PERIODICO A CURA DELL'ASSOCIAZIONE TURISTICA PRO LOCO CAPOSELE FONDATO NEL 1973
Reg.Trib. S.Angelo dei L. n.31 del 29.1.74 - Sp. in A.P. art.2 comma 20/c L.662/96 Dir. Comm. Avellino -sem.- Anno XXIX - Luglio 2001 -
INDIRIZZO INTERNET
Direttore Nicola Conforti
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LAVORI IN COR-
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IL PRIMO ANNO DEL NUOVO MILLENNIO
UN ANNO TRISTE
E
' trascorso anche il 2000, un anno molto atteso e pieno di aspettative, di cambiamenti, di nuovi stimoli soprattutto per chi era animato, come noi, da grande ottimismo. Oggi, però, la sensazione è che il primo anno del nuovo millennio abbia restituito a Caposele la tristezza di una realtà sociale angosciante fatta di assoluta mancanza di lavoro che si traduce, purtroppo, in' una inevitabile trasmigrazione verso lidi più felici; -fatta di totale inesistenza di strutture pubbliche e di ritrovo per i giovani che si allontanano, sempre più spesso, e anche mal volentieri, verso paesi più attrezzati e più vivibili; -fatta, purtroppo, di una inesistente pre-
sa di coscienza del cittadino caposelese che, impassibilmente, vede sbriciolarsi sotto i piedi ogni tipo di progetto per il suo futuro. Questa spolveratina superficiale che vede la mera sostituzione di fogne e di manti stradali utilizzando i fondi per l'unica, ultima vera occasione di sviluppo, cambierà poco le cose. Caposele stà morendo? Chissà, forse è solo un'impressione, l'inizio di un brutto incubo. A questo interrogativo, purtroppo, non sappiamo nè dare risposta e nè contrapporre più alcun tipo di reazione. L'unica speranza è che i caposelesi sappiano prender coscienza di loro stessi ed essere lungimiranti e meno arrendevoli e non si facciano schiacciare da una pigrizia galoppante.
ALBUM FOTOGRAFICO DEDICATO AL FERRAGOSTO CAPOSELESE
Maria Di Masi Campionessa nazionale di nuoto (servizio all'interno)
Dopo i successi di Carmela Cuozzo, Caposele può nuovamente fregiarsi di titoli altamente prestigiosi grazie alle prestazioni di altissimo livello agonistico della piccola e bella Maria Di Masi.
Il Cav. Antimo Pirozzi nuovo Presidente della Pro Loco
Lettere in redazione
Caro Direttore, mi permetto di scriverLe per ricordare e trasmettere ai Suoi lettori un mia piccola emozione. Ebbene sì, dopo tanti anni di attività, il “nostro” bar chiude i battenti. Forse è inutile ricordare i tanti avvenimenti che hanno segnato le tappe del bar “La Rosa”, visto che queste coincidono con quelle dell’intero paese o almeno della sua componente giovanile; ma noi non possiamo dimenticare i tanti veglioni, feste, dibattiti; il nostro essere in prima linea nel promuovere le iniziative culturali e musicali che in Caposele fermentavano, Come non possiamo dimenticare le ultime, accese polemiche. Non abbiamo rimpianti, e la nostra clientela ce ne dà conferma; anzi, forse, ne abbiamo uno solo: quello che, per forza di cose, ci ha portato alla decisione di chiudere i battenti. Sinceramente speriamo di lasciare un buon ricordo e ci auguriamo che il nostro paese, ed i nostri giovani, trovino presto un sostituto a quello che non era semplicemente un bar, ma un vero e proprio luogo di ritrovo, una “piazza” al riparo dalle intemperie, un locale dove poter stringere amicizie, trascorrere il proprio tempo e, per qualcuno, incontrare il proprio”amore”. Siamo orgogliosi del lavoro fin qui svolto e, come penso sia per molti ragazzi, a noi gestori questo “bar” ci mancherà. Voglio cogliere l’occasione per ringraziare tutti coloro che ci hanno sostenuto e sperare che questa “chiusura” non mini quello che a Caposele è un dovuto rispetto per la tradizione, affinché, ancorati a quello che è stato, possiamo rivolgere il nostro sguardo ad un futuro un po’ meno incerto. Grazie Salvatore Corona
Bologna, 12 novembre 2000 Caro Direttore, Sono un Caposelese sentimentale! Il mio primo contatto con Caposele, stando a quanto ricordo, fu nel 1928 in occasione del funerale di mio nonno Giuseppe; io allora avevo due anni e ricordo benissimo tutta la cerimonia. Da quell’anno, e fino al 1942-43, ho sempre trascorso il periodo delle vacanze presso mia nonna Giovanna Malanga in via Castello, quindi permettetemi di affermare che sono un Caposelese, se non per nascita, per discendenza e per sentimento. Ho ancora nelle orecchie la “parlata” vivace ed espressiva e nella mente i ricordi delle pesone amiche che purtroppo, non tutte ho ritrovato; persone con le quali ho giocato, prima, e discusso, dopo, passeggiando per le strade di un piccolo ed a me carissimo paese della verde Irpinia. Anno 2000: Venti anni dopo il terrificante terremoto, fortemente avvertito anche qui a Bologna, sono tornato a Caposele (approfittando anche della gentilezza di un mio carissimo nipote, il geom. Nicola Vetromile, che si è offerto di sopportarmi per tutta la durata del viaggio in auto). Il desiderio di rivedere Caposele era in me già da molti anni. Ho deciso, e sono venuto tra voi. Accoglienza migliore, più sentita e fraterna, non avrei potuto ricevere, ma l’emozione che ho provato nel rivedere i miei parenti e gli amici è stata indescrivibile e la commozione in me è andata ai massimi livelli. Ho ritrovato il paese più o meno come lo ricordavo, però con le belle casette nuove, le strade sono più o meno le stesse, ma meglio tenute, la vita più o meno la stessa, però mi è mancata “Piazza Masi” …”lu chianu”. A tal proposito permettetemi alcune considerazioni personalissime e non polemiche. Nella civiltà mediterranea la piazza rappresenta il punto d’incontro per eccellenza, quindi il più vivace, il punto degli incontri-scontri, discussioni ecc. ecc…. a Caposele non c’è HANNO COLLABORATO:
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Periodico a cura della Pro Loco CapoDirettore Nicola Conforti Vice Direttore Pasquale Cozzarelli Grafica e impaginazione Salvatore Conforti Segreteria di redazione e Fotografia Donato Conforti Concetta Mattia
- Anno XXIX - Luglio 2001 N.66
Ulderico Porciello, Giuseppe Palmieri, Antimo Pirozzi, Cettina Casale, Cesarina Alagia, Gerry Ceres, Berto Rosania, Michele Ceres
più! Piazza Masi è vuota e buia e mentre prima era il centro ora non è più neanche periferia. Osservando le cose più da vicino si nota che mentre le case attorno alla piazza sono state ricostruite (anche se come ripeto manca la vivacità di prima: non c’è più la bottega di zio Olindo il barbiere, non c’è più la bottega che era di fianco, ecc…) il brutto neo è costituito dalla costruzione che doveva dare il primo lustro ed il più bello, “La Chiesa”. Ma è mai possibile che a 20 anni dal fattaccio in piazza ci sia ancora la gru, con la staccionata che impedisce la manovra di piccole auto? Non so il perché, né mi interessa saperlo, ma consiglierei l’Amministrazione Comunale, o chi di dovere, di provvedere al più presto se non a terminare la Chiesa, almeno a terminare la sola facciata per far sì che la piazza torni a vivere. Lo so, è antieconomico ecc. ecc. Ma si tratta della vita di Caposele! Se piazza Masi muore, muore tutto il paese!!! La gente non ha più un punto di riferimento. Mi si obietterà che tecnicamente è impossibile…, ma io ribatto “è la vita di Caposele che è in gioco!!" Bisogna, imperiosamente bisogna fare qualcosa anche per quanto riguarda il Castello. Mi si dirà che potrei essere interessato, ed io rispondo: sì, sono interessato, che certi valori non si perdano in discussioni. Ma ora bando alle chiacchiere e vorrei pregustare il mio prossimo ritorno a Caposele con la mia famiglia ed avere la sorpresa che si sta facendo qualcosa. Una volta c’era il caffè di Romualdo in cui c’era un po’ di vita; è necessario trovare qualcosa che lo supplisca: un gazebo con pizza e patatine e coca cola, oppure un po’ di musica, non sarebbe da scartare (le belle canzoni napoletane sono migliaia, le cantano in tutto il mondo … meno che a Caposele). Ma, soprattutto, una bella illuminazione! Nel periodo estivo si potrebbero organizzare dei balli popolari ecc. ecc… sono idee che butto lì, alla rinfusa, come mi vengono in mente; anche se qualcuno ci avrà già pensato. Insomma io mi sento un eterno giovane, mi piacerebbe veramente molto vedere Caposele rinascere; dopo tutto, penso che non mancano le menti e le idee ad un popolo che ha superato momenti peggiori. Basta solo attuarle con un po’ di modestia e tanta buona volontà, tutti ne trarrebbero profitto. Può darsi che mi sia scappata qualche parola di troppo, ma sono un fervente ed orgoglioso meridionalista e vorrei vedere la mia madre terra sempre bella: E’ un’utopia? Ma io ci spero sempre. Giuseppe Caprio
Caro Direttore, Ti invio un articolo di natura storica, sperando che sia di gradimento dei lettori del giornale. E' un argomento che potrebbe interessare pochi per lo più studiosi, ricercatori o amanti di notizie storicoarcheologiche. Esso fa parte della mia conoscenza storica e il discorso è impostato secondo un nuovo modo di programmare un lavoro di sintesi, spaziando nel vario campo sia della ricerca, sia dell'accostamento di vicende e notizie fornite dalla storia. Ci sono, infatti, notizie frutto di ricerche personali che offrono agli studiosi appagamento al loro desiderio di novità. Qualora l'articolo non rientra nel genere di argomenti che " La Sorgente" è solita pubblicare, conservalo per te, così quando avvertirai l'esigenza di leggerlo, ti ricorderai di me. Ti saluto e ti abbraccio Ulderico Porciello
I N CO PERTI N A
LE LETTERE A "LA SORGENTE" POSSONO ESSERE INVIATE ANCHE VIA E-MAIL ALL'INDIRIZZO: confortinic@tiscalinet.it lasorgente@email.it
Piazza XXIII Novembre interessata dai lavori di urbanizzazione
La Sorgente n. 66
sommario
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Lettere in redazione I segreti della via .. di U. Porciello
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Per non morire di G. Palmieri Almanacco di A. Pirozzi Statti cittu... di C. Casale Pubblica assistenza di C. Alagia Morire.... di M. Pallante Qualche idea.. di G. Ceres Piccola cronaca di S. Conforti Il Capolinea... di M. Ceres Speciale Terremoto Speciale Ferragosto 2000 La foto dei ricordi
Storia
I segreti della via Appia di Ulderico Porciello
Q
uando nel 312 Appio Claudio decise di far costruire il pri mo tratto di strada della via Appia, da Roma a Capua, non pensava minimamente all’enorme importanza che essa avrebbe assunto nel corso del tempo. La motivazione iniziale fu di natura specificamente militare, ma ad essa si aggiunsero fattori economici, commerciali, culturali, politici, creando un insieme d’interessi vari ed articolati e spingendo la politica di Roma a coltivare tutti gli aspetti della vita pubblica e militare, per far sentire meglio la sua presenza anche in paesi e popoli molto lontani dalla capitale. Le popolazioni poste Sud di Roma mal sopportavano il suo gioco, sia per un istintivo amore per la libertà, sia per non subire le vessazioni che anche sotto forma larvata Roma esercitava su di esse. Sanniti, Lucani, Bruzii, Daunii, Sabelli vivevano in uno stato di malcontento ed alla prima opportunità si scagliavano contro Roma con inaudita veemenza. Roma aveva emanato delle leggi che prevedevano la preservazione dell’integrità e dell’autonomia delle città e dei territori conquistati, stabilendo particolari rapporti con essi, legati da interessi politici, economici e sociali, Cosi istituì i ”Municipia”, centri abitati, città, comuni amministrativamente autonomi, i cui abitanti erano tenuti agli obblighi (munia) del cittadino romano (pagamento dei tributi per le spese belliche ed il servizio militare nelle legioni romane). Accanto a questi doveri alcuni municipi avevano anche diritti fondamentali, quali quello dello ius connubii (diritto di matrimonio), dello ius commercii (diritto di commercio),
dello ius suffragii (diritto di vita) e dello ius honorum (diritto di venire eletti alle cariche pubbliche). Era necessario, pertanto, mantenere rapporti continui e frequenti con queste popolazioni, per far sentire più assillante la sua presenza e per impedire che potessero ribellarsi. Cosi la via Appia fu estesa fino a Brindisi, con diramazioni che toccavano le città più importanti del Meridione 1’Italia. Appio Claudio aveva inizialmente pensato che non si può mantenere i popoli sottomessi, se non c’è la costante presenza dell’esercito dei vincitori e cosi la via Appia servi a spostare più celermente le legioni di Roma nei luoghi dove si avvertivano focolai di rivolta o vi era la presenza di qualche esercito nemico. E questo allo scopa anche d’impedire la concentrazione in un posto di soldati ribelli, formando cosi degli eserciti nemici, suscitando non solo preoccupazioni nei cittadini romani, ma sfiducia nelle stesse istituzioni. E di questo ne dà atto la rivolta dei gladiatori e ci fu 1’impiego di intere regioni, per poterla domare, l’esercito dei gladiatori fu completamente distrutto ed i sopravvissuti furono crocefissi lungo la via Appia da Roma a Capua, per essere di monito a quanti tentassero di ribellarsi a Roma. Certamente 1’esercito di Roma non era invincibile, bisognava conoscere i suoi punti deboli, che erano tanti, per poterlo annientare. Cosi Pirro, re dell’Epiro, spaventò e sconfisse più volte 1’esercito romano con 1’impiego degli elefanti”Annibale nel 216 a Cannes distrusse 1’esercito romano, comandato da Marco Terenzio Varrone e Lucio Emilio Paolo, con L’impiego della veloce e feroce cavalleria libico-ispana; i Sanniti attirandolo in un’imboscata presso Forchia nelle vicinanze di Benevento, umiliando i soldati romani facendoli passare sotto il giogo. L’imtescata era il punto dolens dei movimenti degli eserciti romani; anche Annibale gli tese un’imboscata presso il lago Trasimeno nel 217 a.C., distruggendoli completamente; come pure Arminio, in Germania, annientò completamente, in un’imboscata. L’esercito romano comandato da Varo nel 9 d.C., tanto che 1’imperatore Tiberio esclamò: ”Varo, Varo, rendimi le mie legioni!” .
(passando per Oppido)
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libere digressioni. Nel Basso Impero, poi, 1’esercito romano, infarcito di soldati di razze e provenienze diverse, non combatteva più per la gloria di Roma, ma per il nome ed il valore del suo condottiero, che spesso ambiva a diventare imperatore e quindi Roma non poteva affidarsi più alla fedeltà del suo esercito e dei suoi generali. Eppure 1’esercito romano aveva mantenuto inalterato nel tempo la sua struttura e la sua fisionomia; si muoveva mantenendosi compatto ed ordinato secondo uno schema che era stato già attuato da Alessandro Magno. Il nemico barbaro e disordinato cozzava contro questo muro senza poterlo sfondare ed alla fine veniva sconfitto e messo in fuga. Tutto questo fu possibile a Roma fino a quando potè servirsi di un esercito formato da cittadini romani, secondo le leggi Serviane e potè usufruire di strade larghe che attraversavano 1’Italia dalle Alpi alla Sicilia. La via Appia, pertanto, permetteva anche di penetrare nei luoghi più interni delle popolazioni sannitiche ed infine di affrontarle, distruggendo le loro città fortificate come Ferentinum, città fiorente di circa 80.000 abitanti o Oppido, città fortificata posta tra i monti Picentini, Il vettovagliamento ed i rifornimenti arrivavano regolarmente, perché le vie di comunicazione con Roma non venivano interrotte. Una delle piaghe che affliggeva la vita pubblica e particolarmente militare durante 1’impero fu costituita dalla mancanza di militari provenienti dalle famiglie che possedevano un certo reddito secondo le leggi Servane, ma si ricorreva a soldati di mestiere, che,
secondo quanto stabilito dal console Mario intorno agli anni 80 a. C., percepivano un certo obolo. Ciò faceva scemare nelle battaglie 1’interesse del soldato alla lotta per la gloria di Roma e per la salvaguardia dei propri possedimenti, questi partecipava alla guerra solo per un guadagno personale. Ciò rendeva estremamente difficile vincere le battaglie, tanto che alla fine si ricorse all’inserimento negli eserciti di soldati provenienti dalle ”Province” e anche di barbari penetrati nel territorio di Roma. Per sopperire a questa situazione di disagio durante le guerre che Roma sosteneva contro i suoi nemici nelle diverse parti dell’impero,. Nel 133 a.C. Tiberio -Sempronio -Gracco, tribuno- della plebe, fece approvare una legge di riforma agraria che stabiliva che nessun cittadino romano avrebbe potuto possedere più di 500 iugeri di agro pubblico (126 ettari), più 250 iugeri per ogni figlio, fino ad un massimo di mille iugeri. Chiunque avesse posseduto più di mille iugeri di agro pubblico, avrebbe dovuto restituire l’eccedenza allo Stato. La terra recuperata veniva redistribuita ai cittadini nullatenenti in lotti di trenta iugeri inalienabili, dietro pagamento di una tassa. Il compito di vigilare sulla esecuzione della legge veniva affidato ad una commissione (Triumviri agris adsignandis) e questo per sanare la grave crisi che travagliava 1’esercito di Roma, crisi determinata dalla desolazione delle campagne d’Italia, ormai deserte di liberi agricoltori, di quel ceto agricolo, che aveva costituito il nerbo del glorioso esercito di Roma antica.
- Anno XXIX- Luglio 2001 N. 66
Storia La riforma agraria venne applicata con scrupolosità un po’ in tutta Italia, e testimonianza della sua applicazione è un cippo rinvenuto presso la località ”Civita” tra Lioni e Teora nelle vicinanze della via Appia. Gli appezzamenti di terreno che venivano concessi ai nuovi agricoltori venivano frazionati in forma quadrangolare o rettangolare, cosi come era consuetudine disporre gli accampamenti militari. Questo perché 1’agro pubblico era diventato di proprietà di grandi latifondisti, che contrastavano 1’autorità del Senato, costituito per lo più da uomini insigniti di cariche pubbliche e per questo erano di grande autorità. I latifondisti inizialmente erano cittadini romani, successivamente anche i Liberti possedevano dei latifondi, tanto che il 1iberto Trimalchione, di cui parla Lucano nella ”Farsalia”, si vantava di potersi spostare da Roma in Sicilia, attraversando solo le sue terre. Il sorgere del latifondo aveva fatto crescere in Italia un numero considerevole di nullatenenti e sfaccendati, che pretendevano vivere con la distribuzione di scorte alimentari dello Stato.
LUNA D’INCANTO Mio padre parla sempre sottovoce e piano piano di un ventitre novembre ormai assai lontano. Egli racconta attento e vola con la memoria: “Il giorno era appena spento...” Così inizia la sua storia. “La luna era un incanto La serata quasi estiva, un forte boato, intanto, tutta la valle empiva. Tremò la terra, allora, per più di un minuto; il paese andò in malora ed invano cercò aiuto. La gente piangeva afflitta: non vedeva più i suoi cari. La notte era buia e fitta: servivano luci e fari. Ritornò, infine, il giorno, ricomparve la speranza, - Anno XXIX - Luglio 2001 N.66
La distribuzione delle terre ai veterani dell’esercito non aveva modificato questa consuetudine di vivere a spese dello Stato e cosi i terreni rimanevano abbandonati ed incolti. I segreti della via Appia non sono costituiti solo dal passaggio degli eserciti che lo storico non sempre focalizza nella configurazione di battaglie e guerre, ma principalmente dalle devastazioni, saccheggi ed ondate di morti che lasciavano lunga il loro percorso. I soldati non venivano curati se non raramente, il più delle volte venivano lasciati sul posto, per non rallentare la marcia de11’esercito. Solo Cesare si preoccupava della salute dei suoi soldati. Si racconta, infatti, che prima della battaglia di Farsalo il suo esercito fu colpito da febbre malarica ed egli la fece curare offrendo in abbondaza ai soldati vino macedone e peperoncini della Tracia; cosi il male fu annientato ed egli potè affrontare Pompeo in battaglia e sconfiggerlo. Al di là di questo episodio non traviamo alcuna notizia di consoli e comandanti di eserciti che s’interessassero della salute dei loro soldati. Cesare, però, era amato dai suoi soldati, 1’avevano seguito in tante guerre dalla
Gallia alla Britannia, al Reno, in Egitto, in Mauritania, in Ispagna; 1’avevano seguito quando aveva oltrepassato il Rubicone, ponendosi contro Roma ed in ultimo nella guerra civile contro Pompeo.Egli era il capo del partito popolare, seguendo le orme del console Mario, ponendosi contro Pompeo sostenitore degli aristocratici e difensore delle vecchie istituzioni repubblicane. I tempi difficili imponevano una nuova politica e nuove istituzioni e Cesare diede 1’avvio all’avvento dell’imperatore, che si afferma stabilmente con Augusto. Accanto agli elementi sopra indicati si aggiungono le difficoltà che l'esercito incontrava durante i suoi spostamenti: epidemie, febbre malarica, peste ed in ultimo le imboscate. Cosi 1’esercito veniva decimato ed i morti venivano anticamente lasciati sul terreno o arsi su improvvisate cataste di legno. Fu la pietà cristiana ad introdurre la consuetudine della sepoltura e cosi ancora oggi nei terreni adiacenti queste grandi arterie si rinvengono tombe approssimative costituite da una grande lastra di terracotta, a forma concava, dello spessore di oltre cinque centimetri, che veniva deposta sul cadavere.
La fossa non era molto profonda, per cui l’agricoltore che ara il terreno ad una certa profondità, vede comparire fuori dal terreno pezzi di queste lastre di terracotta. Accanto al cadavere venivano poste una lucerna ed una piccola anfora piena d’acqua, come se dovessero servire al morto nel viaggio ultraterreno. Quando, poi, la peste colpiva gli eserciti o le popolazioni, erano gli stessi appestati a scavarsi la fossa ed all’approssimarsi della morte si adagiavano in essa, coprendosi con lastroni di terracotta e con a fianco una piccola lucerna che si spegneva con lo spegnersi della vita. Oggi rovistando nei terreni adiacenti la via Appia, accanto a questi cocci, si rinvengono anche oggetti strani ed insoliti, come piccoli tronchi di piramide, di terracotta, con un buco nella parte superiore e non si riesce a stabilire se servivano da amuleti, da ornamenti delle lettighe o da giocattoli per bambini.
si guardava tutt’intorno e si vide in lontananza gran folla di persone impaurite e buone correre verso i campi sotto la pioggia e i lampi. Riprese così la vita. La brutta storia è finita. Credimi, bimbo mio, mi ha salvato Iddio!” Io guardo il cielo e penso a quel buio grande e denso e a quella luna d’incanto che vide tanto pianto. Alfonso Merola
PER ABBONARSI AL GIORNALE INVIARE IL PROPRIO INDIRIZZO E UN CONTRIBUTOALLA PRO LOCO CAPOSELE VIA ROMA N.10 Un tratto di Corso Europa con la nuova pavimentazione
Ulderico Porciello
Fatti e personaggi
REDATTORI L'articolo è stato scritto in prossimità del Natale 2000. A parte il riferimento temporale, riteniamo che abbia ancora una sua scottante attualità
GIUSEPPE PALMIERI
Ci sono periodi dell’anno che più di altri hanno una forte valenza simbolica. di Giuseppe Palmieri L’imminente nascita del Redentore, e quindi il Natale, proietta tutti noi verso concetti quali la vita, l’inizio. Ma, di rimando, ci porta a riflettere anche sugli opposti: la morte, la fine. È proprio in forza di questi strani meccanismi cerebrali che mi è tornata in mente, prepotente, la paura della morte, della fine del nostro Paese. Non c’è chi non veda che Caposele sta attraversando una lenta ma costante agonia e che è prossima alla morte. Non è questa la sede per interrogarci sulle cause, sui responsabili, sui perché e sui per come. Né mi sembra, in questa fase, importante tutto ciò. Quel che conta è che, purtroppo, Caposele sta morendo. Né su questo, credo, ci possono essere opinioni diverse. Credo, pertanto, sia dovere di tutti, ma soprattutto di chi ha responsabilità politiche, come chi scrive, cercare di trovare gli antidoti, pensare soluzioni, dare insomma le risposte che i cittadini aspettano per ridare vita al Paese . Sono ben consapevole che ognuno di noi ha una soluzione diversa. Ciascuno secondo la propria cultura, le proprie inclinazioni, i propri convincimenti. Sono sicuro che tutte le soluzioni possibili sono ugualmente buone, importanti e significative. Personalmente, ritengo che la priorità delle priorità, (a parte l’immediato completamento delle opere pubbliche in corso), allo stato, sia la realizzazione di una strada di collegamento a scorrimento veloce che colleghi il Comune capoluogo con lo svincolo della Fondo Valle Sele di Materdomini. Una strada che consenta di raggiungere Piazza Sanità dallo svincolo quasi nello stesso tempo di percorrenza per il Santuario di San Gerardo. Una strada che segua un tracciato diverso rispetto all’esistente o rispetto a quello interessato (si dice) dalla pista di raccolta delle acque provenienti dallo svincolo e che dovrebbe portare in Contrada Piani. Una strada, insomma, che riesca ad eliminare l’isolamento del Paese rispetto al flusso dei Pellegrini e dei turisti diretti al Santuario. Si potrà obiettare che un’opera simile ha costi che il Comune da solo non può sopportare. Che richiede studi di fattibilità e tempi medio-lunghi. Certamente; tutto questo è vero. Però è necessario cominciare a pensarci. E da subito. Indire, se del caso, un bando concorso per la progettazione dell’opera suddetta. Nominare una commissione consiliare che studi il problema e ricerchi le soluzioni possibili. Insomma, darsi da fare. Certo Caposele presenta tali e tanti problemi che, certamente, qualche lettore, come innanzi detto, individuerà un’altra priorità. Ma, credetemi, le strade, le c.d. infrastrutture sono determinanti per lo sviluppo e la crescita socio-economica. D’altra parte, la storia recente e meno recente delle nostre contrade ci avrà pure insegnato qualcosa! Io ho lanciato il sasso. L’ho fatto anche nelle sedi istituzionali proprie ed in modo che rimanga traccia di questo mio pensiero.
MILLENNIO CHE… Nel fosco fin del secolo tremendo All’orizzonte cupo e desolato Spunta un’altra alba e non comprendo Se sia un millennio nuovo, o riciclato. Esplorando la rabbia e il dolore Di mille facce, false e inaridite Di urla con lo schianto in un bagliore Il mio grido in mille dinamite. Viviamo fuori dalla nostra fantasia In mondi irreali, quasi straniero Inclusi/esclusi, in una lucida follia Per chi ancora non crede nel mistero. Un occhio critico volto al futuro Ma con la mente un viaggio nel passato Col cuore sereno, in un presente sicuro Ricordando che rubare ai ricchi non è mai un reato.
In questi tempi tristi una speranza Che i nuovi geni, insieme a tutti Non più paroloni, ma sostanza Per evitare di piangere futuri lutti. Un pensiero per quelli che non ci sono Né numero o nome per chi perenne giace Ovunque sono, siate per il perdono Dal fondo dell’anima a tutti: sia pace. E che col III millennio verso l’oriente Risplenda per tutti il sole rosso dell’avvenire Ritorni e resti amore, libertà tra la gente Con salute, felicità e mai più soffrire.
Primo tratto diVia Bovio, strada già pavimentata qualche anno fa
- Anno XXIX- Luglio 2001 N. 66
REDATTORI FATECI PERVENIRE, PRIMA DELL'USCITA DEL GIORNALE, TUTTE LE NOTIZIE, FOTO E COMMENTI SUI VOSTRI CARI CHE GRADIRESTE VEDERE IN PUBBLICAZIONE;
ALMANACCO
SAREMO BEN LIETI DI ACCONTENTARVI
di Antimo Pirozzi
Rosalba e Angelino con la piccola Aurora
Giani Iannuzzi al suo 30° compleanno
Le notizie di questa rubrica sono tratte dall'anagrafe comunale con la collaborazione di Angelo Petrucci e Mimina Frannicola .
Mancherai a tutti agli alberi, agli animali, agli amici, ai tuoi cari. Il ricordo della bontà e del tuo sorriso resterà sempre nei nostri cuori.
Luciano Grasso 24-07-63 19-08-2000
ALMANACCO
Caruso Andrea di Rocco e Mimina Frannicola
G U A
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Caro Luciano, ti ammiriamo per come hai affrontato l’amara realtà della malattia e della sofferenza. Fino all’ultimo sei stato grato a chi vicino tentava di aiutarti! Poi, mentre il battito del tuo grande cuore diminuiva continuamente, in silenzio e senza lamenti sei scomparso dietro l’ultimo respiro. Ci hai lasciati in un giorno di agosto caldo e afoso, tra lacrime e sudore! Ed ora che abbiamo smesso di implorare il cielo, abbassando lo sguardo, già ci sentiamo invasi da mille ricordi legati alla tua breve vita: i tuoi sforzi, i tuoi ideali, il tuo nobile sentimento compassionevole verso tutti gli esseri! Amico di tutte le età: tenero coi bambini, gentile con gli anziani, dolce e sincero con gli amici. Chi potrà mai dimenticare il tuo modo di stringere la mano, o di come curavi gli animali? Ricordo una volta ha i persino salvato un anatroccolo moribondo facendogli la respirazione bocca a bocca! E la sera, tornando a casa, stanco, quanti ricci hai aiutato liberandoli dai pericoli dell’asfalto e portandoli al sicuro nei tuoi campi! Là dove hai lasciato che i cavalli si moltiplicassero, pensando a come sarebbe bello un mondo con tante praterie, boschi e fiumi, protetti con amore e rispettati con la medesima considerazione che abbiamo per nostra madre! Caro Luciano, ora che la tua anima è volata in cielo, sull’albero della vita dove tra i suoi rami hai trovato il tuo nido di libertà, riposa in pace, perché presto le foglie e i frutti dell’albero ti guariranno! E quando con gli occhi dell’onnipresenza scruterai quaggiù, vedrai che nel cuore di molti non sei mai mancato, anzi vivi continuamente! Allora sarai veramente felice, sapendo che non hai vissuto invano, e ci aspetterai ispirandoci ancora col tuo dolce sorriso sparso nei fiori e foglie colorate delle primavere e autunni che verranno. E sentiremo la tua voce nelle melodie degli uccelli che tanto amavi! E attraverso lo scorrere del tempo, una volta uniti dall’amore infinito, ci ritroveremo in un oceano di luce e gioia dove il ricordo della malattia, della sofferenza e della morte, sarà cancellato per sempre! (Mario)
Gelsomina Aiello 18 anni
Letizia Sestito compie 1 anno
Alessandro Russomanno Laurea in Economia e Commercio - 23/03/1999 presso la III Università di Roma, con tesi dal tema: “Lo sviluppo economico dell’Irpinia nel dopo terremoto” Antonietta Colatrella Laurea in Medicina e chirurgia – 24/10/2000 presso l’Università “La Sapienza” di Roma, con voti 110/110 e lode discutendo la tesi “ Polimorfismi – genetici e auto –anticorpi nel Diabete Mellito gestazionale” Filomena Ceres Laurea in Giurisprudenza – 29/09/2000 presso l’Università Federico II di Napoli Egidio Di Lauro Laurea in Ingegneria Meccanica – 24/07/2000 presso l’Università di Napoli con tesi in Gestione delle macchine e dei sistemi energetici dal titolo “Studi preliminari per la realizzazione di un compressore a spirale orbitante interrefrigerato” Angelo Caruso Laurea in Ingegneria meccanica – 28/03/2001 presso l’Università di Napoli discutendo la tesi “La riorganizzazione di un impianto industriale per la lavorazione di elementi in alluminio, plastica e lamiera” relatore prof. A.Valentino Gualfardo Montanari Laurea in Scienze della Comunicazione – 26/04/2001 presso l’Università “La - Anno XXIX - Luglio 2001 N.66
LAUREE Sapienza” di Roma, con voti 107/110 discutendo la tesi in Sociologia delle relazioni internazionali dal titolo “Fonda-mentalismo & new media. Un connubio possibile?” Cettina Casale Laurea in Giurisprudenza – 28/05/2001 presso l’Università di Fisciano (Sa) con tesi in Filosofia del diritto dal tema: “Statualità e Sovranità” relatore prof. A. Catania Salvatore Casillo Laurea in Economia – 5/07/2001 presso l’Università di Ancona, con tesi in Economia Politica dal tema : “I nuovi canali distributivi dell’attività bancaria”
Pina Russomanno Caggiano 19-03-1924 / 15 -12 -2000
Grazia Maria Cerulo Laurea in Architettura presso l’Università “Federico II”di Napoli
Originaria di Caposele, ha trascorso l’intera vita a Taurasi, accanto al compianto prof. Gaetano Gaggiano. Pina Russomanno, l’angelo tutelare della nascita di alcune generazioni di taurasini, non è più: era un volto, una presenza familiare per i tanti che aveva aiutato a venire al mondo e per i tanti che avevano imparato a stimarla ed a volerle bene. Il nostro ricordo della sua vita è un bene da custodire con amore, oltre che un atto di gratitudine e un viatico
Rocco Caruso Laurea in Geologia presso l’Università “Federico II” di Napoli Apprendiamo inoltre con piacere che la Dott.ssa Cesaria Mattia, lo scorso 28/03/2000, ha superato gli esami del Dottorato di Ricerca in “Geologia Applicata ed ambientale” presso l’Università “Federico II” di Napoli, - Borsa di Studio della Sangemini spa.,- con assegnata tesi dal tema “Ricostruzione dello schema di circolazione idrica sotterranea e dei meccanismi di mineralizzazione del Bacino idrogeologico “Sangemini” (Umbria meridionale)
di salvezza. All’età di 65 anni cristianamente è mancata all’affetto dei suoi cari la cara memoria di Gerardina Patrone. Moglie, mamma e nonna esemplare, ha lasciato un gran vuoto in tutti quelli che avevano imparato a conoscerla ed a volerle bene. Gerardina Patrone 5 agosto 2000
REDATTORI
Strapaesanerie
Probbiu cumm’ si mò foss’ statu Si sò bbisti, piaciuti e salutati Chi vicinu, chi lundanu, pò sò sparuti Sturiendi, serv’, cafungieddi e sfurtunati. Ddà sò li posti ca vi siti canusciuti Poch’ chiacchier’, na guardata ra lundana Primu e mmò v’aggiu quasi nu pocu crisciuti Quanda suspiri e lacr’m’ ‘nfacci’a sta fundana. A bbot’ ‘ngera n’ammuina a fa la fila fanda Li trascursi, la prijezza p’ chi nascìa Nu’nv’ n’ ‘ngar’cati vi sacciu a tutti quanda Puru qqua, nnanzi a li muorti si chiangìa. Ra l’asila a la scola nu ‘nmaggiu scurdatu Chi a sturià, chi a fat’gà o p’ surdatu La figlia r’ cumbà... è maestrina Lu n’potu r zì... sap’ r’ mmiricina. La sora r’ cumma... è n’avvucatu Lu fratu r’ ronna... r’ casa stai d’ambieri Vicinu a quiru... carabbinier’ è d’v’ndatu E rich’n’ ca... l’annu fattu ‘ngignieri. E quiratu, cumm’ si chiama, r’ chi ven’ Puru iddu ra llò ‘nfor’ sè sistimatu Viat’a iddu, pò cu la capu chi ten’, ‘Nzomma chi cchiù e chi menu sè accunzatu. Chi primu e chi roppu cumm’ stunati Quacch’runu manga, chi ‘ngi vò fa è la vita P’ chi s’n’accorgi r’ calenn’ sò cangiat’ Serv’ pocu attaccarsi cumm’ ru fierru a la calamita.
DETTI La cannela r' lati nun faci luci a casta. *****
A luci r' cannela, nè femna e nè tela.
Pan' e alici, li fatti r' la casa nun zi rici. *****
***** E' megliu a fat'ha a cu chi nun ti piaci, e nò a parlà a cu chi nun ti capisci.
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A ddu canda la 'addina, guai a lu patronu. *****
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Chi è fessa si stai a la casa
Cientu cappotti accirer'n lu ciucciu. *****
A ddu simu arr'ddutti, l'acqua in da lu chiurnicchiu e ru panu in da lu fiascu.
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CASA-
di Berto Rosania
...Statti cittu... Ca mò tu lu condu. di Cettina Casale
CETTINA
FUNDANA CA M’NAVI ... E MO’ NU’MINI (2^ parte)
Si lu pan' è tuostu, viri ca nun è p' li riendi tui. *****
Si vu ca port'n rispettu a te, li figli anna ess' chiù fessa r' te. *****
L'acqua trov'la vai annanzi, e l'acqua chiara vai appriessu.
Cumm’ si rici, passa oj e passa rimani Mò tutti l’aqqua la ten’n’ in’dà la casa Si vai nnandi cu st’ nov’ cumminitani Calla o fredda, quà ggiri, ddà ‘ngasa.
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O’ r’ nà manera o’ r’ n’ata aviti funutu R’ jè fundaniann’ cumm’a na vota, mò ca sò arruzz’nutu L’epuca è cangiata, e cu edda puru r’ mm’nut’ E a mmè ru megliu mè mangatu.
La addina si spenna roppu morta. *****
Va trova mò cumm’à fattu e chi è statu Queru ch’è certu ca lu cuoddu m’annu turciniatuva L’ascia mò chi lu tubbu à ‘ndurcigliatu O nu ‘nsapìa fà, o nu ‘ntnìa cch’ fà... o è statu cummannatu?
Tannu si chiamata "donna bella", finu a chi tieni lu vinu in da la vutticella.
Però sotta sotta nu ‘nziti tantu cangiatu Cumm’a pprimu angora vi sendu lam’ndan’ E questu è niendi, ra ddà, ra quiru latu Accummenza la salita, e cittu senza parlan’.
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E mò nu ‘ncigliati, ca l’aviti appena accumm’nzata Pò si quacch’runu mi ‘ngi vol’ truvà Mò so ì ca nu ‘mbi vogliu send’, mi sò s’ccata Asciatavélla n’ata, mò basta, lassàtimi sta. Una delle poche fontane salvate dall'urbanizzazione
Chi si 'nzora annandi a la casa, vev' in da lu bicchier'; chi si 'nzora in da lu paiesu, vev' in da la buttiglia; chi si n'zora for' paiesu, vev' in da lu fiascu.
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Attualità
PUBBLICA ASSISTENZA CAPOSELE :
UN IMPEGNO CHE CRESCE, UNA RESPONSABILITA’ DA CONDIVIDERE di Cesarina Alagia
O
rmai la Pubblica Assistenza a Caposele è diventata una pre senza costante ed una risposta concreta ai bisogni sociali presenti sul territorio ed in quest’ottica abbiamo lavorato e continuiamo a farlo, a volte in maniera palese, a volte in modo meno visibile, ma non per questo meno importante ed incisiva. Quest’anno il nostro operare si muoverà in uno scenario diverso in quanto nel contesto politico – sociale (a livello nazionale) si sono verificate delle grosse novità, mi riferisco alla legge 328, che modifica sostanzialmente il settore dell’assistenza. Difatti questo settore, finora ancora modellato sulla legge Crispi del 1890, con la nuova legge per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali, subirà una radicale trasformazione in quanto introdurrà un’assistenza su misura, nell’ottica della prevenzione, dell’inclusione e dell’affermazione dei diritti connessi alla protezione sociale. Si tratta quindi di una legge che caratterizza il suo “promuovere interventi per garantire la qualità della vita, pari opportunità, non discriminazione e diritto alla cittadinanza, previene, elimina e riduce le condizioni di disabilità, di bisogno e di disagio individuale e familiare, derivanti da inadeguatezza di reddito, difficoltà sociale e condizioni di non autonomia”. Come si può facilmente capire si tratta di una legge che caratterizza la sua innovatività proprio sulla radicale trasformazione dello stato sociale ed oggi per effetto di questa legge, le politiche sociali, lungi dall’essere un optional per le diverse amministrazioni locali, diventano un impegno concreto,che basandosi sulla specificità dei bisogni territoriali, e sulle risorse della comunità,deve sapersi tradurre in piani e progetti, necessari a dare delle risposte concrete a dei bisogni effettivamente esistenti e maturati nel territorio, tutto quanto in una prospettiva di decentramento e di rispetto delle autonomie e specificità locali. Il ruolo del terzo settore, e quindi anche del volontariato, in questo nuovo scenario, acquista una rilevanza notevole in quanto gli Enti locali, le Regioni, e lo Stato dovranno garantire azioni per i sostegno e la qualificazione dei soggetti operanti nel terzo settore, i quali quindi partecipano, attraverso specifiche forme di concertazione alla realizzazione del sistema integrato di - Anno XXIX - Luglio 2001 N.66
interventi e servizi sociali previsti nel Piano di Zona Sociale. A questo proposito noi della P.A. vogliamo ribadire la nostra intenzione a potere e a volere essere coprotagonisti di questa forte innovazione e di questa nuova sfida dello Stato Sociale, pertanto ci stiamo adoperando e preparando in modo adeguato, anche frequentando corsi di formazione che ci vedono impegnati nello sforzo di acquisire capacità progettuale innovativa talea potersi collegare ad una progettualità reticolare sempre più ampia. Ovviamente il decollo della legge e quanto essa comporta, implica tempi un tantino dilatati, il nostro invito all’amministrazione comunale è quindi che intanto voglia e sappia coinvolgerci in questa nuova visione del sociale, dandoci sempre maggiore legittimazione sostenendo adeguatamente le nostre iniziative, in modo da garantire e permettere il prosieguo delle nostre attività. Questa mia ultima affermazione deriva dal fatto che, molte volte, i nostri servizi ed interventi non trovano il dovuto riconoscimento da più parti, e pertanto, spesso, ci troviamo in difficoltà che rallentano le nostre iniziative, che pure sono a vantaggio dell’intera collettività, - un esempio su tutti è rappresentato dal servizio quotidiano ed ininterrotto di Pronto Soccorso con l’ambulanza, che comporta uno sforzo tecnico ed organizzativo non indifferente-Eppure credo che la nostra associazione meriti una considerazione maggiore ed una partecipazione più numerosa di cittadini in quanto siamo riusciti con grande sforzo, a dare dei contenuti concreti al concetto di Solidarietà ed anche un contributo alla crescita culturale del nostro paese. Nella nostra associazione vengono inoltre svolte, (grazie all’apporto di volontari giovani ma non per questo impreparati al loro compito) attività di animazione nei confronti di bambini e fanciulli (dai 4 ai 14 anni) ed attività di accoglienza nei confronti di bambini da 8 mesi a 3 anni; sempre presso la nostra associazione è stato attivato il servizio SAM (servizio di assistenza ai minori) che si avvale della consulenza settimanale di una sociologa e di una psicologa. Tale servizio riesce a dare risultati apprezzabili, in quanto ci si adopera per svolgere un’analisi attenta del territorio da cui spesso emergono problematiche diversificate a carico dei minori che poi vengono sottoposte all’attenzione e alla soluzione da parte degli operatori sociali della legge 285,
dato che questi servizi rientrano in un progetto consorziato tra diversi comuni, dei quali il nostro fa parte e che ha come comune capofila Montella. Stiamo elaborando, con altre P.A. un progetto a favore di minori a rischio (compresi nella fascia d’età compresa tra i 14 ed i 18 anni) e tale progetto ha come finalità prioritaria quella di contrastare il ricorso a sostanze come droga, alcool e tabacco (condotta deviante che spesso è causa di fenomeni di marginalità sociale) ricorso indotto da mancanza di ideali, mancanza di fiducia nel futuro, e difficoltà di socializzazione. Il progetto, pertanto, si propone di orientare questi giovani verso attività qualificanti e gratificanti al fine non solo di recuperare ma anche di prevenire; il progetto consentirà di creare presso la P.A. un polo di attrazione, aggregazione sociale e culturale. Va inoltre detto che nel nostro territorio viene avvertita da parte di anziani che si vivono situazioni di disagio e solitudine, la necessità di una Casa di Riposo. Noi intendiamo che tale necessità possa trovare una forma concreta di realizzazione : basta la disponibilità di una struttura e la costituzione di una cooperativa o Impresa sociale. L’amministrazione comunale ci ha riferito che la struttura la si può reperire, e le persone qualificate e capaci di costituire Imprese sociali pure ci sono, in tale senso abbiamo infatti anche fatto un monitoraggio sul territorio; nel frattempo ci stiamo adoperando a stendere una scheda - questionario per censire l’intenzione e la disponibilità degli anziani ad usufruire della suddetta opera, la quale vedrebbe così contemplate e realizzate due necessità:il soddisfacimento del bisogno dell’anziano ad avere una Casa di Riposo e nel contempo, l’esigenza lavorativa delle persone preposte all’erogazione del servizio. Ultimamente la nostra associazione ha realizzato due importanti incontri, uno sulla “legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali” e l’altro avente come tematica “Promuovere i diritti dell’infanzia, dell’adolescenza e della famiglia per costruire un futuro migliore”. Sono stati entrambi occasione di confronto e di arricchimento, con la presenza di relatori molto qualificati, che hanno saputo dare il migliore contributo alla discussione.
Da questi incontri sono emerse delle problematiche aperte che la P.A. intende considerare, quale, ad esempio, l’opportunità di realizzare dei Corsi e dei Gruppi di lavoro sul ruolo che l’essere genitore oggi comporta, specialmente alla luce delle trasformazioni che hanno investito la nostra società anche all’interno del “sistema famiglia”. Alla fine di questo mio “excursus” su quanto abbiamo realizzato e su quanto si intende ancora realizzare, devo, purtroppo affermare che nonostante abbiamo sempre sostenuto che la nostra associazione vuole essere un punto di incontro di gente partiticamente diversa ed anche di credi religiosi differenti, affiancata nello sforzo comune di rendere la nostra società più umana, vivibile e credibile, dicevo, nonostante le nostre porte continuino ad essere aperte,vediamo e subiamo la poca partecipazione. Assistiamo, quotidianamente all’ impoverimento ed al decadimento dei valori della solidarietà e della partecipazione anche da parte di gente, che ricoprendo nella società determinati ruoli, dovrebbe essere maggiormente partecipe di tipo sociale ed umanitario. Continua a crescere a Caposele, la cultura delle buone intenzioni e delle belle parole che poi però, rapportate alla concretezza, all’operatività ed anche allo sforzo delle azioni, si frantumano irrimediabilmente. Bisogna quindi che ci sia, da parte di tutti gli operatori politici, sociali, religiosi e scolastici una maggiore forma di partecipazione, di condivisione anche critica, in tutte le attività volte al benessere dell’intera collettività, in modo da prevenire quei disagi e problemi che ci vedono magari uniti come società solo nella fase più eclatante del loro manifestarsi, ma che non si traducono in azioni concrete e continue nel tempo.
REDATTORI
QUALCHE IDEA ( peraltro non nuova )
E
arrivò il tempo dell’urbanizzazione per il centro (storico?) di Caposele. Finalmente. Certo il fastidio per gli effetti limitanti sulla mobilità delle persone e delle cose è grande. E tuttavia sono lavori non solo necessari ma che si effettuano con enorme ritardo rispetto a quella che doveva essere o avrebbe potuto essere una programmazione razionale degli interventi della ricostruzione. Terminerebbe, con questi lavori, il pasticcio di fili elettrici e telefonici tesi per le strade come gli addobbi di un albero di natale, di fogne otturate ed allacciamenti idrici fatti alla buona e senza che se ne conoscessero, oramai, i tracciati. Si metterebbe ordine, quindi, alle cosiddette reti di erogazione dei servizi. Resta il dubbio, visto il mutare “work in progress” del progetto, sugli esiti del ridisegno dell’arredo urbano, sulla scelta dei materiali, sulle linee di disegner, su come verranno distribuiti i punti luce lungo le vie e sulle piazze, e così via… Capisco che si possano considerare questi dubbi come tipiche esercitazioni onanistiche da circolo culturale, fatte in attesa che arrivi l’orario per il pranzo (come dire, tanto per perdere un poco di tempo). Il punto, al contrario, è decisivo non solo per riconsegnare dignità e decoro all’abitato, ma per far sentire a chi ci abita il senso di muoversi in un contesto di spazi propri e in cui si riconosce pienamente.. Dopo di ché va anche chiarito che gli attuali interventi si muovono all’interno di un’idea di recupero di ciò che preesisteva, nel bene e nel male. Il problema immediatamente successivo è quello di pensare a quali e quanti spazi possono essere interessati da azioni progettuali a carattere altamente innovativo che possano fare di Caposele un luogo di cui si possa parlare con ammirazione ed interesse. Facendomi in qualche modo interprete di alcune idee, allo stato ancora embrionale, del mio
amico Antonio Gerardo Malanga, provo a tracciarne un paio. La prima ha a che fare con gli elementi di maggiore riconoscibilità dell’identità collettiva: l’acqua, le sorgenti del Sele. Sarebbe utile pensare ad un progetto monumentale che abbia, sotto il profilo simbolico, l’acqua come elemento centrale di valore. Questo progetto deve trovare una sua coerente collocazione nell’area delle sorgenti, come per esempio le cantine che stanno a monte, le Saure, Piazza della Sanità, la curva della Sanità… Si può realizzare addirittura un parco tematico facendo ricorso alle più avanzate tecnologie (non entriamo nel dettaglio, altrimenti dovremmo poi chiedere il copyright). Potremmo a quel punto immaginare una nuova funzione per tutta l’area delle sorgenti. Certo non possiamo oggettivamente rinunciare alla Sanità come piazza di transito per i mezzi veicolari, ma una sua sistemazione non scontata e banale la pensiamo possibile. Ovviamente tutto deve passare attraverso un concorso di idee, possibilmente internazionale, attraverso il quale fare esprimere le migliori menti dell’architettura moderna. (Ad un certo punto del ragionamento, che si stava sviluppando con Antonello e qualche altro esimio uomo di ingegno artistico, ci corre in aiuto il solito conoscitore delle vicende amministrative.
di Gerardo Ceres
L’altra idea ha a che fare con l’altro simbolo dell’identità collettiva: il santo “nocchiero della collina”. Partendo dalla considerazione che la venerazione di S. Gerardo trova proprio a Caposele i tratti di maggiore autenticità, un ricongiungimento ideale tra l’area della basilica e quella delle sorgenti può diventare simbolicamente importante. La congiunzione potrebbe realizzarsi attraverso un sistema di trasporto a “dentera”, che altro non sarebbe che un trenino a mono carrozza che riesce a scendere e a salire nonostante il dislivello di quasi duecento metri. Le stazioni potrebbero essere collocate a monte appena sotto la basilica e a valle nel vecchio campo sportivo. Da qui un camminamento lungo l’area delle lavanghe e attraversando “la preta r’la tenta” porterebbe alle sorgenti. Logisticamente si risolverebbe così il problema dei parcheggi per i potenziali turisti che utilizzerebbero il parcheggio dei redentoristi. L’obiezione poi circa le difficoltà per l’individuazione e il recupero delle risorse economiche necessarie a sostenere questi interventi è largamente falsa. Le risorse ci sono: vanno solo intercettati i canali a livello regionale, statale e comunitario. Occorrerebbe impegnare una figura ed una funzione interna alla macchina amministrativa capace
di fare questo tipo di lavoroQueste due idee, per quanto “fantasiose”, ci paiono comunque strumentali per porre una questione in qualche modo centrale per Caposele. Cosa fare, quali azioni mettere in campo per evitare che il vecchio centro urbano diventi una frazione dei Piani e di Materdomini. Tocca in modo particolare agli amministratori che hanno scelto di costruire le proprie dimore ai Piani confutare quella che sta diventando una convinzione largamente diffusa tra i cittadini. Il resto non importa, sono solo discussioni accademiche. I fatti restano e sulla base di questi avverrà il giudizio della storia. Certamente Caposele lasciato così è destinato a morire e a perdere la sua funzione e la sua riconoscibilità. Ogni azione è buona ad arginarne la prevedibile deriva. Quindi in termini positivistici occorre volgere lo sguardo in avanti, chiudendo definitivamente il capitolo del terremoto, uscendo definitivamente fuori dalle logiche della legge 219 e dell’incaricuccio dato ai ciucci, del progettino avulso dalla complessità dei contesti urbanistici ed architettonici. In buona sostanza proiettando Caposele in una sfera di sperimentazione e di innovazione coraggiosa.
Ci viene ricordato che in effetti nella convenzione con l’Acquedotto Pugliese, rinnovata solo qualche anno fa, si fa esplicita menzione alla risistemazione dell’area delle Sorgenti, prevedendo, peraltro, tutto il costo a carico dell’Ente. Perché non si è dato seguito a quelle pattuizioni? Non sarebbe utile riaprire il dossier e chiedere conto degli impegni sottoscritti?) - Anno XXIX- Luglio 2001 N. 66
REDATTORI
SALVATORE CONFOR-
PICCOLA CRONACA Il WWF a Caposele è finalmente una realtà. Ai piedi del Monte Paflagone, nell’incontaminato verde che circonda il nostro grande piccolo paese, non poteva mancare un punto di riferimento per quanti (e ci auguriamo che non restino solo gli attuali soci) amano e rispettano la natura nel suo insieme. La sezione del WWF può finalmente vedere la luce anche nel nostro territorio e l’iniziativa, siamo sicuri, riscuoterà molto successo. Caposele, difatti, si può ritenere un’oasi al naturale, dentro la quale la sezione rappresenterà il cuore dell’informazione e della sensibiliz-zazione nei confronti di un dovere: il rispetto della natura, che è di tutti. Tutti noi cittadini, per quel che facciamo in questo senso, rappresen-tiamo il sangue che fa pulsare questo cuore e che mantiene in vita questa bellezza naturale. Dovremmo espletare questo dovere, rispettando in ogni minima parte l’ambiente che ci ospita, un dovere, ovviamente, che non deve essere limitato solo al nostro territorio ma che deve essere qualcosa di globale… pensare localmente per agire globalmente. Tutto questo è necessario ed improrogabile per tutti. L’apertura che per noi rappresenta la sezione del WWF, è un piacere indescrivibile ed un’opportunità unica che ci piacerebbe condividere con più gente possibile. Vogliamo ringraziare, innanzi tutto, l’Amministrazione Comunale che ci ha gentilmente dato una sistemazione logistica abbastanza adeguata. Il nostro pensiero va, comunque, a Luciano Grasso il quale tanto ci ha insegnato e senza il quale ci sarebbe stata, da parte nostra, ancora tantissima strada da percorrere. A lui, quindi, fondatore della nostra sezione, va il nostro infinito ringraziamento ed il nostro ricordo sempre vivo. Tutti possono unirsi a questa grande famiglia e lottare insieme per rendere più vivibile e a misura d’uomo la nostra vita e quella degli altri. Presso la sezione, è inutile ripeterlo, si può rivolgere chiunque senta il dovere di fare qualcosa – e a questo proposito invitiamo anche i più scettici – perché questo qualcosa è
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chiaro che lo si fa anche per se stessi, è bene non dimenticarlo. La sezione offre informazioni sulle iniziative locali che ci proponiamo al più presto di intraprendere, nonché su quelle nazionali offerte dalle varie sezioni italiane alle cui attività tutti i soci possono partecipare. Presso la sezione si può rivolgere chiunque voglia diventare socio del WWF, contribuendo, così, in maniera più incisiva a questo movimento; anche i bambini possono diventare soci del WWF. La sezione sarà anche un centro di consultazione e di ricerca su argomenti naturalistici; abbiamo, infatti, un piccolo angolo allestito a mini biblioteca. I volumi, che al momento sono pochi, trattano argomenti di ambiente, erboristeria, animali, inquinamento ecc. Oltre ai volumi, sono presenti anche delle riviste che trattano argomenti analoghi. Speriamo che la nostra piccola biblioteca possa essere arricchita con il contributo di tutti, di chiunque voglia donare un testo, perché in parte significherebbe già donare qualcosa di sé. La Natura e noi, anche a nome di Luciano Grasso, vi ringraziamo già da adesso per quello che vorrete sicuramente fare. La sezione è ubicata in Via Mulini, nella zona dell’ex consultorio familiare, ed è aperta in orari che sono affissi davanti al portale della stessa. Intraprendere in maniera più concreta questo cammino ci emoziona. E’ un desiderio che finalmente si avvera… grazie anche a te. Dina Sista, Armando Grasso, Nevicella Sista, Antonella Grasso.
La nuova sede del WWF di Caposele
APOSELE
UN ANN O A C E'
in fase di ultimazione il restauro digitale di:
"un anno a caposele" il lungometraggio edito dalla Pro Loco Caposele che ripercorre, in video, nelle fasi di vita sociali più salienti, il percorso di un turista in visita a Caposele. Il lungometraggio, realizzato nel 1979 e che sarà distribuito prossimamente, mette in luce gli usi, i costumi, i personaggi e i luoghi del nostro Paese prima che il terremoto dell'80 ne stravolgesse il tessuto sociale ed urbano. Un' ora e mezza di grandi emozioni con immagini e suoni chiari e limpidi che ci permetteranno di conservare un documento
straordinario che ogni caposelese dovrebbe avere nella propria videoteca.
Visto il numero limitato DELLE COPIE è già possibile prenotarsi, PRESSO LA PRO LOCO, per assicurarsi UNA COPIA DEL
Piccola cronaca
UN DOVEROSO SALUTO DI COMMIATO AL MARESCIALLO PIETRO PETRUZZIELIl nostro Comandante della Stazione Carabinieri, Maresciallo Maggiore U.P.S. Pietro Petruzziello, dopo aver retto per oltre venti anni il comando, ha chiesto di essere collocato in congedo per meritata pensione. La Pro Loco avverte il dovere di ringraziarlo per la sua attenta sensibilità dimostrata verso i problemi umani e di ordine pubblico avuti in questo territorio. Giunse a Caposele nel 1980 con il grado di Brigadiere e visse, in prima persona, i drammatici giorni del terremoto ’80. Il fabbricato che ospitava la Caserma crollò, ma l’Arma dei Carabinieri locale si prodigò nell’opera di soccorso anche se ferita nei suoi affetti più cari. Solo da qualche anno, dopo vari spostamenti in strutture precarie, essa ha trovato degna sistemazione nel fabbricato di proprietà dell’E.A.A.P. in Piazza Sanità.Giunse a Caposele con la gentile consorte e bue bambini, oggi adulti. Il primo, Domenico, dopo aver frequentato brillantemente gli studi liceali, è oggi occupato quale agente nel Corpo di Polizia Penitenziaria a Firenze; il secondo,
Il Maresciallo Petruzziello durante alcune delle manifestazioni della Pro Loco
Il Maresciallo Petruzziello durante la Premiazione dell'Arma dei Carabinieri alla fine della carriera
Francesco, laureatosi brillantemente in ingegneria, è attualmente impegnato quale Carabiniere Ausiliario di Leva presso la NATO di Napoli. L’augurio che porgiamo al Maresciallo Petruzziello è che alla fine del suo mandato possa fermarsi qui a Caposele con la sua famiglia e che possa godersi serenamente il meritato riposo in questo paese che ha visto il suo prodigarsi, sempre, con umiltà e discrezione. La Pro Loco Caposele sarà ben lieta di annoverare, fra i Soci Onorari, il Maresciallo Maggiore Pietro Petruzziello, sperando di poter condividere, insieme a lui, dei momenti, ormai più rilassanti, della vita sociale di questo Paese. Auguri. Antimo Pirozzi
Il Maresciallo Petruzziello insieme alla squadra del Comando della stazione di Caposele
Quali sono gli ingredienti giusti per la ricetta del sano divertimento? Le risposte potrebbero essere varie, ma per un gruppo di ragazzi di Caposele e Materdomini non ci sono dubbi: basta amalgamare bene musica popolare, passione per il ballo e unire il tutto con la riscoperta delle antiche tradizioni locali. Nasce così il gruppo di ballo “La Quadriglia”che, formatosi quattro anni fa un po’ per gioco, un po’ per allietare le feste folkloristiche del luogo, è ormai conosciuto in quasi tutti i paesi d’Irpinia e del Salernitano. Tra i componenti del gruppo, con il passare del tempo, si è consolidata sempre più la voglia di far conoscere uno degli aspetti più caratteristici della vita contadina caposelese, ossia la Quadriglia (da cui prende il nome il gruppo), ballo che ritemprava gli animi dopo una dura giornata di lavoro nei campi. Il ritmo
frenetico dell’organetto accompagnava (ed accompagna) i movimenti travolgenti e spettacolari di uomini e donne che, tra giri di ballo, scambi di coppia, ‘ngat’namienti, cuntrè, ‘ngimma e sotta, gir’la e vot’la, mani in quattro e, per finire, il mitico ed estenuante batticulo, dimenticavano le fatiche del giorno andato. “La Quadriglia”, formata da sette coppie, si esibisce in costume tradizionale, accompagnata dal gruppo musicale “Li cumbari folk sciò”, nelle feste popolari, nelle sagre di paese ed ovunque ci sia voglia di divertirsi in maniera genuina. Alla fine, tutto il pubblico viene coinvolto in una mega-qudriglia, ed il divertimento è assicurato. Il gruppo non persegue scopi di lucro, ed infatti il ricavato delle esibizioni viene devoluto a favore dei bambini del Madagascar.
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Piccola cronaca
Da una straordinaria raccolta di molti anni di intensa collaborazione con il giornale "San Gerardo" su problemi di vita quotidiana legata al complicato mondo delle leggi italiane, scaturisce la realizzazione di un libro di grande efficacia sociale: "IL CITTADINO E LA LEGGE" di Giuseppe Palmieri. La presentazione avvenuta nella sala convegni della Basilica San Gerardo il giorno 7 ottobre 2000, ha visto la partecipazione di tantissima gente e non solo di addetti ai lavori che hanno potuto ascoltare ed apprezzare le parole dell'autore e quelle degli intervenuti al convegno sulla giustizia. Dalla nostra redazione all'amico Giuseppe un grosso augurio e l'appuntamento al prossimo interessante libro.
Antimo Pirozzi nuovo Presidente della Pro Loco Caposele
Dopo un ordinario ciclo di 3 anni di presidenza, l'arch. Salvatore Conforti e il suo direttivo consegna al nuovo C.d.A. il testimone della prestigiosa associazione di Caposele. Il cavaliere Antimo Pirozzi, da sempre impegnato in questioni sociali e presente da molti anni nell'organizzazione della Pro Loco, ha accettato, con entusiasmo, la carica di Presidente circondandosi di un consiglio di amministrazione molto rappresentativo. Oltre al consueto lavoro di osservatorio sul territorio, il nuovo Presidente, si propone di allargare alle altre realtà sociali di Caposele le collaborazioni affinchè si possa avere, nel tempo, una sorta di unica organizzazione che ha le identiche finalità. Del nuovo Presidente, già collaboratore del nostro giornale, riportiamo, di seguito, alcune iniziative rivolte agli amministratori e qualche proposta su questioni che interessano la vivibilità e la socialità e che tracciano la direzione alla quale la nostra associazione turistica deve puntare. al nuovo Presidente AUGURI !
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Una fase del Dibattito sul tema: ANNO 2000 VERSO QUALE GIUSTIZIA Sono intervenuti: On.le Enzo De Luca, On.le Mario Sena, Prof. Avv. Modestino Acone, Sen. Ortensio Zecchino, Avv. Donato Pennetta.
La Chiesa Madre è stata abbandonata! L'impresa appaltatrice ha rinunciato proprio quando si trattava di lavorare su parti strutturali importanti come la copertura. Il provveditorato alle opere Pubbliche ha rimesso in moto, ma con molta lentezza, un nuovo appalto per conclu-
dere il lavoro precedente e arrivare ad una chiusura funzionale della chiesa. E' necessario che la popolazione si faccia sentire, con forza, nei confronti degli enti competenti, affinchè non si continui a dire che il nostro Paese non ha bisogno di una chiesa perchè nessuno la rivendica.
E' arrivata l'estate e si cerca disperatamente, come al solito, un po' di refrigerio. Una delle zone più suggestive e caratteristiche che soddisfano questa esigenza è sicuramente il "BOSCO DIFESA". Si dovrebbe pulire, sistemare e regolamentare il flusso delle macchine affinchè l'utente possa avere un minimo di tranquillità. Non è chiedere molto. In effetti si tratta di un mese all'anno nel quale si potrebbe, come già è accaduto, in modo poco edificante, far gestire un bar, il servizio parcheggio e la pulizia ad un gruppo di giovani uniti in una cooperativa, questa volta, però, in modo legittimo e regolare. Amministratori ... provateci! Ecco l'estate ed ecco i consueti tornei di calcio che si alternano nel nostro ormai insostituibile campo urbano di calcio "Liloia". E' la spensieratezza e la facilità di incontro in questo luogo che hanno decretato la definitiva sconfitta della soluzione "Stadio di Palmenta". Al calcio, poi si è accostato un altro spunto di incontro che trattiene gli appassionati fino a tarda sera: è il campetto di bocce il quale,è collocato in una posizione strategica (tra il campo di calcio e il fiume) e soprattutto fresca.
La schola cantorum 2001 della Parrocchia di Caposele
Piccola cronaca
UNA SCELTA DI QUALITA’: A CAPOSELE IL CONSORZIO IRPINO DEI PRODUTTORI DI OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA
I
n diversi concorsi, altamente qualificati, l’olio extravergine di oliva di Caposele e’ risultato il migliore della provincia di Avellino. Lo scorso anno , le campionature, curate dall’APOOAT, il Patronato Olivicoltori delle ACLI, hanno interessato l’intero territorio provinciale. Le analisi dei campioni sono state curate dall’Università Federico II di Napoli, in particolare dagli operatori specializzati della Facoltà di Agraria di Portici. Il “Panel test”, composto da nove assaggiatori ufficiali, e le analisi fisico – chimiche, hanno consentito la scelta dei migliori dodici oli extravergini d’oliva della provincia di Avellino. Tra questi , si sono ben classificate tre produzioni di Caposele, ed è stato ottenuto, ancora una volta, il primo posto assoluto. A fronte di questa produzione qualitativamente ottima non esiste, purtroppo, alcuna forma di commercializzazione con marchio di origine. E’ giusto spiegare, anche se per sommi capi, che si tratta di una produzione non solo qualitativamente validissima, ma anche quantitativamente significativa; infatti si stima il prodotto commercializzabile in circa 700 quintali di olio, ricavati dalla produzione media annuale di olio di circa 1.400 quintali depurata di circa 700 quintali di olio per autoconsumo. Inoltre, negli ultimi dieci anni, i dati statistici degli operatori del settore riscontrano l’immissione di nuovi impianti di oliveti, per un totale di circa 20.000 nuove piante che daranno a breve, una produzione aggiuntiva di circa 800 quintali di olio. Per tutti questi motivi, che sono stati qui solo sommariamente descritti, necessita trovare soluzioni che, nell’interesse particolare dei coltivatori ed in quello collettivo del paese, possano creare un vero e proprio circuito di produzione di qualità e di commercializzazione del prodotto. A fronte di questa situazione e dopo aver accertato inoltre che gli impianti oleari operanti in Caposele non potranno assicurare la trasformazione di tutto il prodotto, un gruppo di cittadini ha ritenuto così di associarsi per trovare una soluzione ad un problema che, altrimenti, sarebbe difficilmente risolvibile. Il giorno 14/03/2001, e’ stato così costituito dai sig.ri Rocco MATTIA, Idolo ROSANIA, Franco di MASI, Giuseppe MALANGA, Giuseppe SENA, Antonio D’ELIA, Gerardo CICCONE, ed Anna CASALE, con atto formale, presso lo studio del notaio Laura Romano, il C.I.P.O. (Consorzio Irpino Produttori Olio Extravergine di Oliva). Al Consorzio hanno già aderito altri produttori ed altri ancora ne hanno fatto richiesta. In data 20/06/2001, con ulteriore atto notarile ha aderito al Consorzio anche l’Oleificio Mattia, che ha trasferito l’attività aziendale dell’impianto oleario diventato legalmente patrimonio consortile. In data 29.06.2001, il Consorzio ha inoltre presentato pratica di finanziamento ai sensi della legge 488, richiedendo contributi per l’ampliamento ed il miglioramento delle attività, previa domanda al Comune che dimostrando buona disponibilità, ha fornito per tempo la documentazione necessaria riferita al lotto, di 2.500 mq. nel P.I.P. di S.Caterina, dove dovrà essere impiantato il nuovo complesso industriale. E’ stata progettata la struttura in cui si andrà ad eseguire la trasformazione delle olive, l’imbottigliamento dell’olio, la produzione di nocciolino per impianti termici di riscaldamento e la produzione del “compost” ricavato dalla sanza. L’impianto oleario previsto, del tipo centrifugo, oltre al sistema tradizionale, potrà produrre olio di altissima qualità con il metodo della snocciolatura preventiva delle olive, senza la frangitura del nocciolo. Il complesso industriale assicurerà una produzione oraria di oltre venti quintali di olive lavorate essendo stato dimensionato anche in funzione dell’incremento della produzione dovuta all’impianto dei nuovi uliveti. Il fabbricato, a due livelli, si svilupperà su 1.000 mq di superficie coperta ed osserverà tutti gli standard della normativa di settore vigente. Per la lavorazione delle olive, il confezionamento dell’olio, la promozione e la commercializzazione dell’olio, del nocciolino e del compost di sanza, è prevista l’assunzione a tempo pieno di manodopera specializzata e personale dirigente. La commercializzazione del nostro olio extravergine così concepita, sarà indirizzata al consumatore di qualità, al quale dovrà essere assicurato, inoltre, un prodotto biologico ed esclusivo. Il Consorzio, infatti, si impegnerà a promuovere il nostro olio selezionando le diverse qualità delle nostre olive, avendo cura, in particolare, di qualificare l’olio extravergine ottenuto dalle olive “cultivar Carpellese” tipiche del CIPO nostro territorio.
CIPO
Dobbiamo segnalare, con sommo dispiacere, che in questi ultimi tempi si sono verificati nella nostra piccola comunità gravi fatti di delinquenza che hanno impaurito l'intera popolazione. Non ultimo il tentativo di furto con l'aggravante dello scasso e tentativo di intimidazione subìto dalla nostra amica , nonchè collaboratrice amministrativa della Giunta comunale Teresa Castello. Un episodio che poteva produrre delle gravi conseguenze e che fortunatamente non si sono verificate. La redazione de"La Sorgente" è molto vicina a Teresa e condanna viva-
CONSORZIO IRPINO PRODUTTORI OLIO OLIVA EXTRAVERGINE Via SanGerardo, 61, 83040 Caposele TEL. 0827 53226
mente episodi di tale gravità messi in atto da delinquenti senza scrupoli. Alla luce di questi fatti di cronaca che arrecano inquietudine e sconcerto, si è tenuto uno speciale Consiglio Comunale dal quale è scaturita la necessità di mantenere viva e attiva, 24 ore su 24, le forze di controllo sul territorio, affinchè Caposele possa ritornare ad essere un Paese molto tranquillo. STAZIONE CARABINIERI DI CAPOSELE TEL .0827 53055
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Piccola cronaca
La Pro Loco SUGGERISCE LE LETTERE DEL NUOVO PRESIDENTE
Al Sig. Sindaco del Comune di Caposele Sig. Sindaco, ritengo doveroso sensibilizzare la S. V. per una proposta già avanzata al Sindaco p.t. dal 1986 ed evidenziata a pag. 12 de “La Sorgente” n. 34, che allego in copia. Tale proposta, o suggerimento, a mio sommesso avviso può ritenersi ancora oggi valida, considerato che ne è facilitata la soluzione in relazione ai lavori di urbanizzazione in corso. PROPOSTA PER LA SISTEMAZIONE DI PIAZZA SANITA’ La Piazza accoglie l’ingresso della Chiesa della Madonna della Sanità e l’accesso al “Santuario delle Acque” (le Sorgenti del Sele) di notevole importanza, così come evidenziato nei dizionari enciclopedici. Esse sono meta, come si sa, di continue gite scolastiche a scopo culturale specialmente da Istituti della intera Regione Puglia. Per poter accedere alle Sorgenti, quindi, è ovvio che i pullmans stazionino sulla medesima piazza e di conseguenza essa costituisce il primo impatto con il centro urbano di Caposele. Orbene, nonostante essa sia tenuta in un discreto stato di manutenzione, nell’ambito della politica di valorizzazione dell’ambiente, si renderebbe necessaria l’effettuazione di alcune opere. a) creazione di una fontana architettonica zampillante; b) valorizzazione dell’attuale alberazione mediante opportuni accorgimenti; c) l i b e r a r e l a z o n a d a l l e infrastrutture provvisorie ivi esistenti; d) sistemazione del muretto belvedere lungo la fascia che affaccia sul canale di scarico delle acque delle sorgenti e possibilmente l’apposizione di un’inferriata tubolare che fungerebbe da passamano dell’altezza di circa 30 cm.; e) sistemazione di una serie di panchine lungo tutto il muretto, realizzate in Pietra di Trani, onde dare possibilità di ristoro a tutti coloro che desiderino godere la frescura delle piante e la loro ombra; f) effettuare dei lavori in modo da rendere più vistoso ed austero l’attuale Monumento ai Caduti e l’eventuale installazione, nei pressi, di una, lapide in marmo o in bronzo, a ricordo delle vittime del terremoto del 23/11/80: g) pavimentazione a ciottoli
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(cubetti) dell’intera piazza in modo uniforme; h) arretramento del muretto del Cantiere E.A.A.P. in modo da aumentare lo spazio a disposizione dell’intera cittadinanza. Sono certo che realizzando tali lavori si può ottenere una piazza degna di un centro storico come Caposele. Si ringrazia per l’attenzione che la S. V. vorrà prestare alla presente.
per razionalizzare e caratterizzare altre zone, come l'ingresso al paese ad esempio, che ancora oggi a malapena si distingue? Un'opera magari di qualche grande scultore di fama internazionale che possa attirare l'attenzione dei media e di persone interessate alla bellezza e alla cultura.
Uno stemma di uno dei pochi portali di Caposele
Distinti saluti Al Sig. Sindaco del Comune di Caposele Sig. Sindaco, in virtù di quella doverosa collaborazione che ogni cittadino dovrebbe offrire alla P.A. per quelle piccole cose che sfuggono a chi è impegnato ad affrontare i grossi problemi della cittadinanza, sento il dovere di segnalare quanto appresso: 1) E’ auspicabile dotare il custode del cimitero di una barella “porta bara” onde agevolare il trasporto della salma dalla camera mortuaria alla fossa di seppellimento. Questo perché non sempre, al momento, sono presenti persone idonee ad aiutare il personale addetto al cimitero; 2) Predisporre delle “transenne mobili” in Piazza Sanità in modo da permettere una disciplinata coda per coloro che effettuano la tradizionale e consueta “visita” ai familiari del defunto. Tale accorgimento sicuramente eviterebbe la “calca” oltre ad evitare l’imbarazzo di coloro che disciplinano l’afflusso per la visita. Tutto ciò è praticato anche in altri paesi. Qualora la presente venisse presa nella dovuta considerazione, sono disponibile ad ogni ulteriore delucidazione in merito. Distinti saluti Antimo Pirozzi Le urbanizzazioni e gli ingenti fondi a disposizione dovrebbero cambiare il volto a Caposele. Questo non vuol dire, però, che i lavori debbano solo contemplare il mero cambiamento del manto stradale, le fogne e la sistemazione di qualche aiuola, ma dovrebbero essere la grande occasione per caratterizzare un Paese che potenzialmente è unico in Irpinia per le peculiarità , non solo naturali, che offre (Sorgenti, San Gerardo) affinchè Caposele non si confonda con piccole e per lo più anonime realtà vicine. Non sarebbe allora il caso di pensare ad altre destinazioni dei suddetti
Corso Europa pavimentato
E' arrivato il momento di sistemare quegli orribili contatori del gas. A parte la pericolosità dei rubinetti lasciati incustoditi nella maggior parte dei casi delle installazioni, è necessario per una questione, soprattutto, di decoro urbano trovare la soluzione per incassare tutto il blocco nelle murature, o creare un nicchia progettata ad hoc affinchè si possano mimetizzare e riparare. E' l'occasione buona per avviare un bando di concorso di idee a tal proposito.
Materdomini, Corso Sant'Alfonso
Un Paese civile si distingue da come considera bambini ed anziani. Caposele per questo non figura bene, anzi c'è da rilevare che non esiste un luogo di riposo per gli anziani nè tantomeno un parco giochi degno di questo nome. E' tanto difficile pensare ad una soluzione nel centro storico che possa far condividere le due esigenze? L'occasione d'oro dell'urba-nizzazione potrebbe contemplare una soluzione del genere? I nostri bimbi vogliono vivere e crescere in un Paese sano, pulito e civile e i nostri nonni vegliare, con tranquillità, su di loro.
Piccola cronaca Finalmente il nostro fiume riprende ad avere un aspetto dignitoso. Dopo una serie di infinite dispute e polemiche sulla possibilità di avere più acqua nell'alveo del fiume Sele, gli ambientalisti della zona, capeggiati da Lello Gaudiosi hanno vinto la loro battaglia. 300 litri/s in più danno, realmente, un grande impulso di vita alla fauna ittica e riportano ai vecchi fasti scenici tutto il percorso urbano del fiume. Ci vengono alla mente immagini di laghetti, e zone fluviali con trote che sguazzavano e vivacizzavano il fiume, con bambini allegri e turisti incantati dalla forza della natura. Forse è il momento che qualcuno dovrebbe ricostruire ciò che è stato distrutto negli anni.
ATLETI CAPOSELESI CHE SI DISTINGUONO Apprendiamo che Gelsomino Merola, ha partecipato alla Maratona di Stra (Venezia) domenica 22 ottobre e teletrasmessa da Rai Tre. Alla corsa, che vede la partecipazione di atleti e campioni di livello internazionale, quest'anno hanno partecipato in numero di 6300 atleti. Gelsomino Merolaal 26° chilometro era posizionato tra i primi 50. Al 36° chilometro, purtroppo, per sopraggiunti dolori alla milza ha dovuto rallentare la sua corsa e solo grazie alla sua caparbietà ed alla sua
Dovrebbe essere in dirittura di arrivo la tanto attesa variante al Piano di Recupero scaduto già da alcuni anni. L'incarico affidato a un gruppo di tecnici esterni dovrà appianare molte situazioni scomode e anacronistiche sul tessuto urbano rispettando quelle che sono le nuove esigenze della legate alla sfera dell'edilizia e contemplando le previsioni di uno sviluppo urbano soprattutto di zone, come via Santuario, che hanno, nel tempo, mutato le proprie caratteristiche di destinazione d'uso. Anche il Piano Regolatore Generale dovrebbe avere lo stesso destino dal
CANGIA MO’… P’ NU’N CANGIA’ ROPPU
Un tratto del fiume Sele che in passato era utilizzato, a mo' di laghetto, per il ripopolamento della fauna ittica. Lo spettacolo a cui si assisteva dalla strada era entusiasmante.
preparazione atletica ha potuto raggiungere il traguardo con un risultato più che onorevole. La conclusione della gara, in località Riva dei Sette Martiri di Venezia, lo ha visto con il tempo di 3.09.55. E' da ricordare che il suo record personale è di 2.37.07 e che, quest'anno, è stato l'unico atleta partecipante della Provincia di Avellino. Al nostro Gelsomino, le congratulazioni de “La Sorgente” e l'augurio che il 2001 possa portargli più lusinghiere affermazioni.
momento che è notoriamente obsoleto, contenendo una serie di norme e limitazioniche producono una regressione anzichè un naturale stimolo al progresso dell'urbanizzazione. I figli migliori della nostra”terra” La Pro Loco Caposele, fin dalla sua istituzione, ha cercato di mantenere i contatti con i figli migliori della sua terra, quelli che in età spesso giovanile,hanno dovuto emigrare per trovare altrove le soddisfazioni di lavoro e di vita che il loro piccolo paese di origine non poteva assicurare. E’ il caso dei due fratelli Michele e Domenico Patrone che, partiti in giovane
L’abbiata l’avia pigliata a luongu, ma ietti a f’rnisci cchiù bbicinu ca si avess’ scassat’ r’angh.. Pigliatti lu ciucciu p’ la cora (m’ttennimi r’ latu, primu ca mi sh’caffava na stambata ‘mbanza a nummuru unu) accussì sparagnai na bella acchianata. Scanziann’ londri, chianguni e tonz’, arr’vai a la via nova. Cu nu zumbu mi m’nai miezzu a la varda; mangu lu tiembu r rici “Ihh, qqua, haaa” e lu ciucciu mi scrocchia sotta (probbiu mò ca simu ind’à ru chianu, r’assuttu e lisciu); angappammu na crisòmm’la tutti ddui. Sulu mò m’ n’addonu chi è lu cchiù ciucciu r’ nui rui. Saputi e ‘nzìp’ti m’addummann’n’: Ch’ ‘ngi ‘ngendr’n’ sti fatti r’ quarand’anni fa cu mmò? ‘Ngendr’n’ e ccom’! Addò, leviti ra nandi. Mò ru bbiri, cu stu cosu mi sènd’n’ , e mi fazzu send’, ‘finu a la Merica, quera r’ cimma e quera r’ sotta (‘nz’ngànnimi nu sh’catulicchiu ca nu’ngi capìa mangu nu jr’tieddu r’ na manu). Nu la f’nìa cchiù. Apri’u lu cascitieddu e cu nu ìrutu si m’tti’u a frugunià. Mè, ricietti, mò fammi v’rè ch’ m’accucchji. Tu cu mmè l’ai!. M’ n’ stia quasi jenn’, quann’ tutt’a na vota lu s’ndietti addummannà si li mardagliati r’avienn’ m’nati. Mò av’! er’n’ puru friddi (ra tannu avìa jutu, curnuciutu e turnatu). Scac’tiann’ cumm’a na vòc’la s’accurgì’u ca riecimilalir’ s’ n’er’n’ jut’ p’ l’accua abbaddi. Nu’n sulu ca nu ‘ncapìa, ma quandu ca nu ‘nsapìa né l’americanu, né ru spagnuolu e né chi l’avìa t’nutu ‘mbrazza a battià. Stu iurziusu s’affaccinnava tuttu abbanbatu e si s’ndìa tuttu iddu. Vui a l’andica facìti angora li cundi ‘ngimm’a r’ gghier’t’ (mi cacciau n’atu sh’caccavieddu; quasi li vulìa mett’ nu làbbusu mmanu). E ca ra cimma e ca ra sotta, annumm’nàu na quera r’ cundi strèuzi.. S’ n’era jutu r’ capu (parìa nu zìmàfuru ): ru russu s’ n’era scangiatu p’ verd’ cumma na camba e giallu cumma na ‘nfar’nata. Ma na cambana senza battagliu cumm’ riàulu faci a sunà. Li rietti na scut’lata, pigliai nu puniu r’ salu e cu nu massiellu ‘ng’ lu scazzai ‘ngimma la capu cu la sp’ranza ca nu picca l’avìa trasutu inda la chjirichiocc’la. Lu lassai ca picca z’f’liava. Mend’ ca si m’ttìa ind’a la triobb’la, appicciau lu dunghi dunghi; mi lassau cu r’ girivot’ mie. Vutai a capu n’abbaddi, lassai ru certu vacandu chijnu r’ niendi, mi vutai viersu a la preta e ‘ngiu ru dicietti: “Vitù, pènzici tu”. Mend’ p’nsava r’ piglià suonnu ricietti a lu Pataternu: “Mìttingi na manu puru tu, ca mi capèss’r’ sembè la mm’tà”. Mi ‘ngustai cu stu suonnu (cu r’ padd’ r’ l’uocchi spapandat’); si preta cogli, nu’nmi scutulà, làssimi rorm’, mi ruvegliu ra sulu. Berto Rosania
età da Caposele, hanno trovato a Roma una collocazione sociale e professionale che ha dato loro le soddisfazioni che si aspettavano e al loro paese di origine onore e lustro per la stima che hanno saputo conquistarsi. La foto ritrae Cesare e Rosy, figli rispettivamente di Michele e di Domenico (Mincuccio). Il primo, Cesare, nato il 14/4/54 si è laureato in ingegneria idraulica presso l’Università “La Sapienza” di Roma ed è capo del Coordinamento Regionale del Corpo Forestale dello Stato – Regione Abruzzo – oltre che Vice Capo della Scuola del C.F.S. di Città Ducale ed infine Capo del Servizio V dell’Azienda di Stato per le foreste demaniali. Attualmente è Colonnello del Corpo Forestale dello Stato. La seconda, Rosy, figlia di Domenico, nata il 14/10/64 si è laureata in Giurisprudenza presso l’Università “La Sapienza” di Roma ed è stata recentemente promossa Tenente-Colonnello del Corpo Forestale dello Stato ( nella foto veste ancora l’uniforme di Capitano).
Attualmente riveste la funzione di Vice-Capo del Personale – IV Divisione - della Direzione Generale del Corpo Forestale dello Stato di Roma.
Ai carissimi amici Michele e Mincuccio le più vive congratulazioni ed ai loro figli gli auguri di una ancora più brillante carriera.
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