Reg.Trib. S.Angelo dei L. n.31 del 29.1.74 - Sp. in A.P. art.2 comma 20/c L.662/96 Dir. Comm. Avellino -sem.- Anno XXXIII - Agosto
2006 -
Direttore Nicola Conforti
email:confortinic@tiscali.it.
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PERIODICO A CURA DELL'ASSOCIAZIONE TURISTICA PRO LOCO CAPOSELE FONDATO NEL 1973
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Pro Loco Caposele
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uesto numero de “La Sorgente ”torna in Edicola, come negli anni scorsi, in coincidenza del rientro di tanti nostri compaesani in occasione delle vacanze di Ferragosto. La decisione di uscire con questo “speciale estate” nasce da una duplice motivazione: la prima è quella di voler riaffermare con forza la voglia di essere “presenti” in un momento particolarmente significativo per la vita sociale del nostro Paese, la seconda viene dal desiderio, mai sopito, di voler parlare direttamente ai nostri concittadini, di Caposele, dei suoi problemi, della sua storia, delle sue nobili tradizioni, di un Paese profondamente cambiato, di un
XXXII FERRAGOSTO CAPOSELESE
9 agosto SAGRA DEI FUSILLI passato che molti non hanno potuto vivere di persona, ma che certamente desiderano conoscere. Tornano perciò di attualità le dispute del passato: quelle che oggi definiamo “ La rapina delle acque”, tornano alla mente episodi a volte tristi, a volte grotteschi, del periodo fascista, tornano i ricordi di vecchi personaggi che, nel bene o nel male, hanno fatto la storia locale e che spesso hanno segnato tappe importanti per lo sviluppo civile e sociale di Caposele. Vi proponiamo quaranta pagine da leggere, da “vedere”, da conservare.
E MATASSE
11 agosto SERATA DI BENEFICENZA
13 agosto CORSA CICLISTICA 14 agosto MOTORADUNO 15 agosto CORSA CAMPESTRE
16 agosto FESTA AL BOSCO Durante le serate sarà in distribuzione questo numero de "La Sorgente"
Lettere / Attualità
Nel mio vagar, la mente, il cuore,vicino a Te, al Tuo ricordo forte e vivo, pongo i pensieri e mi distruggo in essi. Dove le tue giovanili spoglie Son sparse ed abbandonate? Mai giudizio più duro ed aspro avrò Per colui che Ti abbandonò al Tuo destino!
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Salvatore Peccatiello
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So che cercavi affetto ed amor Che mai assaporar potesTi, così trovando rifugio in lontani luoghi, per naufragar in essi gli inquieti sensi di una vaga speranza di vita felice.
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Dove ora Tu sei? Il mio pensier ed affetto Ti seguono, amico dei miei trastulli e dell’età innocente! Così d’amor fraterno mi riempio e colmo La mia sete di speranza nel Supremo incontro. Vincenzo Di Masi
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generazione attuale, che così avranno modo di onorare la memoria di un loro concittadino “sfortunato”.
Cari Caposelesi,
la mia lettera pubblicata nel n.
71 de “La Sorgente” non ha sortito l’effetto
sperato: solo poche persone, purtroppo, si sono dimostrate sensibili al mio appello. In fondo chiedevo a tutti voi un minimo di collaborazione al fine di rendere meno gravoso, dal punto di vista economico, il nostro impegno editoriale.
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vo l’appello pur sapendo che la mia insistenza può forse infastidire qualcuno.
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Sono certo, però, che gran parte dei lettori de “La Sorgente” amano ricevere il giornale e con esso le notizie, i volti, il paesaggio, i ricordi, la storia. Ricevere un contributo, minimo che sia, ci serve per migliorare sempre più la nostra “rivista”, e avere al tempo stesso un segnale di gradimento e di apprezzamento del nostro lavoro. In assenza di un vostro cortese riscontro, ci vedremo costretti a ridurre sensibilmente la tiratura del giornale, limitando l’invio solo a chi avrà ritenuto di sostenerci. Un caro e cordiale saluto a tutti Il Direttore Nicola Conforti
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SETTANTA-
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rente normalità, ebbe inizio il periodo dell’emigrazione, soprattutto nelle Americhe, durante 1a quale molti giovani e capi famiglia, ancorchè benestanti, lasciavano il luogo natio, alla ricerca di una migliore condizione di vita o per far fortuna.Accadeva in tal guisa che anche Salvatore, nessun sostegno sperando nel genitore naturale indifferente della sua sorte, con l’aiuto esclusivo della madre all’uopo indebitatasi, riteneva lasciare Caposele e le sue speranze di vita normale e dignitosa, anch’egli con un padre che gli potesse doverosamente dispensare amore e dal quale si aspettava sempre il “riconoscimento” genitoriale, mai avvenuto. Come gli altri, partiva quindi, pur nel tormento di lasciare da sola la cara madre, per le Americhe, precisamente per il Brasile, dove risulta essere morto, molto giovane, da più decenni, per malessere di cui rimase vittima. Da allora nulla si è più saputo di Salvatore, al quale dopo il mio girovagare per l’Italia, a cagione della mia professione di Ufficiale dell’Arma dei Carabinieri, una volta riapprodato ai “padri lidi”, ho voluto dedicare il seguente mio “memento” di grande affetto e fraternità, che Tu caro Nicola sono certo pubblicherai ne “La Sorgente”, insieme con il prologo prima riportato. Credo che così facendo, Salvatore Peccatiello riceverà un atto di giustizia umana da tutti quei Caposelesi che lo conobbero e anche dai giovani della
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Pontecagnano (SA), 6 febbraio 2006 Caro Direttore, come sempre mi rivolgo a te, interlocutore principale, ma essenziale per questi miei modesti scritti (vds. quelli relativi a l’OPERATION AVALANCE, che però riprenderò a trattare, nei suoi ulteriori sviluppi ed aspetti particolari afferenti vicende deI nostro paese e di alcuni abitanti dell’epoca), per farTi giungere l’unita composizione in versi ed il commento che la precede, essenziale per chi meglio, specie se giovane nostro concittadino, volesse comprenderne il senso e le motivazioni che mi hanno ispirato. Nulla però di forbitamenie poetico, ma di sicuro un ricordo dovuto ad una persona, a me molto cara. Infatti, il titolo è ”AD UN AMICO”, che i più vecchi come me certamente hanno conosciuto e ricorderanno. Si tratta di Salvatore Peccatiello. A quei tempi, parlo del periodo immediatamente precedente e di poco successivo al Secondo Conflitto Mondiale (1939 – 1950), il nostro paese, con un numero di abitanti, insieme con Materdomini, non di molto inferiore all’attuale era, nel vero senso della parola, ”una famiglia”, con gente buona forte e generosa, che si amava e sosteneva, pur nella diversità dello stato economico e dell’appartenenza sociale (che tuttavia anche nelle famiglie più fortunate, non si faceva sentire o pesare). ll ricordo poetico – se così, grazie alla vostra generosità, lo si vuole considerare riguarda, come ho già detto, la cara persona di Salvatore Peccatiello, amico e compagno dei miei fanciulleschi trastulli, figlio della fornaia Colomba Peccatiello, che conduceva i1 forno allora ubicato in piazza Santa Lucia, sul lato destro, subito dopo gli ampi scalini, che dalla strada principale, oggi se non erro Via Roma, adducevano, una volta superata la piazza suddetta, alla parte alta del paese, dove erano ubicate, con le altre, le abitazioni dei Corona, di Gerardo Malanga (vds.Agnesina) e dei Benincasa (vds. i maestri Don Giovanni, Don Camillo, Don Ciccio, ecc.). Ritornando però a Salvatore Peccatiello è d’uopo precisare che egli nacque da una relazione che la madre (la fornaia) aveva avuto con persona non coniugata, ma appartenente a nota famiglia benestante del luogo, dal temperamento vivace ed addirittura aggressivo, ma che egli Salvatore Peccatiello sapeva e riteneva per certo essere suo padre e per questo se ne inorgogliva, pur nell’apparente incertezza ed indifferenza de1 genitore che soleva chiamare, quando era in compagnia con noi coetanei e non, ”il mio papà”. Orbene, subito dopo la guerra, ristabilitasi in paese un’appa-
AD UN AMICO (Salvatore Peccatiello)
Lettere in redazione Seletudine Presentazione n. 71 Lettera ad un giovane ... Vita del mio Paese Piccola cronaca Lo scippo delle acque Una battaglia invincibile E' già nostalgia degli anni 80 San Gerardo Patrono Speciale scuola Lavori in corso Una generazione senza sogni La Sorgente ricorda Cenni storici Ricordando gli amici Statti cittu... La storia dei cognomi L'album de "La Sorgente" Sport Omaggio a C. Meraviglia Almanacco Album de "La Sorgente"
IN COPERTIGiuseppe Ceres. Mailto: > Giuseppe@1earth.net < Mt. Warrigal, Australia 30, aprile, 2006 Caro Direttore, ho letto l'articolo: ' LA STORIA DEI COGNOM I ' alle pagine 30 e 31 Circa la origine del cognome CERES a pag. 31 come esposta, la ho trovata confusa. Unisco qui appresso LA RICERCA da me fatta diversi anni fa. Le sarei tanto grato se volesse pubblicarla a beneficio ed orgoglio di tutti i Ceres in Caposele in Italia e nel mondo. Grazie infinite e la saluto molto distintamente. Amico e compasesano. Giuseppe Ceres
- L'approfondimento sul cognome "Ceres" è riportato a pag.33 nella rubrica dedicata ai cognomi caposelesi
Gruppo ricordo del Motoraduno
HANNO COLLABORATO: Alfonso Merola, Salvatore Conforti, Gerardo Ceres, Donato Gervasio, Cettina Casale, Vincenzo Di Masi, Concetta Mattia, Giuseppe Ceres, Raffaele Russomanno, Alfonso Sturchio, Antimo Pirozzi, Giuseppe Palmieri, Michele Ceres, Raffaele Malanga
Cultura
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Square o i Campi Elisi o il molo di Tangeri siano delle mere propaggini di Piazza Di Masi o Via Roma o il Ponte di Tredogge. Riassuntivi di questa verità sono quattro versi contenuti in un’ode di Vincenzo Malanga: “Vedo il mio paese: / non ne uscirò più! / Come sei mio…/ paese dove nacqui e vivo!”. Qui vi si ritrova l’idea dell’autosufficienza. Per il silaro, e Vincenzo Malanga lo fu di coriacea scorza, Caposele è il mondo, il solo mondo possibile. E se questo, appunto, non è selecentrismo, come lo si può diversamente definire? Il silaro è un conservatore. Guai a chiunque voglia prospettare innovazioni di vario tipo. Il suo è un andamento davvero lento, lumacoso. La vorticosa accelerazione della società dell’information technology è vista con fastidio, anche se solamente osservata attraverso qualche canale televisivo. Ci sovviene la curiosa teoria di qualche mio altro beffardo e caustico amico: non c’è altro luogo al mondo nel quale le grandi istituzioni che formano l’élite sociale di una comunità siano rimaste per così tanto lungo tempo immuni ai cambiamenti, almeno nei posti di maggiore responsabilità. Nel nostro caso abbiamo avuto per venti anni lo stesso comandante dei carabinieri; abbiamo da trentacinque anni lo stesso parroco; ugualmente da trentacinque anni la stessa generazione politica che amministra, a livello municipale, la cosa pubblica. Guai, guai, solo a prospettare il cambiamento, al quale, peraltro, nessuno si candida. Il silaro non è un esteta, non ama il bello. Infatti basta volgere lo sguardo intorno per non trovare un segno o un tratto di coerenza. Ci si lascia prendere da soluzioni inverosimili, che si tratti dei colori delle abitazioni, degli infissi, dei balconi o solo le insegne dei negozi. Come nell’abbigliamento che si apprezza lungo le strade nelle ore del
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Ho cercato per mesi negli occhi di qualche anziano e poi negli occhi di uomini e donne di mezza età e, ancor di più, in quelli di alcuni bambini nel tentativo di scorgere, di cogliere e rilevare delle differenze. Vanamente. Al punto che in ciascuno ho colto un carattere assolutamente omogeneo. C’è, infatti, qualcosa di immarcescibile che si trascina nel tempo e che prende ognuno che sia nato, anche soltanto nato, a Caposele o che vi risieda da lungo tempo: è la seletudine, che tende ad esaltare dei valori etnici e culturali propri della genìa che vive sulle due rive del Sele e, in modo particolare, nel tratto prossimo alle sorgenti. Descritto così questo sostantivo pare voglia evocare qualcosa di altamente nobile, almeno come gradirebbe il mio amico Antonello Malanga, fine etimologo dai profondi e mai esauriti studi. Al contrario l’accezione che io preferisco è quella un po’ sdrucita, quella che tende ad indagare i lati oscuri, a volte anche indicibili, perché quando detti alienano simpatie ed amicizie. Detto ciò, incuranti come sempre, addentriamoci in questa ricerca dagli esiti ignoti. L’idea di addentrarsi (forse la stessa che ebbe il Santorelli quando invocava l’Angelo santo perché delle vedute del Sele gli facesse intendere “qualche cosa più addentro”), per quanto casuale ed involontaria, è sintomatica di una prima verità: il silaro è un cavernicolo che non solo abita nelle caverne (oramai non più) ma che nella sua estensione antropologica è persona poco socievole oppure rozza e dozzinale. Il suo habitat esterno è un cuneo di territorio che penetra sul fianco la montagna e ne forma uno spazio racchiuso, molto più che raccolto. Il sole tende anzitempo ad adagiarsi sull’altro versante della montagna, oscurando ben presto i vicoli e le strade. La vegetazione rigogliosa e selvaggia, solo appena contenuta da una bizzarra urbanizzazione, circonda decisa ogni movimento del silaro. In questo contesto geografico si sviluppa una storia del popolo delle sorgenti del Sele, per l’appunto il silaro. Millenni di storia che ne hanno edificato una caratteristica tolemaica assolutamente originale: il selecentrismo. Ma anche in questo mi viene in soccorso un altro amico, Nicola D’Auria, che anni fa coniò questa definizione per evidenziare l’assoluta incapacità del silaro di essere nel mondo se non per proiettare le sue azioni su uno schermo ideale che egli immagina collocato in piazza della sanità. In modo tale da non riuscire che ad essere sé stesso, il suo sé stesso di sempre, quello che ritiene che Times
che ha saputo ospitare logge massoniche che a loro volta hanno seminato un atteggiamento di indifferenza verso il sacro con radici via, via sempre più profonde. Il silaro non è gagliardo, non s’innamora delle dispute. Non sa essere guelfo e ghibellino, bianco e nero. Tranne che per un piccolo tratto della storia recente, non si lascia trascinare più di tanto nell’agone che si svolge nella polis. Non è sua l’attitudine al combattimento e alla tenzone. Preferisce, al più, osservare e commentare le gesta d’altri e riderci sopra. Non vi si comprenderebbe per il silaro tanto cancan, come invece è accaduto qualche anno fa a Calabritto, per stabilire il come e il perché trasferire, andata e ritorno, la statua della madonna della neve; se il parroco doveva restare oppure andar via; se il vescovo poteva o no assicurare la sua prolusione al popolo fedele. Il silaro non è interessato a tutto ciò. Egli chiede solo di ascoltare ed osservare, possibilmente seduto su una panchina, su uno scalino o attorno al tavolino di un bar. Un ignoto autore di versetti affissi notte tempo sui muri di Caposele ebbe a scrivere che il silaro “di tutti parla e con malizia…” e questo gli basta pur che il tempo passi, giorno dopo giorno, anno dopo anno. Il silaro sono io, siamo noi, quelli che mai potrebbero immaginare una vacanza agostana se non per viverla a Caposele; quelli che attendono l’uscita di questo giornale pensando che sia l’unica cosa importante che possa segnare davvero l’estate; quelli che restano sulle panchine di piazza sanità fino all’ultimo minuto utile prima del pranzo, pur di lasciarsi accarezzare da un insolito scirocco che solo sotto quelle piante sa essere fresco e piacevole; il silaro è colui che prova fastidio, con fare snob, all’arrivo di foresti che manifestano una tiepida volontà all’integrazione. Il silaro è quello che pensava di scrivere di sé immaginando una prosa blues e che nel corso di un breve viaggio, sapendo dei tempi molto stretti concessi dal direttore, si è dovuto adattare a dei riferimenti che sono punti fermi e non aggirabili della seletudine come Nicola Santorelli e Vincenzo Malanga. Questi due esempi alti di uomini colti, in due secoli differenti, con amore filiale e poetico, hanno donato un pezzo del loro tempo per raccontarci con le parole l’aria, i colori, gli odori, i fruscii del Sele e dei suoi dintorni. Sono loro i cantori della seletudine, di quel senso che nasce aprendosi alla vita e che ci portiamo ovunque fino all’istante finale che si chiude, per sempre, alla vita.
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di Gerardo Ceres
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SELETUDINE
passeggio: nulla più del normale e del comune. Le strade e le piazze sono preda di anarchiche invasioni di auto, cassonetti dell’immondizia, cartacce che frullano nei vortici del vento che soffia da Boiara, monumenti collocati come ciglia posticce e, peggio, abbandonati al degrado del tempo che non rimedia. Basta guardare come è oggi collocato il luogo per eccellenza della seletudine, in cui si mescolano mito e identità del silaro: le sorgenti. Nulla al confronto con ciò che vi si osservava centocinquanta anni fa, quando il Santorelli vedeva spuntare Espero per ispecchiarsi nelle acque delle fonti del Sele, quando le donzelle di Caposele del medio e basso ceto corrono ad attinger l’acqua dove rampolla il fiume. Oggi quel naturale e concavo anfiteatro è nascosto allo sguardo di chi passa a lato. Nell’unico punto dove si potrebbe ammirare l’incanto vi sono i contenitori, che non sempre riescono a contenere, della raccolta differenziata. E poi quei tristi e dolenti alberi di mimose che chiedono di scomparire… per donare la visione di ciò che oggi è negato alla vista del passante. Il silaro non ama le liturgie. Al punto che il gesto pubblico più esaltante della liturgia cattolica, la processione, viene vissuto – estremizzando - come una passeggiata al luna park, con il gelato in mano o le patatine e la lattina di coca cola. Essa diventa, almeno per le due ali di donzelle che precedono il santo, l’occasione per un vero e proprio defilè, utile a mostrare l’ultimo vestito e ben disposte, altresì, a comporre (sempre secondo il Santorelli) gli occhi al sorriso e brillan di luce le loro pupille a favore di quei licenziosi giovinastri che attendono il passaggio del sacro rito. Il silaro è ben strano, quando in una sua rara mutazione genetica accetta addirittura lo spostamento della festa di San Vito, perché non compatibile col business che si realizza nei ristoranti e tra i souvenir di Materdomini: è l’economia, bellezza, è l’economia… Nel suo corpo maggioritario più che anticlericalismo nel silaro si esalta l’agnosticismo. Retaggi di una società
T GERARDO CERES E
REDATTORI
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Una sala piena per accompagnare, come
Il Direttore de “La Sorgente” ed il Presidente della Pro Loco
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avviene da qualche tempo, la presentazione del nuovo numero del giornale. Un appuntamento atteso da tutti coloro che ritrovano nella Sorgente uno modo semplice ed efficace di leggere gli accadimenti locali e di ricordare le tappe più significative della storia locale.
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PRESENTAZIONE DEL
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La Sala Polifunzionale durante la presentazione del giornale
Salvatore Fuschetto
Il pittore Lello Gaudiosi e Concetta Mattia
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Gerardina Cione, Armando Sena e Niki Russomanno
Antimo Pirozzi addetto alla distribuzione del giornale; si intravedono: Rocco Mattia, Vincenzo Di Masi e Nicola Conforti
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Il Presidente della Pro Loco consegna la targa premio per la mostra fotografica a Giammarco Eletto
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Nicola Liloia e Armando Sturchio
Giovanni Cuozzo e Giuseppe Ceres
Un grande interesse per gli articoli del giornale che è stato accompagnato, per questo numero,da un calendario 2006 originale e con foto bellissime
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Raffaele Malanga e Donato Gervasio
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Gennaro Casillo, Giuseppe Competiello e Maria Del Guercio
Luca Di Masi, Vincenzo Di Masi, Rodolfo Cozzarelli e Luciano Viscido
Giovanni Cuozzo e Lorenzo Del Malandrino Salvatore Corona, Nicola Viscido e Angelo Caruso
Peppino Melillo e Antimo Pirozzi
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Giovanna Spatola, Antonella Caruso e Cettina Casale
Il pittore naturalista Lello Gaudiosi alla presentazione del giornale con una sua mostra personale dedicata al fiume Sele.
di Raffaele Russomanno
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Non è certo rinchiudendosi in luoghi più o meno isolati che altri costruiranno una società che possa rispondere alle tue esigenze. Vogliamo trasformarci in Germani? Facciamo in modo che tra noi non risuoni l’eco delle parole di Tacito, per il quale l’unica fonte di vittoria romana nei confronti delle popolazioni barbariche risiedeva nella loro discordia: lo storiografo aveva compreso a pieno come l’incapacità di coalizzarsi stabilmente contro un nemico comune fosse una delle cause principali del ripiegamento su se stessi. Concludendo: qual è o quale deve essere il nostro dovere? Innanzitutto perseguire la compattezza e dunque evitare polemiche senza alcuna ragion d’essere, anzi voglio ancora una volta ribadire come solo insieme si possa intraprendere un cammino volto ad un obiettivo comune: il vostro bene. Raffaele Russomanno Presidente Pro Loco Caposele
Foto Studio Conforti
presenti sul territorio per sviluppare un progetto comune sulle devianze giovanili, progetto che dovrebbe partire alla riapertura delle scuole, perché proprio dai ragazzi delle scuole di primo grado è arrivato forte un grido di allarme ed una richiesta di aiuto, ai quali nessuno può rimanere impassibile.Mi piace pensare a voi giovani come al cuore, quello che pulsa con forza e che attraverso il suo ritmo ora forte ora regolare trasmette all’intero corpo le emozioni che sta vivendo; ma allo stesso tempo devo ricordarti che questo cuore, da solo, al di fuori di un corpo, rimane solo un muscolo privo di ogni importanza. A questo punto voglio io rivolgere a te una domanda in quanto componente ma anche leader di un gruppo: tu quanto sei disposto a pulsare, a battere, ad andare oltre schemi preconcetti per questa nostra società e dunque per questo nostro paese? Se lasci ad altri questo compito perdi il diritto di far sentire la tua voce.
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sere avulsa dalla società in cui vive ed opera, ma allo stesso tempo non costituisce da sola la società, né ha la pretesa di esserlo: essa ne è solo una parte e non per questo ho mai pensato di rimanere impassibile di fronte ad eventi gravi come la morte di alcuni nostri giovani o di quanti intraprendono strade errate. Per meglio esporti il mio pensiero vorrei che tu considerassi la società come il corpo umano, così potrai facilmente renderti conto che, come esso è costituito da membra ed organi che disgiunti tra loro non hanno modo di esistere, così le singole istituzioni da sole non hanno motivo di esistere se non integrate nella società nella quale vivono e pulsano. Ed è solo in quest’ottica che ho accettato di sedermi intorno ad un tavolo con la nostra Scuola, l’Amministrazione Comunale, la Pubblica Assistenza e le altre Associazioni
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Pro Loco è innanzitutto quello di promuovere il territorio ed i suoi pro-
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il compito di una
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LETTERA AD UN GIOVANE CAPOSELESE
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Caro Luca, ti scrivo innanzitutto perché ho sempre ritenuto doveroso rispondere a chiunque mi porgesse una domanda e poi perché ritengo che nessuna questione vada lasciata aperta. Prima però di rispondere alla tua osservazione consentimi una premessa, ho scelto di scriverti perché, come sempre succede e com’è accaduto anche a noi, quando dialogano due persone così distanti negli anni esse finiscono per non comprendersi e per ingigantire le loro distanze; ora, invece, spero che, leggendo queste mie parole, tu abbia modo di riflettere su ciò che dirò. Per prima cosa vorrei parlarti dell’amicizia, quella che da sempre ha costellato le nostre esistenze e che tanta felicità ci ha donato, ma che nel contempo spesse volte ci ha lacerato il cuore. Cicerone sosteneva che “Base poi di quella stabilità e costanza che cerchiamo nell’amicizia è la lealtà; niente, infatti, è stabile se è sleale”; allo stesso modo io non ho mai creduto alle amicizie interessate e per questo motivo ho ritenuto doveroso prendere una posizione, non per mio vantaggio ma per tutelare te, i tuoi amici e mio figlio. Preoccupandoci di voi non agiamo assolutamente per finalità recondite o difficilmente intelligibili: il vostro bene è innanzitutto, molto egoisticamente, il bene di noi stessi. Ammetto di aver ammirato la tua grinta nel difendere le tue idee, nel controbattere le mie argomentazioni, nel rintuzzare punto su punto tutte le mie offerte sempre nel rispetto dei ruoli: perciò, non ti nascondo, che mi ha sorpreso la tua domanda improvvisa quanto inattesa, non fosse altro per la sede e per il modo con cui è stata posta. Pubblicamente hai chiesto quale impegno io e tutta la Pro Loco di Caposele profondessimo per il nostro paese, al di là del semplice evento di una sagra. In quel momento non ero lì per poterti rispondere e per questo ho deciso di farlo dalle pagine del nostro giornale. Non posso che dirti, rifacendomi all’etimologia della parola pro loco, così come tu hai ricordato “pro loco” a vantaggio del luogo , che il compito di una Pro Loco è innanzi tutto quello di promuovere il territorio ed i suoi prodotti: questo, se ben fatto, significa ricaduta in termini occupazionali per quanti vivono ed operano sullo stesso. E se mi consenti, quale migliore forma di promozione se non una sagra o una qualsiasi ricerca di nuove forme di promozione capaci di stabilire collaborazioni con le istituzioni presenti sul territorio? È evidente, per quanto sin ora detto, che una Pro Loco non può es-
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REDATTORI
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REDATTORI
La Pagina dei Ricordi
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Il laghetto delle sorgenti. Foto del 1900
suc-cessivamente, nel periodo del terremoto dell’80, divenuto sindaco di Caposele e poi prestigioso uomo politico di centro – sinistra (DS); l’Avv. Luigi Cozzarelli, cognato di Franco Caprio, Gerardino Freda, per lungo tempo esattore comunale del paese, i fratelli Conforti e tanti altri importanti professionisti e cittadini del luogo, tra cui rammento, a solo titolo di notizia, il farmacista dott.Raffaele Russomanno e Nicola Farina, poi diventato podestà del paese, successore in detta carica di mio padre. Insomma, per completare l’argomento, posso affermare, senza tema di smentita, che i fascisti erano tanti, di ogni ceto, tutti distintissime persone: professionisti, maestri d’opera, artigiani, proprietari fondiari, insegnanti elementari, pubblici impiegati, mezzadri e contadini. Facevano eccezione, seppure in maniera riservata oltre che silenziosa e pacata, pochi Caposelesi, tra cui non posso fare a meno di ricordare il geom. Pasquale Ilaria, successivamente, dopo la “rivolta” dei cittadini per le acque (residue) dell’Acquedotto Pugliese (ampiamente ne ha riferito se non erro proprio il giornale “La Sorgente”, rivolta avvenuta in Piazza Plebiscito, ora Piazza Vincenzo Di Masi detto l’americano (e non Vincenzo Masi, sperando che tale grave errore di toponomastica, come ho fatto testè presente, sia corretto dall’Autorità
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SALVATORE CONFORVINCENZO DI MASI C
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di Vincenzo Di Masi
giovanissimi hanno appreso nel corso dei loro studi, da Benito Mussolini, a Milano il 23 marzo 1919 (subito dopo la Prima Guerra Mondiale) e costruitosi in partito nel 1921. Esso governò in Italia dal 1922 fino al 1943. Dovete sapere che le origini del Fascismo vanno ricercate sia nelle correnti nazionalistiche e antidemocratiche europee, sia nelle particolari condizioni politiche in cui venne a trovarsi, dopo la prima grande guerra, la nostra cara Italia, priva di governi capaci di attuare una politica concreta e organica, bensì caratterizzata da manifestazioni di piazza, proteste e scioperi, così come purtroppo si sta ripetendo in questi ultimi decenni e, particolarmente, nel periodo dell’attuale governo di centro-destra. Per completezza espositiva, devo aggiungere che il partito Fascista, trasse il suo nome dal Fascio parlamentare costituito dagli interventisti durante la Prima Guerra Mondiale e, segnatamente, dai famigerati Fasci di Combattimento. La dottrina del Fascismo fu elaborata, come tutti sanno, dal filosofo Giovanni Gentile e da Benito Mussolini. Ad essa, come è noto, aderì buona parte degli ex combattenti della Prima Guerra Mondiali, molti uomini di cultura, tra cui il poeta Gabriele D’Annunzio, e le classi sociali dell’alta, media borghesia e persino molti cittadini italiani delle più modeste e povere classi sociali. In breve, durante il detto ventennio Fascista il prestigio e l’influenza internazionale dell’Italia ebbero uno sviluppo ed una forza rilevante. Quasi tutti, a dire il vero, fatte poche eccezioni, erano “fascisti” e tali erano – anche se è duro riconoscerlo – i simpatizzanti o iscritti al detto partito, anche nel nostro bellissimo Caposele e Comuni del contado. A Caposele – non me ne vogliano gli attuali parenti – tra i più convinti sostenitori dell’idea fascista, dopo una breve parentesi interlocutoria, vi furono molti giovani di cultura, tra cui ricordo Francesco Caprio, detto Franco, segretario comunale e politico del partito e suo fratello Edmondo; quasi tutti i componenti della famiglia di Giuseppe Corona, tra cui i figli Salvatore e notaio Lorenzo; mio padre Giuseppe Di Masi, nominato nell’anno 1937 podestà del paese, ma subito dopo le gravi vicende afferenti la vendita del residuo delle acque all’attuale Acquedotto Pugliese, destituito dall’allora Prefetto di Avellino, il famigerato Tamburrini, di cui ampiamente ha scritto su “La Sorgente”il maestro.Alfonso Merola,
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n amico di grande cultura, purtroppo deceduto tempo fa, col quale spesso avevo scambi di ricordi che partivano da fatti ed avvenimenti della nostra giovinezza, fino al più recente passato, era solito dirmi che la memoria è ciò che principalmente ci permette di esistere e sosteneva con argute argomentazioni che essa è la nostra coerenza, il nostro sentimento, persino il nostro agire. Aggiungeva che senza la memoria non siamo nulla, non resta che aspettare l’amnesia finale, la quale cancella non soltanto la nostra vita intera, ma tutto ciò che di più caro appartiene alla storia di ieri ed anche di oggi, fino ad obliterare le battaglie combattute per la nostra libertà. Potei arricchirmi quindi, per quanto la mia capacità, intelligenza e cultura personale mi permettevano, di tutto ciò che amavo, apprezzavo e stimavo. Ed a quei momenti cercherò di riportarmi, non soltanto per me stesso e per coloro che appartennero alla mia famiglia, ma soprattutto per le attuali e nuove generazioni di Caposelesi, affinché non dimentichino la storia del loro paese, le persone che gli hanno dato lustro e si sono impegnate, senza distinzioni di classi sociali e cultura, fornendo ragguardevole contributo, sotto molteplici punti di vista, allo sviluppo e all’affermazione dei valori morali, civili, e persino ideologici di Caposele, comprensivo della frazione di Materdomini, oggi centro di grande importanza ed attrazione, soprattutto sotto il profilo religioso e turistico. Avrete sentito parlare, miei cari concittadini, dell’Operation Avalanche, che segnò l’inizio della fine delle forze dell’Asse, dopo le pesanti sconfitte in Russia e in Nordafrica, nei primi mesi del 1943. Allora molti di voi non erano ancora nati ed i giovanissimi non erano neppure nei pensieri procreativi dei loro genitori, peraltro addirittura non ancora sposati. E’ dal più recente passato prossimo che partirò, per raccontarvi di Caposele, di insigni e memorabili personaggi che ne segnarono gli aspetti salienti della vita sociale. Parto, per ovvi motivi di ordine cronologico, dalla mia puerizia ovvero dalla mia fanciullezza, che affondano i loro ricordi negli anni 30, al periodo del ben noto ventennio fascista, che pur con le sue contraddizioni e gli aspetti oggi poco lodevoli e accettabili, costituì un’epoca storica di grande rilievo, come movimento a carattere nazionalistico seppur antidemocratico e totalitario, fondato, come molti anche
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comunale in carica), condannato per antifascismo palese al “confino di polizia” e subito dopo l’arrivo delle truppe americane (nel quadro e per effetto della già citata “OPERATION AVALANCHE” (Operazione Valanga) nominato primo Sindaco di Caposele. Che cosa sia stata l’OPERAZIONE VALANGAe quali precorsi avvenimenti l’abbiano caratterizzata, sarà l’oggetto di una mia esposizione successiva. In questo momento, invece, per esporre i fatti così come si svilupparono, nella loro progressione storica e sul filo dei miei personali ricordi, desidero riprendere dal momento immediatamente precedente all’entrata in guerra dell’Italia, nel Secondo Conflitto Mondiale. E’ noto ai più che Caposele, per l’importanza delle sorgenti del fiume Sele, situate all’altezza del campanile della “Sanità” e, soprattutto, per effetto dell’Acquedotto Pugliese (imponente opera idraulica, tra le più importanti del mondo, segnatamente per la lunghezza della rete idrica e condutture in galleria, che raggiungono i più lontani paesi della Puglia), era classificato, dal punto di vista militare, uno degli obbiettivi “strategici “ più importanti d’Italia e, quindi, al momento dello scoppio della guerra, sottoposto a strutture difensive antiaeree e antisabotaggio, mediante anche mascheramenti di vario genere dell’ambiente circostante, che ne dovevano camuffare le caratteristiche
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Lavori di pavimentazione della Piazza Vincenzo Di Masi (ex Piazza Plebiscito)
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Sicilia e la seconda perché gli approcci alla costa erano fittamente minati e protetti da numerose batterie costiere tedesche, restava il Golfo di Salerno, ideale per la conformazione dei fondali e delle spiagge, ma sottovalutato dal Comando Supremo alleato in fase di programmazione e di valutazione strategica e tattica. Lo dimostrano, per chi ancora oggi percorre la strada statale per Salerno, l’esistenza all’altezza dei Comuni di Bellizzi, Giffoni Sei Casali e Pontecagnano di numerosi cimiteri di guerra, significativi della cruenza dei combattimenti, per un certo verso favorevoli ai tedeschi, che occupando posizioni difensive e dominanti della piana del Sele potevano tenere sotto tiro dalle alture periferiche l’intero arco costiero, le navi in rada ed i mezzi da sbarco delle forze alleate. Dopo alcuni giorni, però, dal 9 al 17 settembre 1943, dopo sanguinosi combattimenti, subito dopo la dichiarazione d’armistizio dell’Italia da parte del Generale Badoglio, la “ testa di ponte” dello sbarco si era consolidata, per cui le unità tedesche si ritirarono verso nord, per non rimanere intrappolate ed accerchiate. Terminava in tal guisa l’OPERATION AVALANCHE, di cui fu determinante e decisivo il dominio dei cieli e la forza d’urto dei mezzi corazzati americani ed inglesi, una volta occupate anche le colline di Salerno e la parte pedemontana dei Picentini, iniziava l’avanzata, seppure graduale e molto combattuta all’interno della Campania e, segnatamente, lungo la Valle del Sele, con la liberazione dell’intero territorio di Caposele e degli altri paesi contermini, ivi compresi quelli della contigua Valle del Temete, fiume affluente del nostro Sele. Nel quadro di tali succinti avvenimenti bellici, si inseriscono episodi particolari, che formeranno oggetto di miei scritti successivi e che riguardano più specificatamente la vita del nostro paese e dei suoi abitanti. Ad essi vi rimando, pregando coloro
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La sfilata dei giovani fascisti lungo via Roma (ex via Zampari) all'altezza dell'attuale sede della Pro Loco
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Accadde in tal guisa che il comando inglese, convinto dell’importanza strategica dell’obbiettivo, lanciarono sulla valle del Sele e località contermini numerosi elementi sabotatori, col compito di interrompere il flusso delle acque sia all’intera regione pugliese e, soprattutto, alle truppe che combattevano sul fronte greco-albanese. Personalmente ricordo e con me tutti coloro più o meno della mia età o più anziani ma tuttora viventi, che i sabotatori inglesi, per quanto attentamente addestrati, non raggiunsero gli obiettivi prefissati, ma riuscirono soltanto a distruggere alcune gallerie
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Adunata fascista: passaggio nei pressi della vecchia Posta
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in superficie dell’acquedotto, presto riparate, e che vennero tutti catturati e molti anche uccisi in combattimento dalle unità di difesa territoriale italiane. Di tale avvenimento bellico mi sovviene inoltre che alcuni militari inglesi sabotatori vennero addirittura condotti nella caserma dei Carabinieri del nostro paese e di là trasferiti poi sotto scorta in località che non sono in grado di indicare, ma certamente in campo di concentramento. Tra gli aspetti salienti di tale operazione antisabotaggio sento doveroso precisare il grande apporto delle popolazioni civili di tutta la zona del Sele e dell’acquedotto pugliese, che parteciparono e coadiuvarono le unità italiane di difesa, dando in tal guisa il loro indiscutibile contributo bellico di salvaguardia della Patria, per vero in quel tempo molto attivo e sentito. Riprendendo, a questo punto, l’argomento fondamentale e principale, ossia i preliminari dell’Operation Avalanche (Operazione Valanga), si deve considerare che l’obiettivo iniziale era la conquista di Napoli e del suo porto, ritenuto non a torto essenziale ai fini dell’approvvigionamento di un grosso contingente di truppe alleate
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salienti.paesistiche. I più anziani in età - come me – potranno infatti testimoniare e ricordare che Caposele, ivi compresa la frazione Materdomini e altre contrade circostanti, erano presidiate da numerose postazioni contraeree e che alcuni dei nostri concittadini – facenti parte della cd. Difesa Territoriale – erano stati chiamati alle Armi e costituivano forza difensiva, in prevalenza per la parte riguardante i “servizi”, in particolare il rifornimento di viveri e munizioni delle truppe. Ciò trova concreta rispondenza nel fatto che proprio nei primi mesi del conflitto, subito dopo la catastrofica entrata in guerra dell’Italia (10 giugno 1940) a fianco delle truppe tedesche, gli Inglesi che ben erano consci dell’importanza strategica di Caposele e dell’Acquedotto Pugliese, non si fecero sfuggire l’occasione per distruggerne le sorgenti e le strutture dell’acquedotto, perché così facendo avrebbero altresì interrotto il rifornimento delle acque alimentari alla truppe italiane che combattevano con grande disagio e gravi perdite umane sul fronte greco – albanese, dove appunto a mezzo di navi cisterne l’acqua del nostro paese giungeva per dissetare le nostre unità combattenti che contrastavano quelle greche.
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La Pagina dei Ricordi
(essenzialmente inglesi ed americane) operanti, dopo l’occupazione della Sicilia e di quasi tutta l’Italia meridionale, nella Penisola. Secondo fonti storiche qualificate e di sicura attendibilità, i Comandi Alleati presero in considerazione per l’approvvigionamento del grosso del loro contingente diverse possibilità di sbarco, vale a dire: la parte meridionale del Golfo di Gaeta alle foci del Volturno, il Golfo di Napoli e il Golfo di Salerno. Scartate le prime due alternative sia per la difficoltà di assicurare la necessaria copertura aerea dalle basi in
Parata militare in Piazza Sanità durante la seconda grande guerra
che mi leggeranno sul periodico “La Sorgente”di volermi accogliere e sopportare, anche se potrò mancare in particolari, che inevitabilmente è possibile possa omettere o erroneamente precisare in alcuni dettagli. Vincenzo Di Masi
Adunata fascista in piazza Plebiscito ( ora Piazza V. Di Masi)
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REDATTORI
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PICCOLA CRONACA
04/01/06 – CONCERTO Nella sala polifunzionale di Caposele, organizzato dal Comune e dalla Pro Loco, si è svolto un concerto di musica classica ad opera del quartetto “I Solisti Irpini”. I Caposelesi hanno mostrato interesse ed entusiasmo per la manifestazione, ascoltando in religioso silenzio i vari pezzi di musica classica eseguiti dal quartetto ed applaudendo, 22-26 gennaio – AGITAZIONE La Scuola Materna ha scioperato per protestare in ordine alla ristrettezza dei locali messi a disposizione dall’Amministrazione Comunale. Manca uno spazio per lo svago. Richiesto l’intervento dell’ASL. I genitori riuniti in assemblea hanno fatto sentire con forza la loro voce A seguito di assicurazioni in merito da parte dell’Amministrazione Comunale, lo sciopero è successivamente rientrato.
25 Gennaio- MEDAGLIE AI SINDACI Nel Salone degli Specchi del Quirinale il Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi ha consegnato le medaglie d’oro ai diciotto sindaci dei paesi colpiti dal terremoto del 1980. Diciotto medaglie per un “mirabile esempio di dignità e di abnegazione”. Alla storia passeranno le parole di commozione, di ringraziamento e di orgoglio per la grande capacità di quegli stessi Comuni rappresentati nel Salone degli Specchi, di rinascere, riorganizzarsi e ricostruire . La medaglia d’oro per il Comune di Caposele è stata consegnata al Sindaco dott. Giuseppe Melillo.
15 Febbraio – RICORSO ALLA MAGISTRATURA Il Presidente del Parco Regionale dei Monti Picentini ricorre alla Magistratura “ per ottenere l’annullamento relativo all’appalto della cosiddetta galleria “Pavoncelli bis”, opera destinata a prelevare sconsiderati quantitativi di acqua a Caposele e a Cassano, con gravi danni ecologici sull’ecosistema fluviale dei due corsi d’acqua, oltre a danni di carattere socio-economico per le popolazioni locali. “Eventuali ulteriori e non sostenibili trasferimento delle fonti idriche – sostiene il Presidente – scon-
volgerebbero non solo l’ecosistema del Parco, ma danneggerebbero irreversibilmente interi bacini idrografici anche esterni all’area protetta”.Il WWF della Campania, in piena sintonia con le motivazioni addotte dal Presidente Aquino, sosterrà in sede dibattimentale le ragioni del Parco e dei comuni interessati. (v. servizio tratto da ALTIRPINIA a cura Alfonso Santoli) 2 febbraio – LE STRADE CAMBIANO NOME L’Amministrazione comunale ha adottato la nuova toponomastica. Nuovi nomi dedicati a personaggi della storia locale ed internazionale. Vi compaiono personaggi come Giuseppe Ungaretti, Torquato Tasso, Madre Teresa di Calcutta. Altri nomi ricordano il gemellaggio con il comune di Priverno e con la regione tedesca Baviera, altri ancora per ricordare fatti e personaggi della nostra storia.
20 Febbraio – TUTELARE IL NOSTRO TERRITORIO Pronto un progetto di equilibrio e valorizzazione ambientale. Lo ha dichiarato il presidente dell’ATO Calore Irpino Pasquale Giuditta. “Condivido la teoria dell’acqua bene comune, ma sicuramente deve esserci uguale rispetto per il territorio da cui l’acqua viene captata… dobbiamo puntare sul rilancio dei territori in cui si trovano le sorgenti… Il territorio va tenuto in considerazione. Noi oltre a chiedere un ristoro nel prossimo Accordo di Programma, vogliamo assolutamente il rispetto per il nostro territorio.” 19 Giugno – A PROPOSITO DELLO “SCIPPO DELLE ACQUE” La parola scippo per il Presidente dell’Acquedotto Pugliese suona come una parolaccia che minimizza e demonizza la storia. Per il Presidente l’acqua non ha proprietari. “Si può parlare di risarcimento ambientale, non economico. Le risorse idriche sono della natura”Allo stesso si contesta lo scippo per i tanti soprusi compiuti ai danni dei Comuni “produttori di acqua”, ai quali è stata scippata una grandissima ricchezza mai ripagata. E così si riapre un altro fronte sulla vicenda dell’acqua.
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20 Giugno – “L’OPERA DI CUI IL MONDO NON RICORDA L’EGUALE” A cento anni dall’inizio dei lavori della grande galleria dell’Appennino (opera idraulica che parte da Caposele), proseguono le iniziative finalizzate a promuovere una cultura dell’acqua come bene comune e la partecipazione dei cittadini alle tematiche del buon governo delle risorse idriche. In onore di questa grande opera è stata istituita una facoltà universitaria dell’acqua. Nelle varie sessioni di lavoro gli studenti hanno approfondito le modalità di governo pubblico dell’acqua, della gestione e del riutilizzo nonché delle forme di partecipazione diretta dei cittadini.
26 Giugno – AGEVOLAZIONI PER MATERDOMINI E’ stata finalmente approvata la Legge Regionale che permette, (con l’equiparazione tecnica a Comuni con almeno 40.000 abitanti), alle piccole realtà amministrative che sono sede di importanti
Santuari o strutture turistico-culturali (tra cui Caposele e Mercogliano) di accedere a fasce di finanziamento più ampie, normalmente destinate a realtà come Pompei o Sant’Anastasia. Di questo provvedimento parlò, e proprio a Caposele durante la Campagna Elettorale del 2002, lo stesso Governatore Bassolino in un suo intervento. Successivamente il disegno di legge fu presentato e curato fino alla sua recente approvazione dal gruppo degli onorevoli irpini presenti nel Consiglio Regionale coordinati dagli on.li Giusto (DS) e D’Ercole (AN), che, per questa strategica iniziativa hanno lavorato in sinergia andando oltre i loro rispettivi schieramenti dimostrando, una volta tanto, che quando si lavora per una giusta causa bisogna saper andare oltre. Grazie a tutti loro e per il nostro Territorio speriamo bene….
Piccola cronaca
Vincenzo Malgieri,
le suore e vari gruppi di volontari che vali-
damente collaborano con le istituzioni religiose per la formazione cattolica delle nostre famiglie.
Il nostro desiderio è che questo spazio, che gentilmente la redazione ha messo a nostra disposizione, possa offrire uno spunto di riflessione sui temi “un po’ fuori moda” dello Spirito e dell’apertura al prossimo che possano proporsi come motivo di stimolo e di crescita per la nostra comunità.
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Occasioni particolari a cui tutta la comunità ha partecipato con entusiasmo, sostenendoci a continuare, insieme al nostro Arcivescovo che, nei vari incontri, ci ha incoraggiato a “rimanere saldi nella fede e operosi nella carità” tenendo ben alta l’attenzione sulla nostra gioventù caposelese che non è mai apparsa così particolarmente vulnerabile come in questi anni ( come non ricordare gli episodi funesti a cui attoniti abbiamo dovuto assistere!). Tutto ciò ci fa capire che, mai come in questo momento storico, la nostra realtà necessita di persone coerenti, disponibili, generose e formate in grado di proporre l’annuncio del Vangelo che è “buona novella”, che è gioia di vita nella quotidianità, che è risposta agli interrogativi dell’uomo moderno. Alcuni membri del gruppo della catechesi (anche se non si è mai in troppi!!!) partecipano con molta assiduità e costanza alle iniziative diocesane dedicate proprio alla formazione, in quanto , per sua natura, l’evangelizzazione esige un cammino di preparazione e di studio che non si esaurisce nella partecipazione domenicale all’Eucarestia, culmine della vita cristiana, ma esige continue verifiche ed approfondimenti, attuati mediante gli strumenti che l’Ufficio Catechistico Diocesano mette a disposizione degli educatori.Tra le varie iniziative promosse dalla Diocesi segnaliamo il campo-scuola che si terrà a Materdomini nei giorni 21,22 e 23 agosto c.m., nonché il XXIII Convegno Pastorale Diocesano sull’altopiano di Laceno dal 27 al 29 agosto c.m.; entrambi prendono le mosse in vista del IV Convegno Ecclesiale Nazionale che si terrà a Verona, nell’ottobre prossimo, al quale tutta la Chiesa Cattolica guarda con particolare interesse ed entusiasmo. Queste esperienze sono aperte a tutti ed a tutti possono dar modo di scoprire che il volto del Dio vivente è Amore gratuito e inesauribile e non obblighi o divieti da rispettare! Tania Imparato
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Nuova Pentecoste? Nuovo fermento religioso? Si, la comunità di Caposele ha vissuto e tutt’ora vive questa esperienza grazie alla “rinascita” del gruppo di catechesi che quest’anno ha animato la nostra parrocchia. Ad esso prendono parte, oltre al nostro parroco Don Vincenzo e alle Suore Vocazioniste, tante persone di buona volontà, per lo più madri già responsabili dell’educazione dei propri figli, che si pongono al servizio dei fanciulli e delle loro famiglie affinché il messaggio cristiano possa essere trasmesso e accolto attraverso una coerente testimonianza di fede.Lo zelo e la dedizione profusi meritano un particolare plauso date le tante difficoltà logistiche e fisiologiche relative alla gestione di in gruppo, soprattutto nello svolgimento delle attività connesse, prima di tutto la mancanza di strutture e spazi adeguati ad accogliere i piccoli e numerosi ospiti che si incontrano, da settembre a giugno, ogni sabato per circa un’ora. Quest’anno ci si è riuniti presso i locali dell’ex scuola elementare di Via Imbriani, presto abbandonata a causa della rigidità del clima invernale e della scarsità di ambienti riscaldati, di conseguenza si è ripiegato presso i locali della casa canonica nonché quella delle suore, sempre sensibili alle varie necessità della comunità, oppure ospitati a casa di qualche catechista particolarmente generosa. Questo, però, non ha ostacolato l’attuazione delle iniziative programmate: l’accoglienza dell’Arcivescovo, monsignor Alfano, nella nostra comunità nel mese di novembre, la pesca di beneficenza per i bambini della Nigeria, eventi tenutisi presso la sala polivalente, gentilmente messa a disposizione dall’Amministrazione Comunale, la tombolata organizzata nel periodo natalizio presso i locali dell’ex scuola elementare che ha visto molti genitori piacevolmente coinvolti.
Il gruppo della Prima Comunione
Oltre 35 mila visitatori e più di 5000 studenti (solo delle scuole romane) intervenuti ad ammirare l’Italia di qualità del turismo verde, dei prodotti tipici, delle tradizioni artigianali, del patrimonio naturale. Questo il bilancio della seconda edizione di Park Life, il salone dei parchi e del vivere naturale organizzato da Federparchi, Legambiente, Compagnia dei Parchi (il tour operator delle aree protette italiane) e Fiera di Roma, sotto l’Alto patronato del Presidente della Repubblica e con il contributo del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio. A questa manifestazione internazionale svoltasi a Roma dal 30mar zo al 2 aprile scorso, sono stati esposti e degustati anche i prodotti tipici di Caposele.
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parroco don
che vedono coinvolti il nostro
prodotti caposelesi hanno avuto il loro spazio alla manifestazione e riscosso un grandissimo successo. Amaretti, salumi, taralli, freselle, biscotti e confetture ci sono stati gentilmente offerti per partecipare all’esposizione e solo grazie alla disponibilità dei gestori dei forni di Caposele e Materdomini (i forni : Iorlano, Ceres, Cibellis e la mitica ‘ze Peppa) e della Cooperativa Colle Verde, gli ottimi prodotti esposti negli spazi, non solo hanno fatto la loro splendida figura ma hanno deliziato i palati di centinaia di persone compresi esponenti di associazioni africane, andaluse, catalane, greche, arabe e corse ospiti con le loro delegazioni alle diverse conferenze ed attività in programma. Durante tutta la manifestazione, siamo stati piacevolmente colpiti nel constatare come tutti i presenti che hanno visitato il nostro stand, oltre ad essere logicamente interessati ai prodotti tipici, leggevano con interesse il materiale turistico-informativo fornitoci dal Comune di Caposele e ci formulavano le più svariate domande sul nostro paese, sui luoghi da visitare e sulle strutture ricettive. Chissà cosa avremmo potuto realizzare se il nostro tentativo fosse stato organizzato con più tempo e con altri collaboratori; di sicuro avremmo potuto contattare altri espositori, diffondere maggiormente il programma della manifestazione, partecipare anche alle attività congressuali. Non possiamo fare a meno di evidenziare quanto sarebbe opportuno partecipare anche ad altre manifestazioni del genere, organizzandosi meglio, pianificando in maniera sinergica con gli altri Enti coinvolti: Comune, Comunità Montana, Ente Parco che si dovrebbero far promotori di queste iniziative anche in collaborazione con le imprese del settore e coinvolgendo maggiormente la popolazione. Oltretutto la nostra “prova-esperimento” ci ha dato ragione, quindi perché non osare di più? Perché non convincerci, innanzitutto come cittadini di Caposele, ad avere maggiore consapevolezza sulla nostra elevata capacità territoriale, paesaggistica, ambientale e sulla forza dei nostri prodotti artigianali ed agroalimentari? Meditiamo gente, meditiamo….
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iniziative intraprese nella nostra comunità
CAPOSELE A PARKLIFE : il Salone dei Parchi e del Vivere Naturale
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Con questo numero della Sorgente diamo inizio ad uno speciale dedicato alle
Tutto è partito tempo fa, da una delle tante discussioni tra amici e colleghi di lavoro che hanno in comune l’attività lavorativa nel settore Ambiente e Territorio e l’interesse per la valorizzazione delle risorse territoriali delle nostre realtà che purtroppo ancora non sono conosciute ed apprezzate come meritano. E così, un pomeriggio, i due cugini Angelo Ceres, Concetta Mattia e Giovanna Sozio si sono organizzati ed hanno preso questa iniziativa sperimentale e provato a recuperare un po’delle produzioni caposelesi migliori chiedendo la disponibilità ad offrirle agli esercenti di Caposele. L’esperimento, in effetti poco ponderato, è invece riuscito in pieno da subito: in un paio di giorni è stato infatti recuperato tutto il necessario ad imbandire un succulento stand! ed approfittando dell’ospitalità dello spazio destinato dalla regione Campania al Parco Regionale dei Monti Picentini e della disponibilità del suo presidente, il dott. Sabino Aquino, i
Angelo Ceres di V., Angelo Ceres di M., Concetta Mattia, Giovanna Sozio
I genitori con il Vescovo
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Foto ricordo di un motociclista: Schumacher per gli amici
La benedizione davanti al Santuario di S. Gerardo
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Giochi per i bimbi in un' area abbandonata che poteva essere l'unico sfogo all'interno del perimetro urbano. Ci chiediamo come mai viene trascurata da anni?
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Un omaggio a padre Luigi Martella che, da qualche tempo, ha lasciato la Parrocchia di Calabritto per occuparsi, a tempo pieno, di quella di Rocca San Felice sempre in provincia di Avellino.
Dino Cetrulo e Gerardo Vitale
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Ancora una volta una ennesima edizione del festival di musica sacra che si tiene a San Gerardo. Un' idea che avrebbe meritato un consenso ed un successo diverso, ma che stenta a decollare. Continuiamo a non capire come mai per una manifestazione del genere si spendano tanti soldi trascurando, forse, le associazioni locali che rischiano, per mancanza di fondi, di non promuovere il territorio con manifestazioni legate alla tradizione e al luogo e molto meno costose.
Dopo tanto discutere di particolari, di passioni e di motori, finalmente vede la luce il "Moto Club Sele" dedicato a chi ha voglia di Moto e di viaggi. Una iniziativa che dobbiamo ad un gruppo di motoamatori che, da sempre, hanno mantenuto intatto il gusto del viaggio e della passione per le due ruote. Si ricordano già viaggi storici in Sicilia o in Grecia sulla sella di alcuni enduro. E proprio il ricordo di chilometri indimenticabili ha fatto scoccare la voglia di organizzarsi in un gruppo più numeroso e anche se eterogeneo pronto a mettere in primo piano la passione per la motocicletta. Una menzione particolare a Nicola Majorana che, con testardaggine, si è impegnato in prima persona alla riuscita del primo Motoraduno che si è tenuto, con un piccolo percorso nella Valle del Sele, domenica 9 luglio il quale ha visto la partecipazione di una cinquantina di centauri di Caposele
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LE FOTO PUBBLICATE SI POSSONO RICHIEDERE ALLA REDAZIONE DE "LA SORGENTE" ANCHE VIA E MAIL
Nicola Majorana e Clelia Caprio
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Alfonso Curcio intento a leggere la Sorgente
L'ultimo lavoro de "Li cumbari folk sciò" con una serie notevole di pezzi dedicati al folclore. All'interno un coupon che permetterà a chi acquista il CD di poter avere, gratuitamente un DVD con immagini della "Quadriglia figurata". Per richiederlo: info@licumbari.it - Anno XXXIII - Agosto 2006 N.72
Un'immagine del gruppo del tour 2005
Alfonso Sturchio ed il piccolo Angelo
Pubblica Assistenza: un impegno che deve continuare!
di Cesara Maria Alagia (Presidente P.A. Caposele)
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Noi volontari della Pubblica Assistenza sapevamo, quando ci siamo costituiti come Associazione, che il nostro percorso non sarebbe stato facile. Nonostante questo, abbiamo sempre continuato ad operare e lo facciamo tutt’ora, nella consapevolezza che la nostra Comunità necessita di chi contribuisce alla soluzione dei tanti problemi esistenti. In quest’ottica stiamo continuando a realizzare servizi quali, ad esempio, il 118, indispensabile per garantire ai cittadini di Caposele l’assistenza in emergenza sanitaria. Ultimamente è stata acquistata una nuova ambulanza e quindi riusciamo a garantire anche il trasporto non in emergenza presso strutture ospedaliere. A proposito dell’acquisto della nuova ambulanza, è doveroso ringraziare tutti coloro che hanno contribuito, con le loro oblazioni, alle spese sostenute. Un ringraziamento va quindi all’Amministrazione Comunale, ai cittadini di Caposele, alla Comunità dei Padri Redentoristi che ha dotato l’ambulanza di un moderno ventilatore polmonare. Un ringraziamento particolare vorrei inoltre formularlo per l’Associazione “Centro Nuoto Caposele” che oltre alla sua oblazione è sempre stata vicina ed attenta alle necessità della nostra associazione. Va detto, comunque, che nonostante il contributo di tante persone (pari sinora a 22.000 euro) non siamo ancora riusciti a coprire del tutto le spese (pari a 45.000 euro), pertanto facciamo un ulteriore appello anche a quei caposelesi che vivono fuori dal paese e che rientrano per passare le vacanze, affinché possano contribuire all’acquisto dell’ambulanza, mezzo necessario ed essenziale alla nostra Comunità. Facevo, prima, riferimento alle difficoltà che l’Associazione deve affrontare e mi riferisco al fatto che i volontari preposti al servizio con l’ambulanza sono pochi e quindi, costretti a sostenere delle turnazioni molto ravvicinate nel tempo e dunque molto più stressanti e a questo proposito, vorrei invitare altre persone a far parte attiva della Pubblica Assistenza, dando la propria disponibilità nelle turnazioni, dopo aver effettuato i corsi di formazione che, periodicamente vengono realizzati. Quest’anno, abbiamo presentato un nuovo progetto di Servizio Civile volontario, che avrebbe interessato altri 12 ragazzi in attività di animazione nei confronti di bambini e ragazzi compresi nella fascia d’età 6-12 anni. Il progetto è stato approvato ma non finanziato in quanto vi sono state delle forti decurtazioni finanziarie sul SCV; stiamo , pertanto, preparando, congiuntamente ad altre Pubbliche Assistenze, un documento di protesta da inviare al Ministero, perchè siamo consapevoli che il SCV rappresenta un’opportunità per i giovani ed un’ulteriore possibilità, per la nostra Comunità, di avere dei servizi innovativi. La P.A. ha inoltre costituito un gruppo di Donatori di Sangue e d Organi (FEDSO) che fa fronte alle richieste ed eventuali emergenze e pertanto sollecitiamo tutti coloro che posso farlo, ad aderire alla iniziativa. Per quanto riguarda poi il gruppo attivo di volontari in Protezione Civile, la P.A., fa parte della Colonna Regionale di P.C. e si è inserita in adeguati percorsi di formazione ( nei moduli operativi di : Logistica e montaggio campi, segreteria, emergenza sanitaria, animazione e cucina) alfine di potersi allertare in caso di necessità. Va comunque detto che in tutti nostri settori di intervento la difficoltà maggiore, nonostante il notevole impegno di alcune persone, la incontriamo nel reperire nuovi volontari che diano il loro apporto e un po’ del loro tempo libero per contribuire al miglioramento della qualità di vita della nostra Comunità. Noi continueremo ad essere presenti con impegno, ostinazione ma anche con la convinzione e con il sogno e la speranza che qualcosa possa e debba cambiare se non vogliamo essere sopraffatti dalla nostra apatia e dalla nostra indifferenza.
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Chi volesse conoscere in maniera più approfondita le nostre attività può visitare il nostro sito internet : www.pacaposele. org o scriverci una e-mail all’indirizzo: info @ pacaposele.org
Per contribuire all’acquisto dell’ambulanza è possibile versare l’oblazione sul c/c n. 51871762 intestato a: Associazione Pubblica Assistenza Caposele oppure venirci a trovare direttamente nella sede
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Cesara Maria Alagia con il Sindaco ed il dott. Landi, (responsabile postazioni STIE della ASL AV1) alla cerimonia di inaugurazione della nuova ambulanza.
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La nuova ambulanza pronta per l’inaugurazione.
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Michele e Tiziana, due del gruppo
Volontari della P.A. Caposele a Gesualdo per il servizio sanitario durante il recente concerto di Franco Battiato;
In occasione del campionato mondiale di calcio, anche a Caposele, ci si è organizzati per le strade e nei quartieri per vedere in compagnia le partite.
Una gioia stare insieme e condividere con gli altri le emozioni indimenticabili di tutte le fasi del mondiale fino ad arrivare alla vittoria della finale contro la Francia. Le immagini riportano i preparativi per l'ultimo incontro che, nonostante le tensioni, era spesso accompagnato dalla distrazione di un buon piatto di pasta e contorni vari. Da ricordare il gruppo della curva della Sanità, del Forno elettrico, di piazza XXIII nov. ed altri gruppi che dopo la vittoria hanno sfilato gioiosamente per le strade del
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Riportiamo su queste pagine alcune missive scritte, con un fervore ed una passione d’altri tempi, da Pasquale Ilaria, nostro illustre e fiero concittadino che fece dell’impegno civile a difesa delle Sorgenti del Sele, la sua ragione di vita. Già allora ci si batteva per la difesa del nostro Patrimonio Naturale e per migliorare la qualità della vita della nostra Comunità. Leggendo, coglierete senza dubbio, al di là del lessico più aulico che arcaico, l’indubbio impegno profuso, lo spirito e l’attaccamento alle proprie radici, nell’affrontare i problemi che, ancora oggi permangono e che per molti versi sono anche peggiorati. Forse sarebbe il caso, come cittadinanza, di recuperare quello spirito rivoluzionario e prendere maggiore coscienza della gravità dell’attuale situazione in cui versa una delle nostre migliori e più preziose risorse.
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LO SCIPPO DELLE ACQUE
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Introduzione al libro "Lo scippo delle acque" a cura dell'ATO Calore Irpino
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Con le iniziative che ha in animo di realizzare (dal convegno annuale, alla prima biblioteca dell’acqua in Italia, con annesso laboratorio didattico, alla pubblicazione di documenti antichi, di studi e ricerche specialistiche) l’ATO Calore Irpino, che custodisce le più ingenti riserve idriche del Mezzogiorno d’Italia, si candida a diventare punto di riferimento nel dibattito nazionale sull’acqua. Il convegno avrà lo scopo di riunire ogni anno intorno ad un tema, le massime autorità e le migliori competenze del settore. La biblioteca sarà un luogo di diffusione e di scambio culturale legato ai temi dell’acqua, della sua salvaguardia e del suo ruolo nella storia delle civiltà antiche e moderne. Questa pubblicazione è un primissimo contributo. Con essa non abbiamo voluto ripercorrere la storia dello scippo delle acque dell’Irpinia e del Sannio. Né si è inteso offrire uno spaccato fedele della vicenda storica. Si è voluto piuttosto documentare la passione dei deputati provinciali di Avellino e Benevento, e del cittadino di Caposele Pasquale Ilaria, nel combattere una battaglia in difesa delle nostre comunità. Colpisce il fervore con cui la classe dirigente locale (siamo nella seconda metà dell’Ottocento) difende le sorgenti di Serino dal tentativo di condurre 1’acqua in Napoli. Come pure la difesa ostinata delle acque di Caposele da parte di Pasquale Ilaria, che pagò con il carcere il suo impegno civile. C’è in tutti la preoccupazione per le sorti delle popolazioni vessate, per 1’agricoltura e per 1’industrie locali; insomma per i destini della nostra terra e di quelle acque che sono, per dirla con le parole di Pasquale Ilaria, ”effettivamente la ragione e 1’essenza fondamentale dell’esistenza e della conservazione di Caposele”. A questa immensa passione civile intendiamo oggi ispirarci, per portare il problema della tutela, della salvaguardia e della valorizzazione della nostra acqua ai massimi livelli della discussione nazionale. E’ il senso di responsabilità che ci impone questa scelta. E’ la consapevolezza di essere giunti ad un’ultima spiaggia: o il problema si affronta in maniera strutturale, o è a rischio il nostro futuro, già fortemente compromesso. Dobbiamo garantire un uso sostenibile dell’acqua, vale a dire dobbiamo assicurare qualità e quantità analoghe di risorsa alle future generazioni. E invece 1’attuale sfruttamento delle falde acquifere e 1’inquinamento dei bacini fluviali stanno danneggiando la nostra acqua irrimediabilmente. Per questo 1’ATO Calore Irpino ha sentito la necessità di porre un freno all’attuale assenza di regole e ha promosso la sottoscrizione di un Accordo di Programma tra il Ministero delle Infrastrutture e le Regioni Campania e Puglia che regolamenti i trasferimenti idrici verso la Puglia e la città di Napoli; un accordo che preveda la tutela dei territori danneggiati dagli ingenti prelievi d’acqua e assicuri il minimo deflusso vitale ai fiumi che oggi sono ridotti a rigagnoli putrescenti, con gravi danni per 1’ecosistema acquatico e per la salute dei cittadini. Un accordo infine che subordini la realizzazione di due grandi infrastrutture (la seconda galleria Pavoncelli, a Caposele, e 1’impianto di potabilizzazione della diga di Conza della Campania), destinate ad accrescere i prelievi d’acqua, alla soluzione di queste emergenze. La realizzazione infine del Progetto Strategico dell’ATO permetterà al territorio di riacquistare un ruolo di centralità, secondo il principio che non può esserci trasferimento di risorsa senza le necessarie tutele. L’acqua deve diventare il nostro primo fattore di sviluppo. E’ inutile inventarsi lo sviluppo dal nulla o scimmiottando modelli estranei alla nostra cultura e alla nostra tradizione. Perché tutelare la nostra acqua (e, quindi, il nostro territorio) significa salvaguardare la salute di milioni di cittadini. Per questo è un dovere di tutti contribuire a proteggere e valorizzare questa ricchezza. Dobbiamo sentirci tutti impegnati in questa sfida che idealmente si ricollega alle grandi battaglie dei nostri padri, combattute nel nome della civiltà e della ragione.
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REDATTORI
UNA BATTAGLIA INVINCIBILE
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DAL QUOTIDIANO "OTTOPAGINE"
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Nessuno ha pagato finora, e forse nessuno mai pagherà per una “rapina” di cui i colpevoli appaiono impunibili. Lo “scippo” delle acque ormai potrebbe finire in un romanzo, dentro un film. Ne ha viste tante, questa storia, lungo i suoi cento anni. E ne continua a vedere. L’inizio dei lavori dell’Acquedotto Pugliese, la lunghissima galleria che si porta via l’acqua di Caposele, ha compiuto 100 anni nel marzo scorso. Ne ha compiuto qualcuno in più la maledetta convenzione che vide portarci via le Sorgenti del Sele. Ma nulla è cambiato. Ne è passato di tempo, ne è passata di acqua sotto i ponti e anche dentro le pareti della Pavoncelli, ma è come se fossimo fermi a 50 anni fa. Gli ultimi mesi avevano dato una svolta apparentemente positiva a questa vertenza ormai immortale, con un dialogo che andava crescendo tra le istituzioni competenti. Stavano lavorando sodo il Comune di Caposele, l’Ato Calore Irpino, le Regioni Campania e Puglia, l’Acquedotto Pugliese. Tutto volto a realizzare quel famoso Accordo di Programma in cui inserire le richieste di Caposele e di tutta l’Irpinia. Richieste che avrebbero dovuto tutelare il territorio, e che avrebbero dovuto dare finalmente un gruzzolo di denaro al nostro paese, che con l’acqua che se n’è andata in Puglia ha perso un futuro di ricchezza inestimabile. Ci avevamo creduto, bisogna ammetterlo. Sembrava che ormai la Puglia non sarebbe più sfuggita e avrebbe finalmente dato a Caposele e l’intera provincia ciò che reclamavano a squarciagola da un secolo. Stavano lavorando al meglio, era già pronto sulla scrivania di Pasquale Giuditta, ex presidente dell’Ato Calore Irpino, il protocollo d’intesa da sottoscrivere con la Regione Puglia. L’agognato Accordo di Programma sembrava essere solo una questione di tempo. Ma, in un modo che nessuno ha nemmeno poi capito con chiarezza, l’Accordo di Programma venne realizzato all’improvviso, e di ristoro, territorio, sviluppo e ricchezza nessuno ne tenne più conto minimamente. Tra le file del documento ciò che risaltava era solo il nullaosta concesso all’Aqp per la realizzazione della Pavoncelli Bis. Avrebbero potuto aspettare, ri-
spettare i patti, ma non era questo il fattore più grave. Bensì era quel ristoro economico di cui ormai forse Caposele dovrà solo abituarsi a tenerlo come un grosso miraggio. E non ci hanno fatto capire nemmeno di chi è la colpa, con chi dobbiamo prendercela, adesso. Un briciolo di speranze adesso possiamo riporle nei diversi parlamentari irpini eletti nelle scorse Politiche. Uno fra tutti proprio Pasquale Giuditta, che ora siede in Parlamento tra le fila dell’Udeur. L’aveva avuta tanto a cuore questa questione da presidente dell’Ato. Adesso si trova in una posizione migliore in cui può e deve dimostrarlo. Allora ce lo dimostri, Giuditta. Qualche mese fa, nell’aula polifunzionale di piazza XXIII novembre, Alleanza Nazionale portò questa istanza alla neo-deputata Giulia Cosenza. Fu proposto un iter che si sarebbe concluso con una interrogazione parlamentare. Tante le tappe da compiere prima, partendo da un’alleanza da realizzare tra i comuni interessati. Il sindaco Melillo si dimostrò favorevole. Vediamo quanto questo romanzo dovrà ancora durare.
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Gli scippatori non saranno puniti.
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DONATO GERVA-
di Donato Gervasio
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Uno dei bellissimi quadri del Pittore Lello Gaudiosi, che spesso, si interessa delle questioni legate al Sele e ritrae nelle sue opere il nostro fiume vivo di una fauna e di una flora, che molte volte, noi trascuriamo, perdendo, in questo modo, il contatto con la natura che ci circonda. Le sue tele ci infondono la gioia e risvegliano il ricordo per una grande risorsa per Caposele e per tutta la valle.
Il tratto del fiume Sele nei pressi del vecchio campo sportivo
REDATTORI
E’ già nostalgia degli anni ’80 (prima parte)
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L'onna r' lu M'nutu
mancassero, anzi, non era questo che spaventava. Il fatto è che a ru Mmunutu ci sentivamo più a casa nostra, era la spiaggia del nostro paese, e consideravamo un privilegio avere un posto come quello a Caposele. Il Lido Minuto era uno straordinario luogo di incontro tra diverse generazioni, luogo di discussione e disciplina, dove si forgiava il carattere ed il fisico dei giovani caposelesi. Quanti ancora potranno dire di avere imparato a nuotare in un fiume? E poi, il fatto che un caposelese si bagnasse nelle proprie acque cementava il senso di identità locale e ci univa spiritualmente alle generazioni che ci avevano preceduto. Ci vantavamo dei nostri pomeriggi balneari discutendo con i compagni di scuola degli altri paesi, i quali ci consideravano un pò meno montanari. Non potrò mai dimenticare la mia prima volta a ru Mmunutu. Era un pomeriggio afoso di marzo di quelli che capitano una volta ogni dieci anni. Avevamo appena finito di giocare a pallone alle scuole norvegesi ed eravamo sudati fradici. Qualcuno propose un bagno a ru Mmunutu, ma non tutti volevano andare, specialmente i più piccoli, ed io ero tra questi: avremo avuto dodici o tredici anni e la cosa ci appariva un pò troppo grossa. Ce la giocammo ai rigori. Perdemmo. Facemmo il solito giro strambo per non farci vedere dai genitori e giungemmo in questo posto che poi avremmo rivisto altre cento volte. Ci spogliammo fino a rimanere con le mutande che si usavano allora, prima dell’avvento dei boxer, “quelle con la matricola” le chiamavamo, e ci buttammo nell’onda. L’acqua era di una limpidezza meravigliosa, si distinguevano i girini che nuotavano in cerchio intorno ai nostri piedi, ma ancora oggi, dopo più di vent’anni, posso dire di non essermi mai più bagnato in acque tanto fredde come quella volta. Le idi di marzo. In estate, invece, l’acqua era di un freddo ordinario e, dopo i primi tuffi, non ci pensavi più. A settembre tutto finiva ed il vero luogo di aggregazione diventava un altro: la mitica Radio Caposele. Ma di questo parleremo un’altra volta.
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dovemmo aspettare che l’acqua, lentamente, tornasse al suo colore naturale. Per molti anni la leggenda vivente è stato Lorenzo, detto “lo Squalo”. Il suo ordine di uscire dall’acqua per sovrabbondanza di bagnanti non si discuteva, pena l’affogamento. Una volta passammo l’intero pomeriggio a togliere i massi sotto il punto più alto per farlo aumentare di livello. Lo Squalo si sarà immerso cento volte portando a galla delle pietre enormi e, alla fine della giornata, la zona tuffi era più profonda di mezzo metro. Ma c’era sempre il terrore di venire scoperti dai genitori. Quando si tornava a Caposele per assistere alla partita del torneo locale, nonostante una veloce lavata di faccia alla discoteca Oasi, i frequentatori dell’onna si riconoscevano da lontano per i loro capelli arruffati e la pelle ancora luccicante. Dopo il bagno nel fiume non era prevista alcuna doccia “a bordo piscina” e si andava direttamente al campo sportivo all’Eco provvisti di una colazione da Rocco. I ragazzi più grandi ci davano delle unghiate sulle braccia lasciando per qualche minuto una striscia bianca che, secondo loro, avrebbe provato il recente bagno nella non limpidissima acqua ru lu mmunutu. Ancora oggi non so se quel sistema fosse efficace o solo leggenda. Quando tutti avevamo a disposizione un motorino si poteva organizzare un bagno alla leggendaria onna ‘r Temm’ta. Qui si narrava che la vasca fosse più larga e profonda, ma, nel contempo, le bisce d’acqua erano più numerose. Non che da noi i serpenti d’acqua
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asciugarsi per bene prima di mostrarsi ai genitori. A ru mmunutu non circolavano asciugamani e pochi erano i costumi da bagno essendo il bagno in quel luogo del tutto clandestino. La stragrande maggioranza dei frequentatori del Lido avevano il terrore di essere scoperti dai genitori e le rare volte in cui una macchina rallentava sopra la strada, si verificava un fuggi fuggi generale verso gli alberi sul lato opposto del fiume. Si raccattavano il gomitolo di panni asciutti e le espadrillas e si correva all’interno verso la boscaglia. Ma era sempre un falso allarme. In tanti anni di frequentazione, non mi è mai capitato di vedere un adulto che ci venisse a stanare. Il vero problema era un altro. C’erano alcuni pomeriggi di agosto – la maledetta alta stagione – in cui era impossibile trovare mezzo metro quadro di spazio per papiriare. Inoltre l’acqua si introvolava, diventava di un colore tra il grigio ed il marrone e non riuscivi a distinguere nemmeno le tue gambe. Allora i più grandi dettavano i turni delle permanenze in acqua oppure organizzavano una esibizione di tuffi, di modo che i meno audaci (di solito gli imberbi) restavano sugli scogli a prendere il sole. Il tuffo a bomba non era umiliante, anzi, era pressocchè la norma e, se era fatto bene con ampi schizzi d’acqua, faceva acquistare grande prestigio sociale. Intorno al Lido Minuto fioccavano le leggende. Di quella volta che erano venute pure alcune ragazze a farsi il bagno. Di quella volta in cui ripulimmo il fondale dalle rane ed alcuni se le cucinarono sul fuoco. Di quella volta in cui trovammo Carlo che aveva appena lavato le sue pecore buttandole di forza dalla nostra cascata e, per farci il bagno,
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Gli anni passano e nemmeno te ne accorgi. Ti fermi un attimo a pensare, a mettere a posto le tue cose, a lavorare a qualche progetto per un futuro lontano, ed improvvisamente ti accorgi che quel futuro è già arrivato. Sei fuori dal tunnel del divertimento – nel bene e nel male – e se non hai sfilato in macchina la notte del 9 luglio dopo la vittoria sui francesi c’è ben poco da dire: sei un ragazzo degli anni ’80. Tutto qua. Per te il Mundial è quello spagnolo, ed il filotto ArgentinaBrasile-Polonia-Germania è quello che resterà indimenticabile nella tua mente. Detto questo, non mi aspettavo che gli anni ’80 tornassero di moda tanto che un film ambientato allora, quest’inverno, risultasse campione di incassi. Secondo alcuni, infatti, di quel decennio ci sarebbe ben poco da salvare. Ma a Caposele – come spesso accade – la situazione è stata diversa dal resto d’Italia, visto che tutto ciò che è accaduto in quegli anni è stato diretta conseguenza di quanto accaduto proprio all’inizio del decennio, il 23 novembre 1980. Un periodo tragico, ma anche magico, dinamico, pieno di passioni. Ed allora, visto che sono tornati di moda, vale la pena raccontare un pò di quel clima a chi non l’ha vissuto, dal punto di vista degli adolescenti di allora. Innanzitutto va detto che il pomeriggio d’estate difficilmente avresti incontrato per strada un ragazzo tra i dodici ed i diciotto anni. Eppure non c’erano play station o DVD a trattenerci in casa. Ma dov’era la gioventù caposelese? Per scovarla bisognava percorrere tutta la strada che porta al cimitero comunale e dopo duecento metri girare a sinistra per una strada sterrata, attraversare di corsa un immondezzaio fumante e proseguire su quel sentiero breccioso per un’altro chilometro e mezzo. Dopo una serie di curve polverose si apriva alla vista un agglomerato di Ciao, Sì, Gilera, Califfoni, Vespe PX con carburatore 19, parcheggiati sul lato sinistro della strada, esattamente sopra il punto che consentiva un malagevole accesso al torrente: per tutti era il “lido Minuto”, o meglio, l’onna ru lu mmunutu. Un minuscolo laghetto di acqua stagnante sotto una cascata ghiacciata accoglieva decine e decine di ragazzi di tutte le età fin dal primo pomeriggio. Ai due lati della cascata due massi enormi servivano da piattaforma per i tuffi e da solarium. In realtà l’abitudine di prendere il sole prima di andare via nasceva non dal vezzo di farsi la tintarella, quanto piuttosto dalla necessità di
di Alfonso Sturchio
(continua)
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SAN GERARDO
PATRONO DELLE GESTANTI
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Riportiamo, ripresa dalla rivista “In cammino con S.Gerardo” , la pagina che riporta la cronaca di un convegno svoltosi a Materdomini dal titolo “S. Gerardo, la sua storia ed il nostro tempo”. Nella stessa si legge che Fiorella Pirozzi, nostra collaboratrice, ha esaminato tutti i documenti in cui si invoca S.Gerardo come protettore delle gestanti. L’argomento, trattato nel libro che porta lo stesso titolo del convegno, è stato da noi ripreso per intero in omaggio alla sua autrice.
di Fiorella Pirozzi
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sedia, su cui erasi poco anzi seduto, volle prenderlo perchè l’avesse seco portato, ma Fratello Gerardo rivoltesele disse, conservatelo, perchè un giorno vi servirà, e partì. Non era guari tempo passato, e mia Ava col fatto n’ebbe bisogno, poichè non potendosi sgravare da più giorni dava a temere a tutti per la sua vita. Si ricordò delle parole del Servo di Dio, quando le lasciò il fazzoletto se lo fece recare, se 1’applicò sul ventre, e con tutta l’evidenza del miracolo si sgravò. ll Summarium, che contiene una diecina di interventi straordinari in favore di gestanti, ci presenta Gerardo anche come protettore della fertilità
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della donna. Infatti, e ancora il suddetto Pirofalo che afferma: Gli stessi miei maggiori raccontavano, che una donna di questo Comune detta Palma del Giudice, soffrendo de’ gravissimi, e spessissimi dolori di utero, bastò semplicemente che si fosse raccomandata alle orazioni del Servo di Dio per vedersene libera per sempre. Ella stessa manifestò poscia a mio zio, ed alla mia famiglia quanto Iddio era
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della Penitenza, san Gerardo Maiella nutriva un’attenzione particolare anche verso la vita nascente e verso le madri in attesa, soprattutto quelle in difficoltà fisiche e spirituali. Ecco perchè anche oggi egli viene invocato come speciale Protettore delle gestanti. Questo tratto tipico della sua carità costituisce per voi e per i fedeli un incoraggiamento ad amare, difendere e servire sempre la vita umana”. Nel ripercorrere 1’affermasi della devozione a San Gerardo come protettore delle mamme e dei bambini, mi sono servita essenzialmente degli Atti dei processi canonici. Da essi risulta che tale riconoscimento gli viene conferito subito dopo la morte dalla pietà popolare. Anche in una tela, che si trova attualmente nel la casa redentorista di Agrigento, e che fu dipinta dopo il 1847, anno in cui Gerardo fu dichiarato Venerabile, appare l’appellativo di protettore delle partorienti. Ven, servus Dei Gerardus Majella laicus Cong.nis SS. Redem. vis, muranus. Obiit aetatis saae anno XXX die 16 irct. 1755. Parturientium protector’. Il miracolo che al riguardo è più spesso riportato nelle biografie del Santo avvenne a Oliveto Citra (SA). Il processo conzano lo riferisce in questo modo, attraverso il racconto di Angelo Antonio Pirofalo. Un altro giorno il Servo di Dio venne a Casa dei miei maggiori a prendere concedo, perchè doveva ritirarsi al Collegio di Mater Domini, e dopo i consueti convenevoli, prese licenza di uscire di casa. Mia Ava che aveva veduto dimenticato un fazzoletto sulla
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San Gerardo, durante la sua vita, per le azioni compiute e per le parole dette, appare un uomo fuori dal comune. La cieca ubbidienza ai superiori, il grande amore a Gesù Eucaristia, il silenzio dinanzi alla calunnia, gli conferiscono l’immagine di una persona straordinaria. Egli è stato anche un innamorato di Maria, che col suo fiat ha accettato di diventare la madre del Salvatore, partecipando, col dono di se, al progetto di Dio per la redenzione dell’umanità. Egli, proteggendo la vita nascente partecipa in certo modo all’atto creativo di Dio. Nell’enciclica Evangelium vitae (n. 1) si afferma: All’aurora della salvezza, e la nascita di un bambino che viene proclamata come lieta notizia; «Vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore» (Lc 2, 10- I 1). A sprigionare questa «grande gioia» è certamente la nascita del Salvatore; ma nel Natale è svelato anche il senso pieno di ogni nascita umana, e la gioia messianica appare cosi fondamento e compimento della gioia per ogni bimbo che nasce (cf. Gv 16, 21). La nascita di qualsiasi bambino, alla luce di queste parole, rende attuale il grande evento di Betlemme e ogni donna diviene lo strumento, nelle mani di Dio, per accogliere questo grande mistero. Lo stesso Giovanni Paolo II, in occasione dell’Anno gerardino, rivolgendosi ai redentoristi, ha scritto: Se si preoccupava che i peccatori ricuperassero la vita spirituale, mediante la conversione e il sacramento
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all’Italia meridionale; ma gli viene riconosciuto anche all’estero. In Canada, ad esempio, nel frequentatissimo santuario di Sainte Anne de Beauprè, gestito dai redentoristi, è invocato come «Patrono delle madri e il campione della vita nella lotta contro 1’antivita». In Brasile, nel santuario di Aparecida, pure tenuto dai redentoristi, e dove ogni anno giungono milioni di pellegrini per venerare la Madonna nera, anche la è invocato quale protettore delle mamme e dei bambini. Oggi, all’inizio del terzo millennio, continua tale afflusso di grazie e di ringraziamenti da parte di tante mamme, che affidano se stesse e i loro figli alla protezione del Santo. La «sala dei fiocchi», rosa e azzurri, allestita nei locali del santuario nel 2004, è una ulteriore suggestiva testimonianza; come pure, già da alcuni anni la «processione delle rose», nell’ultima domenica di maggio, in cui una mamma legge l’atto di affidamento alla Madonna e a San Gerardo. Colui che è invocato, come si legge in Santi e patroni nel corso dell’anno, «soprattutto dalle donne che desiderano o aspettano un bambino, ecco perchè è soprannominato anche l’”Angelo delle mamme”. Cinquanta anni fa, nel secondo centenario della morte di San Gerardo, il superiore generale dei redentoristi, padre William Gaudreau, incaricò il padre Oreste Gregorio a raccogliere le migliaia di attestati per avviare la procedura per la proclamazione di Gerardo come celeste patrono delle madri gestanti. Due anni dopo, nel l 957, le petizioni, affluite copiose da ogni parte, furono sottomesse all’esame della S. Congregazione dei Riti. Avevano aderito all’iniziativa l4 cardinali, 57 arcivescovi, 177 vescovi, oltre a medici, soprattutto gli specialisti in ginecologia, italiani e stranieri, tra cui 9 del Brasile, 13 del Giappone, 67 del Canada, 99 di Portorico, 834 dagli Stati Uniti. Ma la pratica, nonostante fosse cosi riccamente documentata, giacque presso il dicastero pontificio, tra l’altro perchè qualcuno rilevava che per tale patrocinio già c’era Sant’Anna. Intanto, quarantacinque anni dopo, la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, in data 5 settembre 2003, accogliendo il desiderio della Conferenza dei vescovi della regione Campania e – il 16 ottobre 2004 – della Conferenza episcopale lucana, ha confermato «San Gerardo Maiella, religioso, patrono presso Dio delle madri gestanti e dei bambini>> dell’una e dell’altra regione.
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Il collegio di Materdomini fino all'anno '47
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stato propizio per l’intercessione di Fratello Gerardo. Il padre Antonio Tannoia nel concludere la sua biografia, pubblicata la prima volta nel 18 I 1, scrive: Non voglio però tralasciare di avvertire che fratello Gerardo e special protettore de’ parti: per cui in Foggia, ed altrove, dove è più celebre il suo nome, non vi è donna partoriente, che non ne abbia 1’immagine, e non invochi devotamente il di lui patrocinio. E nell’Appendice alla quinta edizione (l 853), in un elenco di quarantatre «grazie ottenute da Dio per la intercessione» di Gerardo, dodici riguardano
donne gestanti e parti difficili felicemente riusciti. Anche in una Aggiunta stesa dal sacerdote Raffaele Letizia nel 1842, lo scrivente afferma: Moltissime poi sono le donne incinte, le quali trovandosi in pericoloso parto, ricorrendo all’intercessione di fratello Gerardo, hanno partorito con facilità senza soffrire pena alcuna, e senza danno di esse, nè della prole. Un veicolo, e allo stesso tempo un riscontro, della diffusione della devozione gerardine e certamente il mensile del santuario, che, grazie al rettore, padre Alfonso De Feo, vide la luce più di cent’anni fa, nel l 901, quando Gerardo era ancora Beato. Già dai primi numeri è possibile rintracciarvi testimonianze di grazie per la vita nascente. Si riferisce anche di una donna araba, che aveva superato le difficoltà del parto, dopo che il marito aveva invocato l’intercessione di San Gerardo. Nei primi venti anni della rivista si contano una trentina di grazie di tal genere attribuite al «Taumaturgo di Materdomini», e nel trentennio successivo almeno altre quaranta. Negli anni Sessanta, quelli del boom economico, ancora una trentina. Questo speciale patrocinio, attribuito a San Gerardo non è circoscritto
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La Basilica e le arcate, 1955
La Basilica con l'originario campanile fino al 1954
La Basilica nella sua versione originaria
Anni '40 - Il piazzale della Basilica con la statua dedicata a San Gerardo
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Da questo numero parte una nuova rubrica dedicata alle iniziative realizzate dal nostro Istituto Comprensivo “F.De Sanctis”. Vogliamo tenere aperta una finestra sulle attività ed i progetti scolastici perché riteniamo che siano paradigma dello sviluppo socio-culturale del paese.
Vogliamo interes-
sarci in modo più strutturale di questa realtà che
sempre più spesso dà soddisfazione ed è motivo di orgoglio
La metodologia adottata per la realizzazione di questo progetto ha invece privilegiato il metodo della ricerca-azione e della pratica laboratoriale al fine di creare un clima positivo e favorevole al confronto e all’impegno. L’idea-progetto ha seguito un percorso dal taglio ambientale-naturalistico che si è incentrato sulla valorizzazione e tutela della risorsa acqua a Caposele. Le attività progettuali si sono concretizzate in 3 moduli rivolti agli alunni ed in 1 modulo rivolto anche ai genitori degli alunni coinvolti nel progetto.
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Per la conduzione di quest’ultimo, che presentiamo più diffusamente in occasione di questo inserto speciale, sono state attivate molte risorse umane : il Dirigente scolastico, dottor Silvano Granese ed alunni, genitori, docenti interni, esperti esterni, il Dirigente dei servizi amministrativi, assistenti e collaboratori. Ognuno ha contribuito in riferimento alla propria specificità al buon andamento delle diverse attività progettuali ed al conseguimento di obiettivi pienamente condivisi. - Anno XXXIII - Agosto 2006 N.72
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Avevamo già precedentemente dato notizia della imminente realizzazione del Progetto PON Scuola “Lungo il fiume Sele: riscoprire le radici del futuro”. Lo scorso Giugno il progetto si è concluso e con lo stesso piacere con cui riportammo le intenzioni generali dell’iniziativa, riportiamo a consuntivo e come primo capitolo della
Scuola,
il resoconto delle
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nostra sezione speciale dedicata alla
L’esperienza è stata, senza dubbio, interessante, essendo riuscita a promuovere comportamenti responsabili verso il territorio, inteso come ambiente educativo in cui vivere e saper vivere bene. Il progetto, configurandosi come momento trasversale delle attività curriculari, ha prodotto uno spettacolo teatrale dal titolo “ “Il viaggio del
fiume“ e realizzato un “Manuale del piccolo Guardiacque” che di seguito è riportato per estratto. Modulo 2 - “ C’era una volta “Cap r’ iumu” (Capo di Fiume)”
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·Incidere sui 75 alunni coinvolti in modo da ridurre situazioni di demotivazione e di disagio. ·Sviluppare adeguati processi di autostima. ·Acquisire conoscenze specifiche sull’ambiente locale e ampliare il patrimonio culturale. ·Incidere sui 23 genitori coinvolti in modo da aumentare le conoscenze relative alle problematiche preadolescenziali e adolescenziali. ·Informare i genitori sull’organizzazione scolastica alla luce della Riforma. ·Costituire un gruppo di MutuoAiuto. ·Incidere sui docenti coinvolti al fine di migliorare le capacità di ascolto attivo nei confronti del disagio. ·Prevenire e migliorare le percezioni del disagio.
Comunità.
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Gli obiettivi e le finalità generali che sono state perseguite sono state:
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L’Istituto Comprensivo di Caposele, da qualche tempo, sta offrendo un servizio formativo articolato e dinamico in grado di svolgere la sua azione in un contesto socio-culturale complesso e in continua trasformazione. In quest’ottica si realizzano anche attività progettuali che non rientrano in quelle ordinarie e curriculari e che concorrono all’ampliamento dell’offerta formativa. Si tratta di Progetti finanziati con fondi specifici (P.O.R - P.O.N) i quali offrono la possibilità di realizzare una Scuola capace di dare risposte non solo ai bisogni cognitivi degli alunni, ma anche alle loro esigenze di tipo dinamico-relazionali, nonché di realizzare una scuola più attenta alle domande e alle sollecitazioni della comunità. Nell’annualità 2005/6 il nostro Istituto ha aderito al progetto P.O.R. Campania “ Sull’aspro sentiero della crescita: testi, bussola e Maestri, finalizzato a favorire l’inclusione scolastica e formativa e si è articolato in due tipologie, i cui beneficiari sono stati alunni della scuola secondaria di I grado. Abbiamo aderito, inoltre, a due progetti P.O.N. : “Helianthus” e “Lungo il fiume Sele : riscoprire le radici del futuro”, il primo si è articolato nei moduli “Rifiuti uguale risorse” e” Il mare è in un mare di guai”; è stato realizzato in rete con altre istituzioni scolastiche tra le quali il Liceo Scientifico di Caposele e il Liceo Classico di Sant’Angelo dei Lombardi, la sua finalità è stata la promozione di un’adeguata cultura ambientale attraverso percorsi pratico-operativi; “LUNGO IL FIUME SELE: RISCOPRIRE LE RADICI DEL FUTURO” è invece il titolo del progetto che ha inteso sviluppare processi di autostima e promuovere comportamenti compatibili con l’ambiente al fine anche di valorizzarne le risorse.
per tutta la nostra
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UNA SCUOLA PIU’ PARTECIPATA A cura dell’Ins. Cesara Maria Alagia e della prof.ssa Lucia Russomanno (I.C. “F.De Sanctis”)
Sono stati erogati ai partecipanti il servizio mensa, il servizio trasporto ed un innovativo servizio di animazione rivolto ai bambini (non solo quelli partecipanti al progetto) dei genitori coinvolti nel progetto; un servizio che ha inteso garantire pari opportunità ai genitori partecipanti. Modulo 1 - “Adotto un tratto di riva del fiume Sele” Questo modulo è stato rivolto agli alunni delle classi terze della Scula primaria di Caposele. Esso ha avuto come oggetto d’indagine l’Ambiente –Fiume ed ha seguito un originale percorso ecologico-naturalistico culminante nell’adozione simbolica del tratto di fiume Sele in località Tredogge.
IL MANUALE DEL PICCOLO GUARDIACQUE CURIOSITA', CONSIGLI E REGOLE PER PROTEGGERE IL FIUME SELE
A conclusione del progetto “Lungo il fiume Sele: riscoprire le radici del futuro” noi studenti del Modulo n°1 “Adottiamo un tratto di riva del fiume Sele”, abbiamo imparato che il fiume è un ecosistema molto importante di cui non si può fare a meno. Il fiume è, infatti, un insieme di esseri viventi, di ambiente e di condizioni naturali che non sono separabili tra di loro. Ecco perché bisogna difenderlo nel suo insieme, sapendo che se facciamo del male ad una parte anche le altre parti soffrono. Chi vuole bene al fiume deve perciò essere la sua guardia e non dimenticare mai che ci sono delle regole da rispettare. Noi gli vogliamo bene e abbiamo deciso di diventare i suoi guardiacque. Gli alunni di III A-B
Tutto il lavoro rappresenta la testimonianza di un impegno, da parte di tutti, a voler crescere nel proprio ambiente in armonia con quelle che sono le sue risorse e le sue tradizioni culturali.
Gli alunni hanno partecipato al lavoro con impegno e motivazione, si sono arricchiti notevolmente, sia individualmente, sia come gruppo collettivo, promuovendo un’ accelerazione dei processi di maturazione e dimostrando la capacità della Scuola di vivere nel e per il territorio.
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Il lavoro si è delineato nell’ approfondimento di un’ indagine socio-storica di: - Come era una volta ”Cap r’ iumu” attraverso il riesame di documenti e testimonianze scritte e orali; - Come è stato trasformato il paesaggio delle Sorgenti e del primo tratto del fiume Sele, prima e dopo la costruzione dell’Acquedotto Pugliese; - Come erano e sono le caratteristiche antropiche, fisiche e morfologiche dell’ambiente del nostro Fiume. Sono state svolte le seguenti attività: - Osservazioni e descrizioni, attraverso l’esplorazione diretta e la ricerca, dei mutamenti del nostro territorio mediante l’utilizzo di codici interagenti (visivo, verbale, storico, scientifico, multimediale), - Rappresentazioni grafico - pittoriche per illustrare la realtà dei colori, suoni, rumori ed emozioni del fiume Sele; - Realizzazione di un plastico della zona P.zza Sanità nel 1901 per ricostruire gli aspetti geomorfologici del territorio prima delle captazione delle acque; - Allestimento di una recita teatrale intitolata “Na bella m’tenza” per ripercorrere modi di fare e abitudini di un tempo anche attraverso canti, balli e dialoghi;
- Ricerca e stesura di testi di educazione ambientale (che di seguito riportiamo in sintesi) ma anche di storie inventate e poesie per ampliare le conoscenze e la responsabilità verso il proprio territorio sviluppando al contempo la propria creatività.
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A questo modulo didattico hanno partecipato gli alunni e alcuni genitori delle classi quarte.
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Il plastico di Piazza Sanità nel 1901;
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Modulo 1 - Foto di gruppo conclusiva con insegnanti e genitori;
Un momento di “Il viaggio del Fiume”;
Ci si prepara ad andare in scena;
Modulo 2 - Un momento di: "na bella m'tenza"
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Lavori estratti dal Progetto di intervento per ripristinare "La pustedda"
proposto poi all’Amministrazione comunale con lo scopo di renderlo esecutivo. La praticabilità del sentiero permetterebbe alle nuove generazioni di scoprire, insieme al luogo, le nostre radici e capire meglio chi siamo e che cosa vogliamo essere.
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Questo modulo è stato rivolto agli alunni della classe II B della Scuola Secondaria di I grado. Le attività di analisi sono state focalizzate sul territorio montano per la ricerca di sentieri e sorgenti di montagna, al fine di renderli nuovamente praticabili e fruibili. Il lavoro si è concentrato sul sentiero abbandonato “Pustedda”, riscoperto attraverso un progetto preliminare di riqualificazione e valorizzazione
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Modulo Genitori : “Per una scuola più partecipata”
Modulo 3 - Per antichi “tratturi” alla ricerca di fresche sorgenti
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Percorso seguito per l’elaborazione
Il gruppo con le animatrici M. G. Del Guercio e C. Donatiello;
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del progetto: - Visita dell’area territoriale in cui si trova il sentiero, ripercorrendo il sentiero stesso,
Piazza Sanità prima delle captazioni - disegno realizzato dai bambini del modulo 2
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Nell’ambito del progetto è stato realizzato anche un percorso rivolto a 23 genitori. Il modulo è stato calibrato sui bisogni maggiorente evidenziati dai genitori e si è articolato in una serie di incontri (alla presenza d una psicologa ed una sociologa) basati sulle lezioni frontali ma maggiormente sulle conversazioni-confronto e sulle dinamiche di gruppo. La finalità del percorso è stata quella di offrire un supporto alla genitorialità attraverso la conoscenza più approfondita di alcune problematiche adolescenziali, inoltre si è inteso favorire la partecipazione dei genitori ad alcune attività progettuali realizzate in comune con gli alunni (dram-matizzazione, escursioni sul territorio). Durante il percorso si è costituito un gruppo di “mutuo-aiuto” che continuerà ad operare anche dopo la fine del progetto; l’obiettivo che tale gruppo si prefigge di conseguire è il contrasto al disagio adolescenziale attraverso la realizzazione di alcune attività quali, ad esempio, il cineforum rivolto ai bambini e ragazzi, compresi nella fascia d’età 6 – 15 anni. Un momento del percorso che vede coinvolti i genitori si è concretizzato in un incontro sul problema della tossicodipendenza, problema che sta, purtroppo, interessando la nostra comunità in maniera sempre più allarmante e devastante. Tale incontro è stato solo l’inizio di una serie di interventi che si vogliono
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- Raccolta di materiale, di fotografie, elaborazione di disegni ed appunti sulla flora e sulla fauna, - informazioni sulla nostra cultura sociale, ideale e materiale, interrogando gli anziani, visitando il museo etnografico e consultando testi , - proposte e disegni di attrezzature (staccionate, panchine, cartelloni e tabelle, luoghi di sosta, percorso-vita, ecc.).Per fare tutto questo i ragazzi si sono divisi in quattro gruppi: ogni gruppo si è occupato di un aspetto specifico, facendo ricerche e approfondimenti anche fuori della scuola. Un gruppo si è interessato della vegetazione; un altro dei “segni” ambientali; un altro ha fotografato gli aspetti più caratteristici e l’ultimo gruppo ha annotato le caratteristiche della strada. Nello svolgimento del lavoro i gruppi sono stati aiutati dagli esperti esterni per imparare ad orientarsi e ad osservare l’ambiente; a saper meglio interpretare il passato; e nella stesura tecnica del progetto. Anche alcune mamme hanno partecipato alle attività impegnandosi con noi nella ricerca di documenti e testimonianze.
Modulo 3 - escursione in montagna
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zioni della Comunità locale e coerente con gli obiettivi formativi da conseguire nell’ottica di un’opportuna integrazione fra curricolo locale e nazionale.
Gli spalti pieni dell'auditorium scolastico che si adatta bene alle manifestazioni anche extrascolastiche. I bambini, finalmente, hanno potuto godere, quest'anno, di una scuola vera costituita oltre che dalle aule anche da servizi collettivi come l'auditorium, la palestra, i laboratori linguistico e musicale. Una scuola che, tra l'altro, è stata vissuta in modo frequente, anche dai genitori.
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realizzare quali un percorso di supporto alla genitorialità esteso a tutti quei genitori che ne faranno richiesta e che sarà tenuto da esperti messi a disposizione dal Consorzio dei Servizi Sociali Alta Irpinia; inoltre si intende realizzare un percorso di formazione per Operatori di strada al fine di formare adeguatamente persone che possano contattare i ragazzi ne loro abituali luoghi di ritrovo e possano meglio decodificarne i bisogni per poi attivare intorno a questi delle risposte mirate.
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I lavori al convegno “No alla droga”
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La strada intrapresa dal nostro Istituto, è complessa ed articolata, ma contribuirà, sicuramente, a realizzare una “Scuola nel territorio” più attenta alle sollecita-
La pubblicazione dei prodotti finali;
La brocure del convegno;
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I genitori del progetto hanno appena ricevuto i loro attestati di frequenza;
I genitori del PON a lavoro
Il convegno alla manifestazione di chiusura progetto
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Questa nuova rubrica, già a dire il vero, inaugurata qualche anno fa e poi interrotta per mancanza di novità, è un osservatorio sulle opere pubbliche e su realizzazioni che riguardano la vita sociale del nostro
Paese
Riportiamo, con immagini e descrizioni una rassegna sulle opere che sono partite o che sono in procinto di partire, sperando di fare cosa gradita a quanti vogliono monitorare
I lavori di rifinitura procedono abbastanza speditamente e se non ci saranno altri intoppi amministrativoburocratici, si può ben sperare nell'utilizzo della nuova chiesa per marzo 2007. Ce lo auguriamo con
Il consolidamento e il risanamento a monte dell'abitato permetterà di stabilizzare l'area a valle del Polo scolastico ed anche avere una zona di svincolo e parcheggio per le scuole che in tal modo potranno avere , in un futuro speriamo non lontano, un'area di servizio più adeguata alla mole della struttura scolastica.
tutto il cuore sperando che tutti questi anni trascorsi senza un luogo di culto adeguato agli utilizzatori cattolici del Paese, possano essere cancellati da una
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Lavori di risanamento idrogeologico
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La Chiesa di San Lorenzo è quasi pronta
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Caposele
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la lenta metamorfosi di
Centro Fieristico
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Il Centro Fieristico della Comunità Montana "Terminio Cervialto" ospiterà stand stabili informativi per il turismo ed il commercio dedicati a ogni comune dell'area. La struttura è ubicata a San Gerardo presso lo svincolo per Caposele e sarà terminata presumibilmente fra circa un anno.
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Il Ponte sul fiume
Case popolari
Al via l'esecuzione di uno dei lotti delle Case Popolari finanziate dall Regione Campania. Si tratta del lotto più interno al centro abitato e precisamente in via San Gerardo. Gli alloggi con varie tipologie abitative saranno 10 e i tempi di realizzazione sono di circa un anno.
Una vista prospettica del progetto
Prenderanno il via fra pochi giorni i lavori per la costruzione del nuovo ponte Tredogge che sarà realizzato, per un ottimale impatto ambientale, in legno lamellare. La nuova costruzione permetterà l'attraversamento del fiume sia veicolare in maniera più comoda e sia pedonale con percorso esclusivo ai lati.
La restituzione fotorealistica dell'inserimento del progetto nel contesto ambientale
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REDATTORI
Socialità
Attuali-
T GIUSEPPE PALMIERI E
UNA GENERAZIONE SENZA SOGNI
Ma quali le forme esteriori di manifestazione di tale intima condizione? Certamente, il segnale più evidente (ed allo stesso tempo più inquietante) è dato dall’indiscriminato uso da parte dei giovani (direi, in alcuni casi, di giovanissimi) dell’alcool ed a volte, purtroppo, di sostanze stupefacenti. Ma non solo. Il mal di vivere, a volte, si manifesta con la chiusura verso l’esterno (e verso gli stessi familiari) e nell’assunzione di atteggiamenti al limite della paranoia. Sorprende (e sgomenta, con riferimento all’uso di
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La fontana di Santa Lucia
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La fontana di Piazza Di Masi
Corso Sant'Alfonso
La sede del Municipio
alcolici) non solo e non tanto l’uso e la quantità di alcool assunto, quanto la spavalderia ed oserei dire l’orgogliosa ostentazione dell’assunzione dello stesso. Quasi fosse un segno di distinzione e di identificazione. Rattrista osservare gruppi di giovani cercare e trovare nell’alcool, l’unica forma di interesse condiviso, di comunione di intenti e di reciproca legittimazione. Affogare il proprio senso di frustrazione nel più generale e diffuso malessere collettivo, forse serve a rendere meno angosciose la difficoltà personale e l’incapacità di reazione. Quasi a voler spersonalizzare le proprie difficoltà, proiettandole all’esterno e facendole confluire e disperdere in quelle collettive. Ma quali le cause di tanto disagio? Perché tanti giovani vivono questa triste condizione? Senza avere la presunzione di dare risposte certe e senza negare, aprioristicamente, l’esistenza di altre problematiche, ritengo che la causa principale di tale condizione sia data dalla mancanza di “sogni”. Strano a dirsi, ma i giovani d’oggi non sognano più. Il sogno non come idealizzazione di qualcosa che è fuori da sé e perciò irraggiungibile. Il sogno come proiezione delle proprie aspirazioni e come obiettivo perseguibile e possibile da raggiungere. Il sogno come aspettativa di qualcosa che si è nella possibilità di realizzare. Il sogno come consapevolezza della capacità di essere e diventare, quel che si vuole essere e diventare. Il sogno come affermazione della volontà di autodeterminazione e capacità di guidare gli eventi. Il sogno come volontà forte di essere attore e non comparsa nella rappresentazione della esistenza umana. Ma perché i giovani d’oggi non sognano più? Di chi la responsabilità? E qui il discorso si fa più complesso ed investe il comportamento ed il modo di essere e di porsi di categorie (la famiglia, la scuola, le istituzioni) che saranno oggetto di analisi di un prossimo articolo. Per il momento, si spera, il sasso è stato lanciato.
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Partendo da quest’ultimo aspetto, credo che l’analisi debba riguardare i giovani di almeno 14 anni e non più di 20. E’ questa la fascia d’età che, a mio sommesso avviso, maggiormente palesa questo stato di frustrazione e disagio. Ma cosa si intende e come si manifesta il disagio? Normalmente, per disagio si intende “un senso di pena e di molestia provato per l’incapacità di adattarsi a un ambiente, a una situazione, anche per motivi morali …”. Da qui un diffuso “mal di vivere”, un “forzato” senso di apatia (perché subito e non voluto), una profonda prostrazione e sensazione di inaccettazione (da parte dell’altro) ed inadeguatezza. Condizioni, queste, che vedo largamente presenti in molti strati della gioventù Caposelese. Negare l’esistenza del problema, infatti, significa rifiutare, irresponsabilmente, la realtà che ci circonda.
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enza fare troppa dietrologia, a me del resto non congeniale, e volendo comunque dare un contributo alla lettura ed alla comprensione del disagio giovanile nel nostro Paese, privilegiato in questo dell’essere “nel mezzo del cammin di nostra vita” (né troppo giovane, né troppo anziano), vengo a svolgere qualche breve e di certo non esaustiva e completa riflessione. La premessa da cui bisogna partire, in questi casi, è che le generalizzazioni (d’altronde, necessarie) costituiscono un limite di giudizio ineludibile. E veniamo al problema. Innanzitutto, bisogna intendersi sul concetto di disagio giovanile e sulla sussistenza o meno di detta condizione in larghi strati del mondo giovanile Caposelese. In secondo luogo, bisogna individuare la fascia d’età oggetto di indagine e valutazione.
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di Giuseppe Palmieri
Un vicolo di Corso Garibaldi
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rubrica
“La Sorgente
ricorda” sostituisce, da
questo numero la famosa ultima pagina con
“La Foto
dei ricordi”. Le foto che riportano personaggi e luoghi
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del passato sono tali e tante che non basterebbe un pensato
perciò, anche per aderire al desiderio di tanti concittadini che ce l’hanno chiesto, di dedicare due pagine
a questa fortunata rubrica, sperando che l’iniziativa trovi il favorevole apprezzamento da parte dei nostri amici lettori.
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Caposele: quando il campo sportivo era in Piazza Sanità. Da sinistra: Salvatore Corona, Raffaele Di Masi, Cerardo Ceres (detto Pellicano) e Michele Patrone. Sullo sfondo si intravede il monumento ai caduti.
Caposele nell’immediato dopoterremoto Via Roma era diventata il punto di incontro degli amici. Nella foto da sinistra: Salvatore Malanga, Emidio Alagia, Lorenzo Caprio, Alfonso Merola, Antonio Ceres,Gerardo Ceres, Antonio Sena, Salvatore Conforti, Giuseppe Grasso, Nicola Conforti, Agostino Montanari, Raffaele Monteverde, Gennaro Casillo e Giuseppe Testa.
Redazione de “La Sorgente” Gerardo Ceres e Donato Conforti, validissimi collaboratori de “La Sorgente” mettono a punto i vari articoli da inserire nella rivista.
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Abbiamo
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intero volume a contenerle tutte.
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La Sorgente Ricorda
LA Caposele: 23 novembre 1981 Una folla commossa si reca al cimitero per rendere omaggio ai morti del terremoto in occasione del primo anniversario del tragico evento.
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Sede della Pro Loco – anno 1975 – Allestimento del giornale “La Sorgente”. Da sinistra: Angelo Sturchio, Salvatore Testa, Nicola Conforti, Emidio Alagia e Idio Vetromile. Era il tempo in cui l’allestimento (piegatura, spillatura, indirizzi, affrancatura, spedizione ecc.) avveniva unicamente in modo rudimentale e con l’ausilio casuale di persone di buona volontà. Con il passare degli anni il procedimento si è notevolmente velocizzato e automatizzato grazie alla informatizzazione delle procedure.
Caposele 1978 – Nella sede della “Pro Loco Caposele, alla presenza del Segretario Comunale sig. Gennaro Majorana e di Angelo Petrucci funzionario responsabile dell’Ufficio Anagrafe si procede al sorteggio dei premi messi in palio dalla Polisportiva Caposele. Partecipano all’estrazione il Comandante dei Vigili urbani Giovanni Damiano ed i compianti Amerigo del Tufo, Donato Conforti e Vincenzo Biondi. Le bambine incaricate per il sorteggio sono Annaclelia Conforti e Maria Grazia Biondi. In Quell’anno la Polisportiva Caposele si aggiudicò un importante trofeo vincendo tutte le partite del Torneo “Cappucci” di Lioni.
Caposele : davanti alla Pro Loco Un triste ricordo: la foto ritrae un gruppo di amici alcuni dei quali non sono più tra noi. Da sinistra: Rocco Grasso, Donato D’Auria, Fernando Cozzarelli, Salvatore Del Tufo, Amerigo Del Tufo, Tobia Freda, Alfonso Merola con la nipotina e Cenzino Malanga.
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Caposele 1980 Arrivo, nei pressi della Pro Loco, del pullmann carico di emigranti provenienti dalla Svizzera in occasione delle elezioni amministrative del 1980. Quella tornata elettorale vide il trionfo della lista della “Sveglia” capeggiata dall’avv. Tonuccio Corona.
Caposele 1980 Durante i lavori di spostamento del monumento ai caduti
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Caposele 1970 Da sinistra: Avv. Vincenzo Caruso, ing. Nicola Conforti, Avv. Vincenzo Filippone, Sindaco Francesco Caprio
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La Sorgente Ricorda
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Caposele 1978 – Negli studi di “Radio Caposele” sono in corso le registrazioni dei canti popolari: all’organetto Rocco Grasso.
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ANNI CINQUANTA: UNA SQUADRA DI SUCCESSO Da sinistra in piedi: Fiore Nisivoccia,Raffelino Petrucci, Angiolino Farina, Cenzino Malanga, Pietro D’Auria, Pietro Farina, Gerardo Pizza, Manliuccio Di Masi, Minguccio Patrone, Nicola Conforti e Eduardo Alagia.
Estate 1991 Un gruppo di amici in una foto ricordo con il parroco don Vincenzo Malgieri. Era il tempo in cui si discuteva animatamente sul tipo di Chiesa Madre da ricostruire: una chiesa “com’era e dov’era” commissionata dalla Sovrintendenza e progettata dal prof. Giuffrè, o una chiesa moderna commissionata dalla Curia Arcivescovile di S.Angelo dei Lombardi, progettata dallo studio Gigliotti-Portoghesi?
Caposele anni cinquanta Era il tempo della grande emigrazione: la sera prima della partenza era di rito la serenata con bicchierata finale in casa dell’ emigrante”. Era la volta di Lorenzino Petrucci che emigrava “definitivamente” per il lontano Brasile.
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IN RICORDO DI DUE AMICI SCOMPARSI Nella foto da sinistra: Emidio Alagia, Lorenzo Caprio, Nicola Conforti e Lorenzo Caruso
La partenza di Mario Zuccaro (detto Zuccarino). La serenata di addio portata dagli amici più intimi e allietata (si fa per dire) dai musici del tempo: Nicola Conforti alla fisarmonica, Lorenzino Petrucci alla chitarra e Cenzino Malanga con la sua voce tenorile. Nella foto si intravedono, tra gli altri, Eduardo Alagia, Pietro Farina , Gerardino Petrucci e Alfonso
Caposele prima del terremoto Una stradina caratteristica del nostro Paese: la via dei Casali
Caposele 1980 Il gruppo di impiegati del Comune di Caposele con il Sindaco Avv. Ferdinando Cozzarelli, in una foto ricordo nel cortile della vecchia scuola elementare, prima del cambio di amministrazione.
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Storia
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CENNI STORICI SULLA PRODIGIOSA IMMAGINE DI S. MARIA DELLA SANITA’
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confortare e sanare.I numerosi doni d’oro, poi, che si conservano in apposite vetrine, predicano elegantemente un culto secolare e costante e 1’universalità delle grazie prodigate da Maria. Più tardi, pei lavori dell’acquedotto Pugliese, la Chiesetta, edificata dopo 1’epidemia del 1839, fu demolita e la miracolosa Madre della Sanità fu riportata nella Chiesa Parrocchiale dove rimase per più di due anni. Intanto il popolo di Caposele unanime fe’ sentire il suo pio ed ardente desiderio: egli volle che la Società Concessionaria dell’aquedotto Pugliese, Ercole Antico e ci riedifcasse anche presso le sorgenti del Sele, un tempio a Colei che è stata, e sarà la Madre tenera ed amorosa dei figli del Sele. E i voti della civile e religiosa cittadina furono pienamente soddisfatti. Poco lungi dall’antica Chiesetta sorge maestosa la nuova più grande e riccamente ornata, rimanendo a torreggiare sulla vasta conca delle limpide acque l’alto campanile, per ricordarci il posto dove i nostri Padri aprivano il loro cuore alla Madre di Dio. Il 3 aprile 1910, nelle ore del mattino, il Sacro Dipinto di frà Paolo fu solennemente traslato nel nuovo tempio. All’ imponente processione intervenne il M. R. Clero e un popolo immenso che, riverente e commosso, cantava le melodiose strofette del Padre Enrico del SS. Redentore.
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Nel 1812 la prodigiosa Immagine di S. Maria della Sanita fu portata nella Chiesa degli Antoniani, perchè nel tempietto si erano aperte delle larghe fenditure, prodotte dalla frana del suolo e dalla corrente impetuosa del fiume; e per oltre 40 anni il sacro dipinto di fra Paolo rimase in una splendida nicchia dell’attuale Chiesa Parrocchiale, dove veniva sempre venerata ed invocata dai suoi amati e cari figli. Or dopo gli ultimi straordinari benefici, Clero e popolo si decisero di gettare nuovi e più sicuri fondamenti di una Chiesetta sulle sorgenti del Sele. Quando il nuovo tempietto fu compiuto, quel pezzo di muro, dov’è dipinta 1’antica Immagine, tra i canti melodiosi di un popolo devoto e commosso, fu portato all’antica sede. Da quel giorno una nuova vita di amore e di pietà incominciò a svolgersi. Ne fu stabilita la festa per la domenica dopo il 16 agosto, e nulla fu trascurato per ornare splendidamente la nuova dimora di S. Maria della Sanità. Che dire poi dell’amorosa sollecitudine dei nostri fratelli residenti nelle due Americhe? Tutti, tutti si son sempre ricordati di mandare il loro obolo e per la Chiesa della nostra amata Regina e per solennizzarne la festa. Animati dalla stessa fede i popoli della valle selerina, Contursi. Palomonte, Valva, Colliano, Oliveto Citra, Laviano, Senerchia e Calabritto, e i paesi dell’ Irpinia, tra i quali Calitri e Pescopagano, son sempre corsi in numerosi pellegrinaggi a venerare Colei che siede Regina sul Sele per
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Ma la potenza e la protezione di Maria della Sanità fu ammirata da Caposele nel giugno del 1743. In quell’ anno il popolo di Caposele fu assalito dall’orrendo flagello della peste che aveva desolato la Sicilia e il Napoletano, e per intercessione della tenera Madre Maria fu totalmente liberato. Si era nel luglio del 1837 e Caposele era infestata di nuovo dal colera che, con egual furore; distruggeva forti e deboli, ricchi e poveri. Vi erano dei giorni, dice il Santorelli, in cui mancava il tempo per seppellire i cadaveri, tanto era il numero delle vittime. Ma i Caposelesi si ricordarono di avere una tenera e potente Regina,Maria della Sanità. A Lei ricorsero, ed oh prodigio! I1 giorno in cui se ne celebrava solennemente la festa, il fiero morbo, come per incanto, cessò restituendo alla vita anche quelli che si trovavano sull’orlo della tomba. Nel 1839, in molti paesi della valle del Sele, in Valva, Colliano, Contursi e Oliveto Citra il colera vi gettava la desolazione e la morte; ma, per intercessione di Maria della Sanità, Caposele ne rimase illesa e i popoli della valle selerina ne furono subito e completamente liberati. I Caposelesi avevano sempre sentito un affetto tenero e potente per la cara Madre che veglia instancabile pel bene degli figli suoi; ma in questi tempi la fede e 1’ amore li raccolse in un sol palpito e unanimi li mosse per dare a Lei un segno della più amorevole gratitudine.
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Caposele, il paese decantato dalle scultorie parole del poeta Dione Afranio: “Silari gurges Spectabile flumen“,è la terra privilegiata e benedetta, perché gode 1’alta protezione di S. Maria della Sanità. Il culto alla Madre di Dio non va oltre 1’anno 1710. Presso le sorgenti del Sele, in poverissime capanne, abitavano miseri pastori che con fede viva veneravano la celeste Regina nel misterioso titolo di S. Maria della Sanità, dipinta in una nicchietta di quelle antiche catapecchie. La tradizione popolare, raccolta dai fratelli Dott. Nicola e Lorenzo Santorelli, nel libro “ il fiume Sele e suoi dintorni”, ci dice che un frate, di nome Paolo, ne dipinse a fresco 1’ immagine la quale riuscì così viva che tutti si beavano nel fissarla e venerarla. Ma la fede di quei semplici selerini progrediva: dopo qualche anno, dove un tempo si ergeva un tempio a Giunone Argiva, si edificava grazioso tempietto a S. Maria della Sanità. Fu questa la prodigiosa calamità che attirò i paeselli della valle del Sele e dell’ Irpinia: a mille a mille accorrevano da tutte le parti per domandare nuove grazie a Maria e per ringraziarla di quelle ricevute. E tutti quelli che erano fortunati di visitare la cara Madre, tutti, come i discepoli del Battista, ripetevano con entusiasmo: andate, correte là dove sorge limpido e cristallino il Sele; là dove regna Maria della Sanità: i ciechi veggano, gli zoppi camminano e i sordi riacquistano 1’udito.
La facciata della Chiesa della Sanità
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Un vecchio disegno del centro storico del paese riproposto da alcuni alunni della scuola
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da S. E. Mons. Piecirilli e, dopo il canto del vangelo, salì il sacro pergamo, a tessere le lodi di Maria, il colto P. D. Antonino Di Coste del SS. Redentore. Non mancò un imponente processione: fu portato per le vie principali del paese, su di un ricco tronetto, il bel quadro della SS. Vergine della Sanità, il quale ci fu donato dai due devoti concittadini in Montevideo, Raffaele Gatta e Alfonso Grasso. La musica sacra nei due giorni fu eseguita da eletta palestrina, diretta dal valente Sacerd. Maestro Di Vincenzo Saetta, da Napoli. Chiusero le grandiose feste delle belle proiezioni cinematografiche e splendidi fuochi pirotecnici, preparati da due valenti artisti. L’ incoronazione di S. Maria della Sanità è rimasta scolpita a caratteri d’oro nel cuore dei Caposelesi che, da quel giorno, frequentano con amore ed assiduità il caro tempietto. Nei giorni festivi vi si celebra il divin Sacrificio e si recita il S. Rosario; e in tutto il mese di agosto la divina Madre è venerata con fioretti e preghiere che guidano un popolo intero pei sentieri difficili della virtù. Fo voti che il popolo di Caposele, conscio della divina e materna protezione, non solo continui le sante tradizioni dei primi pastorelli selerini, ma tocchi l’ultimo scalino del fervore nel venerare e amare 1’eccelsa Madre di Dio. Ma tu, o saldo scudo delle afflitte genti, contra colpi di morte, S. Maria della Sanità, conserva in noi sempre unite le tre faci divine la fede, la speme, 1’ amore e nella valle amara e pericolosa delle vita, sii tu la Stella guidatrice, la Signora e la Maestra.
Alcuni elementi sacri all'interno della Chiesa della Sanità
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Erompeva intanto in Caposele da tutti i cuori un pio e ardente desiderio: offrire alla Madre SS. della Sanità una ricchissima corona d’ oro per darle, ancora una volta, una prova di profonda gratitudine e di affetto santo e perenne. L’ idea fu palesata nel giorno di Pasqua del 1910 dal Sac. Arsenio Prof. Caprio, Rettore della nuova Chiesa. L’ entusiasmo superò ogni previsione. Fu nominato subito un eletto Comitato che con diligenza e assiduità curò i preparativi delle splendide feste. I nostri fratelli, residenti nelle due Americhe, con amorevole premura risposero all’ invito, poiché mandarono molte centinaia per la solennità e per le corone d’oro che furono lavorate dalla Casa La Perla di Napoli. E venne il tempo tanto sospirato. Un solenne novenario precedette le grandiose feste. La strada che dalla Chiesa Parrocchiale mena alle sorgenti fu riccamente pavesata da luminarie e drappi, e due concerti musicali allietarono il paese in quei giorni. Merita però speciale ricordo il famoso concerto di S. Severo di Puglia, diretto dal valente Prof. Luigi Santori che in due sere ci fe’ gustare il sublime della musica. Ma quello che rese più bella e più attraente la festa del cuore fu 1’amabile e nobile presenza dell’Eccellentissimo Mons. D. Nicola Piccirilli, Arcivescovo di Conza e Campagna. La nuova Chiesa fu benedetta il 20 agosto 1910 e il 21 fu fatta l’incoronazione. Non si può descrivere la pompa di quel giorno. Verso le otto, tutto il popolo era già pronto per formare il solenne corteo che fu così disposto: precedeva con due stendardi l’associazione delle Gerardine; seguiva poi il M. R. Clero, S.E. Ill.ma e Rev.ma Mons. Arc. Piccirilli, fra due angioletti che portavano le corone, il Municipio in forma ufficiale, il concerto di S. Severo e una immensa folla, formata da Caposelesi e moltissimi pellegrini, venuti dai paesi della valle del Sele e dell’Irpinia. Fra melodiosi canti si giunse al caro tempio che già era gremito di gente; Momenti teneri e solenni! L’Angelo della nostra amata Archidiocesi, in abiti pontificali, benedisse: le due ricchissime corone d’oro e, al canto solenne de Magnificat, le depose sulle auguste fronti di Maria e del vezzoso Bambino. La maestà del sacro rito fu coronata da scultorie e dotte parole del pio Arcivescovo il quale seppe trovare la nota tenera ed occasionale per commuovere tutti i presenti. Seguì più tardi, nella Chiesa Parrocchiale solenne Messa Pontificale, celebrata
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Storia
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Sac. ARSENIO Dott. CAPRIO
L'interno della Chiesa della Sanità
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Ricordando gli amici
di
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Ricordo
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Parlare della tragica, incredibile ed immatura scomparsa di AlfredoAlagia , riempie il nostro animo di commozione, di dolore e sgomento, tanto familiare, intima e affettuosa era la sua presenza tra noi, tanto intenso era il rapporto che aveva saputo instaurare con tutti gli amici. La sua scomparsa ci lascia increduli, sorpresi, sgomenti, profondamente addolorati. Oggi, ripercorrendo tutti i momenti che hanno legato la vita di Alfredo al suo Paese, alla sua famiglia ed ai suoi amici, ci assale un forte senso di vuoto. Tanti i ricordi che si affollano nella nostra mente, tanti gli episodi di generosità e di abnegazione che vorremmo raccontare. Era un uomo tenace, volitivo, forte, sempre pronto, sempre disponibile alla lotta ed all’impegno sociale, profondamente legato alla sua famiglia che tanto adorava. Dopo una vita di lavoro e di sacrifici in terre lontane, era tornato definitivamente al suo Paese natio per godere dell’affetto dei suoi genitori e dell’amicizia di tanti amici di infanzia. Un tragico incidente lo ha strappato agli affetti dei suoi cari, lo ha sottratto alle tante persone che gli volevano bene.Difficilmente dimenticheremo il buio e lo sconforto di questi momenti. Il ricordo di Alfredo resterà per sempre impresso nei nostri cuori.
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del film. Il fato ci ha anticipati. Tu quel film non l’hai mai visto. Il destino ha voluto portarti via prima che uscisse nelle sale, che potessi vederlo, e prima che potessi farti un’intervista. Lo so quanto ne saresti stato felice. E ne sarei stato felice anche io. Adesso sarai a cullarti nell’azzurro del Cielo, dove a farti da colonna sonora ci saranno quelle tante canzoni che ci cantavi dappertutto, a volte commuovendoti, a volte sorridendo. Adesso le
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el tuo commiato non avevamo preparato né fiori, né lacrime. Sei andato via così, all’improvviso, attento a non far rumore che ce ne potesse fare accorgere. Hai lasciato un vuoto improvviso dentro questa società, che nulla potrà mai colmare. Un vuoto dentro uno spazio che ti eri aggiudicato con la tua unicità, con la tua essenza tanto forte quanto fragile. Ci hai lasciato un modello di vita che è un insegnamento importante. Perché tra le tante difficoltà che la tua esistenza ti ha sempre riservato, hai sempre combattuto alla pari con tutti, con quella forza d’animo che ti faceva essere sempre presente nella vita sociale del paese. Fino a diventare un attore. Eri finito dritto nel cast di “… e dopo cadde la neve”, perché nemmeno una regista aveva saputo fare a meno di portarti con sè dopo averti conosciuto per qualche istante. Difficile dimenticarsi di te, per chiunque. Recitare dentro quel film diventò per te un’esperienza sublime, della quale ci raccontavi ogni giorno qualcosa. Chissà cosa ci avresti raccontato oggi. Mi avevi promesso di concedermi un’intervista dopo l’uscita
LA
RICORDO DI GERARDO SISTA
- Anno XXXIII - Agosto 2006 N.72
REDATTORI
Attuali-
Strapaesanerie
migliaia di detti caposelesi.
E questo grazie alla dedizione dei nostri lettori e alla pazienza nell' interpretare e ritrascrivere anche
STATTI CITTU.... CITTU.... .... CA MO' TU LU CONDU!
T CASAE
Abbiamo raccolto, oramai,
i detti e i fatti caposelesi dei
riportati anche in un cd dedicato alle nostre tradizioni.
la conservazione delLa memoria del nostro paese dipende da tutti noi.
continuate a mandarci del
Lu scazz’marieddu Rusina, t’nia ddoi figl’ femm’n e nu figliu omm’nu, ma la siconda, Cungittella era la cchiù diav’la, e nu li facia mai piglià paci.
materiale che sicuramente sara' utile a completare la nostra grazie a tutti coloro che collaborano
NUI SIMMU TROPPU CONDENDI
L BERTO ROSANIA A SO R
QUESTO TESTO E' STATO MUSICATO ED INSERITO ALL'INTERNO DELL'ULTIMO CD MUSICALE DE "LI CUMBARI"
raccolta.
FEST’ , MAL’TIEMBU E F’RASTIERI ‘N CASA NA Z’LLEJA, NA P’LEJA, N’GI VULIA POCU, P’ FA A BOTT’. E SUBBUTU ROPPU, SCIAQUA ROS’ E BBIVA AGNESA P’ TI IENGHI O P’APPARA’ LA V’SAZZOTTA. TRIIDDI, M’NESTRA CU NNOGLIE O N’FARNATA, MISCH’ATI, A CILUNDANA, TARANDELL’ E BELLI CHINI, PAPAROL’ E BACCALA’ O PATAN’ SFRUCULAT’ MATASS’ E CICIRI, RA DDUNN’ VAI E RA DDUNN’ VIENI.
TIEMBI NU POCU TRISTI, SENZA CURRENDA, SEGG’ MBAGLIAT’ TUOPP’LI E SCANN’TIEDDI L’ACQUA N’GASA …. ADDO’? TENGU BUON’ A MEND, CAUZUNI STRAZZATI, ARR’P’ZZATI, ZAAGLIE E FUNICIEDDI. SENZA SAPE’ NE’ R’ SCRIV’ E MANG’ R’ LEGG’, LU ‘BIRENDU, LA ZAPPA, CA P’SAVA ANNANZ’ SAPENN’ ‘BUONU CA SACCU VACANDU TISU NUN REGG’ CU FIC’ S’CCAT’ e S’CCUM’ S’INGHIENN’ R’ PANZ’.
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LI PUORCI CU LU CHIATRU A BBIERNU, SI SCANNAV’N’ , NUI FATTI CA N’UOCCIU NUN ‘B’RìA A LATU, N’AMMISCH’ATA R’ COS’ TI S’NDIVI A NU PARMU RA LU PATATERNU, TRUVANN’TI PERSU, ADDICRIATU E ‘NZALLANUTU.
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SI R’VRTìA CU POCU, PURU CU LI SORDI FAUZI, IUCANN’ A STACCIOLA, B’TTUNI E FURMELLE, LU QUADRATU, TUZZA E MURU, MIEZZI SCAUZI, F’NENN’ TUTTU A TARADDI, VINU E ZUMBTELLE.
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SENZA SCURDA’ R’ QUANN’ SI M’TìA, IERMITI, GREGN’ E PO’ AUSIEDDI NGIMMA A L’ARIA, AMMAZZUCCA’ SI F’NìA SEMB A PR’SOTT’ SAUSICCHI E CAPUCUODDI.
Cungittella era pur na guagliotta semb’ allegra finu a quera nott’…..vuliti sapè ch’ li capitau? Er’n r’ trè r’ nott’ e all’indrasatta, ‘mmend ca Cungittella rurmia si sn’diu nu pesu n’gimma a lu piettu e nun riuscia a respirà . E chi n’gi v’rì ? Na speci r’ criaturu, ca era cumm’ a nu viecchiu e n’animalu n’ziemu! Tra nu soruciu e nu ricciu, nu nasu gruossu, nu capieddu cu r’ camban’ e nu irutu tuttu stuortu, cu n’ogna longa. Ra la paura, a Cungittella nu li v’nia la voci, ma po’, riu n’alluccu e stu criaturu li riss’: “ Iu so lu scazz’marieddu e giru r’ nott’ ra nu tittu a natu e cu st’ogna sfreggiu li criaturi”. Cungittella, tr’menda cumm’era, li riss’ ca edda nu nd’nia paura ma lu scazz’marieddu li feci nu mercu n’gimma a lu vrazzu e s’n’ iu cumm a nu viendu fort. La matina roppu, si guardau lu vrazzu ma nun n’gera niendi, allora si cunvingiu ca era statu sulu nu suonnu. Ma ra la curiosità, addummannau a la mamma si sapia la storia r’ li scazz’marieddi e la mamma li rìss’: “Sì, figlia mia, quiri so pericolosi e accir’n puru li criaturi ca rorm’n a la supina, si mett’n n’gimma a lu piettu e li lev’n lu respiru; si ricia puru ca a quiri curaggiusi, li regalava na cascia chiena r’ soldi roru; ma iu p’ la verità, nun n’gi creru, st’ ccos’ nun esistn’!" Cungittella si iu a curcà totta tranquilla. Passau na sittimana e ‘mmend ca pulizzava sotta a lu liettu, truvau na cascia, e subbutu si ricurdau l’ parol r’ la mamma e nun ngi putia crer, apriu la cascia e truvau na massa r’ soldi roru….. “Allora nunn’ era statu sulu nu suonnu!” Ma p’ nun ess pigliata p’ paccia nun’n parlau mai cu nisciunu e n’fussau la cascia
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QUANN’ PO’ RU GRANURINIU NGERA RA ST’NGA’ C’ TIEMBI QUANN R’ NOTT’ SI SCARFUGLIAVA, VINU, ZIGHITIZE’ TUTTA A SCURNACCHIA’ SICHI RA NU S’PCONU, DA’ S’AMMUNDUNAVA
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P’ FINISCI L’ANNU, AULIV’ UV’ E CASTAGN’ UNU S’APPARAVA A LA MEGLIU NGI CR’RìA A DU NUN ZI PERD’ E TUTTU GUARAGN’ P’ZZ’NIDDI, QUATRARI, GRUOSSI E VIECCHI IN CUMBAGNIA SACCUCCHIAVA CU L’AMICI E PARTENN’ RA LOR’ PAPARIAV’N’ CUNTENDI TUTTI QUANDA CA ANGORA ROPPU LA CANN’LOR’ SI TnìA A MEND LA NOTT’ SANDA RA NATAL’ A LA PIFANìA CUMM’ N’GI SI VANDA CA PREG’N’ P’ LA NASCITA R’ CRISTU’ A CAPURANNU A TUTTA STESA ALLUCCA’ E CANDA’ QUER’ COS’ CA MANGU APPES’ R’AGGIU VISTU.
Nun po’ parlà chi ten’ la vocca chiena
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Chi mangia a ddoi mors’ s’affoca
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Carnuval’faci li riebbiti e quares’ma r’ pàa
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Chi nun visita nun vol’ ess’ visitatu
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Mangia picca e mangia semb’
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Nun romp’ lu muru quannu r’ port’ so apert’
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Li m’briesti l’avrai lu mes’ r’ mai
CETTINA
fotografici ed audio che saranno
DETTI
EN
arricchita di contributi
LU FATTU
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stiamo
impaginando in una pubblicazione
SCAZZ'MARIEDDU
E' un lavoro che
LU
nostri nonni.
di Cettina Casale
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Quannu lu troncu ha fattu lu nur’cu nun s’add’rizza cchiù
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Quannu la panza sona, ogni mangià è buonu
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Chi cchiù send’ e cchiù bber’, semb’ menu crer’
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Chi zappa curren’ raccogl’ chiangenn’
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La gatta n’far’nata quach’ cosa ha cumbinatu
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Chi faci queru ca sap’fa, riesc’semb’ a vivacchià
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A chi stùria li tacchini, a chi zappa li lupini
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Guerra, t’rr’motu e pesta, chi resta scauzu e nuru e chi si vest’
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Chi spann’ e spenn’ spesso si m’benn’
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Caru cumbaru la vita è bella e cara, ma quann’ pass’n l’anni r’venta trista e amara
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E’ meglio a fat’à cu chi nun di paga ca cu chi nun di capisc’
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E’ ghiùtu a ffà na cacata n’gopp’ a l’erva
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A’ l’ott’ r’ la matina lu mariuolu r’ rorm’ nunn arr’fina.
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Cum’ catar’neia, cussì nataleia
- Anno XXXIII- Agosto 2006 N. 72
GUERCIO - DEL GUERCIO: E’ prevalentemente toscano; si riferisce a soprannome, mutato col tempo in cognome, di persona “cieca di un occhio” o che “vede male”.
la). Figurativamente esso si assesta a significare “persona furba che si finge ingenua”. Non è, però, da escludere un’associazione fisica all’uccello e in questo caso indicherebbe persona scura di carnagione.
ILARIA: Poco diffuso soprattutto nel centro-sud; è la cognomizzazione del nome Ilario, che continua il personale latino di epoca imperiale Hilarius (allegro, giocondo), affermatosi col culto di S. llario di Poitiers (IV secolo D.C.).
MILANO E’ molto diffuso in tutt’Italia ed è formato dal toponimo Milano, appunto. E’ cognome etnico che indica la provenienza e per lo più ha origini israelitiche.
MONTEVERDE E’ cognome del Centro-Sud. Ha alla sua base un evidente toponimo e, quindi, si riferisce alla provenienza e al gruppo etnico. Monteverde è un piccolo comune irpino a ridosso della Puglia.
MEGARO Non è escluso a priori qualsiasi riferimento al “Megaron” greco inteso come “grande”, massiccio per corporatura. Questo cognome è diffuso, comunque, nella Magna Grecia. Alcuni studiosi di onomastica lo fanno risalire anche a “Megali” di diffusione calabrese. In quest’ultimo caso il riferimento è a Michele, arcangelo biblico, il cui nome in ebraico significa “chi è grande come Dio?”.
MONTUORI Cognome meridionale; ha alla base un toponimo molto diffuso in Campania. E’, quindi, un cognome etnico. Montoro, detto in dialetto, Montuoro, è il nome di due comuni dell’Avellinese. SENA E’ molto improbabile che la sua formazione cognominale sia in alcun modo collegabile al “senex” latino (vecchio) in quanto gli aggettivi concorrono in genere a formare soprannomi solo in sostantivi composti o derivati (Senigallia, Senese). Sena, questo è attestato, è l’antico nome di Siena, quindi è un toponimo usato in senso etnico per designare persone provenienti dalla Toscana, forse in epoca angioina (in francese Siena, si dice Sçne). A puro titolo di curiosità si annota che
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AR - Anno XXXIII - Agosto 2006 N.72
li, il cui prestigio e culto si diffuse col Cristianesimo. Talvolta, però, la radice “petr” è ascrivibile a puro soprannome.
SICA Sica, frequente in Campania, è forma abbreviata di Sicardus, un apocoristico aferetico di origine germanica Sichard. Sichard, infatti, risale all’VIII secolo, è probabilmente di provenienza longobardo-francone. Questa ipotesi è apprezzabile, considerato che questo cognome nelle sue variazioni è riscontrabile ovunque sia stata massiccia la presenza dei Longobardi. L’ultimo principe longobardo di Benevento fu Sicardo, figlio di Sicone. La radice, quindi, è ricorrente, come era ricorrente l’abitudine “gotica” di alterare nomi primitivi.
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MAZZARIELLO L’origine è complessa, in quanto vi possono concorrere vari etimi e processi di formazione. In genere è richiamabile a soprannomi medioevali, scherzosi o polemici, con preciso riferimento a caratteristiche fisiche o a mestieri, ad esempio lavori implicanti l’uso della “mazza”.
IV
MEROLA Si esclude qualsiasi riferimento alla gens Merula, della Roma repubblicana un cui antenato costruì la strada, appunto detta Merulana; esso ha alla base un soprannome diffuso per lo più nel Centro-Sud che si richiama al merlo (Turdus meru-
molti topografi fanno derivare il nome di Senerchia dal “Silerchia” toscano del XII che era un giunco che cresce in luoghi ricchi d’acqua.
MONTANARI Montanari è frequente in Emilia. Alla base possono essere sia determinazioni generiche di località di montagna indicanti appartenenza o provenienza, sia specifici toponimi molto diffusi a nord. Da questo punto di vista, quindi, è classificabile come “cognome etnico”.
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MERINO E’ cognome di origine etnica con chiaro riferimento a tribù berbera famosa per gli allevamenti ovini africani. Il popolo berbero vive lungo il Mediterraneo nelle regioni dell’Atlante (Libia, Algeria, Tunisia); storicamente i Berberi giunsero in Italia durante l’occupazione araba ed erano molto noti anche nelle scorrerie saracene che si addentravano dalle coste tirreniche fin sui monti delle zone interne peninsulari.
di Alfonso Merola
SO R
MEO La sua forma base è diffusa in tutta Italia. Meo è molto frequente nel Medioevo ed è un ipocoristico abbreviato di Bartolo(meo). Nella letteratura del Trecento italiano ricorre in molti racconti; è collegato, in questo senso, anche ad una figura centrale nel Teatro dell’Arte. (Goldoni)
SECONDA
LA
IANNUZZI: Molto diffuso in Italia meridionale. Diminutivo di Giovanni (Giovannuzzi), ha subito nei secoli tagli di sillabe che lo hanno portato alla stesura attuale.
LA STORIA DEI COGNOMI
TE
I COGNOMICOGNOMICOGNOMICOGNOMI
EN
Storia
MELILLO Molti cognomi si riferiscono al toponimo siciliano di Melilli (SR) che a sua volta è fitonimo di mili (melo). Melillo, quindi, ha alla base un soprannome che richiamerebbe un particolare aspetto fisico.
PATRONE Patrone è diffuso egualmente sia in Liguria che nel Napoletano. Ha alla base nomi e soprannomi. Padrone nel significato specifico dal Medio Evo in poi era legato ad aree dove era molto sviluppata l’attività marinaresca, nel senso di proprietario o comproprietario, comandante di un’imbarcazione da pesca. Nel dialetto (e nella letteratura meridionale) è metabolizzato anche a significare proprietario in contrapposizione a colono e mezzadro. E’ famoso, nell’accezione marinaresca, il Patron’NTONI di Giovanni Verga. PETRUCCI La base Pietro è la più diffusa in senso assoluto in Italia, ma sono notevoli e numerose le sue variazioni con cui si caratterizza e si attesta nelle varie realtà regionali. Petrucci è diminutivo di Pietro; la sua area di massima concentrazione è la Toscana. Sono molti i Petrucci iscritti nei registri delle Arti, Mestieri e Corporazioni di età comunale. Ha alla sua base il nome latinizzato del più famoso degli aposto-
NESTA E’ la cognominizzazione di Nesto, ipocoristico (forma abbreviata) aferetico (eliminazione di suono/sillaba) dei nomi personali (Er)nesto, (O)nesto. Il nome è, senz’altro, antico: a Nord è diffuso al maschile, al Centro-Sud al femminile. La frequenza di tale cognome medioevale è concentrata in Toscana ed Emilia Romagna. Proprio per tale origine il suo significato è di “dotato di nobili sentimenti”. Nella letteratura toscana di epoca dantesca, questo cognome è molto ricorrente. NOTARO E’ molto diffuso nel Sud, ha alla base il nome e il titolo professionale. Durante il Medioevo esso precedeva il nome proprio di persona, quale appellativo. A quell’epoca il “notaro” designava semplicemente lo scrivano addetto alla scrittura di atti privati e pubblici. Solo più tardi esso si riferì a cancellieri o a funzionari magistrati preposti ad uffici amministrativi, giudiziari e di polizia.
PALMIERI
La storia dei cognomi
MANGANESE E’ cognome di origine siculo-calabrese che ha alla base un originario soprannome di mestiere derivato da “mángano”. Il mangano era una macchina a cilindri per lisciare e rendere più morbidi panni e tessuti. Mangano è una cittadina del catanese i cui abitanti si chiamano appunto manganesi. In un caso o nell’altro l’origine è sicula.
MARINIELLO E’ diffuso nel Napoletano. E’ la cognominizzazione del nome Marinus nella forma diminutiva e stava ad indicare genericamente persona che lavorava in zone di mare.
IO
LA MANNA Diffuso e frequente nel Sud (a Nord è diffuso nella versione La Magna), che non ha nulla a che fare con il latino magnus (grande). Sul modello di molti cognomi meridionali, subisce una scissione del suo originario etimo Alamagna , Alemagna, Alemanni. Alemanno è un etnico per definire abitante dell’Alemagna, il nome con cui i Romani chiamavano la Germania meridionale. Nel Medio Evo esso fu usato per indicare le stirpi degli Svevi che, come è noto, non solo ebbero domini nel Nord Europa, ma furono presenti anche in Italia meridionale dove un periodo storico è, appunto, definito svevo.
MARTINO E’ diffuso in tutt’Italia. Alla base ha il nome latino “Martinus”, apparentemente a ………… La sua diffusione, però, è dovuta invece al prestigio e al culto di San Martino di Tours (397 d.C.) popolare per aver vestito un poverello seminudo. Questo cognome fu scelto nell’Alto Medioevo da molti schiavi affrancati e divenuti cristiani. E’generalmente un cognome molto diffuso in aree rurali.
IV
H
C
AR
LARDIERI E’ la cognominizzazione del nome di un antico mestiere, oggi del tutto dimenticato perché sparito. La lavorazione del lardo, la sua conservazione e la sua commercializzazione erano molto fiorenti nel Medioevo, un’epoca in cui l’olio era un condimento molto pregiato e costoso e che nei consumi “popolari” erano sostituiti dal grasso animale di tipo suino. Il cognome è molto raro e diffuso, però, su tutto il territorio nazionale.
MATTIA / MATTIOLI Mattia è nome panitaliano. Ha alla base un nome della tradizione cristiana. Matteo era uno degli apostoli evangelisti. Mattia divenne apostolo, dopo la morte di Cristo, in sostituzione di Giuda. Il suo significato è “dono di Dio”. Il cognome Mattia diffuso a Sud, ha una sua originaria concentrazione in Calabria e in tutte quelle aree in cui era forte nel Medioevo la presenza e gli influssi greco-bizantini. LA REZZA (LARIZZA, LARICCIA)
TE
Esso può essere oggetto di una dissimulazione che copre il ben più spiegabile etimo originario di previto (prete). Esso, invece, potrebbe essere del tutto trasparente ma in quest’altro caso sfugge l’evento che avrebbe caratterizzato la formazione di tale cognome, che resta molto raro nell’intero territorio nazionale. RENNA Proprio del Sud, ha probabilmente alla sua base un nome personale Renda (nella fonetica meridionale metabolizzato come Renna). Il suo riferimento è al neogreco (bizantino) Rhéndes, ipocoristico aferetico di Layrentios (in latino, Laurentius). Quindi la sua base è nell’italiano Lorenzo.
EN
LUONGO E’ diffuso in Campania. Alla base è il nome e l’originario soprannome dato a persone alte e piuttosto magre. Nelle altre versioni italiane è assente la “u”.
RESTAINO Nome del Sud, composto da restin e ainu; ha la sua base originaria un soprannome che connota carattere personale descritto per similitudine. Restaino significherebbe persona riluttante, scontrosa, insicura come un agnello.
G
MALANGA Anche in questo caso è un cognome tutto meridionale delle zone interne. Deriva da un originario soprannome composto e sta ad indicare più che un difetto fisico, una propensione a non fare uso, a sufficienza, di capacità motorie. Il suo contrario nel dialetto locale potrebbe essere “buonuperu”.
SO R
PAOLERCIA E’ la cognominizzazione del nome Paolo, molto diffuso in tutto il mondo cristiano per il prestigio e il culto di San Paolo. Anche se apparentemente fa pensare ad un nome composto (nome + aggettivo), è molto più probabile che esso sia il frutto di un processo di italianizzazione di un barbarismo. Paulich è il patronimico slavo di Paulus.
MANENTE E’ cognome del Nord, predominante in Veneto. Ha alla sua base il soprannome e nome di mestiere “manente”, riferito nel Medioevo ai coloni obbligati a rimanere nel fondo in cui erano nati e a lavorare. E’ un nome, quindi, semantico che ha i suoi sinonimi in mezzadro, fattore di fondi agricoli.
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Molto diffuso in Italia, ma con più alta frequenza a Sud (specialmente in Sicilia). Ha alla base il nome palmiere (derivato da palma) attraverso il francese antico “palmier”, appellativo e titolo attribuito, durante il periodo delle Crociate, a chi s’era recato in pellegrinaggio in Terra Santa, riportando con sé un ramo o una foglia di palma dei luoghi dove visse e morì Gesù Cristo. Come è immaginabile questo cognome si diffuse nel tardo Medio Evo; si attestò in Italia e Francia (Palmerius) a partire dal XII secolo.
ALAGIA Questo cognome è poco diffuso in Italia peninsulare e precisamente in area appulolucana. Nell’Alto Medioevo è documentata l’esistenza del personale germanico “Alagis” il cui femminile è, appunto, Alagia. Molti studiosi di onomastica non escludono nemmeno la variante Alacia, tipico nome personale femminile imposto dai re franchi a più di una loro figlia. In ogni caso, indipendentemente dalla sua provenienza, questo cognome si attesta in Italia all’epoca delle invasioni barbariche (goti – longobardi) o tuttalpiù durante il periodo del Sacro Romano Impero.
Largamente diffuso in varie versioni in tutt’Italia deriva dal nome e dall’originario soprannome che descrive qualità fisiche riferentesi, a capelli ricci, fittamente ondulati. La forma in “La” conferma che trattasi di cognome del Sud.
LILOIA E’ del tutto evidente che il cognome ha subito una dialettizzazione del nome catalano e spagnolo di Eloy, corrispondente all’italiano Elisio. L’aggiunta dell’articolo g(li) sta a indicare che la comunità locale lo metabolizzò come gruppo familiare. Non è da escludere che esso approdi a Caposele in epoca aragonese-spagnola, periodo in cui Sant’Elisio era venerato nella sua versione di “Sant’Eloy”, (da cui deriva l’imprecazione locale “mannaggia Sand’Aloi”). Anche in questo caso, Liloia è diffuso solo a Sud. LINARDUCCI Tutto farebbe pensare a Leonardo e quindi, ad un nome di origine germanica Lowe (leone) hardu (forte). Ma a Sud tutti i cognomi in “Linar” sono, invece, la forma dialettale per dissimulazione di Rinaldo (e la cosa è convincente in quanto il suffisso “uccio” è tutto napoletano). Rinaldo è nome francone (germanico) e significa “persona ispirata da buon consiglio” che ha ispirato a sua volta il francese “Renard”, in questo caso a indicare la volpe, e, quindi, una persona in genere astuta.
ROBERTAZZI La sua radice è in Roberti, di cui è dispregiativo meridionale. Esso è il frutto della cognominizzazione del germanico Roberto (Roth gloria, Bertha splendente), quindi splendente di gloria. Si attestò a Sud nell’epoca normanno-angioina. RUBINO Diffuso con alta frequenza nel Sud, ha alla base un nome e un originario soprannome usati evidentemente per esaltare caratteristiche fisiche positive o, in riferimento ad abitudini alimentari e/o caratteriali che alteravano la carnagione. Certo è che questo cognome è già documentato a Venezia nel 1200 “Johannes De Canali Rubinus”. In quel caso, pare che significasse “bello di aspetto”. RUGLIO Sono in campo due ipotesi. Potrebbe riferirsi a soprannome di persona nella fattispecie brontolona
PORRECA Dall’etimo molto incerto e poco diffuso in tutta Italia, sembra fortemente concentrato in talune aree limitate del Sud. Molto probabilmente la sua radice è nel verbo porrigo-is latino il cui significato si attesta nel porgere, offrire a Dio. In molti casi si verifica che la formazione onomastica è legata ad eventi molto particolari che col tempo diventano sfocati fino a diventare opachi. PRIVATO Può ascriversi a due ipotesi. - Anno XXXIII- Agosto 2006 N. 72
LA STORIA DEI COGNOMI CAPOSELESI SECONDA PARTE
ROSAMILIA La cognominizzazione ha alla base un nome personale composto da Rosa e da Emilia, quest’ultimo essendo ipocoristico aforetico. Non è molto diffuso in Italia.
TESTA La sua frequenza e diffusione massima sono in Liguria e nel napoletano. Ha alla base un soprannome e nome medievale con signifcato di “persona dalle qualità intellettuali molto individuali” che in una esasperazione figurativa potrebbe significare “uomo molto chiuso in se stesso”. TOBIA Poco diffuso e tra l’altro molto sparso in Italia. Ha alla base il nome personale di un profeta biblico. Non è da escludere una sua derivazione e/o attestazione in famiglie israelitiche.
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ROSANIA La cognominizzazione ha alla base un nome prediale la cui radice è in Roscius, poi aggettivato in Rosanius. La sua formazione è alto medievale. Nell’accezione al maschile (Rosanio) è attestato in alcuni documenti
- Anno XXXIII - Agosto 2006 N.72
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ROMANO Romano è cognome soprattutto a Sud, derivato come etnico di Roma, intesa sia come città che stato antico, medioevale e moderno. Nella sua antica formazione, designava estensivamente tutti gli appartenenti all’Impero Romano in contrapposizione ad altri popoli di diversa tradizione etnica e statuale (come ad esempio i Germani, i Goti, gli Arabi, etc.). la sua cognominizzazione equivale a distinguerlo tra gli stranieri, dai Barbari veri e propri. La sua immigrazione in una certa area non scatenava diffidenza.
VETROMILE La sua concentrazione è in Sicilia. Ha alla base un nome composto che contiene un personale (Emilia) fuso per ipocoresi aferetica e un aggettivo (Vetro). Vetro sta per Vitranu (siciliano) che continua con tradizione popolare il latino veteranus. Veteranus significa vecchio, anziano. Il suo significato è “vecchio Emilio” in contrapposizione identitaria a qualche Emilio probabilmente giovane.
ZANCA Diffuso con molta frequenza nel Veneto, ha alla sua base antichi soprannomi (Zanka) documentati fin dal 1200 in Toscana, Emilia e Sardegna. Le motivazioni semantiche che lo hanno determinato non sono più distinguibili. Di certo, però, si sa che zanca significa “gamba” (toscano); zanco significa in veneto oggetto storto; zanch in emiliano significa mancino. E se unissimo tutti i significati regionali? ZOPPI Diffuso in tutta Italia, ha alla base un soprannome di evidente formazione riferentesi ad un difetto fisico.
ZUCCARO Zuccaro è diffuso nel catanese, mentre Zucaro nel napoletano. Esso ha alla base un soprannome aggettivo (zucchero), dato per lo più per esprimere dolcezza o bontà, gioia che dà una persona incapace di odiare.
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(vedi rugliare) ma la parola è di recente formazione. Più credibile è invece la sua radice aragonesespagnola di Ruju “rosso” che tale si conserva ancora in Sardegna e che nella penisola meridionale è stato dialettizzato foneticamente.
VENTRE Diffuso per lo più in tutta la penisola, ha alla base un nome generico usato come soprannome. Figurativamente si riferisce a persona ghiotta, che sia un buon mangiatore. Nel Sud è diffuso soprattutto in sinonimia il cognome Panza; in questo caso l’area di attestazone è la Campania.
TREMANTE Cognome molto raro, probabilmente di formazione locale. Si attesta su qualità fisiche e/o difetti di una persona (ad esempio insicurezza, paura). Non è da escludere, però, nel caso fosse di antica derivazione che possa essere un ipocoristico aforetico di nomi germanici come Adramante, Bramante, etc.
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goto-longobardi. Potrebbe essere anche un etnico, derivato da Rosani (al, re, fi).
VISCARDI Questo cognome è veramente una rarità storica: esso è poco diffuso, quasi in estinzione. La sua area di antica diffusione era la Liguria e successivamente la Campania. Alla sua base c’è il nome di origine germanica Guiscardo, documentato in Italia fin dall’XI secolo. Esso si diffuse non solo per l’influsso francese, ma soprattutto per il prestigio di Roberto il Guiscardo, figlio di Tancredi d’Altavilla, duca normanno (1059) di Puglia, Calabria e Sicilia. Il nome germanico Visichard significa “saggio (weise) e forte (hardhu)”. VISCIDO Il cognome si attesta in qualche soprannome originario il cui aggettivale è legato ad eventi particolari ormai del tutto oscuro ed opaco.
VITALE E’ diffuso con altissima frequenza nel Sud, molto comune in famiglie israelitiche. Esso è la cognominizzazione dell’omonimo nome augurale latino (vitalis), riferito in ambienti cristiani alla vita eterna di chi si salva l’anima.
La sua diffusione è dovuta al culto di numerosissimi santi e martiri di origine greco-bizantina. SCAMORZA E’ la cognominizzazione di un evidente soprannome, diffuso nell’area napoletana e per lo più laddove questo nome viene usato dialettalmente per indicare genericamente un latticino non stagionato. In tale senso la sua attestazione ha un significato dispregiativo (o tale doveva averlo).
SEMERARO Diffuso solo a Sud, riflette il nome meridionale del mestiere di someraro, ovvero di guidatore e conduttore di bestie da soma. Il someraro era un mestiere molto noto in zone rurali in cui era inibito il trasporto di merci con carri. SIBILIA Non ha niente a che fare con la nota Sibilla cumana (chiaroveggente) e tantomeno con Sibille, moglie di Carlo Magno. Essendo diffuso solo a Sud, è chiara la sua origine geografico-etnica con riferimento alla città spagnola di Siviglia. In spagnolo Seville si pronuncia anche Sebhil’a; quindi è una metabolizzazione fonetica di quell’antico nome di città spagnola. La Spagna ha dominato il Sud d’Italia per alcuni secoli. RUSSOMANNO Concorre, in quanto suo composto, a consolidare in Italia il gruppo cognominale
Storia
Sorano, inteso come abitante di Sora (Fr). In caso contrario si riferirebbe a cognominizzazione di un soprannome la cui base sarebbe, appunto, un gatto soriano.
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SOZIO Cognome molto antico e anche poco frequente: la sua area di assestamento è la Campania interna. Esso ha alla base il nome personale latino, conosciuto in due varianti Sossius, Sosius. Esso riflette il toponimo geografico (S. Sossio Baronia) e in questo caso varrebbe come cognome etnico o di provenienza. Sossio riflette pure il nome di un santo napoletano, martirizzato a Pozzuoli insieme a S. Gennaro.
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di Rossi, che è il più diffuso e frequente in tutta la penisola. Dato per scontato il significato aggettivale di Russo, è più interessante concentrarsi sulla seconda parte (manno). Il nome Manno è documentato fin dall’VIII secolo d.C. e continua il nome germanico di Mann (uomo). Già Tacito riferisce di un Mannus capostipite dei Germani, ma in Italia, in tutta evidenza è di attestazione longobardica. Non è un caso che è concentrato dovunque vi sia stata in qualche modo quella dominazione. In tale senso, quindi, esso ci proviene come soprannome caratterizzante qualità fisiche di persona, nella fattispecie uomo dai capelli rossi. Di esso esistono molte varianti “europee”: Redmann (U.K.), Reutemann (Germ), Rougemann (Fr). Non v’è dubbio che sia la carnagione che la capigliatura abbiano colpito i nativi per connotare gruppi etnici fino a quel tempo sconosciuti.
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L’ origine del cognome CERES
DEMETRA: IL NOME GRECO; CERES: IL NOME LATINO; CERERE: IL NOME ITALIANO In un’altra religione accettata dall’antica Roma fu quella della “Dea della crescita” oppure del cibo e delle piante e si adorava il dio Cerus. Nei primi tempi questo culto venne associato alla dea DEMETRA, che era largamente adorata in Sicilia e Magna Grecia (Calabria). Su consiglio dei “Libri delle Sibille”, specialmente della sibilla cumana, il culto di Ceres libera e il dio libero fu introdotto in Roma nel 496 AC per scongiurare la carestia di grano. (Encyclopedia Britannica macropeadia V,II. Pag.694 – 1977) CERES (V.15, 1089d) – largamente e fortemente creduta la patrona dell’agricoltura e che avrebbe salvato le popolazioni dalla morte per fame - Liber (identificato con Dionisio) e Libera presiedevano alla nascita e crescita rispettivamente delle persone e degli animali. MISTERI MITOLOGICI ELEUSIANI. (vedi vol. 12 pag.778 – 1977) Il principale santuario di Demetra, dea patrona del grano e di sua figlia Proserpina (la dea Kore o Persefone) era situato nella città di Eleusi nell’ Attica greca tra Atene e Megana dalle famose festività religiose, conosciute come il superiore e l’inferiore, si rivelano i misteri eleusiani celebranti la semina, crescita rapida del grano e del suo raccolto, venivano rappresentati in queste città, il mito così come narravato negli innni omerici a Demetra, raccontano Hade o Plutone, figlio di Saturno e di Rea, fratello di Giove e Nettuno, dio dell’inferno, desiderò Proserpina come moglie ( e la rapiva mentre coglieva fiori nei pressi del vulcano Etna) e se la portò all’inferno in seno alla terra. Demetra, la madre della rapita, molto addolorata, dopo tanti lunghi giorni di fremente ricerca, durante la quale si fermò in Eleusi e per vendetta e per sopire il suo grande dolore, si rifiutò di far crescere il grano. Plutone (Hade) fu indotto, perciò, a mandare indietro sulla terra, illuminata dal sole Proserpina (Core o Porsefone) affinché sua madre potesse riabbracciarla. Proserpina risorse ritornando alla luce del sole come accade con la nascita del grano e venne lei considerata come la fanciulla del grano, Proserpina poi, secondo la leggenda, sposò Plutone e dette alla luce Pluto e con questa nascita si stabilì un trilogia: Proserpina detta “La fanciulla del grano”; Plutone detto “l’uomo ricco” Pluto detto:”Il possidente”, specialmente di grano. Ma Proserpina nel frattempo aveva ingoiato un seme di melograno, simbolo della morte e della vita, perciò il grano non poteva crescere finchè Proserpina era completamente libera da questo seme. Un compromesso, infine, fu raggiunto, secondo il quale, Proserpina avrebbe trascorso un terzo dell’anno con suo marito Plutone ed il resto con sua madre Demetra, che, soddisfatta, permise che il grano potesse riprendere a crescere premesso che gli Eleusiani avessero compiuti riti propiziatori al tempo della semina e raccolta del grano. Nella stessa maniera come la potente Proserpina veniva condotta via a sposare Plutone e dare i natali a Pluto, così il grano fu seminato, sepolto sotto la terra e a suo tempo germogliare e nascere a nuova vita, contemporaneamente una fanciulla vergine veniva tolta ai suoi genitori e sverginata per generare nuova prole. E quando un uomo moriva, veniva sepolto perché egli potesse prendere parte misticamente al cielo del rinnovo della vita. Questo il messaggio degli Eleusiani “Da ogni fossa si genera e cresce nuova vita” (Encyclopedia britannica vol.12 cap.778h). ISTALLAZIONE E VENERAZIONE - (V.15; 1064c) L’istallazione del culto di Ceres in Roma fu dovuto alla forte influenza di una colonia greca di “Cuma” o Cyrne) da cui i romani importarono grano durante il periodo della minacciosa carestia e alla convinzione molto diffusa secondo la quale, la classe dei plebei poteva essere protetta solamente da figure tratte dai propri ranghi, che effettivamente avevano un potere divino, e per se stessi godevano un potere sacro dal profondo dell’antichità. Immediatamente dopo lo stabilimento dei TRIBUNATI DEL POPOLO Spurius Cassius nel 493 A.C. dedicò un tempio tripartitico ai piedi dell’Aventino in stile etrusco e ornamenti in gusto greco e adiacente al Centro Commerciale Greco. Esso divenne il “centro primario” del culto degli umili plebei romani minacciati dalle carestie passate. I tre festeggiamenti principali di questo culto seguirono la linea greca. Così Ceres, Liber e Libera divennero la triade, il cui culto controbilanciò il trio capitolino, che era il grande protettore dello stato romano e delle sue autorità regolari patrizie.
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SPATOLA Questo nome fin dal 1320 stava ad indicare un arnese a bordi smussati, usato da muratori e stuccatori per lavori di rifinitura. Ha alla base un vocabolo figurativo di mestiere che condizionò un soprannome in zone evidentemente non abituate a vedere in opera muratori e stuccatori attenti ai minimi particolari. Si consolidò, quindi, per identificare artigiani dell’edilizia di notevole professionalità; col tempo finì per connotare anche persone meno accurate, forbite e convincenti nell’eloquio.
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SALVATORIELLO E’ la cognominizzazione del ben più noto nome personale di Salvatore in forma diminutiva. Molto diffuso a Sud, (ancora presente nei nomi di persona), continua l’appellativo latino di devozione cristiana riservato a Gesù (dal greco Sôtçr).
SISTA A nord si attesta al maschile, è pugliese di origine. Ha alla sua base il nome Sisto che continua il tardo latino di Sistus, affermatosi in ambienti cristiani fin dall’epoca imperiale per il culto assicurato a vari papi, santi e martiri. SORIANO Cognome molto raro, sembra derivato da un’errata trascrizione dell’originario
TARANTINO E’ una chiara riproposizione di un soprannome etnico, riferentesi a persona proveniente da Taranto (Puglia). Non ha una grande diffusione, perché evidentemente si attestò sporadicamente e in luoghi ben definiti, dove costituì, per così dire, elemento di identificazione.
NEL PROSSIMO NUMERO AVREMO MODO DI APPROFONDIRE, ELABORARE E COMPLETARE LA SERIE DEI COGNOMI CAPOSELESI
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INQUESTARUBRICA,SONORIPORTATE FOTODIMANIFESTAZIONI e DI VITAQUOTIDIANA, CON PERSONAGGI, LUOGHI E CITTADINI, anche DI PASSAGGIO immortalati dalL'OBIETTIVO FOTOGRAFICO DE "LA SORGENTE" .
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Il senso dei queste pagine e' anche dare uno spaccato reale di quello che quotidianamente si ritrova nelle strade e nei luoghi pubbli del nostro paese
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G. Cuozzo alle prese con le "patan' sfruculate"
Eugenio Russomanno
Alla degustazione dei vini il somelier Vitale Cetrulo, Gianni Cetrulo e Rocco Russomanno
Mimino Sista e Vincenzo Nisivoccia
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La sagra del Fiorone caposelese, una delle specialità tradizionali del nostro paese attraverso le quali Caposele viene spesso preso a riferimento. La serata, durante la quale si è svolta anche una degustazione con "Slow food, è perfettamente riuscita.
In attesa della degustazione In primo piano Raffalele Rossomanno con l'amico Meo
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Enzuccio e il M° Angelo Cuozzo
Lorenzo e Gemmino
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Rocky e Pasquale Cifrodelli al consueto appuntamento del caffè al Bar di Giulio
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Lorenzo Del Malandrino infaticabile collaboratore della Pro Loco
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Semuccio Russomanno
Gerardo Cione e Minguccio
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Rocco Guarino
Nicola Liloia in una discussione Pro Milan
Mario Nesta durante il suo quotidiano lavoro all'interno dell'edicola
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Giuseppe Proietto, Michele Notaro, Angelo Ceres alla sagra del Fiorone
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Sempre presente: Pasquale
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Lapide di decorazione di una delle poche facciate storiche di Caposele
Raffaele Merola
Vista panoramica dal campanile della chiesa
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Mario il Postino
La folla in prenotazione per l'arrivo della specialitĂ della sagra
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Giuseppe Melillo
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Pasquale Montanari
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La fontana di Corso Sant Alfonso
Rocco Rutigliano
Giulio Fuschetto a lavoro
Il chioschetto di via Santuario dei F.lli Merola per la distribuzione ai pellegrini dei Sapori irpini
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Sport
SCUOLA CALCIO CAPOSELE ONLUS : UNA BELLA REALTA’
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Il gruppo della S.C. “Caposele onlus” tutti insieme all’ultima partita di campionato dell’Avellino allo Stadio Partenio
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Carmela Cuozzo pluri campionessa di nuoto che ha dato alla società di nuoto caposelese tante soddisfazioni
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Consigliamo, a chi non abbia ancora avuto occasione di farlo, di andare a vederli giocare: è davvero emozionante sentire come si fanno coraggio tra loro quando sbagliano o sono stanchi, come usano il gergo sportivo e i termini tecnici da veri professionisti, come scalpitano per giocare, stretti su una panchina che non può contenerli tutti,
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In un periodo in cui si associano al calcio quasi esclusivamente accezioni e pensieri negativi, nel nostro paese sono ancora una volta i bambini a darci le migliori speranze per il futuro. La Scuola Calcio “Caposele onlus” ha da poco festeggiato il suo primo anno di vita . E’ un’associazione che ha raccolto l’entusiastica adesione di 40 splendidi elementi di età compresa tra i 5 e i 12 anni, che si sono allenati con il Responsabile Tecnico Tony Biondi sempre con impegno e fondamentalmente con gioia, (forse come solo i bimbi sanno fare) raggiungendo anche ottimi risultati agonistici nei Campionati, “Esordienti” e “Pulcini”, a cui hanno partecipato. Il presidente dell’associazione Giuseppe Cuozzo, Mister Biondi e gli altri suoi collaboratori, tra cui Angelo Caruso, Gelsomino Di Trolio, Geremia Rosania e Rocco Russomanno, hanno di che essere soddisfatti ed orgogliosi del gruppo che si sta formando: un gruppo unito anche fuori dal campo, che rispetta le regole riuscendo a divertirsi! Infatti, sempre più bambini si stanno iscrivendo alla scuola e, per far fronte alle aspirazioni di tutti, ci si sta organizzando in modo che per la prossima stagione si possa partecipare anche ai Campionati per “Giovanissimi” e “Primi Calci” dedicati ai bambini più piccoli. Questa volta pare che ci siano tutti i presupposti per poter continuare questa
bella avventura che non è solo una meta sportiva ma anche e soprattutto uno dei modi migliori per far crescere le nuove generazioni, grazie anche alla disponibilità di alcuni sponsor che supportano le attività della scuola e all’aiuto dei genitori dei piccoli campioni che seguono la squadra (e non solo facendo il tifo) nelle varie partite e soprattutto nelle trasferte.
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Il Nuoto a Caposele ha dato e continua a dare grosse soddisfazioni. Il Centro Nuoto Caposele è, da sempre, un’associazione che stimola lo spirito sportivo ed il sano agonismo, oltre che un vero e proprio serbatoio di campioni. Non possiamo dimenticare che si sono formate in questo Centro le no-
Francesco Raimondo, Antonio Garro e Antonio Passaro. Sempre l’instancabile Piero Luzi, ha poi partecipato come componente della rappresentativa campana, al Campionato Nazionale Esordienti di Salvamento che si è tenuto a Lignano Sabbiadoro, dal 15 al 17 Luglio, classificandosi al 3° posto nella specialità Staffetta Sottopassaggi. A tutti gli atleti, ai tecnici, agli operatori ed ai dirigenti del Centro Nuoto Caposele, formuliamo le nostre migliori congratulazioni augurando a tutti sempre maggiori successi. Per quanto ci riguarda ci preme inoltre sottolineare che l’attività tutta, (non solo quella agonistica), che viene svolta nel Centro Nuoto Caposele sia molto utile e per molti versi strategica per la corretta crescita dei nostri ragazzi e pertanto di fondamentale importanza. Ad Majora!
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Piero Luzi
stre concittadine Carmela Cuozzo e Maria Di Masi, campionesse italiane pluripremiate nel nuoto pinnato. Grazie al lavoro costante dello staff tecnico, coordinato da Giacomo Salicone, all’allenamento e all’abnegazione, sempre più ragazzi che frequentano i corsi alla piscina del centro, si classificano nei primi posti dei vari campionati a cui partecipano. Con piacere segnaliamo il successo di un altro allievo, Piero Luzi, che, ai Campionati Italiani Estivi di Nuoto pinnato, che si sono svolti a Torino nei giorni 1 e 2 Luglio scorso, è diventato campione Italiano nei 100m. di nuoto pinnato, classificandosi anche al 2° posto nella specialità dei 50m. E’ stato riportato inoltre, nella staffetta 4 X 100 di nuoto pinnato un ulteriore ottimo piazzamento: si è classificato al 3° posto il gruppo formato dagli allievi: Andrea Fischetti,
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CENTRO NUOTO CAPOSELE :
Maria Di Masi campionessa nazionale di nuoto mt. 50 -100 . Record nazionale sui 50 mt. nel 2001
come litigano e sanno fare subito pace all’insegna del fairplay! Certo si gioca per vincere, ma se anche si perde…poco importa! Si farà meglio alla prossima partita ! Sono davvero belli! Speriamo che questo spirito di gruppo e di squadra non li abbandoni mai nella vita e che la loro esperienza serva di monito a quanti credono che sia sempre “tutto inutile, tanto prima o poi anche questa baracca si chiude” Questa baracca, ci piacerebbe non Una piccola festa chiudesse mai! "per ricaricare le batterie"
Cultura
DAL MAESTRO CARMINE MERAVIGLIA
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UN OMAGGIO A CAPOSELE
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i ripete, anche quest'anno, la Mostra di pittura del Maestro Carmine Meraviglia, che ha voluto regalare a Caposele una serie di opere ispirate ai luoghi ed a alcuni momenti vissuti nella nostra terra. Un grazie particolare dalla redazione con l'augurio che possa continuare a dipingere e a rimanere innamorato della natura
“GENESI MOLTIPLICANTE” ANNO 2006
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Il drappo rosa rappresenta il cordone ombelicale e unisce i tre soggetti fondamentali dell’opera: il bimbo con il centro del dipinto – ostia sacramentale – e le tre figure vaganti. Il bimbo adagiato sul grembo di Madre Natura nell’atto di scoprire il seno fonte di vita. Il volto della madre è sorridente, quello del bimbo pensieroso, assente. Il cerchio centrale è il nucleo dell’opera, infatti sono rappresentati; 1.L’OSTIA SACRAMENTALE con il volto di Gesù velato (avvolto di mistero) 2.L’Ospedale “A. Cardarelli”;3. Il filamento elicoidale del DNA; 4. La chiave con la formula E=mc2 di A. Einstein; Il cerchio di colore verde, dietro l’Ostia Sacramentale, raffigurante il pianeta terra.I tre soggetti viaggianti rappresentano l’essere umano.Sotto la terza figura è visibile l’OCCHIO della terra ( osservatore implacabile). PARTE SUPERIORE DEL DIPINTO All’astremità del velo della Madre vediamo un uccello proteso che spiega le ali verso la maternità. Sopra il cerchio della terra c’è la luce con i suoi raggi luminosi.
La croce annodata con una figura al centro e la scritta RE.PAX – Religioni in pace – ad indicare non l’unificazione delle religioni ma il rispetto verso tutti i popoli e le culture. L a croce nella parte superiore si trasforma in una testa di uccello che è simbolo di libertà. Proseguendo troviamo una figura alata diretta verso l’infinito. Ciò che ho voluto rappresentare, come si può notare, ruota intorno all’evento “nascita” di portata storica universale La borsa e il fagotto (mappata) sono due simboli viaggianti. La prima contiene tutta la storia della donna abituata ad inserire tutto e di più, il fagotto (mappata) vi si inserisce tutto ciò che serve per il viaggio.
Nella foto il M.° Carmine meraviglia contempla il dipinto su intonaco fresco eseguito presso l'ospedale Cardarelli di Campobasso - Misure dell'opera 9 metri per 3
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FATECI PERVENIRE, PRIMA DELL'USCITA DEL GIORNALE, TUTTE LE NOTIZIE, FOTO E COMMENTI SUI VOSTRI CARI CHE GRADIRESTE VEDERE IN PUBBLICAZIONE;
a cura di Antimo Pirozzi
LE NOTIZIE CHE RIPORTIAMO SONO IL SEGNO DELLA VOSTRA COLLABORAZIONE
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Rocco Sista e Maria Rosaria Auriemma Sposi - 01-12-2005
Appuntamento a Caposele… per il XXXII Ferragosto Caposelese
L’arrivo dell’estate ci riporta in un clima festoso, quello del ferragosto caposelese. Un vecchio articolo di Vania Calmieri ci ricorda l’atmosfera gioiosa di tanta gente che ritorna al paese natio per incontrare i parenti e gli amici e godere delle manifestazioni messe in atto dalla Pro Loco Caposele. Ci piace ricordarne alcuni passi: “… i nostri paesi si riempiono di gente, ogni famiglia ha un ospite. Ogni casa, buia per undici mesi, si rivitalizza, risuona di voci conosciute e mai dimenticate. Balconi e finestre spalancate su strade, piazze, vicoli, contribuiscono a rendere gioiosa un’atmosfera che sa già di festa e di allegria. Caposele, da Irpinia verace, non viene meno alla tradizione. Accoglie, felice ed orgogliosa, i figli sparsi per il mondo che, almeno una volta all’anno, tornano a respirare l’aria di casa ed a dissetarsi con quell’acqua che è un elisir di lunga vita. Incontri, abbracci, saluti calorosi riempiono la via Roma; vecchi amici d’infanzia si ritrovano. Tra un “ti trovo in forma” e un “ ti ricord”, essi si danno appuntamento alla grande sagra dei fusilli e delle matasse che, ogni anno, la vigilia di S.Lorenzo, coinvolge tutto il Paese”. Ma le feste non si esauriscono con la sagra dei fusilli e delle matasse. Altro appuntamento di grande richiamo è la tradizionale festa al Bosco Difesa che si tiene ogni anno il giorno dopo l’Assunta. Cambia il paesaggio, cambia la musica, cambiano le pietanze. In quella meravigliosa oasi di verde, il paese intero vi trova rifugio e ristoro, dopo le chiassose e calde serate vissute in Paese. Il folklore diventa quello tipico delle più famose località montane, la cucina quella tipica contadina a base di “cavatieddi r’ m’tenza”, “patan’ sfruculat cu la pap’r’nola”, “matass e ciciri”, e “mugliatieddi”. E la musica, infine, a base di tarantelle e quadriglie al suono frenetico dell’organetto. E poi c’è la corsa campestre dei “Tre Campanili”, che, alla sua XXXII edizione, richiama atleti da ogni parte della Regione. Non mancano complessi di musica che si alternano sul palco delle rappresentazioni per allietare le serate ferragostane. E infine è previsto un interessante motoraduno, una festa di beneficenza ed una festa della tradizione. C’è n’è per tutti: possiamo ben dire “arrivederci a Caposele”.
Donata Spatola di Olindo e di Gilda Conforti nata il 24-02-06
Giulia Caruso di Angelo e Mariafiorenza Conforti nata il 23-04-06
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17/07/06 si è laureata in Sociologia presso l’Università degli studi di Salerno con voti 106/110 discutendo la tesi dal titolo: “Povertà ed inclusione sociale: il Piano di Zona di Lioni
Rocco Caprio di Francesco e di Elisa Buonanno nato l'11 maggio 2006 Nella foto il nonno Rocco felice.
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Benedetto Montanari in data 20/06/06 con il massimo dei voti ha conseguito la laurea in Scienze Politiche presso l’Università di Salerno, discutendo la tesi “Realtà e mito della Grande Guerra”. Relatore il Prof. Perrella. Rosanna Donatiello in data
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Mariangela Di Masi in data 10/ aprile 2006 con votazione 106/110 ha conseguito la laurea in Lettere Classiche presso l’Università di Napoli discutendo la tesi “Poeti preneuterici”
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Lello Viscardi in data 03/04/2006 si è laureato con 110 e lode in Ingegneria Elettronica discutendo la tesi “Analisi, Progetto ed Implementazione di circuiti avanzati per la rotazione di un vettore nel piano complesso”. Adriana Luongo Si è laureata i Economia e Commercio presso l’Università degli studi di Salerno discutendo la tesi:” La Salerno – Reggio Calabria: un’autostrada moderna in un paesaggio naturale
Luigi Malanga di Franco e Ofelia D'alessio nato il 25 - 05 - 06
SCRIVICI ANCHE CON
email: confortinic@tiscali.it - Anno XXXIII - Agosto 2006 N.72
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Con la scomparsa di Giuseppina Cibellis, Caposele perde un personaggio che si è saputo imporre ben oltre i confini del suo Paese per i prodotti artigianali del famoso “Forno di Ze Peppa”. La ricordiamo china sul suo tavolo di lavoro, instancabile, laboriosa, sempre tesa a dare il meglio della sua professionalità per l’affermazione dei suoi inimitabili prodotti. “Ze Peppa”, così amava farsi chiamare, resterà nella storia di Caposele come la persona che con umiltà, con sacrificio e laboriosità, ha saputo lasciare una traccia indelebile del suo nome.
Alfredo Alagia n. 31-01-46 m. 26-02-06
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Gerardo Sista n. 28-7-81 m. 21-03-06
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Ci sono perevenute da parte di nostri concittadini richieste di pubblicazione di foto di persone decedute. Ci rammarichiamo per non aver provveduto in tempo a quanto richiesto e, pur sapendo di riaprire ferite non ancora rimarginate, ve ne offriamo, tardivamente, il ricordo.
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Ze Peppa n. 25-12-1927 m . 03-03-2006
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Gerardo Di Masi n. 31-5-59 m. 4-10-03
Nicolina Tremante n.19.12.10 m.19.1.06
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Gerardo Malanga n-21-5-34 m. 6-8-05
Angelina Malanga n.15.6.30 m.28.9.03
Benito Ciccone n.16.7.39 m. 12.5.05
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Giulio Spatola n.29.7.23 m. 8.5.04
Nicola Ciccone n.31.1.22 m.7.4.04
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Vincenzo Cordasco n.24.11.03 m.16.05.06
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Pietro Nisivoccia n.19.3.24 m. 16.5.06
Giuseppina Ceres n.18.10.46 m.5.11.05
Giuseppe Competiello
Nunziatina Scatamacchia
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TE EN G SO R LA IO IV H C
AR La gigantografia esposta all'ingresso della sede della proLoco Caposele a beneficio di un magnifico colpo d'occhio che faccia cogliere nella sua totalitĂ la conformazione urbana dell'abitato e che, contemporaneamente, riporti (con le icone alla base) la mente anche ad immagini storiche di Caposele ai primi del novecento
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