PERIODICO A CURA DELL'ASSOCIAZIONE TURISTICA PRO LOCO CAPOSELE FONDATO NEL 1973
Reg.Trib. S.Angelo dei L. n.31 del 29.1.74 - Sp. in A.P. art.2 comma 20/c L.662/96 Dir. Comm. Avellino -sem.- Anno XLIII -
facebook La Sorgente Caposele
AGOSTO 2015 -
Direttore Nicola Conforti
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confortinic@gmail.com
http://issuu.com/lasorgente
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EDITORIALE
“Amare Caposele” è il titolo del film-documentario in uscita a corredo del numero 90 de “La Sorgente”. Ed è significativa la contemporaneità dei due eventi: entrambi dimostrano un grande amore per il paese ed una “inossidabile” volontà di resistere, resistere, resistere. Novanta numeri in oltre quaranta anni di impegno sono davvero tanti! Le più ottimistiche previsioni non prevedevano una tale “longevità” quando, nel 1973, con un entusiasmo tipicamente giovanile, intrapresi questa meravigliosa avventura. “Da un Anno a Caposele ad una vita per Caposele”, è la sintesi, riportata nelle pagine di facebook, di quattro filmati che raccontano in tempi diversi l’attaccamento, l’amore, l’entusiasmo e la tenacia dedicati, senza risparmio di tempo e di lavoro, al Paese. Con questa importante e significativa pubblicazione, scusate il tono quasi trionfalistico, ho voluto dimostrare che la volontà e la passione superano anche le difficoltà legate all’età, agli acciacchi che ne conseguono ed alle energie che tendono, inesorabilmente, ad esaurirsi. Ed è questo l’unico rimpianto perché, malgrado la ferrea volontà di “resistere”, ritengo sia arrivato il momento di consegnare questo prezioso “testimone” a chi ha dimostrato lo stesso amore per il giornale e per il Paese e che sarà sicuramente in grado di proseguire un percorso iniziato alcuni decenni fa e che non farà spegnere quella fiammella accesa, con entusiasmo e passione in tempi molto lontani, e che ancora oggi brilla di luce propria. La redazione, che conta ad oggi oltre 50 collaboratori, sarà in grado di portare avanti questo discorso e saprà farlo con la dovuta dovizia di argomenti di attualità e di storia, con il necessario equilibrio ed obiettività nel mantenimento di scelte in linea con la continuità e la tradizione. E’ tutto quello che oggi riesco a esprimere, sia pure con una punta di malinconia e di nostalgia per un passato ricco di eventi a volte lieti e spesso tristi, ma mai dimenticati.
Lettere in redazione Il numero 90 della rivista traguardo importante per continuarne la divulgazione.
SOMMARIO
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Anno XLIII - Agosto 2015 N.90
IL DOCUMENTARIO
Milena Soriano
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Ciao Nicola, Ecco il mio pensiero per quanto riguarda questo importante traguardo dei 90 numeri della “SORGENTE”. Traguardo importante come tu dici, che è stato possibile raggiungere con la tenacia e la volontà di tutti quelli che hanno collaborato e in primis con il tuo entusiasmo la tua tenacia e la tua consapevolezza, di voler consegnare ai lettori negli anni un qualcosa di duraturo e di storica importanza. Conservo con cura nella biblioteca di casa i volumi della raccolta della Sorgente e non ti nascondo che più di qualche volta li consulto, li sfoglio e i ricordi che traspaiono da quelle pagine sono veramente tanti e di grande gioia e in certi casi commozione. Scorci, paesaggi, eventi, persone del ns amato Caposele sono raccolte in quelle pagine che sembrano rievocare ogni giorno che passa ricordi indelebili e a volte quasi impossibili per quanto belli e durevoli negli anni. La “Sorgente” rappresenta, passami il termine, un “cordone ombelicale” tra Caposele e i Caposelesi sparsi per l’Italia e per il Mondo. Ci mancherebbe di sicuro qualcosa se durante l’anno non ci venisse recapitata nelle nostre case. La Sorgente dà, a noi lontani dal paese, un senso di vicinanza e ci accumuna nello stesso pensiero, quello di poter passare, se Dio vuole, qualche giorno tra le mura di casa a Caposele e con gli AMICI che da anni ti aspettano con la voglia come la mia di rivederti e di rivederli. Sono poche righe lo so ma penso che concentrino quanto tu sai io voglia bene a Caposele e ai Caposelesi. Ti lascio con un abbraccio fraterno sperando come sopra detto di poterti rivedere i primi di agosto e rivivere quelle ore di spensieratezza con la famosa tua grande frase ”E arrivato Franco è arrivate l’estate”. Un grazie ancora per tutto. Un bacio a tutta la Vs Grande Famiglia.
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divulgazione di notizie avvenute o da avvenire! Sono più di trenta anni che mi servo del computer, e non potrei più farne a meno! Ma nessun E-book potrebbe regalarmi la poesia di iniziare la giornata sfogliando pagine di giornale odorose di fresca stampa, sorseggiando un caffè! Devo, quindi, ribadire la stima nei Suoi confronti per le doti di Direttore ed il tempismo esercitato nel proporre, subito, in seconda pagina “Benvenuti a Caposele”, di Luigi Fungaroli. Ben fatto! L’articolo, con il suo fresco verismo spontaneo, ha restituito vigore al tono, ha sciolto le nebbie, ha rivalutato le motivazioni delle persone coinvolte nei Vostri progetti: è necessario porre fine alla devastazione dei valori, che definisco shoah dei ricordi, per poter mantenere vivi i buoni sentimenti dimenticati! Ancora congratulazioni per la cura dell’elaborazione del giornale, che traspare da pagine sempre più ricche e in bella grafica e, mi permetta di ringraziarLa per la sensibilità nella scelta dell’intervento di Don Vincenzo Malgieri. Il Suo articolo esprime lo spirito dei miei pensieri, ed ha “coronato” il mio piccolo contributo: per chi scrive, essere in sintonia con il lavoro del Direttore è vero nettare, è la ragione prima del piacere di “comunicare”! Un saluto a tutta la Redazione: continuate così, con entusiasmo e voglia di realizzare!
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Gentile Direttore, ho letto con piacere l’ultima edizione, n. 89, de “La Sorgente”, ed ho sentito l’esigenza d’esternare i miei pensieri. L’editoriale in prima pagina mi ha addolorato molto, perché ho avvertito il Suo dolore nello scrivere! Come nativa di un paese vicino, ho sempre provato ammirazione per il lavoro che impegna la Vostra Comunità per conservare e valorizzare il Territorio! Ma non si può comprendere come questo possa diventare motivo di critiche e livori, senza pensare alla scadente realtà storica che stiamo vivendo. Vige l’era del mero guadagno pecuniario, dell’apparire a tutti i costi, aldilà di mezzi e scopi, e tale mercimonio dell’amministrazione della Nazione non elargisce modelli esemplari da poter replicare! In questo panorama deludente, troppi non possiedono le capacità necessarie per distinguere il desiderio di “costruire” solo per il bene comune! Si potrebbe ricordare a codesti “geni” la favola di Fedro de “La volpe e l’uva”, e ancora, e ancora… ma, a lavar le orecchie agli asini si sprecherebbe tempo e fatica: chi vorrà intendere, si salverà da una squallida esistenza! Abbiamo perso valori di una vita più semplice, ma più vera! Abbiamo perso il senso delle “critiche costruttive”, quelle che spronavano a migliorare, perché dotate d’alternative valide! Purtroppo - e voglio essere buona nell’uso della definizione! la madre degli “ignavi” è sempre incinta, quindi La invito a far tesoro, dell’ormai alterato, verso dantesco: “…non ti curar di loro, ma guarda e passa…” poiché i “pettegolezzi da strapazzo” sono solo figli dell’invidia di chi non ha armi per raggiungere eguali risultati ragguardevoli! Per quanto riguarda, l’espressione “turismo di cartone”, essa si commenta da sola, essendo esternazione acida e maligna di chi, oltre a tutto, non conosce quanto lavoro ci sia dietro ad un menabò! Si, perché di carta c’è solo il Vostro periodico! Ma organizzare, e corredare di foto, articoli e luoghi, amalgamare storie, racconti, tradizioni ed eventi, oltre ad essere prova di talento, è conferma di una realtà inconfutabile! La carta, quindi è solo il mezzo – e che mezzo! – che permette la
Un pensiero per la Sorgente di Franco Coppola
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In passato sono stata una modesta articolista, avendo avuto il piacere oltre che l'onore di partecipare con qualche mia riflessione riguardante la pubblicazione de "La Sorgente". Ho sempre apprezzato la qualità di espressione di molti collaboratori i quali con lodevole impegno hanno saputo mantenere vivo l'interesse dei lettori residenti in altre regioni d'Italia, in Europa e talvolta oltreoceano. Il merito maggiore va principalmente al direttore Ing. Nicola Conforti che, sapientemente ha saputo coinvolgere i caposelesi lontani dal loro luogo d'origine,i quali hanno sempre apprezzato gli entusiastici contenuti anche se caratterizzati qualche volta da amichevole critica. Mi auguro che i contenuti della rivista siano diffusi tra i giovani con benefici effetti e che in un domani potranno riconoscere le origini della nostra terra. Esprimo pertanto il mio rallegramento per il raggiungimento del N. 90 della rivista, traguardo importante per continuarne la divulgazione. Poichè è prossimo il raggiungimento del numero 100, altamente esemplare tanto per i contenuti quanto per la direzione, auspico fortemente un prosieguo di notizie e di tutto quanto fino ad ora ho avuto modo di costatare in particolare sugli interessanti brani di storia e di vita locale. Ad maiora!
1.Editoriale e foto panoramica 2.Il numero 90: traguardo importante – Un pensiero per la Sorgente – Ammirazione per il lavoro dei redattori 3.Il corso delle cose: 4.Eventi: 5.La scelta che continuiamo a fare 6./7 Piccola Cronaca: La seleteca Fotografica 8.I temi trattati dal relatore del n. 89 : M° D’Auria – Pro Loco – Cultura e storia – 9.Terremoto - Emigrazione - 100 anni – Natale – 10.Il colore dei ricordi – Turismo in Irpinia – 11.Tradizioni destinate a scomparire – 90 senza paura 12.Il tempo scorre inesorabile – Note della redazione – 13.La terra è vita 14.Un albero per tutti e per il Mercatino di Natale 15.Una storia, una vita, un paese 16.La gioventù caposelese negli ultimi 50 anni dell’’altro millennio 17.Venti anni di Pubblica Assistenza a Caposele 18.Il disagio dei giovani del sud in un’Italia in crisi 19.Jamm’ chi a’ avutu l’uovu – “ La cartiera” e “lo sguardo di Iside” 20.Giornata del libro e del diritto d’autore – Ecomuseo: il futuro della memoria 21.L’EXPO un’occasione per riflettere – Caposele: attacco all’oro blu 22.Politica: Arcobaleno – Circolo politico culturale – Presentazione nuova sede 23.A che punto è la notte? 24.La foto dei ricordi 25.Le cartoline del passato 26.Il talento rivolto alla ricerca del benessere umano – 27.Dal Brasile – La pagina dell’emigrante 28.Caposele: i nuovi colori del cambiamento 29.Statti cittu ca mo tu lu condu 30.Genealogia caposelese 31.La tormentata vicenda della piscina comunale 32.Il senso di comunità perduto – La Sorgente - vocazione informare 33.A proposito del pozzo A della Pavoncelli bis – 34.Chi era Ernesto Caprio – Non amate troppo Dio – 35.Un viaggio che dura da dodici anni – Sempre tante le iniziative della Pubblica assistenza 36.Sfogliare le pagine de La Sorgente – 37.Le Vie dell’acqua Una cascata rimasta a secco38.G.S. sport locale 39.Ciò che ci lascia la festa della musica 2015 40.Manlio Rossi Doria: 41.L’Assemblea degli iscritti del PD di Caposele – Lettera al Presidente De Luca 42.Il misterioso volo di Peppino 43.La metamorfosi di Caposele 44.Italiani emigrati in Australia – Il valore di un sorriso 45.Il problema dei cinghiali 46.La terra delle fontane – La voce dell’acqua47.La congrega dei morti di Caposele – 48.Note di Mariano Casciano 49.ACD Caposele: un’altra stagione da raccontare 50.Foto di Caposelesi 51.La festa di San Vito 52.10 anni di Amatori Running Sele 53.Giorni lieti 54.Ricordo di papà – ricordo di Pietro Ceres 55.Giorni tristi 56.Luoghi da visitare
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di Cettina Ciccone
Il torrente Tredogge del parco fluviale
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Direttore Nicola Conforti
Proseguiamo questa narrazione che si estende lungo i sentieri delle memorie dirette come in quelli di tante persone, cui ho trafugato storie poi ricomposte per schemi tematici. Questa volta ci cimentiamo a ricordare alcuni momenti di campagne elettorali, quando queste si svolgevano prevalentemente, come un rito laico, dai balconi e dai baldacchini. Con annessi e connessi.
Il Corso delle cose...
Tra i più grandi comizianti degli anni settanta e ottanta si annovera di sicuro l’avvocato Antonio Corona, meglio conosciuto come Tonuccio. Un curriculum, il suo, di lungo corso. Sul finire degli anni sessanta giovanissimo socialista della corrente autonomista di Pietro Nenni, un battagliero di nuova razza che prorompe sullo scenario politico di Caposele, guadagnandosi il suo gruppo politico, dagli avversari, il soprannome di “Feddayn”, evocando in tal modo la genetica politica e ideologica del gruppo palestinese vicino a Yasser Arafat. Non ripassiamo la lunga storia politica di Tonuccio, ma accenniamo solo sulle sue candidature a Sindaco, in occasione delle quali -nel 1970 e nel 1975- pur sconfitto, si ebbe la netta impressione che ce l’avrebbe fatta, prima o poi. Dopo due candidature di assaggio alla terza ce la fece e divenne Sindaco di Caposele. Era il 1980. Un anno dopo la morte del precedente Sindaco Francesco Caprio. Lo stesso anno del terremoto che, solo pochi mesi dopo, si sarebbe abbattuto
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(Chi è Lumumba?)
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Sempre Ciccio Quagliariello è protagonista diretto di un altro episodio di una di quelle tesissime campagne elettorali da clima di contrapposizione ideologica. Siamo qualche anno più tardi, inizio anni sessanta, quando Segretario della Camilluccia (come veniva chiamata la locale sezione della Democrazia Cristiana) era un giovane molisano, maestro delle scuole elementari di Caposele. Nel comizio finale per le elezioni parlamentari, il maestro svolse un ragionamento contro i comunisti irpini e, soprattutto, contro il loro leader provinciale, appunto Ciccio Quagliariello, utilizzando qualche aggettivazione abbastanza colorata. Non se ne ricorda oggi la ragione, ma i comunisti avevano cominciato a chiamare il
es di Gerardo Cer elezioni. Ma, quel comizio più unico che raro, rimane una bella storia da raccontare su queste pagine, esattamente trent’anni dopo. Tant’è. (I figli del popolo) Nella stessa campagna elettorale, abbiamo già detto che a contrapporsi al Sindaco uscente vi fu un giovane Alfonso Merola, Segretario del Partito Comunista di Caposele e capolista della lista “Stretta di mano”. Dopo il terremoto, in ragione delle sue origini caposelesi, il Segretario particolare di due sindaci di Roma, Amato Mattia, fu inviato dal Partito centrale a dare una mano alla Federazione di Avellino, diventandone responsabile organizzativo. Fu naturale per Merola chiedergli di candidarsi in lista e per Amato Mattia accettare. In occasione del comizio di apertura della campagna elettorale, si era deciso che, dopo la presentazione dei sedici candidati a consiglieri comunali, il compito di fare il comizio sarebbe spettato al capolista e ad Amato Mattia il quale, in quanto ad oratore da pubblica piazza, era ancora del tutto da scoprire. Pochi istanti prima Mattia prese diecimila lire e chiese ad un ragazzo di andare al bar più vicino e portare un bicchiere con doppio whisky diluito con acqua. Cosa che fu fatta giusto in tempo per l’inizio del comizio. Durante quel comizio, osannato dalla parte femminile della piazza con la quale Mattia riuscì ad entrare subito in empatia, grazie ad alcuni riferimenti metaforici alle soap-opera del tempo, Capitol e Beautiful, nel qualificare in modo brillante una distinzione classista, definì la lista della “stretta di mano” come composta da figli del popolo. “Noi siamo i figli del popolo” divenne il leit-motiv di tutta la campagna elettorale. Qualche tempo dopo, Amato Mattia ebbe a confessare che quella locuzione gli sovvenne solo grazie al brio creativo procuratogli da quel doppio whisky diluito con acqua. E fu una locuzione che, dal punto di vista del marketing politico, risultò vincente. Anche, io penso anche, non solo, grazie ad un doppio whiskey diluito con acqua.
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sull’Irpinia e su Caposele, provocando distruzione e morte. La famiglia Corona fu tragicamente colpita da quella vicenda. Tuttavia, la storia non può non ricordare come in quei tragici giorni, quando in tanti –comprensivamente- scapparono altrove, Tonuccio Corona fu tra i sindaci più attivi ed energici del cratere, facendo fronte alla drammatica emergenza. Tutta la sua sindacatura fu segnata da una contrapposizione politica molto forte, a causa delle scelte che si sarebbero volute fare sulle trasformazioni urbanistiche del centro storico. In quei cinque anni, dopo aver sistemato tutte le famiglie nei villaggi provvisori, poco o niente –realisticamente- fu fatto. Di certo non fu avviata la ricostruzione. Ma una scala fu realizzata, a Materdomini. Avrebbe collegato la zona fiera con corso S. Alfonso. Durante la campagna elettorale del 1985 Tonuccio Corona si ritrovò come avversario a Sindaco un trentaquattrenne Alfonso Merola. Materdomini aveva sempre rappresentato per Tonuccio un bacino elettorale largamente a lui favorevole. Il comizio nella frazione fu organizzato, dalla sua lista, proprio sulla scala, forse per esporre il solo trofeo di cui poteva portar vanto. La scala fu, dagli oppositori, soprannominata “santa”. Ma santa non fu o, almeno, non si rivelò tale. Infatti, dopo i riti preliminari di presentazione, prese la parola il Sindaco uscente. Dopo pochissimi secondi saltò l’energia elettrica in tutta la frazione di Materdomini e la voce rimase senza amplificazione e la scala santa priva di illuminazione. Ma Tonuccio Corona non si lasciò prendere dallo sconforto. Continuò a parlare, al buio, con una voce che superava anche la potenza dell’amplificazione fonica. Giuro. Io ero, con diversi amici, a bisbocciare ai Piani interni, quindi ad almeno un chilometro in linea d’aria. Ascoltammo chiaramente tutto il comizio come se stessimo sotto il palco. Si ebbe la netta impressione che dal corpo del Sindaco uscisse una forza indemoniata e che la sua voce ne guadagnasse in stentorietà dando il senso vero del carattere delle persona: indomito e caparbio. Ma la scala santa non gli portò bene. Qualche giorno dopo, nelle urne, perse le
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(Comizio con voce non amplificata)
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Una campagna elettorale al cardiopalma fu di sicuro quella del 1956, quando per la carica di sindaco di Caposele, si contrapposero Michele Farina e Salvatore Sozio (detto l’Africano, per via del suo passato coloniale). La campagna elettorale si svolse in un clima incandescente, figlia della guerra fredda. L’Africano rappresentava la Democrazia Cristiana, mentre Michele Farina era il candidato dei socialisti e comunisti. Lo stesso Africano aveva un carattere risoluto che gli impediva di avere peli sulla lingua. Durante il comizio finale del venerdì sera, che si svolse “ ‘n miezz’ a lu chianu”, trascinato dalla foga polemica, egli puntò il dito contro un allora emergente dirigente comunista di S. Angelo dei Lombardi, Ciccio Quagliariello, apostrofandolo come “residuo di Poggioreale”, come per dire “avanzo di galera”, per via di un reato di borsa nera nella fase più miserevole della “fame del ‘43” Nel produrre quell’affermazione, l’Africano non fece due calcoli e cioè che Ciccio Quagliariello era solidamente fidanzato con Pupetta, una delle figlie di Ciccio Caprio, allora Segretario Comunale, la cui famiglia –appartenente alla destra monarchica- era orientata a votare proprio l’Africano. Durante il giorno del silenzio elettorale, la famiglia Caprio, nelle sue varie articolazioni,in un emergenziale consiglio familiare, proprio in considerazione del vile ed inopinato (così venne giudicato) attacco subìto dal futuro genero di Don Ciccio, riconsiderò l’orientamento e decise di spostare i propri voti a favore di Michele Farina, il quale alla fine vinse, ma per soli diciassette voti di differenza. Costò molto caro a Salvatore Sozio quel comizio finale. Sarebbe stato di certo sindaco, se solo avesse meglio meditato prima di pronunciare quel “avanzo di galera”. Ma tant’è.
detto maestro col soprannome di Lumumba. P atr ice Lu mu mb a, f u il lead er dell’indipendenza del Congo dal Belgio. Cosa c’entrasse Lariccia con Lumumba, ancora oggi resta un mistero. Ma così allora andarono le cose. Al comizio della Democrazia Cristiana seguì quello del Partito Comunista. Ciccio Quagliariello, proveniente da altri paesi, avrebbe terminato il suo tour conclusivo della campagna elettorale proprio a Caposele. Appena giunse in piazza fu informato degli argomenti e dei toni utilizzati contro di lui dal Segretario di sezione. Quando giunse il momento del suo intervento, lasciò la piazza muta nell’attesa del suo incipit. Ma Quagliariello, fissava la folla senza profferire parole. Guardava fisso e muto. Tanto che, accanto a lui, i maggiorenti del partito cominciarono a manifestare un poco di preoccupazione e disagio, pensando addirittura che non si sentisse bene. Non ebbero neppure il tempo di pensarlo che un urlo rimbombò nella piazza, trovando sfogo per i vicoli che da lì si dipanavano. “Ma chi è questo Lumumbaaaaaaa???”. La piazza si consolò con un applauso interminabile. E, comunque sia, tutto il comizio fu accompagnato dal refrain, buttato qua e là, “ma chi è questo Lumumba?” e dagli applausi scroscianti della piazza. Anche queste erano le campagne elettorali di quel tempo, con comizi surreali, fors’anche privi di grandi contenuti, ma capaci con una frase, con una parola, di restare nella storia di battaglie epiche che si tenevano sui baldacchini e sui balconi delle piazze. Oggi, altra storia. Ma tant’è.
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(Come si cambia un destino elettorale)
PARTE NONA
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Cultura
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eventi e... ...non solo Caposele ha celebrato la giornata mondiale dell’acqua
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Michele Merola
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on un festival tenutosi lo scorso 22 marzo (data dedicata dalle Nazioni Unite al tema acqua), è stato organizzato dal Comune di Caposele e dalla Pro-loco di Caposele supportate dalle associazioni: Rotary Club di Sant’Angelo dei Lombardi Hirpinia Goleto e Avellino EST centenario, dalla Diocesi di Sant’Angelo dei Lombardi, dalla Pubblica Assistenza Caposele e dal Gruppo attivo Luciano Grasso. Il programma è stato molto articolato e ha previsto in mattinata la presentazione dell’evento con l’esibizione del cantautore Luca Pugliese che ha accompagnato brani e poesie a tema. Nel pomeriggio si è tenuto un convegno dal titolo “ACQUA: Elemento essenziale, Bene del Creato e Risorsa strategica” con conclusioni affidate all’arcivescovo, Mons. Pasquale Cascio alla fine del quale è stata fatta la premiazione del Contest di Fotografia Digitale “L’Appennino celebra la risorsa piu’ preziosa” lanciato per l’occasione. Contemporaneamente, presso il Ceagg sono stati realizzati laboratori artistico-didattici per bambini. In serata un recital musicale nella chiesa della Madonna della Sanità. Sono state anche organizzate visite guidate per tutta la giornata alle sorgenti del Sele, al museo delle macchine di Leonardo da Vinci ed al museo delle acque e al tempio artistico di S.Lorenzo.
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A te servo In punta sei arrivato Nel tempo Hai trasmesso la tua fede Ad un popolo spesso assente. Nella catastrofe ti sei esaltato Dritto per la tua strada Hai rinnovato la Chiesa e la sua casa. Duro! ma poi cancelli in te Storie e racconti a te ostili Mostrando il dono tuo migliore. Dalla soglia all’ Altare Un fiume silenzioso Raccoglie i tuoi passi. All’ombra della Croce I tuoi giorni con le stagioni. Quando il dolore ti ha trafitto La fede ti ha guarito. Oggi più ieri Racconti Dio a tutti noi.
A DON VINCENZO
Il CRAZY BAR, nuova attività commerciale del Corso Euopa che arricchisce, insieme alla pizzeria rosticceria "Lu CARRINU" l'offerta di servizi e svago di Corso Europa. A Ilenia Coglianese e Salvatore Cantarella, gestori del Crazy bar e alla Famiglia Sozio che gestisce Lu Carrinu, i migliori auspici dalla Redazione
Caro Don Vincenzo, I tuoi cinquant’anni di Sacerdozio, quasi tutti trascorsi a Caposele, hanno dato a tutti noi la percezione di un ministero vissuto in grande serenità e in devota dedizione verso una Chiesa che tu stesso hai collaborato a ricostruire e verso una popolazione che hai stimato, amato e servito con umiltà e con affettuoso trasporto. I Caposelesi ti sono grati per tutto quanto hai fatto per loro: ti hanno voluto bene e te ne vorranno ancora e per sempre. Affettuosi auguri e ad majora. La redazione
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Don Vincenzo dopo la cerimonia per i 50 anni di Sacerdozio insieme ai collaboratori
FESTA FINALE SCUOLA CALCIO In concomitanza con la Semifinale Provinciale Allievi “OLIMPIA CAPOSELE-POLISPORTIVA LIONI” a cui la società ha avuto accesso qualificandosi per i Play-Off ed eliminando brillantemente nei quarti di Finale una società la cui prima squadra milita addirittura nel Campionato di Eccellenza (l’Eclanese battuta 3-1 a Caposele e poi espugnando il campo di Mirabella per 1-2!), si è svolta la premiazione degli oltre 70 tesserati di quest’anno. Una bellissima giornata di sport
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La pagina del Presidente
LA SCELTA CHE CONTINUIAMO A FARE di Concetta
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riferimento importante del volontariato per le attività sociosanitarie del nostro paese, che opera storicamente senza troppo clamore ma con molta concretezza anche per prevenire i rischi oltre che per portare soccorso a chi ha bisogno. Importante è, e sarà sempre, ogni altra notizia che è contenuta in questo ennesimo numero, che parli di ottime affermazioni dei nostri ragazzi, di progetti a scuola, successi nello sport o nella musica dei nostri cittadini ma anche di sconfitte o di occasioni perse, di politica, di religione, di medicina, cucina, di storia antica o del futuro sviluppo locale, di cose da fare o di ogni altro evento territoriale reso particolare dalla presenza di nostri prodotti tipici o da progetti rappresentanti il nostro paese. Sono convinta che sia stato giusto riportare tutte queste storie, evidenziarle, conservarle e tramandarle in un circuito virtuoso e utile di memoria, credo sia giusto continuare a farlo, a costruire memoria storica col dibattito, la partecipazione e il rispetto per le opinioni di tutti. Questa è la scelta che si fece anni fa ed è quella che continuiamo a fare per questo nostro paese, per renderlo migliore, più vivibile, accogliente e solidale. Grazie a quanti ci hanno creduto, ci credono e ci crederanno, operando insieme a noi o anche con progetti autonomi da mettere a disposizione della crescita della nostra Comunità. Come associazione e da cittadini di Caposele, crediamo nel potenziale espresso, ma anche che altro ce ne sia da esprimere, crediamo ancora che, nonostante tutto, si possa puntare su questo territorio e vincere! Ad majora a tutti noi, ad majora a La Sorgente!
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la prossima edizione della Corsa dei tre campanili sarà svolta con il contributo dei ragazzi dell’ARS, Amatori Running Sele, che in questo stesso anno, compiono 10 anni di attività dedicata alla corsa amatoriale di cui, la manifestazione “StraLaceno” rappresenta certo uno degli eventi sportivi più partecipati dai caposelesi. E’ importante diffondere la disponibilità della Proloco a presentare libri e/o altri progetti artistici dei tanti autori locali e territoriali, che, come abbiamo sempre fatto e faremo anche prossimamente, promuovono la scrittura, la lettura, l’arte e la cultura. E’ importante confermare la posizione assunta dalla dirigenza dell’associazione in merito all’annosa questione legata alla costruzione dell’impianto in zona Saure che, tempo fa, ha scatenato una serie di azioni politiche e la nascita di un comitato di associazioni e partiti politici del quale abbiamo fatto parte in un primo momento e dal quale ci siamo dovuti discostare soprattutto perché una delle cose che abbiamo sempre chiesto a tutti i componenti del Comitato, era quella di organizzare unitariamente un incontro pubblico e chiarificatore con la cittadinanza e tutti gli altri soggetti coinvolti nella questione. Purtroppo sono state fatte altre scelte di rottura che non abbiamo condiviso, preferendo puntare su proposte di miglioramenti (come abbiamo detto e scritto) paesaggistico-ambientali che ancora crediamo siano l’unica vera possibilità di minimizzazione dell’impatto (stante tutta la storia pregressa e i lavori ancora in corso) della famigerata struttura di copertura del pozzo A, sul nostro territorio. Ma, per fare un esempio oltre Proloco, importante è anche dire che ricorre, in questo stesso periodo, un altro importante anniversario, quello dei 20 anni di attività della Pubblica assistenza Caposele, un
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nel tempo, fatta di rapporti con persone, e su tutti (e ringraziandoli tutti attraverso di lui) devo citare Nicola Conforti che mi ha insegnato tanto, con cui ho scambiato tanto, ho discusso, ho potuto anche sbagliare; Persone che come lui, hanno considerato i miei punti di vista e mi hanno sempre incentivato a proporre, a continuare, a perseguire l’obiettivo comune, persone che non potrò mai dimenticare come Donato Conforti e Antonio Sena che rendevano le attività di redazione un appuntamento imperdibile! Non sto certo paragonando questo percorso ad altri pure più importanti, ma nel suo piccolo, la mia storia in relazione a questo giornale è stata tutto questo, ed è ancora questo, anche ora che svolgo la funzione temporanea di presidente della Proloco Caposele, che aggiunge solo una diversa dose di responsabilità verso questo “nostro”strumento. Non è certo un segreto il legame atavico tra associazione e pubblicazione, che ha anche visto, nel tempo, la redazione di una serie di prodotti allegati e collegati da un unico filo conduttore rappresentato dalla valorizzazione del nostro paese, di Caposele e di tutto quello che al suo interno o intorno a lui, si muove in termini di opinioni, punti di vista e di prospettive diverse. Ultimamente mi dedico maggiormente ad evidenziare le attività associative, ma insieme e da sempre, come redazione, cerchiamo di raccogliere quante notizie possibile, chiedendo a tutta la cittadinanza di fornircele, perché, come ho detto, lo si ritiene davvero importante! Infatti, credo sia importante, e per tutta la Comunità, ad esempio, comunicare che a breve potrà, finalmente, partire la campagna informativa che sarà funzionale all’apertura del Centro per il recupero, la riparazione e il riuso dei materiali di Caposele, realizzato nell’ambito del progetto Meno è meglio; E’ importante evidenziare come la nostra gestione temporanea del Sistema museale locale, per quanto per diversi aspetti sia assolutamente da integrare e migliorare, ha realizzato ancora risultati positivi in termini di presenze, registrando nel periodo test delle visite scolastiche (da marzo a maggio) oltre 2000 ingressi, circa 300 in più dello scorso anno, e continua a ricevere richieste di gruppi organizzati, da Tour Operator e dal sistema ricettivo di Materdomini che approfitto per ringraziare della disponibilità verso questa sperimentazione che, visto quanto è apprezzata dai turisti che visitano il Santuario, speriamo diventi presto un vero e proprio “pacchetto” di offerte a loro dedicato. E’ importante avvisare che si continueranno a realizzare corsi di aggiornamento formativo per guide locali volontarie di Caposele e che tutti coloro che fossero interessati, possono contattarci e partecipare. E’ importante ricordare che anche
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finalmente…è arrivato! E’ arrivato questo ennesimo traguardo che si supera con lo stile e l’obiettivo mai mancato - di sempre: parlare e far parlare del nostro paese, di Caposele. Per oltre quaranta anni di attività e per questo novantesimo numero specificatamente, credo non sia fuori luogo ma meritata, anche l’autocelebrazione! Ma sì, diciamocelo anche tra di noi, che si tratta di un record positivo, di un attaccamento vero al paese, tanto da riuscire negli anni e tra mille vicissitudini di ogni tipo, a continuare la discussione e lo scambio coi lettori. Al giornale della Proloco Caposele infatti, non sono mai mancati - oltre agli innumerevoli contributi - incoraggiamenti, complimenti e anche critiche, perlopiù costruttive, e tutto, tutto quello che ci è stato riferito e/o proposto, è servito a migliorare, a integrare, a modificare questa pubblicazione, cercando sempre di fare del nostro meglio, per proporre le tematiche e le problematiche del nostro territorio. Questo, per un motivo fondamentale per ogni collaboratore de La Sorgente, storico o di recente acquisizione che sia: Crediamo nell’utilità sociale e culturale di questo prodotto! Abbiamo scelto la valorizzazione del nostro paese, da ogni punto di vista la si consideri, dando spazio al contributo di chiunque lo voglia dare e non solo perché la mission associativa in qualche modo lo imponeva ma perché ci è parso il modo migliore per farlo, e la storia ancora ci sta dando ragione! Crediamo che “La Sorgente” abbia avuto e ancora abbia, una funzione strategica, ad esempio, quale mezzo di collegamento tra gli abitanti di Caposele anche e soprattutto per quelli sparsi in giro per il mondo – strumento di espressione, piazza di confronto dialettico, elemento importante che concretizza la nostra memoria collettiva, la nostra storia, giorno dopo giorno, evento dopo evento che viene registrato e diffuso, progetto dopo progetto che si realizza, immagine dopo immagine che si tramanda o che si ripropone, testo dopo testo che si analizza o dibatte. Non a caso, nel tempo, quello con la presentazione del nuovo numero del giornale è diventato un appuntamento fisso e codificato, una specie di “festa comandata” e chiunque ancora oggi sa, che almeno 2 volte l’anno, ad agosto e a dicembre, ci si incontra per questo motivo. Non è solo un dare notizie di fatti avvenuti o che avverranno ma sempre più spesso è dargli il giusto risalto, valorizzarli. Non credo di essere la sola a pensare che troppo spesso si ha la memoria corta, si dimenticano le cose che si fanno, le buone idee, gli ottimi progetti ma anche i fiaschi, le scelte sbagliate, e le motivazioni che ci hanno spinto, in un senso o nell’altro, e in questo modo, non solo non si da il giusto peso alle cose, ma è anche più facile ricommettere gli stessi errori! In questo senso, La Sorgente è mezzo strategico. Ammetto che per me è oramai un fatto affettivo, una tradizione che si è evoluta
4° Corso per guide locali volontarie di Caposele Stessa formula, ormai collaudata, e stessi obiettivi di massimizzazione della disponibilità di soggetti formati per accogliere visitatori, raccontare la nostra storia e descrivere le nostre emergenze nell’ambito della gestione temporanea di alcuni servizi del SIMU Caposele assegnata alla Proloco.
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di Concetta Mattia e Salvatore Conforti
Una tappa del progetto Mesothalassia anche a Caposele
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abato 9 maggio alle ore 18:00 presso l'Aula Polifunzionale di Caposele (AV) è stato presentato il libro di Pasquale Gallicchio "Terra". La manifestazione è stata organizzata dalla Pro Loco Caposele, dall’associazione Sorgenti di Sapere, e dalla Pubblica assistenza Caposele. A moderare l’incontro, il giornalista Michele Miele del Quotidiano del Sud. "Terra" è un romanzo molto bello e molto ben scritto che parla di spaccati di storia, di vita del paese e di vita familiare che riguardano la Comunità di Bisaccia, ma che coinvolgono anche la storia delle nostre Comunità con tanti elementi in comune. Pasquale è uno scrittore che manifesta nel racconto tutto l'amore per la sua Terra, amore ed attaccamento evidenziati anche nel suo impegno di politico e di giornalista. Coi proventi del libro infatti, raccoglie fondi a favore del PSAUT di Bisaccia”.
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a cascata del "Parco della Madonnina" . Oggi non esprime più la sua prorompente funzione spettacolare che era destinata soprattutto ad un plus valore turistico del parco fluviale di Caposele. Che si apra un ragionamento e confronto sulla possibilità di recuperarne il suo splendore!
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li studenti del Liceo “F. De Sanctis” di Caposele, anche alla luce degli ultimi avvenimenti riguardanti il fenomeno dell’integralismo islamico, hanno organizzato lunedì 26 Gennaio un incontro sul tema “OBIETTIVO I S I S : T E R R O R E , M O RT E , SOPPRESSIONE DEI DIRITTI… COME COMBATTERLO?“. Sono intervenuti all’incontro con l’intera comunità scolastica il dirigente scolastico del Liceo “F. De Sanctis”
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esothalassia è una ciclo-staffetta di divulgazione scientifica con tema principale l’acqua e la sua importanza come fonte di cibo, energia e biodiversità. Realizzata da ricercatori italiani, impegnati nelle Ricerche Ecologiche di Lungo Termine su ecosistemi (Rete LTER-Italia) e biodiversità (LifeWatch), che percorrono assieme ai cittadini tre itinerari di divulgazione scientifica, patrocinati dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Il viaggio, ideato e diretto dall’ecologo Domenico D’Alelio e coordinato dalla Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, si è fermato in paese il 4 luglio scorso con la sua carovana per visitare le sorgenti del Sele e il museo delle acque di Caposele. La ciclo-staffetta è stato un evento aperto a tutti che ha aggregato a ciascuna tappa, amanti di bici e natura. Un reportage del viaggio sarà presentato a Milano il 29 luglio 2015 al Padiglione Italia di EXPO2015, in occasione della giornata LTER e LifeWatch.
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Giovanni Ferrante, Generoso Picone, direttore della redazione de “Il Mattino” di Avellino, Jamal Qaddorah (in foto), responsabile dipartimento “Immigrazione” CGIL Campania (nella foto) ; gli interventi sono stati moderati da Luigi Nerio Fungaroli, presidente dell’Assemblea Studentesca. L’iniziativa rientra nell’ottica di una scuola concepita non solo come luogo d’istruzione ma come palestra di cittadini consapevoli. La squadra del Liceo di Caposele guadagna il primo posto del campionato 2014/2015 sfidando ISIS DE SANCTIS/D'AGOSTINO
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SISTEMA MUSEALE DI CAPOSELE
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ASCE LA PAGINA FACEBOOK DEL LICEO DI CAPOSELE. Questa pagina nasce per unire tutti coloro che amano questa scuola. Un modo per essere sempre connessi con il Liceo anche per chi è lontano.
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E sempre a cura del Liceo di Caposele esce il nuovo numero del giornalino scolastico " FORTAPA'SC fondato nel 2009. Il nome del giornalino è lo stesso del film di Marco Risi che tratta della figura di Giancarlo Siani, giornalista ucciso dalla camorra a Napoli, nel 1985. Proprio a Siani è dedicato il "Fortapàsc", nella speranza che si capisca che la carta stampata (seppure in piccole realtà e con piccolissimi passi) sia capace di far girare il Mondo nel verso contrario, anche se di poco. Con questa pagina di facebook i ragazzi sperano che la voce del Liceo possa arrivare al maggior numero possibile di persone, sperando in suggerimenti e sentite collaborazioni per rendere migliore il nostro giornale.
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Studenti in visita a Caposele e alle nostre bellezze culturali ed ambientali. Il MINI TOUR è come al solito accompagnato dalle guide del SIMU
Nelle liste di "De Luca Presidente è entrata a far parte anche Valentina Borriello che ha rappresentato le zone interne del Salernitano. Valentina, figlia di Fulvio e Annamaria Casale è in effetti una nostra conterranea. La sua presenza nella lista civica del Presidente ha portato una ventata di giovinezza ed un discreto contributo di voti utili alla vittoria del Sindaco di Salerno. Auguri
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LA FESTA DELLA GENEROSITA': A Caposele si è "festeggiato"il 24 aprile, il grande cuore dei Caposelesi. 100 anni fa l'acqua delle nostre sorgenti zampillò, attraversando centinaia di chilometri di galleria sotterranea, nella fontana di piazza Umberto a Bari (foto n.1). E' Storia, l'evento più straordinario di tutti i tempi, che ha sconvolto e fatto progredire un' intera regione: la Puglia. Brindiamo tutti con un bel bicchiere d'acqua (di Caposele possibilmente) e speriamo che nel nostro futuro ci siano più persone di cuore, che possano invitarci a partecipare, presto, ad uno sviluppo delle nostre terre, baciate dalla natura, ma umiliate, purtroppo, dagli uomini!
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nche il Comune e le associazioni di Caposele, il 23 maggio scorso, hanno partecipato all'evento itinerante "Le Nevere e gli Antichi Mestieri della Terminio Cervialto". Le iniziative, promosse dalla Comunità Montana Terminio-Cervialto e finanziate nell'ambito del PSR Campania 2007-2013, Iniziativa PIRAP – Parco Regionale dei monti Picentini, Misura 313 - Incentivazione di attività turistiche, hanno riscosso ampio successo tra i cittadini dei comuni coinvolti e tra i visitatori provenienti da fuori. Sulla nostra piazza, protagonisti indiscussi dei laboratori della degustazione l'Amaretto, le Matasse e il Muffletto di Caposele, che insieme ai salumi locali, hanno reso il momento davvero gustoso! Un ringraziamento speciale va proprio agli artigiani locali impegnati anche nell’esposizione degli antichi mestieri del Terminio Cervialto. Ad allietare la serata, le rappresentazione teatrale “Il racconto delle Nevere”, a cura della Compagnia “La Carrozza d’Oro” e lo spettacolo musicale della Ivano De Simone Band con l'esibizione di ballo tradizionale a cura del gruppo “la quadriglia r’li quatrari”. Grazie al progetto, sono stati posizionati, nel Museo delle macchine di Leonardo e nel Museo delle acque di Caposele, dei totem con pannello esplicativo in linguaggio braille utile ad ipo e non vedenti, per permettere anche a questo tipo di utenti di partecipare delle nostre bellezze. Altri piccoli gesti per migliorare la fruibilità dei nostri spazi.
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Piccola cronaca
SELEGRAFIE... una raccolta di schizzi di Caposele e del suo territorio a cura di Nicola e Salvatore Conforti. Consultabili e scaricabili su: www.ISSUU/LASORGENTE
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1° premio
Siamo contenti di riportare, anche in questa sede, che il vincitore del Contest fotografico L’Appennino celebra la risorsa più importante è stata la “nostra” Elisa Malanga che con questo suo scatto particolarissimo, ha colpito la giuria e i tutti partecipanti, anche dalla redazione de La Sorgente, Complimenti!
LA SELETECA FOTOGRAFICA è un nuovo progetto per la tutela e la conservazione della nostra memoria. Si accompagna già all’archivio storico delle pubblicazioni, libri su Caposele e di autori Caposelesi che sta riscontrando un enorme successo di fruitori. Dalle foto di Muzzani del 1900 a quelle di Antonio Conforti degli anni '50 e '60 dagli scatti degli anni '70 e '80 di prima del terremoto, fino ad arrivare ai giorni nostri, un archivio straordinario, con migliaia di immagini che sta prendendo forma e consistenza informatica e che sarà, a breve, a disposizione di tutti per una consultazione rapida o un download. La “SELETECA fotografica” è un progetto de “ La Sorgente"
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LA PRESENTAZIONE DEL N. 89
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PRO LOCO Come sempre La Sorgente è anche vita di Pro Loco e devo dire che sono stato felicemente sorpreso appena ho iniziato a leggere l'articolo di Luigi Fungaroli, nostro giovane redattore. Luigi parte da un incontro e un “ciao caro” per parlarci della sua esperienza come guida volontaria presso il SIMU, e di come questa esperienza lo abbia avvicinato a suo nonno
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di Raffaele Russomanno
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Entrambe analizzano quest'ultimo lavoro di Michele Ceres il quale compie un viaggio nell'Italia del dopoguerra, e dei tentativi di sviluppo dei Sud messi in cantiere dai vari governi anche attraverso strumenti come la Cassa del Mezzogiorno, l'IRI e L'ENI. Ma il libro di Michele è anche il racconto di una generazione cresciuta nelle ristrettezze del guerra e del suo immediato dopoguerra, passando attraverso il boom economico degli anni cinquanta e sessanta per approdare ai giorni nostri. Invece Alfonso Sturchio ci riporta indietro di cento anni catapultandoci nella grande guerra del 15-18 e di come la guerra ebbe non poche ripercussioni sul nostro paese, tanto da segnare vite di uomini e donne caposelesi presso i tribunali di guerra con partenze forzose per il fronte di ragazzi e uomini. La vita delle nostre donne venne ad essere anch'essa stravolta, la quotidianetà fu regolata da leggi e decreti che le porteranno a volte a dover rispondere al giudice del proprio operato. Storia Patria è anche l'attacco all'oro blu. Enzo Ciccone nella settima parte del suo racconto mette in evidenza il comportamento del generale di Brigata Nicola Bellomo, il quale difronte a quello che lui ritiene un evidente errore non da seguito agli ordini che impongono l'esecuzione del giovane paracadutista britannico, ma questo non bastò a salvargli la vita quando nel settembre del 1945 fu giudicato da un tribunale britannico.
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Eliseo Damiano, premio destinato “ai caposelesi che si affermano positivamente nella società, affinché contribuiscano alla valorizzazione del territorio e al miglioramento della qualità del nostro paese, mantenendo viva la memoria delle tradizioni locali, cercando contemporaneamente spunti per la loro evoluzione futura”. Giuseppe Casale, con il suo fare scanzonato, invece, ci porta con concretezza nel presente e di come il nostro giornale sappia essere attuale nella sua trasmigrazione nel web, affermandosi ancora una volta come fonte inesauribile di storia caposelese. Lasciate che includa in questa carrellata intorno al mondo della nostra Pro Loco l'articolo dell'amico Agostino della Gatta il quale ci parla di turismo e di come il nostro paese grazie alle sue peculiarità possa giocare un ruolo importante.
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CULTURA – STORIA Inutile nasconderselo “il corso delle cose” di Gerardo Ceres rappresenta sempre un momento di lettura piacevole e fortemente attrattiva. Il suo narrare la vita di Caposele, il suo porgerci personaggi della nostra vita in modo così gradevole fanno di lui un narratore sopraffino. Questa volta i personaggi sono tutti racchiusi per corso Sant'Alfonso, Lorenzo Bottiglieri e Gerardo Di Masi (Mulino) si intrecciano con maestria con Gerardo e Concetta Di Masi. Per poi continuare con Francesco e Concetta Ceres per fermarsi infine, almeno per questa volta, con zi Tore e i suoi polli paesani. Di tutt'altro aspetto il testo di Mario Sista, il quale ci regala una ricerca con un'inaspettata Marianna Rosania nelle vesti di “una vigorosa contadina di Caposele” come personaggio del libro “Vita e avventure di Riccardo Johanna” di MatildeSerao. Sista ben ci ricorda come questo romanzo debba essere importante per noi caposelesi dal momento che è l'unico romanzo “frutto della penna di un'autrice di fama nazionale, che contenga al suo interno un personaggio figlio del nostro paese”. Ernesto Caprio ci porge in modo semplice ed efficace la figura del Leopardi, poeta che con il suo pensiero ha anticipato di un secolo la filosofia di fine millennio. Ma interessante per noi caposelesi è il fatto che la vita del giovane favoloso si sia intrecciata, anche se solo per poco con il nostro Santorelli, il quale nella prima decade del giugno 1837 visita il Leopardi affetto dal colera. Il saggio di Michele Ceres “dalla neviera al frigorifero” è analisi di Dora Garofalo e Floriana Mastrandrea.
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MAESTRO D'AURIA Caro direttore perdonami se apro questo mio intervento non partendo dal tuo editoriale, che devo dire mi ha lasciato alquanto sorpreso, ma sento il dovere di rivolgere il mio pensiero innanzitutto al nostro amato MAESTRO D'AURIA. Il Maestro ha rappresentato per diverse generazioni di caposelesi, e in modo particolare per quanti come me hanno avuto l'onore di averlo come proprio maestro, una figura di uomo buono, onesto e retto. Alfonso Merola ne traccia con maestria non solo la figura di maestro ma anche quella di uomo delle istituzioni, nel suo ruolo di sindaco e di come per la sua stessa natura seppe ben amministrare Caposele. Ci rammenta inoltre che fu proprio l'amministrazione D'Auria a dissotterrare l'ascia di guerra contro l'EAAP, disconoscendo ogni atto amministrativo precedente che si era rivelato come una vera e propria rapina ed umiliazione per Caposele, rendendo possibile con il suo operato la convenzione del 1970. Altrettanto accorate sono le parole con le quali Michele Ceres si rivolge al Maestro D'Auria nella lettera a lui indirizzata. Michele ricorda l'impegno del Maestro verso i suoi alunni affinché gli stessi compissero il proprio dovere in un'ottica di elevazione culturale. Ma ci ricorda anche dell'onestà intellettuale e morale del Maestro toccata con mano in occasione del terremoto e di come il nostro maestro non abbia mai voluto, sia nell'immediatezza dell'evento che successivamente, fare richiesta di fondi della 219 se non della semplice ordinanza 80. Sempre molto accorate sono le parole di Antonio Cione e di Ezio Caprio i quali con le loro commemorazioni funebri hanno voluto ricordare il loro e nostro maestro, ma tutti unanimemente ci lasciano un ricordo di un uomo buono che nel suo ruolo di maestro, così come nella vita, ha saputo donare il meglio di se agli altri e questo comune sentimento traspare forte nelle parole del figlio Nicola.
Pasquale, di quanta emozione c'era nel suo primo “Benvenuti a Caposele”, saluto con il quale Pasquale era solito accogliere i visitatori presso le sorgenti. Grazie Luigi, perché giovani come te sono una risorsa indispensabile per il nostro paese, anche se devo dire che ti piace vincere facile, con un nonno come Pasquale Montanari ed un bisnonno come Emidio Alagia non poteva essere diversamente, il tuo corredo cromosomico ha geni fortemente caposelesi che fanno di te un ammiratore incondizionato di Caposele. Ma ammiratori incondizionati lasciano un segno e Antonella De Nobili ce ne da tangibile prova nel suo articolo “Tesori del Sud”. Venuti da Putignano per quello che doveva essere un semplice momento di aggregazione sociale si sono ritrovati in un'occasione di riflessione sul patrimonio umano e naturale di Caposele grazie appunto all'opera dei nostri ragazzi del SIMU. Luigi questa sera è l'emblema di tutti quei ragazzi che in questi ultimi anni hanno dato linfa vitale al SIMU, Luigi oggi è Gioy, Paola, Maria, Salvatore, Gerarda, Marina e..... tanti altri ragazzi a cui va il nostro grazie, ma Luigi è anche chi come il nostro presidente ed il sottoscritto hanno creduto che formare dei giovani per far di loro delle guide locali fosse la scelta migliore, anche a dispetto di chi, con le onnipresenti critiche, invocava l'intervento degli organi istituzionali per fermarci, per essere poi di fatto smentito da enti come la Regione Campania che ha riconosciuto l'operato congiunto della Pro Loco e del Comune dando a questi ragazzi la possibilità di partecipare ad un concorso riservato per guide turistiche. Ma la sperimentazione non si ferma qui e la nostra Presidente Concetta Mattia ce lo ricorda nel suo articolo “Sperimentando s'impara” e di come questo 2014 ha visto la Pro Loco impegnata a percorrere nuove strade e nuove attività diverse dal passato anche se ad esso strettamente interconnesso, di come gli stessi possono non essere stati capiti inizialmente ma che una volta realizzati abbiano ottenuto l'unanime consenso. Ma il nostro presidente non si è voluta fermare al 2014 anzi ci ricorda con il “calendario di Caposele, con Caposele e per Caposele” per 2015 del nuovo impegno della Pro Loco nato dall'incontro con i nostri anziani del centro “la nostra memoria vissuta”, calendario pieno di storie ed accadimenti caposelesi realizzato grazie alla memoria di Agnese Malanga, Concetta Casale,Emilia Cuozzo e Pasquale Pallante. E il nostro pensiero questa sera non può non andare a Gaetanella Monteverde che, anche se sofferente, non ha voluto far mancare la sua presenza tra le donne della Pro Loco per la realizzazione dell'ultima sagra, grazie anche a sua nipote Tania Russomanno che ci dona un delicato saluto e un ricordo affettuoso di sua nonna. Ma la vita è anche presente e per questo la Pro Loco ha voluto assegnare il premio Caposele 2014 al luogotenente dei CC
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Care amiche e cari amici, vi ringrazio per essere qui questa sera alla presentazione dell'89° numero del nostro giornale “La Sorgente”. Per prima cosa voglio ringraziare il direttore l'ing. Conforti per avermi voluto qui questa sera per presentare il nuovo numero del giornale. Devo confessare che l'emozione che provo è un'emozione nuova, diversa dalle precedenti, di quando vivevo questo evento sempre a fianco del direttore ma nella veste di presidente della Pro Loco. Sono certo che La Sorgente, come sempre, saprà suscitare nuove e diverse emozioni in quanti lo leggeranno, perché ancora una volta ci parla di accadimenti e persone nuove.
VARIE TERREMOTO Cesarina Alagia con la sensibilità che le è propria ci riporta al 23 novembre dell'80 e delle serate successive. Di questo fuoco che arde e che copre con il suo scoppiettare i lunghi silenzi di coloro che sedevano attorno. È indubbio che la vita di tutti noi sia stata segnata dolorosamente dal quel 23 novembre per questo deve essere storia condivisa per cercare di recuperare quel senso di appartenenza che ormai sembra non interessarci. Ma il terremoto non è stato solo distruzione ma anche solidarietà e questo ce lo ricorda Michele Cuozzo il quale ci racconta dell'incontro con la comunità di Priverno che partito nei giorni successivi al 23 novembre si è andato consolidando fino ai giorni nostri.
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qualcosa da dire Angelo Ceres, assessore nella precedente amministrazione, il quale ci fornisce un resoconto puntuale del suo operato giungendo a conclusioni forti e non risparmiando critiche a maggioranza e minoranza in tema di immondizia. Ma immondizia potrebbe dire anche un cambio di passo per Caposele per questo nel mio articolo auspico che l'adesione all'ATO di Salerno possa far si che Caposele guardi alla Valle del Sele e ai suoi comuni per diventarne il leader, per tutte le potenzialità che ha il nostro comune, per guidare un possibile passaggio di questi comuni dalla Regione Campania alla Regione Basilicata. Ma Caposele è anche innovazione e tecnologia, e Salvatore Conforti attraverso il suo Caposele 3.0 ci parla dell'impegno dell'amministrazione per dotare il nostro comune di wi-fi, web cam turistiche, etichette Quik Response, etichette multimediali per non vedendi, centri informativi turistici e tanta tecnologia ancora. E quelle tecnologie che tanto possono rendere nulle le distanze a volte, come ci ricorda Rodolfo Cozzarelli, possono far si che l'essere umano perda il contatto con i suoi simili, per questo ci invita, visto il clima natalizio, alla riscoperta del saluto come ulteriore strumento per una pacifica convivenza nella nostra comunità. Ma consentitemi di chiudere questo mio intervento ritornando sulla figura del Maestro D'Auria. Non credo che il Maestro amerebbe le celebrazioni ma sono certo che apprezzerebbe se tutti noi, per onorarlo, ispirassimo le nostre vite a quei valori di onestà e rettitudine che hanno fatto di lui un faro della nostra comunità. Un caloroso Buon Natale a tutti voi.
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POLITICA Caro Direttore come ho detto in apertura il tuo editoriale mi ha sorpreso, ero convinto che il periodo appena passato, in cui io ero Presidente e tu direttore, ci avesse abituati ad ogni genere di critica, a quella costruttiva e soprattutto a quella usata come arma di distruzione della persona. Ma constato che al peggio non ci si abitua mai, però quarant'anni di impegno sociale rendono le tue spalle larghe, consentendoti di andare avanti serenamente, il nostro giornale e la tua direzione sono al di sopra di certa critica. Per te e per tutti noi noi parla il giornale, la sua storia, la disponibilità a lasciare spazio a tutti finanche a chi ha usato il nostro giornale, scrivendoci, per criticarci. Più democrazia e trasparenza di questa non può essercene, e l'edizione odierna ne
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NATALE Fra due giorni è Natale e il nostro parroco Don Vincenzo Malgieri ce ne ricorda il significato, spronandoci a viverlo come un giorno di gioia e di affetto per i propri cari e di carità verso i fratelli. Ma Natale sono anche 33 metri di luci, speranze, solidarietà e promozione turistica per Concita Meo.
Giuseppe Malanga nel suo “Caposele più luci e meno ombre” chiede nel suo articolo di non utilizzare il metodo della denigrazione del nostro paese per attaccare l'amministrazione, e ci ricorda che la politica va fatta confrontandosi su problematiche concrete, su temi politici. Per questo ci parla di una Caposele viva e pulsante nella sua bellezza. Il vicesindaco Donato Cifrodelli invece ci parla del suo sentire la politica, intesa come dialogo ed ascolto e del suo ruolo di rappresentate dei cittadini senza discriminazione alcuna e nel rispetto del suo ruolo, il tutto, e qui spero di interpretare i suoi sentimenti, fondato sui valori che suo nonno Donato Mazzariello, ha saputo trasmettergli. Caposele per quanto lo si voglia dipingere come un paese sonnecchioso e distratto è ben altro e i numerosi articoli di indirizzo politico lo dimostrano. Antonio Ruglio, per questa edizione del giornale, si discosta dalla ricerca storica per sollevare alcuni interrogativi partendo anche lui dalla firma della convenzione con l'AQP come volano della nostra economia per culminare in una richiesta di apertura e trasparenza dell'amministrazione. E di domande se ne pongono e ce ne pongono Giuseppe Grasso e suo fratello Gelsomino. Giuseppe Grasso ci offre una pregevole analisi del mondo giovanile nella sua “arte di governare una società” auspicando che i giovani caposelesi si rendano partecipi della vita politica portando idee nuove. Gelsomino Grasso ci parla di amianto e della sua mancata rimozione con riconversione al fotovoltaico, ma in modo fermo e perentorio pone ben otto domande ai nostri amministratori tutte incentrate sull'utilizzo dei fondi prodotti dalla TASI. Politica vuol dire anche partiti e il PD in questo momento grazie al suo segretario il dott. Armando Sturchio è un fermento di idee e questo lo constatiamo dalla sua relazione tenuta all'incontro con il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca. Ma il PD è anche proposizione di idee e per questo non si sottrae al confronto sulla raccolta differenziata per Caposele, chiedendo di istituire in tempi rapidi la raccolta differenziata porta a porta, anche attraverso l'istituzione di una consulta comunale, finalizzata alla redazione del piano industriale. E sul tema raccolta differenziata ha ancora
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100 ANNI Caposele è anche una terra da tripla A, è la terra dei centenari, e Alfonso Merola ci racconta le storie delle nostre centenarie, tutte donne..... quando si parla di sesso debole, di come la loro vita sia trascorsa tra affetti e impegni quotidiani, e di come la storia d'Italia sia stata fatta da donne come loro. E qui ci viene in aiuto il nostro dott. Salvatore Russomanno il quale ci ricorda che la longevità è donna e di come questa sia legata a fattori genetici e ambientali, nonché a stili di vita dietetici, al nostro olio e la nostra acqua, per questo come il nostro Doc ci ricorda c'è speranza per tutti.
è ancora una volta la prova. Parto dall'articolo del nostro Sindaco, dott. Pasquale Farina, per gettare uno sguardo rapido sulle pagine politiche del giornale. Il Sindaco ci parla di turismo e come lui stesso afferma non vuol sottrarsi a questo argomento così importante e così fortemente sentito per la nostra comunità. Turismo per Caposele vuol dire soprattutto Materdomini, per questo la realizzazione del Piano Turistico di Caposele, strumento oggi indispensabile per un comune la cui risorsa primaria sia appunto il turismo, piano realizzato anche grazie alla collaborazione di persone esperte del settore, per non incorrere, come capitato nel passato, nel mancato aggancio ad eventi importanti come il Giubileo, eventi invece che altri comuni hanno saputo ben utilizzare. Ma turismo è ancora molto altro e per questo Farina ci ricorda l'impegno della sua amministrazione affinché tutto il territorio di Caposele possa godere del turismo, e di come la sua amministrazione anche con l'ausilio di testate giornalistiche e televisive, cerchi di sostenere e completare il Piano Turistico, ricordandoci che i tempi attuali ci vedono inseguitori del turismo e non viceversa. Di idea diametralmente opposta è il giovane Giuseppe Caruso, il quale vede nella cattiva gestione e nella ridotta offerta dei servizi il mancato sviluppo del turismo a Materdomini il tutto causato dalla mancata ricerca di fondi e perché no anche dal mancato utilizzo dei fondi derivanti dal ristoro per le nostre acque del Sele sul territorio di Materdomini. Sempre per rimanere nel tema delle nostre acque e del loro scippo Ettore Spatola attraverso un excursus sulle tre convenzioni con l'AQP ci rammenta della centrale idroelettrica attesa da oltre quarantanni e ora in fase iniziale di realizzazione e di come la stessa potrebbe essere uno strumento di sviluppo e di occupazione per il nostro comune. Ma come tutti ben sappiamo la politica è anche il quotidiano, le piccole necessità, come l'allargamento di una strada oppure l'ultimazione e massa in fruizione del centro fieristico in Materdomini, di tutto questo troverete un puntuale resoconto nell'articolo dell' assessore Vito Malanga. In quello spirito di libertà di pensiero che ha sempre caratterizzato La Sorgente trova accoglienza Tommaso Cibellis che nel suo nuovo ruolo di coordinatore del circolo Arcobaleno pone una serie di osservazioni in primis la convenzione con l'AQP approvata il 19 febbraio 2012 di cui chiede una revisione con un accordo più giusto, per poi volgere la sua attenzione alla Pavoncelli e al parcheggio multipiano.
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EMIGRAZIONE Caposele è sempre stato un paese dove l'emigrazione ha segnato la nostra comunità, quante famiglie divise, quanti ricordi per la terra lasciata, ma al contempo quanta sofferenza nei luoghi di approdo, e infine quanta nostalgia per i propri cari, tutto questo troviamo negli scritti di Umberto Gerardo Malanga e Giuseppe Ceres. Gelsomina Monteverde, invece, si chiede se la nostra comunità è immune dalla xenofobia e dall'indifferenza verso la sofferenza.
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La sala Polifunzionale di Caposele sempre gremita in occasione delle presentazioni del Giornale Anno XLIII - Agosto 2015 N. 90
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IL COLORE DEI RICORDI
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Di Milena Soriano
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che oggi è! Ma, se l’amore incondizionato e puro per la propria terra riesce a scalfire gli animi, riporterà l’arcobaleno agli occhi chiusi, risvegliando i cuori, e… osservando una immagine in bianco e nero, si potrà vedere il giallo delle messi, il bruciato delle zolle grasse e generose, la trasparenza delle fresche acque, il verde dell’erba bagnata di brina…e ancora il nero della notte che scende sui boschi, l’azzurro del cielo violetto all’orizzonte, il bianco dei cirri dispersi nel vento… il rosa dell’amore e del rispetto… E, finalmente, si avrà coscienza di quelle “sfumature” essenziali ed indefinibili che in natura non sono materiali, ma sono insite nello spirito delle cose, e ritornano con il “colore” dei ricordi!
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insaponate… In questo posto incantato, disteso nella sua conca, il paesaggio è lussureggiante, e nell’aria si ode uno scalpiccio di zoccoli, un canto lontano, qualche richiamo…e la vita prosegue piena di gesti consueti, rassicuranti, gesti dati dagli affetti leali e dai valori. Nelle case c’è poco o nulla, ma la gente ha “tutto”! Ora, nel parcheggio della piazza, schiamazzi di giovani allegri, accovacciati sui loro mezzi a due ruote, sovrastano i racconti di “quel che fu…” degli anziani seduti alle panchine. Strombazzare di clacson rompe il silenzio del tardo pomeriggio, e dai bar sfugge il ritmo di qualche canzonetta. Negli esercizi e negli uffici il lavoro continua senza distrazioni verso il profitto, e vanno tutti di fretta… senza avere il tempo di “comunicare”… le persone per la strada quasi non si salutano, pur conoscendosi… Nelle case c’è tutto, ma la gente non ha “nulla”! Eppure non c’è stata foglia o pietra, non c’è stato chicco di grano o goccia d’acqua, non c’è stata nascita o dipartita che non abbia avuto la sua importanza per il bene comune! Tutto ciò che è stato, è divenuto! Tutto è stato necessario perché il paese sia quel
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collina. I sacchi di juta, ammassati in bell’ordine, tentennano lievemente, ed una lieve nuvoletta bianca sfugge dalle loro trame segnandone il percorso. L’uomo alla guida è seduto in cassetta e, a redini tirate, rallenta l’andatura di un asinello bigio. La farina che giungerà ai forni servirà l’intero paese ed il circondario, il dorato grano, magicamente, diverrà pasta, dolci e croccanti “panelle”... Nei campi, coppie di buoi tirano gli aratri, lasciandosi dietro lunghe strisce di terra parallele sollevate al sole; nelle aie le galline starnazzano, beccando il pastone cosparso mollemente a getti da mani esperte, nelle porcilaie i maiali grufolano nei trogoli… In alto, sulla destra, folle di pellegrini si riversano nel porticato della Basilica di S. Gerardo… Dalla montagna, le acque incontaminate del Sele scorrono fino alla cascata, poi si allargano nel corso del fiume, attraversano terre e rilievi, giungendo fino a Poseidonia… Più giù, verso il pianoro, nel laghetto guizzano argentee trote. Il loro gustoso sapore, riconosciuto e ricercato, spinge da lontano le genti a farne incetta. Dai sentieri, scendono ansanti gli ultimi alunni ritardatari, con le loro cartelle di cartone. Nei vicoli lastricati, la gente si sorride nell’incontro, in piazza il banditore annuncia l’ultima delibera del Comune e le fresche mercanzie giunte in paese; le comari si fermano a parlare sul sagrato della chiesa, sull’uscio del negozio il farmacista discorre con gli amici dell’ultima partita di pallone; nel bar il sindaco prende il caffè con i consiglieri, nel salone del barbiere risate e motteggi accompagnano le gote
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l carretto arranca in salita traballando. L’uomo cammina accanto al mulo, incitandolo con versi ripetuti. La luce avanza dissolvendo le tenebre e, ai lati del sentiero, emergono le lucenti foglie degli arbusti. Sul declivio si staglia la sagoma dei tetti rossi del paese, ed il canto di un uccello saluta il nuovo giorno. Alle gualchiere già fervono i lavori, e lo sciacquio delle acque nella vasca ed il frastuono dei magli accompagnano la battitura della ruvida lana. Sulla pietra asciugano le stoffe a cui è stato dato il colore e, quel rito ripetuto da secoli, ammorbidisce ed addomestica quel prezioso manto. L’uomo lega il mulo all’anello di ferro, poi libera dal carico il suo mezzo; il viaggio, dal capoluogo del vecchio Principato Citra, è stato lungo e faticoso, quindi si ristora alla fonte e, seduto su di un ceppo, fuma un sigaro rilassandosi. Dalla strada giunge un rotolio di ruote. Piccoli sassi sfuggono veloci dall’attrito sul terreno. L’uomo sul barroccio porta una mano alla tesa del cappello in cenno di saluto, e scompare oltre la curva. Dopo un paio di tornanti, anche il suo cangiante carico verde-bruno giunge a destinazione. Le cassette colme d’olive barcollano sul terreno battuto, poi all’improvviso, con uno scossone, si fermano nel loro moto inerte. Dal frantoio l’operaio avanza sorridendo. Quel lavoro atteso è nuovo guadagno, e la grossa macina verticale è già in movimento, il liquido verdastro e giallo paglierino verrà raccolto negli otri di coccio...e le cucine fumeranno di prelibati pranzetti per le famiglie unite nel convivio e, all’ora della merenda, i bambini si ciberanno di quel prezioso nettare spalmato su morbide fette di pane. Dal mulino un carro già discende la
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TURISMO in Irpinia,
di Agostino Della Gatta
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90 non è ’a paura, ma è lo stimolo a continuare a lavorare per il Turismo in Irpinia, per l’Irpinia… per Caposele
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ncora una volta onorato di poter dare un mio piccolo contributo a questa bella e tenace pubblicazione. Ancor di più su questo numero, il 90 che, a differenza di come classificato nella smorfia, non è ‘a paura ma è uno stimolo a proseguire, a testimonianza che la tenacia e la forza di volontà possono dare risultati di qualità e duraturi nel tempo. In questi giorni stiamo vivendo un periodo di transizione che, con grande onestà e grande senso civico, ci auguriamo possa segnare davvero una svolta per la nostra terra, una svolta tanto agognata ma mai realmente avvenuta (facendo riferimento agli ultimi 20 anni). I riferimenti sono due: il primo è la nuova compagine regionale che ci auguriamo possa attivare al meglio le
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necessarie sinergie con i territori al fine di attuare delle scelte e sinergie che possano essere condivise sin dalla progettazione, soprattutto con gli operatori economici dei territori, per poi arrivare ad una attuazione che non sia come al solito calata dall’alto senza tener minimamente conto delle singole realtà territoriali, in particolare le nostre, le cosiddette aree interne; il secondo non può che essere la Strategia Aree Interne per la città Alta Irpinia, considerata una “Area Pilota”. Dopo una serie di iter e attività di avvicinamento con risultati piuttosto deludenti, il primo appuntamento “di rilievo” è quello del 14 luglio in cui i sindaci dei 25 Comuni coinvolti (tra cui Caposele), insieme ad “esperti esterni” e con il coordinamento della Regione Campania, creeranno tre tavoli tematici (1: agricoltura,
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turismo, industria e industrializzazione; 2: scuola; 3: sanità) a cui seguirà una riunione per mettere a punto la strategia nella sua totalità che entro fine luglio andrà inviata a Roma. Sono due appuntamenti che l’Irpinia non si può permettere di perdere né tantomeno di far passare, come successo fino ad oggi, come ordinaria gestione politica di un territorio, che ha comportato solo un grande spreco di risorse pubbliche che ben poco hanno lasciato ai nostri territori, alla nostra economia. Oggi c’è la necessità di governare detti processi, soprattutto da parte dei territori e non esclusivamente attraverso la classe politica; servono condizioni certe che garantiscano una crescita culturale ed economica tale
da garantire un futuro degno alle risorse e capacità che ha l’Irpinia. Mi auguro di poterne riparlare, magari con primi risultati positivi nel numero 91….potrebbe essere un buon auspicio. Buona estate
TRADIZIONI
di storia e tradizioni. Tutti elementi preziosi che sanno aggiungere e non sottrarre alla crescita sociale e culturale di una comunità. La Sorgente, come l’acqua di Caposele, è elemento che trascina non è certo statico, stagnante. Ho avuto modo di avere tra le mani una preziosa raccolta delle diverse uscite, prezioso omaggio di un carissimo amico come Salvatore Conforti. Sfogliare quelle pagine è apparso subito un viaggio nella storia di un paese e dei suoi cittadini che, nonostante le particolarità che appartengono ad ogni singolo paese, ti fornisce elementi utili a riconoscere i molti punti in comune che si hanno, pur vivendo a chilometri di distanza. Questo
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di un altro quartiere potesse sottrarre qualche fascio posizionato già sulla pira in attesa di ardere. Anche la processione che si svolge la prima domenica dopo le comunioni e che segna il passaggio del Corpus Domini per le strade principali del paese sta smarrendo nel tempo i suoi simboli religiosi. Sono sempre meno i fedeli che durante il rito si adoperano per mantenere vivi i costumi e le usanze del credo cristiano: coperte e lenzuola preziose stese ai balconi delle case, luci accese ad illuminare le strade e gli altarini allestiti per accogliere il Corpo del Signore. Un tempo, il paese appariva completamente addobbato dalle stoffe pregiate dei corredi matrimoniali; le caposelesi, in competizione tra loro, ogni anno facevano a gara a chi esponesse la coperta più bella, e – come è facile immaginare - durante la processione, alle preghiere ed ai canti dei devoti si mischiavano i commenti e le critiche sui corredi esposti. Quest’anno ci sono stati pochi addobbi e, durante il percorso della processione, si sono contati meno altarini durante il percorso della processione. Tutti segnali di cambiamento che vedono le ragazze di oggi distratte ed attratte, allo stesso tempo, da fattori sociali diversi in continua evoluzione. La giovane caposelese al passo con i tempi preferisce senz’altro risparmiare sulla spesa del corredo antico – sostituito dai tessuti pratici e moderni di grandi catene come l’Ikea – investendo i soldi in viaggi all’estero e vacanze con amici. E come si fa a non condividere tale scelta?
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Ultimamente ho constatato una maggiore partecipazione dei giovani che con trasporto ed entusiasmo riescono ancora coinvolgere gli adulti e gli anziani nella preparazione del falò. Tuttavia l’impostazione della serata di Sant’Antonio, sempre più spesso, lascia poco spazio al fuoco acceso – simbolo della devozione al Santo – e largo spazio al cibo e alla musica, due elementi che si sono completamente diversificati rispetto al passato. Attualmente si cura di più l’assortimento delle pietanze cucinate durante la festa arricchite di nuovi sapori. Raramente si possono assaggiare “r’ patan’ cott sott a la cenr’”, principale piatto di una volta durante la sera del falò. Attualmente, sulla tavola vicino al fuoco c’è molta più abbondanza di vivande che variano dall’aperitivo al dolce. Insomma non più cibi poveri tipici della tradizione culinaria locale e non più amaretti e monachini caposelesi! Un ulteriore elemento sostanziale che è mutato nel corso del tempo e che prima era esclusivo “r’ lu faoru r’ Sant’Antonio” era la sua maestosità. In passato si faceva a gara a chi riusciva ad allestire il falò più grande e quindi si andava a svuotare le cantine e i garage di tutta la robaccia vecchia da poter bruciare e nell’ambito di almeno due chilometri dal centro di Caposele non si vedeva più una sfumatura del giallo delle ginestre che a macchia scandisce il colore caratteristico delle colline di Caposele. In passato tutti gli abitanti del quartiere si attivavano e organizzavano delle vere e proprie spedizioni per caricare sui furgoni un gran numero di fasci e, se la gara era particolarmente sentita, la notte precedente si faceva la guardia per impedire che qualcuno
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“r’ Gnnarinu Casillu”. Si registrava una numerosa presenza di bambini e ragazzi sin dalle prime ore grazie alla chiusura delle scuole, di ragazze felici ed emozionate per l’acquisto del vestito da indossare la sera, di donne stupite dalla novità dell’anno che il venditore ambulante proponeva loro e di uomini che, nell’attesa delle proprie mogli, si intrattenevano davanti ai bar o nelle piazze principali. Meno partecipate, quest’anno, sono stati anche la processione e indubbiamente lo spettacolo serale che si svolge in piazza. Difficilmente lo sguardo rimane impressionato dal fiume di folla che, fino a qualche anno fa, si riversava a passeggiare sulla strada principale del paese. Purtroppo l’aspetto sociale che emerge durante queste festività religiose è l’assenza quasi totale delle nuove generazioni disinteressate agli eventi di tipo religioso, ma anche folkloristici. Oramai i ragazzi anche durante le feste di paese restano confinati in casa in altre attività per poi uscire non prima delle dieci di sera dove incontrano il proprio gruppo di amici nei rispettivi luoghi di ritrovo, ossia davanti ai bar. Ed è proprio lì che aspettano le ore piccole tra una chiacchiera e una bevuta. I giovani moderni sembra che siano catapultati in una realtà ben lontana dalle attività e dall’atmosfera della festa di paese che un tempo coinvolgeva tutti gli abitanti. Il secondo evento più importante segnato di rosso sul calendario di Caposele è il giorno di Sant’Antonio. La data è quella del 13 giugno ed è attesa soprattutto per la ritualità dei falò serali che ogni quartiere allestisce, di solito, sin dal giorno prima.
90 SENZA..PAURA! n genere 90 nella Smorfia Napoletana significa paura. In editoria, però, il numero 90 per una pubblicazione che resiste per diversi decenni, come accade per La Sorgente, vuol dire che sforzi e passione riescono ancora ad animare persone, che con questo giornale dimostrano di amare la propria comunità, il territorio dove vivono, avendo la capacità di guardare oltre quegli steccati, spesso gabbie virtuali in cui ci si chiude a riccio. Sono ormai poche le realtà editoriali presenti nei piccoli comuni. Purtroppo, oltre a spopolarsi di persone vengono meno anche importanti pubblicazioni locali, utili alla discussione, al confronto, al recupero
di Tania Russomanno
DESTINATE A SCOMPARIRE
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gni paese si caratterizza soprattutto secondo le proprie tradizioni che nel tempo si tramandano lungo le generazioni segnando la memoria di quanti le mantengono in vita attraverso eventi sociali, riti religiosi, costumi, usanze. Caposele di tradizioni popolari – soprattutto di tipo religioso - ne ha ancora tante, ma, naturalmente, ne aveva molte di più in passato. Proprio durante questa primavera mi sono soffermata a riflettere e a considerare sui molteplici cambiamenti sociali riguardo le usanze e le consuetudini che durante l’anno emergono attraverso eventi organizzati e festività religiose del nostro paese. La prima festa religiosa, secondo me, più attesa dai caposelesi - per il semplice fatto segna l’inizio della calda stagione ed apre il calendario degli eventi festivi - è quella di Santa Lucia che cade il 13 maggio. Negli ultimi anni credo che venga vissuta ed apprezzata dai cittadini sempre con meno entusiasmo, eccezione fatta per il nuovo comitato festa che si è arricchito di nuovi giovani con tanta voglia di fare. Ciò che si avverte negli ultimi tempi è indubbiamente una minore partecipazione popolare rispetto al passato. In effetti quest’anno, già dall’inizio del giorno di Santa Lucia – ossia la mattina “r’ la fera r’ Santa Lucia “– si è potuto constatare sia la minore affluenza in paese di persone che abitano nelle periferie e nelle campagne, sia il numero alquanto esiguo delle bancarelle; sintomi questi di un cambiamento che ha coinvolto le piccole attività commerciali nei piccoli centri. Un po’ di anni fa la mattina della festa di Santa Lucia Caposele si svolgeva in modo diverso. Quel giorno il paese si risvegliava dal letargo invernale e sin dall’alba si udivano le voci confuse e il clamore del mercato. Le bancarelle si estendevano per un tratto lunghissimo che iniziava dal ponte Treddogge per poi allungarsi lungo il corso principale fino a scemare nella curva
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di Pasquale Gallicchio
perché, La Sorgente respira della nostra terra, della nostra umanità, dei nostri valori. Tutte pietre d’angolo in grado di sostenere il peso della costruzione di una comunità più vasta come quella, auspicabile, della “Città dell’Alta Irpinia”. Un obiettivo, partito non certo da qualche mese, ma da decenni spinto dall’intuizione di un altro caro amico come Vito Marchitto ex sindaco di Calitri. La Sorgente è un tassello pregiato di questa comunità allargata. Riuscire in ciò significa non impantanarsi in una lettura nostalgica della propria comunità, come spesso accade per alcuni giornali locali, dove rispolverare il passato serve a non affrontare il presente con la sua
portata a volte pesante di problematiche che interessano il tessuto sociale di un piccolo paese. La lente attraverso cui La Sorgente inquadra Caposele è di quelle di ingrandimento. Ci vuole vedere chiaro, senza pregiudizi, senza condizionamenti di appartenenza. Un rispetto che emerge nelle pagine che ho sfogliato, anche perché La Sorgente si fonde con Caposele come in una lega forte e duttile nello stesso tempo.
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Il tempo scorre inesorabile di Luigi Fungaroli
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Le Note della Redazione
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“Un albero che cade fa più rumore di una foresta che cresce” Dopo la pubblicazione del n. 89 de La Sorgente alcuni lettori hanno chiesto di sapere che cos’è la metafora della “Foresta che cresce”. La risposta è semplice: C’è chi lavora “senza far rumore”, operando per creare “eventi” che puntano a far grande questo paese: Qualche esempio: 1. La Festa europea della musica: un evento destinato a durare nel tempo 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8.
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L’albero di Natale ed il mercatino: 12-13 dicembre – in attesa della festa più bella dell’anno Concerto all’ombra del campanile- manifestazione culturale di notevole spessore La Sagra delle matasse e dei fusilli: una tradizione nata negli anni 70 e che si consolida nel tempo /La Corsa sei 3 campanili Olimpia calcio – trenta anni di successi “La Sorgente”: oltre 40 anni di storia, tradizione, manifestazioni culturali. Associazione L. Grasso: da anni provvede alla pulizia del Sele ed alla difesa dell’ambiente Vincenzo "R' Fiscinaru" : mantiene pulita la grande piazza della Sanità senza chiedere compensi a nessuno
Tutti coloro che lavorano per mantenere pulito il vicinato. Ne guadagna tutto il paese.
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commosso a nonno Emidio che sorride dandomi una pacca sulla spalla. "Non possono vederti. Ti hanno donato, però, una scena bellissima: la loro amicizia. Vale più di mille parole, credimi! Scrivulu n' gimma a lu giurnalu pcchè vi stati scurdann ch' vol rici ess' amicu r' quaccurunu!" risponde. Sorrido. Mi volto per l'ultima volta. Non ci sono più, sono diventati ricordo... Proseguiamo la nostra lenta camminata quando nonno Emidio si ferma di scatto. "Guarda lì attentamente! Ca quistu puru e scriv' indu a lu giurnalu! Li conosci?" chiede ansioso della mia risposta. "Quei due che sono intenti a leggere "Il Manifesto" sono Ferdinando e suo fratello Matuccio" rispondo sorridendo. " Il terzo invece, è Mazzariello. Vedi, con che passione parlano di politica! Voi giovani dovete prendere esempio da questi personaggi che hanno dedicato una vita per le proprie idee e per la comunità. Nun v' n' assiti che è tutto funutu perché è proprio da voi che deve continuare tutto!" sbotta. Noto che il suo carattere, a tratti burbero, non è cambiato. Il corso del paese si sta animando in questa notte di inizio estate... "Ngiamma rà na mossa! Avima vrè ch' s'adda fà p' Austu". Delle voci si distinguono tra un chiacchierio che man mano sta diventando sempre più insistente. Le conosco bene le donne che hanno appena parlato: Gerardina Cione e Gerardina Malanga. Due donne che hanno fatto del garbo, della dolcezza e dell'attivismo, elementi che hanno contraddistinto la loro esistenza. Le stesse donne che osservavo incantato per la loro passione nella preparazione delle feste dell'Agosto caposelese. "Sono belle, dolci, materne. Non si smette mai di essere madri, neanche qui..." penso guardandole. È difficile raccontare la meraviglia di questo momento. Si tratta della bellezza dei discorsi tipici di Caposele tra personaggi che, ahimè, non vediamo più lungo la nostra stessa strada. "Uagliò, mò tè ne jè..." dice nonno Emidio. Avrei voluto dire, come quando ero bambino "Ti prego, altri due minuti!" ma nonno è categorico e non vorrei farlo arrabbiare. Ci abbracciamo forte, un abbraccio che racchiude in sé le mie radici. "Vai, scappa! E scrivi l'articolo! Ca pò lu leggu!" dice fiero mentre annuisco con la tristezza di chi vorrebbe rimanere. Il tempo, però, non cancellerà ciò che nel cuore è stato impresso per sempre... Mentre corro verso casa mi faccio spazio tra visi conosciuti, visi notati in qualche foto in bianco e nero e visi che non ho mai visto prima. Sono quasi arrivato. Mi fermo un attimo. Ho il fiatone. Avverto la strana sensazione che qualcosa sta svanendo e sfocando nell'immagine di una splendida ragazza dai capelli rossi. Tutto in lei è dolce e leggero: un'immagine soave ferma lì, in quell'attimo di eternità...
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i caposelesi sparsi nel mondo si sentono sempre "miezzu a lu chianu", si rivedono giovani alle prese con i primi amori, rivedono quello che erano e quello che sono, una vita intera è raccolta all'interno delle sue pagine. Uagliò, tu non sai cosa significa stare lontano dal proprio paese. La nostra famiglia questo lo sa bene, purtroppo." dice commosso. Stringo forte la sua mano sottile e tremante. "L'ingegnere non mi vede ma lo sa che la passione verso questo giornale, l'amicizia, non viene interrotta da un "chiudere gli occhi"..." aggiunge. Si ferma. Mi fa cenno di guardare avanti. Una delle scene più belle che io abbia mai visto! Li conosco bene quei due. Il maestro Cenzino, alto, imponente nel suo cappotto color cammello, disserta su chissà quale argomento con un altro uomo più basso dall'aria di chi sa ascoltare, Pasquale Montanari, mio nonno. C'è una complicità unica nei loro sguardi, la complicità dell'amicizia vera, disinteressata. Corro verso di loro. Ci dividono pochi centimetri. Quante cose avrei voluto dire, chiedere, avrei voluto sentirmi rassicurato, guardato negli occhi. Continuano a parlare. Osservo i loro occhi completamente presi dai discorsi, dalle risate che a turno rompevano il silenzio di una Via Roma notturna. "Perché non mi vedono?" chiedo
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oglio iniziare con questa frase sperando che, soltanto dopo aver letto fino all'ultima parola, la memoria ma soprattutto il cuore riecheggi gente, volti, parole che il tempo, illusionista, cerca di far scomparire. Una notte a colpi di tamburello, di chitarra elettrica. Una notte a ritmo di musica tra la natura che, immobile, sembra essere spettatrice di tutta quella magnificenza di inizio estate. Inizio estate anomalo, però. Un venticello freddo e insistente sembra volermi svegliare dal sogno di questa estate appena arrivata. Chiudo gli occhi stringendomi tra le mie stesse braccia, lo faccio sempre quando sono infreddolito. Guardo l'iPhone che insistente, vibra più volte. Mi guardo intorno spaesato. Sono solo. Devo aver proprio esagerato! Devo tornare a casa, di corsa! Cammino velocemente per un paese deserto, c'è solo il buio a farmi compagnia. Sono all'affannosa ricerca di qualcosa di vivo che possa accompagnarmi in questo slalom innaturale che mi porterà a casa il prima possibile, almeno spero. Comincio ad avere davvero paura. Un bagliore improvviso illumina Piazza Dante. Sono quasi a casa. "Uaglio'!". Un brivido scorre dentro le mie vene. Chi sarà mai? Non voltarti, penso. Sarà qualche ubriaco che vuole scherzare, corri. "Nun ti mett' a fùi! Vieni qua! ". Inquieto, decido di voltarmi. Quest'uomo è lontano, seduto dove, anni prima, c'era
la sezione storica della Pro Loco. Mi muovo a passi lenti e cauti. In un cappotto beige, quella che sembrava essere una figura indefinita, comincia a prendere forma. Capelli bianchi, alto, davvero un bel vecchietto. Mi avvicino. No, non può essere. Comincio ad agitarmi. È Emidio Alagia, il mio bisnonno. "Ma è possibile ca nummi viri mai?!? Vuò nu gilato ra Giuliu?" mi chiede. "Grazie ma penso che a quest'ora il bar sia chiuso..." rispondo basito. Ma che cosa dico?!? Non lo so, è tutto così assurdo. Ci fissiamo per un secondo senza fiatare. Noto una sottile somiglianza. Si alza dicendo "Facimuci na camm'nata!". Si mette sottobraccio e cominciamo a camminare "a' mmondu". "In questi giorni sono stato molto impegnato. Sai, è il 90esimo numero!" dice con gli occhi emozionati e curiosi di chi sta parlando di una delle sue passioni più forti. Capisco a cosa si riferisce. Il 90esimo numero de "La Sorgente". "Abbiamo sempre aiutato io e Donato Conforti il nostro caro ingegnere e continuiamo a farlo anche adesso. È grazie a "La Sorgente" se
Cultura
LA TERRA E’ VITA
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AR L'autore del Libro "Terra" durante la sua esposizione
nio Rugli
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Un grazie, il suo, che passa necessariamente attraverso il riconoscimento di quella identità che ci rende tutti partecipi di un mondo e di una sensibilità che ha radici lontane. Il senso dell’appartenenza come requisito fondamentale per la rinascita dei nostri territori e delle nostre comunità, è questo il messaggio forte e chiaro che ricavo dalla lettura di queste pagine. Una bella storia dunque, una storia con al centro la terra intesa non solo come territorio ma anche come entità materiale, come qualcosa che si prende nel pugno di una mano e produce ricchezza. La terra è vita, è futuro, il presente e il passato, tiene le persone legate al luogo di nascita e in molti casi ne determina il destino. Riscoprire il valore della terra è quello che dovremmo fare tutti noi in quanto caposelesi e in quanto partecipi di questo mondo, dovremmo cercare di avere più cura di noi stessi in quanto comunità, essere capaci di assumerci le nostre responsabilità in nome del bene comune. Dovremmo ricominciare a rispettare di più le nostre terre soprattutto dal punto di vista ambientale e paesaggistico, valorizzando quello che abbiamo (le sorgenti per esempio) cercando di tutelare le nostre risorse anche a costo di provocare, come fecero le generazioni precedenti, una mobilitazione collettiva permanente per difendere la nostra identità. Tutto questo però passa inevitabilmente attraverso i comportamenti individuali e collettivi di ciascuno di noi e fino a quando non riusciremo a capire che difendere le nostre terre vuol dire difendere noi stessi non avremo niente di buono da raccontare alle generazioni che arriveranno dopo di noi.
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Il romanzo è dunque innanzitutto un prezioso documento storico che ripercorre e ricostruisce la nostra storia, anche quella di Caposele, attraverso le lotte condotte per la conquista di un futuro migliore. Ma “TERRA” è anche la fotografia fedele di un’altra storia, quella sociale, che in quel periodo e anche dopo ha condizionato in maniera pesante la vita delle persone. Una situazione di abbandono e di miseria, di angherie e soprusi, di violazione sistematica delle libertà più elementari che ha portato alla mortificazione di intere generazioni ma al tempo stesso, come naturale reazione a questo stato di cose, ha alimentato quello spirito di condivisione, di solidarietà, di aiuto reciproco che ha consentito all’Italia di vivere una stagione di riscatto e di progresso. Penso a quelle generazioni che sacrificando la propria vita hanno consentito a tutti noi di godere di un mondo pacificato al riparo (almeno per il momento) dall’incubo della guerra causa di distruzione e di immani sofferenze. In quest’ottica, troverete ritratti di persone, descrizioni, paesaggi e situazioni che possiamo tranquillamente ritrovare nei nostri Paesi ricostruiti attraverso il ricordo dei nostri nonni e dei nostri genitori. Dunque, un motivo in più per leggere queste pagine. Non solo storia politica e sociale ma anche storia di terremoti. L’autore parla diffusamente di quello che il 23 luglio 1930 distrusse Bisaccia, Lacedonia, Aquilonia con tutto ciò che ne derivò per l’esistenza di tante persone. Diventa automatico il riferimento all’altro quello più recente e devastante del 23 novembre 1980 che ha lasciato ancora oggi ferite profondissime in ciascuno di noi. Molte cose sono cambiate da quel giorno e la nostra vita è ricominciata da lì, un nuovo cammino fatto di contraddizioni, di delusione, smarrimenti, amarezze, inseguendo il miraggio di uno sviluppo vero che non c’è mai stato lasciando il nostro territorio nella sua dimensione di sempre, quella di terra di emigrazione assolutamente periferica. A tenere insieme tutto quanto c’è la tenera storia d’amore tra il protagonista e Lucia che testimonia del ruolo fondamentale delle donne nelle vicende umane e nelle lotte sociali dei nostri territori, ruolo che non è stato mai riconosciuto veramente e che andrebbe studiato con la necessaria attenzione. Come si vede, tante sono le buone ragioni per leggere questo romanzo, lo sono le ragioni stilistiche, scrittura agile e coinvolgente, lo sono le ragioni emotive che sono alla base del testo vale a dire l’attaccamento del figlio nei confronti di suo padre. Ma sono buoni motivi anche le ragioni che hanno portato Pasquale Gallicchio a voler dire grazie alla sua terra, l’Alta Irpinia, la nostra terra, volerle rendere omaggio per quello che ha saputo dare anche in termini di sofferenza interiore e sacrifici. Perché spesso è proprio grazie alla sofferenza che si riesce ad apprezzare il valore della vita.
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“Lucia pensa a come morirà. Una volta spirata, le metteranno un po’ di terra in bocca. E’ una vecchia tradizione. Qui la terra è vita, per questo il defunto si porta con sé un pizzico di terra”. Questo breve brano è tratto dall’ultimo romanzo di Pasquale Gallicchio, intitolato “TERRA” che abbiamo avuto il piacere di presentare a Caposele lo scorso 9 maggio nel solco di una proficua collaborazione tra l’Associazione culturale “Sorgenti di Sapere”, ”Pubblica Assistenza” di Cesarina Alagia, “PRO LOCO” e il periodico “La Sorgente”. Giornalista, scrittore, ex amministratore, per lungo tempo dirigente provinciale del Partito Democratico, Pasquale Gallicchio ha voluto richiamare ciascuno di noi a una riflessione individuale e collettiva sulla nostra dimensione umana e civile. La storia, ambientata nell’ultimissima fase del regime fascista, è tante cose insieme. Innanzitutto, è la storia politica dell’Alta Irpinia e del Sud. E’ una testimonianza diretta della lotta che ha dominato tutto l’Ottocento e parte del Novecento tra i cosiddetti “galantuomini” e i “cafoni” (quella che oggi chiameremmo in maniera più semplicistica lotta tra ricchi e poveri) vissuta attraverso gli occhi puliti di un ragazzo che sogna un mondo e un futuro migliore ma è costretto a vivere ogni giorno nell’oppressione e nella miseria. Oppressione e miseria causate dal fascismo e dal regime sanguinario ad esso collegato. Nel racconto lucido di quei giorni emerge in tutta la sua portata il connubio perverso che portò i cosiddetti “galantuomini” ad allearsi con i fascisti contro gli interessi della povera gente avvalendosi della complicità dei tanti che preferirono mostrarsi “indifferenti” rispetto a quello che stava avvenendo. E’ un po’ la storia che si ripete oggi quando facciamo finta di non vedere e non sentire, addirittura di non capire di fronte alle ingiustizie, ai soprusi, alla corruzione, alla limitazione dei diritti e all’offesa della dignità delle persone. Tutto questo nel fallace convincimento che tutto quello che avviene a un palmo di distanza da noi non ci riguardi e non meriti alcuna attenzione da parte nostra.
Antonio Ruglio animatore dell'iniziativa
Pasquale Gallicchio oggi si occupa, a tempio pieno, di telegiornalismo su una Itpina Sannio TV , emittente a noi molto cara perchè guidata da un nostro compaesano: Gerardo Calabrese.
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Questo è il testo del discorso tenuto sotto l'Albero pochi minuti prima della sua accensione. Per motivi tecnici, non tutti hanno potuto ascoltarlo, lo riproponiamo qui, ringraziando Annalisa Casale, che, nonostante la grande emozione, lo ha letto, interpretando le intenzioni di tutto lo staff organizzativo.
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grandi culture: la Quadriglia di Caposele e la Tarantella Montemaranese col maestro Roberto D’Agnese, e l’esibizione delle scuole di ballo dei più piccoli tra le strade del paese. Anche per questa manifestazione, si è organizzata la ormai famosa Tombola Itinerante, che ha visto due fortunati vincitori usufruire di un week-end (all inclusive) in una capitale europea. Piccole soddisfazioni, grandi aspettative ed ambizioni per il prossimo anno…La volontà, l’intenzione, è quella di migliorarci e migliorare l’evento, istituendo una due giorni (presumibilmente il secondo weekend di dicembre), coinvolgendo sempre più attivamente tutti con nuove attività. Diamo solo una piccola anticipazione; questa manifestazione vuol essere la festa di tutti, ma in modo particolari dei più piccoli e proprio per loro sono in serbo tante sorprese: si sta pensando di allestire “Il laboratorio di Babbo Natale” , con giochi, animazioni, attività manuali e tanto divertimento. Siamo orgogliosi e fieri di questi risultati, perché ancora una volta in questa comunità, si è dimostrato tanto entusiasmo, passione ed abbiamo avuto l'onore di meritare la vicinanza, il sostegno e l’aiuto di tutti nel credere in noi e nel grande sogno che ormai appartiene a tutta la cittadinanza di Caposele! Vi aspettiamo il prossimo dicembre, sperando di far sempre meglio, grazie all’appoggio e alla collaborazione di tutti. Buone vacanze!
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Un unica manifestazione, due associazioni organizzatrici: l'Associazione Culturale S.I.L.A.R.I.S. ed il Comitato Popolare "un Albero per Tutti". Grazie al contributo finanziario messo a disposizione dal Comune di Caposele, alla generosità dei tanti cittadini, dei commercianti, degli albergatori, è stato possibile realizzare ed ammirare l’addobbo per l'Albero di Natale vivente più alto d'Europa, l’Albero a Materdomini, l’allestimento degli addobbi da piazza Sanità fino a tutto il corso, ed assistere ad una bella manifestazione di musica, artigianato, gastronomia, mostre, laboratori, animazioni ed incontri, con la magica atmosfera del Mercatino di Natale. Anche quest'anno, con il ricavato della serata, si è provveduto ad effettuare una donazione a tre diversi enti che si occupano della ricerca sul cancro, per la considerevole cifra di euro 1.600. Un ringraziamento va alle strutture alberghiere di Materdomini, le quali hanno accettato di offrire ai turisti in visita nel nostro paese, la possibilità di usufruire di un pacchetto molto vantaggioso che comprendeva pernottamento, visita alle basiliche, ai musei ed alle sorgenti ( a cura del SIMU Caposele e dell’associazione Gerardina di Materdomini), ed addirittura lo spostamento con navetta MaterdominiCaposele. Doveroso a tal proposito, un ringraziamento all’amico Gaetano Vitale: prezioso è stato il suo contributo di “aggancio” tra le diverse agenzie viaggio e il suo servizio di navetta, effettuato completamente a titolo gratuito, durante la serata del 13 dicembre. I risultati non sono tardati ad arrivare e (permettete una punta di orgoglio), per la prima volta, nel nostro paese si è potuto assistere ad un turismo non prettamente (solo) religioso e, soprattutto, in un periodo in cui le strutture alberghiere, sono in semi stand-by. Abbiamo avuto la sensazione di aver smosso per qualche giorno(nel nostro piccolo, ovviamente!), l’economia locale. L’affluenza di turisti giunti a Caposele ad ammirare il nostro Albero di Natale, si è protratta anche nei giorni successivi e per il tutto il periodo delle festività natalizie! Prezioso quest’anno l’intercessione del PresidenteVanni Chieffo alla manifestazione e la successiva collaborazione con il Gal Irpinia. L’interessante seminario con la presenza di illustri ospiti: “Prospettive dell’artigianato artistico e tradizionale e dell’imprenditoria al femminile dell’area Gal”, la fornitura dei 50 gazebo per gli espositori del mercatino, i giochi di luci artistiche, la filodiffusione disposta per tutto il corso, hanno senza dubbio elevato qualitativamente il livello organizzativo e culturale dell’evento. Grande successo con “l’incontro” di due
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"Un Albero per Tutti" e per il "Mercatino di Natale
"Buonasera a tutti! Rieccoci qui, tutti insieme, a Caposele, per riaccendere questo nostro albero di Natale, un albero diverso, un pò speciale. Un albero che è sicuramente tra i più alti d ’Europa ma per quello che rappresenta per noi, è addirittura il più alto del mondo! Come molti di voi sapranno, abbiamo realizzato questa iniziativa per la prima volta l’anno scorso, per esaudire il desiderio di una persona che non c'è più, e dedicare la luce dell’albero alle tante persone che prematuramente hanno lasciato un vuoto in ogni uno di noi, facendo in modo di farlo divenire patrimonio di tutto un paese. Questa sera infatti siamo in tanti,
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sempre di più, ad accendere questa luce, ad illuminare con la luce sempre nuova della speranza e della solidarietà un paese, una comunità, tutti voi riuniti qui e tutti gli altri che verranno! Un piccolo gesto il nostro, per ricordare chi si è spento in quella luce ma, soprattutto, per chi oggi ha bisogno di questa luce, per ricavarne un supporto e nuova forza da usare contro le avversità della vita. Un piccolo gesto per un obiettivo gigantesco. Ecco perché siamo qui! Accendiamo questa luce allora ma teniamola accesa anche dopo le feste! Continuiamo a ricordare perché abbiamo acceso quest’albero e andiamo avanti con le nostre vite, tenendo sempre ben presente la sua luce! Ricordo che tutti i fondi ricavati da questa iniziativa saranno, come sempre, devoluti in beneficenza e nello specifico andranno a finanziare le attività di ricerca sul cancro. P e r m e t t e t e c i d i f a re q u a l c h e ringraziamento. Il nostro grazie va al Comune di Caposele, per il contributo donatoci; all'associazione Festa della Nutella per aver reso questa serata più dolce; ai commercianti di Caposele e Materdomini, a tutte le strutture alberghiere
che hanno aderito al pacchetto week-end siglato con noi; al Gal Irpinia per la preziosa collaborazione e per aver creduto in questo progetto; ad Ernesto Donatiello, per aver curato la promozione sui social network; Lucia Colatrella per la grafica; alla ditta Luongo per la tanta pazienza avuta nonostante le mille difficoltà , la Ditta Ciccone; Tutti gli espositori che hanno arricchito il Bel Mercatino di Natale; Gaetano Vitale per tutto il supporto datoci; a tutte le associazioni e ai ragazzi che ci hanno donato anche solo un minuto delle loro giornate per far si che questa serata riuscisse. Vi ricordo infine che è ancora attiva la campagna pubblicitaria che prevede di raccogliere tutte le foto scattate sotto l’albero per pubblicarle sui social network. Fate foto e non dimenticate l’hashtag #unlberopertutti! Ringraziamo nuovamente tutti voi, vi auguriamo una bella serata… sperando sempre che quest’albero e quello che rappresenta, siano un obiettivo comune sul quale puntare e per il quale operare sempre: la solidarietà! E ora chiamo Giuseppe Casale , per accendere, ancora una volta UN ALBERO PER TUTTI ! Grazie!
Storie
UNA STORIA, UNA VITA, UN PAESE
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di Cesarina Alagia
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sottraendo loro gli affetti più cari: Pinuzza e la sua intera famiglia, i figli ed il marito di Faluccia. È difficile riprendere la vita dopo una simile tragedia, ma è la vita stessa che ti riprende in un'apparente normalità, in una quotidianità che scorre nonostante ci sia la morte nel cuore, una morte così dura e nera come gli abiti che Alfonsina e Faluccia indosseranno da quel tremendo giorno. Alfonsina però non cede, c’è Gerardo il figlio che abita a Milano che, essendo il maggiore dei figli, diventa il suo punto di riferimento, essenziale per andare avanti ed affrontare l'ennesimo dolore, la morte del caro marito avvenuta nel 1990. Alfonsina non crolla nemmeno adesso, il legame con Gerardo diventa sempre più forte, ma un destino crudele, nel 2005, le sottrae il figlio adorato. A questo punto Alfonsina avverte tutta l’atrocità che la perdita, prima di Pinuzza e poi di Gerardo significano. È assurdo, inaccettabile che una madre, debba sotterrare i propri figli. Cosa sarà adesso di lei, come farà ad andare avanti, sapendo che anche la figlia Faluccia ha la morte dentro per la perdita degli adorati figli e del marito. Gaetano, l’altro figlio che abita a Salerno, dopo la morte di Gerardo, assolve oltre al naturale ruolo affettivo, anche al ruolo di rappresentare, per Alfonsina e per Faluccia, il necessario sostegno per continuare ad andare avanti, nonostante tutto. Tutte queste tragedie sottopongono Alfonsina ad una prova che è troppo grande, una prova che tocca il suo cuore per sempre, ma che non distrugge la sua forza, fatta di una dolcezza che guardandola, ti fa desiderare di accarezzare i suoi candidi capelli e le sue mani che tanto hanno dato e che oggi sì intrecciano così spesso, accompagnando la mente che insegue chissà quali domande, senza peraltro avere risposte. I giorni così passano, scanditi dai tanti ricordi di vita vissuta. Arriva così il 3 dicembre del 2014, quando Alfonsina, circondata dall'affetto di quanti la amano, compie 100 anni; é un giorno in cui le assenze si fanno sentire più che mai, ma Alfonsina va avanti… Io mi ritrovo ad ascoltarla, già sapendo che il suo racconto non può esaurirsi in pochi incontri, lei é depositaria della memoria della sua famiglia, ma anche della nostra comunità, la sua fa parte della la nostra memoria storica. Io continuerò ad attingere ai suoi ricordi, ad immergermi in un passato lontano nel tempo, ma che ascoltando i suoi racconti, mi scorre davanti vivo e presente ed è questa la forza che Alfonsina trasmette e che vorrei condividere con chi leggerà questo scritto.
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Alfonso è così libero di tornare al suo vero interesse, cioè Alfonsina; i primi timidi sguardi avvengono mentre la ragazza sì reca in chiesa. Passa un po' di tempo ed un giorno la ragazza dice al giovane che è cosa opportuna presentarsi ai suoi genitori, i quali acconsentono al fidanzamento in quanto Alfonso è un bravo giovane, esperto falegname e gran lavoratore. Il giorno del matrimonio, Alfonsina è radiosa nel semplice abito bianco con il tradizionale velo a strascico; i due giovani vanno ad abitare in una casa di proprietà degli zii di Alfonso che vivono in una casa attigua, con i suoceri di Alfonsina e con i loro figli. La giovane divide il suo tempo tra i lavori di casa e i lavori nei campi; successivamente assisterà anche i due anziani zii che non avendo figli, strumenteranno la casa ai due sposi. Dal matrimonio nascono quattro figli Gerardo, Faluccia, Gaetano e Pinuzza. Intanto l’Italia viene sconvolta da un tremendo evento bellico, la seconda Guerra Mondiale. Anche a Materdomini la situazione è critica; i bombardamenti si susseguono incessantemente, pertanto Alfonsina ed Alfonso conducono la famiglia , con altre persone, sotto la Chiesa di San Vito e Alfonso, periodicamente, si reca con un asino a Materdomini a pigliare i viveri, mettendo a repentaglio la sua stessa vita. Dopo San Vito la famiglia si trasferisce, per un altro paio di mesi, in un pagliaio in contrada Bosco nel podere di proprietà di Ceres Giovanni. Sono tempi molto duri; la Casa del Pellegrino viene adibita, dalla Croce Rossa ad Ospedale, mentre al piano di sotto vengono accolti dei bambini, rimasti orfani e sfollati dai loro paesi di provenienza. Finalmente la guerra finisce, Alfonsina ed Alfonso nel 1947, decidono di aprire per conto proprio, una trattoria (dov’è oggi l'attuale Jerry Pub) tale esercizio funzionerà per sei mesi l’anno come ristorazione, mentre come locanda tutto l'anno e vengono ospitati, oltre ai pellegrini, anche le maestrine forestiere che insegnano a Materdomini. In occasione della festività di San Gerardo di settembre, il giorno precedente, viene imbandita la tavola dei poveri a cui, inizialmente, partecipano persone che vivono una situazione di estrema povertà quali Donato di Porzia, Gerardo Chichione, Vicienzu la Cammisa e tanti altri; poi questa tradizione, voluta dal Santo dei poverelli, finisce. Nella vita di Alfonsina si alternano momenti sereni a momenti di sofferenza ad esempio, quando, le muore la mamma, a soli cinquant'anni; ma lei va avanti con grande forza e determinazione. I dolori per Alfonsina non sono finiti; il tempo è passato, i figli sono sposati e lei ha tanti bei nipoti; siamo nel novembre del 1980, esattamente la sera del 23 novembre, quando Caposele viene sconvolta da un catastrofico e terribile sisma; una tragedia immane si abbatte sulla famiglia di Alfonsina e della figlia Faluccia
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a storia della nostra comunità rischia di svanire dentro lo scorrere di un tempo che tutto cancella. Eppure la storia di Caposele, costituita da spaccati di vita che appartengono a noi tutti, a prescindere dal tempo in cui sono avvenuti, è un'antologia di quotidianità di gente comune, ma è anche antologia di episodi di coraggio, di forte sofferenza, di impegno civile, offuscati, a volte, da situazioni di ingiustizia e di prevaricazione. È una storia, quella di Caposele, che va conservata e tramandata, perché parte integrante di noi, di quello che oggi siamo e che ci distingue, per le nostre peculiarità, da altre comunità. Mantenere vive le nostre radici è quanto avviene con le pagine de “La Sorgente” che, giunta al suo 90º numero di pubblicazione, ha saputo, in questi quarant'anni di attività, essere ricordo della nostra storia, ma anche fotografia della realtà attuale. Le pagine del giornale hanno pennellato i diversi spaccati di vita di Caposele dando la possibilità di ritrovare brandelli di vita vissuta; gli anziani hanno così la possibilità di rivedersi in tanti ricordi, i giovani possono comprendere il substrato che ha determinato, per alcuni versi, la realtà dei fatti odierni. A proposito di memoria storica, qualche settimana fa, sono andata con le ragazze del Servizio Civile Volontario, a fare visita ad Alfonsina Testa, una dolce signora che il prossimo 3 dicembre compirà 101 anni, è una signora dal cui sguardo, nonostante le tante sofferenze vissute, traspare un'infinita tenerezza e, nel contempo, una grande forza, a tratti offuscata, dai tristi ricordi che si spingono prepotentemente nella sua mente. Ad un certo punto della visita, i nostri sguardi si sono incrociati e con essi la mia voglia di chiedere, di ascoltare e da parte sua, il desiderio di raccontarsi e di
raccontare... Alfonsina, chiamata affettuosamente Lelella dal padre, nasce a Materdomini nel 1914 dopo che i genitori si sono spostati da Caposele, perché la mamma è chiamata dal superiore dei Padri Redentoristi affinché sposti la taverna "ra lu chiazzinu r' lu guardiu" appunto a Materdomini per offrire un posto di ristoro ai pellegrini. E così a Materdomini si ha il primo ristorante denominato prima “Ristorante del Santuario” e poi “Ristorante Testa”. Alfonsina con le tre sorelle Maria, Gerardina e Ninuccia e i due fratelli Salvatore e Nicola, cresce in un unico ambiente (l'attuale negozio di oggetti sacri dei Padri Redentoristi) dal quale la mamma, saprà sapientemente ricavare più spazi sia per la famiglia che per i pellegrini, dividendo il tutto con dei tendoni. La bambina impara presto "l'arte" di cucinare con una tale maestria che, a soli 12 anni, le consentirà di preparare un gustosissimo pranzo per venti persone, ottenendo l'apprezzamento di Don Pasquale Ilaria, il famoso trascinatore di folle, Don Pasquale che a Materdomini era solito pranzare. Il tempo passa ed il locale, nel 1933, viene trasferito in un posto più ampio e cioè nei locali sottostanti la costruenda “Casa del Pellegrino” la cui costruzione sarà ultimata nel 1938. Il padre Giuseppe, detto "Peppu lu Napolitanu" (perché originario di Napoli) abbandona il suo mestiere di calzolaio, per aiutare la famiglia nella conduzione del ristorante e tutti, genitori e figli, si adoperano, già da piccoli, a dare il proprio contributo per migliorare la loro situazione. A Materdomini non c'è una scuola e così Alfonsina impara i primi rudimenti del leggere e dello scrivere da alcune signorine di Calabritto in un'angusta stanza di una casa privata; in seguito, da Caposele, sale il maestro Don Camillo Benincasa ed Alfonsina frequenta fino alla terza elementare. A settembre del 1929, a Materdomini, si festeggia l'inaugurazione della basilica di San Gerardo; la ragazza dice di non aver mai visto tante autorità come in quell'occasione, tra queste il Cardinale Ascalese di Napoli e circa 100 carabinieri che agli occhi di Alfonsina, sembrano fieri e coraggiosi cavalieri pronti a sguainare la spada per accorrere in aiuto di chi fosse in difficoltà. Gli anni passano e Alfonsina diventa una bella giovane che attira l'attenzione di Alfonso Malanga, al quale, però, la ragazza, nonostante sia interessata, non dà segno di ricambiare il sentimento per un eccessivo senso di pudore. E così Alfonso, pressato dai genitori e da due zii che vivono con loro e con gli otto figli, chiede la mano di una benestante giovane di Caposele. Al momento di “combinare il matrimonio” l'accordo viene meno in quanto le due famiglie dissentono sulla dote, cosa che, a quei tempi, avveniva spesso, perché i matrimoni erano decisi dai genitori, per motivi tutt'altro che sentimentali.
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grande Gerardo Montanari, destinati ad occupare, nella sua grande 1100 sei posti, i “trapuntini”, lasciati spesso liberi, per il ritorno, dai tanti emigranti che, in quel periodo, partivano numerosissimi dal porto di Napoli , con la più frequente destinazione delle Americhe del Sud. Gerardo lasciava emigranti e loro familiari al Porto di Napoli, indi raccoglieva i Collegiali sparsi che così, prima del viaggio di ritorno in paese, assistevano alle navi che prendevano il largo, con gli emigranti che agitavano i loro fazzoletti per il saluto. Esperienze che hanno lasciato segni profondi, perché spesso quelli che partivano erano amici, vicini di casa, nello scenario di un paese che così si andava svuotando e cambiando. Al ritorno in paese – dove si arrivava la sera tardi – rimanevano i parenti, accompagnatori degli emigranti, spesso confinati nel sedile posteriore ed immersi in impenetrabili silenzi. A distanza di oltre 50 anni, il caso ha voluto che io abbia incontrato, in Brasile, a San Paolo, per il pranzo pasquale, in casa di comuni amici, proprio la stessa persona, carissima vicina di casa, che raggiungeva il fidanzato, accompagnata dal di lui fratello. Ma ritorniamo al punto di partenza. Ed eccoci ai primi anni 50: Pius XII imperante. Il mio ricordo non può prescindere, ovviamente, da quella che era la realtà diffusa nella maggior parte delle zone, per così dire, a tradizione e vocazione rurale. Era appunto questo, infatti, il bacino di utenza che immetteva giovanili risorse negli affollati Collegi di un tempo. La mia provenienza geografica era l’Alta Irpinia, territorio molto simile e comune a quello del Cilento, della Lucania e della stessa, allora lontanissima, Calabria. In tutte queste località, le Scuole Medie erano rarissime (risale soltanto al 1963 la
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Sono trascorsi oltre cinquanta anni dalla epocale riforma della “Scuola Media Unica”, che cambiò la storia culturale e sociale delle popolazioni di Caposele. Subito dopo, anche la nascita del Liceo Scientifico, primo grande laboratorio che consentì alla sana gioventù caposelese di allontanarsi, per la prima volta, dalla propria casa originaria al compimento già della maggiore età (che prima ancora si raggiungeva soltanto al ventunesimo anno!). Si ridiscute, ora, di una imminente grande riforma ed è forse, il caso di documentarci su quello che era l’obbligato percorso di chi, all’età di appena 9-10 anni, non aveva altra scelta che confluire nei vari Collegi disseminati in regione e fuori regione, di natura laica o religiosa. …E qui comincia l’avventura del Sig. Bonaventura! Non parliamo, però, del “Corriere dei piccoli” ma di tante, tante, storie vere che hanno accompagnato difficili, a volte drammatici, percorsi umani e scolastici dei giovani Caposelesi, ora anziani Professionisti, affermati e sparsi per il mondo. È pur giusto che i giovani di oggi riflettano su questa realtà, ormai “preistorica”, che, tuttavia, ha interessato le generazioni degli ultrasettantenni cui appartengo che, forse, anche per questo, sono portati ad essere meno “tolleranti” nei confronti di talune baldanze giovanili che non hanno alcun pregio e certo non portano lontano! Soltanto in via esemplificativa – e senza alcuna pretesa autobiografica – eccovi uno dei frequenti percorsi, comuni a tanti “giovani studenti”, già “scolari” in Caposele. Prima ancora, però, di scendere nel dettaglio della tipica vita collegiale, è opportuno ripercorrere alcuni passaggi relativi alle condizioni di viabilità, per raggiungere le varie sedi e per i relativi rientri in paese per le vacanze natalizie, pasquali ed estive. I più fortunati erano prelevati dal
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di Ezio Caprio
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contro la pancia di un Assistente in abito talare che, in una fredda sera invernale, mi fece trovare il letto rivoltato perché, a suo dire, “non era stato rifatto bene”. Gli obiettai che non eravamo lì per imparare a “rifare bene il letto” e, dunque, mi limitai a ricomporlo frettolosamente. Ma anche questa volta non andava bene ed il letto fu nuovamente rivoltato. Di qui la mia violenta reazione, che, di fatto, segnò una prima svolta nella mia vita. Da quel momento, infatti, io venni individuato (ed apostrofato) come “il ribelle” ed ebbi un seguito di vita collegiale difficile, costellata da frequenti punizioni “all’angolo!”. Così, a conclusione del triennio delle Medie, Don Tittarelli suggerì il mio trasferimento al più prestigioso Collegio “Villa Sora” di Frascati dove avrei meglio potuto completare l’intero ciclo di studi liceali. Ma aihmè, ivi giunto mi ritrovai in una realtà del tutto diversa e non affatto “migliore”. Il contesto umano totalmente cambiato: vi era addirittura l’obbligo di una “divisa interna” (con risibili pantaloni alla zuava, sia pure in pregiato tessuto). Un severissimo e sarcastico docente di latino e greco e compagni di scuola “difficili” dall’arrogante accento romanesco. Sicché, tra questi, individuai un simpatico romano di origini calabresi che aveva da poco raggiunto il Papà, noto avvocato in Roma che però non poteva provvedere direttamente alla Sua assistenza. Nacque subito tra noi un sodalizio, sostanziato da identità comportamentali e caratteriali, del tutto dissimili dal contesto ambientale in cui ci eravamo trovati catapultati. Una piccola scintilla provocò un incendio. Dopo appena un mese di permanenza,
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(dell’altro millennio)
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La gioventù Caposelese negli ultimi anni Cinquanta
riforma della Scuola Media Unica) e, per tutti coloro destinati “allo Studio” il primo trampolino era rappresentato dall’esame di ammissione alla Scuola Media che coincideva con il primo allontanamento dal grembo familiare e locale. Sicché, ognuno di noi si preparava spiritualmente per tempo al grande passo. Ed il primo giorno di Collegio era, in realtà, un giorno temuto ed atteso insieme; un primo giorno per tanti giovani, che, all’improvviso, nelle grandi camerate affrontavano la prima notte lontano da casa. Il Collegio “San Michele” di Castellammare di Stabia era incuneato in un’altura posta alle falde del Monte Faito, prospiciente il Golfo di Napoli, attraversato dai pilastri della Funivia che scandivano i ritmi metallici del suo regolare e magico passaggio ed anche noi “interni” eravamo come attratti, sospesi ad un filo, verso l’alto, provenienti da un mondo ormai lontano. Nel Collegio era tutto il nostro nuovo Universo. Vi erano le prime tre classi delle medie e poi due classi del Ginnasio, tutte aperte anche a pochi “esterni”. Le “matricole” erano accolte ed incoraggiate dagli anziani e subito si stabilivano i circuiti di appartenenza e la solidarietà rappresentava la regola. La coesione maggiore si registrava nelle ore di “ricreazione” e le squadre di gioco stabilivano le regole di una convivenza che si protraeva fino al “refettorio” dove venivano divisi e rapidamente smaltiti i rifornimenti di provenienza, che si rinnovavano con l’arrivo puntuale di nuovi pacchi in cui ogni Mamma metteva di tutto. Si registrava cioè l’incantesimo di una solidarietà trasversale. Di questa solidarietà il massimo comune denominatore era rappresentato dalla sostanziale omogeneità di tutti i Collegiali. Non a caso ricordo la significativa traccia – per noi però al momento del tutto oscura – che, nel primo giorno di scuola, in prima Media, un valoroso professore di lettere scrisse alla lavagna: “Age quod agis!”. Don Gaetano Tristano – questo era il nome del Docente – ci illustrò subito la traccia, che era in fondo tutto un programma della nuova vita “Fai (bene) ciò che stai facendo!”. Al Signor Rettore era riservata l’ultima parola della giornata: era quella della “Buona notte”. In realtà, si trattava di un breve messaggio che conteneva un preciso concetto, arricchito da un esempio di vita vissuta con frequenti richiami alla vita di Don Bosco. Il Rettore era, allora, una signorile e dolcissima figura: Don Enrico Tittarelli, insigne Umanista, autore di magnifiche pubblicazioni di lingua latina (edite da SEI). Suo, soprattutto, il merito di aver reso più “sopportabile” il peso della vita che si svolgeva all’interno del Collegio, con metodi non sempre, in verità, all’altezza del Suo stile. Omnia munda mundis! Ricordo ad esempio di un episodio che mi indusse a scagliarmi fisicamente, con tutta la mia prorompente energia di allora,
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incontaminati ed inalterati luoghi degli anni lontani. Ed infatti, le vacanze estive erano una volta molto più lunghe di quelle attuali (che, nella prossima riforma verranno ancora più accorciate). Pertanto, prima di rientrare nei Collegi (in quello di Castellammare fui raggiunto da ben altri cinque compaesani) vi era la consuetudine di partecipare, nei primi giorni di ottobre, alla novena di S. Gerardo, che rappresentava anche una piacevole occasione di incontri, lungo la strada pedonale di collegamento che partiva dal ponte di Caposele e si inerpicava verso la collina di Materdomini, ove era d’obbligo una breve sosta nell’allora unico Caffè di Antonio Zarra. Al ritorno dalla novena, spesso si proseguiva lungo l’opposto fronte collinare per partecipare all’inizio della raccolta delle castagne. E ancor dentro mi risuonano i canti delle giovani donne le cui note musicali si propagavano e diffondevano affievolendosi, in quella magica atmosfera: “…..All’alba se ne parte il marinaio!...”. Ezio Maria Caprio
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non richiesto “nulla osta”, sicché dovetti “riparare” presso altro Istituto “parificato” che, nella specie, fu il Convitto Nazionale di Salerno. Fin qui la cronaca, assolutamente fedele ed autentica. Il percorso per Frascati era affidato alla più giovane e sportiva guida di Vittorio Nesta con la sua brillante ed elegante 1400 Diesel Fiat nera. Non essendoci ancora l’autostrada per Roma, era di obbligo il passaggio attraverso la “fettuccia” di Terracina, ove Vittorio superava i 100 km all’ora! In occasione di un rientro vacanziero, persistendo il fenomeno migratorio, sempre a cura di Vittorio, fui “prelevato” dal Collegio per raggiungere il vicino Aeroporto – allora c’era solo quello di Ciampino – da dove partiva, quella volta, il carissimo Filippo Alagia, grande Caposelese da poco scomparso. Anche Filippo, da poco deceduto negli U.S.A., raggiungeva la Moglie ed è stato tra quelli che più spesso sono rientrati in Caposele, soprattutto da “pensionato”. Mi piace ricordarne un nostro ultimo recente incontro, alla confluenza di due strade interpoderali che discendono dai Castagneti di S. Biagio. Eravamo entrambi alla riscoperta degli
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Ma noi eravamo immensamente felici: durò due giorni e due notti la nostra provvisoria postazione ed al terzo giorno, nei pressi di Piazza del Popolo, dei baffuti Signori in borghese dovettero individuarci nel mentre ci accingevamo ad entrare in un Cinema e fummo accompagnati presso un vicino Commissariato e di lì all’indomani, dopo una notte trascorsa sul tavolaccio (la Polizia Femminile non era stata ancora istituita) fummo riaccompagnati a “Villa Sora”. Ed è qui che si apre un nuovo capitolo. Essendo stati bollati come “mele marce” non ci fu infatti più consentito alcun contatto con gli altri collegiali se non durante le ore di lezione: per il resto della giornata – e fino alle vacanze natalizie – rimanemmo segregati in un salone riccamente affrescato (era la Sala degli Orazi e Curiazi) dove consumavamo anche i pasti, trascorrendo interminabili ore di “meditazione”. Personalmente, ho a lungo riflettuto intorno al mito salesiano del “metodo preventivo”. Ed ancora oggi non sono pervenuto ad una soddisfacente risposta. Sta di fatto che, all’esito di quel tormentato anno scolastico, insieme alla pagella (con un quattro in greco ed un quattro in matematica) fu spedito a casa anche un
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avevamo iniziato lo Studio dell’Eneide in latino e ritenemmo entrambi di poter commentare, una sera a cena, una brodaglia che ci venne servita (forse per caso) quasi del tutto priva della “pastina”. Elevammo ironica protesta con l’Assistente di turno, riferendoci al naufragio di Enea: “rari Nantes in gurgite vasto”. E fu, invece, il nostro naufragio! Il comune castigo che ne seguì consolidò il nostro sodalizio e, rapidamente, concertammo e preparammo il nostro piano di fuga: in ogni incredibile dettaglio. Alleprimelucidiunamattinadinovembre, con alle spalle un pesante bagaglio (era previsto un nostro lungo viaggio, pur senza méte predefinite),uscimmo in silenzio dalle rispettive camerate, ci ritrovammo presso il muro di cinta che, grazie a dei predisposti marchingegni, furtivamente scavalcammo e, attraverso le campagne dei castelli romani, riuscimmo a raggiungere una prima fermata di tram e, senza sospetto, nelle prime ore del giorno eravamo già “sistemati” sotto un ponte del Tevere, nel centro di Roma e nelle vicinanze del Ministero della Marina Militare. Intanto, all’ora della sveglia comune, si scoprirono i nostri letti vuoti e fu lanciato l’allarme.
20 anni di Pubblica Assistenza a Caposele
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carrozzelle” e l’altra alla nostra tradizione popolare con canti e antiche serenate. Ci saranno spazi per Screening medici vari e una postazione per la donazione di sangue. Previste anche alcune Simulazioni di soccorso sanitario e di Protezione Civile, e “un’ambulanzata” per le vie del paese. Per l’occasione, saranno consegnate targhe ricordo a persone che si sono particolarmente distinte nel mondo del Volontariato. Tutta la comunità è invitata a partecipare a queste giornate che vogliono solo, e crediamo meritatamente, testimoniare la costanza di un impegno a favore dei nostri cittadini. Buon Compleanno alla Pubblica Assistenza Caposele! Partecipiamo tutti a questa festa!
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Nei giorni 11 e 12 agosto la Pubblica Assistenza Caposele festeggerà i primi 20 anni dalla sua costituzione. Una festa per tutti, per ricordare questo traguardo ed evidenziare tutti i settori in cui l’associazione è stata ed è operativa, sempre cercando di rappresentare una risposta concreta ed immediata ai bisogni della Comunità. Il programma del ventennale sarà articolato e pieno di attività; E’ previsto un convegno dal titolo “Poveri di dignità” sul tema delle nuove emergenze sociali (Povertà e mancanza di lavoro), saranno realizzati Laboratori creativi ed animazione per bambini e ragazzi, la Pesca di beneficenza, e un’estrazione a premi. Una serata musicale sarà dedicata al gruppo “I ladri di
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Sempre tante le iniziative per la Pubblica Assistenza Caposele
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ono iniziate con l’appuntamento classico della Tombola di Capodanno. A febbraio scorso c’è stata la presentazione del progetto “Un filo d’argento”, progetto che vedrà, tra le altre attività, la realizzazione di un cd musicale con le canzoni della nostra tradizione cantante dagli anziani del Centro “La nostra memoria vissuta”e dai volontari. Nel mese di marzo, in collaborazione con le altre associazioni di Caposele,
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è stata realizzata una raccolta di viveri e di indumenti da inviare per l’emergenza in Ucraina. Ancora a marzo hanno preso servizio altre 2 ragazze selezionate per il progetto di Servizio Civile Volontario del bando “Garanzia Giovani” denominato: Per un territorio solidale. Ad aprile è stato realizzato l’VIII corso per soccorritori-barellieri, che ha visto la partecipazione di oltre 50 persone; in occasione della Giornata Mondiale del
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libro ha collaborato con l’IC di Caposele alla presentazione del libro “Fiore… come me” di Giuliana Covella, nella giornata che ha avuto come tema la violenza sulle donne. In questo stesso periodo è stato avviato l’ennesimo bando di servizio civile volontario che prevedeva la selezione di altri 6 ragazzi che selezionati, hanno preso servizio il 01 luglio 2015. Nel mese di maggio hanno collaborato, con la Proloco Caposele e l’Associazione Sorgenti di Sapere, alla presentazione del
libro di Pasquale Gallicchio “Terra”; hanno inoltre avviato la campagna del 5 per mille con la quale si chiede a tutti i contribuenti di donare con la dichiarazione dei redditi. Nel mese di giugno, anche quest’anno hanno organizzato il servizio di supporto agli utenti delle strutture termali di Contursi Terme. Lo scorso 14 luglio, è stato infine organizzato un seminario sul benessere personale e lavorativo della donna, tenuto, in collaborazione con ASFORIN Avellino, dalle Dott.sse Loredana Aiello e Raffella Monia Calia.
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vita e non si riduce solo ad un parcheggio in attesa di tempi migliori. Confrontarsi, dunque, con le Istituzioni territoriali intervenendo non solo con dibattiti ma con azioni di alfabetizzazione sul lavoro, in questa particolare congiuntura storica, significa offrire ai giovani gli strumenti per essere consapevoli delle dinamiche occupazionali, sostenerli nella scelta del loro percorso formativo, scommettere sulla formazione, fare il punto sulle competenze di base e trasversali, nonché sui requisiti necessari che tendono a facilitarne l’approccio al mondo del lavoro, il quale è l’espressione più importante del capitale umano, dal punto di vista non solo economico. Se è vero, infatti, che esiste un aspetto immateriale e non misurabile del capitale umano, che si evidenzia nel desiderio che ha l’uomo di verità, di giustizia e di uguaglianza, è pur vero che lo stesso si realizza e si concretizza solo se si ha la certezza di poter soddisfare gli essenziali bisogni quotidiani. Parlare, purtroppo, oggi di scuola e lavoro non significa elencare tanti buoni propositi, significa protestare, urlare, gridare contro le decisioni, relative alla sorte delle nuove generazioni, calate dall’alto che creano frustrazioni e fantasmi perché ci accorgiamo di essere testimoni inermi di un meridione minato nella speranza e nel futuro. Oggi le condizioni di disagio in cui si trovano i giovani sono, nella stragrande maggioranza, frutto di scelte politiche e sociali sbagliate, fatte spesso a scapito del Sud, sulle quali si deve intervenire tempestivamente con coraggio e determinazione. Uno degli errori politici, attualmente più penalizzante, nasce proprio da un calcolo miope dei costi e dei benefici dell’istruzione. Il vasto anfiteatro meridiano ha visto sulla scena, ormai da molto tempo, lo svolgersi di un repertorio sempre uguale, al punto che i gesti dei suoi attori appaiono noti e talvolta prevedibili. Di fronte a questo déjà vu sconfortante non resta che l’impegno civile come esigenza impellente di un territorio afflitto da emergenze sociali e culturali, come unica via per uscire dalla solitudine ed antidoto ai diritti negati.
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e prima i loro nonni. L’unica differenza che si potrà riscontrare fra le diverse generazioni sarà nel possesso del “pezzo di carta”, ma la sostanza è identica: emigrare per guadagnare onestamente da vivere. Proprio quanto avviene anche per tanti laureati e bravissimi ricercatori che il mondo ci invidia: una fuga silenziosa senza malinconia e senza rimpianti. E’ questa una realtà triste che crea disagio verso la scuola, il sociale, le istituzioni, la lealtà, la legalità, il rispetto delle leggi. E’ luogo comune credere che per potersi affermare nella vita non siano indispensabili la Scuola, la Cultura, la Meritocrazia o l’Onestà, ma lo è, invece, la “raccomandazione”. Noi che viviamo nelle terre del Sud possiamo certamente dire che nella stragrande maggioranza dei casi è proprio così, ed i politici hanno fatto del tutto per farlo credere. Come abitanti di una delle realtà più depresse d’Italia abbiamo il dovere di scuoterci da questo torpore, di occuparci di questo dramma nazionale, e meridionale in particolare, per far capire a tante persone colte, istruite e con buone posizioni sociali, alle quali non manca certo il lavoro, cosa significhi rimanerne senza e sopravvivere...Il lavoro, prima che un diritto, è un dovere che nasce da un imperativo di ordine umano, sociale, etico: “chi non lavora non mangia”. Quando si dice che il lavoro nobilita l’uomo, si vuol dire che il lavoro è liberante, esso costituisce la motivazione culturale della persona, ma a condizione che esista la persona prima ancora del lavoratore. Per tutto questo, l’intera fascia formativa scolastica, che si presume vada dai tre ai diciotto anni, dovrebbe mirare innanzitutto alla crescita civile di ogni individuo. Il ruolo a cui la scuola non può rinunciare è proprio quello di promuovere una crescita globale degli studenti, che sappiano appropriarsi degli strumenti di lettura della realtà, di capacità critica e sappiano assumersi le proprie responsabilità. Si dice che la scuola deve preparare alla vita. Ma la prima idea che ci viene in mente quando pensiamo alla preparazione alla vita è “prepararsi a sopravvivere”, avere un’occupazione dignitosa, poter dare a se stessi e alla famiglia una sicurezza economica ed un ruolo utile e positivo. Se ciò si riesce ad ottenere attraverso la scuola, possiamo allora dire che questa ha raggiunto il suo scopo. Dalla scuola il giovane dovrebbe avere riscontri concreti per decidere se andare all’università o intraprendere un’attività pratica, che non solo non è degradante, ma, in alcuni campi, rende di più. Solo così si avrà una scuola che, dando cultura, prepara alla
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società, è visto come una Istituzione al capolinea, o almeno come non adatto a formare gli uomini di domani. Poi, con la politica economica-scolastica che si è voluta fare a danno dei lavoratori della scuola, le condizioni dell’apparato scolastico sono andate sempre più peggiorando, fino a giungere alle attuali umilianti situazioni che vedono gli insegnanti suddivisi in più categorie, con dispregio della Costituzione, e mal pagati. Se si vuole una scuola seria ed efficace, i suoi lavoratori devono essere adeguatamente trattati, sia giuridicamente che economicamente. Non ci può essere una cultura seria senza una seria riconoscenza dei suoi valori e dei suoi operatori. Occorre, però, che questi, insegnanti in particolare, siano più disponibili verso le innovazioni e l’aggiornamento, ovvero siano meno statici nello svolgimento della loro alta funzione per poter meglio interpretare ed attuare le dinamiche di una società in continua evoluzione. Non fanno certamente onore alla scuola italiana le posizioni di bassa classifica che i nostri studenti occupano in indagini internazionali, quali PISA, OCSE e IEA, che misurano il livello di preparazione nelle varie discipline. I bambini prima e i ragazzi dopo vivono la scuola in relazione ai bisogni, alle necessità del sociale ed aspirano a vedere in essa ciò che li aiuterà a trovare una giusta collocazione nella società. La scuola sosteneva il De Sanctis- è il luogo dove si apprende innanzitutto ad essere uomo e dove lo spirito educa ed esercita tutte le sue forze. E’ la scuola, dunque, che deve sapersi adeguare alla società in cui opera anche se questa, spesso, evidenzia i segni di una grave decadenza morale e territoriale. Dove sono, infatti, le industrie nel Sud e di quale lavoro s’intende allora parlare se questo, pur essendo di grande rilevanza, viene sottovalutato e represso? Chi può negare che nelle terre del Sud le bellezze naturali sono elementi di primaria importanza? Manca, però, una adeguata politica turistica. Parecchi sono i giovani che, conseguito il tanto auspicato diploma, hanno dovuto seguire il padre, nella qualità di apprendisti del mestiere paterno e, quindi, lavorare come manovali, idraulici, falegnami o contadini. Credo non sia difficile immaginare lo stato d’animo con il quale questi giovani hanno operato tali scelte, credo che sia altrettanto facile comprendere lo stato di frustrazione con il quale affronteranno il loro futuro. Se tanti giovani, dunque, vorranno trovare un lavoro consono agli studi effettuati, dovranno necessariamente emigrare verso il Nord o verso altri Paesi, così come hanno fatto i loro padri
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are oggi voce a chi voce non ha, con riferimento alle Istituzioni scolastiche, significa invitare a riflettere sugli errori del passato e del presente. Ci stiamo avviando verso un’epoca di disoccupazione di massa senza eguali nella storia, milioni di persone rischiano di trovarsi a spasso. Un futuro nero sembra essere già iniziato: è costituito da fabbriche senza operai, da uffici senza impiegati, da industrie che diventano cattedrali nel deserto e da paesi desertificati. Si prospettano, purtroppo, una società con sempre meno lavoro disponibile, una forma minacciosa della disoccupazione di massa, un futuro denso di pericoli con un aumento della criminalità e dei conflitti sociali. Il lavoro è a rischio e per i giovani è prevista una moratoria ancora più lunga dell’attuale. Ma se per un verso viene meno l’esperienza del lavoro nell’ambiente sociale, per un altro assistiamo ad un impoverimento dell’esperienza del sistema educativo, perché gli apprendimenti scolastici sono gusci di esperienze, di concetti, di emozioni che spesso si accontentano del compromesso delle risposte esatte. Quello che si fa a scuola non sempre ha il sapore della realtà, sia essa vera o utile. Dentro la scuola la vera esperienza si impoverisce o non ha affatto il sapore della vita. L’adolescenza si allunga, è sempre più difficile diventare adulti e i giovani, lontani dal lavoro, mostrano poca voglia di crescere. Per questi motivi si avverte la necessità di costruire il cambiamento della scuola, di affrontare le varie problematiche sociali attuali e di rilievo, in particolare di parlare del rapporto scuola –lavoro, delle prospettive occupazionali del territorio e dei requisiti fondamentali per una adeguata capacità e qualità lavorativa dei giovani, onde sensibilizzare e spronare le Istituzioni, le Aziende, le Associazioni culturali, le Scuole, la Società civile, gli Enti Locali ad essere propositivi per un futuro migliore. Il problema è di non esaurire con un dibattito l’argomento, ma di avviare un’azione concreta sul territorio coinvolgendo l’intera società, tentare di proporre delle valide soluzioni. Il connubio“Scuola- Lavoro” è oggi all’attenzione di tutti, poiché la crisi dell’una e la mancanza dell’altro stanno mettendo in ginocchio, oltre che determinate Regioni, l’intera economia e l’organizzazione sociale italiana. Tanti giovani, oggi, non solo non sono minimamente garantiti da un punto di vista occupazionale, ma hanno un grosso problema formativo e culturale. Su questo dobbiamo non soltanto riflettere, ma agire! Evidentemente la scuola ha un ruolo e, purtroppo, una responsabilità importante, nonostante versi in uno stato comatoso dal momento che nessuno ha messo nel Programma al primo posto quello che è il pilastro della società civile, così come avviene negli altri Paesi. Le tante riforme fatte, le sperimentazioni che si sono protratte nel tempo, le leggi, le ordinanze e le svariate circolari non hanno prodotto le giuste conclusioni. Purtroppo oggi il sistema scolastico, da una larga parte della
di Dora
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Scuola e lavoro: il disagio dei giovani del Sud in un’Italia in crisi
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JAMM' CHI A' AVUTU L'UOVU !
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"Jamme chi a'avutu l'uovu !!!! " Per gli uomini quell'esortazione suonò strana ed indecifrabile, per cui si guardarono l'un l'altro, pensando che la padrona fosse ammattita. Quelle parole, però, furono cristalline come l'acqua alle orecchie delle donne, le quali metabolizzarono un certo senso di colpa, avendo singolarmente tradito e deluso le attese di una gentildonna che era stata così umana con loro. Così ciascuna donna, ritenendo che la padrona si rivolgesse a lei e solo a lei, si diede a zappare come una forsennata, preoccupandosi di non restare dietro a nessuno. Immaginarsi gli uomini che rischiavano di passare per pappa molla: zapparono con tanto vigore da sembrare freschi come vino di cantine. Fatto sta che Donna L. all'ora del tramonto aveva vinto la scommessa con se stessa. Era più che soddisfatta e data un'occhiata agli uomini e donne spossati che erano sdraiati a pancia in aria, li salutò sbrigativamente e scese giù in paese. Una delle donne che proprio non era brava a mantenere segreti, ad un certo punto, per pavoneggiarsi sbotto' : "Ma, in fondo, la padrona non è quella Caina di cui si parla.... di nascosto mi ha dato un uovo, come potevo non esserle grata ?" Tutte le altre si fissarono a vicenda e senza proferire parole, confessarono con significative occhiate di aver ricevuto lo stesso trattamento volpino. Decifrando la loro delusione e il loro sconforto era facile leggere sul loro volto una verità amara :"I ricchi sanno far del male, anche quando fanno del bene ..."
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s'era pure premurata di sgusciarle,in un'ottica,si direbbe oggi, di fast food. Non appena notava che le braccianti avanzavano troppo lentamente per l'evidente stanchezza,subito si levava dal masso, raggiungeva la ritardataria e le rifilava di nascosto un uovo sodo. La qual cosa subito procedeva l'effetto di infondere nuova energia nella fortunata, nelle cui orecchie risuonavano le parole della padrona "Dai, mangiatelo di nascosto e non dire nulla alle tue compagne, per favore." Quell'uovo, quasi ingoiato, riceveva in termini di riconoscenza uno scatto energico che meravigliava tutti, trascinandoli in una sorta di gara di zappatura. Donna L. ripeteva quel rito furbesco con tutte le "donne a giornata", con quale risultato, lo si può immaginare. Però il duro lavoro sfianca e si è sfiancati ancor di più col passare delle ore e per giunta a pancia vuota:otto ore e forse più non sono proprio una bazzecola,soprattutto se vedi che il sole è tramontato e il buio combatte con l'ultima luce. Era perciò del tutto logico che il ritmo di lavoro si rallentasse e che le grandi attese della padrona rischiassero di andare in fumo. A questo punto la maestria di sfruttatrice della matrona caposelese si risvegliava per un ultimo e decisivo tentativo. Che cosa avrebbe potuto fare? Frustarli ? Beh, per quanto tempi ancora disgraziati, quei metodi non erano più praticabili. Minacciarli ? E l'avrebbe ascoltata ! Ecco, allora, il lampo di genio! Metterli in crisi, una crisi positiva,per intenderci,ancorché ammalata di ipocrisia e cattiveria che solo persone disgustose possiedono. Si alzò in piedi e sui braccianti ricurvi che ormai procedevano con lentezza, proruppe spronandoli con un grido quasi di guerra:
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in molti casi anche bambini e ragazzi:tutto faceva brodo in situazioni in cui la miseria era di sfondo in tanti paesi. Orbene, Donna L. si era levata ben presto di mattina e dalla finestra della cucina sbirciava nella strada, in attesa delle braccianti che, dopo essersi imposte le ceste sul capo avrebbero raggiunto il fondo, anticipate degli uomini già intenti nel lavoro di zappatura. La nostra gentildonna, che poi tanto affabile non era, affrettava il passo, non intendendo concedere alle sue accompagnatrici tempo da sottrarre alla zappatura, incurante del fatto che la ripida ascesa accelerata della collina costituiva di per se' una fatica. Così senza riprendersi nel fiato, le poverine andavano ad occupare il posto a loro riservato dagli uomini che, come si è detto, già zappavano la terra da qualche tempo. L'andatura spinta degli uomini faceva accarezzare alla padrona l'idea che potesse bastare una sola giornata di lavoro,se non fosse stato per le donne la cui partenza era stata ritardata... Donna L. pensò:" Un po' dovranno accelerare, mica le tengo qui in vacanza. Un po' dovranno saltare qualche breve pausa,solitamente concessa per dissetarsi, fumare o rinfrancarsi;le donne sanno essere resistenti, quando vogliono. Un po' le spronero' col solito trucchetto, fino a quando sarà possibile e vedrai che stasera esse renderanno più di quegli uomini, che poi non sono proprio degli Ursus." A quel punto si sedette su un masso levigato dal tempo e,come una matrona romana intenta a impartire ordini alle fantesche, sbirciando qua e là, cominciò a studiare la situazione. Aveva preparato di buon mattino una mezza dozzina di uova sode e se le era infilate nella più che capiente tasca del grembiule;
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n un passato che oggi può apparire lontano, i sistemi prevalenti di conduzione dei fondi agricoli erano i contratti di colonia e di mezzadria , retaggi di una memoria feudale molto difficile da sradicare sia a Nord come a Sud. Non di rado, però, il patronato si riservava la coltivazione di appezzamenti di terreno molto redditizi, sia per la natura fertile che per la presenza di colture molto pregiate. In questi casi, si ricorreva ad una manodopera avventizia, assimilabile al bracciantato. Invero il bracciante era un lavoratore che confidava semplicemente sulla forza delle sue braccia, addetto ad operazioni che non richiedevano speciali conoscenze tecniche quali la raccolta di frutti, la pulizia di sterpaglie, la zappatura. I braccianti, però, erano visti come bestie nere dai proprietari terrieri, in quanto la loro povertà estrema li rendeva al medesimo tempo deboli e forti. Dovendo confidare sulle loro braccia, inconsapevolmente sentivano una sorta di coscienza di classe e perciò vendevano il loro lavoro con dignità, mai offrendosi a salari stracciati. ...a costo di migrare stagionalmente verso le Puglie. Questa categoria di lavoratori ovviamente non era né amata, né richiesta dai padroncini che li vedevano quasi quasi come dei terribili bolscevichi in attesa di improbabili rivoluzioni cruenti. La proprietà fondiaria, invece, preferiva avvalersi dell'opera di salariati avventizi, che erano bestie da lavoro, ai limiti della disperazione, scarsamente produttivi e infimamente retribuiti; talvolta essi erano legati da vincoli di parentela ai coloni e ai mezzadri o addirittura uniti al padrone da una non ben definita relazione di subalternità Potevano essere uomini o donne ma
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Sono in un pensiero Sono in una parola Sono nelle emozioni che sento Sono nel mio modo di essere Mi dicono sempre che sono solare eppure non vedono E forse non sanno che sono anche nella luce lunare
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Non c'è solo il sole nel cielo infinito Non c'è solo il mare come luogo proibito Non c'è solo il vento... che fluisce in tutte le direzioni. Vi sono io, come parte del tutto... e pertanto esisto.
Sina Merino e Nicola Conforti
Mirella Merino
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Ecomuseo, il futuro della memoria di Onidia Ciriello
IC COMPRENSIVO “ F. DE SANCTIS” – Caposele e sezioni associate di Calabritto e Senerchia
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esperienze nel contesto napoletano, è stato seguito da un dibattito tenuto con gli alunni del Liceo. Un’alunna Filomena Mattia ha interpretato un monologo scritto da Serena Dandini “Il mazzo di chiavi” emozionando l’intero auditorium insieme agli altri interventi che gli alunni del liceo hanno saputo proporre. Siamo orgogliosi di questo evento che condividiamo con una ricorrenza mondiale, nel tentativo di riconsiderare il ruolo fondamentale della lettura e del libro come strumento per diffondere cultura, per combattere battaglie e affrontare temi scomodi. Siamo orgogliosi delle straordinarie potenzialità dei nostri ragazzi che nella Scuola possono sperimentare modalità alternative di crescita e imput culturali
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nche quest’anno l’auditorium dell’Istituto Comprensivo F. De Sanctis di Caposele ha ospitato la celebrazione della Giornata del libro e del diritto d’autore che è giunta alla sua quarta edizione, una tradizione culturale che Caposele ha sperimentato negli anni, grazie all’Associazione culturale “Sorgenti di Sapere”. La giornata ha visto la collaborazione della Scuola Secondaria di Primo Grado, del Liceo Scientifico e delle Scienze Umane di Caposele e della Pubblica Assistenza. L’evento, patrocinato dal Comune, ha trattato un tema di grande interesse “La violenza sulle donne” ospitando la scrittrice napoletana Giuliana Covella, giornalista del Mattino e autrice del libro “Fiore…come me” che ha conseguito nel 2004 il premio “Paolo Borsellino”. Gli alunni della Scuola Media, sorprendendo tutti con la loro bravura e concentrazione, hanno presentato una mostra di disegni sul tema, una serie di letture, un video sul bullismo e un repertorio di straordinarie canzoni interpretate con passione e bravura. Il Presidente della Pubblica Assistenza, Cesarina Alagia, ha presentato la scrittrice e il libro sottolineando l’emergenza e la gravità del problema “violenza sulle donne” ed evidenziando come nelle nostre zone sia un fenomeno presente ma tenuto ancora nascosto per motivazioni diverse, che vanno da una situazione di paura, ad una totale dipendenza economica, che impediscono, specialmente in presenza di figli, di denunciare anche quando si è in presenza di gravi episodi di violenza. A tutto questo si aggiunge la paura del dopo denuncia, in quanto nella nostra provincia, sono pochissimi i Centri di Ascolto e i Centri antiviolenza; inoltre, vi è da registrare l’assenza di Case di Accoglienza per donne maltrattate. Alla luce di questo necessita una maggiore assunzione di responsabilità da parte della Politica, come giustamente evidenziato dalla Consigliera Regionale Rosetta D’Amelio, che durante il suo mandato sulle Pari Opportunità ha realizzato iniziative concrete a favore delle donne. L’intervento dell’autrice, che ha raccontato la genesi del libro condividendo con il pubblico le sue indagini sul fenomeno e le sue
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di Rosa Maria Ruglio
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I l Concorso di idee “Ecomuseo, il futuro della memoria”, alla sua seconda edizione, è diventato ormai un appuntamento per i ragazzi della dell’Istituto Comprensivo Francesco De Sanctis di Caposele. Quest’anno hanno partecipato al concorso, organizzato dalla Soprintendenza BAPSAE Salerno e Avellino, per la costruzione di un Ecomuseo di Caposele. Hanno contribuito attivamente alla protezione e conservazione del patrimonio culturale del proprio territorio: - la classe II A per la sezione “Costruzione di percorsi eco museali” (con due percorsi ecomuseali : La Mappa di Comunità di Caposele e l’Ecomuseo del fiume Sele, guidata dalle professoresse Onidia Ciriello e Rosamaria Ruglio); - la classe II B per la sezione “Ecoclick Art” (con l’elaborazione di schede con foto storiche dei luoghi caratterizzanti del paese di Caposele, guidata dalla professoressa Ciriello). Le tematiche sono state condivise anche dai bambini della IV B, guidati dalla maestra Antonietta Finno, i quali nella manifestazione di fine anno dell’8 giugno hanno presentato i loro lavori. L’Ecomuseo è un nuovo modo di concepire la conservazione dei beni culturali e naturali rappresentativi di un determinato territorio. Esso prevede la partecipazione attiva della popolazione che individua e segnala i beni realmente significativi da inserire in un percorso ecomuseale. La Mappa di Comunità è uno strumento con cui gli abitanti di un determinato luogo hanno la possibilità di rappresentare il patrimonio, il paesaggio, i saperi in cui si riconoscono e che desiderano trasmettere alle nuove generazioni. La sezione del concorso EcoclickArt ha l’obiettivo di sensibilizzare i giovani e a stimolare la loro capacità di osservazione, spingendoli a guardare i contesti urbani in cui vivono con occhio critico. Gli allievi hanno ricercato e selezionato tra le foto storiche quelle dei luoghi per loro più significativi dal punto di vista della trasformazione urbana. Molti luoghi sono cambiati in seguito all’evento sismico del 1980; alcuni conservano in linea di massima le antiche fattezze o forme. Altri luoghi o edifici sono invece radicalmente mutati. Il lavoro è stato un’occasione per osservare la storia urbana del proprio paese e per sviluppare spirito di osservazione e senso critico. I lavori sono stati presentati e premiati a Salerno nella sede della Soprintendenza il giorno 20 maggio 2015, ed i ragazzi hanno ricevuto l’attestato di “Sentinelle del patrimonio”
IV EDIZIONE GIORNATA DEL LIBRO E DEL DIRITTO D’AUTORE
un ringraziamento particolare va alla splendida collaborazione con le professoresse : Angela Melillo, Onidia Ciriello, Filomena Coscia e alla direzione musicale della prof.ssa Tania Curci.”
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certamente più sicuri e stimolanti di quelli che trovano all’esterno. Siamo grati a tutti coloro che hanno creduto in questa iniziativa che ha visto, negli anni passati, la presenza di personaggi come Dacia Maraini, Gherardo Colombo, Paola Gasmann, Pino Aprile e Marco Lodoli. “Siamo grati alla Pubblica Assistenza che sa essere presente nelle situazioni più quotidiane e più tristi con la stessa sensibilità che sa mettere negli eventi di festa e nelle manifestazioni culturali. La sensibilità dei suoi volontari, ci fa sentire meno soli e rappresenta un valore da additare alle nuove generazioni nonché la dimostrazione che il Volontariato rappresenta la risposta al vuoto che le Istituzioni lasciano”.
Politica di Don Vincenzo Malgieri parroco di Caposele
L’ EXPO : UN' OCCASIONE PER RIFLETTERE
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Lo slogan " Nutrire il pianeta" assume valore se ne sottintendiamo il vero significato. Nutrire é parola di offerta, é dono, é relazione. Gesù moltiplicò i pani e i pesci per darli in dono alla folla affamata che lo ascoltava. Il pane che si porta a tavola é pane da condividere. I1 cibo è I'antidenaro, l'antimercato. La lotta alla fame e allo spreco, richiede un grande lavoro di educazione alla crescita vera, ma é anche una prova di intelligenza ed un problema di sicurezza mondiale. Ottocento milioni di persone che soffrono la fame creano guerre, migrazioni, disperazione che impediscono una pace duratura. Fra alimentazione e giustizia c’é un legame indissolubile che non va sottovalutato.
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sensibilizzare l'opinione pubblica e sollecitare i potenti del mondo ad operare scelte adeguate a sconfiggere la fame e costruire quel mondo più umano e fraterno che in tanti diciamo di volere. I1 motto "Non di solo pane", richiamando le parole di Gesù rivolte a satana "Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio" intende ricordare che l'uomo non é solo un corpo che deve essere nutrito, ma è anche spirito che ha sete di infinito, di bellezza e di amore e come tale ha bisogno di realizzarsi relazionarsi con l'altro. Quando ci unisce la solidarietà, la misericordia, la compassione verso i più deboli, il cibo condiviso costruisce fraternità e diventa più buono.
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tradizionale, coltivano prodotti che vengono esportati e che vengono esportati o utilizzati per ricavarne biocarburanti. La priorità del guadagno, con la sua logica capitalistica, prevale a beneficio di pochi, sul bisogno primario dell'individuo di alimentarsi e sulla riflessione che lasciare morire un uomo significa non riconoscere l'altro come fratello: è questo i l risultato di una società disumanizzante che soffoca i veri valori. Papa Francesco, facendosi portavoce "dei tanti poveri che con dignità cercano di guadagnarsi il pane con il sudore della fronte" denuncia costantemente lo spreco, lo scarto, il consumo eccessivo del cibo e l'uso di alimenti per altri fini. Più di un terzo del cibo prodotto nel mondo viene sprecato per un valore economico che oscilla tra i mille e i duemila miliardi di dollari. Nel suo intervento telefonico per l'apertura dell’Expo il Pontefice ha sollecitato a considerare tale evento "un’occasione per globalizzare la solidarietà" ed ha invitato tutti a valorizzarla nell'auspicio che "nutrire il pianeta nel rispetto di ogni uomo è donna che vi abita e nel rispetto dell'ambiente naturale sia obiettivo che coinvolga tutti". E' per questo che anche la Santa Sede è presente a Milano con un padiglione che porta il motto “ Non di solo pane". In esso, attraverso un percorso riflessivo, lancia un messaggio alternativo ed evangelico per
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L' Italia, dal 1° maggio e fino al 31 ottobre, é sede di una Esposizione universale che sta accogliendo milioni di visitatori da tutto il mondo e con il tema: " NUTRIRE IL PIANETA, ENERGIA PER LA VITA" intende perseguire l'obiettivo di un progetto solidale per alimentare tutta l'umanità. Soffermandoci all'aspetto solamente esteriore, i numerosi padiglioni dei paesi esportatori appaiono come un enorme ristorante etnico, ma, ad un’analisi più approfondita, l’impressione di abbondanza di cibo che se ne ricava ci induce subito a pensare quanto è ingiusto che vi sia troppa gente che non ha da mangiare. Attualmente la fame rappresenta una vera emergenza mondiale. Oltre ottocento milioni di persone sono affamate o denutrite, mentre una minoranza della popolazione che vive nei paesi ricchi del globo mangia quotidianamente e molto, anche più del necessario. Eppure la terra può dare cibo per tutti. L’Expo è, dunque, un evento che può stimolare la considerazione sul valore del cibo come espressione di convivialità e solidarietà per un mondo di pace. I1 cibo non é buono se non é per tutti. E' fondamento della vita umana e deve essere trattato con rispetto afferma un missionario che si confronta tutti i giorni con la fame in Africa. Sul cibo, però, i mercati finanziari speculano molto. I prodotti agricoli sono quotati in borsa ed é possibile scommettere sul loro prezzo; i terreni agricoli dei paesi del Sud del mondo sono accaparrati o meglio rapinati dalle grandi multinazionali che, togliendo spazio alla agricoltura
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"CAPOSELE " ATTACCO ALL'ORO BLU ( ottava ed ultima parte )
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[ … ] il protagonista dell'epilogo fu l'allora Capitano dei Carabinieri Agostino Piscitelli. Dopo la nascita della R.S.I.( Repubblica Sociale Italiana )l'Ufficiale si rifiutò di arruolarsi nella Guardia Nazionale Repubblicana,congedandosi ed assunto come ispettore nell'Azienda Annonaria di Roma. L'errore madornale dell'ex Ufficiale dei Carabinieri, nel lontano 1944 fu di mostrare ad alcuni colleghi un fazzoletto di seta sul quale era impressa la nostra intera penisola italiana. Nel soddisfare la grande curiosità degli stessi colleghi,fu un errore gravissimo raccontare loro l'origine di quel fazzoletto. Il Piscitelli, lo aveva sequestrato al Picchi,( leggi articoli precedenti )assieme
ad una bussola miniaturizzata,al momento dell'arresto. Il Capitano,non mancò di raccontare come avesse smascherato il connazionale messosi al servizio del nemico,avviandolo così alla fucilazione. Dopo l'entrata degli Angloamericani nella Capitale,un collega del Capitano Piscitelli,lo avrebbe denunciato al Comitato per le Epurazioni,narrando dell'azione dell'Ufficiale dell'Arma nei confronti del Picchi. In seguito alla denuncia,relativa peraltro a un'attività fatta nell'adempimento del proprio dovere, l'ex Ufficiale dell'Arma dei Carabinieri avrebbe avuto più di qualche guaio. Venne salvato dall'Arma che evidenziò come il suo comportamento fosse stato” circoscritto a quello
di Vincenzo Ciccone istituzionale dell'Arma;ogni altra versione dell'avvenimento è arbitraria e resa per ignobili fini reconditi.” A conclusione,la Corte d'Assise Straordinaria di Roma archiviò la denuncia, ma il solo fatto che la vicenda fosse stata di competenza del C.A.S. È sufficiente a far rendere conto al lettore,con quale patos il Capitano dei Carabinieri Agostino Piscitelli affrontò il giudizio. All'epoca,presso le C.A.S. ( Corte Assise Straordinaria ) le condanne a morte non erano ipotesi lontane. Questa bella ed affascinante storia di guerra,che si consumò sulle alture del monte “ Cresta del Gallo “ nel Comune di Teora con la cattura di uno dei cinque
commandos inglesi da parte del cacciatore Rocco Renna, si conclude con questo mio ultimo scritto. Colgo l'occasione per ringraziare il Direttore della presente testata “LA SORGENTE “ di Caposele . Nicola esprimo pubblicamente la mia più grande gratitudine nei tuoi confronti, la pazienza che hai avuto per i miei recidivi ritardi, non voluti. Non da ultimo un grazie, per avermi dato l'occasione di far conoscere un pezzo di storia del nostro territorio, dove il protagonista principale è l'acqua fonte di vita per tutti.
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l’uccisione di Giovanni Falcone, morto per la democrazia “parla di uomini ……. e uomnicchi, e afferma di essere nato nobile, citando Totò ”, dimenticando di dire all’assemblea che, la frase della definizione degli uomini, Sciascia la mette in bocca ad un mafioso. Un altro assessore, garante della democrazia e della sua applicazione per ruolo, accetta senza battere ciglio le accuse di una gestione monocratica della cosa pubblica (la coscienza è la sua!). Sono rimasto basito per quanto si stesse perpetrando nel tempio della democrazia (il consiglio comunale), per le tante corbellerie, tradito nel più profondo delle mie convinzioni, offeso nel più profondo del mio animo, per la violenza e per la distruzione dell’immagine di una società democratica e rispettosa. Il dramma più grande che tutti accettavano con il loro silenzio, spero solo che la segretaria comunale abbia verbalizzato.O piuttosto il tutto non debba essere oggetto di una forte riflessione da parte di tutti per poter gridare,con forza, il nostro dissenso e far valere i nostri valori, per poterci riappropriare della democrazia, del dialogo e soprattutto del rispetto reciproco e delle istituzioni. Ancora oggi mi chiedo perché mai i consiglieri, soprattutto quelli di maggioranza , hanno subito in silenzio l’umiliazione che li ha relegati semplicemente ad alzatori di mano, senza, con questo, poter prendere parte alle decisioni, in quanto di esclusiva prerogativa del sindaco.Davvero sono tanto insensibili da accettare una siffatta violenza? Con la speranza che una seria riflessione possa risvegliarli , portarli a ragionare, credere in se stessi e battersi per la democrazia, il rispetto delle regole e degli uomini.Perché queste riflessioni, in nome di un assurdo campanilismo, non permettano più la giustifica di qualsiasi violazione o delitto della democrazia. Ho inteso affidare queste mie riflessioni ai media perché possano essere condivise, prendere forza e risvegliare, se ce ne fosse bisogno, le coscienze democratiche. In nome di che e di che cosa ci si prendono queste responsabilità che segneranno in negativo per sempre la storia di Caposele la democratica. Davvero questo è il concetto di democrazia che essi hanno? Facciamo in modo che parole come gestione monocratica, solo e soltanto il sindaco decide, io faccio il contrario, come principio, di quello che dici, non siano più ascoltate e soprattutto permesse a nessuno, senza che si alzi un coro che, all’unisono, gridi, offeso, il suo dissenso e riporti il tutto nei binari della democrazia. Oggi, a distanza di qualche giorno, mi chiedo e vi chiedo è possibile che tutto ciò debba passare in silenzio giustificando così ogni cosa ? La negazione della cultura del rispetto tramandata dai nostri padri, delle lotte e dei sacrifici che loro stessi hanno fatto per la democrazia, trovava il suo pieno trionfo. Firmato un cittadino della Caposele democratica, legato al territorio, garante del buon nome della comunità, e soprattutto amante della democrazia, del dibattito e della garanzia di tutti i cittadini.
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ono un cittadino che, come tanti altri, educato al rispetto e alla DEMOCRAZIA, ha vissuto nella cultura della stessa. Fiducioso, dopo anni di non partecipazione ai consigli comunali per propria scelta, memore anche delle belle e infocate discussioni verbali tra maggioranza e minoranza, mi sono recato nell’ultimo consiglio comunale e precisamente quello del 23/05/2015. Convinto di assistere ad una grande dimostrazione di democrazia, come credo tutti i convenuti che, peraltro erano numerosi, più di quanto si potesse sperare, ho atteso l’inizio. Quella fiducia, quella convinzione che mi aveva spinto ad assistere, in un attimo, si è tramutata dapprima in una delusione e poi in un guazzabuglio di umiliazione e vergogna. In un momento sono crollati i valori che avevano retto il mio credo democratico e la sua cultura per diversi lustri. Non mi riferisco alla vicenda del consigliere Cetrulo, perché in democrazia tutto è permesso e le decisioni del singolo sono solo sue e come tali vanno accettate anche se non le si condivide. Personalmente non le condivido per le motivazioni che ha voluto portare per giustificare il suo operato. Per il Sindaco, invece, espressione massima della società civile e democratica di Caposele non si può né accettare e né giustificare quanto segue. Si da atto che il Sindaco apre il consiglio comunale non certamente con un invito, ma con un ordine al rappresentante della forza pubblica ad intervenire tempestivamente perché intimorito dal pensiero che si potessero registrare dei tumulti, senza rendersi conto che le sue parole, in quel momento, erano semplicemente inopportune, anzi erano servite solo ad aumentare la tensione tra la gente. Il primo cittadino, purtroppo, dimostrava di non sapere che i suoi cittadini sono stati educati alla democrazia ed esserne rispettosi, non a caso questa Comunità è stata per più lustri additata e presa ad esempio da tutti i comuni viciniori come la comunità più democratica e più rispettosa delle istituzioni. I nostri padri in questo hanno fatto un buon lavoro, forse l’unico neo non ci sono riusciti con tutti. In questo il nostro Sindaco è stato poco accorto o quantomeno inopportuno. Nel prosieguo del consiglio ho subito più volte una violenza morale e le mie orecchie facevano fatica a seguire le più assurde e antidemocratiche affermazioni, quali: Il Sindaco:“ il consigliere deve solo consigliare e chi decide è solo e soltanto il sindaco”. “ Giustificare che le gestione economica del novanta per cento del bilancio comunale fosse solo appannaggio di un solo assessore , gestito tra l’altro solo con determine redatte dallo stesso ”. Affermare in modo irato “vuoi capire o non che tutto quello che tu mi dici (rivolto ad un consigliere), io faccio tutto il contrario”. Questo a dire il vero mi ricorda la fanciullezza, allorquando, il bambino viziato di turno, solo perché avesse il pallone per giocare, dettava le regole del gioco e chi dovesse parteciparvi. Non è certamente di meno qualche assessore: uno, nel giorno in cui si commemorava
Raffaele Monteverde coordinatore del Circolo
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DAL CIRCOLO politico "ARCOBALENO una lettera di un cittadino all'indomani del Consiglio Comunale per l'approvazione del Bilancio consuntivo.
Un augurio sincero e per un proficuo lavoro da parte di tutta la Direzione del Giornale. Il "Circolo Arcobaleno" di Caposele è diretto dall'ing. Raffaele Monteverde in chiara e determinata continuità di due politici locali scomparsi prematuramente: il Dott. Giuseppe Melillo e l'ing. Gerardo Monteverde. Ad Majora
Politica
A che punto è la notte? di Giuseppe G
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degli interessi della popolazione locale. Di fatto stavano dalla parte del Commissario di Governo e quindi dall’AQP. Ho chiesto ad un tecnico dell’impresa esecutrice dei lavori, che conosco personalmente: “ma almeno, costruendo il capannone, lo rivestirete di pietra locale del tipo del campanile di zona Saure?”. La risposta? “No, voi del Comitato vi siete comportati male (!) e quindi sarà rivestito di pannelli come tutti i capannoni industriali”. Sindaco dove sei? Dai un colpo! Prova a difendere gli interessi di questo Paese. Ne ha diritto e ti ha votato a piene mani per essere tutelato. La sentinella del profeta Isaia chiese: “a che punto è la notte?”. Ecco io mi faccio la stessa domanda: “a che punto è la notte?”. Finirà la tortura per questo bisognoso Paese? Quando è stata formata la lista del Cuore all’ultima tornata elettorale non è che ero molto entusiasta ma neppure pensavo potesse andare così male. Non mi aspettavo molto ma pensavo che potesse farsi qualcosa di buono. Non è che ci si può aspettare da chi governa la perfezione, che vengano cioè rispettati in maniera rigorosa le leggi ed i principi della CORRETTA AMMINISTRAZIONE. Oggi però le cose stanno veramente procedendo in maniera sbagliata. Un esempio per tutti? L’affidamento dei servizi e degli appalti. La regola della corretta amministrazione la conosciamo tutti: per ottenere il massimo risultato per la collettività in termini di economicità, trasparenza ed imparzialità i servizi e gli appalti vanno affidati attraverso pubbliche e trasparenti gare e vanno affidati al miglior offerente. Viene rispettata questa regola da parte di chi ci governa oggi a Caposele? A voi la risposta.
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tutte (o quasi) le componenti politiche, dal PD al movimento 5stelle, passando per circolo Arcobaleno, Forza Italia, ambientalisti, Gruppo Attivo Luciano Grasso, associazioni varie e consiglieri dell’ex maggioranza e della minoranza. Tutti con l’unico obiettivo: tutelare la salvaguardia ambientale di Caposele. Per la prima volta si è iniziato a parlare di problemi senza pregiudizi e senza barriere ideologiche preconcette. Il muro è caduto. Peccato che in tutto questo è mancato l’anello più importante, il Sindaco e la sua maggioranza. Per la verità una parte della maggioranza inizialmente aveva addirittura sottoscritto il documento politico inoltrato dal Comitato alla stessa Amministrazione comunale ma si vede che, poi, sono prevalsi inconfessabili altri motivi che hanno indotto questi amministratori a fare marcia indietro. L’obiettivo del Comitato era uno solo: evitare che in una zona molto bella dal punto di vista ambientale, la zona Saure, dove, ricordo a me stesso, sono allocate le famose cantine, uno dei pochi fiori all’occhiello del nostro paese, potesse inserirsi un obbrobrioso manufatto edilizio. Una cosa era certa, il fabbricato poteva non farsi in quanto le soluzioni alternative vi erano. Ovviamente necessitava la volontà e l’impegno del Commissario di Governo e dell’AQP. Il Comitato poteva da solo ottenere questo importante risultato? Quasi impossibile. Necessitava di un intervento particolare. La volontà del Sindaco e della sua Amministrazione. Il Sindaco aveva l’arma della persuasione. Basti pensare che ogni giorno l’impresa, che esegue i lavori di costruzione della Pavoncelli bis, si avvale di strumenti eccezionali che hanno bisogno del placet amministrativo. Niente di tutto questo il Sindaco e la sua maggioranza non stavano dalla parte del Comitato e quindi, a mio modesto parere,non stavano dalla parte
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uesto numero della Sorgente, il 90°, assume un valore particolare, l’impegno costante del suo presidente, l’ing. Nicola Conforti, dimostra che quando si vuole ottenere un risultato importante bisogna sacrificarsi e non mollare mai. Quindi un grazie di cuore al presidente che rappresenta per la nostra comunità un pilastro importante della nostra storia dell’ultimo periodo. Attraverso questo giornale, per chi possiede tutti i numeri, è possibile ripercorrere le varie fasi del nostro vivere comune. Dal dopo ‘ 68, anni ruggenti, all’attuale periodo di crisi, economica e non solo. Il giornale La Sorgente è la sintesi semestrale della nostra vita quotidiana. Vista da più angolazioni, perché la redazione di questo giornale è pluralista. Il giornale, in buona sostanza, è aperto anche al contributo di chi la pensa diversamente dall’orientamento direzionale. Ovviamente questo giornale ha un’anima e chi lo legge sa come la pensa chi vi scrive. Fatta questa premessa adesso mi tocca affrontare qualche argomento della vita quotidiana locale. Altrimenti quello che ho appena detto se ne va a farsi benedire. Ovviamente il mio luogo di discussione ruota, come sempre, intorno alla vita politica locale. E’ quello che ho sempre fatto ed il mio impegno politico me lo impone. Tematiche importanti ve ne sono tante, a cominciare dalla crisi dell’occupazione, il turismo, il tema ambientale, la raccolta differenziata. Ma i problemi sono talmente tanti e connessi tra di loro che basta affrontarne qualcuno per poi poter parlare di tutto. Una vicenda degli ultimi giorni che lascia strascichi non irrilevanti è quella del capannone Saure dell’AQP. A Caposele, con mio sommo piacere, siamo stati capaci di costituire un comitato per la salvaguardia dell’ambiente che comprende
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Da sinistra: Angelo Petrucci, Paola Semeraro, Romeo Petrucci, Antonio Petrucci , Alfonsina Russomanno e Pasquale Manente
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Una foto degli anni 60: Gerardina Sturchio, Gerardina Ilaria, Agnese Malanga, Maria Archidiacono, Anna e Gerarda Melchionne, Caterina Amendola, Lorenza Di Lauro e Filomena Pallante
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Un incontro tra amici. Da sinistra: Mario Nesta, Lorenzino Petrucci, Angelo Sturchio, Nicola Conforti, Cenzino Malanga, Salvatore Auriemma e Lorenzo Caprio
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Gara di pesca nel laghetto artificiale – una foto del 1975
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Il laghetto artificiale e la spiaggetta in fase di costruzione – anno 1974
"CAPOSELE E LA NOSTRA STORIA"-----Prendiamo spunto da un articolo de "La Sorgente" del 1975 sul n. 3 anno III, per ricordarci che la grande passione per il Paese nasce da tempo e si tramuta,quasi sempre in occasione turistica... Il laghetto artificiale, le gare, la sagra, gli spettacoli folcloristici, le estemporanee di pittura, trasformavano il nostro Paese in un luogo di divertimento e cultura, allora all'avanguardia .... Forse oggi ci siamo un po "ammosciati" per troppa distrazione e superficialità. Condizioni che premiano chi gradisce che nel nostro Paese non si combini niente e che soprattutto, condizioni che fanno prevalere le chiacchiere alla fattività. Consoliamoci col passato.....ma riprendiamoci il presente. (post di luglio 2104)
Mina e Cenzino Galdi all’età di 2-3 anni
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Anno 1946: prima elezione democratica del dopoguerra. Al centro il Sindaco Americo Del Tufo ed un folto gruppo di suoi sostenitori.
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La vecchia casa del Pellegrino prima del terremoto del 1980
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"Le cartoline dal passato" riprendono immagini straordinarie di oltre 100 anni, alcune delle quali si riferiscono ai lavori per la costruzione dell'acquedotto. Grazie ad Angelo Nesta per la gentile concessione di queste straordinarie lastre che cataloghiamo nel nostro archivio.
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La Chiesetta della SanitĂ nella sua posizione originaria, circondata dalle vecchie case
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La vecchia Chiesa di San Lorenzo prima del terremoto del 1980 Anno XLIII - Agosto 2015 N. 90
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di Rodolfo Cozzarelli
vuole evitare che le erbacce e gli alberi crescano a dismisura creando problemi anche di sicurezza ai cittadini. Non si possono piantare in aree molto piccole alberi di alto fusto che diventano enormi e quindi ingestibili e pericolosi. Sarebbe opportuno e razionale intervenire, in questi casi, sostituendo questi sconci con piante più adatte al luogo. Curare le strade cittadine, pulire i tombini pieni di erba ed altro che bloccano lo scorrimento delle acque, completare l’urbanizzazione al Casale in via Piedigrotta, sanando un’indecenza che offende il Paese ed il rione da troppi anni, avere a cuore la manutenzione delle vie di collegamento tra il centro abitato e le contrade è altrettanto necessario quanto portare assistenza ai bisognosi e pensare al bene dei giovani e degli anziani. Le cure dei luoghi e delle persone che abitano a Caposele è troppo importante per essere sottovalutato, trascurato e spesso liquidato dalla solita frase “non ci sono soldi” che è diventata il tormentone di chi gira attorno agli ostacoli incapace di affrontarli e risolverli. Caposele è la nostra casa comune su cui è un dovere investire ogni risorsa per migliorare la nostra vita e l’ambiente che ci circonda.
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di Umberto Malanga
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Chi propone e poi realizza grandi progetti, cambia il mondo e consente importanti passi in avanti all’umanità, così come è avvenuto in seguito alle scoperte tecnologiche e scientifiche verificatesi nel tempo. La capacità di scoprire sempre nuove possibilità di migliorarsi suscita meraviglia ma anche tristezza perché ciò dimostra che, quando l’uomo volge la sua intelligenza a fini di bene, riesce a fare cose straordinarie utili a tutti. L’attuazione delle grandi idee richiede molto tempo e danaro mentre il raggiungimento del nostro benessere quotidiano è più rapido e può essere ottenuto, in buona parte ponendo cura all’ambiente in cui viviamo e gestendo il bene comune con intelligenza e coscienza. Venendo alle cose di casa nostra, Caposele è sempre stato il luogo ideale dove vivere e svolgere le attività umane perché è ricco di acqua e di vegetazione. Ma per mantenerlo tale va preservato e conservato integro. Il fiume Sele non va abbandonato a se stesso lasciando che sulle sue sponde cresca una vera e propria giungla e che si accumulino rifiuti anche lungo il suo percorso cittadino. I giardino pubblici e gli spazi verdi esigono cure almeno periodiche se si
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lavoro che gli permetterà di mandare soldi a casa e di iniziare a vivere davvero; ma in quanti si troveranno protagonisti di questa vita, e quanti invece, cadranno vittima delle mafie e diventeranno criminali? Quanti, ancor peggio, non arriveranno neanche in Italia, perché il loro barcone affonderà a chilometri e chilometri dalle coste greche o italiane? Immigrati che muoiono vivendo e immigrati che muoiono sognando, e dinanzi a tutto questo l'incapacità dei governi europei e l'egoismo dell'essere umano, che anche in questa tragedia, ha trovato il suo sporco tornaconto. Quante altre vittime dovremo contare prima che cambi davvero qualcosa? Esiste una soluzione che permetta di evitare centinaia e centinaia di morti in mare aperto e gestire meglio il flusso migratorio di questi ultimi tempi? Tra i proclami di una certa parte politica, che vorrebbe che i barconi non partissero proprio, e le lamentele degli internauti su Facebook, dove spesso si legge che se questa gente muore forse è meglio per tutti, riesce
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i sono sogni e sogni in questo mondo...c'è chi sogna un regalo dai propri genitori appena sveglio, c'è chi non può permettersi certi lussi e la mattina, appena sveglio, sogna di dormire in un letto vero, con un cuscino morbido sotto la nuca e con un sole che non regala solo calore, ma anche protezione e tranquillità: il sole delle passeggiate di tutti i giorni, quello delle mattine al parco e delle tintarelle, un sole che rende la giornata meravigliosa e che non è testimone solo dell'ennesimo compagno di avventure morto di stenti o di un barcone appena affondato, perché un trafficante italiano lo ha riempito di gente dopo essersi fatto pagare da tutti fior fior di soldi. Cosa può sognare mai un immigrato e che ne è della giustizia, se noi siamo qui a parlare dell'immigrazione, come uno dei grandi problemi del nuovo millennio e loro, gli immigrati, non possono neanche sperare, un giorno, di iniziare a scrivere un tema a quattro colonne? Nella migliore delle ipotesi troveranno una sistemazione, un
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“La fame non è un diritto sufficiente per cercare un futuro migliore?”
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difficile immaginare di trovarsi dinanzi a un punto di non ritorno. In effetti, una volta dichiarato apertamente che non possiamo mantenere questa gente e che, prima o poi, accorgendosi di morire in mare aperto, nessuno verrà più in Italia, quale potrebbe essere il fondo da toccare per l'essere umano? Non ci siamo già su questo fondo? Non siamo sprofondati già abbastanza con i nostri deliri su Facebook? La lega e i leghisti, ma non solo, parlano di blocco degli sbarchi e propongono delle misure diverse da quelle adottate dagli altri partiti. Il punto è che pure le misure più restrittive non potranno impedire gli sbarchi, e "mandare tutti a casa", non è certo la soluzione più intelligente e umana (così come non è umano speculare sui fondi messi a disposizione dell'Unione Europea per gli immigrati). In seconda analisi, è il linguaggio usato da su Facebook e non solo, a lasciare di stucco: per i rom si usa la parola "ruspa", di stampo salviniano; sugli immigrati è tutto un proliferare
di Gelsom
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di insulti e offese indegne, che non è il caso di riportare. Sui social network e Internet, insomma, il razzismo continua ad essere alimentato dall'ignoranza, in un clima sempre più esasperato dalla crisi economica. E intanto noi continuiamo a scrivere degli immigrati, e loro, gli immigrati, continuano a sognare di poter scrivere, un giorno, qualcosa su un quadernetto. Insomma, tante parole, pochi fatti e solidarietà europea pari a zero. E l’Onu? E’ soltanto una sigla? E Mogherini, Pinotti, Alfano, Renzi? Parlano, parlano e non dicono nulla. "Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello..."
to, La pagina dell'emigrante
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erardo M
aterdomini@ bol.com.br alanga sollevarci, su p er an do un perio traumatizza do mocrazia nte, viviamo in un così ancora i v alquanto si en a che nessun cura, io p de- sei, il Bab t’anni. Io ero il quin o b en o erano tre to di “ si so m p atizza alla ricordando tito. Quin Voi non sa anni ch’e viole ganti camic quei tempi in cui le nza, con un di, c’era la Mamm ra par- Avete lasc pete che stiamo in g a di Umberto Gerardo Malanga u te delle no ie nere, sfondavano arro- tare dei ncino e ago in mano , sempre tra aperta iato una fissura dellauerra? le porstre case e , fate u p ca fineser lz m et on- copri tini, ra nostri genit portavano fuoco. Chiun chiasso in orario d via i e vestiti, per la n ttoppare pantaloni d et al regime. ori, quelli noln nostro e zio pun tto, fate si i tanto afamato lu erosa briscola, scopa, Paese erchinterminabile ce d è ricordatoumdai è il nemico tutressette lenbarbaramenQuesti, erano traspo fetti lo p ’una candela a oleo co prole, alla è in N ascolt oi, però, e un poker, questo, riservato all’élite! p te politicirtsolo nella roraccolta, non dei birri in luo torturati, seviziati ati e buss nto a consumarsi. D n l’ucigno- canto, ac erplessi, ammucchia o!” ti in daidel suo an o bru nto al quelle gite prodotti, preziosissimo voto, ’improvVOGLIO ripetereca la in uturo ritorn ghi sconosciu Mmontagna, amma, la un ti, senzama cillo, il mio talmente alla porta. viso, le incomincia o a casa.per poi u n a Cic- un flm con Totò, all’aperto, assistere recita miezzu quafrdella sdraiarsi sulle atel Città A proposi eccopoltrone che appaio lo maggiore, apre ed ciocco fa ripetuti sch re il rosario. Il el perioInsolenti! lla nostra stto di quEterna. n iocc a lu Chianusievdop-pu jè a mangià nahi,pizza a o due o, do buio nera, infe rociti, sem sbirri di camicia nem mi domandavo: ma io, apprenisodio, pre oria, ricordoUn u n b ic lu furnu r Zè Peppa; accattà tre fli nucedd p ra C paesaggio sano dove gli abitanti sanno ic o i è questo v ic co ch an se ci lo e o n o zi ci d at u ato da me, ascolta, in r ch e belve. sper tende e... evo intorn q “ d q u u sì u co estia lu ti an , o ai 7 an sa si n e na cupèta, a la putèia r Tirisuccia, là, la d el ch’è terra ogenerosac’eè? che, se potessero, g n te o r m ” m p o “ il ni duna nno 1941 , Sono Capit ite, do? Stav scordati dal oghi ’età. “Era ch’era o a del mespreferirrebbero n cu o mon” ri in Purtedda. Lungo il non rettili¬neo Corso , o tornarsi briganti ed io mi ri si so spose, due g eme e di genn temperat endarmi: il , perchè conoscevo o, robusto, fuori ad un suo colleg i Amministrazione non fa il suo do¬vere. p re, una taai a Europa, ascoltare comare confabular favelle a stavamo ura polaarruolerei ri volentieri -per difendere una p m o era figlio rde normale. C misura per un cam iù ciabattino dei par tu d’un Ma ci sarà qualcuno che si rende conto sa, acca er ag ic inetto, dov tti in cadignità a ci g ad ta i, o e belle fanciulle a corteggiare. Un organetto o in pericolo! “Devi provare la tristezza l’ tt co n al ivo d’un m to m tr costui: “co ezz’adro d o era un come è grande la responsabilità, alla quale a la nostra e un gran ciocco risc al me va, cap plimenta aanmanivella anze. A suona, invitandoci a scoprire elle noilstre o?” Questi che vicin per capire laalfelicità, l’esilio apprezzare più ed g m ucato, per b i av , bastante b elida casa. Facevam u evano freq n pò appena la meno infiam al stà soggetta? Il modo gius¬to sarebbe o mo, per uen qu d’un vivace futuro, tirato dal becco piumoso. libertà, l’assenza al luogo m rispodar nde:valore ella nostra doria, sclaher zosamen “Bene, Cic ato del pri- testavo per inta elementare e mi tato famiglia dove ch e la cì, ma gua Semplici, co una partecipazione positiva di tutti. L’ io sono un lo n memorabili serate d’estate! ro seio nato... alle persone!” eravam più anzian ca rr rdi Ma, lora, iera fulmin Tenente!” tan- chiede o non avev bastavl’autunno ante. Opposizione deve agire con criterio, senza Mio fratelloVOGLIOalricordare scusealla a a co dai frutti es Io m VOGLIO infanzia, ai dmia se re L piuto tiretrocedere u a fascisti! e. Noi, tutt finestra , poi i spaven chiusa duatoilelsole to propositi di vendetta! ta maturi. Lamsagra dellafuvendem¬mia e nelle in quell’età che sentiildigraavere ucidanelle la situazion - sizi bale, fu recitato il ro e, in silenzio sa e: o ri n CAPOSELE ha un patrimonio at o cantine, nei tini, i: acsentire fremere ,ilcovino, mani senza saperlo, una infnità di sogni, ma, sì ma, Ciccio canto all’amabile M povalo¬rosissimo, soprattutto al grande fusso , adunare le castagne, i primi funghi, tartuf, aimè, sottomesso a tutele arcaiche familiari Concetta, a sinistra vicino alla ama p d o es rt di persone che visitano il Santuario di a, tr raccogliere le uli¬ve,visitare il camposanto, a e l’immancabile, prepotente ingerenza con in bracc gherita, la ia Marpiù piccoloro cola, le che San Gerardo, le Sorgenti del Sele, questi, una prece per tanto ci chiandeo.fori clericale! Materdom due son Ger ini to, inspiran ardo, dietro, semin necincomparabili al mondo! amarono! Nato coldiretto e oggi con una certa ascosdo l’ultimo giorndicembre! mozzvibrare o, poi Raff VOGLIO Paese caro, son fglio d’un tuo note¬vole icone delal Ecco età, ma dagli occhi d’un adolescente, a el a accanto alla ed io, al ce Borgo. Sei stato e sei insensibile! Quanti n cara Mammirare suono dei zampognari, il presepe tr VOGLIO ritemprarmi con l’energia della o , amma An Oggi lamen to nellaè. N tuoi fgli hai spinto altrove e continui ancora, r fratiello Antonio,toi ta tanti doni: nto:dol¬ci, mia Terra, Terra della mia gioventù, dei te di co la maggior storo son g parià paarmontare disgregando famiglie. Testardo, sono perdite ATALE... e noi fantocci miei ancestrali, dove io vissi venticinque Altrilacaneve, ti ti ! ri coetani, al no storie umano! irrecuperabili! Il tuo altruismo ha legittimato dall’aspetto ‘discrete’ primavere. che facevan legri, aggiungogPerdonate o riveuforia io v en ivere qu“r tù l’odioso ENTE, che umilia la tua brava gente. chla ingenua quiri VOGLIO stringere forte nelle mie ’èmia el ri la m asta in noi. “O nido m Svegliati, salvaguardi i propri diritti! io tiempi”, indelebile nella mia mente. mani un pò di questa sacra zolla, sentire la , ca sogni rimasta e dell’amo stello di malie, dei FIUME SELE re Oggi sembrano favole! semp sua forza, sentirmela viva, in un’onda di Il tocco del le campane re fecondo.” Ai piè del l’ussureggiante monte av Son più di cinquant’anni che vivo fuori, v ricordi. Rivigorarmi sotto i platani del Cso. del isano il mez zodì, quind Santuario mo inlontano Pafagone, sorgi e lungi scorrevi, bontà della i casa delladal molto caro Paese, e ogni mio ci Sant’Alfonso, a MA-TERDOMINI, nelle rechiacara sorella perché, in C u CCUCCIA n natura. Eri grande, un gigante abitante del ci cosia breve ritorno, reale oppu¬re via internet, te strade, tra i vicoli che riservono, in un silenzio m ll a unione di ” Caposele hanno pre tanti paren , par luogo. Tanta storia han determinato le tue ccuccia?” at ti o è marcato di soprassal¬ti. È come se andassi , misterioso, un passato di passione. Vicoli che, u n lauto pran un aggiunti Co zo con vo: m’nesSarà ia no spiega ncetta, mquando acque! al primo incon¬tro! che stò delirando, o tr frequentavo una figura la scuola d’Avviamento, ch’è una ca sorella, a L e ì, oltre a ta pizza! Bella dolce e gen vallina gio a d’un fatt nti di ! diaesaltazione erosa, nelinfa ogni o in loghi in fa passionale? vane e per mia so Maestoso ti ripartivi nel tuo lungo vivo inre uno stato a nCAPOSELE, anni cinquanta, ll n miglia, la a ta talia, una edito. Era su st ci o ic a g o b li im ri anni cinqu p n er d a famiglia d ti ri n co el en le n za anta, del un’amico, percorso. Soave, silenzioso, contornavi an le , u Ne ho la certezza che molti mi capiranno! ti n su isuo canto incontravi come il ch ito, rispetto b agrico e el e, st d mil e ne ver ì (U oltori b es si naRitornando amattuali, tanti, padro le e ottocento, prima delle tante ai sa ente assson ti della pro il en oro attività confinanCalzolaio, borghi, campi, solcando progresso tempi lie¬to Sarto, il Barbiere, il Falegname, a n i. i d la p ’u ri ag riporto a si n La “Staccu è dorata, p ricole usualmente.“ età d’un abbastato d podere nella nistra: gente, ccamico ia”). di tanta nell’immensa Valsele, per poi, gaio, di sentirmi simpatica ronta per ill’Avvocato, o l’Ingegniere, il Nu l’Esattore, n d ju i S C o tiamo ben rnu’ caldo aposele, a mula colo raccolto, la d ac el co m r ambar, atPostino, “ m es S dileguarsi nel Mar Tirrenum. ta o e datiintelli¬gente, ccuccialu Chianchiere Gd’una dieganche il Banditore, erard gioventù allegre, all’hotel Sa del mio iug ta overina, pu n nta da una ccata ad una fune che ” trotterellava attorn no, disti o, un quasi cinqu SILARIS, imprigionato fosti o alla mosca cava allora donpas epiù n diletto Borgo molto di e dello sco zi l’Arciprete, Achille; l’Apprendista stelall’avanguardia o co n le, una e la d v el a ntroso e, ai in una saura llina, si sp l’ al ta V a ls A av m el se (grano duro è, d en e. el ra fa ingiustamente, per determinazione d’un ta ab u e di quando lo las¬ciai. VOGLIO usufruirne na disil mantice e il Fabbro manovrare si sban stilizzare biam ) un rude pre già pronto per la mie creta confusione, calp da tra il fru- ciale: cenare o un dovere molto regime prepotente, malgrado la equo sp lato di Mail ferro incandescente; titura. Il tito estandse¬reno, in di tutto quel che ha, seppur..., e perchè nò? edegustar, casa o alcuni sora di te omini, a la strage lato, appar catechismo della mia profesche l’ingenunrdcaffè nbar tenenAtesera, e fe resistenza dei coabitanti, coscienti dell’indole ce Ancora m’appartiene! re , al al chic di Romualdo. un L la cl ua equina Duomo. Im uig eliberare il aveva causa tto a costui dell’acca an maginate co ina, là, in via v d u to dell’indecoroso Ente! to te abilì per ri alore delbacio, danno un . NÒ, NON VOGLIO sentire quando , L rn n abbraccio fugace, ma aderente a ’e u ch ccle ra siam rice che sua si e alleg a, sa gnoria avev siastico chiamò sua vuti, politiche, mm’l’ di g rcimentoColei, che i co da lei e tu si ritrascura¬no Superbo, memorabile, incomparabile, famigli nelle alternanze ntadini dpavidi restando comea di suchi rano all’an bito.commette a, ai o Q v u q ev in u n al an d ecutore. G o (5x25=1 i ringraziam tta la Spmiglioramenti, unta l’auro enerazioni un 25 kg!). N o dare al nobiluomo i, tu eri. Eri vita della nostra vita, generoso, tradizioni, si crea un o reato! . ra ie si passaron , al camposa o e la conse nte contestazioni, ub a terzo piano del , apro la finestra d vibrante. Oggi non sei meno vivo di prima, el antagonismo, atti riprovevoli a cospet¬to b nascondermi sotto un salice g mando ‘ca nto, e a riceverVOGLIO so in a b co ri e il bottino che m’app o hotel ed n ru era la vedo tinua. Una tromare un pan segni ecco di valori e i contadin granu l’apiangente, vienna cern in ma sepolto! Veglia il campanile lasciato della Comunità, di perdita va riva al fume SELE, lanciando co o , ra : p iù l’ m i ancora co ’ estesa Val a fantastinsegnano il megliu, p’cchè era ch esigente di ver civici, uno dei m Selee co dalla sua chiesa. n morali anche spirituali, d embri dellauna lenza e sentire il bisbi-gliottare di una in i fr eg su u u m g r’ o ia en i ve n una p campi to alla fam ell’imbrog terza ener iglia di quel zz’! con caseLati,chiesetta artedi dSAN lio azio i CapVITO, sentinella ne, procu l’amo, trota, gnon di abboccare ma liberarsi tte, (ig) alba dei su . Questi co si stringe il piazzette, stradette osele oi 20 lustri nsigliò di non conseg rò un avvocato ch e Valsele. naree cacciatore di pesci, . d’eun cuore: ogg gato di Ca da tà, riabile solvenuota¬tore parte pdella po i pomerigg Mi scalare la a più il grano. Alloer ilmossi faremammi¬fero nostrosolo ava docum sele, perun io sipersonali. sc es la per ambizioni a querela ai di corpo allungato, zampe sc p al ae in b entato, caso se ia at , m a B dello inadempie o poco tem rasile. Ab, di ritorno contrario, g n ti p . L o ’e , tutto quel corte p NON VOGLIO ripetere, m co er li e palmate, pelliccia scura: una LonTra! er eredi della ra, abbracc ammirare ma ai piè della lo e gli er e tomm’l’ d famiglia po ito gli iare gli am ana statoinspirare, i grano dev chVOGLIO te v ic S an co “preta r Cola”, un’Oasi una i, i parentirilassan¬te, ia profondamente, il o n mo venuti seg i re rari: te ven . n’ tuttu ch stituire? Sono più d nato, e l’avvertiva: Quante co m e ad ’ tieni e chprofumo delle vedova, ac o i caduta d’acqua dal singhiozzo melodico, le o m delicato viole, a primavera, tt sc an a enti. nt’anni, gli ifestazioni ’ nun’ tien co in- questo brev d’affetdivina, i!” endono ce mpagnatal’aroma to, in meriterebbe una e immagine e salutare quasi garofani, il pesco, lermente la da una nipdelle ote nubrose, to il rn so e, ia ggiorno. R attempatucc ripida scal eguandosi mo a casa inatacaci itra ia e , a San P più attenzione, per una aggradabile sosta ai a foriti, lo splendore del aolo eridica, mo i memoriil, tociliegio, rti e stretti v dell’edificio del laure ben adulti e sufficien , sereni, strando co biancospino..., te ic a m ocogliere li di via Giotra i rovi,to,amore, en v visitanti. Rupe ri¬pide con una insuffciente it te a me, a quiri sa na savia an tu tto è predes ggi. Nella vanni Bovi tiempi, agiv ziana così si tinat o. o. Grazicardi... anro le espressò: “A la protezione, ortiche, asparagi. Santu giri sue SigVitu, e assai!e l’intermittente quissi,festa norie. tre “Q o ugmm
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i, sò ignuri U HO U corrente della cascatina? Per le strette attuornu a la preta, Sdui tiriSca a ru luti!” b-rsagliu, IVI,acqua AHIMÈ, N N PASSATO MA, strade è un serio ONurbane, scalà lu palu e, infne, una grata visita in VI ABITattraversarle O Poltre IÙ!” graffarsi dai tanti pericolo. Se ti azzardi, casa di Cesare, Concetta e famiglia, a Serra rovi che ostacolano l’inesis¬tente passaggio Cas-tieddu! Tra gli estesi campi, ammirare il pedonale, disturbi al¬cuni alienati pilota vento formando onde sul frumento cosparso che, con una mano al volante e l’altra con di fori; dall’imbrunire i continui lampeggi impronunciabi¬li cianfrusaglie elettroniche, delle lucciole, il canto dell’usignuolo, fno come Ta -blet, iPhone... e lo spettro delle a notte inoltre. Saure, un sopruso del tirchio, famelico AQP! VOGLIO vivere quell’estate piena di NON VOGLIO condividere che i lavori sole, udire l’acidulo urlare delle cicali, di restauro, a MATERDOMINI e nel Paese gli stornelli cantati dai contadini, durante intero, stiano abbandona¬ti. Il Sindaco i raccolti, le sagre delle matasse, fusilli, ha fatto delle promesse, di un rapido gnocchi, seguire la processione di San condizionamento, per cui diamogli un voto Gerardo, con i musicanti della fanfara locale, di fducia! la partita al pallone. Rifare quei giochi NON VOGLIO discutere che l’at¬tuale di trottola, lippa, bocce..., alle carte, una
"TANTO VORREI DIRTI, CARA SORGENTE: DESIDERI E NOSTALGIA CHE RACCHIUDO DENTRO DI ME, MA HO UNA COSA MOLTO IMPORTANTE DA ESCLAMARE: GRAZIE! GRAZIE, PERCHÈ FAI PARTE DELLA MIA VITA!"
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E' necessario, dopo averlo pubblicato su manifesti e profilo FaceBook, rimarcare
Politica
un pensiero politico personale che possa chiarificare le mie intenzioni e quanto è accaduto per il mio allontanamento dalla maggioranza.
Tanti hanno il diritto di
conoscere cosa sia successo e approfitto del giornale, chiedendo umilmente scusa
per questo, per trasmettere un pensiero sintetico che riguarda il recente passato, ma anche il mio sguardo proiettato verso il futuro.
L’idea per un nuovo progetto politico
di Salvatore Conforti
Invito alla coesione
LETTERA APERTA AL SINDACO E AI CAPOSELESI
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Gentilissimo Sindaco, è tempo di nuovi stimoli. Dopo un’estenuante periodo di “trattative politiche” che hanno il senso non di una battaglia personale, ma di una presa d’atto su tante questioni che, nel tempo, non hanno avuto il loro percorso di condivisione, come già comunicato, ho preso la mia decisione di allontanarmi ufficialmente dal gruppo di maggioranza, intraprendendo UNA STRADA DI AUTONOMIA ALL’INTERNO DEL GRUPPO CONSILIARE.
nato nella comunità uno sgretolamento nei rapporti umani, un’esplosione di cattiverie, una forzatura e violenza nell’animo di una popolazione che ha, invece, solo voglia di crescere e partecipare alla vita sociale e politica in modo civile e produttivo. Un lungo periodo trascorso all’ombra di un equivoco potere che ha distribuito piccole concessioni, spesso in spregio alle regole più elementari della democrazia, mantenendo in una gabbia sociale e in una continua emergenza democratica i Caposelesi; e attraverso il coltivare ed alimentare piccoli orticelli di potere, ha determinato l’appiattimento del dialogo e del confronto dialettico, sale della democrazia e della crescita. E la responsabilità di questo è distribuita, in misura diversa, tra i tanti attori della politica locale degli ultimi 30 anni. Tutti dobbiamo fare ammenda e tesoro delle scelte sbagliate che sono state perpetrate! Per amor della verità, un tentativo personale continuo all’interno della maggioranza è stato sempre compiuto al fine di scardinare questo sistema e far capire che con il confronto, con il dialogo e l’equità di trattamento, tante questioni potevano essere meglio risolte e superate. E’ stato spesso, però, un estenuante esperimento infruttuoso e miseramente fallito, che ha dato ragione solo a chi ricercava le soluzioni chiuso fra 4 mura. Certamente oggi le condizioni di vita e di sostentamento sono cambiate e appaiono molto difficili per tutti e magari la necessità impellente nell’attuale e complicata congiuntura sociale che provoca un’aggrapparsi a qualsiasi soluzione per poter sopravvivere, ha determinato una folle corsa dall’assessore di turno, per una flebile speranza di lavoro. Un’ aspettativa trasformata, purtroppo, in una catena che imbrigliando la libertà di ognuno di noi, è utile esclusivamente alla gestione di un bieco potere politico. Proprio in questi momenti e alla luce di tutto ciò Caposele ha bisogno di altro; e questo si può verificare solamente con la forza e la convinzione dei tanti, che da un recente passato fino ad oggi, pongono, con forza, la questione all’opinione pubblica. Infatti e per un rinnovato scatto di orgoglio, oggi il percorso che è stato avviato da politici, nuovi e vecchi, da forze partitiche come il PD, da elementi di maggioranza, dall’Arcobaleno, da gruppi sociali e da semplici cittadini invitati, anche in modo ufficioso ad incontri informali per un nuovo impegno, deve
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insito in ognuno di noi, ma che per strane energie e forze subdole legate a schemi antichi di conservazione del potere, non era mai emerso. Oggi si sente, con estrema chiarezza, che i modi di gestire la cosa pubblica, da tanti anni a questa parte, hanno determi-
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“Una comunità unita trasforma l’argilla in oro!” Da questo semplice, ma efficace concetto, può essere sviluppato un nuovo modo di far politica a Caposele. Gli avvenimenti degli ultimi periodi hanno rafforzato un pensiero che forse, era
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I miei tentativi di poter riabilitare una compagine sia negli anni in cui ci “sedevamo insieme” intorno ad un tavolo che, anche successivamente da semplice consigliere, non hanno determinato nessun positivo riscontro nella stessa maggioranza, aumentando tensioni e dubbi, che non fanno bene alla nostra democrazia. Il fatto stesso che, nonostante i miei frequenti ed accorati appelli, si continui a percorrere la strada della gestione monocratica (e non mi riferisco a quella che poteva essere più accettabile del Sindaco) sfiorando, in tante occasioni i limiti della legalità e mettendo in grande disagio chi accompagna le decisioni, è sintomo di una mancanza di rispetto sia per chi continua a restare intorno a te, credendo ancora in un progetto condiviso, che per quelli che si sono allontanati nel tempo e che, di fatto, hanno frantumato il mosaico costruito con sacrificio e spirito di squadra. Prendo atto anche di operazioni che poco hanno a che fare con la politica, poste in essere ad arte e strumentalizzate per distruggere il mio lavoro, onesto, costante, improbo, durante gli anni in cui gran parte della mia vita è stata dedicata alla politica e al mio Paese. QUESTO MI OFFENDE, MA FORTIFICA LA MIA CONVINZIONE SUL NUOVO PERCORSO DA AFFRONTARE. E’ una brutta sensazione quella che mi pervade negli ultimi periodi, che si basa sulla consapevolezza che, prende il sopravvento su tutte le cose, purtroppo, non l’amore e la passione per “ il fare” senza condizioni e condizionamenti, ma la prepotenza e l’arroganza di alcuni che muovono le loro azioni, finalizzandole ad altro. Farsi trascinare come complici in questo modo, nel baratro, anteponendo patti stipulati pre-elettoralmente e all’insaputa di tutti, alla onestà del dialogo e del confronto, per me resta un’assurdità sconvolgente e che nulla ha a che fare con le diverse intenzioni del nostro progetto politico per Caposele. La scelta di ritrovarsi in un gruppo autonomo, scaturisce da un modo di pensare alla politica ancora come servizio al cittadino passando da un percorso di DIALOGO, CONFRONTO CON I PARTITI, CON LE ASSOCIAZIONI, con le persone che in questo momento di grande crisi, hanno necessità di una guida sincera ed onesta e che soprattutto possa restituire risposte in termini di lavoro e speranza; non utilizzare, invece, questa attesa per ingabbiare la libertà!! Con grande rammarico e con una delusione enorme, nutro ancora la piccola speranza che ci si possa incontrare su un nuovo percorso che restituisca a noi tutti la stessa dignità politica e la possibilità di esprimersi in condivisione per le nuove scelte sul futuro del Paese. Penso, però, di contro, che la tua “ostinata” decisione di non considerare la soluzione proposta oramai da tanti fronti, SULL’AZZERAMENTO DELLE DELEGHE E NUOVA RIPARTENZA, sia netta e definitiva e che porterà a continuare, purtroppo, sulla strada della divisione, tutta la comunità. Di questo ti prenderai le tue responsabilità. Alla luce di ciò, e prendendo atto della tua scelta di campo, comincia per me un nuovo e stimolante progetto politico nella direzione di condurre Caposele oltre le ataviche divisioni che lo hanno intrappolato e trasformato nel paese “più litigioso della Provincia di Avellino”. Un nuovo percorso che vedrà insieme esclusivamente chi ha veramente a cuore le sorti del Paese, affidandole non ad un’unica persona, ma al pensiero condiviso di tanti paladini di una democrazia oramai dimenticata! “UNITI POSSIAMO TRASFORMARE L’ARGILLA IN ORO!” Ti auguro buon lavoro! Caposele 20 maggio 2015 Il consigliere di Maggioranza Salvatore Conforti
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restituire a tutti noi una indicazione univoca ed irrevocabile. Deve dimostrare, dunque, che una comunità che è stata violentata da anni da una politica poco attenta ai desideri dei tanti e molto attenta alle esigenze di pochi, dovrà cambiare a favore dell’armonia, della condivisione, della dialettica e del confronto su tematiche che vanno dall’acqua alle opere pubbliche, da piani di programmazione mai realizzati, alla gestione ordinaria delle piccole cose di tutti i giorni. Una comunità che deve attestare con forza, di non aver perso il suo valore etico, nonostante il continuo tentativo di farla divenire solo merce di scambio.
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CAPOSELE, I NUOVI COLORI DEL CAMBIAMENTO
L’attesa per una tranquillità sociale è stata lunga e la strada per ottenerla è stata cosparsa di tante vittime e tanti errori che, oggi hanno gettato le basi, però, per un nuovo e congiunto sforzo di realizzare una politica condivisa e di lealtà. L’argilla da trasformare in oro è tanta e attende solamente l’unione della nostra comunità. Il processo è iniziato e l’invito è libero ed aperto a tutti! Caposele aspetta adesioni! Caposele 23 febbraio 2015 Consigliere di maggioranza Salvatore Conforti
Il malessere e le possibili soluzioni sono state esposte, insieme al Vicesindaco in riunioni di Partito
I proverbi costituiscono un bene culturale legato alla storia
delle tradizioni popolari.
Nei proverbi tutti possono identificarsi,
scoprendo qualcosa di sé e rivisitare così, i
di Cettin
a Casale
propri pensieri e la propria esperienza di vita.
continuiamo insieme ad arricchire il nostro catalogo
PREGHIERA A SAN GIRARDU
DETTI
di Mario Sista
TERMINI CAPOSELESI
DETTI
Tantu giri e tantu vuoti, nun ti’ fà màl’ !!!! - mo' abbuschi !!!
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Chi cu la fatìa nunn'abbènda cu la fama s’apparènda
Fatti nu pocu r’ vinu cuòttu ca ti passa "
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Accu’ mme l'hai e crai spusi !!
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Chi nasci p' la forca ‘mbisu mor’!
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Ch’ ssò r’ s’ccum’
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…si cari e ti fai mal’ angàppi lu rièstu !
T 'ha pigliàtu la vammàna *****
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La conn’la ‘ngapu a cu li cundi n’gimma *****
Vuò Vèv’? A’ggiu vìpp’tu *****
A natal’ nun ti fa’ mangà li struf’li cu li riavulièddi
R’ lu puorcu nun jètti nièndi ! *****
***** Cu la pedda r’ lu lupu ‘nguòddu
Sì cumm’a nu CAU’CCIU
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A quest’ora nun’gi stàu capèn chiù niendi, l'uòcchi fann’ a catcatàsci r’ nott’
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..."ra’ che mummu è mummu"
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Si nu la f’nisci, ti fottu nu càuciu ‘ngulu
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"mafalànnu"..."auànnu"...."lu mèsu ca’ tras’ "..."musera" la miscitòra, l'arzùlu, la’ fusìna, la iummèdda, na ‘ndecchia, nu pugnu, nu squicchiu ... " na ponta r' ogna " lu vuccàgliu, lu sciamarru, na’iummèdda, Na v'ranca!!! v’lanza, v’lanzonu, statèa
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Nù romb’ la mazza r' San Gisepp’
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"La ricetta di Antonietta: Nu chilu r’nucedd’abbrustulut’e scazzat’ cu na buttiglia 750 grammi r’ zùccuru Nu zicu r’ scorza r’ limonu Ov' quand’ bast’n p’ li rà la forma tonna...
Si sona v'nt’nòra nu n’ è niendi, ru bruttu è quannu sona l'ancunìa
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Detti caposelesi (di Antonietta Cione, Michele Merola, Gerardo Grillo e altri)
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SEI DI CAPOSELE SE...
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Ogni matina ca escu ra casa, ì ti facciu ‘na preghiera, rà nu sgurdu a chi resta a casa a li figli e a la miglera. Quannu f-niscu r faticà a casa mia fammi turnà. A nu bbuonu cristiànu valli ‘ncontru e ralli ‘na manu, ma a chi fannu li f-tiendi l’anna carè tutti li riendi, can un ponnu mangià cchiù accussì nun arroubb-n cchiù. San Girardu miu…Aiutaci tu. A chi arroubba nu piezzu r panu nu li fà taglià ‘na manu, a chi è riccu sfunnatu piglia nu pocu e rallu a natu. A ‘na sposa ca vol nu figliu nu la fa cchiu tribbulà, ralli tu nu bbuonu cunzigliu ca la puoi cunzulà. A li uagliuni ca vann a la scola accumpagnili cu la manu, dilli semp ‘na bbona parola e fann nu bbuonu cristianu. San Girardu miu… Aiutaci tu. A r guagliott ca vann a spassu ralli la toia protezzione, accumpagn-l passu passu e nu fall carè in tentazzione. A chi è cchiù vicchiarieddu falli avè ‘na bbona saluta, prima r tuttu a culu cirvieddu accussì è semp risoluta. A chi è malatu ‘ndà nu liettu fallu stà ‘mpaci e ripusà e chianu chianu lu pigli a bracciettu e la vita li fai cangià. San Girardu miu…Aiutaci tu. T’aggiu fattu sti preghier e sulu tu ci puoi aiutà, nun sì mica nu frastieru ca ci puoi abbandunà. Puru si fai ‘na grazzia a lu juornu chianu chianu ci puoi salvà, si nu r fai ogni ghiuornu ì semp a te vengu a tuzzulà. Tu p me si tantu spicialu ca ti racu l’an-ma mia, finu a lu giurizziu universalu cumm vuoi tu e accussì ssìa! San Girardu miu… Aiutaci tu! San Girardu miu… Aiutaci tu!
E r’ r' sèt'l ch’ né facìti si nun ‘ngi só chiu' scarpari? ***** La pizza r granurìniu cu r’ fritt’l *****
***** Ch' si faci cu la vrònza? ***** La fr’ssòra si piglia p’ lu mànucu
Inda à l'uortu vivu e muortu, inda à la vigna nge' fa' la' tigna ***** Quann' e’ accìr’ lu puorcu rài cuntu a la mancanza e a la criscenza..
***** La femm'na è cumm’a la cambana, si nun la scuòtuli nun sona!! ***** Sacciu quanda prucchi tieni ‘ncapu e quanda pili tieni ‘nculu ***** Si l’aucieddi canuscess’r ru’ granu, a la Puglia nun zi m’tess’’ ***** Li criatùri re’ vulè ben’ inda lu suònnu. La cambana r' Santu Vitu Anno XLIII - Agosto 2015 N. 90
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Ricerche
di Pasquale Ceres
Genealogia caposelese
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al progetto, può accedere al sito http://ars. altervista.org/PhpGedView/index.php . Come detto prima, per motivi di privacy si può accedere ai dati completi solo dopo aver eseguito l'accesso. Chi volesse solo curiosare può utilizzare le seguenti credenziali: login : guest / password: caposele Accedendo in questo modo sarà possibile solo visualizzare l'albero, senza poterlo modificare. Chi volesse contribuire fattivamente all'accrescimento dell'albero, correggendo eventuali imprecisioni o aggiungendo persone ancora mancanti, è invitato a registrarsi sul sito. Verranno fornite delle nuove credenziali d'accesso, che permetteranno anche la modifica dei dati. Ovviamente potete anche contattarmi via email (all'indirizzo pasquale_c@ hotmail.com), o su Facebook (https:// www.facebook.com/pasquale.ceres), per indicarmi cosa correggere o aggiungere. Su Facebook è inoltre presente un gruppo, "Genealogia caposelese", che supporta il sito principale. Per quanto riguarda Facebook, inoltre, vengono spesso pubblicate bellissime foto di 50-100 anni fa. In particolare la nuova sezione di "La Sorgente Caposele", intitolata "La Seleteca Fotografica", si propone di raccogliere una memoria fotografica del nostro paese. Sarebbe bellissimo dare un nome alle persone in esse raffigurate, in modo da poterle associare ai loro alberi genealogici già presenti nell'albero online della Genealogia di Caposele. Chi volesse dare una mano per questa attività è il benvenuto: l'unione fa la forza!
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i registri parrocchiali. Per completezza, l'unicità delle fonti parrocchiali a Caposele è rimasta fino al 1960 circa, quando fu creata a Materdomini la parrocchia San Gerardo Maiella. Altre realtà più grandi, dove magari ci sono 2 o più parrocchie (ad es. Avellino), rendono la ricerca più difficile, perché per cercare un atto di battesimo o di matrimonio di un antenato sarà spesso necessario consultare gli archivi di tutte le parrocchie. In conclusione, l'albero genealogico di Caposele ha senso, in quanto "siamo tutti parenti", ed è ragionevolmente possibile costruirlo, in quanto le fonti principali sono solo 2, e sono consultabili in paese. Queste 2 condizioni sono un provilegio di cui noi caposelesi dobbiamo essere consapevoli. Ovviamente è gradito il contributo di tutti i lettori della Sorgente, in quanto ciascuno di loro, indicando i propri antenati diretti (genitori/nonni, ed eventualmente bisnonni), darebbe una mano preziosa a far crescere l'albero genealogico condiviso, e forse si scoprirebbero parentele ormai dimenticate da qualche generazione. Non nascondo che, ad ogni numero della rivista, spesso mi soffermo sulle foto o sulle persone che non conosco bene, chiedendo ad amici, o ai miei genitori, maggiori informazioni che mi permettano di inserirli nell'albero genealogico comune. Non sempre questa ricerca ha successo, ed in questi casi sono sicuro che, con l'aiuto della persona interessata, l'esito sarebbe stato positivo. Chi fosse incuriosito, o interessato
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antenati, in modo da associare ai dati della persona anche un volto. Costruire l'albero genealogico di tutto il paese, invece che limitarsi a quello personale, è un obiettivo ambizioso che richiede molti sforzi e perseveranza (e la pazienza di mia moglie Pina). Ad oggi nell'albero ci sono più di 8500 persone, nate a partire dalla fine del 1600 fino ad oggi. Al sito sono iscritte 228 persone, di cui circa 70 sono di lingua inglese (principalmente dagli USA), una ventina di lingua spagnola o portoghese, e 4 di lingua francese. Caposele ha il privilegio, rispetto a tante altre comunità più numerose, che i suoi abitanti condividono tra loro, molto spesso, uno o più antenati comuni. Ha senso, quindi, creare e manutenere un albero comune, piuttosto che crearne tanti individuali. Si perderebbe in quest'ultimo caso la possibilità di individuare i legami tra persone imparentate alla lontana, a meno di duplicare, in entrambi gli alberi, moltissime persone (tutti i discendenti dell'antenato comune). A tal proposito è stato una piacevole sorpresa, anche se in qualche modo attesa (si dice che a Caposele siamo tutti imparentati), scoprire che ero effettivamente imparentato, sebbene alla lontana, con molti miei amici di infanzia. Un elemento che facilita il lavoro di costruzione dell'albero condiviso è che a Caposele le fonti sono concentrate in 2 luoghi: il comune di Caposele, che conserva i registri dell'Anagrafe, e la parrocchia di San Lorenzo Martire, che custodisce
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seguito dell'invito a scrivere per la Sorgente n. 90, mi fa piacere riproporre il progetto cui sto lavorando da diversi anni, nonostante la lontananza dal mio paese natale. Ho studiato ingegneria a Napoli, tornando solo nei fine settimana. Dopo la laurea, e alcuni anni di lavoro a Napoli, nel 2006 mi sono trasferito in Piemonte, a Torino. Un vantaggio dei tempi moderni, dato dall'uso di Internet, è quello di poter rimanere in contatto con gli amici, e in qualche modo con il paese d'origine, nonostante la lontananza. Il progetto di cui voglio parlare è supportato da tanti amici di Caposele, indipendentemente dal fatto che siano nati a Caposele, come me, oppure figli di caposelesi emigrati in altre parti del mondo più di un secolo fa. Si tratta del progetto "Genealogia di Caposele", che mira a ricostruire l'albero genealogico del nostro paese a partire dalle fonti disponibili (archivi della parrocchia di San Lorenzo Martire e archivi dell'Anagrafe di Caposele). Il progetto è aperto a tutti i caposelesi, senza eccezione alcuna: sono compresi anche i figli dei caposelesi emigrati, che magari portano un cognome che non è neppure italiano perchè la madre o la nonna di origini caposelesi ha sposato uno "straniero". L'albero è online, ma visibile solo alle persone iscritte, per garantire la privacy. Chiunque si può iscrivere e contribuire a correggere i dati, o ad aggiungere persone ancora mancanti. Si possono anche inserire foto dei propri
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LA SORGENTE, UNA BUSSOLA E UNA BANDIERA
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o sempre pensato che nelle vene e nelle vite dei nostri paesi scorra sangue umano. Cosa sarebbero le vene e le arterie che sono i vicoli, i muri e gli orti se non vi scorressero il sangue e le vite degli uomini che i paesi li amano, li curano, li vivono e con la loro vita li tengono in vita? Nicola Conforti ha una di queste generose e felici vite. Caposele gli deve tanto, ma anche lui che ci ha sempre vissuto con trasporto e passione sempre lieve deve molto al suo paese. Dove avrebbe trovato tanta serena consapevolezza, tanto
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attaccamento, tanto significato se non tra quelle vie ed all’ombra di quei muri? C’è in lui ed in persone come lui che dedicano parte di sé al proprio paese una grazia speciale: non sono immuni dalle mischie, dalle delusioni e dalle amarezze che scorrono in quelle vene, ma vi si intuisce uno spirito diverso, una superiorità morale, una serenità che caratterizza chi ha dato senza remore e con gioia ad una una causa, ad una comunità. Sono un lettore della Sorgente e ne conservo tanti numeri;ho sempre pensato che è il manifesto
della felicità e della tragedia di essere di paese. Perché il paese è la cartina al tornasole delle esistenze umane che vi si dipanano, e netti e leggibili vi sono i segni della nostra umanità, a volte semplice e mirabile, altre volte misera e sconfitta. In quarant’anni, abbiamo avuto La Sorgente: una bussola e una bandiera che con la cronaca minuta, il racconto alto, la cultura, lo svago, la vita e la morte, ha tenuto il timone di una piccola nave nelle tempeste del mondo. E sia pure schivo all’apparenza, Nicola ne è stato il vigile, appassionato
di Marian
o Cascian
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e insostituibile nocchiero. Siamo qua, amici sul ponte ed in cabina, chi per una lunga traversata e chi per un breve tratto di mare a dirti: con quanta perizia e umanità hai dato e dai la dritta a quel timone. Siamo a dirvi grazie, Nicola e La Sorgente, Vi vogliamo bene.
Politica
Attualità
LA TORMENTATA VICENDA DELLA PISCINA COMUNALE
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Montana Terminio Cervialto ne ha costruita una a Cassano Irpino e solo di recente un’altra è stata inaugurata a Conza della Campania. Sicuramente la nostra piscina necessita di essere adeguata ai tempi, principalmente ai fini del risparmio energetico, risparmio che ci consentirebbe di sostenere più agevolmente l’agguerrita concorrenza di altre strutture analoghe della zona, ma non può e non deve essere considerata solo e soltanto una fonte di guadagno da parte di questa o quella società o cooperativa di gestione. In tal senso, è doveroso ricordare che essa ci fu donata, non perché Tizio o Caio ci lucrassero, ma per migliorare le condizioni di vita della nostra popolazione.
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di Michele Ceres
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l’impopolarità, ma allo stesso tempo rivelava alla popolazione un esempio di necessario ottimismo verso il futuro e verso l’immancabile intervento dello Stato. I ritardi dei soccorsi avevano, infatti, ingenerato tra la popolazione un preoccupante senso di sfiducia verso le Istituzioni. Pochi credevano che lo Stato sarebbe intervenuto in maniera massiccia così come poi intervenne . Tra questi pochi non vi era, purtroppo, il maggior partito di opposizione del tempo. Costruire le case, secon-do il ragionamento degli Amministratori, era compito dello Stato, che già qualche anno prima aveva dimostrato la propria incisiva presenza nel terremoto che nel 1976 aveva devastato le contrade del Friuli. Sarà perché l’Amministrazione Comunale era costituita da partiti di una consolida-ta cultura di governo, sarà perché la minoranza consiliare era costituita da civici e da un partito storicamente di opposizione, sta di fatto che la fiducia nell’intervento dello Stato costituì il primo e fondamentale motivo di divisione tra Maggioranza e Minoranza. I fatti dimostrarono poi che lo Stato democratico intervenne ben oltre le più rosee aspettative per la ricostruzione di un patrimonio edilizio che, grazie a una provvida legge, alla fine, in barba ai tanti pessimisti, è risultato di maggior consistenza rispetto a quello preesistente al sisma. E così, tra polemiche e non poche de-nunce alla Magistratura (SIC!), furono appaltati ed eseguiti i lavori di costruzione della piscina che, ad onor del vero, furono completati dal Sindaco Merola dopo aver vinte le lezioni nel 1985, nono-stante la sua personale avversione politica verso la scelta dell’Amministrazione “Sveglia” e l’ostinato parere contrario di non pochi suoi grandi elettori, che auspicavano la riconversione della piscina, i cui lavori erano ormai in via di ultimazione, in una struttura di altra natura. E così, ad esempio, un’anima candida proponeva in una propria lettera al Direttore de “La Sorgente” una propria soluzione consistente nel riempimento della vasca con pietre per farne una palestra. Ma poi, guarda caso, come spesso succede, “Il destino mescola le carte e noi giochiamo”. Senza nemmeno avvertire l’opportunità di un filo di autocritica, a gestire la piscina e a trarne i maggiori benefici, diretti o indiretti, sono stati perlopiù coloro che si erano tenacemente opposti alla sua realizzazione. A chi viceversa, come lo scrivente, la volle, sfidando incomprensioni e avversioni, resta la soddisfazione di aver programmato e realizzato un impianto sportivo e del tempo libero che, seppure inizialmente non da tutti voluto e condiviso, alla fine ha costituito per tutti i Caposelesi un’opera di cui poter menare gran vanto, perché per non pochi anni unica in Alta Irpinia. La piscina è una struttura, infatti, che molti ci hanno invidiato sin dalla sua inaugurazione, tant’è che qualche comune dei dintorni, a sua volta, tentò vanamente di costruirne una. Solo agli inizi degli anni Duemila, dopo circa vent’anni, la Comunità
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ono stati anni d’intensa emotività e di mai più provata partecipazione di popolo alla vita politica e sociale della Comunità, quelli immediatamente successivi al sisma del 1980. Sono stati anni irripetibili (me lo auguro!) per chi li ha vissuti, incredibili per chi, viceversa, non ne ha conoscenza diretta. Sono stati anni che hanno segnato una netta cesura rispetto al passato, anni che, se ben interpretati, avrebbero potuto rappresentare un’occasione straordinaria ed eccezionale per la crescita politica, sociale ed economica della nostra Caposele. Al contrario uno scontro di visioni politiche inconciliabili ma, il più delle volte pretestuose, e conseguentemente di confliggenti prospettive verso il futuro determinò una sterile contrapposizione dalle conseguenze nocive per tutti sul piano delle concrete realizzazioni, scontro che avrebbe introdotto, altresì, nella lotta politica elementi di tale tossicità che avrebbero col tempo fatto precipitare, in caduta libera, il confronto tra le parti politiche in una deriva populistica di cui oggi avvertiamo appieno le conseguenze. Bisognerebbe, prima o poi, che qualcuno descriva gli anni del dopoterremoto, che li faccia rivivere con animo libero dalle emotività, dalle passioni e dall’animosità del tempo. Cadrebbero così, come un castello di sabbia, molti luoghi comuni e non poche false credenze. Esempio significativo è la vicenda della costruzione della piscina comunale, esempio paradigmatico di come lo scontro politico possa, spesso, sacrificare sull’altare dell’interesse di parte realizzazioni di grande rilevanza per una comunità. A seguito del sisma molte città d’Italia intervennero con proprie risorse umane, tecniche e strutturali a sostegno dei comuni terremotati. A Caposele intervennero i comuni di Pomigliano d’Arco, Priverno, Terracina e Milano, oltre ad altri ma con presenze di minore dimensione. Milano, in particolare, tra le alte cose, stanziò la cifra di circa due miliardi di lire per la costruzione di una struttura comunale. Che cosa farne di tale cifra? A che fine destinarla? L’Amministrazione Comunale del tempo, quella della “Sveglia” per intenderci, si trovò così di fronte a due alternative. La prima era la più facile da seguire, perché mirava alla costruzione di alcuni appartamenti per i terremotati; la seconda prevedeva invece la possibilità di offrire ai Caposelesi una struttura sportiva, ad esempio una piscina, che difficilmente, se si fosse persa quell’occasione, si sarebbe in seguito potuta realizzare. Ovvio che la prima, per il particolare contesto ambientale del momento, era quella che poteva riscontrare il maggior consenso tra la popolazione: quattromila persone che in novanta secondi si erano viste radicalmente mutare le proprie condizioni di vita, quattromila persone che vivevano in alloggi di fortuna e che avevano bisogno di tutto, dagli alimenti ai vestiti. Scegliere la seconda ipotesi significava per l’Amministrazione sfidare
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Sport
di Giuseppe Caruso
Il senso di comunità, perduto!
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Un decreto del Presidente del consiglio regionale della campania ha nominato l’esponente del Forum dei Giovani di Caposele Caruso Giuseppe nel Forum regionale della Gioventù in rappresentanza della “GFE ACTION” (Giovani Federalisti Europei). I principi a cui si richiama la GFE sono quelli contenuti nel Manifesto di Ventotene, elaborato nel 1941 dall’antifascista Altiero Spinelli. L’analisi e le proposte politiche contenute nel Manifesto si basano sulla presa di coscienza della crisi dello stato nazionale – ritenuto la causa principale delle guerre mondiali e dell’affermazione del nazifascismo – e sulla convinzione che solo il superamento della sovranità assoluta degli Stati attraverso la creazione di una Federazione europea avrebbe assicurato la pace in Europa. I valori della pace, della democrazia sovranazionale, dello stato di diritto, della solidarietà e della sussidiarietà ispirano quindi il lavoro della GFE. Caruso ha espresso la propria soddisfazione , ringraziando chi l’ha sostenuto a livello locale nel suo impegno nel Forum di Caposele e nel coordinamento provinciale dei Forum della Gioventù. “Oggi ho raggiunto un nuovo traguardo personale inaspettato a 20 anni, inizio a percorrere una nuova strada con grinta e determinazione per far capire l’importanza delle politiche giovanili e soprattutto di noi giovani. Risultato che condivido con i tanti che mi hanno dato sostegno in questi anni di partecipazione al Forum, con chi ha creduto, crede e crederà in me. Rappresenterò, per la durata del mio mandato, le istanze giovanili di tutta la regione e cercando al tempo stesso di riaprire la discussione sul coordinamento provinciale dei forum della provincia di Avellino, questione trattata con molta superficialità da parte della commissione statuto nel approvazione dello stesso. Da martedì apriremo i lavori in regione attraverso l’elezione del Coordinatore regionale dei Forum, pienamente convinto che questa fase ci vedrà nuovamente protagonisti continuando un percorso iniziato, da anni ormai, nei singoli forum comunali irpini.”
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di Renato Agosto
porto (rari nantes in gurgite vasto) questa prestigiosa rivista, raggiungendo traguardi invidiabili. Il contenuto de La Sorgente è tutto da leggere accuratamente. Ricordi, esultanze, tristezza e, biografie evocano tutto un substrato territoriale con cadenze e tensioni che sono proprie della vita di una comunità espressa con sottili sfumature nelle quali si rispecchia l’uomo nella sua quotidianità interiore. Le suddette ragioni, a parer mio, hanno indotto Nicola a non mollare mai anche di fronte alle enormi difficoltà sempre più evidenti nel corso degli anni. Una palestra di amore e di formazione nei confronti dei giovani di ieri e di oggi e di domani; nonché un atto di rispetto per la propria terra ed anche un comodo ancoraggio dove ognuno ritrova il suo punto focale, potendo esprimere i propri sentimenti di eventi fausti e non della vita quotidiana. familiare e sociale. Oggi, penso e ne sono certo, caro Nicola, che il tuo cuore sussulti di gioia per una data molto significativa che ti ripaga di tutti gli immensi sacrifici ma soprattutto perché hai saputo trattare la cronaca paesana con schiettezza ed obiettività senza, peraltro, mai cedere ad eccessi di qualsiasi genere; niente retorica e accademismo ma fatti mai inventati o
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Incontro sulla "legalità" presso il Liceo di Caposele
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ino a qualche anno fa la diffusione della stampa era appannaggio soltanto di capoluoghi di provincia, con qualche rara eccezione di centri minori offrendo un sicuro ancoraggio per la legione dei verseggiati paesani. Oggi, nonostante tutto, la carta stampata locale conserva una funzione di completamento nei confronti di quella nazionale e provinciale e, sotto tale aspetto, assume un’importanza notevole sia per le sue caratteristiche, ben diverse da quella nazionale, sia per la sua funzione irripetibile ed inconfondibile ma soprattutto per l’eroismo dei suoi anonimi direttori e collaboratori, in quanto rappresenta unpò il cuore di una piccola o grande comunità. David Cole diceva: ”il cuore di un popolo non è il centro ma è là dove una comunità ritrova il suo punto focale”; a mio modesto avviso La Sorgente, sotto il profilo sociologico, culturale ed etnico ha tutte le caratteristiche dianzi accennate. Ricorre quest’anno il 43° compleanno del periodico e non è roba da poco se si tiene conto soprattutto delle grandi difficoltà economiche che incontra la stampa locale ma, grazie alla tenacia del suo fondatore-direttore e redattore Nicola Conforti, illustre professionista della nostra Irpinia, “rubando” numerose ore alla sua attività professionale, ha saputo condurre in
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Giuseppe Caruso nel FORUM REGIONALE DELLA GIOVENTU’
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sviluppa come sentimento generale; basta analizzare ad esempio la Festa della Musica, la quale doveva e dovrà svolgere un ruolo primario nello sviluppo di Caposele, ed invece si è percepita una solitudine per i promotori in mancanza di apporti per il raggiungimento del risultato comune. Come per le varie attività di solidarietà sociale promosse da associazioni del luogo, le quali si ritrovano sempre più isolate in un mare in tempesta. Oppure per le tante attività che vengono svolte nel corso del anno, le quali oltre che proporre astio tra i singoli promotori a volte sviluppano anche comportamenti lesivi, diretti o indiretti, del altrui lavoro. Anche in relazione, soprattutto, allo “spazio della politica” che ormai da tempo vede coinvolti e partecipi i soliti noti o le solite famiglie. Forse questo potrebbe essere un punto di riconciliazione, abbandonando la visione di rigido scontro tra tifosi di una partita di calcio, ma assumendo responsabilmente l’onere morale di dare/fare qualcosa per il nostro Paese, solo così, fruttando ciò che Dio ci ha dato e maturando una forza comune, il nostro Paese non avrà eguali!
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i capita spesso per le varie attività che il settore delle politiche giovanili offre di visitare gran parte dei territori della nostra regione, di confrontarmi con essi. Mi vien naturale porli in paragone con il mio Paese. Quello che emerge subito dalla comparazione, senza perdere poi tanto tempo di riflessione, sono le enormi potenzialità naturali e turistiche che possiede il nostro Paese, una realtà senza eguali in gran parte dello stivale. Poi però inizia una più aspra riflessione quando l’attenzione si posa sui risultati di sviluppo. Non per essere ripetitivo o assillante ma le responsabilità di un mancato sviluppo sono da imputare, inequivocabilmente, ai nostri amministratori. Se non altro per la grande occasione storica persa dalla sciagurata convenzione AQP e dalla "libertina" realizzazione della Pavoncelli Bis. In questo numero, però, voglio soffermarmi maggiormente sul rapporto, o meglio apporto, della cittadinanza stessa: la cosiddetta comunità, un fattore centrale per lo sviluppo del nostro paese. Quel che emerge incontestabilmente è l’apatia, in molte circostanze, che si
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non veritieri. La tua rivista, illustre amico, è stata e lo sarà ancora uno strumento di cultura e di difesa delle idee (tanto poche in quest’epoca di consumismo) nonché di servizio per la causa del progresso della gente d’Irpinia con tutti i suoi valori. Ad altri lasciamo il compito di affrontare problemi squisitamente più tecnici, forse più suggestivi, più inquietanti. Corri per la tua strada, direttore caro, e con l’augurio che la tua “Sorgente”, iniziando un nuovo anno, sia sempre più utile più degna nel rispetto del tuo pesante lavoro e merito di aver superato ogni sfida, in tempi nebulosi.
Cronaca
A PROPOSITO DEL POZZO A DELLA PAVONCELLI BIS … è finito il tempo dei cappieddi p’zzuti
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comportano variante automatica agli strumenti di pianificazione urbanistica del territorio con l’effetto di rendere superflua l’applicazione della prescrizione. Prima opera dell’elenco è la Pavoncelli Bis. 4)Ministero delle Infrastrutture e Trasporti Conferenza di servizi del 10/09/2002. “Oggetto: Legge 340/2000. Progetto Preliminare – Lavori per la realizzazione della galleria di valico “Pavoncelli bis” dal comune di Caposele (AV) al comune di Conza della Campania (AV). Per il comune di Caposele (AV) il vicesindaco avv. Giuseppe Grasso…….Il rappresentante del Comune di Caposele preliminarmente evidenzia lo stato di dissesto idrogeologico in cui versa il Comune. Pertanto ribadendo il parere favorevole dell’Amministrazione Comunale alla realizzazione delle opere richiamando l’attenzione sulle raccomandazioni formulate dalla C.E.I nel verbale n.9/02 del 3.09.02 che si consegna agli atti della conferenza.” 5)Presidenza del Consiglio dei Ministri Opere di completamento della galleria alternativa alla galleria “Pavoncelli” dell’Acquedotto SeleCalore detta “Pavoncelli bis” Commissario Delegato ex O.P.C.M. del 12.03.2010 N°3858 Art. 3 comma 4 : l’approvazione del progetto equivale a variante urbanistica. 6) Conferenze di Servizi approvazione progetto “Pavoncelli bis” tenutesi a Caposele il 27 luglio 2010 e il 19 ottobre 2010. Parere del Comune di Caposele (reso in comune accordo con la minoranza consiliare, presente con un suo rappresentante alle conferenze di servizi.) “……parere favorevole con le seguenti imprescindibili prescrizioni a) prevedere la realizzazione non procrastinabile della
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di Pasquale Farina
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strumentalizzarlo, dimenticandone altri. Ma passiamo al punto centrale, che al di là dello sfogo, vuole far chiarezza sui fatti, con l’ausilio di documenti, che sono e testimoniano la storia della copertura del pozzo A in particolare, e della galleria Pavoncelli bis in generale. 1) Delibera di Consiglio comunale dell’8 luglio 1996, N.58 : “……… - la deliberazione da assumere ha per oggetto il progetto identificato con il prot. 1578/ SCOE del 01/07/1993 trasmesso dall’Ente Autonomo Acquedotto Pugliese ed assunto al pot. Com.le n. 8461 del 15 luglio 1995, concernente la realizzazione della galleria di valico “Pavoncelli bis” nel tratto CaposeleConza della Campania, galleria i cui lavori furono anni addietro finanziati con i fondi della legge n. 64/86; …………………….. Sentito il Consigliere di Minoranza prof.ssa Teresa Castello che legge la dichiarazione di voto favorevole, sub condizione, del gruppo di Minoranza…..: “ I gruppi di minoranza consiliare….. esprimono parere favorevole con le seguenti precisazioni: a)Dissenso totale alla realizzazione di un pozzo fuori terra ricadente in zona territoriale omogenea “C”, immediatamente limitrofo al nucleo antico di Catapano (Zona A);…… “ Il Sindaco, riguardo al posizionamento del pozzo, invita l’ing. Cione Gelsomino tecnico E.A.A.P. presente in aula, a ragguagliare il consesso in ordine ai motivi tecnici che impongono la localizzazione del pozzo come previsto in progetto, ragguagli resi che evidenziano motivi di “quote” da rispettare e necessità di garantire una protezione di adeguate dimensioni per posizionarvi automezzi e per consentire agli stessi manovre calcolate, per cui il pozzo è stato localizzato tenendo conto di tutto questo; “ 2)Ministero dei Lavori Pubblici verbale conferenza di servizi del 4 febbraio 1997. “Oggetto: … Costruzione del raddoppio della galleria Pavoncelli facente parte del canale principale dell’Acquedotto del Sele – Accertamento di conformità urbanistica per il completamento delle opere da realizzare e per la sanatoria di quelle già realizzate. Sono presenti: Il Sindaco Antonio Corona per il comune di Caposele. Viene al riguardo sentito anche il Comune di Caposele ed il sindaco che lo rappresenta riferisce di aver compiuti tutti gli atti necessari per il rilascio dell’autorizzazione paesistica e di aver emanato specifico decreto 27 gennaio 1997 n. 1, del quale produce copia. Il Sindaco di Caposele presenta altresì, la deliberazione n. 58 dell’8 luglio 1996 con cui si è favorevolmente espresso il Consiglio comunale sull’opera e dove, tra l’altro, gli si conferisce delega ad approvare il progetto in tutte le sedi istituzionali, ivi compresa la Conferenza di Servizi, nonché a sanare le opere già realizzate.” 3)Legge Obiettivo n. 443 del 2001 (Legge dello Stato) Le opere inserite nell’ambito dell’elenco contenute nella c.d. “legge obiettivo” in ogni caso
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olto clamore e molto si è scritto e detto ultimamente sulla copertura del pozzo A della Pavoncelli bis in zona Catapano, detta anche zona delle cantine. Abbiamo visto affissi, come non succedeva da tempo, manifesti sottoscritti da partiti, da associazioni, da gruppi e dai due consiglieri di minoranza insieme a un consigliere di…..? “maggioranza”. E’ stata addirittura organizzata una manifestazione alla quale è stata invitata Rai 3, da molti definita una “manifestazione in famiglia”, si perché, secondo fonti attendibili, alla manifestazione c’erano poco più di 60 persone di cui 20 provenienti dai paesi limitrofi, e 40 tra genitori, fidanzate, sorelle e compari degli organizzatori; secondo i più ottimisti le persone erano 80 sempre inclusi i non caposelesi. Questo a testimoniare la riuscita della manifestazione, ma soprattutto a testimoniare che, come fu detto in un famoso comizio di molti anni fa: è finito il tempo dei “cappieddi p’zzuti”. Non ci voleva certo il mago di San Gregorio Magno per capire che quella era una manifestazione organizzata contro l’amministrazione comunale e non contro la copertura del pozzo A della Pavoncelli Bis, infatti chi l’aveva organizzata, o aveva tolto l’appoggio all’amministrazione comunale, o era all’opposizione, o in rotta di collisione con l’amministrazione stessa. Ancora, molti degli organizzatori erano figli naturali e politici di chi in passato, quando il parere degli amministratori contava, (perché non ancora in vigore la cosiddetta legge obiettivo e non c’era l’OPCM del commissario straordinario della Pavoncelli bis,) ha dato parere favorevole alla realizzazione della Pavoncelli bis e alla copertura del pozzo A, in modo particolare. Qualcuno degli organizzatori addirittura è stato protagonista in prima persona del parere favorevole reso in conferenza di servizi. E infine, mi chiedo se, tutti quelli che si sono sentiti difensori della zona dove sorge questa copertura del pozzo A, cioè la zona delle cantine, preoccupati dell’impatto ambientale e della deturpazione della zona, erano distratti o impegnati in altre faccende quando le cantine venivano intonacate, venivano utilizzate porte in ferro e coperture di lamiere anziché tegole? Dove erano quando è stato distrutto un muro a secco in pietra, costruito in quella zona due secoli fa, testimone del nostro passato e della nostra storia? Dove erano quando l’AQP ha eretto muri in cemento per recintare il Parco Saure? Dove erano quando in mezzo alle cantine sono state costruite case con architettura moderna, che non hanno nulla a che fare con le cantine? Tutto questo probabilmente non disturbava, e non disturba le loro sensibilità. Tutti vogliamo tutelare questa bellissima zona di Caposele, e allora, sediamoci intorno ad un tavolo per parlarne, per tentare un discorso complessivo di rivalutazione dell’area Catapano; non è bello focalizzare l’attenzione su un solo aspetto per
Centrale Idroelettrica….. b) adeguare il progetto a quanto previsto dall’art.22 del D.Lgs. 4/2008 che detta i contenuti minimi dello studio di impatto ambientale ……. c) predisporre lo studio di compatibilità idrogeologica ………. d) predisporre l’installazione di idonei misuratori per verificare e controllare il quantitativo di acqua trasferito; e) per quanto fin qui osservato e descritto, si ritiene, infine, indispensabile che al Comune di Caposele si riconosca la possibilità di partecipare all’esecuzione dei lavori con compiti di sorveglianza per l’attuazione del progetto ……… f) bretella di collegamento svincolo S.S. Fondo Valle Sele – Caposele” Questa la cronologia dei fatti, solo al fine di consegnarli alla storia.
Un gruppo di persone che sono intervenute all'incontro alle Cantine
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Ricerche
CHI ERA ERNESTO CAPRIO?
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grande poeta, vissuto a
Caposele,
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Vincenzo Malanga,
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nella sua complessità. Siamo ancora nel mezzo di tale cammino, sempre più convulso e precipitoso, anche se con maggiore consapevolezza, ma non senza ansia ed, a volte, angoscia. La spinta interventista traeva ragione e dalla giusta rivendicazione di terre italiane e dalla intuizione del cambiamento sociale: combattere gli imperi centrali, tedesco ed austro-ungarico, era recepire le spinte di rinnovamento, trainate dalla evoluzione tecnologica ed industriale. Tutte le forze politiche, ad esclusione di qualche liberale, di una parte socialista pacifista e di una cattolica, quest’ultima più neutrale che contraria, fecero proprie queste istanze politiche e culturali e sostennero l’intervento in guerra dell’Italia. Partirono, così, volontari, dalle Università verso centri di raccolta, questi giovani di buona famiglia; Ernesto andò a Roma e da lì “finalmente” al fronte a completare il sogno ed il sacrificio di tanti eroi del Risorgimento italiano. A San Jacob, Austria, rimasero sul campo mille morti, fra i quali “il S.tenente Caprio Sig. Ernesto morto in seguito a ferite il 29/6/1915 ore 11,35 ad anni 21”.
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“Caprio Ernesto, nato a Caposele il 25 maggio 1894, di Camillo, possidente, e N.D. Giuseppa Sepe”. Così è registrata la nascita al Comune di Caposele. Ernesto non aveva immaginato che la sua guerra sarebbe durata poco più di un mese. Mi è stato sempre detto, in famiglia, che è stato il primo ufficiale italiano morto in terra d’Austria. Partì volontario. Nelle Università italiane - lui era studente alla Federico II di Napoli – si diffuse un grosso movimento interventista da parte degli studenti a favore dell’irredentismo dell’Alto Adige, del Friuli, della Venezia Giulia, dell’Istria e della Dalmazia, terre considerate del tutto italiane. L’impero austro-ungarico era ormai una realtà lontana rispetto alle trasformazioni strutturali delle nuove società industriali, a seguito delle rivoluzioni avvenute e industriale e francese. Il futurismo, corrente letteraria e culturale, bene espresse questo superamento col rifiuto delle antiche certezze, alimentando pulsioni verso un futuro che si intuiva molto diverso e che solo dopo cento anni possiamo valutare
di Ernes
“indagato”
tutta la realtà che lo
circondava attraverso la categoria dell’amore. Il suo approccio col mondo, superficialmente definibile piccolo,
Caposele, filtrato dall’amore che Malanga riversa su di esso,
diventa un’avventura senza fine, che avvince ed entusiasma
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della realtà di tutti i giorni della vita di maestro in
rutinario di un’esistenza ovattata e desensibilizzata. Soltanto nel recupero all’interno di noi stessi della capacità di amare è possibile riattivare la nostra esistenza nelle sue funzioni emotive e di conoscenza. Allora accade che l’impatto con l’amore, ovvero con la capacità di guardare il mondo e viverlo con l’occhio di chi ama, ci renda consapevoli delle nostre enormi potenzialità. Sentimento misterioso, apparentemente illogico, è stato e ci auguriamo che continuerà ad essere motore spirituale per l’uomo e che nella sua mutazione permanente, sempre più precipitosa, rimanga come riferimento costante e prioritario. L’amore va al di là di ogni piccolo e meschino calcolo materiale, potremmo dire con un’espressione abusata “vola alto” e ci avvicina all’assoluto. La celebre parabola di Gesù, nota come “il figliol prodigo” è l’espressione di quanto l’amore sia fonte di profonda conoscenza della condizione dell’uomo e quindi di dialogo, in questo caso, di famiglia. Ma è soprattutto verso gli adolescenti, età fondamentale per la nostra storia futura,
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“Forse è più facile amare la perfezione divina piuttosto che riuscire ad amare i nostri simili, limitati, imperfetti, ma ogni giorno di fronte a noi”. Così riporta la quarta di copertina del saggio sull’amore “Non amate troppo Dio” (ed. Rizzoli, 2015), scritto con Pierfilippo Pozzi da don Gino Rigoldi, dal 1972 cappellano del carcere minorile Cesare Beccaria di Milano e fondatore della onlus Comunità Nuova. La saggezza, di cui è intrisa l’opera di don Rigoldi, si sprigiona alla lettura del testo, dandoci la sensazione di colpire e mettere a nudo l’uomo del terzo millennio. Un uomo disintegrato, confuso, che ha perso i riferimenti della propria esistenza, smarrito dietro ad effimeri miraggi, che lo alienano dalla sua realtà e naturale e storica. In questo stato di annebbiamento dello spirito e dell’anima può accadere che, all’improvviso, brandelli di profonda umanità arrivino alla nostra infagottata percezione, lasciandoci sconcertati, non più in grado di discernerne il significato e soprattutto di reagire ed interagire. Ancora esiste una realtà diretta, che ci può far trasalire dal torpore mediatico
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NON AMATE TROPPO DIO
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di Ernesto Caprio
che va riversato il nostro amore, come strumento di vicinanza, conoscenza, aiuto. Il nostro approccio deve ispirarsi all’ascolto, alla comprensione, al sostegno, ma, soprattutto, attraverso il nostro atteggiamento verso la realtà e la conseguente coerenza delle nostre scelte, deve comunicare loro un amore verso la vita di cui essi sono parte. Aprire un occhio sul mondo e scoprire che, malgrado l’apparente paradosso, amare non significa perdere, ma, al contrario, è la più grande occasione per vincere, per avere la sensazione di vivere fino in fondo la pienezza dell’universo in tutte le svariate ed inesauribili manifestazioni fenomeniche. Un grande poeta, vissuto a Caposele, e mi riferisco a Vincenzo Malanga, ha “indagato” tutta la realtà che lo circondava attraverso la categoria dell’amore. Il suo approccio col mondo, superficialmente definibile piccolo, della realtà di tutti i giorni della vita di maestro in Caposele, filtrato dall’amore che Malanga riversa su di esso, diventa un’avventura senza fine, che avvince ed entusiasma. Diventa la saggezza dell’essere: se stessi, gli altri, la natura, la storia, la vita,
l’assoluto. Grazie Vincenzo Malanga, a quasi trent’anni dalla tua scomparsa le tue poesie ci aiutano a capire, a leggere la realtà, ad amare.
Volontariato
UN VIAGGIO CHE DURA DA 12 ANNI
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cercando di fare del nostro meglio, con tutto ciò che ne deriva, sbagli compresi, perché del resto solo chi non fa non ne commette. E la gratificazione più grande, la nostra vera soddisfazione è ritrovare il sorriso e la riconoscenza sul volto di un anziano del nostro paese che viene in associazione o di uno dei “nostri” ragazzi del Centro diversabili o ancora di un bambino piuttosto che di un ragazzo: non ha prezzo, è un'emozione unica, difficile da descrivere. In sostanza è questo è il senso dell’attività volontaria che ti riempie la vita! La mia esperienza in Anpas mi ha dato tanto, da tutti i punti di vista e se dovessi spiegare alle molte persone che mi chiedono: “Perché lo fai? Ma chi te lo fare? Chissà quali interessi ci sono dietro!” oppure si nascondono dietro ad un “ Non credo di essere adatto, non saprei cosa fare”, ecco, a tutti questi potrei solo dire: "Venite in Pubblica Assistenza, vivete l'associazione e capirete da soli perché sono rimasto e opero da 12 anni". Vi aspettiamo, perché una mano in più, serve sempre!
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al 2011 ho ricoperto il ruolo di responsabile politico del Comitato Regionale Campania del Servizio Civile Volontario. Questa nuova esperienza mi ha avvicinato molto di più all’organizzazione della struttura ANPAS Nazionale facendomi amare ancor di più questa associazione. Certo, non è sempre oro quel che luccica, infatti ci sono stati momenti in cui ho anche avuto voglia di abbandonare, momenti di debolezza legati a vicende personali, che avrei poi superato, anche e soprattutto, grazie all'associazione e grazie alla vicinanza di alcuni volontari. Fin da subito ho capito che l'Associazione sarebbe stata la mia seconda famiglia proprio grazie al legame instaurato tra noi volontari, legame che, come nelle migliori famiglie, non sempre è idilliaco, ma fatto anche di incomprensioni e litigi senza i quali, però, non saremmo riusciti a rimanere uniti nel momento del bisogno e così a lungo. La cosa che ha sempre contraddistinto il nostro gruppo è stato l'andare tutti avanti in un'unica direzione, remando verso la stessa meta con l'obiettivo comune di aiutare le persone che vivono ogni sorta di disagio. Abbiamo superato i momenti difficili insieme, siamo rimasti uniti anche di fronte ai pregiudizi di alcune persone che, con superficialità ed egoismo, hanno sempre giudicato negativamente il nostro operato, facendo dei luoghi comuni il loro cavallo di battaglia al solo fine di criticarci. Per fortuna non tutti sono così, anzi la stragrande maggioranza delle persone nella nostra comunità loda ed ammira il nostro operato, sottolineandone la grande importanza. Ma è per tutti che operiamo, senza pregiudizi, con sensibilità e
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quale difficilmente mi sarei separato. L'anno del Servizio Civile passò in un batter d'occhio. Nel frattempo avevo imparato molte cose, avevo avuto modo di conoscere tante persone e le molteplici attività che l'associazione svolgeva già da tempo e senza onor di cronaca. Avevo conosciuto un universo fin ad allora a me sconosciuto. Eppure non mi ero mai mosso da Caposele! Tutto questo mi piacque talmente tanto che decisi di rimanere "a fare il volontario": iniziai a fare i turni del 118, iniziai il servizio di trasporto per malati psichici verso il centro di Morra De Sanctis, iniziai ad occuparmi di Protezione Civile partecipando a corsi di formazione, iniziai a conoscere e a far parte anche della grande famiglia ANPAS sia a livello regionale che nazionale. Nel 2005 festeggiammo il Decennale dell'Associazione con tre giorni di festa tra simulazioni di Protezione Civile e Sanitarie, convegni e serate di festa. La presenza a questo evento di tante personalità di ANPAS, tra le quali l’allora Presidente Nazionale ANPAS Fausto Casini, fece accrescere in me la voglia di tuffarmi sempre più a capofitto in questo mondo. Quello stesso 2005 fu poi un anno molto particolare per quanto riguarda non solo il mio essere volontario nella Pubblica Assistenza Caposele, ma la mia vita in generale e, ancora una volta, il mio destino si intrecciava con quello dell'associazione regalandomi qualcosa di straordinario che avrebbe lasciato un segno indelebile nella mia esistenza. A settembre di quell'anno, infatti, iniziò il terzo progetto di Servizio Civile Volontario e il primo nel quale svolgevo il ruolo di OLP (Operatore Locale di Progetto). In quell’occasione fu selezionata, tra gli altri, una ragazza, Tiziana Damiano, che da lì a 5 anni sarebbe diventata la mia amata moglie! Questo fu davvero un incrociarsi di destini! A proposito di Servizio Civile, dal 2008
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“La valigia sul letto, quella di un lungo viaggio”... così inizia una famosa canzone, ed è parafrasandola che vorrei iniziare il mio articolo: la divisa sul letto, quella di un lungo viaggio... quella divisa che negli ultimi 12 anni è stata una specie di seconda pelle, quella divisa arancione che mi ha dato tanto senza chiedere niente in cambio, se non un po’ di tempo e dedizione verso quello che si fa. Quest'anno, oltre al 90° numero de “La Sorgente”, ricorre il ventennale della Pubblica Assistenza Caposele e, in questa occasione, vorrei raccontare la mia "avventura" nel mondo del Volontariato, in quello che è stato, è e sarà anche il mio mondo, un mondo fatto di gioia e tristezza, di soddisfazioni e delusioni, di quella parte di me della quale, oramai, non posso più fare a meno. Prima di iniziare devo ringraziare tutti i volontari che con me hanno condiviso questa avventura, ma in particolare due persone che hanno sempre creduto in me e mi hanno spronato a fare di più e sempre meglio: Cesarina Alagia e Concetta Mattia. Grazie a loro la mia vita associativa in Pubblica Assistenza si è arricchita di contenuti ed esperienze. Il mio viaggio in questo mondo ha inizio a metà maggio del 2003 quando, convinto da un amico operatore dell’ufficio Informa Giovani (Vitale Cetrulo, che non smetterò mai di ringraziare), presentai domanda per il primo progetto di Servizio Civile Volontario proposto dalla Pubblica Assistenza Caposele e dal Comune di Caposele, denominato "Coinvolgere per non Escludere". Agli inizi di giugno 2003 mi recai presso la sede dell'Associazione per fare il colloquio previsto e fui selezionato. Dal 1° luglio 2003 entrai così a far parte di questa grande famiglia. Subito mi trovai a mio agio, subito capii che quello sarebbe stato un mondo dal
di Michele Cuozzo
Il valore di un sorriso
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n sorriso non costa niente, ma vale tanto per chi lo riceve, specialmente se, a riceverlo, sono persone che non possono ricambiarlo. Con la mia esperienza, dopo una vita difficile, sono arrivata alla pensione. Ho pensato che Dio mi ha aiutato tanto ed io voglio tanto aiutare le persone che hanno bisogno. Perciò da venti anni faccio
volontariato sia a Caposele che in altri posti del mondo. Sono stata due volte in Srilanca dopo lo sciunami e all’Aquila dopo il terremoto con un progetto missionario insieme alla presidente Albano. Abbiamo dormito con i terremotati nelle tende, abbiamo aiutato anziani e bambini, facendo esperienze molto toccanti con i diversamente abili.
Trovo piacere nel dare un po’ del mio tempo, offrendo loro un sorso d’acqua ed un sorriso. Sempre per beneficenza, stiamo facendo delle pigotte per conto dell’UNICEF, con la collaborazione dell’educatrice Elisa Viscido, con le volontarie e con i disabili. Lo scopo è sempre quello di aiutare chi ha bisogno. Insieme si fa quello che non
si può fare da soli. Gesù dice: “Quanto avrete fatto ad uno dei minimi, lo avrete fatto a me”.(Matteo, 25:40). I minimi sono quelle persone che non possono ricambiarti. di Iolanda Ciccone
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LA SOR
Attualità
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SFOGLIARE LE PAGINE DE La ricerca virtuale su ISSUU.com non finisce qui continuerò a navigare,
di Giusep pe Casale
adesso
voglio sfogliare i miei libri sperando che possano soddisfare la mia curiosità e la
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voi apprezza ciò che io scrivo e mi fanno i complimenti quando li incontro per strada e questo per me è un incoraggiamento per continuare a scrivere. In questi anni la sorgente ha cambiato diverse rubriche ma molte di queste non ci sono più, alcune sono rimaste; anche il nostro giornale deve stare al passo con i tempi per permettere ai lettori caposelesi che abitano in diverse parti del mondo più informazione possibile sulla realtà, storia, culturale e notizie sul nostro paese, in modo che persone si sentano più vicine al nostro paese attraverso le informazioni dalle pagine della sorgente. Negli anni recenti come tutti i giornali anche la sorgente si è dovuto adattare alle nuove tecnologie attraverso internet su facebook e sul sito ISSUU LA SORGENTE.COM dove noi possiamo sfogliare virtualmente le pagine di tutti i numeri della sorgente in questi 42 anni e potete leggere anche i libri che raccontano del nostro paese. Qui io trascorro un po’ di tempo leggendo i libri quando sono a casa. In conclusione voglio dire due cose: la sorgente è la voce, l’informazione dove noi scriviamo e leggiamo tutti gli avvenimenti con articoli e foto che riguardano il nostro paese non solo per le persone che abitano qui a Caposele ma soprattutto ai caposelesi che vivono in altre parti del mondo con il giornale si sentono più vicini al paese d’origine con il piacere di essere informati e guardare le foto dei loro familiari e amici lontani e vicini che siano. Il mio racconto si ferma qui per me è stato un piacere sfogliare le pagine del giornale degli anni passati. Siamo arrivati al numero 90 e mi auguro con tutto il cuore di arrivare al numero 100 sempre con la stessa passione che abbiamo messo fino ad adesso raccontando le cose su Caposele anche nei prossimi anni.
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e quindi ognuno di noi ha potuto consultare questi documenti e ci siamo fatti le nostre opinioni. Poi ho visto molte pagine che riguardano le vicende dell’acquedotto pugliese dal 1900 a oggi, poi l’arrivo della prima automobile qui a Caposele guidata da Giuseppe Pavoncelli, alla protesta del 1939 contro il regime fascista per difendere le nostre acque nella convenzione del 1970, fino ad arrivare alle vicende della convenzione 2012; questo giornale ha sempre raccontato tutti gli avvenimenti che riguardano l’acqua e i rapporti tra Caposele e la Puglia in tutti i numeri del nostro giornale e con opinioni storiche e di attualità. Poi la storia religiosa, le tappe della ricostruzione della chiesa madre, qualcuno ha scritto la storia dei nostri santi soprattutto san Gerardo , la Madonna della Sanità e del giubileo del 2000. Poi ho visto le foto degli amici che oggi non ci sono più e molti di questi sono proprio amici frequentati al bar e d’infanzia che sono scomparsi prematuramente; mentre guardavo queste foto mi sono venuti in mente molti ricordi dei miei momenti trascorsi con loro ad esempio le lunghe chiacchierate davanti al bar oppure quelle persone che incontravo tutti i giorni al ponte che sono cresciuti con me giocando in mezzo alla strada,;ho impiegato molto tempo a guardare queste foto perché ci sono ricordi belli che appartengono alla mia vita; molto tempo anche per passare alla pagina successiva perchè non volevo interrompere i miei ricordi; poi ho chiuso gli occhi e sono passato alla pagina successiva e i ricordi si sono allontanati concentrandomi sulle pagine fino al prossimo giornale. Il giornale ha sempre parlato di politica soprattutto dell’elezioni comunali con foto e approfondimenti sulle liste e candidati ogni cinque anni e di tutte le vicende legate al comune nel bene e nel male. Poi in questi anni hanno cominciato a collaborare su queste pagine del giornale molte persone soprattutto i giovani che hanno cominciato a scrivere diversi articoli su ciò che riguarda la storia e gli avvenimenti accaduti nel paese dal più grande al più piccolo sia con opinioni personali; uno di questi sono che ho cominciato a scrivere su questo giornale dal mese di agosto del 2010 numero 80 e non ho più smesso di scrivere. L’ho fatto con passione e con rispetto e per amicizia che ho con il direttore Conforti e la sua famiglia. Ho continuato a scrivere fino a oggi e continuerò a scrivere sulla Sorgente per altri cento anni affinché la salute e la fantasia me lo permetterà perché mi piace raccontare Caposele dal mio punto di vista e sono sicuro che piace anche ai nostri lettori anche perchè qualcuno di
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opo aver sfogliato le pagine della sorgente virtuale cioè sul sito internet www. issuu. lasorgente.com dal primo numero del giornale nel 1973 fino al numero 59 del mese di agosto dell’anno 1996 ,già pubblicato nello scorso numero di dicembre del 2014. Voglio proseguire il mio racconto storico per rendere omaggio a questo giornale che oggi è arrivato al numero 90 attraverso gli articoli e le foto che ho visto sfogliando le pagine della sorgente toccando con le mie mani gli ultimi 30 numeri della sorgente che ho ricevuto in abbonamento, mi sono iscritto alla proloco nell’anno 1997, pagando la quota associativa insieme all’abbonamento del giornale e cosi ho cominciato a frequentare la proloco e la presentazione del giornale insieme ai miei amici due volte all’anno alla sala polifunzionale. Nelle pagine del numero 60 c’è la rubrica ALMANACCO di Antimo Pirozzi, una pagina intera dedicata all’elenco dei nomi dei bambini nati a Caposele nei mesi precedenti insieme ai matrimonio e ai morti con le foto sempre dei mesi precedenti. Questa rubrica è presente nei vari numeri poi successivamente è stata sospesa e cambiata in una nuova pagina pubblicando solo le foto ma senza la tabella con l’elenco dei nomi. Questa pagina fino a qualche anno fa era una specie di registro anagrafe del giornale dove tutti noi leggevamo sul giornale ciò che viene registrato nell’ufficio anagrafe del nostro comune. Oltre a questo nel corso di questi anni con l’arrivo delle nuove tecnologie le pagine del giornale sono cambiate sono diventate più moderne e più leggibili senza trascurare il contenuto cioè scrivere e raccontare la storia e gli avvenimenti accaduti nel mio paese attraverso gli articoli e le fotografie. Una delle rubriche che a me piace si chiama STATTI CITTU CA MO TU LU CONDU di Cettina Casale; in questa pagina c’è il proverbio caposelese scritto in dialetto insieme alle poesie anch’esse scritte in dialetto e le canzoncine di Caposele. Questa è una delle poche pagine dove io mi posso permettere di copiare sul mio computer i proverbi e le poesie per poi conservare per sempre e fare una specie di archivio storico sul dialetto caposelese sul mio computer personale. In questi anni il nostro giornale si è occupato molto della storia di Caposele; lo ha fatto attraverso la storia del paese dalle nostre origini fino ai tempi nostri con argomenti diversi riguardanti la nascita e lo sviluppo del territorio del paese e non tutti conoscono la storia, invece se leggiamo le pagine della Sorgente di Caposele dall’unità d’Italia siamo quasi tutti d’accordo perché abbiamo molti libri e documenti in archivio
PARTE SECONDA
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Caposele.
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mia voglia di ricerca sulla storia di
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metropolitani e i soliti questuanti locali che la Storia di volta in volta ci assegna; - in secondo luogo, la vicenda dell' Acquedotto Pugliese testimonia che il Mezzogiorno postunitario conobbe una trasformazione tribolata, ma in qualche caso seppe vincere significative scommesse . La performance storica dell' EAAP, oggi AQP, dimostra che anche al Sud si è capaci di grandi cose se si hanno i giusti stimoli e non si deborda dagli obiettivi prioritari. L'EAAP fu un esempio di modernizzazione del Paese, perché non si limitò al solo ruolo di soggetto erogatore di acqua potabile, ma seppe opportunamente essere anche motore di uno sviluppo più ampio, grazie alla sua positiva ambizione di accumulare un patrimonio di conoscenze e di intelligenze tecnico-scientifiche. Nel panorama disastrato dell' economia italiana non è un caso se ancora oggi AQP può competere a livello europeo nel settore del ciclo integrato delle acque, spingendosi ad ispirare piuttosto che subire le novità legislative, come ad esempio la legge 36/ 94 e il successivo D.Lgs. 152/2006 che disciplinano l'uso responsabile delle risorse idriche, come a dire che anche il Sud eccelle se non si perde nei labirinti
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Il libro mette in risalto almeno tre questioni ancora non del tutto risolte, che possono così riassumersi: - in primo luogo la diversità dei fiumi appenninici meridionali e la loro interconnessione a livello di bacini imbriferi, il cui cuore e snodo è l'Irpinia, spingono studiosi e legislatori a riconsiderare criticamente certe scelte avventate del passato recente e remoto, per cui si appalesa necessaria e utile un’opzione di sviluppo che faccia leva sulle vocazioni ambientali che per natura sono portatrici di sviluppo e di benessere condivisi. I corsi d'acqua sono, in tal senso, religiosamente da considerare non come corpi estranei ad un territorio, facilmente mutilabili da esso, ma come “partners” attivi del lavoro umano, in grado di produrre ricchezza diffusa per tutti. Mi verrebbe di dire che la Natura non va rimossa, né deviata e meno ancora dominata, perché se sfidata sa vendicarsi e ritorcersi contro i suoi presunti padroni. Nel caso irpino la vendetta sta nel fatto che si sono arricchiti territori a danno di altri, senza curarsi della riproducibilità delle risorse, i cui tempi non coincidono con quelli dei mercanti d'acqua. La natura invece va tutelata, curata e affidata a un lungimirante governo democratico dell'ambiente che parta dalla montagna e termini al mare. Al contrario la cassaforte idrica irpina continuerà ad essere saccheggiata o mercificata, complici certe relazioni pericolose tra "mercanti del Tempio”
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A R R I VA I L L I B R O S U G L I ACQUEDOTTI IRPINI CHE ALIMENTANO L'ITALIA. 200 PAGINE DI STORIE, I VOLTI, LE BATTAGLIE, LE CONQUISTE, L'ACQUA POTABILE. Questo volume, che analizza sinteticamente le relazioni storico-politiche e geografiche intercorse tra le risorse idriche ed una vasta area del Mezzogiorno d'Italia, offre una serie di riflessioni al lettore attento alle dinamiche del territorio meridionale e ai suoi quadri di civiltà. L'autore parte dall' esplorazione ambientale dell'Appennino Meridionale, il più povero tra i sistemi orografici italiani, non a caso definito qualche decennio fa "zona dell' osso". Salvo poi a scoprire che in qualche caso è stato letteralmente spolpato delle sue risorse a vantaggio delle esigenze di aree metropolitane al collasso! Concentrandosi, poi, sull' Irpinia, non a torto definita "la più importante riserva idrica dell' intero bacino mediterraneo”, l’autore evidenzia come questa provincia e le sue acque siano state accerchiate, espugnate e "imprigionate” a beneficio di Napoli, della sitibonda Apulia e del territorio cilentano–lucano. Seguendo, infine, tracce ed indizi di quest'acqua, che è un Bene che ha un valore, Michele Ceres si imbatte e illustra con dovizia documentaria la storia dell' Acquedotto Pugliese, un' azienda di caratura europea voluta e realizzata dallo Stato per modernizzare il Mezzogiorno attraverso l'intervento pubblico.
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UNA CASCATA ...RIMASTA A SECCO! da quella di Monteverde, l'idea di parco fluviale (versione 1) sulla quale nutrivo, in parte molti dubbi relativi alla zona successiva al ponte Tredogge a scendere, verso il campo sportivo (pezzo completamente rimasto inutile ed inutilizzato), ha avuto successo, però nella bellezza di un posto come quello dell'incavo naturale sul vallone "delle Brecce" e l'idea di proseguirlo è stata sicuramente vincente. Oggi, invece , dopo un periodo di grandi
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iumi di parole scritte, intere campagne promozionali realizzate, espropri e idee progettuali eseguite intorno alla "CASCATA DELLA MADONNINA" e alle sue grandi potenzialità. Mi sono occupato personalmente di accompagnare un processo importante che avrebbe dovuto coniugare indissolubilmente, l'ambiente e il turismo sull'idea della continuazione del parco fluviale caposelese. Già partorita dall'amministra-zione "Melillo e proseguita
La cascata del parco della Madonnina, quando era "in vita".
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Prefazione di Alfonso Merola (Già Sindaco di Caposele e già componente dei Consigli di Amministrazione dell’E.A.A.P. e dell’A.T.O. Calore Irpino)
di Salvatore Conforti
entusiasmi,tutto rimane nell'oscurità più incredibile. LA CASCATA NON E' PIU'! Ha dell'incredibile, che dopo una serie di vicissitudini che hanno portato l'A.Q.P. ad installare sensori che, fanno sì che la cascata, con acqua in esubero, non possa più traboccare, nessuno proferisca parola! Tutto rimane nel dimenticatoio, quindi, quando già si poteva intervenire con una soluzione a monte e poter utilizzare per l'effetto cascata, non l'acqua di Cassano, ma quella del Sele, che avrebbe, comunque garantito, se evitata allo scarico di piazza Sanità e portata più a monte, il minimo deflusso vitale. Si trattava di insistere e convincere i Pugliesi a creare un piccolo by pass, sull'esistente, enorme ed obbrobrioso by pass storico, e riportare in vita la cascata della Madonnina. Il progetto della sistemazione del parco fluviale, poi già messo su carta e per il quale
ambigui del potere; - in ultimo luogo, l'autore ci consegna problemi aperti che riguardano le prospettive di una risorsa ormai ritenuta unanimemente strategica: bacini idrografici interregionali e relative “authorities”, regioni concorrenti molto stravaganti nel trattare la tutela dei beni demaniali, soggetti gestori in bilico tra interessi pubblici e privati, riforme costituzionali che vorrebbero riequilibrare poteri ed infine enti territoriali ancora non del tutto consapevoli del loro ruolo. C'è di che discutere, dopo aver letto questo bel lavoro di Michele Ceres; ma ci sono anche tante ragioni per agire bene e subito, se non si vuole consegnare alle future generazioni uno stato di fatto in cui un bene comune diventa merce a tutti gli effetti. erano già state appostate risorse, avrebbe fatto il resto. L'indignazione e il rammarico è tale da non poter intervenire oltre, per paura che ciò possa provocare in me una reazione spropositata. E quindi mi limito a insistere con l'attuale maggioranza politica e con chi tira le fila (boh), ad intervenire celermente con la soluzione già programmata. Non è uno sforzo esagerato, nemmeno quello di dare ascolto a me (visto i precedenti in C.C.), ma è un'operazione obbligata che deve esser compiuta non fosse altro per giustificare i Km. di inchiostro scritti per creare una degna promozione al luogo, e per dare giustificazione ad un nuovissimo documentario che tanto fa riferimento a quell'area, una volta incantevole e che invece è stata abbandonata no so se per volontà di cosa e contro la volontà di chi! Oggi è necessario solo interessarsi, con amore alle questioni del nostro Paese, e non far finta di ultimare le opere pubbliche o tratti di acquedotti, senza che ci sia alcun beneficio per i Caposelesi. Amare Caposele, vuol dire realizzare e proseguire i sogni anche se sono di altri! Vi chiedo scusa per lo sfogo!
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di Roberto
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SCUOLA CALCIO – ATTIVITÁ DI BASE L’allenatore Responsabile delle Categorie Esordienti (2003/2004), Pulcini (2005/2006) e Piccoli Amici (2007/2008) è stato Massimo Cetrulo che ha coordinato splendidamente gli allenamenti e le prime partite di questi tre gruppi, coadiuvato da Grasso Raffaele, Adriano Caruso, Lorenzo Panariello, Leo Nisivoccia, Valentino Malanga, ma in generale da quanti ragazzi hanno potuto del gruppo dei Campioni Provinciali (1992/1994) punto fermo dell’Olimpia.
Il Vice-Presidente Angelo Caruso, Donato Sista, tutti gli sponsor, ci hanno aiutato a portare avanti questa ennesima grande stagione. Ovviamente sotto l’instancabile guida del Presidente Generoso, sempre presente ed orgoglioso dei suoi ragazzi. L’OLIMPIA CAPOSELE C’È: - 4 CAMPIONATI SVOLTI
- 80 RAGAZZI DI CAPOSELE TESSERATI CHE SI SOMMANO AI CIRCA 900 DELLA NOSTRA STORIA - CIRCA 400 ALLENAMENTI NELLA STAGIONE SPORTIVA IN CORSO TRA TUTTE LE CATEGORIE
2015 Gessi Casale VINCE Kinder che si è svolto a Potenza. Un orgoglio tutto caposelese in una disciplina che , luglio
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il torneo nazionale
nonostante le difficoltà di strutture sportive dedicate inesistenti, sbaraglia
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avversari molto più "strutturati".
Un
ringraziamento particolare alla
famiglia e a
Raffaele Malanga
Chiudo ringraziando i nostri TIFOSI, grazie a loro con gli Allievi siamo tornati sul podio della Provincia dopo soli cinque anni. Vorrei citarli tutti, faccio solo il nome di Leo, di Carmine Luongo e di Vincenzo Iannuzzi che hanno condotto il nostro tifo giallo nero su campi della Provincia. Grazie
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ATTIVITA’ AGONISTICA Campionato Allievi (1998/1999), con raggiungimento dei Play-Off e qualificazione alle Semifinali, raggiungendo il Podio della Provincia, avendo incontrato e battuto anche società di Eccellenza (Eclanese, Ariano), Promozione (Bisaccese ed altre) in quanto nel Settore Giovanile non vi è suddivisione di Categoria, ma si affronta il meglio della Provincia. Gli Allievi sono stati allenati dal sottoscritto e dal mio vice Rocco Patrone. Brillante Campionato Giovanissimi (2000/2002) con ragazzi alla loro prima esperienza provinciale nel Calcio a 11, ma capaci di giocare benissimo ogni gara e di farsi rispettare su tutti i campi. I Giovanissimi sono stati allenati ottimamente da Salvatore Malanga che ha tenuto saldamente in mano il gruppo che ha avuto grazie a lui ed alla gioia di stare uniti dei ragazzi, una crescita costante.
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Sport
che
pazientemente accompagna alcuni allenamenti....
TENNIS
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VOLLEY
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La squadra del Liceo di Caposele guadagna il primo posto del campionato Volley2014/2015 sfidando ISIS DE SANCTIS/D'AGOSTINO di Avellino.
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PATTINAGGIO ARTISTICO
L’Ads Go Skate è la prima associazione di pattinaggio artistico nella provincia di Avellino, ed ha tenuto i corsi di preparazione degli atleti a Lioni ed a Montella. L’associazione sportiva ha festeggiato la chiusura delle attività invernali con la seconda edizione delle Rolleriadi, evento rivolto ai propri atleti per avvicinarli, sotto forma di gioco, alle attività agonistiche, sia in veste di atleti che in veste di giovani giudici Quest'anno l'evento ha avuto il Patrocinio Morale del CONI Avellino
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e della UISP Avellino. Per l’apertura dell’evento ogni atleta ha sfilato sui pattini portando lo stendardo del proprio comune di residenza . in rappresentanza dello stesso. I momenti di gara sono stati alternati da momenti di spettacolo musicale sui pattini , realizzati sempre dagli allievi dei corsi di pattinaggio artistico. Al termine della gara sono stati premiati i vincitori delle Rolleriadi e Mariacarla ha mantenuto alto il nome di Caposele conquistando il terzo posto sul podio !
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di Lorenza Di Lauro
Eventi
Ciò che ci lascia la Festa della Musica 2015
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(bravi) del service Spectra di Montella. E poi, i ragazzi e le ragazze che nei mesi e nelle settimane hanno dedicato parte –tanto o poco- del loro tempo per pensare, progettare, costruire ed organizzare la Festa. Non li citiamo uno ad uno: loro sanno di essere in tal modo evocati e lo sa il pubblico protagonista della festa. Avremmo voluto, forse dovuto, fare anche riferimenti istituzionali. Ma ce li teniamo per una riflessione più a freddo sul ruolo delle Istituzioni che promuovono la Festa, così come richiamato dall’Associazione europea di promozione della Festa della Musica del 21 giugno e quello invece traslato nell’esperienza di Caposele. Non si vuol capire che la Festa non è lo “sfizio” di qualche invasato “narciso”. Essa è un evento che porta a Caposele gente che altrimenti non conoscerebbe mai il nostro bel patrimonio culturale ed ambientale. E qui ci fermiamo, per poi tornarci in modo più ragionato: avendo come solo interesse Caposele e la sua Festa della Musica.
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pop italiano degli ultimi quarant’anni; i Locus Amoenus, cantori del rock lirico delle Orme, passando per le sinfonie rock del Banco del Mutuo Soccorso; e, infine, il rock monumentale di Woodstock di Jim Hendrix e Janis Joplin con la voce di Mariana Somma e la virtuosa chitarra di Luigi Panariello, ad esaltare il ritorno dei Love Or Confusion. Senza segnare separazioni di valore, ma solo per distinzione geografica, discorso a parte ci sentiamo di proporre per le Band e gli artisti locali. Indimenticabili le esibizioni di Ettore Spatola Band, incamminatosi sui sentieri dei Negrita e dei Negramaro; dei White Shadows sempre più limpidi nello spaziare in un rock maturo e alternative che assume i Coldplay come i sacerdoti per un rito davvero collettivo; i Rewind, felice ritorno per far cantare fino a tarda ora tutto il pubblico con i classici di Vasco Rossi; poi Tonuccio e la Pink Folk e il gruppo della Quadriglia batticulo, quella d.o.caposelese, che riporta la musica popolare in un contesto mitologico molto netto: la tradizione e il linguaggio silaro esclamato là dove il Silaro (il fiume Sele) trova la sua forza nascente ed indomita; il reggae solare, libero, gioioso dei Radica, band quasi del tutto rinnovata intorno al front-man della band: Ivan Melillo, capace di catturare la scena come pochi altri; almeno pari all’altro frontman degli Indie Glamour, Giuseppe Malanga. Per queste due band che hanno chiuso la Festa, vale immaginare un volo dai villaggi assolati della Giamaica, ai locali notturni ed indipendenti del Village di New York. Degno finale che chiude il cerchio di quell’alchemico gioco di cui si diceva, esaltando il LontraPark in un tripudio di emozioni che ha fuso tutte le sensibilità culturali e musicali in un solo ed unico contesto umano. Ugualmente da sottolineare le esibizioni dei solisti o di esperienze lodevolissime. Tra tutte quella della maestra Lucia Colatrella, con la sua Musicalmente&Friends, band di piccoli musicisti, tra i quali segnaliamo (non possiamo non farlo) un bimbo di sei anni, Danilo Merino, che ha giocato come un adulto con una batteria che lo sovrastava fisicamente. Menzioni per cantautori come il Conte Biagio, come Vincenzo Centrella, Luigi Iannuzzi, rappers come Great e Kira The Fire ma anche per professionalità e la passione per la disco della notte del nostro Sasà Malanga che farebbe ballare fino all’alba con le sue scelte musicali. Di particolare menzione la disponibilità di Roberto D’Agnese e della suaScuola di Tarantella montemaranese che hanno costruito uno stage dimostrativo sul Piazzale Houston. Sullo stesso piazzale si sono avute le esibizioni dei bimbi della Sele Dance, del coro della scuola Primaria di Caposele e la Zumba fitness della Mar mentre per le strade di Caposele rimbombavano a ritmo i tamburi della Scigliapaglia band. Con il rischio di scivolare in una volgare verbalizzazione delle vecchie questure degli anni sessanta, non ci resta che menzionare Giuseppe Landolfi ed Enzo Greco della web radio “Give me Five” e i tecnici ed i fonici
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i dirà, per quel che segue: “Cicero pro domo sua”. Nient’affatto. Ho aspettato che trascorressero almeno 48 ore per uscire dal rischio dell’incanto autocelebrativo ed autoesaltativo. Ma il passare delle ore non diminuisce l’onda emotiva che accompagna –siamo ormai al quarto anno – la conclusione della Festa della Musica di Caposele. La verità che queste emozioni non si interrompono grazie ai messaggi che ci giungono da parte dei musicisti che si sono esibiti alla Festa, ai messaggi di tanti amici che l’hanno vissuta come spettatori, ai messaggi di coloro che, pur non essendoci stati, apprezzano le foto e i video che stiamo pubblicando di ora in ora. Nello spazio della Festa ogni anno avvengono magie non facilmente spiegabili: sono alchimie di suoni, di voci, di profumi. Un di chè che vibra nell’aria di quello spazio alle sorgenti del Sele. Anche quest’anno è successo. Anche quando il temporale di sabato 20 giugno ha interrotto la seconda serata, le persone sono poi tornate sul tardi e, con un’amplificazione di fortuna, si è fatto musica per conversare, muovere i corpi, assaporare l’odore della notte del solstizio d’estate, amplificato – appunto- dalla pioggia. Un’alchimia che ha materializzato sui due palchi generi ed artisti diversi tra loro, senza che s’interrompesse la sola narrazione che ci interessava: quella della musica. Così è stato, infatti, venerdì. E così è stato domenica, quando l’esito meteorologico infausto del sabato poteva deprimere anche l’imbattibile Hercules. Certo le band, i musicisti, ma il pubblico è stato, è e resterà la sorpresa emozionale più grande, lodandone la vivace gioia provocata dalla musica e dalle esibizioni, ma tuttavia composto nella dimensione dello stare insieme, senza alcuna tensione, senza alcun conflitto. Queste sono le feste che abbiamo sempre amato e che, quella di Caposele, ha saputo essere in tutti questi anni. Quest’anno alla Festa abbiamo voluto integrare un’importante corner delGruppo d’Azione Locale, presieduto da Vanni Chieffo, senza snaturarne lo spirito, anzi rafforzandolo nel suo significato di una terra, quella irpina, capace di valorizzare i mestieri antichi eppure contemporanei dei maestri liutai e dei maestri d’ascia, costruttori di botti. Strumenti di legno che sanno esprimere forza musicale, così come ha dimostrato l’apprezzatissima performance dei Bottari di Macerata Campana. Grazie, dunque, a Vanni Chieffo per questo coraggioso tentativo sperimentale che ha arricchito, integrandole, le due iniziative. Ma torniamo alle esibizioni. Non facilmente dimenticabili quelle delle band venute da tutta la regione: i Tabula Rasa Elettrificata con il loro rock duro ed estremo; gli Evergreen, talentuosi ragazzi dal grande futuro; i Made in China capaci di riproporre il miglior rock dalle radici nobili; gli HonkaTonka spazianti tra i Rolling Stones e i Police; i Sonida, esecutori del miglior
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Storia
Inizia da questo numero una rassegna, a cura dello storico Michele Ceres, su personaggi che, a vario titolo, nel tempo hanno avuto contatti con il nostro Paese. E’ la volta di Manlio Rossi che negli anni 70 per ragioni elettorali girava paese per paese e, volentieri faceva sosta a Caposele dove, da grande meridionalista, intratteneva amici ed elettori sul suo pensiero politico che” che si sostanziava nell’idea di un’Italia e di un Sud fatti di uomini e donne impegnati nella costruzione di un’effettiva unità nazionale”.
MANLIO ROSSI DORIA [ Roma 1905 – ivi 1988]
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in cui ancora era diffuso il latifondo e ancora veniva praticata un’agricoltura estensiva, la riforma agraria, pur costituendo uno strumento “efficiente” di trasformazione dell’agricoltura” e di riequilibrio sociale, difficilmente avrebbe potuto originare un’agricoltura competitiva, tale da reggere la concorrenza internazionale. Per lui la riforma non doveva solo rispondere alla fame di terra dei contadini, ma doveva anche avviare una moderna ed efficiente agricoltura competitiva. Nel concreto Manlio Rossi Doria, per combattere la fame e i bisogni di una popolazione crescente e per ridurre il pesante deficit alimentare con l’estero, perseguiva un modello di politica agraria produttivistico da localizzare nelle zone a maggiore produttività. Ciò non significava destinare le zone interne, come sostenevano i suoi critici, allo spopolamento e all’abbandono. Significava, invece, che, in un discorso armonico di sviluppo complessivo, gli investimenti nelle aree più fertili avrebbero favorito un’osmosi tra le due differenti strutture agrarie, con grandi benefici anche per le aree meno produttive. Rossi Doria non era un meridionale, come non lo erano alcuni fra i più insigni meridionalisti (il piemontese Umberto Zanotti Bianco, il valtellinese Pasquale Saraceno, il lombardo Eugenio Azimonti, il triestino Danilo Dolci). Il Mezzogiorno fu, però, lo spazio concreto in cui, egli diede corpo alla cosiddetta "politica del mestiere", con la quale indicava la sintesi fra il sapere, fatto di conoscenze, competenze, analisi, sperimentazione, verifica, valutazione, e lo slancio ideale non ideologico. La politica del mestiere avrebbe riscattato il Sud da quello che egli definiva il "muro della miseria".
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a mettere una pietra sull’altra nella speranza di avviare qualche bonifica seria. Mi sono attirato per questa mia concreta attività le accuse di venduto agli agrari e simili, ma lascio dire, perché vedremo alla fine se non è appunto e solo per la via che sto battendo che si può fare qualcosa che conti”. E ancora, così, continuava: “La riforma, quale è stata concepita ed avviata, ha e vuole avere un funzione anticomunista". Non vi può essere dubbio, infatti, che la riforma rappresenti l’arma più potente per ridurre prima ed eliminare poi l’influenza comunista nelle campagne”. L’azione dei comunisti, secondo Rossi Doria, prima di essere anticapitalista era antiriformista, in quanto sfuggiva ad essi il fatto che la riforma, pur nella prudenza con cui veniva impostata, costituiva un potente strumento di costruzione democratica e “una realtà nuova e civile per i contadini”. Naturalmente ad essere contrari alla riforma erano soprattutto i ceti dominanti, perché avvertivano che essa non poteva “non modificare tutta la tradizionale struttura dei loro rapporti, ben al di là dei semplici interessi dei grandi espropriati”. Per Rossi Doria l’assegnazione in proprietà ai contadini di notevoli estensioni terriere, l’esecuzione dei lavori d’infrastrutturazione e la conseguente immissione di capitali avrebbero sgretolato il retaggio dei secolari rapporti di lavoro, che condannavano i contadini a una pesante miseria. La visione che egli aveva della riforma non era classista. Infatti, egli avvertiva che il compito della riforma agraria non doveva essere “solo quello di avviare a soluzione i problemi dei contadini”, ma quello di contemperare i problemi di tutta la società meridionale, compresi quelli della piccola e media borghesia, il cui destino non si discostava molto da quello dei contadini. L’obiettivo per Rossi Doria era, dunque, una rivoluzione “non catastrofica”, una rivoluzione nella quale vi era posto per tutti, “per i contadini che trasformando la terra, si trasformino essi stessi e salgono alla civiltà, ma anche per i borghesi che, in un mondo che si rinnova e crea nuove possibilità di lavoro d’ogni genere, ne siano attratti e assorbiti, uscendo finalmente dal miserabile circolo chiuso in cui vivono, tra la percezione di rendite parassitarie e i pubblici impieghi”. Non poche polemiche suscitò la sua teoria della “polpa e dell’osso”, in particolare durante la competizione elettorale del 1968. Rossi Doria fu accusato di voler favorire lo spopolamento delle zone interne, quelle dell’osso, a tutto vantaggio della polpa, cioè delle fasce costiere, più suscettibili di sviluppo. Il fatto è che Rossi Doria, con la lucidità propria del tecnico e, allo stesso tempo, con la lungimiranza del politico, nel definire le linee della riforma agraria, auspicava la formazione di aziende agricole competitive, che, gioco forza, avrebbero potuto più facilmente svilupparsi nelle fertili zone costiere, ove già si praticava un’agricoltura intensiva. Nelle zone interne,
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della Patria, smarrimento dovuto altresì al dramma di una guerra fratricida tra Italiani, manifestava all’amico la rabbia per l’apatia e l’indifferenza diffuse non solo tra la gente comune, ma anche tra le classi dirigenti, la preoccupazione per il futuro dell’Italia e, infine, la premura di agire in un momento in cui tutti sembravano attendere. “Qualche volta, egli scriveva, ho l’impressione che nessuno lavori, che tutti aspettino per lavorare: chi dovrebbe costruire aspetta per costruire, chi dovrebbe far politica aspetta a farla, chi dovrebbe governare aspetta per governare. […..]. Aspettano: Aspettiamo che? […..]. In questo momento a me una sola cosa importa: capir dentro a questo oscuro processo che vedo in atto nelle campagne. Per questo sono preso da una vera frenesia di girare, di vedere, di prender contatto con la terra. E non vedo l’ora di tornare giù nel Mezzogiorno, di girare paese per paese”. Rossi Doria è stato uno dei principali interpreti del pensiero meridionalista. Attraverso i dialoghi con alcune delle figure più importanti della scena politica e intellettuale del nostro Paese, da Norberto Bobbio ad Antonio Giolitti e Giorgio Amendola, da Rocco Scotellaro a Emilio Sereni, maturò una linea di pensiero che si sostanziava nell’idea di un’Italia e di un Sud fatti di uomini e donne impegnati nella costruzione di un’effettiva unità nazionale, che doveva coniugare sviluppo economico e coesione sociale, tramite la creazione di infrastrutture e la difesa del territorio. Diversamente da altri dirigenti del Partito d’Azione, restii ad abbandonare, insieme al comunismo, anche la prospettiva rivoluzionaria, Rossi Doria, già ai tempi della resistenza antifascista, recise il nodo tra democrazia e rivoluzione, approdando a una concezione liberal-democratica. Era una concezione che, in aperto contrasto con le posizioni delle sinistre, lo portò a sostenere, negli anni della “guerra fredda”, l’alleanza tra la Democrazia Cristiana di De Gasperi e i Partiti laici, rifuggendo dagli slogan propagandistici, dalla demagogia e dalle fantasie palingenetiche di un’impossibile rivoluzione. In una lettera a Salvemini del 1° marzo 1948 così si esprimeva: “Continuo il mio lavoro nel Mezzogiorno convinto come sono che l’unica cosa che conta è lavorare sodo attorno a problemi concreti […..]. La lotta elettorale nel Mezzogiorno è impostata sulla demagogia e l’inconsistenza più pacchiane [….]. La campagna si sta impostando su motivi che sono tutti assolutamente antimeridionalisti: lotta contro il Piano Marshall che è l’unica possibilità di salvezza per il Mezzogiorno, sbandieramento di una riforma agraria senza né capo né coda. [….]. Ci sbandierano ogni giorno la guerra e la guerra non verrà, ogni giorno la rivoluzione e la rivoluzione non verrà. […]. In queste condizioni…….bisogna fare, ed io continuo
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in dai primi anni giovanili manifestò un vivo interesse per il Mezzogiorno d’Italia, impegnandosi a studiarne il mondo contadino per proporre soluzioni capaci di redimerlo dalla miseria e dal sottosviluppo. Compiuti gli studi liceali, si iscrisse nel 1924 al corso di Scienze Agrarie dell'Università di Portici, ove, nel contatto con altri giovani tra i quali Giorgio Amendola e con maestri come Giustino Fortunato, il suo antifascismo ebbe modo di maturare sino a sfociare nell'adesione al Partito Comunista. Furono gli anni in cui nacquero anche le amicizie con Emilio Sereni e Umberto Zanotti Bianco. Nel 1928, conseguita la laurea, lavorò per due anni con Zanotti Bianco alle ricerche sull'economia agraria del territorio di Africo in Calabria. Il 15 settembre del 1930 fu arrestato per attività antifascista. Processato, fu condannato a quindici anni di carcere, ove conobbe Umberto Terracini. Fu scarcerato nel 1935. Nel 1939, al tempo delle purghe staliniane, poiché dissidente, fu espulso dal Partito Comunista. All'entrata in guerra dell'Italia fu inviato al confino in Basilicata. Alla caduta del fascismo tornò a Roma, ove si diede all'attività politica nelle file del Partito d’Azione. Si legò alla cerchia degli intellettuali che ruotava attorno alla Casa Editrice Einaudi, in particolare a Leone Ginzburg, con il quale collaborò alla redazione del giornale “Italia Libera”. Dopo l'8 settembre fu attivo nella Resistenza romana. Fu di nuovo arrestato, ma riuscì ad evadere da Regina Coeli. Nel 1944 gli fu conferita la cattedra di Economia e Politica Agraria alla facoltà di agraria di Portici. A Portici nel 1959 fondò il “Centro di Specializzazione e Ricerche EconomicoAgrarie per il Mezzogiorno”. Rossi Doria fu tra i principali protagonisti della Riforma agraria. Nel 1962 si iscrisse al Partito Socialista Italiano, per il quale nel 1968 e nel 1972 fu eletto senatore nel Collegio di Sant’Angelo dei Lombardi. Nel 1975, per motivi di salute, abbandonò la vita politica, ma non cessò il suo impegno a favore del Mezzogiorno, sia con regolari collaborazioni giornalistiche sia dopo il terremoto dell'Irpinia con analisi e progetti. È stato il primo presidente del “Centro Studi G. Dorso” di Avellino fondato nel novembre 1980. Nel 1981 assunse la prestigiosa carica di Presidente dell’ANIMI (Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia). Gli anni della lotta al fascismo e della militanza nel Partito d'Azione furono gli anni dell'amicizia con Guido Dorso, testimoniata da una fitta corrispondenza fra i due. In una lettera del 20 novembre 1944 Rossi Doria, di fronte allo smarrimento generale delle coscienze, inevitabile dopo un ventennio di martellante e ossessiva propaganda del regime per i gloriosi destini
di Michele Ceres
Politica
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L’Assemblea degli iscritti del PD Caposele: “Togliamo il disturbo”
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Si constata, ancora una volta, la totale e netta chiusura della Giunta rispetto alle proposte che il PD ha offerto, nel corso dell’ultimo anno, su diverse questioni di interesse collettivo; analoga chiusura si registra nei confronti delle diverse istanze associative pure presenti a Caposele. I fatti avvenuti nelle ultime settimane, con particolare riferimento alle defezioni dal gruppo consiliare di maggioranza, inducono a riconfermare la validità del documento consegnato al Sindaco in data 19 febbraio 2015, con il quale si offrono proposte per affrontare e risolvere la crisi che – di fatto – è maturata all’interno della maggioranza
consiliare. Le brevi ragioni fin qui esposte, frutto di un approfondito dibattito interno agli organismi del Circolo del PD di Caposele, in assenza di risposte chiare da parte del Sindaco, Pasquale Farina, immediatamente dopo l’approvazione del bilancio consuntivo per l’anno 2014, determineranno la formalizzazione da parte del Partito Democratico della scelta di considerare esaurita la fase di appoggio politico all’amministrazione comunale di Caposele, con il conseguente ritiro della propria delegazione. Il PD di Caposele proseguirà la sua azione continua di proposta sui temi decisivi per il
Al Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano
La captazione delle acque seppur giustificata e compresa nelle finalità, in effetti sconvolse per sempre e non solo l’economia locale, ma limitò le potenzialità di qualsiasi tipo di sviluppo del territorio. Infatti , all’epoca il nostro paese era un centro che vantava decine e decine di opifici (trappeti, mulini, gualchiere, tintorie etc.) azionati dalla forza che l’acqua acquistava correndo a valle. Di fatto Caposele era una realtà industriale che forniva i propri servigi a tutte le popolazioni delle regioni limitrofe raggiungendo perfino il Molise. Al danno si aggiunsero le limitazioni idrogeologiche, imposte ancora oggi al territorio per la salvaguardia delle sorgenti. Di fatto si negò a Caposele qualsiasi tipo di sviluppo. Anzi, senza alcuna gratitudine da parte della Regione Puglia, Caposele, la generosa, fu costretta ancora una volta a vivere un lungo periodo di frustrazione morale e di difficoltà economica che si è ripetuta durante la seconda guerra mondiale (captazione ulteriore di acque e conseguente depauperamento del fiume Sele, il tutto sempre in nome di motivazioni superiori e strategiche). Una volta avuta l’acqua, le sorti di Caposele, di cui prima della captazione si voleva fare la Svizzera italiana, e le vicissitudini dei suoi abitanti scomparvero dalla mente e dal cuore di tutti quelli che beneficiavano di un tesoro così grande per le loro terre. Col passare degli anni Caposele non ha avuto più voce in capitolo ed ha dovuto subire e vivere, a danno del destino che l’aveva ben dotata, le tante limitazioni imposte al proprio territorio. A questo si aggiungano anche tutte le promesse fatte nel tempo dalla Puglia e sempre disattese. Nel 2012, con la firma della convenzione tra il Comune di Caposele e l'AQP SpA, per la regimentazione di un quantitativo ulteriore di 363 l/s, alla presenza del Suo predecessore, l'on. Nichi Vendola, si procedette alla firma anche di un cosiddetto "Accordo morale" tra lo stesso Comune di Caposele e la Regione Puglia. Quell'impegno morale, che si sarebbe dovuto tradurre in una serie di azioni promozionali tendenti, tra l'altro, a far conoscere le sorgenti del Sele quale patrimonio essenziale per lo sviluppo della Puglia, è restato sostanzialmente inapplicato ed inefficacie. Le possiamo, con serietà e senza forzature, significare che, grazie a tale applicazione, il sentimento popolare della nostra comunità si rafforza in un senso non proprio positivo nei
confronti dell'Istituzione politica più alta della Sua Regione. Noi crediamo che, con le dovute verifiche, si possa rilanciare quell'impegno, dandogli una caratterizzazione personale che –conoscendola - sia certamente coerente e fattiva. Intanto - crediamo ancora - che sia un Suo obbligo (ci permettiamo questa sottolineatura) e un Suo dovere conoscere il luogo dove la forza della natura, consistente in 4.000 litri/ secondo, viene dirottata e regimentata nella grande galleria di valico -la Pavoncelli- per far giungere in tutto il Tavoliere un elemento essenziale per la vita e l'economia della Puglia. Ciò premesso, il circolo del PD di Caposele,
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LETTERE AI PRESIDENTI
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Caro Presidente, il circolo del Partito Democratico di Caposele, innanzitutto, Le invia le più sincere felicitazioni per la indiscutibile e copiosa vittoria elettorale dello scorso 31 maggio, grazie alla quale la Puglia potrà assicurarsi una guida certamente prestigiosa e qualificata. Lei avrà l'onore e l'onere di rappresentare e governare una Regione che ha mostrato di avere grandi potenzialità innovative all'interno di un contesto meridionale in cui ancora numerosi e drammatici restano i deficit politici e di sviluppo sociale ed economico. Chi Le scrive è una comunità politica del Partito Democratico di Caposele, un paese che dovrebbe evocarLe, da solo, un'infinità di emozioni. Di certo non lo conosce direttamente, non essendoci -crediamo- mai stato. Caposele è il luogo dal quale da cento anni l'acqua delle sorgenti del Sele (era esattamente il 24 aprile del 1915 quando la prima acqua delle nostre sorgenti venivano erogate nella piazza Umberto I di Bari) ha per larga parte risolto il problema secolare della sitibonda Puglia, privandosi del bene più prezioso e della sua unica fonte di ricchezza e di sviluppo possibile. Il rapporto tra queste due realtà è stato per decenni molto complesso e mediato prima dall'Ente Autonomo Acquedotto Pugliese e poi dall'Acquedotto pugliese SpA. Fermo restando la buona fede di tutti gli amministratori che si sono succeduti nei vari passaggi decisionali nella storia ultrasecolare dei rapporti tra l’ente pugliese e il nostro paese, oggi a posteriori, possiamo tirare un bilancio di certezza di questo rapporto. Questo bilancio dice che per il territorio di Caposele e la sua comunità le limitazionisono state molte di più delle opportunità di sviluppo. E per limitazioni intendiamo dalla iniziale chiusura delle attività artigianali e manifatturiere che contraddistinguevano Caposele rispetto alle realtà viciniori della provincia salernitana ed irpina, dovuta alla perdita della risorsa idrica utilizzata in questi settori, fino alla perdita della disponibilità materiale all’utilizzo del soprasuolo inteso sia come impedimento a costruire che, finanche, come divieto a calpestare le zone paesaggisticamente più valide.
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Oggetto: Caposele, una sorgente tanto utile e cara ai pugliesi
futuro di Caposele e misurerà, di volta in volta, il giudizio sugli atti amministrativi che ne seguiranno. Allo stesso modo, il PD ricercherà il confronto e il dialogo con quei gruppi politici e le associazioni che, attraverso gli strumenti della politica e soltanto questi, vorranno contribuire a costruire proposte necessarie ed utili a Caposele e ai suoi cittadini.”
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’Assemblea degli iscritti del Circolo del PD di Caposele, tenutasi il Primo Maggio 2015 presso la sala di Casa Houston, ascoltata la relazione introduttiva del Segretario e tenuto conto degli interventi che ne sono seguiti, approva il seguente ordine del giorno: “La situazione politica-amministrativa che si è determinata a Caposele è il frutto di una mancata coesione interna alla Giunta comunale e di dinamiche che, nel merito e soprattutto nel metodo, hanno disatteso le tante aspettative programmatiche riposte – con uno straordinario successo elettorale – nell’amministrazione del Cuore.
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Il documento votato dall’Assemblea degli iscritti del Partito Democratico di Caposele
considera una Sua visita a Caposele e alle sue sorgenti di grande utilità politica per la Regione Puglia, ma anche per la nostra comunità. Per queste ragioni vorremmo invitarLa a venire a Caposele, definendone ambiti, modalità e caratterizzazione, secondo la Sua personale idea e disponibilità. Restiamo a disposizione con lo staff della Presidenza per ogni approfondimento e valutazione. Intanto grazie per l'attenzione e Le auguriamo un buon lavoro per la grande responsabilità che gli elettori pugliesi hanno voluto assegnarLe. Il Circolo del Partito Democratico di Caposele
Caro Presidente
, De Luca ti giungano le più sincere felici tazioni del Circ per il superame olo del Partito nto di tutti gli Democratico di ostacoli che ha nuovo Governo Caposele nno rallentato, regionale. solo rallentato, il varo del Le novità annu nciate nella for mazione della Gi che si annuncia unta fanno ben come un durissim sperare per l'in o lavoro per rim nostra comunit izio di quello ettere su un solid à regionale, rid o binario il desti ando credibilit à all'Istituzion no della e che la presied Con la tua tenac e. ia, la tua vision e, il tuo coragg io, sappiamo ch e ce la potremo Dal canto nostr fare. o, seppure geog ra fic impegni a favor amente perifer e di questo "pez ici, sappiamo di zo di zona inter poter far perno Siamo certi ch na" per coglier sui tuoi e solo lavorando ne le non poche per valorizzare potranno essere potenzialità. i punti di forza luoghi di risca , l'Alta Irpinia tto sociale, cultu e l'alto Sele rale e, quindi, economico. Il turismo am bientale e quell o religioso co crediamo si de n Materdomini bba lavorare po sono questioni nendosi obiettiv però, ti rammen sulle quali i non tradizion tiamo il tema de ali e scontati. In l trasferimento per il quale oc particolare, idrico delle So corre mettere ma rgenti del Sele no all'Accordo bacino imbrife in Puglia, di programma ro del Sele. in una logica di tutela del La nostra comu nità, storicamen te, è sempre sta idriche della Pu ta generosa ne glia, riconosce i confronti delle ndo a queste un ha però pagato, esigenze bisogno primar in termini econ io. Caposele, pu om necessario, per ici e occupazio rtroppo, nali, un prezzo questa sua gene enorme, oltre il rosità. Noi oggi ci è stato negato dovuto e non chiediamo in passato, ma la restituzione il rispetto degli per il futuro, vo di quello che accordi del pres gliamo che ci sia ente in termini no offerte le giu elemosine, ma di ristoro, e ste opportunità vogliamo solo di riscatto. Non essere messi all nostro lavoro, questuiamo a prova per dim cambiare in me ostrare che sapp glio il destino iamo, con il del nostro territ orio. Noi vogliamo es sere protagonis ti di questo proc la cultura "dell esso di innovaz 'assistenzialismo ione cu accattone" come residuo del passa lturale, relegando Ritienici a tua to. disposizione pe r l'umile lavoro hanno dato l'a di cerniera tra ppoggio indisc i cittadini (che usso già prima il consenso ele a Caposele ti di ogni candida ttorale per oltre tura alle primar il 53% dei voti) ie e poi con e il Governo re gio Noi ci abbiamo nale. creduto e conti nueremo a cred avrà esiti posit ere che questa ivi. sfida che tu ha i lanciato Buon lavoro, Pr esidente, a te e ai tuoi assesso ri regionali. Il Circolo del Pa
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Storia
di Alfonso Sturchio
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dottore Petrucci rivolto al brigadiere. “Avete qualcosa su cui coricarlo?” Pelluso entrò nella cella di sicurezza, fece cadere l’ubriaco dalla tavola sulla quale ronfava e con un’abile mossa smontò istantaneamente l’asse dal muro. Con l’assistenza del medico, due carabinieri caricarono Peppino sulla tavola di legno ed un mesto corteo l’accompagnò fino a casa sua. Dopo tre giorni Peppino non aveva ancora riacquistato la coscienza. “E’ in coma” aveva detto il dottor Petrucci che lo visitava ogni mattina ed ogni sera, e questa nuova parola rimbalzò di casa in casa ed in tutte le strade di Caposele. Il Procuratore del Re di Sant’Angelo dei Lombardi delegò il brigadiere Pelluso a svolgere le indagini. Era stato aperto un fascicolo per tentato omicidio, anche se ormai vi era la convinzione generale che Peppino si fosse buttato dalla finestra della caserma. Ma perché? Caterina aveva confidato prima alla madre e poi alla sorella il rimorso trascritto dal suo fidanzato, che con una sola parola aveva invocato la grazia nel suo biglietto di addio: PERDONO. Queste poi avevano interrogato l’intero parentado e le varie commare per scoprire cosa ci fosse dietro quella richiesta di clemenza. E le varie commare, con lo zelo di chi deve compiere una sacra missione, avevano indagato approfonditamente sulla faccenda, discutendone con chiunque gli capitasse a tiro. Insomma, già il terzo giorno tutto il paese era a conoscenza del contenuto del biglietto di addio. Del mistero del suicidio di Peppino si discusse ovunque: in ogni salone da barbiere, negozio o osteria non si parlava d’altro. I sospetti si concentrarono subito su Concetta M. Era noto a tutti che la giovane sarta di via Zampari smaniava per Peppino, anche dopo che questi l’aveva espressamente disillusa dichiarandole il suo amore per Caterina. O almeno era questo che Peppino andava dicendo. In realtà, molti pensavano che i due si incontrassero segretamente, anche se nessuno poteva testimoniare di averli visti. Era chiaro che Peppino doveva essersi pentito di questi incontri furtivi prima del matrimonio, o doveva essersi pentito di avere chiesto la mano di Caterina durante una licenza militare. Col tempo si era ricreduto e non sopportava più l’idea di doversi sposare con una donna che non amava. Molti sospettarono che Concetta fosse rimasta incinta, che quella mattina lo aveva detto a Peppino e questi non aveva retto all’imminente scandalo. Le
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per leggerne il contenuto. Le persone che avevano assistito alla scena, finora discrete, avanzarono di qualche passo fino a stringersi sopra di lei. “Insomma, volete far passare un poco d’aria?” fu costretto a gridare Pelluso, prima di concentrarsi anche lui sulla sposa piangente. Caterina impiegò più del tempo necessario per asciugarsi gli occhi, leggere e poi rileggere il biglietto ancora una volta. Quando ebbe finito, rimase un intero minuto a guardare il volto esanime di Peppino, con un’espressione indecifrabile. Poi accartocciò il biglietto, lo buttò in faccia al suo fidanzato e si rimise in piedi. Si fece largo tra la gente assiepata e, tra lo stupore generale, ridiscese le scale di via Santorelli sparendo dalla vista di tutti. Il brigadiere Pelluso fu il primo a fiondarsi sul biglietto. “State indietro” gridò dopo averlo raccolto. Ma la gente rimase ferma sulle proprie posizioni. A quel punto la curiosità era più forte dell’autorità del carabiniere. Pelluso capì di essere sopraffatto e non indugiò. Stirò tra le mani il biglietto di carta ruvida, aggrottò la fronte e ne lesse mentalmente il contenuto. Quando ebbe finito lo allontanò dalla sua vista con uno scatto. “Che cosa c’è scritto?” gridò un uomo salito su uno scalino per vedere meglio. Pelluso lo ignorò, completamente perso nei suoi pensieri. Quel biglietto apriva scenari del tutto nuovi. Peppino si era buttato dalla finestra il giorno del suo matrimonio in preda a chissà quali rimorsi. Pelluso rilesse ancora una volta il biglietto, sul quale vi era impressa una sola parola, inequivocabile: PERDONO. Ed ora toccava a lui scoprire quale azione meschina, quale peccato aveva commesso Peppino tanto da fargli invocare il perdono prima di togliersi la vita. Per quale motivo voleva essere perdonato? E da chi? Piegò il biglietto in due e lo sequestrò prudentemente nella tasca interna della divisa. Qualcuno protestò. “Che cosa c’è scritto sul biglietto?” gridarono alcuni senza pudore. L’ultimo messaggio di un suicida stuzzicava la curiosità di tutti, vincendo il ritegno dovuto alla tragedia. Pelluso perse le staffe ed ordinò ai suoi carabinieri di sgomberare la strada. Molti ripararono verso piazza Di Masi delusi, costretti a paventare ipotesi dal nulla ai tavoli del caffè. I più audaci presero la via di casa di Caterina: l’unica, oltre al brigadiere Pelluso, a conoscere l’ultimo pensiero lasciato da Peppino prima di lanciarsi dalla finestra. La sposa doveva essere consolata, doveva pur sfogarsi con qualcuno. “Portiamolo a casa sua” disse infine il
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vie di fatto. Nella zuffa era rimasto coinvolto anche il padrone della cantina, sceso in campo a difesa delle proprie fragili damigiane, ed un paio di avventori, che erano passati per una bevuta prima del matrimonio. Insomma, quello che doveva essere un intervento lampo, si protrasse invece per più di un’ora, quando Pelluso e i suoi carabinieri tornarono in caserma portando con loro due avvinazzati resi più docili dai ferri ai polsi. La scena che vide Pelluso ai piedi della caserma fu sconvolgente anche per un militare come lui. Il giovane fontanaro era riverso supino sulla strada bagnata. Gli occhi chiusi e le gambe incrociate come se dormisse un sonno profondo, dalla nuca gli usciva un rivolo di sangue subito diluito dalla pioggia. Pelluso accelerò il passo e si portò su di lui. “Peppino” gridò due volte afferrandogli una mano, ma il giovane non rispose, né sollevò le palpebre. Come aveva imparato al fronte, il brigadiere gli auscultò il torace, mentre con le dita gli tastava il polso. Avvertì lontano il battito del cuore che pulsava sotto la giacca grezza di lana ed il viso del militare si illuminò. “E’ ancora vivo. Andate a chiamare il dottore. Muovetevi”. Il dottor Petrucci, che abitava non distante dalla caserma, arrivò di buona lena qualche minuto dopo. Nel frattempo, incredibile a dirsi, una piccola folla si era già raccolta lungo quelle scale, dal forno fin sopra la salita che portava al Casale. Ai due ubriachi erano stati tolti i ferri ed ora dormivano su una tavola nella cella di sicurezza a vista. Pelluso fece largo al medico, che cercò nuovamente il battito del ferito prima di sollevargli delicatamente la testa per tamponare la ferita. “E’ ancora vivo” confermò il dottore, ed un brusio di sollievo percorse via Santorelli. Fermata l’emorragia, distese le gambe di Peppino, tastando meticolosamente ogni osso del corpo fino al collo. “Mi sembra che non abbia nulla di rotto” disse fra sé, tanto che solo il brigadiere poté sentirlo. Poi guardò in alto la finestra aperta del secondo piano ed aggiunse, mestamente “Non deve essere caduto da una grande altezza”. Alcune donne gridarono il nome di Peppino, ma questi rimase ostinato nel suo sonno profondo. La pioggia continuava a cadere e qualcuno tese un lenzuolo sopra di loro, in modo che il medico potesse continuare a visitarlo senza che si bagnassero. “A quest’ora doveva essere in chiesa a sposarsi” disse una, dando inizio ai commenti. “Qualcuno dovrebbe avvertire Caterina” ribatté un’altra. Ma non aveva ancora finito la frase che Caterina spuntò da basso, con il suo abito da sposa, seguita per le scale dal padre trafelato e dal prete con addosso ancora i paramenti sacri. Un varco si aprì tra la folla. Immediatamente Caterina si inginocchiò davanti al suo promesso sposo, chiamando il suo nome e gridandogli più volte “Che è stato? Che è succiessu?” Ma Peppino non rispondeva. Era immobile, con gli occhi chiusi a vagare in quello spazio luminoso tra la vita e la morte. Caterina proruppe in un pianto mentre prendeva una mano del suo amato per stringerla a sé. Ne lisciò delicatamente il dorso, prima di scoprirne il palmo per farsi carezzare il viso, quando dalla mano appena schiusa del suo amato ne cadde un biglietto. La carta, piegata in due, andò a posarsi come una farfalla proprio sul petto di Peppino. Caterina raccolse il biglietto e istintivamente lo aprì
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uando il brigadiere Pelluso, comandante dei Reali Carabinieri di Caposele, mandò a chiamare Peppino C., questi non poté declinare l’invito. Avrebbe dovuto trovarsi nella chiesa di San Lorenzo meno di due ore dopo per il suo matrimonio, ma al brigadiere venuto da Campagna non poteva certo opporre un rifiuto. Era in fondo l’unico, a Caposele, capace di districarsi tra queste moderne condotte che niente di meno portavano l’acqua direttamente dall’acquedotto principale ad alcune abitazioni del centro. A ventiquattro anni Peppino il fontanaro era già diventato un’istituzione a Caposele: come il podestà, il prete ed il comandante dei carabinieri, appunto. Aveva imparato tutto quello che c’era da sapere in materia di tubature, pressione, stoppa e guarnizioni durante la leva militare a Torino. In questa, come in altre città, facevano salire l’acqua anche oltre i dieci metri: nei palazzi gentilizi, per esempio, dove in alcune stanze avevano ricavato una ritirata dove affluiva acqua calda e fredda direttamente nei sanitari. La caserma dei Carabinieri di Caposele, servita da acqua corrente fino al secondo piano, da due giorni era rimasta a secco e nessun altro era in grado di metterci mano. Peppino guardò il suo abito da sposo disteso sul letto e di buon passo si avviò verso la caserma, scortato da un giovane carabiniere. Tempo mezz’ora e sarebbe tornato a casa sua per rivestirsi. La pioggia che cadeva ininterrottamente dalla sera precedente aveva reso l’acciottolato viscido come una saponetta e Peppino salì le scale che portavano fino al Casale stando ben attento a non scivolare. Non sia mai che pigliava una storta proprio la mattina del suo matrimonio. Arrivato in caserma, il brigadiere Pelluso gli mostrò un rubinetto al primo piano da cui usciva solo un filo d’acqua ed un lavandino nel suo alloggio al secondo piano, irrorato da una timida goccia ogni tanto. Peppino posò a terra la borsa di tela con i pochi attrezzi e cominciò a lisciare la conduttura con la stessa premura che avrebbe impiegato un medico nel tastare il polso di un ammalato. Dietro di lui Pelluso, che in gioventù era stato apprendista fabbro e apprendista calzolaio, avrebbe continuato ad ammirare la perizia di quel bravo giovane, che già una volta aveva risolto i suoi problemi di tubature. Ma fu subito richiamato ai suoi gravi uffici dal sottoposto, per una rissa appena scoppiata nella vicina cantina di Seppuccio. Il brigadiere sospirò tra le labbra il nome di Sant’Antonino, suo patrono e protettore, e con tutte gli uomini al suo comando si precipitò alla Portella, dopo avere chiuso a chiave il portone della caserma. Sarebbe tornato prima che il giovane fontanaro terminasse il suo lavoro. Ma la baruffa alla cantina si rivelò più seria di quanto pensasse. Sfidando il suo divieto di giocare a morra, padrone e sotto, carte e passatella, quattro noti ubriaconi locali di buon mattino avevano già dimezzato una damigiana di venti litri. Vino di Pasano, avrebbe annotato nel suo verbale. Per una questione cavillosa di bevute legittime e collegate che non avrebbe saputo sbrogliare nemmeno un avvocato, poi, erano passati alle
Foto aerea del Santuario di San Gerardo - 2015
Storia Il lunedì successivo, quando il clamore della vicenda a Caposele si era quasi spento, Peppino riaprì gli occhi. Era solo nella stanza e dalla finestra aperta sbucava il sole alto di metà mattino. Stiracchiò le gambe e le braccia, chiedendosi come mai si trovasse ancora nel letto a quell’ora tarda. Poi si ricordò del suo matrimonio e di quella chiamata alla caserma dei carabinieri. Il brigadiere Pelluso l’aveva lasciato solo, mentre scopriva quelle tubature rotte a piano terra che perdevano tutta l’acqua riversandola nel sottosuolo. L’aveva aspettato per più di un’ora, rischiando di fare tardi alla cerimonia, fino a quando aveva deciso di calarsi dal canale di ferro che correva vicino alla finestra del secondo piano. Prima, però,
aveva staccato un foglio dal suo quaderno dei conti e vi aveva velocemente trascritto la sua diagnosi su quei tubi pieni di buchi: PERDONO. I tubi perdono, per questo non arriva l’acqua. Avrebbe infilato il biglietto sotto il portone della caserma. Il brigadiere avrebbe capito. Il giorno dopo il matrimonio sarebbe tornato e avrebbe riparato quelle tubature rotte. Guardò fuori e calcolò che non era ancora mezzogiorno. La testa gli faceva un poco male per la caduta da quel canale reso scivoloso dalla pioggia, ma non poteva rimanere ancora a letto. Era tempo di alzarsi: doveva prepararsi per il suo matrimonio.
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paese, soprattutto adesso che Peppino era in fin di vita e non avrebbe più avuto modo di smentirla. Che Dio l’abbia in gloria. Quando Caterina si presentò a casa sua per chiederle spiegazioni, Concetta non confermò, ma nemmeno negò la sua storia d’amore segreta con Peppino. Quel mattino stesso le famiglie dei due promessi sposi si incontrarono e furono sciolti i patti matrimoniali. Il settimo giorno di coma, Caterina partì per Vicenza dove avrebbe trovato presto marito e da dove non sarebbe tornata mai più. Il brigadiere Pelluso, colpevole di avere lasciato un giovane esagitato da solo in caserma, fu trasferito in un paesino tranquillo della Basilicata, in attesa del congedo definitivo.
Alfonso Sturchio
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supposizioni si moltiplicarono. In un primo momento Concetta era rimasta offesa da queste voci. Non era mai stata con Peppino, purtroppo, e da quando era tornato dalla leva, due anni prima, questi aveva evitato anche di rivolgerle un saluto. La giovane sarta avrebbe voluto strappare quelle male lingue e legarle allo stesso filo una ad una prima di gettarle nel fiume. Poi, sbollita la rabbia iniziale, aveva voluto credere anche lei a quella fandonia. Peppino l’aveva sempre amata. Era lei la ragazza che aveva conquistato il cuore del più bel giovane di Caposele, la sirena che solo con uno sguardo era stata capace di ammaliare un promesso sposo. Era ora che si parlasse anche di lei in
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LA METAMORFOSI DI CAPOSELE cambiamenti non solo generazionali ma anche ambientali, strutturali e, per così dire, di "costumi", di rapporti interpersonali. Quando, per esempio, capita di leggere in questo giornale - anch'esso (come è giusto che sia) ondivago, tra quasi mitologiche reminiscenze ed audaci sogni di gloria -, gli interventi di nostri compaesani ormai emigrati da anni, ci sentiamo proiettati anche noi, come loro, indietro di decenni. Addirittura, anche le nostre identità personali subiscono la stessa inesorabile sorte. Mi è capitato, infatti, di avere "scoperto", per caso, di non essere nato in Caposele (!!!) ma a Teora (???). Avendo chiesto presso un "gelido" sportello dell'anagrafe del mio (già) amato Comune informazioni per un eventuale cambio di residenza (prima che maturi il tempo della destinazione
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...tutto scorre, ogni apparizione ha forma effimera. Lo stesso tempo fugge con moto incessante, non altrimenti del fiume: come il fiume infatti neppure l'ora può fermarsi nella fuga, ma come dall'onda è sospinta l'onda e quella che giunge è incalzata e incalza l'onda precedente, così svanisce e nello stesso tempo ricompare il tempo, rinnovandosi di continuo: ciò che è stato si dissolve, ciò che non esisteva avviene, e ogni momento si ricrea. Tu vedi come al termine le notti tendano verso la luce e come lo splendore del sole succeda al buio della notte..." Avellino 23 novembre 2014 Le metamorfosi di Caposele Il brano innanzi trascritto, tradotto da un passo del grande Poeta Ovidio, ci riporta inesorabilmente ai grandi cambiamenti della nostra storia individuale e collettiva. Direi anche - e soprattutto - ai
Foto inviata da Salvatore Ilaria 7/3/1961 Foto del compiantoAntonio Conforti alle elementari di Caposele in visita al milite ignoto . Lo sbandieratore sono io.. si riconoscono i maestri L o re n z o C o ro n a , ~ M a r i a Pizza,Sisina Farina,Russomanno Nicola,Giovanni Lariccia, le maestre Russomanno e Cerracchio e cosi' via... Ritengo, pur nella bellezza affatto ostentata del bianco e nero di 55anni orsono ,la foto struggente e che ti afferra dentro. Che dite?!
di Ezio Maria Caprio
finale) mi è stato detto di dover prima fornire, ad uno sportello adiacente, i dati catastali relativi all'abitazione destinata ad accogliermi. Ivi presentatomi, un ruvido addetto all'uopo consulta il proprio computer e mi domanda "siete di Teora?". Ho così scoperto, con grande sconcerto ed amarezza, di non risultare nato a Caposele, ma a Teora. Sono uscito sgomento da quell'ufficio ed ho pensato...alle metamorfosi di Ovidio: davvero, tutto
cambia!!! Tuttavia, continuo ad essere: Ezio Maria Caprio dei furono Edmondo e Teresa Ilaria nato in Caposele al Vico Plebiscito 9 il 1° dicembre 1941, ore 5!
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Emigrazione
ITALIANI EMIGRATI IN AUSTRALIA
Cap. IX
di Giuseppe Ceres
spazzino? Chi non si e mai vergognato di fare il contadino zappatore (il deriso SCHIAVO DELLA ZOLLA dalla Roma antica )?; O avrebbe apprezzato di sentirsi chiamarsi il CAFONE MONTAGNARO?. Tutti membri costoro, di un rango sociale di terza classe per la societá borghese e aristocratica. Vedi: ‘ A Livella’ di Toto. L’ aristocratico, il figlio di papá oggi con ridotte possibilitá economiche ha abbassata la sua altezzositá, più istruito, egli in terra straniera oggi é più preparato a nascondere le sue origini nell’anonimato e si adatta più volentieri a svolgere lavori umili e sporchi, molti rifiutati da cittadino autoctono. Lavora con pazienza ed umiltá e diligenza fino a quando non gli si presenta la buona occasione, di poter svolgere il lavoro sognato e ben pagato. Il lavoro che in Italia non avrebbe mai potuto svolgere.
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L’Emigrante quasi certamente si cercherá un lavoro NERO qualsiasi e cosí sará costretto a fare all’estero ció che si é sempre vergognato di fare e non ha mai fatto in Italia, praticando LA FILOSOFIA DEI VITELLONI. Trovato il lavoro giusto, dovrá superare con buoni risultati il periodo di lavoro probatorio australiano, prima di potersi considerare economicamente indipendente. Domanda: ‘’ perché i giovani studenti o professionisti disoccupati, all’estero sono disposti a svolgere qualunque lavoro mentre in Italia, specialmente nel meridione, no?” La risposta. Qui la incallita cultura sociale italiana fino ad oggi, ha giocato un ruolo importante e di cui i giovani italiani si sono nutriti e in cui sono pian piano formati mentalmente. Negli anni precedenti la grande crisi economica italiana. Chi figlio di papá avrebbe fatto volentieri lo
ricoveri in ospedali pubblici o privati. Tutto ció é legalmente a carico e va garantito da colui che fa l’Atto di Richiamo al futuro immigrante. Emigrare in Australia oggigiorno é quasi impossibile. Salvo eccezioni. Le eccezioni consisterebbero in accettabili riunioni familiari, operai e professionisti, con una buona conoscenza della lingua inglese, dei quali l’Australia ha pressante bisogno e di ció ne sono a conoscenza soltanto il Governo australiano e le sue Ambasciate all’Estero. L’immigrato con la qualifica richiesta, giunto in Australia, il lavoro che svolgerá, deve prima cercarselo e fino a quando non lo trova, essendo egli privo di residenza riconosciuta, é un disoccupato che, per il Governo australiano rimarrá, economicamente a carico del suo, diciamo, Garante.
Buon Complenno a "La Sorgente"
Caputsilaris Harley, il viaggio continua
Mario Sista Roma 30/ 06/ 2015
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I pionieri della moto in viaggio continuamente per il mondo. La tradizione dei centauri caposelei che parte da lontano prosegue mantenedo inalterato lo spirito di avventura. Nella foto : Gerardo (Dino Pius) capostipite dei motociclisti caposelesi, Gerardo, Giuseppe ed Angelo. Naturalmente il nostro saluto è per tutti i motociclisti di Caposele organizzati anche in altri clubs.
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Sono i giornali e la televisione italiani che ne parlano, mentre i giornali e la televisione australiani, rimangono indifferenti: apatici. Del resto essi si sono quasi sempre comportati cosí. La emigrazione italiana odierna da Italia a Australia numericamente é una emigrazione, diciamo, di poco conto . Chi pensa di emigrare in Australia oggi, sappia che, il Dipartimento di Assistenza Sociale Australiano, ha cambiato politica, rispetto a quella adottata il secolo scorso. Ha chiuso soprattutto io portafogli Peró, richiede ed impone che il tenore di vita dell’immigrato oggi in australia, dev’essere , non al di sotto della soglia di povertá che è pari a quella di un pensionato sociale australiano. In più l’Emigrante che vuol venire in Australia, deve pagarsi la propria l’Assicurazione alle compagnie private contro le malattie ed infortuni in casi di cure mediche e o
Ogni volta lo guarda e pensa al paese, con le notizie si tiene aggiornato, parlando ancora il Caposelese lui fa commenti con figli e cognato. Questo legame ch’è un filo diretto, lo fa pensare e sogna un progetto.
Penso la gioia a chi vive lontano, ogni sei mesi che arriva il giornale, lo prende e poi lo sfoglia piano piano e trova quasi tutto eccezionale. Ogni notizia lo rende felice, per conservarlo lo mette in cornice.
Un giorno appena può con la famiglia, compra un biglietto e torna quaggiù e quando arriva stappa una bottiglia e brinda al paese guardando lasssù. La prima cosa che gli viene in mente, augura lunga vita alla “Sorgente”!
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Quarantatre però non li dimostra, a metà strada ognuno fa i conti, la Sorgente arriva sempre a casa nostra e ogni volta è piena di racconti. Per adesso festeggiamo questo evento sperando di arrivare fino a cento.
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LE FONTANE CHIUSE, NON FANNO BENE ALTURISMO
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acquedotti obsoleti; con interventi immediati sulle linee guaste, attraverso una sensibilizzazione sul risparmio idrico nelle scuole e comunicazioni ad hoc; e con la limitazione delle fontane di periferia (sottolineo di periferia) sulle quali un interruttore con ritorno automatico, avrebbe consentito di non sprecare acqua anche di notte. Oggi ci ritroviamo con la stessa convenzione del 2012, della quale sono ancora convinto della sua efficacia, ma con la tariffa applicata dall’A.Q.P. come per la città di Taranto, con sprechi enormi di acqua che non consentono il risparmio preventivato e soprattutto non risolvono l’emergenza acqua potabile nelle contrade, nonostante i milioni di euro spesi per nuovi acquedotti e con le fontane a secco.. E’ veramente una condizione assurda e Kafkiana per la quale, come succede
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i si accordò, dopo tanto ragionare, che bisognava ribadire, con forza, che la nuova “Convenzione” avrebbe dovuto lasciare nelle casse del Comune almeno 1 milione di euro all’anno. Al netto delle spese e delle manutenzioni, la tariffa era da confermare, come tutti sapevamo, sui canoni dei “Paesi del Sele” produttori di acqua e a Km. 0, come il BURC dettava. Poi era necessario, ma per sensibilità ambientale, tentare un risparmio sui consumi, atteso che Caposele utilizza quantità di acqua come la città di Battipaglia (circa 100 litri al secondo) e non 15 come nella logica dei consumi pro-capite per una popolazione di 3500 ab. (Anche qui abbiamo vissuto un giallo sulle letture e sulla “media consumata”, che ci ha lasciati, dopo la firma, a “bocca asciutta”) . Tale risparmio si sarebbe dovuto realizzare con riparazioni degli
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anche su altri temi, NON SE NE PARLA! Avevo incoraggiato la Giunta, in tempi non sospetti, (più di un anno e mezzo fa) a rimettere le carte sul tavolo, condividendole con le associazioni, partiti e minoranza e tentare di rimediare e recuperare il possibile… La risposta è stata assolutamente NEGATIVA!! Continuare a chiudersi a riccio nel Bunker semi-sotterraneo del Comune, nascondendo la polvere sotto al tappeto, non fa altro che rimandare alle future generazioni grossi problemi e guai di gestione. E' l'opposto di quello che la Politica ha in carico per definizione! Salvatore Conforti
LA VIGNETTA de La Sorgente
Ogni FONTANA... è nu piezz' e cor' ...FacciamolA vivere !
a cura del comitato: "la fundana è bella perchè MENA"
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La vignetta de "La Sorgente" è un modo di sdrammatizzare IRONICAMENTE, alcune questioni di carattere sociale e che riguardano esclusivamente Caposele e quello che accade. In questo numero la questione dell'acqua ha predominanza in molti articoli, per cui abbiamo ritenuto che il vignettista si dovesse concentrare su tale argomento
Ambiente ed ecologia
IL PROBLEMA DEI CINGHIALI
Di Angelo
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riduzione del numero della specie si utilizzano metodi biologici molto più incisivi e risolutivi rispetto alle clientelari metodologie degli abbattimenti venatori (la caccia). Allora il problema sono i cinghiali o l’uomo? In conclusione: 1) diffidate di chi, essendo amministratore, si fa promotore di petizioni popolari (o cose analoghe) perché non conosce il fenomeno, le norme e non è in grado di dare risposte e soluzioni ai cittadini, “butta solo fumo negli occhi”; 2) dubitate di coloro i quali hanno contribuito alla introduzione di una specie selvatica diversa da quella originaria e sospettate di quelli che oggi si ritengono gli unici risolutori del problema, sempre se si tratta di un problema; 3) evitate i cacciatori-bracconieri perché non fanno altro che contribuire ad aggravare i danni alle produzioni agricole; 4) chiedete, anche con l’assistenza di un legale, gli indennizzi agli enti competenti; 5) pretendete dagli amministratori locali la presenza alle assemblee presso gli organi preposti; 6) ricordatevi che viviamo in un mondo ricco di biodiversità e che l’uomo non è l’unico abitante della terra!
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frenetico ed illegale incide negativamente sui danni alle produzioni agricole. Cacciando in periodi ed in aree non consentite determinano la destrutturalizzazione del branco. Uccidono la madre che ha con sé la prole e questa, non avendo una guida, colpisce in via preliminare e principale i prodotti agricoli. La madre insegna loro a cibarsi tenendosi lontano dall’uomo e dalle colture. Il fatto paradossale è questo: coloro i quali hanno contribuito a creare questo “problema” oggi vogliono apparire come quelli che non hanno colpe, facendole ricadere su diversi soggetti (Parchi, associazioni ambientaliste o altri), proponendosi come gli unici in grado di risolvere la questione, avallati da una classe politica a sua volta irresponsabile. Non si conoscono le normative, le linee guida sulla gestione dei cinghiali. Ho letto di un bizzarro quanto illegittimo studio di un piano di azione per l’intervento sui cinghiali approvato dalla Provincia. Da tale piano emerge che non c’è un sovrannumero di cinghiali. Ma lo studio giunge all’incompresibile conclusione che i cinghiali vanno abbattuti, sparati, uccisi! Consapevole confusione? Un paradosso, un probabile tentativo di fare un grosso regalo ai cacciatori ed alle loro associazioni, quello che, forse, hanno programmato (negligentemente) da anni a discapito dei cittadini e degli agricoltori in particolare. Nelle realtà del centro-nord Italia, dove i temi, in linea generale, si affrontano diversamente, quando si parla di sovrannumero dei cinghiali e di danni all’agricoltura si procede con indennizzi certi e veloci entro i 90 giorni e nel caso di
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variabilità fenotipica. A questo punto potrei terminare l’articolo, avendo individuato i responsabili, ma occorre specificare ulteriori particolari. Nella nostra area non ci sono degni studi scientifici che indichino il numero approssimativo della specie. I danni che i cinghiali fanno alle produzioni agricole devono essere indennizzati dagli enti preposti. Gli amministratori comunali, invece di raccogliere inutili (e forse mai depositate) firme su non si sa che cosa sui cinghiali, dovrebbero pressare tali enti chiedendo, innanzitutto, di indennizzare gli agricoltori con tempi veloci e certi. Anziché stare per strada ed iniettare inutilmente, e per inerzia, aria alle corde vocali dovrebbero presenziare alle assemblee istituzionali dove vengono affrontate tali questioni. È il caso per esempio della deliberazione della comunità del Parco dei Monti Picentini (la n. 4 del 16/12/2013), si discuteva del tema relativo allo squilibrio degli ungulati. Il Comune di Caposele era assente sia in prima che in seconda convocazione! E chissà in quante altre assemblee sono mancati. Il ripopolamento di questa specie, ripeto fatta a scopo venatorio, è avvenuto ad opera delle Province, degli A.T.C. e delle Regioni che hanno avallato l’operato degli enti provinciali e concesso a determinate persone di allevare tale selvaggina (senza nessun tipo di controllo, così permettendo di effettuare incroci, non consentiti, con il suino domestico) e di liberarla, senza autorizzazioni, in natura! E le associazioni venatorie che ruolo hanno svolto? Un ulteriore dato. I cacciatori-bracconieri complicano ulteriormente le cose. Il loro operato
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La vicenda dei cinghiali (il sovrannumero, i danni all’agricoltura ecc.) è una dei tanti esempi di irresponsabilità, negligenza ed assenza di programmazione politica. Un perfetto connubio tra una serie di errori, che riguardano le gestioni amministrative, e gli interessi di alcune categorie, i cacciatori. Non si tratta di aprire una contesa con questi soggetti. Tali gruppi di persone, pur essendo in netta minoranza rispetto a chi non approva la pratica della caccia, meritano le dovute tutele. Garanzie offerte dalla nostra Costituzione, che assicura i diritti alle minoranze. Coloro che non son degni di giustificazioni sono i cacciatoribracconieri e quelli che tentano di plasmare la realtà scaricando le colpe su altri. Fatta questa necessaria premessa, occorre essere chiari e chirurgici nello spiegare la fattispecie, sperando di fare cosa gradita a chi dovrebbe interessarsene, soprattutto a livello locale, viste le manchevolezze in tale materia. Le fonti a cui facilmente si può accedere sono: il Naturalista Campano -La gestione del cinghiale (Sus scrofa L.) in Italia, con cenni su biologia e distribuzione (Mammalia: Suiformes: Suidae)-, il Piano di gestione dei cinghiali del PNCVD e del Parco del Gran Sasso. Incominciamo subito col dire che l’attuale cinghiale è una specie non originaria dell’Italia. Chi l’ha introdotta? Il ripopolamento è stato effettuato, a partire dagli anni 50-60, a scopo venatorio con animali di ceppo centro-europeo più grandi e prolifici. Spesso sono stati immessi soggetti derivanti da incroci con il suino domestico, elementi che hanno contribuito a creare un cinghiale “moderno” con una notevole
per sensibilizzare al giusto riciclaggio dei rifiuti, al rispetto della risorsa idrica; abbiamo segnalato varie discariche con presenza di amianto, lana di vetro in luoghi molto vicini alle zone urbanizzate; pensiamo alla difesa e la cura delle nostre montagne, oggi del tutto abbandonate e non controllate; abbiamo proposto delle iniziative a difesa del nostro fiume; per ben 7 anni ci siamo organizzati per fare la manifestazione RIPULIAMO IL SELE; iniziativa che ha coivolto volontari e non, in un contatto di armonia e rispetto tra i Caposelesi e il fiume, una vera e propria bonifica fatta da noi cittadini (ricordo addirittura che prelevammo anche una carcassa di una vecchia auto , lavatrici ,pneumatici , ferro e molto altro) . Tutte iniziative per il rispetto dell’ambiente, ma soprattutto del nostro territorio che è a vocazione turistico-ambientale e agricolo. Se un amministratore non concepisce che questa è la nostra unica speranza di riscatto, sarà difficile migliorare, rischiando di perdere sempre più queste ricchezze: e purtroppo è proprio questa la direzione in cui stiamo andando oggi. Tutte le nostre richieste a questo proposito all'indirizzo dell'Amministrazione comunale, non hanno avuto quasi mai risposte e in una solita cantilena: " tu piu’dici le cose e io piu’non le faccio", siamo rimasti spiazzati nell'assistere al rigetto di idee, confronti, chiarimenti su questioni che riguardano tutti i cittadini. A volte mi chiedo il perche’ noi Caposelesi dobbiamo subire tutto questo e a che prezzo, e sopratutto a chi giova in tutto questo?? PERCHE’ Caposele deve tacere se inquinano il nostro fiume e muoiono tutte le trote? Oggi a distanza di 2 anni, infatti, da quel fatto increscioso di inquinamento del fiume,
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’ASS0CIAZIONE “Gruppo Attivo Luciano Grasso” è un’organizzazione volontaria, impegnata da anni nella tutela e promozione del territorio. Tra gli obiettivi spicca la divulgazione di principi e concetti sani per il rispetto dell’ambiente, tramite iniziative di informazioni sulla qualità della vita e sullo sviluppo sostenibile. E' Importante diffondere la consapevolezza basata sui tali valori verso un nuovo stile di vita, aumentando l’attenzione sulla qualità dell’esistenza, sul rispetto dei singoli e di madre natura. Questi temi sono il fulcro di qualsiasi ragionamento e iniziativa; oggi il nostro bisogno primario è quello di riequilibrare l’ecosistema che abbiamo destabilizzato. Anche per queste ragioni sosteniamo tutte le forme di rinnovamento, come l’agricoltura biologica, le fonti rinnovabili, l’iniziativa rifiuti zero. La vera crisi oggi è ambientale e chiediamo a tutti di dare il proprio contributo per la difesa del nostro pianeta soprattutto per le generazioni future. È necessario capire che non si può combattere con la forza, l’oppressione, l’austerità, ma bisogna seminare la cultura del lavoro, dell’associazionismo, dei luoghi di interazione e scambio . Oggi difendere l’ambiente deve essere la battaglia di tutti e non di pochi; deve crescere la consapevolezza su questi temi soprattutto delle istituzioni; il territorio va difeso per un beneficio comune. Come associazione in questi anni abbiamo cercato di promuovere, sensibilizzare, essere attivi su tematiche importanti come la gestione dei rifiuti; siamo andati nelle scuole
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IL SILENZIO DELLE ISTITUZIONI LE NOSTRE PROPOSTE - LE NOSTRE SPERANZE
di Lele Grass
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ancora non se ne vedono trote nel fiume e ancora non ci sono risposte chiare sulle responsabilità? PERCHE’ chi denuncia questi reati non viene ascoltato? Anzi viene messo da parte, proprio da chi dovrebbe ringranziarti e prendere provvedimenti in merito! PERCHE’ le istituzioni non si preoccupano del minimo deflusso vitale del fiume Sele? Il fiume che rappresenta il nostro popolo, ormai privo della sua potente biodiversita’. Caposele negli ultimi anni sta’ subendo la rottura di un tessuto sociale; i nostri amministratori vivono nell' arroganza; non possono trattare il loro popolo in queste modo; se difendi il tuo paese, diventi loro nemico; fai delle osservazioni e ti aggrediscono addirittura; ( anche per un semplice protocollo di documenti si puo' rischiare di essere aggrediti verbalmente. Siamo al punto che tutto è fermo; il sentimento ecologico non esiste: siamo sommersi dall'immonizia che paghiamo a peso d'oro; nessuna azione di tutela delle acque, anzi si tace sui disastri ambientali; in agricoltura abbiamo anche provato a dare qualche stimolo: solo risposte negative. Una importante iniziativa di un prodotto eccellente come l’olio extra vergine di oliva,con l'organizzazione di una cooperativa (22 aziende
agricole di Caposele) che conferisce le proprie olive sotto una TRACCIABILITA’ DI FILIERA, trasformandole in un olio che, secondo noi, sia per un’azione culturale sia per un’azione di marketing, doveva passare nelle nostre mense scolastiche in modo che i nostri bambini beneficiavano della certezza della provenienza; anche questa proposta è stata accantonata. Con grande amarezza descrivo tutto questo, naturalmente riferendomi al mio PAESE, che ha potenzialita’ immense, ma oggi orfano di istituzioni . C'è solo una certezza: che iresponsabili di tutto questo rimarranno nella storia di Caposele perchè hanno permesso di farsi deturpare un territorio. In conclusione, voglio lanciare un grido di dolore e un appello alle classi dirigenti e alla politica attiva del nostro paese: se si continua cosi sara’ un suicidio morale e sociale. E' necessario , che non si pensi più ai propri interessi ma al benessere collettivo, perche’ solo quello puo’ far progredire e svilupare una realtà straordinaria come la nostra.
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Recensioni
LA TERRA DELLE FONTANE
il libro che festeggia i cento anni della "cape de firr"
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Vito Palumbo dirige il foglio trimestrale «La Voce dell’Acqua» e dal 2005 è Responsabile della Comunicazione e Relazioni Esterne di Acquedotto Pugliese. Ha scritto nel volume collettivo La storia di Pugliabella e del suo Acquedotto, libro sulla conquista dell’acqua salubre in Puglia dedicato ai più piccoli. Con l’editore Adda ha pubblicato Aforismi sulla saggezza dell’acqua.
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“La terra delle fontane”, il libro scritto da Vito Palumbo con un contributo di Nicola Costantino, Amministratore Unico di Acquedotto Pugliese, narra gustosi bozzetti di vita vissuta di una insolita centenaria. È fatta di ghisa, come le cose buone e durature di una volta. Non è molto alta, ha forma conica, tronca, un naso come quello delle streghe dei cartoni, ma non è cattiva… anzi! Nel basso porta una vaschetta, una sorta di marsupio della vita, che a guardarla fa venire in mente il piattino del chierichetto sotto il mento di quelli che fanno la comunione. Che lavoro fa? Un lavoro umile ma importante: dà acqua a tutti, da sempre”. Si tratta, lo avrete capito, della “cape de firr”, la storica fontanina che per prima ha portato l’acqua nelle piazze di Puglia. Il libro, impreziosito da una suggestiva documentazione fotografica d’epoca, è un tributo (e un dono) a chi, inseguendo un sogno, ha compiuto un’impresa colossale in soli nove anni (dal 1906 al 1915), sfidando tutte le difficoltà di un tempo in cui gli strumenti a disposizione non assicuravano il successo e la ragione consigliava di non provarci nemmeno. È un tributo a tutti gli uomini e le donne che hanno fatto l’Acquedotto e reso possibile il riscatto di una terra desiderosa “di acqua e di giustizia” come ebbe a dire l’On.le Matteo Renato Imbriani, in una storica seduta del Parlamento italiano, nel perorare la causa
della Puglia. Una storia con la s minuscola, come spesso si usa dire, dedicata alla varia umanità che, in un secolo di storia, ha affollato la scena delle tante piazze in cui troneggia la “cape de firr”, contrapposta alla cosiddetta storia con la S maiuscola, fatta di date, nomi e grandi opere, raccontata in tante pregevoli pubblicazioni sull’Acquedotto Pugliese, di cui la prima rappresenta il giusto e necessario corollario per comprendere appieno la portata non solo tecnologica ma anche, e forse soprattutto, sociale e culturale dell’avvento dell’acqua salubre in Puglia. Il libro è stato presentato l' 11 luglio nell’ambito della manifestazione “Il libro possibile” a Polignano a Mare, la kermesse tra letteratura, arte e turismo, punto di riferimento dell’estate culturale pugliese e nazionale.
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ento anni fa sgorgava per la prima volta in Puglia l’acqua del Sele, grazie alla realizzazione della più grande opera idraulica dell’era moderna, l’Acquedotto Pugliese. Con essa, nasce anche uno dei simboli più amati dell’acqua salubre nel tacco d’Italia, la “cape de firr”, la mitica fontanina che per prima ha reso disponibile il prezioso liquido nelle piazze di Puglia. Per festeggiarla, a distanza di cento anni dal primo zampillo, Acquedotto Pugliese le dedica un libro ed una mostra fotografica.
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Per gentile concessione dell'autore, pubblichiamo la recensione di un libro che parla di acqua, di fontane, di acquedotti, e del Sele che dopo 100 anni continua a dissetare e a far progredire una terra che senza l'elemento primario fornito da Caposele avrebbe avuto sicuramente un altro destino. L'augurio all'autore è d'obbligo e Vito Palumbo, dipendente dell'A.Q.P con la qualifica di Responsabile Comunicazione e Relazioni Esterne. Ci scuserà se utilizziamo lo stimolo del suo libro per ricordare che il centenario della prima acqua sgorgata nelle fontane di Bari, a Caposele l'abbiamo ricordata con un ironico brindisi "virtuale" e con un manifesto pubblico a ricordo di una festa mai realizzata.
Nicola Costantino, ingegnere, è docente di Ingegneria economica-gestionale presso il Politecnico di Bari, di cui è stato Rettore dal 2009 al 2013. Prima di intraprendere la carriera accademica è stato dirigente d’impresa e amministratore di società. Dal febbraio 2014 è Amministratore Unico di Acquedotto Pugliese.
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LA CONGREGA DEI MORTI DI CAPOSELE
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doveva essere mai inferiore ai trenta ducati; somma da tenere sempre pronta per imprevisti di ogni genere (epidemie, disastri naturali etc.). Il portinaio aveva l’ufficio di aprire e chiudere la zona della chiesa riservata alla Congrega; il sacrestano invece, doveva preparare tutto ciò che occorreva alle celebrazioni liturgiche; il Maestro dei Novizi si premurava di istruire a grandi linee i neoiscritti sui fini e sugli obblighi della Congrega e di seguirli nei primi tempi della loro affiliazione; il Maestro di Cerimonia, invece, aveva il compito di curare da un punto di vista organizzativo le celebrazioni e le cerimonie liturgiche che riguardavano appunto la Congrega. A differenza degli altri, questi quattro incarichi non potevano essere riconfermati alle stesse persone che li ricoprivano le quali potevano essere rielette a ricoprirli solo dopo tre anni. Altre figure previste erano due razionali, o revisori dei conti, che dovevano affiancare l’eventuale Deputato Ecclesiastico, una sorta di controllore nominato dalla Chiesa, qualora questi avesse voluto vedere i conti degli anni passati. La Congrega, infine, era dotata anche di due Fratelli infermieri, anch’essi da eleggere nel solito modo. Il loro compito era quello di andare a visitare i Fratelli malati o carcerati ed informare gli Ufficiali maggiori e gli altri Fratelli così che questi potessero assisterli nei loro bisogni. Chi si fosse macchiato di trasgressione delle regole poteva essere espulso dalla Congrega per voto segreto a maggioranza. Il 20 Aprile 1795 il Cappellano Maggiore del Regno, Mons. Alberto Capobianco, notificò ai caposelesi che il Re aveva approvato la Congregazione di Santa Maria del Suffragio imponendo, però, diverse condizioni: che la Congrega dovesse essere un soggetto giuridico incapace ad acquistare beni stabili; che in ogni funerale venissero fatti salvi e rispettati i diritti dell’Arciprete parroco; che le processioni e l’esposizione del Santissimo si dovessero fare con le dovute licenze da parte dell’autorità ecclesiastica; che i Fratelli appartenenti al clero dovessero essere semplici membri senza voce attiva o passiva e non dovessero influenzare in nessun modo la vita della Congrega; che coloro che fossero stati eletti non sarebbero dovuti essere debitori della Congrega, consanguinei o affini agli Amministratori precedenti fino al terzo grado e, se rieletti dopo un precedente mandato, dopo il rendimento dei conti avrebbero dovuto avere una liberatoria; che, infine, in tutto si
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La Congrega aveva anche un padre spirituale, un sacerdote di Caposele, che ogni seconda domenica del mese, dopo aver fatto fare loro una processione, li guidava fino in chiesa e teneva loro dei discorsi spirituali: una sorta di formazione mensile, necessaria in ogni associazione religiosa. Questo padre spirituale, pagato dalla Congrega, veniva scelto tra il clero locale con votazione segreta; suo compito era di assistere i congregati spiritualmente e gli era fatto divieto di interessarsi delle cose materiali ed economiche della Congrega. Lui celebrava le Messe cui dovevano partecipare i membri, lui guidava le preghiere (in sua assenza il Priore) e le processioni, lui, infine, il Santissimo Sacramento la terza domenica del mese e negli ultimi tre giorni di Carnevale per le Quarantore. La struttura della Congrega di Santa Maria del Suffragio era molto semplice: i congregati (ricchi o poveri, laici o ecclesiastici non aveva importanza) più un corpo direttivo composto da un Priore coadiuvato da due Assistenti, da un Cassiere (chiamati ufficiali maggiori), da un Portinaio, da un Sagrestano, da un Maestro dei Novizi e da un Maestro di Cerimonia (chiamati ufficiali minori). Tutti venivano eletti per un solo anno. L’elezione aveva luogo nella chiesa madre di San Lorenzo in un giorno stabilito: il 2 Febbraio, festa della Purificazione di Maria. Non si potevano eleggere uomini che non avessero compiuto i venticinque anni di età. Il Priore, spirato il suo mandato, doveva procedere a far eleggere il suo successore che risultava eletto solo se raccoglieva la metà più uno dei voti dei congregati. Dopo di lui, allo stesso modo venivano eletti gli altri membri del corpo direttivo della Congrega. Terminata l’elezione, i neoeletti prendevano possesso della loro carica cantando insieme ai confratelli il Te Deum. Poteva accadere anche che un Priore particolarmente meritevole venisse riconfermato per un altro anno. Essendo il capo della congrega, il Priore aveva l’obbligo di tenere ed aggiornare due registri: nel primo doveva scrivere il nome di tutti i congregati vivi in ordine alfabetico, mentre nel secondo tutti quelli morti e per i quali si doveva pregare in special modo. Solo lui doveva conservare questi registri e non altri. Il Cassiere aveva il compito di raccogliere le quote associative dei congregati e, previo il permesso del Priore e del Primo e del Secondo Assistente, procedere ai pagamenti per le messe, le candele, i funerali. Era fatto obbligo al Cassiere di tenere sempre pronta in cassa una somma che non
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della popolazione appartenere alla Congrega dei morti era l’unica via per avere un funerale che fosse dignitoso, nonché l’unica strada per far sì che si potesse ottenere la celebrazione delle Messe in suffragio della propria anima. Essendo la speranza di vita alquanto bassa, a Caposele si ammettevano a far parte della Congrega persone che non avessero superato i cinquantacinque anni di età; tuttavia chi, superata questa età, avesse voluto farne parte, poteva comunque diventarne membro, bastava pagare mensilmente il doppio della quota richiesta, cioè due grani. Una cifra maggiorata era richiesta anche a coloro che erano malati i quali, di solito, non venivano ammessi: se però questi decidevano di volersi iscrivere, la Congrega non poteva rifiutarli ma li obbligava a pagare in una sola volta una somma molto più consistente rispetto alla quota mensile, e tutta in una sola volta: ben quattro ducati. Se il malato guariva non poteva richiederli indietro e la Congrega, conservandolo nel numero dei suoi iscritti, era tenuta a non chiedergli più nulla, vita natural durante; tuttavia, avrebbe potuto accettare ben volentieri donazioni ed offerte lasciate alla libera volontà ed al buon cuore dell’interessato. Chi interrompeva il pagamento della quota mensile per lo spazio di un anno poteva anche essere espulso dal numero dei congregati, ma per fare ciò c’era bisogno della maggioranza dei voti segreti dei Fratelli e delle Sorelle. A Caposele nel Settecento c’erano anche genitori molto zelanti che non mancavano di ascrivere a questa associazione anche i loro bambini fin dalla più tenera età. In tal caso la retta per l’iscrizione del piccolo da due tornesi scendeva ad un tornese al mese, e se il bambino perseverava anche da adulto a restare iscritto alla Congrega, la sua quota non sarebbe stata aumentata ma sarebbe rimasta di un tornese per tutta la sua vita: uno sconto che premiava la costanza e la fedeltà. Se un bimbo iscritto fosse morto entro i sette anni di età, i Fratelli e le Sorelle si sarebbero impegnati a far cantare per lui la Messa della Gloria, in quanto si credeva che, data la tenera età, il Signore lo avrebbe accolto ben volentieri in Paradiso. Se un caposelese moriva in viaggio o fuori dal territorio di Caposele, la Congrega si impegnava ad utilizzare il denaro che serviva per le due libbre di candele per il funerale in chiesa - funerale che non si sarebbe fatto in quanto mancava il corpo del defunto - per la celebrazione di Messe in suffragio della sua anima. Se invece una persona si iscriveva e, entro un anno dall’iscrizione fosse improvvisamente morto, Messe e candele che gli sarebbero spettate erano fissate per la metà prevista ai Congregati iscritti da più tempo. La Congrega aveva dei giorni riservati a particolari devozioni. Il secondo lunedì di ogni mese, ad esempio, era dedicato alla memoria di tutti i Fratelli e Sorelle morti: in questo giorno tutti gli ascritti dovevano partecipare ad una messa da Requiem, dire in chiesa le preghiere previste dall’Ufficio dei Defunti o, se analfabeti, la terza parte del Rosario. La terza domenica del mese dovevano partecipare ad una Messa con l’esposizione del Santissimo Sacramento e, come per il lunedì citato, dire l’Ufficio o il Rosario. L’Ufficio ed il Rosario erano previsti anche ogni domenica e nelle feste di precetto della Madonna: nonostante il carattere festivo, veniva suonata la campana a rintocco funebre, che avvertiva e chiamava solo i congregati a riunirsi in chiesa. Era compito del Priore far sì che tutti adempissero con ordine e diligenza ai loro doveri di congregati.
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ell’età moderna, già a partire dal XVI secolo in poi, si diffuse per tutto il Meridione d’Italia e non solo la devozione per le anime del Purgatorio. In ogni paese andarono, così, creandosi delle pie associazioni laicali dette Congreghe o Confraternite il cui scopo era quello di pregare per le anime dei defunti ed i cui membri, con il pagamento di una quota associativa mensile o annuale, avrebbero potuto sperare nell’assistenza spirituale, una volta passati all’altro mondo, dei confratelli che restavano in vita. Tali Congreghe ebbero i più disparati nomi, ma quello più ricorrente era quello di “Congrega dei Morti” e molte di esse effettivamente si chiamarono così. Si può dire che ogni paese aveva la sua Congrega; essa si riuniva o nella chiesa principale o, per i paesi più facoltosi e le città, in una chiesa debitamente costruita (chiamata appunto ‘Congrega’) per l’espletamento dei doveri dei congregati. Tale associazione aveva una struttura ben organizzata al cui vertice c’era il priore coadiuvato da altre figure di cui si dirà in seguito. A Caposele la Congrega era intitolata a Santa Maria del Suffragio e nacque per volontà del popolo. La data di fondazione è sconosciuta, presumibilmente nella seconda metà del XVIII secolo. Ci è pervenuta la Supplica che centotrentasei cittadini del paese fecero pervenire a Napoli al Re Ferdinando IV, con la quale chiedevano al sovrano il regio assenso per il riconoscimento ufficiale della loro associazione. In questa Supplica, però, i richiedenti lasciano intendere come la loro Congrega già esistesse e chiedono al Re il riconoscimento formale e legale della stessa “per la maggior validità e fermezza di essa Congregazione”. La data riportata sul documento è il 29 Marzo 1795. La richiesta, vergata dal priore Francesco Merola, dal cancelliere della Congrega Francesco Saverio di Cione ed autenticata dal notaio Angelo Pallante, è molto preziosa in quanto illustra in diciannove punti lo Statuto dell’associazione religiosa. La sede della Congrega era nella chiesa parrocchiale di San Lorenzo, che si ergeva nella parte bassa del paese, al Ponte. I congregati si riunivano in questa chiesa per pregare e per espletare gli impegni devozionali prescritti dallo Statuto. La chiesa poggiava le sue fondamenta su uno sperone roccioso che era continuamente percosso dall’acqua impetuosa del Sele. Nella parte della chiesa che guardava a Sud tuttavia, tramite una porta sotto un grande arco, si poteva entrare in una sala buia seminterrata che immetteva nella zona delle sepolture della chiesa stessa; sala che aveva di fronte all’entrata un altare dove i sacerdoti celebravano la Messa per i defunti, resa ancora più lugubre dalla presenza, ai lati dell’altare, di antiche mensole sulle quali c’era un cranio posto su due tibie incrociate. Molto presumibilmente le processioni ed alcune preghiere dei confratelli terminavano qui, nel seminterrato della chiesa, in cui si seppellivano i morti. Incontri di preghiera e riunioni, invece, venivano fatti in chiesa. Chi voleva diventare Fratello o Sorella doveva innanzitutto iscriversi nel numero dei congregati e doveva contribuire economicamente, versando al cassiere della Congrega, due tornesi al mese. Così facendo avrebbe avuto diritto, al momento della morte, a quindici Messe, di cui una cantata lo stesso giorno della morte, nonché a due libbre di candele per i funerali che sarebbero stati a spese della Congrega. La povertà era davvero tanta in questo periodo, e per la maggior parte
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che essa si sciolse durante uno dei Governi di Francesco Crispi. In effetti negli anni 1876-77 ci fu un riordino per tutto il Regno d’Italia delle Pie associazioni laicali. Forse fu in tale occasione che la Congrega sparì, al massimo durò fino al quarto Governo dello statista siciliano (1896), non oltre. Chiudeva così la sua esistenza un’associazione che aveva raccolto nel suo seno la quasi totalità degli abitanti del paese e che aveva avuto come scopo l’attenzione ai moribondi ed ai defunti, perché la morte non cancellasse il loro ricordo ma potesse rivestirsi di dignità cristiana e potesse circondarsi di
quell’aura di preghiera che le desse senso e l’aprisse ad un altro orizzonte: quello ultraterreno. Fino a diversi anni fa si recitava il Rosario nelle case del defunto ed ancora oggi qualche famiglia toccata da un lutto vive questa pia pratica: ultima testimonianza, molto probabilmente, del modo di operare della Congrega i cui membri si riunivano, appunto, per recitare il Rosario nella casa e poi in chiesa per coloro che passavano da questa all’altra vita. Mario Sista
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Aqp e, un mese dopo, l’assessore Malanga colpevolizzava i cittadini sullo stesso quotidiano per l’ingente consumo di acqua pro capite (ottopagine del 11/10/2014). Pur di difendere un pessimo accordo ce la prendiamo con la “cultura dei cittadini”? Io sento odore di cattivo accordo e voi? In tema di occasioni perdute, non posso non soffermarmi sul lavori della galleria PAVONCELLI BIS e la questione CAPANNONE in località Saure. Pur non entrando nel merito dell’utilità dell’opera, definita strategica e di rilievo nazionale e che costa solo (si fa per dire!) 160 milioni di euro, mi tocca constatare che è stato steso dagli amministratori un tappeto rosso alla ditta appaltatrice ed al commissario Sabatelli. Per qualche posto di lavoro”elargito” non si è preteso nulla in termini di ritorno a beneficio della comunità. Il prezzo da pagare per la cittadinanza è altissimo. Mi riferisco alla grandissima mole di traffico di mezzi pesanti che inevitabilmente danneggia le strade cittadine e che dovranno essere necessariamente aggiustate e, soprattutto, alla sottovalutazione del danno che subisce il territorio in termini di inquinamento e disastro ambientale. Ancora oggi e a distanza di molto tempo l’amministrazione Farina-Malanga non ha dato una sola spiegazione ufficiale sull’inquinamento del fiume Sele e la conseguente moria della trote; non proferisce parola sulla fuoriuscita di gas derivante dai lavori di perforazione della galleria. Questioni che evidenziano una scarsa propensione di questi uomini alla difesa e alla tutela del territorio. La ciliegina sulla torta è stata posta quando un comitato cittadino formato da circoli politici e associazioni ambientalistiche ha chiesto insistentemente al Sindaco e al commissario Sabatelli di sospendere i lavori per permettere una modifica delle fattezze del capannone a copertura del pozzo “A”, per ridurre così l’impatto ambientale e paesaggistico sulla località. Al di la di tecnicismi sulle commissioni c o m u n a l i esaminatrici del progetto “Pavoncelli bis”, pure importati per stabilire chi ha tenuto gli occhi chiusi e chi no, resta l’amara constatazione che su una richiesta tanto forte
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del Sele senza chiedere l’autorizzazione a Bari come ancora oggi accade (checché si dica!) e di visitare le macchine di Leonardo, parcheggio permettendo. Eppure, già tutto questo, dovrebbe rappresentare il punto di partenza su cui elaborare un progetto più ampio, che renda Caposele il comune capofila del turismo per i comuni dell’Irpinia e del vicino salernitano. E’ chiaro che per rendere possibile tutto questo bisogna studiare un piano, reperire fondi e impegnarsi al massimo. E’ invece palese che di turismo si parla solo in campagna elettorale e poi finiscono lì tutti i propositi. Siamo ancora all’età della pietra. Per esempio, a Laviano si sono inventati il ponte tibetano per attirare l’attenzione … ed hanno fatto bene! Continuando sulla questione economica, come posso non pensare alla CONVENZIONE stipulata dal comune di Caposele e l’Aqp del luglio 2012? Nel dettaglio: come posso non pensare che io comune ti vendo quello che ho a 1 euro me lo ricompro da te (perché mi serve) a 100? Ovviamente si parla di acqua. Questi amministratori poco illuminati e ancor meno lungimiranti hanno inteso fare l’affarone del secolo: si sono seduti al tavolo delle trattative con i marpioni dell’ex Acquedotto Pugliese cedendo i 363 l/sec ad uso dei cittadini di Caposele, in cambio di 1.350.000 euro all’anno e qualche opera accessoria già prevista da tempo. Pare buono, ma non lo è perché il nostro comune deve decurtare da quel milione e rotti una cifra pari all’ammontare del costo complessivo di tutta l’acqua consumata dai cittadini di Caposele per i propri fabbisogni, pagandola si con una forma di sconto a scalare per i primi 5 anni, ma per arrivare ad un prezzo finale nel 2018 che sarà pari a quanto la paga il comune di Santa Maria di Leuca (a circa 400 km da noi). Inoltre, si sono presi l’onere della manutenzione dell’impianto idrico di tutto il territorio, che è notoriamente fatiscente e per ampi tratti da rifare. Pare invece molto plausibile che in questa trattativa con l’Aqp, questi politicanti, siano arrivati senza avere una minima idea sul consumo reale di acqua e, come se non bastasse, non hanno avuto nemmeno il buon senso di riservarsi un certo litraggio per le necessità di Caposele e le sue contrade, per tentare di preservare il più possibile il suddetto “gruzzoletto”. Tanto è vero, che con le prime bollette da pagare giunte da Bari, il sindaco Farina a mezzo stampa (Ottop. 05/10/2014) chiedeva al governatore Ventola di rivedere le tariffe
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hi conosce Caposele sa che è un paese fortunato, pieno di risorse e di possibilità, baciato da madre natura per averlo incastonato come una gemma in un’oasi di verde e di avergli concesso il dono dell’acqua e della fertilità. Qui il tempo trascorre scandendo ritmi più lenti, quasi coccolando dolcemente la vita delle persone che ivi l’accompagnano. Alzando appena lo sguardo la basilica di S. Gerardo domina lo scenario, come a preservare tanta bellezza, rassicurando l’anima dei suoi fedeli. In realtà Caposele è senz’altro terra generosa, ma anche troppo spesso terra di occasioni perdute. Compatibilmente a quello che la natura ci offre, si doveva e si deve affiancare un modello di sviluppo socio-economico tale da far crescere la comunità e assicurare il futuro dei suoi figli. Solo negl’ultimi anni si sono succeduti fatti importanti che potevano dare una scossa vitale all’economia del paese, soprattutto in questo momento di violenta crisi che ci attanaglia e stritola tutti. Senza temere di essere smentito, posso senz’altro affermare che le ultime amministrazioni nel segno di Farina non hanno dato i frutti sperati, anzi la situazione odierna ci offre un quadro non lusinghiero e dai molti tratti grigi. Dopo un settennato di guida del paese, e a mo di esempio, qualche considerazione si può fare, partendo proprio alle scelte o dalle non scelte perpetrate in questi anni. Quindi, se l’economia è ninfa vitale per il benessere , non posso non pensare in primis al TURISMO di Materdomini, vero volano economico del paese, che rimane un treno sempre fermo alla stazione. Pur non essendo una novità, ancora oggi questo consistente fenomeno viene affidato soltanto all’intelligenza e all’iniziativa privata dei singoli imprenditori. La presenza delle spoglie di S. Gerardo nella Basilica di Materdomini sicuramente costituisce la ragione principale di tanto movimento di masse, ma niente è stato fatto per rendere più accogliente e comodo l’arrivo delle stesse. Basti solo pensare alla rotonda dell’uscita della fondo valle Sele in località Fornaci, che da anni versa in condizioni pietose. Eppure dovrebbe rappresentare il biglietto di benvenuto per la nostra località! Figuriamoci se si può parlare di parcheggi, di navette, della riqualificazione dell’area Duomo, di dare un senso di decoro e organizzazione in via Santuario, di dotare Materdomini di bagni pubblici possibilmente puliti e profumati, di rendere agibile e gradevole il parco fluviale, di potersi permette di far visitare le sorgenti
di Sevy Malanga
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….IL MEGLIO CHE DOVEVA VENIRE!
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dovesse osservare quanto stabilito dal Concordato del 2 Giugno 1741 tra la Santa Sede ed il Regno di Napoli e che nulla fosse mutato dello Statuto senza l’approvazione del Re. La Congrega dei morti aveva anche una divisa che i congregati indossavano. L’ultima ancora esistente in Caposele è quella che l’anziano Sacrestano del paese Salvatore Corona (alias Tirucciu r Giosa) indossava fino a qualche anno fa nel portare la croce durante le processioni in paese: una specie di camice con una mantellina colorata. La Congrega ha avuto esistenza a Caposele fino alla fine dell’Ottocento. Il compianto Donato D’Auria riferiva, infatti,
e oggettivamente condivisa, il Sindaco si è regolarmente defilato dalle sue responsabilità, non ascoltando ancora una volta la voce del suo popolo e rinforzando di fatto la posizione già arroccata del commissario Sabatelli, il quale ha “concesso” una sorta di mitigazione ambientale, già peraltro prevista in sede progettuale. Un po’ come dire “cornuti e mazziati”. Questi fatti, ricordati velocemente solo per esigenze di spazio, sanciscono di fatto il muro che c’è tra l’istituzione municipale e i cittadini, della lontananza degli amministratori in carica dai problemi e dalle istanze della comunità. Uno scollegamento che non favorisce certo il bene comune e che troppo spesso si riduce al “favore personale” sul singolo per risolvere una questione o per affermare un diritto sancito dalla legge. Volutamente non ho voluto affrontare temi altrettanto scottanti ed importanti come la raccolta differenziata dei rifiuti (stadio zero) e le numerose problematiche che affliggono l’agricoltura e le nostre montagne (sarebbe stato utile), la questione parcheggio multipiano ed altro ancora. Comunque qualcosa si muove. In ambito amministrativo e non solo, qualcuno si è posto qualche domanda. Certo è che qualche momento di riflessione non può che essere salutare, per tracciare una nuova rotta che abbia come obbiettivo il benessere e lo sviluppo della comunità, tentando di progettare un futuro migliore alle prossime generazioni. Altrimenti, finiamola qua!
Il capannone delle Saure in costruzione
Sport
ACD CAPOSELE: UN'ALTRA STAGIONE DA RACCONTARE...
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Si va ai play off contro la Real Calabrittana. In un clima di festa sugli spalti della Palmenta riusciamo a conquistare la vittoria finale, decisiva per il salto di categoria: ancora una volta sugli scudi è Lorenzo Merola che trascina i compagni verso il meritato successo. Al termine di questa lunga carrellata è obbligatorio ringraziare tutti i protagonisti dell'ultima esaltante vittoria: a mio avviso il plauso principale va a Donato Ceres,
persona autentica e sportivo dalle indubbie doti umane; da parte di tutti noi giocatori a lui va un sentito ringraziamento per la costante presenza e per i duri allenamenti impartiti. Il calcio a Caposele è una bella realtà, lo testimoniano i risultati nostri e dell'Olimpia Caposele del mio amico Roberto Notaro, da sempre impegnato in questo vero e proprio impegno sociale. Organizzare un campionato di categoria non è una cosa semplice, ma quando lo si fa per passione e con serio impegno diventa tutto più bello, soprattutto quando si può contare sulla presenza dei soli giovani locali, cosa molto rara nei paesi vicini...
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riesce a vincere...e per tornare in seconda bisogna aspettare ancora... Il 2014/15 è storia attuale: a settembre la squadra è affidata al preparatore atletico Donato Ceres che insieme a Salvatore Corona pensa subito ad un nuovo assetto tattico...i risultati arrivano immediatamente ed il capolavoro calcistico si ha con le vittorie contro Calabritto e contro gli amici-rivali di Sant'Andrea di Conza che però arrivano primi.
Concludo sperando in un futuro ancora più ricco di risultati positivi, magari già dall'anno prossimo...con l'obbiettivo di festeggiare una nuova, l'ennesima, promozione... Buon Ferragosto a tutti !!!
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L'anno dopo è un anno sabbatico: la FC Caposele termina di esistere e non viene rilevata da nessuna altra società; molti ragazzi, tra cui il sottoscritto, decidono di andare a giocare nei paesi limitrofi... Nell'ottobre 2010, insieme ad amici e collaboratori fidati, decidiamo di fondare una nuova società sportiva dall'organigramma più definito e con il compito di riavvicinare i giovani alla pratica del calcio: nasce l'ACD Caposele, con me alla carica di presidente. Il campionato è esaltante, il fatturato supera i diecimila euro e la lotta avvincente a tre squadre vede premiati gli amici di Conza con Caposele subito al secondo posto e davanti alla più quotata Calabritto che ha schierato giocatori di categoria superiore. Tra le altre, spiccano sicuramente le prestazioni del capitano Armando Grasso, Thomas Cibellis, Mario e Luca Cibellis, oltre che di Rocco Feniello e dell'intramontabile Lorenzo Merola, leader indiscusso dello spogliatoio. Nel 2012 siamo ripescati in seconda categoria per meriti sportivi ed il campionato si fa comunque avvincente anche se finiamo poco lontano dalla vetta, ma con la soddisfazione di aver sconfitto in una emozionante partita casalinga il Chiusano San Domenico, protagonista di una lunghissima imbattibilità...
di Tommaso Cibellis
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quotati ragazzi di Aquilonia...Trionfo che però arriva puntualmente l'anno successivo, con un campionato vinto già a marzo... Si va di nuovo in seconda categoria: la squadra inizia bene ma a metà campionato insorgono vari problemi e, a causa di diverse dimissioni, l'ambiente sembra perdere entusiasmo: poco male perché comunque si arriva a metà classifica....
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Nel 2013 Angelo DiMasi subentra a Sturchio alla presidenza: si opta per un campionato più tranquillo in terza; il sottoscritto però per motivi strettamente personali decide di giocare in prima categoria con gli amici di Nusco. Caposele arriva agli spareggi ma non
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nche quest'anno Caposele ha partecipato ad un campionato di calcio di categoria: si è conclusa a fine giugno la competizione di terza categoria che ha visto la squadra allenata dall'insolita coppia Ceres-Corona centrare l'obiettivo stagionale ovvero la promozione in seconda. Ringraziando il direttore de “La Sorgente” per questo spazio concessomi e per il suo attaccamento a questo giornale che ormai è entrato di diritto nella storia di questo paese (non si arriva per caso al traguardo di novanta numeri !!!), vorrei scrivere due righe sugli ultimi dodici anni che mi hanno visto, almeno in parte, protagonista delle varie competizioni calcistiche. Inizio il mio breve excursus dal 2004, quando dopo tre anni di assenza Caposele torna a iscriversi ad un campionato di terza categoria: la società è la Polisportiva Onlus Caposele, allenata da Rocco Meo e Salvatore Corona come Team Manager, i quali dispongono di una rosa formata da giovani e meno giovani tra i quali spiccano Angelino Lardieri e Roberto Notaro (già all'epoca con la stoffa di allenatore in campo). E' subito trionfo al primo colpo: la squadra vince il campionato ai danni della Real Sturno che arriva in seconda postazione. L'anno successivo ci vede calcare il palcoscenico della seconda categoria e pur tra mille difficoltà societarie arriva un meritato quarto posto... A settembre 2006 si ritorna in terza categoria con i fratelli Cibellis del WakeUp che fondano una nuova società denominata FC Caposele, affidata al mister Raffaele Sista, coadiuvato sempre da Salvatore Corona e altri dirigenti tra cui spicca sicuramente Massimo Cetrulo che si riavvicina al calcio locale dopo anni di lontananza... Gli allenamenti massacranti e le nuove idee di mister Sista avvicinano nuovi ragazzi alla squadra che però non riesce nell'impresa finale di scavalcare i più
Francesco Ceres, Valentino Malanga, Rocco Feniello, Gaetano D'Elia, Roberto Ceres, Angelo Lardieri, Marco Monteverde, Felix Paul Lardieri, Rocco Monteverde e Lorenzo Merola. Tutte
le iniziative de
"La Sorgente"
sono consultabili, scaricabili anche sui
mezzi informatici ed attraverso le ultime tecnologie.
- LA SELETECA è il catalogo gratuito delle pubblicazioni della "Sorgente" e dei testi scritti negli anni su Caposele e da autori Caposelesi. - CAPOSELE CHANNEL è il canale video su "You Tube" per gustare, dal nostro archivio, film, documentari, clip video su Caposele. - SELETECA FOTOGRAFICA è il catalogo gratuito delle foto più belle del nostro archivio. I canali sono in continuo allestimento ed aggiornamento. Il nostro lavoro per Caposele non FINISCE MAI!
LA SORGENTE
Un tifo folto e appassionato per la scuadra di Caposele che nell'ultima partita con il Calabritto si è "giocata" la rpromozione... raggiungendola!
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Caposele in posa
Raffaele Panariello
Donato e Concetta Liloia
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G i u s e p p e Ilaria attento e affezionato lettore de La Sorgente
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Nonna Giannina Cione con la piccola Giovanna Farina di Emidio e Nunzia Guarino
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Gerardo Caruso
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Tommaso Maroso, Peppino Grasso e Donato Nesta: un Gruppo "SILARIS" le nuove generazioni già pronte al ricambio aperitivo al Crazy Cafè
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Il Sindaco Farina brinda con Angelina Amendola, sua instancabile fan
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Lorenzo Melillo e Rino Genovese in “Lisandro” suonatore di campane, ci prova con il una discussione su questioni pianoforte ambientali
Tonino Di Mattia, fotografo ufficiale degli eventi caposelesi
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Nicole,
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Minguccio e Alfonso Guarino in un momento di relax
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Un gruppo di donne anziane nei pressi della Sala Polifunzionale
Giuseppe, Rosa e Gelsomina al fresco sotto la magnolia di p.zza XXIII novembre
Una finestra su SAN VITO
Ogni 15 d i giugn o l'ass "Pro tu ociazio rismo ne S a n Ger organ ardo" izza la tradiz ionale di "SAN festa VITO" S iamo a passar n dati a e un po ' di tempo in
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Dopo la funzione religiosa è d'obbligo anche una pausa
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torno alla p ietra
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Ettore Spatola Giuseppe Triggiano e Raffaele Malanga
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Il "Lifetime" della nostra Seleteca, vede tanti lettori che utilizzano questo nostro canale per leggere il giornale e le pubblicazioni che parlano di Caposele... "La sorgente" in the world...oltre 150.000 impressions... BUONA LETTURA! www.issuu.com/lasorgente Su "CAPOSELE CHANNEL" (you tube) una serie di filmati e documenti video su Caposele e il suo territorio. Il canale video de "La Sorgente" insieme alla "Seleteca" e al canale audio, è l'impegno costante per la conservazione di storia, tradizioni, immagini e documenti a rischio estinzione. Tutto il materiale è scaricabile e consultabile gratuitamente. Su "Caposele Channel" verrà postato anche il documentario "Amare Caposele" di recente realizzazione.
Luca Russomanno per la parte della Security
Una buona cucina è alla base della bella festa. L'rganizzazione ha curato anche la parte culinaria Anno XLIII - Agosto 2015 N. 90
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10 Anni di ARS Amatori Running Sele 10 Anni di…Passione
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Organizziamo puntualmente Allenamenti Collettivi per promuovere la corsa, attività di base in pista di atletica e campo sportivo.
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Da qualche anno collaboriamo con La Pro Loco Caposele per la classica corsa locale dei TRE CAMPANILI, e aiutiamo la preparazione atletica per la squadra locale di calcio, ma il nostro orgoglio è l’organizzazione della manifestazione STRALACENO, una gara che nacque da un’idea, in primis, di NICOLA D’AURIA e DONATO MEROLA, poi sostenuta dai partecipanti alla prima edizione, che nel tempo, è cresciuta sempre più e ormai da molti anni, è evento sportivo irrinunciabile per molti Caposelesi di qualsiasi età. Difatti Dal 1987, nel suggestivo paesaggio dell'altopiano di Laceno, ogni anno gli sportivi di Caposele si sfidano tradizionalmente in una corsa di mezzofondo. La manifestazione è di carattere amatoriale,
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- Prima edizione 1987 - Ultima edizione 2014
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L’ Associazione,apolitica e non ha scopo di lucro, è affiliata all’ente di promozione sportiva UISP (Unione Italiana Sport Per Tutti). Il nostro gruppo, fin dalla sua fondazione, ha sempre cercato di porre in primo piano non tanto il risultato della prestazione sportiva, quanto la partecipazione stessa all’attività podistica ed alla vita societaria. Pertanto, chiunque può entrarvi a far parte indipendentemente dai propri risultati cronometrici e dalla possibilità o voglia di partecipare assiduamente alle gare. Resta ovviamente presente la componente agonistica, che ha portato e porterà la nostra società ed i nostri atleti ad ottenere buoni risultati. Ma per noi è importante che ognuno senta l’appartenenza all’ARS come un esperienza piacevole ed assolutamente non costretta da vincoli di prestazione o di presenza. Noi crediamo che, rispetto al correre da soli, il correre in compagnia sia un’altra cosa, perché permette di divertirsi di più sentendo meno la fatica. Tra le nostre iniziative di questi anni oltre alla partecipazione del gruppo agonistico di gare Regionali, Nazionali (mezze maratone e Maratone) ed Internazionali (Londra, Praga, Parigi, Città del Messico, Valencia, Copenaghen, ecc…);
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Ad oggi l’ARS AMATORI RUNNING SELE è composta da 11 atleti (che partecipano regolarmente a gare regionali, nazionali e Internazionali con ottimi risultati) e più di 30 soci praticanti (di cui due ragazze) e dispone di istruttori qualificati dalla FIDAL (Federazione Italiana di Atletica Leggera).
ma non per questo è meno vivo il sano senso di competizione tra i partecipanti, i quali, sebbene animati da differenti motivazioni individuali, acquisiscono tutti pari dignità nel momento in cui accettano, per Sport, di vivere un momento di intenso impegno fisico. Il che per alcuni si traduce nel correre per una migliore posizione in classifica, per altri in una semplice verifica del proprio stato di forma fisica, per altri ancora, non meno rispettabili, nel tentativo di raggiungimento del traguardo entro il tempo massimo prestabilito. La corsa è riservata a chi ha la cittadinanza (sportiva) nel municipio di Caposele. Questo non deve essere inteso come un retrivo atteggiamento di chiusura nei confronti degli sportivi di altre località, i quali sono sempre i benvenuti a tutte le manifestazioni che si svolgono a Caposele. Tuttavia si è stabilito di apporre -per una volta- questo tipo di limitazione allo scopo di realizzare una competizione dal sapore autenticamente stra-paesano, nella quale i protagonisti, essendo persone appartenenti ad una comunità, costituiscano un gruppo tendenzialmente omogeneo per condizionamento ambientale, sia culturale che derivante dalle opportunità concrete di pratica sportiva. Questa omogeneità ha incoraggiato la partecipazione di molti ed ha aiutato alcuni a scoprire l'esistenza del vero Sport. E infatti la "STRALACENO" vuole sostanzialmente essere una piccola occasione per promuovere un'attività sportiva autentica che si rivolga a beneficio anche dei comuni cittadini non specializzati o non dotati in ambito sportivo, che pure hanno il diritto di nutrire la legittima ambizione a vivere una propria dimensione agonistica, compatibile con i propri limiti.
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’Associazione ARS Amatori Running Sele nasce il 30 marzo 2005 per volontà di un gruppo affiatato di amici, che, in essa decidono di portare il proprio entusiasmo e la comune passione per la corsa, ponendosi l'obiettivo di farla diventare sempre più importante e di coinvolgere nuove persone nel mondo del podismo.
di Donato
Nell’attesa di avervi nel nostro gruppo attivamente, vi auguriamo buona corsa…!
Sorrento, 6 febbraio 2 0 11 : a l c u n i componenti ARS con Stefano Baldini (medaglia d'oro nella Maratona ai giochi olimpici di Atene 2004)
Giorni Lieti
Questa rubrica è disponibile per chiunque volesse pubblicare foto dei propri eventi felici. La redazione de "La Sorgente" è a vostra disposizione per tutto il materiale che ci inviate in tempo utile prima dell'uscita del giornale. le foto publicate sono il segno della vostra collaborazione.
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Pasquale Marcantuono jr presenta il fratellino Anthony arrivato il 06.05.2015
Alfredo Alagia figlio di Eduardo, con la moglie Sheila, in visita a Caposele. La foto li ritrae con la zia Felicetta . La sua venuta a Caposele ci ricorda molto da vicino e con grande nostalgia i giorni della nostra gioventù quando con il padre Eduardo passavamo un’infinità di tempo a discutere di sport, di giochi vari e di altri problemi che ci vedevano insieme impegnati con grande spirito di affettuosa amicizia.
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Caterina Russomanno in data 1 aprile 2015 si è laureata in scienze e tecniche pedagogiche presso l’Università degli studi di Chieti
Carmela Caruso e Marco Volpi sposi – 27 giugno 2015
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Auguri a Roberto Notaro e Rocchina.
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Anche Simone e Va l e n t i n a hanno detto si e oggi possiamo
Michele C e re s d i Angelo e di Antonella Di Vincenzo nato il 3- giugno 2015
Giovanni e Tamara sposi
Maria Antonietta Iannuzzi si è laureata in data 25.06.2015 in Scienze politiche presso l’Università degli studi Federico II di Napoli.
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Stefania Casale Laurea in Chimica presso l' università La Sapienza di Roma. Auguri
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Ringraziamento per Donato Restaino
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È nei momenti più brutti della vita che, a volte, nascono grandi amicizie. Nonostante il dolore della nostra enorme perdita, siamo contente di averti avuta vicino! Ci riesce difficile tradurre in parole la profonda riconoscenza per la cortesia, la generosità e la benevolenza ricevute.
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A Gerarda Melchiorre, donna sensibile, capace e prodiga, che svolge il proprio lavoro con rimarchevole partecipazione emotiva, sia dentro che fuori l'ambiente ospedaliero, va un ringraziamento di cuore. Ti assicuriamo che, se il nostro papà fosse ancora in vita, continuerebbe a stimarti tanto. Ora lo facciamo noi per lui. Rosetta, Silvana e Filomena Restaino
Curcio Gerardo e Filomena Nesta hanno festeggiato i 50 anni di matrimonio
UN AUGURIO DI CUORE
ALLA ROSETTA IRPINA DA CAPOSELE
A Rosetta D'Amelio, nostra conterranea che ha avuto assegnato con voti unanimi da tutto il Consiglio Regionale, la carica di Presidente del Consiglio della Regione Campania. Siamo sicuri che rappresenterà in pieno le istanze e saprà colmare i grandi svantaggi che le nostre zone interne stanno vivendo da qualche anno. La nostra Redazione è vicina a Rosetta con Lei lo è sempre stata anche nei monenti difficili. Auguri di cuore!
In data 21.11.14 Lucia Sozio Si è laureata in Scienze Biologiche presso L'Università degli studi del Sannio
La prima Comunione dii Elodia Guerrera. La foto la ritrae con la sorellina Nicole e con i genitori Luigi e Annaclelia Conforti.
Antonio Auriemma e Antonella sposi – Caposele 13.06.2015
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Ricordo di:
Ricordo di Papà
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fronte, in cui egli raccomandava alla moglie di non trascurare il figlio piccolo, perché troppo impegnata nel lavoro dei campi. Legato alla famiglia ed a Caposele, suo paese di origine, scelse di stabilirsi qui chiedendo il trasferimento da Salerno, sua prima sede di ruolo, a Calabritto. Incontrava ancora suoi ex alunni di quegli anni che lo salutavano affettuosamente. In seguito all'apertura del Liceo Scientifico di Caposele, aveva assunto la cattedra di ruolo presso il Liceo, dove ha poi insegnato per più di vent'anni. Nei primi anni successivi al suo ritorno s’interessò anche dei problemi e delle prospettive di sviluppo di Caposele. Ebbe l’idea di costituire un’associazione finalizzata alla valorizzazione culturale del territorio anche a fini turistici. Iniziativa da realizzare in concreto rilevando e ripristinando almeno uno dei mulini ad acqua ancora funzionanti alla fine degli anni cinquanta. Così come ipotizzò l'acquisizione e il restauro del castello, allora ancora in piedi e in discreto stato di conservazione. L’idea, purtroppo, era prematura per i tempi! Ha portato a termine il suo percorso lavorativo fino alla fine, sempre con lo stesso entusiasmo e attenzione per la formazione degli studenti. Ciò, nonostante la malattia che, negli ultimi anni, aveva intaccato e riduceva progressivamente le
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ancora oggi moderna e ammirabile. A Londra per lavoro e col proposito di migliorare e perfezionare la conoscenza della lingua e della cultura inglese, rinunziò alla possibilità di frequentare altri Italiani per non distrarsi dall’impegno assunto e dalla frequentazione di ambienti culturali inglesi. L’anno successivo, previa selezione e colloquio, ebbe l’incarico di assistente all’Università di Glasgow e contemporaneamente la nomina nella Scuola italiana. Scelse di tornare in Italia. Questa fu, per lui, una scelta molto difficile e sofferta. Alle spalle si era lasciato la concreta possibilità di intraprendere una ambita carriera universitaria. Nonostante una tale rinuncia, nei nostri confronti non ha mai esercitato nessuna pressione per tenerci legati a lui e alla terra d'origine, facendo prova di quella generosità che solo un genitore sa mostrare nei confronti dei figli. Lui tornò anche per mamma Nicolina, che,vedova di guerra, aveva cresciuto i suoi due figli, lui e la sorella Concetta (sposata con Gerardo Di Masi), tra tante difficoltà, e lo aveva fatto studiare fino al conseguimento della laurea. Nato nel 1939, era rimasto orfano all'età di 4 anni. Conservò sempre con un amore particolare un orologio da tasca che era appartenuto al padre e le sue lettere dal
sue energie. L'ultimo Natale è stato felice di festeggiarlo con tutta la famiglia riunita, compresa la sua amata nipotina Elisa. Purtroppo un leggero velo di tristezza gli copriva il volto: inconsciamente sentiva che presto avrebbe abbandonato la sua terra, la terra che tanto amava. Non aveva mai dimenticato la sua origine contadina. Per lui era un piacere darci la possibilità di gustare i frutti buoni e genuini prodotti dalle piante che, in parte, aveva egli stesso messo a dimora. Ora i suoi frutti siamo noi, e seguiremo il suo esempio di vita in ogni luogo.
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l 13 aprile 2015 è stato un giorno di dolore per la nostra famiglia. In tanti si sono stretti, con affetto e discrezione, intorno a noi, alla triste notizia della perdita del nostro caro papà. Li ringraziamo tutti. Noi siamo stati tutti e tre suoi alunni e vogliamo ricordare anche il professor Ceres, che per Caposele, e soprattutto per i suoi studenti, rappresentava una istituzione e, in ambito scolastico, era soprannominato “the teacher". I suoi studenti lo ricordano sempre puntuale e presente, anche con il “nevone”, in compagnia della sua fidata FIAT 600 bianca. La sua precisione e diligenza lo contraddistinguevano sempre come persona e come insegnante. Se qualche straniero riuscirà a capirci in lingua inglese, un po' sarà anche merito suo! Era esigente con gli studenti ma anche pronto a comprenderne le difficoltà e le intemperanze, preoccupato sempre di agire al meglio per il loro futuro e non solo di trasmettere esclusivamente nozioni disciplinari. Lo ricordiamo come persona integerrima, che non ha mai riservato, a noi suoi figli, preferenze particolari. Dopo la laurea conseguita brillantemente e dopo le prime esperienze di insegnamento a Salerno, ebbe un incarico di assistente alla cattedra di lingua italiana alla Holland Park School di Londra, un istituto comprensivo allora all’avanguardia in una struttura
di Pasquale, Michele e Nicoletta Ceres
Ricordo di Pietro Ceres di Antimo Pirozzi
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Nel pomeriggio di lunedì 13 aprile decedeva dopo lunga ed estenuante sofferenza Pietro Ceres, già professore di lingua inglese presso il liceo Scientifico di Caposele. Il prof. Ceres, marito modello e genitore affettuoso e apprensivo, è stato un docente molto semplice ed umile, stimato particolarmente nell’ambito scolastico. Centinaia di studenti hanno raggiunto la maturità scientifica grazie al suo insegnamento molto garbato, sempre accompagnato da un innato senso paterno. Ho avuto modo di apprezzare le sue qualità nell’anno 1985, allorquando, in qualità di genitore, eletto Rappresentante d’Istituto, ho collaborato con il Preside Altieri alla istituzione del Laboratorio tecnico .In seguito fummo tutti convocati dal Preside per l’approvazione del progetto, alla presenza dei professori informatici dell’Università di Salerno. Il prof, Ceres, sempre presente e sempre pronto a creare serenità nella risoluzione dei vari problemi scolastici, si è mostrato sempre disponibile a dare le valide giustificazioni ogni qualvolta si presentavano problematiche connesse alla “irrequietezza” di alunni particolarmente difficili.
CAPOSELE, PIAZZA SANITA' Piazza Sanità e il suo nuovo look Sarebbe bello poter migliorare tale spazio come spesso ci siamo permessi di suggerire: piccole modifiche all'arredo urbano, abbassamento definitivo dei dissuasori (come si vede nella foto) e regolamentare il traffico veicolare solo da una parte della piazza. In modo tale da poter usufruire di uno spazio pedonale importante e strategico, utile anche all'accoglienza dei turisti e dei visitatori, oltre che restituire un plus valore di qualità di vita agli indigeni che frequentano quei luoghi.
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Angelomaria Castagno 26.12.1928-28.08.2015
Concetta Cibellis 22.07.1937 – 09.06.2015
Elisa Scamorza 12.08.60 – 30.05.2015
Donato Restaino morto l’11.01.15
Serafina Merola 06.02.1925 – 16.05.2015
Raffaele Del Malandrino 19.06.1944 – 08.03.2015
Debora Di Masi 28.03.1991 – 08.06.2015
G r a z i e l l a C o l a t re l l a 03.04.1925 – 18.03.2015
Maria Malanga 03.11.1921 - 12.01.2015
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Raffaele Sista 11.06.1937 – 27.04.2015
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Annunziata Maglia 02.11.1929 – 03.05.2015
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Almanacco Giorni Tristi
Pietro Ceres 04.06.1939 – 13.04.2015
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Rosina Farina 23.10.1925 – 14.01.2015
Giuseppe Gervasio 19.06.1930 – 02.06.2015
Di fronte a un dolore cosi grande, ogni parola può sembrare inutile, vuota, perché in queste occasioni non si sa mai cosa dire! Ma noi sentiamo ugualmente la voglia di ricordarti.. e con noi ti ricorderanno tutti, perché chi non conosceva “La Furnara”!!! Non abbiamo avuto nemmeno il tempo di capire che cosa ti stesse succedendo… La tua malattia ha sconvolto tutti, come un fulmine a ciel sereno.. Ma purtroppo la vita è beffarda, la vita è ingiusta. Purtroppo succede e succede alle persone migliori o a quelle persone che nella vita avevano tanto bene, tanto amore da donare. A tutti! E tu cosi sei sempre stata: una donna che ha fatto del lavoro e della famiglia i pilastri portanti della propria vita… una vita che ti ha chiesto di combattere fino all’ultimo respiro, ma che allo stesso tempo ha saputo donarti un compagno meraviglioso, che ti ha sostenuta ed amata fino alla fine.
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Il puttino di Piazza Di Masi
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La Chiesa della Madonna della SanitĂ - interno
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Anno XLII XLIII -- Dicembre Agosto 20152014 N.90 N.89
L'interno della Chiesa Madre
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PRENOTAZIONI SIMU 3426053380
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Turismo