PERIODICO A CURA DELL'ASSOCIAZIONE TURISTICA PRO LOCO CAPOSELE FONDATO da NICOLA CONFORTI NEL 1973
facebook La Sorgente Caposele
DICEMBRE 2018 -Direttore Nicola Conforti
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Foto S. Cassese
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Reg.Trib. S.Angelo dei L. n.31 del 29.1.74 - Sp. in A.P. art.2 comma 20/c L.662/96 Dir. Comm. Avellino -sem.- Anno XLV -
EDITORIALE
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on il numero 97 La Sorgente compie 45 anni di vita. Raccontarne la storia è impresa gravosa e difficile: è la storia di quasi mezzo secolo di vita vissuta dalla “Gente di Caposele”, storia di momenti a volte felici e più volte tristi, ma che hanno segnato importanti risultati e prestigiose dimostrazioni di attaccamento alle radici, di volontà, di passione e di cultura. In un arco di tempo così ampio, La Sorgente ha descritto puntualmente le vicende del nostro piccolo Paese, raccontando di Caposele
l’evoluzione sociale, economica e culturale, senza mai allontanare lo sguardo dal “campanile” e senza mai tradire l’amore per il proprio territorio. L’intera opera editoriale, formata da una raccolta di circa tremila pagine è riportata in sei voluminosi libri. Ogni pagina suscita emozioni, ricordi, pensieri e tradizioni. Tanto tempo è passato da quel lontano 1973, anno di fondazione del giornale. La Sorgente si è rinnovata continuamente, seguendo, da una parte, l’evoluzione tecnologica della stampa, (dalla composizione a mano, alla linotype e infine alla digitalizzazione dei testi), dall’altra adeguando i vari contenuti ai tempi in
continua e costante mutamento. Rileggendo i giudizi che tanti giovani e meno giovani hanno espresso in un nostro mini-sondaggio (riportato alle pagine 42e43) abbiamo acquisito la certezza che siamo sulla buona strada e che il giornale così com’è piace e non necessita di modifiche sostanziali o di stravolgimenti. Alle tante rubriche che, anno dopo anno, si sono aggiunte a quelle classiche, in quest’ultimo numero ne inauguriamo una nuova, sulla scienza e sulla ricerca. Sarà Donatella Malanga, dell’Università “Magna Graecia” di Catanzaro, a trattare questa difficile materia in modo semplice e compren-
sibile, ben sapendo, e ce lo insegna Manzoni, che non esistono concetti difficili che non possano essere spiegati con parole facili. In seconda pagina trova spazio una seconda piccola rubrica: “l’angolo dei nonni”. Quest’ultima rubrica servirà ad ampliare la “platea” dei nostri collaboratori “piccoli e grandi”, di età, naturalmente. Con queste premesse guardo con fiducia ad un futuro de La Sorgente che, sono certo, andrà oltre il traguardo dei cento numeri. Ed è ciò che auguro a me stesso ed ai lettori tutti. Nicola Conforti
CARA SORGENTE… di Luigi Nerio Fungaroli
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uando l’Ing. Conforti mi chiamò per dirmi che sarei stato io a presentare il numero 96 de “La Sorgente”, è stato per me, fino ad ora, uno dei momenti più belli della mia vita. Un momento, questo, che porterò sempre nel mio cuore, così come le parole che mi avete donato, piene di affetto e commozione. La presentazione completa, non avendo preparato per quel giorno nulla di scritto, non potremo pubblicarla ma il caro Salvatore subito ha provveduto a pubblicare la registrazione ed alcuni video sul profilo facebook del giornale. Voglio donarvi, però, la “lettera d’amore” che ho scritto e dedicato a “La Sorgente”, che tanti hanno fatto anche in qualche modo “propria”, interpretata in conclusione alla mia presentazione dalla mia cara amica Clelia, la mia “seconda voce”, come dissi quella sera. Tra le lacrime di commozione, ringrazio ancora chi ha fatto in modo che quella serata rimanga una delle più affascinanti della mia vita. Cara sorgente, ti scrivo in una fresca serata d’estate. In una casa silenziosa entrano voci di passeggi sospesi, la fatica di una nuova giornata è finita e il caldo diurno lascia le vicende, momenti di chi vive una giornata a pensare. Qualcuno mi disse “Non pensare troppo..”. Per tanti versi e per cose sicuramente meno appaganti, ti do ragione, pragmatico consigliere ma, a volte, i sussurri dell’anima sono l’unica cosa che ci resta davvero. Cara Sorgente, mi sembra di scrivere ad un amore, forse il primo amore con la delicatezza di chi vuole donare parole leggere, magari verbi terminanti in –are (sognare, viaggiare, ritornare, continuare, ringraziare…). Sei per me l’inizio della strada, il pianto del bambino appena nato. La corsa per sentieri in pietra e i sogni di rincorse in discesa. Sei per me la forza di chi resta, di chi non molla, sei tuo padre che ti ha creata e accarezza teneramente… Sei i capelli bianchi della nostra gente, la rabbia per le occasioni perse e il risveglio di chi non vuole far tardi in stazione, le mani infarinate in una ritmata coreografia, l’odore dell’aglio sfritto, il saluto di chi incontri per caso e l’orgoglio , il nobile orgoglio di chi ha un grande passato alle spalle… Sei, Cara Sorgente, il ruggito giovanile dell’incomprensione, il cadere delle foglie e lo sbocciare delle prime rose nel giardino. Sei il bussare alla porta dell’amico ritrovato che non aspetta altro che rivederti, che non aspetta altro che poterti osservare, conscio del fatto che non sei mai la stessa e consapevole che, così come succede alle donne più belle, il tempo passa ma il fascino resta. Perché c’eri, cara Sorgente, quando il mondo non poteva che sembrarci una scatola imballata, quando enormi macerie laceravano anche i palazzi dei nostri cuori. C’eri quando nulla sembra-
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va avere più senso, perché c’eri e ci sei quando vogliamo e desideriamo raccontarci, quando vogliamo scrivere di noi, scrivere le note di un mondo che vorremmo non finisse mai… Perchè sei ciò che vivo. Caposele. Sei la gioia della Festa del Santo Patrono, l’urlo del goal segnato, l’eleganza di un abito appena indossato, lo scoppiettare del fuoco mentre fuori c’è la neve .Sei l’amaretto appena sfornato, sei gli occhi delle nostre nonne… Ci racconti, noi, gente di Caposele. Hai raccontato di pianti di madri, della risata dello zio d’America. Sei la sorpresa di un bel ricordo in un baule, sei la foto che ci fa esclamare: “Quanto tempo è passato!”, l’occhio meravigliato di chi si guarda allo specchio per non vedersi mai cambiato. Sei, mia Cara, lo strazio di chi ci lascia, lentamente, in silenzio, una mano per sempre. Quanta gente c’è e quanta gente, ahimè, ci guarda da un’altissima terrazza lassù… Sei la fede, la forza del fiume in piena, il coraggio di chi non cede al guerriero, il sudore della nostra gente… Sei La Sorgente che disseta le nostre radici, le radici di una grande quercia che unisce tutti noi, con i nostri straordinari e coloratissimi frutti. Alzo il calice e brindo a questo amore, questo folle amore. Perché sei ETERNA. Perché sei IDEA e come “le idee” vivi al di sopra del cielo, al di sopra delle nostre umane fragilità. E ci guardi, ci sorridi e perché no, ci PERDONI. La penna scorre veloce e spero che queste parole possano superare le barriere dell’indifferenza e del rancore ed impregnandosi in te, Sorgente, spero possano spalancare le porte delle nostre coscienze, dei nostri cuori… Sei il diario dei sogni di un ragazzo, proprio come me… C’eri, ci sei e ci sarai. Sei pagina di una storia d’amore, di un grande amore, COSTANTEMENTE ED ARDENTEMENTE VIVO. Solamente per sempre, al tuo fianco, profondamente e pazzamente tuo, Luigi
Anno XLV - Dicembre 2018 N.97
Su suggerimento dell’amico Domenico Patrone, apriamo con questo numero una nuova ru-brica intitolata “L’angolo dei nonni”. I nonni, si legge in una rubrica di Google“ sono figure fondamentali nella vita di ogni famiglia perché sono fonte di coccole, amore e dedizione per i nipotini”. Il nonno dice un vecchio adagio, è qualcuno con l’argento nei capelli e l’oro nel cuore. Essi danno amore incondizionato, gentilezza, pazienza, umorismo, comfort, lezioni di vita. Nonno, eredità di intenti, sogni e speranze,
riposo del cuore in una carezza, gioia infinita di rispecchiarmi nei tuoi
occhi. Meraviglia della tua vita nella mia, e dove io cammino, ci sei anche tu. Nel mio cuore nella mia pelle. (Stephen Littleword)
Il nonno Mimmo Patrone al nipote Samuel
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aro Samuel, da tanto avevo smesso di scrivere, e poi … E poi sei arrivato tu, il giornalino, l’idea dell’articolo ed ecco che i miei pensieri sono diventati pa-role e lettere, e fogli di carta. Ogni anno, ormai da molto tempo, in occasione del giorno della commemorazione dei defunti, ri-torno al mio paese. E si riaffacciano ricordi di un’infanzia passata, di tempi ormai lontani , vaghe immagini di prospettive ormai perse, che solo io, dentro me, conservo e preservo dall’implacabile scorrere del tempo. In questi ricordi “s’annega il pensier mio” e rifletto sul tempo che passa … A te, che sei il “mio avvenire” voglio esternare alcuni miei pensieri. Perché questo nostro mondo cambia continuamente? Perché il passato viene dimenticato? Perché tutto deve scivolarci addosso? Ora tutto scorre! Tutto è tecnologia, immagine virtuale, immediata, fredda! E forse questa incertez-za che contraddistingue l’epoca in cui viviamo deriva dal fatto che la nostra civiltà sta lentamente morendo … Il nostro stesso pianeta, come ogni cosa dell’Universo, nasce, vive e muore. Vogliamo affrettare la sua morte? Vogliamo lasciarlo ancora più sfruttato, stuprato, consumato? In voi , in te confido perché ci sia un futuro, che voi meritate di avere. Come sempre … Ti voglio bene, Tuo Nonno
dolci, biscotti e liquori che preparavi non per te, ma per tutti gli altri. Fare felice le persone con le piccole cose è sempre stata una tua caratteristica. Come con quelle altalene e quegli scivoli rudimentali che con corde, tavole di legno e ruote di vec-chie macchine ci costruivi amabilmente. Ci hai insegnato la meraviglia e la purezza della semplicità. Ci hai insegnato che non c'è cosa più bella di farsi volere bene e di volere bene. Ricordo spesso di quando mi raccontavi di quel tuo periodo difficile dopo la morte di nonna, duran-te il quale, io, piccola com'ero, ti stavo accanto come un'adulta e non ti lasciavo mai solo. Gli anni e il tempo non mi hanno permesso di starti accanto con la stessa intensità di quella giorna-ta sul dondolo, eppure tu mi hai sempre fatto sentire importante, soprattutto in quei dolci momenti in cui ti vantavi con tutti di avere una nipote come me. Fiera e orgogliosa di essere stata "il capolavoro di nonno Silvio", come tu sempre dicevi. Tua nipote Marcella NATALE Dov'è la neve del mio Natale? I pastori de mio presepe? Tutto è rimasto là, al mio Paese: la fanciullezza, la gioia, l’amore, è rimasto l’affetto dei miei; è rimasto il mio primo amore; son rimasti gli amici più cari; i canti dolci della notte Santa. E' rimasto anche il mio cuore! Il mio Natate in città!: la gente va in fretta, senza guardare. Le vetrine ricche di luci, son senza calore; la pioggia leggera che cade dal cielo, penetra nelle ossa, fredda, gelata. Cammino solo, in una strada illuminata, assorto in ricordi struggenti: guardo l’ora: mezzanotte! (Domenico Patrone)
La nipote Marcella Salicone al nonno Silvio
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aro nonno Silvio, Ti ricorderò come il nonno dalle innumerevoli storie e dai mille aneddoti che continuamente ci rac-contavi, come un grande amante dei ricordi che con cura racchiudevi in quei tuoi album fotografici. Ti ricorderò come un ottimo giocatore e insegnante di carte...anche se, quante volte ci hai permesso di vincere solo per vedere un piccolo sorriso di soddisfazione sul nostro volto? Solo perché quel nostro sorriso faceva sorridere anche te. Ti ricorderò come un grande chef di
Panorama aereo Piazza Sanità
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Direttore Nicola Conforti
IN COPERTINA
In seconda...
Cultura
Fin quando ci saranno storie da raccontare vorrà dire che la vita non trascorre, come mai è trascorsa, invano. Specie nelle piccole comunità, in un tempo che si arricchiva di conversazioni e di teatralità. Di questa ricchezza continuiamo a scandire questo viaggio, riportando alla memoria aneddoti e personaggi che hanno segnato la vita lungo le sponde del Sele e che qui riportiamo con le “volute” colorature per strappare un sorriso. Non me ne si vorrà, come sempre, per alcuni necessari adattamenti narrativi.
PARTE XV
L’ULTIMA ACCONZAOSSA
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e culture rurali sono per lo più abitate da storie e figure che definire originali è dir poco. Figure che oggi fatichiamo addirittura a ricordare ma che hanno alimentato il nostro immaginario, miscelando sorpresa, paura ed incanto, facendoci apparire magiche alcune pratiche che invece trovano fondamento addirittura nella cultura scientifica. Questa volta ci occupiamo di una figura che ancora oggi è ricordata a Caposele come l’acconzaossa, secondo un termine esemplificativo ma molto parziale. L’acconzaossa era infatti una sorta di chiropratico e fisioterapista, riconosciuto nella comunità e legittimato anche dai medici che spesso vi indirizzavano i loro pazienti. A quelle delle manipolazioni ossee e neurologiche si univano alcune pratiche non facilmente definibili se non scomodando il vocabolario dei maghi e degli esoterici.
Avevo pochi anni quando fui pervaso da certe visioni che solo in età adolescenziale scoprii avessero a che fare con l’erotismo. Fu quando sonnecchiando sul letto dei miei genitori, aprendo gli occhi, vidi mia madre ungere la spalla di una bella signora di mezza età, con il suo intimo di pizzo nero e le rotondità tipiche degli anni sessanta. Compresi la ragione di quella presenza solo molto tempo più avanti. Fu la prima volta che ebbi contezza del mestiere di mia madre. Mestiere per modo di dire. Lei era innanzitutto moglie e madre, poi dedita ai lavori agricoli. Solo che la sua giornata non aveva mai fine. Tornata a casa trovava già la coda di persone che ricorrevano a lei per malanni ed acciacchi vari e diversissimi tra loro. La mia casa diventava una clinica interdisciplinare: qualunque malanno (traumi, slogature, micro fratture, infiammazioni neurologiche, aerofagie infantili, malocchi, orzaioli, cisti sebacee e così via) veniva curato da mia madre, Teresa Sozio, meglio conosciuta come Tirisina. Nella seconda parte del secolo scorso presumo sia stata la persona ritenuta più disponibile e qualificata in queste pratiche. Ricorrevano alle sue cure pazienti di tutte le età, di tutte le condizioni sociali, di professionalità diverse. Ella imparò sin da bambina osservando quotidianamente una sua zia, originaria di Teora, che aveva il suo stesso nome. Intanto dalla zia ereditò una mo-
neta d’argento con l’effige di Leone XIV che utilizzava per incantare (premendo la moneta sulla parte interessata, seguendo le linee del segno della croce) gli orzaioli o le infiammazioni provocate da colpi d’aria che colpivano gli occhi o le guance. Simile operazione veniva fatta in presenza di aereofagie che colpivano i bambini. Con la moneta (e una serie di preghiere in latino) si lenivano i dolori provocati ra li papp’li (i vermi che insidiano l’apparato intestinale). Così anche per le cisti. Io stesso, nel corso degli anni, ne ho osservati diversi di casi e in varie parti del corpo, risolti positivamente, anche in alternativa agli interventi chirurgici che non sempre assicuravano dal rischio della recidiva. Ma per lo più ella era chiamata a risolvere problemi derivanti da traumi da cadute e da contatto o per strappi muscolari da sforzo. Le vittime erano soprattutto contadini e giocatori di calcio. In questo caso le mani di mia madre divenivano protagoniste di tante guarigioni. A volte bastava un poco d’olio riscaldato in un pentolino ed usato come unguento per far scorrere il dito pollice per mirati massaggi, che si dovevano ripetere per almeno qualche giorno, in taluni casi anche per due volte al giorno. Nel caso di slogature era sufficiente il movimento lento della parte interessata e poi, all’improvviso, il colpo secco, capace di riportare l’osso nella sua posizione corretta. Al dolore istantaneo seguiva la conclusiva rassicurazione di mia madre, spesso accompagnata con il colpetto dietro la nuca (adduretu a lu cuzzettu). Per le micro fratture ma anche per quelle più complesse si ricorreva a tecniche para-ortopediche. Alla manipolazione della parte interessata e al successivo massaggio, seguiva l’irrigidimento o l’ingessamento, mettiamo dell’arto. Per questa pratica si ricorreva a paliativi efficacissimi. Invece del gesso mia madre utilizzava i filari di canapa, anche chiamata stoppa ed utilizzata dagli idraulici per i loro interventi alle filettature dei tubi. La stoppa veniva imbevuta nel preparato di albume d’uovo, a sua volta mixato con lo zucchero (per assicurare l’indurimento), e posata sulla parte da immobilizzare. Una fasciatura decisa completava il lavoro che si sarebbe ripetuto dopo tre giorni, per un numero di volte che dipendeva dalla circostanza specifica del caso. Ho potuto constatare, nel corso
degli anni, che alcune pratiche utilizzate da mia madre appartenevano ad altre culture pure millenarie. Un giorno vidi un atleta americano dal fisico statutario con i polpacci delle cosce diffusamente cerchiati. Lessi che lo sciamano di una tribù indiana texana praticava prosciugamenti di liquidi in eccesso con la tecnica del bicchiere. Tale tecnica consisteva nell’applicare sul muscolo un batufolo di cotone imbevuto d’olio e dopo avergli dato fuoco coprire il tutto con un bicchiere. L’esaurimento progressivo dell’ossigeno nel bicchiere portava il muscolo a rigonfiarsi, mentre la fiammella si spegneva. Allora mi ricordai che anche mia madre compiva le stesse azioni nei casi di contusioni ed ematomi muscolari. Arrivavano poi i malanni stagionali o quelli articolari. Nel caso, per esempio, di un banale torcicollo il massaggio veniva eseguito sulla parte estrema del costato e non su quella dove si avvertiva il dolore. Per alcune nevralgie c’erano punti specifici della mano destra oppure i cosiddetti punti corrispondenti. Qualche tempo fa mi capitò di raccontare queste circostanze ad un mio amico medico che aveva appena fatto un master specialistico in agopuntura cinese e colse analogie tra le cose che gli raccontavo e ciò che aveva appena finito di studiare. Mi chiese se per caso mia madre avesse studiato le terapie alternative orientali. Gli risposi che aveva solo fatto le scuole elementari prima che scoppiasse la seconda guerra mondiale. Non riuscì a farsi capace. Gli diventava difficile immaginare come ad una contadina occidentale le fosse stata tramandata una tecnica non europea. Altra caratteristica degna di essere sottolineata è sicuramente quella che afferiva al calore delle sue mani. In qualunque stagione o in ogni condizione climatica, le sue mani erano sempre calde. Con quelle mani compiva tutti i gesti curativi della giornata, anche a costo di arrivare a sera e sentirsi totalmente priva di energie. Abbiamo detto dei medici che indirizzavano da mia madre i loro pazienti. Il caso più divertente era dato dalla contiguità dello studio di Enrico Corona con la mia casa paterna. Molti uscivano dallo studio medi-
di Gerardo Ceres
co e s’infilavano nel portane di casa. Ma lo stesso medico Amerigo Del Tufo o Peppino Melillo, contrari all’ospedalizzazione per problemi non gravi e comunque altrimenti risolvibili, inviavano in maniera esplicita i loro pazienti con casi meno complessi. Il presupposto fondamentale di questa vecchia generazione di acconzaossa è che in nessun caso hanno mai monetizzato le loro, diciamo così, prestazioni professionali. Non ricordo di aver mai visto mia madre accettare somme in denaro, a volte anche cospicue, come quelle di un italo-americano che soffriva da anni di dolori lombari, senza mai tiuscire a risolverli. Bastarono tre o quattro giorni di massaggi fatti da mia madre per recuperare la piena funzionalità nei movimenti. Per lui la soluzione di quel problema che lo faceva disperare da qualche anno, valevano come corrispettivo qualche centinaia di dollari, che mia madre ovviamente non accettò. Di contro, secondo la cultura rurale, non si potevano rifiutare i prodotti agro-alimentari, i liquori, il caffè o le scatole di thè, i biscotti. Questo, non altro. Come mia madre, v’è n’erano altre di signore che in quegli anni a Caposele esercitavano questo rito di cura alternativa: Maria ‘r Ron Savino, moglie di Ciccio Rosania (la guardia comunale) e Jolanda Ciccone. Ricordo anche Zè Rosaria (nonna di Di Vincenzo, dell’omonima officina meccanica) che eliminava i porri, anche a distanza, con la sola forza della preghiera. Ricordo di un vecchietto di Scalo di Morra che faceva i malocchi con la bacinella d’acqua e leggeva le macchie d’olio che vi si versavano dentro. Queste figure, cui si riconosceva una sorta di santità, erano anche raccontati con mistero, quasi avessero poteri magici, capaci di evocare mondi fantastici abitati da streghe e maghi. La loro definitiva scomparsa segna la fine di un’epoca, la fine di un mondo comunque fantastico in cui l’acconzaossa era una figura paragonabile allo sciamano degli indiani d’america, al curandero della tradizione Inca o ad alcune figure della religione buddhista. Per mille ragioni questa tradizione di esperienze e di pratiche si sta perdendo per mancanza di eredi, così da poterci riferire oggi a lei come l’ultima acconzaossa di Caposele.
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eventi e...
...non solo
Caposele è vicino a tutte quelle donne che lottano per i propri diritti, nelle loro case, per le strade, in qualsiasi contesto e paese, a quelle donne spesso lasciate sole a difendere la propria sicurezza e i propri figli. (Gelsomina Monteverde)
POSIZIONAMENTO DAEORGANIZZAZIONE CORSO BLSD
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l giorno 23 NOVEMBRE ORE 19:15 nel corso della manifestazione organizzata dall'Amministrazione, è stato posizionato e reso operativo il DAE donato alla comunità attraverso la manifestazione #NoiConVoiOlimpia. Il GSOlimpiaCaposele, l'ANPAS ed il gruppo "Dance sotto le stelle".
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l Comune di Caposele ha realizzato sulla esperienza della rassegna Lionese , un murales in località Piani sulla facciata di una casa popolare. Scendendo da materdomini è molto visibile ed attira l'attenzione, ma è stato anche molto criticato per la scelta del tema realizzato e sopratutto per la tecnica utilizzata sia per l'uso di colori molto scialbi e per la mancanza di una visione prospettica. Speriamo che nei prossimi tentativi sia possibile che i bozzetti vengano messi al vaglio della popolazione e scelti secondo un principo democratico e di oggettiva bellezza.
Assegnata la “Medaglia Mauriziana” a Eliseo Damiano
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d oggi aggiungiamo un altro riconoscimento ai tanti che hai già ottenuto nella tua brillante carriera: la Medaglia Mauriziana, che viene consegnata a seguito di 50 anni di servizio militare utile e per comportamento altamente meritevole, durante il servizio prestato. Che dire? Niente... La tua vita e il tuo lavoro parlano per te, e noi famiglia non possiamo che essere orgogliosi. Oggi ero lì, al Comando Legioni Carabinieri di Napoli, e nella Sala Cerimonie ero circondata da un centinaio (e forse più) di Carabinieri. Sarà che essere figlia di Carabiniere ( e aggiungerei essere figlia di un Carabiniere come mio padre, così irreprensibile nel suo ruolo che, credetemi, non è stato facile crescere sapendo che ogni tuo comportamento o gesto poteva intaccare la sua reputazione: "l'essere figlia di" ti si cuce addosso come una seconda pelle e solo da adulta comprendi che questo è un vanto e non una disgrazia ) ti fa vivere in modo diverso cosa rappresenta l'Arma
Gerardo Lardieri già Premio Caposele 2003
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dei Carabinieri, ma io oggi ho provato un immenso rispetto e orgoglio per questi uomini e queste donne che mettono a repentaglio la loro vita per svolgere il loro lavoro e no, non è una frase fatta: erano presenti Carabinieri impegnati nella lotta alla criminalità organizzata, solo per citarne alcuni... E mi ha fatto rabbia ripensare alle parole lette e sentite, soprattutto in questi giorni per via del caso Cucchi. Quelle parole che fanno di tutta l'erba un fascio, quelle frasi generalizzanti e generalizzate che descrivono i Carabinieri come fascisti frustrati pronti a ricorrere alla violenza come se niente fosse. Mi ha fatto ancora più rabbia, però, pensare alle mele marce, a causa delle quali il ruolo e la rispettabilità dell'Arma vengono messi in discussione. Per fortuna, per ogni mela marcia ci sono centinaia e centinaia di Uomini e Donne come quelle che ho visto oggi: Carabinieri integerrimi, che, con il loro valore e il loro onore, continueranno a dare prestigio all'Arma e che meritano solo la nostra immensa stima! Anita Damiano
Diretta televisiva di Tele nostra Avellino da San Gerardo il giorno 16 ottobre con la conduzione del giornalista Michele Miele, sempre presente ed affezionato a Caposele
La pagina del Presidente
Sì, voglio parlare del programma delle festività estive di quest’anno: Estate caposelese, una festa per tutti. Programma realizzato, insieme, dall’amministrazione comunale e da tutte le associazioni locali, sotto l’egida, il patrocinio e il supporto della Pro Loco Caposele e dell’UNPLI. E’ un risultato, raggiunto, con un po’ di impegno in più, impegno e disponibilità che sono serviti ad ovviare i soliti problemi di tempo, organizzazione e fondi, riuscendo a costruire un’offerta culturale e ricreativa comunque varia e di un buon livello che ha prodotto ottimi risultati di soddisfacimento del pubblico. Grazie alla disponibilità e al lavoro di tutti, istituzioni e associazioni, che vorrei ringraziare anche in questa sede, si è riusciti a far trascorrere le vacanze a residenti e visitatori offrendo varie possibilità ed esperienze: socioculturali, artistiche, enogastronomiche, sportive. Questo credo sia stato un passo nella direzione giusta ed utile per la valorizzazione della nostra realtà e un primo risultato su cui costruire il nostro modello, anche operativo di offerta di servizi al pubblico. La Proloco ha pertanto, seguendo il suo intento storico, contribuito con la sua esperienza e le sue possibilità a far realizzare il palinsesto estivo 2018 concretizzato con l’impegno generale delle associazioni locali e ha curato singolarmente alcune iniziative particolari, quelle , per intenderci, che come la Sagra delle Matasse di Caposele, si portano avanti da tanti anni con successo e che pertanto le impongono una maggiore responsabilità, ma sempre cercando di coinvolgere tutti i cittadini e le associazioni. Si è anche dovuto “combattere” contro un periodo di avverse condizioni meteo, capitato proprio verso la metà di agosto che ci ha fatto rinunciare e spostare alcune belle attività previste come il torneo di Volley in piazza Sanità, il camping ecologico al Bosco Difesa, concerti jazz a materdomini , e la bella riscoperta del CINEFORUM in piazza realizzato, tanto per ripeterlo, grazie alla collaborazione tra più realtà locali, in questo caso, il Forum dei Giovani Caposele, l’ARS e una delle infrastrutture turistiche più attive e innovative che opera da qualche tempo a Caposele , “Casa Elisabetta Short Lets”. Niente comunque andrà perduto, confido infatti che tutte le idee e l’impegno profuso restino patrimonio ancora spendibile e sa-
ranno riproposte! Ma è ovvio che l’obiettivo vero, è di Concetta Mattia andare oltre la semplice e spesso troppo limitata collaborazione a palinsesti e iniziative varie ma, come continuo e continuiamo a ripetere (e ad operare riflettere sulla necessità di incentivare affinchè si concretizzi, collaborando ad e potenziare il servizio e la disponibiogni iniziativa locale ed ogni qualvolta lità del nostro patrimonio, particolarè richiesto un supporto alla Pro Loco), mente dedicato e gradito alle scuole sarebbe quello di riuscire ad arrivare ad ma che, coi numeri, ha dimostrato di avere tutte le nostre belle associazioni essere interessante per tutte le fasce di e tutti i cittadini che vogliono contriutenti. buire a realizzare progetti sociocultuE così si continuerà a fare per altri rali e ambientali (non solo in Estate) progetti o iniziative. coinvolti in un progetto comune, fatto Ma dico anche, e senza problemi di delle idee e delle possibilità di tutti che “autostima associativa” che per farlo le mettono in comune “adoperando” La al meglio avrebbe bisogno di aiuto, Pro Loco Caposele quale strumento cadi supporto e della collaborazione di talizzatore e connettore delle iniziative, tutti. così come prevede pure la normativa di Vorrei che ci si convincesse, gesettore vigente. nuinamente, del fatto che i progetti, Non voglio rifuggire, seguendo quando riguardano un’intera comunil’idea, dai discorsi legati alla sopravvità, vengono meglio se pensati e realizvenza, anche economica delle associazati insieme, non è così difficile, basta zioni, dalle giuste velleità di ognuna, volerlo. ma sono tutte questioni affrontabili e riAlmeno proviamoci. solvibili con un regolamento condiviso, ad esempio, che avrebbe a garanzia di Per quanto mi riguarda, e potendo democraticità, la partecipazione di tutti. parlare a nome di tutta la Pro Loco Abbiamo dimostrato, anche se non in Caposele, spero davvero per la nomodo esaustivo e avendo avuto poco stra Comunità, che non solo il prostempo a disposizione , che mettendo insimo periodo festivo ma che gli anni sieme possibilità, conoscenze, strutture a venire, siano pieni di gioia, salute, e fondi, si possono realizzare progetti serenità, idee, impegno e solidarietà migliori e più articolati, che meglio riconcreta verso tutti. spondono ai diversi gusti degli utenti, Auguri! centrando di più l’obiettivo che ci si era preposti singolarmente. Credo che nessuno, nella consapevolezza che si potrà organizzaEstate 2018, una festa per tutti re di più e di meglio, possa dire il contrario. 1 Festa di Sant’Alfonso » Materdomini 16 Ancora una volta al- 2/3 lora ripeto: La proloco 3 17 c’è e ci sarà su questo 5/6 percorso, e farà quanto 6 possibile per realizCinema in Piazza 7 18 zarlo nel migliore dei 19 Festa della M.S.S. Sanità modi, per Caposele e 8 20 per far conoscere Caposele, facendo del 9 suo meglio come ha 21 sempre fatto, ad esempio, con la gestione in 10 Festività di San Lorenzo 23 convenzione del Si- 11 stema museale locale 24 (SIMU Caposele) che 12 concluderà alla fine 25 di quest’anno dopo 26 13 aver raggiunto risultati positivi e incorag- 14 Sele Day 29 gianti che, dopo aver 1 discusso con gli am- 15 2 San Gerardo scende a Caposele ministratori referenti, 10 divulgheremo anche sperando che facciano Comune di Caposele
Calendario degli eventi Agosto
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Agosto
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ore 21:30 6esta edizione della Festa del Cocco Caposele - In collaborazione con il Crystal Bar
ore 18.30 Sala Polifunzionale, Piazza XXIII Novembre Presentazione numero 97 de “La Sorgente” A cura della Proloco Caposele.
Agosto
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ore 21:00 Wake Up Party. In collaborazione con Wake Up.
ore 20.30 proiezione del film “Coco” produzione Disney.
ore 22.30 proiezione del film “Nuovo Cinema Paradiso”. Piazza Dante, Caposele; A cura del Comune di Caposele e in collaborazione con il Cinema Nuovo di Lioni.
Agosto
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Saggio Spettacolo di fine anno “Ballando sotto le stelle” - Piazza Sanità, Caposele. In collaborazione con l’A.S.D. Latin Art Academy Val Sele.
Agosto
Agosto
ore 09:30 Ludobus - A cura del Consorzio dei Servizi Sociali Lioni Piazza Dante, Caposele.
Programma: ore 20.05 “S’allonga la Matassa” - Ealy Times - Black Submarines. Piazza XXIII Novembre. ore 22.30 “Tonuccio e la Pink Folk Band Piazza Sanità. A cura della Proloco Caposele in collaborazione con il Forum dei Giovani e i giovani del FestivalArt .
ore 21:00
Agosto
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21/22 Agosto
Caposele - I Cugini di Campagna in concerto. In collaborazione con il Comitato Feste San Lorenzo.
Agosto
ore 20:00 Dolce e Salato - Piazza Dante, Caposele. In collaborazione con il Mister Bar & la Macelleria da Luigi.
Agosto
Agosto
Agosto
ore 18.30
ore 21.00
Agosto
43esima edizione della corsa dei “Tre Campanili”.
ore 17:00 Torneo giovanile - Campo Sportivo Liloia In collaborazione con la Scuola Calcio Real Caposele.
Cineforum
in Piazza F. Tedesco, Caposele. In collaborazione con il Forum dei Giovani, l’ARS - Amatori Running Sele e Casa Elisabetta - Appartamenti Turistici.
ore 15:30 Volley in Piazza - Piazza Sanità. In collaborazione con il Forum dei Giovani e i Red Wolves Volley.
Enzo Gragnaniello in concerto
Caposele, Materdomini - Raduno in Piazza Sanità A cura dell’ARS - Amatori Running Sele, Proloco Caposele, Comitato Stralaceno e Forum dei Giovani.
con i VIAGGI E MIRAGGI Francesco De Gregori Tribute Band Caposele - In collaborazione con il Comitato Feste.
ore 17.30 Holi Summer Festival Area P.I.P. Materdomini. In collaborazione con il Forum dei Giovani e l’associazione Festa della Musica Caposele.
ore 21:30
Progetto Premio Sele d’Oro “ In Sud we trust, positiveness over troubles/sfiducia oltre le crisi” Piazza XXIII Novembre - A cura del Comune di Caposele.
ore 18:00
ore 21.00
Agosto
ore 18:30 Presentazione del libro “Ciclovia dell'Acquedotto Pugliese. Cicloesplorazione da Caposele a Santa Maria di Leuca” di Roberto Guido Slargo curva Piazza Sanità - A cura della Proloco Caposele. ore 21:00
ore 16.30 2° Memorial Rocco Sista - Stadio Palmenta.
ore 19.00 Party di chiusura corso di formazione e consegna attestati di frequenza. Piazza XXIII Novembre, Aula Polifunzionale, Caposele. In collaborazione con EQUIP e Chiesa Evangelica.
Sagra delle Matasse e Notte della Quadriglia Caposele
Agosto
ore 18:30 Escursione “Le 7 Fontane” - Raduno in Piazza Sanità Caposele - In collaborazione con l’ARS - Amatori Running Sele, l’associazione “Luciano Grasso” e il Forum dei Giovani. Per info e iscrizioni 335.7551033 (Antonio Ceres).
ore 16:30 Ore 16.30 – 21.00 "CALCIO...E NON SOLO" Campo A.Liloia, Caposele. In collaborazione con la G.S. Olimpia Caposele ‘ 86 e con il Forum dei Giovani. Programma: Partita giovanile “Gialloneri”; Triangolare “Torneo Over 45”; Presentazione del DAE donato alla collettività.
ore 18:30 Sala Polifunzionale, Piazza XXIII Novembre Mario Ceres racconta la leggenda delle mille gru e la storia di Sadako e il senso dell’iniziativa di solidarietà legata alla mostra “Le Mille Gru”
ore 21:30
ore 17:00 Torneo giovanile - Campo Sportivo Liloia In collaborazione con la Scuola Calcio Real Caposele ore 21:00 Esibizione Scuola di Ballo Dancing Queen Piazza Sanità - Caposele
ore 19.00 Pizza e Birra in Piazza. Corso Europa, Caposele. In collaborazione con il Crazy Cafè e Lu Carrinu.
ore 17.00
Premio Caposele
Sala Polifunzionale, Piazza XXIII Novembre A cura della Proloco Caposele.
Jazz & Wine
Parco Saure - Caposele In collaborazione con Slow Food Alta Irpinia e l’Associazione “Musicalmente”.
Stralaceno - Altopiano di Laceno In collaborazione con il Comitato Stralaceno.
ore 21.00 Maurizio Picariello in “L’uomo che parla al cuore”, spettacolo poetico teatrale sulla vita. Zona Castello, Caposele. A cura del Comune di Caposele e dei giovani FestivalArt.
Agosto
Agosto
ore 18.00 Presentazione del libro Irpine, donne protagoniste di un territorio, di Elisa Forte A cura del Comune di Caposele - A cura del Comune di Caposele. ore 20.00 Inaugurazione della Panchina Rossa, simbolo della battaglia contro la violenza delle donne. Piazza Sanità - A cura del Comune di Caposele. ore 16.30
Campioni di Fair Play II Edizione
Stadio Palmenta - In collaborazione con la G.S. Olimpia Caposele ’86 i la Olimpia Caposele ’86 e la Real Caposele.
Programma: - Premiazione società vincitrici premio “Fair Play” - Mini Torneo Giovanile Regionale di Calcio.
Parco Fluviale, Caposele. Pulizia del fiume e attività di aggregazione. In collaborazione con l’Associazione Gruppo Attivo L.G e i giovani del FestivalArt
ore 08:30 Camping ecologico Bosco Difesa - Attività di cura e vigilanza dei boschi. In collaborazione con il Gruppo Attivo L.G. ore 21:00
Agosto
Settembre
Ferragosto con Luciano Tarullo e la TPband
Materdomini A cura della Proloco Caposele e in collaborazione con le attività commerciali di Materdomini.
Premio Nazionale “Angelo Garofalo”
Settembre
Settembre
Mostra “Le Mille Gru”. IV Evento Solidare. Esposizione e vendita di creazioni di gru di carta. Sala Polifunzionale – Piazza XXIII Novembre – Caposele (AV) 5-6-7 Agosto 2018 ore 18.00 – 22.00
Giornate formative gratuite: "OLTRE IL SUCCESSO". Sala Polifunzionale, Piazza XXIII Novembre. In collaborazione con EQUIP e Chiesa Evangelica. 8 - 14 - 16 Agosto ore 16.00
Concorso biennale di pittura, scultura e grafica Realizzazione opera di Street Art in località Piani, Via Aldo Moro, Caposele. Progetto a cura del Comune di Caposele e del Comune di Lioni.
ore 07.00 Escursione “I Percorsi dell’Anima” Raduno in Piazza Sanità - In collaborazione con Antonio Ceres. Per info e iscrizioni 335.7551033 ore 21.00 Vigilia della Festa di San Gerardo. Festa a Materdomini - Spettacolo musicale. ore 19.00
Festa a Caposele.
ore 21.00 Festività in onore di San Rocco - Spettacolo musicale - Caposele.
Durante tutto il mese di Agosto saranno organizzati t ornei di calcio femminile e maschile, presso il Campo Sportivo Liloia , in collaborazione con la Scuola Calcio Real Caposele.
Anno XLV - Dicembre 2018 N. 97
Confidiamo in un'estate all'insegna del rispetto degli spazi e dell'ambiente, con un'attenzione particolare all'uso di prodotti biodegradabili e alla raccolta differenziata.
L'Amministrazione Comunale
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- “dsgnpallante - dedicato a Mario Ceres”-
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ieccoci dunque alla fine di un altro anno, di un altro pezzo della nostra storia locale che consegnamo ai posteri, sempre con la speranza recondita che ne facciano tesoro e, magari, provino altre soluzioni ai problemi che noialtri non siamo riusciti a risolvere ma anche, che traggano ispirazione dalle idee che pure sono state realizzate. La speranza, come si sa, è l’ultima a morire e infatti, a quella ci si aggrappa spesso e volentieri; E proprio il coraggio di sperare, l’insistere nel cercare di cambiare le cose che non vanno, che non sono giuste per noi e per gli altri sono l’augurio che in premessa di questo articolo voglio fare a me stessa e a tutti i miei concittadini, perché credo che di questi tempi, sia davvero questo tipo di forza a fare la differenza, a tutti i livelli. Continuiamo allora a sperare ma anche ad operare in questo senso che poi, qualche obiettivo, qualche soddisfazione, si raggiunge…e non per tenere il punto o fissare risultati di bandiera ma per costruire, insieme, alternative e migliori condizioni. Questo è quello che - credo nessuno possa smentirlo - modestamente cerco e cerchiamo di fare con l’associazione Pro Loco Caposele, anche se, lo dico subito, so benissimo che si potrebbe fare di più e meglio ma magari anche avendo una maggiore collaborazione oltre che più tempo da impiegare. Infatti, appena queste situazioni si sono verificate, qualche risultato diverso e positivo pure è venuto. Ad esempio, nell’articolo del dicembre scorso anno scrivevo, lanciando un appello generale: “Riusciamo ad immaginare, in una realtà come la nostra, quanto sarebbe anche solo più comodo (ma anche più facile, economico, meno faticoso ecc.) riuscire a concretizzare un unico gruppo operativo fatto delle tante competenze e specializzazioni di ogni associazione che sotto l’egida della pro loco (nel senso che, semplicemente come accade nelle altre realtà, le pro loco, essendo associazioni vocate ed agevolate nel settore turistico, coordinano e promuovono gli interventi, senza voler fagogitare nessuno, sia chiaro!) realizza, ad esempio, pensandolo insieme, un programma culturale…?” che è sempre stato più un mio/nostro desiderio e che oggi posso dire, finalmente, che si inizia a concretizzare e inizia ad essere un’opzione praticata che pure ha prodotto qualche interessante risultato.
di Concetta Mattia
IRPINE, presentato anche a Caposele il libro di Elisa Forte
mare il no deciso della nostra comunità alla violenza di genere, un altro bel modo per evidenziare il profondo senso di civiltà che riconosce le pari opportunità e non altro, come giusta politica di sviluppo, purtroppo ancora da richiedere a gran voce, in quanto poco attuata. Serve lavorare ancora sul concetto, insieme, cittadini e Istituzioni.
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no degli appuntamenti culturali più interessanti di quest’estate è stato senza dubbio la presentazione, in piazza XXIII Novembre, del libro della cara Elisa Forte “Irpine: Donne protagoniste di un territorio”. Nell’opera, Elisa da brava e particolare professionista qual è traccia una sua versione della storia dello sviluppo dell’Irpinia raccontandola attraverso le storie delle tante donne che hanno operato e ancora operano, lavorano e combattono nelle nostre zone, contro pregiudizi storico-culturali e limiti territoriali senza mai stancarsi di proporre, sperimentare e progettare il loro futuro. Da leggere, assolutamente. La presentazione è stata seguita dall’inaugurazione della panchina rossa di Caposele, dipinta da una giovane studentessa, Alessandra Guarino. Un gesto simbolico per affer-
I NOMADI, IL RITORNO
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i fa davvero piacere segnalare questa bella iniziativa, realizzata grazie alla collaborazione creativa e operativa tra due belle realtà imprenditoriali locali, la Vitale viaggi agency e l’albergo ristorante 7 Bello, che, mettendo insieme le loro passioni e capacità, stanno realizzando una serie di eventi sul modello cena con degustazioni e musica che hanno avuto un notevole e meritato successo. L’ultimo in ordine di tempo, dedicato alla mitica band dei Nomadi, è stato un ritorno particolarmente gradito ai tanti fan di Caposele che hanno potuto ritrovarsi dopo ben 28 anni in compagnia del gruppo di Beppe Carletti che hanno accolto anche con uno striscione realizzato apposta, un “Bentornati a Caposele" in ricordo del precedente concerto, datato 19.08.1990, organizzato, allora, in occasione delle festività per la Madonna della Sanità dall’ottimo referente del comitato festa, l’instancabile Rocco Russomanno. In tanti hanno rivissuto per un attimo quella storica serata e tutti i vecchi e nuovi fans si sono divertiti tantissimo, che è quello che queste serate vogliono realizzare. Molto bene!
SIMU CAPOSELE: VISITE GUIDATE, PROGETTI DIDATTICI, ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO
C PUBBLICATA LA 1° GUIDA DELLA CICLOVIA DELL’ACQUA opo aver sperimentato il percorso pedalandoselo più volte, partecipato con la ciclo esplorazione ad un progetto di ricerca scientifica, organizzato e promosso una serie inenarrabile di convegni e iniziative tematiche, l’instancabile Roberto Guido, supportato dalla bellissima realtà (di cui come Proloco facciamo parte) del Coordinamento dal basso, ha realizzato una guida, un racconto funzionale, completo e affascinante che certamente aiuterà quanti vorranno fare questa bella esperienza attraverso i territori che l’acquedotto attraversa. Abbiamo ovviamente presentato la guida anche a Caposele, festeggiando l’evento con la cittadinanza, l’amministrazione comunale e tutte le associazioni sportive di Caposele, che hanno voluto patrocinare la manifestazione che si è svolta in una location dedicata e allestita per l’occasione: Al cospetto del km.0 della galleria Rosalba, di fronte al campanile della Sanità con tante biciclette che hanno decorato il cancello esterno. E’ stato un bel momento di divulgazione e confronto tra utenti, promotori e gestori di un’infrastruttura importante per lo sviluppo turistico del nostro territorio e per Caposele in particolar modo in quanto tappa iniziale di questo percorso/esperienza che già raccoglie entusiastici commenti e che non possiamo che consigliare a tutti! Buon viaggio!
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CAPOSELE REVOCA L’ADESIONE AL PROGETTO DI SPRAR ASSOCIATO Devo ammettere di essere rimasta stranita dalla lettura della pubblicazione sull’albo pretorio dell’atto con il quale lo scorso 19 novembre il Comune di Caposele ha revocato la propria adesione al progetto di Sprar in forma associata coi paesi di Villamaina, capofila, Torella dei Lombardi e Teora. Questo passo indietro, viene motivato dall’amministrazione comunale in una delibera di Giunta, come conseguenza del “decreto sicurezza” del ministro dell’Interno Matteo Salvini, si legge infatti nella delibera che non si ritengono più attuali le ragioni che avevano portato nel marzo 2017 la precedente maggioranza a decidere di aderire al progetto di accoglienza dei rifugiati e richiedenti asilo. Ma questo progetto di Sprar, è già stato approvato e finanziato e prevedeva ospitalità per massimo una decina di migranti a paese. E per quanto le nuove regole introdotte dal decreto, prevedono che a essere accolti debbano essere solo quanti hanno già protezione internazionale, e non i richiedenti asilo, non si comprende l’urgenza e la perentorietà di una delibera del genere che non segue (a quanto mi è dato di sapere ad oggi) le delibere degli altri comuni associati, e purtroppo, ancora una volta, non si affrontano scelte del genere discutendole con la comunità che, nei fatti le dovrebbe supportare. Caposele è paese di emigranti e ha già accolto singoli e famiglie di migranti che si sono trasferite e integrate senza grossi problemi rappresentando un modello, magari non collaudato come quello di Riace, ma sicuramente gestibile e ovviamente migliorabile attraverso l’implementazione di strutture come gli SPRAR in un percorso di solidarietà e scambio condiviso con la cittadinanza. Nella delibera c’è anche scritto che si rimarrà vigili per valutare nuove proposte di accoglienza previste dalle norme, e ovviamente, spero che ce ne saranno ma francamente, visto il contenuto del decreto Salvini, probabilmente abbiamo perso un’occasione per fare, storicamente la cosa più giusta, solidale e socio culturalmente valida che una piccola comunità come la nostra, poteva. Peccato.
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ontinua e continua a dare i suoi frutti, l’attività del SIMU Caposele gestita fino alla fine di questo anno (come prevede la convenzione in corso) dalla Pro loco Caposele. Il servizio delle visite guidate presso le strutture comunali, da qualche anno ha coinvolto diversi Istituti scolastici, complice anche il progetto Festivalart, da poco concluso, in altri progetti relativi a percorsi di alternanza scuola lavoro o afferenti ad iniziative ministeriali come “Scuola viva” facendo conoscere il nostro paese e le sue valenze storico-architettoniche e ambientali anche dal punto di vista dell’opportunità lavorativa per il futuro. Con l’IISS “De Sanctis”, col quale esiste un rapporto stabile di collaborazione si sono chiusi qualche tempo fa, un progetto con la classe III A (LS) della sede di Caposele sull’analisi e la rappresentazione territoriale e un progetto con la Classe IV A (LL) della sede di Sant’Angelo d.L. su divulgazione turistica e accoglienza sul territorio; Ma abbiamo svolto anche altri progetti con l’IISS E.Medi di Battipaglia (uno sul lavoro di guida nei luoghi e nelle strutture religiose e uno sull’analisi finanziaria dei flussi turistici). Attività che, anche per l’anno scolastico in corso, ci è stato chiesto di rinnovare. Risultati incoraggianti, da tenere in considerazione anche nell’ottica della valorizzazione dei servizi del SIMU che sono in cantiere. La Pro Loco, grazie anche all’esperienza maturata, potrà rimanere comunque a disposizione degli Istituti scolastici che faranno richiesta di attività di alternanza o altri progetti, sempre nell’ottica della divulgazione turistica del territorio.
Idee e suggerimenti
IDEE E SUGGERIMENTI
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di Salvatore Conforti
arebbe bello poter continuare quanto era stato già realizzato sul tema del turismo. Non più tardi di 6 anni fa, con non pochi sacrifici, l’idea di diversificare l’accoglienza turistica attraverso una serie di occasioni di visita sul nostro territorio, prese piede e fu l’inizio di una vera sperimentazione che, probabilmente, avrebbe cambiato, in qualche anno, il volto del Paese. Il mini tour “F.A.C.” Fede Ambiente e Cultura inserito nel neonato Piano Turistico Locale, portò i primi risultati e benefici proponendo a chi arrivava nella nostra terra la possibilità di visitare, con guide turistiche, le Sorgenti, i Musei, ll Parco, le Chiese. Nel 2012 solamente nei 3 giorni tra il 16 ottobre e la domenica successiva si riuscì a portare in un tour guidato circa 6000 pellegrini/turisti che soddisfatti, sarebbero tornati con più entusiasmo a San Gerardo e a Caposele. Certamente era solo un primo step che avrebbe avuto la necessità di strutturare intorno ad esso anche altri servizi essenziali, ma quel progetto, seminò entusiasmo e fiducia. Non è un ricordo nostalgico questo, ma un accorato invito a proseguire, con impegno e perseveranza, tutto ciò che di buono era stato già fatto, se possibile al di là di schieramenti o colori politici. Recuperare quell’idea con la conclusione del progetto toponomastica, wi-fi e
l’App. turistica collegata a tutto quanto, sarebbe un buon modo di riavviare quel percorso iniziato e mai concluso per l’ottuso capriccio di qualcuno. Capisco che è complicato far
CAPOSELE, TAPPA DEL GIROD'ITALIA 2020 ??
te il cambio di governo, ed evidenziare, oltremodo, che il TOUR NAZIONALE non si puo’ limitare solo ad una parte (centro nord) della nostra penisola, facendo venir meno la sua identità e il suo precipuo scopo. Vorrei concentrarmi su questa entusiasmante possibilità, chiedendo ai Comuni coinvolti, alle associazioni tutte e a chi ha interesse ad una reale promozione del territorio, di farsi carico di questa piccola responsabilità ed univocamente proporre all’organizzazione del giro di valutare tale opportunità per l’anno prossimo. Cominciamo a lavorarci su… Aspetto ogni tipo di contributo!
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n’idea promozionale e strategica che sarebbe dovuta essere proposta quando, un anno fa, il Ministro Delrio inaugurò a Caposele l’apertura del diaframma della Pavoncelli bis: Accorpare in un unico percorso tutte le località delle CICLOVIE D’ITALIA e farle diventare tappe del Giro. Nulla è perduto! Si può ancora fare! Sarebbe straordinario e anche intelligente poter dimostrare a tutti che la questione “ciclovia” CONTINUI, nonostan-
UN NUOVO CAMPO SPORTIVO
M viaggiare queste idee sulle gambe di chi forse allora non vedeva di buon grado l’operazione avviata, ma la maturità politica e il vero cambiamento si legge anche da questi segnali. Bisognerebbe provarci!!
i permetto - alla luce di uno spirito collaborativo sempre vivo - di suggerire alla nuova amministrazione la candidatura al Bando “Sport e Periferie” 2018, (aperto ancora per pochi giorni) di un PROGETTO per riqualificare l'area del campo sportivo Liloia al centro del paese. Se ne parla da anni e nel 2011 fu realizzato un esecutivo, ma all'epoca, con poca fortuna. Fu previsto l'intervento per: - un nuovo tappetino erboso sintetico; - la realizzazione di spogliatoi e tribune; - la sistemazione e copertura dell'area del campo di bocce; - la sistemazione dell'invaso a quota inferiore per pesca sportiva con percorso fluviale; - un' area giochi per i bimbi. Un vero e proprio CENTRO SPORTIVO che avrebbe cambiato sostanzialmente
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' venuto a trovarmi Pasquale Rezza Sanchez, il costruttore delle macchine di Leonardo ancora in esposizione a Caposele ed ideatore di molte mostre artistiche di successo. C'eravamo lasciati qualche anno fa con la promessa di avviare un progetto importante culturale dedicato a Caravaggio al
l'area di via Lungo Sele. Insomma, una BELLA IDEA che oggi vive questa rinnovata possibilità offerta direttamente dal Governo.... e adeguando e rimodulando spese, in riferimento alla recente normativa, potrà essere facilmente proposta. Spero che i nuovi amministratori non si facciano prendere da paure finanziarie per piccoli coofinanziamenti o intoppi burocratici di poco conto, che ci saranno sicuramente, ma che sono facilmente superabili. E' il caso di approfittarne,quindi, SENZA ESITARE, e investendo in tale riqualificazione tutte le menti e il knowhow di esperti e praticanti dello sport in generale, si potrà raggiungere l'obiettivo che sarà certamente un grande risultato per tutta la comunità. FORZA E CORAGGIO!!!! Le immagini si riferiscono al rendering del progetto del 2011 depositato presso l'Ente. fine di far conoscere alle nostre terre l'emozione di una cultura che spesso è ad esclusivo appannaggio di grandi centri. Tra l'altro l'idea è la prosecuzione di un tentativo straordinario già realizzato nel 2012 a Caposele per le macchinedileonardo e per l'esposizione temporanea dell'originale Tavola lucana del Genio di Vinci. Oggi abbiamo discusso dei particolari, delle potenzialità e delle possibilità di allestire un' esposizione tradizionale e tecnologica itinerante dedicata a Michelangelo Merisi, che potrebbe avere come luogo di partenza proprio l'Irpinia. Una grossa occasione che darebbe un contributo essenziale al turismo culturale, ma sarebbe anche una sorta di riscatto delle nostre terre a completamento di quanto esse già esprimono in termini di bellezza ambientale. Ne parleremo nei prossimi mesi, dopo aver toccato con mano il lavoro di preparazione che sta andando avanti molto velocemente. Le adesioni anche volontarie sono aperte affinchè la cultura sia stimolo necessario per far muovere la nostra economia.
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Le interviste
DIALOGANDO CON… SUA ECCELLENZA DON PASQUALE CASCIO:
” Vivete dell'acqua della Sorgente, vivete della Vita della grotta di Betlemme!”
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crivere è sempre un momento che permette di capirsi meglio, un ascolto interiore che si trasforma in parole… Una lunga serie di dialoghi, questa, che ha lo scopo di ricostruire Caposele tramite persone, volti, storie che l’hanno vista cambiare ed evolversi… Protagonista di questa intervista è Sua Eccellenza Don Pasquale Cascio, vescovo della nostra diocesi. Il nostro dialogo, avvenuto in una fredda serata novembrina nella sacrestia della Chiesa di Senerchia, dove Sua Eccellenza celebra Messa in mancanza del parroco, è stato un momento di forte emozione e crescita spirituale. Ringrazio Sua Eccellenza per il tempo e il messaggio che mi ha dedicato e che ha voluto condividere con la nostra comunità. DOMANDE IDENTIKIT: • Colore preferito: Celeste. • Film preferito: Da ragazzo frequentavo i cineforum, nel corso della vita mi sono allontanato un po’ dal cinema anche se mi capita di guardare film in TV. Amo molto i film del nostro neorealismo, dal più datato al più recente. • Canzone preferita: Mi piaceva e piace tutt’ora Baglioni ma vorrei rispondere con una canzone molto bella di Laura Pausini “Un amico è così”. • Libro preferito: Più che “libro preferito” andrei sul genere letterario. Preferisco i libri di storia, in particolare il romanzo storico. Il romanzo storico è capace di far rivivere, seppur inventando talvolta qualcosa, i personaggi. Non è uno storico chi riporta soltanto documenti e testimonianze uno dopo l’altro, questa è storiografia. Uno storico, per me, deve avere la capacità narrativa di far rivivere i personaggi nelle loro intenzioni e desideri. • Gusto: dolce o salato? Apprezzo entrambi ma preferisco il dolce. • Quale personaggio del passato le piacerebbe incontrare? Vi aspettate come risposta “Gesù” ma non risponderò Gesù perché Lo incontro ogni giorno nella Preghiera, in tanti modi. Rispondo con una figura che mi affascina: Sant’Antonio di Padova perché unisce cultura e dottrina alla semplicità e alla gioia di San Francesco, unendo così realtà che sembrano difficili da conciliare. Domande: 1. Sua Eccellenza, ci racconti un po' delle sue origini e che bambino e giovane era. Le mie origini sono della terra salernitana, precisamente di Castelcivita. Sono nato il 29 novembre del 1957 da una famiglia di contadini che coltivavano i loro terreni in proprio, i cosiddetti coltivatori diretti. Mi hanno educato alla Fede, al rispetto degli altri e al dovere per poter progredire nella società. Così mi piace riassumere l'insegnamento dei miei: la Fede e il dovere di impegnarsi per progredire nella
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società e per la società. Da bambino ero molto vivace e per l'educazione del tempo ho preso molte botte da mamma. A scuola, invece, ero sempre attento e cercavo di partecipare in maniera attiva alle lezioni perché capivo che per portare avanti quanto i miei genitori mi insegnavano bisognava studiare altrimenti questo progresso sociale era una chimera. Con gli amici partecipavo a tutti i giochi anche se preferivo già da bambino andare in Chiesa e non continuare solo con i giochi. Nonostante mi piacesse tanto la scuola ero felice quando stavo con i miei a fare i lavori dei campi. Ho imparato, infatti, tanti piccoli lavori nei campi forse scomparsi. Sono felice di aver avuto una tradizione agricola che affondava direttamente le sue radici nella tradizione agricola della Roma imperiale e repubblicana. Ad esempio quando leggevo in terza elementare di Cincinnato lo associavo a mio nonno perché Cincinnato era raffigurato nel sussidiario mentre arava con i buoi. Vedevo mio nonno arare con i buoi come faceva Cincinnato: in duemila e più anni non era ancora cambiato nulla. Da giovane il mio desiderio di diventare sacerdote mi portò in seminario. I miei non vollero che andassi prima di aver terminato le scuole medie perché ritenevano opportuno che rimanessi in famiglia fino all'adolescenza. Subito dopo sono entrato in seminario ed è stato un periodo molto bello vissuto con i giovani seminaristi. Quando non ero in seminario i miei amici erano i giovani, miei coetanei oppure qualcuno più adulto di me. Era un'amicizia legata ad una scelta di Fede e di impegno Cristiano e Parrocchiale. Dal seminario passavo al mondo giovanile del mio paese, a quel mondo giovanile impegnato nella Parrocchia, molto meno invece in quel mondo giovanile impegnato a livello politico, cosa già molto presente in quel momento. 2. “Questo è ciò che sono: una matita di Dio. Una fragile matita con la quale Egli scrive ciò che vuole. Dio scrive attraverso di noi. Per quanto imperfetti noi siamo come strumenti, Egli scrive ciò che desidera.” Diceva Madre Teresa di Calcutta. Quando ha capito che il Signore per Lei stava scrivendo un futuro così bello e importante, prima da Sacerdote e poi da Vescovo? Per capire il futuro che Dio voleva scrivere usandomi, e non ho paura a dire questa parola perché per me essere usati da Dio è la cosa più bella che ci possa essere, l'ho compreso in un periodo molto lungo perché sono stato cinque anni del seminario nelle scuole superiori. Questo periodo era già di orientamento per capire quello che il Signore voleva dalla mia vita e se io
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fossi disposto a fare quello che mi chiedeva ma la cosa più importante che poi ho capito, a farlo non come desideravo io ma come voleva il Signore. Un vero cammino vocazionale, infatti, nasce sì da un desiderio ma poi deve maturare con l'età perché non sempre coincide con il desiderio di partenza. Si decide di essere sacerdoti e si hanno in mente dei modelli, dei progetti ma quando capisci veramente che il Signore ti vuole sacerdote? Quanto sei disposto ad essere sacerdote non più secondo il progetto, il modello di partenza che avevi. Se non sei disposto a compiere questo passaggio vuol dire che non era una vocazione ma un ostinato desiderio e la vocazione non è un ostinato desiderio. Questo l'ho capito in tutto il periodo dei cinque anni di scuole superiore, un periodo molto bello, con sacerdoti giovani che ci hanno fatto capire tante cose, la Chiesa che stava cambiando dopo il concilio ecumenico Vaticano II, siamo negli anni ‘70. Una vera decisione l'ho presa nell'anno della maturità classica, anche se nella mia scelta c'era ancora più desiderio che vocazione, devo essere sincero. Ho capito che la vocazione doveva riformulare, in qualche modo, il desiderio durante gli anni della teologia che ho vissuto per grazia di Dio a Roma e dove ho avuto modo di essere seguito e aiutato. In questo modo si è stabilizzata la mia risposta a quello che il Signore voleva. È chiaro che l'espressione di Madre Teresa è fondamentale affinchè la vocazione non diventi prevaricazione. Quando la vocazione diventa prevaricazione prevarichiamo sulla volontà di Dio ed inoltre prevarichiamo in modo più grave sui nostri fratelli, sulle persone che incontriamo. In questo caso in nome della vocazione andiamo oltre, facciamo del male. 3. Quali aggettivi userebbe per descrivere la nostra diocesi? Gli aggettivi sono sempre un po' ambigui da usare e quindi ti faccio una domanda da professore: li dovrò usare in funzione attributiva o predicativa? Luigi: Attributiva Vescovo: Va bene, allora in funzione attributiva mi viene da dire che la nostra diocesi è una diocesi antica, che la nostra diocesi è ricca di tradizioni, che la nostra diocesi è multiforme, che la nostra diocesi è fortemente identitaria. Sull'ultimo aggettivo mi soffermo perché nell'essere fortemente identitaria deve trovare un'identità unica altrimenti tante volte la ricerca dell'identità si ferma troppo su situazioni particolari, invece, si deve creare un'identità che costruisca una unità, ed è un cammino ancora da fare. 4. Il 2018 è stato l’anno del sinodo dei giovani. Avendo io avuto modo di constatare in prima persona la dedizione e l’attenzione paterna verso noi giovani Le chiedo che messaggio vorrebbe dare per accompagnarci nel nostro personale percorso di ricerca di Dio? La prima considerazione spontanea che
di Luigi Nerio Fungaroli
mi viene di fronte a questa domanda è: Fidiamoci gli uni degli altri. Noi adulti, sacerdoti e non sacerdoti, dobbiamo fidarci di voi e anche voi dovete fidarvi della rettitudine e dell'ansia d'affetto delle cose che veniamo a proporvi. Fidatevi dell'ansia paterna, fraterna, delle nostre intenzioni che desiderano comunicarvi un'esperienza di vita che, diventando personale, sia anche l'esperienza di vita per la vostra felicità! Non dovete essere felici facendo tutto quello che abbiamo fatto noi ma dovete essere felici facendo quello che oggi voi dovete fare, accogliendo da parte nostra l'indirizzo perché la felicità ha un'unica Sorgente e ha un'unica meta. Solo questo vorremmo trasmettervi: la Sorgente da cui partire e la meta verso cui arrivare. Il percorso, poi, lo costruite nella vostra originalità e nella vostra unicità. 5. Lei in un’intervista ha affermato: ‘’Le difficoltà non ci facciano chiudere e l’accoglienza rimanga sempre un distintivo cristiano e della nostra terra!”. Molte persone della nostra comunità si sentono minacciate dalla presenza dei migranti. Di fronte a una situazione complessa come questa qual è il compito della Chiesa? Il compito della Chiesa è di indicare il valore dell'accoglienza perché l'accoglienza è una delle parole che fanno parte della vita: la vita si accoglie e la vita accoglie. Togliere l'accoglienza significa togliere una dimensione propria del vivere perché la chiusura è un inizio di morte. Invece è l'accoglienza che permette alla vita di andare avanti, permette alla vita di arricchirsi e arricchire. Dico solo questo: come Chiesa, così come le Istituzioni, ma in questo momento parlo più come Chiesa, dobbiamo avere questa capacità di non correre il rischio di dare ad alcuni per togliere ad altri. In fondo la nostra gente non è contro lo straniero per partito preso, è contro lo straniero perché ha paura e, qualche volta, sembra che non ci sia un'eguaglianza, allora è come un padre di famiglia che nel dare un'attenzione a un figlio più bisognoso non può trascurare il figlio che al momento ha meno bisogno. Noi ci troviamo in una società in cui anche tanti figli nostri hanno bisogno e allora l'accoglienza non sia in un'unica direzione. L'accoglienza, perché diventi educativa, deve andare in tutte le direzioni e togliere quella paura che accogliendo gli uni si escludano altri. 6. Sua Eccellenza, la famiglia di Nazareth impegna la comunità cristiana a riscoprire la missione della “famiglia”. Come si concilia questo modello con le tante “varianti” della famiglia contemporanea? La famiglia di Nazareth è una fami-
Le interviste glia unica perché per certi aspetti ne è il modello ma ha delle specialità che non si possono ripetere in un'altra famiglia perché in quella famiglia c'è il figlio di Dio e in quella famiglia c'è una donna che è madre ed è anche vergine e incrocia un padre che fisicamente non ha generato ma che vive fino in fondo la sua paternità. Ora questa specialità della famiglia di Nazareth potrebbe essere un modello di ricchezza per vari modi di vivere la famiglia ma questi vari modi non possono prescindere, come non si è allontanata questa Santa Famiglia, dal modello della Creazione. Il modello della Creazione è molto chiaro. Affinché ci sia una Famiglia ci vuole una coppia, maschio e femmina, che si apra fino in fondo alla fecondità. Questo è il modello base, quello della Genesi: su questo modello si è costruita tutta la cultura tradizionale, ad esempio la Bibbia ha conosciuto il patriarcato, il matriarcato, la poligamia. Tutte queste forme si ispiravano a quella di partenza ma in qualche modo la contraddicevano. Non riuscendo a vivere quelle di partenza, quindi, si trovavano delle forme che potessero aiutare l'uomo anche in una imperfezione a essere famiglia. Pensiamo, quindi, all'atto di ripudio e quindi il divorzio che è sempre esistito
anche nella Scrittura, pensiamo a quelle forme condannate in questo caso ma anche presenti di una chiusura alla vita sia nell'esclusione di una maternità e paternità e sia proprio nell'atto dell'aborto. È chiaro che Gesù quando ha parlato della famiglia non ha fatto riferimento alla Sua, ha fatto riferimento al modello del Creatore. "... Per quest'uomo lascerà sua padre e sua madre e sarà una carne sola con la sua sposa" e poi aggiunge "L'uomo non separi ciò che Dio ha unito". (Marco 10,6-9). Questi sono gli elementi di base mentre altre forme potrebbero essere, dal nostro punto di vista, parziali rispetto a questo modello naturale. A me piace sempre parlare non di famiglia tradizionale e famiglia moderna, bensì di famiglia naturale e altre forme. Ora queste altre forme che le varie culture hanno elaborato possono in qualche modo avvicinarsi alla Famiglia ma non possono pensare di qualificarsi in pienezza come Famiglia mancando quegli elementi costitutivi della famiglia naturale. Aggiungendo un aggettivo al termine “famiglia” non vedo una discriminazione però vedo una qualificazione perché sicuramente ci sono qualità diverse oppure bisognerebbe usare un altro termine ma non quello di
“famiglia” che comunque rimane legato a questo modello naturale. Questo non è soltanto della Genesi ma in qualche modo si pone in tutte le culture che lo hanno aggiustato, rimediato, cambiato in tante forme che noi conosciamo, basta fare un po' di storia di antropologia culturale in modo da notare tante forme di famiglia che ci sono state. 7. Il Natale è alle porte, Gesù rinasce e si rivela in mezzo a noi e gli “auguri di buone feste” sono all’ordine del giorno. Cosa ci augura e cosa si augura? Dico subito che quello che auguro a me non è per me ma è per la mia Chiesa e per il mio popolo quindi alla mia persona se auguro qualcosa lo auguro in vista di quello che posso fare al mio popolo. Invece per il mio popolo, parlando a Caposele, voglio darvi questa immagine e con questa immagine voglio porgere i miei auguri a tutti voi: immaginate la Stalla di Betlemme come l'anfratto della vostra sorgente. La vostra sorgente nasce da un mondo misterioso, si può sapere dov'è questa falda però rimane un grande mistero, anzi, più è misterioso e più siamo sicuri che l'acqua è limpida, più la esploriamo e più l’acqua arriverà meno limpida. La stalla di Betlemme è come l'anfratto della
vostra sorgente che viene dal mistero di Dio. Dal mistero di Dio viene quel Bambino e dal mistero di Dio viene la disponibilità di Maria e Giuseppe, dalla vostra Sorgente esce quell'acqua che fa vivere chiunque essa raggiunge e chiunque se ne serve. Dalla stalla di Betlemme esce una forza che è la forza di Dio, esce una tenerezza che è la tenerezza del Bambino, esce una Comunione di affetti che è la Comunione della Santa Famiglia che chiunque raggiunge e accoglie con rispetto, può continuare a vivere. Vivete dell'acqua della Sorgente, vivete della Vita della grotta di Betlemme!
PUNTI DI VISTA
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bbiamo scelto di far raccontare le nostre copertine da giovani fotografi di Caposele, mantenedo fede a quello che è il nostro tentativo di esaltare, promuovere e capire meglio gli spazi e le possibilità che ogni ambiente e ogni luogo trasmette. Caposele ha punti e aree di grande interesse culturale, naturalistico e spesso ci ritroviamo a riproporre dallo stesso obiettivo immagini che a volte diventano ripetitive. Ecco, quindi che la scelta raccoglie la duplice funzione di rinnovare e proporre. Abbiamo cominciato con Salvatore Cassesse figlio di Abramo e Lucia Ciccone che ci ha fatto innamorare dei suoi scatti dal drone. Recentemente ha vinto un concorso fotografico con alcuni suoi scatti.
VI edizione del concorso fotografico "Emozioni d'Irpinia"! Anche quest'anno oltre 1000 foto in competizione per raccontare la nostra splendida terra. Nella foto l'organizzatore Francesco Celli con Salvatore Cassese e Francesca Petoia
La copertina di apertura e la contro copertina provengono dalla sua collezione che gentilmente ha messo a nostra disposizione. Grazie a Salvatore e speriamo che siano di vostro gradimento stampate sul nostro giornale. La redazione Anno XLV - Dicembre 2018 N. 97
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Gocce di Scienza de la Sorgente GOCCE DI SCIENZA
La morte cellulare: L'ESSENZA DELLA VITA
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ominciamo questa serie di riflessioni che spero vi stimoleranno a farvi delle domande, a guardare il mondo con occhi diversi e nel medio termine ad intrattenervi durante la lettura della Sorgente. Sembra strano parlare di morte, scrivo questo articolo in prossimità delle feste Natalizie, che celebrano una nuova vita, a prescindere dal fatto che siamo credenti o meno. Non ne farò una discussione filosofica, non avrei gli strumenti per farlo ma vi condurrò a discutere di uno degli aspetti della vita che più affascina e suggestiona anche la Scienza: il legame indissolubile tra vita e morte. Possiamo certamente affermare che la morte è essenziale alla vita. Le cellule hanno due modi principali con cui andare incontro alla morte: uno traumatico, non pianificato e senza nessuna strategia chiamato “necrosi” e un secondo chiamato “apoptosi”, una sorta di suicidio programmato, vale a dire un’autoeliminazione finemente controllata. Il primo lo avete incontrato spesso nella vostra esperienza quotidiana, basta che pensiate a quando vi siete accidentalmente scottati un dito: il rossore e il dolore che avete sentito… si, in quel momento avete sentito la necrosi delle vostre cellule, come una sorta di shock. Quando la famosa mela di sir Isaac Newton colpì senza troppe cerimonie la sua testa sapiente, non solo aprì i segreti della gravità, ma cadde vittima di questo fenomeno esplosivo della biologia chiamato "apoptosi" (la mela suicida!). Sono gli antichi greci a rivendicare l’etichettatura di questo processo biologico. La parola "apoptosi" ha origine dalla descrizione greca della perdita delle foglie man mano che l'autunno avanza. Il volo alla deriva di una foglia dall'albero alla terra si verifica quando le cellule tra lo stelo e il ramo della foglia si dissolvono gradualmente a causa di un processo di morte cellulare programmata. L’apoptosi a differenza della necrosi non si sente, anzi le cellule muoiono e scompaiono senza che le loro vicine se ne accorgano ed è un meccanismo così controllato fisiologicamente, che quando qualcosa nel controllo sfugge ecco che si affacciano alcune patologie. Durante l'apoptosi, la cellula si restringe e si allontana dalle sue vicine.
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Poi la superficie della cellula sembra bollire, con frammenti che si staccano e scappano come le bolle che risalgono in una pentola di acqua calda. Il DNA nel nucleo della cellula si condensa e si rompe in frammenti di dimensioni uguali. Presto il nucleo stesso si disintegra, seguito dall'intera cellula. Una squadra di pulizia cellulare fatta di cellule che mangiano, inghiottono e smaltiscono cellule morte e detriti, arriva sulla scena per assorbire i resti. Ma tutto nel più assordante silenzio per le cellule vicine! Ma quando facciamo andare incontro le nostre cellule ad una morte programmata e perché? Potrei cominciare con la frase… C’era una volta… tanto tempo fa un microrganismo che per difendersi da un invasore che era penetrato al suo interno decide di morire e far morire con se anche l’invasore per evitare che si diffonda. Quindi un’opera altruista. Lo scenario poi si arricchisce nel corso dell’evoluzione degli organismi fatti da tante cellule, fino ad arrivare ai mammiferi, come noi. L'antichità e l'ubiquità dell'apoptosi come processo biologico sono sottolineate dal fatto che molti dei geni conosciuti per controllare l'apoptosi in un semplice verme hanno una controparte molto simile negli esseri umani. Quindi l'apoptosi nei dinosauri o nelle margherite o nei topi o negli uomini nei fondamentali è essenzialmente la stessa. Nel 1977 gli scienziati fecero interessanti scoperte riguardo un piccolo verme, molto comune in natura, “Caenorhabditis elegans”, dal nome molto affascinante, che da adulto è costituito da 959 cellule (giusto per darvi un’idea noi siamo fatti in media di 100 mila miliardi, semplificando perché con esattezza non lo si riesce a calcolare). Ebbene questo piccolo elegante vermiciattolo per arrivare a quel migliaio di cellule ne perde esattamente 131, non una di meno ne una di più, che muoiono non a caso ma orchestrate ben bene a farlo. Allo stesso modo, quando un girino si sviluppa in una rana adulta matura, deve eliminare le cellule della sua coda in preparazione della sua esistenza da anfibio e lo fa attraverso la morte cellulare programmata.
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E noi quando facciamo andare incontro le nostre cellule ad una morte programmata? E perché? Per comprendere l'esistenza di un programma di suicidio scritto nei nostri geni, dobbiamo guardare la morte sotto una luce diversa. Noi cominciamo prestissimo. L’apoptosi aiuta a modellare i nostri organi e quindi anche le nostre caratteristiche fisiche già prima della nascita, vale a dire durante lo sviluppo dell’embrione. Un classico esempio di apoptosi evolutiva può essere osservata in un feto in crescita all'interno dell'utero. Affinché una mano, sviluppata così come la vediamo in noi stessi, si formi a partire dalla struttura immatura degli arti, il tessuto che unisce le singole dita deve essere rimosso ed è ormai noto che questo compito è raggiunto attraverso l'apoptosi. Senza l’attivazione di questo meccanismo non avremmo le dita delle mani e dei piedi distinte; immaginate…svilupperemmo dita palmate come le anatre o più poeticamente come la creatura anfibia del film “The Shape of Water”. E c’è di più, senza apoptosi non riusciremmo a creare le giuste connessioni tra le cellule cerebrali, quindi con difetti neurologici importanti. Poi man mano che cresciamo, l'apoptosi ci serve per distrugge le cellule indesiderate che vengono rimpiazzate dalle nuove attraverso la divisione cellulare. Mentre possono sembrare in disaccordo, la morte e la vita lavorano insieme per mantenerci sani. Ad esempio, la nostra pelle si rinnova attraverso un ciclo continuo di apoptosi e divisioni cellulari. Lo stesso meccanismo accade alle cellule che rivestono il nostro intestino, che subiscono un ricambio continuo, per esse l’apoptosi diventa cruciale per mantenere un bilancio corretto. Poiché le nuove cellule sostituiscono quelle vecchie e logore, i nostri tessuti rimangono sani. Quando questo equilibrio tra vita e morte è sbilanciato si generano cambiamenti funzionali importati a carico di organi e tessuti che inducono diverse e gravi patologie. Ci sono malattie associate a una scarsa apoptosi, vale a poca morte, che includono molti tumori, malattie autoimmuni ecc. Le malattie associate a troppa apoptosi, troppa morte, invece, comprendono disordini
di Donatella Malanga
neurodegenerativi come il morbo di Parkinson e il morbo di Alzheimer, l'infarto ecc. Come avviene nel cancro, in cui si assiste ad una proliferazione cellulare incontrollata, si instaura un meccanismo di resistenza alla morte programmata. Le cause che determinano questa resistenza sono molteplici, complesse e oggetto di ricerca costante. In molti tumori, ad esempio, si riscontra un aumento funzionale dei fattori anti-morte, a discapito di quelli promorte. E’ vero che la vita comincia anche con una serie di suicidi cellulari, ma è anche vero che le strutture complesse come il tumore si rifiutano di morire. Come e perché questo avvenga continua a rappresentare un traguardo ambito per i ricercatori che indagano e si interrogano sui meccanismi che le cellule adottano per prolungare la vita al fine di poter individuare stimoli che portino ad accelerare la morte, avvalendosi anche della disponibilità di vecchi e nuovi organismi modello, come il lievito oppure i vermi “eleganti”. Oppure possiamo avere le malattie da “troppa apoptosi”, quali le malattie neurodegenerative, che si verificano quando un’ attivazione impropria della apoptosi causando interruzioni nelle reti nervose culmina con la scomparsa delle stesse. Certamente durante i normali processi di invecchiamento c’è una piccola perdita di neuroni ma l’estensione della perdita diventa ingente con lo sviluppo delle malattie neurodegenerative. Quindi quello che inizialmente sembrava essere un codice di morte oggi può essere descritto più accuratamente come un codice integrato per la progressione della vita stessa. Il movimento delle stagioni, il ciclo della natura e lo sviluppo dei nostri corpi e dei nostri cervelli, dall'utero alla morte, dipendono tutti dal successo di questo affascinante segreto genetico. Potremmo finire aiutandoci con Dante Alighieri, Purgatorio Canto XVIII: "Tu nota; e sì come da me son porte, così queste parole segna a’ vivi del viver ch’è un correre a la morte.
Attualità
LA FORZA DI CAPOSELE
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aro Nicola, accolgo con piacere il tuo invito a mettere per iscritto le considerazioni che ti esponevo in un nostro incontro, anche con azzardato paragone storico, sul mio rapporto con Caposele, sulla tipologia del legame, sulla sua genesi, crescita e piena affermazione. Ci provo, partendo proprio dal riferimento storico proposto che spero possa agevolare e rendere piacevole la lettura. Qualche anno fa, un amico di famiglia appassionato di storia, in un lungo viaggio, tenne viva la conversazione raccontando di una sua recente visita a Nizza per approfondire uno studio, a cui si stava dedicando con particolare interesse, sulla intensa e minuziosa opera di francesizzazione della città ceduta alla Francia da Cavour e sulla lenta e graduale scomparsa della sua italianità. Aveva personalmente verificato la sostituzione dei toponimi ufficiali italiani con nomi francesizzati, conducendo attente ricerche sul cambio dei cognomi sulle targhe di intitolazione di vie, piazze, monumenti e perfino su epigrafi cimiteriali. Tutte operazioni, precisava l’amico, di diffusione della lingua francese, orientate all’acquisizione di cultura e identità proprie della Francia. Questo episodio mi è tornato più volte in mente negli ultimi tempi e mi ha portato a intravedere una possibile analogia con la mia esperienza. Forse una storia simile, naturalmen-
te in piccolo, in dimensione minima e con la dovuta distanza, è capitata anche a me. Un’operazione silenziosa, non sempre manifesta, a volte da me contrastata, ma continua, attiva, ferma nel suo intento e diretta alla meta che, parafrasando nei termini quella francese, può essere definita, nel mio caso, un’intensa opera di caposelizzazione. Iniziata nel 1973, anno del mio primo incontro con Caposele e anche anno di nascita del periodico “La Sorgente”, una coincidenza che mi piace citare, si è avvalsa nel suo svolgimento di tanti operatori spesso inconsapevoli, di numerosi elementi fisici e culturali, di vari e diversi eventi e momenti di vita del paese, di figure particolarmente importanti, penso a zio Franco, allora Sindaco. Pieni di entusiasmo e curiosità giovanili i miei primi approcci al paese, poi la piacevole scoperta di una comunità viva, operosa, calda, accogliente e … la scelta importante di farne parte! Le amicizie, le relazioni, le tradizioni e le ricorrenze, gli incontri in particolari occasioni e manifestazioni offrivano, nel tempo, tanta linfa per lo sviluppo e la crescita di un legame che piano piano incominciava a mettere radici. E non erano solo i rapporti umani ad alimentarne lo sviluppo. Anche la natura del luogo svolgeva la sua parte. Il fiume Sele con i suoi incontaminati e bellissimi anfratti e angoli nascosti, le
sue sorgenti fragorose, fresche, limpide, spumeggianti, l’acqua e le tante fontane, le montagne, il verde, i fitti boschi apprezzati particolarmente d’Agosto e … l’aria di Caposele nutrivano, senza parlare, il sentimento di appartenenza che intanto cresceva. A ciascuno degli elementi appena citati sono legati tanti momenti ed episodi per me significativi ed indicativi. Uno in particolare. Tutte le volte che giungiamo a Caposele, all’uscita della fondovalle, sulla rampa che porta a Materdomini, si ripete, in qualsiasi condizione atmosferica, la stessa scena (un gesto sempre uguale): Giuseppe abbassa il finestrino e, respirando, a pieni polmoni, esclama: che bell’aria! Con il passare del tempo questo gesto, insieme a tanti altri segni, quali il frequente desiderio di una passeggiata a Caposele per via Roma fino al cantiere, di un incontro con gli amici al bar, di una bevuta alla fontana di Tredogge, di mangiare matasse e ceci, mi faceva capire che non si trattava solo di bontà dell’aria, ma di qualcosa di più profondo, di amore per il proprio paese, di un forte sentimento di attaccamento e di appartenenza alla propria terra, offrendomi, di fatto, il modello di legame verso il quale mi stavo incamminando. E questo sentimento di appartenenza che si pensa possa essere provato solo “da chi è cresciuto tra voi”, di manzoniana memoria, piano piano si faceva strada anche in me e si univa a quello per
di Maria Caprio
il paese di origine, dando vita ad una identità più ricca ed inclusiva. Me ne accorgevo quando parlavo di Caposele agli amici, quando ne descrivevo in dettaglio usi, costumi, feste, piatti tipici e caratteristiche, quando sollecitavo visite e gite, quando allungavo con piacere i giorni di permanenza nel periodo estivo, quando per le strade del paese mi salutavo calorosamente con tante persone, quando riconoscevo e ripetevo espressioni e termini dialettali propri del posto. Me ne sono resa conto ancora di più quando, giungendo a Caposele, qualche tempo fa, con la famiglia, sulla rampa che porta a Materdomini, ho pensato “siamo arrivati a casa”. Ora il mio legame con il paese è diventato adulto, forte, profondo e consapevole, lo sento presente nelle mie figlie e nei miei generi e lo vedo germogliare nei nipoti che spesso chiedono a me e al nonno “quando andiamo a Caposele?” L’intensa opera di caposelizzazione è compiuta, mi sento anche convinta caposelese. Molti gli operatori in questo lungo processo, persone, luoghi, esperienze,“La Sorgente” stessa, e tra essi, forse, ce ne era uno anche in me e non me ne ero accorta.
PIÚ CHE UN ARTICOLO …. FACCIO UN RINGRAZIAMENTO
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tavolta, più che un articolo, questo mio intervento su “La Sorgente” è una presenza, un ringraziamento, in particolare al Direttore Ing. Nicola Conforti che con grande tenacia e con la consueta competenza sta guidando il giornale verso il numero 100. Questo numero, come tutti quelli precedenti è importante, ma è innegabile che quando ci si avvicina ad un traguardo un poco di attesa c’è sempre. Noi della GS Olimpia lo sappiamo bene, avendo attraversato 4 Decenni, 8 Amministrazioni, ed avendo raggiunto per ben tre volte il traguardo dei 10 Anni. Il terzo festeggiato con le nostre centinaia e centinaia di giocatori solo tre anni fa. Ora siamo alla Stagione 33…una vita. Così come la strada che questo
giornale ha attraversato per una vita e che continua a percorrere. Mancano ancora alcuni numeri a “La Sorgente 100” ed in questo momento, anche se in anticipo, io mi sento di fare dei ringraziamenti personali. Al Direttore innanzitutto: che oramai da anni mi invita ad esprimere il mio pensiero sul giornale, avendo sempre anche la premura e l’attenzione di contattarmi personalmente. Nella vita, quello del rispetto ritengo sia il valore principale e credo di averlo sempre praticato: rispettare e (perché no) aspettarsi rispetto per me è basilare. La mia famiglia me lo ha inculcato sin da piccolo questo valore ed io ho fatto miei i loro insegnamenti partendo innanzitutto dal rispettare le persone che hanno più anni di me. Proprio per questo rimango piacevolmente colpito quando chi è più grande e più esperto di vita, si rivolge
a me con educazione. Credo di aver scritto su “La Sorgente” per più di vent’anni: il mio primo articolo lo ricordo ancora. Lo feci da neanche diciottenne in un intervento nel quale parlavo di calcio locale, tanto per cambiare. Rimarcavo il lavoro e l’impegno gratuito di papà per Caposele e per i giovani del nostro paese negli anni in cui il panorama sportivo locale era coperto da noi della GS a fare tutto il Settore Giovanile e la Seconda Categoria, e dalla US che militava in Prima. Ma non ho parlato solo di calcio, ma di tante altre cose: di amicizia, del mio maestro, di inclusione, di idee, buone o sbagliate, di progetti: di quello che pensavo. Sempre. Sarebbe bello, e lancio l’invito alla redazione, che si potesse creare una pagina multimediale nella quale vengano fuori tutti gli articoli fatti da ciascuna delle centinaia di persone che
di Roberto Notaro
hanno scritto su questo giornale. Quindi, chiudo, ringraziando per lo spazio che io e la mia Olimpia abbiamo avuto in tutti questi anni sul giornale. I tanti successi, il Partenio che diventa casa nostra, le nostre battaglie ed i nostri progetti per il sociale hanno avuto sempre spazio sul giornale. Per cui, Ingegnere Vi ringrazio: è stato e sarà un piacere, condividere il mio pensiero.
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Sociale
LA VITA RIFLESSA di Ernesto Caprio
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a vita riflessa è il titolo dell’ultimo romanzo di Ernesto Aloia (edito da Giunti Editore per la Bompiani), che fa molto “riflettere” su quanto noi oggi, immersi nel mondo digitale e sempre più da questo dipendenti, non abbiamo la piena consapevolezza del totale mutamento dei riferimenti percettivi, e conseguentemente concettuali, della nostra vita di relazione e della nostra stessa esistenza. Al di là della storia narrata, l’elemento più significativo del romanzo è l’ambito umano in cui essa è immersa e con il quale il protagonista, inevitabilmente dentro come la maggior parte di noi, sta in relazione per motivi esistenziali: dal lavoro alla famiglia, agli affetti. Pier Paolo Pasolini negli anni ’60 visse in prima persona, attraverso relazioni con un campione molto significativo e primitivo dell’umanità che popolava le borgate della periferia romana, e denunciò la trasformazione antropologica di quella umanità presa ad emblema di una analoga trasformazione di sempre più ampi settori della società italiana e del mondo occidentale: l’avvento della televisione e l’istituzione della scuola dell’obbligo ne erano elementi trainanti e più significativi. Sicuramente l’animo del poeta viveva questo mutamento antropologico in modo sofferto e appassionato: in particolare la perdita dei valori fondamentali storicamente determinatisi, anche in una umanità derelitta che ha attraversato millenni di storia, di guerre, di fame, di conversioni religiose e di nuove spiritualità e nel cui animo riescono ad albergare i sentimenti più opposti che generano comportamenti altrettanto diversi. Ognuno ha una sua identità marcata, è un tutto ed un nulla. Questo, secondo il poeta, cominciava a venir meno: si affermava una omologazione dei sentimenti, delle idee, dei comportamenti, delle relazioni, degli ideali, degli obiettivi di vita, dei valori. Tutto ciò avveniva negli anni ’60; oggi abbiamo sicuramente assorbito questa omologazione, l’abbiamo elaborata anche in modo critico e quindi riusciamo a coglierne i contributi positivi e superare
e respingerne gli elementi degenerativi. E’ chiaro che Aloia non ci immerge nel mondo della televisione, ma in quello del digitale, che, prevedendo un ruolo interattivo dell’individuo è più penetrante e totalizzante: una realtà che sottilmente si introduce in tutti noi e sempre più si sostituisce alla realtà fenomenologica della nostra esistenza fino alle conseguenze più estreme. 200.000, solo in Italia sono stimati essere i ragazzi che non si staccano mai dal web e che si calcola che entro due anni senza interventi esterni saranno condotti alla morte. Paul Virilio, filosofo ed urbanista francese scomparso di recente, ammonisce l’umanità del rischio di essere travolta dal flusso delle immagini e dalla bomba informatica. Proprio nel suo ultimo libro “La Bomba Informatica” afferma come la macchina informatica è sia strumento di liberazione che un’arma terribile al pari della bomba atomica, perché può desertificare il senso del reale. Io penso che la consapevolezza e la conoscenza profonda e complessa dello strumento siano elementi essenziali e propedeutici a qualunque uso ed esperienza. Forse anche i moniti e le analisi pasoliniani ci hanno aiutato a filtrare il mezzo televisivo per piegarlo a nostro uso e consumo in termini positivi, ad usufruire delle sue grandi potenzialità evitando l’imbarbarimento verso il quale alcuni programmi ed emittenti tendono a spingerci. Forse gli habitat più a misura d’uomo, ed in questo Caposele, nel suo piccolo, è ai più alti livelli – ed intendo non solo dal punto di vista urbanistico, ma soprattutto dal punto di vista umano e delle relazioni sociali – possono aiutare a filtrare anche l ‘avvento della società digitale, ad utilizzarlo nelle sue immense potenzialità culturali ed informative ed anche di relazione, ma senza mai rinunciare al rapporto reale, concreto del corpo, perché la comunicazione non passa soltanto attraverso la parola, ma anche e forse soprattutto attraverso il corpo: la presenza materiale dell’altra persona.
La presentazione della panchina
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Caposele è vicino a tutte quelle donne che lottano per i propri diritti, nelle loro case, per le strade, in qualsiasi contesto e paese, a quelle donne spesso lasciate sole a difendere la propria sicurezza e i/le propri figli. Lo dimostra il fatto che, in questi mesi, la sensibilità che l’amministrazione, di cui anche io faccio parte, sta avendo su queste tematiche, è ben visibile: il 25 Agosto inaugurazione della panchina rossa, simbolo della battaglia contro la violenza sulle donne, posizionata nella piazza del paese; in questa occasione si è costituita un'associazione sulla violenza di genere "Non Tocches Femìna".
Perché tanta violenza? Così proprio non va! di Gelsomina Monteverde
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ono troppe, ma veramente troppe, le cronache di morti di donne per mano di uomini che tali non sono, in quanto agiscono tradendo il valore della vita. Sono tante le cronache italiane delle morti violenti di donne vittime innocenti della furia omicida del maschio padrone. Tanti gli episodi di donne violentate, sfregiate. I numeri dei femminicidi aumentano sempre, in un crescendo che sembra inarrestabile. Solo nei primi mesi del 2018, in Italia, ci sono state numerose vittime di femminicidio e un numero incalcolabile di donne è stato violentato, picchiato, terrorizzato. Nella grande maggioranza dei casi non da estranei incontrati per strada, ma dai propri mariti, compagni, amanti, dai padri delle loro figlie. Non ci sono parole per descrivere la paura e il dolore di una donna che teme giorno e notte per la propria vita. Le vittime per lo più non parlano, non denunciano, perché hanno paura di essere giudicate e soffrono in silenzio, umiliate e private della propria dignità. La violenza contro le donne è da sempre una vendetta della prepotenza contro la libertà, l'autodeterminazione, l’idea di effettiva parità tra i generi. E' il modo scelto da secoli per sbarrarci il passo, per indurci a fermarci, a tornare indietro, dentro rapporti malati anacronistici, dentro il dolore di subire ciò che non vogliamo e non possiamo più subire, in un silenzio privo di parole, in un corpo condannato all'immobilità. Che fare? Bisogna contrapporre alla forza fisica la forza delle idee. Dove domina il pensiero, dove osano le idee, è più improbabile il brulicare di fatti di violenza contro le donne. È un fatto di cultura, di umanità, di rispetto profondo dell’altra; un rispetto che si deve alle donne, in quanto esseri umani. Non si può essere indifferenti di fronte agli episodi di violenza e di chi infierisce contro le donne, in modo disumano e contro natura, in nome di una presunta e sempre più ingiustificata superiorità maschile. Bisogna agire e reagire con forza contro questo clima di violenza che si respira nel nostro Paese. Una mattanza assurda a cui bisogna porre fine.
Dobbiamo, da Paese civile, se non vogliamo diventare simbolo di un feudalesimo attivo anche nel terzo millennio, fermare la violenza contro le donne ed agire, come si conviene, nel rispetto di genere, senza falsi pregiudizi e/o ancora peggio senza false ostilità distruttive verso le donne. Posso affermare che Caposele è vicino a tutte quelle donne che lottano per i propri diritti, nelle loro case, per le strade, in qualsiasi contesto e paese, a quelle donne spesso lasciate sole a difendere la propria sicurezza e i/le propri figli. Lo dimostra il fatto che, in questi mesi, la sensibilità che l’amministrazione, di cui anche io faccio parte, sta avendo su queste tematiche, è ben visibile: •25 Agosto: inaugurazione della panchina rossa, simbolo della battaglia contro la violenza sulle donne, posizionata nella piazza del paese; in questa occasione si è costituita un'associazione sulla violenza di genere "Non Tocches Femìna"; •10 Ottobre: manifestazione di solidarietà sul tema di prevenzione al cancro al seno, aderendo all’iniziativa di AMDOS Alta Irpinia, illuminando di rosa un angolo importante del nostro paese; •25 Novembre: convegno di sensibilizzazione in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne. A tutte, a chi ce l’ha fatta, a chi non ce l’ha fatta e a chi ce la farà, dedichiamo tutte le iniziative e i progetti. Infine, mi piace ricordare che in questi giorni, il 1° dicembre, ricorre l’anniversario in cui fu arrestata Rosa Parks, che si rifiutò, nel 1955, di cedere il posto su un autobus pubblico a un bianco, dando così origine al boicottaggio degli autobus a Montgomery, nel profondo razzista nel Sud degli USA. Perché credo pure che questa figurasimbolo del movimento per i diritti civili, donna, nera, meridionale e marginale, che non si rassegnò alle discriminazioni, sia un utile esempio ideale per le donne. Credo che la sua lezione sia quanto mai attuale e calzante perché dimostra che le discriminazioni si amplificano tra loro, e solo cercando di abbatterle tutte si ottiene una vera e completa emancipazione; ma anche perché ci dimostra che non è vero che donna e rassegnazione sia un binomio indissolubile, ma sta a noi prenderne consapevolezza.
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RITORNARE A CREDERE
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’invito a scrivere qualcosa da pubblicare sul periodico “La Sorgente” mi ha piacevolmente interpellato. Il sempre disponibile ing. Nicola Conforti più volte mi ha offerto uno spazio sulla sua “creatura”, affinché potessi condividere riflessioni e opinioni sulla mia esperienza di vita caposelese. Ecco la mia esperienza di vita qui, in questo contesto. Mi sono sempre chiesta cosa ci facessi qui; cosa avrei potuto condividere con un ambiente tanto diverso dal mio, tanto diverso dalla mia Battipaglia; quale il mio ruolo; quali le aspettative nutrite dai caposelesi. Eppure durante lo scorrere degli anni, trenta ormai, di vita matrimoniale, ero riuscita a capire, a comprendere, anche con gli occhi della fede, il progetto che Dio avesse su di me. Sì, il progetto di Dio su di me. Infatti, da circa ventidue anni, sono catechista nella mia comunità. Tanti ragazzi e giovani, spero ricordino, quando al sabato pomeriggio o al venerdì sera, cercavo di accoglierli e di trasmettere loro ciò che per me era importante, ciò che tentavo di vivere con coerenza, più o meno riuscendoci, in famiglia. Ho imparato tante cose in questi trent’anni. Ho cercato in tutti i modi e senza mai svendere la mia persona, di “portare onore” (come soleva ripetere mia suocera) alla famiglia che mi aveva accolta poco più che ventenne, inesperta, ma desiderosa di vivere la vita in pienezza, accanto alla persona da sempre amata. L’impegno profuso nel farmi conoscere e accettare aveva sortito l’effetto voluto: la stima e l’apprezzamento da parte di tanti. Ero riuscita a creare quelle condizioni di vita favorevoli per la crescita dei miei figli. Crescita non legata soltanto ad uno sterile materialismo, ma orientata ad un’apertura mentale e culturale, volta al superamento di steccati e schemi, a mio parere, che avrebbero distorto o mistificato il senso autentico del vivere. Difficoltà tante, cadute anche, ma infinite piccole e grandi soddisfazionihanno caratterizzato il mio percorso di vita qui; traguardi raggiunti personali e familiari; numerose opportunità vissute, anche oltre Caposele. In questo mio lungo viaggio ho cercato di apprezzare la ricchezza di incontri stimolanti. Essi hanno donato gioia al mio cuore, lo hanno dilatato, facendo entrare aria fresca e pulita nei polmoni. Incontri che fungono da balsamo sulle ferite, dando nuovo vigore alle membra stanche e provate dalle vicende, a volte molto pesanti, propinate dalla vita. Mi riferisco in particolare agli avvenimenti legati all’ultima tornata elettorale. Non è mia intenzione dissertare sulla politica, o pseudo tale (lascio campo libero con grande piacere a chi crede di saperlo fare); vorrei solamente e semplicemente fermare per iscritto le mie sensazioni. Il “ciclone elezioni comunali” (mi piace definirlo così) abbattutosi su Caposele e i suoi abitanti mi ha consentito di ridi-
mensionare, di rivedere, di rileggere la mia esperienza legata a questa terra, che tanto ho amato. Il paese nel quale avevo tanto creduto, dando tutta me stessa, all’improvviso diventava l’Inferno da cui scappare. Quante sensazioni vissute in questi mesi: delusione, rabbia, dolore profondo, alle quali non sapevo dare risposta. Durante la fase pre-elettorale mi colpiva l’ingenuità di tanti nel voler credere con forza alle reiterate e scontate promesse. Nonostante ci si rendesse conto dell’incapacità di mantenerle, non per cattiva volontà, ma semplicemente perché umanamente impossibile, ci si accapigliava per carpire la buona fede degli elettori. Scene viste e riviste troppe volte nelle nostre terre del sud. Nelle aree dove prospettive future positive non se ne intravedono è ( forse? ) “inevitabile” parlare alla pancia ed è ( forse? ) “vitale” voler credere all’inverosimile. All’indomani del clamoroso risultato ho avvertito un profondo sbandamento, oso dire stordimento, come un pugile che si trova al tappeto senza forza per potersi rialzare. Tutti i punti di riferimento saltati. Le certezze sulle quali avevo costruito i legami di amicizia tutte sgretolate. Mi chiedevo: avrò peccato di ingenuità anch’io? O forse eccesso di presunzione? La mia sensibilità, la capacità di giudizio e la lucidità necessarie tutto al vento. Avevo la sensazione, durata un bel po’, di aver vissuto in una bolla di sapone. Nel frattempo, però, nella mia famiglia era un susseguirsi di momenti di festa, di soddisfazioni alle quali mi aggrappavo. Il frutto di un lavorio faticoso, attento, quotidiano, fatto di dialogo sincero, aperto e senza ipocriti nascondimenti, vedeva la sua realizzazione. Eppure in tutto questo marasma di sentimenti, in questo caos la Parola di Dio, alla quale mi abbandonavo con filiale fiducia, mi veniva incontro. In particolare, nei momenti più difficili, ripetevo a me stessa: « Maestro, ho faticato tanto tutta la notte e non ho preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti» (cft. Lc 5,5); oppure « Non temere, sono con te tutti i giorni, fino alla fine del mondo » (cft Mt 28,20). Questo abbandono all’ascolto, dopo fasi di intensa ribellione, mi ha educato, nel senso più profondo del termine. Ho avuto modo, così, di riflettere, aiutata dal mio grande compagno di vita. Mettendo ordine e dando un nome alle percezioni avvertite, sono rientrata in me stessa. Fermarsi a scandagliare il proprio animo, riscoprirsi umana tra gli umani, prendere coscienza di essere fragile tra i fragili: l’approdo finale. Certo i rigurgiti di questa umanità ferita e dolente sono ancora presenti in me. Tuttavia sono diventata capace di ricacciarli indietro. La tentazione di lasciarsi andare a moti di stizza sono mitigati, annullati da alcuni fattori già in parte esplicitati: fragilità umana, amore incondizionato di Dio Padre e, non meno importante, la consapevolezza che la mia famiglia solo in questo
di Tania Imparato
ambiente avrebbe potuto trovare la propria realizzazione. Questo percorso tanto tortuoso ha consentito di creare quelle condizioni favorevoli a cui accennavo all’inizio di questa mia condivisione. E ora? Ora cosa mi suggerisce il cuore? Dove sono? Sono in ricerca… Sempre… Meno affannosa… Mi conforta la certezza che l’aver agito con semplicità in tutti questi anni, abbia dato maggior forza ai miei valori. L’essere stata, per quanto possibile e con i pochi mezzi di cui disponevo, al servizio di questa comunità, che mi ha accolta tanti anni fa, mi rende caparbia nel riprendere il cammino. E’ proprio vero che non si finisce mai di imparare, tutto è esperienza che, se affrontata con umiltà e necessario disincanto, arricchisce e fortifica. I volti, gli sguardi, gli atteggiamenti, le parole hanno sempre qualcosa da insegnare. Vedo un paese diviso, profondamente. Con tristezza rilevo l’annaspare di molti nelle comuni difficoltà. Con speranza credo che soltanto insieme si possano risanare le fratture. Con fiducia faccio appello alla cosa inscritta nella coscienza di ogni uomo: il desiderio di amare ed essere riamati.
A questo appello rispondo rialzandomi, riprendendo il mio viaggio al fianco della mia famiglia e della nuova “riamata” Caposele. Per questo, con rispetto e ritrovata stima, consegno a me e a Lei, nella quale intendo fermamente ritornare a credere, una citazione del grande scrittore Boris Pasternk: « Io non amo la gente perfetta, quelli che non sono mai caduti, non hanno mai inciampato. La loro è una virtù spenta, di poco valore. A loro non si è svelata la bellezza della vita » .
Il Teatro è sempre stata una delle tante passioni caposelesi. Una nuova e fresca compagnia di amici presentano la commedia napoletana per eccellenza del maestro De Filippo. Il nostro augurio affinchè questa passione possa continuare nel tempo.
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Celebrazioni
Celebrazione 38° anniversario del terremoto del 1980
Lorenzo Melillo Sindaco di Caposele
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ari Caposelesi, cari concittadini, oggi ci ritroviamo in questa piazza a ricordare una triste sera, quella di 38 anni fa che sconvolse le vite di tutti i Caposelesi e di tutti gli Irpini. Noi siamo qui stasera perchè sono convinto che il ricordo condiviso e partecipato, probabilmente fa un pó meno male e serve ad esorcizzare il dolore per le tante perdite. È terapeutico perchè ci aiuta a superare, ad andare avanti senza mai DIMENTICARE. Si, perché non possiamo dimenticare! Il terremoto e tutto quello che poi ne è venuto, fa parte di noi. La nostra identità, il nostro essere Caposelesi si costruisce anche attraverso la memoria di quell’evento, che è stato tanto traumatico e tanto caratterizzante per la nostra Comunitá. È un evento che ha toccato in maniera trasversale intere generazioni. È impossibile cancellarlo dalla memoria di chi lo ha vissuto come è impossibile pensare di trovare qualcuno, che pur non avendolo vissuto, non abbia sentito il racconto per bocca dei genitori o dei nonni. È una storia triste, che si racconta a tutti, ancora oggi, anche ai bambini.
A 38
Il terremoto rappresenta per i nostri paesi uno spartiacque epocale, è il punto di demarcazione tra il prima e il dopo. Ancora oggi noi Irpini riusciamo a rappresentare la storia delle nostre comunità, dei nostri paesi soltanto se pensiamo a un prima e un dopo terremoto, e non potrebbe essere altrimenti perchè da quella sera tutto è cambiato e in maniera così repentina da sconvolgere completamente la quotidianità della nostra gente. Quante storie ho sentito, abbiamo sentito. Chi c’era quella sera sa raccontare la propria storia come se l’avesse vissuta ieri. Sa esattamente quello che stava facendo un attimo prima della scossa. lo ha inciso a chiare lettere nella mente e non potrà dimenticarlo. C’è chi aveva appena finito la cena, chi invece la stava preparando, chi stava passeggiando, chi guardava la partita, qualcuno aveva appena finito di ripetere la lezione di storia per il giorno dopo, qualcun altro era al bar o in qualche sezione di partito. Tutti poi parlano di quella luna rossa ed enorme, di quel caldo insolito di fine novembre, quasi un presagio di sventura.
23 no1980, l’Amministrazione Comunale di Caposele ha avviato una serie di iniziative tese a ricordare il disastroso evento che ha dramanni dal terremoto del
vembre del
maticamente segnato la storia del nostro paese e di tutta l'Irpinia.
E' stata l’occasione per raccoglierci con la cittadinanza attorno al ricordo di quanti hanno subito le conseguenze del tragico evento. Un momento doveroso di riflessione che servirà a rinvigorire la memoria
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collettiva che rischia, con il tempo, di andare perduta per sempre dalle generazioni più giovani.
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Ancora oggi ci fa tremare un novembre stranamente caldo, specie se c’è una luna grande e rossa. Era domenica, c’era le partita in tv e il solito passeggio domenicale, era da poco finita la messa. All’improvviso un boato, la fuga dalle case, le pietre dei muri che si sgretolavano, le grida, la corsa verso la salvezza, verso il campo sportivo, e poi ancora la polvere, tanta, e poi il buio di quella notte, che nonostante una luna rossa accecante, fu la più buia e scura di tutte. E poi per un attimo un silenzio assordante, seguito dai lamenti dei sepolti vivi...chi puó dimenticarli? E poi la corsa a cercare i propri cari, l’amico, il vicino di casa, scavare a mani nude disperatamente per salvare vite umane. E poi ancora il freddo, le nottate in macchina o in qualche baracca, poi la neve e finalmente i soccorsi, le tende, le roulotte, i campi d’insediamento, i volontari, i prefabbricati. All’improvviso diventammo per tutti “i Terremotati”, uniti nel disperato tentativo di ritornare piano piano alla normalità. Ne siamo usciti vivi, siamo dei
miracolati, sicuramente fortunati, ma profondamente segnati. Il terremoto ha cancellato una parte di noi: gli affetti, gli amici, i parenti, ci ha portato via la casa, i luoghi dell’infanzia; ha stravolto i quartieri, i rapporti di vicinato ma ancor più grave quelli di vicinanza con le persone. Ci ha reso più soli, più lontani uno dagli altri, più egoisti e individualisti; ha affievolito il senso di comunità che ci contraddistingueva. Ed è proprio questo che io stasera mi auguro che si possa recuperare: il senso di comunità. Ricostruiamo la nostra identitá anche ora, questa sera, raccogliamoci attorno ai nostri simboli, intorno ai nostri luoghi della memoria, davanti al monumento di questa piazza, “piazza XXIII novembre”. Assecondiamo il nostro bisogno di condividere il ricordo, non fosse altro che per esorcizzare il dolore, assecondiamo il bisogno di partecipare e di sentirci una comunità. Sentiamoci fratelli perchè figli della stessa terra.
Caposele, TERREMOTO 1980. Ancora un contributo d’immagini ed emozioni.
IL video è disponibile sul canale della Seleteca o su F.B de La Sogente
Molte foto a colori di cui molte inedite ci fanno tornare in quei momenti tristi che vogliamo tramandare alle generazioni che fortunatamente non hanno vissuto la tragedia. E’ un modo per non dimenticare, ma anche per far capire che dalle difficoltà ci si può risollevare e crescere insieme uniti per migliorare le proprie comunità.
Archivio video "SELEteca" La Sorgente Caposele channel https://youtu.be/HzeVVniIRPg Catalogo seleteca https://issuu.com/lasorgente Catalogo foto: https://www.flickr.com/photos/salvatoreconforti/
Sociale
La violenza sulle donne
del V. Sindaco Armando Sturchio
L'intervento del vicesindaco alla manifestazione nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne
I
nnanzitutto sono qui per portare il saluto del Sindaco, che non è potuto essere qui per impegni già precedentemente concordati, e di tutta l’A.C. Siamo qui oggi, e ringrazio gli organizzatori che hanno fortemente voluto questo momento ed i presenti, perché oggi ricorre la giornata contro la violenza sulle donne. Giornata che da qualche anno, in questa data, vede svolgersi manifestazioni ed eventi in tutta Italia e nel mondo. Vi ringrazio davvero per aver voluto questo incontro, per aver aperto le porte alla comunità, per permetterci così, di riflettere insieme su un argomento, un problema sociale tanto rilevante ed ancora troppo diffuso. Momenti di questo genere sono, a mio avviso, fondamentali per la crescita e la responsabilizzazione della comunità. La comunità deve dare sostegno, predisporsi all’aiuto di chi vive situazioni di disagio, qualsiasi esse siano. Ognuno di noi, in quanto cittadino, ha un impegno verso il suo prossimo, una responsabilità che non può e non deve delegare. Parlare della violenza di genere è utile per smuovere le coscienze, per dirci che se c’è un problema esso va affrontato! Tali manifestazioni hanno anche altre importanti funzioni quali: la diffusione delle “buone prassi”, per sensibilizzare, fare informazione e appunto darci l’occasione di riflettere insieme. Momenti, quindi, di condivisione con un elevato valore in termini di sensibilizzazione. Ognuno, entrando da quella porta si fa carico di una responsabilità e uscendo, quando rientrerà alla sua casa, ne tornerà più consapevole, più informato, più ricco. Sempre più spesso ascoltiamo o leggiamo di tragici episodi di cronaca che ancora vedono coinvolta una donna. Qualche giorno fa leggevo dei dati raccapriccianti: 50.000 donne nel 2017 si sono rivolte a un centro antiviolenza. Cifre che non ci possono lasciare indifferenti. 50.000 di donne vittime di violenza solo nell’ultimo anno. Donne che sono uscite dal silenzio ed hanno denunciato, quindi il
dato è ancora più alto perché non include chi è vittima di violenza ma non ha la forza necessaria per denunciare e non include chi non ha più la voce e la possibilità per denunciare il suo carnefice. La violenza sulle donne, per anni è stata sottaciuta, quindi i casi non sono aumenti ma è, fortunatamente, aumentata la nostra sensibilità e soprattutto è aumentata la forza e la capacità di denuncia. La donna per anni è stata vittima di maltrattamenti e violenze, relegata ad una condizione d’inferiorità e la società lo ha consentito. Gli artefatti culturali, gli stereotipi, sono difficili da sradicare ma ecco, questa manifestazione è l’esempio di come si inizia un percorso di cambiamento. Oggi è sempre più necessario uscire dallo schema disfunzionale: donna-casafamiglia-debolezza o addirittura oggetto. La soluzione è appunto nel guadagnare spazi (che nessuno regala), rivestire ruoli, prendersi le responsabilità. Anche questo aumenta la forza e diminuisce la possibilità di essere vittime. Impegnatevi, partecipate, date prova di voi stesse, a voi stesse, e siate quello che volete essere. La nostra Amministrazione, per esempio, ha cominciato. Ha una rappresentanza femminile forte, di tutto rispetto, e il loro contributo vi assicuro che è essenziale… di fondamentale importanza sia nel risolvere i problemi quotidiani, sia di quelli che si erano incrostati, sia nella programmazione delle attività. I segni, in questi pochi mesi, si sono mostrati in maniera visibile anche nella aumentata sensibilità che si è avuta su queste tematiche. - Abbiamo posizionato, volutamente, nel luogo più centrale del paese “la panchina rossa”. - Abbiamo voluto manifestare la nostra solidarietà sul tema della prevenzione del cancro al seno illuminando di rosa un angolo importante del nostro territorio. - Abbiamo celebrato e ricordato l’altra sera l’anniversario del terremoto con una sensibilità ed un tocco, permettetemi, molto femminile. - Abbiamo la fortuna che a Caposele, molte delle associazioni presenti sul territorio sono guidate da donne con risultati davvero encomiabili: la Pro Loco, la Pubblica As-
sistenza, Un Albero per tutti (che da settimane sono a lavoro senza tregua per preparare il grosso evento dei mercatini, e di tutto ciò che gira intorno, in programma per i primi giorni di dicembre. Un evento che richiamerà nel nostro paese centinaia di persone dando avvio alle festività natalizie) e senza dimenticare l’associazione delle Gerardine che quest’anno si sono impegnate per le luminarie a Materdomini durante le feste di San Gerardo. Tornando al tema della serata, va detto sulla violenza di genere che essa è trasversale. Non ci sono dei fattori sociali, culturali, economici (il reddito) o geografici (il paese d’appartenenza) che identificano il carnefice. E questo va detto e ripetuto. Il carnefice non ha un colore di pelle piuttosto che un altro, un credo religioso anziché un altro, insomma non ha uno specifico “ritratto”, e la vittima è una donna, una donna bersaglio ingiustificato di una rabbia patologica e che nulla ha fatto per giustificare la violenza subita. La violenza è violenza e va sem-
pre contrastata e condannata, in qualsiasi forma si manifesti e verso chiunque si palesi. Che sia fisica o verbale, che veda coinvolta una donna, un bambino, un popolo, un qualsiasi essere umano. Non c’è nulla di umano nella violenza. Se proprio dobbiamo dare una forma specifica al carnefice, abbiamo questa necessità, un attributo, la “mancanza di umanità”, quindi la disumanità è l’attributo più appropriato. Non voglio dilungarmi ulteriormente e prendere del tempo prezioso a chi, dopo di me, senz’altro aggiungerà informazioni più specifiche e professionali. Quindi, a nome della Amministrazione, vi ringrazio. Grazie a tutti e buon lavoro.
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Politica
Il PD (una parte)???
Poche parole per definire la sua condotta
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a reiterata volontà di mettere in disparte chi non si allinea a certe modalità di pensiero mi fa rabbri-
vidire! E ripercorro, con tristezza, momenti non troppo limpidi della storia politica di Caposele! Che non ci si appelli a fantomatiche regole o illegittimità, perché su questi argomenti e sulle stesse regole disattese si potrebbe contrattaccare all’infinito a cominciare da sinistri blitz in assemblee di partito o da oscure presenze di pseudo commissari provinciali utili solo a dirottare, forzare decisioni e deformare a piacimento la democrazia! Eppure si trattava di organizzare una manifestazione per approfondire il #PIANOLAVORO della #RegioneCampania.... un momento anche di informazione e chiarimento nel quale Caposele, il P.D. tutto, l’associazionismo, i giovani e la cittadinanza avrebbero tratto un discreto beneficio ospitando chi ha studiato questo meccanismo per 10000 ( diecimila) nuovi posti di lavoro in Campania. Sono dispiaciuto per quanto è accaduto; e questo solamente perché alcuni componenti del direttivo (e non illustri sconosciuti ) si sono prodigati all’organizzazione, (come già è accaduto nel recente passato), di un evento da dedicare al territorio!
... altri saranno invece in preda al godimento per aver reagito con la consueta stupida protervia all’iniziativa di una parte del partito che ha, di fatto, “guastato” i piani di congelamento, ad arte, dell’attuale situazione di immobilismo politico! Così non andiamo da nessuna parte! Rischiamo l' affondamento totale di una barca che oramai, da qualche tempo, è alla deriva... Il PD unito già vale pochissimo ... figuriamoci un partito spaccato cosa puó contare in termini contrattuali e di forza politica propositiva . Il nostro è stato un tentativo di unire e non di continuare a separare le due anime di un partito lacerato a causa anche delle recenti e scellerate scelte di carattere esclusivamente personalistico. La reazione di questi signori però si è dimostrata alquanto sproporzionata e inopportuna, ma soprattutto è riconducibile ad una palese dichiarazione di guerra, dopo una tregua dichiarata, che tutti auspicavamo potesse portare a rinnovate condizioni di unità. Ci sarà ancora speranza???? Mah! La manifestazione prevista per domenica 24 a Caposele, si è tenuta altrove, dove forse, la sensibilità e la compattezza politica è molto diversa dalla nostra.
Un accenno alla recente delibera n. 54 di Giunta che revoca, di fatto, l'adesione al progetto SPRAR (accoglienza rifugiati) del comune di Caposele. La scelta è alquanto discutibile, in primis perchè la Giunta non può annullare un indirizzo politico stabilito in consiglio e tra l'altro di adesione con altri comuni per una scelta umanitaria della quale si è discusso molto; e poi perchè il PD locale ha condotto una battaglia di civiltà affinchè si approvasse tale adesione; la stessa viene annullata da una delibera di giunta nella quale il PD (così si dice) ha una forza determinante nell'attuale maggioranza. Il PD quindi che vota per la revoca in allineamento con i grillini e con la Lega e cosa molto più grave, di questa scelta non se ne è parlato mai in direttivo. Insomma un atto politico forte che mi fa pensare ad una sorta di annullamento della nostra forza politica per mano non degli elettori che hanno ridimensionato fortemente il nostro paartito, ma a causa di chi lo sta gestendo, in modo caprino e senza regole. Mai eravamo scesi così in basso!
La speranza è che con il prossimo congresso si possa ritornare sulle nostre ideologie di sinistra senza strane macedonie, nonostante, purtroppo, l'"anomala" e recente fusione in seno alla maggioranza amministrativa locale. ...Che si torni sulla strada maestra! Salvatore Conforti
UN CONGRESSO PER RIPARTIRE DAI CIRCOLI E DAGLI ISCRITTI
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lziamo lo sguardo un po’ oltre, verso la sinistra cosiddetta radicale, la situazione non è certo migliore. Si dice che fare opposizione sia sempre più facile che governare. La sinistra ha sfatato anche questo mito. Infatti, a nove mesi dall’inizio della XVIII legislatura e a sei dall’insediamento del Governo, le forze di centro-sinistra, e il PD in primis, appaiono incapaci non solo di offrire un’alternativa rispetto alle politiche di destra della maggioranza cosiddetta “giallo-verde”, ma anche di comprendere e superare le ragioni che hanno portato alla debacle del 4 marzo scorso. Per quanto riguarda il PD, a tutto ciò, aggiungasi anche la difficoltà di ricostruire la struttura del partito dopo le dimissioni del Segretario nazionale e di tanti Segretari regionali, con un Congresso che dovrebbe celebrarsi nella primavera del 2019. Questa situazione di instabilità ha ripercussioni piuttosto serie anche sulle attività delle Federazioni provinciali, troppo spesso già vittime di lotte fratricide al loro interno. Chi patisce, più di tutti, questa disorganizzazione sono i Circoli locali, che hanno difficoltà oramai anche ad organizzare
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il momento più importante dell’attività di un Circolo politico: il tesseramento. E’ conseguenza inevitabile che, se nemmeno sulla sua gestione e organizzazione il Partito riesce ad essere credibile e a dare certezze ai propri iscritti ed elettori, questi se ne allontanino. I risultati sono stati piuttosto evidenti il 4 marzo scorso. Venendo a noi, al Circolo PD di Caposele si riconosce, fuori dai confini comunali, di essere uno dei circoli più attivi e funzionanti della provincia, tra l’altro, uno dei pochi ad avere una sezione. Questo, se vogliamo considerarlo un risultato, è frutto di anni di impegno dell’ultima segreteria targata Armando Sturchio e di quelle precedenti. Tuttavia, anche il nostro Circolo, da qualche mese, soffre l’assenza di un Segretario. Per la cronaca, a causa di questa vacanza, nel mese di aprile, la Federazione provinciale ha ritenuto necessario intervenire con la nomina dei due vicesegretari (il sottoscritto e Vincenzo Ficetola) a Reggenti del Circolo e ciò per due motivi: assicurare lo svolgimento dell’imminente congresso provinciale, che si sarebbe tenuto di lì a poco, e “garantire una continuità della rappresentatività del Circolo nei processi di parte-
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cipazione alle prossime Amministrative comunali”. Pare, però, che ancora oggi ci sia qualcuno pronto a contestare la legittimità di quella nomina e del lavoro svolto in seguito, in particolare l’accordo che ha portato alla nascita de La Primavera. Personalmente rivendico con forza l’impegno profuso nelle settimane prima del voto dal Circolo PD e il risultato del 10 giugno credo debba far riflettere chi oggi nega la validità di quell’accordo, solo perché avrebbe preferito, per ambizioni personali, altre strade. Capivo, però, la difficoltà nel poter mettere in discussione nel merito una scelta politica di quella portata e la capisco tutt’ora, dopo mesi in cui La Primavera ha iniziato a dimostrare di saper fare gli interessi della comunità. Ritornando alla condizione del Partito Democratico, credo sia inevitabile aprire una nuova fase. E’ indispensabile, perciò, svolgere a più presto il Congresso nazionale per dare una guida autorevole al Partito. E questa fase di ricostituzione non può non coinvolgere anche le strutture più vicine ai territori e ai cittadini, ossia i Circoli. Troppi Circoli locali non hanno segreta-
di Francesco Ceres
ri o coordinamenti a gestirli, spesso sono commissariati. Ma l’espressione “ripartire dai circoli” la si sente dopo ogni sconfitta del PD e rischia diventare un mantra, se poi di tutto si parla fuorché dei circoli. La prima questione da affrontare per essere coerenti con quanto detto è sicuramente il riassetto organizzativo dei circoli, partendo dagli organi dirigenziali. Caposele non può sottrarsi a questo. Come scritto prima, il nostro Circolo ha una reggenza. Credendo, personalmente, che questa abbia esaurito i suoi compiti, è opportuno che la Federazione provinciale convochi il Congresso di Circolo anche a Caposele. Ce lo chiede la delicata fase di ricostruzione a tutti i livelli del Partito. L’augurio è che questa nuova fase possa svolgersi in maniera serena e costruttiva, per far sì che il Partito Democratico di Caposele possa continuare ad essere sostegno forte all’amministrazione comunale e motivo di orgoglio per ogni iscritto.
Libri
Fasi e tempi della controversia tra il Comune di Caposele e l’Acquedotto Pugliese ( dal libro “Le vie dell’acqua – I grandi trasferimenti idrici dell’Appennino Meridionale”) 1) Il Comune di Caposele, con la Transazione del 2 marzo 1905, riconosce la demanialità delle acque. In cambio, un volume di acqua variante da 200 a 500 l/s, determinato successivamente in 363 l/sec, viene lasciato libero di scorrere nell’alveo del Sele per gli usi pubblici e privati del Comune; 2) Il R. Decreto 11 dicembre 1933 n. 1775 approva il T.U. delle disposizioni di legge sulle acque e impianti elettrici, il cui Art. 1 prevede che: “Sono pubbliche tutte le acque sorgenti, fluenti e lacuali, anche se artificialmente estratte dal sottosuolo, sistemate o incrementate, le quali, considerate sia isolatamente per la loro portata o per l'ampiezza del rispettivo bacino imbrifero, sia in relazione al sistema idrografico al quale appartengono, abbiano od acquistino attitudine ad usi di pubblico generale interesse”; 3) l’EAAP avvia una serie di iniziative tra il 1937 e il 1938 per convogliare nel canale principale le acque destinate agli usi pubblici e privati del Comune dalla Transazione del 2 marzo 1905; 4) il 4 maggio 1939 si tiene una riunione presso il Ministero dei LL.PP, in cui si stabilisce che “l’Ente Autonomo Acquedotto Pugliese pagherà al Comune di Caposele una indennità di £ 1.500.000 (un milione e cinquecentomila lire) in moneta contante e provvederà a liquidare e corrispondere direttamente agli aventi diritto, per utenza dell’ acqua suddetta, la indennità ad ognuno spettante, con la somma aggiuntiva di £ 300.000 (trecentomila lire). L’Ente Autonomo Acquedotto Pugliese fornirà gratuitamente al Comune la energia elettrica occorrente per la pubblica illuminazione del Comune stesso, a partire dall’anno 1942 “; 5) il 27 maggio 1939 il popolo di Caposele manifesta tumultuosamente al grido di “L’acqua non si vende”; 6) il 21 febbraio 1940 si svolge una riunione nella Prefettura di Avellino tra i rappresentanti dell’EAAP e il Podestà di Caposele, per ratificare i termini dell’accordo, già concordato nella riunione presso il Ministero dei LL.PP. del 4 maggio 1939; 7) nel novembre 1940 l’EAAP chiede e ottiene, per intervento del Ministero della Guerra e del Ministero dei LL.PP. la libera derivazione, solo notturna, delle acque di competenza del Comune, con la motivazione che i raggi lunari, riflessi dal fiume, avrebbero potuto indicare agli aerei nemici la localizzazione delle sorgenti; 8) il 20 dicembre 1941 il Podestà di Caposele approva lo schema di convenzione adottato nella riunione in Prefettura
del 21 febbraio 1940; 9) il 6 maggio 1942 la Giunta Provinciale Amministrativa di Avellino approva lo schema di convenzione; 10) l’11 maggio 1942 viene emanato il D. R. n. 1896, con il quale si autorizza l’EAAP per settant’anni a “derivare a scopo potabile dalle sorgenti Sanità in Comune di Caposele medi mod. 3,63 di acqua già di competenza di detto Comune”, obbligando l’EAAP a “provvedere a rendere esecutivo, a mezzo di apposito contratto con il Comune di Caposele quanto venne concordato il 21 febbraio 1940 presso la R. Prefettura di Avellino”; 11) il 27 giugno 1943 il Podestà di Caposele comunica al Prefetto di Avellino di non poter sottoscrivere la convenzione, avendo l’EAAP apportato varianti sostanziali allo schema precedentemente concordato. Propone di rinviare la definizione dell’atto alla fine della guerra, ossia al termine dei motivi bellici posti a base della deviazione nella galleria “Pavoncelli” dell’acqua di competenza del Comune; 12) l’EAAP, di sua iniziativa, trasforma la deviazione dell’acqua da solo notturna in permanente e continua; 13) il 13 dicembre 1952 il Consiglio Comunale di Caposele, delibera: a) di: “respingere l’offerta dei 50 milioni che è stata recentemente fatta verbalmente al Sindaco da parte del Presidente dell ‘A.P., on. Caiati, a tacitazione completa di ogni diritto del comune per la cessione delle acque residuali del Sele”; b) richiedere in via principale all’EAAP che, nel caso non ne avesse ulteriore necessità, potendo risolvere altrimenti il suo fabbisogno idrico, restituisse l’acqua di competenza del Comune”; c) richiedere all’EAAP, in via subordinata, che per la cessione delle acque di competenza del Comune, in rapporto alla concessione ottenuta con il Decreto 11 maggio 1942 n° 1896 per la durata, in esso indicata, di settanta anni, venga corrisposto al Comune un canone annuo, da determinarsi sulla base delle condizioni accettate nello schema di Convenzione già a suo tempo approvato e col rapporto della svalutazione monetaria”; d) richiedere in via più subordinata ed eccezionale che, nel caso l’A.P. voglia insistere per la richiesta, a suo tempo fatta, della cessione definitiva delle acque di competenza del Comune, provveda a rispettare integralmente tutte le condizioni stabilite nello schema di Convenzione proposto nelle riunioni tenute presso il Ministero dei LL.PP. il 4.5.1939 e presso la Prefettura di Avellino il 21.2.1940, […….] confermato nel Decreto di concessione dell’11 maggio
di Michele Ceres 1942 n° 1896 e nel relativo disciplinare moltiplicando le somme rispettivamente indicate in detto schema di convenzione, all’art. 3 e 4, in £ 1.500.000 e in £ 300.000, per l’attuale coefficiente di svalutazione monetario, determinato nella misura media di ottante volte”; 14) il 17 gennaio 1960 il Commissario Prefettizio del Comune di Caposele, con propria deliberazione, modifica la delibera podestarile, adeguandola alla svalutazione monetaria; 15) Il 26.3.1960 l' E.A.A.P. approva integralmente la proposta di convenzione contenuta nella citata delibera commissariale; 16) Il 12 febbraio 1966 il Consiglio Comunale» di Caposele, con deliberazione n. 23, revoca ed annulla la deliberazione Commissariale del 17.1.1960. L’EAAP impugna, con ricorso al Consiglio di Stato e al Tribunale Superiore delle Acque, la predetta delibera del Consiglio Comunale di Caposele; 17) Il 10 maggio 1970 il Comune di Caposele e l’EAAP sottoscrivono la Convenzione per la risoluzione della controversia relativa alle acque residuali del Sele: “Il corrispettivo della cessione a suo tempo determinato in L. 1.500.000 (un milione e cinquecentomila) viene rivalutato nella misura media di 81 volte, elevandosi, di conseguenza, a £.121.500.000”, da corrispondere, per tutta la restante durata della concessione, “in rendita annua determinata nella misura forfettaria e transattiva di L. 12.000.000 (dodicimilioni) da corrispondere in semestralità anticipate a cominciare dal 1° gennaio 1968. L’EAAP rimborsa, per il periodo 1.5.1943 - 1 gennaio 1968 il canone annuo che il Comune ha corrisposto alla ditta esercente per la ordinaria pubblica illuminazione. A decorrere dal 1° gennaio 1968 l'importo del canone in questione viene incluso nella rendita annua forfettaria. L' E.A.A.P. corrisponde al Comune di Caposele la somma già a suo tempo concordata ed accettata di £. 300.000 transattivamente rivalutata nella somma di L.30.000.000 per gli indennizzi che il Comune di Caposele dovrà corrispondere agli utenti privati che già usufruivano delle acque residuali cedute allo E.A.A.P.”; 18) il 3 febbraio 1997 il Comune e l’EAAP aggiornano e rinnovano la convenzione del 1970, prevedendo per l’EAAP: gli oneri della manutenzione gratuita degli acquedotti comunali, l’assunzione della gestione della rete fognaria, previa
verifica della regolarità tecnica dell’impianto e, nelle more, l’erogazione di un contributo annuo pari al costo di gestione; la redazione di un progetto per il consolidamento dell’abitato di Caposele; la concessione della fruizione turistica delle sorgenti; la fornitura di energia elettrica per gli usi pubblici a seguito della costruzione centrale elettrica nel punto di arrivo delle acque di Cassano Irpino. Il Comune, a sua volta, si impegna, “al fine di assicurare una migliore erogazione del servizio di installare i contatori dell’acqua, conservando il rapporto diretto con gli utenti”; 19) in data 6 luglio 2012 Il Comune di Caposele e l’ AQP S.p.A., stipulano una nuova convenzione per la scadenza settantennale della concessione del 1942. Il Comune si impegna “a non presentare alla Regione Campania autonoma istanza di concessione di derivazione delle acque della Sorgente Sanità e della cessione dei medi moduli 3.63 per la durata della presente convenzione; di sottoscrivere apposita convenzione di approvvigionamento per sub-distribuzione secondo quanto stabilito dal vigente Regolamento dell’AQP; a corrispondere il costo del relativo servizio determinato in base alla tariffa vigente per tempo ed eventuali adempimenti successivi pubblicati sul BUR della Regione Campania”. L’AQP si impegna a corrispondere al Comune una somma annua omnicomprensiva di € 1.350.000 aggiornata per gli anni successivi all’indice di inflazione; a cedere gratuitamente per gli usi pubblici di Caposele l’energia elettrica prodotta dalla centrale idroelettrica prevista nel progetto Pavoncelli bis; a liquidare la somma di € 200 mila a compensazione di quanto previsto nelle precedenti convenzioni; a versare € 1 milione per la sistemazione di Piazza Sanità”.
LE VIE DELL'ACQUA E' SULLA "SELETECA" www./issuu/lasorgente
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a cura di Daniele Caprio
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os’ è l’ Ars? Me lo chiedevo esattamente 10 anni fa quando, per spezzare i lunghi pomeriggi di studio estivi, decidevo di indossare i pantaloncini e avviarmi verso Pontesele. Tra le curve e l’ asfalto ancora bollente dalla lunga giornata di sole, all’ imbrunire, incontravo quasi sempre un allegro gruppo che con il viso provato di sudore risaliva faticosamente quel tratto di strada. Oggi mi trovo a scrivere per la prima volta su La Sorgente come presidente di questa associazione, che mi ha trasmesso non soltanto la passione per la corsa ma soprattutto la comprensione di come la felicità e la realizzazione anche personale possano stare proprio nella spensieratezza e nella libertà date dalle piccole cose: la scoperta dei percorsi di montagna e delle numerose fontane sparse nei sentieri dei nostri amati boschi, le lunghe discussioni, pre e post allenamento, sui temi più disparati che coinvolgono la nostra società e la consapevolezza che nello sport, nello studio e nella vita ci vogliono metodo ma anche dedizione e spirito di sacrificio. L’ Ars attuale conta oltre 10 tesserati ( con età comprese tra 21 e 44 anni) la cui passione per il podismo li porta a confron-
tarsi in manifestazioni di carattere nazionale ed internazionale ( dai 10km internazionali di Telese fino alla Mezza Maratona di Valencia); gli allenamenti costanti, in qualsiasi periodo dell’ anno e con qualsiasi condizione climatica, supportati dalle continue tabelle fornite dal “nostro” preparato e sempre disponibile tecnico Fidal Alessandro Russomanno, sono ricompensati dalla soddisfazione di gareggiare ovunque con prestazioni di ottimo livello. Ciò mi faceva riflettere su come un paese di così pochi abitanti avesse un numero così alto di appassionati alla corsa. Oltre a questo, nel calendario ferragostano Caposelese appena trascorso, l’ associazione è stata presente in numerosi eventi, trovando un’ unità di intenti e di intensa collaborazione con il Forum dei Giovani. Il 12 Agosto abbiamo supportato la Proloco per l’ organizzazione della Tre Campanili ( gestita in maniera pressoché perfetta dal tesserato ed ex presidente Ars Donato Ceres), il 17 abbiamo camminato fin dalle prime luci dell’ alba alla scoperta delle 7 fontane dislocate nel territorio montano di Caposele ( evento curato anche e soprattutto dal Gruppo Attivo Luciano Grasso), dopo giorni di riunioni ed ipotesi abbiamo scelto il film da proiettare nel Cineforum del 21
UN ANNO DI ARS (Amatori Running Sele) insieme a Casa Elisabetta ed i ragazzi del Forum ( inizialmente prevista a Piazza Tedesco la proiezione di “Nuovomondo” è stata trasmessa nell’ aula Polifunzionale causa maltempo), il 24 abbiamo organizzato insieme al Comitato Stralaceno la XXX Edizione. Nel futuro, dunque, l’ Ars si propone di mantenere il proprio spirito sportivo e culturale volto a far apprezzare lo sport, qualsiasi tipologia esso sia ( corsa, camminata, escursioni, trekking, mountain bike) sia nella visione prettamente agonistica ma soprattutto come volano per ammirare e conoscere i “nostri” boschi, montagne e colori della natura unici abbinati ai benefici fisici e mentali dell’ esercizio fisico. A tal proposito ricordo con particolare piacere la gita sportiva in un pomeriggio di inizio Agosto a Piano Migliato, luoghi in cui alcuni ragazzi non erano mai stati ed in cui si è rimasti fino a sera ad osservare l’ ultimo raggio di sole abbandonare la cresta del Cervialto prendendo coscienza di quanto basti veramente poco per passare delle ore spensierate a contatto con la natura. Allo stesso tempo la serata del Cine-
Stralaceno XXX Edizione
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n saggiare i propri limiti nel gesto primario della corsa ma anche una camminata veloce, una passeggiata in bicicletta, un picnic nel fresco di Lago Laceno; e, allo stesso tempo, un ritrovarsi meravigliandosi e rallegrandosi nel salutare in quel luogo ameno conoscenti e amici che si incontrano nelle passeggiate o nei bar di Caposele. Un’ atmosfera spensierata e fanciullesca avvolge magicamente partecipanti e spettatori; i pensieri vengono occupati dal modo in cui affrontare la partenza più o meno veloce, dalla consapevolezza ormai acquisita di essere in grado di migliorare o peggiorare i tempi realizzati nelle precedenti edizioni, dal caldo e dal vento che potrebbe soffiare contrario o a favore, al secondo o al terzo km, da come comportarsi nella leggera salita del 4°, dalla possibilità di sopravanzare il “rivale” di turno con cui ogni anno sai di doverti battere o la paura di incontrare i cani e le mucche per poi finalmente giungere e assaporare gli ultimi metri con le voci di incitamento dei parenti ed amici che risuonano indefinite e confuse nell’ incedere faticoso dell’ ultimo sforzo. Tutto ciò è la Stralaceno, un evento che fa parte del ferragosto Caposelese da ben 30 anni, che appartiene solo e soltanto a “
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noi”, che nessun paese ha ed in cui il senso indentitario di una comunità si fonde con il gesto atletico di partecipanti di ogni età, sesso, attitudine all’ attività fisica, allenamento (anche lavoratori che fino ad un’ ora prima sono nei ristoranti di Materdomini con nemmeno un minuto di allenamento nelle gambe). Il temporale pomeridiano, che ha caratterizzato tutta l’ estate, non si è fatto attendere neanche il 24 Agosto 2018 con uno scroscio d’ acqua e fulmini che hanno reso l’ aria decisamente più frizzante. Appena terminato, con uno sguardo all’ in su verso i nuvoloni ormai non più minacciosi, è cominciato il classico assembramento in zona partenza tra iscrizioni, sistemazione zona arrivo, ricognizione percorso, riscaldamento di gruppo, stretching e attesa dello start dato dal conduttore di gara Francesco Ceres. Organizzazione sobria, come lo spirito Ars impone, e curata nei minimi particolari grazie al perdurante aiuto dei collaboratori storici, impeccabili, affiancati dalle nuove generazioni del Forum dei Giovani, molto disponibili e presenti fin dal primo pomeriggio. La novità di questa edizione è stata la possibilità, data ad ogni partecipante e non,
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di riempire in zona partenza il modulo della Genealogia Caposele, utile all’ opera encomiabile realizzata da Pasquale Ceres e presente anche in questo giornale, in cui ogni famiglia può risalire al suo albero genealogico fin dai primi del ‘700. Alle 18.30 è partita la XXX edizione, un’ edizione che ha confermato l’ ordine di arrivo pronosticato alla vigilia, almeno per le prime posizioni. Il clima particolarmente fresco ha permesso a 7 partecipanti di migliorare il proprio “personale” e ben 5 giovanissimi concittadini, sfidando quell’ atavica pigrizia che attanaglia molti dei loro coetanei, hanno coraggiosamente calcato per la prima volta l’ anello di Laceno. Al termine, visibilmente soddisfatti nonostante lo sforzo gestito con comprensibile difficoltà, hanno manifestato la volontà di darsi appuntamento ad Agosto 2019. Orgogliosi, dunque, dell’ evento che da 30 anni raccoglie molti concittadini e che caratterizza l’ ultima parte del ferragosto caposelese, il nostro auspicio sarà quello di coinvolgere anche le numerose persone che ogni anno partecipano da spettatori, graditissimi, ma che preferiremmo vedere, almeno alcuni di loro, in pantaloncini e canotta per farci compagnia nella XXXI Edizione.
forum ed i dibattiti sorti spontaneamente prima e dopo l’ evento sul tema che è stato al centro dell’ attenzione nazionale ed internazionale in questi ultimi mesi, ossia la “paura dell’ immigrato”, hanno confermato l’ importanza per la nostra associazione di approfondire tematiche culturali, sociali e di attualità: una realtà come Caposele trae linfa vitale dal fervore dialettico e dai molteplici punti di vista dei concittadini residenti abituali e dal contributo di coloro che per studio, lavoro o scelta sono soliti vivere fuori e trascorrere soltanto le loro vacanze nel luogo di origine. Un altro anno ci attende, un 2019 in cui avremo modo di portare avanti iniziative che possano coinvolgere la nostra comunità mantenendo inalterata la passione spontanea per la natura, lo sport e gli eventi socio-culturali che ci ha sempre caratterizzato fin da quel pomeriggio estivo afoso di 10 anni fa in cui mi chiedevo cosa fosse, cosa facesse e cosa rappresentasse quell’ associazione di tre semplici lettere, in cui una comprende una parte del nostro paese.
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anche questa 43^edizione CORSA DEI TRE CAMPANILI è stata archiviata, con grande soddisfazione da parte degli organizzatori e non solo… È stata un’ edizione speciale non per grandi numeri... Non per record o per la vittoria di qualcuno... è stata un’ edizione speciale (dal mio punto di vista) per l'atmosfera che si è respirata, per la gioia di tutti quei bambini, ragazzini (quasi 100) e genitori, per tutti quei complimenti ricevuti da atleti venuti da tutta la Campania e non, che con uno splendido sorriso su di un volto segnato dalla fatica dopo 10km di sacrificio su un percorso molto tecnico e duro, ci hanno regalato emozioni... Vedere la nostra piazza colma di gente di tutte l’età incitare, emozionarsi, divertirsi per questo nobile sport ... Bè ci fa capire che si sta lavorando verso la direzione giusta... È tutto questo solo e soltanto grazie a Caposele... Un grosso e grosso Grazie a tutte le attività di ristorazione, commerciali ed artigiane e anche qualche singolo cittadino che Grazie al loro sostegno sia economico che materiale è stato possibile realizzare tutto ciò.
43^ EDIZIONE CORSA DEI TRE CAMPANILI Un grosso applauso va’ con vera ammirazione al motore della macchina organizzativa della manifestazione: i giovani del forum di Caposele in particolare Denis, Maria, Giovanni, Francesco, Emanuele e Vincenzo ed i Giovani del Gruppo Parrocchiale “Luce d'Amore” nei volti di Chiara e Mariacarla, un forte applauso va ai co-organizzatori dell’evento gli ARS Amatori Running Sele, in particolare GIANNI SOZIO vice-presidente degli ARS Amatori Running Sele ed i soci Armando e Donatello i quali non solo hanno partecipato e onorato la Gara ma si sono anche "sporcati le mani" prima e dopo la manifestazione per la buona riuscita dell’evento... all’organizzaore dell’evento la Proloco Caposele ed in particolar modo il presidente Concetta Mattia...un grosso ringraziamento va all'ANPAS CAPOSELE, il 118 e i ragazzi del SERVIZIO CIVILE che hanno dato un contributo essenziale come presidio medico, servizio d'ordine ecc.ecc... Un forte ringraziamento va alla GS OLIMPIA CAPOSELE e il
Real Caposele nei volti di Roberto Notaro e Massimo Cetrulo per il costante sostegno... Un grazie al gruppo Attivo Luciano grasso in particolar modo Rosalba... ringrazio tutti i volontari che per il solo sentimento di appartenenza alla nostra comunità si sono messi a disposizione (anche senza richiesta) vedi Gerardo, Antonio, Giuseppe, Marilena un sentito grazie va al Padre di questa corsa: l'ing. Nicola Conforti, per il sostegno morale e per i suoi sempre utili consigli e soprattutto per aver dato il via alla "sua" manifestazione... Un grosso Grazie ai fotografi ufficiali dell'evento Gerardo Corona , Tonino e Giovanni di Mattia che hanno immortalato istanti indelebili della gara... si ringrazia il Comune di Caposele per il patrocinio Morale e il delegato allo sport Geremia Rosania, per la disponoibilità e il comando della polizia municipale che ha coordinato e garantito la sicurezza del tracciato... Detto ciò passiamo alla gara vera e
di Donato Ceres
propria: Domenica 12 Agosto 2018 si è svolta la 43^edizine della corsa dei tre Capanili. Prima della gara assoluti, bimbi e ragazzi sono stati protagonisti della “mini atletica” e della “Corsa del Sele” si sono “sfidati”(in base alla loro età) su diverse ditanze emozionando un’intera Piazza Sanità gremita per l’occasione. Subito dopo Su un tracciato molto duro e tecnico di 10 km. vede nettamente davanti a tutti Daniele Caprio (Ars Amatori Running Sele) con un tempo di 36’20’’ , seguito dal giovane e promettente Armando Ruggiero (Pol. Atletica Camaldolese) 37’04’’ e dal l'ottimo Antonio Luongo (Erco sport) 37’24’’. Per la categoria femminile vede vincitrice la forte atleta salernitana Loredana Lamberti(Antoniana Ermes)con 44’05’’, seguita da (vincitrice della scorsa edizione) Patrizia Picardi(Podistica Il Laghetto)44’46’’ all terzo posto chiude la francese Angelique Zanon con 44’55’’. La classifica società vede trionfare la squadra dei Lions Valle Ufita di Grottaminarda. Per la classifica riservata ai caposelesi vede vincitore Daniele Caprio, secondo Simone D’Alessio completa il podio Donatello Cirillo.
Il podio della categoria femminile
Il podio della categoria maschile accompagnati dal consigliere delegato allo sport Geremia Rosania
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Politica
LE RAGIONI DEL LAVORARE UNITI
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iamo alle ultime battute del 2018, un anno in cui, concluso un ciclo amministrativo, se n'è aperto un altro che almeno sulla carta e per i responsi raccolti dovrebbe promettere bene. Eppure l 'opinione pubblica già mugugna, borbottando che nulla sia cambiato. Intanto, in via bipartisan, sarebbe giusto informare sia gli esaltati che i mugugnatori che non siamo nel mondo virtuale dei social media dove è facile e del tutto scontato creare illusioni e deformazioni della realtà, nel vano tentativo di camuffare la verità. Queste cose sono roba da m5s ed ovviamente a livello nazionale, dove la legittimazione delle "fakes "è un esercizio ben lubrificato, fino a quando la pazienza degli italiani lo permetterà. Come a dire che a Palazzo Chigi è lecita sia l 'arte della sparizione dei problemi che la tecnica populistica del tutto a tutti. Li vale il principio costituzionale dell' irresponsabilità istituzionale: non esistono né tribunali del popolo, né Corte dei Conti. Al contrario davanti ai Comuni si parano più di una tagliola. La prima è appunto la Corte dei Conti, il cui grido d'allarme si leva sempre più forte..;. in passato ha chiuso spesso
un occhio: quando i comuni stressavano in modo vistoso i bilanci. D 'ora in avanti in base al principio del "si salvi chi può, sferreranno probabilmente colpi memorabili. Altra bestia nera dei Municipi sono le Procure, anch'esse sonnacchiose, che, però, in particolari congiunture si muovono come carri armati .. ..In ultimo, ma non per importanza, c'è la difficoltà finanziaria dei Comuni, ormai sottoposti a decurtazioni nei trasferimenti e spinti ad infierire sui contribuenti con maggiorazioni tariffarie e tributarie pur di pareggiare i bilanci... che si arrampicano sugli specchi. Si aggiunga infine che le condizioni economiche dei comuni meridionali sono disastrose a tutti i livelli e questo ancor prima che vada in porto l'autonomismo lombardo-veneto, ed allora il quadro sarà completo. È in questo background che va inserito il Comune di Caposele, assieme ai suoi sogni turistici ed agli incubi di un futuro prossimo venturo. Ecco perché maggioranza e minoranza devono seriamente utilizzare i mesi che ci dividono dalla, seduta di approvazione del bilancio di previsione per una vera disamina dei problemi, anche simulando scenari non improbabili di dissesto finanziario. Se questa operazione verità fosse
condotta unitariamente sarebbe un bene; se ciò non fosse possibile, nessuno reciti più a soggetto né col tanto peggio, tanto meglio, né col dateci tempo per lavorare....perché non c'è più tempo per nessuno Intanto è problematica la capacità di tradurre in progetti idee programmatiche che siano in grado di intercettare finanziamenti regionali e comunitari, un po' perché Caposele deve vincere quel vizio antico di isolazionismo e di autosufficienza, un po' perché le risorse tecniche disponibili non sembrano aver metabolizzato questa nuova tendenza dei co- finanziamenti Fino a quando resisterà una certa attenzione della Regione verso le potenzialità delle zone interne va intavolato un discorso franco con il Presidente De Luca per sapere se tra tutti i comuni sede di santuari solo Caposele deve rimanere escluso da un organico piano di investimenti. La questione Convenzione Aqp va presa di petto ed in tempi rapidi, prima che essa si complichi ai vari livelli regionali, interregionali, ministeriali e politici, sapendo che la battaglia con Aqp è fortemente compromessa. ...a livello di intesa cordiale. Infine la revisione della spesa e una più stringente politica delle entrate sono azioni inderogabili per recuperare appo-
di Alfonso Merola
stamenti di bilancio funzionali ad autentici investimenti, a cofinanziamenti oltre che ad efficaci piani di sostegno sociale ai meno abbienti. Io credo che in questa fase delicata per tutti gli enti locali sarebbe necessario concentrarsi sui problemi della vivibilità ordinaria che praticamente vuol dire azioni di manutenzioni a tutto campo a partire dal patrimonio funzionale e a finire coi servizi a domanda. Un vasto campo, a ben pensarci, che se ben programmato ed attuato nella concretezza darebbe ai cittadini il senso del cambiamento. Il vero cambiamento però passa anche attraverso la riformulazione dei comportamenti sia della maggioranza che della minoranza . Ambedue devono avere come punto di riferimento i bisogni e le attese della popolazione e non le contrapposizioni di eserciti in trincea che attendono di sferrare ipotetici colpi di grazia. Questa sì che sarebbe una rivoluzione copernicana in un paese ormai atomizzato che è stanco di tensioni di lunga data.
Valorizziamo le nostre risorse
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aro lettore de “La Sorgente” un altro anno ci sta ormai per lasciare, e come ogni anno faccio il resoconto delle cose successe.Tra le cose belle, la collaborazione ad organizzare con “l’Associazione un Albero per Tutti” l’evento tanto atteso di fine anno, l’accensione dell’Albero di Natale più alto d’Europa ed i mercatini di Natale. Un evento a scopo benefico, e non solo. Non solo, perché oltre alla beneficienza per la ricerca dei tumori , questo evento, promuove il territorio, offrendo delle giornate all’insegna dell’artigianato locale dell’enogastronomia del folklore e del turismo. Un evento che ha attirato tanti visitatori delle vicine città e paesi campani, e pugliesi che hanno potuto assistere allo spettacolo dell’Albero, che hanno potuto gustare le prelibatezze preparate dai numerosi stand gastronomici presenti, che hanno potuto visitare le nostre Sorgenti. Purtroppo però, come spesso succede in queste occasioni, ci sono state delle mancanze. Un evento come questo, in cui vi è una ricaduta economica su tutta la comunità, non dovrebbero esserci mancanze, anzi dovrebbe esserci massima disponibilità e collaborazione, da parte di tutti i cittadini e dell’amministrazione comunale. Gli organizzatori di un evento andrebbero sostenuti, assistiti, aiutati af-
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finchè l’evento riesca bene, senza intoppi, perché non possono e non devono contare solo sulle proprie forze. Gli organizzatori non possono improvvisarsi vigili urbani, apponendo divieti di sosta e cartellonistica stradale, mansione questa che spetterebbe alle persone preposte. Ognuno con il proprio ruolo deve svolgere la propria mansione. Siamo pratici, le belle parole vanno bene, ma poi occorre scontrarsi con le reali esigenze, della cittadinanza. Anche l’aiuto della Pubblica Assistenza va benissimo, ma la gestione del traffico, deve essere a cura dei vigili, che hanno il potere di punire i trasgressori, con le multe. Ad ognuno il proprio compito. Non è stato bello far spostare dalle strade intere famiglie con passeggini, perché autovetture transitavano non curanti dei divieti. Occorrerebbe un piano traffico in questi casi, che andrebbe fatto rispettare per non creare disordine e disturbo ai pedoni. Tante le visite guidate alle sorgenti, ma ce ne sarebbero state di piu, se solo ci fosse stata più puntualità da chi le ha organizzate, e flessibilità sugli orari, che ne hanno limitato il numero. Mi chiedo e vi chiedo : si può limitare le visite alle sorgenti in alcuni giorni particolari? Sarebbe stato meglio dare la massima disponibilità, per farsi conoscere?
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Quale opportunità migliore per promuovere le nostre ricchezze? Mi sembra alquanto contraddittorio, parlare di Turismo, e nello stesso tempo mettere dei paletti. Inoltre far passeggiare le persone, tra le strade sporche della sera prima mi è sembrato poco accogliente. E come entrare in una casa in cui la sera prima c’è stata una festa. Quale immagine abbiamo dato ai tanti visitatori? Se parliamo di turismo dobbiamo mettere al centro chi viene a farci visita, dobbiamo poter offrire il meglio. Questi eventi dovrebbero essere delle opportunità ,dei trampolini di lancio, per il nostro territorio, andrebbero sostenuti con tutte le forze possibili, se di crescita vogliamo parlare. Quest’anno all’interno del mercatino è stato inserito un Info-Point che aveva lo scopo di promuovere Caposele e le località vicine, oltre a dare ulteriori informazioni. Peccato che sul banchetto, mancava solo, materiale promozionale di Caposele. L’Info-Point ha riscontrato molto successo, molte persone si fermavano per chiedere informazioni turistiche e altre sono state invogliate a fermarsi, la cosa più evidente che è emersa è
di Gabriella Testa stata una totale disinformazione per cui una carente promozione turistica. La maggior parte delle persone, non conosceva i luoghi vicini da visitare e non conosceva cosa potesse offrire Caposele. L’evento anno dopo anno cresce, ma può crescere molto di più se solo tutti contribuissimo a migliorarlo. Abbiamo tra le mani delle risorse invidiate dai paesi vicini, cerchiamo di valorizzarle, perché creerebbero occupazione per i nostri giovani e sviluppo per tutto il territorio, allora diamoci da fare!
Giovani
Caposele, protagonista delle Aree interne
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ari lettori, rinnovando i miei più sinceri e calorosi ringraziamenti al Direttore del “La sorgente” per la passione e determinazione con cui porta avanti il periodico, vorrei trattare, con il seguente scritto, una tematica centrale per le politiche presenti e future: le Aree interne. Le Aree interne sono quelle aree del territorio (circa il sessanta per cento del territorio nazionale) contraddistinte dalla presenza di piccoli Comuni, lontani dai servizi essenziali – quali scuola, sanità e mobilità – la cui marginalizzazione diventa rilevante ai fini della sopravvivenza stessa delle suddette aree. In particolare tali aree geografiche subiscono in maniera esponenziale gli effetti della crisi che attraversa la nostra epoca con riguardo soprattutto allo spopolamento e alla disoccupazione (con picchi negativi allarmanti per quella giovanile). A livello nazionale ci si sta interessando molto della materia, ma anche a livello regionale, riconoscendo 5 aree geografiche con tali caratteristiche. Partendo da questi presupposti abbiamo, come Forum Regionale dei Giovani, deciso di finanziare un master di secondo livello che sviluppasse proprio dell’attività nelle predette aree e ho proposto l’istituzione di un OSSERVATORIO DELLE AREE INTERNE, che raggruppasse esponenti scientifici, amministratori e giovani , e che dovrà avere inevitabilmente la sede in una zona delle aree interne e perché no, proprio in una parte del centro fieristico di Caposele. Alla luce della recente evoluzione ho ritenuto essenziale sviluppare un convegno a Caposele – lo scorso 7 dicembre - affrontando due temi centrali per lo sviluppo di queste aree: il turismo e la risorsa idrica. Tali tematiche le possiamo declinare in diverse azioni, ma principalmente bisogna partire dalla consapevolezza dell’imprescindibile necessità di fare rete tra i comuni che presentino delle caratteristiche similari. È auspicabile l’istituzione di una fondazione di comunità o un’associazione temporanea di scopo, oppure un consorzio, insomma bisogna trovare la forma più efficace ed efficiente per permettere un coordinamento sinergico delle azioni che si vogliono mettere in campo da parte delle rispettive amministrazioni. L’idea è partire da Lioni, Teora, Caposele, Calabritto e Oliveto Citra, ed avviare un progetto comune in cui si possano cogliere le opportunità non
come singolo campanile, ma come squadra territoriale e sostenere così le nostre aree. Al fine di promuovere il nostro territorio si potrebbe realizzare un film su “San Gerardo Maiella”, un film che racconti la sua vita facendo emergere sia il lato religioso sia la promozione territoriale di tutte le comunità toccate dal Santo durante il suo tragitto di vita. Per mettere in atto tale proposta è possibile accedere a finanziamenti pubblici che rientrano nelle azioni che costantemente vengono messe in atto dalla Regione Campania e dal Governo Centrale. Ultimo punto: la questione idrica. C’è la necessità di sedersi, senza presunzione, ma, con giusta dignità, ai tavoli istituzionali preposti e, cercare – dopo aver condiviso con la popolazione una linea comune – di indirizzare i lavori verso il miglior risultato possibile, in primis per la nostra comunità ed anche per le comunità circostanti. Noi Caposelesi dobbiamo avere la capacità di far fruttare le fortune avute. Ci sono tante realtà, che sembrerebbero molto distanti da noi, ma, usufruendo dei benefici messi a disposizione e delle relative capacità progettuali, realizzano tanto per sostenere le nostre amate aree interne. Vi augurio di vivere un sereno Natale e un prosperoso 2019, sperando che sia l’anno della svolta e non delle nuove occasioni perse, di un nuovo fallimento di una diversa classe dirigente, anche perché siamo entrati nella fase, in tutti i contesti, delle c.d. ”ultime opportunità”.
di Giuseppe Caruso
convegno: OSSERVATORIO AREE INTERNE DELLA CAMPANIA promosso e organizzato dal Consiglio Regionale della Campania - Forum Regionale dei Giovani e dal Master ARINT _DiARC, Unversità degli Studi di Napoli Federico II
IL TURISMO NELLE AREE INTERNE
07 dicembre ore 10.00 _ Sala Convegni del Ristorante l’Angolo Verde _ Materdomini
venerdi
Introduce Giuseppe Caruso
Presidente Forum Regionale dei Giovani - Campania
Saluti Gerardo Cipriano Dirigente scolastico I.I.S.S. Francesco De Sanctis Ernesto Donatiello Consigliere comunale di Caposele con delega al turismo Stefano Farina Presidente Consorzio Servizi Sociali Alta Irpinia e Sindaco di Teora Interventi Francesco Rispoli Coordinatore Master ARINT , DiARC, Università di Napoli Federico II Giovanni Pandolfo Consigliere Touring Club Italiano e Console Regionale Campania Ina Macaione DICEM _Università della Basilicata Carmine Pignata Presidente comitato organizzativo Premio Sele d’Oro Mezzogiorno e Sindaco di Oliveto Citra Conclusioni Maurizio Petracca Consigliere Regione Campania Vincenzo Maraio Consigliere Regione Campania Corrado Matera Assessore Regione Campania - sviluppo e promozione del turismo Modera Gianni Festa
Direttore de “Il Quotidiano del sud”
dalle ore 15.00 alle ore 17.00 visite guidate al Santuario di San Gerardo Maiella e alle Sorgenti del Sele
LE VIE DELL’ACQUA
07 dicembre ore 17.00 _ Sala Polifunzionale del Comune _ Caposele
venerdi
Introduce Giuseppe Caruso
Presidente Forum Regionale dei Giovani - Campania
Saluti Lorenzo Melillo Mario Losasso Francesca Casule
Sindaco del comune di Caposele Direttore DiARC, Università degli Studi di Napoli Federico II Soprintendente BEAP per le Province di Salerno ed Avellino
Interventi Adelina Picone DiARC, Università degli Studi di Napoli Federico II Ruggero M. Delli Santi Geologo e docente di geograaa economica e turistica Conclusioni Rosa D’Amelio
Presidente Consiglio regionale della Campania
Modera Michele Miele
Giornalista di “Telenostra”
Partecipano Istituzioni dell’Alta Irpinia e della Valle del Sele DiARC PaolaAscione, VitoCappiello, MariaCerreta, IsottaCortesi, AngelaD’Agostino, NicolaFlora, RiccardoFlorio, AntonioFormisano CarmelaGargiulo, CarloGasparrini, MarioLosasso, BiancaGioiaMarino, AndreaPane, AdelinaPicone, FrancescoRispoli AndreaSciascia, FabrizioToppetti, FedericoVerderosa MASTER ARINT ChiaraBarbieri, ValentinoCanturi, FelicitaCiani, VincenzoCogliano, AngelaColucci, GiuseppinaCusano, BiancaDelVisco EugenioIenco, NicolettaIuliano, CleliaMaisto, LiviaRusso, MariaScalisi, OnofrioVillani, GiovanniZucchi
La manifestazione matuttina presso il ristorante Angolo Verde
Nella sala polifunzionale per la parte pomeridiana dedicata all'acqua
Giuseppe Caruso accompagna politici e funzionari della Regione in una passeggiata nelle terre Irpine
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Politica
UNA GUIDA FORTE, CAPACE E CORAGGIOSA
S
ono trascorsi sei mesi dalle ultime elezioni amministrative per il rinnovo del Consiglio Comunale ed è un lasso di tempo non abbastanza lungo ma neppure troppo breve per valutare l’andamento dell’attività della nuova compagine amministrativa. Gli impegni elettorali assunti dalla lista Primavera sono stati tanti ma ad oggi ancora non si percepiscono risultati concreti, forse bisogna attendere ancora qualche tempo per poter dare una valutazione complessiva dell’attività amministrativa. Ho già in passato ricordato alcune questioni importanti dell’attività amministrativa che andrebbero adeguatamente affrontate e qui voglio, data l’importanza, ancora una volta rimarcarne l’aspetto. Nell’ultimo numero de La Sorgente il nostro compaesano Mario Sista scriveva un articolo provocatoriamente intitolato “Caposele capoluogo di provincia subito”. Nell’articolo Sista metteva in evidenza e a confronto i singoli capitoli di spesa del comune di Caposele, contenuti nel bilancio, con i capitoli di spesa di alcuni comuni capoluoghi di provincia italiani, evidenziando che nei bilanci di questi ultimi l'importo complessivo di ogni capitolo era di gran lunga inferiore al corrispondente capitolo nel bilancio del comune di Caposele. Questo per evidenziare che Caposele era stato un comune “scialacquone” delle proprie risorse, con un evidente danno della collettività, senza ottenere un migliore tenore di vita. Ovviamente il discorso fatto da Sista si riferiva alla passata amministrazione, ma il suo è stato un lavoro egregio e puntuale che ci ha fatto capire come deve essere intesa la vera politica. Questo è un lavoro che dovrebbe fare ogni consigliere comunale (specialmente se di minoranza) quando si discute di bilancio. Ovviamente l’analisi deve estendersi poi alle entrate del comune che devono essere pure queste esaminate con necessaria oculatezza. Per essere più chiari, per poter spendere 4.300.365,52 euro (nel 2017) il comune di Caposele deve avere introitato una pari cifra se il bilancio è in pareggio. Caposele è un paese abbastanza fortunato, rispetto ad altri comuni limitrofi, perché ha voci di entrata e potenzialità economiche che gli altri comuni non hanno, basta per tutti ricordare il compenso annuo dell’AQP di un milione e 360 mila euro. Sul punto noi possiamo senz’altro affermare che, nonostante abbiamo un bilancio così rilevante in termini di entrate e uscite, la qualità della vita a Caposele è abbastanza scadente in quanto l’uso del danaro pubblico non è stato fino ad oggi governato in maniera oculata. Dico questo per dire che la nuova amministrazione dovrà dimostrare di invertire la rotta e fare un uso più oculato e anche più giusto delle risorse economiche pubbliche ed in
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particolare deve sapere “scovare” fonti di finanziamento altrove. Questo presuppone che gli amministratori, oltre ad avere buone capacità professionali, devono armarsi anche di tanta buona volontà e spirito di sacrificio e ogni mattino dovranno farsi “battere i tacchi dietro il sedere” come dice un vecchio detto caposelese, per ottenere buoni risultati. E’ sotto gli occhi di tutti che quasi tutti i comuni che ci circondano hanno ottenuto o stanno ottenendo risultati (finanziamenti) che noi da tempo abbiamo dimenticato come si ottengono. Voglio ancora una volta ricordare che la posta in bilancio che va sotto la voce di “convenzione AQP” è quella più drammatica. A fronte dell’incasso annuale del milione e trecentosessantamila euro che l’AQP deve versare alle nostre casse comunali corrisponde, oggi, una spesa comunale enorme di canone per l’uso dell’acqua potabile e tutto questo per uno spreco senza limiti dell’acqua potabile. Un buon amministratore si deve porre con immediatezza il problema e deve cercare di risolverlo in maniera tempestiva. Tutto a vantaggio della collettività. Questa nuova compagine amministrativa, che ha mostrato tanta buona volontà in campagna elettorale, dovrà dimostrare in sede di bilancio in che modo vuole muoversi, se intende mettere mano al bilancio comunale o intende procedere in continuità con il vecchio modo di fare. Qualche parola intendo, poi, spenderla, sentendomi parte interessata, anche con quanto accaduto e sta accadendo all’interno del Circolo del Partito Democratico di Caposele. Nell’ultimo numero de La Sorgente (n. 96) numerosi articoli hanno trattato delle vicende interne del PD locale, tra i quali anche il mio, in cui venivano evidenziate, salvo qualche sporadica eccezione, le contraddizioni interne e lo stato di caos in cui il partito è precipitato. Il racconto di un partito unito e soddisfatto per il risultato elettorale amministrativo ottenuto è sicuramente fuori dalla realtà dei fatti. E’ risultato evidente che la voglia di rincorrere una vittoria facile da parte di qualcuno, ha dato un colpo mortale alla vita del partito. E’ sotto gli occhi di tutti, oggi, che nonostante siano trascorsi sei mesi dalla competizione elettorale non solo non è stata svolta alcuna assemblea degli iscritti ma neppure è stata convocata una riunione valida del coordinamento del circolo per discutere di politica. “Aprite quella porta” dice un posto di Salvatore Conforti su Facebook. Una sezione chiusa da tempo, sorretta, in maniera surrettizia, da due giovani “reggenti”, mai legittimati da alcuna valida riunione, non è sintomo di buona salute, tutt’altro. E’ pur vero che i “reggenti” si sono avvalsi di una nomina, sicuramente illegittima, da parte del sub commissario provinciale Mario Pagliaro, ma a distanza di tanto tempo non si comprende come possa ancora essere tollerata. Questo è il
segno tangibile di una politica ipocrita in cui i politicanti parlano bene e razzolano male. A marzo 2019 il PD sarà chiamato ad eleggere il segretario nazionale, il PD locale dovrebbe procedere alla nomina del coordinatore di Circolo locale o ad un nuovo congresso, però ad oggi tutto tace. Altro che “ricucire brandelli e rimarginare ferite”, come ricorda Alfonso Merola nel suo articolo sull’ultimo numero de La Sorgente, qui si continua a giocare con tatticismo ed ipocrisia. La ferita più che rimarginarsi si allarga sempre di più. In tutto questo bailamme c’è una federazione provinciale che è ripiegata su se stessa e alla quale poco interessa il futuro dei circoli. E’ questa la vera crisi del PD, l’abbandono dell’organizzazione complessiva del partito e la mancanza di rispetto degli iscritti i quali, abbandonati e delusi, decidono di approdare ad altri lidi. Come è accaduto alle ultime elezioni politiche in cui tanti simpatizzanti del PD hanno scelto, per protesta, di votare a favore di altri partiti. Oggi la scommessa è proprio questa: riconquistare la fiducia di chi si è allontanato dal partito attraverso un lavoro di ricomposizione e di rilancio delle idee di sinistra. Caposele ha bisogno, così come è stato in passato, di una forte componente di sinistra, di un forte partito democratico. Il vento oggi spira verso destra, i 5 stelle hanno ottenuto risultati eccezionali, anche a Caposele, e si rischia che que-
sto risultato venga consolidato nel tempo, con l’ulteriore aggravante di un probabile incremento elettorale anche del partito di Salvini, e questo sarebbe veramente uno schiaffo insopportabile alla nostra cultura politica di sinistra e meridionalista. E’ necessario, quindi, avviare tempestivamente una campagna di convincimento per riavvicinare tutte quelle persone sfiduciate che sono rimaste deluse sia dalla politica nazionale del PD sia da quella locale. Per fare tutto questo è però necessario che il PD ritrovi una guida forte, capace e coraggiosa. Legittimata da una platea congressuale.
l’Area riformista e il PD di Caposele Una riflessione sullo stato del PD a Caposele; Quando ho guidato il Partito per alcuni anni, ho riscontrato la partecipazione al dibattito interno alla Direzione sui vari argomenti che davano risposte alle tematiche locali. Il dibattito era vivace ma partecipativo, gli incontri attraverso convegni hanno dato ai concitadini alcune risposte. La presenza continua e costante dei rappresentanti istituzionali. I risultati elettorali danno prova dell’impegno organizzativo e politico con i 560 voti alle regionali del 2010 e i 564 voti nelle politiche 2013. Successivamente al Congresso tenutasi a Caposele, per l’alternanza della guida, pur avendo avuto soddisfazioni del proprio operato, non ritenni opportuno ricandidarmi alla Segreteria del Circolo locale, sostenendo alla guida del Partito altre persone. Contemporaneamente anche a livello nazionale con le primarie e congresso cambiò la guida del Partito da Bersani a Renzi. La guida del partito a Renzi trasformò l’ideologia politica collocandosi più a destra, abbandonando il percorso storico del Partito. Non condividendo tale linea politica, in data 25 ottobre 2015 con alcuni iscritti al PD del circolo locale, ci siamo riconosciuti in una dimensione politica più a sinistra e costituimmo un gruppo definendolo “AREA RIORMISTA”; tale costituzione fu comunicata sia agli organi locali che Provinciali e Nazionali. di Gelsomino Grasso
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di Giuseppe Grasso
Politica
SEI MESI DOPO A sei mesi dall’insediamento di questa nuova Amministrazione Comunale, seppur con le fisiologiche difficoltà che ogni inizio comporta, possiamo tracciare un primo bilancio più che soddisfacente delle attività realizzate e di quelle in via di realizzazione, dei progetti approvati e di quelli in attesa di approvazione. Sono stati mesi impegnativi ed i prossimi non saranno da meno. In prima fila o dietro le quinte, ogni consigliere si è dedicato responsabilmente al suo incarico con risultati apprezzabili. Risolutivo e determinante, infatti, è stato il costante e assiduo lavoro di squadra che in maniera compatta e coesa, come mai in passato, ha dimostrato da subito, attraverso azioni concrete ed altre meno visibili ma ancora più importanti, impegno e responsabilità. La distribuzione già disposta delle risorse rimanenti nel bilancio ereditato, ci hanno portato a ridimensionare alcune azioni e limitato in altre, dovendo necessariamente rispettare i tempi e gli iter burocratici ma vi abbiamo posto rimedio secondo i nostri precetti. Riteniamo determinante destinare le giuste risorse al turismo, alle politiche sociali e giovanili, all’ambiente, gli investimenti necessari per lo sviluppo concreto del paese. Stiamo lavorando per risolvere problemi regressi ad esempio per far fronte all'emergenza rifiuti, alla riorganizzazione del piano traffico e del piano commerciale, a realizzare un regolamento per gli eventi estivi che confluisca in un calendario ben strutturato ed in rete con i Comuni limitrofi. Stiamo cercando di riportare il senso del rispetto delle regole e del patrimonio pubblico, lavorando anche sul miglioramento della vivibilità con interventi di decoro urbano. Allo stesso tempo abbiamo già messo in campo, approvato e presentato, agli enti preposti, diversi progetti, che speriamo riescano a farci avere ulteriori risorse economiche. Presentiamo alla cittadinanza, nella nostra ottica di amministrazione condivisa e trasparente e della cosa pubblica, le attività realizzate in questi sei mesi nei diversi ambiti. Rapporti istituzionali Incontri con i commercianti a posto fisso in merito all’esposizione all’esterno degli alimenti, gli operatori turistici e la dirigenza scolastica; Instaurazione di nuovi rapporti con Alto Calore e AQP per imminente revisione della tariffa idrica; Presenza costante ai tavoli del Progetto Pilota; Incontri con tutte le associazioni e fatto un decoroso palinsesto estivo; Incontro con tecnici e titolari delle attività per la definizione delle migliori procedure per le feste nei locali; Cura delle attività relative alla Ciclovia dell'Acqua, in collaborazione con il Gal Cilsi e il Coordinamento dal Basso; Avvio del progetto "Contratto del Fiume Sele”. Progetti presentati: Partecipazione al Bando Europeo Wifi4Euro 15.000 euro per Reti Wifi Pubbliche gratuite - FINANZIATO - Partecipazione all'Avviso Pubblico CULTURA - CONTRIBUTI INIZIATIVE CULTURALI ANNO 2018 - Decreto Dirigenziale n.702 del 24/08/2018 pubblicato sul Burc n. 61 del 27
agosto 2018 la Regione Campania ha DELIBERATO contributi regionali per la promozione culturale. Deliberazione n. 495 del 02/08/2018 - FINANZIATA PER 10.511,16 EURO, progetto “Bagout Winter Edition”. Partecipazione al Bando Regionale “Contributi Regionali a beneficio di Enti Pubblici per interventi di bonifica di materiali contenenti amianto” per: •Stalla Sociale a Buoninventre di euro 29.280,00 - FINANZIATO •Ex scuola elementare Serra Castagno di euro 37.820,00 - FINANZIATO Presentazione del progetto sulla videosorveglianza (delibera di giunta comunale n°1 del 29/06/2018); Presentazione del progetto sul Coc (Protezione Civile) per la ristrutturazione del complesso in Via Pianello del valore di 1.000.000 di euro; Partecipazione al progetto Sele d'Oro in partnership con il Comune di Oliveto Citra (finanziato tramite l'avviso pubblico "Eventi per la valorizzazione turistica e la valorizzazione dei territori" della Regione Campania); Partecipazione all'Avviso Pubblico della Regione Campania di cui al D. Dir. n. 126 del 17/09/2018, Azione 4.1.3 “Adozione di soluzioni tecnologiche per la riduzione dei consumi energetici delle reti di illuminazione pubblica"• Del. G.C. n° 45 del 29/10/2018 per 321.273,66 euro. Gestione dei fondi provinciali det. 48 del 18/05/2018 - euro 22.400 per la rimozione dell'amianto della tettoia della Stalla Sociale in località Buoninventre, il rifacimento dell'impianto antincendio della Casa Comunale e la rimozione delle barriere architettoniche della sede del Forum dei Giovani; Stesura del progetto di scambio culturale giovanile sul programma europeo Erasmus Plus; Presentazione del progetto per la polizia locale a valere sull’avviso “Bando per l’accesso a contributi regionali per azioni e progetti in materia di sicurezza urbana e polizia locale. Annualità 2018/2019. Legge Regionale 13 giugno 2003 n. 12, artt. 5 e 10.” per l’acquisto di una Panda 4X4, di una e-bike e di un nuovo pc. Lavori pubblici Riverniciamento dei pali della rete di illuminazione del corso di Caposele; Riapertura dei bagni pubblici in Piazza Sanità; Ripristino delle staccionate di Caposele; Ripristino e sistemazione delle seguenti aree: Mauta, capannone bosco difesa; Riverniciamento delle ringhiere a Materdomini e dei ponti in legno sul fiume Sele; Intervento straordinario per la sistemazione e la pulizia di strade e aree verdi; Rimozione di pensiline nel parco Fluviale e su Via Aldo Moro; Posizionato dei passamani per gli anziani nel centro di Caposele; Sistemazione impianto di riscaldamento Aula Polifunzionale. Turismo e Cultura Stesura e condivisione del Piano Strategico del Turismo Caposele 2023 in via di approvazione da parte del Consiglio Comunale; In particolare il Piano illustra le linee guida generali che l’Amministrazione Comunale del Comune di Caposele intende perseguire nei prossimi anni in questo settore. Ogni
di Ernesto Donatiello singola azione prevista è parte integrante di un complessivo progetto di sviluppo turistico del Comune che, nel lungo termine e se perseguito in tutte le sue parti, porterà al raggiungimento dell’obiettivo generale individuato, quello di aumentare la permanenza media. Ognuna delle azioni previste è un piccolo passo verso l’obiettivo, quante più azioni porteremo a termine, tanto più il piano avrà successo. Si divide in sei parti: analisi del contesto, prodotti turistici, gli strumenti di promocommercializzazione e marketing, la governance della destinazione, accoglienza e formazione e il monitoraggio. In particolare, inoltre, al suo interno sono descritti i diversi target di turisti a cui vogliamo rivolgerci e la costruzione di 4 prodotti turistici diversi: spirituale-culturale, naturalistico, ambientale e sportivo, enogastronomico e congressuale oltre che una precisa strategia di marketing. Un piano ambizioso e completo che contiene ogni singola azione necessaria per rendere Caposele competitiva sotto il profilo turistico. Censimento dell'offerta turistica presente sul territorio comunale; Ideazione della campagna di marketing turistica 2019; Risposta all’avviso pubblico della Regione Campania per la partecipazione alla Borsa Internazionale del Turismo di Milano 2019; Risposta all’avviso pubblico Regionale per il riconoscimento della Quadriglia come patrimonio immateriale culturale regionale; Attività di progettazione e valutazione di fattibilità di pareti di arrampicata e percorsi di camminata nel fiume per gli sport estremi; Gestione, coordinamento e promozione del calendario estivo 2018; Istituzione della Prima Festa Civile di San Gerardo; Stesura e attuazione del piano traffico straordinario per Materdomini con l'istituzione del servizio navetta nei giorni di maggiore affluenza; Istituito la ZTL nei giorni festivi su Corso Sant’Alfonso a Materdomini Cura, gestione e riorganizzazione degli ingressi alle Sorgenti e ai Musei Comunali; Avvio del progetto "Street Art in zona Piani" con la partecipazione alla “Biennale Angelo Garofalo (BAG)” in collaborazione del Comune di Lioni; Analisi delle opportunità derivanti dalla legge regionale sull'equiparazione del Comune di Caposele ad una città da 40.000 abitanti; Valorizzato le montagne ed il turismo ambientale con percorsi di trekking; Intrapresi gli iter per la regolamentazione dei Musei Civili Comunali, della pubblicità, della biblioteca. Comunicazione istituzionale Istituzione del servizio Whatsapp News “Caposele Informa”; Apertura dei canali social istituzionali. Traffico e decoro urbano Stesura e messa in atto del piano traffico, realizzazione degli stalli e riordino del centro urbano di Caposele; Stesura del piano traffico per la frazione di Materdomini con istituzione del senso unico su corso San Alfonso e su Via Duomo; Liberazione dei posteggi auto occupati dalle auto della posta nel centro di Caposele e nell'area playground; Posa della fontana dedicata a San Gerardo nella piazzetta della Basilica a Materdo-
mini. Potatura delle piante in Piazza Sanità. Abbattimento piante secche pericolose; Pulizia straordinaria di cunette e graticole. Smart City e Agenda Digitale Avvio della carta d'identità elettronica; Cura e riorganizzazione dei contenuti e della struttura del nuovo sito istituzionale del Comune di Caposele seguendo le linee AGID. Avviata la stesura del Piano per la Digitalizzazione e l'informatizzazione del Comune di Caposele; Ambiente Gestione dell'emergenza relativa alla raccolta dei rifiuti; Recupero di amianto abbandonato in varie località; Smaltimento pneumatici abbandonati in varie zone del Comune. Politiche Giovanili e Sociali Gestione dei fondi residui del PTG2010, Piano Territoriale delle Politiche Giovanili, del Distretto del Comune di Lioni - realizzazione di un e-commerce per le imprese giovanili; Avvio pratiche per l'accreditamento del Comune di Caposele al servizio civile nazionale (delibera di giunta 18 del 23 agosto 2018); Inaugurazione della panchina rossa in Piazza 23 Novembre; Cerimonia per la commemorazione del 23 Novembre 1980; Avvio dell’iter per la gestione del progetto Benessere Giovani Caposele “Laboratorio Caposele” finanziato con 50.000 euro. Sport Ripristino gli impianti sportivi Liloia e del relativo campo di bocce; Supporto e stimolo all’organizzazione di tornei di calcio e pallavolo estivi; Supporto agli “Amici di Rocco Sista" per la posa di una targa e la realizzazione di un murales in memoria di Rocco Sista allo Stadio Palmenta. Scuola Approvato il Piano di ampliamento formativo con il Liceo De Sanctis per attivare, presso la sede del nostro Liceo, un nuovo indirizzo scolastico: Istituto Tecnico economico-turistico; Espletata gara per la mensa scolastica; Istituito il tempo pieno alla Scuola primaria; Pubblicazione avviso per la distribuzione dei buoni libro 2018/2019. Bilancio - Avvocatura - Commercio Studio del bilancio comunale e inizio della stesura del Bilancio 2019: Rimodulazione con messa in sicurezza del mercato settimanale; Redazione del piano Fiera San Gerardo. Stipula convenzione palestra comunale a pagamento; Definizione e chiusura di n° 8 contratti case ERP; Recupero e restituzione di 8 prefabbricati; Attività di ricognizione dei fondi della Legge 219. Quanto realizzato in questi sei mesi è il frutto di un lavoro intenso ma proficuo che ci ha visti impegnati tutti e su tutti i fronti con costanza, cognizione di causa e assiduità. Continueremo con determinazione in questa direzione, per ridare dignità al paese, custodendo e potenziando le nostre risorse uniche e incomparabili, impegnandoci per il bene e la tutela della comunità e del bene comune, per lo sviluppo e la crescita di Caposele.
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Cultura
L’EVOLUZIONE DELLA FAMIGLIA DALL’OTTOCENTO AD OGGI
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a famiglia è, ancora oggi, un elemento di fondamentale importanza per tre ordini di motivi. In primis è l’area in cui vengono soddisfatti i bisogni primari (solidarietà, sicurezza, procreazione, affettività); in secondo luogo è il nucleo in cui si riproduce il sistema sociale (riproduzione della specie e, nei suoi aspetti sostanziali, apprendimento delle tecniche del vivere); infine, è il luogo in cui si trasmettono i valori di base della convivenza civile. Le forme di organizzazione familiare, che la civiltà occidentale ha conosciuto, nel corso della storia, sono sostanzialmente tre: la famiglia “estesa – patriarcale” che ha distinto la società di tipo preindustriale; la famiglia “nucleare”, cioè il modello ancora oggi più diffuso e funzionale a una società di tipo industriale; le “nuove famiglie”, ossia quella pluralità di strutture familiari che si stanno diffondendo nel quadro dell’attuale società postindustriale. La nostra analisi prescinde dalla rappresentazione delle forme familiari dell’antichità e del Medioevo e riguarda, essenzialmente, l’evoluzione della famiglia dall’Ottocento ai nostri giorni, perché è in quest’arco di tempo che si pongono le basi delle trasformazioni profonde dell’istituto familiare. I processi d’industrializzazione e urbanizzazione sono stati in Italia più lenti che negli altri paesi europei più progrediti. Questo ritardo ha determinato la permanenza, piuttosto lunga, di alcune forme familiari del passato, come la famiglia “estesa - patriarcale” in cui, oltre ai genitori e ai figli, convivevano anche altri parenti. Si trattava, nei fatti, di una famiglia multipla, quasi una piccola tribù, con a capo il patriarca, il quale reggeva quella comunità con la saggezza che gli derivava, oltre che dall’età, dalla conoscenza delle tradizioni. Il patriarca era il depositario dell’autorità e rappresentava il passato con le sue solidità e le sue certezze, che davano sicurezza al presente. Immaginiamone una che abbracciava tre generazioni. Il capofamiglia aveva settant’anni, tre figli maschi e due figlie erano sopravvissuti all’elevata mortalità infantile e a tutte le insidie della miseria e delle malattie. Le due figlie erano sposate ed erano uscite dalla famiglia, ma vi restavano i maschi, due dei quali avevano preso moglie e avevano avuto dei figli. Una famiglia come questa aveva bisogno di molta terra da lavorare per sopravvivere. Quando la terra era insufficiente, i figli erano costretti ad allontanarsi per emigrare. Una famiglia “estesa” e “patriarcale”, radicata nel passato, ma anche minacciata da elementi di disgregazione, era quella descritta da Giovanni Verga ne “I Malavoglia”. Secondo la felice espressione del grande scrittore quella famiglia era “come un pugno chiuso, un pugno che sembrava fatto di legno di noce”. I suoi componenti erano disposti come
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le dita del pugno, secondo una gerarchia determinata dall’età: “il dito grosso doveva far da dito grosso e il dito piccolo doveva far da dito piccolo”. I Malavoglia erano pescatori e il simbolo del loro attaccamento al luogo natale non era dato dalla terra, ma dalla “casa del nespolo”. Il vecchio, padron ‘Ntoni, era il capofamiglia. Il figlio Bastianazzo appariva in secondo piano, ma era lui a sostenere la famiglia con il suo lavoro. La sua morte segnò l’inizio della rovina. Vi era una divisione di ruoli, dunque, tra Bastianazzo e padron ‘Ntoni. La coesione era il più importante strumento di difesa della famiglia contro le avversità, ma la stessa fu messa in crisi dal fallimento dell’iniziativa del commercio dei lupini e dal giovane ‘Ntoni, il quale non amava il lavoro e non si identificava con la collocazione sociale della famiglia, con il mestiere, con il passato. Questa frattura sarà poi sanata dalla saggezza del più giovane dei Malavoglia, Alessi, che riuscirà a sposarsi e a riscattare la “casa del nespolo”. La saggezza poteva essere, quindi, un elemento più importante della primogenitura per la salvezza della famiglia tradizionale, la quale, secondo Verga, poteva essere messa in pericolo anche quando un suo componente si allontanava dal mestiere tradizionale. Nelle famiglie contadine si trovavano, a volte, anche garzoni, maschi e femmine. Per lo più, come si legge nella relazione sulla Toscana, pubblicata nel 1881ed estrapolata dalle conclusioni della grande inchiesta sulle campagne condotta da Stefano Jacini, erano orfani o trovatelli, accolti in casa da fanciulletti, allevati, nutriti e vestiti come tutti gli altri della famiglia, non essendo loro assegnata altra speciale retribuzione. Tra i nobili il termine famiglia assumeva un significato ancora più estensivo rispetto all’ambiente contadino. Monaldo Leopardi, il padre di Giacomo, era a capo di un ampio aggregato domestico, in cui esistevano regole dalle quali non era lecito sottrarsi. Il matrimonio non era in un simile aggregato familiare una faccenda privata, libera dalle interferenze dei genitori e della comunità, perché gli stessi, anche dopo il matrimonio, esercitavano un certo controllo sul comportamento dei coniugi, soprattutto della moglie. Negli anni Ottanta dell’Ottocento, come risulta dall’Inchiesta Jacini, la famiglia patriarcale entrava in crisi. Il fenomeno veniva spiegato nella relazione finale dell’inchiesta, oltre che con le mutate condizioni storiche, con il fatto che s’era “infiltrato anche nella gioventù campagnola lo spirito della indipendenza che spinge a far casa da sé”. Questo spirito era il prodotto dell’urbanizzazione e dell’industrializzazione, che non determinò, tuttavia, un brusco passaggio alla famiglia “nucleare”. Si ebbe, infatti, un lento processo di trasformazione che, almeno per quanto concer-
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ne l’Italia settentrionale, si può collocare negli anni tra il 1850 e il 1921. Il lavoro femminile, che di tale processo costituiva un aspetto importante, modificava secolari abitudini ed antiche norme di vita. Le operaie dell’industria ritardavano il matrimonio o restavano nubili, temendo di perdere definitivamente il lavoro per le sospensioni provocate dalle gravidanze. I proprietari degli opifici preferivano dare impiego alle nubili, anche per evitare gli oneri dell’incipiente legislazione sul lavoro delle donne e dei fanciulli. Anche il lavoro dei fanciulli nelle fabbriche modificava i rapporti interni alla famiglia. Nel Novecento, in particolare nel periodo tra le due guerre, l’industrializzazione e l’urbanizzazione si svilupparono ancor di più, ma le famiglie legate all’agricoltura rimasero ancora in maggioranza. Il fascismo, se da un lato cercava di favorire l’industria, dall’altro aveva come modello la famiglia tradizionale, con cui quella operaia entrava inevitabilmente in conflitto già, ad esempio, per il numero dei figli. Lo dimostra un’inchiesta del 1936, da cui risulta che quella operaia era la famiglia meno prolifica, seguite dalle famiglie dei professionisti e degli impiegati. Gli operari e le operaie, quindi, si adeguarono poco alle direttive demografiche impartite da Mussolini. Negli anni Cinquanta la figura del patriarca già si poteva considerare scomparsa, anche se la famiglia italiana, in particolare, quella meridionale, come a Caposele e nelle aree limitrofe dell’Irpinia e del Salernitano, manteneva al suo interno vincoli più solidi che in altri paesi. Le migrazioni dal Sud verso le aree sviluppate dell’Italia settentrionale non solo non spezzarono quei vincoli, ma, spesso, erano rese possibili, o almeno più facili, dall’esistenza di una fitta rete di rapporti familiari. In tal senso, i legami di parentela rendevano più facili gli spostamenti. Il contadino meridionale poteva recarsi a Torino o Milano senza eccessive preoccupazioni, perché la solidarietà dei parenti gli consentiva di allontanarsi e di non lasciare la famiglia in uno stato di abbandono. La stessa solidarietà lo spingeva, dopo aver trovato lavoro, a chiamare al Nord, oltre alla propria famiglia, anche i parenti che l’avevano aiutata in sua assenza. La famiglia nucleare, oggi la più diffusa, vede i suoi componenti ridotti al nucleo essenziale: genitori e figli. Dal punto di vista delle funzioni essa è depotenziata rispetto alla famiglia “estesa – patriarcale”, perché l’istruzione, l’attività produttiva e i consumi si svolgono non più nella famiglia, ma fuori dall’ambito familiare, in quanto demandati ad altri agenti sociali, quali: la scuola, la fabbrica, gli uffici pubblici, il mercato. La sua diffusione ha modi-
di Michele Ceres
ficato abitudini, ruoli, autorità e dinamiche familiari. Due fattori importanti hanno concorso al cambiamento: il mutamento dello status delle donne e la comparsa di un soggetto sociale nuovo, il mondo giovanile. Dagli anni Sessanta del secolo scorso si sono avuti importanti cambiamenti nelle abitudini e nel costume della società occidentale, che hanno determinato una crescente disaffezione nei confronti della famiglia tradizionale con la nascita delle cosiddette “nuove famiglie”. Oggi, infatti, la famiglia ha assunto molteplici configurazioni. Vi sono famiglie con un solo genitore a causa di divorzi o separazioni e famiglie ricostituite, cioè con marito e moglie alla seconda esperienza matrimoniale. Vi solo altresì famiglie unipersonali, note col termine “single”. Vi sono, infine, le famiglie di fatto, etero o omossessuali, cioè le unioni libere di persone che vivono insieme senza essere unite dal matrimonio. Solo dopo un lungo e tormentato percorso parlamentare la Legge n. 76 del 20 maggio 2016 ha istituito in Italia “l’unione civile” tra persone dello stesso sesso ed ha introdotto una regolamentazione per le convivenze di fatto, che le ha sostanzialmente equiparate giuridicamente a quelle unite da matrimonio. La legge, però, non consente la “stepchild adoption”, cioè la possibilità da parte di uno dei conviventi di adottare il figlio biologico dell’altro, lasciando, tuttavia, al giudice la possibilità di valutate caso per caso nel supremo interesse del minore. Un altro problema largamente dibattuto e di non facile soluzione è costituito dalla possibilità per le famiglie “omo” o per quelle “etero”, ma sterili, di poter ricorrere alla cosiddetta pratica della maternità surrogata, meglio nota come “utero in affitto”. Una pratica che solleva non pochi dubbi di ordine etico e, perciò, oggetto di forte opposizione anche da parte di molte donne; donne semplici, ma anche donne di elevata cultura: scrittrici, giornaliste e scienziate, per la mercificazione che ne potrebbe derivare di ciò che costituisce l’essenza stessa della donna.
Scuola
ECCOCI
IC “Francesco De Sanctis” di Caposele Sezioni associate di Caposele, Calabritto e Senerchia 77 allievi nelle quattro sezioni della Scuola dell’ Infanzia (tre a Caposele ed una a Materdomini), con tempo pieno su cinque giorni, sabato libero; 124 allievi in sette classi nella Scuola Primaria, con l’avvio di una prima – la sez. B – a tempo pieno; 95 allievi nelle sei classi della Scuola Secondaria di Primo Grado.
Nel mese di novembre, l’acquisto di una nuova LIM per la classe I sez. A, ha completato, in tutte le aule della Scuola Secondaria di Primo Grado, l’assegnazione delle risorse multimediali al servizio della didattica innovativa e di qualità. Il MiBAC (Ministero per i beni e le attività culturali) ha accolto e finanziato un progetto di film cortometraggio, presentato dalla scuola sul tema dell'emigrazione degli abitanti delle nostre terre verso luoghi lontani alla ricerca di lavoro e di autosufficienza economica: fenomeno visto con gli occhi di chi resta in una realtà sempre più solitaria. Il cortometraggio sarà scritto e realizzato interamente dagli alunni di questo Istituto, sotto la guida del regista Ernesto Caprio, ed è destinato a tutti gli studenti della Scuola Secondaria di I Grado.
Si è svolto nelle serate dell’uno e due dicembre - in concomitanza dell’accensione delle luminarie dell’albero di Natale più alto d’Europa - il consueto mercatino degli oggetti realizzati dai bambini, dalle famiglie e dalle insegnanti delle sezioni dell’Infanzia di Caposele e Materdomini. Grande apprezzamento di pubblico ed altrettanto successo di vendita. Il ricavato, come ogni anno, verrà utilizzato per il ristoro delle spese vive, per un piccolo fondo cassa a disposizione degli alunni e, soprattutto, per sostenere l’AIRC.
Un nuovo anno scolastico ha preso il volo….. Nella settimana 3-9 dicembre 2018 si è svolta l’ Ora del Codice, in inglese The Hour of Code, che è un'iniziativa nata negli Stati Uniti nel 2013 per far sì che ogni studente, in ogni scuola del mondo, svolga almeno un'ora di programmazione. In Italia, tale iniziativa si è tradotta nel progetto "Programma il futuro" voluto dal MIUR, in collaborazione con il CINI - Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica con l’obiettivo di fornire alle scuole una serie di strumenti semplici, divertenti e facilmente accessibili per formare gli studenti ai concetti di base dell'informatica. Attraverso la programmazione (coding), secondo quanto previsto dal programma La Buona Scuola. La nostra scuola, sempre attenta alle iniziative che possono arricchire le competenze dei propri alunni, ha già aderito lo scorso anno a questo progetto, sotto l’organizzazione e la guida dell’Animatore Digitale Ins. D’Alessio Adele, con gli eventi “A scuola di …Coding” tenutisi nel mese di ottobre 2017, in coincidenza con la Europe Code Week, conseguendo ben due Certificazioni di Eccellenza dalla Commissione Europea.
Mostra dei presepi nel Borgo medievale di Quaglietta Le Scuola dell'Infanzia di Materdomini e di Caposele hanno partecipato alla mostra dei presepi artigianali nel suggestivo Borgo medievale di Quaglietta. I due lavori, assai significativi, hanno due titoli davvero emblematici : “Il Presepe un’antica tradizione che si rinnova e “Il Presepe in valigia”. Entrambi vogliono raccontare del presente, guardando al futuro, senza smarrire il passato. I visitatore saranno invitati a valutare e decretare il vincitore del presepe più bello. Chiediamo a tutti voi di votare e far votare il lavoro dei nostri bambini che mette in campo tradizione e fede ma anche creatività e fantasia in un'ottica di condivisione al fine di rendere più magico questo Natale......
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di Pasquale Ceres STORIA DELLE FAMIGLIE CAPOSELESI
di Pasquale Ceres
FAMIGLIA RUSSOMANNO
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ScuolaSTORIA DELLE FAMIGLIE CAPOSELESI
FAMIGLIA RUSSOMANNO
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e varie famiglie Russomanno Uno dei cognomi più diffusi a Caposele è Russomanno: nel sito genealogico online ci sono 668 persone con quel cognome su un totale di 12614 (5.3%). Durante i secoli si sono alternate, spesso all'interno della stessa famiglia, diverse varianti (Russomanno, Rossomanno, Rossomando). Non è infrequente trovare registrazioni di fratelli con cognomi leggermente diversi, a testimonianza del fatto che spesso era l'ufficiale dell'anagrafe a trascrivere la forma che gli sembrava corretta. Nel grafico riportato si è scelto di indicare per ciascuna persona la forma usata nell'atto di nascita, quando possibile. Ci può aiutare a mettere un po' d'ordine il Catasto Onciario, una vasta opera di censimento immobiliare effettuata nel Regno di Napoli per volontà di Carlo III di Borbone (qui si trova un approfondimento: https://groups.google.com/ forum/#!topic/soc.genealogy.italian/ rPOEWzrQ3hQ ). Paese per paese furono censiti tutti i comuni del regno: Caposele, appartenente al Principato Citeriore, fu censito nel 1754. Per quell'anno, quindi, abbiamo una fotografia dei nuclei familiari esistenti nel nostro paese, e dei loro averi. In tale censimento si può verificare che gli ufficiali del regno di Napoli utilizzarono una unica forma, Russomanno. In tale anno, si contano nel comune di Caposele 14 nuclei familiari con il capofamiglia con quel cognome (e 56 persone in totale). Ancora oggi, nonostante la fortissima emigrazione del secolo scorso, nel nostro comune ci sono moltissime famiglie Russomanno. Non tutte le famiglie sono state inserite nell'albero online (l'aiuto di tutti è il benvenuto: vedi sotto per i contatti), per cui non sappiamo ancora se tutte le 14 famiglie esistenti nel 1754 hanno dei discendenti ancora viventi a Caposele. Quello che emerge però, è che ad una
famiglia in particolare, quella di Lorenzo con Carmena Di Masi, risalgono molti ceppi attualmente residenti in paese. Nel 1754 vengono censiti 5 figli di questa coppia: la primogenita (12 anni), Rosa, sarà l'unica figlia femmina di ben 9 fratelli! Gli altri 4 figli sono Alessandro (9 anni), Amato (6), Vito (3), Giuseppe (1). Negli anni successivi nacquero altri 4 figli maschi: Angelo, Pasquale, Giuseppe Antonio, Francesco. Tra le famiglie Russomanno che discendono da questo nucleo familiare ci sono: • figli di Amato e di Teresa Gigantiello: famiglia degli ingegneri Russomanno e famiglia "Shcavetta"; • figli di Vito e di Lucia Caruso: "mastu Tore", "Lisandrino" e medici Russomanno; • figli di Angelo: • con Antonia Villano (primo matrimonio): rami "Giorgio" e "Carluccieddu", ramo Cibellis (la prima moglie di Tumasino Cibellis era "Juccia" Russomanno, vedi la Sorgente num. 91, pag. 30); • con Marianna Pizza (secondo matrimonio): Vito il tabaccaio, Carlos Di Sarli (famoso musicista di tango argentino) la cui madre era Serafina Russomanno; • figli di Pasquale e di Giovanna Pizza: famiglia di Raffaele il farmacista; Al ramo dei discendenti di Angelo e di Marianna Pizza apparteneva Pasquale Michele Russomanno (1810-1871). Di professione tintore (come il padre), si sposò una prima volta con Serafina Freda, e nell'arco di 20 anni ebbe da lei ben 9 figli, di cui 5 maschi. Serafina nel 1865 morì, ed il cinquantacinquenne Pasquale Michele si risposò con una donna di Laviano, Maria Teresa Giuliano, da cui non ebbe figli. Tra i nipoti di Pasquale Michele troviamo Vito Felice Maria Russomanno, nonno di Vito il tabaccaio, e 4 femmine
di nome Serafina (di cui 2 con il cognome Russomanno). Una di queste Serafina Russomanno fu la madre di Cajetano Carlos Di Sarli, importante musicista argentino. Serafina nacque il 1° luglio 1866 a Caposele, ma emigrò in Uruguay, dove sposò Miguel Di Sarli. Questi era un vedovo che, emigrato dall'Italia con i suoi tre figli alla morte della sua prima moglie, dopo un po' di tempo si risposò con Serafina, da cui ebbe sei figli. I primi 4 nacquero a Montevideo, capitale dell'Uruguay, mentre gli altri due (tra cui Cajetano Carlos) a Bahia Blanca, in Argentina, dove la famiglia si spostò in seguito. In diversi articoli su Carlos Di Sarli su Internet si cita un famoso tenore dell'epoca, Tito Russomano, come fratello di Serafina: potrebbe trattarsi di Vito, il maggiore dei suoi tre fratelli.
Si può contribuire: • contattandomi per email all'indirizzo pasquale_c@hotmail.com • sul gruppo Facebook "Genealogia caposelese" • registrandosi sul sito contenente l'albero online navigabile: http://ars.altervista.org/PhpGedView/index.php
CAPOSELE A LINEA VERDE RAI
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inea verde, trasmissione di successo della Rai è sbarcata in Irpinia e a Caposele per raccontare delle bellezze ambientali e culinarie del nostro Paese. Oltre alla consueta visita alle sorgenti e alla descrizione della matassa di Caposele durante la preparazione, il servizio si è soffermato su un personaggio interessante e anche molto televisivo: Rocky coiffeur che durante la performance del conduttore ha offerto uno spaccato divertente e folkloristico a tutto il servizio. L'irpinia con Montella e Calitri è risultata una terra di grande interes-
se anche turistico e forse Caposele avrebbe meritato più spazio da dedicare per esempio al Santuario di San Gerardo e alle nostre peculiarità ambientali che non sono da meno rispetto ad altri territori. Complimenti agli autori e a chi ha partecipato come comparsa nella trasmissione domenicale dedicata all'intera Italia, in particolare alle donne delle Matasse che sapientemente hanno prodotto in diretta una dimostrazione della preparazione del nostro prodotto DOP e, last but no least, a Rocky coiffeur che ha fatto un bel "servizio" al conduttore della trasmissione.
Rocky a lavoro coadiuvato da Armando Cione vecchia scuola di barberia Anno XLV - Dicembre 2018 N. 97
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Attualità
E ADESSO LA PROGETTAZIONE
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el momento in cui la Sorgente si conferma sempre più fonte insostituibile di memoria storica e civile della nostra comunità strumento di ricerca e approfondimento delle nostre radici più profonde io mi ostino a tenere lo sguardo aperto sul presente provando a ipotizzare o suggerire qualcosa per il futuro. Il rischio è quello di ripetere cose già dette in una sorta di litania senza fine tuttavia, mi perdoneranno i lettori, continuerò a ripetermi almeno fino a quando il mio essere caposelese non mi suggerirà di smettere magari prendendo atto di fatti concreti che rendano superate le mie argomentazioni. Intanto, un po' di cose sono cambiate nel frattempo, abbiamo una nuova compagine amministrativa chiamata a cimentarsi con la gestione della cosa pubblica operazione per niente facile e ricca di insidie, abbiamo alcune questioni che arrivano a scadenza e altre che aspettano ancora di partire. E’ normale per chiunque che prima di assumere decisioni di una certa rilevanza trascorra un periodo di rodaggio utile a capire le dinamiche amministrative e a prendere coscienza dei numeri con i quali fare i conti soprattutto quando si tratta di selezionare i capitoli di spesa, non sarebbe più normale se in qualche modo il rodaggio venisse prolungato a dismisura senza un valido motivo. Personalmente ritengo che per chi voglia amministrare il tempo appena trascorso sia stato sufficiente per farsi un’idea e capire in che direzione andare. Mi risulta che l’attuale compagine abbia molto a cuore l’annosa questione delle Sorgenti sul cui utilizzo è aperta da troppo tempo una discussione che solo in parte i precednti accordi del comune di Caposele con l’AQP sono riusciti a sopire. In particolare, al centro della disputa c’è il cosiddetto ristoro che le comunità interessate hanno il legittimo diritto di
avere a fronte di uno sfruttamento intensivo delle Sorgenti, come ben sapete il termine in sé raccoglie vari significati e non si limita al solo aspetto economico includendo altresì anche quello strettamente ambientale e di tutela del territorio. Per quanto ci riguarda, non dobbiamo dimenticare che c’è stata una trattativa privata durata molto tempo che si è conclusa con un accordo con l’ente Acquedotto Pugliese sulla cui bontà ciascuno ha avuto modo di farsi un’idea e fare le proprie valutazioni ma il dato di partenza è questo. Se adesso anche la Regione Campania ha deciso di intervenire e di svegliarsi dal suo torpore sottolineando la necessità di ridiscutere per intero con l’Aqp la concessione di derivazione delle Sorgenti di Caposele in un quadro più generale che coinvolge anche altre realtà allora per noi si pone un problema di approccio e di metodo non di poco conto. Dovremmo fare quello che non siamo abituati a fare, quello che non abbiamo mai fatto e cioè dialogare con gli altri comuni e decidere di gestire insieme a loro il futuro di un territorio, quello dell’Altairpinia,ricco di potenzialità. Per poterlo fare c’è bisogno di avere nella nostra comunità quello che non c’è mai stato, l’unità d’intenti, la coesione, la consapevolezza di lottare per un obiettivo comune. Parliamo dunque di come progettare il nostro futuro. In questo senso, ho sentito voci autorevoli dell’amministrazione comunale dichiarare con forza di voler nobilitare e sostanziare la nostra presenza nell’ambito del Progetto Pilota dell’Altairpinia. Com’è noto, trattasi di uno strumento prezioso attraverso il quale si sta cercando di incentivare e promuovere lo sviluppo dei nostri territori attraverso forme di collaborazione e di condivisione tra le varie realtà soprattutto per quanto riguar-
da la gestione dei servizi. Negli anni passati il Comune di Caposele non ha saputo svolgere un ruolo guida e non ha saputo promuovere iniziative progettuali capaci di valorizzare le risorse esistenti. Eppure, il progetto pilota individua alcuni settori di attività molto interessanti per i quali sono previsti finanziamenti e sostegni di vario tipo. Si parla per esempio della gestione del ciclo integrato dei rifiuti che presuppone la collaborazione tra più comunità con lo scopo di abbattere i costi per i cittadini e in alcuni casi persino utilizzare manodopera locale per la manutenzione e la tutela del territorio. Si parla di finanziamenti nell’ambito della formazione e dell’istruzione con la possibilità, a fronte di progetti mirati, di facilitare l’ingresso dei nostri ragazzi nel mondo del lavoro facilitandone gli scambi, i viaggi di studio, persino la qualità della vita. Ampio spazio viene dedicato all’agricoltura con incentivi alla coltivazione in forma associata di prodotti locali, non vedo per esempio che cosa impedirebbe alla nostra realtà di selezionare due- tre produzioni tipiche e migliorarle nel tempo mettendone in evidenza gli aspetti migliori in un contesto di selezione e di tipizzazione del prodotto. Nulla vieterebbe di incentivare la produzione locale, attraverso i finanziamenti possibili, favorendo la conversione dei terreni a sostegno di queste coltivazioni selezionate in modo da raggiungere un quantitativo tale di prodotto da essere appetibile anche sul piano industriale. Il brand a questo punto diventerebbe un ulteriore strumento per far conoscere i nostri territori. Il tutto favorito da un impegno maggiore nel settore della mobilità per il quale il progetto pilota prevede ulteriori importanti finanziamenti. Tutto questo ha un preciso valore economico e un contenuto sociale che al di là delle proposte di sostegno al reddito
Gruppo delle collaboratrici FAI presso le sorgenti Anno XLV - Dicembre 2018 N.97
che vengono sbandierate consentirebbe a giovani e adulti di rimettersi in gioco in prima persona. Al punto in cui siamo credo sia giunto il tempo della collaborazione e dell’unità d’intenti, è il tempo della progettazione, è il tempo della trasformazione delle idee in documenti concreti verso i quali attrarre i finanziamenti in varie forme previsti. Non faccia l’errore l’Amministrazione in carica di chiudersi a riccio lucrando sull’ampio consenso elettorale ottenuto, chi ha un minimo di esperienza politica sa bene che il consenso è effimero si può perdere in un attimo se non ci si dimostra all’altezza del compito. Se vogliamo fare qualcosa di veramente utile per Caposele dobbiamo saper dialogare tra noi, ciascuno deve sentirsi coinvolto, ogni piccola realtà associativa dev’essere messa in condizione di poter dire la sua e contribuire alla crescita della comunità, ogni giorno perduto nella sola gestione dell’ordinario è un’occasione sprecata per crescere tutti insieme in un clima di pacifica convivenza e di concordia.
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LE SORGENTI DI CAPOSELE NELL'ELENCO FAI
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di Antonio Ruglio
uest’anno il FAI (Fondo Ambiente Italiano), sezione di Avellino, per le sue famose Giornate FAI d’Autunno “ha posto la sua attenzione sul bene naturale più rilevante esistente nel territorio irpino: l’acqua”. E così, finalmente (avevamo chiesto che Caposele fosse inserito nel programma qualche anno fa) nello scorso week end tra il 13 e 14 ottobre, i riflettori di questa importante rassegna, si sono accesi sul nostro comune insieme a quelli di Cassano Irpino, Cesinali, Conza della Campania e Volturara, che hanno potuto mettere in mostra alcuni dei loro tesori legati al tema dell’acqua dando l’occasione a tanti altri visitatori di scoprire questi luoghi. E’ stato bello collaborare tra SIMU e giovani del FAI e, organizzandoci meglio, magari anche con l’AQP, associando altre manifestazioni o altro, riusciremo a rendere questa bella iniziativa, ancora più diffusa e interessante. Alla prossima!
Sociale
"LEGAMI DI SANGUE, VINCOLI D'AMORE"
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erché scrivere di mio padre e di mia madre in uno spazio pubblico? Forse perché condividendo alcuni sentimenti, che dovrebbero far parte della nostra sfera privata, si ha l'impressione di rendere più comprensibili alcuni vissuti o forse, perché i nostri spaccati di vita, a volte, possono esprimere spaccati in cui altri possono ritrovarsi. Ho riflettuto prima di scrivere, ma poi ho pensato che la nostra vita è scandita da impegni, da rapporti con altre persone, dal desiderio di impegnarsi in qualcosa, ma credo sia molto importante, in alcune situazioni, dare molto più spazio ai nostri sentimenti e soffermarci su questi. D'altra parte ci stiamo abituando troppo a parlare del "problema", del "tema" non ricordando che dietro tutto questo ci sono persone. In questo contesto parlo di persone a me care e ciò connota, forse, l'aspetto intimistico del mio scritto. Di mio padre devo parlare al passato perché è da tempo che non c'è più, ma c'è qualcosa che lo accomuna ai sentimenti che sto provando rispetto allo stare male di mia madre. Con entrambi il mio rapporto è stato abbastanza difficile, ma con tutte e due il loro stare male ha scoperto una tenerezza, forse da sempre cercata ma che, per ragioni diverse, non si era mai palesata abbastanza. Papà non mi aveva mai perdonata di averlo deluso non conseguendo quella laurea che per lui avrebbe rappresentato un orgoglio, un riscatto ai tanti anni vissuti come migrante. Lessi nel suo sguardo una punta di orgoglio, però, quando ormai al termine dei suoi giorni, presentai nell'aula polifunzionale "La Sorgente" , il tanto amato giornale che insieme alla Pro Loco avevano rappresentato la possibilità di riappropriarsi delle sue origini, del suo paese tanto amato e rimpianto negli anni della sua
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di Cesarina Alagia forzata lontananza prima in Argentina, poi in Svizzera. Quel giorno sembrò riconoscere che anche io pur senza laurea, avevo un piccolissimo ruolo nella nostra comunità, ruolo che mi veniva, per così dire, legittimato dall' incarico che mi era stato affidato. Quel giorno, nonostante il doloroso proseguire della sua malattia, si era fatto aiutare dal nipote prediletto per indossare quei panni ormai troppo larghi per un corpo divenuto sempre più scarno e fragile. Doveva scendere perché non poteva mancare alla presentazione de "La Sorgente", doveva rivedere i suoi amici, in modo particolare Nicola, l'ingegnere, il cui nome tornava ricorrente nelle sue giornate scavate da un dolore sempre più devastante. Quel giorno disse, con una forza che, contrastava con l'enorme pallore del suo viso, che bisognava procedere alla distribuzione del giornale e poi pensare anche alle spedizioni. Tutto questo gli aveva dato la forza di scendere nell'aula polifunzionale e sedersi sofferente nelle prime file ma con la gioia di un bambino negli occhi. Incominciò la presentazione del giornale che quel giorno, come ho detto prima, toccava a me farla perché Nicola aveva capito che quella sarebbe stata per Emidio l'ultima occasione per essere presente, e con la sensibilità e l'affetto che mostrava per papà aveva voluto fagli un regalo. Per tornare alla malattia di papà, durante l'ultimo periodo, si affidava a me come un bambino spaventato ed insieme ritrovavamo un rapporto che prima nessuno dei due aveva saputo dimostrare, abbandonando quella scorza di duro per
dare spazio ad una grande dolcezza. Mamma è a letto da quasi due anni, vive in un'alternanza di ritorni e di fughe in un passato che la vide figlia, sorella e giovane sposa. Le giornate sembrano scorrere a volte lente, a volte troppo rapide perché le impediscono di riappropriarsi della sua vita di madre e di nonna, ma quando lo fa, ritroviamo una tenerezza che si manifesta anche semplicemente con uno sguardo, con uno scaldarmi la mano infreddolita. Ritorna così una madre che sa accogliere i figli nel suo grembo, nonostante la sua fragilità fisica che la fa assomigliare ad un uccellino ferito e bisognoso di cure ed affetto. A me, egoisticamente, sembra che prolungando i suoi mesi, i suoi giorni pur nella sofferenza del suo stare male, voglia dare la possibilità di ritrovarci come madre e figlia, finalmente riconciliate. La sua vita somiglia ad una candelina che sembra spegnersi per poi riaccendersi anche se fiocamente. Fino a quando tutto questo durerà non lo so, ma posso dire che la sua lunga malattia sia stata un gesto d'amore, capace di cancellare incomprensioni che si perdono in un tempo che sembra lontano e proiettato, invece, in questo fugace presente. Qualcuno potrà dire che il mio scritto sia stato troppo intimistico e che nulla abbia a che fare con gli scritti di questo giornale. Non è così, io penso che, a volte, sia necessario e quasi terapeutico esprimere i propri sentimenti.
Farlo sulle pagine del giornale e non sui social è importante perché le parole sulla carta assumono un significato diverso e si può tornare ad esse quando si ha bisogno di ritrovare i ricordi, quando si ha bisogno di capire, come in questo caso, che la malattia e la fragilità delle persone a noi care meritano una vicinanza e un accompagnamento in un tempo ed in uno spazio dove sembra esserci posto solo per il dolore ma un tempo e uno spazio riempiti d'amore e da parole, a volte ascoltate e comprese, a volte no, ma comunque necessarie. Necessarie perché è bello continuare a pensare che la vita dà sempre la possibilità di poterci ritrovare se soltanto riuscissimo a liberarci di rimpianti e di pensare che le cose sarebbero potute andare diversamente...
Emidio Alagia collaboratore instancabile
"La Cartiera" si fermò a Eboli
ra una folta presenza di pubblico, è partito il 25 agosto scorso con successo e con il piede giusto, il nuovo Format Culturale Divini Libri Città di Eboli - Chiacchierata con l’Autore, a cura di Promozione Eventi Territorio, di Raffaele Agresti. L’obbiettivo dell’evento, spiega Raffaele Agresti, Presidente dell’associazione.è abbinare la conoscenza letteraria italiana e straniera alla produzione vinicola e agroalimentare,valorizzando i prodotti tipici del territorio salernitano, mettendo in questo modo in risalto le sue eccellenze, coinvolgendo anche le attività turistiche ricettive. Nella suggestiva Sala Concerti di San Lorenzo nel centro storico a Eboli, si è tenuta la presentazione del libro “La Cartiera” di Sina Merino, che ha aperto la kermesse culturale. Dopo i saluti istituzionali da parte dell’assessore del Comune di Eboli Giovanna Albano, il Direttore Responsabile del mensile il Saggio-Libri Alessio
Scarpa, ha introdotto l’autrice, mentre il professore Vincenzo Pietropinto, le cui radici sono Caposelesi, ha chiacchierato amabilmente con Sina Merino, parlando del libro e della vita nella campagna Caposelese e in Argentina negli anni delle dittature, delle sue origini Caposelesi e del suo romanzo «Nebbia su Durban”. La presentazione è stata sottolineata con brani di Bach suonati al piano dalla talentuosa Claudia Pietropinto, nipotina di Vincenzo Pietropinto. Alla fine della bella serata l’Azienda Agricola Cicalese Rossella, ha fatto degustare, ai presenti, il suo eccellente vino Evoli.
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Gente di Caposele Riprendiamo con questo numero brica “Gente di Caposele”.
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Voglio scusarmi con Arsenio Farina per aver trascurato di parlare della sua famiglia per un disguido nel nostro archivio redazionale. Ripariamo, sia pure con ritardo, a questo nostro imprevisto incidente prendendo spunto da una lettera che Adele Farina, sorella di Arsenio, ha scritto a Carmela Curcio e che quest’ultima ci ha gentilmente trasmesso. In detta lettera è scritto tra l’altro: “Siamo da anni abbonati al giornale “La Sorgente: lo sfogliamo con tanto amore, nostalgia e tenerezza ma orgogliosi di essere nati in questo piccolo ma grande paese. Ti allego anche le preci dei miei fratelli ed alcuni articoli riguardanti loro, perché sono state delle persone sane, oneste, rispettose ed amanti del proprio la-
GENTE DI CAPOSELE voro, che hanno svolto con amore e serietà.” Rovistando tra le tantissime lettere depositate in archivio sono rispuntate le note che ci erano state inviate da Arsenio e che in sintesi riportiamo di seguito.
Si premette: La famiglia Farina, originaria di Caposele, era costituita da Nicola Farina e Silvia De Angelis (genitori) e cinque figli: Annamaria, Arsenio, Pasquale, Alfonso e Adele. Della famiglia faceva parte anche Don Alfonso, sacerdote di Castellabate, deceduto il **^,al quale ero personalmente legato da grande stima ed affetto. Era un grande studioso, e conoscitore delle opere del nostro genius loci Nicola Santorelli. Nel corso dei vari incontri che ho avuto a Castel-
labate con don Alfonso, ho conosciuto anche la nipote Annamaria deceduta pur essa qualche anno fa. Arsenio, nella lettera che riportiamo in sintesi, dopo avere spiegato le ragioni di un disguido a seguito del quale La Sorgente non veniva consegnata al fratello Alfonso e di tanto rammaricandosi, cosi si esprimeva: Egregio direttore, sono Arsenio Farina, (secondogenito di 5 figli) fu Nicola, nipote del compianto Don Alfonso Farina sacerdote di Castellabate. Volevo venire personalmente (viviamo a Cava dei Tirreni dal 1964) ma da 5 anni io e mia sorella minore assistiamo nostra madre bisognosa di cure e ogni qualvolta facciamo un salto a Caposele è sempre di fretta. Tantissimi complimenti al vostro giornale, mia sorella Annamaria (non più in vita-ndr) che vive a Ca-
Alfonso Farina
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(In allegato varie foto con relative didascalie chiarificatrici. Altre foto, inviate a Carmela Pallante da Adele, ci sono state trasmesse unitamente alla lettera di cui sopra).
PASQUALE FARINA
17/12/51 – 28/12/2010
di Alfonso Farina ha parlato il figlio Nicolò sul periodico “IL Castello” Niccolò Nilo Farina ha ricordato il padre Alfonso Farina al termine del rito funebre solenne ed amicale che lo ha salutato. Un rito celebrato in San Francesco da un nutrito gruppo di sacerdoti, tra cui i suoi amati Frati Cappuccini, a cominciare da Padre Lucio e Padre Giacomo, con i quali si è formato in complice amicizia e nella devozione alla fede. Sono state pietre miliari nella sua vita breve ma intensa, seria e scanzonata, in cui ha estrinsecato uno spirito libero e ricercatore, un'inquieta allegria, una versatile e piriforme creatività, una poetica voglia di trasgressione basata su valori di pace e solidarietà e sul rispetto della dignità. E poi... e poi...la sua "adultescenza" matura ...e l'indimenticata disponibilità umana con cui esercitava in Comune 1' opera di Assistente Sociale.... Ora se ne è andato, troppo precocemente, bruciato forse dalla sua stessa intima frenesia di libertà, ma lasciando nel cuore il ricordo di un baffo sornione, dei suoi occhi ridenti e fuggitivi, del suo canto alla vita,ora armonico,ora distonico,ma sempre intenso ed appassionato, nel suo calore di fiamma sfuggente e nutriente.
stellabate, vostra abbonata da moltissimo tempo, puntualmente, dopo averlo divorato me lo invia. Ed io lo conservo con molta cura; in special modo ricordo con tanta dolcezza e malinconia l’articolo su Edmondo Caprio, Preside della mia scuola e quello di suo figlio Ezio e poi bravissimi sui tanti argomenti trattati sempre con garbo e conoscenza. In attesa di una mia venuta, vi saluto distintamente e vi formulo cari ed affettuosi auguri di buon Natale e un gioioso Anno Nuovo unito ai vostri collaboratori. Cava dei Tirreni 18.12.2012
Un collega di lavoro
La poesia scritta da lui, come un triste presagio e il volto del Cristo sofferente, disegnato in un momento di angoscia e sconforto.
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…. Nei 25 anni e più durante i quali ha collaborato con me al Teatro Nuovo è stato impeccabile ed insostituibile: Prima durante e dopo il lavoro di segreteria che lui da Ragioniere faceva in modo impeccabile, provvedeva a rimettere in ordine la confusione creata da persone disordinate come me; anche se non gli competeva, innaffiava e curava le piante, incollava qualcosa che pur se rotto poteva àncora essere utile, e nel suo lavoro nei rapporti con il pubblico era impeccabile, educato, sicuro. La cosa più bella per noi che gestivamo il Teatro era vederlo gioire come cosa sua se il pubblico era numeroso ed arrabbiarsi più di noi se uno spettacolo bello non aveva la risposta di pubblico che meritava. A volte era burbero, ma fintamente burbero. Forse nel frequentare gli attori, aveva imparato a recitare: Metteva una specie di maschera per cercare di avere più autorità magari con i figli adolescenti o con qualche spettatore che aveva delle pretese assurde, ma quello che sembrava burbero anche per via della sua storica ma curatissima barba, quando si toglieva la maschera, sul suo volto appariva un sorriso sincero, radioso, che partiva dal cuore ed illuminava tutti noi che gli stavamo vicini. Quel sorriso che, sono certo, continuerà da lassù ad illuminarci
Politica
Storie di Paese
BARO’ ISCI DA’, LU CIUCCIU GRIGIU R’ PAGLIETTA
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ueste divagazioni attengono all’età ‘ della mia fanciullezza, fine anni 50,allorquando un colono-mezzadro dei miei genitori, Gerardo Ilaria, meglio conosciuto come “GIRARD R’ PAGLIETTA” teneva un asino ,dal mantello fulvo grigio scuro ,molto docile, elegante per il suo portamento, di nome BARO’ ,utilizzato per portare dalla contrada S.Vito a Caposele ,presso la nostra abitazione, i prodotti della terra ,dal grano agli ortaggi, alla legna, alle castagne , al VINO a seconda della stagione e Baro’ aveva “imparato” così’ bene la strada da fermarsi da solo all’altezza del portone della nostra casa senza che Paglietta fermasse lì’ il suo incedere Ebbene BARO’ mi permette di disquisire sul vino , la cui produzione in agro di Caposele è’ notevole e alla fine delle mie considerazioni capirete il perché’... Or dunque Caposele è’ anche terra iconica di vino, rosso aglianico soprattutto ma anche bianco amabile e passito con una resa di 12-13 tonnellate per ettaro per cui trovare un buon bicchiere di vino genuino non è’ affatto difficile. Pur tuttavia l’assunzione di questo ”nettare degli dei” deve essere fat-
to in maniera giusta e parsimoniosa e in quantità’ moderate( non più di 40mg/L di etanolo nel sangue) ,corrispondente ad un consumo massimo di 3 bicchieri pro die (studio italiano recente condotto su 5700 bevitori ed ex bevitori). Siffatta assunzione di vino diminuisce l’ansia, è’ un antistressogeno consolidato, migliora la nostra attenzione, facendoci concentrare meglio e di più’ nelle nostre attività lavorative e sportive, favorisce la digestione, risulta eupeptico ,migliora il tono dell’umore , aumenta la cenestesi, protegge il cuore a mezzo del resveratrolo, POLIFENOLI e antiossidanti che prevengono l’aterosclerosi ,in particolare quella coronarica. Al contrario l’abuso di vino o il consumo smodato che superi l’etanolemia di 40 mg/ per litro di sangue ,porta ad una serie di effetti negativi per il nostro organismo ,quali inibizione della protidosintesi , necessaria per la funzionalità’ dei nostri muscoli, riduce la testosteronemia (ormone stimolante l’anabolismo muscolare),riduce vitamine e sali minerali ,intossica il fegato ,principale centrale metabolica del nostro corpo) . Inoltre l’azione sedativa dell’alcol agisce sul sistema nervoso, riducendo
l’ideazione e i tempi di reazione a stimoli interni ed esterni. Tutto ciò’ avviene perché’ l’etanolo viene metabolizzato ad acetaldeide, assai più ‘ tossica e nociva dell’alcol. Quindi bere in maniera consapevole è’ non solo un fine ma anche un mezzo per vivere bene e a lungo (oggi il limite della vita scientificamente è’ fissato a 125 anni!) Teofrasto diceva, vari secoli orsono “Medicina vetusque deorum inventum”. Bisogna però dire che la cultura diffusa nel bere vino nei nostri paesi e quindi anche a Caposele, in molti casi, non sfugge a vecchi e consolidati stereotipi secondo cui bere vino “a scasciapanza” “ mette sangue, allegria e forza ...’ “ Ignoranti quem PORTUM PETAT nullus suus ventus est “. Di poi queste mie modeste considerazioni sul vino mi riportano alla mente le “ VITE PARALLELE” di Plutarco ,vissuto in Grecia tra il primo e secondo secolo, che riuscì come pochi, in maniera assolutamente sincretica a slatentizzare ciò’ che accomunava sul piano caratteriale e del loro operato personaggi come PERICLE E FABIO MASSIMO (legis patres), DEMOSTENE E CICERONE ( PERCLA-
di Salvatore Ilaria
RI ORATORES), ALESSANDRO E CESARE (Imperatores). Anche per il nostro piccolo comune di Caposele e con il dovuto rispetto e paragone con “ i grandi citati’ ,possiamo ricordare autentici personaggi, archetipi comportamentali, come Nicola Santorelli, Don Achille Pizza, Don Fedele Ilaria, l’avv. Fernando Cozzarelli , il dr Amerigo Del Tufo e tanti altri , tutti accomunati dal piacere di sorseggiare un buon bicchiere di vino che dava vitalità ed energia alla loro vita... ”La mente è’ come il vento, il corpo come la sabbia: per vedere dove va il vento basta guardare la sabbia” (Cohen). :E mi piace concludere queste modeste considerazioni, PER LE QUALI BARO’ ISCI DA’ È’ STATO IL PUNGOLO, IL PRETESTO O MEGLIO IL TRANSFERT EMOZIONALE , con le parole R.Kipling “...se saprai forzare il tuo cuore ,i nervi e i tendini per assecondare il tuo volere, anche quando essi saranno consumati ....se saprai riempire il minuto inesorabile, dando valore ad ognuno di quei sessanta secondi, tuo sarà’ il mondo e tutto ciò’ che esso contiene”.
IL BUON ORIGANO DI CAPOSELE
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ra i tanti prodotti tipici di Caposele, dolci, salati, sicuramente più elaborati e decantati, mi piace ricordare l'origano, quello che orgogliosamente viene definito "di montagna". Ed è là che infatti é raccolto in abbondanza nelle radure e nei prati soleggiati. L'origano è una pianta spontanea, tenace e poco appariscente Racchiude nell'etimo il suo habitat ideale e la sua identità: oros = montagna e ganos = splendore. Manifesta la sua bellezza durante la fioritura, formando macchie rosa-violacee che mi rammentano nel colore la più poetica erica, amante delle brughiere, celebrata in romanzi "tempestosi" di oltre Manica. All'aspetto modesto si contrappongono molte virtù, tra cui quelle terapeutiche riconosciute già nei tempi antichi, quando veniva coltivato nei "giardini dei semplici" con altre piante officinali. Al di là delle sue proprietà medicinali, è apprezzato comunemente per la sua comprovata attitudine ad aromatizzare piatti regionali e non.
Per chi vive in Caposele, la sua fragrante presenza è una cosa scontata e familiare, ma é diverso per chi abita in città. Difficilmente gli odorosi mazzetti compaiono sui banchi dei negozi e l'offerta alternativa é sicuramente perdente. Infatti non c'é alcun dubbio sulla enorme differenza tra lo scialbo origano acquistato nelle grandi distribuzioni ed il più stuzzicante "selvatico", venduto in contenitori di vetro o presentato in piccoli fasci già essiccati, pronti per essere "sfruculati". (si dice così?) Non rientro mai dal mio abituale soggiorno estivo caposelese senza una bella scorta di questa ormai, per me, indispensabile erba aromatica. Faccio una vera incetta di vasetti per donarli anche alle mie amiche, grandi estimatrici del suo particolare, selvatico profumo. E' una simpatica consuetudine. Un piccolo pensiero di fine estate per le mie conoscenze, non solo in Roma, ma anche in altre città italiane, che varca i confini arrivando fino in Inghilterra e negli States! A quanto poi mi viene riferito, è
anche un modo gentile ed inconsueto per essere ricordata (specie quando finisce!). La cosa è piacevole e divertente. Quindi, tra le sue prerogative debbo aggiungere anche quella simpatica di suscitare ricordi. A me rammenta sempre Caposele! Proprio ieri mi sono dedicata agli ultimi mazzetti di origano, ormai debitamente essiccati, procedendo in modo alquanto artigianale nell'iter di trasformazione dal suo ruolo decorativo a quello più congeniale di ottimo protagonista in cucina. Le varie operazioni hanno pervaso l'ambiente di intenso e caratteristico odore. Con una certa attenzione, "sfruculando" ho separato le piccole foglie e le sommità fiorite dagli steli irti, passandole poi al setaccio per ottenere il prodotto fruibile, non polveroso ma riconoscibile nell'aspetto e nel colore, pronto ad aromatizzare i cibi con il suo inconfondibile sapore. La sua presenza si deve "sentire" ed anche "vedere", ma sempre in modo discreto. Nell'aria il persistente profumo è rimasto un bel po', sollecitando i sensi
di Luisida Caprio
e risvegliando come sempre tanti ricordi.............ed è perciò che, in questa piovosa giornata autunnale, ho pensato di dedicare un piccolo elogio al sorprendente buon origano di Caposele.
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Sport Recensioni
I Lions Italiani contro le Malattie Killer dei Bambini Mai come oggi si sente la necessità di dare risposte, nel modo migliore, alle crescenti richieste della società per affrontare anche le problematiche più spinose. Un dialogo aperto, una precisa comunicazione e la scelta di un service da trattare rappresentano il collante tra persone che si propongono di perseguire uno scopo comune: essere Lions. Il tema che il Lions Club Morra De Sanctis Alta Irpinia ha scelto è: I Lions Italiani contro le Malattie Killer dei Bambini. Il Service di rilevanza nazionale e di grande interesse sociale, organizzato e moderato dalla scrivente, Dora Garofalo specialist della III Circoscrizione e socia del Lions Club Morra De Sanctis Alta Irpinia, si è svolto il 23 Ottobre a Lioni presso l’auditorium della Scuola Secondaria di 1°grado “Nino Iannaccone”. Il convegno è stato un confronto tra esperti in materia ed ha meritato la più grande attenzione da parte delle famiglie, dei docenti e degli alunni per le informazioni chiare e concise sulle malattie killer, nella convinzione della centralità di prevenzione e terapie, perché, per quanto sia stato fatto, le malattie dei bambini rimangono una realtà della vita, per le quali l’Organizzazione Mondiale della Sanità chiede di aumentare al massimo le coperture vaccinali nella speranza di ridurre le morti. Con il mio intervento ho illustrato lo spirito del lionismo che si manifesta in tante azioni di solidarietà verso i bisognosi, in primis dei paesi svantaggiati, spirito che, allo stesso tempo, intende promuovere lo sviluppo della persona attraverso momenti di informazione e di educazione. Prima di entrare nel vivo della trattazione del tema di notevole rilievo, hanno salutato e ringraziato i convegnisti, a nome della Comunità lionese e dell’Amministrazione Comunale, il Dirigente Scolastico Gerardo Cipriano, il Vicesindaco del Comune di Lioni Mimma Gallo, il Presidente del Lions Club Morra De Sanctis Alta Irpinia Angelo Gallicchio, il Presidente della III Circoscrizione Lions Antonio Fernando Zivolo. Al convegno hanno partecipato il Prof. Giulio Tarro, Presidente della Fondazione T.& L. De Beaumont Bonelli onlus per le ricerche sul cancro, scienziato selezionato quale miglior virologo dell’anno dall’Associazione dei Migliori Professionisti, Salvatore De Martino coordinatore scientifico III Circoscrizione, Rodolfo Trotta specialist distrettuale Malattie Killer- Distretto 108 YA. Il Prof. Tarro ha ampiamente e dettagliata-
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mente illustrato, attraverso la proiezione delle slide, gli aspetti e gli effetti negativi del problema, un problema che può trovare una possibile soluzione solo se c’è un forte legame associativo. Egli ha affermato che “MK onlus opera in Burkina Faso, nell’Africa sub-sahariana, una delle regioni più povere del mondo, dove l’aspettativa di vita media è di 52 anni e la mortalità infantile entro il 5° anno di vita è del 18%. MK propone il metodo per un cambiamento duraturo delle condizioni di vita, affinché nei villaggi assistiti si attivi un percorso auto-sostenuto di miglioramento socio-economico costante, in una comunità consapevole, con capacità di autonomia e sviluppo gestionali. Debellata la poliomielite o paralisi infantile, grazie soprattutto al vaccino orale di Albert Sabin, nell’ambito della virosfera dobbiamo considerare i virus che colpiscono soprattutto l’infanzia e per i quali fortunatamente esistono alcuni vaccini, come per l’epatite B, mentre per altri non sono ancora previsti come l’ebola, i virus erpetici (tranne il recente vaccino antivaricella zoster), il parvovirus B19 e la malaria che è causata dal plasmodium. Il tasso di natimortalità (ovvero rapporto nati vivi nati morti) in Campania nel 1992 era del 6,2 per mille (contro il 4,2 della media Italiana) 4 volte quello del Trentino-Alto Adige e quasi il doppio di quello della Lombardia e del Veneto. Il tasso di mortalità neonatale (tasso di decesso nel primo mese di vita) è tra i più alti d'Italia (7,3 per mille) e a Napoli spetta il record italiano (8,3 per mille). Infine la mortalità infantile nel 1995 segnava valori sensibilmente superiori a quelli medi nazionali (7,3 contro 6,1). La Campania, inoltre, si caratterizza per l’elevata incidenza di malattie infettive, quali tifo, epatite A, brucellosi, leishmaniosi. Nel gruppo delle malattie a trasmissione orofecale sono comprese l’epatite virale A, la febbre tifoide e la salmonellosi non tifoidea. Per l’epatite virale all’incidenza registrata per il 2008 è sovrapponibile quella dell’anno precedente. Tale andamento è dovuto al verificarsi sul territorio cittadino di due epidemie: la prima, che nell’anno 2007 ha interessato, in maniera omogenea, tutto il territorio di Napoli e la seconda che, nell’anno 2008, ha coinvolto, in maniera specifica, la popolazione nomade ospitata nei campi ROM di Scampia. Alcuni ceppi di E.coli sono responsabili di malattie quali infezioni del
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tratto urinario, meningite, peritonite, setticemia e polmonite, ma soprattutto dissenteria, che viene contratta principalmente da alimenti contaminati. La contaminazione può avvenire da carni infette non adeguatamente cotte, da latte non pastorizzato e formaggi derivati, e da altri alimenti contaminati da feci. Purtroppo, in circa il 6% dei casi, la patologia si complica evolvendo nella sindrome emoliticouremica (SUE o HUS in inglese), dovuta al passaggio in circolo della tossina. Poiché la mortalità della sindrome emolitico-uremica è del 3-5%, si può concludere che la mortalità da infezione di questo ceppo di E. coli (resistentissimo agli antibiotici) è di circa il 2-3 per mille. Se nei paesi del Terzo Mondo le malattie infettive trasmesse dal cibo sono una catastrofe, ormai così endemica che non riesce a guadagnarsi più spazio sui mass media, nei paesi occidentali queste malattie cominciano ad essere un problema serio ed in aumento. Negli USA, in Europa e Giappone ogni anno circa 80 milioni di persone vengono colpite determinando, tra l’altro, costi (per i pazienti, per i produttori di alimenti e per l'economia nazionale) stimabili intorno ai 9 miliardi di dollari ogni anno. Il 50% di queste infezioni sarebbero da addebitare alla Salmonella, per alimenti contaminati. Se la tubercolosi non costituisce oggi motivo di allarme in Italia, la situazione è molto diversa nei paesi dell'Europa dell'Est, in Africa, Asia, America latina, ove l'incidenza di tubercolosi continua in alcuni casi ad aumentare e si accompagna alla comparsa e alla diffusione di microbatteri multiresistenti ai farmaci antitubercolari (MDR-TB). Il perché di questa impennata è da addebitare alle condizioni di malnutrizione, degrado e miseria aggravatesi negli ultimi anni”. Salvatore Di Martino, coordinatore scientifico della III Circoscrizione, ha evidenziato il“ Perché noi Lions abbiamo scelto di aiutare i bambini del Burkina Faso”. Ecco 10 motivi: “ Perché il BF è tra i paesi più poveri dl mondo. Perché non ha accesso al mare. Perché la prevenzione delle malattie si fa soprattutto sul territorio. Perché c’è un buona presenza di club Lions che possono agire come interfaccia per le nostre opere. Perché tutto quello che facciamo deve essere interiorizzato dalla popolazione locale e non dobbiamo ritornare a sostenere le nostre opere che vengono affidate direttamente alle comunità. Perché il popolo del BF è molto legato al loro territorio e non vogliono emigrare. Per-
di Dora Garofalo
ché possano imparare a difendersi da soli e ad apprezzare il nostro aiuto. Perché sanno apprezzare il bene primario dell’acqua, dell’igiene e degli alimenti. Perché possano imparare a coltivare la loro terra con l’irrigazione a goccia. Perché quei bambini possano nutrirsi del bene della scuola e della formazione”. Articolato e significativo dal punto di vista lionistico è stato l’intervento di Rodolfo Trotta, specialist MK del distretto 108Ya, che ha illustrato “La Lotta alla mortalità infantile”, un service di rilevanza nazionale creato per diffondere nelle scuole e nella società la pericolosità di questo problema, i cui effetti possono essere ridotti proprio attraverso una campagna di informazione e formazione. “A tutt’oggi- ha ricordato l’ing. Trottaquesto service è sostenuto da più di 500 Lions Club del nostro Multidistretto e per realizzarlo, nel 2007, è stata fondata l’Associazione “MK Onlus” onde poter ricevere contributi anche da privati ed imprese e poter rilasciare loro regolare attestazione fiscale. MK Onlus si attiene scrupolosamente sia alle direttive impartite dal Lions Clubs International sia alle norme civilistiche e fiscali vigenti nel nostro Paese. L’Associazione MK Onlus, oltre alla campagna di informazione nel multidistretto ITALY, ha deciso di realizzare il service in Burkina Faso. Esso è “I Lions Italiani contro le Malattie Killer dei Bambini”.Questo è totalmente gestito dai Lions, sia italiani che locali, in accordo con le istituzioni pubbliche di quel Paese. L’Associazione è stata riconosciuta ONG dal Governo del Burkina Faso. Lo scopo del service è di ridurre la mortalità infantile assicurando ai più piccoli buone condizioni igienico sanitarie grazie alla fornitura di acqua potabile e di una alimentazione più ricca e più varia. I medici italiani volontari hanno inoltre effettuato test per lo screening del diabete. Nel corso dello scorso anno i Lions hanno portato a termine la costruzione di cinque pozzi e cinque orti didattici, con il sistema di irrigazione goccia a goccia”. Doveroso un ringraziamento a tutti i relatori per averci, ancora una volta, mostrato quanto sia grande il potenziale dell’essere umano che sfida se stesso per amore del prossimo. Dora Garofalo - specialist MK III Circoscrizione Lions
Ricerche
UN MEDICO DEL XVII SECOLO: CAMILLO
BOZIO
IL PRIMO MEDICO DI CAPOSELE
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l lavoro dello storico, a volte, è orientato a soddisfare quelle piccole curiosità che, se di per sé non gettano luce sugli avvenimenti della grande storia, tuttavia fanno sì che il mosaico della piccola storia di un paese come il nostro sia sempre più completo. Tempo fa mi chiedevo chi fosse stato il primo laureato di Caposele e, soprattutto, se esistesse qualche documento che attestasse il conseguimento del titolo. Ebbene, spulciando tra i documenti dell’Archivio di Stato di Salerno mi sono imbattuto in un faldone (Collegio Medico Salernitano, busta 29, f.li 9-10) al cui interno sono conservati i titoli rilasciati dal Collegio Medico di Salerno, erede della famosa Scuola Medica salernitana le cui origini risalivano all’XI secolo. Tra i vari documenti ho trovato un fascicolo relativo a un nostro antico compaesano, Camillo Bozio, il cui frontespizio riporta le seguenti parole: “Acta Doctoratus Philosophiae et Medicinae Domini Camilli Botio Caputsileris Provincia Principatus Ultra. 1688”. Camillo Bozio è il primo laureato di Caposele di cui si siano conservati gli atti relativi al conseguimento del
suo titolo in medicina. Non che prima di lui di medici non ce ne siano stati, sia chiaro; semplicemente di essi non sono stati conservati gli atti. Il fascicolo del Bozio, invece, si compone di dodici pagine scritte a mano sia in italiano che in latino, il cui contenuto è vario. Il primo documento che incontriamo è la petizione, scritta di proprio pugno dal candidato, rivolta all’Almo Collegio di Salerno, in cui egli chiede di poter essere ammesso al Dottorato: “Camillo Bozio, della Terra di Caposele della Provincia Principato Ultra espone alle Signorie Vostre come havendo studiato sette anni continui filosofia e medicina nelli publici studii di questa città, et pratticato con il Dottor Signore Matteo Maiorino, et desiderando ascendere al grado del Dottorato di detta Scienzia supplica le Signorie Vostre ammetterlo al dottorato di detta Scienzia ut Deus”. La petizione risulta essere rivolta all’illustre Priore del Collegio Salernitano, il Dottore Antonio Mazza. A questo documento seguono le testimonianze di due persone circa il giovane candidato. La prima è di un certo Giacomo Indelli di Oliveto,
del prof. Mario Sista il quale attesta “di conoscere molto bene il suddetto Camillo Bozio della Terra di Caposele (…) figlio legittimo e naturale di Vincenzo, il quale è di anni ventuno” e studia da sette anni nella Città di Salerno. Lo stesso testimonia anche un certo Sabato Burza di Salerno, il quale riporta, nella sua testimonianza, anche il nome della madre di Camillo, ovvero Camilla Palmieri, aggiungendo, circa il candidato, che “l’ha visto studiare in questa Città nelli presenti studii sette anni continui filosofia e medicina e pratticare con il Signor Dottore Don Matteo Francesco Maiorino”. Evidentemente, secondo la consuetudine dell’epoca, per accedere al titolo di dottore c’era bisogno di allegare alla domanda la testimonianza di due persone che attestavano che il cursus studiorum del candidato fosse stato correttamente espletato. Oltre a questi documenti troviamo nel fascicolo anche un atto di natura ecclesiastica, rigorosamente in latino. Si tratta di un certificato di battesimo estrapolato dal Registro della Parrocchia di Caposele, firmato dall’Arciprete del tempo, don Francesco Cu-
stode il quale - lascio il testo in prima persona - “perquisito libro baptizatorum huius meae Maioris Ecclesiae in folio 100 a tergo in rubrica tertia” testimonia che Camillo Bozio era stato battezzato il 7 Agosto 1667, avendo avuti come padrini Antonio Santolo e Angela Caputo. Ora, il Registro più antico in nostro possesso risale al 1748. Grazie a questa testimonianza sappiamo che a Caposele vi erano altri registri dei battezzati, tra cui questo della seconda metà del ‘600; registri che, purtroppo, sono andati definitivamente perduti. La petizione fatta dal Bozio ebbe esito positivo: il 26 Settembre 1688, infatti, il priore Mazza, esaminati tutti i documenti, ascoltata la difesa fatta dal candidato dinanzi a tutti i docenti del Collegio Medico di Salerno, dichiarò Camillo Bozio, “cum magna laude, et summo honore”, dottore in Medicina. Il primo di una lunga serie di medici che hanno illustrato la storia del nostro piccolo paese. Serie che, si spera, continui sempre in questo modo: ‘cum laude et honore’.
Il riscaldamento globale
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uali obiettivi devono raggiungere l’economia, la politica e la società per la sopravvivenza del Pianeta? Secondo l’IPCC (Intergovernmental Panel in Climate Change) dell’ONU, per limitare il riscaldamento globale a 1,5° C le emissioni di carbonio dovranno diminuire del 45% entro il 2030, fino ad azzerarle entro il 2050. Il Rapporto GreenItaly 2018, di Fondazione Symbola e Unioncamere, patrocinato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e promosso in collaborazione con il Conai e Novamont , invita a valutare questi dati a livello mondiale e ricorda che i mutamenti climatici hanno effetti sul futuro. La consapevolezza cresce nelle imprese e la politica dovrebbe essere più accorta. L’esempio che ci viene dagli Stati Uniti d’America non è certo incoraggiante. Ma guardando alle altre nazioni: in Germania i Verdi sono in ascesa, la Cina invia segnali di consapevolezza ambientale. La prestigiosa rivista Nature ha selezionato gli 11 ricercatori emergenti più influenti nel mondo della scienza (tra cui due italiani), e alcuni di loro svolgono ricerche in campo ambientale.
I Premi Nobel per la Chimica e per l’Economia assegnati nel 2018 sono colorati di verde. L’Italia fa la sua parte. Le nostre aziende hanno la capacità di cogliere il cambiamento prima degli altri e capire che il green conviene. L’Italia è molto migliorata come input energetico, utilizzo di materie prime ed emissioni atmosferiche, un po’ meno per la riduzione dei rifiuti semplicemente perché andava già molto bene. Sul fronte strettamente economico, il green paga in termini di maggiore export, occupazione e innovazione per le imprese, ovvero in crescita del fatturato. Senza dimenticare che green economy significa rispetto per l’ambiente, tutela del territorio e delle sue risorse. Il valore dell’economia verde è cresciuto negli ultimi anni, e continua a crescere, anche se fino ad un certo punto era visto con una certa ostilità. L’Enel sta facendo un graduale e impegnativo passaggio dalle fonti fossili – che avrà eliminato nel 2050 – alle energie rinnovabili, che si stanno rivelando più competitive. Purtroppo c’è ancora una “economia deviata” che vuole impedire il decollo di quella circolare. Servono quindi regole e vincoli precisi per tutelare le aziende vir-
di Angelo Ceres tuose che esistono, anche al Sud. In Irpinia in termini di rinnovabili diamo molto. Basti pensare all’eolico. Ma, oltre ai generatori presenti, è impensabile immaginarne altri. Oltretutto è un settore che è sotto gli occhi della criminalità. L’altra fonte rinnovabile è l’energia idroelettrica con impianti a bassissimo impatto, a patto e condizione che ci sia un’accurata visione strategica con investimenti che mirino alla tutela dell’ecosistema. Abbiamo la fortuna di trovarci in un territorio dove la natura è molto generosa ma molto spesso viene depredata. Foreste: legna, ossigeno, contenimento del rischio idrogeologico, abbattimento, con quote significative, di anidride carbonica. Acqua pura ed incontaminata, pronta per l’utilizzo umano, senza bisogno di ulteriori tecnologie (e quindi di aggiuntivi consumi energetici) per depurarla. Che valore economico vogliamo attribuire alla produzione di queste risorse?
Infinite! Caposele ha un ruolo privilegiato ed importante non solo per la sua risorsa principale, mai scontata, ma anche per la prossima produzione di energia elettrica pulita. Pragmatismo, conoscenza e vocazione del territorio sono i punti cardini su cui i governanti dovrebbero soffermarsi, ma non lo fanno. La soppressione del Tribunale forse è l’esempio lampante della visione miope della politica. Ed il progetto pilota sarebbe stato un ottimo strumento di gestione lungimirante. Sarebbe stato! A questo se si aggiungesse, come ho più volte ripetuto, una fiscalità di vantaggio per le aree interne accompagnata da una regolamentazione più attenta verso le risorse naturali che tenda, oltre ad una maggiore tutela, ad una loro implementazione, si avrebbero delle ricadute positive. L’Irpinia ha ancora molto da dire.
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Atualità
In un Mondo di Dolore Scegliete Consapevolmente di Creare l’Amore” Convegno: Stop alla violenza sulle donne
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’ questo il messaggio che ha voluto lasciare l’artista e autrice, Mirella Merino, il 03 dicembre 2018 al Convegno-Spettacolo organizzato dal Comune di Conza della Campania (AV), presso l’Aula Consiliare, in collaborazione con il presidio scolastico di Calitri e i distretti di Conza-Cairano- Sant’Andrea, in occasione della Giornata Stop alla Violenza Sulle Donne che si è conclusa con l’inaugurazione della Panchina Rossa presso il Corso XXIII Novembre 1980. Molteplici sono stati gli interventi istituzionali, fra i quali il Presidente del Consiglio Regionale della Campania Rosetta D’Amelio e il Presidente dell’Osservatorio sul Fenomeno della Violenza sulle Donne Rosaria Bruno, per affrontare in modo innovativo, un tema ancora scottante, come quello della violenza, in una società che da diversi anni, crea e muove idee politiche per le “Pari Opportunità.” Il testo ovviamente parla da sé e per quanto possa essere o non essere piaciuto, e/o condiviso da tutti, mette in evidenzia una violenza celata, ben diversa dalle urla e dai pianti di dolore che spesso si sentono e non si ascoltano, dai lividi sul viso e sul corpo spesso nascosti per paura di denunciare chi si ama o si è amato, e che induce a chiedersi: “ Ma cos’è l’Amore?” e dagli
sguardi spenti dei bambini che smettono di sorridere o che si trasformano, a loro volta, in ciò che hanno vissuto. La visione poetica va oltre… e parla della Luce di Coscienza, e a mio avviso oserei dire che si tratta quasi di una provocazione, il modo in cui è stato affrontato questo tema, da parte dell’autrice, visto che dove molti perseverano sulla parola e il tema violenza, lei ha voluto regalare e condividere la sua visione, in modo completamente differente. Inoltre, per poter al meglio esprimere le passioni che la contraddistinguono da sempre, l’artista ha lasciato ampio spazio alla creatività dei bambini e dei ragazzi delle scuole, durante la lettura del suo componimento, integrando con la stessa semplicità in cui svolge un gioco, la loro sensibilità: tanti cuori colorati sono stati apposti su una tela tinta dai colori del nero e del rosso, proprio per evidenziare il titolo della sua performance (nata dalla scambio di idee con il Consigliere Comunale Giuseppina Nadia Tufano). D’altronde chi segue come me, da alcuni anni Mirella Merino, sa che lei osa muoversi nell’ambito artistico-letterario e culturale-sociale con idee originali e creative, basate sulla sensibilità dell’animo umano: qualità spesso ignorata e
di Mirella Merino
snobbata in un mondo che ha scelto da diverso tempo, la divulgazione di altri valori e ideali in tanti ambiti dell’esistenza e, a cui invece dovremmo ritornare per la Vera Evoluzione dell’Umanità. Luce Di Coscienza Io Sono la Voce spesso Inespressa… Io Sono il Suono quasi mai Ascoltato… Io Sono quella Parola Fuori Moda E la Forza Invisibile che muove i Fili dell’Esistenza Umana. Io Sono in ogni Battito, Respiro, Pensiero e Azione. Limpida e trasparente come l’Acqua di Sorgente e Irruenta come la Tempesta. Quel Fuoco Accogliente che Riscalda… E la Passione Travolgente che Induce il Movimento della Vita. Io Sono anche, la Custode dell’Oscurità dell’Animo Umano, Colei che si Evita…perché fa troppo Male per il Dolore da Affrontare. Mi nascondo nei Sorrisi… e nelle Lacrime Soffocate… Celate, dietro l’Apparente Realtà di una Vita Perfetta. Ahimè, quant’Inganno c’è Oltre il Velo di Tante Illusioni… Ed Io Vedo solo tanta Mancanza
D’Amore. Io Sono la Rosa Mistica della Mia Gente, Nera o Bianca, a seconda dell’interpretazione dei significati della parola Famiglia E del Cerchio della Vita che chiamate Destino: “A molti piace così tanto, semplicemente perché ci buttano dentro ciò che gli conviene!” Io Sono la Via, la Verità e la Vita… Per comprendere quell’Amore Infinito in cui vibra l’Universo, E Grazie al Quale, Ognuno di Voi è Qui e Adesso! Il Mistero è nascosto nella Profondità del Mio Sguardo... Riflesso in ogni Persona che incontrate nel Vostro Viaggio e che sovente Non Guardate. Mi chiamo Luce Di Coscienza… e sono Sorella della Purezza, della Vera Bellezza e della Coerenza, E so bene che Chi Non Osa Scegliermi è solo un Portatore di Violenza il cui fine è Distruggere la Speranza, Pertanto Vi invito a Scegliere in un Mondo di Dolore di Creare Consapevolmente l’Amore!
Influssi benefici e malefici
C
i sono persone che diffondono il buonumore. Basta incontrarle, scambiare qualche parola , per sentirsi immediatamente rinfrancati. Eppure queste persone non hanno risolto i nostri problemi, non ci hanno prestato dei soldi, né ci hanno elargito buoni consigli. Ma per qualche strano gioco psicologico, ci sentiamo meglio con loro. Molto probabilmente tali persone nemmeno lo sanno di possedere una simile dote benefica; la posseggono e basta. Al contrario ci sono persone che, al solo vederle, ci mettono di malumore. Ma se il magico delle potere delle prime è inspiegabile, l’influsso negativo delle seconde ha radici più precise: queste persone parlano, sempre e soltanto di se stesse e dei loro guai. Li elargiscono a piene mani, scaricandoli addosso allo sfortunato, che le ha incontrate, opprimendolo senza, d’altra parte, lenire le proprie pene in modo sostanziale. Sembrano non sapere che, per ascoltare i problemi altrui, è bene rivolgersi agli psicanalisti che sono più adatti a consigliarli professionalmente. Noi, comuni mortali, non siamo per
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niente preparati a farlo. Le brutte cose della vota ci addolorano ed hanno il potere di tingere di nero tutte le ore della giornata ma purtroppo siamo incapaci di sanare le sofferenze nostre e altrui. Per questo quando incontriamo qualcuno che incomincia a raccontarci le sue pene viene voglia di correre via vista l’inutilità del nostro ascolto. Non lo facciamo per educazione e perché coloro che per abitudine affliggono il prossimo sono permalosi e non ci perdonerebbero l’offesa. Sono anche egoisti e poco educati. Guai ne abbiamo tutti, Anche la persona apparentemente più serena, con il sorriso stampato sulle labbra, in fondo all’animo nutre qualche preoccupazione, nasconde qualche problema. E’ la vita stessa che fa sì che non non tutto possa andare sempre bene. Le regole del saper vivere consigliano di tenere i propri guai per sé. E se proprio qualcuno si interessa sinceramente ai casi nostri, possiamo farne un accenno di sfuggita senza indulgere in particolari inutili. Un campo tipico nel quale la fantasia del divulgatore di cattive notizie si alimenta è quello delle malattie.
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Descrive ogni fase della propria malattia, dai primi sintomi all’esito finale e mentre parla, il suo sgusrdo si infiamma di soddisfazione, come se la sua guarigione iniziasse soltanto ora, nel momento in cui ne parla. E che dire delle pene d’amore? Molti quando sono lasciati dalla fidanzata sembra che non vedano l’ora di incontrare qualcuno per narrargli tutte le proprie angosce. Con dettagli che risalgono da momento dell’incontro con l’infedele alle varie fasi della storia d’amore fino all’amara conclusione. E guai al malcapitato che ha la sfortuna di incontrare uno di costoro e che magari ha fretta o non ha voglia di ascoltare perché no può fare altro che stare a sentire. Inutile ogni tentativo di scantonamento. Se tenta di liberarsi, dicendo che deve andare via per impegni, lo sciagurato si offrirà di accompagnarlo. Tutto pur di continuare a narrare i passaggi della sua storia e della sua infelicità. E alla fine chiederà consiglio al suo forzato ascoltatore il quale non potrà o saprà rispondere. L’ammalato guarito o l’innamorato
di Rodolfo Cozzarelli deluso sono due casi limite d’accordo, ma la tendenza ad affliggere gli altri con i propri problemi è molto diffusa nonostante che le regole del saper vivere consiglino di parlare, il meno possibile in qualunque circostanza, dei fatti propri piacevoli o spiacevoli che siano. Gli argomenti, a saperli trovare, sono milioni, e tali da consentire qualunque forma di conversazione. Soltanto se qualcuno vi è veramente amico, e disposto ad ascoltarvi potrete accennare a qualche vostro malanno. Ma molto brevemente e senza insistere sull’argomento. Farete un grande favore alla persona amica, evitando di rattristarla con la petulante esposizione dei vostri dolori, e lo farete soprattutto a voi stessi comportandovi da persona bene educata, sfuggendo così alla categoria degli individui che abbiamo tanto biasimato.
I proverbi costituiscono un bene culturale legato alla storia
delle tradizioni popolari.
Nei proverbi tutti possono identificarsi, scoprendo qualcosa di sé e rivisitare così, i
di Cettin
propri pensieri e la propria
a Casale
esperienza di vita.
continuiamo insieme ad arricchire il nostro catalogo
DETTI Chi nun si fac li cazzi sui, mor’ ‘mbisu IL VOCABOLARIO PAESANO
di Agnese Malanga
PASONNA SCIOCCA N'FUNF'TIA'
MORMORARE
FUIUTU
SCAPPATO
ACQUIARISCI
SCIACQUARE
SBUTTULONU
SPINTONE
CARRUCCHIANU AVARO ZI'NZULU
STRACCIO
CRIA
NIENTE
N'CUTUGNATU PICCHIATO MARUCA
LUMACA
BAFURCHIO
SCIOCCO
TAN'MENT
GUARDARE
NETTA
PULITA
PARPAGNOLA
PROSPEROSA
STAMBATA
CALCIO
PILUSCIU
PELLICCIA
SACRESU
IMPROVVISO
VIOCCIULU
VIOTTOLO
ACCRIANZATU
EDUCATO
STUTATU
SPENTO
Faci cum’ a la gatta: caca e cummoglia La zita è pronta e lu sposo nun arriva Ti sacciu piru a la vigna mia Quannu mai li zingari a met’ O canto o porto la croci La cipodda mancu li cani l’addor’n La femm’na senza piettu, è cumm’ a na cristalliera senza piatti
Addù arrivi mitti lu zippu Quannu li piaci na cosa s’llecca lu mussu Ci sap’ fulà, fula puru cu nu spruòcculu Ha fattu f’tecchia Fatti li cazzi tui … ma si truovi chi t’ r’ fa ffa
Lu patraternu è lungariellu ma nun è scurdadriellu R’ figlie femm’n anna cresc’ sotto la pett’la r’ la mamma Fammi fattore p’ n’anno ca r’ventu ricco Lupi e mariuoli, escen’ r’ nott’ S’è arr’dduttu a li pieri r’ Pilato
Prima r’ tras’, pan’ e casu, roppu trasutu pan’ assulutu S’ ne assutu cu na manu nnanzi e nata arretu S’è arr’dduttu a li pieri r’ Pilato Astipa ca truovi
CARR'TIELLU
La mamma r’ li strunzi è semb’ prena ROCCHETTO DI FILO
CANNACCA
COLLANA
L'QUESTA
DI SCORTA
N'ZIEMU
INSIEME
SCUTA'
ROVISTARE
S'RR'TIZZU
STANTIO
Casu r’ pècura e r’cotta r’ crapa
SCURMA'
Chi annanzi si mett’, ar STRASBORDARE retu si trova
P'LEBBR'CA
SCHEGGIA
A'BB'TU
VESTITO
ZAMBRIA'
CALPESTARE
Si cammini guardann’ a rret’, futti cu lu mussu n’derra
L’esperiena vence la scienza
La matassa r' Capussela
Chi mangia sulu s’affoca Chi nun è buonu p’ lu rre, nun è buonu mancu p’ la regina Addù lu chianghieru n’uòssu lu truovi semb’
SCUSCIULENTU PIGRO CERZA
GHIANDA
PUSTALU
AUTOBUS
N'DRIEP'TU
LENTO
CHIATRATU
GELATO
Quiru ca pàa è semb’ lu cchiù fessa callar’ e callar’ nun si tèngen’
Riss’ ron Giuvannu: lu fècutu nun è carn’ ind’ a lu saccu nun si cond’n r’ noci
La veccchia sin foca!
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Racconti
CLEMENTINO SCENDE A CAPOSELE
E
' una splendida mattina di agosto. Clementino si sveglia dopo una lunga dormita. Un sonno profondo, grazie al letto particolarmente comodo. E un cuscino morbido così non l'aveva mai provato. Sarà un modello nuovo di zecca. Oppure prodotto di qualche azienda del Sud. Di sicuro una piccola azienda, a gestione familiare, con una distribuzione limitata. Clementino, lassù, era abituato al rumore del traffico notturno, ed allo strombazzare degli autobus del mattino. Ma qui a Materdomini sembra di essere in Paradiso. Si sente solo il cinguettio di famiglie di passeri e, pensa Clementino, specie di uccelli rari e sconosciuti. Uccelli sopravvissuti allo smog e alla mancanza di cibo biologico. Di certo una spedizione scientifica riuscirebbe a scoprire forme di vita uniche. Un uccello potrebbe chiamarsi con il suo nome, magari “Passerus Clementinum”, oppure “Merlus Materdominensis”. Insomma, preso da questi pensieri Clementino si prepara ad uscire dalla camera. Si lava i denti e fa una breve doccia. Nota subito che l'acqua dai rubinetti esce molto freddina. Clementino pensa che lo scaldabagno sia stato spento dall'albergatore, sicuramente per risparmiare sulla bolletta. Che cavolo, potrebbero investire un po' di più nel periodo turistico. Poi l'acqua si riscalda e può completare le pulizie di sorta. Un po' contraddetto e spazientito si riversa nel salone. Spera di trovare un'abbondante colazione già pronta, con caffè, succhi di frutta, biscotti e dolci, croissant e nutella. Invece nulla di tutto ciò. Clementino sta per imprecare quando dalla porta della cucina riappare la signora del giorno prima. Molto elegante e vestita all'occidentale. Di sicuro non si tratta di un'araba. Al massimo potrebbe appartenere all'harem di un capo. Magari una ricca italiana finita in un giro di miliardari. Ad ogni buon modo la signora consiglia Clementino di fare colazione in uno dei tanti bar del paese. La signora spiega
LA SORGENTE
che per motivi di organizzazione e per avere dolci e croissant di mattinata è preferibile rivolgersi a chi lo fa di mestiere. Clementino è prossimo ad una crisi di nervi. Addirittura crede sia un complotto di un qualche capo clan arabo, a lui sgradito. Forse il caffè o il cappuccino sono considerati cibi impuri. O la spremuta comporta sacrilegio. Ma si mantiene calmo. Farà a meno della colazione in albergo. Ma non alla colazione. Tutto imbronciato, saluta a stento la donna. Tornerà al tramonto per la cena. Pensa così di far piacere all'albergatore. Secondo Clementino la cena è il pasto più importante nel Sud, ed il riferimento al tramonto può risultare bene augurante. Uscito dall'albergo nota che la sua auto noleggiata e parcheggiata, non presenta nessuna rigatura o botta ai parafanghi. Non presenta scritte offensive sui finestrini o gomme bucate. Che strano. Clementino era sicuro che al Sud un'auto nuova non durasse intera una sola notte. Di sicuro la lobby degli assicuratori e dei carrozzieri lavorano a braccetto. Ma così non è. L'auto è integra e stranamente pulita. Per evitare rogne con le famiglie, forse arabe, che popolano Materdomini, Clementino preferisce fare colazione a Caposele. Potrà così concentrarsi sulla Terra dei Padri, e visitare i luoghi magici che sogna da un anno, fra tutti le mitiche Sorgenti del Fiume Sele. Si mette in macchina, attiva il tomtom, e parte. Il sistema satellitare, chissà perché, propone più percorsi, uno più lungo, l'altro più rapido e breve. Questa è bella, dice Clementino. Pensava che al massimo esistesse un solo cammino per Caposele. Anzi, magari ad un certo punto l'asfalto avrebbe ceduto allo sterrato e al brecciolino. Intere selve ed arbusti sempreverdi a nascondere il tragitto. Ed invece ben due percorsi. Preferisce optare per quello più breve. Così potrà risparmiare benzina ed evitare villaggi di popolazioni locali, magari aggressive e pericolose.
Il canale audio che è possibile recuperare sui server collegati al nostro account, ha all'interno una serie di tracce che riguardano le presentazioni de "La Sorgente" suoni, tradizioni (campane della Chiesa Madre; processioni, bande) e altro che possa essere un ricordo audio da conservare.
https://soundcloud.com/ stream
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di Michele Ceres '76
Poco dopo la partenza da Materdomini Clementino arriva ad un incrocio. Le indicazioni dicono di scendere. Ma già teme per il suo viaggio. La discesa è ripidissima. Mancano i guardrail e le linee segnaletiche. Non esistono cunette. Sulla destra si erge una struttura inquietante. Alta due piani e dal tetto in legno. Ha una sagoma molto simile alla Chiesa a forma di tenda, che si eleva dall'altro lato della valle. Sarà l'abitazione di un capo tribù? O un luogo sacro dove si svolgono riti misterici, o sacrifici di un qualche genere? A rendere inquietante la struttura lo stato di abbandono, con intonaci malandati e calcinacci un po' dovunque. Fattosi coraggio e controllato il tomtom, Clementino si dirige verso Caposele. La strada continua a scendere con pendenze impressionanti. Il fondo è asfaltato ma pieno di buche. Che ci sia stata una guerra tra bande da queste parti? Forse trappole e marchingegni per bloccare il nemico? La strada si allarga e si restringe in continuazione, come se fosse stata progettata più volte. I bordi pieni di erba. Clementino comincia a temere il peggio. Teme addirittura che questo strano paese chiamato Caposele non esista affatto. Che sia un'invenzione dei clan di Materdomini per giustificare l'anomalo incremento di popolazione? Nonostante le condizioni terribili del manto stradale, tutt'intorno sorgono ville e villette a schiera, interi quartieri di palazzine dai colori vivaci. Di certo ci abitano i capi più ricchi. Quelli prescelti dal Consiglio dei Saggi. O imposti da qualche himam dopo la lettura delle Sacre Scritture. La cosa strana è l'ingresso di queste abitazioni. Tutte si innestano sulla strada dissestata, e tutte in piena curva. Con estremo pericolo per il traffico, pensa Clementino. Forse soltanto i più ricchi possiedono auto. Quindi in mancanza di traffico, possono circolare a loro piacimento. Man mano che scende verso a Caposele il paesaggio cambia. La valle di
Materdomini lascia il posto ad una montagna che sembra voler collassare. Una delle propaggini di questo monte si avvicina così tanto alla strada da volerla toccare. Dove mai si troverà questo comune, pensa Clementino? Proprio a questa domanda, dopo una delle tante curve, sbuca in fondo un abitato. A prima vista ricorda un Presepe di Natale. Un Presepe costruito in modo disordinato, con case addossate, più alte alcune, più basse altre. In colori pastello. Un paese completamente diverso da Materdomini. Sarà stato voluto da un Clan nemico dei Materdominesi. Forse un Clan laico, ateo, o addirittura eretico. Qualcosa di strano deve aver costretto questo Clan a nascondersi dalla vista di Materdomini, e del mondo intero. Una cosa è certa, dice Clementino, la lingua, le tradizioni, la cucina, le attività di questa popolazione devono essere diverse da Materdomini. La cosa comincia a piacergli. Nel pensare tutto ciò Clementino arriva al termine della discesa, ad un ponticello che attraversa un ridente fiumicello. In realtà Clementino crede sia un ruscello, un piccolo rivolo d'acqua, al massimo un affluente del Fiume Sele. Non il Fiume Sele. Troppo poca l'acqua. A meno che i Clan di Caposele abbiano deciso di sottrarre acqua a Materdomini. Magari per ripicca o soltanto per imporre dazi ed ammende. Ma si è fatto tardi. Clementino comincia a sentire fame. Vuol fare colazione. E' certo che a Caposele i croissant ed il caffè saranno molto più saporiti che a Materdomini. E di sicuro i Caposelesi, i suoi avi, favoriti dalla posizione geografica, saranno gentili e saggi, almeno quanto i Materdominesi.
Ricerche
IL NOSTRO DIALETTO
NOI...E IL TEDESCO
CAPOSELESE
ORIGINE
SIGNIFICATO
Z'ZZA'
SETZEN
sedersi
GRIENZI
GRENZEN
confine
NIX
NICHT
niente
SCIAMMARIA
SCHOMBERG
giaccone
SCIARRA'
ZARR
litigare
SPRUOCCULU
SPROCK
legnetto
TACCARIA'
TAIKKEN
spezzare
VRENZ'LA
VRANDLE
straccio
ZEPPA
DIOPEL
turacciolo
SPASSU
SPASS
gioco
SPARAGNA'
SPAREN
risparmiare
TRINCA'
TRINKEN
bere
UALL
WALD
bosco
ABBRUCA'
ABRUKEN
danno
ACCURCIA'
ABKURZEN
ridurre
PRESS'CA
PFIRSICH
pesca
TOFE
TOFFEN
pelato
AIMU
HAIM
azimo
ATTANU
ATTANIS
padre
BRAIDA
BRAIDEN
terreno
GAVITONI
GAVAH
sorgente
UARDIA
WARDH
guardia
di Alfonso Merola
IL TEDESCO ovvero LA LINGUA SMARRITA
À
meno che una lingua non sia base e struttura di un dialetto, gli idiomi legati ad eventi storicamente circoscritti ad un ' epoca molto remota lasciano scarse tracce nelle parlate locali. È il caso delle cosiddette lingue germaniche che a partire dalle invasioni barbariche una qualche influenza l'hanno avuta nei dialetti meridionali. Ne consegue,perciò,che la sua presenza nel nostro dialetto è rarefatta ,cioè ridotta a scarsissimi elementi lessicali, per lo più arcaici . In genere una lingua dominante si radica in un dialetto solo se la sua attestazione non è eccessivamente datata e si insinua attraverso un continuum di lingue affini. D'altronde la storia (non solo medievale) ci attesta che lo dominazioni germaniche in senso lato si sono stabilizzate in forma statuale prevalentemente nel Nord-Nord/Est d' Italia (dove il tedesco conserva ancora vivacità) A Sud ,invece,il germanico non si è del tutto estinto e sopravive nei toponomi e nell'onomastica.
Uno scorcio di Caposele centro storico risalente agli anni '50
Tradizioni Folclore e Superstizioni
Q
uesto simpatico, o antipatico, spiritello è presente in Irpina e in tutta l’Italia meridionale, con molti nomi simili, a seconda dei dialetti. Il “Ciantotero” di Sturno a Lioni è “lo Scazzamaurieddo”. La probabile etimologia del termine deriva dal verbo “scazzà”: schiacciare dal latino “captare” - e dall’antico germanico “mara”: fantasma. Risalendo alle origini, Petronio Arbitro, Plinio, ed altri hanno scritto di uno spirito chiamato “Incubo”, ed in francese lo ritroviamo nel termine “cauchemar”: incubo - fantasma A Calitri si chiama “Scazzamauriegghi”, a Montecalvo Irpino “Scazzamauriello”. In Abruzzo “Mazzamauriello”: ammazza Mori - dal Latino Mauri – A Caposele si chiama “Scazz’marieddu”, scorazza nei sottotetti facendo dispetti ed incutendo paura e spavento. Un’altra variante è “Scazzamurrieddhru". In Puglia troviamo "Lu Laurieddhu”, nome che potrebbe provenire dai “Lari”, protettori della casa, ma potrebbe discendere anche dal termine "laure": grotte e cavità naturali, un tempo abitate da mo-
naci anacoreti orientali che, per sfuggire alla persecuzione iniziata da Leone III, tra l'VIII e XI secolo si insediarono nel Salento - anche nelle grotte dell'Irpinia - e ciò potrebbe spiegare perché questo folletto era chiamato anche Munaciello o Monacieddhru. A Napoli ‘O Munaciello, o Monaciello si arricchisce di colore e superstizione. Matilde Serao scrisse in “Leggende napoletane” (1881): «Chiedete ad un vecchio, ad una fanciulla, ad una madre, ad un uomo, ad un bambino se veramente questo munaciello
esiste e scorazza per le case, e vi faranno un brutto volto, come lo farebbero a chi offende la fede. Se volete sentirne delle storie, ne sentirete; se volete averne dei documenti autentici, ne avrete. Di tutto è capace il munaciello…» Secondo la Serao il munaciello era un personaggio realmente esistito. Durante il regno di Alfonso V d'Aragona (1445) da un amore impossibile tra la figlia di un ricco mercante ed un garzone, in un convento della zona nacque un bambino piccolo e deforme. La madre per voto lo vestì con un abito da monaco, e questo diede origine al suo nome. Il suo aspetto con corpo piccolo e testa grande destava stupore e disprezzo, e si aggirava per le strade di Napoli ricevendo derisione e repulsione. La superstizione e l'ignoranza contribuì ad attribuirgli poteri soprannaturali benevoli o malevoli. Il munaciello scomparve misteriosamente, forse assassinato, e restò la convinzione che fosse stato portato via dal diavolo. Nel folclore di un vasto territorio cambiano origini e nome di questo spiritello, ma restano punti in comune: l'aspetto deforme, i vestiti strani, e la convinzio-
di Milena Soriano ne che a volte abiti le case, spaventando le persone cattive con dispetti, o facendo regali, anche in denaro, a quelle buone, ed ancora oggi, a Napoli e zone limitrofe, c’è la convinzione che alcune abitazioni siano infestate dal munaciello. Il folletto ha interessato letteratura, cinema, teatro ed altre forme d’arte, anche straniere, e nei negozi di souvenir dei luoghi turistici si può trovare la sua rappresentazione in ceramica o terracotta, riprodotta secondo la tradizione del posto. Ma la sua immagine più appropriata è espressa in “Questi fantasmi!”, commedia teatrale di Eduardo Di Filippo, in cui la cruda realtà della vita è fusa con sarcasmo con la superstizione, e regali ed apparizioni di un amante segreto sono giustificati dalla presenza di un improbabile munaciello! Anche la letteratura, film di animazione e giochi interattivi per bambini, popolati da Gnomi, Fauni, Folletti, Puffi, Trolls...contribuiscono a tenere in vita antiche tradizioni in forme moderne ed adeguate ai nostri giorni.
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Storia
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La Grande Guerra a Caposele
el centenario della cosiddetta vittoria nella Prima Guerra Mondiale è stata deposta l’ennesima corona di fiori ai piedi del monumento ai caduti in piazza Sanità. Anche Caposele, come ogni comune della nostra Penisola, ha offerto il suo tributo di sangue a quella carneficina e il nome dei nostri soldati è inciso su quel marmo. Ogni nome ha una sua storia, che nessuno ormai tramanda più, e che quindi si è persa nel tempo insieme ai volti di quei giovani, alle sofferenze, agli atti di eroismo. Valga per tutti il più alto in grado di quell’elenco, il giovane capitano medico di complemento Giovanni Petrucci. Negli archivi dell’esercito si legge la motivazione della sua medaglia d’argento al valor militare. “Durante due giorni di intenso bombardamento, in un posto di medicazione soggetto al tiro di artiglieria nemica, con animo serenamente calmo, con lena ammirabile e con sprezzo del pericolo, attendeva la sua opera, medicando e sgombrando numerosi feriti che incessantemente affluivano dalle linee di combattimento. Fulgido esempio di coraggio e di alto sentimento del dovere, ferito gravemente, moriva all’ospedale da campo.” Eppure, ogni nome di quell’elenco ha la sua storia tragica in quel massacro che fu definito la Grande Guerra. A distanza di un secolo, è giunto però il tempo di ricordare anche i caposelesi che quella guerra rifiutarono di combattere. Nel libri di storia che abbiamo letto durante le scuole dell’obbligo era raro che si ponesse l’accento sui disertori o sui renitenti alla leva: su coloro che fuggirono dalle trincee, arrivando persino a consegnarsi al nemico, e su coloro che non si presentarono affatto alla chiamata alle armi. Il malessere dei soldati, che in gran parte provenivano dalle campagne, in parte era dovuto all’estraneità rispetto alle ragioni del conflitto: immaginiamo quanto doveva sembrare lontano il confine con l’Austria a chi non si era mai spinto oltre la pietra di San Vito. Le durissime condizioni della guerra in trincea, le armi moderne come i gas tossici, l’uso per la prima volta dell’aviazione, provocarono inoltre un rifiuto quasi naturale al conflitto, soprattutto tra le masse contadine, strappate alle proprie terre e portate al fronte senza sapere neanche perché. Per comprendere pienamente quanto fosse dura la vita in trincea, si consideri che in tanti – pur di sfuggire alla guerra – si autoinflissero delle ferite. I casi più comuni furono quelle da arma da fuoco, procuratesi su un piede o su una mano in modo da ottenere perlomeno una licenza dalla prima linea di alcune settimane. Ma non mancarono casi più gravi come bruciature, lesioni agli occhi e alle orecchie, gonfiori provocati da iniezioni sottopelle e l’assunzione di medicinali
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che potevano provocare delle reazioni allergiche. Il clima della trincea, tra malattie e tiri dell’artiglieria nemica, ben si comprende dalla lettura della Circolare del 28 settembre del 1915 a firma del generale Cadorna: “Chi tenti ignominiosamente di arrendersi o di retrocedere, sarà raggiunto – prima che si infami – dalla giustizia sommaria del piombo delle linee retrostanti o da quello dei carabinieri incaricati di vigilare alle spalle delle truppe, sempre quando non sia stato freddato prima da quello dell’ufficiale.” Un anno dopo, in un telegramma inviato a tutti i reparti militari sul fronte, quel generale che trattava gli esseri umani come carne da macello intimava: “Non vi è altro mezzo idoneo per reprimere i reati collettivi che quello della immediata fucilazione dei maggiori colpevoli, e allorché l’accertamento dell’identità personale dei responsabili non è possibile, rimane ai comandanti il diritto e il dovere di estrarre a sorte tra gli indiziati alcuni militari e punirli con la pena di morte.” Ecco quindi che – prima ancora di essere spediti al fronte – molti fuggirono all’estero, possibilmente oltreoceano, dove le possibilità di essere catturati erano minori. Dalle nostre parti, dove le zone rurali erano più abbondanti e la presenza dello Stato meno capillare, i ragazzi sfuggiti alla leva si organizzarono nelle campagne sopravvivendo tramite degli espedienti. 3/12/2018
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Immagine
di Alfonso Sturchio
Il primo caposelese ad essere processato per renitenza alla leva davanti al Tribunale di Sant’Angelo dei Lombardi fu Zuccaro L. nel 1916. L’anno successivo furono condannati anche Rosamilia G., Santamaria G. e Russomanno G. ed i fascicoli dei loro processi sono ancora conservati presso l’Archivio di Stato di Avellino (buste nn.704, 679, 683, 685). Per ultimo, a guerra oramai conclusa, fu condannato Nesta L. Ma i loro casi non erano certo isolati né a Caposele né nel resto della Penisola. In tutta Italia, furono comminate oltre 370.000 condanne per renitenza alla leva, un numero tanto alto che nel 1919 il governo Nitti dovette promulgare una amnistia. Costoro furono più fortunati degli oltre mille soldati condannati a morte e giustiziati per diserzione – 750 dopo un regolare processo di una corte marziale, 300 direttamente al fronte con fucilazioni sommarie – che continuano ad essere considerati morti «con disonore», dimenticati, cancellati dalla storia e dalla memoria. Oltre mille soldati giustiziati che si aggiungono ai milioni di morti e invalidi della Grande Guerra.
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Una guerra orrenda, del tutto inutile, che causò un dissesto finanziario dal quale l’Italia non si è mai più ripresa. Negli ultimi anni la Chiesa cattolica e molte personalità hanno chiesto di restituire dignità ai disertori passati per le armi, anche loro vittime di guerra. Nel Regno Unito, all’interno del National Memorial Arborerum, c’è lo Shot at Dawn Memorial, un monumento ai fucilati per diserzione e codardia durante la Grande Guerra. In Germania, a Stoccarda, è stato eretto un monumento a tutti i disertori. In Francia, nel Musée de l’armée di Parigi, è stato dedicato uno spazio apposito ai fucilati della Prima Guerra mondiale. Oggi io voglio ricordare e riabilitare quei caposelesi che – rifiutandosi di combattere in quell’orrendo massacro, non hanno aggiunto morti ai morti, né sofferenza alla sofferenza.
Attualità
Donne
ed Inclusione Attiva in Alta Irpinia
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e donne dell’Alta Irpinia, sono riuscite, grazie alla loro determinazione e alle lotte delle tante donne che le hanno precedute, a farsi riconoscere il loro diritto a scegliere di avere più ruoli, abbattendo gli stereotipi che le volevano imbrigliate nel ruolo di “angelo del focolare domestico” o al massimo “come donne che aiutavano l’uomo, marito o compagno, a realizzarsi, rimanendo, esse, sempre un passo indietro“. Oggi, una donna sceglie di essere compagna, moglie, single, sceglie di potere lavorare anche fuori di casa e di poter conciliare i tempi di cura con il proprio lavoro. Questi diritti, questa libertà, queste conquiste, corrono il rischio, però, di una pericolosa regressione sociale, culturale ed economica e questo per due motivi. Nel generale contesto di crisi che stiamo vivendo, la donna deve sopperire, con il lavoro di cura dei propri figli, delle persone anziane, di persone con disabilità, alla carenza di un Welfare sempre più assente e così la donna, sembra destinata a diventare l’unico vero ammortizzatore sociale della famiglia, della Comunità e più in generale della Società. Inoltre le donne, anche altamente scolarizzate e professionalizzate, si scontrano con un mercato di lavoro che tende ancora ad escluderle, che tende ad essere discriminante anche per le donne che lavorano le quali, spesso si vedono, a parità di capacità e di ruolo, sottopagate rispetto all’uomo. Sicuramente, negli ultimi anni, l’occupazione femminile è in aumento (rimanendo, però, ben lontana dalla media europea), si tratta comunque di una presenza femminile, nel mercato del lavoro, che vede una donna, impegnata in lavori con contratti atipici e flessibili (donne, per lo più impegnate nel Terzo Settore, ambito per niente appetibile da parte degli uomini). Di fronte a questi scenari vi è la necessità di mettere in essere molteplici azioni positive, affinché vengano garantite Pari Opportunità anche nel campo lavorativo, valorizzando adeguatamente il capitale umano che le donne rappresentano a più livelli. Bisogna che la Politica realizzi un Welfare che riesca, (attraverso una rete di servizi più diffusa sul Territorio) a far conciliare il lavoro produttivo della donna, con il lavoro di cura. CHE COS’È Il progetto D.IA.N.A. “Donne e Inclusione Attiva iN Alta Irpinia” finanziato dalla Regione Campania con il POR 2014/2020, di cui è capofi-
la AS.FOR.IN Agenzia Formativa di Avellino, in partenariato copn il Consorzio dei Servizi Sociali Alta Irpinia Ambito A/3, la CGIL di Avellino, la Pubblica Assistenza di Caposele e l’Azienda R.D.R. Laceno Service srl di Bagnoli Irpino (AV), si pone l’obiettivo di migliorare l’accesso delle donne alle risorse formative culturali e sociali del territorio, nonché di favorire l’accesso all’occupazione, riducendo, in tal modo, la disparità di genere. Il progetto si articola in tre macrointerventi strettamente interconnessi che hanno la finalità di incentivare l’occupazione femminile, migliorare le condizioni delle donne nel mercato del lavoro e sostenerle nei servizi di cura ai figli minori, realizzano effettive misure di conciliazione. Il tutto acquisendo, come assunto, l’importanza delle pari opportunità come occasione concreta di miglioramento dello sviluppo locale e, nello stesso tempo, lo sviluppo locale come occasione di migliorare la posizione femminile nel mercato del lavoro. Con un’inversione culturale, ed eliminando gli stereotipi ancora dominanti, si potrà pensare di promuovere l’inserimento delle donne in settori in cui sono sottorappresentate limitando le disparità di genere sul piano salariale e garantendo, nel contempo, uguali condizioni di accesso alla risorse. I tre macro interventi previsti dal progetto sono: 1. Piano di comunicazione per la promozione, la diffusione e la disseminazione delle attività realizzate dal progetto e delle tematiche di genere, al fine di sensibilizzare le Comunità di appartenenza sulle Pari Opportunità. La comunicazione sarà trasversale a tutte le attività. 2. Realizzazione di 4 ConciliaPoint diffusi, sul territorio della Provincia di Avellino con erogazione di servizi di sostegno, di cui uno presso la Pubblica Assistenza di Caposele; 4 Coworking, di cui uno presso la Pubblica Assistenza di Caposele ed attivo il lunedì dalle ore 9:00 alle ore 13:00; 3. Erogazione DI N° 3.772 buoni servizio educativi (voucher) di cui 304 spendibili presso il Centro Sociale Polifunzionale ubicato presso la Pubblica Assistenza Caposele che sarà funzionante nei mesi estivi e sarà rivolto a bambini e ragazzi compresi nella fascia d’età 3-12 anni. Le 3 azioni avranno il fine di migliorare le condizioni delle donne sul mercato del lavoro, incentivare l’occupazione femminile e sostenerle fattivamente nei servizi di cura. Il Concilia Point prevede la realizza-
di Cesarina Alagia e Tiziana Damiano
zione di seminari e di workshop rivolti a donne lavoratrici e non, con la presenza di esperti. I servizi offerti presso il Concilia Point della Pubblica Assistenza Caposele saranno i seguenti: a. Redazione e aggiornamento Curriculum Vitae b. Counselling c. Elaborazione progetto di sviluppo personale d. Orientamento formativo e. Seminari di promozione del benessere personale, familiare e lavorativo f. Sostegno alla genitorialità g. Giornate prevenzione h. Sperimentazione di forme di lavoro Family Friendly. Sarà prevista anche la realizzazione di un Coworking, che prevede, la messa a disposizione, per le donne, di un personal computer, con rete Internet, di una linea telefonica e di una stampante, al fine di poter svolgere un’attività lavorativa, con personale esperto di affiancamento. Il progetto si sviluppa nell’arco temporale di 24 mesi, esso rappresenta anche un momento di aggregazione e di confronto fra le donne, al fine di comprendere le potenzialità e le criticità del proprio Territorio per considerare un percorso lavorativo che parta, appunto dal territorio (esempio cooperativa/ imprese agricole per la realizzazione di una fattoria sociale e didattica oppure cooperative/imprese per la produzione di marmellate con prodotti tipici e stagionali del territorio, etc.) In definitiva, è importante per le donne mettersi in rete per riapprovarsi del Diritto a poter scegliere di avere più
ruoli ed essere, così, protagoniste della propria VITA. A CHI è RIVOLTO? Il progetto è rivolto principalmente alle donne, senza limiti di età ed alle loro famiglie, ed ha l’obiettivo di coinvolgere anche gli uomini, al fine di realizzare, nella cooperazione nella condivisione dei ruoli, un generale benessere personale, con importanti ricadute anche sul piano lavorativo e familiare. I soggetti potranno fare richiesta di adesione al progetto, inviando una mail all’indirizzo: diana.altairpinia@gmail.com È possibile scaricare il modulo di adesione all’indirizzo del sito web del progetto www.progettoatgdiana.it oppure recandovi direttamente in Pubblica Assistenza Caposele in via Aldo Moro. COME PARTECIPARE? Le attività previste dal progetto D.I.A.N.A. saranno diffuse dalla pagina del sito web https://www.progettoatgdiana.it/ e delle pagine Facebook ed Instagram dedicate al progetto. I Concilia-Point organizzeranno, periodicamente, brevi corsi e seminari, a cui si potrà partecipare gratuitamente e liberamente. Le diverse attività prevedono il rilascio di un attestato di partecipazione. Gli sportelli dei Concilia-Point saranno anche social, e si potrà fare richiesta di informazioni, supporto ed aiuto, utilizzando, direttamente, i canali Facebook ed Instagram e telefonici (082753594).
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Storia
La leggendaria banda dalla divisa con i bottoni d’oro
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a sapiente narratore quale era, zio Amerigo mi aveva molto incuriosito nel raccontare certi antichi fasti dell’attività musicale caposelese di cui non riuscivo però a cogliere bene la dimensione. Riferiva di una suggestiva “età dell’oro”, allorquando, in contrapposizione alla mediocrità corrente, a Caposele si poteva ascoltare una “musica strafina” - per musica intendeva complesso bandistico - i cui componenti erano progressivamente poi tutti emigrati in America dove le loro virtù vennero ancora maggiormente apprezzate. Come provava il fatto che erano tutti entrati a far parte di una banda “dalla divisa con i bottoni d’oro”. E restituiva stupore ed ammirazione di quelli che glielo avevano raccontato come prova oggettiva del grande successo professionale conseguito. Dunque a Caposele, l’amato luogo della nostra infanzia, ma anche il posto per antonomasia dove non poteva succedere mai niente di rilevante e idoneo a valorizzare le nostre potenzialità, c’erano stati dei trascorsi musicali degni di considerazione ! Una importante conferma la avemmo nell’estate in cui venne ricordato il nostro concittadino, il maestro Gerardo Grasso, che scoprimmo celebrato autore del “Pericon Nacional” ed arrangiatore dell’inno ufficiale dell’ Uruguay. Mi sembrò allora naturale pensare a un collegamento con la leggendaria banda. Gerardo Grasso era nato nel 1860, “llegó a Montevideo a muy temprana edad en compañía de su padre, también músico, quien fuera su primer maestro y también director de la Orquesta Municipal de Caposele” (Horacio Araujo Villagran – Los Italianos en Uruguay). Molto probabile quindi che ci fosse qualche collegamento. Ma gli altri musicisti che emigrarono e si affermarono, chi furono ? L’aspetto più interessante della storia non era nel successo ottenuto da un singolo, ma nella circostanza della pluralità dei soggetti che ebbero un riconoscimento. Si riferiva di un intero gruppo di una stessa tradizione musicale che era stata ben accolto. Ciò avvenne probabilmente, nella fase iniziale, nella città di Montevideo e poi, seguendo un percorso consueto, a Buenos Aires. I luoghi dove in quegli anni germogliava un innovativo fenomeno musicale e culturale, “el pensamiento triste que se baila” (E. S. Discepolo), il tango, la musica struggente e compassata di cui tanti a Caposele subito percepirono ed amarono la marcata tragica profondità. Un orgoglioso dolore che ci arrivava da lontano, ma che ci colpiva molto da vicino. Grasso però ci veniva presentato come
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un musicista colto e distante dalle balere e i postriboli che avevano incubato lo stile che assurgerà a simbolo della cultura di un intero Paese. Per cui sembrava ardito accostarlo agli albori della nuova musica, inizialmente ritenuta aliena dagli stessi accademici argentini, che la consideravano un imbarbarimento delle loro tradizioni legate alla cultura creola (nota 1) Vero è che nella creazione del tango fu decisivo l’apporto degli immigrati .(nota 2) I tedeschi, per esempio, portarono lo strumento che maggiormente lo contraddistingue: il bandoneon. Ma l’apporto prevalente fu sicuramente quello degli italiani (nota 3) , in particolare meridionali tra cui tanti della Campania, a giudicare dai cognomi. Per chi è di queste parti ed è appassionato di tango, i riferimenti e le assonanze con nomi e termini che suonano familiari sono alquanto frequenti. Si direbbe troppi per essere casuali, ma d’altronde la massa di emigrati irpini e salernitani in Uruguay e Argentina fu rilevante. Capitò un giorno che mi venne voglia di leggere la biografia di Carlos Di Sarli (all’anagrafe Cayetano), el senor del Tango, raffinatissimo pianista arrangiatore e compositore, la cui orchestra dallo stile inconfondibile è annoverata tra le massime espressioni del genere strumentale. E lessi che era figlio di Michele (Miguel) Di Sarli e Serafina Russomano. Scritto con una sola enne. Non fu questo dettaglio a frenarmi e dopo una serrata ricerca (nota 4) venne fuori che Serafina altri non fu se non una figlia di Angelo Russomanno (e di Giuseppa Caprio), fratello di Raffaele il bisnonno del nostro Vituccio il tabaccaio. Durante la ricerca venne anche fuori che Di Sarli nel 1923 si reca a Buenos Aires e che “inizialmente si lega al musicista Alberico Spatola, direttore della banda della polizia di Buenos Aires, e parente ai Di Sarli “ (https://milongandoblog.wordpress.com/2016/10/20/carlos-di-sarli-biografia/). Alberico Spatola fu un altro importante musicista di tango, compositore di brani di successo nel primo novecento. Era figlio di Giuseppe (Josè) Spatola e Mariantonia Farina. Giuseppe Spatola era un fratello di Angelo Maria Spatola, bisnonno del nostro stimato direttore della Sorgente. Oltre che fratello di Raffaele, il nonno di Raffaele Spatola scomparso nel 1974, che molti ricorderanno per la sua macelleria in via Roma. Ci sono ancora tante ricerche da fare e dettagli da controllare, ma forse la leggendaria banda dalla divisa con i bottoni d’oro che tanto inorgogliva zio Amerigo, era quella della polizia municipale di Buenos Aires. Dove forse con Spatola vi erano anche altri caposelesi a indossare
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la prestigiosa uniforme che rappresentava un riconoscimento importante. Più dell’aver fatto parte della banda di Caposele, e ovviamente più di un lavoro precario tra le centinaia di orchestrine di inizio secolo XX, che si esibivano nei “bailongos” e nei Cafè-tango . Quello che fece anche Cayetano Carlos Di Sarli agli inizi della sua carriera e forse anche altri musicisti originari di Caposele rimasti nell’anonimato, figli di quella prima generazione di bandisti emigrati, prevalentemente suonatori di strumenti a fiato. E cioè vivere di musica e creare la nuova musica giorno dopo giorno nel confronto con i generi e gli stili che si andavano affermando nelle strade e nei posti più equivoci di Montevideo e Buenos Aires. Di Sarli infatti, oltre ad accompagnare uno zio tenore, " alternó sus actuaciones entre los tangos tocados en los tugurios del pecaminoso barrio del Paseo de Julio (actual Paseo Colón) …. ".(nota 5) Una dura gavetta che ha prodotto esiti per cui il mondo intero oggi li ringrazia, ma che probabilmente allora non si sarebbero mai sognati di raccontare o documentare con foto ai loro parenti di Capo di Fiume o del Castello. I quali non sarebbero stati tanto contenti nell’apprendere che, mentre prima i padri suonavano nella banda che accompagnava la processione, ora i figli animavano un ballo la cui pratica comportava l’irrogazione di una sanzione ecclesiastica (poi revocata da Pio X nel 1914). Infatti, ritornando al maestro Gerardo Grasso, ritroviamo tra le sue opere anche un “tango elegante” e un “tango criollo” ,ma forse ne scrisse anche altri che non firmò (all’epoca non vi erano i diritti di autore e inoltre la prospettiva di mettersi in evidenza come musicista di tango non era considerata certo una affermazione professionale). Spero di trovare in futuro altri riscontri, ma non penso di esagerare nel dire che nella misteriosa ricetta da cui è scaturito una grande creazione musicale che tanti ha commosso e tanto ci commuove, è entrato anche qualche ingrediente portato da nostri concittadini di fine ottocento e loro progenie . Gocce del Sele nel Rio de la Plata, sfumature di note e atmosfere che sentiamo in profondità e che ci riportano suggestioni di un comune mondo antico a cavallo tra i due continenti. Nota 1 “Carlos Ibarguren afirma que el tango no es argentino, que es simplemente un producto hibrido del arrabal porteno” (Ernesto Sabato : Estudio Preiminar – Prefazione al libro “El tango” di Horacio Ferrer)
di Nicola D’Auria Nota 2 “Los milliones de immigrantes que se precispitaron sobre este pais en menos de cien anos no solo engendraron esos dos atributos del nuevo argentino que son el resentimiento y la tristeza, sino que prepararon el advenimiento del fenomeno mas original del Plata, el tango” ibidem. Nota 3 Tra il 1857 e il 1899 arrivarono circa 1.100.000 italiani (H. Ferrer – El tango, p.47) Nota 4 La ricerca non sarebbe stata possibile senza il lavoro svolto da: - Gerardo Monteverde, che ebbe la grande idea di digitalizzare i registri anagrafici di Caposele. - Pasquale Ceres, che da anni raccoglie e organizza dati sul noto sito di Genealogia Caposelese. - Ignacio Lamanna, che ha fornito importanti riscontri tratti dalla consultazione di altre fonti e registri a Montevideo. Nota 5 Roberto Selles, (Carlos Di Sarli - Editorial AGEDIT), su gentile segnalazione di Pedro Alberto Colombo sul sito “Todo tango”
Gerardo Grasso
Amarcord AMARCORD CAPOSELE DA IERI A OGGI
DURE A MORIRE LE PIETRE DELLA MEMORIA di Gerardo Ceres
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l 50° numero de"La Sorgente", pensato legittimamente in senso monografico all'autocelebrazione, ci spinge a realizzare una breve, fugace riflessione sulla memoria, di cui pure questo giornale è stato attento strumento. La memoria, dunque. Forse pure il semplice ma incancellabile ricordo di ciò che fu. Senza per questo compiere operazioni sociologiche. Senza lasciarsi indurre in tentativi per ciò stessi scientifici. Cosa può significare per un uomo ri vedere una fotografia seppiata, ormai sbiadita, raffigurant»il gruppo scolastico in cui egli riconosce i suoi
E’ la nuova rubrica suggerita dal dott. Salvatore Ilaria che, riferisco testualmente le sue parole, tenta di “estrapolare da tutti i numeri pubblicati, in particolare dai più' remoti, una o due interviste o bozzetti fatte a personaggi in ...,arrivati all'onore della carta stampata, noti e meno noti, da ripubblicare sistematicamente ed ovviamente ad intervistati diversi in ogni nuovo numero, (sindaci ,professionisti, sacerdoti , imprenditori, gente comune etc) al fine di slatentizzare la Caposele di allora parametrandola con la Caposele di oggi in tutti i suoi aspetti (costumi di vita, mestieri ormai scomparsi , personaggi con verve comica o poetica ,ideali, politica, iniziative culturali , sport (calcio in particolare -vedi gli undici con la casacca dei leon del Sele-) , momenti di gioia e di dolore, senso di forza e di emozione per le prime e importanti opere pubbliche realizzate e così' via e sottoporre il tutto al giudizio dei lettori de La SORGENTE che potranno esprimersi a mezzo lettera al Direttore o in qualsivoglia altra maniera. I giovani in particolare, ma anche i meno giovani , potranno ritrovare le radici del nostro amato paese e ricollegarlo ai giorni di oggi in un continuum di storia ma financo di cultura
(tante abitudini culinarie e di vita ormai quasi scomparse). Sic itur ad astra ! ...Parafrasando GIOVANNI PAOLO II direi "Prendete la Sorgente e fatene un capolavoro".
maestri, i suoi compagni e probabilmente non riconosce se stesso? Cosa gli procura il rivedere l'angolo del paese in cui egli giocava ai "quattro cantoni", a "trentuno salvatutti", in cui - più grandicello - aiutato dalla flebile ed inconsistente illuminazione pubblica scopriva la gioia dei primi amori ' 'consumati di nascosto'? Vada sé che un'operazione che consenta di scrollare la polvere in cui si avvolge col tempo la propria memoria è di per sé meritoria. Ma non sarebbe ancora più efficace se le foto servissero, meglio contribuissero, a valorizzare l'opera di recupero dei luoghi.
Che ponessero l'attenzione sulla necessità di difendere quegli spazi oggi "ostaggi" del cemento e della 219. Alcuni esempi: la Croce di S. Angelo, Piazza Tedesco, Via Bovio, le Grotte. Pochi luoghi, sicuramente. I soli dove le pietre si sono rivelate più resistenti delle ruspe, ovvero più efficaci delle BAAAS e dei suoi vincoli. Ma cosi come si presentano oggi ai nostri occhi appaiono elementi posticci, come le ciglia finte su un brutto viso. Vogliamo che restino cosi per sempre oppure vogliamo dar loro una funzione, un ruolo, come dire, un'ani-
La gioventù Caposelese negli ultimi anni Cinquanta (dell’altro millennio)
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ono trascorsi oltre cinquanta anni dalla epocale riforma della “Scuola Media Unica”, che cambiò la storia culturale e sociale delle popolazioni di Caposele. Subito dopo, anche la nascita del Liceo Scientifco, primo grande laboratorio che consentì alla sana gioventù caposelese di allontanarsi, per la prima volta, dalla propria casa originaria al compimento già della maggiore età (che prima ancora si raggiungeva soltanto al ventunesimo anno!). Si ridiscute, ora, di una imminente grande riforma ed è forse, il caso di documentarci su quello che era l’obbligato percorso di chi, all’età di appena 9-10 anni, non aveva altra scelta che confuire nei vari Collegi disseminati in regione e fuori regione, di natura laica o religiosa. …E qui comincia l’avventura del Sig. Bonaventura! Non parliamo, però, del “Corriere dei piccoli” ma di tante, tante, storie vere che hanno accompagnato diffcili, a volte drammatici, percorsi umani e scolastici dei giovani Caposelesi, ora anziani Professionisti, affermati e sparsi per il mondo. È pur giusto che i giovani di oggi rifettano su questa realtà, ormai “preistorica”, che, tuttavia, ha interessato le generazioni degli ultrasettantenni cui appartengo che, forse, anche per questo, sono portati ad essere meno “tolleranti” nei confronti di talune baldanze giovanili che non hanno alcun pregio e certo non portano lontano! Soltanto in via esemplifcativa – e senza alcuna pretesa autobiografca – eccovi uno dei frequenti percorsi, comuni a tanti “giovani studenti”, già “scolari” in Caposele. Prima ancora, però, di scendere nel dettaglio della tipica vita collegiale, è opportuno ripercorrere alcuni passaggi relativi alle condizioni di viabilità, per raggiungere le varie sedi e per i relativi rientri in paese per le vacanze natalizie, pasquali ed estive. I più fortunati erano prelevati dal grande Gerardo Montanari, destinati ad occupare, nella sua grande 1100 sei posti, i “trapuntini”, lasciati spesso liberi, per il ritorno, dai tanti emigranti che, in quel periodo, parti-
vano numerosissimi dal porto di Napoli , con la più frequente destinazione delle Americhe del Sud. Gerardo lasciava emigranti e loro familiari al Porto di Napoli, indi raccoglieva i Collegiali sparsi che così, prima del viaggio di ritorno in paese, assistevano alle navi che prendevano il largo, con gli emigranti che agitavano i loro fazzoletti per il saluto. Esperienze che hanno lasciato segni profondi, perché spesso quelli che partivano erano amici, vicini di casa, nello scenario di un paese che così si andava svuotando e cambiando. Al ritorno in paese – dove si arrivava la sera tardi – rimanevano i parenti, accompagnatori degli emigranti, spesso confnati nel sedile posteriore ed immersi in impenetrabili silenzi. A distanza di oltre 50 anni, il caso ha voluto che io abbia incontrato, in Brasile, a San Paolo, per il pranzo pasquale, in casa di comuni amici, proprio la stessa persona, carissima vicina di casa, che raggiungeva il fdanzato, accompagnata dal di lui fratello. Ma ritorniamo al punto di partenza. Ed eccoci ai primi anni 50: Pius XII imperante. Il mio ricordo non può prescindere, ovviamente, da quella che era la realtà diffusa nella maggior parte delle zone, per così dire, a tradizione e vocazione rurale. Era appunto questo, infatti, il bacino di utenza che immetteva giovanili risorse negli affollati Collegi di un tempo. La mia provenienza geografca era l’Alta Irpinia, territorio molto simile e comune a quello del Cilento, della Lucania e della stessa, allora lontanissima, Calabria. In tutte queste località, le Scuole Medie erano rarissime (risale soltanto al 1963 la riforma della Scuola Media Unica) e, per tutti coloro destinati “allo Studio” il primo trampolino era rappresentato dall’esame di ammissione alla Scuola Media che coincideva con il primo allontanamento dal grembo familiare e locale. Sicché, ognuno di noi si preparava spiritualmente per tempo al grande passo. Ed il primo giorno di Collegio era, in realtà, un giorno temuto ed atteso insieme; un primo giorno per tanti giovani, che, all’improvviso, nelle grandi camerate affrontavano la prima
ma? La memoria va dunque rivisitata e rimotivata, altrimenti vince lo sconforto dovuto a quella brutta sensazione che si ha quando ci accorgiamo che il tempo, nel suo scorrere inesorabile, non lascia segno e traccia. Ma, in questo caso,la colpa non è più del tempo, è solo nostra. 2 -Anno XXI n. 50 Dicembre 93
di Ezio Caprio
notte lontano da casa. Il Collegio “San Michele” di Castellammare di Stabia era incuneato in un’altura posta alle falde del Monte Faito, prospiciente il Golfo di Napoli, attraversato dai pilastri della Funivia che scandivano i ritmi metallici del suo regolare e magico passaggio ed anche noi “interni” eravamo come attratti, sospesi ad un flo, verso l’alto, provenienti da un mondo ormai lontano. Nel Collegio era tutto il nostro nuovo Universo. Vi erano le prime tre classi delle medie e poi due classi del Ginnasio, tutte aperte anche a pochi “esterni”. Le “matricole” erano accolte ed incoraggiate dagli anziani e subito si stabilivano i circuiti di appartenenza e la solidarietà rappresentava la regola. La coesione maggiore si registrava nelle ore di “ricreazione” e le squadre di gioco stabilivano le regole di una convivenza che si protraeva fno al “refettorio” dove venivano divisi e rapidamente smaltiti i rifornimenti di provenienza, che si rinnovavano con l’arrivo puntuale di nuovi pacchi in cui ogni Mamma metteva di tutto. Si registrava cioè l’incantesimo di una solidarietà trasversale. Di questa solidarietà il massimo comune denominatore era rappresentato dalla sostanziale omogeneità di tutti i Collegiali. Non a caso ricordo la signifcativa traccia – per noi però al momento del tutto oscura – che, nel primo giorno di scuola, in prima Media, un valoroso professore di lettere scrisse alla lavagna: “Age quod agis!”. Don Gaetano Tristano – questo era il nome del Docente – ci illustrò subito la traccia, che era in fondo tutto un programma della nuova vita “Fai (bene) ciò che stai facendo!”. Al Signor Rettore era riservata l’ultima parola della giornata: era quella della “Buona notte”. In realtà, si trattava di un breve messaggio che conteneva un preciso concetto, arricchito da un esempio di vita vissuta con frequenti richiami alla vita di Don Bosco. Il Rettore era, allora, una signorile e dolcissima fgura: Don Enrico Tittarelli, insigne Umanista, autore di magnifche pubblicazioni di lingua latina (edite da SEI).
Suo, soprattutto, il merito di aver reso più “sopportabile” il peso della vita che si svolgeva all’interno del Collegio, con metodi non sempre, in verità, all’altezza del Suo stile. Omnia munda mundis! Ricordo ad esempio di un episodio che mi indusse a scagliarmi fisicamente, con tutta la mia prorompente energia di allora, di Ezio Caprio contro la pancia di un Assistente in abito talare che, in una fredda sera invernale, mi fece trovare il letto rivoltato perché, a suo dire, “non era stato rifatto bene”. Gli obiettai che non eravamo lì per imparare a “rifare bene il letto” e, dunque, mi limitai a ricomporlo frettolosamente. Ma anche questa volta non andava bene ed il letto fu nuovamente rivoltato. Di qui la mia violenta reazione, che, di fatto, segnò una prima svolta nella mia vita. Da quel momento, infatti, io venni individuato (ed apostrofato) come “il ribelle” ed ebbi un seguito di vita collegiale diffcile, costellata da frequenti punizioni “all’angolo!”. Così, a conclusione del triennio delle Medie, Don Tittarelli suggerì il mio trasferimento al più prestigioso Collegio “Villa Sora” di Frascati dove avrei meglio potuto completare l’intero ciclo di studi liceali. Ma aihmè, ivi giunto mi ritrovai in una realtà del tutto diversa e non affatto “migliore”. Il contesto umano totalmente cambiato: vi era addirittura l’obbligo di una “divisa interna” (con risibili pantaloni alla zuava, sia pure in pregiato tessuto). Un severissimo e sarcastico docente di latino e greco e compagni di scuola “difficili” dall’arrogante accento romanesco. Sicché, tra questi, individuai un simpatico romano di origini calabresi che aveva da poco raggiunto il Papà, noto avvocato in Roma che però non poteva provvedere direttamente alla Sua assistenza. Nacque subito tra noi un sodalizio, sostanziato da identità comportamentali e caratteriali, del tutto dissimili dal contesto ambientale in cui ci eravamo trovati catapultati. Una piccola scintilla provocò un incendio. Dopo appena un mese di permanenza,
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Il sondaggio de "La Sorgente"
I SONDAGGI DE "LA SORGENTE" Raffaele Alagia Anni 66 anni – da Napoli
1.Da quanto tempo leggi "La Sorgente"? Dal primo numero. Con attenzione e occhio critico ma sempre con spirito costruttivo…La pluralità di voci e pensieri diversi è una ricchezza e un bene per la democrazia e per Caposele. 2. Esprimi un giudizio: Ogni volta è un ritorno emozionante con la memoria ai tempi passati e alla storia del nostro paese, con luci, ombre e con tanti ricordi affettuosi di persone, cose e fatti…Perché per capire e dare il giusto valore alle cose del momento è bene ricordare e non dimenticare mai da dove siamo venuti e dove vogliamo andare… Quindi finché le emozioni restano come oggi il giudizio rimane molto positivo. 3. Formula qualche suggerimento: Suggerirei una o più pagine che evidenzino e valorizzino con forza le bellezze del nostro territorio, la genuinità dei nostri prodotti, la nostra ospitalità e cordialità…Tutto questo evidenziato con opportune foto e indirizzi dedicati.
Lorenzo Gervasio – anni 62 – da Caposele
1.Da quanto tempo leggi "La Sorgente"? Leggo “La Sorgente” da oltre 30 anni. 2. Esprimi un giudizio: Senz’altro positivo perché è, secondo me, un quadro del nostro paese, una fotografia delle nostre tradizioni più belle. Vedere successi, insuccessi o altro del nostro vissuto è una cosa bellissima. Giorno per giorno non ce ne rendiamo conto ma vederle poi su un foglio di giornale ci fa riflettere con calma e fare qualche giudizio sulle opinioni e sui modi di vivere di noi compaesani. Inoltre è anche un modo per tenerci in contatto con i concittadini che sono all’estero. 3. Formula qualche suggerimento: Vorrei che l’attenzione fotografica coinvolgesse tanti diversi caposelesi anche coloro che vivono fuori centro e non le solite famiglie o persone magari allargando interviste a persone diverse.
Graziamaria Cetrulo – anni 48 – da Caposele
1.Da quanto tempo leggi “La Sorgente”? Non ricordo di preciso quando ho letto per la prima volta “La Sorgente” perché è sempre stata presente nella mia vita familiare fin dall’adolescenza. 2. Esprimi un giudizio: La Sorgente” per me ha avuto sempre un grande impatto emotivo. Mi ha sempre affascinato vedere impresse nelle pagine del giornale stralci di vita del nostro paese. Il giornale per me ha rappresentato e rappresenta un “luogo d’incontro” per intere famiglie residenti e non, favorendo un filo diretto con quella che è l’attualità caposelese. 3. Formula qualche suggerimento: Qualcuno potrebbe dire: “Nell’era di internet ha ancora senso un giornale come “La Sorgente”? ”. Io credo di sì perché il valore che ha acquisito nel tempo non si è ridotto a semplice cronaca ma è diventato prevalentemente affettivo e nonostante le varie trasformazioni che la nostra società ha vissuto “La Sorgente” è rimasta inalterata nei suoi tratti caratteristici, ed è questa la sua più grande forza.
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Letizia Malanga – Anni 29 –da Caposele
1.Da quanto tempo leggi “La Sorgente”? Ricordo che La Sorgente non è mai mancata a casa dei miei nonni, al ristorante, a casa. Ogni Natale e ogni estate è stata una presenza costante. Come potrò mai dimenticare mio nonno che, con due pugni sotto il mento, passava ore a leggere il giornale. E, qualche mese dopo la sua triste scomparsa, che gioia leggere un articolo in suo ricordo. Ne sarebbe stato tanto orgoglioso. 2. Esprimi un giudizio: Portare avanti un giornale locale che arriva, non solo a Caposele, ma anche nel resto del mondo è sempre un punto a vantaggio de La Sorgente. Conosco il duro lavoro che sta dietro ad una redazione e per questo ogni numero è da apprezzare. 3. Formula qualche suggerimento: Vorrei si creasse una maggiore sinergia tra i giovani e il giornale, inserendo articoli anche dei più piccoli. Inoltre, mi permetto di suggerire di organizzare eventi durante il corso dell'anno coinvolgendo l'intera popolazione.
Maria Alifano – Anni 22 – da Caposele
1.Da quanto tempo leggi "La Sorgente"? Da sempre! Prima ancora che sapessi leggere, sfogliavo il giornale e mi divertivo a guardare le immagini e a riconoscere i volti a me noti. Ricordo con piacere, poi, i pomeriggi in cui i miei nonni mi leggevano i detti di Caposele e io cercavo di indovinarne il significato. 2. Esprimi un giudizio: “La Sorgente” è un giornale che non può mancare nelle case dei caposelesi. Racconta la nostra storia, quello che siamo stati e quello che siamo. È una vera e propria fonte che permette, anche a chi ha lasciato Caposele, di seguire le vicende che interessano il nostro paese. Mi auguro che questo giornale possa continuare ad accompagnare le vite di noi caposelesi e chissà, magari, un giorno mi troverò io a leggere i detti caposelesi ai miei nipoti. 3. Formula qualche suggerimento: Non riuscirei ad immaginare “La Sorgente” diversamente da com’è. Anche perché, credo, sia completa. Raccoglie, infatti, la voce di tutti. Tocca, inoltre, varie tematiche sociali; lascia spazio alla politica, agli eventi, allo sport, al turismo e alle associazioni. Non solo, “La Sorgente” è anche online, sempre al passo con i tempi! Non potrei, davvero, suggerire qualcosa che “La Sorgente” non abbia già.
Chiara Fungaroli – Anni 15 – da Caposele
1.Da quanto tempo leggi "La Sorgente"? Ho cominciato a leggere “La Sorgente” da qualche anno ma da sempre la ricordo in bella vista a casa. Ricordo che mi divertivo da bambina a sfogliarla con nonno e a sorridere divertita quando riconoscevo visi familiari nelle sue belle foto. 2. Esprimi un giudizio: "La Sorgente" è Caposele. Una memoria storica, completa di tutto. Dietro questo giornale c’è tanta passione ed abnegazione, inventiva, voglia di raccontare Caposele sempre e comunque. Di solito sono gli insegnanti a dare “giudizi” ed io, da alunna, ne so qualcosa ma se dovessi dare un voto a questo giorna-
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a cura di Luigi Fungaroli le, darei sicuramente un bel 10 per costanza e contenuto! 3. Formula qualche suggerimento: Non ho nulla da suggerire perché il giornale è perfetto così come è ma suggerirei a noi caposelesi di impegnarci sempre di più affinchè questo giornale possa continuare per altri 100 numeri contribuendo e proponendo sempre idee stimolanti senza critiche fini a se stesse che non portano da nessuna parte.
Lorenza Russomanno – Anni 50 – da Caposele
1.Da quanto tempo leggi "La Sorgente"? La Sorgente non la leggo da molto. Ogni tanto guardo le foto. 2. Esprimi un giudizio: "La Sorgente" è stato considerato fino ad ora un giornale per pochi per la presenza delle solite persone. Per quanto riguarda gli articoli non li ho mai ritenuti interessanti per la mia età, è un giornale che non sempre è riuscito a catturare la mia attenzione. 3. Formula qualche suggerimento: Pur sapendo che non è facile formulare qualche suggerimento, propongo, ad esempio, una rubrica culinaria sui nostri piatti tipici per poter, chissà, in futuro creare un libro da poter donare in eredità alle nostre figlie. Renderei gli articoli più “leggeri”, soprattutto quelli di natura politica, in modo che possano essere per tutti e non per pochi. Propongo di ampliare il giornale con articoli che parlino delle nostre leggende ed episodi legati alla tradizione, come già ha fatto e continua a fare Gerardo Ceres che ne raccoglie tanti e Cettina Casale con la rubrica sui detti caposelesi che apprezzo molto.
Grazia Cibellis – Anni 54 – da Caposele
1.Da quanto tempo leggi “La Sorgente”? Beh, non sono poi così giovincella! La Sorgente la leggo da un po’! 2. Esprimi un giudizio: E’un giornale bello, un giudizio assolutamente ottimo. Ricordo che da bambina appena arrivava in casa lo sfogliavo subito, ero ansiosa di vedere se nelle sue pagine veniva pubblicato qualche amico o parente, poi leggevo subito. Questo giornale è fondamentale anche per il legame che ci unisce con i tanti nostri concittadini emigrati. 3. Formula qualche suggerimento: Il mio suggerimento è di non criticare le cose belle che si fanno in questo paese come il giornale “La Sorgente”. Anche se per qualcuno è un giornale “di parte” meno male che per tanti altri è un giornale bello e importante! Guai se un giorno non arrivasse più “La Sorgente”!
Donato Ceres – Anni 37da Caposele
1.Da quanto tempo leggi "La Sorgente"? Di preciso non saprei… Penso un 15 anni. 2. Esprimi un giudizio: Penso che sia la voce del nostro paese che attraverso storie, informazioni, immagini, detti, aneddoti e cronache raccontano l’anima del nostro borgo annullando tempo e distanze… 3. Formula qualche suggerimento : Va benissimo così com’è.
Rosa Martino – Anni 39 – da Caposele
1.Da quanto tempo leggi "La Sorgente"? Da quando ero piccola ed è sempre arrivata puntualmente a casa. 2. Esprimi un giudizio: E’ un vanto per Caposele oltre che essere un veicolo di diffusione delle notizie e di cultura. Ogni volta che arriva a casa riesco a leggerlo e a gustare ogni articolo, ogni foto e tutta la storia che racconta. 3. Formula qualche suggerimento: Sarebbe bello poterlo vedere tutto a colori e sapendo che costa un po’ l’operazione sono convinta che tutti i lettori potranno contribuire a vederlo migliorato.
Maria Rosania – Caposele Anni 28 -
1.Da quanto tempo leggi "La Sorgente"? Circa 10 anni. 2.Esprimi un giudizio: è un periodico che leggo volentieri perchè racconta il mio paese sotto tutti i punti di vista: dalla politica alla cronaca, dal turismo allo sport. Trovo "La Sorgente" molto interessante perchè mi permette di essere aggiornata e informata sia sulla storia passata di Caposele sia su quanto accade nell'arco di ogni anno. 3. Formula qualche suggerimento: Penso sia un giornale perfetto così. Mi piacerebbe, però, leggere più articoli sulla storia e tradizioni di Caposele.
Paola Colatrella – anni 23 – da Caposele
1.Da quanto tempo leggi "La Sorgente"? Da sempre. 2. Esprimi un giudizio: "La Sorgente" è un giornale molto importante per noi caposelesi perché permette di esprimerti in maniera obiettiva e trasparente. Importante memoria storica e voce del nostro presente. 3. Formula qualche suggerimento: Più uscite durante l'anno e maggior numero di foto. Propongo rubrica gastronomica sui piatti della nostra tradizione.
Hugo Oxley – anni 21 – da Caposele
1.Da quanto tempo leggi "La Sorgente"? Tre anni. 2. Esprimi un giudizio: È un giornale che approfondisce molti temi che riguardano Caposele inoltre offre sempre importanti spunti di riflessione. 3. Formula qualche suggerimento: Penso sia un giornale completo. L'unico suggerimento è quello di non demordere per continuare a raccontare Caposele.
Gerardina Spatola – anni 28 – da Caposele
Da quanto tempo leggi "La Sorgente" ? Credo da tutta la vita ormai. Esprimi un giudizio : credo sia un ottimo mezzo di comunicazione, permette al caposelese di sentirsi sempre aggiornato sulle varie vicissitudini di Caposele
Il Sondaggio , anche essendo lontano. Formula qualche suggerimento : A mio avviso, secondo i miei studi universitari, mi piacerebbe leggere qualcosa di più scientifico o magari qualche articolo sulla fitoterapia, creando una piccola parentesi sulle piante della tradizione popolare che possono essere utilizzate come piante curative. Più che altro per conoscere ancora di più il territorio e magari qualche curiosità!
Felicetta Alagia – anni 87 – da Caposele
1.Da quanto tempo leggi "La Sorgente"? Da sempre! Dalla prima edizione. 2. Esprimi un giudizio: Un giornale importantissimo per noi Caposelesi. La mia famiglia da sempre è legata a questo giornale specialmente Eduardo che esclamava:" Il giornale non lo leggo in fretta perché lo devo gustare piano piano!" e non mancava mai a contribuire alle sue uscite. Per i Caposelesi nel mondo è come ritornare a Caposele. 3. Formula qualche suggerimento: Il giornale è completo di tutto e speriamo che l'Ingegnere e "La Sorgente" continuino per altri 100 anni!
Paola Majorana – da Caposele
1.Da quanto tempo leggi la Sorgente? Da tempo immemorabile . La Sorgente è entrata nella mia vita dalla sua nascita . Ho un ricordo vivido della Letterina di Natale scritta dal Sindaco Caprio : avevo appena imparato a leggere! 2. Esprimi un giudizio: La Sorgente è il luogo del cuore di tutti i caposelesi ! L’attesa per ogni sua uscita è sempre un evento e La Sorgente non tradisce mai le aspettative :sempre nuovo, sempre ricco di notizie, di informazioni, di cultura. 3. Formula qualche suggerimento: La Sorgente potrebbe diventare patrimonio bibliotecario in stretta collaborazione con le istituzioni scolastiche del territorio. A scopo educativo si potrebbe pensare all’elaborazione ed alla realizzazione di programmi educativi volti alla conoscenza della cultura del nostro Paese, prendendo spunto dalla lettura degli articoli del giornale .
Gianluca Cione – anni 17 – da Caposele
1.Da quanto tempo leggi "La Sorgente"? 2 anni. 2. Esprimi un giudizio: Credo sia molto importante avere "La Sorgente" perché è fonte di cultura e di confronto per tutti i Caposelesi, inoltre si trattano tematiche di vario genere e ognuno può leggere ciò che più gli interessa. 3. Formula qualche suggerimento: Secondo me si dovrebbe cercare un modo per coinvolgere anche ragazzi di fascia di età inferiore ai 20 anni, magari creando una pagina dedicata agli alunni del Liceo di Caposele di cui faccio parte.
Dott. Paolo Ribaldone anni 61 –Coordinatore del mensile “Cose nostre” da Caselle Torinese)
1.Da quanto tempo leggi “La Sorgente”? Dal 2012 2. Esprimi un giudizio
Testata con periodicità semestrale. 56 pagine, di cui 8 stampate a colori. Utilizzo di carta patinata di buona qualità. Il formato grande, simile a quello dei quotidiani, e l’impaginazione su 4 colonne permettono una buona leggibilità dei testi. Una peculiarità di questo giornale è l’assenza di pubblicità. I contenuti provengono da una molteplicità di collaboratori: è quindi una testata non monocorde, ma pluralista e con una vivacità nei contributi. Apprezzabile l’utilizzo della piccola foto in alto a destra per presentare l’autore del singolo pezzo. 3. Formula qualche suggerimento La periodicità semestrale nelle uscite costituisce un limite non da poco. Sei mesi sono probabilmente troppi per poter essere il diario e il forum di riflessione e discussione su quanto capita nel territorio. Potreste valutare (e probabilmente l’avete già fatto) il passaggio a una periodicità trimestrale. L’aumento dei costi per il passaggio a 4 numeri all’anno potrebbe essere gestito tramite una “misurata” apertura all’inserimento di pubblicità, da raccogliere dagli esercizi commerciali del posto. Altro suggerimento che mi permetto di fare: un restyling della grafica del nome della testata, che probabilmente è ancora quello originale di 45 anni fa e potrebbe essere rivisto, senza stravolgerlo.
Rocco Freda - Anni 82 – da Pordenone
1.Da quanto tempo leggi La Sorgente? Fin da quando è nata la prima pubblicazione 2. Esprimi un giudizio Vivere senza una Rivista come “La Sorgente” è come se mancasse un pezzo importante nel mosaico della mia vita: infatti ,tutte le notizie in essa contenute ,che descrivono fedelmente uomini ed avvenimenti che si svolgono in Caposele ,sono un compendio che per me è ormai divenuto un plasma che contorna tutte le azioni dei miei giorni! 3. Formula qualche suggerimento Non sono la persona più indicata per dare consigli su come gestire attualmente la Rivista, soprattutto perché questa è diretta magistralmente e con profonda cognizione giornalistica dal l’ing. Nicola Conforti, il quale in merito non ha bisogno di imparare da nessuno, perché tale Rivista possa migliorare, per cui non esistono, per quanto mi concerne, rimedi e metodi che possano apportare novità in materia. Auguri ,Ingegnere! Il mio unico suggerimento è quello di persistere nella diffusione della Rivista,e di giungere non solo alla produzione del numero 100,ma di diffonderla per molti e molti anni ancora, in modo tale che i nostri futuri nipoti e pronipoti possano perpetuare negli anni a venire la convivenza che fin dai nostri ascendenti ha sempre tenuto legato il nostro beneamato paese: CAPOSELE!
Prof.Raffaele Loffa - Anni 74 – da Carife (Av)
1.Da quanto tempo leggi “L a Sorgente”? Dagli anni Ottanta del secolo scorso, praticamente da quando ho l’onore ed il piacere di conoscere Nicola Conforti, che puntualmente me la fa arrivare a casa e mi invita a tutti gli eventi organizzati dalla rivista. 2. Esprimi un giudizio Il periodico è assai valido ed interessante sotto tutti i punti di vista e si presenta in ottima veste tipografica. Offre un valido contributo alla conoscenza della Comunità caposelese ed irpina, della sua storia presente e passata, della vita delle persone che qui hanno vissuto e vivono la meravigliosa ed esaltante giostra della vita, fatta di gioie e dolori, nascite e morti, matrimoni e bat-
tesimi, lauree e successi, lacrime e sorrisi, soddisfazioni e delusioni, ottimismi e pessimismi, sogni realizzati e speranze disattese…ma sempre degna di essere vissuta in tutti i suoi aspetti. Nella rivista trova grande spazio la Cultura, quella con la C maiuscola, sempre obiettiva e mai faziosa o di parte, come dovrebbe essere anche la politica. Offre un gran servizio a tutti, specialmente ai Caposelesi sparsi nel mondo, facendoli sentire sempre a casa ed aiutandoli a ritrovare e a non dimenticare le radici. La leggo sempre volentieri in un mondo in cui il cartaceo tende a diventare sempre più una rarità. 3. Formula qualche suggerimento Il periodico dovrebbe essere “a colori”, anche se ciò comporta costi indubbiamente maggiori.
dott. Franco Coppola – anni 65 – da Vicenza
1.Da quanto tempo leggi “L a Sorgente”? Da quando è uscito il primo numero 2. Esprimi un giudizio Ottimo organo di informazione dei momenti di vita vissuta a Caposele.Tocca a 360 gradi molti argomenti di contemporaneità del paese e le varie rubriche inserite danno assolutamente una visione obbiettiva e chiara di quanto succede in paese. Giudizio più che positivo e nello stesso tempo gli argomenti trattati sono e spero saranno sempre legati ai fatti e alle vicende del paese e dei suoi abitanti.Io che vivo a 850 km sono informato si dagli amici e dai parenti ma leggo a volte cose belle e purtroppo a volte cose tristi proprio sulla Sorgente quando mi arriva.Quindi LUNGA VITA ALLA SORGENTE E AL SUO DIRETTORE !!!!!!!e a tutta la REDAZIONE. 3. Formula qualche suggerimento ……direi pochi suggerimenti: continuate cosi che quanto di più bello potete fare
Sina Merino – età 49 – dalla Svizzera
1.Da quanto tempo leggi “L a Sorgente”? Da 5 anni. Non sapevo che esistesse il giornale e sono molto meravigliata, che raggiunge in tanti paesi gli emigrati che grazie anche ai social, si sono connessi. 2. Esprimi un giudizio Per me il giornale rappresenta un ponte alle mie origini, rispettivamente dei miei genitori e parenti. Vivo in territorio elvetico e visito ogni anno Caposele, Lioni e campagna. Caposele mi sta molto a cuore, mi ricorda le belle serate d’estate trascorse passeggiando lungo il corso. Non si possono negare le proprie origini, anche se tornando in paese per vacanze, si rimane turista. Inoltre sono orgogliosa di aver trasportato letteralmente la storia di Caposele nel mondo. Guarda caso vivo in un luogo, dove sgorgano tante fonti e in casa mia arriva l’acqua fresca dal bosco adiacente. 3. Formula qualche suggerimento L’edizione 96 mi apparve piu’ politico, meno storico. Sarei molto interessata ad un articolo che racconti e spieghi come e da dove deriva esattamente l’acqua del Sele. Avere in paese un fiume che nasce è un bene preziosissimo ed anche un gioiello naturale. Mi chiedo sempre: Ma questa tanta acqua, da dove viene?
Mirella Merino anni 41 – da Conza della Campania
1.Da quanto tempo leggi “L a Sorgente”? da quasi due anni 2. Esprimi un giudizio Un lavoro ben curato che si occupa del territorio
3. Formula qualche suggerimento Mi dispiace ma non ho suggerimenti per un lavoro già ben fatto
Dott. Ernesto Caprio – da Roma
1. Da quanto tempo leggi “La Sorgente”? Da quando ne è iniziata la pubblicazione 2. Esprimi un giudizio In un tempo in cui tutti parlano male di tutto, non per voler essere originale a tutti i costi, ma “ La Sorgente”, secondo me, rappresenta un “fiore all’ occhiello” per la realtà caposelese. Apprezzo molto la coralità che esprime attraverso il contributo di età, culture, interessi, argomenti trattati diversi. 3. Formula qualche suggerimento Più che suggerimenti mi viene da formulare un augurio fervido e forte a continuare, nonché un ringraziamento a Nicola e Salvatore Conforti che tenacemente e con grande spirito di sacrificio, oltreché grandissima professionalità, sostengono questo onere non poco gravoso; naturalmente un ringraziamento va a tutti i collaboratori, dei quali faccio parte, che con magnanimità e impegno contribuiscono al successo di questa avventura, importante tribuna aperta ed espressione della comunità Caposelese.
Prof. Ing. Luigi Adriani – da Napoli Carissimo Nicola, a me, che sono un antico lettore ed estimatore de "La Sorgente", sembrerebbe solo un freddo atto burocratico compilare la scheda che mi hai inviato. Preferisco perciò scriverti queste due righe, allo scopo di esprimerti tutto il mio compiacimento per il lavoro che da tanto tempo porti avanti con passione ma forse anche con sacrifici personali. Ricorderai che in un momento difficile, in cui stavi quasi per gettare la spugna, ti ho incoraggiato a non mollare, anzi ad andare avanti. Sono lieto di averlo fatto in tale occasione; e quindi non posso che rinnovarti ora lo sprone a raggiungere presto ed in modo brillante, il fatidico numero 100: Con la speranza che in tale occasione, o anche prima, vorrai concedermi la gioia di riportarvi la storia della chiesa, che ormai considero mia per averne seguito con amore le tormentate vicende, ti abbraccio con affetto.
Umberto Malanga da S. Paolo Brasile
- la mia stima per il Giornale La Sorgente che accompagno da oltre trent’anni. Per me è una fonte di informazioni e di approfondimento, di assunti attuali e di tante storie del mio Paese: Caposele, coordinato magnificamente dal suo Direttore, Nicola Conforti e tanti collaboratori, sponsorizzato dalla Pro-Loco Caposele, con l’esperienza di tanti anni, testimoni attivi della mia Terra Natale. Meritano tanto il mio rispetto! Sono un adulto giovane (84 anni) e ammiratore di tutto che ciò accade ai piedi del Paflagone. Ringrazio di tutto quello che "L'Illustre Ospite'', ha pubblicato, pubblica e pubblicherà che, per me, è uno stimolo per tornare un adulto che sempre procura arricchire i suoi pensamenti critici positivi. Proseguite così e auguro che la sua volata sia sempre più in alto, che duri per tante generazioni.
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Sociale di Giuseppe Casale
C’ERA UNA VOLTA RADIO CAPOSELE
I
ntorno agli anni 70 fino all’inizio degli anni 90 dello scorso secolo la pro loco di Caposele gestiva oltre al giornale La Sorgente, anche una radio locale che si chiamava Radio Caposele. Era ubicata per la prima volta all’inizio della discesa di via Peschiera dove oggi c’è un locale chiuso , e che ultimamente ha ospitato la sede elettorale della Primavera; poi la radio fu trasferita nel locale di piazza Dante e poi, dopo il terremoto, con i lavori di ristrutturazione fu trasferita nel prefabbricato di lamiere a mezza lu chianu dove oggi c’è la chiesa madre poi intorno agli inizi degli anni 90 fu trasferita a via san Gerardo sotto il palazzo ex scolastico dove oggi c’è il comune. Per ascoltare questa emittente ci si doveva sintonizzare sulla frequenza 88, 5 della mia radio MIVAR d’epoca che oggi non esiste più. Radio Caposele è stata per anni una fucina di incontro per i giovani dell’epoca che oggi scrivono su Radio lontra su portale facebok e sono amici tra di loro; mi riferisco ad Armando Sturchio e Gerardo Ceres, Sevy Malanga con Benny e insieme a loro c’era Salvatore Conforti insieme allo zio Donato poi sono passate tante altre persone tra cui Li Sandru il sacrestano che raccontava a modo suo i fatti che avvenivano a Caposele e gli auguri di compleanno a memoria. Oltre a queste persone, nella radio si sono esibiti per la prima volta giovani che oggi si dedicano alla musica folkloristica caposelese come Tonuccio Corona che cominciò la sua carriera musicale cantando le canzoni nella radio. Una delle sue canzoni che cantò nel giorno di pasqua dell’anno 1990 diceva cosi, “oggi è pasqua gugliò non ti mett la maglia nova can un sai ca l’auccieddu caca sempre dove ti trova… Proprio quell’anno iniziò il sodalizio musicale con Salvatore Conforti che poi
fondò il gruppo musicale con il nome LI CUMBARI. Dopo molti anni, oltre queste due persone, nella radio iniziarono a esibirsi varie persone che oggi si dedicano alla musica come Benny Daniele e Gerardo Bottiglieri. La radio era gestita dalla pro loco ed era una radio che andava in onda tutti i giorni, ma io la ascoltavo la domenica mattina dalle 9 fino alle 13. Aveva un palinsesto ben definito che partiva dalla tribuna politica con il dibattito domenicale che ha visto la presenza di personaggi politici di Caposele; poi si passava alla musica, poi alle notizie sulla realtà di Caposele ed infine il gossip locale in cui si facevano gli auguri di compleanno e notizie varie. Durante la trasmissione si collegavano in diretta con la Radio MPA di Palomonte per avere un supporto musicale e le notizie su ciò che avveniva negli altri paesi della provincia di Avellino e Salerno; questo collegamento avveniva quasi sempre in diretta visto i rapporti di amicizia che c’èra tra le due emittenti e sui rapporti di amicizia che c’èrano tra conduttori radiofonici tra i due paesi. Il palinsesto forte della radio Caposele era la domenica mattina e in estate andava in onda tutti i giorni in diretta soprattutto il mese di agosto durante i giorni di feste agostane in piazza a Caposele. Il 15 agosto c’era la diretta della corsa campestre chiamata con il nome LA CORSA DEI TRE CAMPANILI. Non mi ricordo chi era il radiocronista che commentava la corsa ma fu uno dei programma fissi in quegli anni. Durante i giorni feriali la radio non trasmetteva quasi niente se non programmi registrati, quindi per ascoltare il programma in diretta dovevo aspettare la
domenica mattina successiva nel periodo invernale e tutti i giorni nel mese di agosto. Radio Caposele è stata in quegli anni la voce di Caposele dove tutti potevano ascoltarla da casa non solo, lo facevano per sentire la musica ma anche per ricevere le notizie su ciò che avveniva nel nostro paese; ma era anche un posto di ritrovamento di un gruppo di persone amiche che si sono messi a disposizione attraverso la radio per trasmettere le loro fantasie e il loro modo di raccontare la vita quotidiana di Caposele; in quegli anni tutto questo per tutto il periodo dalla metà degli 70 fino alla metà degli anni 90, poi ha chiuso i battenti a causa di problemi economici e non sono stete più riprese le trasmissioni. Se oggi ci fosse ancora la radio Caposele, avremmo più voce e più libertà non solo d’informazione ma di intrattenimento, di musica e di fantasia, ma anche un luogo di ritrovo come facevano le persone in quegli anni. Oggi queste cose le fanno su RadioLontra cosi come facevano in radio in quegli anni Chiedo scusa se ho dimenticato alcune cose che sono accadute in radio, visto l’età che avevo. Non ricordo tutti gli avvenimenti, ho scritto solo quello che ricordavo io personalmente.
Note (ndr) Radio Caposele fu impiantata da Nicola Conforti in via sperimentale durante il Ferragosto del 1975 in un’aula dell’Edificio Scolastico in via Roma. Nello stesso anno fu trasferita nella sede “Maxine Tour” gestita da Angelo Petrucci e, dopo qualche mese, in via definitiva in piazza Dante nel locale di Donato D’Auria. Col terremoto la sede di Radio Caposele subì vari spostamenti in prefabbricati, per approdare definitivamente a piano terra dell’attuale sede Comunale in via San Gerardo. Ha avuto una durata complessiva di oltre 20 anni. Nell’anno 1981, poco prima del terremoto, Nicola Conforti impiantò nella stessa sede della radio, una stazione di TeleCaposele. Funzionò in via sperimentale solo per un paio di mesi, perché i relativi impianti di ricetrasmissione furono danneggiati in modo irrecuperabile i dal terremoto. Oggi, ricomincia il suo cammino dopo alcuni anni di fermo.
Centenario della vittoria della Grande Guerra 1915-18
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uest’anno l’avvenimento festivo del 4 Novembre è stato turbato da avvenimenti luttuosi in ogni parte d’Italia in conseguenza del forte vento e pioggia che hanno causato lo straripamento dei fiumi e la distruzione di alberi in special modo nella Regione Veneto che 100 anni addietro fu teatro della vittoria della prima guerra mondiale. Certamente questa giornata del 4 Novembre ha risvegliato i nostri sentimenti particolarmente in quelle persone di una certa età ed a quelli che hanno avuto genitori, nonni, e parenti stretti deceduti al fronte e sulle rive del fiume Po. Personalmente ho sempre avvertito un sentimento di tristezza-orgoglio per la morte in combattimento di mio nonno Antimo Pirozzi, avvenuta a Cremona l’11 giugno 1917 e seppellito nel cimitero di quella città dove tuttora riposa. Il nonno di mia moglie, Raffaele Ceres, classe 89, caporale, deceduto il 24 giugno 1918 come prigioniero appartenente al 283° Reggimento di Fanteria, Lasciava la moglie Donatella e 4 figli in tenera età: Gerardo, Pietro, Elvira e Antonietta. Quindi Caposele ha contribuito alla
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Grande Guerra con il sacrificio della vita di tanti giovani che avevano già una loro famiglia. (per ragioni di spazio non riportiamo il lungo elenco dei soldati deceduti in linea, nelle retrovie o dispersi, tra l’altro riportati su due lapidi marmorie poste ai piedi del monumento ai caduti sito in piazza Sanità). Sicuramente ci sono stati tanti giovani che pur avendo partecipato al conflitto, sono ritornati vivi in famiglia sia dalla prigionia sia da invalidità riportata al fronte. Vi sono sati altresì militari di carriera che hanno contribuito con la loro giovane età al conflitto, al termine rientrati in Patria pieni dii gloria ed hanno continuato a servire la Patria . Notizie dettagliate sui tantissimi soldati e decorati vari sono riportate sul numero 63 de La Sorgente. Inoltre i fasti e le gesta dei nostri valorosi combattenti della “Grande Guerra”sono riportati nei libri di storia e raccontati in vari documentari radiotelevisivi. Il popolo di Caposele può essere fiero per aver data un così grande contributo umano a favore della Patria e per la conquista di Trieste e Trento.
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di Antimo Pirozzi Ultimo a destra con cerchiatura bianca: Ceres Raffaele di Pietro classe 1889 – deceduto in prigionia per malattia in linea il 24.06.1918 – Albo d’oro Campania
Racconti
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Storie
Impressioni su San Gerardo Maiella
di Eugenio Russomanno
L
o scorso 16 ottobre 2018, memoria liturgica di san Gerardo Maiella, è stato per me occasione di approfondire alcuni aspetti della vita di questo nostro caro santo, considerato da un suo grande biografo, il padre redentorista Nicola Ferrante, «una delle figure più singolari della vita millenaria della Chiesa». Non mi permetto narrarne né la vita né le opere né i miracoli, perché occorrerebbe ben altra lettura e ben altro studio. Perciò solamente mi soffermo su qualche aspetto che personalmente mi ha più meravigliato; si tratta, come a dire, di impressioni. Il Martirologio Romano Il Martirologio Romano, autorevole e ufficiale calendario della Chiesa, alla data del 16 ottobre così dice di san Gerardo Maiella. «A Materdomini in Campania, san Gerardo Majella, religioso della Congregazione del Santissimo Redentore, che, rapito da un intenso amore per Dio, abbracciò ovunque si trovasse un austero tenore di vita e, consumato dal suo fervore per Dio e per le anime, si addormentò piamente ancora in giovane età.» L’autorevole biografo Nicola Ferrante Nicola Ferrante così descrive san Gerardo Maiella: «Natura estremamente semplice e fortemente emotiva, amò per istinto la musica, la poesia, la scultura in cartapesta e, specialmente, gli spettacoli della natura. Ma da ogni contemplazione della natura o dell’arte egli seppe elevarsi rapidamente a Dio, vertice di tutte le sue aspirazioni». La bellezza della natura o la bellezza dell’arte erano per san Gerardo segno, segno che rimandava in lui immediatamente alla Bellezza e alla Grandezza infinita di Dio, oggetto totale della sua intelligenza e del suo amore. Il Ferrante continua: «Questo carattere fu l’espressione esterna, più che del suo temperamento, della ricchezza del soprannaturale che molto spesso si manifestò in lui in modo sensibile. Dai primi anni della sua vita alla morte si succedono apparizioni di Gesù, della Madonna, degli Angeli, estasi, ratti [rapimenti, ndr], visioni, profezie, bilocazioni, scrutazioni di spiriti, riproduzione dei fenomeni della Passione del Signore, lotte coi demoni e miracoli d’ogni genere». E aggiunge: «Che dire della storicità di tutta questa materia? Confessiamo che non tutto è documentato o
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documentato a sufficienza». Concludendo il suo contributo nella Bibliotheca Sanctorum, il padre redentorista scrive: «Siamo convinti che ci sia ancora molto da fare per appurare fatti e sfrondare leggende, ma siamo anche convinti che la via da noi indicata sia la buona per porre nella giusta luce una delle figure più singolari della vita millenaria della Chiesa». Le fonti Innanzitutto, costituiscono prima fonte per conoscere l’anima del santo le sue quarantaquattro lettere più alcuni frammenti. Poi, occorre leggere il Regolamento di vita, che contiene i suoi propositi, le sue riflessioni, le aspirazioni e i pensieri. Fonti altrettanto sicure per una vera storia gerardina sono due biografie manoscritte. La prima è un autografo in ventidue pagine del padre redentorista Gaspare Caione, ultimo superiore di Gerardo; egli ne raccolse le memorie per ordine di sant’Alfonso; lo scritto fu composto dal 1755 al 1762/63. La seconda è un manoscritto inserito in una redazione anonima della prima parte della Istoria della Congregazione del Santissimo Redentore del padre redentorista Giuseppe Landi; è una biografia “organica, precisa e voluminosa”, di un centinaio di pagine, con il sigillo della veridicità e della scienza, dice Nicola Ferrante, che con una felice congettura attribuisce anche questo manoscritto a Gaspare Caione. «L’autore della biografia in oggetto è solo Gaspare Caione, uomo eminente per scienza e virtù che, oltre a conoscere come pochi lo spirito del santo, ci ritrasmise le testimonianze dirette degli amici, dei direttori e dei confessori del suo illustre suddito. Abbiamo così un nucleo storico d’indiscusso valore che pone su solide basi la figura del grande taumaturgo». Scrive Silvano Giordano: «Le biografie successive che utilizzarono tali fonti [oltre ai manoscritti di Gaspare Caione, le dichiarazioni rese ai processi di beatificazione, istruiti a Muro Lucano e a Conza a partire dal 1843, ndr] come pure la divulgazione popolare, ne sottolinearono i tratti di asceta rigoroso, di uomo obbediente, di taumaturgo in lotta contro le forze demoniache, di santo in grado di avvicinare alla gente la potenza di Dio in mezzo alle difficoltà quotidiane».
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Il patrono delle partorienti, delle mamme e dei bambini Fin dalla seconda metà del Settecento Gerardo Maiella era invocato come il patrono delle partorienti. Il Tannoia nel 1806 scriveva: «Fratel Gerardo è speciale protettore dei parti per cui in Foggia non vi è donna partoriente che non ne abbia l’immagine e non invochi il suo patrocinio». Sempre all’inizio dell’Ottocento un medico di Matera riferiva a un fratello redentorista: «Da molti anni io non esercito più la professione del medico. L’esercita per me fratel Gerardo», dicendo di lasciare come medicina a ogni partoriente un’immagine di Gerardo Maiella, ottenendone sempre frutti prodigiosi. Nel 1955, in occasione del secondo centenario della morte del santo, da ogni parte del mondo pervennero richieste affinché Gerardo fosse proclamato patrono delle madri; tra i sottoscrittori figuravano cardinali, arcivescovi, vescovi, medici e gente comune. Oggi esistono in Brasile varie «leghe di san Gerardo» patrono delle madri e negli Stati Uniti il santo è diventato un punto di riferimento contro le moderne teorie neo-maltusiane (il malthusianismo è una dottrina economica ispirata al pensiero di Thomas Robert Malthus che, individuando nell'incremento demografico la causa di povertà e fame, auspica la diffusione di pratiche volte a frenare l'aumento naturale della popolazione con mezzi anticoncezionali), e divorzistiche. La testimonianza di Giovanni Paolo II Il santo pontefice Giovanni Paolo II definisce san Gerardo Maiella «uno dei figli più illustri» della Famiglia religiosa della Congregazione del Santissimo Redentore e «grande discepolo di sant’Alfonso Maria de’ Liguori». «Veramente Gerardo Maiella è uno dei piccoli, in cui Dio ha fatto risplendere la potenza della sua misericordia!», scrive Giovanni Paolo II.
«Il “sì” gioioso e fiducioso alla volontà divina, sorretto da costante preghiera e da spiccato spirito penitenziale, si traduceva in lui in una carità attenta alle necessità spirituali e materiali del prossimo, soprattutto dei più poveri. Pur senza aver compiuto particolari studi, Gerardo aveva penetrato il mistero del Regno dei cieli e lo irradiava con semplicità a coloro che lo avvicinavano. Sentiva forte l’urgenza della conversione dei peccatori e per questa causa operava instancabilmente; allo stesso modo sapeva sostenere e incoraggiare i chiamati alla vita religiosa. La fama della sua santità e la fiducia nella sua intercessione continuarono a crescere dopo la sua morte. La sua tomba è ancora oggi meta di numerosi pellegrinaggi dall’Italia e da molti Paesi di tutti i Continenti. Tanti fedeli a lui ricorrono fiduciosi nelle situazioni più difficili.» Il santo pontefice, nell’occasione della celebrazione dell’Anno Gerardino, nella Lettera al Superiore Generale della Congregazione Redentorista (Castel Gandolfo, 6 agosto 2004) riporta una frase emblematica dell’animo infinito del piccolo grande santo Gerardo Maiella, mosso da un infinito ardore missionario: «O mio Dio, e vi potessi convertir io tanti peccatori quanti sono i granelli dell'arena del mare e della terra, fronde degli alberi, foglie de' campi, atomi dell'aria, stelle del cielo, raggi del sole e della luna, creature tutte della terra!» Giovanni Paolo II dichiara che san Gerardo nutriva un’attenzione particolare anche verso la vita nascente e verso le madri in attesa, soprattutto quelle in difficoltà fisiche e spirituali. Ecco perché anche oggi egli viene invocato come speciale Protettore delle gestanti. Post scriptum. Io offro questo articolo a san Gerardo Maiella per me, per mia moglie, per mio padre, per la mia famiglia che è in Caposele.
PREMIO CAPOSELE 2018 AL DOTT. ANGELO RUSSOMANNO
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’ sempre una particolare emozione assegnare il premio Caposele e anche quest’anno è stata una manifestazione in cui la cittadinanza riunita ha potuto partecipare, conoscere meglio un nostro concittadino, condividere felicità e orgoglio paesano. Credo ci sia stata, da parte del pubblico, una curiosità particolare per l’edizione di quest’anno, perché il giovane dott. Angelo Russomanno, figlio degli stimati dott. Vito e prof. ssa Emilia Carpentieri, è sempre stato, per i più, una persona particolarmente schiva che, peraltro, visti i suoi molti impegni, in paese ultimamente si incontrava di rado. Ci siamo, come direttivo, ritrovati agevolmente nell’indicare come meritevole il suo percorso, veramente brillante e dedicato ad una materia piuttosto ostica e strategica come la Fisica Quantistica. Abbiamo come sempre scritto subito la lettera per la comunicazione ufficiale e come presidente, ho poi proceduto a fare una telefonata di congratulazioni da parte di tutto il direttivo nella quale abbiamo anche iniziato a concordare la logistica dell’evento. Sin da subito, ho verificato quanto sarebbe stata particolare l’assegnazione ad una persona come Angelo, che in questa occasione mi ha mo-
strato i migliori (e poco noti) tratti del suo carattere. Infatti, al momento della comunicazione della nostra scelta, ricaduta su di lui come prossimo premio Caposele, al telefono, quando mi sono complimentata per il suo percorso ma soprattutto per le attività che stava svolgendo (avevo letto “on line” il suo CV e diversi suoi articoli), risponde convinto: “davvero non credevo di meritare addirittura un premio da Caposele per il lavoro che svolgo” dimostrando la ritrosia che in effetti un po’ mi aspettavo, eppure, affinchè correttamente si sappia, Angelo Russomanno, svolge mirabilmente la sua attività come Ricercatore di Fisica e PhD in “Teoria e Simulazioni Numeriche degli Stati Condensati” presso ben due centri italiani di eccellenza scientifica internazionale: la scuola Normale superiore di Pisa e l’ICTP di Trieste, (dove oggi opera più stabilmente) il Centro Internazionale di Fisica Teorica, che non conoscevo e che mi ha colpito particolarmente in quanto è un centro di specializzazione dove migliorare le competenze scientifiche che sono fornite in particolare agli scienziati dei paesi in via di sviluppo, come la formazione continua e le competenze necessarie con lo scopo, tra gli altri, di evitare fughe di cervelli, cosa fondamentale per lo sviluppo delle loro nazioni. Ho anche letto sul sito che “I ri-
di Concetta Mattia
cercatori dell'ICTP sono docenti nelle principali università, presidenti di dipartimenti accademici, direttori di centri di ricerca e ministri della scienza e della tecnologia nelle nazioni di tutto il mondo in via di sviluppo e pertanto l'impatto delle attività delI’CTP si estende in tutto il mondo.” Un percorso il suo, meritevole senza dubbio della nostra divulgazione e del nostro plauso ! Il suo intervento di ringraziamento, al cospetto di una sala polifunzionale gremita per l’occasione di familiari, amici e dell’amministrazione comunale rappresentata dal vice-sindaco, è stato molto vario: professionale e calmo ma a tratti esilarante e per alcuni versi addirittura spiazzante: Si è, ad esempio, definito “un alunno antipatico” chiamando in causa i suoi compagni di classe presenti; Ha ricordato in modo commovente, una delle persone con cui aveva invece un bellissimo rapporto, il compianto prof. Ettore Montanari; Ha ammesso che non seguiva molto le attività culturali del suo paese per le quali non credeva di poter dare un congruo supporto, visto che non era molto presente; Ha fatto una dimostrazione pratica per far capire meglio a tutti i presenti di cosa si occupa la Fisica Quantistica; ha parlato del sostegno importante rappresentato dalla sua famiglia. Alla fine
dell’intervento, penso che quasi tutti, come me, hanno scoperto le tante sfaccettature del carattere di Angelo! Il pensiero più importante per la nostra associazione, lo ha avuto però congedandosi, quando ha dichiarato che dal giorno dopo questo suo premio, si sarebbe impegnato a tenersi più in contatto con la sua Comunità, più aggiornato anche attraverso il nostro giornale, ora che aveva questa pur piccola ma significativa, responsabilità in più. Non avrebbe potuto ringraziarci meglio! La proloco è davvero grata ad Angelo per queste sue parole, che colgono in pieno il senso del premio Caposele, e per aver disvelato il suo carattere, avvicinandosi alla platea di compaesani in modo brillante ed ironico! Dunque Ad majora semper a te, caro, anche per averci fatto conoscere un po’ di più il tuo mondo e le tue capacità che, siamo sicuri, saranno d’esempio a tanti, aiuteranno e faranno fare grandi passi in avanti a questo settore strategico della ricerca scientifica.
Curriculum Vitae of Angelo Russomanno Professional experience 2/11/2015 - now Assegnista di ricerca, Scuola Normale Superiore, Pisa and ICTP, Trieste. Faculty host: Prof. Rosario Fazio (fazio@ictp.it) 18/11/2014 - 31/10/2015 Post doctorate fellow, Department of Physics, Bar-Ilan University, Ramat Gan - Israele. Faculty host: Dr. Emanuele G. Dalla Torre (emanuele@nonequilibrium.org)
Education and Formation 31/10/2014 SISSA, Trieste Doctor Philosophiae in Theory and Numerical Simulation of the Condensed Matter cum Laude Tesi “Periodic driving of a coherent quantum many body system and relaxation to the Floquet diagonal ensemble” Relatore: Prof. Giuseppe E. Santoro (santoro@sissa.it).
CURRICULUM
12/01/2011 Scuola Normale Superiore, Pisa - Italy “Diploma di Licenza” in Physics (Curriculum: Physics of Matter) mark of 70/70 cum Laude Supervisor: Rosario Fazio. 15/10/2010 Università di Pisa - Italy Master of Science (Laurea) in Physics mark 110/110 cum Laude Thesis “Quantum Pumping in Superconducting Nanocircuits” Supervisor Rosario Fazio. 25/09/2008 Università di Pisa - Italy Bachelor of Science (Laurea Triennale) in Physical Sciences mark 110/110 cum Laude Thesis (in Italian) “Electromagnetically Induced Transparency and Solid State Systems” Supervisor: Giuseppe La Rocca. 06/2005 Liceo Scientifico Francesco De Sanctis, Caposele (AV) - Italy High School Degree mark 100/100.
Research interests - Non-equilibrium dynamics of quantum many body systems. 1
Momenti della premiazione presso la sala polifunzionale
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Racconti
Lu lupariellu… una favola
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anto e tanto tempo fa, ma voi sicuramente mi chiederete: "Più o meno quanto tempo fa?" ed io vi risponderò almeno un secolo fa, girando nei mercati settimanali, ma soprattutto nelle fiere padronali era molto facile trovare venditori di animali selvatici di ogni genere. Le vendite andavano molto bene per una serie di motivi Primo: non c'erano enti di protezione animale, pronti a sindacare e censurare la cattura e la riduzione alla cattività di tante povere bestiole. Secondo: fare razzia di cuccioli e di uccellini implumi era uno sport di cui vantarsi. Terzo: in assenza di mezzi di divulgazione, l'acquisto di queste creature, con la vana prospettiva di addomesticarle, dava un tocco di classe agli acquirenti, non diversamente da quel che accade a certe soubrettes e certi cicisbei dei giorni nostri che amano circondarsi di animali esotici. Ovviamente di offerte esotiche non ce n'erano in giro, trattandosi di una fauna autoctona. I merli erano preferiti da chi amava nenie e motivi musicali popolari: i loro fischi non avevano niente da invidiare ai concerti bandistici. ... per quanto riguardava ritornelli e marcette militari .. Le gazze, poi erano un surrogato dei pappagalli per quel dono innato di imitare qualche parola e anche una o due frasette apprese nelle botteghe di artigiani che avevano tempo e pazienza da vendere . I cardellini, gli usignoli ma anche i fringuelli poverini, colpevoli per i loro timbri melodici erano semplicemente condannati a vivere in minuscole gabbie fino a quando, la mancanza di libertà non li assaliva stroncandoli con un crepacuore. Mio nonno, uomo alquanto stravagante , teneva stretto in gabbia un fagiano, perché era convinto che esso fosse premonitore di cataclismi: in effetti una notte il fagiano sembrava impazzito per i suoi stridii ; però nessuno gli diede peso , il terremoto puntualmente arrivò e la famiglia si salvò per il rotto della cuffia. Chi era in bilico tra la curiosità e l'azzardo, non di rado si sentiva attratto da volpacchiotti,faine e lupacchiotti, ricevendo disapprovazione da parte di contadini e pastori che, quanto ad esperienza in materia, ne avevano da vendere, memori tra l'altro delle stragi in stalle e pollai. Accadde così che in un otto settembre di una certa data, alla Fiera di Materdomini si presentò una terrazzana che stringeva nella mano destra per il gancio un gabbiotto di legno. L'umore della donna alquanto infastidita oscillava tra la vergogna ed il timore, dovendo disbrigare un'incombenz impostale dal marito, nel senso che lei autonomamente non avrebbe mai acquistato ciò che stava per comprare:un lupacchiotto. Suo marito, padre di ben quattro figli maschi, si era intestardito a educare i suoi
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rampolli ad un senso marcato del coraggio, per cui i lupacchiotti erano una sorta di materiale didattico. La donna invece era assalita dal timore che animali del genere, allevati in cattività, prima o poi sarebbero stati di nocumento per i bambini, tutt'altro che educati alla sicurezza personale. E poi, chi non sapeva che certi animali non sono adatti ad essere addomesticati in quanto si fanno guidare dall'istinto? Alla fine, però la donna si convinse che gli animali, non diversamente dagli uomini ,fossero classificabili tra buoni e meno buoni e si diede da fare alla ricerca del lupacchiotto per così dire men peggio. Gira e rigira nella fiera tra stie e gabbiotti, tra ceste e barili coperti, tra catene e collari che strangolavano le malcapitate bestiole selvagge, alla fine indugiò accanto ad una vecchina avvolta in uno scialle nero e rannicchiata, quasi aggrappata ad una grande cesta di vimini, dalla quale facevano capolino quattro o cinque lupacchiotti strappati alla madre solo da qualche giorno. Le bestiole con le bocche spalancate per la fame, si stringevano tra di loro infreddolite ed intrecciavano come serti di cipolle le loro testoline ancora spelate . L'acquirente, intanto, subito si infor-
di Alfonso Merola mò sul prezzo di quell'insolita merce, sperando che fosse oltre la somma massima autorizzatale dal marito: in tal modo con sua somma gioia la vicenda si sarebbe chiusa lì e nessun lupacchiotto avrebbe varcato la soglia di casa. Ma la venditrice era tutt'altro che rigida nell'accordarsi sul prezzo ed anticipò di accontentarsi di ben poco. .... La donna, allora, andò alla carica, notando che i lupacchiotti sembravano malaticci, ma la vecchia subito la interruppe:" Questo proprio non te lo consento. Se vuoi dire che sono denutriti, è vero:essi non prendono latte da due giorni, da quando sono stati sottratti alla madre. Come ti sembrerebbe tuo figlio se tu non lo allattassi da due giorni? Per tutto il resto non c'è niente da dire". La donna era ormai rassegnata all'acquisto e dopo un sospiro prolungato disse: "Vabbene, datemene uno. ..." Rispose la vecchina:" Sceglietevelo voi stessa, dopo avervi dato un'occhiata". "No, no, no"
disse la donna" io non ne capisco niente. Datemi una mano voi bella femmena, sceglietemi il migliore, cioè uno che non sarà mai pericoloso per i miei bambini". "Signo' "disse la vecchia " li lupi so' lupi, c'è poco da sceglie'...quissi so'tutti figli a la stessa mamma e, cumme ricene a Capusselu,....talu lu patru e talu lu figliu ...carp'ni e vuscigli cumme so' accussi' t' re pigli. ....,!" La donna, a quel punto, pagò in fretta e furia, la vecchina ripose un lupacchiotto nel gabbiotto e lo porse alla signora che sbrigativamente la salutò, disperdendosi tra la folla della fiera. Arrivata a casa consegnò al marito il gabbiotto che ospitava l'attesa bestiola e guardando il marito con occhio rassegnato e dissenziente gli disse: "Pasca' ,speramu ca tieni raggione tu ! "
Il «Regolamento» di san Gerardo: una antologia
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a lettura del «Regolamento di vita» di san Gerardo Maiella mi ha dato l’opportunità di imparare a cogliere alcuni tratti della spiritualità e della concezione della vita e della pratica cristiana del santo di Materdomini. Innanzi a tutto, Dio: per san Gerardo Dio è tutto! San Gerardo è realista all’ennesima potenza perché se uno ragiona capisce che di fatto Dio è tutto. Egli è desiderio di Dio; infatti, se leggiamo, i suoi desideri sono: «Amare assai Iddio. Unito sempre a Dio. Far tutto per Dio. Amare tutto per Dio. Conformarmi sempre al suo santo volere. Patire assai per Dio». Nel «Regolamento», la nota dominante è Dio e si tratta di fare la volontà di Dio: «Perciò sto colla vita ma senza vita, perché la mia propria vita è Dio», scrive Gerardo. Fiat voluntas tua e sint Deus vota tua et non vota mea, egli usa queste espressioni latine per dire tutto il suo amore per Dio. Quindi, nella spiritualità gerardina innanzitutto Dio, la volontà di Dio, l’amore a Dio, espresso in modo appassionato, straripante, assoluto. «Voglio operare in questo mondo come fossimo io e Dio», dice. E dopo: «Per fare quello che vuole Dio, bisogna non far più quello che voglio io. Sì, io, io, io voglio solo Dio». Il santo di Materdomini aggiunse ai consueti voti un proprio personale voto: «di fare il più perfetto, cioè quello che a me pare il più perfetto avanti a Dio». Grandi sono le mortificazioni quotidiane
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di Eugenio Russomanno di Gerardo: egli si sottopone ad ogni tipo di mortificazione fisica. Perché? Non certo per il gusto, che non sarebbe normale, di patire, ma per amore del suo Signore, per imitare e per condividere la Passione di Gesù Cristo. Qualche sua affermazione fa pensare che in lui dire Dio e dire volontà di Dio consistano anche nel vivere le circostanze della vita così come si presentano, accettandole come gesto della volontà di Dio. «Da ora metti giudizio e pensa che non ti faresti santo collo stare solo in continua orazione e contemplazione. La migliore orazione è stare come piace a Dio [vivere la vita per quello che è e per come si presenta, segno e gesto di Dio]: esser santo col divino volere, cioè in continui impieghi per Dio. Questo Dio vuole da te». Un altro aspetto della fisionomia di san Gerardo Maiella quale sembra emergere dal «Regolamento» è la sua acutissima coscienza del peccato (i santi sentono viva la propria incapacità umana), coscienza del peccato che immediatamente si trasforma in sicura speranza in Dio: «Ahi! che di me non me ne posso fidare, perché non mi conosco capace di promettere. Ma solo mi fido dell’infinità bontà e misericordia vostra, ché siete Dio infinito e nelle promesse non potete mancarmi». Nel «Regolamento» egli pure testimonia il senso della propria ubbidienza ai superiori, alla “santa madre Chiesa Cattolica”: «Dio mio, per l’amore tuo io obbedirò ai miei superiori, come mirassi e obbedissi alla vostra
stessa divina persona; e sarò come io non fossi più mio, ma quello che voi stesso siete nell’intelletto e volontà di chi mi comanda». E altrove: «Pigliando la benedizione dal superiore, considererò come se la pigliassi dalla stessa persona di Gesù Cristo». La sua devozione alla Madonna è assoluta: il santo Le si rivolge con parole di grande amore chiamandola “unica mia gioia, Immacolata Vergine Maria”. Tre brani del «Regolamento» dicono il cuore infinitamente grande del santo, il suo cuore cristiano infinitamente grande. Innanzitutto, in un brano intitolato “Pratica per la visita del SS. Sacramento” si legge: «E con questa visita io intendo adorarvi in tutti i luoghi della terra dove voi sacramentato vi ritrovate». Poi, in un altro brano, intitolato “Pratica per gli atti di amore”, egli testimonia: «Dio mio, intendo amarvi con quanti atti di amore vi hanno fatto Maria Santissima e tutti i spiriti beati sin dal loro principio e tutti i fedeli di questa terra ed insieme con quello stesso amore che Gesù Cristo porta a se stesso ed a tutti i suoi diletti, moltiplicando in ogni volta i suddetti atti. Così ancora a Maria Santissima». Infine, una frase è di tale bellezza e grandezza da superare ogni possibilità dell’immaginazione umana: «O mio Dio, e vi potessi convertir io tanti peccatori quanti sono i granelli dell’arena del mare e della terra, fronde degli alberi, foglie de’ campi, atomi dell’aria, stelle del cielo, raggi del sole e della luna, creature tutte della terra».
Scuola
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ome molti sapranno, ogni anno la Giunta della Regione Campania propone alle istituzioni scolastiche, agli Enti locali ed alle Provincie di produrre proposte in merito al Dimensionamento scolastico ed all’ampliamento dell’offerta formativa. L’iter procedurale di quest’anno si è concluso il 4 dicembre scorso, con delibera 816, presentata alla Giunta dall’Assessora Fortini. Bene, con il prossimo anno scolastico, la deliberazione regionale consentirà agli allievi dell’Alta Irpinia e dell’Alta Valle del Sele di potere scegliere nuovi indirizzi scolastici nella secondaria di secondo grado. Precisamente, nuove istituzioni (allegato B della delibera): sezione staccata dell’Istituto Tecnico Agrario dell’IISS A.M. Maffucci di Calitri, (articolazione produzione e trasformazione) presso il Comune di Calabritto; Istituto Tecnico Economico Turistico dell’IISS F. De Sanctis di Sant’Angelo dei Lombardi presso Caposele. Dall’allegato D della medesima delibera, si ricava che il classico di Sant’Angelo dei Lombardi avrà una curvatura biomedica, sebbene tale scelta non sia nella totale disponibilità della Giunta, e dovrebbe essere confermata dall’USR. Possiamo gioire, dunque, poiché, dopo anni di assoluto immobilismo intorno ad una simile tematica, in relazione a richieste inutilmente prodotte dalle medesime scuole, finalmente qualcosa si è mosso! Ovviamente, ogni novità, frutto di scelte alternative, si presta ad analisi e giudizi di ogni tipo, specie ora che sembra essere di moda esprimere opinioni insindacabili su ogni argomento, con o senza competenze di merito. A questo punto, però, assunto l’esito positivo, credo sia opportuno esprimere anch’io una valutazione attenta e ragionata, e non sottrarmi anche ad un franco ragionamento che tenga conto delle opportunità e dei rischi che simili scelte comportano, anche perché sarebbe un errore culturale ridurre l’occasione ad una semplice presa d’atto, ed anche per invitare altri cittadini sensibili a fare altrettanto. Lascerò cadere la decisione relativa alla nuova curvatura del classico, sebbene abbia idee abbastanza precise sull’argomento: diciamo che è un problema che dovrebbe interessare soprattutto la valutazione di una simile scelta, il classico, da parte delle famiglie degli allievi che abbiano già maturata la decisione. Vengo pertanto, alle due scelte principali sperando, però, di non alimentare superflue letture da dietrologi, e di essere giudicato solo per le cose che dico: voglio assicurare i lettori della Sorgente che le mie sono riflessioni disinteressate, essendo ormai anche ad un solo anno dalla pensione.
Alta Irpinia ed Alto Sele: nuove offerte formative per l’anno scolastico 2019-20.
Opportunità e rischi Per prima cosa, penso che si possa facilmente condividere l’idea che nell’attuale fase storica, – tra immigrazioni e globalizzazioni- bisogna prendere consapevolezza assoluta delle inedite condizioni sociali e culturali ed avere il coraggio di osare scelte inedite, ridando alle decisioni una consistenza strategica, che può definirsi guardando alla realtà con occhi più disincantati e scientificamente fondati: in pratica, bisogna avere la capacità di effettuare diagnosi precise, per garantire cure efficaci, per quanto dolorose esse possano essere. Pertanto, prima di tante altre considerazioni, bisogna far riferimento ai dati demografici territoriali che incidono direttamente su quelli della Scuola, e questi sono direttamente connessi con lo stato dell’economia locale, che sta mettendo a repentaglio tutte le istituzioni scolastiche dell’Alta Irpinia classica e dell’Alta Valle del Sele, facendo intravedere la fine dell’autonomia delle scuole nel breve volgere di qualche anno: proiettando i dati demografici, per un lustro, e mantenendo gli attuali parametri di 400 allievi per scuola, difficilmente si potranno assicurare le attuali presidenze nel nostro territorio appenninico. È da questa consapevolezza che è nato il nostro sforzo per assicurare due anni fa l’indirizzo Tecnico Agrario di Calitri, sperando di sostenere con maggiore credibilità la logica di sopravvivenza dei nostri paesi, sostenendo ed innovando la vocazione cerealicola e frumentaria dell’Alta Irpinia classica, oltre la pastorizia e gli allevamenti di pregio, come i suini neri del casertano, e con la scommessa di incrementare le possibilità occupazionali dei giovani proprio grazie al patrimonio agricolo del territorio. L’attuale autorizzazione di una sezione staccata dell’ Istituto Agrario di Calitri, Tecnico Tecnologico- Agraria, Agroalimentare e Agroindustria. Articolazione “produzioni e trasformazioni nel Comune di Calabritto, e quindi nell’Alto Sele, non solo non confligge con il già esistente in Irpinia orientale, bensì si integra, poiché l’area agricola con fulcro in Calabritto è vocata a ben altre essenze agricole, alcune anche innovative, come lo zenzero: noccioleti, uliveti, castagneti, ortaggi e frutteti di vario genere. Ed è così che ci illudiamo di offrire agli allievi futuri le più diverse occasioni di studio e sperimentazione nell’ottica della trasformazione agricola che, unitamente alle bellezze naturali e storiche, potrà davvero determinare un piccolo
rinascimento turistico, ed economico, per le nostre terre abbandonate, riducendo se non annullando la desertificazione demografica di cui sopra dicevamo. A mio avviso, la scelta del Comune di Calabritto, sebbene possa apparire ispirata dalla solita logica campanilistica, che gravi danni ha arrecato negli anni e decenni trascorsi, può rappresentare una delle poco decisioni coerenti con i veri bisogni di un territorio vasto che va dall’Alta Irpinia, con i piedi nel Vulture, alla Valle del Sele fino alle terme di Contursi, avviata all’abbandono soprattutto per la mancanza di occasioni di lavoro di qualità per i giovani diplomati e laureati: la formazione agronomica, finalmente, potrà sviluppare una cultura tecnico scientifica da spendere in loco ed avviare nuovi processi produttivi in agricoltura, sostenute anche dalle nuove tecnologie dell’informazione. Questo implica, altresì il riconoscimento autocritico che le nostre scuole hanno fin qui lavorato per il re di Prussia, formando competenze giovanili da spendere altrove! In ogni caso, è un fatto che le scuole del secondo grado presenti nel territorio non hanno prodotto quell’auspicata crescita culturale ed economica, e che, al contrario, hanno proprio favorito il processo migratorio delle nostre migliori energie culturali. Detto ciò per l’agrario, cosa dire dell’altro indirizzo Tecnico Turistico di neo introduzione a Caposele per l’anno scolastico 2019-20? Purtroppo, non credo che possa utilmente sostenere le azioni virtuose per invertire quelle tendenze nefaste che ormai colpiscono tanto Alta Irpinia quanto l’Alto Sele. Lo dico con rammarico, perché apparentemente sembra chiudere un cerchio virtuoso in una realtà che vede il turismo religioso verso il Santuario di San Gerardo come un punto di vera forza del territorio.
di Gerardo Vespucci
Eppure, ricordando il calo demografico territoriale ed il numero decrescente delle nascite e dei ragazzi in età scolare, non mi pare che tra i principali bisogni da soddisfare vi sia la necessità di garantire tecnici esperti del turismo. Ovviamente, di competenze, ed anche alte, c’è sempre bisogno, ma occorre essere realisti: tenuto conto che Caposele ospita attualmente due indirizzi liceali – scientifico e scienze umane – l’aggiunta di un terzo indirizzo (Tecnico Turistico) è compatibile col numero di ragazzi delle terze medie, oppure con tale introduzione è stata già decretata la fine di uno dei due licei, magari scienze umane? E, siamo propri sicuri che il Tecnico Turistico rappresenti una soluzione occupazionale migliore dell’opportunità offerta dal diploma di scienze umane con la necessità sempre più crescente di servizi di qualità alle persone ( anziani, disabili, disagio?) Siccome a far nascere questo indirizzo – sociopsicopedagogico – nel lontano 1996 contribuii non poco e quando andavo in giro per l’orientamento dei ragazzi di terza media dicevo, appunto, che in futuro i servizi socioassistenziali sarebbero stati occasione di lavoro, credo che a maggior ragione oggi bisognerebbe sostenere una simile idea e l’opzione verso un simile indirizzo, magari con argomenti convincenti. Infine, e non meno importante, credo non siano da sottovalutare l’impatto negativo che potrà avere sulle iscrizioni all’alberghiero di Lioni e l’inutile lotta fratricida con il nuovo indirizzo Tecnico Agrario di Calabritto. Duole dirlo, ma, capovolgendo il senso della Provvidenza manzoniana, un bene immediato si risolve spesso in un danno per il futuro. Mi auguro, sinceramente, di avere torto!
Il19 novembre scorso si è votato per il nuovo collegio dell'Istituto comprensivo Caposele, Senerchia Calabritto per eleggere chi deve rappresentare la maggiore carica in seno al consiglio di istituto.
Donato Cifrodelli già vicesindaco e attuale consigliere di minoranza ha avuto la maggiornza dei voti ed è stato eletto.
Da parte della redazione Auguri per questa nuova carica molto importante e rappresentativa per la comunità Caposelese
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Dal mio blog,
Sport di Salvatore Conforti
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on è un ritorno di fiamma anche perché il fuoco è stato sempre acceso; non è uno slogan anacronistico... perché l’idea e la passione per la propria terra vale in ogni tempo; non è un modo di riportare nei vostri pensieri una compagine politica oramai forzatamente accantonata anche per volere dello stesso leader ... No! è solo il desiderio di comunicare una filosofia politica che mi porta ad essere razionale e coerente, impulsivo e spietato, docile e collaborativo. Oggi, infatti, a meno di episodi eclatanti, non mi va di esprimere giudizi di merito sui nuovi politici... mi sa troppo di rivalsa, di accanimento, di voglia di dimostrare incompetenze generiche o mancanza di attaccamento alla propria terra... No, non lo faccio.... ci sono passato pure io... Adesso è troppo semplice dare addosso a chi è entrato in campo senza aver fatto nemmeno una partita di allenamento. Non lo farò! Perché non è giusto e penso che l’entusiasmo della novità politica non vada spento in alcun modo. Ne va, tra l'altro, dell’ immagine di tutta la comunità, che già è frantumata da svariati anni a causa di lotte fratricide! Lo voglio dire a me,(come autoconvincimento) ma anche alla minoranza e ai supporters di uno e dell’altro schieramento, che negli ultimi tempi si fronteggiano su argomenti certamente non gravi, ma nemmeno semplici da risolvere. È un proposito il mio anche forse a scopo terapeutico, affinché possa spegnersi, oltremodo, qualche mia reazione su questioni ed azioni che sono state prodotte più in ambito personale, che su una oggettiva utilità comunitaria. Capisco anche questo e mi scuso se ho recentemente esagerato con giudizi e opinioni non proprio leggere. Adesso, però, evitando impulsività e tifoserie estreme dico di LASCIARLI LAVORARE e magari,nell'attesa, costruiamo, da cittadini e da politici, una critica non distruttiva che si componga anche di
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un concreto aiuto di idee. Parlo di qualsiasi cosa possa far migliorare la nostra comunità! Ogni azione piccola o grande che sia ! C’è la necessità di completare la toponomastica??? Sono a disposizione! Bisogna ritoccare il piano turistico del paese... sono disponibile! Si rende necessario rimodulare il RUEC urbanistico o i PUA di via Santuario ??? Sono disponibile a farlo gratuitamente come è sempre stato per tante altre questioni di cui mi sono occupato nel recente passato! ....È necessario dare spazio ad altri e che io mi taccia e partecipi passivamente alla vita del mio Paese? Se tale azione porta benefici, sono disponibile pure per questo! È giusto così! È utile quindi ogni opera positiva che possa accompagnare, anche solo da spettatore, l’ambizioso programma dei nuovi amministratori, affinché quel lungo elenco di”intenzioni” si possa trasformare in FATTI CONCRETI! ....non vorrei,però attendere molto. L’età avanza e io ho voglia di assistere al”cambiamento” . Buon “Caposele nel cuore” a tutti!
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on voglio correre il rischio di essere tacciato come accanito “polemizzatore”, per cui scrivo per capire se qualcuno di voi mi può aiutare a
perchè la critica
COSTRUISCE
comprendere qualcosa di più . La questione annosa delle STRISCE parcheggi a Caposele, pare che non sia ancora finita. Dopo aver ripetutamente informato i nuovi amministratori, con garbo e fermezza, che alcuni disegni sul selciato SONO IN STRIDENTE CONTRASTO con il CODICE DELLA STRADA, qualche giorno fa alcuni “stalli”, con mia somma soddisfazione, sono stati cancellati dal pavimento. Di questo ringrazio il Sindaco che ha compreso le evidenti storture e fatto “marcia indietro” su una decisione molto improvvisata. Ma adesso, vorrei però che qualcuno mi spiegasse perchè se quelle strisce cancellate erano in EVIDENTE “difetto”, come mai le altre, che sono nelle stesse condizioni e in spregio alle norme di sicurezza e traffico, rimangono ancora in bella mostra?? Se la sperimentazione realizzata è stata un'operazione chiaramente sbagliata, perchè non aggiustare il tiro completamente e rifare l'intervento con un occhio al codice della strada e l'altro alla sicurezza dei pedoni?? Voglio mantenere viva la speranza e anche l'attenzione, in occasione di questo episodio, perchè ritengo che tale azione, sia indubbiamente riferita alla COLLETTIVITA'e non legata a piccole forzature personali. Auspico, con sincerità, che si possa ancora rimediare e che questa circostanza NON sia l' esempio “pilota” rispetto alle tante questioni da sistemare nel nostro Paese, per le quali le improvvisazioni potrebbero, nel tempo, portare sicuramente a grossi danni. ...”Sutor, ne ultra crepidam!”
I
ncontrai, per puro caso, qualche anno fa il Maestro #MAURIZIOTOFFOLETTI, un grande scultore internazionale, al quale, invitato a Caposele, proposi di ideare una scultura dedicata all'acqua e nello specifico da destinare a piazza Sanità. Quella sorta di spruzzi naturali da terra progettati, non mi davano molta soddisfazione e tentai una sorta di forzatura all'indirizzo di chi era preposto all'approvazione di tale modifica progettuale. La fontana scultura avrebbe preso il posto degli attuali zampilli, con un costo di poco superiore a quella che è stata poi realizzata, ma con un effetto che si sarebbe apprezzato nel tempo. Una fontana OPERA D'ARTE di un grande artista, da poter godere in tutti i momenti e con un plus valore straordinario. Purtroppo, questo “suggerimento” insieme ad altre piccole idee di riqualificazioni intorno alla piazza non furono accettate ed in
quell'occasione cominciai a capire il vero valore di chi mi era affianco ad “amministrare”. Peccato, fu un'altra occasione buttata al fiume che avrebbe meglio condito tutte le operazioni anche turistiche-culturali dedicate al mio Paese che erano in nuce. Chissà se oggi l'idea possa essere ripresa in qualche modo, affinchè quegli spruzzi, sempre più difficili da gestire e quei mezzi cannoni che spuntano dalla pavimentazione possano essere sostituiti da una vera fontana con valore di opera d'arte.... Il tentativo lo farò anche con la nuova amministrazione comunale, in modo che i nuovi arrivati, possano beneficiare di questa mia conoscenza e magari cominciare a ragionare su piccoli piani di miglioramento urbano di cui Caposele ha urgente bisogno. Nell'immagine (in alto) il bozzetto che l'artista Italo-francese mi regalò nell'aprile del 2012 a futura memoria di un cordiale incontro.
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ono 53 i milioni di euro finanziati dalla Regione per la sistemazione delle strade Irpine. Un lungo elenco di beneficiari in cui NON COMPARE Caposele. Sono molto dispiaciuto per questo e ero, qualche tempo, fa molto incazzato con gli amministratori del tempo (un anno fa circa) ai quali suggerii di mettere mano a progetti esecutivi per non perdere questa occasione... Naturalmente i miei consigli non valevano nulla. Speriamo che non accada MAI più!
Blog
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ualche anno fa, nella piena funzione di Assessore del mio comune, avviai la procedura per poter depositare direttamente a Caposele le pratiche edilizie per autorizzazioni sismiche EVITANDO la lunga e complicata trafila del deposito al Genio Civile di Avellino. Per un “oscuro” motivo, la procedura di assegnazione della sede di deposito qua a Caposele, fu bruscamente interrotta. Suggerendo al nuovo assessore di questa opportunità, devo ammettere, che il geom. Di Trolio ha preso a cuore immediatamente la questione e unendo i comuni di Teora, Senerchia e Calabritto, ha fatto sì che tale procedimento potesse essere APPROVATO e fra pochi mesi PRATICATO. E’ un passo importante verso la semplificazione di tale procedura, che a volte fa attendere chi deve costruire anche un insignificante muretto di recinzione, mesi interi, prima di poter avviare i lavori. Mi complimento con l’assessore e con la Giunta che ha capito l’importanza di tale semplificazione, la quale è tutta a vantaggio dei cittadini del nostro comprensorio. La direzione è quella giusta e cioè verso l’unione dei comuni e l’accorpamento di funzioni tecniche e amministrative, al fine di poter oltre che semplificare, economizzare a vantaggio di un’efficienza e funzionalità delle nostre aree interne. Bene così!
Gelsomino Di Trolio "Collaborare per crescere"...Nessuno di noi, nonostante il proprio bagaglio di esperienza, può avere conoscenza di tutto. Sono i confronti umani e le altrui esperienze che contribuiscono all'arricchimento reciproco. Oggi più che mai c'è bisogno di collaborazione. Meno critiche negative, meno insulti e polemiche, meno aggressività e più obiettività. Una critica vivace, intelligente, costruttiva, creativa , propositiva e rispettosa dell' altro: questo sarebbe bello, perchè questo è il sale della democrazia che accresce lo spirito di collaborazione, quella che aiuta concretamente a elaborare insieme progetti per risolvere i grandi e piccoli problemi della gente. Insomma, dovremmo imparare tutti a essere più collaborativi: questa è la via da seguire per costruire una comunità più unita, rispettosa dell' altro, migliore e più giusta.
I Avrei preferito che dopo un periodo di prova sul campo, i nostri Amministratori potessero attribuirsi le responsabilità dei settori e servizi del nostro Comune. Invece una proroga fino a dicembre allungherà il tempo di rodaggio. Tali responsabilità sulle funzioni sono utili a poter dimostrare all’ elettorato che il programma sul quale la maggioranza dei Caposelesi ha recentemente puntato, si possa veramente realizzare. Vi assicuro che NON è la stessa cosa che l’apposizione dell’ “ultima firma”non sia in capo a chi è stato eletto. L’ attuale modalità infatti,configura un’ amministrare l’ORDINARIO senza RISCHIARE un minimo, su scelte importanti e risolutive per il Paese. ....E non saranno certo la Segretaria o qualche dipendente in odore di pensione, a farlo. Spero vivamente che a dicembre chi è stato eletto con cotanta differenza, possa cambiare idea e far viaggiare la macchina amministrativa, che oggi, purtroppo, pare sia ancora “in folle” ! Aspetteremo....con fiducia.
lavori della Pavoncelli bis sono terminati. Stanno smantellando tutto: la Ditta e le maestranze locali dovranno trovare necessariamente un'altra strada da percorrere. 150 milioni di euro utilizzati (una cifra spropositata che si fatica a scrivere su un pezzo di carta), per mettere in sicurezza e raddoppiare un tratto della galleria storica che arriva in Puglia. Cosa ci rimane di tutto questo?? Mah! In una serie di interpellanze di paio di anni fa, avevo fatto già riferimento a questa condizione che sarebbe arrivata presto e che avrebbe diffuso nella nostra comunità uno stato di preoccupazione notevole. Certamente i lavori non potevano durare all'infinito, adesso però, bisognerebbe capire cosa rimane di concreto alla nostra terra che, di fatto, ha subìto discreti danni dalla presenza di questo enorme cantiere. Mi vengono in mente le tante promesse sulla SISTEMAZIONE di strade urbane percorse dai migliaia di mezzi pesanti (su via Aldo Moro e Diomartino) ; LA FARANNO?? Mah! - Oppure, la MITIGAZIONE del pozzo “A” delle Saure sulla quale si è consumata
una battaglia che se non vedrà realizzato nemmeno l'intervento minimo previsto in progetto, sarà persa completamente dai Caposelesi! - O ancora il COMPLETAMENTO di Piazza Sanità che per agevolare il percorso dei mezzi pesanti verso il cantiere, è stata lasciata in asfalto. LA FARANNO?? Mah! - La CENTRALE IDROELETTRICA che pare sia conclusa! COSA PORTERA', oltre alla corrente pubblica, nelle casse del Comune, ?? Questioni che sono complicate da districare, ma che pongo adesso a tutti i NUOVI SOGGETTI della politica locale, che spero, potranno, insieme, capire quali possono essere le soluzioni migliori e le azioni EFFICACI per far sì che di questo enorme lavoro non debba rimanere solo il ricordo dei mezzi pesanti che hanno attraversato con prepotenza le nostre strade. Infine, permettetemi di fare una dedica sentita a Raffaele Rosania, un nostro concittadino, che invece, su questa storia, ha avuto una cattiva sorte diventando il SIMBOLO di un lavoro che nonostante gli altissimi presidi di sicurezza, ha fatto pagare, con il sacrificio, il vero grave scotto alla nostra Comunità.
C'E UN'OPPORTUNITA' PER FAR RISPARMIARE I CAPOSELESI. ’ stato pubblicato recentemente sul Burc l’avviso della Regione Campania per la selezione, ai fini dell’ammissione a finanziamento al 100%, di progetti esecutivi, predisposti per la riduzione dei consumi energetici negli edifici e strutture pubbliche (MUNICIPIO, SCUOLE, MUSEO, ILLUMINAZIONE STRADALE), - come è accaduto recentemente per il polo scolastico che dispone già oggi, di un ottimo impianto fotovoltaico (spero funzionante) - . Auspico, per tutti noi e in attesa che la centrale elettrica dia i suoi buoni
frutti, che Caposele possa approfittare di questa possibilità, tradotta, di fatto, in meno spese per l'elettricità e quindi MENO TASSE da pagare. Ricordo che già qualche anno fa si tentò di raggiungere questo obiettivo, ma il “coofinanziamento” pose dei limiti al risultato che non fu, purtroppo, positivo.
E Su Youtube c'è un canale dedicato esclusivamente a Caposele
ADESSO, invece, SI PUO' FARE! Ed utilizzando parametri diversi, idee e progetti già esistenti, il lavoro per i nuovi amministratori dovrebbe essere più spedito ed efficace. FORZA RAGAZZI!! C'è ancora TEMPO
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Attualità
LA LEGGENDA DI NATALE
L
a Leggenda di Natale, un’espressione che fa pensare a qualcosa di felice, di allegro, ad una di quelle storie alle quali ci siamo affezionati sin da piccoli e che ci fanno emozionare ancora oggi perché sono l’emblema dello spirito natalizio e riaccendono in noi la “Magia del Natale”; un’espressione che, questa volta, va letta distaccandosi dalla visione classica e rifacendosi ad un altro punto di vista, quello di Fabrizio De André. Nel suo brano, così intitolato, infatti, il Natale fa da sfondo ad una storia molto forte, che tratta un tema purtroppo sempre più attuale, al quale tutti dovremmo prestare maggiore attenzione: la violenza sulle donne. Si può intuire, fin dall’inizio, come la canzone sia mascherata da un velo fiabesco che mira a mettere in risalto la contrapposizione tra l’ingenuità e la fragilità di una bambina con la crudeltà e la brutalità di un uomo. Per descrivere quest’ultimo, il cantautore utilizza la figura di Babbo Natale perché rappresenta la generosità e la bontà; infatti ricopre la bambina di doni e di attenzioni che, però, sfociano in vera e propria violenza.
Quella di Babbo Natale è una scelta mirata, che ha lo scopo di sottolineare che spesso bisogna andare oltre le apparenze e non farsi ingannare dalle false maschere dietro le quali molte volte si cela una cattiveria che prima o poi è destinata a venire fuori. Nell’ultima parte del brano la bambina è cresciuta ed è diventata donna, ma continua a portare con sé i duri ed indelebili segni della violenza subiti in età infantile, infatti viene paragonata ad un fiore appassito poiché non ha subito soltanto una violenza fisica, ma anche una violenza morale che l’ha segnata per il resto della sua vita (“ma ancora alla luna vorresti narrare la storia d’un fiore appassito a Natale”). Purtroppo ciò che racconta De André non è una storia inventata, non è utopia, ma è la dura e triste realtà dei fatti, una realtà che prende sempre più piede nella nostra società, in cui, negli ultimi anni, sono aumentati i casi di violenza sulle donne; ed è proprio dalla società che bisogna ripartire e, attraverso campagne di sensibilizzazione, eliminare gli stereotipi di genere e le disuguaglianze tra uomini e donne. In tale ottica, la nostra comunità ha posto in essere diversi eventi per affrontare questa tematica, che si sono rivelati importanti
di Vincenzo Russomanno
momenti di responsabilizzazione e di crescita, segno di una maturità e di una voglia di riscatto verso tutto ciò che succede in grandi e piccole realtà; il tutto si è materializzato in una panchina rossa, posta al centro del nostro paese, che rappresenta la speranza che eventi come quello raccontato diventino soltanto un vecchio e brutto ricordo e, simbolicamente, fa rivivere le donne vittime di violenza. Ma serve soprattutto a trasmettere un ulteriore messaggio che è anche il nucleo del brano; il cantautore, infatti, non fa alcun invito alla denuncia, ma racconta in maniera crudele l’accaduto per agire sulle coscienze dei possibili aggressori, evidenziando il vero obiettivo del testo, ovvero quello di sensibilizzare gli uomini a non commettere atti atroci ma a comprendere e rispettare la donna. Invio anche il testo della canzone da mettere se possibile al lato dell’articolo.
Parlavi alla luna giocavi coi fiori Avevi l'età che non porta dolori E il vento era un mago, la rugiada una dea Nel bosco incantato di ogni tua idea Nel bosco incantato di ogni tua idea E venne l'inverno che uccide il colore E un babbo Natale che parlava d'amore E d'oro e d'argento splendevano i doni Ma gli occhi eran freddi e non erano buoni Ma gli occhi eran freddi e non erano buoni Coprì le tue spalle d'argento e di lana Di pelle e smeraldi intrecciò una collana E mentre incantata lo stavi a guardare Dai piedi ai capelli ti volle baciare Dai piedi ai capelli ti volle baciare E adesso che gli altri ti chiamano dea L'incanto è svanito da ogni tua idea Ma ancora alla luna vorresti narrare La storia d'un fiore appassito a Natale La storia d'un fiore appassito a Natale
Al via il progetto Job Cafè - Laboratorio Caposele
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l via il progetto Job Cafè-Laboratorio Caposele, un percorso di attività finalizzate a promuovere la crescita personale, l’integrazione dei giovani e il rafforzamento di competenze trasversali. Il nuovo anno aprirà con un progetto innovativo per giovani: la realizzazione di laboratori dedicati all’inclusione attiva, alla valorizzazione e alla creatività, attraverso attività di formazione, orientamento e accompagnamento al mondo del lavoro. Il progetto, finanziato dalla Regione Campania nell’ambito di “Benessere Giovani – Organizziamoci” POR CAMPANIA FSE 2014/2020, sarà coordinato mediante un’Associazione temporanea di scopo, costituita dal Comune di Caposele, dall’associazione giovanile Pro_Muovere, dalla Cooperativa Aleph Service, dalla Pro Loco Caposele, dalla Pubblica Assistenza, dalla Legacoop Campania e dall’Ente di formazione As.For.in. Attraverso l’acquisizione di abilità e competenze, si proverà ad unire la possibilità di socializzare con quella di costruire opportunità di lavoro per i giovani. Il Job Cafè vuole essere infatti, uno spazio d’incontro, di dialogo, di approfondimento e di confronto sui temi del lavoro e dell’inserimento lavorativo dei giovani, specie di quelli in cerca di prima occupazione, creando un collegamento interistituzionale con la società civica organizzata, con il mondo imprenditoriale e con le opportunità di crescita culturale presenti sul territorio. In particolare, i laboratori
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che saranno posti in essere riguarderanno l’orientamento e il supporto alla creazione di imprese, mediante un percorso di sostegno in cui i destinatari saranno invitati ad elaborare idee innovative. Le idee ritenute più valide e con maggiori possibilità di sviluppo, saranno elaborate in dettaglio in un percorso accompagnamento con imprenditori esperti per acquisire competenze di gestione d’impresa. In parallelo, sarà dato avvio a percorsi in cui centrale sarà la valorizzazione delle passioni dei giovani, attraverso tre laboratori: Laboratorio di Digital Tourism for young, rivolto all’acquisizione delle conoscenze e delle competenze teoriche nell’utilizzo degli strumenti digitali di comunicazione e dei social media e alla realizzazione di contenuti e lavori digitali che favoriscano l’espressione della creatività e delle potenzialità dei giovani e del turismo digitale. Laboratorio Caposele In-Note, il laboratorio coinvolgerà tutti i giovani musicisti del contesto e le band da loro formate. Nella sala di registrazione presente presso la sede della Pubblica Assistenza Caposele, verranno realizzati momenti di collaborazione e animazione creativa tra giovani attraverso il linguaggio musicale. Si favoriranno situazioni di “jam session” per stimolare l’incontro con le azioni progettuali e l’aggancio rispetto alla valorizzazione delle competenze creativo-musicali dei giovani. Laboratorio di Digital Photographer, finalizzato all’acquisizione di conoscenze e competenze nell’utilizzo dello strumento
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di Giovanni Viscardi fotografico con particolare risalto alla fase di post-produzione, funzionale alla valorizzazione delle specificità turistiche del contesto. Non mancheranno, inoltre momenti di socializzazione e di animazione territoriale per rendere vivo l’intero paese. L’obiettivo di lungo periodo del progetto è quello di creare un team di giovani che possano promuovere un progetto di digitalizzazione del turismo. La finalità comune sarà di porre al centro la comunità giovanile di Caposele.
Questa
rubrica è disponibile per chiunque volesse pubblicare foto dei
propri eventi felici.
La redazione de "La Sorgente" è a vostra disposizione per tutto il materiale che VOI ci inviate in tempo utile prima dell'uscita del giornale. le foto publicate sono il segno della vostra collaborazione.
Martina Melillo, laurea in Infermieristica presso l'università degli studi Perugia il 27/11/2018
Rocco Monteverde ha conseguitoin data 12 ottobre 2018 la laurea in “Scienze motorie sportive e della salute” presso l’Università di Urbino
Raffaella Palmieri Laurea in Ingegneria Gestionale presso il Politecnico di Milano (MI) il 23 Luglio 2018
Angela Mariano in data 24 ottobre 2018 ha conseguito la Laurea in Infermieristica presso l’Università La Sapienza di Roma , sede di Isernia
Raffaella Ciccone 3/12/95 Ingegneria Biomedica Tesi in “Apparecchiature e Strumentazioni per il Monitoraggio e Terapie in ambito Neurologico, voto 108. Papà e mamma (Gerardo e Antonietta) ti augurano tanti bei traguardi. Con questa laurea diventi portavoce della tecnologia! Auguri!
Giorni Lieti
Francesca Monteverde ha conseguito la laurea in “Ingegneria della produzione Industriale” il 16 ottobre 2018 presso il Politecnico di Torino
Alfonso Nesta e Carrian Sposi 23-07-2018
Nesta Vittorio e Rosanna Donatiello Sposi 04-08-2018
Nicola Testa e Pamela Imbriale Sposi 11-08-2018
Di Masi Valentino e Mariarita Marzullo Sposi 25-08-2018
Armando Sena e Olga Colamonaco Sposi 26-08-2018
Martino Giuseppe e Imma Pizza Sposi 22-07-2018
Amato Merola e Letizia Gonnella Sposi 22-09-2018
Tony Luongo e Filomena Malanga Sposi 28-07-2018
Vincenzo Casale e Concetta Caruso Sposi 13-08-2018
Giuseppina Monteverde on data 18 luglio 2018 ha conseguito presso l’Università di Roma la laurea in “Ingegneria Gestionale"
Salvatore Conforti e Stefania Ceres Sposi 03-09-2018
Bruno Bavota e Linda Russomanno Sposi 15-09-2018
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In ricordo di
Amato Mattia
R
H
iportiamo in questa pagina, parte degli scritti che, l’allora
DS
e il
Segretario Nazionale dei Direttore de L’Unità hanno fatto
pubblicare per ricordarlo
.
Sono passati 20 anni eppure, per quanto possa non sembrare, il ricordo di Amato è ancora molto radicato e vivido.
Si è, pian piano, evoluto in una sorta di
accompagnamento costante delle vite di quanti hanno incrociato la sua.
E ancora rimane quotidiana presenza nei cuori dei suoi familiari, ancora un esempio, un riferimento per quanti con lui hanno collaborato, progettato, combattuto, realizzato. E’ ancora, e rimarrà per sempre, il protagonista di tante nostre storie, battaglie, conquiste, delle discussioni, dei momenti belli e dei periodi terribili che hanno segnato la storia Irpina e di Caposele, della nostra gente di cui è sempre stato un rappresentante fiero, testardo e meravigliosamente capace. Amato Mattia, sempre e per sempre dalla stessa parte.
I
o ricordo ancora, quel giorno. Ricordo che si sedette accanto a me. Ricordo, prima delle sue parole, la sua impressione. Un silenzio che ora mi pare avesse sospeso il tempo. In quell'attimo di mondo, prima delle sue parole, voglio collocare il mio ricordo di Amato. Voglio pensarci silenziosi, l'uno davanti all'altro. Voglio vedere il reticolo di fili che per vent'anni, allora, aveva legato le nostre vite. Amato, seduto davanti a me era stato uno dei dirigenti della Sezione universitaria del Pc di Roma all'inizio degli anni 70. Era un "fuori sede", un ragazzo venuto dalla provincia di Avellino. Aveva i capelli ricci e dei grandi baffoni spioventi. Era, lo si capì subito un talento. Aveva una dose di energia interiore non frequente. E poi era terribilmente simpatico, coinvolgente, divertente. Quando si vinsero le elezioni comunali, nel '76, Luigi Petroselli propose questo giovane universitario come capo di gabinetto di Giulio Carlo Argan. Ero consigliere comunale, in quegli anni. Ricordo bene la funzione decisiva che Amato ebbe, dal punto di vista politico, per il primo sindaco di sinistra della Roma del dopoguerra. Un po’ consigliere e un po’ amico fu per Argan un sostegno decisivo. E lo fu. allo stesso modo per la breve straordinaria esperienza, di Pelroselli primo cittadino. In quell'attimo di attesa rivedo ora quegli anni. Rivedo le giornate faticose e le decisioni difficili. E sento, ancora, tutta l'energia e l'intelligenza di quel ragazzo meridionale già carico di responsabilità. E, ancora,
gente dell’Unità" impegnato nel risanamento e il rilancio del giornale. E' stato imprenditore privato, abile e fantasioso, che ha costruito importanti iniziative editoriali. Tutto questo lo ha fatto convivendo a lungo con la malattia, affrontandola con la stessa intelligenza, la stessa tenacia e la stessa serenità con la quale ha affrontato tutte le sfide della sua vita, compresa l'ultima, la più terribile. Questo suo modo di essere trasmetteva fiducia a chi lo circondava, agli amici, ai familiari, ai suoi collaboratori. Ora lo abbiamo perso. Ci mancherà molto, a tutti noi che lo abbiamo conosciuto, al suo partito che gli ha voluto bene, ai suoi cari e anche a me che ho avuto la fortuna, poco tempo fa, di vederlo sorridere un 'ultima volta.
che non sia nata con il suo contributo. L'idea di investire su "l'Unità'' facendone un giornale capace di parlare politicamente e culturalmente, ad un'area politica più vasta di quella tradizionale. L'idea di sperimentare per primi un modello di doppio giornale. L'idea di potenziare l'offerta editoriale con libri o videocassette di qualità. Tutto è passalo per le diligenti e responsabili decisioni di un grande dirigente editoriale. Professionalmente lo ricordo così: capace, onesto, moderno. Ma non è solo questa la dimensione che il ricordo di Amato oggi provoca dentro di me. Era per me un amico, vero. Mi stava simpatico, come pochi. E avevo stima di lui, come di pochi. Quel giorno mi guardò, con un pò di imbarazzo, e mi disse, tutto di un fiato "forse ho un tumore". E' cominciata così la sua lunga e difficile battaglia nella quale Amato ha messo la stessa energia vitale che gli aveva consentito di diventare uno stimato amministratore comunale, un leader politico degli universitari o delle borgate romane, uno dei più moderni editori del paese. Il tumore lo ha assalilo con brutale rapidità e non gli ha mai dato requie. Un
giorno Angela, la persona meravigliosa che ha avuto accanto in questi anni durissimi, mi disse che Amato si stava arrendendo, che non ce la faceva più. Voleva rinunciare ad un viaggio a Houston che forse avrebbe potuto costituire una speranza. Allora lo convocai, un pò formalmente, una mattina a palazzo Chigi, e gli dissi che non era da lui mollare, che non poteva permetterselo, che aveva il dovere di provare ancora. E gli ripetei la frase che aveva concluso il nostro primo colloquio sulla malattia: "Tanto lo spezzi in quattro, questo vigliacco del tumore". Non so quanto questa conversazione influì, certo meno dell'amore di Angela e dei suoi. Comunque Amato partì. Ed in effetti il tumore per alcuni anni è stato combattuto con successo. Poi però ha vinto la partita finale. E si è portato via Amato. Ora sono qui a scrivere di lui. Vorrei dirgli una sola cosa: non ce l'hai fatta a spezzarlo in quattro, il tumore. Ma ce l'hai fatta, in tutti i tuoi giorni, ad essere una bella persona. E questo, per la vita di un uomo, è quello che conta.
di Massimo D'Alema
di Walter Veltroni sento il formarsi tra noi di una stima e di una simpatia che poi sarebbero diventale amicizia, amicizia vera. Lui ed io facemmo altre esperienze e poi ci ritrovammo quando fui nominato direttore de "l'Unità". Cominciammo a lavorare insieme. Lui responsabile della gestione finanziaria del giornale, io della linea editoriale. Erano anni difficili. Ma sono stati anche anni straordinari. Risento come allora le telefonale di Amalo dalla tipografìa in cui si stampava "l'Unità", la notte nella quale, tra non pochi problemi, cominciò l'avventura del doppio giornale, del nuovo formalo, della nuova grafica. Ripenso all'intelligenza di un uomo che. chiamato ad amministrare un giornale con gravi problemi finanziari. era capace di accompagnare l'assoluto rigore della spesa al coraggio di progettare ed immaginare strategie e soluzioni nuove. "L'Unità" è stato il grande amore di Amato Mattia. Nel giornale, nella sua difesa e nel suo rilancio ha speso una quantità indicibile di energie. Io ebbi, in quei quattro anni meravigliosi, l'editore che tutti i direttori vorrebbero avere. Non c'è idea o iniziativa di quegli anni Su "CAPOSELE CHANNEL" (you tube) una serie di filmati e documenti video su Caposele e il suo territorio. Il canale video de "La Sorgente" insieme alla "Seleteca" e al canale audio, è l'impegno costante per la conservazione di storia, tradizioni, immagini e documenti a rischio estinzione. Tutto il materiale è scaricabile e consultabile gratuitamente. Su "Caposele Channel" anche il documentario "Amare Caposele" di recente realizzazione.
TUTTI I DOCUMENTARI prodotti da "La Sorgente"
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o appreso con grande dolore della scomparsa di Amato Mattia. Ricordo che solo poco tempo fa venne a trovarmi nel mio ufficio. Ormai erano visibili i segni della sua lotta contro il male. Eppure Amato non smetteva di sorridere, di scherzare, trasmettendo una carica vitale impensabile per un uomo nelle sue condizioni. In questa sua capacità c'era un tratto distintivo della sua personalità, la sua grande forza. Non ha mai smesso di combattere contro la malattia, cercando di far pesare il meno possibile, a se stesso e agli altri, la sua drammatica condizione. Amato Mattia ha fatto molte cose nella sua vita, tutte animate dalla tenacia e dalla passione politica, sempre ispirato da un 'interpretazione moderna del ruolo della sinistra nel nostro Paese. E' stato dirigente dipartito, collaboratore prezioso di Argan e Petroselli a Roma, diri-
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Almanacco
Giorni tristi
CONCETTA MALANGA
Ricordo di una donna invasa di grazie e di umiltà Nella notte di sabato 15 settembre 2018, dopo aver sopportato rischiosi interventi chirurgici, Concetta Malanga, classe 21, è passata a miglior vita. Nel corso della sua esistenza, Concetta è stata stimata e amata come donna riservata e discreta, amante della famiglia. Durante l’omelia il parroco ha evidenziato la figura di questa donna, cristiana credente, sempre alla ricerca della verità del vangelo. L’uscita dalla chiesa è stata salutata da un applauso scrosciante da parte di tanta gente che la conosceva. Mancherà molto ad amici e parenti e particolarmente al fratello Umberto, emigrato da circa 60 anni in Brasile, amorevolmente ospitato ogni qualvolta rientrava in Italia per una breve vacanza. Nonostante la sua proverbiale discrezionalità, Concetta ha lasciato una traccia indelebile della sua riservata esistenza. Mancherà inoltre alla figlia Maria, a Gerardo ed a Lorenzo che assisteva la madre molto amorevolmente. Antimo Pirozzi La morte non è niente. Sono solo passato dall’altra parte: è come se fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Qello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora. …. Il mio nome sia sempre la parolafamiliare di prima: pronuncialo senza la minima traccia di ombra o di tristezza. La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza. Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano, sono solo dall’altra parte, proprio dietro l’angolo. Rassicurati, va tutto bene. Prega,sorridi, pensami!
GIUSEPPE CAPRIO 20.11.1946 20.08.2018 ( HenryScott Holland) 1910
Concetta Malanga 03.11.1921 - 15.09.2018
Cristina Merola deceduta in Battipaglia il 30 novembre all'età di 94 anni.
Cara Maria, o meglio cu’mma Maria, come ti conoscevamo tutti, andandotene hai lasciato un vuoto ma anche una grande eredità a tutti noi che ti abbiamo conosciuta. nstancabile, sempre presente e operativa come solo le donne della tua generazione hanno saputo essere, punto di riferimento in famiglia ma anche nella società di Caposele e, a casa, come al centro anziani o nelle varie attività della Pro loco Caposele mettevi tutta la tua energia trascinante. Non c’è stata Sagra delle Matasse che non ti abbia avuta gioiosa e laboriosa protagonista! Un esempio per tutti, la tua voglia di fare, sempre con un sorriso sulle labbra. Ti ricorderemo così, con affetto, stima e riconoscenza. La Redazione
Maria Cetrulo - 28.11.1926 05.06.2018
La cosa più bella che io possa immaginare in questo momento è che mio nonno sia in paradiso e stia facendo il suo lavoro: costruire le botti. Ebbene, la cosa forte è che immagino che Dio in questo momento stia rimproverando mio nonno, perché per colpa del suo operato, adesso gli angeli sono tutti ubriachi! Ciao Nonno Gianluca
Gerardo Cione
n.28-05-1932 m. 06-12-2018
Casale Giuseppe N. 24/02/1948 M. 26/06/2018 Egli è uscito dalla vita, ma non dalla nostra vita. Potremmo noi credere morto chi è così vivo nel nostro cuore?
FRANCO AMENDOLA Noi del GS Olimpia vogliamo ricordarti così, nel campo all'ultimo torneo a cui hai partecipato e vinto solo pochi mesi fa. Il mio ricordo da sportivo, che voglio condividere con le nuove generazioni che hanno avuto la fortuna ed il piacere di conoscerti bene negli ultimi anni al Jerry Pub, è quello di un difensore forte, spesso insuperabile. Quando noi ragazzini cercavamo di farlo, ricordo un sorriso ironico come a dire "Ma addu' ti vu' abbia'..." prima di toglierci la palla e ripartire. Nello spalla a spalla eri insuperabile. La persona la co-
noscevamo tutti: una volta fu descritto in un bell'articolo su La Sorgente "taciturno ed umile" a seguito della promozione in Prima Categoria (anno 1987) della US Caposele in cui militava. A questi aggettivi aggiungerei rispettoso ed educato, di quella educazione che è sempre più rara ai nostri giorni e che Franco ha condiviso coi propri coetanei, con la mia generazione e con tanti ragazzini di oggi che hanno avuto la fortuna di conoscerlo ed apprezzarlo. R.I.P. Franco e dai un bacio a Rocco da parte di tutti noi
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