PERIODICO A CURA DELL'ASSOCIAZIONE TURISTICA PRO LOCO CAPOSELE FONDATO da NICOLA CONFORTI NEL 1973
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Reg.Trib. S.Angelo dei L. n.31 del 29.1.74 - Sp. in A.P. art.2 comma 20/c L.662/96 Dir. Comm. Avellino -sem.- Anno XLV -
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AGOSTO 2018 -Direttore Nicola Conforti
confortinic@gmail.com
EDITORIALE “Passata è la tempesta..”, ma non nel senso meteorologico di Leopardiana memoria, ma nel significato più allegorico di campagna elettorale, che pure aveva scosso in qualche modo la quiete e la serenità di questo piccolo borgo. Finalmente è’ tornato il sereno e, come non accadeva da tempo, con il sereno è tornata la speranza e la fiducia piena in chi ha vinto in maniera così netta le elezioni amministrative. Sarà perché chi solitamente è avvezzo a protestare ed a contestare si era già ”imbarcato” sul carro dei facili vincitori, o sarà, più probabilmente vero che la popolazione tutta ha raggiunto un buon grado di maturità politica e culturale, disposta quindi ad accettare i risultati positivi o negativi che siano. Sono orientato per questa seconda ipotesi. Mi permetto, però, di dare un consiglio al Sindaco ed ai suoi collaboratori: operare con la massima giustizia e nel rispetto di tutti, ben sapendo che le vittorie, specie se eclatanti, (è storia recente) portino in sé il seme di future sconfitte. “Una vittoria non è tale se non mette fine alla guerra”, recita un vecchio adagio; guerra in senso metaforico come dissidi, contrasti, contrapposizioni strumentali e cose simili. Ma il clima sereno cui si è parlato trova riscontro negli atteggiamenti positivi di vincitori e vinti, tutti disposti ad operare per il bene comune, disposti cioè a curare il bene del Paese più che il vantaggio provvisorio e precario del proprio partito. Ed è’ ciò che traspare dalle posizioni, anche più disparate politicamente, che emergono da questo giornale. Con profonda soddisfazione prendo atto di questa favorevole situazione e con cauto ottimismo mi attendo importanti passi in avanti sul piano della crescita civile del nostro Paese. Le promesse elettorali non sono state assurde né impossibili, ma caute ed alla portata di persone oneste e positive. Ci auguriamo che il turismo sarà uno dei punti di forza del programma amministrativo. Come “Sorgente” sosterremo tutte le iniziative che saranno adottate ai fini di un potenziamento dei due Santuari della Fede e delle Acque. I problemi sono gli stessi di sempre. Ne elenco alcuni : il lavoro per i giovani, la sistemazione delle strade interne, i parcheggi, il Centro Fieristico, lo svincolo di Materdomini, il parco fluviale, la cascata della Madonnina. Non è tutto, naturalmente, ma è quanto basta per giudicare positivamente un’Amministrazione. I Caposelesi si aspettano questo ed altro ancora. Auguri.
La foto ricordo per la colclusione del progetto "FESTIVAL ART"
Vicesindaco Armando Sturchio
Lorenzo Melillo SINDACO di Caposele Assessore est. Teresa Ilaria
Luigi Casale Capogruppo Minoranza
Assessore Lorenza Di Lauro
Assessore Gelsomino Di Trolio
In seconda...
S Comunicato de La Sorgente A tutti i lettori de La Sorgente Sono lieto di comunicare, in particolare ai Caposelesi non residenti, che il libro “GENTE DI CAPOSELE” presentato il 10 maggio scorso in un’ affollatissima Sala Polifunzionale, ha ottenuto un insperato successo. Le copie disponibili sono esaurite in un baleno, tanto che si è dovuto ricorrere subito ad una ristampa. E’ la storia di tanti Caposelesi, raccontata da altri Caposelesi e che piace ai Caposelesi. Un lavoro che narra le vicende, le emozioni, i sogni della nostra terra attraverso i racconti e le biografie di 133 personaggi che sono stati trattati all'interno delle pagine de “La Sorgente” dal 1973 a tutto il 2017. Momenti di entusiasmo, di orgoglio, ma anche di tristezza, vengono tratteggiati e raccolti in questo volume di 320 pagine. Un libro in cui Caposele e i Caposelesi sono protagonisti assoluti in un appas-sionante viaggio nella Storia del nostro piccolo Paese. Un caro saluto a tutti Nicola Conforti - Il libro può essere prenotato al seguente indirizzo elettronico: confortinic@gmail.com e ritirato presso l’Edicola di Mario Nesta in via Roma – Caposele Oppure può essere richiesta la spedizione per posta, allo stesso indirizzo, al costo complessivo di Euro 12 ( testo + spedizione), In tal caso indicare con esattezza l’indirizzo postale di destinazione.
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Anno XLV - Agosto 2018 N.96
enza citare esplicitamente Cesare Pavese, il paese è un luogo di affetti ancestrali, in cui si sviluppa un’umanità che ti è prossima, che è tua per mille ragioni. GENTE DI CAPOSELE, presentato ieri, racchiude questi sentimenti di vicinanza e comunanza con le persone che hanno lasciato il segno nella radicata storia del mio paese natìo, e che per lo più oggi non ci sono più. GENTE DI CAPOSELE è una sorta di Sele River, cui pur’io ho contribuito negli anni ricordando su “La Sorgente” profili umani a me cari. Un grazie a Nicola Conforti La Sorgente, con la collaborazione di Alfonso Merola, per lo spirito che lo accompagna da quasi mezzo secolo nel trasformare la memoria orale in qualcosa di tangibile e scritto. La memoria come dono prezioso per il futuro.
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Caposele, 11/05/2018 Egr. Ing. Nicola Conforti, mi congratulo per la bellissima iniziativa di scrivere un libro riportante le biografie di Caposelesi di ieri e di oggi che hanno dato un significato particolare al loro essere cittadini di Caposele; un libro che a mio modesto parere può aiutare giovani e meno giovani a potenziare il senso di appartenenza alla nostra terra. Tuttavia, mi scuso per questo, ma non posso non segnalarle il mio rammarico, che ho avvertito quando leggendo l'indice del libro ho notato che fra i tanti compaesani non più in vita mancava il nome di mio fratello Vincenzo. Eppure Vincenzo, meglio conosciuto come Cenzino, è stato per molti anni un impiegato comunale esemplare, sempre disponibile verso tutti e a detta di tutti sempre con il sorriso sulle labbra. Forse non è stato ritenuto degno di essere annoverato tra i "Caposelesi illustri", perché non ha lasciato né opere indelebili né scritti, ma, mi consenta ingegnere, ha lasciato in eredità quanto meno un modello di disponibilità e di dedizione al lavoro a cui possono e potranno ispirarsi gli addetti agli uffici comunali di oggi e di domani. Ed ancora, avverto il dovere di estendere il rammarico anche al maestro Merola, al parente Alfonso, prefatore del libro, che negli anni in cui ha retto, come sindaco, il nostro Comune, ha potuto constatare di persona la natura affettiva e cordiale di mio fratello. Certo Cenzino era un semplice impiegato, un impiegato che però poteva vantarsi, tra l'altro, di avere avuto suo nonno sindaco di Caposele. Spero, ingegnere, che vorrà comprendere la mia rimostranza e darle il giusto significato. Cordialità e di nuovo complimenti. Claudio Russomanno
La Sorgente il Direttore
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aro Claudio, permettimi il tono confidenziale, non tanto per l’età, quanto per essere stato, negli anni 60, un tuo insegnante. Ne sono passati di anni. Ti ringrazio innanzitutto per il tono garbato e cordiale che hai usato nel tuo intervento epistolare. Inoltre, il tuo giudizio benevolo oltre che entusiasta sul mio libro non può che darmi una grande soddisfazione. E di tanto ti sono molto grato. Non posso dire la stessa cosa per quanto riguarda il tuo rammarico per non aver riscontrato nel libro alcun accenno a tuo fratello Vincenzo. Sappi che ho avuto in passato grande stima e affetto per Cenzino, oltre che ammirazione per la sua dedizione al lavoro e per la sua grande disponibilità verso tutti. Poteva sicuramente essere annoverato tra le persone che hanno lasciato un segno indelebile del loro passaggio su questa terra. Purtroppo, nella ricerca minuziosa che ho condotto su circa tremila pagine de La Sorgente, non ho trovato altro che un accenno sulla sua morte e niente di più. Non potevo, dopo circa trenta anni inventarmi qualcosa che non era stato trattato in alcun numero della rivista (vedi note dell’autore sulla prima aletta di copertina). Ad ogni modo c’è sempre una soluzione: ed io intendo trovarla in una prossima edizione riveduta e ampliata del libro. Bisognerà però, a norma di quanto sostenuto in dette note, trattare l’argomento sui prossimi numeri de la Sorgente. E, ti assicuro, troverò il modo e l’opportunità di farlo. Con la stima e l’amicizia di sempre, ti saluto molto cordialmente. Nicola Conforti
I due contendenti alla carica di Sindaco per le elezioni amministrative del
2018;
La foto ricordo del progetto "Festival art"
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Direttore Nicola Conforti
IN COPERTINA
GENTE DI CAPOSELE di Gerardo Ceres
Fin quando ci saranno storie da raccontare vorrà dire che la vita non trascorre, come mai è trascorsa, invano. Specie nelle piccole comunità, in un tempo che si arricchiva di conversazioni e di teatralità. Di questa ricchezza continuiamo a scandire questo viaggio, riportando alla memoria aneddoti e personaggi che hanno segnato la vita lungo le sponde del Sele e che qui riportiamo con le “volute” colorature per strappare un sorriso. Non me ne si vorrà, come sempre, per alcuni necessari adattamenti narrativi.
Cultura
PARTE XIV
Continuiamo
con questa serie di
racconti brevi.
Storie ed aneddoti su personaggi che hanno arricchito l’immaginario di Caposele nel corso dei decenni passati.
(Lu vulimu v’rè per l’ultima volta)
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o vedemmo per l’ultima volta una sera di metà dicembre, quando dopo averci raccontato l’episodio riguardante il dottor Di Trolio, suo collega di Calabritto, e del canto della cuccuvaia che l’anziana signora pensava fosse di cattivo presagio per la sua esistenza. Dopo una fragorosa risata collettiva si congedò con freddo sarcasmo, lasciandoci con una domanda molto impertinente: “per chi adesso canta questa cuccuvaia?”. Avemmo modo di sapere nei giorni seguenti che se n’era andato per qualche giorno a Napoli anche, o soprattutto, per andare a vedere la partita della sua squadra del cuore. Lì vivevano i suoi figli, dove Amerigo Del Tufo era solito appoggiarsi in simili occasioni. Si venne poi a sapere che si era ammalato di una banale forma influenzale di stagione. Una forma virale rivelatasi deleteria, al punto da minare il corpo di un uomo certo già anziano ma al quale veniva riconosciuta, da sempre, una proverbiale e giovanile vigoria fisica. Qualche giorno dopo il Natale giunse inattesa ed imprevedibile la notizia della sua morte. Tralasciamo di argomentare le reazioni che si ebbero nei diversi ambienti caposelesi, specie nei circoli politici, all’epoca radicalmente contrapposti. Amerigo Del Tufo, medico condotto di lungo corso, da sempre politicamente impegnato sin dal secondo dopo-guerra, essendo stato (come amava ricordare) il primo sindaco eletto democraticamente dopo la proclamazione della Repubblica, fu per decenni il deus ex-machina delle liste civiche della Stretta di mano che avevano nel Partito Comunista di Caposele l’ossatura elettorale decisamente determinante. Da qualche anno si era radicata una sempre crescente opposizione che vedeva il Partito Socialista e la Democrazia Cristiana coalizzarsi intorno all’av-
vocato Antonio Corona, in alternativa alla frazione politica di Del Tufo. Quattro anni prima l’avvocato Corona era riuscito a conquistare la carica di sindaco, appena qualche mese prima del disastroso terremoto del novembre del 1980. In una realtà stravolta dal sisma, ma con particolare riferimento al dibattito sul come e sul dove ricostruire Caposele venne a montarsi una forte opposizione attraverso un Comitato popolare che vedeva in Amerigo Del Tufo il più pervicace animatore. Da qui ci si spinge ad immaginare come, per un verso, la notizia della sua morte abbia provocato dolore e costernazione negli ambienti della Stretta di mano. Di contro, negli ambienti avversari della Sveglia immaginiamo che qualche silenzioso ed indicibile brindisi si sia levato al cielo. Come sia stato e come non sia stato, di certo venne programmato il funerale per il pomeriggio della domenica successiva, anche se con rito abbreviato, ovvero con la sola benedizione officiata dal parroco, Don Vincenzo Malgieri. La bara - con il feretro di Amerigo- giunse nella tarda mattinata e venne fatta sostare presso l’abitazione di Marietta, la sorella onnipresente nella vita di Amerigo. Tante le persone che attesero l’arrivo ‘r lu muortu. Molte di queste autenticamente addolorate per la perdita di una figura forte ed autorevole. La bara, come da normativa vigente, era stata sigillata al momento della sua composizione presso l’ospedale napoletano. Tra la gente qualcuno cominciò a manifestare la volontà di vedere, per l’ultima volta, Amerigo. Ma come fare era questione non facilmente risolvibile se non contravvenendo alle norme della polizia mortuaria che prevedono la intangibilità di un feretro già sigillato nella bara di zinco. Sono trascorsi quasi trent’anni da quella domenica di fine dicembre del 1984 e se reato venne consumato, questo si è certamente prescritto, al punto che solo ora ci permettiamo di fare menzione di ciò che si attivò verso l’ora di pranzo, quando si ridusse la presenza delle persone e nell’abitazione di Marietta rimase solo la cerchia più ristretta di amici. Una squadra, capeggiata dal marmista cimiteriale, munita di attrezzi
consoni alle necessità del caso si mise presto al lavoro. Sollevato il coperchio della bara, con trucida e cinica circospezione, con un flex venne tagliata la parte alta del sarcofago di zinco, così da poter vedere almeno la faccia di Amerigo. Solo in quel momento, vedendo quell’allusione di sorriso sul viso spento di Amerigo Del Tufo, mi tornò alla mente la domanda rivoltaci un paio di settimane prima. E la risposta era adesso chiara, lì davanti a noi, immobile: la cuccuvaia aveva cantato quella notte per lo stesso Amerigo e forse lui stesso, nel salutarci per l’ultima volta, ne era stato intimamente ed irrimediabilmente consapevole. (I corrieri defunti)
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i funerali, ahimè, ne ho vissuti diversi. In alcune circostanze ho assistito, anche per sola casualità, all’attimo più definitivo: quello della chiusura della bara dopo che la salma vi era stata composta. La prima volta fu un poco sconvolgente ma anche un poco comica. Si era in attesa che il funerale del nonno di un mio amico muovesse dall’abitazione in direzione della chiesa per la funzione religiosa. Il servizio funebre ancora non era stato arricchito della collaborazione “dei cerimonieri del lutto”, vestiti di tutto punto e coi guanti bianchi. Si confidava ancora, per lo più, della collaborazione dei parenti o degli amici. In questa seconda veste fui invitato a dare una mano per traslare il corpo ‘r lu muortu dal suo letto dentro lu tavùtu. Pur essendo stata la mia prima volta ressi con sufficiente ed inattesa forza una circostanza non certo piacevole e programmata. Sistemato per bene il vestito del defunto credevo fosse giunto il momento di chiudere la bara col coperchio. Fummo stoppati da una signora che fece entrare nella stanza altre due signore, con il loro carico di buste di plastica che vennero riposte nella bara, coprendo in tal modo i piedi del defunto.
di Gerardo Ceres
Scoprii così l’esistenza di un’antica pratica d’uso popolare che mi era stata del tutto ignota fino a quel giorno. Si tratta di attendere che muoia quaccurunu , così da esaudire il desiderio o la richiesta di un parente già morto che, comparso in sogno, ha manifestato un personale bisogno nella sua condizione di anima dell’altro mondo. Può darsi – per esempio - che il marito morto lamenti (sempre in sogno) alla vedova o ad altri della famiglia di avere freddo alla testa e, allora, questi provvedano a fargli recapitare un cappello o un berretto, utilizzando il transito del primo che malaguratamente vi capita. Ricordo, in altro caso, che dopo alcune settimane dalla morte del marito, una signora si presentò a casa del morto di giornata per portare un paio di occhiali da sole, sostenendo che il marito “mal sopportava la luce accecante del Paradiso, dove di certo egli si trovava”. In altro caso, ricordo di un figlio che chiese che fosse portato al padre una copia della settimana enigmistica e una biro. Insomma, anche con la ritualità della morte vengono fuori i connotati di un popolo e delle più antiche (e per certi versi incomprensibili) tradizioni: come l’uso – almeno fino a qualche decennio fa – di fotografare lu muortu inda lu tavutu con attorno i familiari contriti dal dolore e dal lutto; come nell’arco di poche ore il dolore si trasformi, seppure mesta, in una festa grazie al pranzo o alla cena di consuolo cui provvedono i parenti più prossimi alla famiglia; come il rito del caffè e dei biscotti o, nella dimensione contemporanea, dei cornetti da portare a casa del morto; come quella di affinare la tecnica ‘r la visita, per essere tra i primi ad esprimere il cordoglio in chiesa a conclusione della funzione religiosa Ma su questo, o di questo, avremo modo di tornare, recuperando una narrazione che resta copiosa e pure significativa e che sulle rive del Sele, non differentemente, da altri luoghi assume caratteristiche proprie ed originali. Perché anche la morte, con la sua elaborazione e i suoi riti, ci dice chi siamo e di che pasta siamo fatti.
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eventi e...
...non solo
Organizzatori e coordinatori della Festa della Musica 2018
CAPOSELESE
Gente di Caposele ancora disponibile nelle edicole di Caposele
Gente di Caposele
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n bel risultato per Caposele, per Il turismo e per l'imprenditoria privata. E' stato approvato dalla RegioneCampania il finanziamento per la realizzazione di un AgriCamper; struttura che si costruirà in località Pianella a Materdomini e che darà un ottimo ed esclusivo servizio a camperisti e fruitori del turismo ambientale. Una scommessa vinta, di cui il protagonista assoluto è Nicola Malanga, il quale, da anni, si occupa di biologico e di buon cibo. Complimenti alla sua tenacia! Adesso è necessario che il collegamento dall'uscita della superstrada
Foto di Salvatore Cassese
SIETE PRONTI PER IL FERRAGOSTO CAPOSELESE 2018? VI ASPETTIAMO PER FESTEGGIARE INSIEME EVENTI TRADIZIONALI COME LA SAGRA DELLE MATASSE, LA PRESENTAZIONE DEL NUOVO NUMERO DE LA SORGENTE, LA CORSA DEI TRE CAMPANILI O IL PREMIO CAPOSELE MA ANCHE PER SERATE SPECIALI COME QUELLA CHE DEDICHEREMO ALLA PRESENTAZIONE DELLA GUIDA DELLA CICLOVIA DELL'ACQUA E ALTRI APPUNTAMENTI IN CARTELLONE REALIZZATI CON LE ALTRE ASSOCIAZIONI LOCALI! A BREVE INFORMAZIONI SPECIFICHE NEL FRATTEMPO...STAY TUNED E VIVETE INSIEME A NOI L'ESTATE A CAPOSELE!
fino alla struttura sia adeguatamente assicurato. Per tale scopo ci si affida, quindi, alla nuova A.C. che, sicuramente, capirà la bontà e l'importanza di un'opera del genere per il territorio di Caposele. A beneficio di una maggiore comprensione di quanto esposto, si allega un' immagine del progetto esecutivo approvato.
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na foto con il gruppo delle “guide turistiche volontarie” di Caposele. L’idea, di un accompagnamento turistico al F.A.C. (minitour fede ambiente e cultura) nacque nel lontano 2011 e nonostante innumerevoli osteggiamenti e continua stoltezza politica, vedo, con grande emozione che, ancora oggi, tanti ragazzi di Caposele trovano un po’ di sostegno ed enorme entusiasmo a proporre un impegnativo servizio culturale alla comunità (festival art). Tante altre idee intorno alla “materia turismo” non sono state realizzate perché il “trenino” si è fermato, ma auspico che la prossima A.C. possa essere più lungimirante e meno vendicativa dell’attuale, rimettendo in moto la locomotiva delle tante occasioni per un turismo che forse, in Irpinia, solo Caposele può esprimere con naturalezza e concretezza. Auguri e complimenti a tutti i ragazzi impegnati in modo meritorio in questo progetto comunitario e di futuro.
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La pagina del Presidente
BASTA DISCUTERE… COSTRUIAMO INSIEME LE NOSTRE OPPORTUNITA’ DI SVILUPPO!
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a Pro Loco Caposele ha sempre, come prevede il suo ruolo sociale, svolto e collaborato alla realizzazione di attività che valorizzassero e diffondessero la storia, le tradizioni socioculturali, le valenze architettoniche e naturalistiche locali. Ovviamente, nel periodo preelettorale ha continuato con maggiore enfasi e guardando in tutte le direzioni, questa sua missione, auspicando una campagna seria, serena e concretamente votata a progetti utili e realizzabili per il nostro paese, (nel senso di definirli in una dimensione locale e territoriale, non solo promozionale) magari anche capaci di coinvolgere tutta la cittadinanza, qualunque sarebbe stato l’esito del voto. Questo anche perché come associazione, siamo sempre stati profondamente convinti che valorizzare, promuovere, rilanciare, difendere e sostenere le particolarità di Caposele, sia la più bella e complicata delle attività, e che pertanto, non solo dovrebbe essere l’interesse primario di ogni compagine amministrativa, ma andrebbe realizzata INSIEME e aldilà delle posizioni politiche, nella convinzione che, in quanto tutti legati a Caposele, superata una normale fase di assestamento post-elettorale, si riuscirà a collaborare con l'unico obiettivo concreto e utile per tutta la nostra Comunità, migliorare la qualità della vita nel nostro paese. Per tutti e, pertanto, anche in questa sede, vorrei, a nome mio e della Pro Loco Caposele, ringraziare tutti i candidati, sia quelli che fanno parte del consiglio comunale che quelli che, della lista Primavera o della lista del Sole, in questa occasione non ci sono riusciti, augurandomi che non perdano la voglia di impegnarsi in un progetto comune per il paese. Non fatelo! Necessita del contributo di tutti. Ora che la campagna elettorale è ampiamente finita e che la compagine amministrativa è completa e funzionante, speriamo che quanto prima, si inizi a pensare insieme a nuovi progetti di sviluppo e valorizzazione territoriale, come abbiamo e continueremo sempre a chiedere e per cui rimaniamo a disposizione. Ribadisco anche in questa sede, e aldilà di ogni infingimento lo riscrivo, che la nostra disponibilità è da sempre dichiarata e dimostrabile in questo senso.
La Pro loco c’è stata, c’è e sarà sempre al fianco della sua Comunità e non solo come associazione storicamente aperta al pubblico e ai cittadini vicini e lontani di Caposele con questo giornale ad esempio, ma anche attraverso forme di adesione promozionale (tessere differenziate e speciali per giovani, agevolazioni di servizi sul territorio nazionale, ecc.) o altre agevolazioni (tariffe SIAE, ENEL ecc. derivanti da convenzioni nazionali della rete Unpli) che, peraltro, ha sempre messo e mette a disposizione anche delle altre associazioni locali, ma anche come compagine che ha proposto e realizzato diverse attività dedicate alla collettività o a parti di essa, ad esempio con la gestione del servizio di supporto all’accoglimento turistico del Sistema comunale locale (SIMU) o ancora, col progetto Festivalart, giovani per il paese dell’acqua, realizzato in partenariato con l’amministrazione e altre associazioni locali sfruttando un bando che favoriva l’operato di Enti e associazionismo e che concluderemo nel prossimo settembre, solo per parlare delle due più recenti attività, che però, rappresentano e dimostrano, non più solo nel senso della sperimentazione, un percorso possibile da valorizzare e da condividere. Da tempo chiedevamo un’ampia e trasversale partecipazione alle nostre iniziative per poter dimostrare concretamente quanto vale davvero la collaborazione nel realizzarle! Da qualche tempo, chiedendo e dimostrando collaborazione, abbiamo ottenuto bei risultati e sono molto contenta, da modesto presidente della più storica associazione turistica locale, di poter riportare della proficua collaborazione operativa, con associazioni come la Pubblica Assistenza Caposele, l’ARS e il Forum dei giovani di Caposele con cui realizziamo diverse iniziative e non solo per il palinsesto estivo (che ha rappresentato il primo livello di collaborazione) ma durante tutto l’anno riuscendo a non snaturare il contributo di ogni componente e restando sempre aperti alla collaborazione e ai contributi di altri da coinvolgere. In questo modo abbiamo fatto evolvere positivamente progetti storici in una bella e apprezzata (anche se non da subito e non da tutti, come accade per tutte le novità) forma di innovazione nella tradizione, rin-
saldando e rilanciando l’operato delle singole associazioni che hanno “contaminato” positivamente l’una i progetti dell’altra ottenendo risultati che le hanno convinte, ogni giorno di più, che insieme, i problemi diminuiscono (anche se sempre ci sono, mancherebbe!) e le soddisfazioni aumentano! Grazie allora a questi gruppi che ci provano e insistono, aspettando che altri seguano convinti questa azione che definirei azione collettiva per la collettività! Riusciamo ad immaginare, in una realtà come la nostra, quanto sarebbe anche solo più comodo (ma anche più facile, economico, meno faticoso ecc.) riuscire a concretizzare un unico gruppo operativo fatto delle tante competenze e specializzazioni di ogni associazione che sotto l’egida della pro loco (nel senso che, semplicemente come accade nelle altre realtà, le pro loco, essendo associazioni vocate ed agevolate nel settore, coordinano e promuovono gli interventi, senza voler fagogitare nessuno, sia chiaro!) realizza, ad esempio, pensandolo insieme, un programma culturale, percorsi turistici nuovi o nuovi sistemi per valorizzare le nostre eccellenze, possa accedere a finanziamenti specifici, a bandi per progetti o eventi che finalmente mettano in luce il BRAND Caposele, il nostro marchio di fabbrica, il motivo per il quale qualcuno dovrebbe scegliere il nostro paese e non altri? (che sia per viverci o solo per soggiornarvi, poco importa) Vogliamo pensarci e provarci, almeno per capire se questa opzione sia praticabile o meno? Sappiamo bene che, per quanto lo si pensi o per quanto a volte ne siamo convinti, Caposele non è effettivamente il posto più bello del mondo, non ancora il più accogliente e solidale, non proprio un centro dotato di tutti i servizi ma certo è un luogo particolare, con tante potenzialità più o meno espresse e, pertanto, quella da offrire a tutti e da realizzare per tutti noi è probabilmente un’esperienza! Particolare, specifica, identitaria, che però, è ancora poco definita…so bene e l’ho anche detto spesso che non basta, per quanto chi scrive ha operato (come anche altri, ognuno con la propria sensibilità e capacità) in questo senso per quanto poteva e ancora lo fa ottenendo discreti risultati. Non può bastare parlare, scrivere, descrivere o raccontare di acqua, di verde, di realtà religiose se queste restano contenitori a tenuta stagna e non traducono, insieme, il senso e la bel-
di Concetta
Mattia
lezza del paese di cui sono parte. Quella del migliorare la qualità della vita, perché è di questo che parlo e che parliamo, non è una sfida o un progetto poco impegnativo, anzi, perché comprende ogni aspetto socio culturale e funzionale della valorizzazione del nostro paese, ma io credo e credo che anche tanti altri insieme a me lo credano, che oramai sia un’esigenza impellente. Allora cari tutti, basta discutere, proviamo a farci avanti senza pregiudizi e retropensieri! Iniziamo a confrontarci, studiamo e definiamo un progetto con il paese, per il nostro paese e di tutta Caposele, ricostruiamo insieme la nostra essenza comunitaria e le “nostre” opportunita’ di sviluppo, verranno. Io credo ancora che questa sia la strada da percorrere e certo, non è la più facile ma, come tutti i sentieri ancora da tracciare, di sicuro si dimostrerà la più adatta e la più efficace per tutti. Buona Estate e buone vacanze a Caposele!
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di Concetta Mattia
GIORNATA MONDIALE DELL’ACQUA 2018
CAPOSELE AL FOOD FESTIVAL IRPINIA MOOD 2018
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uella conclusasi lo scorso 1 luglio è stata un’entusiasmante edizione di Irpinia Mood, il Food festival che racconta il buono e il bello del territorio e che quest’anno è giunto alla quarta edizione. Una kermesse ormai entrata nel cuore di oltre 45 mila persone che da tutta la provincia, ma anche dal resto della Campania, hanno invaso corso Vittorio Emanuele per assaporare e conoscere le eccellenze enogastronomiche dell’Irpinia. Nel corso dei tre giorni è stato dato spazio agli ambasciatori delle eccellenze del territorio con 30 chef, 27 cantine, tre birrifici artigianali e due distillerie, ma anche ai temi di più stretta attualità con 29 grandi eventi, tra talk, laboratori, presentazioni, reading, degustazioni, concerti e live show. Caposele, come fa da qualche anno, ha portato il suo contributo di eccellenze e tradizione! In questa occasione, col coordinamento della condotta slow food alta Irpinia che ha assicurato la presenza di Matasse e Muffletto, la collaborazione della Pro loco Caposele, che ha fornito materiali divulgativi video e cartacei, come attraverso la partecipazione di aziende come quella dell’ottimo Massimo Chiaravallo coi suoi amaretti di Caposele, del resto, il tema portante di questa quarta edizione di Irpinia Mood è stato l'acqua, fonte di vita e bene prezioso per tutta la comunità irpina. Declinata in ogni suo aspetto è stata al centro approfondimenti, incontri e talk che si sono realizzati nel corso della tre giorni festivaliera. Segnaliamo in particolare il convegno in cui Donato Merola – Fiduciario Slowfood Alta Irpinia, ha parlato delle «Storie di imprese fatte con l’acqua a inizio ‘900 a Caposele e dintorni». La forza di Irpinia Mood è l’idea che vuole promuovere, valorizzare e preservare su scala territoriale, grazie al prezioso contributo di Enti, Istituzioni, Main sponsor e partner, chef, ristoratori, cantine, birrifici, espositori, associazioni, volontari e un pubblico sempre più attento ed esigente. Una rassegna che riassume e fa da catalizzatore tematico per tutte le piccole realtà come la nostra e da cui, non mi stancherò mai di ripeterlo, dovremo prendere esempio anche su scala locale o zonale! l’Irpinia Mood si costruisce anche con e per Caposele!
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PUBBLICATA LA GUIDA DELLA CICLOVIA DELL’ACQUA
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opo l’esaltante sperimentazione di ciclo esplorazione per la definizione del miglior tracciato, finalmente è stata pubblicata una bella e utile guida dedicata alla Ciclovia dell'Acquedotto Pugliese, scritta dall’ottimo ciclo-giornalista Roberto Guido ed edita da Ediciclo. E’ in libreria in tutta Italia dallo scorso 17 maggio e ovviamente presenteremo anche a Caposele, nell’ambito del prossimo palinsesto estivo. Un altro passo concreto verso la realizzazione di questo progetto strategico anche per il nostro territorio. Aspettiamo tutta la cittadinanza per questo incontro che racconterà l’affascinante storia di un’impresa possibile attraverso la riscoperta delle potenzialità turistiche delle aree interne del Mezzogiorno.
uest’anno le celebrazioni si sono dovute spostare dal 22 marzo al 7 aprile per avverse condizioni meteo, ma sempre nell’ambito delle attività del progetto Festivalart e all’insegna della collaborazione tra associazioni locali. Il tema scelto ed associato alla giornata 2018 è stato svolto con i partecipanti lungo il fiume Sele, in località Tredogge, iniziando con interessante e interattivo laboratorio sul campo denominato “Costruiamo un’erbario del fiume Sele” e un Focus group sul tema “Quanta e quale acqua c’è nelle cose?” che ha riguardato anche l’aspetto dello spreco di acqua attraverso lo spreco di cibo. E’ stata organizzata la “merenda Insieme” con prodotti a Km 0 e a spreco 0, consumata sempre lungo il fiume Sele, oltre che dai ragazzi del progetto, dai rappresentanti del Forum dei giovani di Caposele e dall’associazione Luce d’amore insieme agli studenti dell’Istituto comprensivo di Caposele e ad un gruppo di studenti di Avellino in visita. Sono state sempre realizzate anche le visite guidate alle sorgenti e agli impianti del SIMU a cura degli operatori di progetto.
PRESENTATO “GENTE DI CAPOSELE”, L’ULTIMO LIBRO DI NICOLA CONFORTI
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bbiamo presentato, in una gremita sala polifunzionale l’ultimo libro del caro Nicola Conforti! Con la sua storica passione per il nostro paese, il direttore di questo giornale associativo, ha ultimato anche questo ennesimo volume che racconta altri pezzi della storia antica e moderna di Caposele, questa volta, attraverso la vita e le vicende della sua gente. Ha raccolto, quella che è da considerarsi la prima uscita di questi racconti che, da subito, già durante presentazione pubblica, ha iniziato a raccogliere altre storie di vita, come lo stesso l’autore ha auspicato. Sono tantissimi i racconti che delineano una storia locale dalle mille sfaccettature e pertanto, nell’augurare i migliori auspici a quest’ultimo pezzo fondamentale per la conservazione della memoria locale, invitiamo quanti hanno altri profili da voler aggiungere a questi già scritti nell’ottica di contribuire a questa importante costruzione culturale. Grazie sempre e di cuore al nostro Direttore per la sua dedizione e per la perseveranza con cui opera. Ad majora!
SCUOLA PRIMARIA CAPOSELE MANIFESTAZIONE "UNICEF, PER UN NATALE SOLIDALE" 22 DICEMBRE 2017
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a nostra SCUOLA ha sostenuto la campagna “BAMBINI IN PERICOLO” promuovendo una iniziativa di solidarietà e di sostegno in occasione della manifestazione “UNICEF: PER UN NATALE SOLIDALE”. Solidarietà che si è concretizzata in una raccolta di fondi a favore dell’Unicef: tutti gli alunni e le loro famiglie hanno mostrato sensibilità e generosità. L’atmosfera di festa che ci avvol-
ge in alcuni periodi dell’anno, non ci deve far dimenticare l’importanza del sostegno a chi ha più bisogno, perché tutti i bambini hanno diritto di crescere sani, di giocare e di avere pari opportunità. Il nostro augurio è che le iniziative poste in essere abbiano consentito a tutti noi di riscoprire il calore della famiglia, il valore dell’amicizia e della disponibilità verso gli altri e, di tutte le cose che danno senso alla nostra vita.
Scuola
PROGETTO FESTIVALART: SIAMO ARRIVATI AGLI EVENTI FINALI
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lla fine siamo arrivati anche agli eventi finali con le scuole! Per poter ospitare tutti gli studenti incontrati nel progetto (circa 900!) durante tutto il percorso, abbiamo dovuto realizzare due eventi gemelli che comprendessero un sunto rappresentativo delle attività realizzate. Sono state ultimate la attività progettuali con la mostra-concorso “scatti d’acqua” grazie alla quale sono state selezionate tra le centinaia di fotografie e filmati realizzati dai partecipanti, diverse immagini e momenti particolari e molto belli che guardano alle particolarità di Caposele con l’occhio di chi lo visita e che fanno ben sperare in futuro, ad
una maggiore attenzione e cura verso le potenzialità turistiche locali. Tante, così belle, che abbiamo dovuto aumentare le menzioni speciali per le premiazioni! Dobbiamo poi, un ringraziamento speciale e veramente sentito al nostro parroco don Vincenzo, per la possibilità che ci ha subito dato, di ospitare all’interno della nostra chiesa madre, alcuni allestimenti che per due giorni l’hanno trasformata in un’opera d’arte sperimentale e interattiva grazie alle proiezioni di luce a cura di Gianni Papa, Andrea Maioli e Mario Matarazzo e alle istallazioni multimediali “ Bacino idrosensitivo” e “architettura a gravità di gocce” ideate e realizzate dal Collettivo Agata composto dai davvero talentuosi allievi del corso di musica elettronica
del Conservatorio di Avellino, Giuseppe Bergamino, Armando Santaniello e Marco Cucciniello. Ringraziamo anche loro ancora una volta, per l’esperienza innovativa ed emozionante che ci hanno fatto fare! Interessante e concreta, infine, la discussione al convegno - dibattito “ Il Turismo scolastico nelle aree interne della Campania, tra criticità e potenzialità” tra i partners di progetto, gli istituti scolastici che hanno partecipato alle attività, altre associazioni e operatori turistici territoriali che hanno concordato sull’utilità scolastica che rivestono le visite nei nostri territori che offrono itinerari che ben si sposano coi curricoli didattici e interessano i ragazzi, oltre che sulla strategicità, anche da un punto di vista socioeconomico dei luoghi. Le giornate si sono entrambe concluse con un banchetto finale a base di prodotti tipici irpini. Due belle giornate per chiudere un percorso con le scuole che ci ha insegnato tanto, e anche se non sono mancate alcune criticità, ci ha dato belle soddisfazioni. Ora si sta lavorando all’idea per un evento finale del progetto, sempre dedicato e realizzato coi giovani del paese dell’acqua. A presto!
PROGETTO DIDATTICO RACCONTAMI UN PAESAGGIO di Onidia Ciriello
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l progetto didattico «Raccontami un paesaggio» è nato per partecipare alle iniziative educative proposte dalla Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Salerno e Avellino in occasione della seconda Giornata Nazionale del Paesaggio che si è tenuta il 14 marzo 2018. I ragazzi della classe 1A della Secondaria di I° grado nell’ambito di un laboratorio interdisciplinare di Arte e Immagine e Italiano con la guida delle prof.sse Onidia Ciriello e Rosamaria Ruglio hanno realizzato un video, già trasmesso il 14 marzo 2018 durante la Giornata dedicata al Paesaggio, che ha ricevuto il primo premio, presso la Sede della Soprintendenza Belle Arti di Salerno, nella sezione Ecopoesia del Concorso di Idee L’Ecomuseo. Il futuro della memoria, il giorno 29 maggio 2018. RACCONTAMI UN PAESAGGIO di Milano Lucia La prof.ssa Onidia Ciriello un giorno ci disse di «andare a caccia di natura» per realizzare scatti e riprese al meraviglioso paesaggio davanti a noi. Questo progetto insegna ad apprezzare la bellezza del paesaggio attraverso l’osservazione e la poesia. Siamo stati
nei prati, abbiamo osservato spesso il cielo, abbiamo fotografato i fiori, gli alberi, le montagne, il fiume… Stando in questi posti bellissimi abbiamo avuto ispirazioni per le poesie, abbiamo provato a descrivere con parole profonde che permettessero a chiunque di immaginare e provare ciò che hanno visto i nostri occhi.
Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’Autore Referente del progetto: prof.ssa Rosa Maria Ruglio docenti coinvolti: Prof.sse Filomena Coscia, Onidia Ciriello, Maria Rosaria Coglianese, Alfonsina di Napoli, Daniela Schiavo
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Recensioni
IL LIBRO “GENTE DI CAPOSELE” di NICOLA CONFORTI prof. Mario Sista
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olo se si va a visitare qualche paese disabitato si capisce davvero cos’è un centro urbano senza persone. Un paese non è soltanto le sue case, le sue chiese e le sue strade. Un paese è prima di tutto la sua gente: volti, nomi, fatti che si alternano nel lento volgere degli anni, dei decenni e dei secoli. Al tempo, purtroppo, resistono le pietre, le mura, ma non il ricordo degli uomini, dato che la vita è un soffio che non lascia traccia di sé se non nella memoria, anch’essa labile, di quanti restano. Paradossalmente la scrittura, così fragile, fatta di parole impalpabili, è la sola che riesce stabilmente a trasmettere ai posteri non solo i grandi fatti di ieri, ma anche i volti, le umili gesta, la quotidianità delle singole persone di ogni tempo. Scrivere una pagina, un articolo, un breve pensiero su questa o quella persona ha una doppia funzione: la prima è conoscitiva, ovvero legata alla semplice trasmissione di notizie; la seconda, invece, è eminentemente didascalico-morale, legata com’è alla volontà di voler trasmettere, a chi vien dopo, degli esempi a cui ispirarsi nel proprio vivere quotidiano. Grazie alla pluridecennale e lodevole rivista “La Sorgente”, molti volti ed esempi di vita sono stati strappati all’oblio del tempo e fissati definitivamente dall’inchiostro sulla carta e nei nostri cuori. Le pagine dei molteplici numeri, infatti, sono piene di storie di vita, di aneddoti, di ritratti di cittadini del nostro paese che, in un modo o nell’altro, hanno contribuito alla crescita della nostra comunità con la loro esistenza, la loro attività e il loro esempio. Il libro di Nicola Conforti, “Gente di Caposele”, vuole raccogliere tutte queste testimonianze relative alle persone di Caposele fino ad oggi raccontate ne “La Sorgente” da diversi autori, tutte in un unico volume: Operazione ammirevole e, a dir poco, certosina, dato che il caro Direttore Conforti ha dovuto sfogliare quaranta e più anni della nostra rivista per estrapolare tali storie e incastonarle, quasi tasselli di un bellissimo mosaico, nel suo pregevole testo. Dopo la bella prefazione di Alfonso Merola, un prezioso vademecum da seguire per capire la ratio seguita per la stesura del testo, si entra direttamente in medias res. Nicola cede la parola, infatti, agli autori degli articoli relativi alle persone di Capo-
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sele: ben 126 voci ripartite in due sezioni: “Gente di Caposele oggi” (42 voci) e “Gente di Caposele ieri” (84 voci). Il lavoro finale è di ben 313 pagine: un volume davvero ragguardevole. Nonostante ciò, la lettura, complice anche la semplice e gradevole veste grafica curata da Salvatore Conforti, risulta snella ed estremamente interessante. Lo si legge, infatti, tutto d’un fiato e, al termine, davvero viene naturale esclamare che l’assunto che recita che “la storia siamo noi” è straordinariamente vero. Scritto con il cuore, il libro di Nicola prima di tutto si deve leggere necessariamente col cuore. Anzi, mi si permetta questo paragone: grazie agli innumerevoli ed interessanti aneddoti di cui è costellato, esso può a ben ragione essere definito il “Libro Cuore” di Caposele. Sfogliando le sue pagine e rivedendo tanti volti del paese, specialmente di persone che non ci sono più, ecco che dalla mente e dal cuore del lettore affiorano innumerevoli ricordi che si sommano, necessariamente, ai fatti che vengono narrati nei singoli articoli. Se chi legge non dovesse, invece, conoscere nessuno dei protagonisti del libro, resterebbe comunque colpito dagli esempi di umanità, santità, altruismo, dedizione e semplicità che li hanno contraddistinti. “La Sorgente” continuerà, in futuro, a registrare le piccole e grandi gesta dei figli di Caposele che, sicuramente, verranno raccolte in futuri volumi che dovranno necessariamente anch’essi avere come titolo quello, così semplice e nobile, scelto da Nicola Conforti per il presente: “Gente di Caposele”. Il nostro Direttore sarà sicuramente cosciente del fatto che, pubblicando questo lodevole testo, ha involontariamente dato inizio ad una serie che difficilmente potrà e dovrà essere interrotta. Le cose belle, infatti, devono continuare nel tempo. Non mi resta che augurare una buona lettura a tutti coloro che vorranno abbeverarsi alla vita di coloro che nel testo sono raccontati dalla penna di una nutrita schiera di autori, caposelesi anch’essi; conscio che l’amore per Caposele passa sempre e comunque prima di tutto attraverso l’amore verso i suoi abitanti, che sono le fondamenta vive e vitali su cui il nostro paese si poggia.
Il tavolo della Presidenza L’autore del libro appone la sua firma con dedica sul libro
Salvatore Damiano e Gelsomino Casula, rispettivamente pittore e scultore, hanno esposto le loro opere Alfonso Merola, il presentatore del libro
Luigi Fungaroli e Clelia Conforti leggono alcuni brani del libro
La Sala Polifunzionale durante al presentazione del libro
Politica DISCORSO DI INSEDIAMENTO DEL SINDACO MELILLO Sala polifunzionale – 1 luglio 2018 -
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uona sera a tutti i Consiglieri, a tutti i presenti e a tutti voi cittadini di Caposele. Nel primo Consiglio Comunale che ho l’onore di presiedere, il mio pensiero è rivolto innanzitutto ai cittadini che hanno eletto quest’assemblea che, a partire da oggi, rappresenterà tutti i caposelesi per i prossimi cinque anni. A voi rivolgo un sentito ringraziamento per la larga fiducia che ci avete accordato, per aver creduto nelle nostre idee e per la stima che avete riposto nelle persone che le sosterranno con i metodi e gli strumenti che questo consesso consente. Vi ringrazio soprattutto perché il risultato che abbiamo conseguito dimostra che il grande lavoro fatto in questi anni e il necessario sforzo di unione per il bene di Caposele e per la ricerca della pace sociale sono stati riconosciuti e accolti con favore da moltissimi elettori. Voglio ringraziare, anticipatamente, tutti i caposelesi che sapranno mettere da parte le naturali contrapposizioni del confronto elettorale e che si tenderanno la mano per iniziare a ragionare come comunità. Ringrazio tutti i cittadini che hanno espresso un voto a sostegno della lista avversaria perché, sebbene non abbiano condiviso la nostra proposta politica, hanno comunque contribuito a questo importante momento di partecipazione e di scelta democratica, in piena libertà di coscienza. Ringrazio tutte le associazioni, i circoli e i movimenti politici che hanno sostenuto questo progetto, e che oggi sono rappresentati in questo Consiglio: Ringrazio innanzitutto il Circolo Arcobaleno per la fiducia che ha manifestato nei miei riguardi in tutti questi anni, nelle vicende che mi hanno visto impegnato come consigliere di opposizione e in tutte le iniziative che abbiamo portato avanti come circolo con passione e determinazione, sempre orientate alla difesa dei diritti di questa comunità. Ringrazio il Circolo del Pd di Caposele, per aver contribuito con coraggio a quest’intesa storica, oggi più che mai necessaria per ricostruire quell’unità di cui questo paese aveva bisogno per crescere come comunità. Ringrazio il gruppo attivo “Luciano Grasso” per la passione dimostrata sul campo nella difesa del nostro territorio e che oggi diventa
sensibilità istituzionale all’interno della nostra amministrazione. Grazie agli amici del Movimento 5 Stelle di Caposele con i quali in questi anni abbiamo condiviso un per-corso importante, immaginando un paese più vivibile, più sostenibile e più vicino ai problemi della gente. Grazie, infine, al movimento politico Fratelli d’Italia, anch’esso degnamente rappresentato in questo consiglio comunale, per aver condiviso e sostenuto il nostro progetto. Come ho già avuto modo di manifestare pubblicamente, ribadisco oggi, in questo momento solenne, che questa straordinaria vittoria, sebbene sia stata conseguita con un largo consenso elettorale che non trova pre-cedenti nella storia democratica di questo paese, non sarà il dominio dei vincitori sui vinti. Io non sarò il Sindaco di una parte, sarò il Sindaco di tutti. Dal momento della nomina ho cessato di essere il candidato sindaco per la lista “La primavera” e sono diventato il sindaco di tutti i cittadini di Caposele. Non è banale retorica, ma una convinzione rigorosa di come intendo la rappresentanza istituzionale. Ritengo, quindi, importante sottolineare questo principio: il sindaco rappresenta tutti i cittadini del Comune e, come tale, sarò ogni giorno a disposizione di tutti, attento ai problemi di ognuno. Garantisco ai cittadini di Caposele che svolgerò il mio ruolo con umiltà, dedizione e passione civile, senza rigorosi formalismi. Farò quanto è nelle mie possibilità per ascoltare tutti e per essere sempre al fianco dei più bisognosi, lasciandomi guidare dai principi dell’imparzialità e del perseguimento del bene comune come valori al di sopra di ogni cosa. Questa campagna elettorale vibrante, a volte con degli eccessi anche sopra le righe, ha permesso a ogni contendente di presentare i propri programmi, le proprie idee, di discutere e confrontarsi con i cittadini, i quali hanno vissuto questi momenti con grande partecipazione e alla fine si sono liberamente espressi con il voto. Ed è proprio sul confronto tra le idee e i programmi contrapposti, tra persone di diversi orientamenti, che si fonda la democrazia. Le società migliorano e le comunità diventano più armoniose quando sanno ricondurre all’interno di un pro-cesso di decisione democratica non solo le unità di intenti ma anche le contrapposizioni di pensiero.
Prima di oggi, ho parlato molte volte in quest’aula, come Consigliere di minoranza, ma oggi, ritrovarmi qui a parlare da Sindaco scelto da 1626 cittadini, è un'emozione nuova e impareggiabile e, allo stesso tempo, una grande assunzione di responsabilità alla quale non ho alcuna intenzione di sottrarmi e alla quale nessuno dei consiglieri presenti deve sentirsi sotIl Sindaco durante il discorso tratto. ln questo nuovo percorso ammi- di insediamento nistrativo, che inizia oggi attraverso il giuramento che presto al cospetto azioni che intendiamo mettere in pradel mio paese, vorrei che crescesse tica per attuarle. sempre di più un rapporto di proficua Questa sera, vorrei, invece, soffercollaborazione tra Sindaco, Consiglio marmi un concetto fondamentale che Comunale e Giunta Comunale. rappresenta il paradigma della nostra Ritengo fondamentale che tutti i visione politica e che vorrei che costiconsiglieri, nel rispetto delle appartuisse il riferimento morale per tutte tenenze politiche personali, siano le nostre azioni future: L’orgoglio di consapevoli che spetta al Consiglio essere caposelesi. Comunale la responsabilità di rappreDurante la campagna elettorale sentare politicamente il nostro paese e spesso ci siamo soffermati sulla neche è dovere di ogni consigliere quelcessità che abbiamo come comunità, lo di compiere le scelte che verranno, di riscoprire la nostra identità. unicamente nell’interesse prioritario Socrate, rifacendosi a un motto della nostra comunità. che era scritto sul frontone del tempio Dobbiamo agire ogni giorno afdi Apollo a Delfi, sosteneva “conosci finché prevalgano sempre le buone te stesso”, ovvero “conosci in primo ragioni della nostra comunità, collaluogo quello che sei” per suggerirci borando con le altre istituzioni e non che, per vivere nel modo migliore, contro le istituzioni. qualsiasi azione politica o pratica Cari cittadini caposelesi, cari condeve essere preceduta dalla consapesiglieri, questa sera, ha inizio un nuovolezza di ciò che siamo (e di ciò che vo mandato amministrativo affidato a non siamo). questo Consiglio che rappresenta il riNel nostro caso, conoscere noi sultato di un confronto su idee e indistessi, vuol dire ripartire dalla riscorizzi contrastanti sull’amministrazioperta del senso di appartenenza alla ne del nostro paese e sulla risoluzione nostra comunità e incarnare questa dei suoi problemi. Il voto ci consegna appartenenza in ogni tratto distintivo un risultato che tutti noi dobbiamo ridella nostra identità: riscoprire l’orspettare in quanto espressione libera e goglio di essere caposelesi vuol dire limpida della volontà popolare. fare delle nostre risorse il nostro simAdesso tocca a noi raccogliere bolo distintivo, da esibire con fierezza questo mandato e farlo vivere in quedentro e fuori i nostri confini geograsta aula, nelle discussioni sui diversi fici. indirizzi programmatici, negli atti e Essere Caposelesi, in questo monei provvedimenti che saranno necesmento storico, significa riappropriarci sari a far rifiorire questo paese. di un’identità fondata sull’acqua e inCredo fermamente nella demotimamente legata all’acqua. crazia come forma di governo e sono Essere caposelesi significa essere consapevole della responsabilità denati dove nasce la sostanza che alicisio-nale da parte di chi amministra menta la vita e che ci rende benefattoe sono profondamente convinto che ri verso un’intera Regione altrimenti l’azione amministrativa sarà più forarida e assetata. te, quanto più forti saranno i partiti, Essere caposelesi significa riscole associazioni e le organizzazioni dei prire il fascino delle gesta di San Gecittadini. rardo Maiella e l’onore che abbiamo E’ il Consiglio Comunale la sede nel custodire i suoi resti mortali nel in cui si realizza e si attua la demoSantuario eretto sulla sua tomba a crazia della rappresentanza. Ed è qui, Materdomini. che a partire da questa sera, siedereEssere caposelesi significa restare mo tutti noi che siamo l’espressione affascinati dalla magia incontaminadiretta della volontà popolare. ta del nostro paesaggio e esibire con A partire dal prossimo consiglio orgoglio i prodotti unici della nostra comunale, affronteremo le linee proterra. grammatiche che vi abbiamo anticiEssere caposelesi vuol dire vivere pato durante la campagna elettorale con dignità la nostra ruralità. e parleremo dettagliatamente delle Essere caposelesi vuol dire avere Anno XLV - Agosto 2018 N. 96
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Politica voglia di riscoprire la maestria dei nostri artigiani e prendere a esempio lo spirito di iniziativa delle nostre imprese. Essere Caposelesi vuol dire prendere consapevolezza delle opportunità culturali legate alla presenza del Liceo Scientifico e delle Scienze Umane, da anni il luogo di formazione delle future classi dirigenti. Come comunità abbiamo molti tratti distintivi che, per certi versi, ci rendono unici rispetto ai paesi vicini, e che dobbiamo preservare con cura. L’epoca della globalizzazione è al tramonto. Viviamo un tempo che sta rigettando la standardizzazione dei prodotti e dei costumi e che ricerca ardentemente la riscoperta delle peculiarità locali. A questa sfida non dobbiamo farci trovare impreparati. Possiamo vincere come comunità decentrata se sapremo salvaguardare la nostra identità locale e se avremo la capacità di rivendicarla nel panorama globale. Non mi riferisco solo alle risorse turistiche o naturalistiche che ci contraddistinguono come territorio. Ab-biamo un bagaglio importante di risorse umane che ci identificano come comunità e che molti ci invidiano: basti pensare alle iniziative di successo che sopravvivono grazie all’impegno di molti giovani estrosi e capa-ci, come la festa della musica appena conclusasi, che è giunta alla sua settima edizione e che è diventata un evento di riferimento regionale, alla sagra delle matasse e dei fusilli, ai mercatini di natale e ad altre iniziative spontanee di successo. Abbiamo un discreto numero di nascite che ci consente di contenere il preoccupante trend di spopolamento che riguarda molti paesi dell’alta irpinia. Abbiamo una congenita attitudine alla
partecipazione e alla creatività che non solo non dobbiamo disperdere, ma che dobbiamo intercettare e supportare come amministrazione per favorire la crescita di ogni buona opportunità culturale e sociale. Mi piacerebbe che questi nostri caratteri identitari fossero salvaguardati e esibiti con la stessa dignità che si addice a chi è orgoglioso di far parte di una grande famiglia: Mi piacerebbe che alla domanda: "di dove sei....?" smettessimo di rispondere: "sono di Avellino>" oppure: "abito vicino Lioni", per poter rispondere con orgoglio: "sono di Caposele e ne sono fiero". Affinché tutti possiamo tornare a essere fieri del nostro paese, abbiamo bisogno che ogni consigliere, ogni cittadino, che ogni associazione svolga il suo ruolo con grande senso di appartenenza e di dedizione verso il proprio paese. Ai consiglieri di maggioranza auguro di svolgere il loro compito nel rispetto del mandato che i cittadini di Caposele gli hanno assegnato, di lavorare con passione per rendere questo paese un luogo migliore in cui crescere i nostri figli e di percorrere questo nuovo cammino con grande senso di responsabilità. Ai consiglieri di minoranza che mi hanno affrontato in veste di avversari durante la competizione elettorale, auguro di svolgere al meglio il loro ruolo di oppositori con attenzione, lealtà, correttezza e rispetto reciproco, certo che guarderanno sempre al bene di Caposele e dei suoi cittadini. ln ultimo, voglio fare un augurio
I candidati della lista "La Primavera" vincitori della competizione elettolare
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a tutti i cittadini. Siamo stati capaci di essere uniti in passato e sono certo che torneremo a esserlo nel futuro. A tutti i caposelesi voglio ricordare che a voi spetta un compito fondamentale per il buon funzionamento di una società democratica: siate protagonisti attivi della vita politica e sociale, siate infaticabili protagonisti del confronto, siate fonte di iniziativa e di proposta. Per tutti noi, da oggi in poi, vale la stessa regola: dobbiamo nutrire la democrazia ogni giorno, dobbiamo rendere la partecipazione un metodo di vita e di governo, e non soltanto un appuntamento a scadenza quinquennale con le urne e con il voto. Come sindaco di Caposele mi impegnerò perché il metodo di amministrazione sia condiviso e partecipato. Sosterrò il confronto permanente con l’opposizione e con i cittadini, con le loro organizzazioni e le loro associazioni. Sono profondamente consapevole della responsabilità, che condivido con tutti i nuovi consiglieri, di dover assicurare il buon funzionamento del Consiglio Comunale e di tutta la complessa macchina istituzionale. Sento forte la responsabilità,
che mi chiama in causa come primo cittadino, nel sostenere ogni giorno questo paese che è diventato la mia nuova grande famiglia e da buon capofamiglia farò tutto il possibile per farvi essere orgogliosi di farne parte. Voglio chiudere questo primo intervento da Sindaco di Caposele con una citazione di un grande statista americano, Abramo Lincoln, che vorrei fosse di buon auspicio per tutti noi: “Mi piace vedere un uomo orgoglioso del posto in cui vive… mi piace vedere un uomo che vive in un modo tale… che il suo posto sarà orgoglioso di lui…” Grazie e buon lavoro a tutti
Turismo
IL TURISMO
AL CENTRO DEL NOSTRO IMPEGNO
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o sempre pensato che il turismo rappresentasse economia e lavoro per Caposele e Materdomini, fin da quando mi sono iscritto all’università nel 2002. E’ proprio il mio percorso universitario che mi ha fatto comprendere una cosa importante: il turismo è una scienza che si fa con competenza, strategia, obiettivi chiari a medio e lungo termine e con tante azioni. E oggi, dopo la bellissima esperienza della campagna elettorale mi ritrovo a riscrivere su queste pagine con una responsabilità in più: quella di amministratore di questa nostra comunità con la delega proprio in questo settore, e con la voglia di trasmettere questa consapevolezza e questo concetto. E di questo ringrazio tutti per la grande fiducia datami: ora dobbiamo metterci a lavoro, insieme. Come detto in campagna elettorale, nella nostra azione amministrativa il turismo è e sarà al centro e, soprattutto, saranno al centro le caratteristiche turistiche di questo comune che risiedono soprattutto in San Gerardo e nella natura, intesa come acqua e montagne. In primo luogo, sarà necessario lavorare su quello che manca: i servizi turistici complementari necessari a completare la nostra offerta. Con piccoli passi, con pazienza e nel tempo vogliamo che Caposele e Materdomini tornino ad essere protagonisti nello scenario sovracomunale in questo ambito. Per fare ciò però è necessario tornare ad essere credibili nell’offerta turistica comunale per poi pensare di andare a dettare le politiche turistiche al tavolo del Progetto Pilota, nelle sedi dei Gal con un occhio attento
all’intera Valle del Sele e all’Irpinia. Il tutto attraverso l’utilizzo di professionalità, migliorando i servizi turistici e promuovendoci principalmente attraverso i canali digitali. Noi punteremo, realisticamente e molto lentamente, ad aumentare in numero di arrivi e presenze, con costanza e dedizione, mettendo al centro quello che abbiamo e mettendo in campo le giuste azioni nei prossimi anni. Ci vorrà tempo, ci vorranno anni, ma oggi fissiamo l’obiettivo: far crescere il tasso di riempimento medio delle camere dei nostri alberghi che oggi sono vuote per la maggior parte dell’anno. Quello che dobbiamo fare è far aumentare, appunto, il numero di persone che dormono nel nostro Comune. Partiamo da un punto: il turista di oggi non vede confini comunali, ma vede e compra territori nel loro complesso come il Salento, il Gargano, la Toscana. Nelle nostre intenzioni e nel nostro immaginario bisogna dunque iniziare a maturare l’idea di una Valle composta da piccoli quartieri, formati appunto da tutti i nostri comuni, che insieme vanno a comporre un’unica grande città, un’unica grande destinazione, che è il nostro territorio, la nostra Valle, l’intera nostra provincia e oltre. Ed è su questo che dobbiamo lavorare. Il turista di oggi è cambiato, è un’altra persona. Acquista su internet, acquisisce le informazioni in tempo reale sul telefonino. Sugli smartphone, dove utilizziamo i famosi social network, gira un’economia turistica solida e reale. Dietro ad ogni mi piace c’è una persona in carne ed ossa, un potenziale cliente. Le persone oggi sono anche e soprattutto lì, comuni-
cano, si informano e acquistano utilizzando Facebook, Twitter, Google plus, Instagram, Skype, Whatsapp. Il turista è informato e consapevole, fa molte vacanze ma brevi. L’approccio con il quale lo si conquista non è più lo stesso. E questo è un altro punto su cui dobbiamo adeguarci il prima possibile, soprattutto dal punto di vista della comunicazione. La priorità però andrà verso i servizi turistici, ed in particolare su: 1. l’ampliamento dell’offerta turistica attuale con servizi aggiuntivi e proposte nel turismo ambientale, sostenibile, sportivo, enogastronomico e congressuale. Sul turismo ambientale, immaginiamo che intorno alla montagna nasca un turismo sostenibile fatto di sentieri e trekking, legato al Parco dei Monti Picentini, gestito da gruppi di amanti della montagna con conoscenza approfondita di ogni vetta, mettendo in vendita il nostro vero “Santuario dell’Acqua”: le montagne e le risorse infinite del nostro fiume Sele. Sul turismo sportivo, invece, immaginiamo che vengano costruiti e incentivati servizi turistici legati al cicloturismo e alla Ciclovia dell’Acqua, come ad esempio le ciclofficine o il noleggio delle bici. Sul turismo congressuale ancora, pensiamo ad un progetto per il Centro Fieristico. Immaginiamo un accordo con i principali tour operator del settore congressuale, che porti ad esempio notai, farmacisti, avvocati nei mesi di minor affluenza turistica, come ad esempio febbraio o novembre. Sul turismo enograstronomico immaginiamo la creazione di un prodotto turistico legato ai Prodotti Agroalimentari Tradizionali (amaretto, matassa e mufletto). In sostanza dobbiamo costruire le condizioni affinché il turista abbia la possibilità di vivere e acquistare esperienze diverse a Materdomini, a Caposele e in tutta la Valle, possibilmente
di Ernesto Donatiello
uniche, irripetibili e durante tutto l’anno. Ma soprattutto dobbiamo costruire le condizioni affinché i privati costruiscano e vendano questa offerta, saranno loro che andremo a supportare e pungolare. 2. Gli eventi. Insieme all’Assessorato alla Cultura e ai Rapporti con le Associazioni punteremo a programmare un calendario degli eventi migliore, realizzato e promosso in tempi adeguati insieme alle associazioni sul territorio. Il nostro calendario degli eventi non uscirà più ad agosto, ma molto prima. Così lo potremo diffondere, distribuire, e promuovere in tempi adeguati. Il turista programma la propria vacanza mesi prima e quindi deve sapere cosa accade nella località scelta nei tempi giusti. 3. Promozione. Non possiamo più pensare di non comunicare in maniera strategica. Per questo che, dopo aver strutturato e migliorato l’offerta turistica di servizi la dovremo anche comunicare ai nostri potenziali clienti, attraverso una strategia di comunicazione completa (multilingua), sia online che offline, volta a costruire e divulgare un marchio legato all’intero territorio comunale. Lavoreremo soprattutto sui canali digitali, dove il turismo è presente e il turista acquista. Oggi il 90% dei turisti, prima di visitare una località la ricerca su Google, e noi dovremo esserci. Proveremo a migliorare i servizi di accoglienza e informazione sul territorio, con stampa di mappe dei sentieri delle nostre montagne e dei nostri centri, la strutturazione di un sistema di ingresso alle sorgenti fluido, chiaro e preciso in collaborazione con il SIMU. Lo sappiamo che è ambizioso e lungo come percorso, che ci vorranno anni. Andiamo avanti con fiducia, insieme a tutta la Commissione Turismo che sto costruendo, al Sindaco e al Consiglio Comunale tutto, ma soprattutto con tutta la comunità che ci crede e ci ha dato fiducia. Dobbiamo pur iniziare per arrivare, tra forse 10 anni, a questi ambiziosi obiettivi.
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Politica
Ha vinto il desiderio di essere ”Comunita' ”
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i siamo appena lasciati alle spalle le elezioni amministrative con un risultato straordinario che non necessita di una particolare valutazione ma di una semplice considerazione: il messaggio trasmesso è arrivato ed ha trionfato un’idea, un progetto, un sapiente percorso svolto con coraggio dai circoli politici, ed una nuova visione d’intendere la politica come pratica di governo condivisa. Non è stata la vittoria di una parte ma la precisa indicazione di un popolo. Ha vinto il desiderio di essere “comunità”, di pace sociale, e la volontà di una ripresa che, solo insieme, collaborando, è conseguibile. Il nostro richiamo all’unità e al cambiamento, il messaggio di speranza con cui abbiamo voluto presentarci è stato recepito. L’assunto che la “cosa” pubblica non è faccenda di pochi ma affare collettivo, bene comune che appartiene a tutti ed a cui tutti responsabilmente devono contribuire, è stato compreso e colto con entusiasmo. Solo chi è politicamente miope e non ha minimamente il polso della nostra comunità non poteva capire il senso di ciò che andavamo a costruire ed il bisogno di coesione che da anni ci veniva indicato. Ora è tempo di rimboccarsi le maniche e risolvere, uno alla volta, i tanti problemi che ci affliggono. Coerentemente alla linea del nostro programma abbiamo anche istituito nuovi assessorati, tra i quali: Rapporti con le Associazioni e Qualità della vita. Ambedue
rappresentano opportunità e necessità imprescindibili. Per dare inizio ad una gestione partecipata ed istituire una solida rete di ascolto e collaborazioni, questa prima scelta immaginata con il Sindaco è stata, a mio avviso, una operazione essenziale. Le Associazioni sono un interlocutore indispensabile ed il loro valore è fondamentale e si concretizza nella realizzazione di ogni evento o, quotidianamente, nel loro esistere e supplire a carenze di risorse e di servizi statali. Le Associazioni promuovono la coesione sociale, rafforzano il senso di comunità, di appartenenza e accrescono la sensibilità e la cultura stessa. Ci impegneremo quindi affinché i nostri percorsi siano paralleli e l’incontro per la programmazione del ferragosto Caposelese è stato solo il primo passo in questa direzione. Porteremo presto in Consiglio un regolamento comunale sulle Associazioni per istituire un Albo delle stesse in modo che anche le forme di sostegno siano maggiormente disciplinate. Con perentorietà abbiamo più volte illustrato l’urgenza di prestare maggiore attenzione alla vivibilità, impegnarsi cioè, ad elevare la qualità della vita per il benessere di tutti i cittadini. Prima di ipotizzare grandi opere è necessario ridare dignità al paese partendo dal decoro urbano, valorizzare luoghi e risorse, rimuovere abusi, curare gli aspetti urbanistici ed ambientali per la crescita sociale ed economica del paese. Se vogliamo essere un paese a voca-
di Armando Sturchio
zione turistica costante, immaginare ad esempio un “turismo di ritorno”, dobbiamo implementare l’offerta. Mi piacerebbe poter rendere il paese più gradevole per tutti noi che lo viviamo abitualmente e pensare che esso possa essere la prima meta, la prima scelta, il posto in cui fare ritorno, per tutti i compaesani che oggi vivono altrove. Non si tratta di investire grandi somme ma d’investimenti limitati, tenendo ben presente che “l’immagine” è un “fattore critico” per la promozione delle destinazioni turistiche. Sarà altresì nostra premura ipotizzare una rimodulazione del prossimo bilancio comunale in modo che possa essere più copioso di quello attuale (di poche migliaia di euro a fronte dei sessanta mila, per esempio, del Comune di Bisaccia che non si vanta da decenni di essere “un paese a vocazione turistica”) per poter adempiere a tali necessità, immaginando opere che vadano al di là dell’ordinaria amministrazione. Com’era prevedibile, oggi, ci troviamo a dover arrancare e districarci tra scadenze, investimenti e programmazioni in atto, distanti dai nostri progetti ma che sostanzialmente ci vincolano e ci obbligano a dover tamponare con soluzioni di ripiego per i prossimi mesi. Ne è un esempio la grave questioni “rifiuti” che ci vede tutti coscientemente impegnati, e sono certo che arriveremo presto ad una risoluzione definitiva. In tempi relativamente brevi pianificheremo un piano traffico che deconge-
stioni i punti nevralgici del paese e dia un maggiore ordine, confidando soprattutto nella sensibilità dei cittadini. Ci stiamo adoperando nell’identificare aree facilmente raggiungibili per adibirle a parcheggi e ridare così la vera identità alle piazze, al centro, permettendo ai cittadini di vivere i luoghi con intensità. Per una Comunicazione istituzionale ed una informazione diretta ed immediata con il cittadino, abbiamo già aperto una pagina Facebook del Comune di Caposele, stiamo ridisegnando il sito internet ed attiveremo presto una App ed il servizio Whatsapp News del Comune abbattendo, in tal modo, distanze e costi. Ma dobbiamo innanzitutto non disperdere l’entusiasmo di quanti ci hanno sostenuto, ci sostengono e ci sosterranno se continueremo a dare e ricevere dei segnali positivi. Mi inorgoglisce vedere tante persone voler dare il proprio contributo ed impegnarsi per il nostro paese. E’ questa l’indicazione che la strada che abbiamo delineato è quella a cui tutti auspicavano. Mi entusiasma e, contemporaneamente, mi preoccupa il lavoro che ci attende ma daremo il meglio per noi, per la nostra comunità, tenendo ben a mente che, a prescindere da chi vince e chi perde, il giorno successivo siamo fondamentalmente tutti parte di un’unica squadra, Caposele.
Il PD c’è stato nella fase di costruzione della squadra e del programma de “La Primavera” e ci sarà, nei prossimi mesi e nei prossimi anni, in questa nuova compagine amministrativa. Il Partito ha dato il suo contributo, ha saputo sedersi al tavolo e dialogare anche con chi è stato spesso su posizioni diverse dalle nostre. Lo ha fatto per il bene di Caposele e della propria comunità, ma lo ha fatto soprattutto perché questo vuol dire fare politica. E’ quindi sì la vittoria anche del nostro Circolo PD, sì la vittoria de “La Primavera”, ma è soprattutto la vittoria della politica. La vittoria di chi quotidianamente fa politica, nell’accezione più ampia del termine, dei circoli politici, delle associazioni e di chi negli anni si è messo al servizio della propria comunità. “La Primavera” non è stato un cartello elettorale nato la sera prima della presentazione delle liste. Noi del Pd, insieme ad altri, abbiamo dato vita ad un soggetto politico che ha tutte le carte in regola per guidare la nostra comunità. Il Circolo, quindi, sarà al fianco del Sindaco Melillo e della maggioranza. Lo dovrà fare però essendo un Partito e non quello che qualcuno ha creduto che fosse in questi ultimi 5 anni, nei quali il PD do-
veva accorrere in aiuto quando ci si sentiva attaccati, ma veniva poi beatamente ignorato quando chiedeva di essere ascoltato. Il Circolo, dunque, farà quello che fa un circolo politico, cioè contribuirà con le sue idee e le sue risorse al buon operato del governo cittadino. Per fare questo, però, c’è bisogno che il PD di Caposele si apra ancora di più all’esterno, includendo chi vuole condividere questo percorso con noi e c’è bisogno che chi ha la tessera del PD in tasca si senta coinvolto in tutte le scelte amministrative. Ora si tratta di lavorare per affrontare i difficili problemi ereditati, ripartendo da questo storico risultato elettorale. Augurando, dunque, buon lavoro alla Giunta e al Consiglio comunale, il Circolo del Partito Democratico sarà direttamente impegnato ad offrire il suo contributo e la sua collaborazione per le sfide che verranno.
LA VITTORIA DELLA POLITICA di Francesco Ceres Reggente Circolo PD di Caposele
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hi fa politica, chi partecipa attivamente alla vita della propria comunità, in queste settimane, non può, nell’analizzare il voto delle scorse amministrative, banalizzare il risultato elettorale riducendo il tutto a una questione di numeri. Non lo può fare certamente il Partito Democratico di Caposele, che ha vissuto in modo travagliato i mesi che hanno portato alla presentazione delle liste. Il Circolo Dem locale, del quale mi onoro di fare parte, in ogni caso, esce vincitore da questa tornata elettorale. Può affermare questo sulla base dei voti di preferenza ottenuti dai suoi candidati Armando Sturchio, Gelsomina Monteverde e Giovanni Viscardi. Armando Sturchio è risultato il primo degli eletti con 213 voti di preferenza, mentre Gelsomina, sostenuta da 121 concittadini, è la prima donna per numero di preferenze ad entrare in Consiglio Comunale. E Giovanni Viscardi, seppure non eletto, credo debba essere contento dei suoi 99 voti di preferenza a soli 23 anni.
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Però, per non banalizzare, appunto, non ci si può soffermare su questi 433 voti. Credo che il Partito Democratico debba essere soddisfatto perché dalle urne è uscito vincitore un progetto politico, quello de “La Primavera”. Un progetto ambizioso, certo, che sicuramente all’inizio ha creato qualche imbarazzo e ha spaventato qualcuno, anche all’interno del Circolo stesso, ma chi ha promosso questo progetto sapeva che era il cambiamento di cui Caposele aveva bisogno. Se qualcuno ha, poi, continuato a temere questo progetto, per pregiudizi o per motivi pretestuosi, è stato smentito il 10 sera. Perché il dato che ci viene consegnato dalle urne è inequivocabile. Il progetto de “La Primavera”, con tutto il cambiamento che si è proposto di portare, è quello che la stragrande maggioranza dei cittadini voleva ed è quello che poi ha scelto per il proprio paese. Un progetto politico che il PD di Caposele ha costruito insieme ad altre forze e ad altri soggetti e non un progetto al quale il Circolo si è supinamente sottomesso. Questo va ribadito e ricordato a chi ancora, dopo una cocente sconfitta, utilizza questo argomento per delegittimare il Partito stesso e i vincitori.
Politica
“Quann’ o mellone jesce russo, ognuno ne vò na fella”
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inita la kermesse elettorale è il momento di passare all’analisi del voto, per verificarne le dinamiche che si sono susseguite. La vittoria della lista “Primavera” ha rappresentato un evento straordinario mai verificatosi a Caposele dal dopoguerra ad oggi. Lo scarto di voti tra la lista vincente e quella perdente è stato enorme. La domanda che ci poniamo è: come può essere accaduto tutto questo? La risposta non può essere racchiusa in una semplice considerazione. Il ragionamento è più che complesso. Per poterlo spiegare bisogna partire innanzitutto da un’analisi approfondita di quanto è accaduto nell’unico partito organizzato di Caposele: il Partito Democratico. Un’affermazione possiamo senz'altro farla subito, il PD di Caposele è il vero sconfitto di questa tornata elettorale ed è fuorviante se qualche benpensante del PD possa pensare o dire che il PD è il co-vincitore delle elezioni. Non è così. La verità è che questo glorioso partito, che affonda le sue radici nel vecchio PCI, poi trasformatosi in PDS, ancora in DS ed infine, con la fusione con la Margherita ed altri gruppi di centrosinistra, in PD, mai aveva subìto una sconfitta così mortificante, prima con le elezioni politiche del 4 marzo e poi con le recenti elezioni amministrative del 10 giugno. Qualcuno, per difendersi, dirà che abbiamo ottenuto due consiglieri nella lista vincente, di cui uno con incarico di vicesindaco e di assessore, dimenticando che abbiamo un altro consigliere del PD, non nella maggioranza ma nella minoranza, consigliere che da anni fa parte del Coordinamento del Circolo PD di Caposele. Un consigliere che, pure nell'amara sconfitta, è riuscito a raccogliere un numero ragguardevole di preferenze (233), pari al 27% dei voti della sua lista, mentre gli altri due candidati eletti nella maggioranza, hanno ottenuto un risultato, anche in termini assoluti, inferiore a quello raggiunto dal compagno di partito nell'altra lista. Facendo un ragionamento e volendo fare, per esempio, un calcolo dei voti che hanno raccolto i tre eletti del PD con gli altri candidati nelle due liste, iscritti al PD (Giovanni Viscardi e Angelo Ceres) avremmo un numero di voti complessivi che supera le 700 unità. Sarebbe stata una buona base di partenza per pensare ad una soluzione diversa in queste elezioni amministrative. Così non è stato e il PD se ne farà una ragione. Perché ciò è accaduto? La prima considerazione da fare è che il circolo del PD di Caposele somiglia molto, ma molto, al PD nazionale. Questa sconfitta è figlia di una cattiva politica che il PD locale ha fatto in questi ultimi anni: ambiva ad esprimere una leadership, un candidato a sindaco, si è trovato a non averne alcuno. Un dualismo interno tra due soggetti che volevano entrambi essere candidati a sindaco. Quattro anni di “sofferenza permanente” di amministrazione Farina, in cui abbiamo vissuto una stagione di “gi-
ravolte” continue (un giorno dicevamo di “togliere il disturbo”, il giorno dopo diventavamo difensori strenui dell’Amministrazione comunale). Il PD è stato, assieme all’amministrazione comunale, il bersaglio politico della opposizione guidata dai consiglieri Lorenzo Melillo e Antonio Cione. Il PD non è stato capace di elaborare un progetto politico per Caposele. Discussioni interne al Circolo continue ed inutili, sterili ed autoreferenziali. Mai un’assemblea tematica (le uniche due sono state organizzate dalla c.d. Area riformista, con tanto di critiche interne). La crisi del PD locale, certo contagiata anche da quella nazionale, è stata percepita in maniera netta con le elezioni politiche del 4 marzo. Una vera sconfitta. Voti al minimo storico. Eppure un circolo funzionante poteva ovviare ad un tale risultato, è mancata la politica, ci si è fatti sommergere da attacchi sconsiderati e velenosi dal web e dai 5stelle locali, senza dare un’adeguata risposta. Si poteva ovviare a tutto ciò se ci fosse stato un partito attivo, vivo, compatto e con idee chiare. Si raccontava nelle sedute di direttivo che il PD era l’unica forza politica attiva a Caposele e che avrebbe potuto rivendicare la carica a primo cittadino e che quindi solo il PD poteva esprimere un valido progetto per Caposele. Invece il dualismo tra l'ex segretario e l’ex vice sindaco è stato causa di un grande equivoco che ha portato il partito a questo risultato. Più volte si è cercato di affrontare questa ambiguità di fondo ma è stato tutto inutile. Gli ultimi 5-6 mesi hanno segnato il vero degrado della vita politica interna. Una lotta senza quartiere per bande. Tatticismi continui e prevaricazioni da parte della segreteria uscente, culminati nella chiusura definitiva della sezione durante le elezioni. Bisogna, poi, aggiungere che la scelta di fare un passo così eclatante di un mutamento a 180 gradi della posizione politica del PD, dalla contrapposizione con la minoranza consiliare uscente ed il circolo Arcobaleno a un accordo organico con quest'ultimo, è stata operata in maniera prepotente da una parte del Coordinamento locale del PD, che ha evitato volutamente di fare un passaggio (necessario) nell'assemblea generale degli iscritti al partito, la sola legittimata a ratificare un accordo politico con il circolo Arcobaleno. Solo un’assemblea, per statuto, poteva stabilire un simile passo, ma per puro ostracismo, ripeto, si è evitato tutto ciò. Forse solo per la smania di qualcuno di non perdere il treno del successo. Per cui si è verificato che i candidati a sindaco del PD ognuno ha trovato la sua allocazione, dimenticandosi di quel popolo di iscritti e simpatizzanti che tanto avrebbero voluto vedere il partito esprimere la guida di questo Paese. E oggi siamo a questo, il PD con i suoi problemi ed una nuova amministrazione guidata da Lorenzo Melillo, espressione della opposizione degli ultimi 10 anni. Questo risultato si è avuto non solo per quello che è successo nel PD ma an-
di Giuseppe Grasso
che perchè l’Amministrazione comunale uscente non ha mancato di dare il suo contributo. In genere, ed io ne sono fermamente convinto, non vince per merito chi è stato opposizione in una amministrazione fallimentare ma perde, appunto, l’amministrazione fallimentare. Talmente è stata l’inerzia, insipienza dell’Amministrazione che, e lo racconto come aneddoto, sono bastati in questi giorni la tosatura di qualche siepe, il taglio dell’erba o di un prato, che in un paese normale è pane quotidiano, per scatenare sul web entusiasmo da stadio. Infatti, ed io lo avevo detto, qualsiasi cosa faccia questa nuova amministrazione, sarà sempre apprezzata perché a fronte del nulla anche un piccolo segnale di risveglio è apprezzato. Altro motivo del risultato elettorale è da ricercarsi nella mancanza all'interno dell'Amministrazione uscente di una unità di intenti, il sindaco uscente non è riuscito a tenere unita e compatta la sua squadra di amministratori e neppure a tenere unito quel corpo unico che si riconosceva nella lista del Cuore, creando un disorientamento dell’intero elettorato. Non si è fatto niente per frenare l’emorragia di voti verso la lista del “fu” avversario politico. Possiamo dire, usando un proverbio napoletano, che suona come una metafora, “Quann’ o melloni jesce russo, ognuno ne vò na fella!” che suona meglio dell’altro, italiano, “tutti vogliono salire sul carro dei vincitori”. Detto questo va aggiunto che bisogna dare tempo a questa nuova amministrazione per organizzarsi e poi vedere in che modo vorrà affrontare e risolvere gli annosi problemi del nostro comune. Una cosa è certa: è tempo di scelte vere, bisogna avere competenza, tanta buona volontà e molto, molto coraggio. In questi anni i bilanci comunali sono stati trascurati, spesso approvati in maniera poco approfondita. Caposele ha potenzialità per esprimere entrate rilevanti e quindi sufficienti per affrontare i vari problemi. L’ultimo bilancio dell’Amministrazione comunale è stato un rituale adempimento in cui la minoranza uscente neppure si è presentata. E questa non è stata una buona cosa. Bisogna, e questo è un invito ai neo amministratori, guardare con accortezza le entrate del comune, senza correre dietro a scelte populistiche, accertando e facendo versare a tutti i contribuenti i tributi e i corrispettivi dovuti per rimpinguare le casse comunali. Bisogna, appunto, avere coraggio. A Caposele, ma non solo a Caposele, durante la campagna elettorale i candidati sono costretti, di fronte di richiesti pressanti, a fare promesse varie, di lavoro, di altri piaceri e di tant'altro. Poi si
amministra e spesso quelle promesse si volatilizzano, a volte si concretizzano, ma spesso con piccoli o grandi favori al di fuori o ai limiti della legalità. Spesso non si prendono decisioni importanti perchè contrarie ai desiderata dei gruppi o delle persone, per mancanza di coraggio, si ha paura di toccare interessi stratificati. Tutto questo è il segno del degrado della vera politica. Oggi si chiede a questa nuova amministrazione di avere coraggio nell'affrontare i problemi, niente favoritismi, più rispetto della legalità e pratica quotidiana della giustizia sociale. Aiutare le famiglie in difficoltà è un dovere morale e giuridico ed è scritto anche nella nostra Carta Costituzionale, ma bisogna essere severi ed intransigenti coi furbi, specialmente se amici di cordata. Ecco, questa può essere una svolta altrimenti sarà la solita minestra riscaldata. “Cambiare tutto per non cambiare nulla” faceva dire al personaggio Tancredi lo scrittore Tomasi di Lampedusa nel romanzo Il Gattopardo. Questo non bisogna fare. A Caposele, voglio ancora una volta ricordarlo, c’è un problema enorme quanto una montagna, che si chiama convenzione AQP, che mentre è stato un mantra continuato per tutti questi anni per la minoranza consiliare, stranamente in questa campagna elettorale è stato appena sfiorato. Motivo? Fatevi la domanda e datevi una risposta, dice il giornalista Gigi Marzullo. Sulla convenzione non basta attardarsi sostenendo che bisogna cambiarla, annullarla ecc., questa è una strada tortuosa che potrebbe non portarci da nessuna parte, non è l’unica soluzione al problema in quanto i margini per modificarla o annullarla sono molto stretti se non inesistenti. La soluzione va ricercata altrove, non si può, anche moralmente, accettare un consumo sconsiderato di acqua potabile, posto economicamente a carico della collettività. Il problema è grande e bisogna lavorarci sopra molto e con coraggio, appunto. Potrei elencare tante altre problematiche da affrontare (recupero della zona Castello, piano parcheggi, recupero cantine in zona Catapano, realizzazione di un vero parco fluviale, interventi seri su Materdomini, utilizzo del Centro fieristico, interventi nelle contrade rurali, ecc. ecc.) ma non tocca a me, in questo articolo, farlo, sarei noioso, ci saranno luoghi e momenti più adatti per discuterne. Limitiamoci a dire che ognuno di noi deve, secondo le sue capacità ed il ruolo che gli compete, dare il suo contributo per far si che questo Paese possa trovare una via di uscita ai suoi gravi ed annosi problemi.
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DIALOGANDO CON...SPECIALE AMMINISTRATIVE 2018
DIALOGANDO CON... IL NUOVO SINDACO DOTT. LORENZO MELILLO
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crivere è sempre un momento che permette di capirsi meglio, un ascolto interiore che si trasforma in parole...Una lunga serie di dialoghi, questa, che ha lo scopo di ricostruire Caposele tramite persone, volti, storie che l'hanno vista cambiare ed evolversi... Protagonista di questa intervista di "DIALOGANDO CON... SPECIALE ELEZIONI AMMINISTRATIVE" è il Sindaco da poco eletto Dott. Lorenzo Melillo. Auguro al nuovo Sindaco e al nuovo consiglio comunale un buon lavoro per la nostra Caposele. Leggiamo, insieme, il nostro "dialogo"... DOMANDE IDENTIKIT: - Colore preferito? Azzurro. - Film preferito? Quelli tratti da storie vere, oppure i thriller tipo "Seven". Sono un assiduo frequentatore del cinema di Lioni e, anche per questo motivo, quest’ anno riproponiamo il Cinema in piazza nel programma del ferragosto. -Personaggio del passato che ti piacerebbe incontrare? De Gaspari e Pertini. - Canzone/cantante preferito? Rino Gaetano, Ligabue e Vasco Rossi. - Libro preferito? Ti rispondo indicando un libro che ha caratterizzato la mia giovinezza, negli anni di università, "Due di due" di De Carlo. - Dolce o salato? Salato. Domande: 1. D. Salve, Sindaco. Torniamo indietro nel tempo. Che tipo era Lorenzo Melillo adolescente? R. Ero un ragazzino vivace, che ha vissuto la propria adolescenza negli anni del dopo sisma del 1980, anni vissuti sempre per le strade, tra emergenze, piccoli e grandi drammi , ma anche in una dimensione umana corale, fatta di solidarietà e tanta bella umanità; tutti mi conoscevano, ed io conoscevo tutti. 2. D. Quando ricordi di aver parlato la prima volta di politica e con chi maggiormente amavi confrontarti? R. Da sempre ho assistito in famiglia a discussioni politiche che erano all'ordine del giorno e che talvolta diventavano anche molto animate. Da quando ho memoria ricordo che assistevo incuriosito e talvolta anche un po' perplesso per i toni accesi che sembravano spesso degenerare in liti furiose che poi però, terminavano con sorrisi e pacche sulle spalle che mi lasciavano sorpreso e sollevato. Solo molti anni dopo ho iniziato a partecipare attivamente a quelle discussioni; ovviamente il mio punto di riferimento era mio padre, con il qua-
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le amavo confrontarmi per il rispetto che mostrava per le opinioni altrui, anche se molto diverse dalle proprie, del rispetto che mostrava anche delle mie opinioni e mi lasciavo trasportare dalla sua grande passione politica che non rimaneva mai astratta e teorica ma si traduceva sempre in realtà concreta, mezzo per realizzare una realtà nuova per Caposele e la sua gente per cui nutriva un enorme e incondizionato amore fino a sacrificare tanto di sè e della sua famiglia. 3. D. Con l'esperienza del "Circolo Arcobaleno" hai cominciato attivamente a fare politica a Caposele, portandoti a ricoprire per 10 anni la carica di consigliere di minoranza. Cosa ricordi e cosa ti porti dietro dell'inizio del tuo percorso politico? R. L'inizio del mio percorso politico non è stato affatto semplice. All'improvviso la morte di mio padre, all'epoca sindaco in carica, aveva lasciato un vuoto enorme non solo in noi familiari, ma nel paese intero ed in particolare era causa di smarrimento nel circolo "Arcobaleno" da lui fondato. Bisognava riempire quel vuoto ed io e la mia famiglia abbiamo avvertito l'urgenza e soprattutto la responsabilità di non poter disperdere quell'enorme patrimonio; i progetti e le idee avviate dalle amministrazioni Melillo dovevano trovare un nuovo interprete e fu in quel momento che decisi, appoggiato e spinto dalla mia famiglia, di mettermi in gioco. Per mia fortuna i primi anni ho avuto al mio fianco un uomo come Gerardo Monteverde, nutrito e animato dagli stessi ideali e valori cari a mio padre e, proprio come un padre, al suo fianco ho mosso i primi passi imparando, anche dalle sconfitte, a muovermi in questo mondo appassionante ma anche molto difficile e faticoso. 4. D. Tuo padre, il Sindaco Dottor Giuseppe Melillo, per tutti Peppino, è stato uno dei fondatori de "l'Arcobaleno". Quanto ti ha ispirato la sua figura e quale ricordo ti balza alla mente o meglio al cuore, quando lo pensi? R. La figura di mio padre ovviamente è stata ed è fondamentale per le scelte fatte; è a lui che devo tutto, cio' che sono umanamente e cio' che sono politicamente. È chiaro che non è sempre facile confrontarsi con una persona come Peppino Melillo e confesso che talvolta sento il peso della sua figura, del segno che ha lasciato tra la gente e sono colto dal timore di non esserne all'altezza. So, però, con estrema certezza di essere animato dalla stessa passione per la politica e dallo stesso amore per Caposele e questo mi sostiene e conforta, dandomi la forza di affrontare le difficoltà e la fatica che verranno.
di Luigi Nerio Fungaroli
5. D. Cosa ti ha spinto a candidarti come Sindaco di Caposele? R. Mi ha spinto semplicemente il senso di responsabilità, l'essere coerente con un percorso fatto di oltre 10 anni e del quale mi si chiedeva di render conto, lo imponeva il grande consenso arrivato sulla mia persona nelle diverse competizioni elettorali fatte da consigliere comunale e la grande fiducia manifestata dal mio Circolo oltre che, non posso negarlo, l’intimo desiderio di poter in qualche modo finire cio' che mio padre aveva iniziato e che una sorte crudele aveva interrotto bruscamente con suo enorme rammarico e unico cruccio di quei suoi ultimi giorni. 6. D. Hai vinto, insieme alla tua compagine elettorale, con una differenza rispetto alla lista avversaria di 798 voti. Un risultato che è un record. Te lo aspettavi un risultato simile? R. Mentirei se dicessi che non ci aspettavamo una vittoria. La disponibilità e il lavoro politico fatto in questi 10 anni tra la gente è stato tanto e nell'aria si respirava la voglia di cambiamento, ma certamente il risultato, così come è giunto, è stato oltre le aspettative. Questo mi rende felice ma mi carica di ulteriori responsabilità che mi impegnero', anzi ci impegneremo tutti, a non deludere. 7. D. Come intendete dispiegare le azioni amministrative nei prossimi sei mesi? R. Nei primi giorni abbiamo effettuato una ricognizione seria delle questioni che meritano una risposta urgente e delle risorse a disposizione. Nel breve ci concentreremo sul miglioramento della vivibilità e del decoro urbano partendo dal rispetto delle regole, dalla razionalizzazione degli spazi e delle strutture esistenti, senza tralasciare la programmazione strutturale futura che non può prescindere dal reperimento di finanziamenti europei e regionali, rispetto ai quali ci faremo trovare pronti. 8. D. Il problema che è stato affrontato in modo insistente da entrambe le liste è stata la "famigerata convenzione". In che modo da Sindaco ritieni di poter ribaltare la situazione? R. L'attuale convenzione è indiscutibilmente dannosa per il nostro paese, non solo perché obbliga il Comune a dover pagare l’acqua alla Puglia, oltretutto a una tariffa spropositata, ma
anche perché ci addossa il costo della manutenzione della rete idrica, portando in negativo, di fatto, qualsiasi beneficio per la cessione dei nostri 363 litri. Già nel 2018 il bilancio tra incassi per la cessione dell’acqua e spese per la subdistribuzione e manutenzione vede il nostro comune in debito verso l’aqp. Pertanto, bisogna inevitabilmente puntare alla rinegoziazione dei termini dell’accordo, affinchè Caposele abbia un riconoscimento equo e dignitoso dalla convenzione con l’Aqp. 9. D. Da giovane mi sento di porgere una domanda riguardo la situazione che molti di noi giovani caposelesi stiamo vivendo: una situazione fatta di incertezze lavorative, di poche opportunità. Che cosa intende fare la nuova amministrazione per permettere a noi giovani di credere nella nostra terra e nelle tante potenzialità che potrebbe offrire? R. Come spesso ho ricordato in campagna elettorale, il comune non è un ufficio di collocamento ma sono fermamente convinto che molto si potrà fare indirizzando l'azione amministrativa verso la pianificazione e la progettualità, ma soprattutto rimuovendo eventuali ostacoli e incoraggiando I cittadini che avranno il coraggio di investire sul proprio futuro, mostrando attenzione ad ogni occasione che il territorio offrirà. 10. D. Come immagina il Sindaco Melillo Caposele tra cinque anni? R. Immagino un paese che sappia rimettersi in carreggiata e recuperare gli anni e le occasioni perdute ma soprattuto immagino(e lavoreremo per questo) un paese in cui si respiri un clima sereno, in cui si coltivino valori come coesione sociale, spirito civico, orgoglio di appartenere ad un territorio con delle enormi potenzialità e risorse ancora tutte da mettere a frutto, tutti partecipi e consapevoli che il cambiamento inizia da noi e dall'esempio che diamo. Per concludere faccio mio un pensiero espresso da chi mi ha da sempre ispirato proprio all'indomani della sua elezione a sindaco di Caposele: sono e sarò il sindaco di tutti i Caposelesi, anche di chi non mi ha votato e cerchero' di ascoltare tutti senza alcuna distinzione.
Dialogando
DIALOGANDO CON...SPECIALE AMMINISTRATIVE 2018
di Luigi Nerio Fungaroli
DIALOGANDO CON... ING. LUIGI CASALE- CAPOLISTA "CAPOSELE RISORGE" e CAPOGRUPPO MINORANZA
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crivere è sempre un momento che permette di capirsi meglio, un ascolto interiore che si trasforma in parole...Una lunga serie di dialoghi, questa, che ha lo scopo di ricostruire Caposele tramite persone, volti, storie che l'hanno vista cambiare ed evolversi... Protagonista di questa intervista di "DIALOGANDO CON... SPECIALE ELEZIONI AMMINISTRATIVE" è l'Ingegnere Luigi Casale, capolista di "CAPOSELE RISORGE" nelle ultime amministrative e attualmente capogruppo di minoranza all'interno dell'attuale Consiglio Comunale. Leggiamo, insieme, il nostro "dialogo"... DOMANDE IDENTIKIT: - Colore preferito? Rosso. - Film preferito? "C'eravamo tanto amati" di Ettore Scola. - Personaggio del passato che ti piacerebbe incontrare? Albert Einstein. - Canzone/cantante preferito? Fabrizio De Andrè. - Libro preferito? La Bibbia. - Dolce o salato? Salato. DOMANDE: 1. D. Salve, Ingegnere Casale. Mio padre mi dice sempre che "Ingegneri si nasce!". Condividi questa affermazione? Quando hai capito di voler diventare Ingegnere? R. Condivido pienamente questa affermazione; ne sono profondamente convinto. All'età di 11 anni, ero in prima media a Lioni, guardando un film ho deciso che avrei fatto l'ingegnere. 2. D. Quando ricordi di aver parlato la prima volta di politica e con chi, maggiormente, amavi confrontarti? R. Il mio incontro con la politica è avvenuto allorché frequentavo la prima classe del Liceo Classico "F. De Sanctis" di Salerno. Infatti, dopo aver frequentato il ginnasio presso la Badia Benedettina di Cava De' Tirreni, mi sono iscritto al liceo anzidetto, dove ho avuto la fortuna di essere allievo per tutte e tre gli anni di un grandissimo professore di italiano e latino, che è stato il mio "magister vitae". Questo professore, attraverso l'insegnamento di Hegel, Marx e, soprattutto, di Antonio Gramsci ha rappresentato anche il mio primo incontro con la Politica. Il confronto politico appassionato si è
allargato ai compagni di classe più interessati. Da quel momento è iniziato l' interesse e il mio tragitto politico. 3. D. All'interno del Partito Socialista hai cominciato attivamente a fare politica. Cosa ricordi e che cosa ti porti dietro dell'inizio del tuo percorso politico? R. La mia militanza all'interno del PSI è cominciata a metà degli anni Sessanta. Il ricordo più importante che ho di quegli anni è stato l'incontro con un esponente del partito di altissimo profilo culturale e morale, nonchè politico: Riccardo Lombardi. Sono entrato a far parte della sua area di pensiero, condividendone profondamente gli ideali e l'impegno. Il bagaglio formativo acquisito in quel periodo è ancora parte importante della mia formazione attuale. Ero un giovane studente che partecipava con grande entusiasmo alle lotte per il cambiamento della società italiana, in cui credevo profondamente, conciliando impegno politico e studi universitari presso la facoltà di Ingegneria Civile di Napoli. 4. D. Per molti ragazzi sei stato il Professore Casale. Quale insegnamento pensi di aver trasmesso e quale hai ricevuto dai tuoi studenti nella tua carriera da Professore? R. Per 37 anni ho fatto il Professore nelle Scuole Secondarie Superiori. Era un'attività che mi piaceva molto perchè mi avvicinava quotidianamente al mondo giovanile e ai suoi problemi. Ho cercato sempre di entrare in sintonia con il loro pensiero in erba, sforzandomi di essere una guida e un riferimento, non solo per le materie specifiche di insegnamento, ma soprattutto, per aiutarli nelle scelte importanti della loro vita di uomini e di cittadini. Spero di esserci riuscito, almeno in parte. Al contempo, dei giovani miei allievi, ho apprezzato sempre il grande entusiasmo con cui guardavano all'attualità e al loro futuro. Negli ultimi anni della mia carriera di Professore, mi addolorava profondamente vedere scemare, spesso, questo sentimento che aveva animato tanti giovani, pur comprendendo le motivazioni di tanto disincanto. 5. D. Albert Einstein affermava "La fisica è molto più facile della politica". Condividi? R. Condivido l'affermazione del
più grande e geniale Fisico del Novecento. La condivido a tal punto che ritengo, con Socrate e Platone, che a interessarsi di Politica dovrebbero essere solo i Filosofi, in quanto gli unici dotati della cultura necessaria per analizzare, comprendere profondamente e, quindi, trovare le soluzioni più idonee ai problemi della società. La Fisica è più facile della Politica nel senso che essa riguarda un aspetto specifico e limitato della realtà, pure avendo necessità di menti eccelse e non comuni; mentre la Politica è la scienza che abbraccia l'intera società, studiandone peculiarmente gli aspetti generali in tutta la loro complessità. Tuttavia, anche, e soprattutto, in questo caso, c'è bisogno di menti raffinate e di notevole bagaglio culturale e non, invece, di avventurieri senza arte nè parte, come, purtroppo, spesso e volentieri accade oggi. 6. D. Cosa ti ha spinto a scendere in campo in questa tornata elettorale? R. Ho avuto la fortuna di avere, già avanti negli anni, un figlio che mi ha fatto toccare con mano il problema del futuro dei giovani. Ho sentito, in maniera concreta e urgente, la necessità di impegnarmi in prima persona, mettendoci cuore, conoscenze e competenze, per portare un contributo alla soluzione di problemi antichi e recenti relativi alle condizioni di degrado in cui versa il nostro amato paese. Il profondo legame con Caposele mi ha spinto a intraprendere questa "avventura" politica, di cui, nonostante l'esito, resto estremamente convinto. 7. D. Come commenti questo risultato elettorale che ha visto la lista avversaria aggiudicarsi la vittoria in modo così preponderante? R. Il mio commento all'esito elettorale è molto semplice e sintetico: è lo specchio dei tempi! In generale, oggi, la società italiana vive una stagione di precarietà e di relativismo etico e culturale, che privilegia interessi particolaristici a scapito del Bene comune, riducendo il Paese in condizioni di estrema arretratezza. Il mio impegno, anche dalla posizione che il risultato elettorale mi ha assegnato, sarà, pertanto, rivolto a combattere tutto quello che determina
tale condizione di povertà materiale e morale, sia a livello locale che nazionale. 8. D. Quali saranno i punti chiave sui quali baserete il vostro programma come gruppo di minoranza? R. Prioritariamente, il Gruppo Consiliare di minoranza porterà avanti, con tenacia e determinazione, un'azione volta all'affermazione dei principi di legalità ed eticità, che da molti anni si sono smarriti o sono stati ritenuti non necessari. Lo farà attraverso un minuzioso controllo della attività amministrativa della Maggioranza e, anche, attraverso una continua azione di diffusione culturale, che vedrà la partecipazione di eminenti personalità del panorama italiano. Questa è la condicio siine qua non per costruire il percorso di crescita della nostra comunità. Combatteremo, in quest' ottica, tutte le illegalità e gli abusi di qualsiasi natura e in qualsivoglia campo. Ci batteremo, dalla nostra posizione di minoranza, per valorizzare al massimo le peculiarità notevoli di cui il nostro paese è ricco: acqua, turismo, agricoltura, artigianato, prodotti tipici, territorio, ambiente, sport. Tanto al fine di garantire un futuro degno di questo nome ai nostri giovani e civili condizioni di vivibilità all'intera comunità. 9. D. La campagna elettorale si è conclusa ma non credo si sia esaurita la voglia di proseguire al di là del progetto puramente elettorale. In che modo pensate di farlo? R. La campagna elettorale è stata il punto di partenza e non di arrivo di un impegno politico che si propone di migliorare, così come detto innanzi, le condizioni generali di vita del nostro amatissimo paese e più, in generale, dell'Italia. Lo faremo attraverso una presenza costante e assidua a tutti i livelli, amministrativo, politico, culturale, professionale, per analizzare le varie questioni e proporre soluzioni idonee alla crescita complessiva. 10. D. Come immagina l'Ingegnere Casale Caposele tra cinque anni? R. No comment. Dipende dal volere divino!
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Politica
Argomento unico: Caposele
C
aro Direttore, mentre mi appresto a scrivere, approfittando della storica e garbata disponibilità del periodico "La Sorgente", istintivamente mi interrogo su quale possa essere l'argomento di questo mio scritto. O meglio, per essere concreto e per non non sembrare ipocrita, devo ammettere che sull'argomento sono convinto, più che convinto: Caposele. La questione è diversa, la domanda che mi pongo è: tratto l'argomento facendone una questione di opportunità, o lo faccio con grande serietà dicendo quello che penso e non quello che mi farebbe comodo dire? Ancor meglio, mi caratterizzo come quello che elenca tutte le cose che non vanno o non sono andate, o come chi, avendo ricoperto un ruolo, riesce a fare una corretta analisi del proprio impegno, avendo la dignità di non addossare agli altri le mancanze e non ascrivere solo a se i meriti? Bene, non ho dubbi, parto da una lucida analisi che, come la storia ci insegna è fatta di luci ed ombre. Sicuramente si poteva fare di più, forse meglio, ma mi piace ricordare alcune cose realizzate. Detto questo ho anche il dovere di ricordare, a me e a voi, una serie di cose accadute e che non mi permetto di giudicare:
Vito Malanga esonerato per la legge Severino con tutte le conseguenze del caso; Pietro Cetrulo, dissenso e polemiche hanno messo in difficoltà anche il Sindaco, che poi ha accettato i vari "compromessi" per evitare le dimissioni paventate troppe volte. Sicuramente tali e tanti episodi non hanno aiutato, ma è anche indubbio che era preferibile una opposizione costruttiva, che seppur da posizione diversa potesse essere da stimolo con idee e proposte, non da deterrente con lesive azioni giudiziarie che, purtroppo, danneggiano anche la collettività. Un'ultima notazione riferita al Sindaco uscente che avrei voluto, dopo tante battaglie anche fatte per salvargli la sua dignità politica, che si schierasse con forza con i suoi compagni uscenti senza dubbi o ombre. Ma tutto lascia il tempo che trova, ed ora, è tempo di guardare al futuro, non ricercando l’ interpretazione del nuovista, ma avendo la serietà di proporre obiettivi ambiziosi, ed avendo l'umiltà di volerli confrontare con quanti, nessuno escluso, credono che Caposele meriti il loro impegno. Insomma partire da posizioni di grande
responsabilità e serietà, anteponendo il superiore interesse del nostro paese alla sfrenata e irrazionale ambizione di ricoprire un ruolo. A tal proposito, rivendico, anche se so che alcuni non sono concordi, la mia lucida freddezza di quando, invece di vivere un momento di vana gloria come quello che aveva interrotto un processo amministrativo, preferii non far cadere l'Amministrazione, ricordando un vecchio insegnamento di mio nonno Mazzariello: "un commissario non è mai preferibile, nemmeno al peggiore dei Sindaci". E sicuramente non penso questo di Pasquale. Penso invece che terminato questo mandato è necessario stilare un programma amministrativo serio, possibile e dignitoso, Per non dilungarmi e per dare un senso di concretezza ne indico 3: (Beni Ambiente Acqua), (rifiuti, decoro urbano, viabilità), (sviluppo turismo lavoro). Cose sulle quali mi sono battuto e che sono molto complicate da realizzare quando sopratutto si agisce da soli. Permettetemi di ringraziare, infine, quanti hanno espresso la preferenza sul mio nome all'interno di questa competizione elettorale. Non è proprio quello che avevo in animo, ma il risultato di essere il PRIMO VOTATO (233) di tutti i candi-
di Donato Cifrodelli
dati mi restituisce una soddisfazione che attenua parzialmente la cocente sconfitta. Avrò modo di non abbandonare il Paese cogliendo l'occasione di essere seduto tra i banchi del Consiglio Comunale a rappresentare la giusta opposizione su questioni che riteniamo di grande importanza per l'intera comunità Come ho sempre fatto e con grande coraggio affronto questa sfida che possa essere di grande costruttività ed equilibrio nei canoni della Politica e del rispetto. Un grande saluto lo trasmetto ai miei compagni di avventura che saranno molto provati dalla sconfitta e un augurio sentito lo indirizzo al nuovo Sindaco Melillo e alla Giunta intera, sperando che possano mettersi in viaggio verso la soluzione di tante problematiche che Caposele negli ultimi anni, sta vivendo. Grazie ancora a tutti per la vostra vicinanza.
MA SARÀ VERAMENTE PRIMAVERA ?
I
l 10 giugno le urne hanno consegnato un responso inequivocabile ma per tanti versi scontato. Per dirla con una certa enfasi, Caposele non ha mai registrato un risultato elettorale così sfolgorante. Per amor del vero bisogna pure aggiungere che mai in passato si sono verificate condizioni e concomitanze tanto favorevoli ad una compagine elettorale. In ogni caso bisogna dare atto a Lorenzo Melillo ed ai suoi mentori di essere stati all'altezza nel districarsi in una situazione comunque carica di insidie. Di fronte alla disfatta di CAPOSELE NEL CUORE e alla fuga del suo comandante dal campo di battaglia, l'ARCOBALENO si è trovato di fronte al dilemma se vincere alla grande con rischio zero e poi governare alla men peggio oppure vincere correndo qualche rischio e saldarsi ad un progetto di rinnovamento, al netto di compromessi. Lorenzo Melillo ha optato per la prima soluzione ,surrogando l'antico simbolo con un fiore iridato ; giocoforza, messa all'angolo la sua opposi-
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zione interna , ha intruppato di tutto e di più. Ecco, allora la maggioranza del PD che dismesse le vesti e le pretese regali, si presenta prona ed in livrea di maggiordomo . Ecco FRATELLI D'ITALIA, non insensibile ai richiami di sangue al pari di certi GRILLINI riverniciati , i cui cripto-dirigenti pure sono appartenuti a vecchie compagnie di Ventura. Allora c'è da chiedersi come sia stato possibile che la lista in competizione sia riuscita a raccogliere il trentatré per cento dei suffragi, non avendo al suo seguito né truppe né vettovaglie e meno che mai generali del trascorso regime passati senza ritegno pure loro al nemico ,seppure in un ruolo di occulte comparse . Dell'altro fronte non c'è dà dire molto se non che certi matrimoni dell'ultima ora finiscono per naufragare come quello di Renzo e Lucia dinanzi a Don Abbondio. In fondo i ma-trimoni d'interesse, se questi sono privi di un progetto, finiscono per apparire un bluff agli occhi degli elettori. Dì certo bisogna essere gra-
ti ai dodici coraggiosi e coraggiose che candidandosi col SOLE , ci hanno rimesso la faccia ed hanno almeno impedito ad una maggioranza di accaparrarsi anche dei seggi spettanti alla minoranza. Un discorso a parte merita l'altro troncone del PD approdato alla rinuncia dell'ultima ora alla sindacatura; anch’esso ha contribuito, al pari del primo troncone, a spaccare una comunità politica erede di grandi tradizioni in merito alle liste civiche. Chi si è visto sballottato da una parte o dall'altra ha vissuto con imbarazzo e disagio le scelte opinabili di una dirigenza che si è rifiutata di impegnarsi in una sintesi unitaria per il solo gusto di contarsi per poi fregiarsi di qualche onorificenza di latta . A chi ha spaccato il PD ora spetta l 'arduo compito di ricucire brandelli e rimarginare ferite, ammesso che ci siano ancora le condizioni per tale operazione. Al Sindaco Melillo jr non va taciuta la circostanza che le vittorie sfolgoranti contengono in sé anche i pericoli di folgorazione, che vanno evitati se ci si tiene lontani da tenta-
di Alfonso Merola zioni di rivincita e da forzature gratuite. Icaro, con le sue ali impasticcate di cera, sfidò il Sole e fini per precipitare .La qual cosa non auguriamo al nostro nuovo sindaco che certamente non tradirà gli impegni assunti ,né le attese e le speranze che tanti giovani hanno risposto in lui . Egli sa bene che opererà in una situazione complicatissima e su un terreno per molti aspetti insidioso. Non di meno potrà farcela, se si muoverà con realismo, con pazienza e imparzialità in un paese che è stanco di contrapposizioni sterili e dannose. Infatti, solo mantenendo coesa la comunità civile e sociale di Caposele si può sperare nel meglio. Altrimenti di una campagna elettorale all’insegna della PRIMAVERA si dirà tra qualche tempo che ha preparato il terreno per il solito inverno di cui, francamente, nessuno a Caposele sente la nostalgia.
Cronaca
VINCITORI E VINTI
di Antonio Ruglio
(ma adesso facciamo vincere Caposele)
L
’anno 2018 passerà certamente alla storia come l’anno degli stravolgimenti politici e delle rotture comportamentali sia a livello nazionale che a livello locale. Come cittadini di Caposele lo scorso mese di giugno abbiamo avuto modo di vivere una campagna elettorale per le elezioni amministrative il cui risultato è stato abbastanza scontato nell’esito ma sicuramente inaspettato dal punto di vista delle dimensioni. Non ricordo una precedente consultazione elettorale che abbia registrato uno scarto tanto marcato e un numero di voti complessivi così consistente. Faccio i complimenti ai vincitori e per quanto mi è possibile cerco di capire e interpretare il senso del voto. Già lo scorso 4 marzo in occasione delle elezioni politiche nazionali c’era stato un segnale chiaro da parte dell’elettorato di Caposele laddove il consenso per il Movimento 5 Stelle si è più che raddoppiato toccando la soglia psicologica dei mille voti, un risultato straordinario. La lettura che ne è stata fatta allora è stata perlomeno riduttiva facendolo derivare solo ed esclusivamente dal vento forte del cambiamento, un qualcosa che poco o niente aveva a che fare con le dinamiche locali. Lettura assolutamente inadeguata perché non tiene conto del fatto che a questa impetuosa avanzata ha corrisposto il tracollo del Partito Democratico sceso a trecento voti praticamente dimezzandoli rispetto al 2013. L’errore che è stato fatto, soprattutto da parte di chi le elezioni amministrative le ha perse, è duplice. Non solo si è pensato che a livello locale gli equilibri e le dinamichesarebbero state comunque diverse, una piccola comunità come la nostra non può stravolgere in un colpo solo schemi consolidati del passato ma anche che il vento del ”cambiamento” a un certo punto si sarebbe fermato non potendo condizionare fino in fondo le scelte degli elettori; il secondo, ma questo è probabilmente solo un mio convincimento, è stato quello di pensare che in base ai risultati del 4 marzo i grillini avrebbero rivendicato la guida della compagine amministrativa candidata a vincere le elezioni locali. In realtà, non solo il vento impetuoso ha spazzato via tutto quello che si muoveva intorno ma ha travolto anche il Movimento 5 Stelle che ha palesato un serio deficit culturale e
un’assoluta mancanza di coraggio delegando ad altri la responsabilità di fare scelte significative, in un quadro di grande cambiamento avrebbero potuto per davvero realizzare quella piccola o grande “rivoluzione” che invochiamo da sempre per il bene di tutti. Ma al di là di questo c’è chi le elezioni le ha vinte con pieno merito e legittimamente. La proposta che ha riscosso così tanti consensi si è basata su una generica apertura alla cosiddetta società civile e al PD locale dando vita a una lista tripolare con candidato a sindaco in quota circolo Arcobaleno. L’idea in sé ha riscosso notevole successo ma il cronista che analizza i fatti non può non può non suggerire qualche spunto di riflessione. Guardiamo la realtà. Da una parte c’è un’ex segretario del Partito Democratico nella lista che ha poi vinto le elezioni, dall’altra parte c’è il vice- sindaco della giunta uscente sempre in quota PD, trovo francamente inopportuno sostenere pubblicamente che i democratici di Caposele abbiano sottoscritto nella loro interezza un accordo politico vero e proprio, sarebbe stato più giusto e logico sostenere che una pare del PD abbia legittimamente aderito a una proposta politica e un’altra altrettanto legittimamente aderito al progetto opposto senza dover per forza rivendicare per sé particolari prerogative di credibilità. Tanto più che la Sinistra a Caposele lo scorso 4 marzo ha toccato il minimo storico, il circolo PD ha dovuto fare i conti con le dimissioni vere dell’ultimo segretario il Prof. Giuseppe Rosania, che lo stesso circolo è attualmente gestito da due reggenti che per quanto capaci e motivati rappresentano comunque una figura provvisoria che rimanda a una discussione complessiva e definitiva in tempi molto brevi. Nella disputa che ne è seguita tra vincitori e vinti chi ha vinto è senz’altro il Circolo Arcobaleno che ha saputo mettere in campo e far pesare un’esperienza lunga almeno 10 anni, chi ha perso è altrettanto chiaro la lista “Il Sole” che ha comunque saputo confrontarsi civilmente e democraticamente ma soprattutto il PD l’unica comunità politica che ha una tradizione lunghissima che affonda le sue radici nella storia del nostro paese e che ha smarrito la propria identità e la voglia di essere protagonista. Se questo è il dato, ciascuno di noi dovrebbe domandarsi in tutta coscienza che cosa si aspetta per il futuro dopo un risultato così chiaro.
Per quanto mi riguarda, dalla nuova compagine amministrativa mi aspetto fondamentalmente due cose. Il primo è che mantenga fede a quanto dichiarato in campagna elettorale dimostrando nei fatti il loro essere “novità” rispetto alle politiche, anche amministrative, che abbiamo conosciuto negli ultimi anni, mi aspetto coerenza, idee innovative, impegno e obiettivi certi. La seconda è che le promesse elettorali non abbiano la meglio sui bisogni reali della gente, è del tutto comprensibile che si facciano accordi con relative contropartite ma se questa è la logica facciamo almeno che a pagarne le conseguenze non siano come sempre i cittadini. Ho sempre pensato che alla fine di un mandato politico non contino tanto quante persone sono state “sistemate” in un modo o nell’altro quanto piuttosto di quanto sia cresciuto il livello socio-culturale del paese e quante effettive opportunità siano stare messe a disposizione di tutti. Per quanto riguarda invece il Par-
tito Democratico e la Sinistra in generale non vedo molte strade percorribili all’orizzonte. Il suo peso si è molto ridotto e con esso la credibilità, sono aumentate per converso le contraddizioni e i dissapori, si tratta di ricostruirne i principi e ricostruire il senso dello stare insieme, bisogna capire con quali strumenti e in che modo riconquistare la fiducia della gente mettendo da parte le carriere personali in nome dell’interesse pubblico. Tutto questo si potrà fare, e mi rivolgo in primis al Circolo del Partito Democratico, all’interno di un Congresso fondativo che legittimi un nuovo direttivo e un nuovo segretario dopo una discussione serena e leale che sia in grado di fare finalmente chiarezza, evidenziare responsabilità, tracciare un percorso credibile per il futuro. A ciascuno di noi il compito di contribuire alla buona riuscita della consiliatura indipendentemente da quale delle due parti si è scelto di sostenere in campagna elettorale, solo così la distinzione tra vincitori e vinti non avrebbe motivo di esistere e ciascuno potrebbe gioirne senza dover necessariamente salire sul carro del vincitore in cerca di fortuna.
La lista "La Primavera" vince le elezioni amministrative a Caposele 2018. La giunta è così formata: Sindaco Lorenzo Melillo; Vicesindaco Armando Sturchio Assessori: Gelsomino Di Trolio; Lorenza Di Lauro; Assessore esterno: Maria Teresa Ilaria
UN RINGRAZIAMENTO SENTITO A TUTTI COLORO CHE HANNO APPOGGIATO LA NOSTRA LISTA. La battaglia è stata dura e la sconfitta oltre ogni previsione. Nonostante ciò è necessario che da oggi si possa intraprendere un cammino di rispetto e di unità per il Paese che ha bisogno esclusivamente di pace sociale. Auguri a tutti i candidati che hanno varcato la soglia del Consiglio Comunale e un buon lavoro nell'interesse del Paese.
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Cronaca
CAPOSELE CAPOLUOGO DI di Mario Sista PROVINCIA SUBITO!
O
gni cittadino dovrebbe analizzare le spese del proprio Comune di residenza, prima di tutto per sapere quanto e in che modo in esso si spende per avere determinati servizi, dato che il denaro pubblico è denaro di ogni singolo contribuente. Certo, molte voci di spesa sono davvero di difficile interpretazione e presuppongono una spiegazione da parte di chi di dovere; altre, invece, sono intellegibili ai più e danno un’idea immediata su quanto, per questo o quel servizio, viene effettivamente investito, con la relativa ricaduta in termini di qualità ed efficienza. In questo articolo non mi sono limitato a riportare soltanto le spese del Comune di Caposele per l’anno 2017 (che ammontano a ben 4.300.365,52 euro), ma mi sono preso la briga di comparare le singole voci di spesa del nostro paese con le medesime voci non di altri paeselli, bensì di diversi capoluoghi di provincia d’Italia. Con mia somma meraviglia, ho scoperto che in molti di essi si spende meno che a Caposele. Il quadro comparativo che ne esce fuori è, mi si permetta l’ossimoro, tristemente divertente: Caposele potrebbe tranquillamente candidarsi a capoluogo di provincia. Sappiamo che una Pubblica Amministrazione sostiene dei costi di una certa levatura, e ciò è normale; ma che determinate voci di spesa addirittura superino o siano pari o di poco inferiori alle stesse di Comuni capoluoghi con decine o centinaia di migliaia di abitanti, beh, una tal cosa fa riflettere e non poco. Si badi bene, non dico che Caposele spenda COMPLESSIVAMENTE più di questo o quel capoluogo di provincia, bensì che UNA SINGOLA voce di spesa è superiore (o pari o leggermente inferiore) alla stessa del capoluogo preso come termine di paragone; con la non trascurabile differenza che il primo è un piccolo paesino, il secondo un Comune ragguardevole sia per ruolo istituzionale, sia per abitanti che per superficie… e, nonostante ciò, al netto o in proporzione, spende di meno! Al lettore che vorrà avere la pazienza certosina di analizzare i dati in tabella lascio le dovute conclusioni: avverto che si può tranquillamente passare dal riso al pianto e viceversa. Per aver fatto una tale operazione di confronto mi si potrebbe accusare di populismo, di parallelismi indebiti, di ignoranza dei meccanismi di spesa comunali: sissignore, qualunque critica va bene e ne prendo atto. Sta di fatto, però, ed è palese, che con spese minori altri Comuni, in questo caso addirittura capoluoghi, offrono ai propri cittadini gli stessi servizi che offre Caposele. Perché? La mia non è un’accusa, è solo una domanda. Non certo a difesa di questa o quella spesa, ma semplicemente per una questione di giustizia, va detto che, mentre alcune voci non possono essere messe a paragone (si pensi a quelle relative agli stipendi del personale: necessariamente maggiori in Comuni più grandi) altre riflettono, ovviamente, le necessità del momento. Ciò significa che se, ad esempio, nel 2017 l’importo di una voce è stato elevato perché c’era una necessità, può darsi che nel 2018 tale importo sarà più basso o nul-
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lo; una tal cosa è comprensibile ed accade spesso. Sed contra (esistono sempre i sed contra, ricordiamolo) ci sono altre voci che si attestano ostinatamente sempre sulle solite cifre: ebbene, l’importo di queste potrebbe e dovrebbe essere sicuramente riformulato, dato che, come ho detto, un capoluogo di Provincia spende di meno assicurando il medesimo servizio. Sarà sicuramente uno dei compiti della novella Amministrazione comunale che invito ad esprimersi, in futuro, sui dati in oggetto. Prima di augurare una proficua e attenta lettura, ricordo che il nostro Comune conta SOLO 3458 abitanti su una superficie territoriale di 41,28 kmq. Si abbia l’accortezza, nell’analizzare le spese, di tenere bene a mente questi dati, magari confrontandoli con quelli dei Comuni capoluogo di cui si fornisce un elenco con i relativi abitanti e chilometri quadrati di superficie: lo stupore sarà sicuramente maggiore nel contemplare le spese di Caposele. Circa la tabella di comparazione, essa è formata da quattro colonne: nella prima sono riportate le voci in ordine decrescente di spesa; nella seconda, colorata di grigio, le somme spese a Caposele, mentre nella terza e nella quarta le corrispondenti somme spese in due (si badi bene: due, non uno!) capoluoghi di provincia scelti come termine di paragone. Questi i capoluoghi considerati:
Agrigento (ab. 59.499 / sup. 245,32 km2); Ancona (ab. 100.924 / sup. 124,84 km2); Andria (ab. 99.857 / sup. 402,89 km2); Avellino (ab. 54.515 / sup. 30,55 km2); Barletta (ab. 94.477 / sup. 149,35 km2); Belluno (ab. 35.710 / sup. 147,22 km2); Benevento (ab. 109.815 / sup. 129 km2); Bergamo (ab. 120.741 / sup. 40,16 km2); Brescia (ab. 196.894 / sup. 90,34 km2); Caltanissetta (ab. 62.797 / sup. 421,25 km2); Caserta (ab. 75811 / sup. 54,07 km2); Catanzaro (ab. 89.801 / sup. 112,72 km2); Chieti (ab. 50.770 / sup. 59,57 km2); Cosenza (ab. 69.911 / sup. 37,86 km2); Enna (ab. 27.268 / sup. 358,75 km2); Ferrara (ab. 132.284 / sup. 404,38 km2); Firenze (ab. 381.190 / sup. 102,32 km2); Foggia (ab. 151.567 / sup. 509,26 km2); Genova (ab. 580.112 / sup. 240,29 km2); Isernia (ab. 21.709 / sup. 69,15 km2); Lecco (ab. 48.366 / sup. 45,14 km2); Lodi (ab. 45.212 / sup. 41,38 km2); Mantova (ab. 49.445 / sup. 63,81 km2); Messina (ab. 234.570 / sup. 213,23 km2); Monza (ab. 123.776 / sup. 33,09 km2); Napoli (ab. 966.425 / sup. 117,27 km2); Novara (ab. 99.857 / sup. 402,89 km2); Nuoro (ab. 36.590 / sup. 192,06 km2); Oristano (ab. 31.671 / sup. 84,57 km2); Pistoia (ab. 90.363 / sup. 382,62 km2); Potenza (ab. 67.211 / sup. 175,43 km2); Ragusa (ab. 73.694 / sup. 444,67 km2); Rieti (ab. 47.585 / sup. 206,46 km2); Roma (ab. 2.872.800 / sup. 1287,36 km2); Rovigo (ab. 51.715 / sup. 108,81 km2); Salerno (ab. 134.057 / sup. 59,85 km2); Sassari (ab. 126.769 / sup. 547,04 km2); Savona (ab. 61.219 / sup. 65,32 km2); Sondrio (ab. 21.558 / sup. 20,88 km2); Trani (ab. 56.031 / sup. 103,41 km2); Trento (ab. 117.997 / sup. 157,88 km2); Treviso (ab. 84.955 / sup. 55,58 km2); Varese (ab. 80.545 / sup. 54,84 km2); Vercelli (ab. 46.181 / sup. 79,78 km2); Vibo Valentia (ab. 33.941 / sup. 46,57 km2).
VOCI DI SPESA (in euro) Infrastrutture stradali Contributi agli investimenti a Famiglie Voci stipendiali corrisposte al personale a tempo indeterminato Contratti di servizio per la raccolta rifiuti Energia elettrica Altre uscite per conto terzi n.a.c Infrastrutture idrauliche Contributi obbligatori per il personale Versamenti di ritenute erariali su Redditi da lavoro dipendente riscosse per conto terzi Manutenzione ordinaria e riparazioni di impianti e macchinari Contratti di servizio di trasporto scolastico Patrocinio legale Versamenti di ritenute previdenziali e assistenziali su Redditi da lavoro dipendente riscosse per conto terzi Indennità ed altri compensi, esclusi i rimborsi spesa per missione, corrisposti al personale a tempo indeterminato Rimborso Mutui e altri finanziamenti a medio lungo termine a Cassa Depositi e Prestiti - Gestione Tesoro Altri beni e materiali di consumo n.a.c. Imposta regionale sulle attività produttive (IRAP) Contratti di servizio per le mense scolastiche Premi di assicurazione per responsabilità civile verso terzi Acquisto di servizi da agenzie di lavoro interinale Altri servizi diversi n.a.c. Opere per la sistemazione del suolo Altre vie di comunicazione Trasferimenti correnti a Consorzi di enti locali Altri versamenti di ritenute al personale dipendente per conto di terzi Gestione e manutenzione applicazioni Organi istituzionali dell'amministrazione - Indennità Servizi di pulizia e lavanderia Carta, cancelleria e stampati Accessori per attività sportive e ricreative Carburanti, combustibili e lubrificanti Spese postali Interessi passivi a Cassa Depositi e Prestiti SPA su mutui e altri finanziamenti a medio lungo termine Manutenzione ordinaria e riparazioni di beni immobili Oneri per servizio di tesoreria Telefonia fissa Altri assegni e sussidi assistenziali Trasferimenti correnti a Istituzioni Sociali Private Rimborsi di imposte e tasse di natura corrente Trasferimenti correnti a Aziende sanitarie locali a titolo di finanziamento di livelli di assistenza superiori ai livelli essenziali di assistenza (LEA) Incarichi professionali per la realizzazione di investimenti Altri trasferimenti a famiglie n.a.c. Beni per attivita' di rappresentanza Compensi agli organi istituzionali di revisione, di controllo ed altri incarichi istituzionali dell'amministrazione Manutenzione ordinaria e riparazioni di mezzi di trasporto ad uso civile, di sicurezza e ordine pubblico Contratti di servizio di trasporto pubblico Fabbricati ad uso abitativo Versamenti di ritenute erariali su Redditi da lavoro autonomo per conto terzi Incarichi a societa' di studi, ricerca e consulenza Trasferimenti correnti a Province Quote di associazioni
CAPOSELE CAPOLUOGHI DI PROVINCIA 562.111,17 Rovigo: 511.075,47 Ragusa: 408.473,49 561.612,3 Genova: 381.481,05 Enna: 21.025,03
Fabbricati ad uso scolastico
546.188,11
/
/
449.479,72
Treviso: 140.913,05
Belluno: 94.913,72
284.551,68 214.560,17 194.369,92 164.096,12
Benevento: 564.494,74 Ferrara: 144.322,66 Varese: 67.234,45 /
Cosenza: 247.869,77 Bergamo: 61.272,84 Monza: 31.248,10 /
120.994,72
/
/
111.037,06
Agrigento: 42.970,26
Cosenza: 20.454,35
109.769,25
Benevento: 52.367,85
Agrigento: 33.357,55
88.262,99
Cosenza: 84.836,46
Brescia: 55.730,40
66.598,29
/
/
57.612,15
Isernia: 25.606,76
Pistoia: 23.388,91
57.114,91
Sassari: 0,00
Nuoro: 0,00
54.817,31
Lecco: 36.416,28
Sassari: 34.027,87
51.344,01
/
/
48.731,34
Enna: 21.498,22
Lodi: 0,00
40.051,33
Crotone: 42.330,24
Andria: 27.051,68
39.118,93
Mantova: 9.349,64
Roma: 0,00
35.959,08 32.398,53 30.429,25
Potenza: 117.170,85 Benevento: 24.816,68 Avellino: 0,00
Chieti: 162.939,42 Nuoro: 11.512,63 Benevento: 0,00
28.296,00
Benevento: 33.100,00
Lecco: 29.855,21
26.431,52
Avellino: 27.055,61
Oristano: 3.208,59
23.859,85
Benevento: 6.843,14
Isernia: 2.162,50
22.875,84
Trani: 60.508,57
Vercelli: 0,00
21.582,49 20.910,20
Isernia: 35.547,63 Salerno: 23.639,04
Barletta: 22.420,98 Avellino: 19.667,44
16.993,13
Bergamo: 5.497,32
Rieti: 1.700,63
16.491,63 16.450,22
Rovigo: 31.064,96 Trani: 13.543,82
Caltanissetta: 24.999,00 Foggia: 3.637,58
16.011,71
Enna: 33.091,54
Novara: 63.427,41
13.827,48
Rovigo: 20.506,35
Caltanissetta: 14.574,47
11.480,26 10.888,25 10.000,00
Rovigo. 1.917,48 Oristano: 897,53 Enna: 10.305,00
Sondrio: 4,00 Trento: 37.217,11 Benevento: 0,00
9.344,86
Benevento: 10.000,00
Messina: 0,00
9.272,25
Nuoro: 3.858,00
Enna: 3.584,80
9.177,00
Avellino: 0,00
Benevento: 0,00
9.146,78
Benevento: 11.990,42
Caltanissetta: 350,14
8.359,00 8.289,85
Biella: 37.874,63 Avellino: 2.283,98
Belluno: 31.783,00 Benevento: 219,60
8.258,02
/
/
7.882,13
Benevento: 12.178,98
Isernia: 2.457,46
7.850,81
Isernia: 18.099,18
Trani: 0,00
6.742,13
Isernia: 4.303,22
Matera: 772,26
5.204,80
/
/
4.500,00
Napoli: 0,00
Avellino: 0,00
3.644,65 3.499,69
/ Salerno: 0,00
3.172,00
Andria: 37.604,13
/ Benevento: 0,00 Vibo Valentia: 24.683,50
Contratti di servizio per la lotta al 3.083,97 randagismo Assegni familiari 2.580,25 Terreni agricoli 2.159,40 Giornali e riviste 1.948,00 Accessori per uffici e alloggi 1.300,00 Versamento di altre ritenute n.a.c 1.260,22 Straordinario per il personale a tempo 1.232,14 indeterminato Servizi per attività di rappresentanza 1.181,82 Trasferimenti correnti a Ministero 1.000,00 dell'Istruzione - Istituzioni scolastiche Commissioni elettorali 912,56 Oneri per il personale in quiescenza 702,84 Incarichi libero professionali di studi, 520,00 ricerca e consulenza Materiale informatico 225,00 Acquisto di sevizi per verde e arredo urbano 55,50 Organi istituzionali 46,00 dell'amministrazione - Rimborsi Utenze e canoni per altri servizi n.a.c. 35,55 Rimborso per viaggio e trasloco 34,38 TOTALE 4.300.365,52
Roma: 0,00
Firenze: 0,00
Roma: 0,00 Avellino: 0,00 Caserta: 1.216,62 Napoli: 4.372,46 Caserta: 0,00
Benevento: 0,00 Benevento: 0,00 Roma: 0,00 Avellino: 0,00 Benevento: 0,00
/
/
Avellino: 0,00
Napoli: 0,00
Benevento: 0,00
Napoli: 0,00
Avellino: 0,00 Avellino: 0,00
Sondrio: 0,00 Caserta: 0,00
Catanzaro: 955,40
Caserta: 524,38
Benevento: 0,00 Rieti: 600,00 Avellino: 0,00 Benevento: 0,00 Caserta: 0,00
Vercelli: 0,00
Avellino: 407,35 Caserta: 0,00
Savona: 0,00 Benevento: 0,00
Dal mio blog, un modo per scacciare via i "brutti pensieri"
Intorno a Me
di Salvatore Conforti
P
rendo in prestito una recente immagine dal profilo del mio amico Nicola Barbatelli per evidenziare, con molta emozione, il tour meraviglioso che la “TAVOLA LUCANA” di Leonardo Da Vinci sta compiendo intorno al mondo. Un’esperienza meravigliosa nel 2012 vissuta quando questo quadro attirò l’attenzione di migliaia di visitatori qui a Caposele durante la sua breve permanenza nel “museo delle Macchine di Leonardo” in area sorgenti. Lo faccio con un pizzico di malinconia e con la lontana speranza che si possa continuare nel mio Paese a parlare e ad emozionarsi di “Cultura”. Ci penso e mi vengono i brividi e soprattutto mi viene una sorta di sconforto quando ricordo che alcuni “personaggetti” che in quel tempo sputavano veleno e sentenze sulla bontà di tale operazione definendo il quadro di Leonardo, addirittura un falso, oggi si trovano a sovrintendere la “cosa pubblica…” Rabbrividisco, sì, ma non mi scoraggio! Può sempre verificarsi un miracolo!.... Quale??? Non ve lo racconto ancora! P.s. Un abbraccio fraterno a Nicola con un arrivederci a presto.....
C
he dilemma appassionante! Mi ritrovo ancora una volta al centro di una campagna elettorale che però vivo da comparsa. Ho scelto di NON CANDIDARMI per stanchezza, per aver dato tanto e ricevuto poco (ma è uno scotto logico da pagare sempre) per essere stato onesto e propositivo, ma anche squadrista e a volte violento in alcune scelte; per non essere riuscito ad occuparmi come avrei desiderato, del mio Paese; per aver capito che è necessario fermarsi e dare spazio e motivazioni alle nuove generazioni e a chi ha voglia, stimolo, idee e di POTER FARE sopratutto un tentativo di conciliazione tra le parti sociali. Sono un po' stanco dopo 10 anni “vissuti pericolosamente” in politica, parando attacchi violenti esterni, ma anche interni, i quali mi hanno segnato di più ed insegnato che quando cerchi di uscire dagli “schemi” c'è sempre, sfortunatamente, qualcuno che reagisce. Il mio tentativo, partito qualche tempo fa per avvicinare i due poli storicamente in conflitto, purtroppo, non ha dato un buon esito, però vivo una discreta soddisfazione per aver contribuito, con caparbietà e modestia a non frantumare ulteriormente la comunità, accompagnando l'idea di 2 liste e non 3, come si paventava. Di questo ringrazio il vicesindaco Donato Cifrodelli per aver intuito tale momento di grande difficoltà che tutti stavamo vivendo. La mia scelta di campo rimane una squadra che ha ancora tracce di quel mio passato in cui tanti piccoli progetti sono stati realizzati. E se dovessi rivivere quei momenti confermerei, con piccole modifiche di percorso, ogni mia decisione. Quindi è inevitabile che dovessi confermare la scelta di difendere quel cammino politico ancora fresco nella mia mente. Ho stima di Lorenzo Melillo e pen-
so che a lui si devono coerenza e tenacia su un percorso durato 10 anni insieme in Consiglio Comunale anche se spesso su posizioni diverse, ma devo ammettere che da “minoranza” la stanchezza non prende il sopravvento e spero che lui, ancora pieno di energie, possa riprendere tra le altre cose, anche in questi momenti, il cammino della pace sociale di cui Caposele ha enorme necessità. E' il momento dei consuntivi, quindi e con il prossimo consiglio comunale sarà proprio tale argomento a suggellare, con la cera lacca, tutto il tempo trascorso su quelle poltroncine marroni tra soddisfazioni e amarezze. Un consuntivo personale che trasmetto a chi dovrà affrontare scelte difficili nei prossimi tempi; un consuntivo che lascio anche alle pagine del mio post politico qui su Face-book che anche se pieno di contraddizioni e “verve” ha avuto sempre all'interno l'obiettivo primario di lasciare qualcosa di positivo al mio Paese. Io mio è un arrivederci a tempi migliori in cui spero sarà bello poter parlare di sviluppo, di progresso e di progetti, senza che ci sia qualcuno che remi contro il proprio Paese. E' l'augurio che faccio alle due compagini e sopratutto a Gigino e a Lolò, affinchè si possa, immediatamente dopo una corretta campagna elettorale, tornare a pensare insieme alle sorti di Caposele per poter incollare quei cocci sparsi di Comunità di un puzzle incongruente che ha portato solo disagi e malessere. Auguri quindi al “SOLE” e al “FIORE” in una prospettiva in cui, come natura detta, ogni elemento ha necessità dell'altro per VIVERE. Viva Caposele!
H
o sempre tentato di accompagnare iniziative, attività, opinioni a favore di un movimento culturale che potesse aiutare la nostra comunità a crescere. Al di là di realizzare opere materiali, di arrovellarmi intorno a problemi legati ai rifiuti o ancora di gestione ordinaria della Cosa Pubblica, ho avuto spesso in mente il pensiero che la Cultura potesse salvarci da un baratro sociale che in modo inarrestabile, tenta di appiattirci tutti, inesorabilmente. Con l'associazione “Sorgenti di sapere”, negli anni passati, infatti, questi tentativi, hanno tracciato un percorso importante, che pure purtroppo, dopo qualche tempo, si è affievolito. Sarebbe il caso, mettendo insieme i cocci, che si possa, in un futuro prossimo, rispolverare la nostra voglia di cultura e di crescita culturale attraverso eventi importanti che potessero portare a Caposele menti e celebrità di una certa levatura. Come accadde nel 2007 con Dacia Maraini, che ricevette la cittadinanza onoraria del nostro piccolo Paese; quello fu l'inizio di un movimento che cavalcava l'idea, mai sopita, di avere, nel tempo, un parterre di grandi personaggi, sopratutto del mondo culturale, che potessero innalzare il livello intellettuale della nostra terra e collegare tali esperienze al mondo turistico. Sarà stato un tentativo velleitario, ma la traccia è ancora lì, chiara, netta e la si può riprendere con estrema facilità. Ho solo qualche dubbio e permettetemi lo scetticismo, che questo sforzo possa esser compiuto di questi tempi e con taluni personaggi, oggi alla ribalta. Speriamo di avere torto marcio!
L
e mie ultime ore da Consigliere Comunale le ho trascorse in modo relativamente tranquillo, assumendo un atteggiamento bipartisan e unitamente ad un sorriso sulle labbra, ho salutato con l'augurio sincero, tutti i candidati pronti alle ultime battute della sfida elettorale. Mi sono passati in mente tanti momenti vissuti in situazioni analoghe e il ricordo delle tensioni delle paure e delle ansie, mi ha fatto immedesimare in tanti amici che hanno deciso di affrontare l'avventura politica, procurandomi, di contro, una sorta di egoistico alleggerimento mentale. Oggi, più che mai, non scendendo nella competizione in prima persona, mi sono convinto di aver fatto la scelta giusta, consapevole di aver già dato tanto, senza nulla pretendere in cambio, nemmeno in termini di ringraziamento formali. Ma questa è la politica delle piccole comunità e anche nei momenti di “abbandono” bisogna sempre prenderla con grande filosofia e pensare che, nonostante i pochi risultati ottenuti, sia stata una sfida e un sacrificio personale offerto al Paese in cui vivono i nostri figli. Bene così, quindi! Senza nessun rancore, nostalgia o amarezza, puntando avanti e con lo spirito di chi continua ad avere nel cuore Caposele, permettetemi di fare, infine, un saluto agli sconfitti e un grande augurio a Lorenzo Melillo che capeggiando questa sorta di rivoluzione spero, avrà il tempo e la forza di dedicarsi alla soluzione di tanti problemi che la nostra piccola e straordinaria Comunità sta vivendo. Auguri a tutti gli eletti e FORZA CAPOSELE!
Anno XLV - Agosto 2018 N. 96
19
UN PD ABBANDONATO A SE STESSO
E
' una triste impressione assistere alla desolazione e alla resa del nostro circolo locale. Di questi tempi a poche ore dalla presentazione delle liste alle amministrative locali, la nostra sezione sarebbe dovuta pullulare di candidati, di militanti entusiasti, arrabbiati e pieni di iniziative rispetto all'imminente evento straordinario del 10 giugno. Mah,... Sarà stato il brutto colpo subito il 4 marzo alle elezioni politiche?... ma non ci credo! Sarà stata la stanchezza degli ultimi anni della “fervente” attività del circolo? ... non ci credo! Sarà stata l'angoscia di confrontarsi ancora una volta con l'elettorato unitamente alla paura di vincere ancora? ...non credo! E' mai possibile che la sezione locale del PD dopo una serie di vicissitudini interne, di ordinarie diatribe, di dialettiche e scontri su idee politiche differenti, di sostituzioni più o meno forzate della segreteria, non riesca a concepire un'idea politica autonoma e rispettosa del nostro passato??
E' mai possibile che si possa, con operazioni anche di bassa lega e assolutamente scorrette, rimuovere tutto quello che il #PartitoComunista, il #PDS, e oggi il #PD ha espresso nella nostra comunità, cancellando, con un colpo di spugna, un pezzo della nostra storia?? E' mai possibile che per subdoli accordi interpersonali di qualche militante smemorato o poco coraggioso (alla Schettino maniera), si possa continuare a far passare una resa delle armi al “nemico politico” storico, come la definizione di un accordo dell'intero Partito Democratico??? Mah! Qui sembra che il #Renzismo stia dilagando nel peggiore dei modi. Un accordo del genere (ammesso che lo sia) sarebbe dovuto passare da programmi e percorsi condivisi, da un'assemblea aperta a tutti gli iscritti e simpatizzanti del partito e non da riunioni carbonare o direttivi “forzati” dai quali scaturiscono documenti mai approvati!! Chiedo una riflessione seria e una REAZIONE IMMEDIATA da tutti coloro (e sono numerosi) che si sen-
di Salvatore Conforti
Politica
tono calpestati ed umiliati da cotanta protervia e da una stupida ed infruttuosa strategia che porterà esclusivamente alla distruzione completa del nostro partito. Una reazione che, in questa ultima settimana, possa raccogliere le forze politiche migliori e partendo dal nostro circolo, abbracciare le idee di chi sta affrontando, con coraggio e determinazione un percorso elettorale che non deve escludere, a priori, chi ha fatto Politica o chi ha memoria della
forza, del coraggio e dell'umiltà di un partito che a Caposele è stato nella STORIA, sempre in primo piano! APRITE quella sezione, per l'amor di Dio ed incontratevi nel desiderio di una partecipazione attiva alla vita politica del nostro Paese, prima che il PD sia liquefatto ed asfaltato da altri che, avendo tutt'altro retaggio storico, MAI avranno intenzione di confrontarsi con le iniziative e i piccoli grandi risultati ottenuti nel nostro recente passato.
re, infatti, un processo virtuoso di visite turistiche e l’idea della fontana, (senza approfondire i particolari), stava già decollando brillantemente.
poco o nulla restituisce (a detta degli attuali politici) in termini di riscontri elettorali; ….è meglio occuparsi della piccola concessione e del piacerino ad personam….
Accompagnati, poi dal sostegno del Direttore Nicola Barbatelli, (amico di Pedretti, con il quale fu possibile portare a Caposele, per pochi giorni, un autoritratto originale di Leonardo) e con la complicità di un bravo artigiano come Pasquale Sanchez (autore della fedele riproduzione delle macchine nel museo di Caposele), questo sogno poteva avverarsi.
LA FONTANA DI LEONARDO DA VINCI
L
a morte di CarloPedretti (il più grande luminare al mondo sul Genio di Vinci) avvenuta qualche giorno, fa mi fa venire in mente un episodio legato alla nostra terra e all’idea di ricostruire, per la prima volta qui a Caposele LA FONTANA DI LEONARDO DA VINCI.
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Anno XLV - Agosto 2018 N.96
Tale “pazzia” mi entusiasmava molto e si inseriva come sviluppo progettuale in un contesto culturale che già si era avviato verso un binario turistico di discreta rilevanza. Già il Museo delle macchine di Leonardo a piazza Sanità, e il mini tour F.A.C. erano riusciti ad orienta-
Sarebbe stata l’occasione straordinaria di collocare la nostra piccola realtà in un circuito turistico culturale di grande importanza ed insieme a grandi attrattori già presenti come le #Sorgenti e il Santuario di San Gerardo, Caposele avrebbe potuto dare impulso ad un indotto economico da non sottovalutare. Tutto, però è franato miseramente, purtroppo per mancanza di attenzione all’indirizzo del tema culturale che
Che peccato! Anche questa è stata un’occasione perduta e chissà se tale meraviglioso pazzo progetto, potrà mai prendere vita qui a Caposele. Non intravedo soluzioni, purtroppo e la “GRANDE OCCASIONE”, infatti, (quella di una storica coalizione politica) alla luce di quanto sto assistendo, tra tanti inutili e prepotenti personalismi, non sembra prendere piede. Probabilmente anche questa è solo una pazzia! Va beh, forse fra 10 anni (il tempo di 2 tornate elettorali) capiremo la valenza di operazioni culturali e turistiche per una piccola realtà interna come la nostra e soprattutto capiremo il valore civico e di crescita che la cultura e l’unità di un’alleanza, possono addurre al nostro Paese. Salvatore Conforti
Storie UN IMPRENDITORE CAPOSELESE: “TUMMASINO L’AMERICANO”
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ari lettori, in questo numero del”La Sorgente” avevo diversi pensieri e varie tematiche di cui scrivere, ma la mia attenzione, a seguito della cessazione di attività avvenuta lo scorso maggio, non poteva che fissarsi su un grande imprenditore locale, al quale sono legati i mie ricordi di infanzia: a mio zio, Tommaso Cibellis, o meglio conosciuto come “Tummasino l’americano”. Partendo da questo valore affettivo voglio ripercorrere le tappe di un uomo che, partito da Caposele, con estremi sacrifici, ha realizzato il suo sogno e costruito la sua piccola fortuna. La storia “imprenditoriale” ha inizio sulla fine dell’ agosto del 1960 quando il diciassettenne Tommaso, vivendo in un contesto di forte difficoltà economica, decise di fare la prima esperienza lavorativa. Partì per Novara, con la tradizionale valigia di cartone legata con uno spago, dove iniziò a svolgere le mansioni di aiutante carpentiere fino al dicembre del 1961, quando, ritornò a Caposele forte dell’esperienza maturata nel campo edile, per lavorare alla costruzione delle strutture dei padri redentoristi fino al maggio del 1962. Data in cui fu chiamato presso la scuola alberghiera ENALC BELLAGIO sul lago di Como dove, lavorando presso l’hotel Gran Bretagna, apprese il mestiere teorico e pratico che l’avrebbe accompagnato per la vita: quello nella ristorazione. In quegli anni ebbe l’onore di servire, durante un pranzo, l’allora Presidente USA J.F. Kennedy accompagnato dalla propria consorte. Gli studi e la molta pratica durarono fino al 1963, anno in cui, per le sue qualità ed a seguito di una richiesta da parte della base Americana della Nato, fu scelto insieme a 4 ragazzi per lavorare a RAMSTEIM in Germania, sempre nel settore alberghiero, dove si trattene fino al 1967. In quegli anni il marco tedesco era molto forte e gli consentì, lavorando molte ore al giorno, come dice lui “ra scura a scura”, di iniziare a conservare dei risparmi. Ogni anno, in estate, faceva rientro in paese per il legame indissolubile con la nostra terra e per senso di vicinanza alla famiglia. Proprio per dare una mano alla famiglia decise di trattenersi a Caposele nel periodo 1967/1969 lavorando dai padri redentorista di Materdomini ed iniziando a porre le fondamenti per il suo sogno: avere un ristorante proprio, infatti, nel 1969 comprò due lotti “sulla fera r Materdomini”. Ma la svolta della sua vita, ci fu nel
di Giuseppe Caruso 1971 quando, partito in America per andare a far visita ad una zia paterna, trovò opportunità lavorative nel settore alberghiero a Thomas Newark nel New Jersey, dove si insediò fino al maggio 1983. Durante l’esperienza americana oltre ad apprendere la lingua inglese, che si aggiunse a quella tedesca e francese, ebbe la possibilità di fare molto pratica in tutti i settori della ristorazione : dal cameriere al cuoco, passando per il barista. In questi anni in giro per il mondo ne ha viste tante, da una sparatoria mentre serviva ai tavoli all’aver servito personaggi storici come Gerarld Ford e Frank Sinatra. L’America gli portò famiglia, infatti conobbe una sarta americana di origini calabresi o meglio della provincia di Catanzaro: Rosa Alberto, che sarebbe diventata sua moglie (1973) e dalla quale avrebbe avuto tre figli, tutti nati in America: Rocco (1976), Franco (1979) e Grazia (1983). Nel maggio del 1983 rientrò a Caposele dopo un lungo viaggio in nave, portando con sé un container ricco di novità e segreti della ristorazione americana da svelare sul suo territorio. Dal luglio 1983 ebbe inizio la sua attività imprenditoriale sotto il marchio “Ristorante American” grazie all’ottima cucina della moglie Rosa. Tante sono le soddisfazioni di questi anni, da ospiti importanti a pienoni di sale (fino a 400 persone). Nel 2000 rilevò un’altra attività a Caposele , a cui fu dato un nome anch’esso americano: Wake Up. E’ una vita ricca di viaggi che hanno contribuito a formare “Tummasino l’americano” che tutti conosciamo, è l’esempio di un uomo che ha costruito la sua fortuna sporcandosi le mani, allontanandosi dalla sua terra ma portando nella valigia il profumo e i sapori della nostra Caposele.
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Cronaca
Cambiare tutto per non cambiare niente”.
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er non dover cambiare nulla, in genere si fa finta di cambiare tutto. In una Italia che rivendica venti di cambiamento, assistiamo ad un ritorno al passato. Con il voto del 4 mar-zo il popolo italiano ha gridato a voce alta di volere un cambiamento .Troppa corruzione, troppi inciuci, troppe inadempienze ed ingiustizie nei confronti degli Italiani. Ma io mi faccio una domanda, ma questo sistema politico che da anni persiste nel nostro paese, e che i giovani politici hanno ereditato ed a loro volta con il passare del tempo hanno tramandato , da chi è stato creato? Non siamo per caso complici di questo sistema? Noi lo abbiamo avallato tutte le volte che siamo scesi a compromessi, per ottenere un risultato, un posto di lavoro o altro. Penso che il voto del 4 marzo sia stato un voto di autodenuncia, siamo tutti colpevoli per essere arrivati fino a questo punto. Per cui inutile gridare all’onestà! Oggi viviamo in una Italia razzista-cristiana. Si Perché non vogliamo gli immigrati, ma ci definiamo cristiani, d’altronde andiamo tutte le domeniche in chiesa, non è buona cosa?Però gli immigrati devono trovare altri posti dove approdare, non in Italia. Viviamo in una Italia dove un Roberto Saviano, viene accusato di essere uno sfruttatore dello Stato, perché gli viene pagata una scorta, per il “SOLO MOTIVO” di denunciare nomi e fatti della camorra, mentre un Salvini di turno diventa il Salvatore della Patria. Oggi dire ciò che si pensa di-venta più una condanna,che un merito. Si rischia di essere messi all’angolo, perché sei colui che non la pen-sa come gli altri e che evidenzi verità scomode. Gli immigrati poi, diventano coloro che in Libia starebbero bene e verrebbero in Italia, via mare, non per disperazione ma per spirito di avventura. Una volta in Italia c’era la differenza tra il meridionale ed il setten-trionale, oggi, invece, parliamo di Italiani ed immigrati. L’Italia vuole il cambiamento, ma di quale cambiamento parliamo? Stiamo ritornando indietro nel tempo. Corriamo il rischio di ripercorrere percorsi fatti dai nostri nonni. Se vogliamo iniziare a cambiare le cose dobbiamo iniziare nel nostro piccolo, nelle amministrazioni locali. Riflettendoci su, ho potuto desumere che un vero cambiamento può avvenire solo se prima lo facciamo
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nella nostra testa. Il nostro modo di pensare poi si rifletterà sul nostro modo di agire. Il cambiamento socio-politico, secondo me lo si può ottenere non dall’età anagrafica di chi governa, ma dai principi di chi governa. Dire che i giovani sono una forza è giusto, ma devono avere anche dei principi saldi per poter fare una buona politica, per poter portare avanti idee proprie . I giovani devono avere il coraggio di esprimere il proprio pensiero e non seguire modelli altrui solo per moda, perché gli altri la pensano così, allora faccio lo stesso anch’io. NO! Cosi cadiamo nel qualunquismo, ed è proprio da questo che bisogna salvarsi. Leggendo, alcune pagine del filosofo Platone ho analizzato alcuni dei principi che costituiscono l’arte di fare politica. Ne ho estrapolati alcuni che ritengo essere fondamentali, secondo il mio punto di vista: 1)LA PRIORITA’ DELLE LEGGI 2)LA PRIORITA’ DELLA VITA COMUNITARIA SU QUELLA INDIVIDUALE 3)LA RICERCA DEL GIUSTO MEZZO 1)Se in una comunità, non si fanno rispettare le leggi, si crea ingiustizia sociale , disordine, malumore, e la vita di ogni cittadino viene minata dal caos, e dal “io faccio quello che voglio, tanto nessuno mi dirà nul-la”. Per cui far rispettare le leggi, e non assecondare con dell’inutile buonismo i cittadini, per il solo timore di perdere consenso elettorale, sarebbe un toccasana per una buona convivenza civile. 2)Farsi carico dei problemi della collettività e non solo di quelli individuali, sarebbe a dire che un bravo po-litico deve saper dare delle risposte alla comunità e non fare clientelismo. Andare tra la gente ascoltare i loro problemi , farsene carico per dare soluzioni che non devono ledere nessuno, ma devono giovare ad un vasto numero di cittadini. 3)La ricerca del giusto mezzo. Questo principio ci dice che per poter ottenere un risultato, occorre intra-prendere la giusta strada,non utilizzando mezzi illeciti Ecco se un politico non scende a compromessi per ottenere dei ri-
di Gabriella Testa sultati allora, può ritenersi un bravo politico. Ma secondo voi applicare i principi sopraelencati è cosa difficile?Utopistico? Non penso, il nuovo che ci rap-
presenta deve essere promotore di un modo di agire diverso da quello passato, allora si che potremo parlare di cambiamento!
LA MEMORIA
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a memoria e' la capacita di conservare traccia più' o meno completa e duratura degli stimoli esterni sperimentati e delle relative risposte. Dal punto di vista psicologico sono state individuate tre modalità mnesiche principali, distinte ma non separate, delle percezioni o esperienze avute: memoria sensoriale; memoria a breve termine (o primaria); memoria a lungo termine (o secondaria). La formazione della traccia mnesica avviene nel corso dello sviluppo con modificazioni biochimiche delle cellule stesse. Dal punto di vista filosofico la memoria viene definita, nel medioevo un bene prezioso e, più' recentemente, viene descritta come conservazione dello spirito e perpetuazione del sapere universale. Questo cappello e' stato necessario al fine di definire con esattezza il mio ragionamento: nessun popolo può aspirare al futuro senza memoria
dott.Salvatore Russomanno
del passato; le azioni che noi compiamo quotidianamente sono supportate e corroborate da azioni precedenti che, .alla luce dell'esperienza,.rendono più' agevole e spedito il nostro cammino. Ciò' vale per tutti gli avvenimenti della vita ed anche e soprattutto per la politica. Leon Battista Alberti sosteneva che noi siamo dei nani sulle spalle dei giganti. Questo ragionamento ci costringe a fare nostra la lezione di De Gasperi o di Moro o di Berlinguer. Della memoria recente e' meglio sottacere. In definitiva memoria come luogo dello spirito e delle grandi idee.
Ci invia un saluto dalla sua impresa in America, Ennio Marcantuono e la sua bella famiglia, caposelese a metà e sostenitore storico di questo giornale che lo tiene collegato al suo paese! Ricambiamo e a presto!
Viaggi
Riflessioni dal finestrino di un treno
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a dove cominciare a riempire questa pagina bianca. D’improvviso mi ritrovo nel banco del liceo con le stesse sensazioni che provavo davanti ad un tema d’italiano. Cerco di essere razionale come se stessi davanti ad uno scritto scientifico, che per ovvi motivi mi è più congeniale. Ma questa volta invece prevale l’istinto e automaticamente la mente mi porta a riempire d’ inchiostro queste pagine con parole che affiorano naturalmente quali donne, viaggio, ritorno e Caposele. Termini pieni di significato, che sappiamo bene meriterebbero più di settemila caratteri, ma ci accontenteremo di qualche pensiero. Primo problema da affrontare: come mettere insieme questi concetti. Gli spunti potrebbero essere tanti ma in questo caso c’è un punto che li fonde insieme ed è la constatazione che chi vi scrive è una donna, che viaggia per lavorare, che riesce a farlo perché viene da questi luoghi e a queste sponde ritorna. Il nostro borgo mi ha consegnato metaforicamente carta e penna, grazie al riconoscimento che ho generosamente ricevuto la scorsa estate si è generato un effetto domino, che ora costringe anche voi cari lettori a sedervi e leggere le mie riflessioni. Il viaggio permette di avere tanto tempo per pensare. Guardi fuori dal finestrino, ti osservi riflessa, ascolti una canzone oppure ti immergi nelle pagine di un libro...e mi sono ritrovata più volte in uno di questi viaggi a soffermarmi a riflettere. Per chi come me vive due vite parallele come binari di un treno, in cui difficilmente le due realtà si incontrano, ci si ritrova un po’ sospesi e senza avere il tempo e la possibilità di immergersi a fondo nella vita sociale di nessuna delle due. Il viaggio può assumere tanti significati: di piacere, d’avventura, conoscere nuove culture, nuove popolazioni. Certamente al di là del significato metaforico che possiamo attribuire alla parola viaggio, quello che realizzo continuamente sui binari di un treno è spinto dal voler cercare qualcosa di nuovo che mi appaghi e voler realizzare i miei obiettivi, quindi possiamo dire viaggio come esigenza, che entra poi a far parte della quotidianità della vita. Tanti piccoli viaggi che permettono non solo di lavorare, conside-
randolo come un bene primario, ma anche la possibilità di apportare piccoli cambiamenti interiori. Proprio per come siamo fatti, esperienze di vita come quella che vivo ogni giorno ci consentono di recepire e assimilare da ciò che ci circonda, tante esperienze di vita vissuta che sicuramente mi rendono una donna più ricca... così arriviamo a me come donna, donna di provincia, donna di Caposele e subito mi vengono in mente le mie compagne di genere. Sicuramente Caposele ha avuto tanti padri illustri. Molti di loro sono stati celebrati e vengono annoverati spesso nelle cronache locali. A me piace pensare anche a tante donne, madri, maestre, che sono assolutamente da considerare tutte valorose e autorevoli. Non dobbiamo necessariamente pensare alle donne che hanno permesso di tracciare nuovi pensieri e nuove ideologie, alle rivoluzionare, alle grandi letterate o scienziate. Guardiamo alle nostre mamme e alle nostre nonne, un po’ di rivoluzione la troverete anche lì. Pensate alle donne che vivono il nostro borgo e a chi di loro lo costruisce e lo arricchisce giorno per giorno. Due sono le parole che mi sovvengono: perseveranza e dedizione. Annoso argomento questo di grandi studiosi e sociologi da decenni. Ma vi assicuro che chi vive e lavora in ambienti competitivi, storicamente e culturalmente radicati al genere maschile la percezione che è che ci sia tanta strada ancora da fare per noi ragazze. Basti pensare che nelle carrozze del treno i compagni di viaggio, che ormai hanno dei volti familiari, sono per la maggior parte maschi e lo sguardo delle persone che conosci e a cui racconti la tua vita di viaggiatrice-per-lavoro è sempre lo stesso, un misto di sorpresa e velata disapprovazione per il marito o campagno che si lascia a casa da solo. Naturalmente non mi arrendo e ogni volta che si affronta il dibattito sul mondo del lavoro che sta cambiando, il messaggio che cerco di lasciare è che sposare una vita del genere ti permette anche di non fare mai la stessa cosa per due giorni di fila e quindi rinunciare alla stabilità. Un “precariato” della quotidianità, nel senso più libero e spiazzante del termine. Faticoso ma certa-
di Donatella Malanga
mente poco noioso... Proprio queste esperienze di lavoro mi hanno permesso di relazionarmi con persone anche di nazionalità diverse e mi sono ritrovata spesso ad ospitare tanti amici nella nostra Caposele. Orgogliosamente direi, ho fatto da guida per tour caposelesi allo scopo di mostrare loro questo nostro piccolo borgo. Il verde intenso delle nostre primavere, lo scroscio del fiume, la vista della Valle del Sele da Via Santuario o da San Vito forse sembrano scontate e banali, ma per chi ha avuto il piacere di visitare questi luoghi non lo sono affatto. Un mio amico svedese in particolare, portato come esempio non a caso, passeggiando per il Parco Fluviale, davanti alle piccole cascate viste dal ponte in legno ha esclamato: “un piccolo angolo di Paradiso! ”. Ecco perché il ritorno... Molti di noi, più o meno giovani hanno necessariamente il desiderio di “prendere il mare”, perché animati e spinti dalla ricerca di nuove esperienze oppure per necessità. Questa ricerca faticosa procura certamente arricchimento. Nonostante ciò, anche per chi va via per poco o molto tempo che sia, si percepisce una gran fretta di rivedere questi luoghi, di riabbracciare i familiari; in alcune occasioni saremmo pronti a piantare tutto in asso pur di ritornare nell’ambiente che a noi è più familiare. Dalle riflessioni scambiate con amici e conoscenti che vivono lontani
c’è sempre la sensazione di rimanere sospesi e non appartenere mai fino in fondo al luogo in cui si va a vivere. Per la mia esperienza seppur parziale, la sensazione che più manca è quella di non appartenenza, incontrare le persone e sapere che loro non sanno chi sei, chi sono i tuoi genitori, quali sono le tue origini. Temi più che mai dominanti e attuali se pensiamo allo straniero e alla migrazione dei popoli e alle condizioni esistenziali tipiche dell’epoca contemporanea. Tutte queste riflessioni mi hanno portato a fare una piccola ricerca e ha ritornare in un ambito a me più congeniale, quello dei geni...come mi aspettavo ci sono tutta una serie di studi che cercano di spiegare quale sia l’origine genetica del nostro impulso innato ad esplorare e a fare nuove esperienze. Ebbene si... l'inquietudine dei geni.... non a caso al gene identificato è stato dato il nome di “wanderlust”, che significa voglia di girovagare. Naturalmente, senza tediarvi con discorsi troppo tecnici, sembra che chi possegga questa variante genetica avrebbe una spiccata curiosità e irrequietezza e sarebbe più disposto a correre rischi, a esplorare nuovi luoghi e idee e ad accettare con entusiasmo il movimento, il cambiamento e l’avventura. Naturalmente non ne dobbiamo sopravvalutare il ruolo, sicuramente non basta il gene “dell’avventura” a spiegare una realtà complessa come l’esigenza umana di esplorare. Ho cercato anche studi che aiutino a spiegare anche la voglia del ritorno...ma finora non ne ho trovati...ma continuerò a cercare e a viaggiare.
Una vecchia foto degli anni '60 di via Santuario
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Attualità
FIGLI DI UN DIO MINORE Paesi e città: uguali per le tasse, disuguali per i servizi
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oi che viviamo nei piccoli centri siamo “figli di un dio minore”? La risposta è più complessa di quanto possa a prima vista apparire. Certamente sì, se ci riferiamo alla carenza di servizi che angustia e rende problematica la vita nei piccoli comuni e favorisce la scelta, talvolta, dolorosa di abbandonare il paese natio. Certamente sì, se ci riferiamo all’impossibilità di fruire di tutti quei benefici, che invece rendono più varia e godibile la vita di coloro che abitano nelle città. Infatti, provvedere all’istruzione dei figli è più facile per chi abita in città, perché vi sono scuole di tutti i tipi, che consentono la scelta migliore e più consona alle attese dei ragazzi e, per di più, con poca spesa. Più facile è anche l’accesso all’università e la sua frequenza, avendo un po’ quasi tutte le nostre città la propria università in sede o nel peggiore dei casi a non molti chilometri di distanza. Il disagio di abitare nei piccoli centri risulta ancora più grave se ci riferiamo alle strutture ospedaliere e ai tribunali, oggi quasi esclusivamente presenti soltanto nelle città, a seguito della chiusura di non pochi ospedali e tribunali di paese. Ne consegue una considerazione dolorosa, ma terribilmente vera: chi vive in città, nel malaugurato caso di necessità urgente per la propria salute, ha più possibilità di salvarsi rispetto a noi, che viviamo in paese. Il divario paese-città è enorme anche anche nei trasporti pubblici: difficili se non, in alcuni casi, totalmente inesistenti in molte aree interne. Immaginiamo, per ipotesi, che un Caposelese debba una mattina recarsi a
Foggia. Se non è fornito di una propria auto, gli è impossibile raggiungere la destinazione, perché dopo la chiusura della tratta ferroviaria “AvellinoRocchetta Sant’Antonio” tutta l’Alta Irpinia è rimasta priva di qualsiasi collegamento con la fascia adriatica della Penisola. Disagi altrettanto gravi esistono anche nel bisogno insopprimibile della crescita culturale, per la quasi totale inesistenza nei piccoli paesi delle più elementari strutture, quali: teatri, biblioteche, emeroteche, cinema. Se poi passiamo alle esigenze del lavoro, tranne quei casi di lavoro in conto proprio, di impiego presso scuole e pubbliche amministrazioni o, raramente, di lavoro alle dipendenze di un imprenditori locali, le possibilità di occupazione le offrono quasi esclusivamente le città. Dimodoché, centinaia e centinaia di migliaia di anonimi lavoratori, i cosiddetti pendolari, sono costretti ogni giorno a spostarsi dai paesi verso le città, mercé un servizio di trasporto spesso ai limiti della decenza. Il fenomeno è, oggi, più avvertito rispetto ad un recente passato. Il “boom economico” aveva consentito all’Italia una fase di espansione e benessere anche nelle province, perché era lì che una classe di imprenditori avveduti aveva aperto gli stabilimenti, facendo proliferare i distretti produttivi industriali. Oggi, invece, la cosiddetta economia della conoscenza tende ad accentrare il capitale umano nelle città, ossia favorisce l’ulteriore trasferimento di persone dai paesi verso le città, creando poli di estrema ricchezza e benessere, ma lasciando al palo le aree interne.
" LO GIURO E LO PROMETTO"
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aro nonno Tore, ieri mattina mi sono recato in farmacia per ritirare le mie particolari medicine . Correttamente sono andato a parcheggiare nei pressi del palazzo Cozzarelli. Ad un tratto una signora a squarciagola mi ha chiamato e riconoscendola ho subito a lei donato due baci di affetto, legati sopratutto dalla stima che mi legava con la buonanima del marito Vetromile "Vidiucciu". La vedova, prima ancora di argomentare vecchi ricordi testualmente mi ha posto questa domanda: " Ma perche' avete chiuso la trattoria a Materdomini? Avete chiuso una storia ultra centenaria.....ma lo sai
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che questa e' mancanza di rispetto. Ho fatto capire senza entrare in particolari che non era dipeso da me ed ho ripreso il mio cammino.. Strada facendo non so cosa e' scattato nella mia mente e pensando a quella mera umiliazione ho rivisto mia madre lavorare la pasta fatta in casa davanti l'uscio di quella trattoria; la nonnna Maria apprestarsi per andare in chiesa e mio padre arrivare da scuola per il pranzo ed infine zio Nicola e zia Clelia felici mentre arrostivano polli. Collegando la storia fatti di sacrifici per poi essere azzerati da chissa' quale mente geniale, ho dedotto che sicura-
Il disagio potrebbe essere ridotto con l’uso diffuso delle moderne tecnologie, ma, spesso, nei nostri paesini non c'è modo di fruire di un’efficiente connessione internet a banda larga. Ne sanno qualcosa i nostri operatori economici, principali vittime del divario digitale rispetto alle aree economicamente e tecnologicamente più avvantaggiate. Eppure le aree interne rappresentano oltre la metà dei comuni italiani; ospitano, è vero, meno di un quarto della popolazione, ma occupano il 60 per cento della superficie nazionale. Siamo figli di un “dio minore”, noi dei piccoli centri? Certamente no, se limitiamo il discorso ai non trascurabili vantaggi di cui godiamo: aria pulita, amenità del paesaggio geografico, aree verdi di assoluta tranquillità, assenza di traffico caotico, il tutto in aperto contrasto con lo smog, l’inquinamento acustico e il caos presenti nelle grandi città. I pregi purtroppo finiscono qui. In genere, nei piccoli paesi (non tanto a Caposele, ove, in tal senso, ci possiamo ritenere abbastanza fortunati) ci si annoia, perché mancano le strutture della cultura, mancano gli svaghi che invece sono presenti nelle grandi città, non ci sono posti per la vita notturna come: discoteche, pub, bar e ristoranti, pizzerie; nei piccoli paesi è problematico, altresì, fare acquisti: non vi sono centri commerciali, se non qualcuno che abbia una valenza di zona e, comunque, raggiungibile solo con la propria autovettura. Da quanto fin qui detto, appare chiaro che la città offre opportunità che i piccoli paesi non possono dare. Per di più, i vantaggi che questi ultimi presentano non costituiscono
mente i predetti si stavano tutti rivoltando nella tomba. Ebbene, caro nonno Tore, se ben ricordi alla morte di nonna Maria fui io, per volonta' di papa' a dormire con te la notte stessa dell'addio, sino al tuo trapasso a miglior vita per pochi anni. Da quel buco caro nonno, come notorio a tutti hai fatto studiare tutti i tuoi 3 figli maschi, facendoli tutti Presidi e professori, ad eccezione di zia Angela che al tempo emigro' in America. Forse di tutti, sono certo che il piu' incazzato sei tu perche' quel buco per oltre 100 anni era intitolato " TRATTORIA ZI TORE" con lo slogan da me inventato: GNOCCHI E FUSILLI A TUTTE LE ORE.
di Michele Ceres
beni economici, in quanto non hanno un costo in denaro: l’aria pulita, la serenità del paesaggio, la tranquillità del posto non si possono comprare, ce li offre la natura a costo zero. Invece, la penuria dei servizi è dovuta ai pochi investimenti che Stato e Regioni, società partecipate e società private effettuano nei piccoli centri, giacché, in specie queste ultime, sono guidate prevalentemente se non esclusivamente dall’obiettivo del solo utile. Il paradosso di tutto ciò è che noi paesani siamo gravati di imposte, tributi e tariffe in misura uguale ai connazionali residenti in città. Invece, un elementare senso di giustizia imporrebbe il dovere se non l’obbligo per Stato e Regioni di applicare a favore di chi abita nelle aree interne imposte con aliquote più basse e ai gestori di servizi di praticare tariffe coerenti con la qualità stessa del servizio erogato, qualità che nei nostri paesini, anche quanto raggiunge una relativa efficienza, lascia, purtroppo, non poco a desiderare. Un esempio banale, che raramente interessa le città, se non in qualche loro remota periferia, è costituito dai grovigli di cavi elettrici e telefonici che deturpano orribilmente le facciate delle nostre case. In conclusione, sarebbe un atto di giusto equilibrio che là, ove poco si investe per l’efficienza dei servizi e, quindi, per la qualità della vita, meno onerosi per gli utenti dovrebbero risultare i prezzi di fornitura dei servizi medesimi. Ciò vale per l’Enel, per la Telecom e per tutte le aziende similari.
di Nicola Malanga Caro nonno Tore, so che sei nato qui dove attualmente vivo io e la mia famiglia ed ora voglio farti una promessa che manterro' costi quel che costi. A breve realizzero' un agricamper, gia' all'insegna la Fazenda, nome quest'ultimo indicatomi da mamma Mena. Mamma perdonami, ma a nonno voglio far sapere che la sua "Storia" continuera' per altri 1000 anni, perche' la costruenda struttura la chiamero' " LA FAZENDA DI ZI TORE". Sono certo che ora tutti voi continuerete a riposare in pace. Con affetto tuo nipote Nicola.
Ricerche
STORIA DELLE FAMIGLIE CAPOSELESI
FAMIGLIA MATTIA
Nonostante siano rimasti orfani in tenerissima età (il più grande, Antonio, aveva solo 4 anni), tutti e 3 i fratelli crebbero, si sposarono ed ebbero parecchi figli:- il primogenito, Antonio, si sposò 2 volte. La prima volta con Rosina Patrone, che mancò all'età di soli 26 anni nel 1941, ed una seconda volta con la sorella di lei, Concetta Annunziata "Nunziatina" Patrone, di 4 anni più giovane. Ebbe dalla prima moglie 3 figlie (Francesca, Gaetanina, purtroppo morta a 5 anni di età, e Gerardina, detta Dina), dalla seconda 4 figli ed una figlia (Ferdinando, mancato a soli 17 mesi, Rocco, Rosa, di nuo-
Matteo Mattia
vo Ferdinando, ed Amato). Fu il primo della famiglia a gestire due attività economiche, il mulino e l'oleificio Mattia, situati lungo il fiume Sele poco prima del ponte. Queste attività, ben note ai Caposelesi, sono rimaste in funzione fino a qualche anno fa, permettendo a chiunque di produrre, o comunque di acquistare, farina e olio a km 0. Con la chiusura del mulino e dell'oleificio si conclude la gloriosa tradizione di Caposele, che in passato aveva visto numerosi mulini e gualchiere mossi ad acqua, con clienti provenienti addirittura da altre regioni. - Il secondogenito di Ferdinando Francesco Saverio, Matteo, sposò "Giuseppina" Pallante ed ebbe 3 figli (Franca, Annita e Ferdinando). Ferdinando emigrò per una decina d'anni in Brasile, ma ora vive in Calabria con la sua famiglia). - Il terzo figlio, Salvatore Angelo Mattia, sposò Filomena Livia Maria Berardinelli, ed ebbe 3 figlie (Francesca, Annina e Maria), che risiedono in Francia vicino Lione.
Fam. Antonio Mattia
Ferd Mattia I1115
Con Ferdinando Francesco Saverio entra nella famiglia Mattia il nome "Ferdinando", che si tramanderà ai nipoti e ai nipoti dei nipoti (Ferdinando Nisivoccia, di Cenzino e Nunzia Mattia, e da qualche mese Ferdinando Mattia, di Antonio e Raffella Testa). Ferdinando Francesco Saverio sposò una donna di Castelnuovo di Conza, Francesca Terlizzi, il 1° settembre 1910. Il matrimonio ebbe luogo nel paese della sposa. La coppia ebbe 3 figli: Antonio, Matteo e Salvatore Angelo, nati rispettivamente nel 1911, 1912 e 1915. Purtroppo il 10 dicembre 1915, all'età di soli 29 anni, Ferdinando venne a mancare a causa di una polmonite. Possiamo solo immaginare la disperazione della giovane
moglie, rimasta vedova all'età di 24 anni in un paese in cui non era nata, e con 3 figli piccoli da crescere. Per fortuna Ferdinando Francesco Saverio aveva parecchi fratelli e sorelle, per cui l'aiuto sicuramente non le sarà mancato. Non sappiamo come abbia gestito la situazione, ma certamente ad un certo punto Francesca ha lasciato Caposele (non ce n'è più traccia negli atti ufficiali), sembra per tornare nel suo paese d'origine. Tre sue nipoti, e altre discendenti, si chiamano Francesca come lei.
Salvatore Mattia 1174
Di generazione in generazione si arriva a Giu-
seppe Antonio Mattia, nipote del capostipite venuto da Calabritto. La presenza del nome Antonio si è tramandata da nonno a nipote per 130 anni, arrivando fino ai giorni nostri. Da Giuseppe Antonio e Filomena Malanga il 3 novembre 1886 nasce Ferdinando Francesco Saverio. Quest'ultimo ebbe ben 3 fratelli e 5 sorelle, ma i Mattia attualmente a Caposele sono tutti suoi discendenti.
Ferdinando Mattia 2017 Annita Mattia Antonio Mattia e figli
FerdMatt_FrTerl
Ferdinando Mattia 1946
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l cognome Mattia, presente a Caposele, è ben radicato nella vicina Calabritto. Infatti la famiglia Mattia presente a Caposele si origina da Antonio Mattia, nato tra il 1768 e il 1774 a Calabritto da Gerardo Di Mattia e Maria Valletta. Anche questi ultimi si traferirono nel nostro paese, infatti i loro atti di morte sono presenti nei registri parrocchiali del 1793 per lui, in quelli dell'Anagrafe del 1809 per lei. I discendenti del capostipite Antonio Mattia di Gerardo rimasero a Caposele, e si moltiplicarono dando vita a famiglie numerose. Le discendenti femminili si sposarono con diverse famiglie di Caposele (La Manna, Ceres, Tobia, tra le altre). Chi volesse approfondire, può navigare il grafico dei discendenti di Antonio Mattia all'indirizzo http://ars.altervista.org/PhpGedView/treenav.php?ged=caposele&rootid=I4879 (login: guest - password: caposele). Il grafico non è completo, per cui ogni aiuto sarà benvenuto..
di Pasquale Ceres
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Feste
Le nostre azioni insieme, valgono di più
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o sempre pensato che la difficoltà maggiore nello scrivere qualche riga stia proprio nell’inizio, nel decidere quale sia il miglior modo per cominciare, e in effetti comprendo il motivo del detto “chi ben comincia è a metà dell’opera”. Questa volta incomincio proprio riprendendo il titolo: le nostre azioni, insieme, se condivise, valgono di più. Valgono di più a partire da questo giornale, che è l’emblema storico della condivisione, del confronto e dello stare insieme. Valgono di più quando ci si incammina in una nuova strada, tra le persone e per le persone. Tra le persone in questi ultimi mesi ci sono stato abbastanza, beh, credo l’abbiate notato. Sono passate poche settimane dal giorno delle elezioni, che mi hanno visto come candidato, e ancora meno tempo dalle fine della VII edizione della festa della Musica di Caposele. Due finali entusiasmanti che aprono a nuovi percorsi, che danno la consapevolezza che le azioni, se fatte insieme e per la comunità, valgono di più e possono costruire cose incredibili. D’altronde nella vita ci si incammina in tanti percorsi, che siano scalate o scorciatoie, i più intensi sono quelli che terminano con nuove strade più ambiziose su cui correre: se la vittoria della compagine La Primavera ci restituisce la speranza che su certi percorsi che guardano a orizzonti migliori possiamo incamminarci anche noi e non solo altri paesi, la VII edizione della festa della musica, organizzata in poco più di 10 giorni, ci da invece la consapevolezza che, basta crederci, certi percorsi portano lontano. Il primo, quello della lista Primavera,
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Il secondo, quello della Festa della Musica, è un progetto che ogni anno esprime sempre meglio le proprie potenzialità e che avrà modo di crescere ancora tanto. Un percorso nato 7 anni fa dalla capacità di poche persone di guardare Caposele con un occhio nuovo, valorizzandone potenzialità e costruendo prospettive nuove. Se oggi posso scrivere di Festa della Musica è grazie a loro. Allo stesso modo se oggi posso raccontare della VII edizione della Festa della musica è merito di chi, contro ogni difficoltà, crede e ha continuato sempre a credere in ciò che si stava facendo e anche quest’anno si è fatto. Io ho la fortuna e l’onore di poterlo rappresentare, ma tutto ciò che si è visto è mosso da un motore propulsore fatto di giovani pieni di entusiasmo, di persone disinteressate, professionisti e padri e madri, di famiglie. A loro va tutto il merito. Grazie a chi ha collaborato e, sono certo, continuerà a farlo: gli uffici comu-
nali, le istituzioni e l’amministrazione, il Comando dei Carabinieri e i Vigili, la Comunità Montana, il Forum dei giovani, la Pro loco, la Pubblica Assistenza e tutte le persone e le altre associazioni coinvolte, gli stand e in particolar modo gli artisti e le band che, gratuitamente, ma con il solito gran entusiasmo, si sono esibiti nelle tre serate del 21, 22 e 23 giugno. Anche questa edizione è stata l’esaltazione quasi perfetta della musica, dello stare insieme e di Caposele e, ne sono sicuro, è solo una tappa di un progetto che può ancora migliorare e dare tanto al nostro paese. La dimostrazione concreta e visibile che se fatte insieme e se condivise con chi ci crede, le nostre azioni valgono di più. Ritornando alle elezioni, il risultato porta con sé un gran finale che ridà speranza a Caposele, che apre a un nuovo e meraviglioso inizio. Anche se non sarò “a bordo” del Consiglio Comunale, non sarà un problema, le mie azioni continueranno ad essere poste al servizio del mio paese. Con la scelta di candidarmi, insieme agli altri, ho sposato, con la legittimazione della mia squadra e della nostra comunità, una causa comune: il bene di Caposele. Non mancherà quindi la mia costante e forte presenza nelle stanze del Comune e il mio contributo, come cittadino e nelle associazioni, che possa essere utile a far
di Giovanni Viscardi rifiorire Caposele. Di numeri non scrivo, lo hanno fatto altri e sicuramente anche meglio di me, ma ringrazio le persone che hanno creduto in me, 99 preferenze a 23 anni è stato un risultato ottimo quanto inaspettato, ma straordinario e inimmaginabile è stato ciò che siamo stati in grado di costruire insieme. Grazie alla mia famiglia, agli amici, a chi ha speso una buona parola per me, a chi ha riconosciuto il mio impegno, a chi non ha perso occasione per darmi un consiglio, per stringermi la mano o per darmi un semplice abbraccio. È stato un momento di vera democrazia ed esserne stato protagonista per me è stato un vero onore verso tutti i cittadini di Caposele. Non esistono vinti o vincitori, né buoni o cattivi, solo persone con idee e percorsi diversi con cui confrontarsi per il bene comune. È questo il primo passo per far sì che le nostre azioni e le azioni di tutti, fatte insieme e condivise, possano valere di più, per chi ci crede e per chi ha ancora fiducia, i nostri giganti siete voi.
Semplici considerazioni sull’uso del telefonino
l telefono altro non è che un mezzo di comunicazione rapida ed utile, per esempio per fissare un appuntamento, per comunicare un dato urgente, per salutare brevemente una persona e farle sapere che si è arrivati, che il viaggio è andato a gonfie vele e che stiamo bene. Fine della comunicazione. Usare il telefono per fare conversazione è sbagliato e inopportuno. La conversazione, infatti, ha senso se si ha di fronte a sé la persona con la quale si dialoga, se la si può guardare negli occhi e accompagnare le parole con le espressioni del volto e con i gesti. Non si può essere spontanei parlando ad un pezzo di plastica. Eppure molti usano il telefono per comunicare le cose più intime e per parlare d’amore: la cosa sarebbe giustificabile, ma sempre per pochi minuti, se i due innamorati fossero separati da enormi distanze. Invece, nella maggioranza dei
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è stato un progetto basato su un’unione di intenti, fatto della consapevolezza che guardare con gli stessi occhi un orizzonte e incamminarsi insieme verso una direzione comune è la scelta giusta. È stato un percorso di confronto e ascolto, fatto di umiltà e serietà. Un percorso in cui mi sono ritrovato in una squadra di esperienza che non mi ha fatto mai sentir solo oppure meno protagonista, con il supporto fondamentale di amici preziosi e di sostenitori pieni di entusiasmo, con la presenza di un capitano, vero leader e rappresentante di tutti. Un percorso culminato nella vittoria non di tredici persone, ma di un entusiasmante gruppo e di una comunità intera.
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casi, si sono salutati da pochi minuti, dopo aver trascorso insieme buona parte della giornata. E continuano a parlare, , magari mentre qualcuno sta tentando di chiamare per una comunicazione veramente urgente, trovando la linea occupata. Il telefono è indispensabile ma l’uso che se ne fa è sconsiderato. Il telefono è un oggetto e gli oggetti non hanno colpe che non siano quelle commesse da coloro che se ne servono. Al telefono è preferibile la conversazione o la lettera anche se, da tempo, non si scrive più e le uniche comunicazioni che riceviamo sono depliant ed estratti conti bancari. All’apparecchio di casa si è aggiunto il telefono cellulare, chiamato “telefonino”, date le dimensioni ridotte. Esso rappresenta il segno distintivo dei nostri tempi ed è diventato un oggetto talmente diffuso e di uso tanto comune che sembra impossibile che fino a pochi anni fa non esistesse.
Però finché l’impiego del telefono riguarda un apparecchio fisso, usato in casa e privatamente, si tratta di qualcosa di personale che non lede in alcun modo la sfera altrui, se non per il fatto che un componente della famiglia assoggetta ai suoi bisogni tutte le altre persone che abitano con lui. Altra cosa è adoperare il cellulare in pubblico perché ciò riguarda tutta la comunità e rende necessario seguire norme di semplice buona educazione. Esistono luoghi nei quali l’uso del telefonino è assolutamente bandito quali i teatri, le chiese, gli ospedali, le sale di concerto ed i cinema. Ma se in questi luoghi è facile capire che non è il caso di adoperarlo, in altri se ne fa un uso smodato ed improprio mettendo in piazza i fatti personali senza ritegno. Magari capita quando si sta discorrendo con un’altra persona e questa viene interrotta dallo squillare del suo cellulare che lo costringe a dimen-
di Rodolfo Cozzarelli
ticarsi di noi e a parlare con qualcun altro che non sappiamo ovviamente chi sia. Tranne nel caso in cui si sia in attesa di una comunicazione urgente è opportuno chiedere di richiamare in un altro momento. Il cellulare si è sempre più evoluto diventando computer, macchina fotografica, calcolatrice e tant’altro trasformandosi in uno strumento complesso e irrinunciabile della nostra quotidianità. La sua completezza e duttilità ne assicura il successo ma può generare uno stato di dipendenza pericolosa considerando che è divenuto la passione sfrenata non solo degli adulti ma anche di tanti giovanissimi. Se ne fa un uso ossessivo che va ostacolato per evitare che lo strumento prenda il sopravvento sull’uomo e lo renda succube e suo schiavo.
Scuola
Conoscere il Bullismo.
Educare al rispetto delle regole
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l termine italiano bullismo è la traduzione letterale di “Bullyng”, parola inglese utilizzata per definire episodi di prepotenza in un contesto di gruppo. I fatti di cronaca hanno portato alla ribalta un fenomeno che riguarda soprattutto i giovani e che non conosce classe d’età, differenze di agiatezza, di cultura familiare o latitudine. Prepotenze, minacce, maltrattamenti e ripetuti attacchi telematici sono oggi sempre più frequenti nei luoghi di svago e a scuola e possono diventare reati in caso di aggressione fisica, minacce gravi, diffamazione, danno morale, molestie sessuali. Massima attenzione, quindi, relativamente agli aspetti riguardanti il ragazzo oggetto di bullismo nella scuola, è richiesta agli insegnanti e al personale non docente. Le tipologie di danno subite da un ragazzo possono essere tante e di tipo morale, turbamento dello stato d’animo, biologico, danno arrecato alla salute, esistenziale, danno arrecato alla qualità della sua vita. Bisogna, quindi, dedicare più tempo al problema. Sappiamo che per quanto riguarda il processo penale ne risponde chi ha commesso l’azione, anche se minorenne, purché abbia compiuto 14 anni. Altrimenti, se minorenne, qualora si dimostrasse che i genitori non hanno cercato di impedire il fatto, saranno loro a rispondere. Questo vale anche per gli insegnanti e per gli operatori scolastici, nel caso l’azione avvenga a scuola, istituzione che deve considerare suo un problema che non si può far finta di ignorare. E’, dunque, il bullismo un preoccupante insieme di azioni offensive messe in atto da uno o più ragazzi, un
fenomeno di violenza che nasce per lo più da un disagio familiare, scolastico e sociale e si manifesta in forme di aggressioni diverse che si commettono ai danni di compagni ben educati o più deboli che, purtroppo, non sono sufficientemente e subito capiti dai genitori prima e difesi dalle istituzioni poi, perché spesso i ragazzi hanno difficoltà a raccontare l’abuso, o perché non credono nell’autorità dell’adulto o perché minacciati. A scuola c’è chi è bullo e chi è vittima del bullo e chi per evitare di essere vittima si unisce al branco. Da una recente statistica emerge che sono già tanti i bambini che dalla prima alla terza elementare hanno esperienze di prepotenze, come la sottrazione di matite, penne, merende o di qualche giocattolino. L’indice sale in quarta e quinta elementare, arriva ad un’ alta percentuale alle medie e cresce, purtroppo, con l’età. Il bullismo è sempre esistito, oggi il fenomeno è più allargato, dovuto nella maggior parte dei casi all’inesistenza dei genitori e al fatto che i figli crescono a ruota libera senza ricevere un’adeguata educazione. Occuparsi, oggi, del bullismo è una priorità per poter realizzare l’obiettivo iniziale di star bene a scuola senza alcun disagio, un disagio che può ledere lo spirito, la mente e il fisico di un bimbo o di un giovane. Bisogna, allora, servirsi di programmi di prevenzione e di contrasto al bullismo rivolti alla classe, a gruppi di alunni e alla scuola intera, coinvolgendo nei programmi stessi non solo allievi e insegnanti bensì personale non docente e soprattutto i genitori. Tante famiglie sperano che in ogni scuola si parli di come prevenire, riconoscere e combattere il bullismo; che
di Dora Garofalo si istituisca un punto di ascolto perché il segreto è un potente alleato del bullo; che si attui migliore attività di controllo; si diffondano le direttive ministeriali sulle politiche antibullismo e si faccia capire, in modo semplice e chiaro, al possibile bullo cosa rischia insieme alla sua famiglia. Questo fenomeno alquanto preoccupante chiama in causa innanzitutto la famiglia, i genitori e l’assenza di controllo di quest’ultimi sui figli che vivono in un clima familiare carente. Se le prepotenze di un ragazzo o anche di una ragazza su un altro compagno/a sono reiterate possono causare disturbi vistosi nel processo maturativo. A differenza del bullo, il cyberbullo varca la soglia della casa del suo bersaglio, lo coglie nei momenti d’intimità e propaga a dismisura gli effetti dannosi tramite foto, video e informazioni della vittima dietro l’apparenza dell’anonimato. Varie sono le sanzioni civili o penali alle quali i genitori della vittima possono appellarsi o magari appellarsi alla stessa scuola dal momento che il fenomeno, per troppo tempo sottovalutato, presenta oggi dimensioni inquietanti soprattutto se si tratta di cyberbullismo, una realtà criminale che interessa ragazzi e ragazze, protagonisti o vittime, complici o semplici conniventi e spettatori di molestie, ricatti e atti persecutori d’ogni genere. Il disagio dei giovani chiama in causa la partecipazione attiva delle famiglie, della scuola e dei cittadini a fronte di questi comportamenti antisociali. Ma non si può negare che i comportamenti genitoriali sono sempre il principale modello di riferimento per i figli che vivono in un clima fa-
miliare carente, perché o troppo permissivo e tollerante o perché troppo coercitivo. Basta leggere la cronaca di tutti i giorni per capire l’urgenza di trovare nuovi metodi educativi di prevenzione per i giovani adatti ai tempi di oggi. Gran parte della responsabilità è, comunque, della nostra società nella quale sono dominanti le tendenze dell’effimero, la perdita di riferimenti di valori condivisi, la mercificazione dell’esistenza. La società può essere migliorata solo educando meglio i giovani, i cittadini di domani; bisogna prevenire migliorando le nuove generazioni nella scuola dell’obbligo, in famiglia, nell’età evolutiva. E’ stata per ora approvata dalla Camera solo una proposta di legge che prevede un complesso di misure in 6 punti ed attuata l’istituzione di un tavolo tecnico per monitoraggio e piano d’azione relativo al fenomeno. Tali misure sono sufficienti a dissuadere i giovani da azioni di bullismo, fenomeno per troppo tempo sottovalutato, che attualmente sta prendendo di mira anche i docenti. Bisogna soprattutto far capire al bullo e alla sua famiglia di non approvare certi comportamenti, bisogna interagire con il territorio e con le istituzioni per promuovere la crescita culturale, il bene civico, il senso di appartenenza alla comunità, per porre l’accento sul significato e sulle ripercussioni negative a cui va incontro la vittima dei soprusi, cercando di dare sempre delle possibili soluzioni atte a migliorare i rapporti interpersonali unitamente agli approcci comportamentali, senza trascurare le problematiche che inducono un ragazzo a comportarsi da bullo.
Le notizie della scuola Infanzia, primaria e socondaria ci provengono dalla segreteria ed in particolare da Serafina Malanga che, con molta pazienza e zelo sceglie foto e momenti che la scuola di Caposele vive nell'anno in corso VISITA PASTORALE DELL’ARCIVESCOVO Don Pasquale Cascio 31 GENNAIO 2018 SCUOLA DELL’INFANZIA, PRIMARIA E SECONDARIA DI I GRADO CAPOSELE 8 FEBBRAIO 2018 SCUOLA DELL’INFANZIA DI MATERDOMINI
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Attualità
IL CALENDARIO
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er quelle regioni della terra che hanno la fortuna di avere la scansione dell’anno solare nelle quattro stagioni, che noi ben conosciamo, un calendario illustrato, se ad esse ispirato, riserva delle immagini, che, anche se prevedibili, ci emozionano: il tempo che passa verso un eterno ritorno, la nostalgia e la malia della bellezza di questo pianeta, in cui abbiamo la fortuna di vivere. Questa fortuna, purtroppo, non è per tutti e non certo per colpa del pianeta, e di chi l’ha creato, o del come abbia raggiunto l’assetto attuale. Mi riferisco a quei dannati della terra, e sono molti per non dire interi continenti, che, sconvolti nel loro equilibrio esistenziale dall’arrivo di altri esseri umani, molto diversi da loro, quasi appartenenti ad un’altra specie, magari divina, si sono ritrovati incatenati prima o privi di quel ciclo di sostentamento, che si era assestato nel tempo, poi, così da trovarsi in una situazione di “libera” disperazione. Adesso costoro, fuggiaschi, partono pur sapendo di rischiare la vita e di esporsi a possibili violenze. Io mi auguro che ci sia una capacità di accoglierli e soprattutto di inserirli nel nostro sistema produttivo e di vita: non è facile, ma non impossibile. Mi auguro che anche loro possano godere della bellezza delle stagioni, di cui parlavo all’inizio, per poter lenire il dolore della perdita dei propri luoghi, dei propri famigliari, della propria cultura. La crisi demografica dei paesi occidentali, e dell’Italia in particolare, seconda solo al Giappone, ci indica nell’accoglienza e nell’integrazione l’unica, oggi, possibile alternativa all’implosione del sistema: nel 2025 si prevede che la popolazione in età non lavorativa sarà superiore a quella in età lavorativa. Le quattro stagioni, la cui nostalgia ben conoscono gli emigrati italiani in terre dove queste non ci sono o sono appena accennate o ridotte, per esempio a due, hanno sempre ispirato gli artisti di tutte le arti. Il primo riferimento che ci viene in mente, anche il più diffuso, sono le “Quattro Stagioni” di Antonio Vivaldi. Ma nella letteratura e nel cinema giapponesi ritroviamo lo stesso titolo, così come nel bel libro di Mario Rigoni Stern; e poi quanto sono presenti nella pittura di Van Gogh? Più vicino a noi nel tempo e nello spazio mi sovviene il delizioso pamphlet di Raffaele La Capria dal
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IL VENTAGLIO: UN TOCCO LIEVE E INTRAMONTABILE DI FEMMINILITA’
di Ernesto Caprio titolo “I mesi dell’anno”. Ed ai mesi dell’anno mi voglio riferire per raccontarvi l’esperienza esaltante che vivo quest’anno ad ogni ingresso di un nuovo mese ed aggiorno la pagina di un calendario che trovo stupendo. Mi riferisco al calendario pubblicato da “Un albero per tutti”, Caposele. Mi ha fatto vivere e mi fa vivere una permanenza, anche se lontana, a Caposele nello svolgersi delle stagioni e nelle mutazioni del paesaggio legate alle variazioni climatiche: la neve che rende preziose le “cantine”, o orna tutta la valle; le sfumature di colore che, più di ogni altra cosa, ti immergono nei luoghi, negli odori, in quell’aria che ti avvolge quando sei lì. E poi la trasformazione della natura, l’eterno ritorno della primavera, atteso e benedetto.
di Luisida Caprio
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ttraverso Piazza di Spagna, sempre bella e come di consueto affollata da tanta gente, ma per fortuna isola pedonale, così posso, con relativa calma, guardare sia le vetrine che i passanti. E’ un vivace, colorato palcoscenico, un interessante osservatorio. Tutto sommato, penso, le varie scene si ripetono quotidianamente: molti turisti di varia provenienza, insistenti ambulanti, selfie ovunque e per tutti. C’é chi cammina velocemente, chi passeggia, chi é seduto ad ammirare le artistiche bellezze circostanti. Questa volta, però, sono attratta da un gruppo di giovani seduti sulla famosa scalinata di Trinità de’Monti, in vacanza, allegri, vocianti, accaldati. Una ragazza, indiscutibilmente “post millenial”, estrae dallo zaino un oggetto inaspettato in quel contesto: un ventaglio, rosso lacca, di bella fattura. Lo apre e incomincia ad usarlo con un gesto aggraziato, sollevando con il suo soffio ritemprante i capelli e celando con una certa civetteria il viso allo sguardo incuriosito dei compagni. Un accessorio di antico fascino in mano ad una fanciulla in canotta, shorts e sneakers ai piedi! Quest’immagine “retrò-contemporanea” mi piace moltissimo e fa volare la mia fantasia. Donna e ventaglio: un connubio intrigante e seducente, un tocco lieve di femminilità. Amo questo ornamento, per fortuna mai tramontato,anche se un po’ dimenticato, non tanto per la sua innegabile utilità nell’alleviare il caldo, quanto per la sua storia, le sue allusioni, i piccoli misteri e le sottili impertinenze, la sua caratteristica di essere “donante“ comunque e sempre. Il ventaglio ha vissuto secoli di vera gloria, importante e versatile complemento dell’abbigliamento femminile, ma anche, seppure in tono minore, di quello maschile. Grandi dame e regine, immortalate in famosi ritratti, lo esibiscono, finemente decorato, tra panneggi e merletti,simbolo di seduzione e anche di potere. Non dimenticando il fascino esotico di ventagli di antica provenienza: l’estremo Oriente, le ritmate evoluzioni di quelli andalusi, evocatori di sensuali Flamenchi, quelli maliziosi
ornati di morbide piume brinate degli esuberanti anni Venti. Protagonista intrigante di divertenti commedie goldoniane, elemento coreografico di virtuosi balletti classici, il ventaglio ha sempre racchiuso nella sua essenza un ruolo di grande complicità con la donna. Un tempo anche veicolo di comunicazione, con un suo linguaggio codificato dettato da movimenti, posizioni, chiusure, aperture: eccellente testimone di messaggi segreti. Al di là di questo “compito” ormai obsoleto e attestato il suo valido contributo nell’addolcire i momenti caldi, rimangono evidenti ed attuali la femminile gestualità ad esso legata e quell’aura romantica che riconduce nostalgicamente ad altri tempi. Sono ancora immersa nelle mie fantastiche riflessioni, quando il gruppo si alza e riprende il cammino. Chissà se la fanciulla “dal ventaglio rosso” é consapevole di aver acquisito crediti a favore della sua immagine di giovane donna? Certo è che, ora, quel piccolo, fragile oggetto, artefice di tanto interesse è tra le mani di un’altra ragazza della gaia comitiva che sta compiendo lo stesso rituale in un gioco senza tempo di grazia muliebre. Che sia una sorta di auspicabile “passaparola”?
Associazioni
CRONACA DI UN ADDIO E SINTESI DI UN MANDATO. di Antimo Pirozzi
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omenica 20 aprile nella sede del Comune il Sindaco uscente dott. Pasquale Farina ha tenuto un incontro formale con vecchi amici e simpatizzanti della lista “Caposele nel cuore” oltre che con i consiglieri di maggioranza. Alla riunione hanno partecipato circa 70 persone. Dopo il ringraziamento di rito esteso a tutti i presenti, introduce il suo intervento motivandolo come saluto di commiato a termine del suo mandato non più rinnovabile. Avverte innanzitutto il dovere di ringraziare presenti e assenti per il sostegno ricevuto e per l’entusiasmo con cui gli stessi lo hanno sostenuto nel corso delle due vittoriose campagne elettorali. Ritiene doveroso a questo punto fare un resoconto delle cose fatte e. anche di quelle non potute realizzare anche per avversità non solo esterne ma anche interne alla stessa maggioranza. E di tanto, ne ha sofferto l’intera maggioranza. Ciononostante sono state realizzate molte cose buone anche grazie alla collaborazione di volontari, associazioni e altri sodalizi. Non ha mancato, tra l’altro, di esternare l’apprezzamento nei confronti del consigliere arch. Salvatore Conforti che con le sue iniziative a favore del turismo, (vedi macchine di Leonardo ed altro), ha posto in essere un notevole flusso turistico di giovani e cittadini dalle varie località d’Italia. A questo punto Eliseo Damiano ha rivendicato la paternità di quest’ultima iniziativa intrapresa dallo stesso con i “Cavalieri di Malta”. Il Sindaco ha smorzato immediatamente questo accenno di polemica riportando il discorso sulle cose fatte. Ha ripreso quindi ad elencare gli interventi più importanti: 1)I benefici apportati dalla “Pavoncelli bis” (circa 55 maestranze locali venivano impiegate per alcuni periodi). A seguito dei lavori della galleria il territorio di Caposele ha beneficiato di una buona risorsa economica oltre che un benessere per le varie attività commerciali. Non si è potuto ottenere di più perché prevalgono, purtroppo , i vincoli legislativi e burocratici che tengono prigioniero qualsiasi amministratore. 2) I buoni rapporti con l’Acquedotto Pugliese e quindi, tra l’altro la realizzazione di una Centrale idro-elettrica con i conseguenti vantaggi economici a favore del comune di Caposele. Tale importante opera stava per essere eliminata per mancanza dei fondi necessari. Ma l’intervento energico del Sindaco,
che arrivava a minacciare la possibilità di fermare l’iter dei lavori della Pavoncelli bis, rimetteva le cose al giusto punto di partenza e quindi alla certezza circa la realizzazione della centrale. Pe circa due ore Il sindaco ha proceduto nell’ elencazione “ a braccio” delle tante opere realizzate e dei tanti progetti non portati a compimento in conseguenza di tanti ostacoli opposti dalla minoranza e da parte della maggioranza. Ha parlato di circa 53 denunzie e di due procedimenti penali entrambi risolti perché il “fatto non sussiste”. Non sono mancati attacchi alla sua professione di medico-chrurgo. Il tutto ha procurato uno sconvolgimento oltre che alla sua famiglia, all’intera comunità. In conclusione del suo lungo e dettagliato discorso ha dichiarato di avere amministrato con umiltà e rettitudine, scevro di ogni abuso personale. Un ringraziamento a tutti i presenti ed a quelli non presenti che gli hanno dato fiducia. Infine un augurio a tutti coloro che prossimamente assumeranno l’impegno politico-amministrativo per Caposele. Buon lavori e tanta serenità.
Il Sindaco Pasquale Farina firma la convenzione con l’Acquedotto Pugliese
Un Farmaco Naturale: il Peperoncino
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l peperoncino è uno degli ingredienti fondamentali della dieta mediterranea e serve per insaporire i cibi e renderli più' grati al palato; ma l'azione di tale alimento non si esplica solo sul gusto, ma .attraverso vie metaboliche ancora in parte sconosciute,.anche su vari distretti dell'organismo, recando benefici incontrovertibili e duraturi. Il principio attivo di questo alimento è la capsaicina, un alcaloide presente in natura insieme con quattro elementi di natura molto simili detti capsacinoidi. La piccantezza del peperoncino si misura con una scala e varia nei diversi esemplari; peperoncino dal punto di vista nutrizionale contiene vitamine liposolubili come vit.a. beta carotene.e vit. e e idrosolubili come la vitamina c ad azione antiossidante, ed inoltre sali minerali come calcio. magnesio, selenio, fosforo e ferro e steroli vegetali introducibiIi solo con la dieta. Gli steroli vegetali
sono capaci di abbassare i livelli di colesterolo; le azioni terapeutiche e cliniche si estrinsecano soprattutto sulle mucose dell'organismo per cui il peperoncino e' da considerare un analgesico naturale; previene e cura tosse e raffraddore, stimola il metabolismo e facilita la digestione (utile il suo impiego nella gastrite atrofica),migliora l'umore e il livello di attenzione, stimola la produzione di collagene e rende la pelle piu' elastica; e' un afrodisiaco naturale (i nostri progenitori mettevano al mondo molti figli).ma l'azione benefica della capsaicina si manifesta soprattutto sull'abbassamento della pressione, dilatando e rendendo i vasi sanguigni più' elastici: infatti uno studio prospettico di un ricercatore cinese Zhing Zhu della università militare di Chong Ging ha postulato che la capsaicina si lega a particolari recettori chiamati Trpv ,che contribuiscono ad aumentare la produzione di ossido nitrico, un vasodilatatore naturale. Al-
a cura del dott. Salvatore Russomanno
lora.sulla scorta di tale ragionamento, dovremmo condire le matasse o i fusilli o le" patane sfruculate",cibi cult della nostra tradizione culinaria con quintali di peperoncino.? Beh siffatto principio non e' sempre vero.perche' in alcune malattie gastrointestinali tale alimento risulta dannoso e controindicato. Da ciò' deriva che tutti gli alimenti vanno consumati con parsimonia e moderazione al fine di augurarci una vita lunga e salutare.
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Voci dall'estero
ITALIANI EMIGRATI IN AUSTRALIA
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FOTO DEI RICORDI
ale ad oltre 100 miliardi il valore del bugiardo: FATTO IN ITALIA agroalimentare prodotto e venduto all’estero, con un aumento impressivo del 70% nel corso dell’ultimo decennio. Ció per effetto della pirateria internazionale che usa impropriamente parole, colori, localitá, immagini, denominazioni e ricette, che si richiamano a l’Italia, per alimenti taroccati, che non hanno nulla a che fare, con il sistema produttivo genuino nazionale italiano. A fare esplodere il ‘ PRODOTTO IN ITALIA ‘ ( Made in Itlay ), in realtá fatto a l’estero; ha concorso, paradossalmente, la fama goduta dai prodotti Italiani, esportati nel mondo; purtroppo non perfettamente conosciuti dai consumatori, molti dei quali Italiani ressidenti a l’estero da decina di anni e spesso questi prodotti
taroccati vengono venduti a costi sensibilmente bassi e vengono comprati anche da molti italiani, che, conoscevano poco o niente dei prodotti fatti in altre localitá italiane lontane dal proprio paese natío. Faccio un sempio. Negli anni sessanta una ragazza ventenne di Caposele innamorata di un amico, mio coetaneo trasferitosi temporaneamente in Bari. Questa ragazza mi domandó: “ In che posto dell’inghilterra si trova Bari? “ Il titolo di studio di questa ragazza era la TERZA ELEMNTARE. Negli anni Sessanta quanti Italiani con questo titolo di studio emigrarono, diciamo, in America del Nord e in Australia? Certamente tanti! Quanti di questi nostri cari emigranti italiani conoscono bene i prodotti ‘ Fatti in Italia: ( Made in Italy )? ‘. Se l’Italia vuole risolvere vantaggiosamente questo oneroso problema,
Cap. XIV.
tutta la merce esportata deve avere un suo Passaporto italiano con un numero d’identitá di manifatturazione, riportato su ogni confezione, posta in vendita sia in Italia che a l’estero. E creare presso le Ambasciate a l’Estero un Ente italiano di Controllo Commerciale e un metodo Informativo per la facile identificazione delle Merci, fatte in Italia e messe in vendita presso i negozi esteri, gestiti da italiani e/o stranieri. Pubblicizzare ció su i giornali comunitari italiani a l’estero. L’Italia dovrebbe creare a l’Estero Comitati di Corrispondenti Consolari volontari per investicare su merci straniere, sospette di taroccamento con nomi italiani mal tradotti nella lingua locale. Impiatare a l’Estero e pubblicizzare a l’Estero onesti negozi italiani che vendono prodotti italiani e stranieri genuini.
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Puppinella la Furnara
Una foto del 1976: Per ricordaare la venuta a Caposele di Sante Marsili, Medagli d’Argento alle Olimpiadi di Montreal. In prima fila: Achille Pizza, Angelo Sturchio, Idio Vetromile, Giovanni Caprio, Franco Cozzarelli e Francesco Caprio. In seconda fila: Lorenzo Caprio, Vincenzo Baldi, Gerardo Del Guercio, Fiorenzo Conforti, Nicola Conforti, Fernando Cozzarelli, Amerigo Del Tufo, Sante Marsili e Salvatore Caprio e Ciccio Rosania. In terza fila: Francesco Di Vincenzo, Emidio Alagia, Amedeo Pariante e Aristide Caprio.
Pasquale Cifrodelli con le cugine
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di Giuseppe Ceres
Entrambi brigadieri dei carabinieri ed entrambi sono stati amministratori del Comune di Caposele: Il brig. Giovanni Fabio nel 1979 con il Sindaco della “Sveglia” Antonio Corona, ha ricoperto il ruolo di Assessore . Il brig. Antimo Pirozzi nel 1993 ha ricoperto il ruolo di Assessore Anziano ai Lavori Pubblici ed al Personale con il Sindaco della “Stretta di Mano” Agostino Montanari –
Politica
Affettuosi e nostalgici RICORDI del mio PAESE.
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ulla è più pungente di che, nel soffrimento, ricordare un tempo di felicità.”
Invecchiare è meraviglioso.Tu elimini preconcetti che non servono a niente, vanità e abitudini meschine. Lasci di fare domande senza senso. Ti rendi conto che hai più coraggio, da commettere qualche espressione un pó inconveniente. Chi invecchia lascia di essere un mortale comune, perde la timidezza, poco s’immerge in pensamenti negativi, come cosa penseranno di me? Che pensino quel che a loro gli fa comodo. Non fare lo scontroso, non schivarsi di alcuni doveri inevitabili, ti libertano da complicazioni, perchè col passar del tempo questi obblighi si addensano, danneggiando la tua serenità. È giusto riservare momenti di privacità, intraprendersi in una attività che benefichi qualcun necessitato, senza pregiudicare chicchessia. Dare un punto finale in quello che avrebbe potuto essere meglio, ma ripetere il passato è la peggiore attitudine. Il futuro è aperto ed hai la possibilità di adornarlo con la tua saggezza. Faccia cessioni a persone che sono di tua confidenza. Il valore di queste riferenze serviranno ad aiutarti magnificamente a vivere una vita serena. Quando lasci la tua Patria, la famiglia e in speciale la Mamma, ti senti perduto, ma la mancanza di tutto ciò ti dà una forza per lottare e chissà, ritornare. È triste visitare un punto e ricordare c’era una volta, quì. L’assenza di quel che ti è più caro diventa nostalgia. Non è vero che noialtri che viviamo all’estero non amiamo il nostro Paese, anzi... L’anzianità, sapendola affrontare, è una strada poco fiorita sì, ma è gradevole, meravigliosa. Chi sente questa emozione ha vissuto un passato, ha provato momenti allegri. Un vecchio proverbio, dice: “La gioventù è un controsenso; la maturità, una lotta e la vecchiaia è una nostalgia. È la vita!” La nostalgia è frutto dell’amore e delle assenze. L’anima è un soffio, la vita è una nostalgia. Nella gioventù cerchiamo compagnie, perchè in questa età vogliamo conoscere tante persone. Poi, noi, italiani, siamo troppo sentimentali, attaccati alla terra natia, alla famiglia, agli amici. Si soffre perchè siamo nostalgici. È stupendo quando si ha un cuore giovane, in un fisico che più non lo è. Non c’è bisogno di complicarsi per un motivo insignificante, dar retta a inutili pettegolezzi, però non è gradevole non poter far
Umberto Gerardo Malanga ugmmaterdomini@bol.com.br
parte a tutte le attività, dovuto alla tua età, ma è conveniente una sintonia con la gioventù, accettare alcune divergenze, perchè sono loro che indicano questa necessità di accompagnare l’evoluzione del tempo. Non sempre una buona orientazione ti arriva in un modo soave e simpatica. Devi riflettere, accettare per non reagire negativamente. Il miglior modo è concederti il diritto di ottenere un piacere, seppur minimo. Sempre ha una maniera intelligente per mettere in pratica quel che un tempo passato fu corretto, ma per l’attualità, sono ultrapassate e allora, compartecipi con “il logorio della vita moderna!” Io, nostalgico della mia terra e dei miei antenati, sempre ritorno. OIspite di mia sorella, Concetta, al nobile Colle, gli chiedo quelle storielle che lei ne sa tante, è una vera enciclopedia, una quasi centenaria, di lucidezza inverosimile! Allora, lei, sorseggiando un bicchiere d’acqua, inizia nel balsamico dialetto locale, raccontandoci una storiella di “La Staccuccia”. Per chi non lo sa spiega che è una cavallina giovane. Quindi, negli anni cinquanta del mille e ottocento, prima dell’unità d’Italia, una famiglia benestante di agricoltori, padroni d’un podere nella contrada San Vito, rispettosi confinanti della proprietà di un abbastato di Caposele, svolgevano le loro attivitá usualmente. Un giorno caldo del mese di luglio, quando la messe è dorata, pronta per la mietitura, la Staccuccia trotterellava accanto alla sua genitora, ch’era attaccata ad una fune e pascolava in una saura nei
limiti del loro fondo. La poverina, punta da una mosca cavallina, si spaventa e si sbanda tra il frumento del suddetto e fa una discreta confusione, calpestando alcuni metri quadri di cappella (grano duro) pronta per la mietitura. Il galantuomo di Caposele, appartenente al “gruppo” del padre Fuco, prelato a Materdomini, ne fece relatto a costui, mettendo a mostra la ridicola strage che l’ingenua equina aveva causato. L’ecclesiastico stava sempre nei paraggi, montato su un cavallo di colore ambar, perlustrando i poderi del conglomerato monastico. Questi chiamò i confinanti per una riunione e deliberare il prezzo a pagare alla sua signoria, per il danno ricevuto. Il poderoso Fusco, un furbacchione di zimarra, il confessore della Regina di Napoli, colui che, con estrema arroganza, usò il mio bisnonno, Giuseppe Malanga, per consegnare ad un misterioso abate, a Nusco, due barili di olio de 75 litri. Più tardi si seppe che i barili erano pieni di monete d’oro! Quindi, il saggio stabilì, per risarcimento, che codesti dovevano pagare cinque tommole di grano all’anno, senza data di scadenza, che rappresentavano 125 kili, al nibiluomo del paese, consegnati in sua residenza. Concetta fa una breve pausa per un bicchiere d’acqua, dovuto al caldo fuorimisura, poi continua: Tardivamente, lo scontroso, partì per il cam posanto e a ricevere il grano era la nobile vedova nera più esigente del defunto, la quale, di
continuo, reclamava ai contadini:
“Ru granu l’avita cern’ buonu, p-cchè è chinu r’ vezz’” Il tempo passa, l’era borbonica fa anni ch’è scomparsa. Garibaldi son settant’anni che ha compiuto la sua nefasta impresa, siamo nell’era fascista e costoro ancora consegnano il frumento alla famiglia di quel (ig)nobile! Finalmente, uno degli eredi della terza generazione dei agricoltori, diffidò e procurò un avvocato per elucidare l’imbroglio. Questi chiese se avevano documenti che comprovassero tale obbligo. Nulla esisteva, allora il suddetto consigliò loro di non consegnare più il grano. La nobile vedova, all’alba dei quasi venti lustri d’età, furiosa, risolve scalare la ascesa scalinata, per approdare all’ufficio d’un emerito togato locale e fare la querela ai inadempienti. L’emerito gli chiede se tale dii ritto è perfettamente legale, che trattative erano documentate e l’avverte, che se per caso è il contrario, gli eredi della famiglia potevano denunziarla e esigere di ritorno tutto quello chi gli era stato consegnato, fino ai giorni attuali, e ancora le spiegava, convincente: “Ti rendi conto quante tommole di grano dovresti restituire? Sono più di settant’anni, gli interessi e poi i miei onorari: te venn’ ch’ tieni e ch’ nun tieni!” La non più allegre vedova, accompagnata da una nipote ben cicciona, dopo aver ascoltato ciò, le due, in fretta, scendono la ripida scalinata e s’inoltrano nei vicoli di via Giovanni Bovio, senza dare un retro sguardo! Una storia triste, veridica, mostrando come allora trattavano il prossimo i nobili signori del Paese!
Buon FERRAGOSTO!
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ITALIA 1861, L’ALBA DI UN NUOVO STATO La difficile integrazione tra Nord e Sud Introduzione Noi siamo ciò che ricordiamo di essere stati. La memoria storica è memoria vivente: è uno scrigno contenente gli avvenimenti della vicenda umana. Il presente affonda le sue radici nel passato e dimenticare il passato è vivere una vita priva di riferimenti. Scopo di questo libro è offrire uno spaccato di vita quotidiana che scaturisce dall'esperienza e dall'osservazione del nostro territorio. È qui che hanno viaggiato di bocca in bocca e di generazioni in generazioni, i modi di dire che sono stati raccolti in questo libro. Metterli su carta vuol dire fissarli nella memoria di una comunità in modo che le voci del passato possono essere ancora ascoltate nel presente e nel futuro di coloro che abitano questa terra Presentazione
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i recente, suppergiù a partire dagli inizi del nuovo secolo, sulla scorta di interpretazioni revisionistiche del processo di formazione dello Stato unitario da parte di una ristretta cerchia di storici accademici, che pur dissentendo dal come il medesimo si venne a costituire, non hanno mai messo in dubbio la soluzione unitaria, è fiorita una diffusa pubblicistica antiunitaria di giornalisti e storici estemporanei, che hanno proposto una lettura dell’unificazione nazionale dissacratoria, priva delle più elementari conoscenze del lungo ed articolato dibattito svolto sui temi risorgimentali da grandi storici: Croce, Salvemini, Omodeo, Candeloro e tanti altri che un cultore di storia, che tale ama definirsi, non può né sottovalutare né ignorare. Una vulgata pervasa, in particolare negli autori meridionali, da nostalgismo per il Regno delle Due Sicilie, ossia per un regno felice di sviluppo e benessere, che in realtà non è mai esistito. È pur vero che la storia non si scrive una volta per sempre, in quanto il suo studio è oggetto sempre della ricerca di nuove testimonianze, che possono rafforzare tesi espresse in precedenza oppure, come talvolta capita, di rimettere in discussione ciò che prima sembrava acquisito in via definitiva, ma, in ogni caso, l’analisi storica mai e poi mai può essere viziata da stati d’animo emotivi e passionali. Se tanto è vero per i nostalgici neoborbonici, altrettanto lo è per leghisti, autonomisti e indipendentisti delle regioni dell’Italia del Nord, i quali dimenticano o ignorano che il divario, esistente già prima dell’unificazione a favore degli Stati preunitari del Centro-Nord, subì un incremento già all’indomani della proclamazione del nuovo Stato. Con l’unificazione del debito pub-
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blico vi fu, infatti, un trasferimento di risorse dal Sud al Nord, ossia dalle parti meno ricche e meno indebitate della penisola verso quelle più ricche e più indebitate. La stesa cosa successe, in seguito, con la grande emigrazione, quando le rimesse degli emigranti meridionali presero, tramite le banche, la via del Nord per finanziare iniziative di investimenti produttivi. Lo stesso avvenne con le politiche protezioniste degli anni Ottanta dell’Ottocento, che favorirono le industrie del Nord e incisero in maniera negativa sulla già mortificata agricoltura meridionale. Certo, successivamente, molte delle risorse destinate allo sviluppo delle regioni meridionali non hanno sortito l’effetto sperato, per cause spesso addebitabili ai meridionali stessi e alle loro classi dirigenti, ma anche in questi casi ad avvantaggiarsi dei sussidi statali spesso sono state le imprese del Nord. Tuttavia, al di là delle mode revisionistiche degli uni come degli altri, è giunto orami il tempo di interrogarsi su come effettivamente siano andate le cose, ossia su come sia stata articolata la costruzione politica, amministrativa e giuridica dello Stato unitario, quando il 78% della popolazione non sapeva né leggere né scrivere, quando poche centinaia di migliaia di cittadini eleggevano un Parlamento per la quasi totalità composto di aristocratici e borghesi possidenti terrieri, i cui interessi collidevano drammaticamente con quelli della gente comune sia del Sud sia del Nord, ma soprattutto del Sud. Ma fu il Sud e non il Nord a lasciarsi rappresentare da una classe parlamentare, che, ad eccezione di alcuni personaggi di eccelso valore, quali: Francesco De Sanctis; Antonio Scialoja; Pasquale Stanislao Mancini; Silvio Spaventa; Francesco Crispi; Ruggiero Bonghi; Emerico Amari; Francesco Ferrara e non molti altri,
“Caposele 1981, l’alba di un nuovo stato”. E’ l’ultimo libro di Michele Ceres che sarà presentato nella Sala Polifunzionale il prossimo autunno. Ne riportiamo in anteprima la copertina, l’introduzione e la presentazione.
fu una semplice e pura espressione del notabilato locale, costituito di proprietari terrieri, signori della rendita e sensali di voti, interessati soltanto a conservare il loro potere e totalmente estranei alle esigenze di vita dei loro concittadini. Ecco perché, anche a costo di sconfessare miti e credenze della storiografia libresca postrisorgimentale, occorre guardare al passato con onestà intellettuale e senza farneticanti pregiudizi. Diversamente fatti e fenomeni della nostra storia sfuggirebbero al criterio dell’obiettività e rischierebbero l’esaltazione acritica e la mistificazione. Questo libro costituisce il quarto volume di una tetralogia: Il Sud, un problema aperto; Il re è morto, viva il re – il Sud dai Borbone ai Savoia -; La notte del Risorgimento – cause e sviluppo del Brigantaggio postunitario. Mentre i contenuti dei primi tre ineriscono alle condizioni del Sud prima dell’Unità, agli anni difficili e turbolenti del grande brigantaggio e alla nascita e sviluppo della questione meridionale, con quest’ultimo volume abbiamo inteso concludere il ciclo con uno studio il più possibile obiettivo e scevro di pregiudizi sulla formazione del nuovo Stato e sui suoi primi difficili e incerti passi. Il percorso dei contenuti si snoda dal confronto delle condizioni economiche e sociali tra il Regno delle Due Sicilie con quelle degli altri Stati preunitari per approdare al come e al perché lo Stato unitario venne a formarsi proprio nei modi e nelle forme in cui si venne a costituire e alle reazioni che ne seguirono, tra cui, la più importante, quella violenta del grande Brigantaggio. In particolare il paragrafo l’economia meridionale prima dell’unità e il capitolo relativo al brigantaggio sono, in parte, rielaborazioni sintetiche degli stessi argomenti trattati in altri volumi della tetralogia.
Abbiamo cercato di condurre la nostra analisi basandola essenzialmente sulla comparazione delle tesi di supporto all’una o all’altra parte, ossia a quella dei nostalgici del Regno del Sud o a quella degli autonomisti, federalisti o indipendentisti del Nord, sfrondando le une e le altre dei giudizi arbitrari non suffragati da testimonianze concrete e costruiti sulla fantasia e sull’emotività. Il risultato forse non potrà piacere a tutti, ma a costoro ricordiamo che la storia, ancorché scritta dai vincitori o dai vinti, dovrebbe contemperare e non obliare le ragioni dell’altra parte. L’equilibrio non è un principio soltanto della fisica, ma una categoria che comprende anche l’analisi storica, in quanto questa, già di per sé, richiede ponderazione e oggettività. Una seria analisi storica non può e non deve porsi al servizio di scelte ideologiche, non può e non deve rinfocolare antipatie e alimentare nostalgie. Deve, piuttosto, agevolare, attraverso lo studio del passato, la comprensione e la consapevolezza dei problemi del presente. Un paragrafo a sé è costituito dal banditismo sardo che, pur non direttamente connesso alle vicende risorgimentali, trasse alimento, agli esordi dello Stato italiano, dai provvedimenti di legge di modernizzazione dell’agricoltura, grazie ai quali in Sardegna una nuova e rapace borghesia si appropriò di terre e pascoli.
Scuola di Gerardo Vespucci
Metti il prof. Gianfranco Pasquino a parlare di Costituzione agli alunni dell’Istituto Comprensivo De Sanctis di Caposele
C
ome già accade dal 2007, anche nell’anno scolastico appena trascorso l’IC Francesco De Sanctis – che raccoglie gli allievi di Calabritto, Caposele e Senerchia – ha organizzato il suo principale evento pubblico, La giornata del libro. Grazie alla passione della prof.ssa Rosa Maria Ruglio, delle docenti di lettere della secondaria ed all’apporto determinante dell’Associazione Sorgenti di Sapere, nei giorni 20 e 21 aprile si è svolta l’VIII Giornata del libro, che ha visto la presentazione del libro La Costituzione in trenta lezioni di Gianfranco Pasquino. Per tutti i presenti la giornata è stata davvero un’occasione unica per potere ascoltare una lezione magistrale sulla Costituzione, sul clima che la produsse, intorno ai suoi grandi meriti ed anche ai suoi limiti, come l’attualità si incarica di ricordarci ogni giorno. Parlare di quella giornata per me, in fondo, è anche banale: un successo di forma e di contenuto mai visto; un uditorio attento; un pubblico visibilmente soddisfatto ed il professore Pasquino piacevolmente disponibile a spiegare e a raccontare tutto ciò che è utile per comprendere la nostra Carta Fondamentale. Durante l'incontro, la Casa Editrice Delta3 di Grottaminarda aveva organizzato un ricco stand sia con i propri libri, che con quelli di Pasquino e non solo il testo sulla Costituzione. Agli allievi del nostro Istituto, che erano stati preparati per l’evento dai docenti di lettere, si erano aggiunti quelli di alcune classi dell'Istituto Superiore F. De Sanctis di Caposele – che hanno rivolto significativi interrogativi - dell'Istituto Superiore A.M. Maffucci di Calitri, i cui allievi del biennio del liceo artistico hanno rappresentato con disegni i primi dodici articoli della Costituzione, i Principi Fondamentali. Preferisco, tuttavia, dare conto di ciò che ha accompagnato e seguito la realizzazione dell’incontro; della mia e nostra difficoltà iniziale a dialogare con il professore, fino a scoprirne la sua grande umanità, la sua profonda e lucida ironia, che ci hanno consentito di farlo diventare quasi intimo della nostra scuola. Ai primi di febbraio, con largo anticipo sui tempi, l’ing. Antonio Ruglio – Presidente dell’Associazione Sorgenti di Sapere - ci comunicava la disponibilità del prof. Gianfranco Pasquino a presenziare alla nostra iniziativa. Quella notizia mi lasciò incredulo e felice allo stesso tempo: il prof Gianfranco Pasquino, infatti, è tra gli intellettuali italiani di maggiore prestigio, considerato tra i più popolari politologi viventi. Come è scritto sul suo sito: Gianfranco Pasquino (1942), torinese, si é laureato in Scienza politica con Norberto Bobbio e specializzato in Politica Comparata con Giovanni Sartori. Professore di Scienza politica nell’Università di Bologna dal 1 novembre 1969 al 31 ottobre 2012, è stato nomi-
nato Emerito nel 2014. Ha insegnato anche cinque anni (1970-1975) alla Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” di Firenze, alla School of Advanced International Studies di Washington, D.C., alla Harvard Summer School, alla Universitá di California, Los Angeles. Attualmente insegna al Dickinson College, Bologna Program, ed é James Anderson Senior Adjunct Professor alla SAIS-Europe di Bologna. È stato Senatore della Sinistra Indipendente dal 1983 al 1992 e dei Progressisti dal 1994 al 1996, ha scritto alcuni interessanti disegni di legge: sull’indennità dei parlamentari, sul sistema elettorale a doppio turno, sull’abolizione dei Senatori a vita, su un periodo di raffreddamento fra la carica di giudice costituzionale e altre cariche pubbliche. E così, consapevole dell’importanza rappresentato dall’evento che stavamo organizzando, il 19 febbraio 2018 gli scrivevo: Chiarissimo prof Pasquino, sono il prof Gerardo Vespucci, Dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo Francesco De Sanctis di Caposele in provincia di Avellino: la scuola dove Lei sarà accolto il 21 aprile, per l’incontro con i nostri ragazzi. Allo stesso tempo, però, sono anche dirigente reggente dell’Istituto Superiore Angelo Maria Maffucci di Calitri, un Istituto – costituito da Liceo Scientifico, Liceo Artistico e Tecnico Economico, che ho diretto per dieci anni fino allo scorso anno scolastico allorquando la nostra Scuola ha perso l’autonomia legale, stante il numero degli alunni inferiore a quello previsto come valore minimo (400!): purtroppo, le nostre aree appenniniche stanno vivendo una gravissima fase di abbandono, di cui non si intravedono né la fine e né validi interventi controcorrente. Di Lei mi è noto il lavoro scientifico, che ho sempre seguito con attenzione e con vero piacere intellettuale, ma non mi è neppure estranea la Sua biografia di uomo politicamente impegnato e di senatore attento e partecipe: in qualche Festa dell’Unità nazionale ho avuto modo anche di partecipare ad incontri che la vedevano tra i relatori. Tutto questo per dire che sono davvero, e piacevolmente, sorpreso della Sua adesione alla nostra giornata del Libro, che l’Associazione Sorgenti di Sapere dell’ing.. Antonio Ruglio porta avanti da anni, insieme con l’Istituto De Sanctis di Caposele, in provincia di Avellino! Ovviamente, credo che la tematica più attinente allo spirito dei ragazzi di scuola media ( secondaria di primo grado) sia quella sulla Costituzione, di cui Lei ha tanto studiato, trattato e scritto. Per meglio utilizzare la Sua presenza, però, farò in modo che ci siano presenti anche allievi dei Licei, almeno una buona metà dei presenti, per cui toccherà a Lei il compito di miscelare i livelli della comunicazione, in grado di parlare alla mente
di ragazzi dai 12 ai 18 anni: penso, però, sia molto più gratificante parlare ad un insieme di giovani più articolato ed anche più equipaggiato per l’ascolto. Mi faccia sapere tutto quanto la nostra Scuola debba metterLe a disposizione, compreso un'eventuale spettanza economica per l’incontro. In attesa di ulteriori scambi epistolari, La saluto caramente e Le auguro ogni bene. Il 20 febbraio il prof Pasquino rispondeva: Il vostro invito mi ha molto lusingato. Parlo volentieri con i giovani e mi piace molto predicare la Costituzione (e il senso civico). Dobbiamo decidere il titolo e i miei impegni. Fatemi voi qualche proposta di titolo. Sono a vostra disposizione sabato mattina e sabato pomeriggio, eventualmente anche per qualcosa di pubblico. Quanto alla "spettanza economica", mi dica qual è la somma di cui disponete e vi farò sapere come utilizzarla. Cordiali saluti Qualche giorno dopo, il 26 febbraio, consapevole del tempo trascorso in silenzio, scrivevo: Egregio prof Pasquino, Lasciatomi alle spalle due impegni culturali ( la presentazione di un testo di filosofia politica: democrazia e religione, scritto da un mio docente del Liceo scientifico di Calitri, ed il Liber iurium di S.Andrea di Conza, curato da mio fratello) e ridotto dalla neve al riposo assoluto, vengo a noi parlar... Dopo la sua e-mail ho avuto modo di discutere con quelli dell’associazione i quali mi hanno ricordato che di solito l’impegno economico che ci si assumeva era contenuto nel viaggio, vitto, alloggio e l’organizzazione di uno stand dei libri dell’autore, a partire da quello oggetto dell’incontro. Io, a Calitri, ero solito dare un ristoro economico ai relatori – oltre vitto ed alloggio se necessario - tenuto conto che mettere su uno stand del libro non è sempre agevole. Ovviamente, poiché erano soldi della scuola, bisognava compilare una scheda giustificativa per i revisori dei conti: in pratica si contribuiva con il pagamento di tre ore di lezioni di un docente universi-
tario, con un impegno economico di 240 euro lordi. A questo punto si può decidere insieme. Con i responsabili dell’associazione , io ho ricordato che per fine anno la nostra scuola darà vita alla pubblicazione del giornalino scolastico Ecco IC ( col chiaro richiamo all’Eccoci di berlingueriana memoria!) ed in quell’occasione sarebbe opportuno pubblicare anche estratti dell’incontro, oppure realizzare un dvd con la registrazione dell’intero incontro, commissionando la registrazione ad un professionista. Diciamo, caro professore, che, più di questo, una scuola di provincia non può realizzare. Mi faccia sapere il suo punto di vista, così da sottoporlo anche alla DSGA ed agli amici della Sorgente di Sapere. Stia bene..e... Nello stesso giorno, 26 febbraio, il prof Pasquino scriveva: Il mio punto di vista, caro Gerardo Vespucci, è che, invece di "darmi" 240 euro lordi, ai quali rinuncio volentieri salvandovi da trafile burocratiche, dovreste allestire un piccolo stand con qualche copia dei miei libri (sicuri “sorgenti di sapere”). [magari contattando per tempo, cioè già da subito, gli uffici commerciali degli editori]: *Cittadini senza scettro. Le riforme sbagliate* (Egea-Unibocconi 2015) *La Costituzione in trenta lezioni *(UTET 2016) *L'Europa in trenta lezioni* (UTET 2017) *Deficit democratici* (Egea-Unibocconi 2018) *Dizionario di Politica* (De Agostini 2016) e comprarne quattro o cinque copie ciascuno per la/e biblioteche e, magari, per “premiare”", per esempio, i migliori allievi delle classi. Dopo questa iniziale corrispondenza, presi ciascuno dagli impegni, calò il silenzio, fin quando, il giorno 22 marzo scorso, il dott. Antonio Ruglio chiese al prof Pasquino se poteva
A cena con Pasquino .Organizzatori e professori in un momento di preparazione continua a pag. 34
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Atualità Segue da pag. 33
indicare le modalità del viaggio per venire il giorno 20 aprile. Il 23 marzo 2018 Pasquino rispondeva mi sembra un po' presto per i biglietti. Comunque, ecco il percorso ed i treni che preferisco e che temo sia senza alternative. Dalla parte vostra, tutto a posto? vi ricordo che, se fate una locandina, vorrei vederla prima che la stampiate. fin d'ora vi chiedo, se esistono, di comprarmi quattro cartoline illustrate di Caposele. Grazie. Cordiali saluti A questo punto accadde qualcosa di strano: i biglietti del treno prenotati non corrispondevano ai suoi desiderata ed ogni situazione sembrava un pretesto per non intenderci, al punto che stavo pensando di rinunciare all’evento così atteso. Per fortuna l’intelligenza del professore mi spiazzò e mi scrisse: Non facciamo un problema del mancato inserimento dei n. della mia Carta Freccia. Da Napoli a Salerno posso anche viaggiare in 2a classe. No problem. Ma, i biglietti me li ha spediti per raccomandata? Questo è l'importante. Per il resto, programma e locandina le decidete voi. Preferisco la seconda che mi
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pare più colorata e più scintillante. Potete anche separare le due iniziative, come preferite. Cordiali saluti GP [importantissimo e' trovare quattro/4 cartoline illustrate di Caposele se, come spero, esistono] Il giorno 20 aprile andai a prenderlo a Napoli, grazie al Comune di Caposele che mise a disposizione della scuola l’auto ed un accompagnatore, il mio ex alunno Niki Russomanno. Durante il viaggio fu un continuo parlare di storia politica italiana e delle trattative in corso per il nuovo governo: è stato il politologo più invitato dalle televisioni per discutere del nuovo governo! Giunti a Caposele Rosa Maria venne a salutarlo e fummo ospiti degli amici del 7 Bello, sponsor dell’iniziativa, con una cena offerta presso Lo Spigolo: si lasciò andare a considerazioni e a ricordi che solo i grandi sanno coniugare. Il giorno dopo, il grande incontro con gli alunni caratterizzato dalla suagrande simpatia e coronato da un successo spontaneo e sincero che i canti dei ragazzi accompagnarono con gioia. Al termine l’intero gruppo di lavoro si ritrovò dagli amici del 7Bello per un breve ma significativo pranzo, durante il quale il prof Pasquino mostrò tutta la sua soddisfazione. Al termine lo accompagnai – in un viaggio di milioni di parole - alla stazione di Salerno per il treno verso Bologna: diverse persone gli si avvicinarono per salutarlo ed incoraggiarlo nelle varie discussioni televisive. Il giorno dopo mi scrisse: Caro Preside Vespucci, nella concitazione della partenza ho dimenticato le quattro cartoline da imbucare nel vano di fianco al mio sedile in auto. Le chiederei di recuperarle e spedirle lei stesso. La sarò grato di un cenno di conferma. Spero di avere svolto il mio compito
con vostra soddisfazione e di avere risposto alle vostre (pure "eccessive") aspettative. Grazie dell'ospitalità e delle ... lunghe chiacchierate. Cordiali saluti Gli risposi: Carissimo Prof Pasquino, non c'è viaggio senza un abbandono: in questo caso, si è limitato alle cartoline! [scherzo!] Non si preoccupi: non le ho viste, ma domani provvedo, subito.. La giornata a scuola è stata perfetta, e penso lascerà un ricordo indelebile, perché, sebbene i tempi preferiscano le tenebre alla luce,Lei è riuscito ad incantare un uditorio variegato, composito e solitamente dis-tratto (che si lascia portare di qua e di là). Probabilmente inadeguato per l'occasione sono stato proprio io che ho approfittato della Sua pazienza per parlare a ruota libera: mi accade, di solito, quando incontro qualcuno che sento appartenere al mio vissuto; ed in tal caso non mi lascio sfuggire l'occasione: peccato che sia capitato anche con Lei. Anzi, mi sono accorto, con rimpianto, di non averLe chiesto il suo pensiero su Ingrao ed il Centro Riforme dello Stato. Sarà per la prossima volta. Se non fosse che posso immaginare qualche gesto scaramantico Le direi: alla prossima. Ha sentito che Renzi ha fatto il nome
di Gentiloni, come avevamo sostenuto entrambi? Un abbraccio e stia bene. La sua risposta finale, che riassume tutta la sua simpatia e la sua intelligenza politologica: Su Ingrao ho scritto una lunga recensione che comparirà nella rivista della Casa di Cultura di Milano, Via Borgogna 3. La allego. Ha fatto bene a ricordarmi Gentiloni. Infatti, gentile io, gentilissimi voi, professoresse soprattutto incluse. Cari saluti a tutti. Gianfranco Pasquino Gerardo Vespucci
I proverbi costituiscono un bene culturale legato alla storia
delle tradizioni popolari.
Nei proverbi tutti possono identificarsi, scoprendo qualcosa di sé e rivisitare così, i
di Cettin
propri pensieri e la propria
a Casale
esperienza di vita.
continuiamo insieme ad arricchire il nostro catalogo
DETTI Chi spenn’ pocu, spenn’ assai Ci piscia contro vientu, si’nfonn’
Il Vocabolario Paesano di Agnese Malanga
ABBABBìA' ABBRUCATU ACCHIANATA APPURA' BAUGLIO CACCIAFUMU CAUZARIEDDI CRIA CUMMIGLIATU CUNCALUTU CUNNUCI CUTULA'
IMBROGLIARE RAUCO SALITA SCORGERE CASSETTONE FUMAIOLO CALZINI NIENTE COPERTO MARCIO INGHIOTTIRE CULLARE
FARRICIEDDI GADD'NARU GASSELLA LEMM'TU M'BISU M'BRE'IA
GRANDINE POLLAIO LUME A PETROLIO MUCCHIO DI TERRENO IMPICCATO OMBRA
M'PANNATU M'PUSUMATU MUNTUA' MUSTAZZU NCUTUGNATU NDRUPP'CA' NF'RRIZZU PISTIATU RUV'TALI R'VROCCULA SBUTTULONU SCANZIA SCIAMPAGNONU S'C'NAIENZA SCUMMIGLIATU SFRAGNATU STRUIDDU TACCARAT' VRONZA VRUCCULARU
CIECO INAMIDATO NOMINARE BAFFO PICCHIATO INCIAMPARE ACQUAZZONE CALPESTATO APPETITO RIFIORISCE SPINTONE SCAFFALEVRONZA SPENSIERATO DI POCO VALORE SCOPERTO SDENDATO CHUAVE PER BOTTE MAZZATE BRACE GUANCIALEE
VUOZZU
BITORZOLO
Chi faci troppo lu saputiellu, faci la fin’ r’ Francischiellu Chi nun fatica, mangia, veve e alligirisce P’ ffà lu Papa, è sapè fà prima lu sacrastanu puru nu cauciu ‘nculu ti fa ffà nu passu ‘nn’nanzi Quannu unu chiange, ‘ngè semp n’atu ca rir’ Na bella iurnata r’ sole, t’allarga lu cor’ Quannu chiov’, lassa chiov’, statti indu e nun ti mov’
Chi ciucciu sii corca, ciucciu si àuza
Chi s’indrica troppu r’ lati, f’nisci curnutu e mazziatu
Chi è capituostu è fessa
Ra nu malu paatòru, angàppa tuttu queru ca puoi
Femm’n’ r’ ghiesia, riàvul’ in casa La mort’ r’ lu lupu è la salute r’ r’ pecur’
Và addù lu chianghier’, ca semb n’uossu lu truovi
Lu malu paator’ vai truvann’ scus’ Niente si po’ ffa’ senza niente Stancu struttu e culu ruttu CChiù ‘nge n’ mitti e cchiù ‘nge n’ truovi Chi nun pot’ avè la porpa, s’attacca a l’uossu
Eravamo 3 amici al bar: Vincenzo, Antonio e Giovanni
Li viecchi sò rus’caturi e rattusi Chi nun conta soldi, nun si ‘mbeca r’ man’ Chi ten’ la cuscienza a postu, po’ camm’nà a frond’ scuperta Chi vai a la messa ogni matina, adda tenè ‘mbiettu na spina Riss’ lu cafonu: na vota mi fai fesso
Due amici inseparabili: Pasqualino e Lorenzino
Mario Si sta Concetta Casale STATTI CITT U CA MO TU LU
CONDU
Faccia senza culoru, o fàuzu o trar’toru
Il Libro dei detti caposelesi "STATTI CITTU CA MO' TU LU CONDU" Chi pazzeia cu li ciucci, angappa è finalmente concluso, impaginato e pronto per gli ultimi ritocchi. sulu cauci Sarà pubblicato in allegato alla Sorgente n. 97 in uscita a L’acqua r’ giugnu ruina lu munnu dicembre prossimo. Si la funicella è corta, u ruociulu s’impandana Cani e cani s’addor’n’ ‘ngulu
Un grande sforzo di raccolta e amore per le proprie tra-
dizioni in una edizione speciale e di grande impatto emotivo.
Il libro è curato da Mario Sista e Cettina Casale. ... E naturalmente sotto il marchio de "La Sorgente"
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Racconti
CLEMENTINO ALLA RICERCA DELLA FELICITA'
E
' arrivata l'estate e finalmente Clementino può partire per le sue agognate vacanze in Irpinia. Non è riuscito a trovare un tour operator locale, per cui si è organizzato da solo. In treno fino a Napoli. Qui, a due passi dalla stazione, noleggia un'auto (una piccola utilitaria, maneggevole, con pochi consumi). Versa in anticipo il costo per benzina ed assicurazione. Non lascia i dati della carta di credito, come avviene di solito in tutte le agenzie di noleggio. L'agenzia non gliela chiede. Forse l'hanno ritenuto un bravo ragazzo. Uno affidabile. Insomma un tipico settentrionale. Questi napoletani cominciano a piacergli, pensa Clementino! Comunque vada ora ha un'auto tutta sua. Carica il tomtom, offerto gentilmente dall'agenzia di noleggio (anche questa una sorpresa, tutta meridionale). Inserisce i dati del paese di origine della sua famiglia. Un paese dal nome tutto strano. Caposele. Un paese che, a quanto pare, sembra essere anche turistico. Pieno zeppo di alberghi, Bed&Breakfast, ostelli, oltre che ristoranti, trattorie, negozi ed artigianato, chiese, santuari e cappelle varie. Un posto che dà, soprattutto, origine all'Acquedotto Pugliese, il più lungo al mondo. Sarà questa una esagerazione, pensa Clementino. Dev'essere un posto magico! Il viaggio in macchina comincia. Uscito dal traffico caotico di Napoli, Clementino si dirige verso Avellino. Il traffico lascia il posto ad una calma assordante. Attraversa montagne alte, verdi, enormi piantagioni di nocciole, zone poco abitate. Ogni tanto si incontrano paesi dai nomi strani. Se non fosse per il tomtom, Clementino si sarebbe già perso tra montagne e campi di fieno. Ma Clementi-
no è testardo e determinato. Continua ad avanzare. Sale e scende, più volte, supera ponti alti e pericolosi. Resta attento a tutte le deviazioni. E' ormai pomeriggio quando riesce ad intravedere i primi cartelli per Caposele. Stranamente i cartelli sono piccoli e poco visibili. Invece appare in tutto il suo splendore Materdomini. E' come se arrivati a Como, il cartello della splendida Città debba soccombere a quello di Cernobbio, località turistica sull'omonimo lago. Finalmente Clementino arriva all'uscita di Materdomini. Si aspetterebbe un luogo maestoso e ben tenuto, ma la realtà è ben diversa: una enorme rotonda completamente abbandonata, poco o per niente illuminata, lo confonde e turba. Prosegue per il centro abitato. Al lato scarpate coperte di rovi, fili di fieno si estendono sulla carreggiata, il guardrail tutto ammaccato o assente, nessuna traccia di marciapiedi. Svoltata una curva riesce ad evitare due signore sulla cinquantina, che evidentemente stanche e sudate, si buttano sul selciato erboso, imprecando in un dialetto a lui sconosciuto. Questo proprio ci mancava, pensa Clementino. Nessun incidente nella caotica Napoli. Ma Materdomini evidentemente è più pericolosa!!! Arriva in centro. Per fortuna l'illuminazione è più efficiente. Intravede belle case, bar, ristoranti, pasticcerie, ostelli, un enorme parcheggio e la sagoma di una Chiesa. Ma che strana. Ha la forma di una tenda beduina. Forse si tratta di una moschea, pensa Clementino. Ci saranno interi quartieri di arabi. Forse l'economia prospera ed il loro lavoro è richiesto. E poi un viale alberato percorso da intere famiglie, con bimbi di tutte le età in giro su bici e monopattini. L'età media di Materdomini deve
La Sorgente in multimedia LA SORGENTE
Il canale audio che è possibile recuperare sui server collegati al nostro account, ha all'interno una serie di tracce che riguardano le presentazioni de "La Sorgente" suoni, tradizioni (campane della Chiesa Madre; processioni, bande) e altro che possa essere un ricordo audio da conservare.
https://soundcloud.com/ stream
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di Michele Ceres '76
essere molto bassa. Di sicuro il numero di figli per famiglie supera i quattro o cinque. Tutto merito del clima caldo, pensa Clementino. Del cibo sano e degli ottimi ormoni. Clementino decide di fare un giro completo di Materdomini: passa davanti una serie infinita di bazar pieni zeppi di giocattoli. Ancora una volta crede si tratti di commercianti arabi, visto il caos e l'apparente confusione in cui vengono vendute ruspe di plastica o fucili a piombini. Clementino nota che i bazar si trovano in container metallici, stretti e sicuramente caldissimi d'estate. Soltanto arabi potrebbero lavorare in tali condizioni. Clementino continua il suo giro. Giunge ad un curvone, circondato da altri alberghi ed altri bar. Eccezionale, pensa Clementino. Neppure Milano, in tanti pochi metri, ha tante attività commerciali. Risale la salita e ridiscende. Cavoli, pensa Clementino: una sola strada attraversa l'abitato. Dev'essere un'invenzione degli arabi per far girare gli affari tutt'intorno al centro. Ma è ora di mangiare. Il parcheggio in albergo è confortevole. Al suo arrivo però nulla si muove. Forse è l'ora della preghiera, pensa Clementino. Oppure è in corso il matrimonio di una giovanissima sposa. Clementino vorrebbe citofonare, ma il citofono manca. Allora comincia a chiamare. Dopo un pò sbuca dalla porta della sala una donna con cuffia e grembiule blu. Sarà una donna araba importante, pensa Clementino. Magari la moglie di un himam. Clementino ha fame e sonno. Chiede se l'albergo abbia ricevuto una prenotazione per alcune notti. La signora, finalmente, conferma,
con un accento particolare. Di sicuro è italiana, pensa Clementino, parla strano, ma è italiana. Forse è naturalizzata italiana. Clementino posa il suo valigione vicino all'ingresso, e si accomoda al tavolo. In men che non si dica la signora con la cuffia è di nuovo da lui. Il menù della sera è molto semplice. Un menù turistico. Per un buon prezzo, cibo semplice, pensa Clementino. Gli va bene così. Ordina un primo ed un secondo, e nel frattempo mangia un pò di pane casereccio. Fantastico, pensa Clementino. Un sapore unico. Morbido e dolce al tempo stesso. Chissà che ricetta sarà, proveniente da qualche paese arabo, con farine speciali. Ne comprerò una valigia piena prima di ripartire. A qualsiasi prezzo. Di sicuro, pensa, costerà molto. Nell'attesa beve anche acqua. Che buona. Fresca e saporita. Di sicuro è acqua di Caposele, pensa Clementino. Di sicuro è acqua imbottigliata, pensa lui. Un'acqua così buona non può che essere in bottiglia! Nel frattempo la signora con la cuffia ritorna, in meno di cinque minuti, con il menù completo. Con estrema gentilezza posa i piatti. Si tratta di piatti abbondanti, così saporiti da fare la scarpetta sia con il primo che con il secondo. Al termine della cena la signora con la cuffia si ripresenta: comincia a chiedere come Clementino sia arrivato a Materdomini, se abbia parenti in zona, o un nuovo lavoro. Clementino si mantiene un pò timoroso, pensando che la signora possa riferire dei suoi spostamenti ad un qualche clan arabo, o, peggio, qualche banda criminale. Chiede quindi, con poche parole, di salire in camera. La signora, farfugliando qualche cosa in dialetto, prende una chiave e, senza chiedere il pagamento delle notti, lo accompagna nella sua stanza. Una stanza accogliente, senza fronzoli, con letto a mezza piazza, comodo ed elegante al tempo stesso. Clementino si sente felice: comincia ad assaporare l'aria di Caposele, il buon cibo ed il buon bere, la gentilezza della sua gente e, per la prima volta, pensa che nel Sud la vita può essere davvero bella!!!!!
di Alfonso Merola
Ricerche
IL NOSTRO DIALETTO
I
n un'epoca in cui l'arabofobia è di moda ricordare che la lingua araba è sbarcata secoli fa tra di noi , da alcuni può essere ritenuta una provocazione. In ogni caso l'influenza della lingua araba sui nostri dialetti è innegabile. Le relazioni economiche del Sud d'Italia col Maghreb, fin dalla dominazione araba della Sicilia hanno determinato un mutuo arricchimento linguistico di fonemi, morfemi e di lessico. La Sicilia araba, dunque CAPOSELESE
TAMARRU
NOI...E L'ARABO
,ma anche le scorrerie saracene hanno consentito una contaminazione linguistico-culturale di tutto rispetto. Non è, d'altra parte un mistero che gli arabi detenessero il monopolio commerciale nel Sud della penisola, concludendo vere e proprie colonie mercantili. Un adagio napoletano ci conferma ciò: QUATTE LI LUOCHE DELLE SARRACINE: PUORTECE ,CREMANU ,
ORIGINE
Tammar
SIGNIFICATO
Datteraio
MAMMONU Mainum
Scimmione
FARFARU
Farfar
diavoletto
VAIASSA
Bargas
schiava
BAEDASCIA
Bardag
prostituta
CARRAFELLA garaf
brocca
FUNNECU
Fundug
fondato
GUALLARA
hadara
ernia
CALLARA
hadara
depressione
RUOTULU
rutul
peso
SCIABECCU
shabaka
rete
ZARRA
Zaha
sasso
ZIRRU
Zir
terracotta
ALLIFFA'
laffa
attorcigliare
BABBALUCCU Babluk
scicco
CARACI
carasa
garage
CARCIOFFLA
arsuf
carciofo
CASECAVALLE casqawal
caciocavallo
CAROFUNU
qarauful
garofano
CUTTONU
kutun
cotone
LAMMICCU
amb.q
alambicco
MESALU
misar
tovaglia
SANZANU
simsar
sensale
SCIABECCU
sabak
strascico
SCIARRA'
sarrah
litigio
SERCHIA
srq
ragade
ZERRACCHIU sarraqa
saracco
SURBETTU
sarbut
sorbetto
TAU'TU
tavut
bara
TRIPPA
tariba
stomaco
PAPUSCIU
babuz
pantofola
LA TORRE E LA RESINA. Da questi luoghi si muovevano carovane di commercianti, antenati dei moderni VUCUMPRA' tanto amati da Salvini. Essi dalle coste raggiungevano le zone rurali interne attraverso i "vatecali". E praticavano oltre la vendita anche il baratto. Come a dire che la moderna Europa non deve molto solo alla civiltà araba in termini culturali ma anche
di Alfonso Merola
tanto alla classe mercantile arabomaghrebina. In quei casi ovviamente, a partire dalle repubbliche marinare,a nessuno da queste parti veniva in mente di bloccare i porti italiani ai barconi provenienti dalle coste mediterranee del continente africano. Seguono alcuni esempi di lessico arabo presente nel dialetto caposelese.
Uno dei tanti quadri del pittore Salvatore Damiano. Spesso il soggetto predominante e la sua ispirazione è la terra natia di Caposele. Salvatore viene spesso a trovarci e durante alcune importanti manifestazioni, mostra, con grande gioia, una serie di opere dedicate a Caposele.
Il Prof. Angelo Cuozzo nelle sue frequenti esplorazioni in montagna
Una vecchia cartolina illustrata con la facciata della chiesa madre, distrutta dal terremoto del 1980 Anno XLV - Agosto 2018 N. 96
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Ambiente
L’Appennino non è solo terremoti …
N
el sentire comune, chi pensa o parla dell’Appennino oggi lo identifica, principalmente, con i bizzarri movimenti della sua terra. Ma basterebbe frequentarlo, camminare e respirare nel suo mondo, tra le sue genti per rimanerne estasiati e colpiti e capire i motivi per i quali i suoi abitanti, caparbiamente, lo difendono, ne rimangono ancorati, maturando, sviluppando ed evolvendo la resilienza. 2157 Comuni, molto spesso uniti dagli stessi problemi, dalle stesse esigenze con l’unica grande pecca: difendere solo i propri campanili. Nel tempo della super tecnologia, dove tutto corre, dove tutto si trasforma velocemente, la dimensione umana, in Appennino, diventa un punto cardine, insieme al suo ambiente straordinario. Colline, montagne, storia umana e storia naturale sono presenti anche nella nostra Costituzione, una delle migliori al mondo, attraverso la relazione tra cultura e paesaggio. Queste sono anche le principali risorse economiche dell’Italia. La ricchezza prodotta dalle imprese
montane è di 202 miliardi di euro, pari al 14% a livello nazionale. Agricoltura e servizi portano al valore aggiunto totale dell’Appennino una quota maggiore di quella che portano a livello nazionale. L’Appennino non è solo terremoti…la sua forza è quella di mantenere e migliorare la qualità ambientale, la conservazione della natura, le tradizioni, il patrimonio storico-culturale. Si potrebbe motivare e potenziare il capitale umano anche attraverso la fiscalità di vantaggio. Insomma, mentre tutto gira vorticosamente, il punto di forza è quello di mantenere il suo status, le sue caratteristiche, ma innovandole: conservazione e competitività, si può e si deve fare. Dicono che siamo entrati nella terza Repubblica, di sicuro bisogna ripensare anche ad un nuovo modello di sviluppo urbano, rendendolo più vivibile. I cittadini, che sono più avanti delle politiche, si stanno allontanando dai grossi centri per ritrovare il benessere, il sano stile di vita. Ed ora c'è la possibilità di un nuovo equilibrio, trainato da ambiente e sostenibilità, valori forti e presenti nell'habi-
tat e nei modi di vita dell'Appennino. Sono stati i parchi, in Italia, i soggetti a perseguire per primi questa prospettiva, ma non nella nostra realtà. Qui non funzionano, ma qualora operassero avrebbero un ruolo determinante e trainante per le aree interne. Per esempio in alcuni luoghi (parchi) si è scelto di mettere in valore la prossimità e le opportunità di scambio con le vicine aree urbane e il mare, con ottimi risultati, infatti i trend negativi sono in frenata. Lo stesso si potrebbe attuare tra il Parco Regionale dei Monti Lattari, con la costiera sorrentina ed amalfitana, ed il Parco Regionale dei Monti Picentini, meglio se trasformato in parco nazionale. Un’inversione di tendenza è fattibile. Accanto ai rinomati luoghi famosi, alle citta d’arte, ai blasonati Pompei, Ercolano o Paestum, c’è la bellezza del paesaggio rurale, montano, le acque, l’aria salubre, i borghi, i castelli, la buona cucina, i prodotti agroalimentari, i vini, i boschi secolari, i chilometri di sentieri, la lontra, il lupo, l’aquila…ci sono stili di vita più sostenibili ed umani, ci sono territori sconosciuti e per questo più attrattivi,
“ FARE TURISMO A CAPOSELE “
C
on l'arrivo della bella stagione per molti di noi giungono anche le sospirate e meritate vacanze,da trascorrere in zone marine oppure nel silenzio di piccoli e confortevoli paesi,magari senza dover percorrere centinaia di chilometri con il rischio di rimanere bloccati in qualche coda, a causa di lavori su manto stradale, che sistematicamente iniziano sempre durante il periodo di gran traffico dei vacanzieri, ed allora il turista o il vacanziere di fine settimana nella sua programmazione, effettuata proprio navigando su uno dei tanti siti che evidenziano la città dell'acqua come luogo rigenerativo per corpo e mente, a questo punto la domanda sorge spontanea,ma a Caposele possiamo davvero vantarci di poter fare turismo oppure è una semplice utopia. Il forestiere che giunge a Caposele per la prima volta, non può fare almeno di attraversare il Corso Sant'Alfonso, che durante alcuni periodi dell'anno si congestiona a tal punto da ritardarne notevolmente la discesa in Caposele, quindi a mio avviso il Comune di Caposele si dovrebbe fare carico nella risolu-
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zione più appropriata per questa invalidante problematica almeno nei mesi estivi,colgo l'occasione per formulare i miei più sinceri auguri di buon lavoro al neo eletto primo cittadino di Caposele Lorenzo Melillo con l'auspicio che le linee guide del piano turistico in Caposele vengano gestite ed amministrate nella maniera più corretta possibile,a beneficio non solo del turista ma anche per chi ci vive. Si, a Caposele si può fare turismo, ma secondo una mia osservazione la cosa primaria sarebbe capire cosa promuovere sul territorio caposelese ed in simbiosi con quello di Materdomini,ed allora si che possiamo parlare di fede, ambiente e cultura, senza trascurare il decoro urbano, parte integrante di un buon biglietto da visita che non vale solo per Caposele, ma per qualsiasi luogo che si decide di visitare. La immancabile ciliegina sulla sulla torta, dovrebbe essere quella di far rispettare il più possibile il Codice della Strada, sanzionando senza se e senza ma i trasgressori, in questo modo si fa capire che a Caposele e Materdomini esistono delle regole
di Vincenzo Ciccone per tutti, quindi vanno rispettate ed in secondo luogo si incrementano lecitamente le casse Comunali. Io parto sempre da un presupposto, chi ben comincia è a metà dell'opera, occorre solo forza, coraggio e determinazione. Con il costante ed indefesso aiuto di tutti, Caposele e Materdomini possono farcela. “ Volere potere “.
di Angelo Ceres
basterebbe solo metterli in rete con le aree più titolate e saperli vendere. Poi ci sono giovani che sul territorio ci hanno contato, ci sono quelli che ci vogliono credere, ragazzi che vogliono ritornare. Sulle nuove generazioni bisogna investire: sulla loro formazione, sulle scuole e sul senso di appartenenza. Aziende che possono capitalizzare avvalendosi di infrastrutture adeguate (anche di edifici già esistenti), della rete internet, della promessa della banda larga, servendosi di una generazione e di un territorio che, come in passato, sarebbero in grado di dare molto. E poi, immaginate il livello di produttività di un lavoratore che vive in luoghi sostenibili, con minore stress, quale grandissimo valore aggiunto potrebbe rappresentare per le imprese, avvalersi di un contesto ambientale come vantaggio competitivo! L’Appenino c’è, ma la politica?
Attualità
FORUM DEI GIOVANI DI CAPOSELE: L’ENTUSIASMO DI ESSERCI
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ome di consueto, ogni uscita de 'La Sorgente' diventa un'importante occasione per raccontarvi dei progetti, delle idee e delle iniziative promosse dal Forum dei giovani, quindi ringrazio calorosamente il Direttore Conforti per averci dato la possibilitá di far sentire la nostra voce ed informare la cittadinanza delle attività svolte nell’arco dell’anno e di quelle che proveremo a porre in essere nel prossimo futuro. Un ringraziamento va a tutte le persone che da anni si occupano di lavorare per questo periodico, che permette ai caposelesi di conoscere se stessi e condividere le proprie opinioni e le proprie esperienze. Anche quest’anno il Forum dei Giovani di Caposele ha saputo rinnovarsi e affrontare le sfide che si sono
succedute nei primi mesi del 2018; le nostre attività hanno suscitato l’interesse dei giovani caposelesi che si sono di recente iscritti, abbassando ulteriormente l’età media dei partecipanti, già tra le più basse della Regione. Un segnale, questo, molto importante, a dimostrazione che, anche in tempi contrassegnati da crisi di valori e da un distaccamento dalle istituzioni, nel nostro Comune non si è perso l’entusiasmo di partecipare alla vita attiva e c'è chi nutre ancora la voglia di impegnarsi per il bene comune. Il 21, 22 e 23 giugno si è tenuta la Festa della Musica che ci ha visti impegnati in veste di co-organizzatori; da anni, infatti, il Forum dei Giovani coopera volentieri e in maniera aperta con ogni associazione e persona pre-
Dal Manuale del Viver Sano Obiettivi il volume affronta in maniera innovativa tematiche a tutti note (Alimentazione - Salute - Stili di vita per il BenEssere) con l'obiettivo di trasferire conoscenza e promuovere un processo virtuoso di autoeducazione a tenere comportamenti coerenti con un modello di vita finalizzato alla tutela della salute, ai corretti stili di vita, al BenEssere globale della persona; la locuzione [AliMentAzione per il BenEssere acronimo AMAxBenE] vuol significare proprio questo: usare la mente e le conoscenze acquisite, scientificamente provate, per governare il proprio agire ed assumere comportamenti e stili di vita consoni al proprio essere creare una nuova cultura del cibo, visto non più solo come alimento bensì come nutrimento indispensabile per tener in vita l'essere nel suo unicum, come insieme di elementi essenziali per assicurare l'omeostasi dell'organismo affinché quest'ultimo, stando in buona salute, possa proficuamente compiere il corso della vita implementare una "organizzazione intelligente" per lo sviluppo, la gestione e la condivisione delle conoscenze basate sulla evidenza scientifica e capaci di: a) informare, b) formare, e) educare, secondo un processo continuativo, "che apprende", evolve, si autoalimenta e si auto-sostiene; allo scopo utilizza una metodologia originale di fare formativo dinamico
di Giuseppe Castello
sente sul territorio, per qualsiasi tipo di evento o attività, che vada dallo sport al benessere, dalla beneficenza alla valorizzazione del patrimonio naturalistico, fino all’inclusione e aggregazione sociale. Oltre alle tante collaborazioni poste in essere anche questa estate, il Forum dei Giovani sarà impegnato per l'organizzazione di attività che sono ormai diventate da anni parte integrante del calendario estivo. Non mancherà nel programma la festa targata “Forum dei Giovani" che con originalità ed entusiasmo chiuderà l’estate per i giovani caposelesi. Accanto alle attività ludico aggregative, siamo, inoltre, già a lavoro per la realizzazione, nel prossimo autunno, di momenti di confronto, di incontri e di convegni su temi importanti, incen-
CHI E’ GIUSEPPE CASTELLO? Giuseppe Castello è nato a Caposele [AV] il 06 agosto 1949. Ha studiato Medicina & Chirurgia presso l'Università degli Studi di Napoli dove si è laureato nel 1974. Nel 1977 ha conseguito la specializzazione in Allergologia e Immunologia presso l'Università di Firenze e nel 1984 la specializzazione in Oncologia presso l'Università di Napoli. Ha conseguito l'Idoneità in Laboratorio di Analisi presso l'Ospedale Militare di Caserta, e quella in Igiene Pratica presso l'Università degli Studi di Firenze. Ha completato la sua formazione (dal 29/04/1988 al 19/12/1989) presso il Dipartimento di Microbiologia e Immunologia del New York Medicai College, Valhalla, New York, Stati Uniti. Tutta la carriera e attività lavorativa (dal 1 febbraio 1977 al 31 agosto 2010) si è svolta presso l'Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori IRCCS (Istituto per la Ricerca e la Cura del Cancro) "Fondazione G. Pascale" di Napoli (INT), dove ha ricoperto diver-
di Vincenzo Russomanno
trati sulle opportunità e sui problemi che riguardano il mondo giovanile. Il lavoro nell’immediato futuro per il Forum dei Giovani di certo non manca, ma affronteremo le prossime sfide con la stessa energia e il consolidato impegno che da sempre contraddistinguono l'operato di questo organismo, fiduciosi della vicinanza delle istituzioni e di tutta la cittadinanza di Caposele. se posizioni fino ad essere Direttore Scientifico (1998-2002), vicedirettore scientifico (2002-2003), Direttore del Dipartimento di Terapia Medica (1997-1999), Direttore del Dipartimento di Oncoematologia (2008), Direttore del Servizio di Immunologia (1993-2010). Ha contribuito alla creazione del CROM (Centro Ricerche Oncologiche di Mercogliano - AV), sede periferica dell'INT, rivestendo l'incarico di Direttore Operativo dal luglio 2007 (inaugurazione) a fine agosto 2015. Nel 2010 è stato insignito del titolo onorifico di Primario Emerito dell'INT. Ha ricevuto numerosi incarichi nel corso della carriera e ricoperto diverse altre posizioni, tra cui: professore a contratto presso l'Università degli Studi di Napoli sia la "Federico II" che la Seconda Università della Campania Luigi Vanvitetli; coordinatore e docente presso la rete di formazione didattica INT; Vice Presidente di "Alleanza contro il cancro": membro di diversi organismi e commissioni nazionali e internazionali: componente di Comitati Scientifici, Commissioni, Collegi; referee ECM per il Ministero della Salute; segretario dell'Associazione Mezzogiorno XXI Secolo (Associazione di Cultura e Politica Scientifica). È stato responsabile o coordinato numerosi progetti di ricerca finanziati da enti nazionali o internazionali. È autore di 12 volumi, oltre 400 pubblicazioni; è titolare di 7 brevetti nazionali ed internazionali; è stato responsabile di progetti di ricerca regionali, nazionali e dell'Unione Europea; è stato docente ed ha coordinato Poli didattici, Master Universitari di II livello e promosso ed organizzato numerosi Congressi, Convegni, Corsi nazionali ed internazionali.
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Politica
“Chiediti cosa puoi fare per il tuo paese” (JFK) di Alfonso Sturchio
L
’insediamento di una nuova amministrazione comunale genera sempre una grande smania di fare tra i suoi componenti, specialmente quando gli eletti si propongono per la prima volta al giudizio dei cittadini e vogliono dimostrare quanto prima tutte le proprie capacità. Eguale entusiasmo, almeno all’inizio, pervade gli elettori che si riconoscono nella lista vincente, capaci di mettere a disposizione della comunità, spontaneamente, il proprio tempo ed il proprio lavoro. Abbiamo assistito in questi giorni, ad esempio, a forme encomiabili di collaborazione da parte di diversi cittadini negli ambiti più diversi, dalla manutenzione del verde pubblico al decoro urbano. Questo tipo di volontariato, esercitato per puro spirito civico, assume un rilevo sempre maggiore nei comuni come il nostro, dove solo grazie al contributo dei singoli cittadini possono essere garantiti servizi importanti in tutte le aree. Naturalmente l’attività di volontariato non può essere lasciata all’improvvisazione ed alla buona volontà dei singoli, ma va promossa e regolamentata dall’amministrazione comunale. A tal fine sono essenzialmente due gli strumenti che possono essere utilizzati dall’ente: l’istituzione di un Albo dei Volontari Civici o una convenzione con un’associazione di vo-
lontariato. Entrambi i modelli non sono nuovi, basti pensare che la legge che prevede il rapporto tra associazioni ed enti locali è del 1991, ma l’introduzione a Caposele di un Albo sarebbe certamente una bella novità. L’Albo dei Volontari Civici è già presente e attivo in vari comuni della penisola, i quali hanno disciplinato con apposito regolamento l’attività di volontariato. All’albo si iscrivono volontari in genere di età superiore ai 16 anni che, in forma gratuita, garantiscono il loro apporto in diversi settori, dalla tutela del verde pubblico all’ausilio all’uscita dei presidi scolastici, dalla collaborazione nella gestione di eventi culturali e sportivi alla tutela del decoro e della sicurezza urbana. Va rimarcato che queste attività di volontariato sono gratuite e non possono in alcun modo prefigurare un rapporto di dipendenza o dar luogo a diritto di precedenza o ad agevolazioni nei concorsi banditi dal Comune. L’Amministrazione, dal canto suo, oltre a coordinare le attività dei volontari, deve solo provvedere alla loro copertura assicurativa contro gli infortuni e per la responsabilità civile verso terzi. Un’altra forma di collaborazione tra cittadini e Comune è costituita dai lavori di pubblica utilità. In questo caso, in realtà, l’attività prestata in
favore dell’ente non è propriamente spontanea, ma è frutto di una scelta di convenienza. I lavori di pubblica utilità, infatti, sono svolti da coloro che intendono sfuggire alla condanna penale (per alcuni tipi di reati meno gravi) e chiedono al tribunale la cosiddetta messa alla prova. La messa alla prova comporta la prestazione di condotte volte all’eliminazione delle conseguenze derivanti dal reato ed è subordinata alla prestazione di lavoro di pubblica utilità, che consiste in una prestazione non retribuita, affidata tenendo conto anche delle specifiche professionalità ed attitudini lavorative dell’imputato, di durata non inferiore a dieci giorni, in favore della collettività, da svolgere presso vari enti tra cui i comuni. L’esito positivo della prova estingue il reato per cui si procede. Molto di frequente, in applicazione di un’altra norma del Codice della Strada, i lavori di pubblica utilità vengono richiesti da coloro che sono finiti sotto processo per guida in stato di ebbrezza. In questo caso, per non subire una condanna e la confisca dell’autoveicolo, ben consigliati dal proprio avvocato, scelgono di sostituire la pena detentiva con un’attività non retribuita a favore della collettività da svolgere, in via prioritaria, nel campo della si-
curezza e dell’educazione stradale. Il Comune di Caposele, per avvalersi di questi “volontari” dovrebbe stipulare una convenzione con il Tribunale di Avellino come già hanno fatto altri comuni ed associazioni. Mi sono già occupato recentemente di redigere e far approvare questo tipo di convenzioni con il Tribunale di Avellino ed ho sperimentato che la procedura è abbastanza rapida. L’amministrazione comunale avrebbe a disposizione altri uomini da affiancare gratuitamente alla Polizia Municipale, impiegandoli nelle più varie attività. Anche in questo caso, l’unico onere per il nostro comune sarebbe quello di garantire una modesta copertura assicurativa contro gli infortuni ed eventuali danni a terzi. In conclusione, per i più svariati motivi, non ultimo le ristrettezze di bilancio, ci sono delle attività volte al benessere della comunità che possono essere svolte da persone estranee alla Pubblica Amministrazione. Per questo – attraverso gli strumenti che ho descritto – la nuova amministrazione comunale farebbe bene a canalizzare l’entusiasmo dei cittadini valorizzando il ruolo del volontariato civico quale prima forma di solidarietà sociale e di partecipazione in risposta ai bisogni della comunità.
ACQUA PRETIOSA ET UMILE: il progetto degli oratori di Caposele, Calabritto e Senerchia
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razie ad un progetto in rete, presentato nell’ambito dell’Avviso pubblico “Oratori:presidio di valori” della Regione Campania, sono state finanziate diverse belle attività per gli oratori interessati. L’idea progettuale, presentata lo scorso marzo, ha come finalità quella di educare alla riscoperta della consapevolezza del dono dell’acqua, contribuendo alla diffusione dei valori cristiani da una prospettiva differente, quella della tutela dell’ambiente e del patrimonio naturale, utilizzando metodi innovativi e dinamiche che possano far crescere le utenze e i target delle struttura e anche attraverso azioni
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volte all’abbattimento delle barriere architettoniche delle strutture coinvolte, migliorare la conoscenza della risorsa acqua e del patrimonio idrico dei comuni coinvolti. Ogni singola parrocchia lavorerà sul tema dell’acqua dal punto di vista di un Santo differente, lo approfondirà e lo studierà attraverso due differenti attività suddivise per target di età dei ragazzi coinvolti: 11 – 14 anni: laboratorio teatrale, 15 – 23 anni: comunicazione digitale sul tema acqua/ religione. Molto bene l’idea-progetto e veramente da apprezzare l’impegno della nostra Diocesi verso le politiche ambientali!
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Personaggi e persone
Mia nonna: Maria r’ Giachetta
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ia nonna era una donna forte. Incredibilmente dolce. Comprensiva. Il volto sempre sereno, ma segnato dalla fatica, le mani grandi e forti. Non l’ho mai sentita lamentarsi della vita affannosa che ha vissuto dei tanti sacrifici iniziati già in tenerissima età. Mi affascinavano i suoi racconti di bambina, della fame, delle carestie, della guerra. Mi raccontava di quando nei campi doveva aiutare i genitori, oppure quando, essendo la prima di 8 figli, doveva crescere ed accudire i suoi fratelli. Mi affascinava anche la sua libertà di pensiero, il suo senso del pratico, il suo straordinario coraggio, il suo voler andare contro le inutili convenzioni del tempo e della gente. Umile, generosa, pudica, altruista e sempre, sempre, innamorata della vita, della famiglia e degli affetti. Chi ha avuto il privilegio di frequentarla, capiva bene da subito che dietro un’apparente corazza, una sorta di armatura che si era costruita addosso per proteggersi dalle grandi sofferenze che la vita le aveva imposto, vi era una donna mite, serena, e dall’indole incredibilmente dolce. Una persona remissiva, semplice, anche nei momenti di maggiore fatica non rinunciava al suo sorriso, ma soprattutto accompagnava il suo lavoro, con le note delle sue canzoni preferite. Cantava, cantava sempre! Quando andava a legna in montagna, perché quella sarcina di frasche, trasportata in testa, serviva come merce di scambio per il pezzo di pane quotidiano da mettere a tavola. Cantava mentre a piedi e con la “connla” con zio Pasquale posta in testa e mamma tenuta per la mano, arrivava ogni mattina ad Avigliano per occuparsi dei terreni. Cantava quando faceva il mestiere di bracciante, mentre aiutava i muratori, trasportando secchi e secchi di cemento. Nonostante il suo corpo agile, non la spaventava il lavoro, la fatica. Mi raccontava di quando gli operai della comunità montana avevano piantato la pineta sul pendio della monte Plafagone, lei era addetta a trasportare l’acqua per innaffiare i pini, nei “varliri”, facendo un percorso da Canale, dove c’era la fontana, per circa 3 Km. Raccontava anche della sua intraprendenza e la battaglia contro i giudizi e pregiudizi della gente. Nel 1956, fu la prima donna di Caposele ad indossare i pantaloni da uomo. Durante la grande nevicata, i suoi familiari erano rimasti ad Avigliano con il bestiame e vi era il bisogno di portare il fieno da Caposele. Allora nonna, indossò i pantaloni di mio nonno e con i miei zii, iniziarono ad avviarsi verso la montagna, tra la neve che quell’anno raggiunse livelli altissimi. Inutile parla-
re del grande “scandalo” che quel gesto provocò in paese! Era una vergogna all’epoca per una donna abbigliarsi in quel modo. Ma per lei la vergogna era ben altro. Sosteneva che in nessun lavoro vi era vergogna, purché svolto con passione e dignità. Teneva tantissimo alla serietà, alla riservatezza, alla discrezione. Spesso incitava tutti noi a sopportare mitemente le varie ingiustizie legate agli affetti o alle varie vicende quotidiane: essendo grande fedele e devota cristiana, ci esortava al perdono e alla comprensione di chi ci recava offesa, con il suo motto: ”Dio vede e provvede”. Mi ha sempre assistita come una figlia e mi è stata acanto nei veri momenti del bisogno. Poteva piovere, nevicare, fare freddo o tirare vento, ma lei c’era. Lei c’era quando costretta a letto per mesi durante la mia prima gravidanza, munita di un bastone trovato per strada, o di vecchio ombrello scuro a motivo scozzese, veniva a piedi a trovarmi a casa. Per me vederla era una certezza; sempre lei, mi chiedeva se avessi qualcosa da fare, se c’erano delle faccende che poteva sbrigare. Lei si sedeva sul divano, o ai piedi del letto, sistemava i cuscini e mi raccontava le storie della sua infanzia e della guerra. Mi parlava della scuola che da bambina non aveva potuto frequentare, della voglia di imparare comunque da sola a leggere e scrivere, degli esercizi di scrittura che eseguiva sporadicamente, nelle poche pausa della sua intensa giornata lavorativa. All’inizio aveva chiesto alle “signore” dove svolgeva i “servizi” che le insegnassero a scrivere il suo nome, poiché si vergognava di ridurlo ad un “X”, poi iniziò a scrivere anche le lettere che sarebbero arrivate al suo amato marito, lontano per lavoro nell’America latina. A proposito di nonno.. oltre 60 anni di matrimonio il loro!!! Un amore tanto lungo quanto travagliato. Mi raccontava di come si erano fidanzati, ma anche di quando dovette combattere contro chi insediava la loro unione, della lunga malattia di nonno, durante la quale lei dovette sostenere tutta la famiglia, i sacrifici per comprare casa e del biglietto di ritorno che dovette spedire a nonno perché non aveva trovato la fortuna sperata andando lontano. Dalla bocca di mia nonna non è mai uscita una parola che non fosse d’incitamento per chi era in difficoltà e di elogio per chi aveva fatto bene, di sprono affinché nella vita, migliorassimo sempre. Non sapeva cos’era l’invidia. Sapeva cos’era il rispetto, la dignità, la rispettabilità. Sapeva cos’era il bisogno. Senza di lei, non avrei mai potuto iniziare a lavorare.
di Concita Meo
Quando mi offrirono il mio primo lavoro, avevo due bambini piccoli; all’epoca non c’era l’asilo nido, il mio piccolo lavoro non mi consentiva di assumere una baby sitter..ma c’era nonna Maria, era li, pronta ad aiutarmi, come ogni volta, trasformando la sua casa in una stanza dei giochi per i miei figli. Tante sono le cose che abbiamo condiviso insieme, tante le cose che, come una brava maestra mi ha insegnato, lasciandomi un inappagabile eredità fatta di suggerimenti, tradizione. Con lei e mamma ho imparato a fare la pasta fatta in casa, ad usare il forno a legna, lei in cucina era un portento, grazie anche ai tanti anni di lavoro nel ristorante 7 Bello. Andare a casa sua ad ora di pranzo a cena, significava trovare sempre un piatto squisito e goloso, pronto e a disposizione di chiunque volesse. Una sua grande passione, anche questa trasmessami, era la campagna, l’orto, che curava come un giardino, come un neonato, del resto, quello era il suo unico “supermercato”, tutto quello che cucinava, proveniva dal suo lavoro.. altro che chilometro “0”! Lavora dalla mattina alla sera come una forsennata e le sue mani ne portavano i segni, così come le macchie del sole sulla pelle. Mi ha dato tanto. Le sue radici, innanzitutto. Radici fortissime che mi hanno fatto crescere con l’orgoglio delle origini e che conservo gelosamente. Mi ha trasmesso è il piacere di stare con gli altri e fare per gli altri. Non posso non dimenticare la gioia di andare al centro anziani di cui era la presidentessa, da sempre e fino agli ultimi giorni. Un appuntamento quotidiano irrinunciabile, al quale non mancava per nulla al mondo. L’abbiamo vista andarci anche quando non si sentiva molto bene, li le passava ogni dolore! Solo la malattia di nonno la tenne lontana dal ritrovo, per 3 lunghi anni dopo di ché riprese il suo appuntamento. Ma in questa pausa, iniziò anche il suo declino fisico e morale e l’incontro con la terribile e devastante malattia che è l’alzheimer, cominciando pian piano a perdere il proprio mondo, rapendola ed esiliandola in un guscio, in un mondo tutto suo, spazzando via tutto. Godetevi le persone care finché avete la possibilità di farlo, perché poi inesorabilmente, andranno via, lasciando un vuoto incolmabile. Gli ultimi giorni, ogni volta che dovevo vederla, mi preparavo al fatto che non mi avrebbe riconosciuta, dai suoi occhi, sembrava sparita quella luce speciale che evocava emozioni, affetti, sicurezze. Quella luce che aveva illu-
minato il suo lungo e complicato cammino, sembrava aver lasciato spazio ad una realtà distorta, vuota, senza ricordi. Ma credo fermamente che l’amore che provava per me, vinceva sul morbo che la trascinava pian piano in un lento inesorabile regresso. Sono sicura che i ricordi, quelli belli li serbasse nel cuore, manifestandoli in quei rari e deboli sorrisi o nei suoi sguardi, umidi di lacrime. Ho sempre ammirato la forza di mia madre, nello starle vicino ed accudirla, ha combattuto in prima linea, non sentendosi mai veramente all’altezza di percorrere il tortuoso cammino della malattia, con dedizione, amore, impegno, sopportazione, sacrificio. E’ difficile ed inaccettabile per un congiunto non essere riconosciuto o scambiato per un altro: leggevo spesso la tristezza di mamma nel sentirsi inutile a non poterla tranquillizzare nei viaggi del vuoto della mente. La perdita della meravigliosa luce interiore l’aveva sconvolta al punto da cambiarne il carattere: la persona mite e dolce a volte diventava intrattabile, aggressiva, usava parole offensive senza motivo, si alzava nel cuore della notte, credendo fosse giorno e credendo di stare in altri luoghi, alla spasmodica ricerca di qualcuno, “lu criaturo” che noi non riuscivamo a capire chi fosse. Di una cosa sono felice: tutto l’amore ed il bene che ha disseminato nella sua lunga vita, le è sempre tornato. Non c’è stato giorno in cui non si è trovata circondata dall’amore di chi le ha voluto bene, ogni giorno ha incontrato familiari, conoscenti, i giovani del Centro che seppur non riconosceva, le dimostravano un enorme affetto. La sua è stata una bella storia di vita e d’amore, un punto di riferimento per la famiglia, una roccia a cui aggrapparsi nel momento del bisogno. Una donna forte verso la quale ho solo un grande ed unico rimorso: non averle detto più spesso: TI VOGLIO BENE. Manchi tanto,
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Politica
SULL’ONDA DEL PASSATO PER VIVERE IL PRESENTE
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i piace raccontare spaccati di vita passata, mi piace ascoltare gli anziani quando parlano della loro vita, tutto questo non perché sia pervasa da un senso nostalgico del passato che mi fa rifiutare il presente, ma perché sono impressionata dalla povertà, dalla lacerazione dei legami e delle relazioni che oggi viviamo. Anch’io, con il bagaglio dei miei anni trascorsi, rappresento uno spaccato di ieri, di un passato cronologicamente non molto lontano, ma che sembra invece lontano anni luce, rispetto agli aspetti che connotavano quegli anni. Mi accingo, quindi, a parlare di alcuni momenti della mia vita passata, proprio per descrivere uno spaccato temporale, così diverso da quello attuale. Ricordo una bambina alle scuole elementari, in una classe frequentata da sole femminucce (era un’ingiusta discriminante questa separazione di genere che venne, però, superata negli anni successivi); vi era in noi alunne un rispetto per la nostra maestra che era un misto di educazione e di affetto. Tutto questo lo conservammo anche con il passare del tempo e, quando, oramai adolescenti e poi giovani, incontravamo per strada la nostra maestra delle elementari, “Donna Clelia“, (maestra dal dolce profumo che con la sua tenerezza aveva saputo trasmetterci tanto) eravamo pervase da un affetto che continuava immutato nel tempo. Quando poi diventammo giovani, si era contenti di stare insieme, si parlava dei nostri sogni, dei nostri progetti ed insieme cercavamo anche di affrontare le difficoltà di una vita non sempre facile, per motivi diversi, ma che la condivisione rendeva tutto più accettabile e sereno. Si era contenti anche in situazioni semplici, come l’organizzazione di una gita nei dintorni di Caposele o al mare (che era il massimo da noi desiderato) con l’automobile concessa al figlio da qualche famiglia benestante del paese. Si era contenti quando, pur tra mille ostacoli riuscivamo ad organizzare “incontri domenicali clandestini“ presso l’abitazione di qualcuno di noi (di solito dai Corona, la cui casa disponeva di un ampio salone) e agli incontri partecipava la gioventù di Caposele, senza nessuna distinzione. Durante questi incontri, si ascoltavano “al giradischi“ canzoni di quegli anni (ancora oggi in voga) e mentre i più audaci ballavano lenti o si dime-
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navano al suono del twist, gli altri, seduti, sognavano e palpitavano per uno sguardo e nascevano, così, le nostre prime “cottarelle”. Una volta, durante questi “incontri clandestini” fummo scoperti perché ci fu una scossa di terremoto (per fortuna non grave) e per parecchio tempo fummo costretti a rinunciarvi, finché non venne aperta una specie di discoteca, presso un garage e fummo autorizzati ad andarvi, ma solo in occasioni particolari. Intanto si cresceva e si facevano scelte funzionali al nostro futuro, chi andava presso qualche artigiano ad imparare il mestiere, chi all’estero e chi all’Università. Io, con altre amiche, mi iscrissi al Magistero di Salerno, si partiva con la Sita alle cinque di mattina e si arrivava in città dopo più di tre ore di viaggio passando per tanti paesi immersi ancora nel silenzio. Quando si arrivava all’Università, inizialmente venivano riconosciute sia per la nostra aria di “gente di paese“ che ci portavamo addosso sia per il nostro impaccio iniziale nel disbrigarci nel contesto universitario e cittadino. Intanto si maturava alla luce di nuove esperienze, ma sempre continuando a vivere nel paese, nel quale si ritornava la sera, paese che sembrava accoglierti “come una madre tra le sue braccia“ e ritrovavi, con un senso di tenerezza, la piazza con la fontana, le case familiari, Peppu (lu Cafftieru) che ti chiedeva, con senso paterno, se tutto fosse andato bene e così anche le altre persone che incontravi. Era una specie di partecipazione collettiva alla vita di ciascuno, senza mai scivolare verso forme di morbosa curiosità o di “n’ciuci”. Oggi è cambiato tutto, il paese non sembra più accoglierti nel suo abbraccio, sono cambiate le persone e alla partecipazione collettiva, (alla quale prima facevo riferimento), sono subentrate indifferenza ed individualismo; a volte, una specie di rassegnazione e di apatia sembra pervadere le persone. Nella nostra comunità pare dominare una forma di “autismo corale“ nel quale i rapporti interpersonali sono sempre più sostituiti dai social network che stanno cambiando radicalmente il nostro modo di vivere e di creare relazioni. Credo che, fermo restando l’importanza di Internet come forte strumento di divulgazione di informazioni, vada comunque rivisto e
ridimensionato l’uso di mezzi tecnologici per comunicare vissuti, esperienze, sentimenti, altrimenti rischiamo di vivere solo “in modo virtuale” e ci disabituiamo, sempre più, a confrontarci, parlare, con persone o gruppi fisicamente reali e, cosa molto importante, non riusciamo più ad ascoltare l’altro con cui comunichiamo. Oggi alla crisi lavorativa si associa una forte crisi valoriale che si manifesta a più livelli. La Scuola, spesso, non riesce ad assolvere al suo ruolo perché vi sono ingerenze esterne che minano la sua finalità educativa, con grossi rischi per i ragazzi che si disorientano perdendo un punto di riferimento importantissimo per la loro crescita, come soggetti maturi, rispettosi e responsabili. La società, chiusa nel suo individualismo produce solitudine e, a volte, i soggetti più fragili si perdono ricorrendo all’uso/abuso di alcol e di sostanze psicotrope. Le persone, in quanto cittadini, non vengono messi in condizione di esercitare il loro diritto di rappresentanza attiva e, spesso, vengono considerate solo come portatrici passivi di voti. Un siffatto contesto genera una povertà di relazioni alla quale bisogna porre rimedio; le Istituzioni, la Politica, devono saper rappresentare le istanze di tutti i cittadini e questi, a loro volta, devono sapersi riappropriare del loro essere parte attiva nella propria comunità. Bisogna, infine, ritrovare quell’umanesimo necessario a ricompattare una comunità sfilacciata nei suoi legami e rapporti ridando a ciascuno, il diritto incontestabile, alla propria dignità personale e sociale e questo lo si fa interpretandone i bisogni e le istanze. Solo in questo modo possiamo ritrovare aspetti relazionali autentici ed anche il nostro paese potrà tornare ad essere quella “madre che ci sa avvolgere nel suo abbraccio tenero e tutelante” ma nel contempo ci spinge oltre i suoi confini, per essere consapevoli cittadini europei e cittadini del mondo. Mi piace terminare questo scritto con una frase mandatami tempo fa da Berto (il Che) con il quale, quando ci incontravamo, eravamo soliti chiacchierare: “Bisogna vivere per il presente, poter sognare l’avvenire e imparare dal passato”.
di Cesarina Alagia
l 21 e 22 aprile 2018, il Comitato Italiano per l’UNICEF tornerà nelle piazze di tutta Italia con l’iniziativa Orchidea 2018, giunta alla sua nona edizione. I volontari UNICEF, in oltre 2.000 piazze italiane, distribuiranno in questo week end, a fronte di un’offerta minima di 15 euro, una delle Orchidee UNICEF. Anche #Caposele parteciperà all’iniziativa: i volontari della Pubblica Assistenza Caposele vi aspetteranno in C.so S.Alfonso a #Materdomini e in piazza Dante a #Caposele dalle 09:30 alle 12:00 e dalle 15:00 alle 18:00 di sabato e domenica.
Poesia S’SSANT’ANNI FA 1958- 2018 (Caru Capussela, ti scrivu…)
SESSANT’ANNI FA 1958- 2018 (Caro Caposele, ti scrivo…)
1) So’ s’ssant’anni ca t’aggiu lassatu,/ p’ lu lavoru miu nun ngera futuro,/ lu mastru ‘na vota mi riss: gia t’immaginu cu ‘na bella sarturia nda ‘na grossa città,/ e i’ l’aggiu vulutu semp’ bben’./ Salvatore Ceres, lu mastru, mi ricìa ca i’ eru purtatu p’ lu m’stieru,/ e i’ l’aggiu semp’ ristettatu,/ aggiu capitu subb’tu ca eru furtunatu,/ eru uaglionu ma gia m’ s’ntìa ‘n omu./ Quannu ricietti a mamma: i’ m’ n’ vacu,/ e vacu a fat’cà ra ‘natu sartu,/ nun si meravigliau troppu, lavia già capitu,/ “r’ cincu figli, mo r’stamu suli,/ e chianu chianu nun ngi resta nisciunu,/ r’stamu sulu i’ e patr’t: cumm’ a ddui citruli”!
1) So’ sessant’anni che io t’ho lassato, per il lavoro mio … me stavi stretto, chi me l’aveva già predestinato, so che pe me ciaveva un grande affetto.
2) Oi mà, vacu qua vicinu, sto a Salieru,/ puru i’ aggia truvà furtuna,/ po’ ci v’rimu spissu, staggiona e viernu,/ “vabbuò, fa queru ca vuoi tu”./ Lu sartu si chiamava Angelo pavone,/ era lu megliu sartu r’ Saliernu,/ p’ me era propiu ‘na bbona occasione,/ p’nzai ‘ncapu a me, qua mi possu ‘mparà bbuonu!/ Ngi so’ rimastu assiemu sulu ‘n annu,/ guaragnavu mille lire a lu iuornu,/ e faticavu quasi tuttu l’annu./ quannu lui nun ngera, m’avìa lassatu lu cumandu r’ guardà a cincu uagliuni cumm’ a mme/ e quannu nu uaglionu nun v’nìa cchiù, ng n’ m’ttia ‘n’atu.
2) “A mà: so’ qui vicino, sto a Salerno, pur’io devo trovamme la mia strada, vengo a trovatte spesso, estate e inverno”, “vabbè, fa tutto quello che ti aggrada”. Annai dar sarto: Angelo Pavone, er mejo sarto… in tutta la città, pe me è stata proprio ‘n occasione, io penzai: qui me posso raffinà! E ce so’ stato inzieme tutto ‘n anno, e guadambiavo mille lire ar giorno, facevo festa solo a capo d’Anno! Dovevo sorvejà cinque regazzi, l’aveva dato a me … tutto er comanno, chi annava via… metteva li rimpiazzi.
3) Era verament’ bravu, ma semp’ n’rvusu,/ quannu unu r’ nui sbagliava, ngi sciarrava,/ Si ‘ncazzava semp’,/ e ci ricìa parol’ p’sant’./ Cu li clienti era troppu carastusu, (custava caru) / era troppu fanat’cu p’ lu m’stieru suiu,/ e qunnu facìa ‘n abbutu p’ nu sposu,/ s’impegnava r’ cchiù p’ fa bella figura./ Ma a nui uagliuni, mangu nu cumplimentu,/ ma cu la famigli ngi vantava,/ r’ lu lavoru miu era cuntendu./ ‘Na vota, pigliau in mau nu lavoru che avìa fattu iu e diss’ a nu lavurante esternu: “stai attientu! Lu lavoru me le fa accussì”!
3) Era ‘n artista sì… ma un po’ nervoso, a chi sbajava lo faceva “nero”, lui s’arrabbiava spesso…era focoso, parole “grasse” a tutti pe davero. Co’ li clienti era troppo “carestoso”, der suo lavoro lui n’annava fiero, quanno faceva ‘n abbito da sposo, metteva er suo sapè… ma tutto intero! Ma a noi regazzi… mai un comprimento, però co’ la famija ce vantava, quer che facevo io… era contento. D’un mio lavoro l’ho sentito dì: a un lavorante esterno… “stai attento! Er lavoro… lo devi fa così”!
4) Li clienti er’n tutte p’rsone important’,/ v’nienn’ ra Napuli, Saliernu e ra l’ati paisi,/ er’n tutte gent’ semp’ elegant’,/ e puru issu v’stìa tantu bbuono./ Iu eru l’aiutante preferito,/ r’ me s’era fattu ‘na bbuona opinione,/ si v’rìa ca era interessatu a me,/ ricìa ca i’ t’nìa la vucazziona./ Nu pocu r’ sofferenza i’ la ’ t’nìa, ma iu r’s’stìa p’cchè vulìa ‘mpara bbuonu lu m’stieru,/ ca ropp’ m’è s’rvutu p’ tutta la vita./ E quannu ietti a casa p’ lu ferragostu,/ già mi s’ntìa ‘n omu cchiù maturu cu lu m’stitieru,/ e quannu ‘n amicu mi riss’ ca t’nìa nu cugnatu a Roma, feci del tutto e so’ s’ssant’anni ca sto a Roma!
4) Ciaveva ‘na clientela assai importante, da Napoli, Salerno e altre zone, gente che vestiva… sempre elegante, puro lui era ‘n omo elegantone. Io ero diventato il suo aiutante, di me ciaveva ‘n ottima opinione, che fosse interessato era lampante, vedeva che ciavevo vocazzione. Un po’ soffrivo… ma tenevo duro, volevo apprenne tutto er suo mestiere che m’è servito sempre ner futuro. Quanno so’ annato a casa a Ferragosto, ormai gia me sentivo più maturo… e so’ venuto a Roma ad ogni costo!
“Salvatore” diceva: sei “dotato” e io ciò avuto sempre un gran rispetto, da subbito so’ stato fortunato, vent’anni e me sentivo già ‘n ometto. Quanno che dissi a mamma: vado via… e vado a lavorà da ‘n antro sarto, lei nun se fece troppa maravija. “ De cinque fiji noi restamo soli… e piano piano tutto s’assattija, restamo io e tu’ padre, du’ cetroli”!
Introduzione Noi siamo ciò che ricordiamo di essere stati. La memoria storica è memoria vivente: è uno scrigno contenente gli avvenimenti della vicenda umana. Il presente affonda le sue radici nel passato e dimenticare il passato è vivere una vita priva di riferimenti. Scopo di questo libro è offrire uno spaccato di vita quotidiana che scaturisce dall'esperienza e dall'osservazione del nostro territorio. E qui che hanno viaggiato di bocca in bocca e di generazioni in generazioni, i modi di dire che sono stati raccolti in questo libro. Metterli su carta vuol dire fissarli nella memoria di una comunità in modo che le voci del passato possono essere ancora ascoltate nel presente e nel futuro di coloro che abitano questa terra
MICHELE MEROLA
Incontro Italia, Lucerna Si è svolto lo scorso cinque maggio a Lucerna, presso la scuola di lingua italiana „Incontro Italia“, la presentazione delle opere letterarie di Sina Merino e Carlo Simonelli. Il dialogo letterario tra i due scrittori era sottolineato, che mentre Sina Merino nata e cresciuta in territorio elvetico ha la padronanza della lingua tedesca e Carlo Simonelli dagli anni novanta vive a Berna ed è laureato in Linguistica e Letteratura Italiana e quindi con la padronanza della lingua italiana. L’autrice Sina Merino ha presentato „La Cartiera“, storia d’origine Caposele e il suo romanzo „Nebbia su Durban“, entrambi le opere furono prima pubblicate in tedesco e poi tradotte in italiano. Carlo Simonelli, d’origine calabrese, ha pubblicato diversi romanzi e racconti in lingua italiana, tra l’al-
tro anche premiati e ha presentato il suo ultimo romanzo „Permani“. Il pubblico ha partecipato con molta attenzione a questo dialogo ed è stato anche coinvolto a porre domande agli autori. La titolare della scuola, Rossana Muzzi, regolarmente organizza presso la sua scuola eventi letterari o serate tematizzate con film italiani per avvicinare i suoi studenti alla nostra bellissima lingua. Ogni anno ad ottobre si svolge la settimana mondiale della lingua italiana nel mondo. Gli autori ringraziano Rossana Muzzi per l’ospitalità e accoglienza come anche per l’aperitivo offerto agli ospiti.
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Sociale
CI RIVEDREMO A SOLOFRA di Alfonso Merola
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na volpe, per intenderci un canide di medie dimensioni, si specchiava nelle fredde e cristalline acque di Tredogge ed ammirava il suo splendido muso allungato dal quale fuoriuscivano alcuni denti bianchissimi . È risaputo che le volpi sono molto attente alla loro toletta ed alla cura del corpo: non è un caso che esse siano invidiate nel mondo animale per il tronco snellissimo, per le zampe brevi e robuste ma armoniose ed ovviamente per la pelliccia pregiatissima che esplode nella coda folta, la quale gareggia in bellezza con la coda del pavone. È superfluo ricordare che le donne degli ominidi sono capaci di pazzie , innanzi ad un capo di abbigliamento, per così dire, volpino. La nostra volpe aveva una ragione in più per portarsi là. Aveva partorito da due mesi tre volpacchiotti che ancora allattava e voleva verificare se la sua magrezza sgraziata fosse sparita ed in effetti tutto andava alla meglio dato che le costole del suo torace non erano più visibilmente scolpite sottopelle . Due mesi dal parto erano tanti; la volpe si rese conto di essere alquanto in ritardo relativamente all'istruzione della sua prole. Essa si disse tra sé e sé : " Devo accelerare l'ammaestramento, perché i pericoli del bosco non attendono i miei comodi e poi se io dovessi andare incontro a qualche imprevisto della vita, che ne sarà di questi orfanelli che sono ancora ingenui e nudi e crudi come li ho partoriti ? " È così cominciarono le lezioni, con un metodo didattico ormai dimenticato dagli uomini:insegnare solo cose utili per sopravvivere e pretendere che si impari solo ciò che aiuta a sapersi orientare nella vita che di per sé è un cantiere-scuola . La volpe coi suoi figlioli si ritrovavano ogni pomeriggio afoso lungo le fresche rive di quel meraviglioso angolo naturale e mamma volpe con la più puntigliosa precisione e competenza impartiva le lezioni. " Partiremo dalle nozioni più elementari " disse mamma volpe " e voi mi potrete interrompere quando lo vorrete .... anche perché ascoltare senza capire serve a ben poco . Intanto per poter vivere senza fare troppa filosofia, bisogna imparare a procacciarsi il cibo, perché a pancia vuota non si campa e qui di latte nelle mie mammelle non ce n'è più per nessuno di voi. " Disse un volpacchiotto : " Allora qui è tutto nostro. .... " " Qui è tutto tuo nella misura in cui ti accontenti di solo quello di cui hai bisogno.....anche perché ci sono altri animali che hanno i vostri stessi diritti. A parte l'Uomo che si sente padrone del mondo,
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ma quello non fa testo perché uccide solo per il gusto di uccidere. " Qui chi accetta la regola di assalire qualcuno per fame, deve sapere che è sostanzialmente preda di altri che assalgono animali più deboli per fame. Non fidatevi mai dell'Uomo:egli è traditore feroce per natura e convinzione, anche quando si dà delle leggi che in un modo o nell'altro poi aggira e non rispetta. Volete degli esempi ? Eccoveli l Questo territorio è incluso nel parco e perciò in teoria dovremmo sentirci protetti: nulla di più falso . Le schioppettate volano come confetti, in quanto ci ritengono assalitrici di pollai . È vietato usare trappole, eppure molte di noi ci incappano frequentemente. È proibito appostarsi lungo rivoli e torrenti per imbastire agguati, ma molte nostre sorelle è proprio lì che ci rimettono la pelle. " E così si dipanava la matassa di consigli ed avvertimenti ai quali i volpacchiotti si mostravano attenti più che ad una favola della nonna. ..... "Continueremo domani, visto che si è fatto buio e conviene rientrare nella tana "disse mamma volpe e poi aggiunse per dare un colpo di suspense : "Domani per davvero dovrete sturarvi le orecchie , perché ne va della vostra sopravvivenza futura ! " E giunse l'indomani con l'allegra famigliola tutta sdraiata su una ripa erbosa del Palmenta. " Le disposizioni che sto per darvi, cari i miei figlioli , sono rigide e non ammettono errori e distrazioni." disse la volpe. " Se, vagando nel bosco vedete un animale o sentite i suoi passi, per quanto felpati possano essere, correte ai ripari tra cespugli , trattenendo il respiro ed evitando il benché minimo rumore. A maggior ragione questa regola vale nel caso adocchiate un uomo, sia o non sia un cacciatore. Se, per fame, vi vedrete costretti ad assalire un animale che sia alla vostra portata , non pensate che sia cosa facile. Dovete sempre essere cauti e circospetti, sapendo che altri animali possano essere interessati alla stessa preda e non dovete mai dimenticare di essere un bersaglio da colpire da parte di altri animali. Gli uomini con il loro latinorum dicono: "HOMO HOMINI LUPUS " . Se poi per disgrazia, quando il cibo scarseggia durante i periodi di rigore stagionale , decidete di addentrarsi in qualche pollaio, sappiate che i malcapitati rinchiusi nelle stie , terrorizzati dalla vostra presenza , scateneranno un putiferio tale da svegliare anche i sordi. E allora saranno guai seri : più che gli uomini in quanto tali, dovrete temere la
ferocia delle loro fucilate e delle loro bastonate ..... " Non aveva nemmeno finito di pronunciare l'ultima parola che tra capo e collo cominciarono a piovere schioppettate da ogni direzione . " Mamma , mamma , che dobbiamo fare in questo caso. Tu non ci hai detto ancora nulla a riguardo ..."dissero i volpacchiotti in coro. " Che domanda è mai questa! Dovete semplicemente scappare dandovela a zampe levate e mettendo a riparo la vostra pelle, cari figlioli ! " disse la volpe . " E dove ci ritroveremo , una volta che siamo scampati al pericolo ? "incalzarono i piccoli . Sempre in corsa la mamma rispose : " Se tutto va bene, ci ritroveremo nella tana e lì, dopo esserci ripresi dallo spavento, continueremo la lezione ... " A quel punto uno dei volpacchiotti sbotto', ansimando : "E se tutto va male? " La volpe ci pensò su per un po' e rispose : "In questo caso, se, come dite, tutto dovesse andare a carte quarantotto , non c'è dubbio, ci rivedremo a Solofra .! " I piccoli incalzarono :" Ma dove esattamente ? Tu non ci hai mai parlato di questa Solofra..." " Non ve ne ho mai parlato per scaramanzia, perché Solofra è la destinazio-
Mario Ceres
Le Gru finalmente arrivano anche a Caposele! Il 5-6-7 agosto, non perdiamo la commovente storia di Sadako Sasaki ed il messaggio di speranza legato alle 1000 gru! A Caposele, Speranza e solidarietà!
ne di tutte le ciambelle che non riescono col buco ., perché l'educazione che si dà ,è un percorso ed una ipotesi e mai una certezza. È l'esperienza la vera maestra di vita ed essa implica anche una buona dose di fortuna, cari miei " sospirò la poverina I suoi figli non capirono un bel nulla, per cui incalzarono più pressanti : " Sì vabbene , ma in quale posto di Solofra ci daremo appuntamento , mamma ? " " Alla conceria delle pelli. Perché è lì che siamo destinati nel caso in cui moriremo prima del tempo, essendo evidentemente nati sotto una cattiva stella ". disse la volpe dal pelo lucente, mentre la sua voce si disperdeva su per le pietrose Coste di Santa Lucia .
Racconti
AMARCORD CAPOSELE DA IERI A OGGI E’ la nuova rubrica suggerita dal dott. Salvatore Ilaria che, riferisco testualmente le sue parole, tenta di “estrapolare da tutti i numeri pubblicati, in particolare dai più' remoti, una o due interviste o bozzetti fatte a personaggi in ...,arrivati all'onore della carta stampata, noti e meno noti, da ripubblicare sistematicamente ed ovviamente ad intervistati diver-
IL PIÙ GENEROSO COMUNE D'ITALIA di Vincenzo Caruso cittadino onorario di Caposele
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aposele è una terra generosa! Inerpicata sopra un ripiano del massiccio del Cervialto ed alle l'endici del Monle Paflagone, è simile ad un paese alpestre per la sua suggestiva posizione, per essere accostata ad alte mongine da una parte e per aver sotto di sé quasi a piombo l'origine del fiume Sele, nel punto ove confluisce il torrente Tredogge. Un tempo, non dimenticato, nel posto più alto del ripiano vi era il laghetto, ove affluivano, filtrando dai fianchi rocciosi dei contorni montuosi, disposti ad arco, le gelide acque. Anche dal fondo fuoriuscivano le rigogliose bolle di acqua a comprovare un'inesauribile fonte. Le acque superavano una solida e naturale barriera argillosa e si riversavano fragorose, in piccola e ripida cascata, giù verso la valle formando il fiume Sele. TI paesaggio dai monti verdi, il lago, le numerose sorgenti, la cascata, il fiume ed il torrente, fusi in serena armonia, erano per gli abitanti la pace e la vita, anche se i casolari, lungo la tortuosa strada cittadina, subivano la minaccia ed i danni dai movimenti franosi. Le sorgenti e le acque, che la tradizione e la popolare credenza dichiarava pure e salutari, tenevano tutti legati alla propria terra, ed al luogo della Sanità. Alla fine dello scorso secolo vennero a Caposele illustri personaggi con idee sconvolgenti. Studiarono il suolo ed il sottosuolo, le sorgenti e le acque, i rigagnoli e gli scoli. I loro progetti ed i loro calcoli impensierirono gli abitanti. Vennero poi le imprese con le attrezzature e trasformarono i luoghi. I cittadini più intransigenti respinsero la demanialità delle acque e denunziarono come illusorio l'indennizzo di seicentomila lire sulla carta e la relativa rendita di diciottomila lire
si in ogni nuovo numero, (sindaci ,professionisti, sacerdoti , imprenditori, gente comune etc) al fine di slatentizzare la Caposele di allora parametrandola con la Caposele di oggi in tutti i suoi aspetti (costumi di vita, mestieri ormai scomparsi , personaggi con verve comica o poetica ,ideali, politica, iniziative culturali , sport (calcio in particolare -vedi gli undici con la casacca dei
leon del Sele-) , momenti di gioia e di dolore , senso di forza e di emozione per le prime e importanti opere pubbliche realizzate e così' via e sottoporre il tutto al giudizio dei lettori de La SORGENTE che potranno esprimersi a mezzo lettera al Direttore o in qualsivoglia altra maniera. I giovani in particolare ,ma anche i meno giovani , potranno ritrovare le radici del nostro amato paese e ri-
collegarlo ai giorni di oggi in un continuum di storia ma financo di cultura( tante abitudini culinarie e di vita ormai quasi scomparse).Sic itur ad astra ! ...Parafrasando GIOVANNI PAOLO II direi "Prendete la Sorgente e fatene un capolavoro".
annue, date dal Governo. Soltanto per pochi anni l'intero fabbisogno finanziario del Comune ricevette sollievo dalla rendita governativa. La lunga guerra mondiale e l'infausto regime dimenticarono Caposele, mentre la svalutazione della moneta ridusse quella rendita ad evanescente obolo. Nella dignitosa povertà però gli abitanti di Caposele hanno sempre venerato le opere costruite sulla loro terra. Il decorrere delle acque nei maestosi canali è stato sempre ininterrotto. Nessuno ha attentato alle lapidi e monumenti che ancora oggi eternano tante illustri personalità in molte città. L'acquedotto pugliese non a torto è stato ed è il vanto della Puglia e della Nazione: il più lungo acquedotto del mondo! Tutte le città: dalle più grandi, Bari, Foggia, Lecce, Taranto, Brindisi, alle più piccole, dai villaggi alle più sperdute contrade abitate della Puglia ed anche di parte della Lucania hanno le care fontanine pubbliche come simbolo che quel bene primario che è l'acqua sta a disposizione di tutti. Verso Caposele nessun ricordo, nessuna riconoscenza!! Eppure dalle sue sorgenti deriva tutto: il ricordo per gli illustri, il vanto delle opere grandi e piccole, l'acqua che disseta! 363 litri al secondo, lasciati a sua disposizione. Tutte le città: dalle più grandi, Bari, Foggia, Lecce, Taranto, Brindisi, alle più piccole, dai villaggi alle più sperdute contrade abitate della Puglia ed anche di parte della Lucania hanno le care fontanine pubbliche come simbolo che quel bene primario che è l'acqua sta a disposizione di tutti. Verso Caposele nessun ricordo, nessuna riconoscenza!! Eppure dalle sue sorgenti deriva tutto: il ricordo per gli illustri, il vanto delle opere grandi e piccole, l'acqua che disseta! Grandi opere d'arte sorsero un anno dopo l'altro: muraglioni di contenimento, nei quali per la prima volta fu usato il cemento, grandi e piccole vasche di raccolta, canali e scoli. La cittadina insorse per lo sconvolgi-
mento del proprio suolo e delle sorgenti, però di fronte alla serietà ed imponenza delle opere si acquietò ed umilmente accettò l'imprigionamento delle sue acque, ed il loro incanalamento verso i lontani e sitibondi paesi delle Puglie. La nuova realtà fu .sanzionata di fatto con il nome di piazzale della Sanità dato al luogo del lago trasformalo in immensa e studiata platea e di diritto con la convenzione del 2 marzo 1905. Caposele generosa tinse soddisfacente con l'accettazione delle cartelle della rendita pubblica e con la riserva di una infima parie delle acque: integrità degli impianti. Anche se qualcuno al verificarsi delie calamità delle frane sussurrava la colpa delle acque imprigionate, sempre prevaleva il buon senso e 1' orgoglio di vedere continuamente 1' unica propria ricchezza verso le popolazioni pugliesi. Nel 1940, quando stava addensandosi l'altra tremenda bufera bellica, la città si vide defraudata dell'ultima riserva di acque lasciatele e riconosciutale per i propri bisogni. Questa volta non c'era il coscienzioso Governo del 1905. Le agitazioni e le sommosse dei cittadini, dei montanari, dei pastori e di tutta la brava gente di Caposele ebbero tristi epiloghi. Alcuni cittadini furono confinati, altri furono costretti ad abbandonare il proprio paese natio. Tulli coloro che strenuamente difesero la conquista dell'acqua per le primordiali esigenze delle genti pugliesi non furono mai dimenticali: Caposele è stata negletta, ma con il suo silenzio, il suo sacrificio costituisce il più fulgido esempio di garanzia e di generosità. Oggi l'Ente Autonomo Acquedotto Pugliese ed il Comune di Caposele hanno ritrovato la strada
della convenzione, soddisfacente per entrambe le parti, nella consapevolezza di adempiere soprattutto a finalità altamente morali e sociali. Per l'Ente, sia pure nei ristretti limiti istituzionali, non sarà mai ritenuto abbastanza remunerativo quanto dato al piccolo Comune Irpino; per Caposele, invece, la portata di quattromiladuecento litri al secondo, che dalle sue sorgenti sono immesse nel grande canale, sarà sempre poca anche se di più non può essere immesso per deficiente capacita, e ben lieta sarà di premere ancora di più le sue sorgenti e di trovare altre nel destra Scic quando sarà realtà il secondo grande canale. Domani dovrà sopravvenire doverosa la pura riconoscenza di tutte le citta e di tutte le genti pugliesi, verso Caposele generosa.
La copertina del Giornale n. 1/2 del 1974 da dove abbiamo estrapolato l'articolo
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Storie
Il Fiore Della Vita : Simbolo di una Donna Irpina che parla attraverso l’arte e la poesia...
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os’è mai un fiore? Per alcuni nulla, per altri un qualcosa che parla di natura e/o ne sottolinea la bellezza femminile, ma per poche o forse rare persone rappresenta laVita! Una vita spesso effimera, fatta di attimi o di istanti che proprio come un fiore dura il tempo di sbocciare per poi perdere tutti i suoi petali… eppure, per quanto breve, ogni più piccolo fiore è parte sempre del ciclo della vita. Il Fiore della Vita è un simbolo alquanto antico e per lo più sconosciuto a molti, oggetto di studio nel passato tra filosofi, alchimisti, guaritori spirituali, sciamani e fisici matematici di una scuola aperta a pochi, come quella del Maestro Pitagora e che ancora oggi purtroppo rimane oscuro a coloro che trascorrono la propria esistenza totalmente assorbita dal tran tran quotidiano e dai mille pensieri e problemi in cerca di una possibile soluzione. Per molti di noi, infatti la vita non è altro che l’alternarsi del giorno e della notte, in un vortice quotidiano e incessante di cose da fare e alla ricerca continua di una felicità illusoria, sempre di più guidata dai modelli che propngono i mass media e l’attuale società. Non è un caso se la plastica oramai è oggetto di urla da parte del nostro pianeta, a tal punto che gli oceani, i mari e gli animali attirano l’attenzione dell’essere umano sulla sua considerazione per questa materia e per la vita stessa. La forma geometrica del cerchio infatti è stata da sempre indice di un ciclo di scambio fra ciò che si dà e ciò che si riceve, pertanto oggi eccone il tornaconto etico e ambientale. Tuttavia, in tutto questo scempio del concetto plastico in cui la stessa vita è “spazzatura” una ragazza irpina parla, attraverso una sua opera in plastica dal titolo Il Fiore Della Vita… della Vera Bellezza della propria Terra antica e attuale, delle Sorgenti e dei Laghi, delle Cascate e delle Profondità dell’Acqua, della Gente e della Storia… che in questi luoghi ha ancora molto da scoprire e tanto da proteggere dalla stoltezza delle persone comuni, che hanno dimenticato le Gesta degli antichi Eroi e la presenza delle Dee, Ninfe e Fate ( guardiane e protettrici dei territori) e che con il passare del tempo sono state occultate da Santi e Madonne. L’anno scorso, proprio con la poesia dal titolo la Dea dell’Acqua, lei ha voluto riportare in vita la storia di
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leggende e favole perdute nelle notte dei tempi e parlare in modo del tutto fantasioso e creativo del suo paese di origine, Caposele e successivamente, a seguito di una collaborazione gratuita per la realizzazione del video di apertura dei lavori del Progetto De.Co del Dott. Gerardo Di Trolio con la partecipazione dei Comuni di Calabritto e Quaglietta, ha trasformato quel testo in un componimento poetico dal titolo Irpinia che a gennaio di quest’anno le ha permesso di ottenere la pubblicazione ufficiale con rilascio di attestato di merito, dall’Universa Parnassia di Canicattì nell’Antologia dei Poeti Contemporanei 2018. Ovviamente se il suo paese di origine le ha dato degli spunti per realizzare negli anni, a piccoli passi, tanti piccoli successi in Italia e all’estero, non sono da meno i lavori artistici e i componimenti poetici di tanti altri comuni della provincia, e in particolare quello di Conza Della Campania. Poeticamente il componimento in lingua dal titolo Nelle Acque Profonde, in Napoli le ha permesso di classificarsi al 1° posto come Ambasciatrice del Sorriso e artisticamente in Bellizzi (SA) di conseguire attestato di merito per un lavoro astratto su carta, dal titolo Il Lago Della Mia Anima. Ovviamente astratto non significa surreale, visto che la sua ispirazione è nata dallo scenario dell’Oasi WWF Lago Di Conza, di cui ne ha fatto una rappresentazione nuova in una visione artistica del tutto contemporanea. Inoltre, il suo spirito di osservazione delle piante acquatiche di ninfea le ha dato l’input per creare il quadro dal titolo Ninfee ( realizzato riciclando sacchi di plastica adibiti alla raccolta della spazzatura e copertine di quadernoni) che ha partecipato all’evento Visionarie della Galleria Rosso Cinabro in Roma. La meraviglia che ha sentito nel scoprire che la plastica potesse essere modellata e riciclata attraverso l’arte, oltre al fascino che la cultura dell’Oriente esercita su di lei fin da bambina, basata sul rispetto e sulla sacralità della Vita ( e che da adulta le ha permesso di intraprendere anche studi alternativi inerenti l’equilibrio tra Uomo e Natura secondo la filosofia e la medicina tradizionale cinese) le hanno permesso di dare vita in forma tridimensionale ad un simbolo sacro. Sarà un caso
Mirela Merino o il destino, ma in prossimità del suo compleanno, a marzo di quest’anno, la città di New York ha parlato anche della sua opera astratta, sia attraverso l’innovazione ( trasformare bottiglie di plastica in un oggetto unico e particolare, sempre diverso proprio come ogni nuova vita che si genera in natura) e sia attraverso i simboli e colori utilizzati ( un drappo di raso nero per rappresentare la Bellezza insita nelle difficoltà dell’esistenza umana con scritta dai colori dell’acqua e del cielo in cui l’Essere Umano ne è il mezzo di comunicazione universale). Il Messaggio artistico che Mirella ha voluto e vuole diffondere in questo momento
di profonda crisi di valori esistenziali e di carenza di ideali e che ovviamente anche noi condividiamo e riportiamo per aiutarla a far conoscere l’ Irpinia attraverso l’arte, la poesia e la cultura in generale è: “Ogni Essere Umano è Un Bellissimo Fiore di cui Prendersene Cura, anche a discapito di Chi a volte… Vuole Vederlo solo Appassire!”
La Dea Dell’Acqua Sei temuta per la tuaDolcezza eImprevedibilità. Sei da sempre la Bellezza e la Femminilità, Il Pensiero Positivo, la Forza d’Attrazione e la Sensualità . Sei il Sì del Cambiamento e dell’Amore Profondo. La Luna è il tuo Simbolo Atavico nel Cielo… e il tuo Tenero e Irrequieto Amante è il Mare. Sei il Flusso Gorgogliante dei Fiumi, la Purezza delle Acque di Sorgente, il Mistero nello Specchio dei Laghi, e l’Impeto Incontrastato nelle Cascate. “Le Donne e gli Uomini della Conoscenza” incarnano il tuo Spirito: l’Antica Magia li ha resi “Esseri Affascinanti e Immortali.” Autrice: Mirella Merino
NELLE ACQUE PROFONDE… Nelle Acque Profonde di questo Lago… Immagino un Mondo più Sereno e meno Vago. Una Terra che profuma di Mare… Accarezzata dal Vento Caldo che mi fa Volare. Tanti Bambini dalla Pelle di Diverso Colore… Che non hanno bisogno delle Parole, Giacché giocano tenendosi per Mano… E agli Adulti sembra invece che tutto ciò… sia così strano. Nelle Acque Profonde di questo Lago… Il Cuore mi parla dell’esistenza di un Amore Vero… Che mi sussurra dolcemente: “Vivi la Tua Vita e… Aspetta… Perché per le cose belle il Tempo non ha fretta!” “Le incontrerai in Chi ti parlerà di un Altro Mondo, Quindi per Ora… Canta, Balla e Fai il Girotondo.” “Il Vero Amore non ha mai bisogno di Cambiarti… E allora non fare come tutti gli altri!” “Inizia il Tuo Viaggio in Modo Diverso… E fai della Tua Vita… non solo un Passo Riflesso.” “Sii Luce… dei Colori dell’Arcobaleno… E fai in modo che nel Tuo Cuore ci sia Sempre e solo il Sereno.” “Ed infine ricordati… che le Profondità di questo Lago E le Persone del Tuo Cammino… Sono semplicemente il Tuo Specchio.” “L’Oggi… come l ‘Ieri e il Domani…E’ sempre un Cerchio… Ma ahimè… Tanti l’hanno Dimenticato… E non sanno più… Che Niente di Più Bello C’E’… Dell’Essere: Io…Te… e Tu… Me!” Autrice: Mirella Merino
L’ARMA CIVITATIS DEL COMUNE DI CAPOSELE
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l primo stemma simbolicodi Caposele presentato dal Castellano nel suo libro “la cronista conzana” , rappresentava un drago spruzzante acqua dalla bocca. Sullo sfondo tre monti con tre stelline e la dicitura "Sylaris Spectabile Caput" (Capo del Sele). A tal proposito il Santorelli cosi si esprime: "nascendo il Sele in detto luogo pure che sia una cosa misera d’acqua, ma dieci passi distante forma un fiume si terribile che non si può guazzare anzi è divoratore de poveri vigneti e perciò si domanda il drago, e in detto fiume vi è acqua freddissima che s’è vista spezzar li vetri per la gran freddezza cosi anche vi sono freddissime cantine di vino non hanno bisogno di neve le cantine sono tanto fredde d’estate che è pericoloso per la salute starci dentro”. Caposele ha uno stemma almeno da quando fu fondata l’Università della sua Terra, alla fine del 1400 per volere dei Gesualdo, si scelse anche il suo santo protettore San Lorenzo. Il neonato comune ebbe come simbolo uno scudo sormontato dall’elmo del guerriero feudatario, recante la scritta SYLERIS SPECTABILE CAPUT. All’interno del fregio, un drago sputa acqua ai piedi di tre montagne, simbolo della provincia di Montefusco, sormontate da altrettante rispettive stellette.
Il paese divenne dunque autonomo intorno al 1500. L’attuale stemma azzurro, che raffigura una testa a collo di aquila e ventisei bizantini d’argento con tre gigli d’oro in capo, è di evidente di epoca successiva. Il primo stemma con una certa ufficialità “giacente nell’archivio di stato di Napoli, ove è stato rivenuto al vol. 4092 contenente il catasto conciario del Comune stesso, usato fino al 1754”, non presentava però più il drago, ma un collo d’aquila con 26 bizantini d’argento ordinati sopra e sotto in 5 7 8 3 2 1 (gli ultimi sei posti sulla destra e sinistrati da una testa a collo d’aquila), tre gigli d’oro in capo e sempre presentente la dicitura “SYLERIS SPECTABILE CAPUT”. Per rispettare l’art. 39 del RD 21 01 1926 n. 61, che prevedeva l’obbligo dello scudo di tipo sannitico o italico, lo stemma subiva altre modifiche. Il successivo articolo 95 del RD n. 652 del 1942 prescriveva infatti, che la corona doveva essere in metallo nobile e nella parte sottostante lo scudo doveva aver ripresentato un “serto” (sorta di ghirlanda aperta), con due rami di lentisco tra loro incrociati, circondanti lo scudo stesso e annodati con un nastro di colore azzurro nella parte interna e con colori nazionali nella parte esterna. Si arriva cosi allo stemma attuale privo della summenzionata dicitura, e cosi descritto: di azzurro a 26 bizantini d’argento ordinati 5 7 8 3 2 1 gli ultimi 6
posti sulla destra e sinistrati da una testa a collo d’aquila al naturale, uscente in banda dal cantone sinistro della punta a tre gigli d’oro in capo, ordinati in fascia, ciascuno in corrispondenza ai bizantini centrali della prima fila. L’AQUILA è la più nobile tra i volatili ed in generale tra gli animali, è simbolo della potenza, della vittoria e dell' impero. Al momento attuale ancora non ho scoperto il significato e la scelta di questo animale come simbolo nel nostro stemma Lo SCUDO: forma e misure Lo scudo obbligatoriamente adottato per la costruzione degli stemmi degli Enti destinatari di un provvedimento formale è quello detto “sannitico moderno”; cioè uno scudo rettangolare con gli angoli inferiori arrotondati. Tale scudo deve mantenere una proporzione di 7 moduli di larghezza per 9 moduli di altezza. Città I Comuni insigniti del titolo di "città" utilizzano una corona turrita, formata da un cerchio d'oro aperto da otto posterle (cinque visibili) con due cordonate a muro sui margini, sostenente otto torri (cinque visibili), riunite da cortine di muro, il tutto d'oro e murato di nero. Perché Caposele ha una corona di città e non di comune? Risposta: Perché Caposele viene chiamata città di sorgente.
di Giuseppe Casale
BIZANTINI D’ARGENTO Sono le moete usate dagli antichi romani In Araldica sostituisce il bianco in quanto più splendente. Simboleggia la purezza, l'innocenza, la giustizia e l'amicizia. PALMA: simbolo di vittoria e di pace; è simbolo anche di eloquenza (dato che anticamente si poneva alle porte degli avvocati) e giustizia (dato il suo legno assai resistente). Secondo il linguaggio dei fiori dell'Aymé Martin significa felicità o perseveranza. GIGLIO (conosciuto anche col suo nome francese fleur-de-lys) è una figura araldica, una delle quattro figure più popolari con la croce. È classificato abitualmente tra le figure naturali. Tra i simboli mariani per eccellenza, e anche attributo di San Giuseppe il giglio in Francia è divenuto, a partire dal Medioevo, l'emblema della regalità. AZZURRO: si indica con linee orizzontali e, essendo il colore del cielo, rappresenta la gloria, la virtù e la fermezza incorruttibile.
Una bella realtà sportiva di Caposele
Red Wolves Volley, così crescono le giovani pallavoliste
La A.S.D. Red Wolves Volley si è costituita nell’anno 2012 con lo scopo di promuovere le attività sportive come momento di aggregazione, di maturazione umana e di impegno sportivo. Nel corso degli anni l’associazione ha svolto varie attività, tra le quali: - fornire a titolo gratuito la propria collaborazione agli insegnanti delle scuole elementari di Caposele e Calabritto dei corsi di attività motoria e pallavolo, avvalendosi di istruttori laureati in scienze motorie ed istruttori federali (FIPAV); - ha aderito per due anni al progetto sociale, sportivo ed educativo, promosso da Presidenza del Con-siglio dei Ministri, Ministero della Salute e CONI denominato “Progetto CONI ragazzi” con l’obiettivo di incoraggiare i bambini e ragazzi dai 5 ai 13 anni a svolgere attività fisica, facilitando il loro processo di crescita finalizzato ad acquisire consapevolezza delle loro potenzialità, il tutto in forma gratuita per le famiglie. Le atlete dell’A.S.D. Red Wolves Volley hanno partecipato a tutti i campionati giovanili organizzati dalla Federazione Italiana Pallavolo ottenendo dei buoni risultati; in particolare con l’arrivo tre anni fa del coach AMODEO DOMENICO (exgiocatore di serie A di pallavolo, istruttore
federale 2° livello e laureato in scienze motorie) c’è stato un rilevante miglioramento qualitativo poiché con la sua esperienza e capacità ha dato una maggiore impronta professionistica alle attività. Lo scorso anno la ASD Red Wolves Volley e dell’Academy School Volley si sono fuse ed hanno creato la Academy Red Volley raggiungendo ottimi risultati in tutti i campionati: - campionato under 16 femminile - campionato under 18 femminile. Per la prima volta la A.S.D. Red Wolves Volley ha partecipato al campionato under 13 con una compagine formata da at-
lete di Caposele e Calabritto, per l’anno prossimo, si prevede la partecipazione ai campionati provinciali under 13, 14 e 16. Si evidenzia inoltre che quattro atlete (Barletta Natalia, Ilaria Giovanna, Melillo Vivian e Cataldo Roberta) le quali militano nell’under 18, hanno giocano con l’Avellino Volley i campionati di serie D e per le quali sono già state confermate per il prossimo campionato in serie C; altre nostre atlete (Malanga Gaia, Nesta Danila e Luongo Chiara) invece, si sta trattando per la partecipazione al prossimo campionato di serie C; non si na-sconde che l’obbiettivo principale della società
è quello di partecipare ai campionati di serie D con una com-pagine costituta da solo atleti locali. Le attività per la stagione pallavolistica 2018-2019 avranno inizio nel mese di settembre presso le palestre di Caposele e Materdomini, e prevedono le seguenti attività: - progetto Volley (Spikeball, Volley S3) per i bambini dai 5 ai 10 anni; - campionati giovanili (Under12, Under14, Under16 e Under18); - campionati provinciali (1a e 2a categoria)
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Racconti
LA VAMPALENZIA
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di Nino Lanzetta
falò o i “focaroni”, come oggi vengono più comunemente denominati, richiamano una tradizione consolidata nei secoli, non solo in Irpinia ma in tutto il territorio nazionale, e si fanno in occasione di diverse festività non solo d’inverno ma anche nei mesi estivi. Di solito, però, si fanno nel periodo di maggior freddo (metà gennaio) e si fanno risalire al culto per Sant’Antonio Abate, quello che nella tradizione popolare si rappresenta accompagnato con il maiale. Sant’Antonio Abate è considerato il protettore del fuoco, forse – come dice la tradizione- per essersi recato perfino nelle fiamme dell’inferno per contendere le anime dei cristiani al diavolo. Dappertutto Sant’Antonio Abate, forse per distinguerlo dall’omonimo Santo di Padova, ma anche per un’antica consuetudine di confidenzialità ritenendolo un Santo popolare e della povera gente, viene chiamato Sant’Antuono. E’ festeggiato il 17 di gennaio; ed è appunto in tale giorno ( ma anche nel giorno della vigilia) che si accendono i focaroni. Con la festività di Sant’Antuono si dà inizio al carnevale. “Sant’Antuono, maschere e suoni” dice il detto popolare per ricordare l’evento. Dalla domenica successiva, infatti, escono le maschere e si intrecciano canti e balli che durano fino al martedì grasso, ultima giornata di Carnevale e clou delle feste. Il mercoledì successivo comincia la Quaresima e addio maschere e suoni! E’ tempo di penitenza per la preparazione alla Pasqua. I falò non a caso si fanno nel periodo di maggior freddo, quello durante il quale una volta si ammazzavano i maiali e, non essendoci ancora i frigoriferi, era considerato il tempo migliore per lavorarne la carne, salarla e conservarla in locali lontani dal caldo dei focolari. Nei “vasci”, come si chiamavano a Castelvetere i locali a pianterreno spesso non pavimentati che, specie d’inverno, erano freddi e asciutti, perciò idonei per conservare frutta ed alimenti ed anche il vino per chi non aveva una cantina attrezzata. Gennaio è il mese più freddo dell’anno e, quando non cade la neve, il vento ghiacciato ti taglia la faccia e le mani, che si riempiono di geloni. I falò che a Castelvetere, ma anche in altri paesi irpini, chiamano vampalenzie, forse perché fanno una fiamma alta e che dura poco, se al centro non si mettono grossi tronchi dei quali ci si libera più difficilmente, si facevano in molti vicoli, negli spiazzi davanti alle case e nelle piazze. In quelle grandi il fuoco si sperdeva e le fiamme sembravano più piccole. Nei piccoli spazi, invece, acquistava maggiore risalto, arrivava quasi ai tetti e dava più intimità. Era come se il focolare domestico si fosse allargato e la famiglia si fosse estesa alla parentela meno prossima ed ai vicini. Si realizzava, per così dire, il condominio del fuoco del vicolo. Era un momento di partecipazione collettiva e di socializzazione, in tempi nei quali non poteva esserci relazione alcuna senza la vicinanza e la conversazione faccia a faccia. Non c’erano i telefonini
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per gli sms e, per la verità, neanche i telefoni, non internet né Faceboox. Per dichiararti ad una ragazza dovevi parlarle, possibilmente da solo a sola e la sera della vampalenzia era una buona occasione per strappare qualche appuntamento o allontanarsi per un po’ in un vicolo adiacente, approfittando della distrazione degli arcigni genitori intenti a godersi il tepore del falò. Quella dei falò è uno squarcio di vita paesana di una volta, tipica anche di comunità più numerose, che in quegli anni, nei quali la civiltà contadina connotava ancora gli aspetti ed i comportamenti della vita e delle relazioni, dava luogo ad un sano divertimento collettivo. Chi non ricorda le bellissime scene di Amarcord, del grande Fellini, film che con una maggiore patina di onirica nostalgia richiama i Vitelloni dello stesso regista. La preparazione del falò durava poco. La legna veniva accatastata, con un certo ordine in verticale, attorno ad un palo che si faceva reggere tra alcuni tronchi pesanti poggiati al suolo o era mantenuto da cassette da frutta rese inservibili dal molto uso e non più utilizzabili, o da sporte fatte di scorze di alberi, sottili, secche e facilmente infiammabili. All’interno delle cassette si metteva un po’ di paglia secca e un foglio di giornale per permettere una rapida accensione. Tutt’intorno si mettevano delle fascine in verticale, rami e tronchi di varie dimensioni e tipi di legno: aceri, querce castagni, ulivi - che sviluppavano un calore forte e rosso - legati con salici o legacci di fibre naturali. Mai da fili di ferro che non si consumavano con la fiamma e ti scottavano terribilmente quando cadevano per il vuoto che si veniva a creare per la consumazione dei “taccheri” che mantenevano. Quando tutto era pronto e già calavano le prime ombre della sera il più anziano, sollecitato dagli inviti di chi aveva già preso posto intorno al falò e cominciava ad intirizzirsi (inviti che si facevano sempre più pressanti e insistenti e avevano avuto ragione delle richieste di chi, invece, voleva ritardarne l’accensione, perche il loro falò doveva durare più a lungo degli altri), strofinava un fiammifero con la mano infreddolita e l’avvicinava al pezzo di giornale che fuoriusciva dalla pila e finalmente dava fuoco. La fiamma si propagava in un baleno e le persone che stavano sedute intorno al falò tiravano indietro i loro “scannitielli, per l’improvviso calore, costringendo quelli che stavano in piedi dietro di loro ad arretrare, salvo poi riavvicinarsi di nuovo quando la fiamma si faceva sempre più piccola e lasciava il posto al formarsi della brace. La festa incominciava. Le donne, che erano sedute su quegli appositi scannetti o su basse seggiole alle quali erano stati segati i piedi, levavano le mani da sotto i mantesini e, allargando le palme e alzandole, le avvicinavano alla fiamma per scaldarsi meglio. Gli uomini cacciavano la pipa da sotto i loro tabarri, molti dei quali avevano portato via quan-
do erano tornati dalla leva militare o dalla guerra, l’accendevano con piccoli carboni ardenti e si facevano, beatamente, la prima fumata. Intanto le più anziane, sollecitate da coloro che le sedevano accanto, soprattutto i più piccoli, cominciavano a raccontare. Erano, in genere, racconti di ricordi lontani, della loro infanzia, a volte piccanti e pieni di sottintesi, come potevano essere in quei tempi nei quali la religione e la poca confidenza tra i sessi imponevano un certo pudore e una naturale timidezza, che si attenuava nelle donne più anziane e più “sboccate”. Racconti che attiravano l’attenzione degli ascoltatori, specie dei più piccoli che stavano accovacciati davanti, a stretto contatto con il fuoco, giravano il collo per non perdersi una virgola e guardare in faccia la narratrice o il narratore, quasi a volerne succhiare ancor più il velato significato, che spesso non comprendevano e perciò facevano insistenti domande e spesso prendendosi in testa delle dolorose carocchie date, con le nocche delle mani nodose e dure come l’acciaio, da quelli più anziani. Spesso ci scappavano delle bestemmie e le carocchie aumentavano. Quando la brace diventava più compatta e si cominciava a depositare la cenere, di colpo venivano fuori, come materializzandosi dal buio, castagne e patate che si mettevano sotto la cenere e sopra ci si appoggiava la brace. Le patate venivano scelte con cura, quelle oblunghe e di piccole dimensioni, perché il calore e la cottura penetrava al loro interno e non si cuoceva solo la parte esterna. Le castagne, poi, si mettevano allineate con cura dopo aver fatto spazio nella brace, con la parte piatta sotto e dopo averne intaccato, con la punta del coltello, la corteccia per non farle scoppiare quando con il calore si sarebbe formata l’aria al di sotto della corteccia. L’intaccatura avrebbe permesso l’uscita dell’aria senza scoppio e senza pericolo. Prenderle dalla cenere e dalla brace al tempo giusto era compito riservato ai più esperti, sempre sotto il consiglio e gli avvertimenti di chi credeva di saperne di più. Appena si cominciava a mangiare compariva un boccione di vino che faceva il giro di bocca in bocca. Si beveva tutti, direttamente al collo della bottiglia, dopo essersi nettata la bocca con il dorso della mano. Dopo si poteva
fumare in pace un’altra sigaretta che si arrotolava con mani esperte, mettendo in una cartina del trinciato che si prendeva da una piccola sacca di pelle o direttamente dall’originario involucro di carta. C’era anche chi cacciava la pipa con il fornello di terracotta e la cannuccia ricurva di bambù, che accendeva con la piccola brace prelevata dal falò che si andava man mano a consumarsi. Qualcuno cacciava un sigaro dal panciotto, mica quelli profumati, che in paese non si vendevano, ma un grossolano mezzo toscano che emanava un odore acre e forte. La fumata generale era il segnale che la festa si avviava a finire e tutti cominciavano a prendere la via di casa. Prima i ragazzi che già russavano al caldo dei loro lettucci quando arrivavano i grandi. Poi le mamme che l’indomani si sarebbero dovute alzare presto, un po’ per abitudine, un po’ per preparare la colazione ai bambini. Da ultimo i nonni che, pur dormendo poco, di solito si alzavano prima di tutti per accendere il camino, cercando di non dare fastidio alla donna di casa intenta a fare le pulizie, e, quindi, ad appendere la solita pentola per l’acqua calda o a mettere i ceci nel piccolo pignato accanto alla brace del camino, rito abituale di tutte le mattine. Un altro giorno era cominciato. La pioggia, che in quei lunghi inverni non mancava mai, o la neve avrebbe coperto la cenere dei falò e cancellato le tracce di quel sano e fugace divertimento. L’argomento dei giorni a venire sarebbe stato il Carnevale, l’uccisione del maiale e una mangiata di carne fresca cotta sotto la cenere del camino, avvolta nella carta oleata e nelle pagine di giornale. Si era in tema. “Sant’Antuono, maschere e suoni”. Non a caso Sant’Antuono è sempre raffigurato con un maiale accanto!
Storia
SANT’ALFONSO E SAN GERARDO A CAPOSELE
I
l 22 maggio 1746, a sera, coadiuvato da tre religiosi, Sant'Alfonso apre in Caposele la Missione. Il Clero e il popolo, che lo avevano accolto trionfalmente, gremiscono il Tempio e pendono dal labbro dell'Uomo di Dio , che appare un S. Paolo redivivo. Frutti della Missione? Cedo la parola a un testimone oculare, un intellettuale di razza, il medico Niccolò Santorelli senior: "Gli scandali disparvero, i nemici si riconciliarono, i bestemmiatori e i libertini non ardirono più farsi udir proferire le loro oscene parole e si videro rifiorire, anche fra la gente del popolo, le sante pratiche della cristiana pietà, la frequenza ai Sacramenti e specialmente la devozione alla SS. Vergine". Successivamente, appena diffusa la lieta notizia dell'accettazione del romitorio di Materdomini da parte della nascente Congregazione Redentorista, Autorità, notabili e popolo di Caposele inscenano, all'indirizzo dell'Arcivescovo e di Sant'Alfonso, eccezionali dimostrazioni di giubilo e contentezza: illuminazioni, scariche di moschetteria, acclamazioni festose ... I nostri Principi - Ignazio Rota e Cornelia Sanfelice - si affrettano a mettere a disposizione del Santo Fondatore gli alberi delle loro foreste per le future costruzioni del Collegio! Nel giugno 1754 giunge a Caposele S. Gerardo e, salvo momentanei spostamenti, vi resta sino alla sua morte gloriosa: notte tra il 15 e 16 ottobre 1755. Nel frattempo si verificano fatti portentosi e . . . dolorosi, che incidono profondamente nell'animo religioso dei caposelesi il gusto del soprannaturale e del divino. Mi limito a ricordarne alcuni soltanto, rimandando il lettore alle fonti, numerose e seducenti, per gli altri. Tra i doni carismatici, posseduti dal Maiella, ci fu quello della invisibilità, il potere, cioè, di sottrarsi col corpo all'occhio altrui, per rimanere più concentrato in Dio. Nel giugno del 1754 avviene un fatto di tal genere tra lo stupore dell'intera Comunità e dello stesso medico D. Niccolò. Come suole accadere in simili circostanze straordinarie, la notizia strabiliante dell'evento varca le soglie benedette del Collegio e diviene di pubblico dominio. Un contemporaneo, il Sac. D. Michele Santarelli, nelle sue giuridiche deposizioni, (1) afferma: "Restò a noi ragazzi tanto
impresso quel fatto, che, giuocando con i compagni al giuoco detto ordinariamente accovarella, in cui un ragazzo si nasconde e gli altri devono trovarlo, eravamo soliti dire: - Facciamo fratel Gerardo -,, Nello stesso anno, essendo stata scarsa la messe, il paese incomincia a subirne le funeste conseguenze, che diventano allarmanti durante i mesi invernali e successivi. S. Gerardo ai poveri, che si riversano con ritmo incessante alla porteria del Collegio, distribuisce pane e grano, senza limiti di sorta, attingendo come ad uno scrigno inesauribile. L'eco di questa moltiplicazione miracolosa di pani non tarda a ripercuotersi in Caposele e vari gentiluomini e gentildonne, come li chiama il Tannoia, mandano i loro stessi figli a confondersi con i poveri per avere di quel pane e conservarlo come reliquia. E S. Gerardo dona anche a questi. Al dolce richiamo del medico Santarelli, il Santo oppone un netto rifiuto: "Bisogna darlo a tutti, perché tutti lo cercano per amore di Gesù Cristo,,. Ed, alludendo al prodigio della istantanea moltiplicazione del pane fra le sue mani, aggiunge queste memorabili parole: "Altrimenti Gesù Cristo non fa più crescere il pane,,. Col pane materiale distribuisce anche quello dello spirito, insegnando a tutti le verità eterne. Per avere la consolazione di sentire la Dottrina Cristiana, spiegata da un Santo, tra gli umili si confondono anche i signori di Caposele. Il citato Landi, fra le ascoltatrici di S. Gerardo, menziona espressamente la consorte del Medico Santarelli, la quale per raggiungere Materdomini doveva affrontare "un buon miglio di viaggio... Da tali catechismi scaturiscono innumeri grazie di conversioni. In quell'epoca, oltre la Ricettizia, ben dieci chiesette mantenevano il clima cristiano. Le famiglie più distinte e agiate avevano in casa uno o più sacerdoti e si sentivano onorate, assai onorate, della loro presenza. Da un calcolo di quel topo di archivi, che risponde al nome del compianto P. O. Gregorio, Redentorista, ci è dato sapere che, ai tempi di S. Gerardo, si poteva contare, su per giù, un ministro di Dio per ogni 150 persone. Sicché, in mezzo a tremila abitanti, quanti ne contava Caposele, vivevano 20 sacerdoti, oltre diversi chierici
e due popolate Comunità religiose, senza tener conto dei preti e religiosi, che vivevano fuori paese. Ma, c'è di più. Proprio in quell'epoca, che chiameremo "eroica,,, due caposelesi progredivano speditamente nelle vie della santità: Il Servo di Dio P. Donato A. Del Guercio, minore conventuale e penitente di S. Alfonso, e il P. Andrea Morza, redentorista, prediletto dello stesso Santo. Oggi che rimane di tanto ardore ed ardimento cristiani? Tra gli stessi fedeli qual è il livello di vita spirituale? L'Arciprete Don Camillo Bozio, scrivendo l'atto di morte del Medico N. Santorelli, postillava: "Faceva la Comunione e la Visita quotidiana,,. Oggi, qual è la percentuale delle anime, che si accostano assiduamente alla Sacra Mensa? Ieri, frequenza dei bambini al Catechismo e degli adulti alla Catechesi, oggi? Oggi, è spenta la Congrega degli uomini a Materdomini, di cui si ricordano nomi insigni di priori (leggi Alfonso Peccatiello e Angelo Freda). Dov'è il Clero d'altri tempi? Quante le vocazioni allo Stato Sacerdotale e religioso? Dove l'entusiasmo religioso prorompente d'altri tempi? Sul labbro del nostro venerando P. Del Guercio fioriva spesso spesso, a mò di ritornello, un epifonema di questo genere: "Facciamo il bene in vita, perchè in morte non si può fare nulla più,,. Lo ripeto anch'io, esortando a guardarsi da certi atteggiamenti di sfida nei riguardi del soprannaturale e di chi è veicolo sulla terra del soprannaturale. A questo proposito, giova ricordare quanto avvenne all'atto della fon-
di Alfonso Maria Farina
dazione di Materdomini. Un nostro concittadino, si era recato sulla sacra collina per attaccare il progetto della nuova istituzione. Appena inginocchiato dinanzi all'altare della Madonna, lo assalgono fiere convulsioni, la sua bocca si contorce e dolori violenti lo fanno spasimare. Comprende il suo torto ed esclama, rivolto a Maria: "O Madre di Dio e Madre mia, protesto fin da questo momento che rinunzio a contrariare i vostri disegni,,. "Pronunziate appena queste parole, il male cessò per incanto.,,.. Amiamo la casa di S. Alfonso e di S. Gerardo, riconoscendo che essa torna a nostro decoro che essa è il nostro palladio. Ricordiamoci ciò che scriveva a S. Alfonso il Ven. P. Sportelli, colui che gettò le fondamenta del nostro Collegio Redentorista, senza vederlo ultimato: "Iddio sa quel che mi costa di pene e d'angosce questa casa di Caposele!. . .„.
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Sport
ARS Amatori Runnig Sele: l’impegno continua
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pprofitto di questo spazio e ringrazio il direttore de La Sorgente per fare gli Auguri “Pubblici” di buon lavoro al nuovo Direttivo dell’ARS Amatori Runnig Sele dopo le dimissioni da presidente (per ragioni di ordine prettamente personale) di fine Agosto 2017 , colgo quindi l’occasione per ringraziare tutti i soci e dirigenti con i quali ho lavorato insieme in questi 7 anni per la crescita dell’azione promotrice della nostra associazione in particolar modo al Segretario Amm. uscente DONATELLO CIRILLO per il ragguardevole lavoro svolto, un ringraziamento speciale all’ex vice-presidente PAOLO VISCARDI per il costante supporto e per aver guidato l'Associazione nel periodo settembre - dicembre 2017 e al sempre presente socio fondatore ALESSANDRO RUSSOMANO. È stato un viaggio bellissimo e intenso, ricco di esperienze che, credo, ci abbiano arricchito tutti. Sono certo che gli ARS Amatori Running Sele sapranno proseguire su questa strada e raggiungere mete sempre più ambiziose. Un Grazie a tutti. Il mio impegno continua ma in maniera più defilata… Il nuovo Direttivo istituitosi il 28 dicembre 2017 vede come Presidente il nostro Campione DANIELE CAPRIO supportato dal Vice Presidente GIANNI SOZIO e dall’ottimo Segretario Amministrativo ANTONIO VISCIDO “75”, a completare il quadro dirigenziale l’esperto NICOLA D’AURIA nelle vesti di Consigliere. La nuova squadra Dirigenziale immediatamente a lavoro nell’organizzare allenamenti collettivi per favorire l’aggregazione e diffondere la buona pratica sportiva amatoriale. Fin da subito attiva nell’individuare e partecipare a gare sempre più importanti a livello nazionale (vedi Napoli City Half Marathon, Roma-Ostia Wuawei Half Marathon(mezza maratona più partecipata d’italia), Corsa del Mito Palinuro-Marina di Camerota(una delle gare piu belle
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di Donato Ceres
e partecipate della Campania), la “Corri Battipaglia” 10km, Trofeo internazionale citta di Telesia (la 10km più partecipata d’italia, con atleti di livello mondiale) e tante altre importanti gare in programma nei prossimi mesi. L’impegno continua nella collaborazione tecnica della CORSA DEI TRE CAMPANILI 2018 insieme alla Pro-loco Caposele al forum Giovani di Caposele e a tutte le associazioni sportive, culturali e aggregative del nostro paese. Nella nuova iniziativa di “Camminata Montana delle Fontane” insieme all’esperta guida CAI Antonio Ceres volta a coinvolgere tutti i caposelesi. Come sempre supporto al “Comitato Stralaceno” per la realizzazione dell’amata STALACENO. Colgo l’occasione per Invitare 12 AGOSTO tutti i Caposelesi alla prossima CORSA DEI TRE CAMPANILI giunta alla sua 43^ EDIZIONE(gara tra le più antiche della campania), il 14 AGOSTO alla CAMMINATA delle FONTANE e il 24 AGOSTO storica 30^ EDIZIONE DELLA STRALACENO. Vi aspettiamo tutti.
Campionato mondiale di Stick - Fighting Lisbona 2018
Giulia Da Somma Caposelese di adozione e figlia di Lisetta Rosania e Raffaele De Somma vince la medaglia d'oro nella sua categoria "FORME" Un grande augurio dalla nostra redazione e la speranza che possa presto fare una dimostrazione qui a Caposele di questa disciplina
Le squadre finaliste del torneo di calcetto con il Consigliere delegato allo Sport Geremia Rosania. Complimenti a tutti
Sport
ACCADDE 10 ANNI FA: “GS OLIMPIA CAMPIONE PROVINCIALE”
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embra veramente ieri, eppure sono già passati dieci anni dall’impresa sportiva di raggiungere la prima finale Provinciale per Caposele. Ad essa ne sarebbero seguite addirittura altre due negli anni successivi (Allievi l’anno seguente 2009 ed Allievi 2016). In questa pagina, che “La Sorgente” ci mette a disposizione con la consueta disponibilità, voglio ricordare in breve le ultime due partite di quella grande cavalcata: la Semifinale di ritorno e la Finalissima. SEMIFINALE FUTURE BOYS (NA) – GS OLIMPIA CAPOSELE 2-3 (Russomanno Salvatore, 2Panariello Lorenzo) Quella giornata, per me e per l’Olimpia resterà indelebile nella mente. È stato il giorno in cui siamo riusciti ad ANDARE OLTRE IL LIMITE DEL POSSIBILE, a dare vita a quella capacità di crederci fino all’ultimo secondo ed a fare quelle rimonte incredibili che ci avrebbero caratterizzati da lì in avanti. Quel giorno raggiungemmo la prima storica Finale. La Semifinale, per me è la partita più importante, più bella, più difficile da vincere, lo dico da sempre. Sono passati dieci anni, sembra ieri, ma ricordo dettagliatamente ogni secondo di quella giornata: le emozioni, le paure, la grinta e la voglia di vincere dei ragazzi, il tifo incredibile dei nostri tifosi che invasero Nola con tamburi e cori e che ancora riecheggiano tutt'ora nella mia mente. La speranza di arrivare al Partenio. La gioia per esserci riusciti. All’andata (solo due giorni prima) avevamo vinto 1-0 a Caposele (gol di Salvatore Russomanno), ma avevamo subito tanti infortuni purtroppo. Andammo a Nola due giorni dopo molto rima-
neggiati, ma convinti di potercela fare. I nostri tifosi trascinati dall’entusiasmo di Vincenzo e Rocco, furono il nostro uomo in più: tra genitori ed amici andammo in oltre 50 sul pullman. I nostri avversari erano forti e determinati ad andare in Finale e ci chiusero nella nostra metà campo per il primo tempo: la loro forza e le tante assenze non ci facevano ripartire, ma la prima frazione finì 0-0. Nella ripresa soffrimmo di meno, ma il calcio si sa è strano e proprio quando sembrava che la partita potesse terminare in pareggio un inserimento del loro attaccante li portò in vantaggio: 1-0. Con quel risultato saremmo andati ai supplementari. Il loro entusiasmo salì, ma la partita restava equilibrata. Purtroppo a 5’ dalla fine un loro centrocampista sferrò una di quelle conclusioni poco plateali, ma che vanno sempre dentro: stoccata rasoterra dal limite dell’area, 2-0. Eravamo fuori in quel momento anche perché avevamo tra gli infortunati quasi tutti gli attaccanti e sembrava difficili recuperare. Restavano meno di 5’ per provarci: e ci provammo. Chiudemmo i nostri avversari nella loro area ed al 90’ guadagnammo un calcio d’angolo, dai cui esiti scaturì un calcio di rigore per un fallo di mani: un rigore che c’era, ma che l’arbitro fu coraggioso a dare fuori casa in quel momento e questo, lo voglio sottolineare, fu anche frutto della civiltà della squadra che ci ospitava. Calcio di rigore: parte Salvatore con una serenità apparente che ancora ricordo…gol 2-1! Siamo in Finale, ancora no. Non c’è il tempo di esultare c’è ancora tutto il recupero da giocare. Spingo quasi fisicamente i miei ragazzi nella nostra metà campo e grido “Non abbiamo fatto nulla…è ancora lunga!”. I nostri avversari battono la palla al centro, ma recupe-
riamo subito palla, lancio di Donato per Panariello che brucia i difensori, supera il portiere e pareggia: 2-2! Ora sì che siamo in Finale. Ricordo solo che ci ritrovammo tutti abbracciati, i ragazzi, io, Girgia, il Lupo, tutta la panchina in un polverone vicino la bandierina. Tornando in panchina chiesi scusa ai loro dirigenti per l’esultanza forse eccessiva, ma ricordo di avergli detto “Scusateci…ma per noi veramente è qualcosa di storico”. In quel momento vidi tutti gli sforzi fatti da mio padre per creare qualcosa per i ragazzi di Caposele, per oltre vent’anni di attività, di lotte, di partite vinte e perse. Sentivo anche l’eco di chi criticava, di quanti erano convinti che non fosse abbastanza ciò che era stato fatto sino ad allora. Non lo so questo, non penso: credo che 16 anni di categoria ininterrotti e tantissimi brillanti campionati giovanili fossero tanta roba. Ma devo dire che in quel momento, l’aver raggiunto quel grande obiettivo, mi diede un senso di pienezza sportiva assoluta ed ebbi la sensazione che col raggiungimento di quella Finale, avessimo aggiunto anche l’ultimo tassello, la ciliegina sulla storia dell’Olimpia. Tornando alla partita, l’apoteosi fu compiuta poi anche dal gol del 2-3, con Pana che mise a sedere tutta la difesa e segnò. Quella rimonta, da 2-0 a 2-3 in cinque minuti, fu la prima di quella portata e da allora l’Olimpia riuscì a farne tante altre, divenendo l’emblema di quella capacità di crederci fino all’ultimo secondo e di riuscire a vincere in situazioni quasi impossibili. Quasi, appunto, perché niente è impossibile nel calcio. STADIO “PARTENIO” DI AVELLINO - FINALISSIMA GS OLIMPIA CAPOSELE – ECLA-
NESE 8-7 (1-1 Caruso) d.c.r. Voglio essere molto breve in questa descrizione ed affrontarla tramite alcuni flash che ho ancora chiarissimi nella mente. Arrivammo a quell’appuntamento, stremati dalla battaglia di soli due giorni prima: 3 partite in 5 giorni! Inoltre avevamo molti ragazzi acciaccati o infortunati. I nostri avversari, invece, l’Eclanese ci arrivava molto meglio. Aveva dominato come noi il proprio Girone (tutte vittorie ed una sola sconfitta), ma aveva giocato la gara di Semifinale di ritorno la Domenica precedente: avevano avuto una settimana di riposo insomma, nel corso della quale avevano anche fittato il Partenio per prepararsi meglio ed abituarsi a terreno…. Noi, dal canto nostro, avevamo poco più di 24 ore per recuperare. Arriviamo al giorno della partita. In paese l’entusiasmo è alle stelle: avevamo prenotato e messo a disposizione dei nostri tifosi ben due pullman da 55… tutti pieni! Giungiamo nel parcheggio del Partenio: l’emozione di entrare in quello stadio fu qualcosa di indescrivibile. Prima di noi c’era la Finale Allievi e ci accomodammo in Tribuna. Il sogno sportivo era completato, arrivare in Finale era qualcosa di unico per un paese rappresentato da un gruppo di amici, a differenza dell’altra finalista che era composta dalla selezioni di molti paesi. Certo, se poi la perdi la Finale lo devi spiegare ai tanti che ti hanno seguito lì, senza sapere gli enormi sacrifici fatti sul campo e dalla società per competere con società i cui numeri economici e di partecipazione rispetto ai nostri erano imparagonabili. Insisto, l’obiettivo era già raggiunto, ma questo non significa affatto mettere le mani avanti o pensare di non poter vincere. Chi fa calcio deve pensare di poter vincere: sempre! Ma non deve
In piedi da sx: IL Presidente Generoso Notaro, Marcello R.; Nicola V.; Jaime I.; Rocco P.; Magtia R.; Piero C.; Giuseppe R. Francesco C.I.; Roberto C.; Gerardo A. Lorenzo L. Donato S.; Mister Roberto; Accosciati da sx: Giuseppe C.; Gerardo N.; Rocco M.; Donato L.; Lorenzo P.; Salvatore M.; Vito M.; Francesco C.; Giuseppe C. Anno XLV - Agosto 2018 N. 96
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Sport pensare che non si può perdere. Ciò su cui, invece, non si transige e lottare: tirare fuori ogni risorsa possibile per provarci, sfidare anche l’impossibile come quel giorno e tante altre volte in questi anni. Ma ero certo che lo avremmo fatto, che avremmo dato assolutamente tutto; ma sapevo che era veramente difficile, sia per la forza dell’avversario, sia per il “peso sportivo” diverso che sempre in questi anni abbiamo dovuto sopportare; ed anche perché ci arrivavamo con mezza squadra stremata da una semifinale vinta poco più di un giorno prima. Ma torniamo al racconto: ci chiamano negli spogliatoi, ci cambiamo ed iniziamo il riscaldamento sul terreno del Partenio B, al lato; facciamo il riconoscimento, entriamo nello spogliatoio dove si erano cambiati negli anni campioni come Platinì, Maradona, Zico, Rumenigge e tanti altri. Inizia la partita, ne potrei scrivere ogni secondo. Non lo farò, mi ci vorrebbero cento pagine. Solo sensazioni da trasferire. La prima è che gli avversari erano molto sicuri di sé, iniziarono meglio e ci misero in difficoltà. Ma non segnavano, avevano già capito di trovarsi di fronte dei ragazzi tosti; noi eravamo ovviamente imballati dalla partita da poco giocata, ma non soffrivamo più di tanto anche se avevamo difficoltà a ripartire. Mi sono sempre chiesto come sarebbe andata quella partita se l’avessimo giocata ad armi pari, se anche noi avessimo avuto una settimana di riposo e nessun infortunio. Tuttavia la realtà non si cambia, eravamo in quella situazione e quella dovevamo affrontare. A metà primo tempo ci troviamo sotto di un gol per un rigore, molto dubbio, ma molto. Finisce il primo tempo, 1-0 per loro. Nonostante tutto eravamo in partita e ricordo come fosse ora il discorso che feci ai miei ragazzi, lo descrivo, in discorso diretto rende di più “Siamo in partita ragazzi. Siamo 1-0 per loro, la possiamo recuperare. Dimenticate i vostri acciacchi, dimenticate che stiamo perdendo per un rigore che non c’era. Ricordatevi, invece, quanto abbiamo faticato per arrivare qui, al Partenio. Ricordatevi d tutte le partite vinte nel girone, dell’impresa in semifinale, dei tanti allenamenti sotto la pioggia e nel fango. Voglio che fate una sola cosa e già so che la farete perché lo fate sempre. Date tutto, ogni goccia di sudore che avete sulla pelle, ogni briciolo di energia. Non buttate via nessuna palla, giocatele tutte, provate a costruire azioni da gol anche dalla difesa. Ogni palla rilanciata è una palla data agli avversari. Avete raggiunto un sogno…ora provate a raggiungerne un altro!”. Il secondo tempo fu una partita a senso unico; giocate palla a terra dal primo all’ultimo minuto a cui solo il loro portiere bravissimo, negò il gol. Eravamo oramai nei minuti di recupero, ero pronto ad abbracciare i miei ragazzi perché avevano fatto tutto quanto possibile per provarci, ma la palla non voleva entrare. Tante volte è un episodio che decide una partita e chi fa calcio non può farsi condizionare da una situazione che spesso decide una partita. Ci sono passato solo due anni fa, nella nostra storica terza finale col gruppo dei Record (1998/2000) gli unici a vince-
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re tutte le partite di un torneo, a segnare sempre per 7 anni, a restare imbattuti in casa per 5 anni. Un episodio ci penalizzò in Finale perdendo per 2-1: per me la vittoria fu raggiunta pienamente e non è certo un episodio che ti può condizionare nel giudicare una stagione: quella resta la terza vittoria dell’Olimpia, senza dubbio alcuno. Tornando alla Finale del Partenio, stavo dicendo che il 90’ era arrivato. Uno a zero per l’Eclanese, sembrava finita: ma noi lavoriamo da sempre per inculcare la mentalità che fino all’ultimo può succedere qualcosa…e successe. Palla in profondità di Piero Ciccone, Salvatore Russomanno la spizza, Gerardo Nisivoccia la insegue e la mette al centro, Giuseppe Caruso la spinge dentro! Pareggiamo all’ultimo respiro, all’ultima azione 1-1! Una nuova impresa era alle porte, i supplementari che anticiparono i rigori furono solo un’attesa. Poi le parate di Marcello Russomanno, i rigori segnati da Donato Liloia, Lorenzo Mariniello, Gerardo Nisivoccia, Francesco Ceres, Giuseppe Caruso, Lorenzo Panariello e quello decisivo di Vito Merola ci diedero il Titolo: come scrisse in un bellissimo articolo per celebrare la nostra vittoria proprio qui su “La Sorgente” Donato Gervasio “Siamo Campioni Provinciali: forse stavolta l’abbiamo fatta veramente grossa!”. Quella grande vittoria, di cui in questi giorni ricorrono i dieci anni, resta per sempre lì, come monito a tutti i nostri ragazzi che hanno fatto calcio in questi anni e che lo faranno in seguito, che anche l’impossibile si può realizzare. Altre due volte, dicevo, quei limiti sono stati superati: l’anno seguente nel 2009 (Finale Allievi GS OLIMPIA – CICCIANO) e nel 2016 (Finale Allievi GS OLIMPIA – VIRTUS AVELLINO) e sono certo che col lavoro, la voglia di lottare e di non arrendersi, di sfidare realtà più forti e grandi della nostra provincia che continuano a creare selezioni che vanno a discapito dei piccoli centri, la quarta Finale potrà essere raggiunta. A 10 anni di distanza…….Grazie ancora a tutti ragazzi!
Roberto Notaro il trascinatore/allenatore della squadra
I ragazzi festeggiano sul terreno dello stadio Partenio di Avellino
IL Presidente Notaro Generoso e il capitano alzano la coppa.
In attesa dei calci di rigore, tensione e concentrazione
I ragazzi festeggiano il Titolo di Campioni provinciali
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La redazione de "La Sorgente" è a vostra disposizione per tutto il materiale che VOI ci inviate in tempo utile prima dell'uscita del giornale. le foto publicate sono il segno della vostra collaborazione.
Proietto Rocco Laurea Magistrale a Ciclo unico in Medicina Veterinaria conseguita presso l'Universita degli Studi di Perugia.
Giorni Lieti
Nesta Floriana Laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche presso l'Università degli Studi Gabriele D'Annunzio di Chieti.
Rosania Angela Università degli studi di Perugia, dipartimento di medicina veterinaria, corso di laurea in produzioni animali. Gelsomina Cuozzo Corso di laurea in scienze dell'infanzia, università degli studi di Firenze.
Russomanno Maria Laurea in Economia Aziendale conseguita presso l'Università di Fisciano.
Malanga Mariarosaria Laurea in Infermieristica conseguita presso l’Università degli studi di Pavia
Aiello Gerardo Laurea in Economia e Management conseguita presso l'Università degli studi Gabriele D’Annunzio di Chieti - Pescara.
Cione Grazia Laurea in architettura presso il Politecnico di
Daniele Lombardi – Laurea Magistrale in Scienze Statistiche e Decisionali – Gi auguri più belli per te che resti sempre il pulcino di nonna Agnese.
Micaela Spatola Laurea Magistrale in Filologia linguistica e tradizioni letterarie con 110 e lode
Spatola Gerardina Laurea Triennale in Scienze della Cultura conseguita presso l'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. Tobia Maria Laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche presso l’universita Gabriele D’Annunzio di Chieti.
Il 27 luglio 2018 Martina Rosania ha conseguito la laurea triennale in Scienze e Tecniche Psicologiche presso l'Uiversità degli studi Chieti-Pescara-
Aiello Angela Laurea magistrale in scienze della valutazione motoriosportiva e tecniche di analisi e progettazione dello sport per disabili conseguita presso l'Università di Fisciano.
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Giorni Lieti
Rocco Feniello e Rossella D'Elia - sposi - 30.06.2018.
Stefano e Rosalinda 23 giugno
Gerardo e Michele Sposi - 02.06.18
I meravigliosi bimbi di Gelsomina e Gerardo Viscardi.
Antonella e Giuseppe Sposi 29.aprile.2018 Laura Cibellis di franco e Annalisa Casale - 04.07.2018
Marco Melillo e Pina Iannuzzi Sposi - 16.06.18
Ermanno e Gessica 12 luglio Sposi
Giuseppe Esposito di Gerardo e Gerarda Tammaro - 21 marzo 2018
Sofia Tarantino di Fiorenzo e Joelda Borges -24.02.2018 di
Gerardo D'Elia festeggia i 50 anni
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Anno XLV - Agosto 2018 N.96
Il bar di Giulio Fuschetto "Mister Bar" festeggia i 30 anni di attivitĂ . Un lavoro duro e per il quale serve la presente e costante pazienza nell'affrontare la variegata clientela. 30 anni sono quasi un record... Auguri e..BUON PROSEGUIMENTO
Nel momento di andare in macchina per la stampa, apprendiamo della morte di Peppina Merola - La foto la ritrae con i due nipotini.
Almanacco
Giorni tristi
VITO SISTA: UN UOMO SEMPLICE
I
l Comune di Castelgrande, qualche anno fa, aveva addirittura proposto per lui la cittadinanza onoraria, per aver svolto con dedizione e assiduità il suo lavoro, non essendo mai mancato, in più di cinquant’anni, nel recarsi a fare il mercato in quel comune di montagna, sfidando tante volte la neve e il gelo. Perché le piante e i semi, che Vito vendeva, in paesi a forte vocazione agricola come quelli irpini e lucani, sono la linfa dell’economia. Poi la Giunta comunale cadde e nulla se ne fece. Venuto a sapere la notizia della volontà di dargli un tale riconoscimento, non se ne curò per nulla, e nemmeno fu turbato quando le guardie comunali di quel paese gli dissero che non si sarebbe più proceduto a conferirglielo per il cambio dell’Amministrazione, che non lo conosceva. Vito non andava dietro a tali riconoscimenti, gli bastava compiere bene il suo dovere e gioire delle piccole cose quotidiane. Quasi sconosciuto a Caposele, era invece conosciutissimo nei paesi dove andava a fare mercato: una vera e propria istituzione vivente. Gli altri
mercanti e le persone del popolo facevano a gara nell’invitarlo a bere il caffè o a salutarlo, al punto tale che andare con lui a fare il mercato significava avere a che fare con centinaia di persone che lo circondavano di riconoscenza, stima e affetto. A Materdomini, dove risiedeva, non era avvezzo a frequentare bar e ritrovi. In giro, infatti, Vito Sista, dell’antica famiglia caposelese r li Pasqualicchi, non lo si vedeva quasi mai. Quando tornava dai mercati preferiva, infatti, tornare in famiglia, dove lo aspettavano tante terre da coltivare alle quali si dedicava con zelo e passione. Le sue mani erano impreziosite di calli ed erano screpolate per il troppo lavoro. Di una semplicità estrema, amava sua moglie Angiolina Ventre, sua compagna impareggiabile nel costruire con sudore sia le proprietà che la sua famiglia, i suoi tre gemelli Gerardo, Mario e Raffaele, il suo primogenito Angelomaria, la sua nuora Maria Luisa e i suoi nipotini Vito e Dora. Questo era il suo mondo, il mondo più bello per cui valeva la pena vivere e a cui ha lasciato tanti insegnamenti di vita, prima di
tutto di onestà, mitezza e bontà. Vito Sista non era cittadino di Caposele soltanto, il suo paese erano l’intera Valle del Sele, l’Irpinia, la Basilicata: terre toccate dal suo quotidiano viaggiare motivato dal suo lavoro che svolgeva con passione e dedizione. A Oliveto Citra, Castelgrande, Laviano, Santomenna, Calabritto, Muro Lucano, Valva, Colliano, San Gregorio Magno, Palomonte e in altri paesi era conosciuto come Vitucciu lu cipuddaru e stimato per la sua bontà, professionalità e allegria. In questi paesi aveva visto nascere intere generazioni e tutte, per il suo saperci fare con la clientela, preferivano comprare da lui le piante e i semi che avrebbero poi significato la ricchezza dei loro campi. Il Signore lo ha chiamato a sé il 16 Febbraio 2018 dopo una lunga malattia affrontata con una rassegnazione, una compostezza di spirito e una calma invidiabili. Aveva 82 anni e il 29 Maggio avrebbe fe-
steggiato 50 anni di matrimonio. L’ultima cosa che ha potuto mangiare, con le lacrime agli occhi, è stata l’Eucarestia, poi sono arrivate l’agonia e la partenza per la beata Eternità. Se ne è andato in un giorno stranamente inondato di sole dopo tanta neve caduta fino al giorno prima della sua dipartita. Quasi come se il sole avesse voluto fargli vedere per l’ultima volta la Valle del Sele, l’Irpinia e la Basilicata da lui percorse instancabilmente per tantissimi anni. Una volta deposto il suo corpo al cimitero, il cielo si è chiuso di nuovo e la neve è tornata e, con essa, è giunto il vuoto lasciato dalla sua scomparsa. Ma si sa, Vito, che ha venduto semi e piante per tutta la vita, sarebbe dovuto prima o poi diventare seme anch’egli, giacché sta scritto che “se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” e, ancora, “beati i miti, perché erediteranno la terra”. Arrivederci, dunque, in Paradiso, caro Vito, carissimo papà. Mancheranno le tue battute di spirito, la tua umiltà e il tuo buon cuore. Prof. Mario Sista
Il ricordo di Rocco Sista Carissimi amici, siamo i genitori di Rocco e desideriamo ringraziarvi dal profondo del cuore per l’affetto che avete dimostrato in quei terribili giorni della sua morte. Resteranno per sempre impressi nella mente di chi gli ha voluto molto bene. Grazie per tutto quello che avete fatto in quelle dolorose circostanze in sua memoria: - per la partita di beneficenza che avete organizzato in suo onore, - per il gesto molto significativo di aver voluto devolvere il ricavato ad un’associazione che si dedica a questo grave tipo di malattia che ha segnato la fine di nostro figlio, - per i tanti amici che frequentemente vanno a trovarlo al cimitero, - all’amico che gli ha portato in dono la maglia di Ronaldo che sicuramente l’ha reso felice da lassù - all’amico che su questo giornale gli ha scritto quella bella lettera, - alla “Sorgente” che ci consente di esprimere questi sentimenti , - all’amico che il giorno della laurea ha ringraziato Rocco per la sua amicizia - a quell’amico che mi ha portato la maglia dell’INTER con la scritta “mamma 60 anni” ordinata da Rocco per il mio compleanno: non ha fatto in tempo ma il suo amico l’ha comprata e ha voluto regalarmela a suo nome dicendomi “è come se me l’avesse regalata mio figlio”, - infine un grazie sentito ed un forte abbraccio a voi tutti da parte di mamma Angelina, Papà Mimmo e dai fratelli Umberto e Walter. Vito Russomanno 02.08.1935 23.02.2018
Maria Malanga n. 02.05.11948 - 29.12.2017
Rosania Idolo 5-11-1935 14-4-2018 Angelo Raffaele Malanga - 24.10.19 - 24.05-2018
Rosa Ceres 03.11.1949 - 24.052018
Salvatore Russomanno 13.03.1941 - 28.02.2018
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Luigi Guarino 15.05.193803.02.2018
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Su "CAPOSELE CHANNEL" (you tube) una serie di filmati e documenti video su Caposele e il suo territorio. Il canale video de "La Sorgente" insieme alla "Seleteca" e al canale audio, è l'impegno costante per la conservazione di storia, tradizioni, immagini e documenti a rischio estinzione. Tutto il materiale è scaricabile e consultabile gratuitamente. Su "Caposele Channel" anche il documentario "Amare Caposele" di recente realizzazione.
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LE FOTO PRESENTI NEL RETRO COPERTINA SONO TUTTE DEDICATE AL CONCORSO FOTOGRAFICO "SCATTI D'ACQUA" organizzato dalla Proloco