Sorgente n. 67

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PERIODICO A CURA DELL'ASSOCIAZIONE TURISTICA PRO LOCO CAPOSELE FONDATO NEL 1973

Reg.Trib. S.Angelo dei L. n.31 del 29.1.74 - Sp. in A.P. art.2 comma 20/c L.662/96 Dir. Comm. Avellino -sem.- Anno XXX - gennaio 2002 -

INDIRIZZO INTERNET

Direttore Nicola Conforti

http://web.tiscalinet.it/laSorgen-

email:lasorgente@caposele.it

Foto La Sorgente

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A Gerardino Calabrese

Il Premio Caposele

Il Premio, istituito agli inizi degli anni ’90, nasce come “Premio Fedeltà” per incoraggiare ed incentivare il legame profondo che unisce l’emigrato al Paese di origine e per rinsaldare l’attaccamento ed il ritorno alle origini. Nel tempo il Premio ha assunto una nuova caratterizzazione, contemplando e considerando due aspetti fondamentali: da un lato l’attaccamento, i legami, il ritorno, dall’altro il successo nel lavoro, il prestigio personale, l’affermazione in campo nazionale o internazionale, la capacità di mantenere alto il prestigio del Paese fuori dei ristretti

ambiti comunali specie nei settori dell’imprenditoria e della cultura e quant’altro concorre per dare, per riflesso, onore e lustro al Paese di origine.

Abbiamo assegnato questo Premio di riconoscimento, quest’attestazione di affetto e di stima, a personaggi come Giuseppe Di Cione, grande industriale in Venezuela; al dott. Alfonso Casale, per i suoi meriti nel campo della medicina; a Carmela Cuozzo, più volte campionessa italiana di nuoto; ad Antonio Di Masi, Padre Provinciale dei Redentoristi a capo delle Province napoletane e siciliane; al gen. Vincenzo Di Masi, per l’alto grado raggiunto in campo militare; all’ing. Giovanni Caprio, per la brillantissima carriera e per le funzioni di altissima responsabilità assunte ai vertici delle Ferrovie dello Stato; l’anno scorso, infine, al dott. Giuseppe Castello per i suoi importanti successi nella ricerca sul cancro.

ALBUM FOTOGRAFICO DEDICATO AL FERRAGOSTO CAPOSELESE Anche quest'anno il ferragosto caposelese, organizzato dalla Pro Loco, ha avuto il suo ordinario svolgimento con una serie di manifestazioni che hanno visto una grossa partecipazione di pubblico. All'interno di un fitto programma estivo, le nostre manifestazioni, basate soprattutto sul mantenimento delle tradizioni, hanno avuto un ruolo importante e coinvolgente. Abbiamo raccolto un corposo ed esaustivo servizio fotografico che vi proponiamo nel nostro "Album Fotografico" che troverete da pag.18.


Lettere in redazione

Caposele, 29 settembre 2001 Al Componente del Direttivo prof. Michele Ceres e p.c.al Direttore de “La Sorgente” ing. Nicola Conforti Egr. Prof. Ceres In occasione dell’incontro del Direttivo della Pro Loco tenutosi in data 24 giugno, Lei formulò la proposta di realizzare delle manifestazioni culturali nell’area della zona “Castello”, che trovò unanime consenso e riscosse il plauso del Direttivo tanto da far scaturire una immediata visita sul posto onde verificarne la fattibilità. Di tale iniziativa ne fu portata a conoscenza l’Amministrazione Comunale in persona del Sindaco dott. Melillo, anche nella sua funzione di membro di diritto del Direttivo il quale, in una successiva riunione del Consiglio di Amministrazione, prospettò le difficoltà di realizzazione di tale progetto a causa dello stato di fatiscenza dei resti del “Castello”. Si convenne, però, che tale problema andava affrontato e risolto nelle sedi opportune per poter svolgere, il prossimo Ferragosto, tali iniziative. Tanto premesso, mi permetto di sensibilizzare la S.V., se lo ritiene opportuno, a voler promuovere un incontro-dibattito su tale tema assicurandoLe che mi troverà al suo fianco nel sostenere la proposta e l’iniziativa. Cordialmente Antimo Pirozzi

Caposele, 29 settembre 2001 Al componente del Direttivo geom. Rocco Mattia e p.c. Al Direttore del “La Sorgente” ing. Nicola Conforti Carissimo Rocchino, in relazione alla tua proposta avanzata in una delle tante sedute del Consiglio di Amministrazione della Pro Loco, pienamente condivisa da tutti i componenti, in merito alla “raccolta di tutte le tesi di laurea discusse dai Caposelesi”, vorrei sensibilizzarti a volerti adoperare affinché tale lodevole iniziativa possa essere portata a compimento. Come ben ricordi, attivammo anche la ricerca ed in virtù di ciò furono individuati circa centodieci nominativi da poter essere contattati fra residenti e non. Gli impegni per portare a buon fine il Ferragosto Caposelese, purtroppo, “raffreddarono” l’entusiasmo iniziale e, attualmente, questa ricerca langue in attesa di essere ripresa. Oggi, avendo portato a termine tutti gli impegni assunti, si possono certamente riavviare tutte quelle iniziative a sfondo culturale che qualificano e rendono vitale la Pro Loco. Ritengo superfluo ribadirti che mi troverai sempre, attivamente, al tuo fianco per sostenerti ed incoraggiarti nella realizzazione di tali programmi. Affettuosamente Antimo Pirozzi

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Periodico a cura della Pro Loco Caposele

Una pietra storica di piazza F. Tedesco

La fontana zampillante di piazza XXIII nov.

Gent. Direttore, La ringrazio per l’ospitalità concessami sulla pubblicazione “La Sorgente. Mi voglio congratulare con Lei per aver scelto di pubblicare il bellissimo saggio del Sig. Ulderico Porciello “I segreti della Via Appia”. Tale saggio è di autorevole scrittura e piacevolissimo da leggere, perché si percepisce la conoscenza profonda che il Sig. Porcello ha della materia. Mi auguro che altri ne seguano. Mi raccomando di tenermi prenotato per una cassetta video “Un anno a Caposele”; non appena me ne farà conoscere il costo le invierò il denaro. Grazie. Cordiali saluti

IN COPERTINA

LE LETTERE A "LA SORGENTE" POSSONO ESSERE INVIATE ANCHE VIA E-MAIL ALL'INDIRIZZO: confortinic@tiscalinet.it lasorgente@email.it

Egregio Direttore, Vorrei segnalarLe, da semplice cittadino, una grave superficialità dei nostri amministratori che, con la complicità dei progettisti della urbanizzazione del nostro Paese, hanno calpestato (forse la ignoravano) dei pezzi di storia urbana. Mi riferisco al lavoro sistematico di sostituzione delle poche pietre pavimentali della zona storica; dell'estirpazione della fontana zampillante di Piazza XXIII nov. (che fine ha fatto?); della fontanina di Corso Europa sostituita con un autentico obbrobrio; di una scultura lapidea di nessun valore artistico, ma di grande valore sentimentale e storico posizionata, prima del terremoto, di fronte all'ingresso di Piazza F. Tedesco e della quale, pare, ci siano delle tracce in qualche proprietà privata (vorrei organizzare una colletta per restituire questo pezzo di storia al Paese). Mi piacerebbe che i nostri amministratori potessero essere più attenti,occuparsi anche di queste piccole cose e recuperare un pò di memoria storica, conservando quel poco che il terremoto dell'80 ci ha lasciato. Il mio invito è esteso anche alla Pro Loco che, anche per queste motivazioni, deve mostrare i denti e denunciare il lassismo al quale, ormai, ci stiamo abituando. Grazie per lo spazio che mi concederete e scusatemi per il piccolo sfogo che spero, possa sensibilizzare i caposelesi al ricordo e mantenimento delle poche cose storiche rimaste. Un figlio di Caposele

La Sorgente n. 67

sommario Pag.2

Lettere in redazione

Pag.3

Strazzatrippa di A. Sena

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Il Premio Caposele

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Almanacco

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Statti cittu... di C. Casale

Pag.8

Il Liceo di G. Palmieri

Pag.8

Uno scatto in Irpinia di E. Cirillo

Pag.9

Impressioni leggere di G. Ceres Indagini sui giovani di A. Sturchio

Pag.10 Pag.10 Pag.11

HANNO COLLABORATO:

Pag.12

Giuseppe Palmieri, Antimo Pirozzi, Cettina Casale, Gerry Ceres, Berto Rosania, Michele Ceres, Antonello Malanga, Alfonso Merola, Antonio Sena, Alfonso Sturchio.

Pag.16 Pag. 17 Pag. 18 Pag 21 La nuova fontana di Piazza XXIII nov.

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Uno dei portali caposelesi da recuperare

Pag 24

Siamo grandi Ancora una conferma Piccola cronaca di S. Conforti In ricordo... di A. Malanga Il Piano regolatore di M. Ceres Speciale ferragosto Non si vende di A. Merola La foto dei ricordi


Il suo nome è Strazzatrippa

N

ella zona del Cervialto, prendendo la strada che dall’altopiano di Laceno porta verso Acerno e deviando per il Piano del Cupone, si arriva ad un luogo geografico di latitudine 48° 55' 40" e di longitudine 2° 38' 51", dove, guardando in mezzo alla fitta boscaglia e stando molto attenti a non cascarci dentro, è possibile scorgere un inghiottitoio, orrido e straordinario; è l’ingresso di una cavità che si sviluppa lungo un piano inclinato di circa 120 metri di difficile percorribilità per la presenza di sedimenti terrosi non stabili che si trasformano lungo la discesa in brecce sempre più grandi, fino ad arrivare sul fondo ad una pavimentazione concrezionata, dove si scorge una moderata attività sorgiva con tutti i fenomeni di calcificazione in corso di svolgimento sulle pareti e sull’ampia volta. La parte terminale è investita da una corrente d’aria proveniente da uno stretto pertugio posto alla quota più bassa, che si può attraversare solo strisciando a terra per arrivare alla vista, o a solo intuirne la presenza, di un piccolo torrente interno. Tutta la grotta è un fenomeno della natura. Il suo nome è Strazzatrippa, che rimanda ad un contatto, forte e lacerante, tra l’uomo e la madre terra, alludendo verosimilmente alla difficoltà per andare ad attingere l’acqua. Il suo nome vale già il prezzo del viaggio. Il prezzo del viaggio è irrisorio: quanto basta per un abbondante “cummito” di ferragosto e quanto basta per spostarsi, a breve distanza da Caposele, nel cuore dei monti Picentini. Se poi si tratta pure di un viaggio interiore, allora vale la pena superare ogni difficoltà organizzativa, ogni paura dell’ignoto, ogni stato di ansia claustrofobica per accedere ad una sorta di regressio ad uterum, dove la scoperta, al di là degli aspetti meramente idrogeologici, è commisurata alla capacità percettiva dell’individuo di penetrare nell’intimo della propria coscienza.

La forma della grotta di Strazzatrippa è realmente quella di un utero, al cui interno si percepisce istintivamente un senso atavico di protezione, una forma di conoscenza intima, una ricerca delle proprie origini, dei luoghi più inaccessibili della natura e dell’anima; laddove infine non è possibile più penetrare, a meno di allargare il pertugio mediante faticose ed onerose opere di rimozione di materiali calcarei, la parte terminale della grotta di Strazzatrippa, sempre rimanendo all’interno della metafora uterina, sembra nascondere il mistero della nascita e dell’esistenza, che oscilla sempre tra rivelazioni e nuove frontiere della scienza. E, a proposito di verità rivelate, di questi tempi, a ridosso del 25 dicembre, giova ricordare che c’è uno stretto rapporto tra “grotta” e “natività”, senza dimenticare che già in molte culture religiose precristiane essa era vista come rappresentazione simbolica del cosmo, l’imago mundi, dove pare che fossero nati anche Dioniso, Hermes, Zeus e Mithra. Durante l’ultimo ferragosto all’interno di questa grotta di Strazzatrippa si sono ritrovati, a turno di cinque per volta, una ventina di Caposelesi intrepidi, ma non imprudenti; coraggiosi, ma non incoscienti; attrezzati di quanto basta (luci, funi, fotocamera), ma non di sofisticato surplus tecnologico.

L’antigeometria della caverna e la mancanza di riferimenti percettivi usuali ha costretto tutti, ma in particolare il primo temerario, ad una appropriazione del vuoto attraverso il movimento attivo del corpo nello spazio. Spazio tattile, termico, olfattivo. Dopo la fluttuazione, allorquando i piedi si sono sentiti saldamente ancorati a terra, sul fondo, le porte della percezione sono state tirate a lucido anche con una rituale sorsata di vino rosso. Tutti sono penetrati nell’orrida cavità, all’interno della madreterra.

Di Antonio Sena

Tutti sono penetrati nel regime notturno delle immagini: la culla, la crisalide, le acque germinali, la tomba, l’albero, la luna, l’androgino, l’indistinto, l’uovo, l’involucro protettivo. Tutti, dopo una fatica ascensionale ed allorché si è tornati a godere della luce solare, hanno riportato impressioni e sensazioni particolari, che corrispondono al modo come ognuno accoglie l’ebbrezza della vita esterna. Tutti sono riemersi nel regime diurno delle immagini: l’azzurro, l’aria, lo spazio aperto, le quantità geometriche, la distinzione degli oggetti, il recinto, gli attrezzi che operano, trasformano, incidono sul reale.

STRAZZATRIPPA è una cavità che si sviluppa lungo un piano inclinato di circa 120 metri di difficile percorribilità per la presenza di sedimenti terrosi non stabili che si trasformano lungo la discesa in brecce sempre più grandi. La si può raggiungere a piedi,muniti di grande volontà.

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A GERARDO CALABRESE IL "PREMIO CAPOSELE 2001"

Da sinistra: Nino Iorlano Direttore di "Altirpinia", Gerardo Calabrese, Dott. Giuseppe Melillo Sindaco di Caposele, ing. Nicola Conforti Direttore de "La Sorgente", cav. Antimo Pirozzi Presidente della Pro Loco

R

ingrazio il Presidente della Pro Loco, Cav. Antimo Pirozzi, che, assegnandomi il compito di illustrare questo premio, mi ha dato l’opportunità di parlare di un mio vecchio e caro amico: Gerardino Calabrese. A Lui ed ai suoi familiari va il mio deferente saluto. Il Premio, istituito agli inizi degli anni ’90, nasce come “Premio Fedeltà” per incoraggiare ed incentivare il legame profondo che unisce l’emigrato al Paese di origine e per rinsaldare l’attaccamento ed il ritorno alle origini. Il primo “Premio Fedeltà” fu assegnato a Filippo Alagia, nostro concittadino emigrato negli Stati Uniti negli anni cinquanta e che ancora oggi mantiene vivo il legame con parenti ed amici grazie ai suoi rientri annuali a Caposele. Nel tempo il Premio ha assunto una nuova caratterizzazione, contemplando e considerando due aspetti fondamentali: da un lato l’attaccamento, i legami, il ritorno, dall’altro il successo nel lavoro, il prestigio personale, l’affermazione in campo nazionale o internazionale, la capacità di mantenere alto il prestigio del Paese fuori dei ristretti ambiti comunali specie nei settori dell’imprenditoria e della cultura e quant’altro concorre per dare, per riflesso, onore e lustro al Paese di origine. Abbiamo assegnato questo Premio di riconoscimento, quest’attestazione di affetto e di stima, a personaggi come Giuseppe Di Cione, grande industriale in Venezuela; al - Anno XXX - Gennaio 2002 N.67

dott. Alfonso Casale, per i suoi meriti nel campo della medicina; a Carmela Cuozzo, più volte campionessa italiana di nuoto; ad Antonio Di Masi, Padre Provinciale dei Redentoristi a capo delle Province napoletane e siciliane; al gen. Vincenzo Di Masi, per l’alto grado raggiunto in campo militare; all’ing. Giovanni Caprio, per la brillantissima carriera e per le funzioni di altissima responsabilità assunte ai vertici delle Ferrovie dello Stato; l’anno scorso, infine, al dott. Giuseppe Castello per i suoi importanti successi nella ricerca sul cancro. Abbiamo voluto che il conferimento di questo Premio coincidesse con una data significativa per tutti noi: la Madonna della Sanità “per richiamare tutti”, è scritto nel regolamento del Premio, “a quelle radici che di Caposele offrono i valori della generosità e della solidarietà e che lo fanno amare da chiunque lo conosca”. Questa sera sono molto emozionato, ma particolarmente felice, di parlare di Gerardino Calabrese. La nostra amicizia risale ad oltre quarant’anni fa quando, poco più che ventenni, nel corso delle mie giornate di studio a Materdomini, parlavamo di tutto ed in particolare dei nostri progetti per l’avvenire. Mi piace, a tal proposito, riferire di un episodio, apparentemente insignificante, ma che, in un certo senso, determinò una svolta decisiva nella vita di Gerardino e che creò le premesse per quella sua straordinaria, meravigliosa, quanto rischiosa

e difficile avventura in campo industriale. “Accadde in settembre”, a metà degli anni ’50. Io studente universitario, lui tipografo presso la Tipografia S. Gerardo (erano i tempi della composizione a mano con maestri dell’arte tipografica come il Cav. Fortunato e Costantino Carpentieri). Decidemmo di “marinare la scuola e il lavoro” per recarci a Bari in visita alla Fiera del Levante. Passammo l’intera giornata a curiosare da uno stand all’altro, desiderosi di apprendere tutto ciò che la tecnologia più avanzata presentava in anteprima in quella rassegna fieristica. Una giornata indimenticabile; non solo per l’entusiasmo che le novità fieristiche avevano suscitato in noi, ma principalmente per le conseguenze che quella “innocente impertinenza” aveva provocato.Ge-

di Nicola Conforti

rardino perse il lavoro: me lo riferì lui stesso con le lacrime agli occhi. Nei giorni successivi mi adoperai per sostenerlo ed incoraggiarlo; mi sentivo un po’ responsabile di quanto era accaduto. La delusione e l’amarezza durò solo qualche giorno: mi resi subito conto che erano nati in lui grandi progetti e che, con tenacia ed intelligenza, li avrebbe portati a compimento. Nasce all’indomani di quella memorabile giornata la sua grande avventura. Parte alla volta di Lioni per iniziare l’attività di artigiano tipografo. Compra a rate dei macchinari usati e comincia a stampare bigliettini da visita, manifestini e locandine per Lioni e paesi limitrofi.

Il Presidente della Pro Loco consegna la targa a Gerardino Calabrese


La piccola bottega cresce rapidamente e presto diventa un’azienda di tutto rispetto. Nel 1960 la prima svolta importante: vince una gara di appalto per gli stampati dell’INAM di Avellino, poi di Napoli e, quindi, di tutta Italia. Nel 1970 inizia la stampa della carta bollata per lo Stato Venezuelano, blocchetti di assegni in lingua araba per la Libia e i primi giornali in quadricromia che poi erano venduti nelle edicole della Grecia. Il successo in campo nazionale ed internazionale lo ottiene anche grazie alla invenzione di un brevetto industriale per la stampa-numerazione ed intercalazione contemporanea di carta a più copie. Nel 1978 impianta una libera e potente Stazione Radio per scopi culturali e come punto di riferimento per i giovani chiamandola “Radio Giovane Lioni”. Nel 1979 gli studi diventano anche televisivi con un ponte di trasferimento a Nusco ed un altro a Benevento. Il 20 novembre del 1980, con il Presidente dei Radioamatori della provincia di Avellino, che gli aveva messo a disposizione la concessione per l’installazione di un traliccio per le antenne, effettua un sopralluogo a Montevergine per ampliare fino a Napoli la ricezione dei programmi messi in onda a Lioni. Il terremoto di qualche giorno dopo fa svanire l’ambizioso progetto. Il 23 novembre 1980, con la sua stazione di radioamatore, è il primo e

l’unico a lanciare all’Italia intera ed al resto del mondo il grido disperato di aiuto per l’immane disastro che aveva colpito queste povere terre. Il suo prodigarsi nell’incitare a “fare presto” fu riportato nella stampa nazionale e dalla televisione che elogiarono il comportamento dei “radioamatori di Lioni”. Ai primi di dicembre del 1980, in mezzo a mille difficoltà e con grande coraggio, inizia i lavori di ripristino dell’azienda riprendendo l’attività tipografica nei locali meno danneggiati pur di non venir meno alle commesse acquisite. Consigliere comunale di Lioni dal 1978, gli viene affidata la delega per i “ripristini urgenti”; successivamente, per la sua imparzialità e per la sua abilità di mediatore, è nominato Presidente della Commissione per l’assegnazione dei prefabbricati ai senzatetto. Nel 1981 riprende in pieno l’attività dopo aver sistemato i danni del sisma e, nonostante i numerosi impegni, nella qualità di Presidente della Polisportiva riesce a risanare il bilancio dell’Associazione ed a sistemare lo stadio, reso inagibile dal sisma, coinvolgendo gli amici ed il Comitato Regionale della F.I.G.C. Nel 1988 entra in funzione il nuovo stabilimento. Tra l’altro stampa: - Elenco telefonico per la Libia

La sede della Pro Loco nel corso della manifestazione

Gerardino Calabrese nel corso del suo intervento

- Orario di volo per l’ATI - Schedine Enalotto per il CONI - Ricettari ed altri stampati per il Poligrafico e Zecca dello Stato -Forniture all’INPS per la Direzione Generale e per la Sede Nazionale -Blocchi ed assegni per la Banca di Tripoli. Da circa sette anni ha dato inizio alla stampa di quotidiani con: - Il Mezzogiorno di Salerno - Cronache - L’Opinione Irpina Oggi. Attualmente stampa sette quotidiani:

-La Provincia di Frosinone -Il Giornale di Caserta -Il Quotidiano di Campobasso -Il Quotidiano di Benevento -Otto Pagine -Il Corriere -Il Giornale di Avellino Molti sono, inoltre, i periodici attualmente stampati e, tra essi, “Fiera Città” di Napoli. Io credo che questa enorme mole di lavoro e questa, per molti versi, eclettica e multiforme attività, Gerardino l’abbia potuta realizzare anche grazie alla presenza al suo fianco di una donna straordinaria come la Sig.ra Rosa alla quale va il nostro affettuoso saluto. Nessuno dei figli ha voluto seguire le orme del padre. Ma buon sangue non mente: gli stessi hanno raggiunto ugualmente livelli di alto prestigio. Uno nel campo della Magistratura come Giudice a S. Angelo dei Lombardi, l’altro nella carriera militare come Questore aggiunto. Ai due figli presenti in sala, va il nostro deferente ossequio. Ieri, per ricordare questo avvenimento, Gianni Festa, fondatore e direttore del Corriere, ha dedicato a Gerardino un’intera pagina del suo quotidiano. A me piace chiudere questa breve presentazione con le stesse parole con cui Gianni Festa ha chiuso il suo articolo. “…Domenica a Gerardino, la sua Caposele consegnerà un premio che ha un odore particolare: quello di una terra che lui ama profondamente, di un santo di cui porta il nome, di un luogo da cui andò via da ragazzo per dimostrare che c’è un SUD diverso, nel quale si può essere competitivi con i NORD del mondo. Lui ce l’ha fatta.”

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ALMANACCO

FATECI PERVENIRE, PRIMA DELL'USCITA DEL GIORNALE, TUTTE LE NOTIZIE, FOTO E COMMENTI SUI VOSTRI CARI CHE GRADIRESTE VEDERE IN PUBBLICAZIONE; LE NOTIZIE CHE RIPORTIAMO SONO IL SEGNO DELLA VOSTRA COLLABORAZIONE

SPOSI

AU

Mario Pallante, un amico al quale si poteva chiedere di tutto. Durante il frangente di tempo che passa dalla realizzazione del nostro giornale alla stampa, e durante il nostro ordinario lavoro, Mario è stato presente, lì, nel suo laboratorio, accanto a noi, costantemente al lavoro. Continueremo a passare davanti alla sua tipografia e il nostro sguardo continuerà a guardare dentro per cercare la sua sagoma e la sua immancabile giuliva espressione al nostro saluto: ECCOLO !... Ciao Mario, ci mancherai.

U G

Iuri Laudisio e Carmela Conforti nell'incantevole cornice del ristorante sorrentino "Continental" di Salvatore Scala

David e Maria Daniele

LAUREE

Il 20 marzo 2001 Lucio Wiliam Nesta, con voti 108/110 , si è laureato in sociologia discutendo la tesi :“Relazioni sociali tra scuola e comunità; il caso del Liceo di Caposele. Marilisa Pallante ha conseguito in data 29 /11/2001 con voti 104/110, la laurea in sociologia presso l'Università di Salerno discutendo la tesi "dal welfare State al Terzo settore"

Lucio Nesta

Gualfardo Montanari si è laureato in "Scienze della comunicazione" presso l'Ateneo romano. Armando Sturchio si è laureato, presso l'università di Napoli in medicina e chirurgia discutendo la tesi sul rischio cancro per la presenza di amianto nei prefabbricati in Alta Irpinia.

Marilisa Pallante

Pier Lorenzo Pallante, laurea in Scienze Biologiche presso l'Università di Roma con voti 110/110.

Assunta Gonnella

Assunta Gonnella, laurea con 110 e lode in Ingegneria per l'ambiente e il territorio. Sabatino Cipollino in data 9-10-2001 si è laureato in Giurisprudenza presso l'Università di Napoli. Donatella Malanga il 25-10-2001 si è laureata in Biologia con voti 110 e lode.

Gelsomino Casale di Massimo e Giusi Russomanno

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Pietro Farina, un uomo buono amato ed apprezzato da tutti gli amici della Pro Loco. Ha lasciato un gran vuoto.

Casale Vincenzo 16/10/14 – 6/5/2001

La Pro Loco esprime il profondo cordoglio per il lutto che ha colpito le famiglie Casale e Curcio per la perdita, a distanza di un mese, di due loro congiunti. Alfonso Casale 13/4/17 – 19/11/01

Celeste Casale 7/11/19 – 21/10/01

NATI

Pierlorenzo Pallante

Armando Sturchio

Ad un anno dalla scomparsa di Gerardo Russomanno, amico e socio della Pro loco, vogliamo ricordarlo ai tanti amici che seppero stimarlo e volergli bene. Socio fondatore della Pro Loco non ha mai abbandonato l’Associazione fino alla data del suo decesso. Emigrò in Argentina alla fine degli anni 40 dove lo raggiunse la famiglia. Rientrò a Caposele nel 1952 e partecipò attivamente alla vita politica locale ricoprendo la carica di Assessore Comunale e di vice segretario della sezione locale del P.S.I. E’ stato Presidente della locale sezione cacciatori “Federcaccia” Russomanno Gerardo e per alcuni anni membro del Direttivo Provinciale. 15/9/24 – 5/11/2000 Ha svolto con capacità ed onestà l’attività di muratore e di impresa. Gli amici tutti non lo dimenticheranno mai.

Antonio Russomanno di Alfonso e Sonia Frannicola

Angela Lourdes Del Malandrino di Gerardo e Maria Grazia Biondi

Carmela Farina La Pro Loco esprime le più vive condoglianze all'amico e socio Nicola Conforti per la perdita della cara madre.

Rosetta Colatrella, prematuramente scomparsa in un incidente stradale

Nicola Vetromile 11-04-1911 23-07-2001

Rocchina Di Maio 19-7-1929 1-7- 2001

Caro Nicola, il tuo umorismo e la tua simpatia sarà difficile da colmare. L'apporto che davi alla ricerca storica del nostro giornale, è stato molto importante. Il tuo ricordo sarà sempre presente.


REDATTORI

Strapaesanerie

Alluma casa toja cumm’a festa Oi ca eja la nott’ r’ tutti li sandi Èss’n’ li muorti a ‘bbja, tutti quandi.

A mezzanott’ fann’ la prucissione R’an’m’ brutte ‘nziem’ a quer’ bbone: vol’n’ v’rè r’ cas’ lor’ ‘lluminate r’àn’m’ sante cu r’àn’m’ rannate. Si mett’n’ ‘nfila a lu Cammusandu Quiri r’abbaddi cu quiri r’ammondu Lu Patraternu a unu a unu s’ r’ conda E roppu s’ r’ sbéja ‘mbieri a p’ la Jonda. Annandi ‘ngi so tutti li criaturi Muorti ind’ a li fasciaturi Appriessu ‘ngi so li quatrarieddi ‘nziem’ a cummare e a cumbarieddi. Ven’n’ roppu guaglioni e guagliunastri ‘nziemu a guagliotte e a z’t’llastre e r’ femm’n’ scacate e li ziti ven’n’ prima r’ mamme e mariti. R’ bbecchie e li vecchi stann’ a la cora E si trascin’n' nnandi sora sora E a la fina cumm’ tand’argianisi ‘ngi so tutti quandi li muorti accisi. Puru qua li ‘mbisi e li sciancati So tutti in fila cu li stinginati E li cristiani ca so muorti ‘nnucendi Fuje’n’ nandi a trar’turi e f’tiendi. Na vota a l’annu torn’n’ a r’ cas’ Vann’ a bb’rè chi ess’ e chi tras’ Vol’n’ send’ a la lor’ memoria Nu requiemeternu roppu nu gloria. Si la casa eia ra la cannela allumata Rìcen’ “Casa mia bella furtunata” E si la casa era totta totta stutata Ricen’ “Mal’retta casa uscurata”.

...Statti cittu... Ca mò tu lu condu. di Cettina Casale

A li guagliuni r’ mò

CASA-

Appiccia na cannela a la f’nesta

di Alfonso Me-

Di Berto Rosania

Nunn’è mai statu facil’ a ess’ giovunu (Rita Pavone ru candava na quarantina r’anni fa) mò spicialmend’ s’adda v’rè chi ‘ngè e chi ‘ngi faci. Stammmm’ni accorti ca nu ‘nserv’n’ 18 – 20 anni p’ ess’ giovunu, p’cchè ngi so giovini cu ru salu ind’à la cucozza, iurziusi cchiù dd’ nui. Ma ‘nge n’ so tanta ‘mpastati cu cria e caniglia e so r’masti, e sarrai r’man’n’, criaturi cu nu vacando ca faci paura. Nu rimani si trov’n’ gruossi senza ess’ cresciuti. Stamm’n’ attienti, ca ru troppu bben’ po’ ffa puru male. Tanta vend’, tanta gulii, si s’attenn’n’ troppu (ricenn’ semb’ sì), ponn’ fa la fine r’ quer’ chiantuledd’ ‘nghiuse, cummigliate a ru callu; po’ quannu si caccen’ for’ na spera r’ solu, na sh’chera, par’ ca tannu st’nnecchien’ r’ògn’. Cu questu nun ‘mbogliu rici ca nunn’amma ‘ndr’cà r’ loru: arraggiunamu a la smersa (cu la busciarda e l’arrobbasuonnu stutata), ch’ bbòl’n’ fa, ch’ sann’ fa e ch’ putess’r’ fa. Nu scar’camu semb’ a l’ati (r’ scol’) queru c’amma fa nui; lor’ a ‘mbarà r’ leggi e scrive, e nui a ‘mbararr’ a sta a lu munnu (r’sp’ttusi, s’nsibbili, rucazzion’ e onesti). Amma ess’ capaci r’ farli aprè l’uocchi: “chi nu ‘nsend’ mamma e attanu vai spiertu e nu ru ssap”. Si nu ru facimu nui, la scola né pot’ né bbol’, s’ n’ fott’n’, ru faci queru ca ‘ngè ‘ndra la casa e la scola: la via. E oj cumm’a oj, nu ‘nsai chi scundi camm’nann’ via facenn’. S’avess’ra sapè tanda cose, capisci tanda cose, p’ putè cunsiglià; ma ì ricu ca li megli cunzigli so e r’man’n’ l’esempi. Quiri ca simu, queru ca facimu e cumm’ ru facimu, uocchi a la penna e acqua mmocca. Cu questu nunn’amma scurdà ca simu stati puru nui criaturi primu, chiaccanusi roppu, e po’ cresciuti. Chi r’ capu, chi r’ peru, chi r’ statura e chi r’ chiattu. Nunn’avess’ma fa mai la f’ssaria r’ li fa na capu accussì… a li tiempi nuosti… pan’ aqcua e cauci ‘ngulu… cittu e muti cumm’ queru c’annu passatu l’attani nuosti. Nu ‘ngi vol’ tantu; la sp’rienza adda serv’ a quacc’ cosa, puru l’errori serv’n’ a ‘mbarà, a nun ripet’, n’avess’ma capisci cu na tar’m’ndata, na zinniata, senza pupità, “queru ca è bbuonu a perd’ è malu a guaragnà”. R’ sp’ranz’ ‘ngi so, li signali puru. Si si perd’ sta partita, bell’ nu ‘ng’ n’ so. Sta v’renn’ parecchi ca si ‘mpegn’n’, fann’ già sacrifici, vulundari ca si rann’ ra fa, att’nnenn’ vecchi, malati, puv’rieddi, pulizzann’ vie, jumi, voschi, chiand’, r’ cur’n’ cchiù e meglio r’ nui, r’ queru ca l’ammu lassatu. Animamm’r’ r’ cchiù. La vulundà ‘ngè, lu tiempu lu trov’n, la forza puru. Si continuan’ accussì, veru tra na v’ndina r’anni queru ca vedd’ nu viecchiu: Leo e lu n’potu Olmo cient’anni fa. P’ nu sciòperu li patroni a surà, guv’rnann’ r’ bacch’, e loru a la ‘mbreia. Riss’ Leo: ch’ fortuna ca tieni, a cing’anni tu è vistu già queru ca sta v’renn’ mò ì a uttand’anni. Sarà quest’ lu sucialismu nuovu?. Cu sti signali si v’ress’r’ menu pòviri e malati, menu criaturi abbandunati, menu miseria e patimiendi, cu la sp’ranza ca tutti stessumu nu pocu meglio, o perlomenu si suffress’ r’ menu. Vi fazzu l’augurii ca lu Pataternu vi s’ndess’, vi binir’cess’ e vi ress’ lu tiembu r’ capisci e appr’zzà ru bbuonu ca è quann’ si stai ‘mbaci e in saluta. T’nìtivi fort’.

CETTINA

Tutti li sandi

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Attualità

IL LICEO SCIENTIFICO DI CAPOSELE TRA DIFFIDENZA E INDIFFERENZA Quanti hanno vissuto la nascita del Liceo Scientifico di Caposele ricorderanno che sin dalla sua istituzione esso suscitò la contrarietà se non proprio l’avversione di molti. Alcuni esplicitamente, altri in maniera più velata (e per questo più subdola e pericolosa) si dicevano perplessi per la nascita di un istituto di istruzione secondaria in un Paese dell’entroterra (all’epoca) ad esclusiva vocazione agricola. Non diversamente da quanto sosteneva certa parte dell’allora PSI, in ordine alla differenza di vocazione tra zone interne e zone costiere. Il tempo ha dimostrato (senza con questo voler usare toni trionfalistici) che avevano ragione quanti sin da allora, strenui oppositori dei primi, sostenevano la necessità di uno sviluppo industriale possibile anche delle zone interne. Ma torniamo al Liceo. Gli attuali governanti, che all’epoca si affacciavano sul proscenio della vita politica paesana, erano tra quelli che maggiormente si dicevano perplessi per la istituzione del Liceo Scientifico. Innanzitutto, perchè la scuola “sottraeva

energie e risorse al mondo agricolo ed artigiano” e poi forse perchè non vedevano di buon occhio una maggiore e più radicata crescita culturale del Paese. E negli anni questa diffidenza non si è mai del tutto sopita. Essa covava sotto la cenere pronta a riesplodere ogni volta che la presenza del Liceo si materializzava attraverso le sembianze del novello avversario di turno. Da qui la successiva indifferenza per questo istituto che insieme al Santuario di San Gerardo, a quello delle Acque e a poche altre cose, ci fa andare fieri del nostro Paese. Hanno ragione, pertanto, gli studenti che di recente hanno promosso una protesta tanto convinta e dura quanto legittima, allorquando sostengono che l’amministrazione comunale non si è dimostrata sensibile ai loro problemi ed è venuta sistematicamente meno agli impegni ciclicamente assunti. E’ stata necessaria l’occupazione (non solo simbolica) della struttura ove attualmente è ubicata la scuola, la sensibilizzazione dei genitori e della comunità tutta con assemblee pubbliche per ottenere la promessa

di una soluzione provvisoria del problema in tempi accettabili. E dire che questo istituto potrebbe dare ancora tanto al nostro Paese in termini di progresso socio-culturale-economico. Ha un potenziale bacino d’utenza davvero considerevole, che va da Lioni e Teora fino a Contursi, passando per Laviano, Castelnuovo di Conza, Santomenna e Calabritto. Possibilità di crescita illimitata dovuta oltre alla qualità e capacità degli insegnanti e degli insegnamenti anche alla facilità con cui si raggiunge Caposele, grazie alla recente apertura della fondo valle Sele. Ed invece gli studenti sono costretti ad elemosinare una struttura provvisoria che senza tener conto degli standard scolastici, abbia almeno i requisiti minimi di sicurezza. Questo a distanza di oltre venti anni dal terremoto ed a quasi trenta dalla sua istituzione. Erano gli anni settanta. Il Liceo era ubicato in via Pianello, nella struttura comunale dove attualmente è sistemata la scuola elementare. Una buona struttura, più che

Uno scatto per l’Irpinia.

1° CONCORSO NAZIONALE DI FOTOGRAFIA - TROFEO "CASTRUM CURULI"

di Emilia Bersabea Cirillo

Terra di un Italia del Sud, un’Italia contadina impoverita dall’emigrazione, scossa dai terremoti, terra interna di argilla e pietra, di santuari e riti pagani, di castelli e rocche, avviluppata in un isolamento che è scacco per ogni progresso, per l’Irpinia l’estate é stagione di risveglio. Decisa ad uscire dai suoi confini, questa terra si offre allo sguardo del turista di passaggio, seduce con itinerari, con giostre medievali, con offerte di cibi e vini genuini. In una parola, invita ad essere vista, visitata. Un manifesto di futuri incerti, di voce che acquista il tono dell’eco, che rimbomba nelle valli, rotola fino al fiume, si arrampica per i pendii delle montagne. L’estate é tempo propizio a questa terra che si percorre accecati dai riflessi d’oro dell' argilla secca, stupiti dal silenzio e dal vento, attraverso superstrade modernissime, e interpoderali testimoni della transumanza.

Di questa Irpinia irraccontabile a parole, di questo territorio che necessita di essere percorso per imparare il suo fascino aspro, la commovente dolcezza dei suoi pendii, sono importante testimonianza le fotografie che compongono il catalogo della mostra “Uno scatto per l’irpinia.” Le foto sono fotogrammi di un documentario, quasi un film muto, dove alle parole si sostituiscono tessiture dei mura in ombra, portali di pietra, castelli restaurati, vicoli in salita, passaggi sotto volte a sesto acuto, passi di danza montemaranese, sentieri svogliati tracciati tra cardi e fiordalisi. Ai gesti l’intreccio della paglia per il carro, la cura delle piccole cose, il ricamo davanti l’uscio, il taglio della zucca, la raccolta dei peperoni da seccare, la cernita del grano.Abbiamo percorso tutto questo, scorrendo le foto per la mostra, abbiamo visto le cose con l’occhio di chi le ha ritratte, scoprendole per la prima volta,

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perché viste da una prospettiva che non era nostra, inoltrandoci e perdendoci in esse come caleidoscopio. Le foto hanno riportato sulla carta quello che é invisibile agli occhi, in una cura che é insieme passione e nostalgia per questi luoghi. E’ venuta fuori la sostanza dell’Irpinia ignota a se stessa. Terra di infinite risorse, di paesaggi da meditazione, di rude sorriso, di sofferta permanenza. Resta una domanda: e poi? Cosa accadrà dopo, quando le foto saranno rimesse nelle loro buste, e l’inverno tornerà ad occupare i camini? Quanti comignoli delle case fotografate, in questi paesi di struggente bellezza riprenderanno a fumare? Quanta gente continuerà a a partire? Chi reggerà la fatica della creta? Chi custodirà i silenzi di questa terra? Chi ne tramanderà i segreti ? E soprattutto chi li ascolterà?

di Giuseppe Palmieri

decorosa. All’epoca, ricordo, circondata da giardini, aiuole ben tenute dalle Suore e diversi alberi di cachi. Un posto bellissimo, tranquillo, quasi bucolico, direi. Un posto che conciliava lo studio e la concentrazione. Per le attività ricreative e di educazione fisica avevamo a disposizione la palestra comunale, situata nell’edificio che ospitava la scuola media. Il prossimo anno, di questi tempi, mio figlio dovrà fare la preiscrizione alla scuola superiore. Ha in animo di iscriversi al Liceo Scientifico, perchè predilige le

NUOVE ATTIVITA' Ha aperto i battenti una vera"Bottega dell'Arte". Giuseppe Russomanno in Piazza Di Masi ha inaugurato, nei giorni scorsi , una mostra del ferro battuto esponendo oggetti e arnesi di notevole pregio artistico. Il nuovo negozio "Arte ferro Sele" merita di essere visitato da tuttele persone che amano l'arte. A Giuseppe formuliamo i migliori auguri.


REDATTORI

L

a santità spenta Ciò che colpiva nelle settimane centrali di agosto, quando con faticosa gradualità la strada principale di Caposele riacquistava una più decisa luminosità notturna, era il totale oscuramento dei luoghi sacri. Passi per la Chiesa di S. Lorenzo che, con i ritmi conosciuti dalla catalana Sagrada Familla, sembra non voler venire alla luce, tanto che gli spazi intorno, per l’appunto bui, sono diventati ricettacoli d’ogni tipo di convegni. Passi, ci verrebbe da dire, per uno spazio che ancora non è stato elevato allo status di luogo di culto, con le necessarie e rituali benedizioni e consacrazioni. All’occhio però risultava non armonico anche l’oscuramento di un altro luogo simbolo di Caposele e cioè il campanile delle sorgenti del Sele. Già di giorno per chi, passeggiando, passa per la Curva della Sanità gli è di fatto impedita la visione del piazzale delle sorgenti e dello stesso campanile a causa di quella curiosa cortina di pigri e per nulla entusiasti alberi di mimose posti lungo la cancellata che definisce il perimetro. Di notte poi il singolare campanile viene lasciato completamente oscurato, come cancellato dalla memoria scenografica di quello scorcio importante nella storia, che è identità, dei caposelesi. E in ogni caso è davvero incomprensibile il buio che avvolge di notte l’intrigante complesso architettonico del Santuario di Materdomini, con le due Basiliche, il collegio liquorino e la Casa del Pellegrino. In questo caso non ci sarebbe neppure l’attenuante dell’insostenibilità dei costi energetici. Per il Santuario, in particolare, dedicato a S. Gerardo Majella, che vanta una posizione dominante sulla valle del Sele, una buona soluzione di illuminazione consentirebbe un esito visivo davvero spettacolare. Ma tant’è. Morale conclusiva (che poi vuole essere anche una provocazione): i luoghi sacri oscurati non evocano forse uno spegnimento metaforico della cattolicità di questa terra? Della sua capacità di far veicolare in modo efficace il messaggio evangelico? Le chiese plurali prive di edifici. La provocazione finisce quando, in tempo di censimento generale della popolazione, riusciamo a registrare un fenomeno di pluralismo religioso che Caposele ci offre in tutta la sua semplice ed interessante laicità. Il riferimento è, oltre alla solida ma non più granitica supremazia della fede cattolica (“credo in una sola chiesa, santa, romana ed apostolica”), alle tre confessioni del protestantesimo locale (con le sue diaspore avvenute nell’ul-

timo quarto di secolo), al sempre più crescente radicamento nelle contrade dei Testimoni di Geova, alle degeneranti congreghe che si stringono attorno alla fantomatica santona di Foggia, alle prime silenziose preghiere buddiste di qualche cultore di filosofia… Ma non finisce qui. In contemporanea con le sciocche affermazioni del premier di Arcore sulla supposta superiorità dell’occidente anche in tema di religiosità, registriamo a Caposele l’arrivo di due famiglie magrebine, crediamo di fede mussulmana. La religiosità, dunque, si arricchisce sempre di più di nuove forme, di nuovi concetti, di rapporti più vari con il sacro e il divino. E pensandoci bene queste nuove (per noi) confessioni si radicano e si rafforzano anche senza edifici, templi e santuari… (ma illuminate da una fede che scorre sotto terra come torrenti carsici). Quel povero lampione. Ci siamo innanzi riferiti per accenno alla nuova illuminazione della via centrale (la via nova). E’ stato in buona sostanza il primo ed evidente risultato dei lavori di sistemazione dell’arredo urbano del vecchio centro storico. Ogni passo degli interventi sono stati ovviamente seguiti con grande attenzione e spirito critico dai cittadini, più o meno perditempo, più o meno strumentalmente mossi da interessi politici. C’è da dire che i progettisti e i direttori dei lavori sono di una coerenza non scalfibile. Nessun suggerimento critico sembra essere stato fino ad oggi accolto. Ci sono per la verità alcune scelte che gridano vendetta, come ad esempio la sistemazione della Fontana del cinema (ma che è?!) e quella di una fontana sistemata sul vecchio sedime della chiesetta di S. Lucia. Nel primo caso c’è addirittura l’aggravante di un lampione che “impalla” la stessa fontana che, per quanto inguardabile, risulta a maggior ragione come qualcosa di posticcio, messa lì per caso e dopo le critiche mantenuto per capriccio. Ora tra le tante brutture dei profili architettonici di Caposele ci può stare anche quest’ultima. Ma si togliesse almeno quel lampione! Infatti, perché non trovare altra soluzione per garantire la luminosità di quell’angolo che prima era luogo di socialità degli anziani e che oggi con l’attuale sistemazione pare vuoto, freddo e disadorno? La baraccopoli delle Saure Avendo la fortuna di poter godere della possibilità di vinificare in una delle cantine che sovrastano le sorgenti, di

L E G G E R E

di Gerardo Ceres

tanto in tanto mi capita di andarci per aiutare mio padre nelle piccole faccende necessarie a garantire la qualità del suo ottimo rosso. Di anno in anno lo spettacolo delle Saure mi appare sempre più desolante. La baraccopoli dell’immediato dopo terremoto, che aveva una sua dignità, appare oggi come una silenziosa favelas brasiliana. Che pena! Non aggiungo nulla sulle possibili soluzioni da dare ad una area che se riqualificata darebbe valore anche alla cantine, alcune delle quali andrebbero fatte visitare alle scolaresche per la particolarità delle feritoie che si perdono nella roccia e dalle quali arriva una aria costante che determina una condizione climatica importante per la stessa conservazione del vino. Senza nulla aggiungere, resta il fatto che è un delitto lasciare le cose così come sono ora. Si intervenga in qualche modo per riparare ad una bruttura. Non la sola, ma certamente una delle più evidenti. COL (Caposeleonline) Il fenomeno di quest’autunno, quello che ha assunto le caratteristiche di una tendenza cult è stato certamente il sito internet animato da qualche geniale ragazzo (e se ci fosse anche una mano femminile?) che ha creduto di proporre una piazza virtuale in cui ogni navigante è libero di apportare un proprio personale contributo. Ci si trovano articoli anche su vicende di attualità o di interesse strettamente

GERARDO CERES

I M P R E S S I O N I

giovanile, ci sono fotografie, rubriche di cronaca quasi quotidiana. Ma, fra tutte, le pagine di maggior successo sono quelle del cosiddetto guest-book (cioè il libro degli ospiti), che si è trasformato nel vero pezzo forte del sito, e le pagine, ancora, del forum di discussione. Come in tutti i luoghi di libertà a volte si sconfina nel puerile e altre volte addirittura in cadue di stile (incontinenze verbali al limite del political-correct). Ma tutto sommato c’è da registrare una voglia di espressione che lascia ben sperare dopo anni di torpore e di assenza di luoghi di comunicazione. Con le dovute differenze ci pare di cogliere la stessa voglia di comunicare di quei ragazzi che sgomitavano dinnanzi ai microfoni di Radio Caposele ancora qualche anno fa. Qui ci sono personaggi che segneranno, seppure nei confini della virtualità, un pezzo di questa esperienza: o’mastr bin laden, figlio di Caposele, Bastiano, l’inviato, Elena, Napoleone. Nomi a ben vedere di spudorata fantasia ma che poi sono facilmente riconoscibili nella vita reale. Utilizzando Virgilio.it quale motore di ricerca, alla voce “Caposele” vengono evidenziati tredici siti, alcuni commerciali, altri di promozione della nostra terra: sono pagine che si propongono a chi non è di Caposele; alcuni ben fatti, altri meno, altri ancora in perenne costruzione (come la chiesa di San Lorenzo).Caposeleonline (www.geocities.com/caposeleonline/), invece, non propone e non promuove nulla, questa è la differenza. E’ un microfono aperto, è una pagina bianca da scrivere, è uno scatto da realizzare, è una casa aperta a tutti,

La piazzetta di Santa Lucia ripavimentata e "abbellita" da nuovi inserimenti

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di Alfonso Sturchio

S

i parla spesso ai giovani, si disquisisce sui giovani. I conve gni, i dibattiti nella Chiesa e nella società non si contano più. Ti piovono dall’alto risultati d’inchieste e letture sociologiche. Generazione insicura, immatura, ma con grandi valori dentro spesso inespressi”. Comincia così – con le parole dell’Arcivescovo padre Salvatore Nunnari - la prefazione ad un volumetto molto interessante promosso dalla nostra arcidiocesi e curato dall’Università degli Studi Federico II di Napoli e dall’Università degli Studi di Salerno. Si chiama “Con i giovani dell’Alta Irpinia… un’indagine”, e - per quanto ci riguarda - offre degli spunti che non potremo cogliere nemmeno dall’analisi dell’ultimo censimento nazionale. Mi è capitato tra le mani per avere avuto il privilegio, insieme all’amico Angelo Ceres, di partecipare al Sinodo dei Giovani quale rappresentante del consiglio pastorale della nostra parrocchia, e credo che la sua lettura sia consigliabile a chi vuole conoscere meglio la realtà dei giovani di Caposele e dei paesi che lo circondano. Non è la prima volta che padre Nunnari, in questi due anni, mostra un attivo interesse verso le problematiche sociali – molti lo ricorderanno in una

drammatica assemblea a Materdomini per i recenti fatti di droga – e questa indagine è una prova ulteriore della sua partecipazione ai disagi giovanili. Oggi, chi ha il potere di amministrare la propria comunità, di compiere delle scelte decisive - sia esso un sindaco, un parroco o solamente un genitore che deve fare da guida ai propri figli – ha uno strumento in più per conoscere chi sono i giovani di Caposele e dell’Alta Irpinia, quali sono le loro speranze, i loro valori, le loro aspettative ed il loro rapporto con la politica, la scuola o il lavoro. Dall’indagine - che ha coinvolto 900 intervistati tra i 15 e 28 anni e che ha un margine di errore inferiore al 3% - emergono dati che in questi anni abbiamo potuto solo ipotizzare, mentre ora si manifestano, impietosamente, nero su bianco. Tra i più allarmanti c’è forse il dato sull’emigrazione. Se da un lato Caposele presenta una percentuale di giovani tra le più alte rispetto all’in-

... SIAMO GRAN

DAL LICEO DI CAPOSELE

B

reve riepilogo di una storia caposelese e di una lotta studentesca I l Liceo “De Sanctis” di Caposele si trovava da anni in una situazione critica (per non dire problematica), che non sarebbe potuta andare avanti per molto. Così di fronte ad un futuro incerto, non si poteva restare indifferenti ed accettare il destino; era necessario fermarsi e riflettere, prendere in mano la situazione e mostrare a tutti ciò che stava accadendo, diffondendo e amplificando la nostra voce. La gente deve sapere, deve conoscere, deve partecipare. Dopo una settimana di volantinaggio, incontri, discussioni, confronti, dimostrazioni, le nostre idee si potevano dire diffuse, condivise o respinte, ma sicuramente conosciute. Lo “spettro” che si aggirava da anni tra le strette pareti del corridoio del liceo di Caposele, aveva finalmente assunto la fisionomia di una protesta, costruita secondo il pensiero di ragazzi e ragazze che non si rassegnano al corso degli eventi. E la protesta, attraverso il confronto, era venuta a patti chiari: dalle parole ai fatti. - Anno XXX - Gennaio 2002 N.67

DI

Oggi, dopo più di un mese dalla fine dell’Okkupazione (ricordiamo la data storica dell’inizio: 7 novembre 2001), ci sentiamo di fare alcune considerazioni. Innanzitutto rassicuriamo chi si è interessato alle nostre vicende che sono iniziati e stanno procedendo i lavori per il trasferimento provvisorio, promesso alla fine delle “trattative” per il rientro dalle vacanze natalizie. Siamo riusciti infatti ad ottenere un proficuo dialogo con il Sindaco, che sta dando i suoi frutti. E’ ben inteso che lo sforzo di tutti rimane quello per un rapido trasferimento non più provvisorio, nella sede definitiva di via Pianello, che finalmente porrà fine all’ “annosa questione” del Liceo. Ribadiamo pertanto che il trasferimento a Materdomini, nei locali dell’ex scuola elementare, non è la “panacea” (e speriamo che non diventi tale!), ma solo l’ennesima soluzione di ripiego, per ovviare ad una situazione ormai grave ed insostenibile, come quella in cui attualmente si trova il Liceo. Al di là degli obiettivi raggiunti, la nostra

Indagine sui giovani dell’Alta Irpinia

tera popolazione (19%) in confronto ai paesi limitrofi, con una presenza di adolescenti tra i 15 e 19 anni superiore di 5 punti alla media nazionale, allo stesso tempo i dati si invertono quando si considera la fascia di età tra i 25 ed i 28 anni. In parole povere, almeno tre di quei dieci amici con cui hai giocato, parlato, provato simpatia o studiato a scuola, dopo i 20 anni sono dovuti partire e, con un po’ di fortuna, li potrai rivedere dalla festa di San Lorenzo fino alla Madonna della Sanità. In verità la statistica non prevede quest’ultima considerazione, ma è bene per una volta uscire dall’asetticità dei numeri per capire meglio la cruda realtà. E così è anche scientificamente spiegata una frase che ho letto su un sito Internet a fine novembre “… in queste sere c’è più vita a Kabul che a Caposele”. Tornando alla serietà dell’indagine, è confortante sapere che il 77% di coloro che hanno un’età tra i 20 e i 24 anni possiede un diploma di scuola media superiore. Se questo indica un innalzamento del livello culturale, tuttavia non si spiega come mai solo il 6% dell’intero campione è impegnato in politica e come mai quasi il 30% ritiene la politica “un modo di fare gli interessi di pochi”. Ma, a pensarci bene, quest’ultimo dato non contraddice affatto la crescente emancipazione culturale.

Quanto, invece, ai valori è utile apprendere che oltre l’80% dei giovani irpini ritiene grave l’uso di droghe ed il suicidio, mentre solamente il 25% considera negativamente l’uso di contraccettivi e le esperienze prematrimoniali. Interessante è poi il giudizio sull’omosessualità (grave per il 38%) e sull’eutanasia (no per il 56%). Insomma, per rispondere al navigatore di Internet, Caposele non è proprio Amsterdam, ma non è nemmeno Kabul. Si sappia, inoltre, che la prima persona con cui i giovani parlerebbero trovandosi in difficoltà è l’amico (33.8%), più degli stessi genitori: solo un ragazzo su venti, infatti, svela i propri problemi principalmente al padre, e questo è un punto che deve far riflettere chi crede di conoscere bene i propri figli. Sia chiaro, infine, che la maggioranza degli intervistati (57%) è insoddisfatta della gestione amministrativa del proprio comune, ma allo stesso tempo sente fortemente il senso di appartenenza ad esso (71%). A mio avviso, per concludere, bisognerebbe risarcire il 100% dei giovani caposelesi per quanto hanno dovuto sopportare negli ultimi 21 anni, per il 50% di gioventù spezzata a causa del terremoto e di tutto ciò che esso ha comportato, ma questo non lo troverete in nessuna statistica.

protesta ci ha inoltrato nel “mondo dei grandi” e ci ha dato un quadro di quella che è la “politica” del nostro Paese. Si è trattato di una sorta di “iniziazione” ad un sistema che, rispetto alla buonafede di noi giovani, appare ostile, falso, subdolo. Nonostante ciò, anche se ce la caviamo meglio fra i banchi di scuola che tra le poltrone degli assessori, abbiamo saputo far valere le nostre ragioni e siamo usciti “vivi” dalle fitte trame di interessi e giochi di potere. E consentitecelo... SIAMO GRANDI!!! Ci sentiamo in dovere di ringraziare quanti ci hanno sostenuto nella nostra battaglia, genitori, docenti, cittadini; il loro appoggio e la loro partecipazione ci saranno sempre d’aiuto!!! Vogliamo “ringraziare” anche tutti coloro che hanno tentato di screditare il movimento, accusandoci di immaturità e presunzione, e di essere “strumentalizzati”: è più facile insinuare che comprendere le ragioni, quando queste toccano la sfera degli interessi personali... Veleni a parte, vogliamo infine rivolgere un saluto al “vecchio liceo”, che ha accolto nella sua storia numerose generazioni di studenti,

tuttora legati ad esso da un profondo affetto e da un nostalgico ricordo del passato studentesco. Preoccupati per una non facile “provvisorietà”, nell’attesa di dare il “benvenuto” al nuovo liceo della sede definitiva, con qualche lacrima diciamo... CIAO “VECCHIO LICEO”!!! Auguri di buon Natale e felice Anno Nuovo a tutti!!! NOI CI SAREMO!!!


ANCORA UNA CONFERMA SPORTIVA A CAPOSELE

O

ramai si può parlare di tradizione consolidata. Anche quest'anno, infatti gli atleti della piscina di Caposele si sono fatti onore ai campionati di nuoto italiani. A salire sul gradino più alto, nella categoria dei 50 metri e fissando il record italiano, già all'età di 14 anni, è stata l'ondina Maria Di Masi che ha sbaragliato le avversarie provenienti da città come Roma, Bologna, Torino. Alla solita Carmela Cuozzo, alla quale abbiamo già dedicato un ampio servizio nei numeri precedenti de La Sorgente, si affianca un'altra campionessa a mantenere alto il prestigio della società di nuoto caposelese. E' un risultato di grande valore che si associa ad altri risultati ottimi di atleti caposelesi in questo campo. Maria Di Masi, con forza e costanza, ha inanellato successi a ripetizione costruendo, vittoria dopo vittoria, un'immagine di forza e organizzazione mentale che proietta il nuoto caposelese ad alti livelli di agonismo. A questo proposito dobbiamo com-

Maria Di Masi in una foto recente

Immagini da premiazioni ufficiali

plimentarci con tutti quelli che hanno preparato e costruito intorno agli atleti questa grande vittoria. E lo hanno fatto con enorme sacrificio e con passione mantenendo, con costanza, un gruppo atletico a livelli forti e competitivi. Al Presidente della società Antonio Zarra e a tutti i preparatori atletici un sentito grazie da tutti noi della redazione. Con convinzione e con un pizzico di

orgoglio da noi l'augurio a proseguire in questa direzione, nonostante, come avviene spesso in questo Paese, ci siano critiche, spesso ingiuste, e tentativi di ricambio forzato dell'organico. Ma la regola è "SQUADRA CHE VINCE NON SI CAMBIA". Avanti tutta ragazzi!

CAPOSELE E LA SUA NUOVA

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REDATTORI

SALVATORE CONFOR-

PICCOLA CRONACA LA NONNINA DI CAPOSELE COMPIE

100 ANNI

I cento anni di nonna Francesca sono motivo d’orgoglio e di felicitazione per tutta la cittadinanza; in particolare per i suoi undici figli, le nuore, i generi ed i suoi 47 nipoti. La nonnina, che ha visto ben quattro generazioni, vanta un numero di discendenti pari a ben 152. Il merito di questa rara longevità è da attribuire, fra l’altro, anche alle cure amorevoli che le sono prodigate da parte dei congiunti i quali non le hanno mai fatto mancare ogni forma di assistenza. Nonna Francesca è motivo di orgoglio per tutta la cittadinanza, poiché con i suoi cento anni rappresenta “il braciere” di una famiglia, intorno al quale tutti vorrebbero stare per ricevere il suo calore. E Nonna Francesca è riuscita a dare tanto calore umano a tutti. L’augurio che noi tutti ti rivolgiamo, cara Nonna, è che il Signore ti dia tanta forza per poter godere, ancora, dell’affetto dei tuoi cari e per poter godere, tutti noi, della tua presenza.

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Riflessione sul Natale

Don Vincenzo Malgieri

”Pace in terra agli uomini che Dio ama”, ritorna nel ritmo liturgico del Natale 1’invito a contemplare il Figlio di Dio che si fa Bambino, indifeso, fragile e povero per condividere la nostra storia umana, ma soprattutto per farci conoscere quanto siamo amati da Dio. Questi è Gesù, l’Emanuele, il ”Dio con noi” che già dalla Grotta di Betlemme allarga sull’umanità intera le sue braccia ad offrirci il suo dono di pace e di fraternità. Ma questo dono è realtà o utopia ci chiediamo specialmente oggi quando sta scorrendo tanto sangue dall’America all’Afganistan, alla Palestina e proprio sulle colline della Giudea, che risuonarono nella Notte Santa del canto festoso di pace di una schiera di angeli, ora vediamo e udiamo scoppi di bombe e rombi di cannoni. Gesù non porta una pace miracolosa. Il Natale è 1’evento che ha portato Dio a farsi come noi e noi con il battesimo a farci come Lui, ricordiamo S. Paolo: ”non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”, pertanto il corpo da Lui assunto duemila anni fa è oggi il tuo, il mio corpo; la sua vita è la tua, la mia vita. Quindi Gesù elargisce realmente la pace al mondo, ma unicamente tramite ognuno di noi: ”Andate...predicate...beati gli operatori di pace”. La pace si costruisce, ma gli artigiani siamo noi. Certo le situazioni che scatenano la guerra non dipendono da noi, però siamo responsabili dei disagi, dei contrasti, delle inimicizie, di tante ingiustizie ecc. che privano del dono della pace anche la nostra piccola comunità. Avvertiamo la presenza di Cristo nella nostra vita, scorgiamola nelle persone che incontriamo e testimoniamola con gesti di accoglienza, di solidarietà e disponibilità. Così la pace diventa impegno di ogni giorno e in questo modo diffondiamo la ”grande gioia che sarà di tutto il popolo” (Lc;2,10), secondo 1’annuncio dell’angelo ai pastori di Betlemme. A Natale Caposele ha, da sempre, una grande esigenza di assistere a qualche manifestazione di intrattenimento musicale e religioso. Negli ultimi anni bisogna ammettere che queste iniziative sono in fase calante. Qualcosa, però, quest'anno si è organizzata grazie ai pochi ragazzi dell'Azione Cattolica che hanno voluto, per non deludere del tutto le aspettative dei caposelesi, rappresentare a piazza XXIII novembre un gigantesco presepe ben architettato con sagome di legno e paglia.

Il traliccio della Telecom a Materdomini. Un grande esempio di attenzione al problema dell'impatto ambientale del nostro paesaggio.


Piccola cronaca La minoranza consiliare, nell'ambito delle manifestazioni di chiarificazione e promozione delle proprie iniziative a favore del Paese, ha organizzato nella sede del Teatro di Materdomini un' assemblea pubblica sulla pianificazione territoriale e soprattutto sui parcheggi a Materdomini. Gli aspetti che riguardano il territorio di Caposele e l'immediato futuro che le scelte politiche dovrebbero chiarificarci, sono temi molto importanti, che il gruppo di minoranza, con una serie di assemblee pubbliche cercano di diffondere, tentando una riflessione e confronto. I caposelesi, però, ed è un auspicio che ci facciamo, dovrebbero stare più attenti al proprio futuro, partecipando a questo tipo di iniziative e confrontarsi sulle scelte politiche che spesso, proprio per mancanza di interesse, vengono fatte, non democraticamente, al chiuso di una stanza. E' stata pubblicata, a cura delle ragazze del "Mini club",una raccolta di storie, disegni e fantasie di bimbi di Caposele. Il ricavato servirà ad allestire una biblioteca per piccoli.

I contatori del gas disseminati, con molto disordine e superficialità sui muri delle case del nostro Paese, dovrebbero essere sistemati in modo più decoroso. Per evitare, non solo l'orrenda visione di questi cassoni metallici, liberi sulle facciate, ma anche il pericolo di manomissione che ne deriva, vorremmo proporre agli amministratori di mettere in moto un piccolo bando di idee ,aperto a tutti i cittadini, per una sistemazione più consona alla nuova immagine di Caposele.

MODA GIOVANE TRA LE SORGENTI Di Maria Monteverde

La sfilata di moda ed acconciatura organizzata nell’ambito dell’ultimo ferragosto caposelese, è stata un vero e proprio successo. Piazza Sanità brulicava di gente in attesa e, dietro le quinte, c’era un intenso e concitato lavoro d’equipe degno delle grandi sfilate italiane. E’ stato emozionante quando la prima modella ha aperto la serata guadagnando la passerella con eleganza e padronanza. Non era la prima volta che partecipavo ad una manifestazione del genere, ma ogni volta è come se fosse la prima. Da dietro il sipario seguo con trepidazione i passi delle modelle che, molto spesso, sono ragazze del luogo, belle ed ambiziose; ed anche a Caposele le neo modelle erano state scelte tra le bellezze più verdi del paese e dintorni. Io ed i miei colleghi parrucchieri acconciatori abbiamo lavorato con grande professionalità e serietà, tutti uniti come in una grande famiglia per riuscire a dare il meglio affinché la serata si concludesse con successo. Con lo stesso entusiasmo hanno collaborato le boutique fornendo l’abbigliamento alle modelle e misurandosi in una divertente gara di moda. Anche molte persone esterne si sono lasciate affascinare dall’iniziativa ed hanno dato un aiuto fondamentale: fondamentale come la solidarietà e l’amicizia. Forse è proprio la parte nascosta dello spettacolo, cioè chi sta dietro, chi organizza, che ha il lavoro più duro da svolgere, ma il più gratificante perché quando senti gli applausi vuol dire che va tutto bene e che non hai disatteso le aspettative del pubblico. Ed è proprio quello che è successo a Caposele: l’approvazione della gente ha ricompensato il nostro lavoro singolo e di gruppo ed ha premiato, inoltre, quelle modelle in erba, trasformandole, per una serata, in luminose stelle sotto il cielo agostano di Caposele. Concludo con l’auspicio che queste manifestazioni abbiano un seguito e che nei prossimi anni si possa organizzare ancora meglio un’iniziativa come questa che ha avuto successo e che ha portato il suo piccolo contributo al ferragosto del nostro paese.

“La Sorgente in Tour” La Pizzeria “La Sorgente”, consapevole della tradizione di due generazioni di pizzaioli, altresì della professionalità del giovane diplomato Alfonso Pallante, ha deciso di partecipare ai vari campionati nazionali di pizza. Lo scorso anno, infatti, la pizzeria ha presentato a Salerno, al Campionato Nazionale di Pizza, “La Sorgente”, classificandsi tra i primi dieci. Il 26 novembre 2001 la Sorgente ha partecipato, a Battipaglia , con la pizza Cuore Irpino a simbolo dei prodotti delle nostre montagne: i tartufi. Nel mese di dicembre invece, ha partecipato, con ottimi risultati, al 2° campionato di Città di Sorrento presentando una pizza che richiama di nuovo i sapori irpini affinchè queste terre siano ancora apprezzate proprio queste peculiarità gastronomiche attraverso la pizza. E' l'occasione per augurare ad Alfonso una lunga carriera di pizzaiolo sicuri che lo spirito di mantenimento delle tradizioni che lo contraddistingue possa affermare, sempre più, la prima pizzeria caposelese, che, tra l'altro, ha una connotazione importante nel nome che ci spinge, con naturalezza, a fare il tifo per lei. Auguri !

Alfonso Pallante alle prese con il condimento della Pizza

Con la fine dell'estate arrivano in redazione le foto degli eventi sportivi che l'hanno caratterizzata. Tra le manifestazioni che, come sempre, avvicinano tanta gente al "Polo sportivo" i tornei a campo di bocce che hanno fatto da cornice a quelli più seguiti dei tornei di calcio e calcetto. Il più importante tra i tanti organizzati è sicuramente quello che viene chiamato il "torneo ufficiale" per squadre sponsorizzate. Il trofeo è stato assegnato per l'estate 2001 alla squadra sponsorizzata da "Tender Moda" che con la sapiente guida di Davide chiamato amichevolmente Platinì, ha sbaragliato gli avversari di turno.

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Piccola cronaca

LA PRO LOCO SUGGERIIl “Castello” di Caposele, come è noto, è stato costruito intorno all’anno 1000. Come molti sanno, esso è stato teatro di avvenimenti notevoli; in particolare le nozze di Margherita D’Aragona, un placito tenuto da Folco D’Este, il possesso dello stesso da parte di Jacopo Sannazzaro. Oggi, purtroppo, i resti di quello che fu un simbolo per Caposele, sono abbandonati a se stessi e i tragici accadimenti degli ultimi anni poco hanno fatto rimanere di quelle mura pregne di storia e di cultura. La Pro Loco, sempre sensibile a questo tipo di problematiche, aveva programmato, nell’ambito del Ferragosto Caposelese, una serie di concerti di musica classica da tenersi appunto nell’area di sedime di quella vetusta costruzione, prevedendo, naturalmente, lo sgombero delle macerie che ivi ancora insistono e la sistemazione di quei pochi resti che ancora affiorano dal terreno. Tale iniziativa, purtroppo, non trovava il consenso dell’Amministrazione Comunale che, giustamente, palesava la preoccupazione della possibilità di caduta di qualche pietra, tra l’altro già avvenuta, e quindi il pericolo per la pubblica e privata incolumità. Di qui la necessità di differire tali manifestazioni. Oggi la Pro Loco reitera la richiesta all' Amministrazione affinché si compiano tutti i passi necessari per rendere l’area idonea a tali scopi, valorizzando un luogo sicuramente suggestivo dal punto di vista scenografico, certa che questo tipo di manifestazioni portano lustro e vanto ad un Paese che da sempre apprezza e promuove manifestazioni di cultura e di civiltà. Il Presidente Antimo Pirozzi

Un pezzo di muro del castello messo a dura prova dal ghiaccio di questi ultimi giorni

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VIAGGIO IN SVIZZERA Ancora una volta la voglia e il richiamo dei compasani all'estero ci hanno stimolato ad intraprendere una nuova avventura verso le terre di emigrazione. Già due anni fa fummo accolti dai caposelesi del "vallese" a Sion e quest'anno abbiamo accolto invece l'invito di una comunità irpina nella Svizzera tedesca e precisamente a Schonewerd vicino ad Arau. Eravamo un pò preoccupati per il viaggio, per il freddo, per l'ospitalità di persone della nostra terra ma illustri sconosciuti, per i quali dovevamo solamente suonare ed accontentarli musicalmente parlando insieme al migliaio di ospiti presenti alla festa di capodanno. Tutto è cambiato, invece da quando siamo arrivati la mattina del 31 dicem-

bre a Gosgen, paesino incantevole della Svizzera tedesca che era dotato di tutti i servizi possibili ed immaginabili compreso un mega salone per le feste. Ci accoglie Antonio Renna presidente dell'associazione "Colonia Libera Italiana" e con la sua gentilezza e disponibilità ci accompagna presso l'abitazione di suoi amici che mettono a disposizione un appartamento vuoto, ma funzionale a nostra disposizione. E' la famiglia Calà che ci ospita in una maniera squisita ed irricambiabile facendoci sentire immediatamente a casa. La sera nel grande locale attrezzato e riscaldato l'organizzazione degli italiani è impeccabile e i 1200 ospiti circa sono subito coinvolti nella musica

trascinante de " LI CUMBARI" che ripercorrono la musica degli anni 60 e 70, il liscio e il folk irpino con organetti e fisarmoniche. Alla serata di gala sono presenti anche le altre associazioni italiane sparse sul territorio svizzero che apprezzano la musica e tutto ciò che ci gira intorno fino alle 4 di notte. E' stato, realmente, un capodanno indimenticabile. Il giorno successivo è il momento delle visite e i caposelesi fanno a turno per ospitarci ed offrire al nostro gruppo un' accoglienza magnifica. A tal proposito voglio ricordare la gentilezza della famiglia di Angelo Donatiello, di Donato Luongo e di altri caposelesi che hanno esteso l'invito affinchè rimanessimo più giorni in Svizzera. E poi la gentilezza di Antonio, Gerry

Nicolina, Assunta, Giuseppe, Adriano, Luciana, Adelio e la moglie di Ferrara ed altri di cui non ricordo i nomi. E' stato proprio un bel viaggio che non dimenticheremo, soprattutto per i modi,le espressioni ed il calore della gente italiana in Svizzera. Un ultimo ringraziamento alla ditta "Caputo viaggi" che ci ha messo a disposizione un comodo pulmino per gli spostamenti del gruppo e senza il quale, con 10 gradi sotto lo zero, saremmo morti di freddo. Grazie a tutti voi, ci rivedremo presto. Tonuccio Corona

Un momento del veglione in Svizzera con gli italiani emigrati

Apprendiamo con viva soddisfazione che il nostro concittadino Antonio Malanga, figlio del caro amico Salvatore, avviato alla brillante carriera militare, è stato promosso al grado di Maggiore di Amministrazione Commissariato dell’Esercito. Il brillante Ufficiale nel corso della sua carriera ha ricoperto molti incarichi di prestigio e responsabilità. Al caposelese, residente a Roma, ed al proprio papà Salvatore, gli auguri e le felicitazioni della Redazione. CURRICULUM VITAE -E’ nato a Caposele il 3 gennaio 1962 ed attualmente risiede a Roma Nel corso della sua carriera ha frequentato: -il 104° Corso A.U.C. presso la Scuola di Amministrazione e Commissariato Militare -il 23° Corso di Aggiornamento Professionale per Ufficiali del Corpo di Amministrazione -l’11° Corso di lingua inglese presso la Scuola Lingue Estere dell’Esercito -il Corso “La nuova disciplina delle pensioni” presso la Scuola Superiore di Amministrazione Pubblica nell’anno accademico 1999/2000 -il 126° Corso di Stato Maggiore presso la Scuola di Guerra dell’Esercito. Ha, inoltre, ricoperto i seguenti incarichi in attribuzione specifica: -“Ufficiale cassiere” presso il Commissariato generale Onoranze ai Caduti in Guerra -“Ufficiale addetto” presso il Centro Gestioni Speciali dell’Esercito -“Capo gestione del denaro” presso il Comando Brigata Alpina “Julia” -“Capo gestione del denaro” presso il Battaglione Logistico della Brigata Granatieri di Sardegna -“Capo del Servizio Amministrativo e Capo Gestione del Denaro” presso il 13° Reggimento Artiglieria “Granatieri di Sardegna” -“Capo del Servizio Amministrativo e Capo Gestione del Denaro” presso il 7° Reggimento Artiglieria “Cremona” -“Ufficiale Addetto” presso la Direzione di Amministrazione della Regione Militare Centrale -“Capo Sezione Trattamento Economico di Quiescenza” presso l’Ufficio Amministrazione Personali Militari Vari dell’Esercito -“Capo Sezione Matricola” presso l’Ufficio Amministrazione Personali Militari Vari dell’Esercito. Attualmente ricopre l’incarico di “Capo Sezione Trattamento Economico di Quiescenza presso l’Ufficio Amministrazione Personali Militari Vari


Piccola cronaca

Quest'anno la neve non ha fatto la solita breve comparsa, ma è stata protagonista di questo pazzo inverno. Il periodo di Natale ha avuto il paesaggio che,da sempre, si auspica con le montagne e le strade del Paese imbiancate al giusto punto. Ma anche l'inizio dell'anno ci ha regalato un'altra spruzzata di neve che è stata, in ogni caso, accompagnata da un freddo intenso e prolungato che non si verificava, a questi livelli, da anni.

la nuova scuola media di Materdomini, progettata dall'arch. Antonio Sena è stata realizzata a tempo di record. Una struttura moderna e capiente con aule e spazi per attività didattiche e laboratori che, pare, sia stata scelta come sede provvisoria per il Liceo di Caposele. Probabilmente avrà, visto l'andamento demografico in calo della popolazione caposelese, una destinazione d'uso sempre diversa da quella per la quale è stata pensata. A Caposele, invece si attende con ansia la fine dei lavori del Polo Scolastico previsti per la fine dell'anno. In questo modo si potrà, effettivamente dimensionare la superficie scolastica del comune rispetto alle vere esigenze della popolazione scolastica.

La nuova scuola di Materdomini

Una petizione popolare, firmata da centinaia di cittadini per la costruzione di un parcheggio al centro di Caposele. Riceviamo e volentieri pubblichiamo Al Sig. Sindaco di CAPOSELE OGGETTO: Costruzione parcheggio sotterraneo in piazza XXIII Novembre. I sottoscritti cittadini di Caposele chiedono alla S.V. ed all’Amministrazione Comunale tutta di verificare ed approfondire l’opportunità di realizzare un parcheggio sotterraneo in piazza 23 Novembre, prima di dar luogo ai lavori di sistemazione della piazza stessa. I sottoscritti ritengono che un parcheggio sotterraneo in tale zona sia necessario per i seguenti essenziali motivi: •restituisce ai cittadini gli spazi pubblici, strade e piazze, altrimenti occupati quasi esclusivamente da veicoli; •incentiva lo sviluppo commerciale ed economico in genere di Caposele, in quanto detto parcheggio é posto in posi zione centrale ed in corrispondenza del corso principale; •favorisce il reinsediamento nelle case ri costruite, poste nei quartieri limitrofi, ma attualmente disabitate principalmente per mancanza di parcheggi e di autorimesse; •contribuisce all’utilizzazione razionale del territorio, perché evita di ricorrere a soluzioni alternative che impegnino il già scarso spazio disponibile ed occor rente per la realizzazione di altre opere pubbliche, di cui necessita Caposele; • bilancia lo squilibrio che si verrebbe a creare con la costruzione di qualche altro parcheggio nella zona bassa di Caposele. Ringraziano anticipatamente la S.V. e l’Amministrazione che rappresenta per

LI CUMBARI folk sciò presentano:

Via Santuario imbiancata, quest'anno, molto spesso dalla neve

In attesa per la messa di Natale

E' stato organizzato per il giorno 2 febbraio dal "Gruppo WWF Luciano Grasso" di Caposele presso l'auditorium della scuola media di Materdomini, un dibattito sul ruolo del nostro Paese nel Parco dei Monti Picentini e sulla questione della riserva speciale.

Una delle strade storiche del nostro Paese, via Piedigrotta interrotta per sempre dalla scelta politica, per niente partecipata, di costruire un parcheggio per poche auto.

Il nostro amico Giuseppe Ceres, venuto a trovarci durante il ferragosto caposelese

Un omggio agli amici americani che si sono ritrovati a Caposele questa estate. In ordine dalla sinistra : RocchinoBaldi, Antonio Petrucci, Antonio Russomanno, Dinuccio Di Lauro

LA QUADRI-

E' in distribuzione il nuovo lavoro video dei “Li cumbari folk scio’!” intitolato “ La QUADRIGLIA - immagini di una tradizione” . E’ una produzione che vuole sintetizzare lo sforzo di ricerca delle tradizioni irpine nel ballo folkloristico; la Quadriglia è il ballo folkloristico irpino per eccellenza e la videocassetta mette in evidenza tutta la storia figurata del ballo con la straordinaria interpretazione dei ballerini caposelesi che, in abiti tradizionali originali, vengono sapientemente “comandati” dalla musica de “Li Cumbari”. E’ stata l’occasione per poter far convivere gli stornelli, i detti, i proverbi della nostra terra con la fantasia, l’allegria, e la genuinita’ dei testi delle canzoni, con la meticolosita’ ed attenzione degli arrangiamenti realizzati; il tutto condito con immagini divertenti e realiste. Il lavoro contiene, inoltre: - il Video clip de “ LU Stingu” che girato, in maniera professionale, sottolinea , la vita contadina e le sue profonde tradizioni prestando molta attenzione alla scenografia, all’utilizzo di costumi tradizionali degli attori e degli attrezzi casalinghi rigorosamente originali e tradizionali. - alcuni dei dei successi di tanti anni di musica folkloristica e buona parte tratti da “La Tiella di tua sorella” disco di grande impatto dell’estate 2000. La grande forza di volontà che spinge l'associazione "LI CUMBARI" ad affrontare, sempre con entusiasmo, avventure di questo tipo è legata a filo doppio alla voglia di rappresentazione e promozione delle tradizioni irpine musicali e l’iniziativa intrapresa, consente di conservare e di approfondire, sempre più, il tema allegro e spensierato delle canzoni della nostra terra. La video cassetta della durata di 40 minuti potete richiederla alla Pro Loco Caposele via Roma 83040 Caposele, oppure a: licumbari@email.it

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IN RICORDO DI 'NGIULINU di Antonello Malanga

Angelo Meo

T

utt’a un tratto, mentre ci si ac cingeva alla rituale passeggiata in Via Roma, un famelico urlo ci scuoteva: era Lui che sghignazzando compiaciuto si presentava, rodomonte, prendendosi gioco di noi, supponente, supponendo di farci paura; ripeteva poi più volte lo stesso rito ai danni di altri od altre passanti ... Lui era ’Ngiulinu Papusciu, ’Nghilinu per la maggior parte; gli ho contato una buona dozzina di ”sturtinomi”(tutti meritati) con cui veniva scherzosamente chiamato in paese: uno per tutti Kempes, del quale ricordava a tratti il gesto atletico piuttosto che la capigliatura fluente. Ho cominciato a sentir parlare di ’Nghillo piu o meno verso la metà degli anni ’70, quando pare si impossessò di una macchina a caso che guidò, narrano, lungo tutto il paese senza patente e in prima marcia, fino a fonderle letteralmente il motore (!), scusandosi con il proprietario di non averlo fatto apposta! Fatto il militare, dove potè sfogare la sua indole di persona libera da tutto e tutti librandosi e liberandosi nell’aria attraverso ripetuti lanci col paracadute dei quali, smargiasso, si vantava, ritornò definitivamente a Caposele prima del terremoto, non dopo qualche altra peripezia. Raccontano di lui che fosse un tipo burbero, permaloso,manesco, sempre incline alla legge della percossa che fieramente dava (poco) e riceveva (spesso):erano altri tempi quelli! Il dopo terremoto, come per tutti, gli aveva cambiato un po’ la vita e lo aveva indirizzato definitivamente ad una strada senza ritorno ... Gli piacevano le donne e la birra Peroni, ma ben presto abbandonò le prime per la seconda: beveva ad libitum dalle prime luci dell’alba fino al crepuscolo, quando stanco a dir poco ti chiedeva il passaggio sino a casa nella quale sempre, ringraziandoti cordialmente per averlo accompagnato, ti invitava per poterti offrire un bicchierino ... Il suo fare, spaccamonte, a taluni non troppo era gradito; molestamente simpatico, tronfiamente rodomonte, machiavellicamente e bellamente servizievole, elegantemente vanitoso, candidamen- Anno XXX -Gennaio 2002 N.67

te arrogante, saccentemente umile: Ignorante. Non aveva ”scuole alte” ma nascondeva benissimo dietro i suoi occhiali da intellettuale basco il non saper affatto leggere e far di conto. Troppo presto si era infatti trovato a dover far di conto con le cose ”pratiche” della vita, tanto che tempo (e voglia) per studiare non ce n’era ... Capivi che voleva a volte ”spiccare ”1’italiano da quella leggera e strascicata inflessione musicale che egli conferiva all’ultima sillaba della parola pronunciata comunque in dialetto,il tutto accompagnato da gesti di piglio

Un piccolo pezzo di Paese non c’e più .

guappesco e da pose alla ”yuppi du” (tono rudemente dolce o sigaretta biascicata tra pollice ed indice). Famosissimo il suo improprio uso degli ausiliari dialettali, quelli che non si studiano a scuola: ”so dittu” anzichè ”aggiu rittu”(ho detto)(notare il cambio di consonante da ”rittu” a ”dittu”, che esiste si in dialetto, ma solo alla terza persona del passato prossimo); oppure il famoso ” so pa’atu” anziche ”aggiu pa’atu (ho pagato), finissimamente passiveggiante ... Sovente ti fermava per strada propinandoti uno dei suoi arcinoti e molesti aneddoti-indovinello; non potevi assolutamente esimerti dal partecipare al gioco, pena minacce. Uno famosissimo del quale riteneva essere Lui unico depositario della soluzione (!?) era il seguente (testuali parole): ” ’Na gaddina, probbiu ’ngimma a la ponta r’ la mundagna, fa 1’uovuuu???!(in italiano) . Addu car’ 1’uovu, ... a nord o a sud? ” – E rideva schiamazzando compiaciuto di se. Ma c’era poco da ridere, poichè commetteva sempre 1’errore di mettere la gallina al posto del gallo nell’indovinello! ...Ah, ’Nghillo, ’Nghillo!! Altre volte per stare al suo gioco gli ponevamo noi quesiti tra i piu vari, come il seguente: ” ’Ngiuli’, la mamma dà 1.500 lire alla figlia e la manda a comprare la frutta. Se le pe-

....Di lui resta il ricordo unito alla esortazione di non abbandonare chi soffre la solitudine. Di lui restano la cordialità, la simpatia, l’ingenuità dell’eterno ragazzo che, per sembrare adulto, guardava il mondo con finta aria spavalda, con l’eterna sigaretta tra le labbra, aggrappato a quel bicchiere, unico suo nemico. Angelo ha capito la favola della vita. Ha attraversato con semplicità l’esistenza annullando il contrasto tra il corpo e la mente, tra il bene e il male. Ha sfidato perbenismo, classi sociali, indifferenza, emarginazione. Aspetti di una cosiddetta cultura che sta morendo, di una “civiltà” che è in crisi per mancanza di ideali, di speranze, di sogni. ‘Ngiulino era idealista, ottimista, sognatore. Vania Palmieri

sche vanno a 1.000 lire al chilo, a quanto vanno le mele? Pensaci bene prima di rispondere! ” – Lui, dopo aver pensato un po’, mani ai fianchi, poi aiutandosi col suo proverbiale dito indice a mo’ di calcolatrice, rispondeva piu che sicuro: ” ...... Vann’ a 450 a testa!! ” – Risate generali. Io me lo ricordo cosi; burbero e benefico, guascone, dal cuore buono e dall’indole in fondo generosa. Ma ora non c’è più. Un piccolo pezzo di un piccolo paese non c’e più. Una mattina freddissima di questo freddissimo inverno, ci ha definitivamente lasciati. No, non lo rivedremo piu, mai piu seduto sugli angoli di questo paese, il vecchio paese.Anzi no. Lo abbiamo visto ancora, una sera qualunque e anticipandolo gli abbiamo chiesto a bruciapelo, caduti nel suo ennesimo ”tranello” li all’angolo, quanto esattamente valesse un Euro!? Lui ha subito posato 1’ennesima bottiglia di Peroni vuota ...... si è letteralmente rimboccato le maniche del giubbotto ...... ha preso tempo ... pensando ... pensando ...... e poi ci ha risposto: ” ... Accumm’ sacciu ìu .......’p’mmè ...... val’ ...: Ciendu lir’!!!!! ” – E sghignazzando, sicuro, convinto di averci dato l’esatta risposta anche questa volta, cantando un suo ritornello che fa ”... E tu ... e noi ... e la vedi in un sogno ...” è sparito la in fondo alla strada un’altra volta, per 1’ultima volta ... questa volta.

Angelo da Rocky: uno dei luoghi preferiti della sua sosta giornaliera

Gli piacevano le donne e la birra Peroni, ma ben presto abbandonò le prime per la seconda

La sua ironia semplice ed accattivante ci mancherà

Gentilissimo Direttore, mi permetta, tramite "La Sorgente" di ringraziare, anche a nome di tutta la mia famiglia, gli amici che ci sono stati vicini e ci hanno dato conforto in occasione della morte improvvisa di mio fratello Angelo. Ho visto sul volto di tutti voi un sincero dolore che è riuscito a lenire il nostro. 'Ngiulino era l'amico di tutti e tutti lo avete accompagnato all'ultima dimora. Ci mancherà, vi mancherà. Di lui restano tanti momenti dolci che annullano quei pochi in cui 'ngiulino si perdeva, per ritrovarsi subito e ricominciare a sorridere e a giocare.


Politica REDATTORI

C

i risiamo: di nuovo torniamo a parlare di piano regolatore generale. Un po’ annoiati per le delusioni fin qui provate, ancora una volta ci cimentiamo con tematiche belle ed interessanti in se stesse e, ad un tempo, coinvolgenti, in quanto ineriscono all’assetto urbanistico che al paese vogliamo dare, al tipo di sviluppo che intendiamo promuovere, alle attività produttive ed economiche, in generale, che intendiamo privilegiare. Quanti comizi, quante assemblee, quante ore sono state spese per uno strumento che agli inizi degli anni Settanta aveva un significato, per i più, quasi metafisico. E i risultati? Beh i risultati sono un qualcosa di concreto, un qualcosa che possiamo misurare e valutare; e, a dirla tutta, essi non possono davvero dirsi lusinghieri. Era, infatti, difficile reperire un sito, prima del terremoto, da destinare alla costruzione della propria casa, ed è difficile tuttora. Ed allora, se tanto è, a cosa sono serviti tanti piani regolatori che le varie amministrazioni, che si sono succedute negli ultimi venti anni, hanno varato con toni il più delle volte trionfalistici, suonando il flauto per se stesse? Risposta. Non è che non siano serviti, ma spesso hanno corrisposto ad una logica un pò perversa, che non ha privilegiato le esigenze complessive della popolazione, ma più che altro questo o quell’aspetto del particolarismo, sempre condannato da tutti, salvo poi da molti praticato. Speriamo che con il prossimo PRG, finalmente, si tenga conto degli aspetti generali della questione urbanistica, promovendo, effettivamente, uno sviluppo armonico di tutto il territorio del comune, in specie il centro Capoluogo e la frazione Materdomini. Ma, forse, è proprio qui che casca l’asino. Ho la non tanto vaga impressione che anche i più avveduti, in modo trasversale agli schieramenti politici, non abbiano, in merito, le idee ben chiare. I discorsi che si sentono sono ancora pregni di una logica di separazione degli interessi dei due centri. Quando, infatti, si pensa di risolvere il problema dei parcheggi di Marterdomini, non inserendo il problema stesso in un discorso più ampio, che preveda, ad esempio, nella limitrofa zona Piani un tale tipo d’interventi al servizio della frazione medesima, significa, allora, essere alla pari dei tanti sprovveduti

Santuario medesimo si diffondano in tutte le direzioni e a beneficio di tutti. Di proposito, per brevità di spazio, tralascio di parlare di altri problemi, ripromettendomi, comunque, di discuterne nelle sedi opportune e a tempo debito. In questa sede mi preme, invece, insistere sulla necessità di contestualizzare il turismo di Materdomini nell’ambito del progetto di sviluppo turistico della Comunità Montana, conciliando il fatto religioso con il turismo da diporto di Laceno e con quello culturale dei nostri villaggi e delle nostre sane tradizioni. Penso che sia opera saggia offrire al turista di Materdomini la possibilità di escursioni sui nostri monti, che poco hanno da invidiare alle colline umbre o alle montagne di zone turistiche, come tali conosciute non solo in Italia, ma anche all’estero. È un programma ambizioso? Non penso. Penso invece che siano idee non trascendentali, ma dettate dal buon senso, che, se opportunamente ampliate dal concorso di altre ipotesi, potranno costituire concrete possibilità di crescita per la nostra popolazione; potranno contribuire, così facendo, a frenare il ritorno del triste fenomeno dell’emigrazione, che negli ultimi tempi si è riproposto in tutta la sua devastante gravità.

Una tavola del P.D.R.

che parlano, facendo solo un esercizio di retorica. Cosa fare, allora? Non pretendo di esaurire la questione con questa breve trattazione. Tuttavia, mi corre l’obbligo di esporre alcune ipotesi di sviluppo, anche se in maniera succinta e per sommi capi. Prima di tutto penso che bisogna saper coniugare le esigenze proprie di Materdomini con quelle più ampie di tutto il territorio comunale. La strada di collegamento tra Caposele-centro e Materdomini può essere, in tal senso, una direttrice di sviluppo. Ma, poiché da sola ormai a tanto non è più sufficiente, in quanto non esiste più soluzione di continuità tra i due centri, penso che una bretella di collegamento tra piazza del Santuario e lo svincolo della fondo valle Sele, lungo cui decentrare alcune della attività al servizio del turismo della frazione, possa rappresentare, anche perché si interseca con Via Aldo Moro, la logica continuazione delle potenzialità di espansione di quest’ultima. Si viene in tal modo a costituire una valvola di sfogo per Materdomini, che altrimenti corre il rischio di affogare nelle ristrettezze degli spazi a disposizione. Il Centro capoluogo potrà, in tale contesto, essere la sede di tutti gli uffici pubblici, ai quali si potrà accedere tramite un servizio di navette che, a determinati intervalli di tempo, colleghi i due centri. Ricordo, in tal senso, un esperimento compiuto negli anni del dopoterremoto, che riscosse il plauso della popolazione interessata. Penso, ancora, che promuovere il turismo significa, in primo luogo, mettere al centro delle nostre considerazioni le esigenze del Santuario; significa considerare il Santuario il centro motore di iniziative, che partendo dal

MICHELE CERES

DI NUOVO IL PIANO REGOLATORE GENERALE

Michele Ceres

Scorcio della zona Castello

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E' il momento dei bilanci. Come al solito, dopo l'estate

CORSA CAMPESTRE fatichiamo

non poco a scegliere le tante immagini emblematiche scattate durante il periodo più intenso che vive il nostro

Per

Paese.

questioni di spazio, quindi,

siamo co-

stretti ad operare una sorta di cernita che, nelle nostre intenzioni, vuole mettere in evidenza i momenti e le manifestazioni, a nostro avviso, più interessanti.

Ma

questo non vuol dire che nei prossimi

numeri de

La Sorgente,

non troverete

qualche personaggio in qualche momento di

qualche giornata estiva del 2001, in vitrtù proprio, del nostro grande archivio fotografico che può riservare ancora qualche bella sorpresa.

Buona visione e arrivederci alla prossima manifestazione.

La XXVI edizione della corsa dei Tre Campanili ha avuto il seguente risultato: Categoria Assoluti 1. Carpenito Pietro tempo di 20’44” 2. Squitteri Adolfo 3. Siringnano Carlo DONNE 1. Rubino Marika 2. Vento Loredana CAPOSELESI 1. Merola Gelsomino 2. Ceres Donato 3. Cuozzo Carmine RAGAZZI 1. Iannone Gino 2. Alfano Antonio 3. De Vita Claudio Cronometristi: Donato Conforti Achille Pizza

Una fase della partenza della corsa dei juniores e dell'entusiasmo che circonda queste manifestazioni sportive

La partenza della corsa dei juniores

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2001

La partita del cuore disputata allo stadio di Caposele tra una compagine degli Amministratori locali e una rappresentativa di Star dello spettacolo La Banda di Caposele durante l'esibizione estiva;rimane sempre una grande attrazione.

Durante la sagra dei fusilli e delle matasse.

Il ballo scatenato e coinvolgente delle serate danzanti all'aperto

Durante l'esibizione del gruppo musicale al bosco Difesa, nell'attesa della grande Quadriglia

La fase introduttiva alla partita del cuore allo stadio di Caposele, allestito e reso idoneo per l'occasione

Una zoommata sul pubblico attento allo stadio che si è riversato in massa, nonostante le difficoltà per parcheggiare la propria macchina. Il ricavato della manifestazione è stato devoluto all'ANPAS di Caposele

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Storia

Non si vende, non si vende!

di Alfonso Merola

NOTE DI STORIA CAPOSELESE

N

on s’erano mai viste dispiegate tante forze dell’ordine a Caposele, nemmeno nel giorno in cui il Principe ereditario s’era recato a visitare il Santuario di Materdomini. Il paese era sott’assedio; non era difficile bloccare gli accessi al borgo costruito nel budello di una valle stretta tra il fiume e il monte. Erano state sbarrate con veri e propri posti di blocco anche tutte le stradine rurali che, a ragnatela, stringevano il centro fino a qualche giorno prima sonnacchioso ed indifferente. Quel che più si temeva era un’improbabile calata di contadini dalle campagne circostanti e dai paesi viciniori. Sfuggiva alle autorità il fatto che il problema dell’acqua era avvertito dai soli abitanti del capoluogo, ove essa sgorgava un tempo copiosa. Certo la notizia s’era sparsa un po’ dovunque e tutti, nei dintorni, erano incuriositi dall’epilogo di una vicenda che diventava di giorno in giorno più preoccupante e che avrebbe potuto avere anche sbocchi drammatici. S’era in pieno periodo fascista e in quel lembo d’Irpinia, come d’altro canto in quasi tutta l’Italia meridionale, il regime era percepito come governo amico e prodigo verso regioni che avevano atteso invano da troppo tempo il loro riscatto e la loro rinascita. Nessuno avrebbe mai osato immaginare che il Duce e il suo apparato avrebbero usato la mano forte verso un paese generoso che aveva già rinunciato a gran parte del suo futuro e che, in fondo, difendeva il suo diritto alla sopravvivenza. Certo, anche lì giungeva l’eco di episodi di violenza scatenati nel Nord Italia, ma, per atto di fede, ogni azione di repressione era giustificata come risposta inevitabile contro comunisti e socialisti sabotatori di una nuova Era che s’apprestava a costruire un futuro radioso per tutti gli italiani. La stessa avventura bellica, in cui si stava cacciando l’Italia, nonostante non fosse stato dimenticato il tributo di sangue pagato alla IV guerra d’Indipendenza, era vissuta enfaticamente come coraggiosa ed orgogliosa ribellione di una Nazione che chiedeva un giusto riconoscimento nel panorama politico internazionale. E allora la fiducia nell’imparzialità fascista, piuttosto che spegnere gli ardori, finiva per dare esca alla protesta. Non appena, un giorno d’aprile, era circolata la notizia che l’Acquedotto Pugliese s’apprestava a captare le ultime acque del Sele già destinate agli usi civici, il paese sembrò ribollire e ritrovare un’unità d’intenti e di vedute sconosciuta in passato. A nulla erano valse le rassicurazioni del Podestà e del segretario del Fascio e il loro invito alla calma. Tutti, o quasi, ritenevano che l’ulteriore captazione fosse stato l’atto finale di resa ai Pugliesi. L’atteggiamento di cautela delle autorità locali era bollato come ambiguo e fuorviante, stanti le circostanze che le trattative

andavano avanti in gran segreto da qualche mese e che nessuno aveva avuto il coraggio di renderle pubbliche in tutti i dettagli. Invero, almeno il Podestà, persona affabile e cortese, celava i propositi del Regime per sola prudenza, attento e preoccupato a non provocare incidenti irreparabili, facilmente strumentalizzabili dai grossi calibri che ormai erano scesi in campo. Qualche settimana prima s’era visto convocare a Roma da Storace, lui, un Podestà di uno sconosciuto Comunello Irpino. Storace era stato categorico: Caposele avrebbe dovuto cedere le acque residuali alla Puglia senza battere ciglio e tutti i passaggi burocratici erano delegati al Prefetto di Avellino. A nulla erano valsi i dubbi e le rispettose osservazioni esternate dal Podestà, al quale si ricordava che gli interessi della comunità locale erano cura esclusiva dello Stato Fascista e non di altri, tenuti semplicemente ad obbedire. I primi contatti con la Prefettura, seguiti all’incontro romano, non avevano smosso le posizioni divaricate, fino al punto che il Podestà era addirittura apostrofato come un silenzioso sabotatore di un accordo che stava molto a cuore a Roma. Il fatto, poi, che si parlasse di lauti indennizzi per quell’ulteriore prelievo, non faceva altro che confermare i timori dei più pessimisti, memori di altre vicende poco chiare in cui i comportamenti di passate amministrazioni non avevano certo brillato per trasparenza. “La storia si ripete” andava dicendo in giro Don Pasquale Ilaria, “e gli attori sono sempre gli stessi. Spero che questa volta almeno i Caposelesi abbiano sangue nelle vene e non acqua. Se è necessario, come credo sia necessario, questa volta tutta Caposele deve scendere in piazza ed insorgere, bloccando questa operazione vergognosa con la quale si decreta la morte di Caposele”. Il monito del giovane ufficiale dell’Esercito Italiano, però, non raccoglieva grandi consensi. Per il fatto che fosse l’unico antifascista dichiarato e che le sue idee erano vagamente comuniste, Don Pasquale veniva accusato d’essere un pericoloso agitatore visionario. E, come tutte le Cassandre, finiva per non essere creduto. Era facile, infatti, per il solito stuolo di benpensanti, creargli tutt’intorno il vuoto. E collaborava ad isolarlo la locale stazione dei Carabinieri che puntualmente lo convocava in Caserma per trattenerlo qualche ora e poi rimandarlo a casa, ogni qualvolta che si riscaldava in strada. Ma Don Pasquale non si scoraggiava più di tanto: non appena metteva piede fuori dalla Caserma, riprendeva la sua predicazione apostolare soprattutto coi tanti giovani che sembravano interessati a capire cosa stesse succedendo. “Io parlo soprattutto per voi, era solito dire, perché i vostri padri e i vostri nonni non v’hanno raccontato o non hanno vo-

luto raccontarvi cos’era questo paese. E non l’hanno fatto perché oggi si sentono responsabili per il coraggio che non hanno avuto ieri, perché sanno e non osano confessarvi che furono strumentalizzati… Caposele era un paese di favola e unico in Italia Meridionale, aveva una ricchezza incommensurabile. Non esiste paese al mondo, infatti, un solo paese che navighi sull’acqua e che non sia al tempo stesso ricco ed industrioso, Voi l’avete studiato a scuola; la civiltà ha camminato sull’acqua e sull’acqua ha camminato anche il progresso. Per il controllo di queste sorgenti ci sono state guerre nell’antichità, ma in un modo o nell’altro le popolazioni sono sopravvissute. Anche quella parte del Nord Italia ricchissima deve le sue fortune alle acque… Qui, invece, la storia si è fermata. Vi dicevo Caposele era un paese di favola: industrie, molini, gualchiere, tintorie, opifici… tutta un’economia costruita sull’acqua e grazie all’acqua. Qui affluivano da tanti paesi dell’Irpinia, del Salernitano, del Potentino, aree in cui la natura era stata un pò matrigna. Pensate ancora alla pesca e a tutta una serie di attività mercantili nate per soddisfare il bisogno dei forestieri che venivano qua per molire le olive, per macinare il grano, per battere i tessuti, per tingerli. Era un paese industrioso che piano piano avrebbe costruito la sua fortuna su un bene che gli apparteneva per legge, essendo assegnato dalla legge alle disponibilità di un Comune. Ma quando si hanno amministratori poco accorti e poco lungimiranti, può accadere che anche un bene si trasformi in un male. E noi avemmo, alla fine dello scorso secolo, amministratori sciagurati che, abbacinati dal soldo dell’oggi, si vendettero la ricchezza del domani. Pensavano, all’epoca, di aver fatto un affare vendendo le Sorgenti della Sanità al primo avventuriero che si presentò, e oggi ci ritroviamo con un rigagnolo che del fiume ha solo il ricordo nelle carte

geografiche. Divennero tutti buoni, in quei giorni, tutti più cristiani: dar da bere agli assetati, dare l’acqua alla sitibonda Puglia! Facevano a gara, ma nessuno si chiedeva perché altri paesi più accorti sbattevano la porta in faccia a quei mercanti. Vendettero Caposele per 30 denari e non ci fu verso di farli ragionare; isolarono i più avveduti, promettevano la luna nel pozzo, fecero addirittura festa il giorno in cui fu firmato l’atto di vendita delle acque. A chi contestava quella scelta sciagurata, ricordavano che il Comune s’era riservato i diritti sulle acque residue necessarie alla cittadinanza e che far scorrere tanta acqua gratuitamente non aveva senso. E quest’ubriacatura non passò subito; durò fino almeno a quando non terminarono il lavori della galleria di valico. Furono anni di piena occupazione: servivano muratori, operai, manovali, donne e bambini che trasportavano pietre e mattoni. Sembrò una stagione indimenticabile, salvo che, finiti i lavori, Caposele piombò in una crisi pesantissima dalla quale non è uscita più. Si presero tutte, o quasi, le acque e ci lasciarono solo le frane che oggi divorano il paese e tutte le campagne circostanti. Quella è una pagina vergognosa ed oscura della storia di Caposele, mai chiarita del tutto in cui se hanno guadagnato i Pugliesi e qualche nostro innominato da un lato, sicuramente chi ci ha rimesso è Caposele… Ora quella storia si potrebbe ripetere… Attenti, Caposelesi, questa volta ci giochiamo il poco che ci resta…” Non aveva bisogno d’andare oltre, Don Pasquale, e gli animi si infiammavano al punto da dimenticare d’essere in un periodo in cui certe escandescenze non erano tollerate. Un risultato s’era raggiunto in quei giorni e non per merito di Don Pasquale: le autorità locali, sebbene con gran fatica e a malincuore, davanti al diktat di federali e prefetti si erano impaludate nell’indecisio-

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Storia ne, sbrindellate a destra e a manca da una cerchia ristretta di borghesucci interessati in vario modo alla vicenda, certamente non per spirito di equanimità e di giustizia sociale. Questo sodalizio, ufficialmente prono all’apoteosi del Fascismo e ai suoi desiderata, non usciva mai allo scoperto, ma attraverso canali sotterranei era impegnato a lavorare su un duplice fronte: bloccare ogni decisione amministrativa in sede locale e nel contempo alimentare nella discrezione e nell’anonimato il malcontento popolare, almeno fino a quando la trattativa in corso non avesse avuto uno sbocco ad esso favorevole. Questi abili burattinai che si fregiavano di una dubbia nobiltà per dei non ben precisati meriti, questa volta rischiavano d’essere intaccati pesantemente nei loro interessi. Non di meno, per aver sperimentato in passato la convenienza di cambiare casacca e bandiera, non osavano esporsi. Erano mimetizzati tra proprietari di molini, oleifici, e per lo più tra i titolari di una serie di attività mercantili il cui fulcro era l’acqua la cui sottrazione avrebbe determinato l’affossamento dei loro negozi e dei loro profitti. Per dirla in breve: sarebbe stata una vera sciagura chiudere bottega e ritornare alla sola speculazione agraria. Davano, allora, in pasto alla gente comune la loro rassegnazione di dover tutto d’un colpo soccombere a ragioni superiori il cui costo sarebbe consistito nel chiudere i battenti di mulini, gualchiere, tintorie e “trappeti” con grave danno per i poveri Caposelesi che sarebbero dovuti emigrare altrove per attendere alle loro necessità. Ma questo atteggiamento di rinuncia finiva per essere percepito dai malpensanti come un ennesimo affare sottobanco di questi signorotti e da molti ingenui contadini come la riprova che solo una forte agitazione di piazza avrebbe scongiurato una iattura per la maggior parte della popolazione. Il loro fatalismo era, quindi, una ragione in più per ascoltare i moniti del visionario Don Pasquale e di ciò s’era convinto anche quel piccolo stuolo di frequentatori di casa Sturchio, del salotto bene, che tutti i pomeriggi si riuniva da Don Camillo e Donn’Ersilia. Era gente perbene questo drappello di galantuomini e gentildonne che amava serrarsi nel salotto che s’affacciava sulla piazzetta principale del borgo e che da quella torre d’avvistamento scrutava lo scorrere lento e quasi impercettibile della vita caposelese con civetteria, talvolta, ma anche con tanta bonomia. Esso era, forse, l’ultimo fortino romantico-risorgimentale di una piccola borghesia che registrava stagioni e fortune politiche, rifiutando, però, di contaminarsi. Erano imbevuti di un cattolicesimo neutralista, ligio ad un ossequio clericale che li voleva lontani dal frastuono della politica e dell’affarismo post-unitario, tutti tesi a difendere un’idea di popolo militante e praticante assediato da un modernismo pericoloso. Essi esercitavano per lo più la loro egemonia sociale nelle scuole comunali e sentivano l’insegnamento come missione, come avanguardia delle coscienze contro pericoli passati e futuri che avrebbero potuto minacciare la comunità locale.

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Lì, più che altrove, era confermata l’ipotesi che il prelievo provvisorio delle acque residuali altro non era che una manovra dell’Acquedotto Pugliese e dei potenti parlamentari ed agrari di quella regione per depredare definitivamente Caposele. Quel pericolo incombente riapriva in loro vecchie ferite e dischiudeva antiche certezze: i Pugliesi, con le solite complicità locali, stavano per regolare definitivamente i conti con Caposele. Nel chiuso di quel salotto e al riparo da orecchie indiscrete si riesaminava, tassello dopo tassello, il mosaico bizantino di una vicenda durata almeno sessant’anni. Ercole Antico, Zampari, il Consorzio delle Province Pugliesi, la sarabanda di imprese settentrionali e il loro intreccio con parlamentari irpini e pugliesi, i foraggiamenti locali per comprare il silenzio e le complicità. Qualcuno si spingeva a far notare come le fortune di talune famiglie fossero improvvisamente mutate in meglio dopo la firma del famigerato contratto… Altri facevano, poi, notare come certi personaggi si ergessero pregiudizialmente a difensori unilaterali della regione pugliese, accreditando addirittura la legittimazione e la convinzione, di fatto, che Caposele fosse una sorta di “enclave” della Capitanata. Su tutti dominava forte il pensiero di Don Camillo al quale, da fine lettore dei fatti, erano lasciate le conclusioni. “Don Pasquale sarà un visionario, un anarchico o un comunistoide, ma questa volta delle verità le dice ed è stupido contrastarlo nella sua generosa foga oratoria, perché quella che i più chiamano pazzia, oggi è utile. Egli oggi è l’unico che, pur sapendo a cosa si espone, dice cose che molti di noi pensano ma non hanno il coraggio di dire in pubblico. E allora, io credo che non dobbiamo contraddirlo con quanti ci chiedono una nostra opinione in merito. Vedete, sarà molto difficile che Caposele la spunterà questa volta. Noi possiamo avere dalla nostra parte leggi e ragione, ma, almeno qui possiamo dircelo, il Fascismo non sa che farsene di leggi e ragioni. Ognuno resti della sua convinzione sul Duce e sulla sua storica missione, ma questo regime non scherza, non ammette discussioni, esso chiede solo d’essere ascoltato ed ubbidito, tutto il resto non conta. L’atto di forza popolare è l’unica via d’uscita, non ci sono alternative. Noi dobbiamo sapere che dopo di esso, vada bene o vada male, il peggio non è finito… Se i Caposelesi subiranno questa prepotenza senza battere ciglio, non meravigliamoci, poi, se i Pugliesi oseranno oltre. E tutti noi sappiamo che cosa hanno in testa quelli lì… Un paese che naviga sulle acque è un intoppo alla captazione di tutte le sorgenti che sgorgano a Caposele. Vi ricordate di discorsi più o meno bisbigliati circa il trasferimento totale del centro abitato, a causa di frane che, a loro dire, non sono risanabili e di come l’Acquedotto si sia offerto in passato di ricostruire una nuova Caposele verso Palmenta… Vi ricorderete, pure, come con la complicità del Genio Civile e della Prefettura essi scoraggino ogni nuova edificazione e perfino la riparazione di case malandate… E poi la sufficienza e il disprezzo, il fastidio con cui essi guardano al

nostro paese… un paese che ha rinunciato al meglio che aveva, a loro favore; trattato, se non proprio come un nemico, come un fastidioso ospite in casa propria. Noi dobbiamo assecondare il malcontento che serpeggia oggi e che ha antiche radici e ciascuno, per quello che può, deve alimentare la protesta che cova sotto la cenere. Ora, o mai più, Caposele potrà rialzare la testa…” Donn’Ersilia annuiva e confermava la sua identità di veduta col marito. Quella donna mite e timorata di Dio, dalla voce dolce ma ferma e persuasiva… aveva già da qualche tempo interpretato il pensiero dominante e non lasciava cadere occasione nel parlare a tante altre donne del pericolo incombente. Le sue parole, alle ricorrenti motivazioni, aggiungevano anche la ferma convinzione di non lasciare soli gli uomini in quella difficile battaglia, consapevole del fatto che solo le donne, con la loro irruenza, avrebbero potuto evitare di esporre i mariti e i figli in una vicenda rischiosa. Ella era solita ricordare che le rivolte e le proteste condotte dai soli uomini in passato avevano sempre avuto esiti disastrosi: la legge sapeva essere dura e poco conciliante con gli uomini e sbandava quando a scendere in campo erano le donne. Coltivava in sé, inoltre, la speranza che la proverbiale combattività delle donne di Caposele, già messa alla prova in più di un’occasione, anche questa volta sarebbe stata utile e decisiva. E, così, auspicava che fossero le donne innanzitutto a scendere in prima linea e in forma massiccia infischiandosene delle intimidazioni delle forze dell’ordine, del fatalismo di certi benpensanti e delle tiepidezze del clero locale. Quel giorno d’aprile era atteso l’arrivo del prefetto Tamburrini. Quella venuta era vissuta e sentita come la presa di posizione finale dello Stato, che di fronte al tentennamento delle autorità locali, assumeva ufficialmente la decisione di sostenere le ragioni dell’Acquedotto Pugliese. Un vero e proprio atto di pressione avrebbe dovuto piegare le ultime resistenze. Piazza Plebiscito, già dalle prime ore del mattino, andava affollandosi. Ai primi capannelli di anziani che si assiepavano lungo

le mura della Chiesa Madre, man mano si univano tanti giovani. Apparentemente dominava la calma e le discussioni di tanto in tanto erano smorzate dall’intervento dei carabinieri della locale stazione, capeggiati dal brigadiere Pappacena. Nel frattempo si riversavano in piazza e nei vicoli circostanti altri carabinieri spediti dalle stazioni viciniori e tra loro spiccava la presenza di agenti in borghese. Verso le 9.30 scesero in piazza Don Camillo, Donn’Ersilia, Antonio Farina, Rocco Iannuzzi e dopo di loro alcuni contadini combattivi… Come se si fossero dati appuntamento, ecco verso le 10.00, schiere di donne giungere da ogni dove; venivano da Capodifiume, dal Castello, dai Casali, dalla Portella. Sembravano assediare una piazza già carica di nervosismo e di tensione, il loro vociare insistente ormai surclassava tutti gli altri convenuti. La piazza, verso le 11.00, era ormai stipata e surriscaldata all’inverosimile: bastava l’arrivo di qualche sconosciuto dal fare sospetto che si levavano, ad ondate, mugugni e grida. Fino a quell’ora Don Pasquale non s’era visto in piazza; furono alcune donne combattive ad accorgersi della sua assenza e si precipitarono per invitarlo a salire in piazza con loro. Egli, dopo qualche attimo di esitazione, le seguì, noncurante del divieto notificatogli dai Carabinieri di non farsi vedere in giro quella mattina. Non appena su via Zampari apparve la sagoma nera di una “Balilla” scortata da camionette dei carabinieri, la piazza sembrò infiammarsi ed esplodere. Le forze dell’ordine presenti cominciarono a constatare la loro impotenza e a convincersi della sottovalutazione di una sommossa che si sarebbe potuta sollevare ad ogni minimo atto di provocazione. Si trattava, allora, di scegliere tra la vigilanza attiva in mezzo alla gente per scoraggiare intemperanze e tra la tutela delle autorità provinciali ormai giunte al Piano. Si scelse, allora, di aprire un varco tra la folla mediante un servizio d’ordine a catena per garantire al prefetto un sicuro accesso verso via Caprio. Non si poteva sperare, d’altra parte, in un intervento collaborativo degli squadroni dei giovani fascisti Caposelesi, schierati lungo via Zampari in atteggiamento più caricaturale che intimidatorio.

Caposele durante una parata fascista lungo via Roma


Storia novità e da queste parti si debba solo piangersi addosso. Queste sono zone in cui il faggio attecchisce meravigliosamente e voi tutti sapete quanto sia utile e richiesta questa pianta. Immaginiamo, allora, che tutti i comuni del bacino del Sele si stringano in consorzio e diano concretezza ad un piano nazionale di rimboschimento e di piantumazione del faggio, non è un’utopia e soprattutto non è un’operazione fallimentare. Quanti di voi che oggi curvate la schiena a dissodare una terra ingrata potranno trovare lavoro retribuito. Pensate, a quante braccia servono per questo piano di sviluppo, al taglio degli alberi maturi, alla lavorazione del legno, alla sua commer-cializzazione… E’un’occasione unica da non far cadere. Molti comuni viciniori sono entusiasti e pronti a scommettere: sono comuni i cui demani danno già grande profitti e sono disponibili a reinvestire in questa impresa… Non comprendiamo perché Caposele debba chiamarsi fuori. Ecco allora che la vendita delle acque residuali non è un puntiglio dell’EAAP, ma una necessità per un comune povero come il vostro, per garantirsi capitali indispensabili per mettere in campo un’iniziativa così superba e produttiva. Voi non potete pretendere che altri investano capitali e Caposele si limiti solo a raccogliere i frutti… Se, quindi, l’unico bene che avete è l’acqua, non c’è da perdersi in inutili contorsioni, bisogna vendere l’acqua…, seppure…” Il Prefetto non aveva terminato di esporre il suo piano nei particolari, quando fu improvvisamente interrotto da una voce ferma: “Questa volta non si vende. Non si vende, non si vende!”… Di quello slogan, profferito da un assatanato tra la folla, in un baleno s’impadronì tutta la piazza, fino ad allora attenta e muta. Le donne, in particolare, sembrarono scatenarsi propagando agitazione in una piazza gremita che, attimo dopo attimo, si gonfiava nella protesta. Il Prefetto, invano, tentava, gridando, di sedare e zittire quelle voci sempre più assordanti, e si convinse a troncare il suo discorso, in attesa che le forze dell’ordine sparpagliate tra la gente, bloccassero chi aveva acceso la miccia. Istintivamente una decina di carabinieri, capitanati dal brigadiere Pappacena si volse verso don Pasquale per stringere attorno a lui una cintura che lo isolasse dal resto della piazza, nella speranza che la rivolta ormai incipiente, fosse spenta sul nascere… Fu allora che, almeno una trentina di donne, si diedero all’unisono l’intesa di proteggere don Pasquale, scagliandosi con tutte le loro forze contro i carabinieri accerchiandoli, prendendoli a calci, sbrindellandoli di qua e di là. Fu Pappacena in modo particolare ad essere il bersaglio della rabbia e i suoi sottoposti, colti dalla sorpresa e dalla rapidità di reazione di tante madri di famiglia, rimasero frastornati, impotenti ed ignari sul da farsi. Lo spettacolo preoccupante

e il possibile epilogo drammatico consigliò allora al Prefetto di ritirarsi dal balcone. Mentre agenti in borghese frettolosamente preparavano la ritirata, egli sbeffeggiò le autorità locali, intimando loro di recarsi ad Avellino ad horas. In men che si pensi, la Balilla nera ripartì, scivolando giù per via Zampari. Le schiere dei giovani fascisti avevano rotto i ranghi, i carabinieri si raccolsero attorno al loro comandante acciaccato. La piazza si svuotò. Ritornò la calma e, a freddo, nel chiuso delle case, si rifletteva sulle reazioni e sulle contromisure che sarebbero susseguite. Nelle settimane successive, nonostante la Pasqua fosse alle porte, su tutti incombeva il presagio d’una tempesta che s’attendeva da un momento all’altro. Qualcuno riferì che di quelle som mosse, aveva parlato Radio Londra, esaltandone la portata ed enfatizzandola come la prima rivolta del Sud contro il Fascismo, foriera di un crollo, più o meno prossimo, del Regime. Questa notizia non inorgogliva i Caposelesi più accorti, ma addirittura li infastidiva, essendo coscienti che essa sarebbe stata utilizzata per scatenare una dura ed impietosa repressione. Trascorrevano le settimane e nulla accadde, ad eccezione del commissariamento del Comune; e questo trascorrere tedioso dei giorni finiva per pesare ancor più di una condanna… L’Italia, era in guerra ormai: giungevano notizie dell’invasione dell’Albania e della sospensione di una serie di misure “costituzionali”. Si riparlava già ai primi di luglio di prosciugare il corso superiore del Sele, perché i riflessi delle acque avrebbero potuto facilmente far individuare le strategiche opere di captazione dell’E.A.A.P. durante le ricognizioni notturne di aerei nemici. La notizia questa volta non infiammò più nessuno: a tutti non sfuggiva che il periodo di guerra, le ragioni di Stato non necessitavano di giustificazioni. Il giorno in cui d’autorità le acque residuali del Sele furono prelevate dall’E.A.A.P., coincise con una serie di dure misure d’ordine pubblico.

Accadde così che, lontano dagli occhi indiscreti dei Caposelesi, don Pasquale, il Podestà ed altri ancora convenuti in un ristorante di Materdomini , non si sa se per caso fortuito o per qualche stratagemma, furono arrestati e senza troppi convenevoli tradotti in carcere. La notizia raggelò Caposele aprendo ferite non facilmente rimarginabili. Don Pasquale Ilaria fu confinato alle isole Tremiti, Don Camillo trasferito a Montefalcione, Donn’Ersilia e altre due donne furono trattenute per alcune ore in caserma, Antonio Farina e un altro nutrito gruppo di uomini furono sbattuti in carcere per qualche settimana. E numerosi altri cittadini furono diffidati dalla Polizia. Pare che la notizia, non fu nemmeno riportata dai giornali dell’epoca. Al contrario sui quotidiani di regime si lesse che per motivi bellici dovuti all’approvvigionamento idrico delle navi attraccate nei porti pugliesi, l’E.A.A.P. era autorizzata a captare altri 200 litri al secondo da quel che rimaneva del fiume Sele. L’accorto regime dava in pasto all’opinione pubblica una verità più credibile: infatti, invocare i motivi bellici, come riportato dai quotidiani, era più convincente e più comodo del propinare a degli sprovveduti che “i riflessi d’argento del Sele avrebbero potuto causare il bombardamento di un acquedotto e delle numerose casupole che lo circondavano”. Vero è che quelle acque residuali non rividero più abitualmente l’antico letto di un fiume che solo a parole sfocia ormai nel Tirreno.

GIUSEPPE PALMIERI

Il Prefetto, con passo deciso, si fece strada tra la gente, imperscrutabile e alquanto sprezzante delle proteste verbali che si irrobustivano attorno a lui. Raggiungere la casa comunale, dopo aver dato ordine al suo segretario di trattenersi in piazza per decifrare i motivi di un’ostilità ad una proposta, a suo dire, onorevole e ragionevole. La riunione breve che seguì nel gabinetto del Podestà, fu probabilmente drammatica e sbrigativa: si sentiva dal salone un battere di pugni e qualche imperiosa minaccia tra l’ammutolire degli astanti. Pare che il Podestà, in totale solitudine, fu costretto a fronteggiare alla meglio un Prefetto alquanto nervoso ed imperioso. “Eccellenza,” esortò il Podestà, ”Ella ha voluto venire a Caposele, ma come ricorderà io glie lo ho caldamente sconsigliato. Oggi, quindi, tocca con mano il livello di tensione cui si è giunti. In nessun modo può chiedermi di aderire a qualsiasi proposta che danneggi i miei amministrati e non credo che sia un buon affare per il Regime essere sordi alle buone ragioni dei Caposelesi…” Non andò oltre, perché fu letteralmente sopraffatto dalla voce del Prefetto che, tranciando l’esordio, proruppe: “Signor Podestà, io non accetto consigli da nessuno, se non da chi mi ha incaricato di questa incombenza… e la mia venuta qui è più utile di quanto Ella creda. Questa mattina io vedo qui confermata la sua cocciutaggine nell’ingigantire ragioni fino a sfiorare il fanatismo e fino ad immiserire le ragioni dello stato fascista al quale Ella deve, dico deve, tutto. Dubito, a questo punto, anzi sono certo che Ella non abbia fatto nulla per convincere tutta quella gente che gremisce la piazza, sono addirittura legittimato a credere che Ella, insieme ad altri, abbia alimentato questo malcontento immotivato. Io la ritengo responsabile di quanto potrà accadere d’ora innanzi e, in ogni caso, si ritenga sollevato da qualsiasi incarico”. Poi, con determinazione, il Prefetto si diresse verso il balcone che si affacciava sulla piazza rumorosa e, senza perdersi in convenevoli proruppe: “E’di tutta evidenza che se sono qui, questo lo dovete ad una manifesta incapacità di chi vi governa a spiegarvi il senso di una proposta in linea con lo sforzo del governo nazionale, impegnato a riscattare la miseria di questa terre, per troppo tempo ignorate e che oggi hanno un’occasione unica. E allora sia chiaro che l’Acquedotto pugliese non sta tramando nulla alle vostre spalle, semmai, obbedendo al punto di vista del Duce, subisce questo accordo che noi siamo qui ad auspicare e a garantire. Non date, quindi, ascolto a tutti quegli untori che strumentalmente vi aizzano contro il Fascismo, interessati come sono a scavare tra noi e voi un fossato. Noi siamo intimamente convinti , interpretando l’ansia e la preoccupazione del Duce, che queste zone hanno un futuro solido se sono in grado di mettere in piedi nuove occasioni di lavoro attorno all’unica ricchezza che questa terra può dare: il legno. E la produzione del legno va incrementata non solo perché serve all’Italia intera, ma anche perché essa è fonte di ricchezza per le popolazioni montane. Questo ce l’hanno insegnato il Friuli e il Trentino e non comprendiamo perché quelle zone una volta indigenti come questo territorio, debbano approfittare di questa

Alfonso Merola

Altra immagine della stessa parata fascista questa volta lungo il tratto iniziale di via Roma

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LA FOTO DEI RICORDI

La fotodei Ricordi

Scuola di Avviamento Professionale a Tipo Agrario - Caposele, anno scolastico 1957/58

Una foto degli anni '30

- Anno XXX -Gennaio 2002 N.67


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