PERIODICO A CURA DELL'ASSOCIAZIONE TURISTICA PRO LOCO CAPOSELE FONDATO NEL 1973
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Reg.Trib. S.Angelo dei L. n.31 del 29.1.74 - Sp. in A.P. comma 34 art.2 L.549/95 filiale P.T. AV -sem.- Anno XXVII - Agosto 1999 -
Il nuovo Sindaco di Caposele è il dott. Giuseppe Melillo, già assessore e capogruppo della maggioranza consiliare uscente.
Il
dott.
Giuseppe Melillo è il nuovo Sindaco di Caposele L’ultima competizione amministrativa ha visto di fronte due compagini ben agguerrite che hanno concluso la battaglia elettorale -al foto-finish. Ha avuto la meglio la lista dell’Arcobaleno che si contrapponeva alla lista di alleanza democratica denominata “Tre Cerchi”.
Sono stati eletti: -ins Colatrella Antonietta -avv. Corona Antonio -avv. Grasso Giuseppe -sig. Grasso Gaetano -dott. Lardieri Amerigo - ins. Malanga Maria Rosaria - ing. Monteverde Gerardo -dott. Notaro Michele -ins. Russomanno Rocco -ins. Russomanno Maria Rosaria -sig. Zanca Vincenzo La minoranza consiliare
Direttore Nicola Conforti
è composta da i seguenti consiglieri: - ins. Agostino Montanari - avv. Giuseppe Palmieri - ins. Michele Ceres - sig. Ferdinando Mattia - dott. Pasquale Farina La giunta è così composta: Vice Sindaco con delega all’Urbanistica: Avv. Giuseppe Grasso Assessore ai LL.PP.: Ing. Gerardo Monteverde Assessore alla Pubblica Istruzione: ins. Maria Rosaria Russomanno Assessore al Bilancio: dott. Michele Notaro.
All'interno (da pag. 11 a pag 22) un inserto dedicato al bene più prezioso di Caposele: L'ACQUA. Notizie storiche, tecniche, curiosità ed immagini edite ed inedite della storia dell'Aquedotto Pugliese e delle Sorgenti del Sele. Un percorso affascinante e coinvolgente che racchiude, in sintesi, una delle più belle pagine di storia del nostro Paese.
Lettere in redazione Bologna 20 settembre 1998 Gent. Ing. Conforti, ho saputo dallo zio Nicola che “La Sorgente” ha intenzione di pubblicare la storia degli ufficiali di nascita caposelese, mi affretto a farle avere un sunto da me fatto dello stato di servizio di mio padre, 15 copie fotostatiche di documenti originali tra cui la decorazione sul campo al valor militare Med. di bronzo in cui si fa esplicito riferimento a Caposele; alcune copie fotostatiche di veline originali (vedi timbro militare), ormai consunte dal tempo a testimonianza di azioni fatte al fronte da mio padre ed encomiate solennemente dalle autorità militari; fotocopia di una pagina del Giornale d’Italia del 5-02-1916 in cui si descrive una azione condotta da mio padre. Durante questa azione morì il Col. Viola, Comandante del 132 Rgt Ftr, di cui papà faceva parte. Dove cadde quest’ufficiale fu eretto, dai suoi soldati, un cippo detto “Cippo Viola” segnato sulle carte topografiche; (ora credo che sia in territorio Slavo, se pur l’hanno conservato). In questo articolo per sicurezza non vengono citati nomi e numeri. Questo fatto fu immortalato dalla Domenica del Corriere in prima pagina per mano del pittore Achille Beltrame; non ho alcuna copia di questo giornale, ma la notizia è sicura. Di mio padre ricordo con tenero sentimento filiale ogni parola di quello che mi raccontava; non sto a scriverle tutto perchè l’annoierei, in più alcuni episodi potrebbero sembrare irreali, ma di alcuni sono stato testimone io di persona. Ora fanno parte del mio fardello di ricordi. Se mi consente vorrei precisarle un’altra cosa: in un numero del suo Periodico mi pare ci fosse la provenienza o la derivazione dei cognomi di Caposele, al cognome Caprio c’era scritto: “toponimo di Capri (isola) con aggiunta una o finale”; le informazioni a lei fornite non sono esatte, la cosa è un pò più complessa. Le spiego: o mio padre o i miei zii Aristide e Mario hanno fatto delle ricerche già 60 o 70 anni fa, ed è risultato che il nome Caprio cominciò a comparire in quella zona intorno agli anni 800 1000 (in coincidenza con le invasioni normanne (vichinghi) dell’Italia del sud e della Sicilia. Ora mio fratello in Norvegia ha potuto constatare che il nome Kaprio (con la K) è un nome abbastanza comune; sarebbe più logico supporre che la origine di questo cognome sia da attribuire ad un qualche vichingo stabilitosi in codeste contrade circa 1000 anni fa.
POESIAPOESIAPOESIA POESIA
Voglia perdomarmi uno scritto così lungo ed oso pensare di non averla annoiata troppo. Gradisca i miei più cordiali saluti. P.S. Desidero ringraziarla per il periodico che ricevo e leggo più col cuore che con gli occhi, alla ricerca di un volto o luogo conosciuto; ogni tanto ne riconosco qualcuno, ma di parecchi non ricordo il nome (sono passati più di 50 anni da quando venivo a passare l’estate a Caposele). La maggioranza ormai non è più tra noi e per me è penoso il pensarci. Avignone, febbraio 1999 Egregio Sig. Direttore, ho letto su “La Sorgente” n. 62 che è disponibile il 3° volume della rivista. Gradirei conoscerne il prezzo e sapere se sono disponibili anche il 1° e il 2° volume per poterli comprare. Ho già il piacere di avere con me i libri “Caposele città di Sorgente”, “Terra di Caposele” e “Caposele 1980 - 1990”. Vi ringrazio di cuore e vi porgo i miei più cordiali saluti. Giuseppina Cetrulo ved. Ventre
- Anno XXVII - Agosto 1999 - N.63 -
Roma, giugno 1999 Egr. ing. Conforti, Direttore “La Sorgente” Faccio seguito alle sollecitazioni di Amerigo Conforti per trasmetterle alcune note riguardanti mia madre: Lidia Nisivoccia è nata a Caposele il 26 maggio 1899 e risiede in Roma. Figlia di Enrica e del Dr. Vincenzo Nisivoccia, medico in Caposele, ha compiuto 100 anni il 26 maggio u.s. e gode di buona salute. Legge con vero piacere il vostro giornale “La Sorgente” e conserva un caro ricordo del suo paese natio. Spesso rievoca i luoghi della propria giovinezza; a Caposele, infatti, ha vissuto fino a 30 anni di età, epoca in cui con il matrimonio si è trasferita a Roma. A nome di mia madre porgo i miei più distinti saluti. Canio Lacentra
SONO ANCORA DISPONIBILI ALCUNE COPIE DEL 3° VOLUME DE "LA SORGENTE" GLI INTERESSATI POSSONO FARNE RICHIESTA ALLA PRO LOCO CAPOSELE
Preparerò per te un morbido letto di foglie per rendere più dolce il tuo sonno, ti coprirò con un manto di fiori profumati, ti cullerò su un cuscino d’erba, farò brillare le stelle per te e accendere la luna per proteggerti dal buio della notte. All’alba preparerò per te un bagno di petali, un concerto di uccelli per darti il buongiorno, bagnerò le tue labbra con gocce di rugiada, accarezzerò i tuoi occhi con petali di rosa, soffierò fra i tuoi capelli aliti di vita. Chiederò alla pioggia di scendere per rinfrescarti dolcemente il viso, al vento di soffiare lieve per sfiorare la tua pelle e al sole di brillare per scaldare il tuo animo. Poi, chinando il viso sul tuo petto, canterò al tuo cuore dolci sussurri d’amore. Antonella Grasso
Sommario del n. 63
Pag.2
Lettere in redazione
Pag.3
Ragionando.. di A. Merola
Pag.5
Le forme... di A. Sena
Pag.6
Almanacco di A. Pirozzi
Pag.7
Statti cittu.. di C. Casale
Pag.8
Piccola cronaca
Pag.11
Speciale sorgenti
Pag.23
Sport
Pag.24
Album
Pag.26
Politica: dal consiglio...
Pag.28
Una esperienza esaltante
Pag.29
Riflessioni... di G. Ceres
Pag.30
Personaggi
Pag.32
Foto dei ricordi Il Diario di Antonella
HANNO COLLABORATO: Gerardo Ceres, Antonio Sena, Alfonso Merola, Antonella Grasso, Agostino Montanari, Antimo Pirozzi, Vania Palmieri, Giuseppe Palmieri, Berto Rosania
Direttore Nicola Conforti Vice Direttore Pasquale Cozzarelli
Per abbonarsi a inviare il proprio indirizzo ed un contributo a Pro Loco Caposele via Roma, 10 Caposele
Grafica e impaginazione Salvatore Conforti
P ro L o c o C a p o s e l e C C P n .
Segreteria di redazione e Fotografia Donato Conforti
Lettere in redazione
DI
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P DO ILI R F CO LA I R CO NI
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ualche anno fa, nella sede della Pro Loco, incontrai un giovane che a fatica riconobbi. Era venuto per illustrarci un suo progetto culturale per l’Alto Sele. Mi colpirono innanzitutto la sua torrenziale e convinta esposizione di fatti e vicende che avevano segnato la nostra valle nel corso di alcuni millenni e, poi, il suo fibrillante e generoso entusiasmo nel fare avanzare un’idea utile a tutta la comunità della Valle del Sele. Lo avevo conosciuto bambino, essendo egli figlio di un mio stimato collega, e me lo ritrovavo laureato, così loquace e con tanta voglia di spendere energie per questa nostra terra, segno inconfutabile di un’eredità familiare di antiche radici. Ricordo che una volta discussi con Nicola Filippone circa una sua ipotesi di lettura di alcune emergenze archeologiche e notai subito il suo rigore metodologico e scientifico, in genere molto raro in neofiti. Mi dissi: “Questo è un giovane che fa al caso nostro. Sicuramente ci sarà di aiuto a ricostruire con serietà la memoria storica di questo territorio, liberandoci da congetture e testimonianze fantasiose”. Sarebbe stato una garanzia per un lavoro scrupoloso utile a quanti avessero voluto interrogare questi luoghi, solo apparentemente muti, ed interpretare i loro segni. Nicola sarebbe stato una pietra nello stagno di un’area in cui pigrizia culturale e un frainteso senso dell’impegno sociale hanno impoverito e fiaccato tante risorse umane. Egli non era piegato naturalmente ai compromessi di qualsiasi sorta; sapeva essere disponibile ma fermo, diretto e non svicolante, propenso all’ascolto delle opinioni altrui, ma anche pronto a difendere i suoi punti di vista. E meno che mai era conquistabile al compromesso politico: questa interminabile stagione della transizione era da lui vissuta con l’orgogliosa intransigenza di chi alla politica riconosce dignità e funzione etica non contrattabili, nè contaminabili. Era portatore di un messaggio politico che non concedeva spazio alla “contingenza” del centrosinistra, se ad essa dovevano essere sacrificate le ottime ragioni di una sinistra.
RAGIONANDO RAGIONANDO DI DI NICOLA, NICOLA, DEL DEL SELE SELE E E DELLA DELLA LORO LORO VALLE VALLE
di Alfonso Merola
Direi che era un aristocratico, da questo punto di vista. Non è, quindi, una frase fatta dire che egli, con la sua immatura e improvvisa dipartita, lascia un vuoto qui tra noi. Non ricordarlo, facendo “esplodere un boato di silenzio”, sarebbe stato ingiusto ed ipocrita. Certo, non saranno le parole a riportarlo fra noi, ma la parola scritta, diceva Eliot, ha un potere evocativo capace di correlare coscienze soggettive e l’oggettività di un mondo che, malgrado noi, va avanti nel suo progresso decadente. E così, attraverso le parole, uno può anche immaginarsi Nicola, assorto nei suoi pensieri, vagare per questa verde valle sovrastata da montagne che fanno a gara coi colori del sole o coi luccichii della notte. Questa valle, sempre più orfana di quelle acque che le hanno dato il nome, oggi affogata tra un’esuberante vegetazione che le perimetra il suo letto. Ecco come si muore giorno dopo giorno, svenati da un’umanità insensibile e distratta, un’umanità che ha perso il senso dei valori. Come è ambigua questa parola oggi, a seconda che prevalga un significato speculativo-economico o quello antico ed ideale al quale tante generazioni furono educate. Anche in questo caso Nicola sembra che ci abbia trasmesso una lezione. Once upon a time (C’era una volta) una valle che viveva la sua età dell’oro, visitata da quasi tutti i popoli che hanno fatto “la civiltà dei fiumi”. Era un tempo in cui, guidati dall’istinto più che dalla ragione, si sapevano bilanciare le esigenze di un uso collettivo delle risorse e il rispetto per la natura, fonte di vita. Il tesoro di questa valle era un fiume copiosissimo d’acque, cantate dai poeti. Lungo questo fiume fu costruita un’economia compatibile e non di meno ricca. La valle attorno a questa linfa vitale seppe costruire “un’unità politica” eccezionale. Perso il Sele come valore e risorsa, s’è smarrito anche il percorso delle sue popolazioni. E oggi, Nicola sembra dirci, noi dobbiamo andare alla ricerca di questo sentiero perduto che è innanzitutto in tutti noi, nelle nostre coscienze, più che altrove.
Ricercare le proprie radici e non smarrirsi. Come diceva un certo Bloom, di un certo Joyce, la vera vita è nelle nostre azioni mentali che lasciano il segno in un mondo la cui regola è l’irrazionalità, CURRICULUM VITAE ET STUDIORUM ANAGRAFICI nome Nicola cognome Filippone nato il 07/12/1966 STUDI laurea: Lettere classiche con tesi di Archeologia Medioevale: "L'alta Valle del Sele tra tardo Antico ed Alto Medioevo", 110/110 post laurea Scuola di specializzazione in Archeologia Medievale dell'Università degli Studi di Lecce. ESPERIENZE DI SETTORE ED ATTIVITA' PROFESSIONALI 1989 Relazione Storica sulla Chiesa della SS. Trinità di Calabritto (per il progetto di restauro), su incarico dell’ Ufficio Tecnico Diocesano dell’Arcidiocesi di Sant’Angelo dei Lombardi, 1993 Partecipaiione alla campagna di scavi archeologici nel Castello medioevale di Salerno, sotto la direzione della cattedra di Archeologia Medioevale dell’Università degli Studi di Salerno (prof. Paolo Peduto) 1994 "Guardavano Il Fiume". Archeologia e Storia nella Valle del Sele. Mostra permanente e itinerante, col patrocinio della Comunità Montana Alto e Medio Sele e del Comune di Valva (Valva 1994 - 1995; Caposele 1995-1996). Ricerca documentaria e redazione della voce: Introduzione Storica dello Statuto Comunale di Calabritto (ex L. 142/91) Metodologie CAD per la ricerca e la tutela dei Beni Culturali territoriali: Elaborazioni tematiche dalla cartografia dell‘alta valle del Sele (in collaborazione) 1994 - 1995 Progetto Codex. Implementazione ed elaborazione informatica del Codice Diplomatico Cavense, l0 voll. (VIII-XI sec.), per conto del Centro “Nicola Cilento” per l’Archeologia Medioevale dell’Universita degli Studi di Salerno 1995 - 1996 Direttore dei Lavori Socialmente Utili, L. 452/87 e L. 223/91, con incarico del Comune di Valva, per il “Progetto Integrato Valva, per la ricognizione, lo scavo, la documentazione, il recupero e la valorizzazione di aree di interesse storico-archeologico, di complessi ruderali culturalmente significativi e di reperti del territorio del Comune di Valva “: Fase 1 - Formazione professionale tematica delle unita lavorative: stnimenti e metodi dell’indagine archeologica di superficie e trattamento automatico dei dati; Fase 2 - Direzione degli interventi 1996 Partecipazione alla campagna di scavi archeologici nel Territorio di Minervino, loc. Quattromacine (LE), sotto la direzione della cattedra di Archeologia Tardo-Antica ed Alto-Medioevale della Scuola di Specializzazione dell’Universita degli Studi di Lecce (prof. Paul Arthur) con il patrocinio della “ British School of Archeology” Docente di topografia storica nel Corso di Introduzione alla Conoscenza dei Beni Culturali e Ambientali del Territorio di Valva, per conto dell’Amm. Com. di Valva, in collaborazione con il WWF Italia, sez. Valle del Sele. PUBBLICAZIONI E RICERCHE 1988 Calabritto, Appunti di Storia, Caposele, Valsele Tipografica (pubbl. a cura dell’Amministrazione Comunale di Calabritto) 1989 Un Santuario sui Monti Picentini: La Madonna dell' Altasede di Calabritto (ricerca patrocinata dalla Cassa Rurale ed Artigiana di Calabritto) 1989 - 1992 Ricerche di storia e paleografia medioevale e moderna sui Comuni dell’Alta Valle del Sele: le fonti dell’Archivio della Curia Arcivescovile di Conza della Campania (per conto della conservatoria dell’Archivio Diocesano) 1993 L ‘Alta Valle del Sele tra Tardo Antico ed Alto Medioevo. II Territorio, gli Insediamenti, Napoli, Electa ed. (pubbl. a cura della Direzione dei Musei Provinciali del Salernitano e del Centro “Nicola Cilento” per l’Archeologia Medioevale dell’Università degli Studi di Salerno) 1995 Guardavano II Fiume. Archeologia e Storia nella Valle del Sele. CATALOGO DELLA MOSTRA, Ed. La Sorgente, Caposele (AV) 1995 Progetto Integrato Valva. Indagini preliminari sul territorio. Dossier f.to 35 x 50, XXXII tavv. (per conto dell’Amm. Com. di Valva). ARGOMENTI: 1 ASPETTI STORICO ARCHEOLOGICI DEL TERRITORIO DI VALVA E CARATTERI DELLE EMERGENZE ARCHEOLOGICHE - 2 INDIVIDUAZIONE DELLE AREE E RISULTATI DELLE RICOGNIZIONI - 3 DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI, ORGANIZZAZIONE, LOGISTICA, STIME - 4 ORIENTAMENTI OPERATIVI PER IL RECUPERO E LA VALORIZZAZIONE (in collaborazione) 1996 Progetto Campus Colliano. Progetto per la Ricognizione, lo Scavo, la Documentazione il Recupero e la Valorizzazione di Aree di interesse Storico-Archeologico, Edifici Storici, Complessi Ruderali e Rupestri culturalmente significativi e di Reperti caratterizzanti la Storia e l ‘Ambiente del Territorio del Comune di Colliano. Dossier f.to 35 x 50, XLI tavv. (per conto dell’Amm. Com. di Colliano). ARGOMENTI: I ASPETTI STORICO ARCHEOLOGICI DEL TERRITORIO DI COLLIANO E CARATTERI DELLE EMERGENZE - 2 INDIVIDUAZIONE DELLE AREE OGGETTO DELLA PROPOSTA DI INDAGINE ARCHEOLOGICA - 3 DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI E ORGANIZZAZIONE - 4 ORIENTAMENTI OPERATIVI PER IL RECUPERO, LA VALORIZZAZIONE E LA DIVULGAZIONE - 5 LOGISTICA E STIME (in collaborazione) Indagine storico-archeologica sulle fortificazioni federiciane in provincia di Salerno: il Castello di Campagna (ricerca annuale per la cattedra di Storia della Città e del Territorio della Scuola di Specializzazione in Archeologia Medioevale dell’Università di Lecce, prof. Hubert Houben). Fotointerpretazione delle coppie stereoscopiche del Monte Eremita - Marrano: modificazioni del territorio ed individuarione degli insediamenti storici (ricerca annuale per la cattedra di Strumenti e Tecniche di Rilevazione Automatica, della Scuola di Specializzazione in Archeologia Medioevale dell’Università di Lecce, prof. Fabio Piccarreta).
- Anno XXVII- Agosto 1999 - N. 63
Stralcio dalla cartina i.g.m.
LEGENDA 1) 2) 3) 4) 5) 6)
7) Fau cu l’acqua 8) Fundana r’ Carm’ned-
Bucu r’ la Ciredda da Bucu r’ lu riavulu 9) Jumaredda Cirasu r’ Ron Peppu 10) Preta Macèra Chianu r’ Cacciaspina 11) Preta r’ li cuorvi Chianu r’ Sandamaria 12) Preta r’ r’ gatt’ r’ Cunchi - Anno XXVII - Agosto 1999 - N.63 -
13) Preta r’ Licina 14) Preta r’ la Maronna 15) Pustedda
16) R’v’zzulu 17) S’rr’tieddu
18) Scrimu r’ lu giureu 19) Sturt’caturu 20) Zumbu r’ Pirniciola
Attualità
LE FORME DEL TERRITORIO HANNO UN NOME
CONFORTI STUDIO
(Parte seconda)
Panorama di Caposele 1999
A
i lettori de “La Sorgente”, ma soprattutto ai Caposelesi residenti da lungo tempo in terre lontane, viene in questo numero proposta una mappatura, seppur limitata e puramente esemplificativa, di alcuni luoghi singolari della zona montana del nostro paese scelti per la loro riconoscibilità e per la loro appartenenza ad un universo di descrizione paesaggistica a cui tutti possono accedere percorrendo sentieri e guadagnando cime, andando per selvaggina o per legnatico, andando per colture o per pastorizia, andando per funghi o per erbe, andando semplicemente per visioni. Le forme del territorio che hanno un nome a volte presentano una facile e lineare decodificazione, a volte traducono segni propriamente antro-pogeografici, a volte si disperdono in percorsi concettuali e linguistici di lontana provenienza. Sempre esse contengono una precisa ponderazione dei valori ambientali, la consapevolezza del contesto ed il quotidiano rapporto dell’uomo (e dei suoi artifici) con la natura. In questo spazio, limitato ma complesso, vissuto come vicino e rassicurante o come proiettato nella vastità e nel mistero, in questo spazio regolato da leggi naturali e organizzato da altri uomini a noi simili per lingua, costumi e tradizioni, ognuno riceve impressioni e conoscenze indelebili, sentimenti ed idee di orizzonti più aperti. Ma sono proprio questi orizzonti più vasti ed aperti che fanno avvertire lo spessore storico del paesaggio e la freccia del tempo che ne caratterizza la forma come una scultura in continuo ed inarrestabile divenire. E’ sotto gli occhi di tutti come il paesaggio è un organismo vivente che muta continuamente ed ineludibilmente, e non solo per l’alternarsi del giorno e della notte, per il variare delle
stagioni o per il semplice passaggio di una nuvola. Il paesaggio, anche quello montano, cambia, più o meno rapidamente, nelle sue fattezze fisiche: nelle sue componenti di ordine naturale (profili dei rilievi, forme delle cavità, corpi d’acqua, manti di vegetazione) come pure in quelle di ordine umano (strade, case, colture e tutto il surplus tecnologico ad esse connesso). Nella attualità il forte richiamo dei nostri territori montani per il “consumo” del cosiddetto tempo libero, esteso a larghi strati di popolazione anche in un ambito extracomunale, ha provocato una risposta legislativa di tipo vincolistico (ancora una volta) mediante norme affatto generalizzanti, chiamate eufemisticamente “parco”, che si sovrappongono alle “forme del territorio che hanno un nome” senza minimamente cogliere le specificità dei luoghi nè il suo particolare ed evolutivo rapporto uomo/natura. Ma non sarebbe sufficiente nemmeno un “parco” ritagliato su misura, se non accompagnato da una costruzione “dal basso” di una coscienza collettiva attenta a rimuovere i fattori di degrado ambientale. E’ abbastanza semplice mobilitare le coscienze sui “detrattori visivi”, sulle “onde elettromagnetiche”, sui “prodotti riciclabili”, non lo è altrettanto su scelte più strategiche: accessibilità o inaccessibilità, conservazione o trasformazione, regolazione o deregolazione, massificazione o demassificazione. Infatti può essere preservata l’inaccessibilità come carattere di pura “wildness” e di percezione primitiva del territorio montano, rendendo praticabili solo pochi e selezionati percorsi, riservati ai mezzi di sorveglianza e di soccorso, nonchè periodicamente ai mezzi addetti al taglio ed al trasporto
di alberi; la salvaguardia e l’integrità del paesaggio è garantita in questo caso da una pratica molto selettiva del tempo libero, nel senso che porta sui territori montani più inaccessibili un ridottissimo numero di appassionati “camminatori”, che, se pure riescono a portare a casa funghi, origano o fragole, vuol dire che se le sono veramente meritati. In alternativa può essere programmata un’accessibilità “sostenibile”, introducendo un sistema di procedure, di regole, di sanzioni e di interventi atti a mitigare una fruizione più massificata dello stesso territorio montano, nel senso che bisogna imparare a difendere la vulnerabilità dei nostri territori montani dall’aggressività di quelli che non hanno alcun interesse specifico, dal disinteresse di quelli che invocano la natura solo per espiare un senso di colpa, dall’ignoranza di quelli che pensano che bisogna ancora difendersi dalla natura, magari con un surplus tecnologico, dal vandalismo di quelli che non hanno alcun rispetto dei propri simili e nè tampoco dell’ambiente in cui vivono. Entrambe queste soluzioni possono essere accettabili, compatibili ed anche integrabili nello spazio e nel tempo, se solo potessero prendere corpo da un corale e maturo confronto in seno principalmente a coloro che, nella storia, hanno dato un nome alle forme del territorio. Ma prima che il confronto possa effettivamente essere maturo c’è da sciogliere una contraddizione principale perchè non mancano coloro che non hanno affatto metabolizzato la problematica sul degrado ambientale o, al massimo pretendono che siano gli altri (le Istituzioni) ad occuparsene, ed intanto pretendono, sempre, comunque, dovunque e al di fuori di ogni buon
senso, facile ed esclusiva accessibilità nei territori montani. Altra contraddizione da sciogliere è quella della promozione turistica, perchè, è bene saperlo prima, estendere in un ambito extracomunale l’interesse per i territori montani a strati di popolazione sempre più larghi comporta forzatamente una serie di misure che, pur di rendere anche i luoghi più inaccessibili alla portata di tutti, introducono elementi di trasformazione che accelerano ed, a volte, distorcono quel processo di mutazione, più o meno naturale, del paesaggio. Sono questi argomenti e temi, che pur nei limiti delle normative vigenti, cominciano ad essere protagonisti in alcune più avanzate strategie di pianificazione paesistica, che, si spera, possano trovare terreno fertile anche nel nostro Comune e Comunità Montana. Queste stesse Istituzioni possono disporre ed usare, si spera ancora una volta, strumenti, tecnologie, panni e fuorbici atti a tenere sotto controllo gli indicatori ambientali ed a prefigurare gli scenari più plausibili e sostenibili con la partecipazione di coloro che si identificano negli spazi dei territori montani e nelle sue mutevoli forme. Dal nostro versante, puramente divulgativo e localistico, con “le forme del territorio che hanno un nome” abbiamo solo voluto costruire un metodo per il confronto delle idee più diverse, ancorare il nostro Comune ad un dibattito culturale di interesse più ampio, riflettere su come la natura sia già colma di pensiero e su come le sue forme siano già sature di progetto. Antonio Sena
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ALMANACCO
di Antimo Pirozzi
Pietà di me, pietà di me, Signore poichè a te io m'affido. Mi riparo all'ombra dell'ali Tue finchè il male abbia fine
MORTI Del Guercio Nicola Corona Raffaela Freda Francesca Malanga Maria Pezzuto Maria Iannuzzi Vincenzo Nesta Pietro Merola Rosina Testa Salvatore Spatola Maria Teresa Merola Gerardo Iannuzzi Rocco Luongo Maria Colomba Ilaria Teresina Megaro Antonetta Gonnella Vincenzo
06-01-99 07-01-99 14-01-99 18-01-99 21-01-99 24-01-99 27-01-99 10-02-99 24-02-99 26-02-99 06-03-99 27-03-99 27-03-99 16-03-99 19-03-99 02-04-99
Rosania Antonio Megaro Anna Di Vincenzo Amedeo Megaro Marianicola Scamorza Vito Monteverde Antonio Boni Armando Di Paolo Antonia Russomanno Colomba Meo Matilde Merola Gerardo Ferrara Generoso Russomanno Salvatore Colatrella Giuseppe Cozzarelli Lorenzo Malanga Gerardo Del Malandrino Giuseppe
03-04-99 19-04-99 09-05-99 01-06-99 30-06-99 05-07-99 06-07-99 01-03-99 17-05-99 09-05-99 28-03-99 09-04-99 26-01-99 27-01-99 09-03-99 02-07-99
Casale Vincenzo Cetrulo Camillo Cibellis Gerardo Colatrella Gerardo Cuozzo Mina Di Vincenzo Dario Andrea Greco Roberto Matteucci Carolina Merola Vito Merola Giuseppe
SPOSI
27-02-99 25-06-99 08-04-99 18-01-99 09-07-99 09-02-99 31-01-99 11-05-99 03-01-99lia 05-01-99
SILVIO SALICONE
Monteverde Gelsomino Monteverde Alessandro Nesta Vittorio Proietto Angela Rosamilia Lara Rosania Vito Russomanno Ottavia Russomanno Wanda LeSalicone Silvio Spatola Rosamaria
LAURA EE VITTORIO VITTORIO
NESTA
18-02-99 13-07-99 24-02-99 19-05-99 03-06-99 01-02-99 17-02-99 09-01-99 16-04-99 18-05-99 20-05-99
SARA PECORARO
Cetrulo Giuseppe - Repole Rocchina 06-03-1999 Soriano Rocco - Soriano Angelina 08-04-1999 Gonnella Lorenzo - Della Polla Gerardina 24-04-1999 LAUREE: Cesaria Mattia laurea in geologia
Ofelia D'alessio laureata in informatica e Franco Malanga geologo, felici sposi Apprendiamo,che Antonella Malanga, ha conseguito il diploma di Ottico. Congratulazioni ed auguri
AUGURI
Fateci pervenire, prima dell'uscita del giornale, tutte le notizie, foto, e commenti dei vostri cari, o amici che gradireste vedere su queste pagine; saremo ben lieti di accontentarvi.
- Anno XXVII - Agosto 1999 - N.63 -
La sua improvvisa ed immatura scomparsa ha destato smarrimento e dolore in quanti, parenti e amici, gli erano affezionati. La redazione de “La Sorgente” esprime le più sentite condoglianze.
Caro Giuseppe, ricorderemo sempre il tuo carattere mite e buono, il tuo animo poetico, la tua passione per l’arte e per le cose grandi e belle. Un triste e crudele destino ti ha sottratto in così giovane età all’affetto dei tuoi cari e di tanti amici che ti volevano bene. Le tue composizioni, le tue tele ed ogni altro segno della tua vena artistica resteranno indelebili nella mente di chi ti ha conosciuto ed ha saputo apprezzarti. Non ti dimenticheremo mai.
GIUSEPPE DEL MALANDRINO
NATI
ENZO CASALE
SALVATORE TESTA n. 11-10-1926 m. 24-02-1999
ANTONIO MONTEVERDE
La redazione de "la Sorgente esprime sentite condoglianze alla figlia Maria moglie del compianto Fernando Cozzarelli
NICOLINA ROSCIGNO
La sua immatura scomparsa ha lasciato un grande vuoto in tutte le personeche lo stimarono e gli vollero bene. La sua lontananza VITO MALANGA da Caposele non aveva affievolito il ricordo di un uomo buono, affettuoso e di sani principi.
La sua memoria cara rivivrà eternamente nell'animo di quanti la conobbero e le vollero bene
SERAFINA MONTEVERDE n. 28-4-1921 m. 26-12-1998
Un animo buono,un viso sempre sorridente. Tutti lo ricordano con affetto
ANTONIO ROSANIA
Alla venerabile Prega per i tuoi età di 98 anni figli Raffaele, Gerar- si è spenta la cara dina, esistenza di Giovanni e Maria Malanga Donato, che ti vedova Casillo. “La Sorgente” siano esprime sempre ai figli Gennarino, vicini Angiolina, Alfonsina, Maria Malanga Salvatore, Margherita e SPATOLA MARIA TERESA Girolamo le più sentite condoglianze. La redazione de “La Sorgente” partecipa con commozione al dolore che ha colpito l’amico Pasquale, vice direttore del nostro periodico. A lui, alla madre Anna, al fratello Enzo ed allo zio Rodolfo vanno le condoglianze di tutti gli amici che vollero bene al caro Lorenzino.
LORENZO COZZARELLI
Strapaesanerie
...Statti cittu... Ca mò tu lu condu. di Cettina Casale
JOSCH’CA VUNDULIATA Primu r’ fà juornu, r’ gregne er’n’ ‘ngimma a l’aria. L’ùtumu ausieddu ra cimma a la ras’la r’ la cèuza r’ carriammu ‘nguoddu. Picca roppu n’ n’ jemmu a sp’culà. Trìrrici màttuli. ‘Ngera na mendana ca ogni puca era nu parmu; rumaner’n’ matronn’l’, pan’can’strieddu, gràl’ti, tenn’la, vezz’ e quacch’ squarcieddu. Li curmi megli megli r’ sciuppammu p’ ruturnà lu pagliaru. Roppu nu zicu, m’ttiemmu manu a r’ mazz’cator’, forch’, grastieddi e accriscitor’, pò chiurnicchi e jral’. S’auzau nu filu r’ faugnu e v’nduliammu e, a calata r’ solu, era chjnu lu cascionu. Na v’ndina r’ tomm’l’ e quacch’ m’zz’ttata sfusa. ‘Ndra luci e scura car’cammu a Bbicienzu (lu ciucciu)... isch’ qquà... poggia... àaaaa! Jemmu a lu mulinu a nor’nott’ già curniciemmu fusiddi, matass’ e cìciri a totta juta. A ghiuornu fattu passammu la josh’ca. Ai voglia r’accogli e vundulià: nunn’assìa cria, sulu puch’ e pagliosch’ca. ‘Ng’ r’ m’nammu a r’ gaddin’ e s’apparar’n’ tònn’ tònn’. Sti cundi r’ tannu si ponn’ apparagunà a quiri r’ mò? Na quera r’ pasonn’ e na quera r’ jittati, strutti e cunzumati senza fà lu riestu r’ cria, nè sann’ e nè ten’n’ capu r’ fà lu riestu r’ niendi. Pov’r’ a lloru, nu li ricu cchiù niendi; queru c’anna passà avasta e sopra. Berto Rosania
Cucchiare e cucchiaredd', un esempio del nostro artigianato
DETTI Lu ciucciu viecchiu mor’ mmanu a lu fessa.
Chi r’ nu ciucciu n’ faci nu cavaddu li primi càuci sò ‘dd’ li sui.
***** Chi chiangi fott’ a chi rir’.
*****
*****
Lu mastru è mastru ma lu patronu è capu mastru.
Vieni a mangià a casa e portìti la seggia e ru panu.
*****
*****
Sèm’na quantu vuò ca semp’ a giugnu mieti.
Stùria quntu vuò, ca ciucciu sì e ciuciu rumani.
*****
*****
R’ loff’ r’ r’ mon’ch’ addor’n’ r’ ‘ngienzu.
La fatica r’ li fessa, si faci ddoi vot’.
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*****
Chi ten’ li r’nari semp’ conda, chi ten’ la migliera bbona semp’ canda. ***** E’ megliu a ess’ fessa ca ess’ sìnnucu. ***** Casa p’ quandu basta, vigna p’ quandu vivi, luochi p’ quandu viri. *****
La locandina de "Li Cumbari folk sciò" per la presentazione dell'ultima cassetta folkloristica dedicata alle tradizioni e al dialetto caposelese
Le 5 “P” da cui stare lontani: Pariendi, p’zziendi, putienti, puttan’ e pagliett’. (avvocati - n.d.r.) *****
Furtuna e cauci ‘ngulu viat’ a chi n’av’. ***** Chi faci chiacchier’ nnanzi a lu furnu, perd’ ru ‘ppanu. ***** Megliu send’ suonu r’ caten’ cà r’ campan’. ***** Li soldi fann’ l’ati soldi, li prucchi fann’ l’ati prucchi. ***** A cavaddu iastumatu li luci lu pelu
- Anno XXVII- Agosto 1999 - N. 63
Piccola Cronaca di
I RISULTATI ELETTORALI DELLE ELEZIONI AMMINISTRATIVE 1999 LISTA N. 1 "ALLEANZA DEMOCRATICA" AGOSTINO MONTANARI
insegnante
LISTA N.2 "ARCOBALENO" Melillo Giuseppe - medico
CERES MICHELE segr. P.P.I. insegnante CASALE MASSIMILIANO dott. commercialista CIONE ALFONSO medico veterinario COLATRELLA ANGELO operaio metalmeccanico FARINA PASQUALE medico chirurgo GUARINO LUIGI agricoltore MALANGA GERARDO dipendente EAAP MATTIA FERDINANDO segr.D.S. sindacato ACLI MEROLA ANTONIO (di Amato) assistente edile MEROLA ANTONIO ( di Salvatore) geometra MEROLA DONATO sociologo NESTA MARIO pensionato NOTARO GENEROSO operatore CGIL PALMIERI GIUSEPPE avvocato RUSSOMANNO SALVATORE medico di famiglia SOZIO TEODORO operaio edile
Ceres Giuseppe - lav. Autonomo Colatrella Antonietta - maestra Corona Antonio - avvocato Grasso Giuseppe - avvocato Grasso Gaetano - assicuratore Lardieri Amerigo - biologo Malanga Maria Rosaria - insegnante Malanga Lorenzo - impiegato Malanga Gelsomino - impiegato Merola Raffaele - disoccupato Monteverde Gerardo - ingegnere Notaro Michele - commercialista Russomanno Rocco - insegnante Russomanno Maria R. - insegnante Russomanno Lorenzo - operaio C.M. Zanca Vincenzo - operat. Patronato
LISTA N. 1 "ALLEANZA DEMOCRATICA CANDIDATI
Ceres Michele Casale Massimiliano Cione Alfonso Colatrella Angelo Farina Pasquale Guarino Luigi Malanga Gerardo Mattia Ferdinando Merola Antonio di S. Merola Antonio di A. Merola Donato Nesta Mario Notaro Generoso Palmieri Giuseppe Russomanno Salvatore Sozio Teodoro TOTALI
SEZ. n.1
SEZ. n.2
39 14 9 10 43 25 11 42 9 31 24 9 33 50 30 6 385
55 13 24 13 35 8 9 39 4 19 37 21 25 44 13 28
SEZ. n.3 SEZ. n.4
15 3 8 5 44 3 39 16 3 15 11 1 7 83 20 12 285
TOTALI
112 30 42 34 125 37 59 98 19 65 76 31 65 179 82 46 1100
ins. AGOSTINO MONTA-
A cavallo verso il Giubileo sulle orme di San Gerardo. L’idea, innovativa è fuori dai canoni tradizionali della fede, parte dai padri Redentoristi del Santuario di San Gerardo Maiella di Materdomini in accordo con i rappresentanti locali dell’Associazione Ippica nazionale “Natura e cavallo”, guidata da Giuseppe Aiello. Il pellegrinaggio a cavallo mira non solo alla speranza di un rinnovamento dei valori religiosi ma soprattutto alla scoperta di un patrimonio storico e culturale, nel pieno rispetto dell’ ambiente. Scopo ulteriore dell’iniziativa, in questa ideale congiunzione tra passato sarà la riscoperta degli itinerari di fede e di storia tracciati da S. Gerardo Majella nei suoi viaggi, toccando lungo il percorso i luoghi più significativi da Lui visitati. Per poi, avvicinare, attraverso incontri di carattere religioso, sociale ed ambientale le popolazioni del posto. Prima del grande viaggio di agosto, tra il 21 ed il 29, i cavalieri compiranno treking di due o tre giorni a partire dal 20 marzo, portando con loro le reliquie del Santo. Partendo dal Santuario dell’Incoronata nel foggiano, i messaggeri di pace, come sono stati soprannominati i cavalieri, passano tra paesi di tre regioni (Campania, Puglia e Basilicata). Buon viaggio! Pasquale Cozzarelli
LISTA N. 2 "ARCOBALENO" CANDIDATI
SEZ. n.1
Ceres Giuseppe Colatrella Antonio Corona Antonio Grasso Gaetano Grasso Giuseppe Lardieri Amerigo Malanga Gelsomino Malanga Lorenzo Malanga M. Rosaria Merola Raffaele Monteverde Gerardo Notaro Michele Russomanno Lorenzo Russomanno M. Rosaria Russomanno Rocco Zanca Vincenzo
5 23 47 9 24 4 21 7 9 26 28 21 8 24 35 46 337
TOTALI
Salvatore Conforti
- Anno XXVII - Agosto 1999 - N.63 -
SEZ. n.2
1 18 85 8 25 0 16 5 24 7 28 3 29 25 20 12 339
SEZ. n.3 SEZ. n.4
3 12 48 40 14 6 14 31 20 6 55 50 7 11 26 64 407
0 0 11 12 10 60 0 0 1 0 1 0 1 1 0 13 110
TOTALI
9 53 191 69 73 70 51 43 54 39 112 107 45 61 81 135 1193
dott. GIUSEPPE MELILLO
Una delle fasi del trekking a cavallo di passaggio a Caposele
Piccola Cronaca
Una bella giornata trascorsa in compagnia dei volontari dell'ANPAS associazione di volontariato caposelese e gli alunni della scuola media. Un meeting di fine anno scolastico consumato, questa volta, nel centro dell'associazione ai Piani con le consuete recite e balli e con una grande partecipazione dei disabili che frequentano il centro di riabilitazione, così ben curato dai ragazzi dell'ANPAS. Una grande esperienza di partecipazione e sensibilizzazione grazie alla tenacia del Presidente Cesarina Alagia e alla totale apertura mentale del Preside prof. Silvano Granese. Complimenti!
PRO LOCO CAPOSELE CCP n. 14947832
Tra poche settimane, e precisamente dall’1 settembre, cambieranno le gestioni amministrative religiose del santuario di San Gerardo Maiella a Materdomini, la vista del Giubileo dell’Anno Santo. Un normale avvicendamento con novità comunque davvero importanti. Lascia, infatti la carica di Superiore dei Redentoristi padre Ciro Vitiello da nove anni alla guida del Santuario gerardino, prima, per quattro anni, come amministratore e poi come Superiore negli ultimi cinque anni. Padre Vitiello andrà a ricoprire la carica di Superiore a Scala in costiera tra Amalfi e Ravello. Al suo posto è stato nominato il 44enne padre Luciano Panella, nativo di Angri, molto vicino ai giovani, segnalatosi in passato come organizzatore di numerosi incontri ed appuntamenti per
Terza età in palestra a Caposele.
le nuove generazioni, finora a capo della comunità redentorista di Tropea. Padre Panella è atteso da un compito importante e decisivo per il futuro economico-religioso della frazione di Caposele. Dovrà traghettare il piccolo centro, dove ogni anno giungono oltre un milione e mezzo di pellegrini, verso la meta del Giubileo. Un rendez-vous particolarmente atteso sulla collina del Santo protettore delle partorienti e del bambini. Il Giubileo viene atteso a Materdomini come l’occasione giusta per ripartire alla grande nel campo dei servizi pubblici e delle infrastrutture, nonchè come momento di grande spiritualià. Altre novità consistenti riguardano inoltre il ritorno di padre Mario Esposito, finora Superiore a Pagani, a parroco di Materdomini, lo spostamento di padre Antonio Proietto di Crotone da parroco e Superiore della chiesa di Sant’Alfonso dei Liguori del quartiere San Tommaso di Avellino ad Amministratore del Santuario di Materdomini mentre padre Atonio Pupo, giovane calabrese di Francica, andrà a dirigere al suo posto la parrocchia dell’importantissimo quartiere avellinese.
L'estate si prevede sempre più intensa da un punto di vista sportivo. La sistemazione del campetto di bocce, avvenuta qualche anno fa, ha ridestato nei caposelesi vecchie voglie di sfida e di socializzazioni. La sera, ogni sera, dalle ore 17,00 via Lungosele è frequentatissima da sportivi che giocano, e che assistono
alle numerosissime partite di calcio, calcetto e bocce. Peccato che si debba fare i conti con delle strutture fatiscenti, poco illuminate e non idonee a questi tipi di incontri serali. Come al solito un grazie alla Comunità Montana per la disponibilità.
Un museo per valorizzare il lavoro, spesso oscuro e poco apprezzato, degli operai della Comunità Montana. A metterlo in evidenza su a Caposele, nelle sale dei vecchi prefabbricati norvegesi dove una volta venivano ospitate le scuole elementari, sono i trentacinque idraulici e forestali che fanno parte della Terminio-Cervialto. Ed anche se scarsamente pubblicizzato il piccolo museo è già stato meta di alunni delle scuole del centro della valle del Sele. Dentro c’è un pò di tutto. Dalle pietre ritrovate durante gli scavi nelle varie zone del territorio, animali imbalsamati come lepri e scoiattoli, i nidi degli uccelli ritrovati sugli alberi un piccolo angolo dedicato ai rettili più comuni come vipere e bisce, gli arnesi di lavoro di un tempo, oggetti domestici di una volta come le lampade a carburo, fucili garibaldini ed anche utensili creati dalla loro fantasia.
Non solo, o non tanto, per non fare arrugginire muscoli o giunture, ma soprattutto per battere la solitudine e l’ emarginazione. Sotto 1’occhio attento e vigile della insegnante di psicomotricità, Tania Mattia, arzilli ultra sessantacinquenni si danno da fare per alleviare, almeno in parte, gli acciacchi tipici dell’età. E fin qui non ci sarebbe nulla di particolare. Ma poi si viene a scoprire che nel gruppo di una ventina di partecipanti ai corsi che si tengono due volte alla settimana, mercoledi e sabato dalle ore 16 alle ore 20, si sono inseriti parecchi ultra settantenni, qualche persona di ottant’anni e persino una lucidissima novantatreenne. Il suo nome è Annunziata Ruglio, da oltre 6 anni vedova, 8 figli e ben 18 nipoti. Nunziatina, come la chiamano tutti, si muove abbastanza bene pure aiutandosi con due bastoni. E’ molto contenta dell’esperienza che sta vivendo grazie ai volontari dell’associazione di pubblica assistenza, un gruppo di giovani caposelesi che operano da più di 6 anni per iniziativa di Cesarina Alagia. E così Nunziatina racconta i pomeriggi nella sala adibita a palestra del centro situato in località Piani. "Mi sento assai meglio da quando frequento queste lezioni. L’insegnante mi fa allungare braccia e mani; ed io ci riesco abbastanza bene anche se rimango seduta a causa dei miei malanni. Perciò mi sono rotta ben 3 volte la gamba sinistra e la destra ha subito altri interventi, per cui sono costretta a camminare con due bastoni. Ma non mi lamento troppo e mi reputo fortunata rispetto a tante altre persone. Mi piace molto andare in palestra perchè riusciamo anche a distrarci. E poi mi vengono a prendere con l’automobile e quindi mi riaccompagnano a casa alla fine delle lezioni.Davvero una cosa ben fatta e di grande importanza per noi vecchietti.E per giunta tutto gratis." Nunziatina ha passato una vita in mezzo ai campi, ed è per questo che forse è riuscita a raccontare con schiettezza e simpatia questo particolare momento della sua esistenza. E a dare il giusto e meritato riconoscimento ai ragazzi di Caposele, che in poco tempo sono stati capaci di far diventare funzionante al meglio un servizio operativo ormai 24 ore su 24, c’è 1’attività motoria che prosegue con costanza, e che a Caposele riesce a coinvolgere una ventina di appartenenti alla terza età. S’inquadra in un più ampio contesto di socializzazione ideato, voluto e portato avanti, dai vertici dell’associazione. Il programma prevede tante altre manifestazioni. In una sorte di scambio reciproco tra insegnanti e allievi, chiamiamoli così, che arricchisce gli uni e gli altri. Tania Mattia, giovane diplomata Isef che si occupa delle attività in palestra dice: “Durante queste ore cerchiamo di privilegiare non solo l’apparato locomotore ma anche le sfere psichiche con insegnamenti appositi”. Pasquale Cozzarelli
- Anno XXVII- Agosto 1999 - N. 63
Piccola Cronaca
NNII O O SSII N N CCEE E E RR
Ammiro chi perlustra la terra, come pure chi resiste nello spazio di una cella. Ammiro chi cerca il paese remoto e chi cerca il proprio. Queste pagine contengono geografia misurata a piedi, sono carte dei luoghi su scala uno a uno. L’Irpinia si tramanda al di fuori attraverso figure di montagne, vini, lupi e pietre scosse. Qui si trovano storie di muri e di fondamenta. Una data separa il prima e il dopo, ed e il giorno di autunno in cui la terra sotto i piedi coincide col soffitto preso a pugni da un gigante in catene. La terra sconnessa fa affiorare città precedenti, sgarretta i pilastri, stacca i balconi dall’aria, le torri dai colombi, le pentole dal fuoco, i vecchi dalle pietre, le campane dalle orecchie. Queste pagine contengono la carezza di un ritorno ai propri sandali d’infanzia. Hanno cura: preziosa parola non sanitaria, ma di premura e affetto. Danno peso, danno onore al luogo. Erri De Luca
SENERCHIA, NATURA E STORIA SUPPLEMENTO ALLA "STORIA ILLUSTRATA DI AVELLINO E DELL'IRPINIA" Sellino e Barra Editori
(dall'interno)
"Il cuore dell'OASI pulsa generoso nel fragore dell'ac-qua cristallina della cascata che, generata da un torrente, scende in una spaccatura del monte, dalle pen-dici di una roccia sfagliata, alta, forse, trenta metri, in uno scenario di poderosi alberi."
VANIA PALMIERI: " IO LA PREDILETTA" Una stella si staccò da un’altra e una sera ci trovammo. Mi tuffai nella sua luce diversa e fu subito amore. Inatteso, coinvolgente, magnifico. Com’è strana la vita. Vivi per anni nella consuetudine di amicizie o passatempi e all’improvviso ti accorgi che il calore è ad un palmo dal tuo naso. Passato e futuro svanirono di nuovo nel presente. “Questa volta è per sempre” pensai. Ma il “per sempre” a tutt’oggi resta l’illusione di un istante. Chissà perchè, nel mio firmamento, gli astri hanno avuto vita breve. Di chi la colpa? Ritorna a questo punto la prediletta. Lassu qualcuno continua a proteggermi e spegne le stelle che si accingono ad “insidiare” il mio cammino. Forse gli astri illuminando la mia vita ne mettono a nudo i difetti ed invece di amarmi si intristiscono e si spengono. Ed io ricomincio a guardare il cielo, cercando di impossessarmi di quello giusto. Dopo i primi ardori spuntano le delusioni. “Domani è un altro giorno” diceva Rossella O Hara. Lo dico anch’io, ma per me l’altro giorno è la verifica di un amore passato o la consapevolezza di aver equivocato il tempo del “per sempre”. Essere donna è magnifico. Suscitare desideri, esaltante. Condividere momenti di gioia, sublime. Constatare di non aver capito la trama è umiliante. Non bastano cento aurore a cancellare una delusione. Forse è mia la colpa. Ma non mi rammarico più di tanto. Si conquista l’eternità anche fingendo di credere in un grande amore. Non posso essere la prediletta anche degli uomini. Da loro devo aspettarmi affetto ed un pizzico di tenerezza. Una donna a metà non può avere più di tanto. Un mezzo amplesso, una mezza mattina, una mezza serata e la soddisfazione che straripa dagli occhi di chi è convinto di aver compiuto una grande impresa. La mia ultima stella si ricarica e si fonde con l’altra, ma non sono io. Io vago nell’universo. I miei raggi s’infrangono su una montagna di illusioni. Al di là c’è l’infinito dove chi non mi ama non si perde perche si è già perso in terra.
- Anno XXVII - Agosto 1999 - N.63 -
VIAGGIO NEL FUTURO:
di Gabriele Giorgio e Antonio Tenore (dalla presentazione) La pubblicazione contiene una raccolta di articoli e documenti - a più voci- che vogliono contribuire a fr conoscere la storia della linea ferroviaria Avellino/Rocchetta della quale è stato celebrato il primo centenario della sofferta nascita.
Sui binari della ferrovia Avellino Rocchetta S. Antonio, attraverso le aree interne dell’Appennino meridionale, si snodano cento anni di storia civile, di impegni unitari e di risposte insufficienti, pur- troppo, ai problemi dell’occupazione e dello sviluppo. La pubblicazione vuole essere un contributo al dibattito, sempre aperto sulla questione meridionale, per la ricerca di positive soluzioni che scoraggino dualismi e contrapposizioni, egoismi territoriali e spinte metropolitane. E' interesse di tutti, infatti, privilegiare contesti unitari e solidali, soprattutto perchè siamo chiamati ad essere protagonisti del futuro in Europa.
PERIODICO A CURA DELL'ASSOCIAZIONE TURISTICA PRO LOCO CAPOSELE FONDATO NEL 1973
Reg.Trib. S.Angelo dei L. n.31 del 29.1.74 - Sp. in A.P. comma 34 art.2 L.549/95 filiale P.T. AV -sem.- Anno XXVI - Dicembre 1998 -
Direttore Nicola Conforti
STUDIO CONFORTI
63
CAPOSELE “una terra da visitare”
SOMMARIO
L
’inserto speciale di questo numero riguarda la storia del nostro Paese, ed in particolare quella delle opere di captazione delle Sorgenti del Sele e della grande galleria Pavoncelli, “opera di cui il mondo non ricorda l’eguale “. Riportiamo inoltre gli scritti più significativi sullo stesso argomento ed infine la delibera comunale del 1924 con la quale i Caposelesi dettero l’addio definitivo alle acque del Sele. Le note di carattere tecnico sono state desunte dalla rivista inglese “Engineering” pubblicata nel 1928. Le foto d’epoca sono state tratte dall’archivio storico de “La Sorgente”.
SOMMARIO
pag.11 Introduzione pag.12 Caposele, cenni storici origini, beni artistici culturali.
Brevi cenni di storia e cultura
pag.13 Origini di Materdomini e culto di San Gerardo pag.14 Breve storia dell'Acquedotto Pugliese, caratteristiche dell'acqua pag.15 L'acquedotto Pugliese, Italia Meridionale pag.18 L'acquedotto Pugliese, una grande opera a misura d'uomo pag.21 Una delibera del 1924
S
ulle pendici boscose del Paflagone contrafforte del monte Cervialto, si distende Caposele. Stretto tra il monte ed il fiume, testa di ponte tra le valli del Sele e dell’Ofanto, modella le sue sinuose stradine e le sue piccole piazze tra il verde riposante ed incombente ed il bianco alveo di un rivo che si fatica a vedere. Porta inciso nelle sue pietre, nei toponimi e sui volti dei suoi abitanti i fasti di una umile “Città di Sorgente” che in nome della solidarietà tra le genti rinunciò all’unico suo orgoglio ed all’unico suo bene: l’acqua.
- Anno XXVII- Agosto 1999 - N. 63
CAPOSELE Provincia di Avellino Abitanti 4026 Superficie kmq 41,50 Altitudine m. 405 Denominazione abitanti Caposelesi Frazioni e località: Materdomini (km 6) Comuni limitrofi : Bagnoli Irpino, Calabritto, Castelnuovo di Conza (Sa), Laviano (Sa), Lioni, Teora. Distanza da Avellino: km 60 Distanza Autostrada SA/RC : casello Contursi km 25
POSIZIONE GEOGRAFICA Il p a e s e , s i t o a i p i e d i d e l contrafforte del monte Cervialto, vicino alle sorgenti del fiume Sele, segna l’inizio dell ‘ Aquedotto pugliese. ORIGINE DEL TOPONIMO Il paese ha preso il nome dal fatto che si trova vicino alle sorgenti del Sele. Le acque vengono fuori per stramazzo attraverso i crepacci della roccia a mezza costa del contrafforte, a rivoli numerosi e da polle impetuose. ll toponimo antico, Caput Sylaris, tramandato da varie fonti storiche, è perfettamente conservato nel nome moderno Caposele e nella pronuncia dialettale : Capussela. Il fiume, nelle fonti storiche di età classica, è detto Silarus, Silerus, Siler. BREVE CENNO STORICO Dell’antica cinta muraria, che recingeva paese, rimangono poche vestigia. Resta ben poco anche dell’antico castello, il cui torrione quadrato,che ha la base piramidale in trachite, è datato al sec. XI. Il grande storico, Ludovico Antonio Muratori ci informa che qui Folco d ‘Este tenne, nel 1115 un’ udienza giudiziaria (placito) nel palazzo signorile (domus dominicata). In epoca normanna, durante il
regno di Guglielmo il Buono (116689 ), il Catalogo dei Baroni (11501168 ) ci dà questa notizia: “Comes Philippus del Balbano dixit quod demanium suum quod tenet in ducatu videlicet de Santo Angelo feudum IV militum, de Calabretta feudum III militum, de Capusele feudum II militum, de Diana feudum I millitis” ( Il conte Filippo di Balbano ha dichiarato che il suo demanio, che possiede nel ducato, cioè di Sant’ Angelo dei Lombardi è un feudo di quattro soldati, il feudo di Calabritto di tre soldati, il feudo di Caposele di due soldati, il feudo di Diano di un solo soldato). Federico D‘Aragona (1272-1337), subentrato ai Balbano, ristrutturò e rese solido l‘antico maniero : la costruzione che oggi rimane, infatti, è di epoca aragonese. Si ha notizia che in questa fortezza fu celebrato il matrimonio di Margherita d’ Aragona. Il feudo poi fu concesso dagli Aragonesi a Jacopo Sannazzaro (1457-1530), celebre poeta e umanista. In seguito, il feudo passò ai Manzella e, infine, ai De Vera D’Aragona. ll principe di Castellaneta, subito dopo i Vespri Siciliani, trasformò il castello in una solida fortezza inespugnabile. Il castello, sconvolto dal terremoto del 1694, fu definitivamente abbandonato. In quell’ occasione, il terremoto aveva distrutto 150 case, ucciso 40 persone e ne aveva ferito altre 60. Oggi dell’ antico maniero non esiste più nulla. BENI ARTISTICI, CULTURALI, NATURALI Per i turisti è d’obbligo la visita alle limpide sorgenti del Sele, dove vi sono gli impianti che captano le acque purissime che sgorgano da una parete rocciosa, posta sul versante est del monte Paflagone.
La spettacolare sorgente segna il capolinea dell ‘ Acquedotto pugliese, la cui opera, iniziata nel 1906, fu completata nel 1915. Le fresche acque, raccolte da un canale collettore, vengono convogliate in un canale, da cui ha inizio il grande acquedotto che, dopo aver attraversato in galleria l’ Appennino, si estende e ramifica in Irpinia e in Puglia per 2670 chilometri servendo ben 260 comuni e circa quattro milioni di abitanti. Il fiume Sele, ancora oggi, ha una portata media superiore ai 4000 litri al secondo. Prima della captazione delle principali sorgenti (Caposele, Calabritto e Senerchia), la portata del fiume Sele era di 5300 a Calabritto, di oltre 8000 litri al minuto secondo a Quaglietta, di 15400 litri circa al secondo alla confluenza nel Tanagro.Ma nel mese di febbraio qui la portata sale a 26.000 litri al secondo. Dal piazzale posto davanti alla basilica di San Gerardo Maiella, si può godere un panorama unico : lo spettacolare Cervialto ( m 1809), boschi di querce e rigogliosi uliveti nella valle del Sele, cui fa da sfondo il massiccio dei monti Alburni. Non meno interessante è la visita a Materdomini ( quota 525 ), dove si staglia la grandiosa mole del santuario di San Gerardo Maiella. Il turista può ammirare la chiesa nuova, che ha una cuspide alta 42 metri (è opera dell’ architetto
ELENCO ATTREZZATURE RICETTIVE
Alberghi ristorante: “ American ” “ G. Di Masi ” “ 7 Bello ” “ Testa ”
0827 58258 0827 58130 0827 58113 0827 58104
Ristoranti: “ S. Di Masi ” 0827 58203 “ Paflagone ” 0827 58128 “ Lo Spigolo ” 0827 58155 “ Zi Tore ” 0827 58 “ Mulino a Vento ” 0827 58115 " Sale e Pepe" Pizzerie: “ La Fornace ” “ La Sorgente ”
0827 58225 0827 53242
Bar: “ Roma ” 0827 58300 “ Zarra ” 0827 58069 “ Maglia ” 0827 58122 “ Testa ” 0827 58109 “ Europa ” 0827 53067 “ Nuovo bar Roma” 0827 53022 “ Mister Bar ” 0827 53277 “ La Rosa ” 0827 53261 “ Nunzio ” 0827 53348 Pub: “ Queen Mary ”
0827 53066
Piscina Comunale 0827 58381
- Anno XXVII - Agosto 1999 - N.63 -
ORIGINI DI MATERDOMINI E CULTO DIS. GERARDO
M
aterdomini si trova a nord-est del centro abitato di Caposele, che chiude il primo tratto della Val Sele e domina tutto l’alto e medio corso del fiume.Almeno dai primi decenni del 1500 esisteva una piccola chiesa dedicata alla Madre del Signore “Mater Domini”. La chiesetta rimase isolata per secoli, affidata alle cure del clero di Caposele, meta di fedeli. Nel 1746, quando S. Alfonso Maria de’ Liguori venne in missione a Materdomini, fu colpito dalla bellezza del posto. L’arcivescovo Giuseppe Nicolai chiese a S. Alfonso di aprire una casa religiosa a Ma-terdomini. Il clero di Caposele donò la chiesetta ai Redentoristi con regolare atto notarile e con il diritto di costruire il convento, di ingrandire la chiesa e di fare tutte le opere necessarie. A Materdomini il 16 ottobre 1732, morì fratello Gerardo che ricopriva l’incarico di custode della chiesetta e portinaio del collegio. I prodigi a lui attribuiti lo rendevano caro alle popolazioni che accorrevano a Materdomini, già meta di pellegrini devoti alla Madonna. Dalla fine del 700 fino alla metà dell’800 i pellegrini che si recavano alla tomba di fratello Gerardo per implorarne la protezione, aumentavano costantemente. La chiesetta appariva sempre più incapace di contenerli, tuttavia non subì modifiche per tutto l’800 perchè la soppressione dei conventi del 1866, sancita dal governo piemontese, mandò a monte ogni
disegno di ampliamento. Cacciati via i religiosi, il collegio rimase, praticamente, quasi deserto e la chiesa semiabbandonata. Solo rari pellegrini continuavano a venire a Materdomini. Fratello Gerardo è dichiarato Beato il 29 gennaio 1893 e proclamato Santo l’11 dicembre 1904: ripreso con vigore l’afflusso di pellegrini fin dai primi del 900, urge la necessità di ampliare la chiesetta settecentesca ma bisogna aspettare il 1929 per l’inaugurazione della chiesa ampliata, che è consacrata Basilica e dedicata alla Madonna e a S. Gerardo. Allo scopo di offrire alloggio e ristoro ai numerosi pellegrini, negli anni 30 si realizza la Casa del Pellegrino, ristorante albergo attiguo al collegio, gestito dalla comunità redentorista. Un impulso decisivo allo sviluppo urbano di Materdomini fu dato dalla realizzazione nel 1939 dell’impianto di sollevamento che portava in cima alla collina l’acqua del Sele. Gli effetti si videro, però, dopo la fine della seconda guerra mondiale quando la ripresa dell’economia e la nascita di un turismo di massa fecero aumentare e distribuire meglio nel corso dell’anno le presenze dei forestieri. Si continuò a costruire abitazioni, alberghi e ristoranti ai lati della strada nazionale. Questo sviluppo è stato più rapido intorno agli anni 60 - 70 quando è stata realizzata anche la nuova chiesa e si è avviata la sistemazione dell’ampio parcheggio a servizio della stessa. Oggi Materdomini è abbastanza ben attrezzata per accogliere un turismo di tipo prevalentemente
Panorama di materdomini
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Fanno capo a questo collettore alcuni canali drenanti che si allungano verso le principali scaturigini. DESCRIZIONE SOMMARIA DELL’ACQUEDOTTO PUGLIESE
BREVE STORIA DELL’ACQUEDOTTO
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a grave carenza di acqua in Puglia e le sue conseguenze per la pubblica sanità e per l’economia della regione, erano ben note fin dal mondo antico. La storia lunga e travagliata dell’approvvigionamento idrico della “sitibonda Puglia”, trova il suo epilogo agli inizi di questo secolo con la costruzione del grande Acquedotto Pugliese, “ opera di cui il mondo non ricorda l’eguale”. L’Acquedotto Pugliese ha origine dalla sorgente del fiume Sele –ìcaptata alla sua scaturigine dai calcari – che dà un contributo medio annuo valutabile intorno a 4000 litri al secondo. La portata media nei mesi di luglio-agosto è di 4280 litri al secondo. La sorgente, denominata della Sanità, sgorga all’estremo ovest dell’abitato di Caposele, sul versante destro del Sele a quota 421 metri sul livello del mare. Il suo bacino imbrifero ha sede nell’acrocoro montuoso che la sovrasta immediatamente e si estende dalla valle del Calore a quella del Sele, e dalla valle dell’Ofanto verso i monti Picentini fino ad un incerto displuvio sotterraneo. La scaturigine è stata classificata di “trabocco” o di “sfioro”.
Tale tipo di sorgente si presenta là dove massicci di rocce calcaree o dolo-mitiche, permeabili in grande, emergono da una coltre argillosa impermeabile che obbliga l’acqua meteorica , infiltratasi dall’alto, a riempire tutti i vuoti nella roccia della montagna, come se fosse una gigantesca spugna, fino al livello del punto più depresso del suo orlo dal quale l’acqua trabocca all’esterno dando così origine alla sorgente. Circa la qualità dell’acqua, una delle migliori d’Italia, basta accennare che oltre ad essere batteriologicamente pura ha una temperatura costante di 8-9 gradi e la sua durezza totale è di G.F. 14.Dalle opere di presa una breve galleria porta le acque alla vasca di misura dopo la quale ha inizio il canale principale che è lungo circa 244 chilometri.Il canale a pelo libero, corre con lieve pendenza (da 25 a 40 centimetri per ogni chilometro) ad una quota che scende da 420 alla partenza a 323 al termine.I primi 104 chilometri del canale principale si svolgono quasi totalmente in galleria, per il resto il canale si svolge prevalentemente in trincea o in rilevato. Le opere di presa constano di un canale collettore affondato nel detrito di falda del piccolo bacino esistente nel sito di trabocco.
ACQUEDOTTO CATSKILL (New York) Lunghezza km. 144 - portata mc. 26.8 ACQUEDOTTO LOS ANGELES (California) Lunghezza km. 378 - portata mc. 11.0 ACQUEDOTTO COOL GORDIE (W. Australia) Lunghezza km. 561 - portata mc 0.3 ACQUEDOTTO PUGLIESE (Italia) Lunghezza km. 1.600 - portata mc. 5.5
L’Acquedotto Pugliese paragonato ai più grandi acquedotti del mondo
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L’Acquedotto Pugliese è costituito da un sistema di acquedotti aventi in comune la sorgente. Questa alimenta un’arteria maestra, detta Canale Principale, dalla quale si diramano 25 acquedotti (diramazioni) per gruppi di abitati o per singoli abitati sparsi su un territorio di circa 20.000 Kmq. Il Canale Principale in muratura traversa l’Appennino con numerose gallerie scavate in terreni a volte assai difficili e prosegue in trincea e in galleria sino a Villa Castelli in provincia di Brindisi. L’area della sezione del Canale decresce da mq 6,44 a mq 2,94 e la capacità di portata da 6,340 mc/sec. a 2,570 mc/sec. Presso Venosa si distacca la Diramazione primaria per la Capitanata con canale a pelo libero in muratura proseguendo - dalla progressiva Km 45,8 - in condotta forzata. Da Villa Castelli si origina la Diramazione primaria per il Salento costituita da un grande sifone
in cemento armato che a sud-est di S.Pancrazio Salentino si biforca in due rami, uno per Lecce fino a Galugnano, l’altro per Nardò sino a Galatone. Al termine dei due rami del Sifone l’acqua è sollevata meccanicamente per alimentare gli abitati delle Murge Salentine. NATURA DELLE SORGENTI E CARATTERISTICHE DELL’ACQUA
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’Acquedotto è alimentato dalle sorgenti della “Sanità “, classificate di tracimazione, che scaturiscono dalla giogaia calcarea del Cervialto presso Caposele. La portata media è di circa 4 mc/sec. con regime poco variabile che presenta un massimo nel giugno ed un minimo in gennaio. L’acqua ha caratteristiche chimiche, fisiche, organolettiche, batteriologiche costanti (durezza 140 gradi italiani pari a 140 mg/lt. di carbonato di calcio; contenuto di sostanze organiche pari a mg/lt. 0,024 in ossigeno; temperatura 8-9 gradi centigradi) e viene giudicata fra le migliori che si conoscano. Sono allacciate all’Acquedotto anche le sorgenti di Cassano Irpi-
L'ACQUEDOTTO PUGLIESE, ITALIA MERIDIONAIn occasione del "Congresso ed esposizione internazionale degli acquedotti" tenutosi a Roma dal 3 al 7 Novembre 1986 promosso dalle IWSA-AIDE, l’Ente Autonomo Acquedotto Pugliese curò la ristampa di una raccolta di articoli pubblicati nel 1928 sulla rivista inglese "Engineering". Si propone ora a distanza di alcuni mesi la traduzione di quegli stessi articoli al fine di rendere più pronta la conoscenza delle origini del nostro acquedotto, mediata dalla visione che delle stesse ebbero più di 50 anni fa tecnici e studiosi di altri paesi e provenienti da esperienze e tradizioni culturali differenti dalle nostre. Quanto si può dedurre dalla lettura degli articoli è sicuramente lunsinghiero, soprattutto per la dovizia di particolari con cui sono descritte quelle che restano soluzioni brillanti a problemi idraulici che ancora oggi sono oggetto di studi e ricerche da parte di quanti operano nel campo. Bari, 2-6-87 Il Presidente Dott. Emilio Lagrotta
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a notevole fioritura industriale dell’Italia sotto il regime fasci sta può riassumersi nel gran numero di importanti opere pubbliche che sono state recentemente ultimate o sono tuttora in corso di costruzione in quel paese. Di tali opere l’acquedotto pugliese può certo dirsi una delle principali. In realtà questa impresa progettata a favore di oltre due milioni di persone, venne iniziata molti anni prima della storica Marcia su Roma, ma i costi e le enormi difficoltà incontrate nel corso della sua costruzione avevano minacciato di far abbandonare completamente i lavori. Oggi in Italia, grazie alla guida ispirata del Duce, la gran massa della popolazione prende in considerazione anche tutti gli altri aspetti secondari che contribuiscono al benessere pubblico, con il risultato che le difficoltà cui si è fatto cenno sono state superate ed è stato assicurato il futuro dell’acquedotto. La superficie servita dall’acquedotto, che costituisce il tallone dell’Italia come indica l’acclusa cartina di fig. 1, copre circa 20.000 kmq. ed è rinomata fin dal tempo dei Romani per il suo aspetto arido, bruciato dal sole, come appare inevitabile data la carenza di acqua. Già da tempi remoti la regione è nota come "Puglia sitibonda": gli abitanti per impieghi domestici e per qualunque altra necessità sono infatti costretti a fare affidamento esclusivamente sull’acqua piovana che viene raccolta in cisterne. E' facile comprendere quindi come la massima aspirazione dei pugliesi sia, da sempre, quella di poter disporre di rifornimenti idrici adeguati non solo per motivi igienici, ma anche per poter utilizzare le ricchezze naturali della ter-
ra incrementando le molte colture per cui il clima si rileva particolarmente adatto. Fino a pochissimi anni fa praticamente l’unico prodotto della regione era l’ulivo e i vasti uliveti appunto sono tuttora una delle caratteristiche salienti della zona. Il terreno è costituito principalmente da calcare fratturato che si eleva in una successione di terrazze dal livello dei mare fino ad un’altezza di circa 300-350 m. al piedi degli Appennini lucani. Gli strati che vengono così a formarsi sono solcati trasversalmente da precipizi e profondi avvallamenti. Come conseguenza di una simile conformazione, le piogge invernali scorrono liberamente al mare e quel poco d’acqua che resta penetra rapidamente nelle fratture dei sottosuolo. La stagione delle piogge è limitata al periodo ottobre-aprile, con precipitazioni assai modeste tra 1 400 e 600 mm. Ad eccezione di alcune zone limitate delle province di Lecce e Foggia, le acque sotterranee si raccolgono in quantità sufficiente a rappresentare una sicura fonte di approvvigionamento solo a grandi profondità. E’ stato detto che se il problema di rifornire d’acqua la Puglia dovesse essere affrontato ex novo oggi, una buona soluzione potrebbe essere rappresentata da moderne pompe rotative ad elevata velocità che portino in superficie queste acque profonde. Per altro tali falde sotterranee non sono di entità rilevante nella provincia di Bari e se è vero che nelle province di Foggia e Lecce sono reperibili quantitativi di acqua più elevati , in genere quest’acqua non è di qualità tale da soddisfare il fabbisogno. Il problema di provvedere a un adeguato rifornimento idrico da diver-
sa origine si presentava di soluzione estremamente difficile. La regione è praticamente isolata dalle ricche province occidentali dalla massiccia catena appenninica e lungo le pendici adriatiche di queste montagne mancano totalmente idonee sorgenti di acqua. E’ vero che durante certi periodi invernali nel letti dei fiumi l’acqua scorre abbondante, ma la natura del terreno mal si presta alla formazione di laghi artificiali nelle vallate. Oltre a ciò, le elevate temperature estive, più che causare un eccesso di evaporazione, renderebbero l’acqua raccolta dei tutto inadatta agli usi domestici. Già nel 1868 un giovane
funzionario dei Genio Civile, Rosalba, aveva avanzato l’audace progetto di utilizzare una delle abbondanti fonti di rifornimento idrico sulle pendici occidentali dell’Appennino scavando delle gallerie, esprimendo l’opinione che le sorgenti dei Sele a Caposele nella provincia di Avellino potessero essere particolarmente adatte allo scopo. Ma l’attuazione di un progetto simile a quell’epoca, a parte gli enormi costi, sembrava presentare difficoltà insormontabili. Prima che l’acqua potesse essere trasportata là dove occorreva, sarebbe stato necessario scavare numerose gallerie, alcune delle quali di lunghezza superiore ai 15 km.
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A quell’epoca non era ancora stato costruito il tunnel Simplor e le vicine gallerie meno ambiziose di Starza e Cristina lungo la linea Foggia-Benevento erano state portate a termine solo tra mille difficoltà. Il progetto Rosalba venne accantonato per circa 20 anni e soltanto dopo che fu portato felicemente a compimento il progetto Simplon , venne riaperta con la necessaria ampiezza di vedute la questione dell’acquedotto pugliese. Non è qui il caso di esaminare i vari progetti presentati tra Il 1887 e il 1896, di entità variabile, i quali tutti pero, con un’unica eccezione, riprendevano la proposta originale di Rosalba di perforare il massiccio dell’Appennino. L’eccezione cui si è fatto cenno era costituita dalla proposta degli ingegneri Castelli e Filonardi di utilizzare le acque affioranti nella zona di Melfi e tale proposta riveste un interesse di carattere in certo senso storico, in quanto gli autori a loro insaputa proponevano di riprodurre un antico acquedotto romano, che venne poi alla luce nel corso dei lavori di scavo per la realizzazione dei progetto definitivo. Nel 1896 venne nominata una commissione governativa con lo scopo di studiare le questioni attinenti alle acque potabili e di irrigazione ai rifornimenti idrici in Puglia, con particolare riferimento all’Acquedotto Pugliese. Con legge in data 10 Marzo 1901 venne autorizzata la spesa di un milione di lire per coprire le spese dei rilevamenti, tra cui i lavori necessari ad accertare l’effettiva capacità delle sorgenti di Caposele, affidati alla direzione dell’Ingegnere Capo del Genio Civile Ing. G.B. Bruno. Primo risultato dei provvedimento fu la realizzazione di un progetto preliminare di tutti i lavori occorrenti, in base al quale si prevedeva di attingere dalle sorgenti di Caposele 5 metri cubi di acqua al secondo che, convogliati in un canale scavato attraverso le monta-
gne, avrebbero rifornito gli abitanti di Foggia, Bari e Lecce. Il canale avrebbe dovuto avere un a lunghezza di 236 Km. fino a Fasano; Il costo doveva aggirarsi intorno ai 136 milioni di lire. Nel luglio 1902 il governo approvò la costituzione di un organismo di controllo nel quale da un lato era rappresentato lo Stato e dall’altro le province cui si è fatto riferimento, con il compito e la responsabilità della costruzione, manutenzione e funzionamento perpetuo dell’acquedotto e con i pieni poteri per la concessione di appalti a ditte private. Nel 1905 venne costituita la Società Anonima Concessionaria dell’Acquedotto Pugliese con cui si stipulò il contratto di appalto delle opere e verso la fine dei 1906 questa Società diede inizio al lavori di costruzione della galleria di valico dell’Appennino. La sorveglianza sul lavori in corso venne conferita a uno speciale ufficio del Genio Civile appositamente costituito, con a capo l’Ing. M. Maglietta, mentre la direzione tecnica del lavori venne affidata al già citato Ing. Bruno. Nel corso del lavori, su istanza dell’Ing. Maglietta, venne variato il tracciato dei canale principale, in modo che la sua lunghezza venne ridotta a 214 Km. fino a Fasano con un ulteriore prolungamento di 30 Km. fino a Villa Castelli. Vennero inoltre introdotte altre importanti varianti cui faremo riferimento in seguito. Il tracciato dell’acquedotto nella sua versione definitiva è riportato nella cartina che accompagnava una breve descrizione dell’acquedotto stesso, . Abbiamo qui riprodotto tale cartina in fig. 1 - come già accennato - per comodità dei lettori. Dobbiamo ricordare peraltro che la linea da Villa Castelli a San Pancrazio, nonchè il ramo del grande sifone che raggiunge Lecce, sono attualmente in
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esercizio, mentre sono stati ultimati anche alcuni lavori minori che sulla carta vengono indicati come in progetto o in corso di costruzione. Dopo questi brevi cenni storici, passiamo ora ad esaminare le opere vere e proprie che costituiscono l’acquedotto, prime fra tutte quelle per la raccolta delle acque a Caposele. Questo paese, situato a circa 80 Km. a est di Napoli si trova pressappoco a 400 in. sul livello del mare lungo le pendici del Monte Plafagone, uno dei bastioni del massiccio del Cervialto che costituisce un tratto degli Appennini lucani. Chi visiti questa località appartata non può non restare colpito dalla fantasia mostrata dal Rosalba, poichè guardando agli stupendi panorami che si affacciano sul Mar Tirreno, l’osservatore ha alle spalle montagne ripidissime alte più di 3.000 piedi , che fanno sembrare la Puglia davvero remota. Le sorgenti del fiume Sele sono costituite da numerose fonti che, tutte insieme, in inverno hanno una portata di 4,5 metri cubi al secondo, ma d’estate raggiungono un tributo di 5,5 mc. al secondo, il che sta a indicare che l’acqua impiega circa sei mesi a passare dal bacini imbriferi alle sorgenti. Nella zona esistono numerose altre fonti con le quali, ove in futuro si rendesse necessario, si potrebbe aumentare la portata dell’acquedotto a 6,3 me. al secondo. Le dimensioni di tutte le opere relative all’acquedotto sono state calcolate per consentire il passaggio di quest’ultima portata. Le sorgenti della Sanità utilizzate per rifornire il canale si trovano ad un’altezza di 420 m. sul livello del mare la località precisa viene indicata in fio. 2 . Prima di esporsi all’ingente spesa per la costruzione dell’acquedotto, era ovviamente necessario raccogliere tutte le possibili notizie sulle variazioni di regime del flusso e sulla probabile durata delle sorgenti della Sanità. Si è già detto che qualche tempo
prima dell’inizio dei lavori era stata nominata apposita Commissione di esame su questo e altri punti. Sicchè in precedenza era già fatte numerose valutazioni della quantità di acqua erogata, con l’impiego di sistemi di misurazione alquanto approssimativi, e tutte tendevano a confermare che da molti anni la quantità d’acqua sorgiva a superava i 4 metri cubi al secondo. Tra il 1901 e il 1907 le acque vennero convogliate verso uno sbarramento di misurazione, come indicato in fig. 3 ed i risultati di tali misurazioni indicarono un valore medio di 4,648 me. al secondo per l’intero periodo. La cifra più bassa registrata fu di 3,665 mc. al secondo nel novembre 1903, la più alta 5,781 mc. al sec. nel maggio 1902. Le cifre registrate erano per altro notevolmente al di sotto della portata reale a causa di infiltrazioni nel sottosuolo sotto allo sbarramento e nelle sue vicinanze. Contemporaneamente a queste misurazioni venne intrapresa un’accurata indagine sulle precipitazioni atmosferiche nella zona comprendente il bacino delle sorgenti, indicata in fig. 1 da un triangolo approssimativo. Lo spazio non ci consente di riferire sui risultati in dettaglio ma possiamo dire che si rilevò una variazione annuale relativamente limitata. Furono impiantate cinque stazioni e se prendiamo come indicativi i risultati di una di queste - Bagnoli Irpino - il valore più basso registrato tra il 1904 e il 1909 fu di 1.577 mm.., quello più alto di 1.730 mm. Tali cifre noti comprendono le sporadiche piogge estive e si riferiscono alla sola zona facente capo alla stazione. Limiti di spazio ci impediscono dei pari di soffermarci stilla geologia della regione su cui pure sono state compiute accurate ricerche. Si può notare che l’acqua sgorga dal terreno come se defluisse su uno sbarramento ricurvo e questo effetto è del tutto naturale, poichè l’acqua in effetti affiora sul bordo di un bacino
costituito da uno strato impermeabile di dolomite ai piedi del Monte Plafagone. L’acqua è notevolmente pura sia chimicamente che batteriologicamente, con una durezza di 14 gradi (francesi). La sua temperatura è di 9° C e non varia sensibilmente nell’arco dell’anno. Il problema di raccogliere l’acqua delle sorgenti della Sanità e convogliarla all’ingresso dell’acquedotto risultò assai facilitato dal fatto che il sottosuolo immediatamente al di sotto della bocca è costituito da argilla impermeabile, che al termine dei lavori formò una barriera naturale perfetta, impedendo all’acqua di infiltrarsi nel sottosuolo o disperdersi nella valle sottostante. La planimetria di fig. 7 riporta l’impostazione generale, delle opere di convogliamento: come si noterà, le opere più importanti comprendono una diga, canali di raccolta e di avvicinamento, l’ingresso all’acquedotto e diversi canali di derivazione. La diga è costruita in muratura ed ha uno spessore uniforme di 2 m. La cima della diga si trova a 422,45 m. sul livello del mare, 2,15 m. al di sopra del pelo dell’acqua delle sorgenti. La diga è costruita pressappoco parallela alle sorgenti, a una distanza da esse di circa 50 m. e poggia sull’argilla impermeabile cui si è fatto riferimento La fig. 6 riporta una veduta dei lavori di testa alle prime fasi di costruzione; in primo piano sulla sinistra dell’illustrazione è visibile parte della diga. Il terreno impermeabile tra le sorgenti e la diga si presenta sotto forma di catino poco profondo e vicino al centro si trova un canale di raccolta, come si vede in fig. 7.
Furono costruiti anche diversi canali coperti che si dipartono dal canale di raccolta, come risulta dalla stessa figura, la maggior parte dei quali termina in un punto in cui l’acqua sgorga con maggiore abbondanza dal fianco della montagna. I canali laterali sono di diversa lunghezza, ma hanno una sezione comune di 0,8 x 1,2 m. sono costituiti da un fondo naturale, mentre le pareti sono costruite in blocchi di calcestruzzo con un’apertura di 0,15 m. tra l’uno e l’altro attraverso cui l’acqua può fluire nel canali. Ogni canale è coperto con lastroni di calcestruzzo non cementati. Il canale di raccolta ha una lunghezza di 55 m. ed un’ampiezza di 3 m. all’estremità opposta all’ingresso nell’acquedotto e di 5 m. nel punto in cui si unisce al canale di avvicinamento. Il fondo è formato da uno strato di calcestruzzo dello spessore di 0,5 m. ed ha una pendenza di 1 su 20 verso il canale di avvicinamento. La fig. 8 dà una panoramica del canale di raccolta prima che venisse coperto; si noti che le pareti sono in muratura con una serie di aperture ad arco. Le aperture sono riempite con blocchi disposti con una certa spaziatura tra l’uno e l’altro; negli archi che comunicano con i canali laterali è stato lasciato un passaggio libero. Tutto lo spazio tra la diga, le pareti dei canale di raccolta e la superficie della roccia è stato riempito di ghiaia come si vede in fig. 8 e l’acqua passa negli interstizi in perfetta libertà. Tutta l’area è stata coperta con uno strato di calcestruzzo dello spessore di 0,3 m. nel quale sono stati lasciati dei fori d’ispezione per consentire l’accesso al canale di raccolta. Sopra al calcestruzzo è stato poi
depositato uno strato di terra sul quale sono stati in seguito sistemati sentieri e aiuole. Come si vede dalla fig. 7, il canale di raccolta verso l’estremità di uscita si incurva per unirsi al canale di avvicinamento all’ingresso dell’acquedotto. Questo canale ha una lunghezza di 9,55 m. e da una larghezza di 5 metri si restringe a 4 m. Come nel caso del canale di raccolta, la pendenza è di 1 su 20. Dal canale l’acqua passa in una camera di raccolta riportata nelle figg. 9 e 10. Si può notare che tale camera è suddivisa in due parti da una soglia sulla quale è montata una paratia metallica o saracinesca, non riportata in questi disegni, ma nelle figg. 14 e 16 allegate. Chiudendo questa saracinesca si può chiudere completamente l’ingresso nell'acquedotto e scaricare invece l'acqua atraverso il canale di scarico ausiliario indicao nelle figg. 11, 14 e 17, nel letto del fiume. Come risulta chiaro dalla fig. 17, il
canale ausiliario di scarico è dotao di un sifone del tipo in seguito dettagliatamente descritto. Tornando alle figg. 9 e 10, si puo notare che la seconda parte della camera di raccolta forma il raccordo alla soglia d’ingresso principale dell’acquedotto, che ha inizio da un lato, ma è anche dotata di due canali di uscita all’estremità comunicanti con il canale di scarico principale e questo, a sua volta, comunicante con il letto del fiume. Ognuno dei due canali in uscita è dotato di una saracinesca scorrevole
per mezzo della quale si può regolare l’altezza dell’acqua al di sopra della soglia principale e quindi la quantità d’acqua che viene immessa nell’acquedotto. La fig. 10 è una sezione da cui si vede la soglia. Si può notare che l’acqua entra nell’acquedotto quando il livello nella camera di raccolta supera i m. 418,76 s.l.m. poichè a questo livello vi è una falsa soglia che precede la soglia reale. La falsa soglia è stata inserita per
poter regolare l’acquedotto, ma la differenza in altezza di 0,98 m. tra le due soglie non ha più ragione di esistere, dato che la regolazione è stata in seguito modificata in relazione alla misurazione del flusso. Nelle figg. 12 e 13 vengono riportate le sezioni appena oltre la soglia. La fig. 18 riporta una veduta generale delle costruzioni che coprono il canale di avvicinamento,
la camera di raccolta e le soglie; questa fotografia è stata presa nel corso dei lavori di copertura del canale di raccolta. Uno di questi edifici costituisce
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L'ACQUEDOTTO PUGLIESE.
I la centrale di controllo e contiene le attrezzature per azionare le saracinesche, nonchè gli strumenti di
misura. Le attrezzature non richiedono praticamente alcun commento poichè sono del normale tipo a funzionamento manuale dato che le dimensioni delle saracinesche non sono tali da richiedere alcun particolare apparato di manovra. L’idrometro e dotato di un doppio indice da cui si rilevano, su scale parallele, l’altezza dell’acqua al di sopra della soglia e il corrispondente volume d’acqua al secondo. Facendo nuovamente riferimento alla fig. 7, si noterà che alla estremità del canale di raccolta, dalla parte opposta al canale di raccordo, viene prelevata l’acqua che serve a rifornire l’abitato di Caposele. Le norme di rifornimento di quel Comune stabiliscono che, quando la quantità d’acqua erogata dalle sorgenti supera i 4 mc. al secondo, devono essere lasciati a disposizione dell’abitato 500 litri al secondo, e 200 litri al secondo quando la quantità d’acqua scende al di sotto di questa cifra. I lavori comprendono un canale di alimentazione, riportato in fig. 6, ed un bacino di calma (vedi stessa figura). Quest’ultimo termina in uno sbarramento di misurazione, che ha una soglia della larghezza di 2 m. al di sopra della quale l’acqua si riserva in un bacino di raccolta, da cui viene prelevata per alimentare il paese. Un piccolo edificio serve a riparare le saracinesche e gli strumenti di misura. A questo punto si può ricordare che l’acqua normalmente in eccesso, unitamente a quella provenienteda varie fonti che non sono state imbrigliate, garantisce una abbondante alimentazione d'acqua nel vecchio letto del fiume. Quest'acqua viene utilizzata per for-
da un depliant dell'"EAAP"
n una persona adulta il contenuto idrico si aggira intorno al 60% del peso corporeo: basta questo dato per capire quale fondamentale importanza abbia l’acqua per la vita degli uomini. L’acqua è l’elemento più importante della terra, perchè senza di essa non può esserci la vita. Il fabbisogno umano è di almeno due litri al giorno: essa è quindi un elemento primario e un diritto di tutti gli uomini. In Puglia l’Acquedotto nasce per garantire questo diritto e per porre fine alla secolare mancanza d’acqua. Nel 1791, in una relazione per il Governo borbonico, l’economista Giuseppe Maria Galanti individua nella distruzione dei boschi la causa principale della penuria d’acqua di queste terre. Le acque piovane infatti, senza le radici degli alberi che le trattengono, scivolano a valle formando vaste paludi, nocive all’igiene e alla salute. Oltre a questo, la conformazione geologica di tipo carsico, caratteristica di questa terra, non favorisce facili deflussi ai corsi d’acqua superficiali. L’approvvigionamento idrico dunque, ha sempre presentato notevoli difficoltà. La carenza di acqua delle città costringe spesso la popolazione a servirsi di quella piovana che viene raccolta in cisterne. Ma, non esistendo le fogne, quest’acqua piovana prima di arrivare alle cisterne, scorre nelle strade dilavando i liquami che vi vengono gettati. Non è difficile immaginare che ingerendo quest’acqua malsana, si favorisce l’insorgere di malattie come il tifo, la dissenteria, la malaria, il colera, la peste e il vaiolo. La situazione non è migliore nelle campagne perchè la gente è spesso costretta a ricorrere alle altrettanto malsane acque di palude. Le statistiche dell’epoca sono inesistenti o poco attendibili: si parla di epidemie divenute endemiche, di mortalità infantile impressionante, di decessi a decine di migliaia. Il problema comincia ad essere fortemente sentito anche dalle autorità: nel 1847 il re di Napoli, Ferdinando II, incarica una commissione di elaborare un piano per l’approvvigionamento idrico della regione. Nel luglio del 1866 la siccità causa un’epidemia di colera talmente grave da costringere i Consigli provinciali di Bari e Foggia a tentare di affrontare
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il problema in maniera radicale e definitiva: indicono un concorso per un progetto di acquedotto. Vincitore, risulta essere un giovane ingegnere del Genio Civile, Camillo Rosalba, il primo ad intuire che le sorgenti del Sele a Caposele, in provincia di Avellino, sono capaci di rifornire d’acqua la Puglia. Si sarebbero dovute scavare delle gallerie, alcune delle quali di lunghezza superiore ai 15 chilometri, superare valli e colline, coprire distanze enormi. Ma i tempi non sono ancora maturi per un’opera così audace ed avveniristica: pur dimostrando con dati
precisi la fattibilità dei progetti, questi sono accantonati. Verranno ripresi e realizzati solo anni dopo, a dimostrazione che l’idea era perfettamente fondata. La nascita. Bisogna aspettare il 1902 perchè il Presidente del Consiglio, Giuseppe Zanardelli, incarichi il Ministro dei Lavori Pubblici di presentare il disegno di legge per la costruzione di un acquedotto. Il 6 giugno la Camera e il 26 il Senato, approvano la legge 245 “Per la costruzione e l’esercizio dell’Acquedotto Pugliese”. Dopo due anni il Ministero dei Lavori Pubblici emana un “Bando di gara internazionale” (il primo a carattere europeo) per la costruzione del canale principale. I lavori iniziano nel gennaio
1906. L’acqua del Sele viene convogliata in Puglia attraverso la costruzione di un’opera ciclopica, consistente in un canale, lungo 244 chilometri, che attraversa l’Appennino in galleria. Nel gennaio 1915 a Macenzano, sotto Castel del Monte, arriva in terra pugliese la prima acqua del Sele. A Bari l’acqua giunge il 24 aprile 1915, a Foggia nel 1924 e a Lecce nel 1927. La cerimonia di di inaugurazione della fontana di piazza Umberto I a Bari segna l’avvio di una nuova era per la Puglia. L’acqua che la gente ha tanto atteso, sgorga prima lentamente, poi zampilla sempre più in alto, salutata da un applauso che prorompe dall’enorme folla accalcata per festeggiare l’evento. Tutti gioiscono ed esultano, molti hanno le lacrime agli occhi, mentre dai balconi dell’Università gli studenti lanciano fiori gridando “Viva l’Italia”. L’acqua fa germinare pensieri nuovi, colpisce l’immaginazione ed apre il cuore alla speranza di una vita migliore. Viene costituito successivamente, nel 1919, l’Ente Autonomo per l’Acquedotto Pugliese. L’acquedotto oggi. L’Acquedotto ha continuato ad espandersi, fino a diventare il più grande del mondo. Oltre che dalle sorgenti del Sele oggi si rifornisce anche da quelle di Cassano Irpino in provincia di Avellino, dall’invaso del fiume Sinni, da quello sul fiume Agri in Basilicata e dall’invaso di Occhito sul fiume Fortore. Inoltre il sistema di alimentazione è assicurato anche dalla falda acquifera sotterranea che utilizza 240 pozzi di prelievo. Per far arrivare l’acqua ai paesi situati a quote elevate (fino a 1.000 metri), ci si serve di oltre 180 impianti di sollevamento, tra cui quello di Ginosa in località “Parco del Marchese” che è
tra i piu grandi d’Europa (solleva 5.000 litri d’acqua al secondo). L’Acquedotto è di fondamentale importanza per il tessuto sociale della Puglia e delle regioni limitrofe, perchè rifornisce un territorio vastissimo, portando acqua ad oltre quattro milioni e seicentomila abitanti. L’Acquedotto oggi ha oltre 2.000 dipendenti e, con l’indotto, dà lavoro a più di diecimila persone. Ma l’Acquedotto è anche portatore di cultura. La facoltà di ingegneria idraulica di Bari, infatti, è frutto di una diretta e naturale “ricaduta culturale” sul territorio. Basti pensare che gli ingegneri che hanno costruito l’Acquedotto hanno contribuito a farne una delle Facoltà universitarie più importanti e prestigiose d’Italia. Non c’è testo di ingegneria idraulica che non riporti i lavori eseguiti dall’Acquedotto Pugliese. Oggi l’Ente Autonomo per l’Acquedotto Pugliese, divenuto col tempo una complessa realtà al servizio del territorio, gestisce diversi schemi idrici, tutti interconnessi tra loro. Schema idrico del Sele: è stata la prima opera dell’Acquedotto Pugliese. Alimentato dalle sorgenti di Caposele, di Cassano Irpino e da quella di Mino Francesca (detta “la Francesca’), e dopo aver attraversato i territori della Campania e della Lucania si sviluppa per quasi tutto il territorio della regione Puglia, costituendone l’ossatura principale. Dal canale principale, lungo 250 chilometri si dipartono 27 diramazioni, tra cui quelle per la Capitanata, per i territori costieri del barese e per il sifone salentino da cui partono gli adduttori, al servizio dei versanti adriatico e jonico della penisola leccese. La lunghezza totale è di oltre 3.000 chilometri ed è costituito da 99 gallerie, 91 ponti canali, trincee e rilevati, 6 sifoni per l’attraversamento di avvallamenti.
Schema idrico del Fortore: è entrato in servizio nel 1975 ed alimenta 35 comuni in provincia di Foggia. Le acque, raccolte nell’invaso di Occhito, prima di essere immesse nell’adduttore, lungo 400 chilometri, sono potabilizzate nell’impianto di “Finocchito”. L’acquedotto del Fortore integra la schema del Sele nell’alimentazione delle aere della Capitanata e del litorale garganico. Schema idrico del Pertusillo: trae nome dall’omonimo invaso sul fiume Agri ed è entrato in esercizio nel 1974 per integrare l’alimentazione di gran parte della regione Puglia e della Basilicata, è interconnesso con lo schema del Sele in corrispondenza del nodo di Gioia del Colle. In località “Parco del Marchese” l’Acquedotto si biforca nei due rami, nord e sud, che vanno ad alimentare, tramite impianti capaci di sollevare circa 5 metri cubi di acqua al secondo, le aree del barese e, per gravità, quelle delle provincie di Taranto, Brindisi e Lecce. Schema idrico Jonico-Sinni: per il vettoriamento, verso la parte centrale della Puglia, delle acque Sinni-Pertusillo è stato realizzato il raddoppio degli impianti di sollevamento di “Parco del Marchese” (i più grandi d’Europa) e il raddoppio del vettore Gioia del Colle - Bari. Schema idrico dell’Ofanto: è stato realizzato per integrare, con le acque provenienti dall’invaso di Conza, il sistema acquedottistico pugliese e per poter costituire un vettore alternativo al canale principale dell’acquedotto del Sele. L’Ente Autonomo per l’Acquedotto Pugliese gestisce una rete di oltre ventimila chilometri di tubazioni (venti volte la lunghezza del Po, la stessa della rete ferroviaria italiana, che porta acqua alla Puglia, in Basilicata, in Irpinia, e a parte
della Calabria e del Molise. La portata è di oltre 20mila litri al secondo (si potrebbero riempire più di 640 piscine olimpioniche in un’ora). L’Acquedotto rifornisce di ottima acqua circa cinque milioni di persone, un numero pari agli abitanti di Napoli, Torino e Roma messi insieme, distribuiti in 429 comuni. Questi numeri fanno dell’Acquedotto Pugliese la più grande opera di ingegneria idraulica del mondo. L’EAAP si distingue da Enti simili per tre caratteristiche che lo rendono unico. Gestisce il ciclo completo dell’acqua, dalla captazione alla distribuzione, la manutenzione delle fogne, la depurazione e lo smaltimento dei fanghi e il riciclo delle acque reflue. Altro fatto importante è l’interconnessione degli schemi idrici, caratteristica che permette di trasferire l’acqua da una zona all’altra a seconda della necessità. Infine, l’Ente garantisce un controllo chimico-batteriologico rigoroso e continuo. Le fogne. Dal 1939 l’Ente si occupa anche di un altro servizio fondamentale per la collettività. L’EAAP gestisce infatti il sistema delle fognature per conto degli Enti locali, provvedendo ad effettuare gli allacciamenti e a predisporre tutte quelle opere necessarie al trattamento dei liquami. Gli utenti serviti sono circa 550 mila, che usufruiscono di oltre 1.500 chilometri di derivazioni per gli allacciamenti, 7.802 km di fogne nere (allontanano dai centri abitati le acque di rifiuto dagli scarichi dei servizi igienici) e 558 km di fogne bianche (allontanano scarichi piovani e industriali). La depurazione. L’Ente gestisce anche il servizio di depurazione delle fognature. Le acque usate sono convogliate, con l’ausilio di 18 impianti di sollevamento, in 157 depuratori che provvedono al loro smaltimento. I liquami e i loro sotto-
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prodotti sono, così, ripuliti prima di venire eliminati. L’impegno dell’EAAP affinchè vengano salvaguardati l’ambiente e la salute degli uomini si concretizza in un monitoraggio costante e meticoloso, che permette di avere a disposizione dati aggiornati sulla natura degli scarichi. Ogni anno, solo per i liquami, vengono infatti effettuati circa 11 mila esami chimici e batteriologici. Potabilizzazione ed esami baneriologici. L’Ente per l’Acquedotto, col trascorrere degli anni e col mutare dei tempi, ha assunto numerosi nuovi compiti, tutti di grandissima importanza per la salvaguardia del benessere dei cittadini. La potabilità dell’acqua è garantita dai laboratori delle analisi chimicobatteriologiche di Bari, Lecce, Foggia, Taranto, Matera, Potenza oltre a quelli presenti nei cinque impianti di potabilizzazione. In essi si effettuano circa 53 mila esami ogni anno. Fanno parte integrante del sistema idrico gli impianti di potabilizzazione del Pertusillo, Camastra, Montalbano, Sinni e Fortore. In essi vengono potabilizzati circa 300 milioni di metri cubi di acqua ogni anno. Servizi di assistenza e manutenzione. Per far sì che un’opera imponente ed articolata come quella costruita dall’Acquedotto Pugliese funzioni sempre a dovere, e fare in modo che il suo funzionamento non crei problemi alla popolazione interessata, c’è bisogno di un servizio di assistenza complesso, efficiente e tempestivo. Bisogna infatti costantemente provvedere alla manutenione degli acquedotti ausiliari, delle reti interne, dei serbatoi, dei torbidimetri, degli impianti depurativi e di fognatura, di quelli di adduzione e di sollevamento, delle centrali di energia elettrica e delle linee elettriche, dei ponti radio e delle linee telefoniche. Il servizio per il trattamento delle acque si occupa poi della manutenzione degli impianti di potabilizzazione e dissalazione. Altri servizi si occupano di misurare le portate, di ricercare le perdite e della protezione catodica delle tubazioni. Un parco macchine di 321 furgoncini garantisce poi l’assistenza tecnica a tutto il vasto territorio servito dall’Acquedotto. Al servizio della collettività. Oggi l’Ente Autonomo per l’Acquedotto Pugliese mette la propria competenza e capacità progettuale al servizio dell’intera collettività sia relativamente a strutture proprie che di altri Enti. I sessantasei ingegneri dell’EAAP, di cui venticinque dislocati a capo dei nove compartimenti periferici e gli altri negli uffici centrali, progettano ogni
La cascata di Tredogge
anno opere per un valore di circa 300 miliardi di lire. I venticinque ingegneri operanti nei compartimenti progettano generalmente per conto degli Enti opere minori come le reti idriche e fognarie locali. Quelli operanti negli uffici centrali, invece, si occupano dei progetti più importanti. Se si osserva la sede centrale dell’Acquedotto a Bari, si può avere un’idea di quanta importanza abbia l’acqua per le popolazioni di queste terre. Una costruzione imponente per chi garantisce un servizio primario. Progettato dall’ingegnere ravennate Cesare Brunetti e terminato nel 1932, il palazzo è in stile romanico-pugliese riadattato. A Duilio Cambellotti, scultore, disegnatore e scenografo, si devono le decorazioni, gli affreschi a tempera, le vetrate, i disegni dei pavimenti e l’arredamento di parte degli uffici e delle sale. Il palazzo, visto dall’esterno, appare costruito su un robusto basamento da cui si alza una muratura di pietra bugnata che riporta alla memoria molti castelli medioevali pugliesi. Larghe aperture alleggeriscono la mole, mentre un proporzionato portone dà accesso al fabbricato. A sbalzo una fascia di pietra, su cui sono poggiati i balconi, cinge l’edificio dall’altezza del piano ammezzato, sul quale si elevano quattro piani. L’insieme è grave, serio e pittoresco allo stesso tempo. All’interno l’acqua è rappresentata dovunque, scolpita,
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intarsiata o dipinta. Mobili, grondaie, vetrate, scale, pareti, soffitti e colonne hanno tutte una particolare decorazione che in un modo o nell’altro richiama l’elemento acqua. Onde dal disegno appuntito contraddistinguono i mobili di Cambellotti riservati al personale tecnico, e onde con movenze più arrotondate caratterizzano gli arredi degli uffici amministrativi. Il palazzo della sede di Foggia. Il palazzo, sede di Foggia dell’Ente Acquedotto Pugliese, è stato progettato nel 1926 e costruito tra via Isonzo, viale XXIV Maggio e via Scillitani, nel pieno centro della città. La costruzione è ispirata all’archittetura liberty, normalmente destinata ad edifici singolari e di particolare prestigio. L’impostazione delle facciate del palazzo è a cortine organizzate su tre ordini, separati da loggiati e cornicioni, con due corpi di fabbrica a pianta ottagonale. Il materiale impiegato per realizzare tutti gli elementi architettonici e decorativi nonchè i rivestimenti, è il conglomerato cementizio, finito in superficie con granigliati che simulano la lavorazione della pietra. Cupole a pianta ottagonale si elevano dal piano di calpestio delle coperture a terrazzo, costituite da un tamburo nel quale sono ricavate portefinestre che consentono l’accesso ai balconi. Gli elementi di arredo sono tutti prefabbricati di tipo seriale in calcestruzzo. Il palazzo è composto da sei piani superiori, oltre al pianterreno ed al piano
cantinato, di cui una parte è destinata ad uffici e magazzini. Data la sua ricchezza formale e compositiva, il palazzo si configura senza dubbio come una realtà monumentale che caratterizza l’ambiente urbano di Foggia.
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a r e b i l e d a n U
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Il Sindaco rivolge un cordiale saluto, all’intervenuta cittadinanza e, dopo brevi constatazioni sulle sorti disagiate del bilancio comunale e sulla necessità di un provvedimento restauratore dice: ONOREVOLI COLLEGHI, Fra pochi anni il Sele, questo limpido e gigantesco figlio del nostro Appennino, che ora ci lascia ad intervalli, sarà definitivamente convogliato nel grandioso Acquedotto Pugliese, e non lo vedremo più. Scompariranno con lui la più dolce poesia, il nido dell’amore più puro, la più bella e pittoresca espressione del nostro panorama, la salubrità del clima, la ubertosità della valle, la ciclopica costruzione delle nostre industrie e la imponente ricchezza idroelettrica che era riservata alla moderna generazione nostra. Ricorderete il serotino e allegro via vai delle nostre donzelle, che dalle anfore in testa andavano per acqua alla Sorgente; ricorderete il popolo tante volte festante abbandonato al tradizionale godimento delle luminarie e dei plenilunii d’estate che si rispecchiavano nelle cerulee onde; ricorderete il grande concorso dei popoli vicini alla Fiera della Sanità, desiderosi di rivedere con sempre rinnovata meraviglia la grandezza del nostro fiume, la grandiosità delle sue
cascate. Tutte queste cose non possono sfuggire alla vostra memoria, perchè sono indimenticabili rimembranze
d’olio, gualchiere, tintorie, fabbriche di carta ecc. Dove va la salubrità del nostro clima, la freschezza delle nostre generazioni, la ubertosità della nostra contrada, la energia nascosta nell’impeto delle voluminose cascate? Dove va la nostra poesia, la grandezza della nostra natura, la inesauribile nostra ricchezza? Va a dissetare, a risanare, ad incivilire un grande, generoso e magnanimo popolo della nostra Italia, quello che vive sotto il cielo ridente delle Puglie. Orgoglio nostro per tutti i benefici che rendiamo ai vicini fratelli. Ma cosa abbiamo avuto, o cosa avremo in compenso della grande ricchezza di cui ci siamo privati? Nulla ci è stato dato, nulla ci è stato promesso finora. La Società assuntrice dei primi lavori dell’Acquedotto ci fece un regalo di 600.000 lire in cartelle al 3,50% vincolate a gravi garanzie; ma queste non rappresentano che un pallido riconoscimento dell’immenso beneficio, ricevuto dal nostro Sele, una sbiadita riparazione dello stato disastroso in cui fu lasciata la topografia del paese dopo quei primi lavori, una parte minima, trascurabile, infinitesimale delle spese di manutenzione che occorrono al paese. E non parlo d’altri postumi, quali, ad esempio, il vincolo forestale, imposto, per la protezione del bacino idrologico del Sele, al demanio del Comune, unica sorgente di nostra ricchezza, la scomparsa della mano d’opera, l’esagerato costo della vita, la miseria in genere e gli inevitabili altri mali della vita, non escluso quello terribile della malaria che ci porterà inesorabilmente il letto abbandonato del fiume con le residue acque impantanate. Dirò, per la verità, che un’ottima promessa ci fu fatta. Quell’anima nobile e grande dell’ing. Brandau, Direttore dei primi
lavori dell’Acquedotto, che tiene legato il suo nome al Sempione, e che fece di Varzo il più bello, il più pittoresco e più incantevole villaggio d’Italia, aveva ideato e promesso di ricostruire Caposele cadente in terreno solido, con arte, comodità e vedute moderne. Ma il fato volle che egli lasciasse la direzione dei lavori e la Società concessionaria, che il progetto Brandau aveva pur favorevolmente accolto, non tardò a dimenticarsi di noi. Così la promessa venne meno, e Caposele continua ad avvicinarsi inesorabilmente al baratro delle più spaventose macerie. Orbene noi dobbiamo prevenire e curare tutti questi malanni, ricorrendo all’intervento del Governo nel chiedere un giusto concorso al generoso Popolo delle Puglie, cui abbiamo dato, con privazione nostra, igiene, pulizia, salute, salubrità, ricchezza, energia, irrigazione delle sue aride terre. Quando questo popolo penserà alle sofferenze patite da secoli per mancanza di acqua; - quando penserà al sacrifizio compiuto in tanti anni per procurarsi nella stagione canicolare un bicchiere di acqua ristoratrice del Serino, che gli veniva trasportato a mezzo ferrovia quando penserà alla sua rigenerazione materiale, morale e civile che gli ha portato e meglio ancora gli porterà fra breve il nostro Sele, io dico che questo popolo non rifiuterà il nobile gesto di versare per Caposele il tenuo contributo annuo di almeno 15 centesimi per ogni abitante beneficiato dalla nostra acqua rigeneratrice. Non pretendiamo di più: 15 centesimi all’anno per ogni utente del Sele, o una percentuale sui canoni d’utenza in misura equivalente. Essi, per i contribuenti, non rappresentano alcun tangibile aggravio, alcun sensibile sacrificio. Nessuno si accorgerà di pagare il contributo, e quand’anche se ne avvedesse, indubbiamente non vi
di una età da poco tempo trascorsa, destinate solo a scomparire davanti alla necessità di un grande popolo assetato, che invano chiedeva acqua da secoli. Finchè i ruderi resisteranno al tempo, a noi non resterà che il nostalgico ricordo dei molini da cereali, delle macine - Anno XXVII- Agosto 1999 - N. 63
che vita materiale e civile possono ricambiare a Caposele; Considerato infine che a raggiungere tale scopo occorre l’intervento efficace del Governo DELIBERA di instare, come insta, perchè il Governo del Re, a partire dal 1 gennaio 1924, voglia imporre un contributo annuo fisso di almeno 15 centesimi per ogni abitante delle Puglie che si serve dell’acqua del Sele, o altra percentuale in misura equivalente, da versarsi a favore del nostro Paese. Di affidare al Sindaco la scelta di una Commissione, con l’incarico di portare 100 di trincee, 67 di Ponti-Canali, 74 circa di Sifoni, e dà acqua a circa 2 milioni e mezzo di abitanti; opera insomma colossale, portentosa, che rivela il più grande ardimento dell’Ingegneria. Ebbene, mentre di tutti gli acquedotti si fa tuttora un gran parlare e molti accorrono a visitarli, il nostro è negletto e nessuno si cura di venire a constatarne la grandiosità e la bellezza. Perchè? Perchè mancano i mezzi di comunicazione e di ospitalità dei visitatori. Se il nostro acquedotto fosse in alta Italia, sarebbe un potentissimo mezzo per sfruttare la industria del forestiero, e porterebbe la fama della nostra Ingegneria e il nome della Patria all’altezza che loro compete. Io non dissimulo le grandi difficoltà della mia proposta, soprattutto perchè la voce dei piccoli, la voce dei deboli, è generalmente voce inascoltata, ed è per questo che io l’appoggio al vostro autorevole giudizio ed a quello ancora più autorevole del nostro popolo. Ma fido nella bontà della causa, nella magnanimità delle Puglie e principalmente nella pronta percezione dei grandi problemi che ha il nostro Presidente dei Ministri, nel grande interesse che Egli sposa per le cause sante, e nella fulminea rapidità con la quale corre all’esecuzione. Con quest’augurio e con questa fede io sottopongo alla vostra discussione ed all’autorevole approvazione vostra la mia proposta, che concreto nel seguente ordine del giorno: ILCONSIGLIO Sentita la relazione del Sindaco; Ritenuta la gravità dei danni già derivati e che dal convogliamento del Sele deriveranno ancora al paese dal lato dinamico, igienico, sanitario, industriale e finanziario; Considerato che a tali danni si può, poco per volta, rimediare con un modesto concorso annuale delle Puglie, che dal Sele traggono la loro prosperosa vita materiale e civile, e
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IL PRESIDENTE O. PETRUCCI
IL MEMBRO ANZIANO IL SEGRETARIO COMUNALE
archivio "LA SORGENTE"
darebbe niun peso: tanto tenue e piccola cosa è la misura del soccorso. Rifaremo il nostro paese, perchè non è più oltre tollerabile vivere in case decrepite, ormai inevitabilmente luride, malsane e crollanti, così ridotte dalle frane che ne hanno dissestata la statica e minacciano sordamente la vita di tutti noi; incanaleremo le acque stagnanti che residueranno nel letto abbandonato dal fiume; faremo un asilo, un fabbricato scolastico, un fabbricato per gli uffizi, un macello, un lazzaretto, gabinetti pubblici di decenza; rifaremo il panorama delle sorgenti; a mezzo di nuove strade ci metteremo in diretta comunicazione con i vicini centri ferroviari; col Santuario di Materdomini faremo una via di accesso più comoda, più breve e più bella dell’attuale, ma tale da indirizzare il transito per Caposele - oggi tagliato fuori d’ogni comunicazione - e da obbligare che il grande concorso dei fedeli al Santuario, proveniente dal Sud abbia necessariamente a passare, senza sacrifizio, per il nostro paese. Questo Santuario, che è grande astro di attrazione di devoti da tutte le parti del mondo, non va assolutamente trascurato, ma diligentemente accudito, studiato, soccorso; creeremo nuove industrie in sostituzione di quelle distrutte, faremo insomma tutte quelle opere che renderanno civile il paese, mettendolo in grado di ospitare decorosamente i forestieri, facendone un centro di richiamo ai visitatori delle opere di captazione delle sorgenti e d’imbocco del grandioso, mondiale acquedotto; svilupperemo con ciò un movimento di forestieri, che oggi manca per mancanza di mezzi di comunicazione o di comodità. I principali acquedotti del mondo sono quattro: quello di Kats-Kill di New York lungo Km. 144; quello di Los Angeles di California lungo Km. 378; quello di Coolgardie W. di Australia lungo Km. 564 e quello Pugliese lungo Km. 1.598. Il Pugliese ha 108 Km. di gallerie,
il presente messaggio all’Onorevole Presidente dei Ministri, S.E. Benito Mussolini, palladio sicuro dei nostri bisogni e delle nostre legittime aspirazioni. E ciò premesso, invita il Consiglio alla discussione. Il sig. assessore Corona, chiesta ed ottenuta la parola, propone che l'ordine del giorno viene approvato per acclamazione. Il Consiglio accoglie la proposta Corona, e l'ordine del giorno viene approvato per acclamazione fra l'entusiasmo del popolo, e al grido di Viva il Re, Viva Mussolini, Viva le Puglie! La seduta viene tolta alle ore 9,30.
Bibliografia - “Caposele una città di sorgente” di N. Conforti - A. Merola - “Terra di caposele” Scuola media statale di Caposele - “L’acquedotto Pugliese” da Engeneering 1929 - "Depliant EAAP" - 1° 2° e 3° Volume de "La Sorgente"
Pro Loco Caposele VIA ROMA - CAPOSELE AV
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CAPOSELE IN FESTA PER LA PROMOZIONE
I
Di Antonio Carullo l Caposele Tour del Presidente Gerardo Casale ed allenato dal mago della panchina Biondi è riuscito a centrare le seconda promozione consecutiva. Dopo il trionfo dello scorso campionato, la compagine allenata da Biondi è riuscita nell’impresa di imporsi al primo tentativo su di una concorrenza davvero agguerrita e che ha nell’Andretta il suo principale rappresentante. Mentre molti fanno chiacchiere il Presidente del Tour è riuscito anche in questa stagione ad allestire una compagine forte e vincente che il prossimo campionato prenderà parte al torneo di Prima Categoria. Si tratta di un risultato niente male per una matricola che è uscita praticamente dal nulla ma che ha letteralmente sbaragliato l’agguerrita concorrenza. L’incontro disputato a fine stagione ha rappresentato l’atto finale di un campionato esaltante. Si è trattato di una grandiosa recita in cui il primo attore e protagonista assoluto, senza nulla togliere agli altri sia ben inteso, è stato, ancora una volta, Nisivoccia. Dopo aver steso con una tripletta il Castelfranci una decina di giorni addietro, è stata poi la volta del Pro Calcio Sant’Angelo che ha subito un perentorio quattro a uno interno. Ancora una volta il bomber Nisivoccia ha segnato una tripletta per la felicità dei propri compagni e tifosi facendo “ballare” la difesa avversaria. L’Andretta ha, dal canto suo, fatto la propria parte andando a vincere a Castelfranci per due a zero, ma il Caposele ha vinto il torneo in virtù di un unico punto di vantaggio, ossia quanto basta. Alla fine i 73 punti del Tour sono stati troppi per gli uomini di mister Voglino, per cui il discorso promozione è rinviato alla prossima stagione agonistica. L’intero paese è in festa per questa vittoria fortemente voluta da Casale ed arrivata all’ultimissima giornata. I meriti del trionfo vanno equamente suddivisi tra staff tecnico e dirigenziale nonché tre, tutti coloro che hanno solcato il campo di gioco.Tutti i calciatori a partire da Nisivoccia e da Cetrulo, passando per i vari Russomanno, N.,Biondi S., Biondi A., Del Malandrino, Lardieri, Nesta G. Cibellis, per finire con i vari Caruso, Nesta R., Casale, Giannattasio, Malanga, Meo, Russomanno A. hanno contribuito in maniera decisiva al raggiungimento del traguardo. All’inizio in pochi credevano che la formazione allenata da Biondi potesse riuscire nell’intento di salire di categoria, ma poi, strada facendo anche i più scettici si sono ravveduti e tutti hanno remato nella stessa direzione avendo a mente l’obbiettivo del salto in Prima categoria. La piazza è letteralmente esplosa dalla gioia e qualcuno ancora si chiede come ci si sia riusciti. La parola chiave è “fiducia nei propri mezzi societari” e visto che “ non c’è due senza tre” qualcuno già sogna di vedere Caposele Tour in Promozione.
IL PRESIDENTE, LA PROMOZIONE ...
I
n qualità di presidente della squadra Caposele Tour, al termine di questo campionato di 2^ categoria che ci ha visti primeggiare e conquistare la promozione nella serie superiore, avverto la necessità di ringraziare il suo giornale per lo spazio riservatoci e per la puntuale cronaca di tutti i nostri successi. Inoltre, mi sia consentito un doveroso ringraziamento, per l’impegno ed i sacrifici compiuti, a tutti i calciatori indistintamente, un riconoscimento immenso all’allenatore Antonio Biondi per la competenza e la saggezza con cui ha guidato la squadra ed un grazie di cuore a tutti i tifosi che ci hanno seguito nelle gare interne e nelle trasferte. Ora il mio augurio è che per il prossimo anno le autorità comunali consentano la disputa del torneo di prima categoria sul nostro impianto, realizzando quei lavori di sistemazione del manto erboso indispensabili e che tutti gli sportivi di Caposele partecipino attivamente alle vicende societarie. Una sola persona non può bastare per conseguire successi sempre maggiori, c’è bisogno del concorso di tutti e del superamento di antichi dualismi con l’altra società presente nel paese. Non è possibile che un paese di 4500 abitanti debba dividere i giovani calciatori locali in due società, con il risultato di indebolirsi reciprocamente. Mi auguro che il buon senso prevalga, che le sorti di Caposele calcistica siano al primo posto rispetto ad altri interessi e tutto questo per la pace sociale e la tranquillità di tutti. Gerardo Casale
LA G. S. OLIMPIA CAPOSELE VINCE PER CIVILTA'
L
a vittoria della coppa disciplina regionale, che si va a sommare a quella della scorsa stagione ed a diverse altre ottenute in passato, ci riempie d’orgoglio se si considera inoltre il fatto che tra tutte le società dilettantistiche campane siamo risultati la squadra con la minore penalità (-6). Ci sono tante persone da ringraziare in questi casi a partire dai miei ragazzi, che si sono dimostrati ancora una volta i più corretti. Poi un altro ringraziamento sentito va a quei dirigenti, che pur tra tanti disagi, hanno saputo essere da guida ai nostri giovani. Ripetersi a così breve distanza in un qualcosa di cosi importante
ci rende consapevoli della bontà del nostro operato. Il comune denominatore che ha unito i nostri ragazzi è stata I’amicizia che alla fine ha dato i suoi frutti. Spero che tutto ciò possa essere un buon viatico per il futuro, dando consapevolezza nei propri mezzi a questi ragazzi che, voglio sottolineare, sono tutti giovani di Caposele intorno ai 20 anni d’età. Non mi resta che riformulare tutti i ringraziamenti e rimandare tutti alla prossima stagione affinchè
- Anno XXVII- Agosto 1999 - N. 63
Album de "La Sorgente"
Dedicato ai bimbi di Caposele
I genitori che desiderano avere le foto in originale dei propri bimbi, possono ritirarle" gratuitamente" presso la sede della Pro
- Anno XXVII - Agosto 1999 - N.63 -
Album de "La Sorgente"
- Anno XXVII- Agosto 1999 - N. 63
Album de "La Sorgente" I genitori che desiderano avere le foto in originale dei propri bimbi, possono ritirarle" gratuitamente" presso la sede della Pro
Antonella Gervasio
Gerardo Nisivoccia
Maria Caruso
Vincenzo Cibellis
Genny Sista
Rocco Rosania
- Anno XXVII - Agosto 1999 - N.63 -
Giovanna Gervasio
Mariarita e Gerardo Cibellis
Politica
OGGETTO : Adunanza consiliare per l’insediamento dell’Amministrazione Comunale di Caposele - seduta del 22 giugno 1999.
DAL CONSIGLIO COMUNALE
Purtroppo il 22 giugno 1999, per Caposele, non potrà essere ricordato come un “Giorno da notarsi con la pietra bianca “. Non ha rappresentato, infatti, un’ inaugurazione festosa per l’inizio di un nuovo cammino da parte di un Consiglio comunale appena insediatosi, un avvio verso la soluzione dei problemi che attanagliano la nostra comunità e ai quali la maggioranza consiliare ha guardato nella stesura dell’ ampia e compiuta relazione sugli indirizzi programmatici. E’, infatti, stata scritta una delle pagine più vergognose della storia politica di Caposele. Si è consumato un vero e proprio attentato alla libera manifestazione del pensiero , un atto di ostilità e di intolleranza nei confronti dell’ avv. Giuseppe Palmieri, consigliere del gruppo di minoranza Alleanza Democratica, il quale, intervenendo al dibattito e preannunciando per giunta il voto favorevole, suo e del gruppo, sugli indirizzi programmatici, si è sentito rivolgere da lei, signor Sindaco, espressioni quali “Stai zitto”, “Ti tolgo la parola”, “Ti sbatto fuori”. Questo comportamento è stato un’offesa sia nei confronti di quella parte della popolazione che questa minoranza rappresenta, sia nei confronti di un’ intera comunità di cittadini. Ma ha soprattutto rappresentato un’offesa alle libertà democratiche e civili, al diritto di esporre le proprie ragioni, alla stessa istituzione comunale, e ha nondimeno favorito l’intolleranza e financo un tentativo di aggressione fisica, da parte di un cittadino nei confronti dello stesso consigliere Palmieri, evitata solo grazie all’intervento delle forze dell’ordine. E tanta veemenza e livore, sì livore, da parte sua, sig. Sindaco, solo perché il consigliere avv. Palmieri aveva invitato il segretario comunale a trasmettere alcune delibere della Giunta Comunale alla Corte dei Conti ed all’Autorità Giudiziaria. Pertanto, nel condannare simili deprecabili comportamenti, la invitiamo a far sì che in futuro ciò non si ripeta e che quello del Consiglio Comunale ritorni ad essere un momento di dibattito civile e democratico. Caposele29/06/99
Agostino Montanari capogruppo consiliare “Alleanza Democratica”
- Anno XXVII- Agosto 1999 - N. 63
Politica
UN’ESPERIENZA ESALTANTE di Giuseppe Palmieri
I l 13 giugno si sono svolte, anche nel nostro Paese, le elezioni amministrative per il rinnovo del Consiglio Comunale e della carica di Sindaco. Da sempre, i piccoli Paesi come il nostro in questi frangenti, come d’incanto, si svegliano dal torpore in cui vivono per il resto del tempo e vengono assaliti da una insospettabile vivacità. Anche durante i mesi che precedono le elezioni si respira un’aria diversa. Si intensificano le riunioni nei partiti politici; si riprendono i contatti con i vecchi alleati e se ne cercano di nuovi; il Paese, insomma, comincia ad entrare in fibrillazione. Questo clima è determinato piuttosto che dagli interessi in gioco (ma questo è discorso non valido per tutti!) dal folclore che accompagna e caratterizza ogni tipo di competizione. Pur militando nello stesso partito politico da quando avevo solo sedici anni, la competizione elettorale appena passata è stata per me la prima campagna elettorale da candidato.
Non nascondo le preoccupazioni della vigilia. Il sistema elettorale vigente, che consente l’espressione di una sola preferenza e che prevede l’esclusione dal Consiglio dei meno votati anche se la lista vince, mette obiettivamente in apprensione i candidati. Con questo stato d’animo, ho affrontato la campagna elettorale cercando di profondere il massimo dell’impegno. Per me, ma soprattutto per la lista in cui ero candidato. Non è stato semplice vincere l’iniziale ritrosia nel chiedere il voto a parenti, amici e conoscenti. Avevo sempre pensato che la scelta del voto dovesse essere la più libera e la meno condizionata possibile. Mano a mano che si avvicinava la scadenza elettorale, però, ho compreso la necessità di avvicinare quanta più gente possibile. Innanzitutto, perché gli avversari praticavano questa usanza in maniera esasperante e con metodo scientifico; poi perché ho intuito che l’elettore pretendeva il rapporto diretto col candidato. D’altra parte, con la preferenza
via Pallante
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unica, era naturale che tra eletto ed elettore si dovesse instaurare un rapporto di rappresentanza molto stretto. E’ stato bello essere accolto ovunque con cordialità e massima disponibilità. Chiedere il voto non è cosa che si fa a cuor leggero. Perlomeno per chi è consapevole dell’impegno e della responsabilità che si va ad assumere. D’altra parte, per essere la mia prima volta non potevo far riferimento alla pregressa attività amministrativa. L’unica garanzia che potevo offrire era la mia storia personale, il mio curriculum vitae. Né ero nella possibilità di promettere posti di lavoro. Anzi, a tal proposito credo che sia stato apprezzato proprio il fatto che non promettessi alcunché se non la mia disponibilità a capire i problemi e a cercare di risolverli sia dai banchi della maggioranza che dai banchi della opposizione. Ed oggi confermo quella mia disponibilità verso chiunque. Durante la campagna elettorale ho avuto modo di toccare con mano i problemi che hanno tanti concittadini; soprattutto quelli che vivono nelle campagne. I miei comizi, ovvero i problemi tratteggiati durante i miei interventi, mi venivano sollecitati dalla gente che quotidianamente incontravo. Venivano fuori dal confronto con loro e con la realtà che ci circonda. Sono stati il frutto di discussioni e dibattiti che hanno accompagnato la vita politica locale dei due anni precedenti la consultazione elettorale. Insieme alla gente, pertanto, abbiamo disegnato l’intera campagna elettorale. Una campagna preparata da tempo; con scrupolo e con cura. Insieme a tanti amici. Ovvio, pertanto, che la sera in piazza durante i comizi non ero solo io o gli altri oratori a parlare e la gente di sotto ad ascoltare; ma era un coro di persone; tutte accomunate da un unico desiderio: concorrere a dare al Paese un governo serio e fattivo; capace di risolvere i piccoli ed i grandi problemi della comunità. Un governo che ridesse fiducia e speranza ad un Paese ormai ripiegato su se stesso e segnato da un
inesorabile e triste destino. E l’entusiasmo che ha accompagnato ogni nostra manifestazione elettorale, il calore e l’abbraccio della gente dopo ogni comizio sono la riprova di questa forte volontà di cambiamento, di riscatto, di rivincita. Che non sono bastate, però, a farci vincere. Forse, soprattutto noi candidati, abbiamo peccato un poco di ingenuità. I nostri avversari, più smaliziati e spregiudicati di noi, da questo punto di vista hanno avuto vita facile. Per molti di noi era la prima campagna elettorale. Per loro (quasi per tutti loro) l’ennesima. Gli ultimi giorni della campagna elettorale, a motori già spenti, hanno indossato la pelle dell’agnello e sono riusciti a racimolare quegli scampoli di voti che poi, nei fatti, hanno decretato la loro vittoria. Una vittoria che a sette giorni dalle elezioni era sicuramente nostra. Ed il termometro più attendibile ci veniva offerto dalle indicazioni che venivano dai Paesi limitrofi. Sento ancora l’eco delle parole di un navigato uomo politico della zona: “siete partiti battuti in partenza, avendo loro messo insieme tutto quello che c’era da mettere insieme; avete recuperato durante la fase iniziale della campagna elettorale; li avete sopravanzati all’inizio dell’ultima settimana prima del 13 giugno (il riferimento temporale coincide con il nostro comizio - ma anche con quello degli avversari - di domenica 6 giugno); ed avete perso per ingenuità e per un loro uso spregiudicato del potere amministrativo gli ultimi due giorni”. Comunque sia, mi sento di rivolgere un vivo ringraziamento a tutti. A chi non ci ha votato, perché ci dà lo stimolo a fare sempre meglio. A chi ci ha votato e sostenuto con affetto, calore ed entusiasmo, sicuramente per il suffragio ricevuto. Ma anche perché ci ha fatto vivere una esperienza esaltante che personalmente mi ha profondamente segnato come uomo ed enormemente arricchito sul piano dell’esperienza politica. Cari concittadini sapremo far tesoro dei Vostri consensi. Li tradurremo in iniziative politiche a difesa dei più
Politica
RIFLESSIONI DI MEZZA ESTATE
S
voltesi le elezioni, solo temporalmente si volta pagina. Sul piano più propriamente politico crediamo invece che cambi davvero poco o nulla. Restano infatti sul tappeto i tanti problemi accumulatisi negli ultimi anni, senza che intanto ne sia stato risolto uno soltanto. Eppure di paradossi nella vicenda politica di Caposele non ne mancano. Infatti, legittimamente i vincitori delle elezioni ancora non hanno smesso di gioire, ma la domanda a cui dovrebbero rispondere è su quali presupposti si basa questo gioire e se di contro non sarebbe più utile che si assuma piena consapevolezza del lavoro da svolgere e degli obiettivi da perseguire. Gli sconfitti poi ancora si attardano in ragionamenti su chi ha votato loro e chi no. Se fossero concrete alcune delle supposizioni ascoltate lo scarto non sarebbe dovuto essere di settanta voti ma addirittura di trecento. E nel frattempo non ci risulta che sia stata avviata una profonda verifica sulla crisi di attrazione che una certa sinistra ha esercitato per tanto tempo sull’elettorato e che oggi al contrario, per ragioni a tanti note, non riesce più ad esercitare. Diffidenze, rancori personali, vendette che si stanno consumando a freddo, secondo la logica del “do ut des” che tanto in politica che nella vita di ogni giorno ha una sua inesorabile conferma. Ma perché di sconfitta in sconfitta non si riescono mai ad individuare responsabilità e a compiere scelte conseguenti e coerenti? Sulle elezioni non crediamo di voler aggiungere altro: non sarebbe vissuto come un contributo disincantato, ma alla meglio come il solito tentativo saccentoso di chi “oltre tutto non vive neanche a Caposele”. Delle elezioni tuttavia ci resterà impresso un episodio minimale che però può meglio di altri rappresentare il paradigma della somma delle contraddizioni con cui esse
sono state vissute da alcuni protagonisti. Occorre ritornare alla sera dei comizi conclusivi, in Piazza Dante. Un oratore durante il suo sforzo, costruito probabilmente in lunghe ore di studi (non necessariamente allo specchio), in un crescendo al limite del “politicamente corretto”, si lancia in una serie di accuse contro il Sindaco uscente, reo di non amare a sufficienza, visto che la sua famiglia non vi risiede, se non saltuariamente. Tutto qua. Banalità demagogiche tipiche di un comizio, si sarebbe potuto dire. Invece quando arriva il turno della risposta il Sindaco, nel difendersi, ricorda che dall’altra parte ci sono uomini che subito dopo il terremoto preferirono il lido “quasi dorato” di Paestum piuttosto che condividere le sofferenze della stragrande parte dei cittadini. A questo punto la piazza, quella partigiana, si scatena in un applauso liberatorio cui si uniscono con vigore anche gli altri candidati schierati a ventaglio sul palco. Colpo ad effetto, indubbiamente. Con una sola stonatura (in un concerto sinfonico la stonatura mette in crisi la complessità e l’efficacia dell’opera). Infatti tra i candidati che hanno applaudito quel passaggio ve n’erano due in particolare che ebbero modo di condividere molte partite a carte e qualche passeggiata sul lungo mare invernale con coloro cui era rivolta l’accusa del Sindaco. Ci si potrebbe riderci a lungo. Ma preferiamo pensare che tutto sommato sia una storia da consegnare, a ben donde, al Bignami della comicità involontaria. Perché riderci su? A prescindere dal supposto impegno del nuovo Sindaco a qualificare Materdomini in occasione dell’appuntamento giubilare vogliamo segnalare a qualche sensibilità ambientalista del nuovo
di Gerardo Ceres
Corso Garibaldi
governo locale due vere emergenze ecologiche. La prima si riferisce al vallone Minuto, già violentato dalla realizzazione del viadotto della “scorrimento veloce Alto Sele” ma pure con quell’opera riportato ad una dignità di corso d’acqua. Se ne saranno certamente resi conto, passandoci, in occasione dei safari pre-elettorali, che il Minuto è tornato ad essere discarica abusiva di “monnezze di varia natura”? Che su di esso incombe un pericolo di frana, a causa di un accumularsi, non sappiamo se mai autorizzato, di materiale da riporto. Basta poco per fare delle verifiche. Anzi è urgente che esse si facciano. Anche se in quel tratto non passeranno mai i flussi turistici del grande giubileo del duemila… La seconda emergenza, che è anche la più grave, riguarda il Bosco Difesa. Non tanto l’area quasi attrezzata della Fontana. Ci riferiamo invece a tutto il resto di quel patrimonio boschivo demaniale che è malato e - secondo il parere di un esperto forestale - con grave pregiudizio per la sua stessa sopravvivenza. Il motivo è presto detto. Paradossalmente ci sono troppe piante che si asfissiano a vicenda. In più da anni che non si interviene nella pulitura del sottobosco.
Poi la forte nevicata del 31 ottobre di due anni fa ha aggravato le condizioni complessive, con centinaia e centinaia di alberi e rami piegati e spezzati. Oggi addentrarsi nel bosco (che ne so, per esempio, per l’andare per funghi) può anche significare uscirne con molta fatica e con qualche dose di pericolo. Si pone quindi la necessità di intervenire per salvare l’’abitat naturale; se poi ciò dovesse anche significare operare per una sua riqualificazione, l’operazione sarebbe doppiamente pregevole. Oltre tutto con qualche ricavo per le disastrate casse comunali, da destinare a qualche utile opera all’interno dello stesso bosco, ripristinando per esempio
via Belvedere
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Fatti e personaggi del nostro Paese
gen. ALFONSO CAPRIO Bologna, 20 settembre 1998 Riassunto dello STATO DI SERVIZIO di Caprio Alfonso di Giuseppe e di Malanga Giovannina nato a Caposele (Av) il 15 Settembre 1893 ammogliato con D’Auria Carmela il 19 marzo 1925 con reale autorizzazione (mia madre era minorenne). Figli: Giuseppe nato il 1-1-1926 a Gaeta; Giovanna nata il 28-1-1928 a Vibo Valentia; Raimondo nato a Gorizia il 30-71942. 31-12-1913 Partito alle armi come allievo ufficiale in Bologna 1-8-1914 Sergente allievo ufficiale 21-1-1915 Sottotenente al 132° Rgt Ftr 28-5-1915 Giunto in territorio in stato di guerra 30-1-1916
Tenente in servizlo permanente effettivo 29-6-1916 Ferito sul Carso alla regione epigastrica ed alla mano sinistra. Quota 70 (cave di Selz) 8-11-1917 Prigioniero per fatto d’armi a Col Rosso 17-11-1918 Rimpatriato 14-12-1919 Capitano 28-2-1920
In territorio in stato di guerra (Dalmazia; Governatore di Sebenico) 1-2-1921 Rientro in Italia 9-10-1932 Comandante 4^ Compagnia Allievi Ufficiali di Salerno 16-9-1934 Comandante a Roma della compagnia chimica lanciafiamme 14-7-1935 Al Ministero della Guerra come segretario particolare del Gen. Dall’Ora, Comandante in capo del Genio militare italiano 28-7-1938 Maggiore 14-3-1939 Giudice presso il Tribunale militare di Roma 15-6-1940 Al 24° RGT Ftr di stanza a Postumia (Go). Dislocato a Gradisca d’Isonzo quale Comandante del Deposito staccato 24° Rgt Ftr 28-5-1942 Tenente Colonnello
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8-9-1943 Si sottrae alla cattura da parte dell’esercito tedesco 1-10-1943 Si presenta al C.U.M.E.R. di Bologna iscrivendosi alla organizzazione clandestina 31-1-1946 Al guartier Generale VI Comiliter Bologna 31-1-1946 Capo Ufficio Presidio Bologna 27-1-1952 Colonnello 1971... era già Generale, non posso precisare la data, perchè molti documenti o sono stati smarriti o sono stati presentati agli uffici per la pensione o altri riconoscinenti. 1-3-1985 Deceduto in Bologna, lasciando un enorme vuoto nella sua famiglia e fra gli amici. -------------------------------------DECORAZIONI E VARIE 1) Decorato “Motu Proprio Sovrano” sul campo di Peteano il 31-101915 con Medaglia di Bronzo al Valor Militare; 2) Croce al nerito di guerra 2712-1919
Fatti e personaggi del nostro Paese fu sciolto, reggimento nel quale papà aveva combattuto durante la guerra 1915-1918. Una volta congedato mio padre, fu nominato Presidente Provinciale degli Orfani di Guerra. Anche in questa occasione si è fatto voler tanto bene che, ancora oggi, dopo parecchi anni dalla sua morte, molti orfani vengono qui in negozio a salutarmi ed a rivivere il tempo passato; Furono molto aiutati nella ricerca e sistenazione del lavoro. A proposito di Sebenico: quando mio padre ne venne via, le donne del posto gli fecero un regalo che, considerata la miseria in cui vivevano, era enorme: una capra! Questa capretta fu chiamata, da mia nonna Giovanna, Sebenica; io da piccolo la mungevo e ne bevevo il latte. (Mio padre aveva anche impedito agli uomini di Sebenico di sfruttare le donne, obbligate a fare i lavori pesanti al posto loro). Dimenticavo di dirle che fra le varie copie c’è anche un elogio per aver tenuto per 6 (sei) mesi consecutivi la posizione di Pal Piccolo respingendo vittoriosamente gli assalti notturni delle truppe austriache e contrattaccando
3) Croce d’oro per anzianità di servizio 4) Cavaliere dell’ordine della Corona d’Italia dal 10-11-1933 5) Dal 1940 al 1943 ha preso parte a diverse operazioni in territorio Jugoslavo 6) Croce al merito di Guerra Partigiana
nonostante i pesanti bombardamenti. Ancora. Quando lasciò il comando della 4^ compagnia allievi ufficiali di Salerno, tutti gli allievi gli offrirono una festa di addio veramente commovente e gli regalarono una medaglia d’oro con dedica, che io ho ancora. Di alcuni allievi ricordo ancora il nome come Giorgio Vecchietti (diventato giornalista RAI) che era sempre a casa nostra; l’Avv. Brancati di Napoli.
7) Autorizzato a fregiarsi del distintivo d’onore dei partigiani volontari della libertà 8) 9-11-1927 Iscritto all’Istituto Araldico del Nastro Azzurro fra i combattenti decorati al valore 9) 1-9-1938 Guardia d’onore alle reali tombe del Pantheon in Roma 10) 2-6-1955 Commendatore. Dopo breve tempo Grande Ufficiale NOTE VARIE Il trasferimento improvviso e forzato a Postumia, fu una ritorsione del Primo Ministro di allora, Benito Mussolini, contro il gen. Fidenzio Dall’Ora (di Salerno ed allora Comandante del Genio Militare) perchè questo alto ufficiale si opponeva fieramente a che l’Italia entrasse in guerra. Conseguenze: il Gen. Dall’Ora fu congedato e mandato a casa (quasi con infamia); quasi tutti i colleghi di mio padre furono trasferiti in Africa (ove perirono). Mio padre fu trasferito in 24 ore ad un Reggimento di Ftr, per esattezza il 24°, che pochi giorni dopo affrontava le truppe Jugoslave. Curiosità: il 24° Rgt Ftr aveva assorbito i resti del 132° Rgt Ftr quando - Anno XXVII- Agosto 1999 - N. 63
IlIl dia dia rio riodidiANTONELLA ANTOdi Antonella Grasso
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La foto dei ricordi
C
aro Caposele, studiando sui testi di storia ho notato quanto il passato dell’uomo sia ricco di cadute e di riprese, di tentativi dei popoli di rinascere, di riavere il proprio splendore, lottando contro ogni ignoranza, soprusi e tirannie. E, inevitabilmente, il mio pensiero è volato a te, particolarmente in questo periodo in cui la campagna elettorale ti ha macchiato di mortificazioni, di ipocrisia e di opportunismo. Non bastava l’immagine negativa che molti hanno dipinto sul tuo volto, non bastavano le critiche che ti rivolgono perchè sei arretrato, non offri niente ai giovani che vanno lontano a cercare quel lavoro che tu non hai? No, non bastava: hanno continuato ad infierire su di te. Ma tu risorgerai. Io lo sento. Presto splenderai, rifiorirà il tuo orgoglio. Soffierà su di te un nuovo alito di speranza e la tua forza nascerà dai nostri cuori, da tutti coloro che come me ti amano, lottano per te e sono fieri di appartenerti. Noi, i tuoi figli, ti doneremo quell’essenza profonda di cui sei stato privato. Non mi stancherei mai di parlare dei miei cari monti che ad ogni stagione colorano il mio animo di nuove emozioni, più ricche e più profonde; del mio caro fiume, sorgente di dolci pensieri, la sua acqua, magica... Sai, qualche mese fa è stata aperta la piena. E’ stato un momento di forte coinvolgimento: ammirando l’acqua venivo rapita dalla sua potenza, dalla sua purezza, sembrava giocherellasse con l’innocenza, la spontaneità e la spensieratezza di un bimbo. Chiudendo gli occhi immaginavo di giocare anch’io con lei, di confondermi con la sua essenza, anzi con la tua, perchè tu sei come lei, semplice, carezzevole, ma forte e invincibile. Per me è motivo di grande orgoglio l’essere nata in una delle tue dimore, tu hai sempre cullato con amore la mia anima e continui a farlo con dolcezza, come una mamma ama il proprio figlio. Quando conosco nuove persone e mi chiedono da dove vengo, pronuncio con gioia il tuo nome perchè tutti devono sapere ciò che sei, ciò che custodisci nel tuo cuore, la magia e la spiritualità che permeano ogni angolo, ogni casa, ogni pietra che parla di te. Sento il tuo essere dentro di me, nel mio cuore, nel mio animo, nel mio sangue, nelle mie radici, ma non riuscirò mai a trovare le giuste parole per esprimere quanto io ti voglia bene. Perchè un amore così grande non si può esprimere.