scopo di tutelare, migliorare, valorizzare e rendere più fruibili alcune aree del paese con lo scopo di intravedere, ed oggi si vedono i primi risultati, le varie forme del turismo naturalistico.


Sport - Cultura

L’A.C.D. Caposele: un’altra stagione insieme

L'ALBERO GENEALOGICO DEI CAPOSELESI di Pasquale Ceres

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UN ESPERIMENTO STRAORDINARIO PER RICOSTRUIRE ATTRAVERSO LA RETE LA GENEALOGIA DELLA GENTE DI CAPOSELE. IL PROGETTO CHE SI STA SVILUPPANDO HA BISOGNO DELL'AIUTO DI TUTTI

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- volume 1791-1801 - Cresime 1790 1800 , Battesimi 1790-1801, Matrimoni 1788-1801 , Morti 1790-1801 - volume 1801-1812: Battesimi 18011812 , Cresime 1804, Matrimoni 18011812, Morti 1801-1812 Questi registri ci hanno consentito di

rintracciare gli antenati dei nostri membri vissuti a Caposele fino ai primi del 1700. Visto che con la fase 2 del progetto alcuni registri successivi al 1810 si ha un costo stimato di 600 euro, sta continuando la raccolta fondi. Per info contattare John Rendfrey JoEnRe@aol.com, oppure Pasquale Ceres pasquale_ceres@yahoo. it aperta a tutti gli iscritti al sito, e ai Caposelesi interessati alla preservazione delle loro radici. Tutte le persone interessate a contribuire al progetto possono scegliere di donare o a me, tramite bonifico sul mio conto corrente, o a John Rendfrey, spedendogli un assegno. Ognuno può scegliere il metodo di pagamento più comodo, contattate per email me pasquale_c@hotmail.com o John joenre@aol.com per avere le informazioni necessarie per effettuare la donazione. Come regola generale, i donatori dagli

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l’aiuto degli sponsor ai quali va il nostro ringraziamento: Ristorante 7Bello e Infissi Nisivoccia Luigi in primo luogo, e poi Crystal Bar, Agenzia Allianz Casillo, Bar Gianna, Stazione Q8 Rosania, Alimentari Rocchina Cibellis, Fandango Wine Bar, Ford Di Vincenzo, Bar Roma, Tinteggiature Nicola Liloia, Officina DN Auto, Pizzeria Chaplin, Concessionaria Opel Gonnella, Over Drink Bar, Caseificio Antonio Nigro, Vitale Viaggi, Azienda Agricola Grasso, Sanifarm, Autolinee Grasso, Farmacia Russomanno e Sista Pitturazioni. Un ringraziamento va anche fatto all’amministrazione comunale che ci consente l’utilizzo gratuito degli impianti sportivi e risponde tempestivamente a tutte le nostre richieste. Quanto a me, ho la buona sorte di dirigere un gruppo di giovani eccezionali, che uniscono alle capacità calcistiche molte altre qualità. Questo rende più agevole il ruolo del presidente e non fa pesare i sacrifici, gli impegni e le trasferte nei vari campi della provincia.

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Collaborare e' facilissimo: scrivi una mail a pasquale_c@hotmail.com, sarai abilitato ad estendere il database inserendo i tuoi dati. Parti da una persona gia' presente nel database, e che e' anche nel tuo albero genealogico, ed inserisci tutti i tuoi parenti. Una volta selezionata una persona, spostarsi nella sezione "parenti stretti", e procedere ad aggiungere fratelli, sorelle, genitori, marito o moglie, ecc. Non temere di sbagliare: i dati dovranno essere confermati prima di diventare definitivi: in ogni caso sara' sempre possibile correggere eventuali errori. ari membri della "Genealogia di Caposele" ed amici Caposelesi, il progetto di digitalizzazione dei registri parrocchiali della chiesa di San Lorenzo Martire del 1748-1810 sta andando avanti. Grazie al vostro aiuto, sono stati digitalizzati i seguenti 4 volumi: - volume 1748-1767:Battesimi 17481773 , Cresime 1759-1761/ Matrimoni 1748-1767 , Morti 1748-1766 - volume 1767-1790: Battesimi 17731790 , Matrimoni 1767-1787, Cresime 1775-1780 , Morti 1768-1790

di Alfonso Sturchio

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alla persona che guida l’intero gruppo in allenamento e nelle partite, il cui carisma e la cui capacità di insegnamento sono lo stimolo più forte perché il tutto possa funzionare: il Mister Raffaele Sista. Ed un riconoscimento va fatto agli altri dirigenti che da dietro le quinte fanno sì che tutta la macchina organizzativa proceda senza intoppi: Salvatore Corona, Gerardo Nisivoccia, Alfonso Rosania, Vincenzo Iannuzzi e Massimo Zanca. L’impegno quotidiano di tutte queste persone consente al nostro paese di avere una squadra in cui riconoscersi e fa divertire centinaia di tifosi che – allo stadio o attraverso internet – si appassionano alle partite. La stagione è cominciata con una sonora vittoria per 7 a 2 contro la Dinamo Monteverde ed un secco 3 a 0 contro Torella de’ Lombardi che ci ha consentito di superare facilmente il primo turno di Coppa Campania. Insomma, quest’anno ne vedremo delle belle, con una squadra che si è rinforzata con molti giovani talenti e che potrà essere la sorpresa del campionato. Tutto questo non sarebbe possibile senza

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Caposele, il cui acronimo significa Associazione Calcistica Dilettantistica, per consuetudine – a differenza di quanti si rinforzano con giocatori “esterni” ed a pagamento – schiera solamente calciatori dilettanti caposelesi. E di questo ne siamo fortemente orgogliosi. Permettetemi, quindi, di menzionare uno ad uno gli atleti che da settembre si allenano duramente per ben figurare e che ad ogni trasferta portano in alto il buon nome di Caposele per la correttezza e la forza che li contraddistinguono: Feniello Rocco e Cibellis Mario, innanzitutto, che sommano alle loro capacità atletiche altre importanti capacità manageriali. E poi Matteo Damiano, Ceres Francesco, Ceres Roberto, Aiello Giovanni, Aiello Gerardo, D’Elia Gaetano, Grasso Armando, Grasso Raffaele, Lardieri Angelo, Lardieri Felice, Malanga Alfredo, Malanga Valentino, Merola Lorenzo, Monteverde Marco, Russomanno Gerardo, Rosania Italo, Mariniello Lorenzo, Nisivoccia Gerardo, Monteverde Rocco, Malanga Giuseppe e Merola Alessio. Naturalmente una menzione a parte va fatta

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opo la bella stagione dell’anno scorso, anche quest’anno l’Acd Caposele è riuscita ad iscriversi al campionato provinciale di Seconda Categoria organizzato dalla Figc. Di questi tempi non c’è nulla di scontato e per questo è una soddisfazione doppia essere riusciti ancora una volta a coinvolgere nel progetto tanti appassionati e tifosi. La partecipazione ad un campionato di Seconda Categoria richiede un impegno enorme e costante da parte di molte persone ed una programmazione – se si vuol fare una discreta figura – che parte sin dall’estate. Non è esagerato affermare che – tra calciatori, dirigenti, tecnici e sponsor – diverse decine di persone sono impegnate e coinvolte nella buona riuscita del campionato. Se a questi aggiungiamo i numerosissimi tifosi caposelesi che ogni domenica affollano la tribuna dello stadio Palmenta, possiamo allora concludere che questa esperienza coinvolge una significativa fetta della popolazione ed è giusto portarla avanti. Dev’essere evidenziato che la nostra è forse l’unica squadra ad essere composta da soli giocatori del proprio paese. L’A.C.D.

L'idea del sito è quella di costruire un albero genealogico stile Wikipedia, con l'aiuto di tutti. Questo espone purtroppo ad inevitabili errori (di cui mi scuso in anticipo, e per i quali chiedo l'aiuto di tutti per correggerli). Non vuole (e non può) essere un riferimento assoluto (per quello bisogna consultare i registri ufficiali, civile e\o religiosi), bensì un aiuto a chi volesse effettuare una ricerca genealogica: avere delle indicazioni sulle date di nascita\morte costituisce un aiuto utilissimo quando ci si trova davanti tanti volumi in cui si sa che deve esserci l'atto relativo ad un proprio antenato. Una cosa è sapere la data, però, e quindi poter scorrere velocemente il volume fino alla data nota, e un'altra è dover studiare con attenzione tutte le pagine, stando attenti ad individuare il nome ricercato. In effetti ancora oggi molti Caposelesi ignorano l'esistenza del sito (tranne i miei amici e parenti, che "martello" ogni volta che torno a Caposele), e una segnalazione da parte della Sorgente darebbe la possibilità ad una vasta platea (anche all'estero) di venirne a conoscenza e, magari, di contribuire ad accrescere l'albero genealogico con il proprio ramo familiare. http://ars.altervista.org/PhpGedView/index.php?ctype=gedcom

USA possono far riferimento a John, e gli altri a me. Per quanto riguarda la consultazione ai registri digitalizzati, l'accordo con il parroco della Chiesa di San Lorenzo di Caposele, don Vincenzo che dobbiamo ancora ringraziare per la sua disponibilità al nostro progetto! prevede che il dvd con le foto degli antichi volumi rimarrà nel suo ufficio nella Chiesa di S. Lorenzo il posto che li ha custoditi e preservati per secoli l'obiettivo primario del progetto consiste infatti nell'affiancare al supporto cartaceo quello digitale, col fine di avere una copia "di backup" dei preziosi registri. Ognuno, e in particolar modo i donatori, possono consultare il dvd nel suo ufficio chiedendogliene il permesso. Io e John abbiamo una copia dei dati, che abbiamo promesso di non copiare. Ad ogni modo in questi dati possiamo effettuare ricerche sugli antenati dei

donatori date di nascita/matrimonio/ morte e caricheremo questi dati sull'albero genealogico online del sito "Genealogia di Caposele" (http://ars.altervista.org/ PhpGedView/index.php. Disponendo della data di un certo evento, sarà molto più facile individuare l'atto corrispondente consultando il dvd nell'ufficio parrocchiale della Chiesa di S. Lorenzo. Inoltre possiamo inviare 1 o 2 foto ai donatori che ci contatteranno, una volta che avremo individuato le registrazioni dei loro antenati nei dati digitalizzati. Per verificare ciò basta consultare l'albero genealogico online, e verificare se i dati di un proprio antenato sono provenienti dalla fonte S27 "Registri parrocchiali Chiesa San Lorenzo", il che indica che l'informazione è stata recuperata dai registri parrocchiali. Pasquale Ceres e John Rendfrey

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Attualità

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rappresentazione teatrale di “Amicizia”, “Occhiali neri” e “Pericolosamente” , opere di E.De Filippo, in vari Comuni della Regione Campania (Caposele –AVTeora –AV- , Santomenna- SA-); Ottobre 2008: rappresentazione di uno spettacolo teatrale tratto da opere della scrittrice

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Dacia Maraini dal titolo “Donne sole o sole donne” (tratto dai testi: Dialogo di una prostituta con il suo cliente, Suor Juana e Maria Stuarda);Dicembre 2008: organizzazione e messa in scena di uno spettacolo natalizio organizzato presso il Comune di Santomenna- SA-;Gennaio 2009Aprile 2009: rappresentazione teatrale di “Questi fantasmi!”, opera in tre atti di E. De Filippo;Agosto 2009: Organizzazione dell’evento culturale “Con gli occhi della Luna” (in collaborazione con l’ Associazione culturale “Sorgenti di Sapere ” di Caposele);Settembre 2009 Dicembre 2009: rappresentazione teatrale di “Natale in casa Cupiello”, opera in tre atti di E. DE Filippo nell’ambito di progetti realizzati dall’Associazione culturale “I Liberi Commedianti” di Caposele. Novembre 2009 - Gennaio 2010: realizzazione Corso di Teatro di n° 100 ore in collaborazione con l’Istituto Comprensivo “Criscuoli” di Sant’Angelo dei Lombardi finalizzato alla diffusione tra i giovani della cultura e della pratica teatrale. Dicembre 2010: rappresentazione teatrale di “Miseria e Nobiltà”, opera in tre atti di E. DE Filippo; Dicembre 2011: rappresentazione teatrale di “Ditegli sempre di si”, opera in tre atti di E. DE Filippo. Gli sforzi compiuti si sono dimostrati numerosi perché il gruppo si muove in modo autonomo nell’organizzazione completa degli eventi, non solo per ciò che concerne le singole esibizioni, ma anche nella creazione delle scenografie ( grazie anche al contributo di persone esterne: Giuseppina Russo, Franco Monteverde, Angelina “la Fioraia” ) , dei costumi (Giovanna Cetrulo), della parte audio e fonica (Benny Daniele), sino ad arrivare alla regia ed allo sviluppo Video-fotografico (Angelo Malanga e Donato Merola) . Il vero motore che spinge a continuare non è solo la passione per il teatro ma è l’affetto che il popolo di Caposele riserva, sia nell’apprezzamento delle varie commedie, sia nel generoso aiuto economico per sopperire alle molteplici spese cui si andava e si va in contro. Vorrei specificare che parte del ricavato ottenuto nelle singole esibizioni è stato devoluto in beneficenza. A nome di tutti i Liberi Commedianti un grande RINGRAZIAMENTO! Inoltre un ringraziamento va anche al Comune di Caposele ed alla Pubblica Assistenza di Caposele che gentilmente hanno messo a disposizione i locali dove poter organizzare le molteplici prove e le fasi di preparazione degli spettacoli.

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sì che questa squadra diventasse sempre più coesa e compatta dando vita a delle scintillanti amicizie! I Liberi commedianti nasce come un gruppo giovanile di ricerca culturale che ha condotto negli ultimi due anni un’intensa attività teatrale: Organizza progetti ed eventi speciali, rivolti principalmente ad un pubblico giovanile, collaborando con diverse realtà culturali e sociali, indirizzati sia alla conservazione e valorizzazione delle tradizioni locali, sia alla creazione di nuovi linguaggi espressivi e alla creazione di un nuovo pubblico. E’ inserito in varie produzioni e ha rapporti con diversi Enti sia per la circuitazione degli spettacoli che per l’attività di laboratorio. Vorrei condividere e riportare in modo dettagliato le varie rappresentazioni che si sono susseguite nel corso degli anni. Attività svolte:Settembre - Dicembre 2007: rappresentazione teatrale di “Gennareniello”, opera di E.De Filippo;Maggio 2008 - Settembre 2008:

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ari lettori, per la prima volta scrivo un articolo privo di contenuti di carattere politico. La mia scelta nasce da una semplice constatazione: mancano pochi mesi allo scadere di un mandato amministrativo , siamo nel vivo di una campagna elettorale e quindi non vorrei tediare la vostra attenzione su argomenti che nei prossimi mesi vi travolgeranno. La Sorgente racchiude in toto una memoria storica del nostro paese, e credo, sia giusto e bello lasciare traccia delle iniziativi incantevoli che nascono al di fuori delle varie contrapposizioni politiche. In passato avevo già pensato di scrivere un articolo sulle peculiarità artistiche dei giovani e meno giovani del nostro paese: Caposele, ritengo sia un contenitore di molteplici attitudini! Non capita spesso che in un piccolo centro come il nostro ci siano tradizioni di carattere Sportivo , Musicale, teatrale e letterale, così cospicue. Ora mi soffermerò sui tanti sforzi assunti negli ultimi anni da un gruppo di persone in ambito teatrale, in particolare su un progetto nato da un gruppo di amici (Elisa Malanga, Gelsomino del Guercio, Franco Antonio Cibellis, Ettore Gennaro Spatola, Massimo Chiaravallo). L’idea era quella di portare il teatro a Caposele in maniera costante. Successivamente, al gruppo iniziale si aggregarono altre splendide persone,(Ivan Melillo,Giovanna Palmieri, Annalisa Casale, Vincenzo Casale, Nicola Testa, Patrizia Di Masi, Angela e Gelsomina Fuschetto, Gerardo Corona, Pasquale Grasso, Nicola Ciccone, Ernesto Donatiello, Michele Cuozzo, Tiziana Damiano, Maria Grazia Ficetola, Tania Dal Bò, Alfonso Rosania, Roberto Lenza, Maria Malanga, Rosalba Malanga, Salvatore Fuschetto, Gerardo Donatiello) tanto da arrivare alla costituzione di una vera e propria associazione teatrale, nominando la Dott. ssa Elisa Malanga come presidente. L’amore per le opere teatrali a fatto

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Il teatro a Caposele

Anno XL - Dicembre 2012 N.85

La prossima rappresentazione sarà un’opera di Eduardo Scarpetta “Uomo e Galantuomo” che si terrà come sempre a Materdomini presso il teatro dei Padri Redentoristi nei giorni successivi al Natale. Vi Aspettiamo tutti! Colgo l’occasione per Augurare un Buon Natale ed un Felice Anno a tutti i Caposelesi vicini e lontani! Ettore Gennaro Spatola


Attualità Turismo

Due semplici domande

di Raffaele Russomanno

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operato sul turismo, la promozione del territorio e la cultura. Questi sono i temi con cui le Pro Loco hanno da sempre tutelato e promosso il territorio, modulandoli e adeguandoli attraverso gli anni. Oggi la valorizzazione del territorio passa attraverso la sua riscoperta, nell'offerta di maggiori e migliori servizi per i nostri ospiti, nell'offrire loro nuovi eventi a fianco di quelli ormai consolidati nel tempo. Ma in un momento di difficoltà economiche, come quello che stiamo vivendo, lo spirito di volontariato deve farsi sentire più forte e maggiore deve essere l'impegno per la valorizzazione del proprio territorio. Il fatto che a volte questo ci sia riuscito in modo egregio o che a volte ci sia riuscito meno non può e non deve affievolire il nostro impegno. Per l'esperienza vissuta nella nostra Associazione posso affermare che come uomini e donne della Pro Loco abbiamo sempre creduto che impegnarsi in questo tipo di attività sia qualcosa di produttivo e gratificante, ritenendo che questo impegno appartenga a persone che hanno voglia di esprimere la propria presenza sul territorio, impegnandosi per modificarlo e renderlo più vivibile e più bello. E per "più bello" non voglio qui significare una semplice operazione di abbellimento dei luoghi, bensì il desiderio di provare a cambiare il posto in cui si vive, provando a renderlo migliore, non solo dal

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esso scaturiscono. Immagino già che il lettore attento stia obiettando quanto difficile e complessa sia questa operazione. Mi rendo perfettamente conto che non è una operazione semplice, perché dovrebbe coinvolgere non solo alcuni comuni dell'avellinese ma anche qualche comune del salernitano, ma al tempo stesso neanche impossibile. I nostri comuni dispongono di un bene molto appetibile: l'acqua; e forse sarebbe il momento di utilizzare questo bene, così prezioso, per lasciare una Regione che verso di noi si è sempre dimostrata distratta e poco generosa, per non dire avida. Lo spirito che ha guidato l'attuale governo alla riorganizzazione delle provincie è la riduzione dei costi, ma queste nuove aggregazioni provinciali stanno creando un nuovo contesto non privo di difficoltà. Il momento è certamente dei più difficili e sicuramente il taglio dei costi finirà per interessare ulteriormente tutti i livelli dello Stato, quindi anche i nostri Comuni, anche se le esigenze delle popolazioni rimarranno comunque le stesse e forse, alla luce della crisi economica in atto potrebbero, paradossalmente, aumentare. Ecco dunque che abbiamo il dovere di porci una seconda domanda: Cosa possono fare le Pro Loco a tutela del loro territorio, quale aiuto concreto possono portare ai loro comuni? Credo che la risposta a questa seconda domanda debba essere ricercata nel DNA stesso di una Pro Loco. Era il 1881 quando, a Pieve Tesino, alcune persone diedero vita ad un comitato con l’obiettivo «di contribuire al miglioramento estetico di una località per favorire la sosta dei forestieri». Oltre 130 anni fa nasceva la prima Pro Loco, e quello spirito ancora anima le nostre Associazioni che da sempre hanno fondato il loro

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punto di vista paesaggistico, quindi, non solo per i visitatori, ma essenzialmente per noi stessi. Come ho già avuto modo di dire il vero punto di forza delle Pro Loco risiede nel profondo legame che hanno con il territorio in cui vivono ed in modo particolare con le persone che quotidianamente sono impegnate a viverlo e a farlo vivere. Per questo credo che l'impegno di tutti noi debba consistere, nei prossimi mesi, nel favorire la crescita occupazionale dei nostri

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di questi giorni la notizia che le province di Avellino e Benevento saranno accorpate per dare vita ad una nuova provincia ibrida. Il paradosso, tutto italiano, vedrà il Beneventano cancellato mentre Avellino perderà lo status di capoluogo che verrà acquisito da Benevento, capoluogo di una provincia che non esiste più. Come è facile immaginare questo fatto ha portato con se, anche qui da noi, molte discussioni su quale delle due città, Avellino o Benevento, fosse più degna di diventarne il capoluogo, discussione che francamente ha spostato l'attenzione dal vero problema e per il quale sarebbe il caso di porsi una prima semplice domanda: Cosa succederà al nostro territorio? Nessuno sa ancora quali e quanti sconvolgimenti scaturiranno da questo accorpamento, quale attenzione riceveranno terre di confine come la nostra, ma una cosa è certa, la storia sta per ripetersi. Già una volta siamo stati ceduti. Nel 1860 a seguito dell'occupazione garibaldina e l'annessione al Regno di Sardegna avvenne una riorganizzazione del territorio ed i comuni del circondario di Calabritto, secondo l'allora suddivisione Caposele, Calabritto, Quaglietta e Senerchia, passarono alla Provincia di Avellino. Fino a quella data Caposele apparteneva al territorio del Principato Citra (Salerno). Per tale motivo per lungo tempo gli avellinesi ci hanno considerato solo dei salernitani a loro aggregati, oggi il rischio che corriamo, confluendo nel Beneventano, è di essere ancora una volta considerati semplicemente degli ex, ma anche ritornare dopo oltre 150 anni, come qualcuno auspica, nella Provincia di Salerno farebbe sempre di noi solo degli ex. Ed allora perché non provare ad impostare il ragionamento in modo diverso, anche radicalizzandolo, formulando un'ipotesi alternativa: non rimanere più campani ma diventare lucani. Perché non provare a focalizzare i nostri sforzi per cambiare Regione, avvicinandoci alla Basilicata, da sempre attenta al proprio territorio e rispettosa delle risorse che da

giovani, attraverso tutte quelle forme di promozione del territorio utili a tale scopo. Questa è la sfida che ci attende nell'immediato, sta a tutti noi decidere se accettarla e serenamente posso dire di non aver dubbi sul fatto che il nostro Presidente e la Pro Loco tutta sapranno farla propria, perché è in gioco il futuro di un intero territorio, anche perché, come ha scritto il Direttore del Consorzio delle Pro Loco Trentine, "chi lavora in una Pro Loco lo fa perché vuole qualcosa di buono e non lo vuole solo per sé, ma vuole goderne con tutta la comunità, anche con chi per quella volta non ci ha messo uno straccio di fatica".

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Sport

LA PALESTRA COMUNALE: UNA STRUTTURA DI TUTTI

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di Roberto Notaro

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sicuramente è riduttivo per uno sportivo come Generoso. Anni di campionati di categoria, di tornei di calcio locali, d scuole calcio e di tante battaglie sportive destinate alla sensibilizzazione del calcio in un piccolo paese di provincia. Ma Generoso è stato anche colui che ha poturo trasmettere ai figli questa grande passione che è stata, i un certo qual modo,

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A Mr. GENEROSO NOTARO

urante il corso dell'inugurazione del "PlayGround" di Piazza Sanità, una struttura di due campetti di gioco destinati ai bambini, è stato premiato come sportivo "dell'anno" il Mr. Generoso Notaro. .."per lastoricapassione,l'abnegazionee l'impegno profuso in tanti anni dedicati al calcio caposelese. In effetti parlare dello sportivo dell'anno

Per quanto ci riguarda, abbiamo sempre utilizzato la palestra col massimo rispetto e ci siamo messi a completa disposizione per piccoli lavori o risistemazioni al proprio interno ed all’esterno come, ad esempio, abbiamo fatto lo scorso anno nell’emergenza neve quando il sottoscritto insieme a Massimo Cetrulo e Salvatore Malanga si sono messi a spalare tutta la neve e togliere il ghiaccio che precede l’accesso, creando le condizioni di sicurezza per l’accesso per i bambini non solo della scuola calcio, ma della scuola tutta. Alcuni problemi che la struttura presenta sono attualmente affrontati dall’Amministrazione e ci auguriamo che vengano risolti quanto prima possibile. Per quanto ci riguarda, per quanto mi riguarda, siamo orgogliosi di aver valicato l’entrata di questa struttura ed auspichiamo che in un futuro prossimo possa essere utilizzata, lo ribadisco, da tutta la cittadinanza. Se staremo tutti attenti, se utilizzeremo questa struttura con il rispetto dovuto anche a tutto ciò che non è nostro, la palestra di Caposele potrà diventare un altro luogo di aggregazione per i nostri giovani. E che importa se qualche volta arriva qualche pallonata sul muro lasciandogli un piccolo segno; andrà a significare che la struttura è utilizzata, è vissuta; sempre meglio delle macchie di umidità o delle ragnatele che si potrebbero creare in caso di un suo abbandono! Ciò non potrà che rafforzare quello che è il nostro senso di comunità caposelese.

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cercare di trovare una soluzione insieme alle istituzioni. Il problema è che la struttura è praticamente attaccata alla Scuola che la gestisce; le difficoltà erano date dal fatto che palestra e scuola sono comunicanti tra di loro e si paventava il rischio di un’intromissione degli esterni negli uffici e nelle aule scolastiche. Da un’attenta analisi e verifica mi è parso sin da subito chiaro che questo non fosse realmente corretto, poiché le due strutture hanno in comune solo un atrio che le separa. Sostanzialmente dalla scuola si accede all’atrio e poi alla palestra, ma non può avvenire il contrario poiché attraverso le porte antincendio si può accedere all’atrio e da questo non si può entrare nella scuola, ma si raggiungono solo le sue vetrate e portoni che sono chiusi dall’interno. Da ciò la difficoltà di concedere a terzi anche l’utilizzo degli spogliatoi, poiché ad essi si accede attraverso il vano sopra descritto, anche se pare che questi abbiano anche un’entrata esterna e sarebbe auspicabile che anch’essi fossero concessi a chi utilizza la struttura. Non vorremmo sembrare come quelli che “entrano di striscio e si mettono di piatto”, ma se abbiamo questa risorsa perché non la dovremmo sfruttare? Si sa, le strutture con l’utilizzo si deperiscono, ma è proprio per questo che vengono costruite per essere sfruttate ed utilizzate, ovviamente sempre col rispetto dovuto alla cosa pubblica ed alla responsabilità di farle durare il più a lungo possibile.

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la struttura si aprisse al paese. Dopo le nostre richieste ora la Palestra viene utilizzata da molte altre organizzazioni; siamo stati seguiti lo scorso anno dal Centro Sportivo M.A.R. per i suoi corsi di Aerobic Dance e dagli Amatori Running Sele, poi da una società di Calabritto che fa corsi di MiniPallavolo e quindi anche dall’Associazione Danza Sportiva Sele Dancing. Oltre cento giovani utilizzano la struttura in orario pomeridiano; la pulizia della stessa viene curata direttamente dalle quattro associazioni in questione, evitando di creare problemi alla Scuola. Ma a me piacerebbe, come dicevo prima, che la struttura fosse data direttamente alla gente e spero che sempre più associazioni e comitive ci seguano. Troppo chiare sono ai miei occhi le immagini che fino a qualche anno fa mi capitava di vedere: ragazzini di 12-13 anni che si allenavano sotto piogge torrenziali, sulla neve, nel fango: addirittura all’interno degli spogliatoi! Non che questo non abbia giovato, visti gli incredibili successi provinciali e regionali che questi giovani hanno ottenuto, pronti a sfidare ogni intemperie pur di correre dietro ad un pallone ed a lavorare al massimo per dare qualcosa in più degli avversari durante le partite; ma è altresì vero che un bambino, un ragazzo ha il diritto di svolgere la propria attività in un luogo consono alle proprie aspettative. Ma qual era, qual è, il problema che ostacolava l’accesso alla palestra da parte degli esterni? Personalmente credo di aver consumato i gradini della scuola e del comune per capirlo ed affrontarlo e

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e l’hanno data la palestra? È questo il leitmotiv che oramai da diversi anni risuona nel periodo settembrino. Preambolo questo, per parlare della Palestra Comunale, della quale spesso si discute. È una struttura all’avanguardia molto spaziosa, certamente fondamentale per lo svolgimento delle ore di Educazione Fisica (Scienze Motorie) a scuola, grazie alla quale le nuove generazioni hanno uno spazio consono alle loro necessità che gli consente di fare ginnastica sul serio, non come noi che eravamo costretti a giocare alle “Saure”. Tuttavia, un cruccio personale e della mia Scuola Calcio è sempre stato quello che questa struttura venisse destinata non solo alle attività scolastiche, ma anche alla cittadinanza. Perciò, oramai da sei o sette anni, ho cominciato a lottare per questo, per far sì che la Palestra Comunale, comunale appunto, fosse messa a disposizione non solo delle società sportive, ma di tutta la collettività, cosicché anche la semplice comitiva, composta da dieci ragazzi o ragazze, potesse decidere di trascorrere una serata diversa organizzando una partita di pallacanestro, piuttosto che di pallavolo. Ad oggi, dopo anni di richieste, riunioni, incontri, siamo vicino a questo. A seguito della nostra iniziativa che appariva pionieristica in principio, siamo riusciti ad ottenere l’autorizzazione per svolgere i corsi della scuola calcio oramai da tre anni. Ma soprattutto siamo riusciti a far sì che

raccolta da Roberto che ha intrapreso, con grande professionalità, e superando il Maestro, il percorso di allenatore. Ad Majora, quindi alla famiglia Notaro per altri e sempre più grandi risultati nel campo calcistico.


In questa rubrica intendiamo far rivivere vecchi temi della vita del paese, ricchi di fascino e suggestione. Racconteremo fatti, leggende, usanze, costumi popolari, canti paesani e popolari, comuni a tanti paesi del nostro circondario. Ringraziamo Nino Lanzetta, che ci ha trasmesso un serie di “quadretti” molto interessanti sulla vita dei nostri paesi.

Tradizioni culinarie

Abitudini, costumi e tradizioni della civiltà contadina irpina

LA CUCINA DI UNA VOLTA:

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carne di conigli che venivano allevati in quasi tutte le case, sotto il forno della cucina ed erano molto prolifici. Con il sugo di coniglio si accompagnavano i fusilli che le nostre massaie facevano con un ferro di raggio di bicicletta e quelle brave li facevano di una leggerezza incredibile che si squagliavano in bocca. Se no orecchiette, maccaronare, laine (tagliatelle senza uova), cecaluccoli, che si sposavano bene con i fagioli come le maccaronare. Quando il sugo era di carne si facevano delle grandi orecchiette che venivano chiamate “orecchlie ‘e prevote”. Altra carne che abbondava era quella di maiale perché in paese tutti ne avveravano “crescevano” almeno uno. Durante la guerra neanche la pasta fatta in casa era sufficiente perché il grano doveva essere portato all’ammasso e la farina veniva distribuita tramite le tessere annonarie e quindi era controllato e appena necessario. E allora le bocche da sfamare erano molte e i bambini nascevano come conigli. Meno male che non c’era la televisione con le ricette ed i servizi sulla cucina che cominciano alle sette di mattina e durano fino a notte inoltrata. Allora l’obesità non era una malattia sociale e nessun medico si specializzava in dietologia. La pancia – ironia della sorte- era per alcuni che la esibivano senza timori, conseguenza della scarsa e non razionale alimentazione. L’ a l i m e n t a z i o n e e r a p o v e r a e sostanzialmente a base di verdura. Chi, invece, aveva le possibilità mangiava più spesso la pasta e la carne. Si diceva che “stava a maccaruni e carne”. Giorgio era un ragazzo, un po’ duro d’orecchi, che non stava sempre a “maccaruni e carne” e la verdura, a furia di mangiarla gli era venuta in antipatia, un vero e proprio risentimento. Gli piacevano, invece, la pasta e fagioli e le maccaronare. Stava spesso a giocare sulla strada sotto casa sua con altri compagni e quando la sorella lo chiamava per il pranzo,senza sospendere il gioco chiedeva cosa ci fosse da mangiare.

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maestria ed esperienza per ammassarla al punto giusto, morbida e che si teneva e farla cuocere in modo omogeneo facendo formare tutt’intorno una crosta dorata e consistente senza farla bruciare da nessuna parte. Si metteva la farina (un pugno abbondante a persona) su di uno spianatoio (tompagno) lasciando un buco al centro nel quale si metteva un po’ d’acqua calda per l’impasto. Le si dava una forma tondeggiante e la si poggiava sulla “ratiglia” in modo da occuparla in tutta la sua dimensione e la si cuoceva mettendole sotto la brace del camino, non molto viva. La “ratiglia” che i fabbri del tempo facevano in modo molto artigianale e semplice, era costituita da una piastra rotonda di latta di una ventina di centimetri di diametro che ritagliavano da un fusto di benzina militari che si trovava abbastanza frequentemente, appoggiato con un incastro su due piccole stecche di ferro incrociate ricurve a mo di piedi, che permetteva di ruotare. La piastra era piena di buchi fatti per facilitarne la cottura. In pochi minuti la pizza era bella e pronta, fumante e caldissima. Era la polenta nazionale dei nostri padri e nonni. Il pranzo – si fa per dire – era pronto in men che non si dica. La “menesta” veniva scodellata in una enorme “spasa” che veniva fabbricata a Calitri o ad Ariano, famosi per questo tipo di ceramica. Si aggiungeva la pizza che veniva “spistata” cioè amalgamata alla verdura, con una capace forchetta. Ogni commensale se ne serviva o attingendo direttamente dalla spasa o mettendosene una parte nel proprio piatto. Da bere il solito vinello – quello di tutti i giorni cui non si riusciva a farne a meno – che si annacquava aggiungendo un po’ d’acqua alle uva quando le si pigiavano con i piedi nudi nei grossi “sicchioni”. Per distinguerlo dal nobile aglianico, riservato per le domeniche e le altre feste comandate, lo chiamavano “acquara”. Per una variazione di menù si ricorreva alle Rape e patate, ai legumi ( maccaronare e fagioli, ciceri e laine, acci e patate o lenticchie (nimiccole) con le patate o con con la pasta piccole, le stellucce. Si cucinava con la sugna e il lardo e per secondo o companatico un po’ di formaggio secco, di pecora o di capra. Il pane si faceva spesso con la farina di granturco che dopo qualche giorno dalla cottura induriva maledettamente ed era difficile da mangiare. Perciò durava più a lungo. La pasta asciutta si mangiava la domenica e le altre feste, la carne poche volte al mese. Il sugo si faceva con la carne di capra o al massimo di agnello. Il vitello era introvabile. Spesso con la

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MENESTRA E PIZZA

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“Cumpà ch' ti mangi oi?” chiedeva masto Minico a compare Saverio seduto sull’uscio di casa a prendere quel poco di sole novembrino che pareva malato e timido, dando brevi boccate alla sua pipa di terracotta e di cannuccia e aspirando più cenere che tabacco. “Come se no ro sapissi – rispondeva compare Saverio- è sempe la solita vitanna: menesta e pizza!” Anche i ragazzi ci si erano abituati e non ci facevano più caso. Era solo una questione di quantità e di sapore. Se c’era qualcosa in più delle verdure era un lusso che andava goduto che li faceva fare ritorno a casa con più allegria lasciando il gioco delle “formelle”. Menesta e pizza era il pasto tradizionale e popolare, l’unico che non mancava mai dalla tavola dei contadini e non solo nei periodi difficili di prima, durante e successivi alla prima guerra mondiale e fino a tutti gli anni cinquanta. In genere la verdura era quella “asciatizza” che non si seminava né coltivava ma veniva da sé spontaneamente lungo i bordi delle strade di campagna e nei terreni incolti o abbandonati. In genere sivoni, scarafuogli, strelle bianche, cime di cardoni,vitaglie, cardi, centofronnelle,cicorie,finocchi selvatici ma anche verze e cavoli, più i fagioli che non mancavano mai. La preparazione era semplice e a furia di cucinarla le operazioni erano diventate metodiche e automatiche come una macchinetta. Andavano da sole senza partecipazione mentale non tralasciando di fare altre faccende contemporaneamente o inciuciando con l’ amica che si era fermata sulla soglia dell’uscio. Si mettevano le verdure a bollire nella pentola (caodariello) che stava attaccata alla catena del focolare o sul treppiedi (trebbete). La catena era annerita dal fumo che formava delle croste che, se non stavi attento, cadevano nella pentola. I bambini non dovevano avvicinarsi al fuoco non toccare la catena o la cenere perché si sporcavano ( si mungiuliavano). Si metteva “’na stizza d’uoglio” con parsimonia perché era considerato un bene prezioso ed essenziale nonché terribilmente caro e chi non aveva ulivi pagava un occhio della testa per farsene una provvista. Perciò, forse, si diceva che far cadere l’olio per terra o rompere addirittura la bottiglia che lo conteneva, portava male. Non come il vino, che invece abbondava in tutte le case, almeno un “carrato” al fresco della cantina o del “vascio”, che se cadeva a terra, portava bene, si diceva. Talvolta , mica sempre perché non era alla portata di tutti e si poteva fare solo una volta ogni tanto, si aggiungeva un po’ di lardo, una cotica o un piede di porco, e, se si trovava un po’ di guanciale ( voccolaro). Poi, a cottura quasi ultimata, si metteva qualche “pipiciello” piccante ( ‘a quaglietta) perché erano i migliori e venivano da Quaglietta, una frazione di Senerchia in alta Irpinia, famosa per la produzione e la qualità. La menesta si mangiava con la pizza di farina gialla di granturco (più economico del grano e di cui abbondava la coltivazione). Fare la pizza era semplice e sbrigativo anche se ci voleva una certa

Se la risposta era “menesta e pizza”, non sentiva e la povera donna era costretta a chiamarlo più volte. Se invece la risposta era “maccaruni e carne” o pasta e fagioli , anche se appena sussurrata, Giorgio lasciava tutti subito e si metteva a correre verso casa fischiettando ilare e felice. NINO LANZETTA

Peppino Casale gestore pizzaiolo del locale "La Sorgente" con la variante "Pizza e M'nestra

In alcuni "suttani" caposelesi, si ritrovano spesso, per l'asciugatura, delizie della tradizione locale: prusutti, subb'rsat', v'ntreschc, capicuolli.

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Recensioni

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Lo scopo che si è proposto è stato la ricerca del bene di tutti attraverso le idee ed i programmi di sviluppo da realizzare a Caposele rifuggendo dalle false promesse tese ad ingannare i cittadini. La vita di Gerardo è un esempio di altruismo e dedizione da seguire, gli scritti un dono per tutti ma in particolare per le nuove generazioni che ritroveranno in essi la storia del loro Paese, storia che grazie a Gerardo, non andrà più sicuramente perduta.

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In “Cenni Storici” scrive della prodigiosa immagine di Maria SS della Sanità e descrive le vicende vissute nel tempo dalla Chiesa a Lei dedicata. La portata delle sorgenti Sanità, l’etimologia del nome Sele introducono l’argomento che tratta la realizzazione dell’AQP e dei difficili rapporti tra questo ente e la comunità caposelese. Nel Capitolo intitolato “Stagioni di vita” Gerardo ricorda gli eventi che hanno segnato la vita del nostro Paese dal medioevo al 1980. Si tratta spesso di vicende tragiche e dolorose che narrano di peste e terremoti sofferti dai nostri antenati ma che ora, accompagnate da un senso di pietà, risultano essere preziose informazioni per il presente ed il futuro. “Terra di Caposele”narra la nostra storia ritrovata in archivi civili e religiosi in testi passati e recenti grazie ad una ricerca difficile e paziente che viene messa al servizio di tutti. Si tratta di una miniera di informazioni frutto di un lavoro tenace e meticoloso che, col trascorrere del tempo, diventerà un’eredità sempre più preziosa. Stimato e benvoluto nel suo ambiente di lavoro ha partecipato attivamente alla vita politica locale ricoprendo il ruolo di assessore ed in seguito la carica di Sindaco f.f.

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stessa terra, attraverso l’insegnamento di arti e mestieri che promuovano il lavoro e la creatività. Anche nei suoi scritti, Gerardo, esprime e manifesta il suo amore verso Dio, verso Caposele e verso tutti. La sua ultima fatica letteraria, dal titolo “Terra di Caposele”, ispirata dall’amata terra natia, dedicata alla moglie ed ai figli e curata in modo impeccabile dalla prof.ssa Teresa Castello testimonia il valore del passato e un intenso sentimento di affetto nei confronti delle proprie radici umane e culturali. Il libro inizia con una “cronistoria di Caposele” che offre un panorama storico che va dal 71 a.c. al 1980 e che riporta in vita un tempo lontano altrimenti dimenticato. Prosegue descrivendo Caposele e le sue origini, l’evoluzione della sua comunità e le sue attività. Cita il Castello che risale all’XI secolo e che, ampliato da Federico D’Aragona, conobbe momenti di splendore per cadere in rovina in seguito al terremoto verificatosi nel 1694. Nelle “note di approfondimento” vengono elencati i nomi delle chiese, dei sacerdoti e delle famiglie vissute a Caposele alla fine del 1600. Un supporto informatico consente, ad ogni nostro concittadino, di rintracciare le linee della propria discendenza.

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ingrazio “La Sorgente” e il suo Direttore di avermi dato l’opportunità di scrivere qualche rigo su Gerardo Monteverde, persona umanamente e spiritualmente completa che manca a tutti. In un tempo di crisi di valori umani e morali, l’esempio che ci ha offerto di dignità e coerenza acquista maggiore rilievo e lo fa crescere nella nostra considerazione e nel nostro affetto. Uomo integro, incapace di offendere anche se provocato, ha risposto alle malignità e all’ipocrisia impegnandosi con i fatti e con i suoi scritti nel perseguire la crescita umana, culturale e politica di Caposele sempre con spirito di servizio. Convinto cattolico, vero uomo di fede, ha manifestato l suo amore verso gli altri recandosi come volontario in Senegal per assistere ed aiutare chi ne aveva e ne ha bisogno. L’adesione alla fondazione “AMRE ONLUS”, che raccoglie fondi e va in soccorso di chi è in difficoltà, esprime compiutamente l’esigenza di Gerardo di rendersi utile al prossimo in modo continuo, duraturo ed intelligente. Lo scopo che si propone non è, infatti, quello di arrecare un sollievo economico momentaneo, ma di dare impulso al progresso del popolo senegalese, nella loro

di Rodolfo Cozzarelli

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Gerardo Monteverde: uomo di fede e di cultura

Terra di Caposele

di Alfonso Sturchio

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La nostra storia come non è stata mai raccontata

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a curiosità e la sete di conoscenza riguardo alle proprie origini è umana. E per origini non intendo semplicemente la ricerca genealogica dei propri ascendenti, ma anche la ricerca delle proprie radici culturali, di come gli eventi storici hanno forgiato il territorio ed il carattere della comunità in cui si vive. Chi ama Caposele e vuole provare a conoscere ed approfondire gli elementi che lo hanno reso, nel corso dei secoli, il paese che oggi si presenta ai nostri occhi, non può prescindere dal libro “Terra di Caposele” di Gerardo Monteverde. Il volume, pubblicato postumo quest’anno, colpisce subito per la cura dei dati raccolti e per l’enorme lavoro di ricerca che si intravede dietro la miriade di notizie ed osservazioni riportate. Si resta letteralmente sbalorditi dalla quantità di informazioni inedite trascritte sin dalle prime pagine e dall’estrema accuratezza con la quale si esaminano fonti finora ritenute attendibili, per sottoporle alla puntuale analisi della critica storica. Il libro si apre con un’ampia ricostruzione degli eventi che hanno caratterizzato il nostro territorio sin dall’epoca romana, approfondendo i fatti a mano a mano che ci avviciniamo alla nostra epoca grazie alla maggiore disponibilità di fonti scritte. Si apprende della prima diffusione degli opifici azionati con la forza dell’acqua sin dall’anno 1000 e della successiva presenza dei cavalieri normanni nelle nostre terre a ridosso della fine del periodo longobardo.

Vengono individuati i Balbano (o Balvano) come i primi feudatari delle terre di Caposele dopo il periodo longobardo e la nostra appartenenza al Ducato di Puglia. Per la prima volta, per quanto mi è dato sapere, si afferma la partecipazione di militi caposelesi alle crociate, a seguito dell’invio in Terra Santa nel 1187, da parte del conte Filippo di Balbano, di uomini armati e fanti provenienti da Caposele. La precisione della narrazione è supportata da dati e fonti incontrovertibili, recuperate nei labirinti degli Archivi di Stato di Napoli e Salerno. Apprendiamo, per esempio, della condanna comminata nel 1416 dalla Gran Corte della Vicaria all’università di Caposele al pagamento di 100 once d’oro, ed al pagamento di 60 once d’oro per alcuni cittadini che avevano illecitamente occupato le terre di Pasano. Vengono, altresì, elencati i signori che nel corso dei secoli sono entrati in possesso delle terre di Caposele e lo sviluppo della popolazione ed il suo decremento a seguito di malattie e catastrofi naturali. I circa 600 abitanti del 1494, diventavano 728 nel 1545, 1012 nel 1545 e 1284 nel 1561. La peste tuttavia colpì la nostra terra nel 1656, quando la popolazione aveva raggiunto il numero di 1200 abitanti, e ben 642 caposelesi ne perirono. Si legge che l’anno successivo, quando l’epidemia ebbe termine, i 500 superstiti eressero su un basamento una colonnina di pietra sormontata da una croce viaria in pietra: la Croce dell’Angelo che ancora oggi si trova in via Ogliara. Ma la vita ricomincia e, nonostante i vari terremoti, pestilenze e

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carestie puntualmente descritti (la carestia del 1764 provocò ben 329 morti), Caposele nel 1789 – l’anno della Rivoluzione Francese – contava ben 3512 abitanti. Molto interessante è anche la parte centrale del volume, quando l’autore – attraverso un’analisi delle fonti storiche – ricostruisce in maniera meticolosa le origini di Caposele, del suo nome e dei suoi simboli. Le attività dei suoi abitanti, la presenza dei greci sul territorio, l’evoluzione della comunità con la costruzione delle prime case nella zona Capo di fiume e la prima lavorazione delle stoffe, la presenza dei primi pellegrini ed il miracoloso sviluppo di Materdomini. Chi è interessato massimamente alle origini della propria famiglia troverà nel libro una ricerca ed un’esposizione dei nomi e cognomi dei caposelesi iscritti nei registri parrocchiali ed in quelli dell’anagrafe civile dal 1748 al 1900 a dir poco eccezionale. Solo con un lavoro ciclopico si potevano sfogliare uno ad uno questi antichi registri, estrarne le singole informazioni riguardanti tutti gli iscritti e farne una statistica sui ceppi familiari. Qual era il nome femminile più diffuso a Caposele in quegli anni? Naturalmente Maria, il cui nome è stato attribuito alle neonate caposelesi – senza contare le sue numerose variazioni – 1912 volte. Con il nome del nostro Santo Patrono, Lorenzo, sono stati invece battezzati in quell’arco temporale ben 1308 caposelesi. Quali erano le famiglie caposelesi con più componenti in quei 250 anni? Ebbene dal 1748 al 1900, 571 neonati furono iscritti con il cognome Ceres, 573

Gerardo Monteverde (1952-2011), nato a Caposele, laureato in Ingegneria Elettronica presso L'Università degli Studi Federico II di Napoli. Partecipa come volontario in Senegal ad un programma di missione per Comunità Promozione e Sviluppo (CPS) dal 1979 al 1981. Insegnante di elettronica in diversi Istituti Professionali. Assessore, Vice Sindaco, Sindaco protempore e Consigliere di minoranza (1999-2010). Coautore del libro "Fantasticando alle sorgenti del Sele" (2006). Autore di una ricerca storica "Le Sorgenti del Sele e il suo Acquedotto". Autore di "Semplici pensieri di un uomo in cerca di Dio".

iI libro "TERRA DI CAPOSELE" si puo' richiedere presso: - Pro Loco Caposele - Macelleria Sergio Monteverde


Politica

Alfonso Sturchio

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Tante cose sono state dette sul valore della storia come "maestra di vita" e sull'importanza della memoria come fondamento di civiltà. Questo volumetto, concepito in maniera semplice, senza accademiche pretese, non è solo un modo per sottolineare il valore del passato, è certamente un'appassionata testimonianza di affetto reso alle proprie radici umane e culturali. Nel ricercare e riproporre fatti, leggende e memorie, la mia mente, slargandosi in più ampie visioni, tra sentimenti contrastanti di rabbia e tenerezza, si approfondiva contemporaneamente in più delicate analisi e il lavoro, gli sforzi diventavano gioia dello spirito, alimento dell'intelletto e, al tempo stesso, motivo di soddisfazione. Spero che dalla lettura del testo ciascuno trovi lo stimolo a ricostruire una memoria responsabile per ritrovare se stesso e la propria umanità in un periodo così travagliato da problemi socio-economici e tanto offuscato da incognite per l'avvenire. Le "narrazioni" si snodano in massima parte in ordine cronologico, riproponendo, in maniera integrale o con parziale, personale rielaborazione, quanto è stato possibile reperire in archivi civili e religiosi, in libri, articoli e pubblicazioni di scrittori locali, in cronisti e cultori del passato. A loro sento il dovere di rivolgere il più sentito ringraziamento, scusandomi fin d'ora per le eventuali manchevolezze. Affido al lettore invece e al suo libero sentire l'analisi delle vicende con la speranza che egli sappia trarre gli spunti e le motivazioni necessarie per intraprendere un nuovo cammino di rivincita riappropriandosi, prima di tutto, della propria cultura di villaggio, dei propri valori comunitari. Mi auguro pure che nel ripercorrere la propria storia anche i giovani ritrovino il completamento del loro presente, le ragioni e gli stimoli a vivere migliorandosi.

nostro paese – la lettura del libro di Gerardo Monteverde ha la capacità di evocare nell’appassionato immagini e situazioni appartenenti ad altre epoche che, in mancanza, non ci saremmo potuti permettere. La sua lettura offre l’opportunità di arricchirsi di notizie inedite riguardanti il nostro paese e di compiere una sorta di viaggio nel tempo, attraversando i mille anni che hanno segnato la storia della Terra di Caposele.

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nuta in un DVD di sua ispirazione), non mi pare che fossero mai stati portati alla luce. Puro diletto per i caposelesi d.o.c., infine, sono le ultime pagine che raccontano episodi riguardanti il nostro paese risalenti al periodo del brigantaggio o delle due guerre mondiali. A tal proposito vengono anche elencati – ed anche per questo l’opera è meritoria – i nomi dei caduti in battaglia durante i conflitti mondiali, ed in molti casi finanche le cause della morte, e le motivazioni delle decorazioni di guerra di molti eroici caposelesi. Insomma – a parte il merito di avere scritto un’opera preziosa ed unica per il

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come Malanga (o Malanca), 610 da un padre avente cognome Cetrulo, 683 come Russomanno e 684 come Merola. Più di tutti, 827 bambini, furono invece iscritti con il cognome Sturchio. La forte ondata migratoria dei primi anni del novecento modificò sensibilmente

la composizione della popolazione ed oggi, cognomi molto diffusi come Bozio, Alifano, Benincasa, Carrione, Del Buono, Ferrieri, Gigantiello, Grillo, Pizza, Petrucci, sono scomparsi o sono rarissimi. Terra di Caposele contiene anche una approfondita ricostruzione del rapporto secolare che intercorre tra il nostro paese e la regione pugliese, dove confluiscono gran parte delle acque delle nostre sorgenti. In questa sezione si trovano dati storici e fonti che, prima della catalogazione operata da Gerardo Monteverde (già conte-

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Costruire un paese migliore detto che (gli asini si battono, e i barili si rompono). Mi auguro inoltre che finalmente la costruenda galleria “Pavoncelli-bis”, porti un poco di respiro economico ai tanti disoccupati locali, in modo diretto o indiretto. Non mi dilungo sui singoli temi, che saranno sicuramente ripresi in campagna elettorale e analizzati, ma vorrei continuare con un pensiero sul mio paese e i Caposelesi. Un paese mio che non riconosco più. Ho nostalgia di un paese vero fatto di uomini veri, di umanità e valori che servono a vivere bene insieme, paese come luogo ideale, dove rifugiarsi per ritrovarsi insieme agli altri e ritrovare se stessi. Ci siamo dimenticati il meglio di te, le tue origini, la tua appartenenza, la tua identità paesana. Un tempo anche nella povertà e nella semplicità delle cose, si appariva ricchi e belli, oggi invece si continua a scivolare nello “sgarrupo”, nel degrado morale e materiale, a produrre indifferenza umana; si continua a vivere di presente e a rifiutarsi di pensare ed agire insieme,

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ome ogni fine anno, ognuno di noi tira un bilancio sull’anno appena trascorso, su cose personali, professionali o sociali. Come Consigliere Comunale, posso rilevare che negli ultimi tempi il clima politico si è acceso ancora di più, forse perchè l’anno prossimo ci saranno le amministrative, si sono innescati meccanismi di ricorsi e controricorsi che sicuramente non fanno bene al paese e ai cittadini. Oramai invece di valorizzare le cose fatte o proposte da chiunque, si tende a disfare o sminuire il lavoro altrui, non c’è la corsa a chi avanza più proposte, ma a chi fa più ricorsi. Sarebbe auspicabile che “tutti i politici locali”, cominciassero a vedere “anche” il bicchiere mezzo pieno. Per quanto riguarda questa Amministrazione, che dopo la stipula della Convenzione con l’AQP, ha accelerato alcuni progetti e iniziative in questi giorni alla ribalta, che magari sono pochi o incompleti, ma si stanno facendo, chi pensa di poter fare meglio faccia proposte e non ricorsi, altrimenti veramente vale il

di Pietro Cetrulo

per cambiare e per costruire un futuro, un cammino per un paese nuovo. Non sappiamo stare più insieme; ricercare un cammino d’insieme, dialogare, ragionare e tendendo la mano, assorbiamo in modo compiaciuti, tutte le idiozie mediatiche, tutti i prodotti di un apparire, oggi non si pensa positivo; siamo solo rassegnati e indifferenti. Vedo soffrire il mio paese in silenzio, sei diventato un pollaio dove ci si rimbecca per far crescere senza limiti, il privilegio dei pochi a tutto danno dei più, se non invertiamo tutto questo, allora sarà il caos totale; ci sarà confusione ed incomprensione che allargherà il dissenso e l’incapacità dello “stare insieme”. Aumenterà l’apparire; e follemente impegnati in una suicida corsa verso il dio successo, il potere, i privilegi e/o l’inumanità del prevalere violento sugli altri.

Nel paese in cammino, ci sarò anch’io; sarò al fianco di tanti che si sentono impegnati per costruire un paese nuovo, un paese migliore, con al centro le persone e la civile convivenza e a costruire ponti di pace ed un paese nuovo. Buon Natale e Felice Anno Nuovo a tutti, vicini e lontani.

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Attualità

DIRSI ADDIO D’OTTOBRE

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solare, con tanta voglia di quiete, ma anche con un gran fardello di nostalgia per chi gli ha voluto bene in un paese che egli ha amato a dismisura.

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Ho pianto per la scomparsa del mio più grande amico. Emidio Alagia mi è stato vicino in ogni circostanza, adoperandosi sempre al limite delle sue possibilità. In tutta la sua vita si è prodigato per gli altri. Ha sempre fatto della bontà e della disponibilità una propria ragione di vita. Ha amato il suo Paese come nessun altro. Ha sostenuto ed amato “La Sorgente” fino agli ultimi istanti della sua vita, si è speso per essa con grande generosità e dedizione. Cercherò di perseguire ideali e valori che lui mi ha trasmesso e di amare il nostro Paese come lui l’ha amato. Vivrà nel mio cuore, sempre. Nicola Conforti

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trattiene il sole per riscaldare il duro lavoro degli ultimi raccolti, prima che l’ inverno conceda il meritato riposo ... è bello immaginare che Emidio abbia scelto questo particolare mese autunnale per separarsi da tutti noi col suo sorriso

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sempre affettuose discussioni “ politiche col suo Raffaele e l ‘ altrettanto caro Alfredo , diceva tra il rassegnato ed il soddisfatto: “ A casa mia c’ é tutto l’ arco costituzionale!” Era terribilmente serio e si imbestialiva di fronte alle strumentalizzazioni localistiche ed elettorali degli emigrati tirati per la giacca in ogni consultazione municipale, ma anche più recentemente non era dolce con certi benpensanti che se la prendevano con gli extracomunitari, metafora moderna di una umanità sempre in marcia su una terra disseminata di stupidi confini ....... Era instancabile Emidio che smontava dai turni di lavoro alla Ferrocemento e rimontare da navigato capocantiere ad allestire le strutture dei suoi Ferragosti Caposelesi: trovava sempre una soluzione tecnica ad ogni difficoltà per poi esclamare con una punta di orgogliosa soddisfazione con il suo motto preferito: “ Ingegne, la pratica batte la teoria 1 a 0 ! Emidio, già messo alla prova da un nemico inesorabile, ha continuato a farsi vedere in paese, anche se preoccupato di lasciare sola la sua Maria ..... lo abbiamo rivisto in occasione della visita di Nichi Vendola, a Caposele, seduto nelle vicinanze del tabacchino Russomanno, emozionato come non mai per un evento da lui ritenuto storico, perché non è di tutti i giorni sentire un politico scusarsi con Caposele per un ritardo lungo oltre un secolo ...... Lo si é rivisto sereno e soddisfatto anche in qualche serata di sagra agostana a presenziare le manifestazioni inossidabili della sua Pro Loco ... certo le sue visite erano sempre più rade e fugaci: un saluto a Felicetta, un’ occhiata da sua figlia Nina, una mezz’ oretta davanti al Mister Bar e poi via col suo puntuale e fedele “autista “ Alfredino. L’altro Alfredo se lo portava nel cuore a denti stretti e sorriso serrato, come solo sa fare un padre che perde il figlio troppo prematuramente. Non era più ormai l’ Emidio delle lunghe passeggiate con gli amici lungo via Roma, quello che compariva quotidianamente in piazza Tedesco e quello ancorache sprizzava orgoglio per l’ attivismo di maestra e di presidente ANPAS di sua figlia Cesarina. La sua é stata la parabola di vita di un uomo comune, eppure la sua esistenza è stata speciale . Lo ricorderemo? Sicuramente sì, se stampiamo nella mente il suo sorriso espansivo, i suoi occhi chiari pronti a cogliere i dettagli, la sua voce a tratti nervosa, il suo parlare franco e schietto mai soffocato dalle convenienze, la sua irruenza da fiume in piena che in un attimo guadagna il cammino calmo e sereno..... Egli si è accomiatato da noi in una giornata di fine ottobre, di un mese che

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on l’ avanzare degli anni e, credo, con quella affannosa fretta che assale chi intimamente sa di non avere troppo tempo a disposizione, nell’ultimo scorcio della sua esistenza Emidio Alagia sembrava ossessionato dal chiodo fisso di non lasciare le cose a metà . Nella Pro loco ,ad esempio, che considerava a ragione anche una sua creatura, s’ era ritagliato il ruolo scomodo di padre burbero in difesa di una associazione che meritava rispetto, e non tollerava che decisioni assunte nel buon nome del circolo il giorno prima, fossero disattese il giorno successivo per quel vizio del quieto vivere che piace a tanti. La sola idea che la Pro Loco un giorno potesse chiudere i battenti, come ogni cosa che ha un inizio e una fine, lo rendeva triste, ma per l’irruenza di carattere che si ritrovava, non si perdeva d’animo e si rimotivava. Salutò così il passaggio di testimonio nella Pro Loco a forze più fresche con l’ entusiasmo e il sollievo di un comandante che aveva appena concluso una difficile operazione militare ... Emidio, però, esplodeva di una gioia quasi fanciullesca quando un’ altra creatura a lui altrettanto cara vedeva la luce: era La Sorgente . “ Ingegne’, ce l’ abbiamo fatta anche questa volta ! “ gridava assalito da entusiasmo e commozione anche se da lì a poco si sarebbe sobbarcato quel lavoraccio della spedizione del giornale negli angoli … più impensabili del mondo ! Essere orgogliosamente lo spedizioniere de La Sorgente nelle Americhe, in Australia , in tutta Europa disvelava un suo fraterno sentimento di rispetto e di affetto per persone tanto lontane che, per caso, per scelta o per disperazione, non dimoravano più a Caposele, “ il paese più bello del mondo “, come era solito definire questo serpentone di case stretto tra la montagna e il fiume . In tutta evidenza, il suo era un amore esagerato, indotto, se si può dire, da una esperienza vissuta da giovane già sposato e con prole, costretto in nome del lavoro e della famiglia a spingersi fino in Argentina, la terra promessa di tantissimi italiani ....poi il suo ritorno ed il magro lavoro nella terra natia, la ripartenza verso la Svizzera, l ‘ Eldorado degli Anni Sessanta,dove vi lasciò il figlio Alfredo, la nuora Tina e le sue care nipoti. Famiglia di emigranti, quella degli Alagia, se si pensa che la sola Felicetta non si è mai mossa da Caposele, qui trattenuta dall’amore filiale, mentre Eduardo e Filippo si sono stabilmente insediati negli U.S.A., sempre col loro paese nel cuore .... L’emigrazione, quindi, aveva lasciato il segno in quest ‘ uomo laborioso, stimato anche per la passione civile, quasi epidermica, che lo infervorava quando in gioco era il buon nome di Caposele e dei Caposelesi. Forse percio’ gli andavano stretti gli steccati dei partiti in armi: la sua fedeltà emotiva alla DC non gli impediva in sede locale di optare per il meglio, come era solito dire, e sono stampate in tutti noi le accese ma pur

Di Alfonso Merola


Scuola

IN RICORDO DI EMIDIO ALAGIA

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In ricordo di Emidio Alagia: IL PAESE PIÙ BELLO DEL MONDO pubblicata da RadioLontra Caposele il giorno Martedì 23 ottobre 2012 alle ore 11.58 · Ricorderemo Emidio Alagia avendo a mente una sua personalissima, ricorrente espressione: “Caposele è il paese più bello del mondo”. Non era per Emidio una frase di circostanza. Era un suo fermo convincimento. Insomma, ci credeva per davvero. È stata questa la cifra che ci dice del suo amore viscerale per il suo paese. Tutto ciò che favoriva la crescita, lo sviluppo, il miglioramento delle condizioni di vita, trovava il suo entusiastico favore. A volte anche eccessivo, ma autentico. Ogni tratto della sua vita pubblica ha sempre tenuto fermo questo punto. Vivere per Caposele, avendolo sempre nella mente e nel cuore: che si trattasse di politica o di sport, di cose quotidiane o di lungo respiro, Emidio faceva sempre emergere il suo amore e la sua passione. Non sappiamo se le sue scelte siano state il frutto della casualità e del fato, resta il fatto che Emidio è stato tra i pochi che, emigrati in Sud-America negli anni ‘50, è tornato dopo un decennio per stabilirsi definitivamente nel paese natìo. Ci piace pensare, e crediamo di non sbagliare, che egli sia tornato per una sorta di saudade al contrario. Troppa nostalgia nelle giornate argentine, tanto valeva tornare a Caposele e viverci per sempre. Egli amava i caposelesi, valorizzandoli come profeti in patria. Non provava invidia, anzi. Se un silaro assumeva ruoli di responsabilità, a qualsiasi livello, in qualunque parte del mondo, Emidio ne provava orgoglio. Per lui qualsiasi luogo che valorizzasse Caposele era il suo luogo. Non a caso sin dalla costituzione della ProLoco egli vi aderì con entusiasmo, collaborando con tutti i Presidenti che si sono succeduti in quasi quarant’anni. Particolare, poi, è stato il suo legame col periodico “La Sorgente” e il suo amico-direttore Nicola Conforti. La sua collaborazione è stata sempre umile e fattiva. Fino all’ultimo numero, presentato ancora quest’estate, comunque già malato e consumato, Emidio ha voluto presenziare per aiutare alla distribuzione del giornale. Non c’è stato numero che non abbia visto Emidio impegnato nella spedizione del giornale. Lo sentiva quasi un obbligo di ritorno far arrivare il giornale di Caposele a tutti i caposelesi emigrati nel mondo. Credo che la malattia, più che l’età, non gli abbia consentito di rendersi conto della novità di RadioLontra che ha segnato il 2012. Se avesse potuto cogliere lo spirito che ci anima ne sarebbe rimasto entusiasta, poichè è anche al suo stesso spirito che ci siamo ispirati. E ci avrebbe sostenuto con il suo solito “datevi da fare, datevi da fare perchè Caposele è il paese più bello del mondo”. Mancherà una figura come Emidio Alagia, la sua passione e il suo entusiasmo contagioso. Noi, a caldo, sentiamo di ricordarlo così, istintivamente. E con affetto ci stringiamo ai suoi familiari: a sua moglie Maria, ai figli Nina, Cesarina e Raffaele, ai suoi tanti nipoti. Per noi, Emidio Alagia è un amico (trasmigrato nei luoghi della fede) di RadioLontra Caposele.

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Profondamente addolorati, il Presidente, il Direttivo e tutti i soci della Pro Loco comunicano la scomparsa di Emidio Alagia e si uniscono al dolore di tutta la sua famiglia. Socio sostenitore storico, grande supporto operativo, un uomo buono, presente, che non ha mai fatto mancare la sua opinione costruttiva e incentivante. Soprattutto le giovani generazioni, ma tutti noi, prendiamo ad esempio il suo operato a favore della nostra Comunità ed andiamo avanti col suo stesso spirito.. sarà questo il miglior modo per ricordarlo. Riposa in pace Emidio!

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Pro Loco Caposele

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aro Emidio, Ti ho sognato ed in sogno abbiamo parlato a lungo: nel corso del colloquio mi hai rimproverato per non averti ricordato su “La Sorgente”. Ed io, a mia giustificazione, ti ho ricordato che durante le sedute per l’allestimen to del giornale, parlando dei tanti personaggi che passavano a nuova vita, ti dicevo spesso “chissà se un domani si ricorderanno di noi”. Tu me lo hai ricordato in sogno ed io sono qui a palare di te. La nostra conoscenza risale al lontano 1962, anno in cui venni assegnato al Posto Fisso Carabinieri di Materdomini e tu lavoravi alla "Casa del Pellegrino". Nacque una reciproca stima. Ci siamo rivisti nel 1973 anno di fondazione della Pro Loco nella qualità, entrambi, di soci fondatori. E poi ci siamo alternati nelle cariche di Presidente e Vice Presidente del prestigioso sodalizio con un'amicizia che diventava sempre più intensa. Quanti eventi, quanti ricordi, quante discussioni, talvolta con toni alterati, che però non hanno mai pregiudicato la nostra stima e amicizia. Credevamo entrambi, fermamente, nella Pro Loco e nella Sorgente. Io mi limitavo ad attenermi ai programmi discussi e stabiliti, nonché all'operatività strettamente necessaria. Tu rappresentavi la "PIETRA ANGOLARE DELLA SEDE". Sempre presente e sempre operativo, eri la "cassa di risonanza" di tutto ciò che di bene e di male accadeva. Tante volte, per l'eccesivo attaccamento alle cose in cui credevi, ti creavi, gratuitamente, qualche inimicizia che però subito rientrava, tale e tanta era la stima e la considerazione che tutti avevano di te. La prova provata è stata la grande partecipazione di popolo al tuo funerale. Hai dimostrato che nella vita è necessario "fare" e non stare a guardare. Tu hai fatto molto per la Pro Loco e mi auguro che qualcuno sappia sostituirti con uguale attaccamento e amore per il sodalizio. Ci manchi e ci mancherai. Antimo

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ogni immagine di questa rubrica racconta un episodio, un momento della vita caposelese, che si svolge tra attimi dedicati alla fede, al lavoro, alla volonta' di offrire il proprio impegno al paese. scatti fotografici che, se approfonditi, in una successiva riflessione, possono raccontarci tante storie di una caposele che ha voglia e forza di reagire, in ogni modo, al tentativo di isolamento perpretato dagli enti sovracomunali alll'indirizzo delle piccole relta' interne. Caposele ha già una strategia e una forza straordinaria interna, per superare ogni ostacolo; e grazie anche alla grande fortuna di avere due santuari che la proteggono, viaggera' su un binario preferenziale verso un grande salto di qualita' .

Alcuni dei ragazzi del Lontra Park durante la posa in opera del palco temporaneo all'interno del Parco fluviale.

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I nostri Vigili urbani ausiliari durante le operazioni di gestione del traffico a San Gerardo, in un attimo di pausa.

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Sono pronte le aree all'interno del Cimitero comunale da poter acquistare e poter costruire le cappelline seminterrate. Il progetto del Comune di C a p o s e l e r i g u a rd a l a collocazione di nuovi loculi e la predisposizione di circa 40 mini lotti nell'area iniziale del Cimitero.Le prenotazioni ed acquisti si possono effetuare presso gli uffici della segreteria comunale

E' sempre molto emozionante vedere il Paese pieno di turisti che apprezzano le nostre bellezze naturali e culturali. Turisti al museo delle Macchine di Leonardo; turisti alle Sorgenti del Sele; turisti in cerca di offerte varie sul territorio. Uno sforzo notevole di tutta l'organizzazione del "Mini tour" che, come un meccanismo lento, ma efficace, sta cominciando a dare i primi frutti. Continuare, imperterriti, secondo questo cammino, è la giusta soluzione per incrementare il turismo caposelese che sia anche indotto per commercianti ed operatori

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Operai della comunità Montana che sistemano il parco in zona Saure che deve essere oggetto di un nuovo intervento di riqualificazione, come programmato all'interno della Convenzione tra Comune e A.Q.P. IL CANTO DELLA LONTRA Per favorire la socializzazione invernale, notoriamente molto rallentata in questo periodo, il gruppo di Radio lontra si è inventata quest’iniziativa davvero molto simpatica che ha riscosso, il plauso generale: a turno nei nostri locali, ci si ritrova per una serata di pizzakaraoke collettivo che ha già fatto scoprire diversi talenti nascosti! Prenotatevi per le prossime date, passerete una serata diversa, di musica e allegria…così l’inverno passerà più in fretta!

Emanuela Scarantino e ilnostro "Minguccio" (Domenico alla serata "Chi sassummeglia...si piglia" organizzata dal gruppo "Silaris" durante le feste di ferragosto.


LE MANI nella NOSTRA PASTA

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laboratori della tradizione: quest'estate la Proloco Caposele ha proposto tra le iniziative proposte, uno straordinario corso artigianle. Le matassare storiche del Paese hanno potuto insegnare e trasmettere, in varie lezioni teorico/pratiche l'arte di fare la nostra tradizionale pasta fatta in casa. Un corso di Matasse seguito da giovani, e meno giovani, donne e uomini, che hanno apprezzato e imparato le tecniche fondamentali condite con piccoli segreti professionali per creare con le proprie mani le MATASSE CAPOSELESI. Grande successo per l'attivitĂ , che ha preceduto di qualche giorno la sagra del 9 agosto dedicata proprio alla pasta di Caposele. Sicuramente un'operazione da ripetere.

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Lellina Cibellis all'opera

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Le signore alle prese con i pomodori

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Agnese Malanga controlla la matassa di Rocchina Cibellis

Il Dott. Pietro Spatola mostra orgoglioso le sue matasse

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Monica Galdi ...a chi vuol copiare la matassa?

Marina D'Elia e Maria Luongo... "chi allonga e chi tira".

Annarita Cibellis alla prova d'impasto

Rosa Triggiano alle prese con la passata

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Massimo Chiaravallo che ha sperimentato l'impasto senza glutine

Foto di gruppo a conclusione dei Laboratori.

Antonella Di Vincenzo, Tania Mattia e Carmela Cuozzo alla distribuzione Anno XL - Dicembre 2012 N. 85

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Giorni Lieti

di Antimo Pirozzi

Valentino Mazzariello di Gerardo e di Fabiola Russomanno di 18 mesi

Lorenzo e Alessia Cibellis

Giuseppe Ciccone e Antonella

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Ludovico Albano e Fiorella Merino

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Angela Merola di Gelsomino e Roberta Meo - 21-10-2012

Anna Vignola e Angelo Ceres

Raffaella Malanga e Salvatore Corona

Reginella Bottiglieri

Antonella Di Vincenzo e Angelo Ceres Anna Biondi e Ginevra Apicella

Rocco Notaro di Michele e di Giovanna Maroso nato il 15.12.2011

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Gelsomina Aiello e Gerardo Viscardi

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Angelo Calvanese

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Francesco Curcio e Manuela Gonnella Anno XL - Dicembre 2012 N.85


Recensioni Salvatore Peccatiello Alfonsina Iannuzzi e Angela Aiello Serafina Dalessio

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Gerardina F a re s e e Raffaele Rosania

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Marianna Alagia

Concita Meo e Anna Rusomanno

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Stefania Curcio

Caterina Russomanno

Maria salvatore e Miriam Sturchio

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Marcella Salicone e Carmen Iannuzzi

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Giuseppe Ilaria

Analisa Casale Vituccio Caruso

Alfonso Colatrella

Nicola Testa e Enrico Russomanno

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Carmela Cuozzo

Lodovica, Sara e Anna

Gaetanina Monteverde e Anna Casale

Giuseppina Castagno e Maria Rosaria Merola

Salvatore Cantarella e Mimmo Merola

Lorenzo Corona con la sorellina

Gerardo Amendola e Antonio Cifrodelli

Antonietta Cione

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Attualità Vecchie e nuove dipendenze: da droga e alcool a Internet e dintorni…

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ragazzi che raggiunge, dovrebbe essere il luogo privilegiato per realizzare progetti con un enorme potenziale preventivo. L’idea sarebbe quella di creare dei momenti di incontro, approfondimento e discussione su queste problematiche con gli studenti, attraverso metodologie di approccio altamente innovative. Non ha senso, infatti, ridurre il tutto a una mera lezione teorica, ma va creato un percorso capace di catalizzare l’interesse del ragazzo e spingerlo ad informarsi e a conoscere più da vicino i rischi che possono derivare dall’uso di sostanze e da un utilizzo improprio delle nuove tecnologie. Il ragazzo deve sentire il desiderio di ricercare le metodologie migliori per prevenire e contrastare l’emergere di determinate dipendenze relazionandosi con esperti del settore e ascoltando le testimonianze dirette di chi ha vissuto la terribile esperienza della dipendenza. Anche l’ASL deve adottare delle misure di prevenzione e di intervento; a questo proposito va detto che da poco è partito il progetto denominato O.N.D.A. (Osservatorio Nuove Dipendenze e Assistenza), che prevede un programma di trattamento e riabilitazione delle nuove dipendenze, progettato dal Sert.T. di Avellino e funzionante presso l’Ospedale “G. Criscuoli” di Sant’Angelo dei Lombardi, il cui obiettivo è la riduzione del danno individuale e sociale causato da alcol, gambling, internet addiction, sex addiction, ecc. Il Centro si avvale delle seguenti figure professionali: medici, psicologi, sociologi, assistenti sociali, educatori sanitari; opera in rete con medici di medicina generale, Istituti scolastici, Piani di zona sociale, Associazioni di volontariato ed è possibile accedere al servizio chiamando il seguente numero telefonico 0827 277 244 dalle 9:00 alle 13:30 nei giorni di lunedì, martedì e venerdì. Per concludere riteniamo sia necessario: Non considerare ridimensionato il - fenomeno droga o attribuire ad esso importanza solo quando accade un evento che scuote le nostre coscienze, perché il sommerso è, purtroppo, una realtà in crescente aumento. Non sottovalutare l’impatto che le - nuove dipendenze hanno anche nel nostro contesto sociale, altrimenti si considerano controllabili comportamenti che invece già sottendono fattori di rischio. Sentire e affrontare le problematiche - legate alle dipendenze a più livelli e attivarsi nella risoluzione di un problema che investe non soltanto il singolo, ma l’intera Comunità. Rispetto a quanto detto è indispensabile promuover politiche finalizzate al BENessere dei giovani. Tali politiche dovrebbero essere il frutto di condivisione e di percorsi partecipati i cui veri protagonisti devono essere proprio giovani, ai quali, appunto, va riconosciuta la titolarità a essere soggetti e non più oggetti delle scelte altrui. Solo in questo modo si potrà contribuire, con la sinergia tra Istituzioni e quanti operano sul territorio, a realizzare una Comunità anche a misura dei giovani, una Comunità che riesca in parte a contrastare i messaggi negativi oggi dominanti, una Comunità che li aiuti a dotarsi degli strumenti necessari a vivere consapevolmente il presente e a saper progettare il proprio futuro.

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Con l’evoluzione della telefonia, da “fissa” a “mobile”, il cellulare ha cominciato a rispondere e ad alimentare il bisogno comune di essere vicini, superando i confini dello spazio e del tempo. Oltre all’utilità pratica del cellulare, esso ha cominciato ad avere anche funzioni psicologiche legate alle relazioni: ci si può proteggere dai rischi dell’impatto emotivo diretto, alleviando così disagio, ansia e tensione, ma nello stesso tempo la persona, che ne fa un uso eccessivo, perde sempre più la capacità di gestire un confronto reale. Il cellulare può aiutare a superare la solitudine e l’isolamento, perché permette di mantenere vivo un rapporto nonostante la distanza, ma in questo senso il telefonino diventa il simbolo della “presenza dell’altro”, che è un’entità sempre a portata di mano, determinando così nel soggetto un’incapacità a sopportare la lontananza e la separazione. Un vero e proprio disturbo assimilabile alle dipendenze ed estremamente diffuso, tollerato e anche socialmente incentivato e che necessita di un intervento specialistico multidisciplinare è il gioco d’azzardo. Molte persone si divertono, infatti, praticando giochi d'azzardo: slot machine, giochi dei Casinò, videopoker e scommesse, gratta e vinci, lotterie, lotto e superenalotto. Finché queste attività vengono praticate occasionalmente non si presentano problemi, questi ultimi nascono invece quando, per una serie complessa e profonda di cause, il piacere del gioco diventa un impulso incontrollabile di cui non si può fare a meno, creando dunque una dipendenza. Chi è "malato di gioco" è completamente assorbito da tale attività, si mostra nervoso, ansioso, irritabile, depresso; diventa bugiardo e distratto. Il più delle volte il soggetto chiede denaro in prestito o si indebita per continuare a giocare; litiga con i familiari e non ha più voglia di stare con gli altri. Rispetto a questo scenario, vi è da chiedersi quale possa essere il comune denominatore che sta alla base di comportamenti dipendenti e quale ruolo debbano assumere le istituzioni e le varie agenzie educative presenti sul territorio. Sicuramente una necessaria riflessione deve riguardare la famiglia e il suo modo di porsi nei confronti dei figli, rispetto ai quali bisogna che essa recuperi la giusta autorevolezza attraverso un positivo dialogo e nel rispetto dei ruoli. Necessita avere più tempo per i figli, saper cogliere i loro messaggi ed eventuali cambiamenti, necessita saper dire qualche “sano no”, in modo da impedire che nei propri figli “il tutto dovuto” generi quel senso di vuoto che li potrebbe indurre a sperimentare altrove la voglia di sempre nuovi desideri. È importante che ogni genitore si interroghi sulle modalità educative messe in atto e che in questo percorso impari a conoscere non solo il proprio figlio, ma anche la specificità del contesto sociale nel quale questi è inserito. In un settore complesso come quello delle dipendenze, la famiglia, quale importante microsistema aperto, non può prescindere dal chiedere sostegno a quanti sono preposti ad affrontare tali problematiche: Istituzioni, Scuola e Associazionismo. La Scuola, visto l’importante ruolo formativo che ricopre e l’ampio numero di

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esperire emozioni e sfuggire dalle difficoltà della realtà quotidiana. Da una recente indagine, realizzata su 13.360 ragazzi tra i 13 e i 18 anni di tutto il Paese, emergono dati allarmanti nel panorama del «nuovo sballo». Al primo posto ci sono i dipendenti da videogames, con il 49 per cento, al secondo gli «ossessivi» del computer con il 44 per cento e al terzo quelli che non possono fare a meno di televisione e cellulare, con il 37 per cento. Le dipendenze da prodotti tecnologici condividono con quelle da sostanze alcune caratteristiche: • Dominanza: l’attività domina i pensieri e assume un valore predominante tra tutti gli interessi; • Alterazioni dell’umore: l’attività accresce l’eccitazione o produce maggiore rilassamento; • Tolleranza: bisogna aumentare il tempo di utilizzo per produrre l’effetto desiderato; • Sintomi di astinenza: insorgenza di malessere psicofisico che si manifesta quando si interrompe o si riduce l’uso degli strumenti; • Conflitto: si creano liti e tensioni tra chi utilizza gli strumenti e le persone che sono vicine, ma la persona che ne fa uso entra in conflitto anche con se stessa a causa del comportamento dipendente; Ricaduta: tendenza a ricominciare • l’attività dopo averla interrotta anche per breve tempo. Rispetto ai videogames va detto che il loro corretto utilizzo induce effetti positivi, stimolando abilità manuali e percettive, favorendo il controllo delle emozioni e il potenziamento delle capacità decisionali. La dipendenza sorge nel momento in cui subentra un prolungato uso, senza pause e interruzioni, dove il rischio maggiore è rappresentato dalla perdita di contatto con la realtà. Internet, come ogni altra innovazione tecnologica, ha determinato un cambiamento positivo nella società, ma anche in questo caso, un uso eccessivo, può rappresentare un pericolo causando isolamento e ritiro sociale, diminuzione di interesse per altre attività e paura della socializzazione reale. Si genera così un processo in cui la realtà virtuale si confonde con quella reale, dalla quale il soggetto tende ad estraniarsi sempre di più. La Rete consente di crearsi diverse identità, sentendosi protetti, ma rischia di attrarre chi è costituzionalmente indifeso, come bambini e adolescenti, in territori pericolosi come la pornografia, la sessualità vissuta in maniera distorta e la violenza in generale. Come ogni strumento di comunicazione, anche la televisione può essere utilizzata bene o male e in quest’ultimo caso può diventare oggetto da cui dipendere quando si ricercano in essa soddisfazioni ai propri bisogni e quando rappresenta una vera e propria compagnia virtuale. Si parla di teledipendenza intesa sia come consumo eccessivo di televisione e sia come fissazione anomala nei suoi confronti. Il quadro complessivo della teledipendenza si sviluppa progressivamente andando a scapito del rendimento scolastico o dell'efficienza sul posto di lavoro. Va anche detto che la teledipendenza determina una mancanza di interesse verso attività di svago alternative, una compromissione di una sana comunicazione socio-familiare, atteggiamento passivo e mancanza di senso critico nel soggetto.

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di Cesarina Alagia e Rosanna Martino

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a sempre vi è la tendenza a considerare il tossicodipendente come la persona con evidenti disagi alle spalle, pertanto ci si tranquillizza in quanto si pensa che tutti gli altri possano essere immuni da questo problema. Va invece sottolineato che sono sempre più i giovani a manifestare marcate e nuove difficoltà psico-comportamentali, magari non facilmente distinguibili in situazioni ordinarie e formali, ma sicuramente rilevabili attraverso un minimo di ascolto ed attenzione verso i loro comportamenti e atteggiamenti. Alla base di queste nuove forme di disagio vi è, probabilmente, l’impoverimento dei valori e delle relazioni interpersonali, una sempre più marcata crisi morale ed economica che determina un ridimensionamento delle aspettative e una profonda incertezza circa la percezione del futuro, una crescente disattenzione verso gli aspetti emozionali e affettivi, una pressante richiesta da parte della società di modelli basati esclusivamente su un’eccessiva ostentazione di sicurezza e di perfezione fisica. Alla luce di tutto ciò, l'assunzione di sostanze potrebbe anche essere interpretata come un inappropriato tentativo di “automedicazione”, un tentativo cioè di superare la condizione di disagio, malessere e sofferenza psicologica, tentativo che, però, diventa spesso un “non ritorno” e gli orizzonti di vita non vanno al di là del buco o della polverina. Da un’indagine recente, condotta sulla popolazione studentesca nazionale, è emerso che uno studente minorenne su quattro ha fatto uso di cannabis, uno su trentatré ha provato la cocaina, uno su quarantasette dichiara di aver provato sostanze stimolanti e uno su cento ha fatto uso di eroina. Si prospetta, quindi, un nuovo scenario nel quale i rischi connessi all’assunzione di tali sostanze vengono fortemente sottovalutati; anche il cosiddetto “spinello”, il cui utilizzo è per lo più socialmente accettato, se utilizzato in giovanissima età, pregiudica un sano sviluppo del sistema nervoso, non completamente formato. Ciò che preoccupa ulteriormente è la pratica che si diffonde sempre di più tra giovani e giovanissimi di consumare bevande alcoliche in grande quantità, in breve tempo e fuori pasto. I dati confermano il passaggio dal tradizionale modello di consumo mediterraneo, con usi quotidiani e moderati, incentrati prevalentemente sul vino, a un modello più articolato, che risente sempre più dell’influsso culturale nordeuropeo. Cresce ancora il fenomeno del binge drinking, cioè la pratica di consumare diverse bevande alcoliche in quantità in un breve arco di tempo: nel 2010 ha riguardato il 13,4% degli uomini e il 3,5% delle donne; nella fascia tra i 18 e i 24 anni la percentuale di donne che pratica il binge drinking sale al 9,7 %. I dati evidenziano che la percentuale di ragazze consumatrici di alcol è raddoppiata negli ultimi quindici anni. Se droga e alcol, considerati da sempre dipendenze, sono capaci di creare delle vere e proprie patologie, ci sono nuovi fenomeni diffusi tra giovani e giovanissimi, che concorrono a estendere il concetto di «cultura dello sballo» e ridefinire la gamma delle dipendenze («addiction»): Internet, gioco d’azzardo, videogiochi, televisione, computer, etc. È innegabile l’impatto positivo che le innovazioni tecnologiche hanno prodotto sul nostro modo di vivere e sull’intero sistema lavorativo; come fuori discussione è il fatto che non tutte le persone che ne fanno uso diventino poi dipendenti. Eppure, ogni giorno un numero sempre maggiore di persone racconta di esperienze angosciose dove lo strumento tecnologico è diventato l’unico mezzo per


Almanacco Giorni Tristi

Maria Grazia Salvatoriello 24.06.1913 - 21.08.2012

Rocco Malanga 11/07/1930 - 15/11/2012

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Francesco Malanga - 25.07.1926 20.09.2012

TERESA RUGLIO – 02/06/62 08/09/2012

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Emidio Alagia 11.06.1924 - 23.10.2012

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Nostra Madre ci ha insegnato che: - saper amare è uno dei doni più belli della vita - l’umiltà, unita ad una bella intelligenza, disarma la cattiveria popolare... ....ma per combattere le grandi cattiverie occorre ben altro - l’esibizionismo e la prepot e n z a c a r a t t e r i z z a n o l e p e rsone illuse di essere dei vincenti - l’ingratitudine è una forma di debolezza e mediocrità (anche quella di alcune figure più rappresentative delle scuole per cui ha lavorato, umanamente assenti in questo triste evento) - un amico fedele vale più di diecimila parenti - costruirsi senza compromessi, ma con il coraggio di vivere onestamente, permette di afferrare il vero senso della vita... e coloro che non sono in grado di farlo saranno sempre pronti ad esprimere giudizi gratuiti e negativi, perché pervasi dall’ invidia, dal bigottismo e dal falso moralismo - gli errori umani si pagano con la sofferenza, ma sono rimediabili se si gode di buona salute mentale, di pazienza e di tempo - la morte è vita e le belle parole solo dopo la morte non servono a nulla

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La notte chiara di agosto si è fatta buia quando Tu ci hai lasciato, in un istante, leggera come il tuo respiro. Ritornano ora. non sfumati nella luce abbagliante del giorno, i fatti che hanno intessuto la tela della tua vita, lunga un secolo e ormai racchiusa nel breve spazio della memoria: gli anni lontani e felici della infanzia e della giovinezza; l’afflizione dei tanti colpi subiti, addolcita nella mestizia silente del ricordo; il calore degli affetti tenuti al riparo della cerchia familiare; la dolce carezza di un sorriso. Stenteremo a colmare il tuo vuoto, ma l’esempio che ci hai dato non verrà meno con la tua persona. Sarà di guida, per noi, il tuo amore per la vita, il rispetto del prossimo, l’attaccamento alla famiglia. I tuoi fìgli Nellina, Tonuccio, Gianfranco e Giuseppina nel ricordo anche degli indimenticabili Pinuzzo e Federico.

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Salvatore Malanga 08.12.1923 01.06.2012

Gaetano Suppa 10.10.21 02.07.2012

Ringraziamo la partecipazi one di tutti al nostro dolore, ma ringraziamo di vero cuore solo coloro che le hanno voluto veramente bene in vita... Con la speranza, Cara Mamma, che anche ora ci sarai da guida nel contesto ipocrita in cui hai vissuto e per il quale noi figli Ti chiediamo scusa in nome della Tua autenticità e delle persone come Te! Grazie per i Tuoi SORRISI che per noi non si sono mai spenti... Giovanni, Carmela e Gerardo Cuozzo

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Caposele. 5 agosto 2012

CIMITERO DI CAPOSELE Servizio lampade votive Ricordiamo a chi fosse interessato che la "Ditta Electra Sannio" continuerà a fornire servizio di assistenza ai cittadini di Caposele sull'applicazione e le modalità di utilizzo delle lampade votive nel cimitero di Caposele. Informazioni più dettagliate si possono richiedere direttamente all''azienda concessionaria del servizio: ELECTRA SANNIO S.r.l. Ufficio utenti - via Ponticelli 13/B 82100 Benevento tel. 082425466 - 0824 313619 - fax 0824 25969 www.electrasannio.com infoutenti@electrasannio.com

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La navetta turistica del Mini tour

I LUOGHI DA VISITARE

LA NUOVA PISCINA COMUNALE

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La Basilica di San Gerardo

La Chiesa Madre di Caposele

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Anno XL -- Dicembre Dicembre 2012 2012 N.85 N.85

Gli istruttori della Piscina


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