Arno Schmidt - Dalla vita di un fauno

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Arno Schmidt

Dalla vita di un fauno

Lavieri


Negli anni dal 1939 al 1944 l’impiegato Düring lavora per gli uffici del circondario di Fallingbostel, nella Brughiera di Luneburgo. Incatenato alla rupe di Prometeo delle sue mansioni, e costretto a dividere la propria vita tra le atmosfere naziste e una segreta rivolta dell’intelligenza, coltiva idee di fuga dalla famiglia – partecipe anch’essa dell’ipnosi collettiva – e dalla macchina dello Stato. Il «vedente» Düring, che deve suo malgrado «partecipare al gioco della mosca cieca», ottiene dal Landrat l’incarico di allestire un archivio storico per il circondario. È cosí che egli può tornare alla sua passione per i dati e le cifre, a cavallo di una bicicletta, alla volta di registri di comuni e chiese, raggiungendo in tal modo la distanza apogea dal pianeta concentrazionario. Un giorno chiede al superiore di poter andare, ufficialmente per scopi lavorativi, ad Amburgo, dove visita una libreria antiquaria e la galleria d’arte. Durante il viaggio di ritorno soggiorna presso una locanda e scopre, passeggiando per la foresta, una capanna – che servirà poi da luogo d’incontro con la sua giovane amante Käthe, ovvero la “lupa”. È il rifugio di quel disertore francese del periodo napoleonico, le cui vicende egli aveva meticolosamente seguite nelle sue ricerche archivistiche, al quale sente di essere simile e di cui ammira la riuscita evasione dalla società.


collana arno



Arno Schmidt

Dalla vita di un fauno A cura di Domenico Pinto

avieri


Arno Schmidt Dalla vita di un fauno Lavieri editore / ISBN 978-88-89312-09-4

Traduzione di Domenico Pinto ristampa

Copyright © 2006 Ipermedium comunicazione e servizi s.a.s. Titolo originale dell’opera: Aus dem Leben eines Fauns Copyright © 1973 Fischer Taschenbuch Verlag, Frankfurt am Main La traduzione di questo romanzo è esemplata sul testo della Bargfelder Ausgabe

Lavieri edizioni via IV Novembre, 19 - 81020 - S. Angelo in Formis (CE) via Canala, 55 - 85050 - Villa d’Agri (PZ) —— www.lavieri.it / info@lavieri.it

Nella stessa collana Arno Schmidt, Brand’s Haide (arno n.5)

Arno Schmidt, Specchi neri (arno n.8)

Walter Kempowski, Tadellöser & Wolff. Un romanzo borghese (arno n.4)

Antonio Pizzuto, Sinfonia ( 1927 ) (arno n.9)

Ulrike Draesner, viaggio obliquo (arno n.10)


Sommario

Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7 Dalla vita di un fauno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13 Note al testo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 109 Cronologia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 133 Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 137



Introduzione di Domenico Pinto

«O gioventú accademica della nazione tedesca, brucia dunque a mezzanotte in tutte le università del Reich, brucia ciò che tu finora non hai certo amato, ma che poteva traviare e minacciò di traviare te e noi tutti1». Queste le parole del professor Hans Naumann, germanista e demologo emerito dell’università di Bonn, la notte della sagra della primavera nazista, il 10 maggio 1933, nel giorno stabilito della barbarie. Nella Germania illuminata dai roghi delle opere «troppo umane» e «corruttrici» egli rincalzava ancora gli studenti convenuti al Marktplatz: «Se questa sera volasse tra le fiamme un libro in piú, sarebbe cosa meno grave che se bruciasse un libro in meno». Dodici anni dopo Arno Schmidt ottiene il permesso di ritornare a casa dal fronte ormai sgretolato, a Greiffenberg, in cui per l’ultima volta può guardare la sua biblioteca personale, e aiuta la moglie Alice a impacchettare e spedire a Ovest le loro cose: dall’avanzata dell’Armata Rossa riescono a salvare soltanto i suoi manoscritti e un’opera completa di Wieland in 36 volumi, infilati in uno zaino, mentre la porta della città già ardeva. A guerra finita Schmidt si avvicina per tappe graduali al silenzio di Barg­feld, il piccolo paese della Bassa Sassonia – luogo scelto a tavolino per essere il piú remoto da ogni tangenza del mondo – dove riscatta il tempo confiscato dal dodicennio nero, e costruisce pazientemente l’arca con cui traghettare il suo canone privato oltre i sismi della storia: per il bibliofilo Noah – anagramma del nome Arno nella pronuncia basso tedesca – «senza libri non v’è beatitudine», come fatto dire al geodeta alessandrino del suo Enthymesis (1949). A Bargfeld viene costruito l’impero archivistico-matematico che alimenta il potente mito dell’autore: Schmidt l’anacoreta, il solipsista nella brughiera, logoclasta e irregolare delle lettere tedesche. Qui egli registra la tempesta magnetica del suo 1

La citazione è tratta da: Santoli, V. La letteratura tedesca moderna: Con un’analisi della letteratura contemporanea di Marianello Marianelli. Firenze, Sansoni; Milano, Accademia, 1971, p. 353.


opus magnum, Zettels Traum: 120.000 schede costituiscono l’oceanico dattiloscritto, scatola nera del Novecento, di cui si potrebbe dire con le parole che Tucholsky usò per Ulysses: «Estratto di carne Liebig. Non lo si può mangiare. Ma con questo saranno preparate molte minestre» – ricetta che forse non a caso si ritrova in Contini, per il liebig stilistico di Pizzuto.2 Da qui il motore immobile contribuisce a una rinnovata ricezione di Joyce in Germania, con le «antidistorsioni3» del Finnegans Wake, i suoi saggi radiofonici, e indirettamente armando la penna del sodale Hans Wollschläger, che con la sua traduzione (1975) è riuscito a tendere l’arco di Ulisse in tedesco, sostituendo quella tempestiva ma assai discutibile di Goyert del 1927. È questo sfondo brughiero, paesaggio di cui Schmidt è alacre topografo, popolato di invarianti metamorfiche della luna, del vento e delle nuvole quasi virgiliani tibicines, a dare origine a molte delle sue narrazioni: il lettore italiano conosce questi luoghi attraverso gli occhi di Carlo Emilio Gadda, che ha lasciato sensibilissime e disperate annotazioni, raccolte nel diario in parte redatto al campo di Celle, dove fu prigioniero per nove mesi nel 1918. Dalla vita di un Fauno ha radice nel nodo autobiografico, cifrato, delle opere di Schmidt, zona di rifrazione dell’autore, sinopia dei suoi personaggi: benché il libro sia stato scritto – tra il dicembre del 1952 e il febbraio del 1953 – quando il «taglialemma» era già a Kastel, le quinte gli giungono dal suo lungo soggiorno a Cordingen, nel circondario di Fallingbostel, dove la storia dell’impiegato Düring trova ambientazione, con un supplemento di realtà tale che gli spostamenti del protagonista possono essere seguiti metro per metro sulle mappe catastali. I fotogrammi che compongono il Fauno sono tessere strappate al degrado della memoria: in questo mosaico ontologico Düring ha la facies di Arno Schmidt, che presta al suo personaggio molti tratti della propria personalità: il culto delle scienze esatte e l’ateismo, l’acribia filologica, la critica del potere e quel pessimismo antropologico che vede nella storia la determinazione del male, in una teodicea negativa incarnata dal Leviatano, il principio che tutto divora e annichilisce. Attraverso la sua prosa intermittente Schmidt ha perseguito, con accanimento senza pari, un re2

«Liebigs Fleischextrakt. Man kann es nicht essen. Aber es werden noch viele Suppen damit zubereitet werden». Peter Panter. Ulysses. In: «Die Weltbühne», nr. 47 (22 dic. 1927), p. 788. – «Ma studiare un “liebig” stilistico così eccezionale sarebbe un’operazione critica letteralmente impertinente alla sede». Gianfranco Contini. Ringraziamento a Pizzuto. In: «Forum italicum», vol. VIII, n. 3, 1974, p. 412. 3 Così Schmidt definiva le sue esegesi joyciane. 10


alismo profondo: ottenere dall’amplificazione dell’Io poetico la filigrana del mondo detenuta dal soggetto. L’autore ha consegnato volture della sua attività negli scritti che vanno sotto il nome di Calcoli:4 le forme narrative tràdite, mimesi delle consuetudini sociali, verrebbero impiegate, al pari di formule matematiche, per risolvere problemi specifici – uno dei fogli di calcolo si apre con il motto nemo geometriae ignarus intrato (non entri nessuno che sia digiuno di geometria). Pur riconoscendo l’efficacia di formule quali grande romanzo, romanzo epistolare, dialogo o diario, per «descrivere e radiografare il mondo attraverso la parola» sarebbe un errore avvalersi solo di queste. Bisogna invece progettare nuove avventure formali atte a imitare processi di coscienza e modi dell’esperienza che cambiano nel tempo: il fine è quello di ottenere nuovi modelli dalla «raffigurazione conforme di processi cerebrali mediante particolari ordini di elementi della prosa», e Schmidt ha cura di indicare un fundamentum in re nelle sue strategie, sottolineando come non vi sia nulla di ‘artistico’ nel suo modo di procedere, al contrario ‘organico’.5 Al momento della redazione di Calcoli III, l’ultimo della serie, poterono aver trovato compimento in libro solo le prime due forme progettate: «ricordo» (alla cui serie di tentativi pertengono Die Umsiedler e Seelandschaft mit Pocahontas) e «esistenza a mosaico» (Il cuore di pietra, ma anche Dalla vita di un fauno), mentre i «giochi di pensiero più lunghi» (Kaff auch Mare Crisium) e «sogno» (Zettels Traum) sono ancora di là da venire. Un ripensamento dei meccanismi della memoria genera la tecnica dell’album fotografico: nel volgere lo sguardo al proprio passato «all’inizio appaiono sempre, in scorrimento veloce, singole, chiarissime istantanee (= foto), intorno alle quali, nel corso del “ricordo”, si collocano a complemento piccoli frammenti esplicativi (= testi): una simile catena di unità foto-testuali è il risultato finale di ogni tentativo di ricordo consapevole». Dedotta una «catena chiara e strutturata dal personale=comodo semicaos», si rifigura nel lettore – cui bisogna per questo «iniettare potentissimi concentrati di parole» – l’illusione del proprio ricordo, che lasci in trasparenza il «reticolo cristallino» della memoria e su cui possano stagliarsi le immagini strappate al passato. L’album fotografico scompone dunque il processo della memoria in due fasi, «un primo impulso luminoso come carica 4

La sintesi è da: Schmidt, A. Berechnungen; Berechnungen I; Berechnungen II. Bargfelder Ausgabe, III/3. Hg. Bernd Rauschenbach. Zürich, Haffmans, 1995, p. 101-106; p. 163-168; p. 275-284. 5 Cfr. Suhrbier, H. Zur Prosatheorie von Arno Schmidt. München, «Bargfelder Bote»: Sonderlfg., Edition Text u. Kritik, 1980, pp. 8-9. 11


d’innesco; e di riflesso, a seguire, il piccolo commento ottenuto». Risultato impossibile un «flusso epico» che narri ciò che rimane dell’esperienza – piuttosto «cateratta epica», giacché: «Da mezzanotte a mezzanotte non è affatto “1 giorno”, bensí “1440 minuti”» –, l’attenzione viene diretta sul piú recente passato (o se vogliamo «piú antico presen­te»): che ciascuno confronti il «mosaico danneggiato» della propria vita quotidiana, dove gli eventi, a causa delle nostre scarse prestazioni cerebrali (con il suo ‘dimenticare’) salterebbero, rivelando «una struttura porosa della nostra esistenza: per noi il passato è sempre un’immagine reticolare». Sgrossata allora la trama del superfluo, ‘deidratata’ la prosa di tutti gli elementi oleografici, questa vita ‘bucherellata’ e musiva è già in nuce nel programma che il Fauno porta a compimento: «La mia vita ? ! : Nessun continuum !», e che trova una perfetta sintonia proprio nel complanare Antonio Pizzuto: «La vita non è stata per me di uno svolgimento lineare, a note legate, direbbe un musicista. Non so vederla che come una successione discontinua di stati frammentari con questo solo di comune: la direzione verso la morte. Niente logicità, niente sillogismi6». Infine il puntinismo del Fauno – prosa atomica nell’età della fisica – è una compatta macchina per il recupero e l’estensione delle percezioni: carotata la memoria, mostrata la radice alla realtà dell’osservatore, inventariata la piena dei dettagli, intessuta la lingua di tic del parlato e argotismi – con una ortografia fonetica che a volte conduce il tedesco verso forme di polisintesi –, Schmidt ha tanto sfrondato la fabula da poter comprimere questo archivio di materiali in un lingotto dal terribile peso specifico (nell’Edizione di Bargfeld appena 90 pagine). Nella Germania del cattolicissimo Adenauer, stesa sul letto di un Procuste ora dimentico ora memore della barbarie – tra Persilscheine 7 e gabinetti di governo con qualche refuso nazista –, invitata a cavalcare la tigre del riarmo atomico e del miracolo economico, dove per Anders i media già esercitano il loro «terrorismo mite» e il mondo si avvia a essere «spettralità e matrice» di sé stesso, la carica contestataria della generazione degli arrabbiati, degli Johnson e dei Grass, viene fatta brillare da Schmidt già nel 1949 con il Leviatano, e poi perfezionata dal dispositivo del Fauno, valicando di colpo – gettato il ponte verso l’espressionismo 6

Pizzuto, A. Sul ponte di Avignone. A cura di Antonio Pane; postfazione di Rosalba Galvagno. Firenze, Edizioni Polistampa, 2004, p.5. 7 Come vennero chiamati i certificati di denazificazione. Dal nome della marca di detersivi Persil. 12


– l’inesistente «punto zero», il «taglio del bosco» e il «lemurismo» della letteratura tedesca di quegli anni, malata di troppe metafisiche, consolatoria nel suo senso di colpa, se a dettare il pentimento fu la prestazione culturale, il passato non piú dominabile. Non c’è forse che Schmidt in quel torno d’anni a figgere con crudezza lo sguardo sui monatti del Leviatano, nella fonte schizofrenica del nazismo, non difficile da riconoscere nel fabbricante di ordigni a orologeria di cui scriveva Heißenbüttel, che lo aveva caro, in uno dei suoi testi: «Si tiene in disparte e molti lo prendono per timido. Per lo piú lo si vede seduto in un angolo o con la schiena appoggiata alla parete arnesi intorno a sé sul pavimento tra le ginocchia divaricate mucchi disordinati di foglietti zeppi di cifre [...] A me interessa il fabbricatore di deflagrazioni ritardate. Studio il suo sistema di lavoro e il suo metodo. A chi giova a chi nuoce? Né agli altri né a se stesso. Oppure sí? È malvagio? Quando sente l’esplosione sa ancora di essere stato lui? Comunque non gli importa di vedere la cosa8».

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Da Pirotecnici: Heissenbüttel, H. Testi 1 / 2 / 3. Trad. di Emilio Picco. Torino, Einaudi, 1968, p. 57-58. 13


Molte sono le persone che hanno contribuito, in varie fasi, alla redazione di questo lavoro, e il mio ringraziamento va a tutti i membri della Fondazione Arno Schmidt, che ha incoraggiato e sostenuto il progetto, e in modo particolare a Susanne Fischer, così sollecita nell’esegesi del Fauno. Desidero poi ringraziare Diana Politano e Daniele Ventre (dai quali ho spillato le risorse linguistiche), Antonio Pane (i cui consigli mi hanno scortato), Giancarlo Alfano per il prezioso aiuto, e inoltre Marco Grosso, Francesco Maione e Emilio Picco. Un ultimo pensiero è per Claude Riehl, il traduttore francese di Schmidt, al quale non potrò piú dare questo libro, che pure avrebbe voluto.

D. P.


Dalla vita di un fauno



I (Febbraio 1939) Tu non voglia additare le stelle; né scrivere sulla neve; al tuono toccare la terra : aguzzai dunque una mano verso l’alto, scheggiai con dito imbozzolato la “K” nella crosta argentea accanto a me, (in quel momento temporali non ce n’erano, sennò avrei già fatto qualcosa !) (Nella borsa crepita la carta oleata). Il nudo cranio mongolico della luna si spinse piú vicino a me. (Le discussioni hanno solo questo di positivo : che in seguito vengono alla mente buone idee). La strada principale (per la stazione) ricoperta di strisce d’argento; ben cementata ai margini di neve dura, diamonddiamond (macadamizzata; – era pure cognato di Cooper). Gli alberi enormi sull’attenti e il mio passo si muoveva solerte sotto di me. (Presto a sinistra il bosco tornerà indietro e arriveranno i campi). E la luna doveva ancora trafficarmi alle spalle, poiché a volte, attraverso l’oscurità conifera, scintillavano raggi insolitamente acuti. Lontano una piccola auto piantò gli occhi gonfi nella diurna notte, si guardò con calma intorno tremula, e poi mi rivolse pigra il sedere di scimmia rovente: per fortuna va via ! La mia vita ? ! : nessun continuum ! (non solo frantumata dal giorno e dalla notte in pezzi bianchi e neri ! Ché anche di giorno per me è un Altro che va alla stazione; che siede in ufficio; libreggia; che trampola nei boschi; copula; ciarla; scrive; presticogitatore; ventaglio sfagliato; che corre; fuma; defeca; sente la radio; che dice «signor Landrat» : that’s me ! ) : un vassoio pieno di snapshots che brillano. Nessun continuum, nessun continuum ! : cosí scorre la mia vita, cosí i ricordi (come un convulsivo che guardi un temporale notturno) : Fiamma : una spoglia casa dell’abitato digrigna tra gli arbusti verde bandiera : notte. Fiamma : visi pallidi allocchiscono, lingue batacchiano, dita dentellano : notte. Fiamma : ferme falangi d’albero; cerchi di bambini corrono; donne cocottano; ragazze birbeggiano camicette in su : notte ! Fiamma : io : ahimè : notte ! !


Ma io non riesco a sentire la mia vita come un nastro che scorra maestoso; non io ! (Motivazione). Ghiaccio alla deriva nel cielo : zolle; un campo. Zolle; un campo. Fenditure nere, in cui stelle strisciavano (stelle marine). Un ventre di pesce bianco vivo (pesce luna). Poi : Stazione di Cordingen : la neve frizzava lieve ai muri; un filo nero dello scambio tremava e fluttuava hawaiano; (accanto a me comparve la lupa, con granelli d’argento dappertutto. Per prima cosa salire). La grande lupa bianca : ringhiò il saluto, si sedette feroce e trascinò fuori il libro scolastico per un angolo; poi estrasse dalla stilografica tanti fili d’inchiostro frastagliati, si piegò, e guardò con gli occhi tondi in un foro invisibile. Il mio stormo di pensieri, rosso, ruotò un po’ intorno a lei, gracchiante, con occhi tondi, cerchiati di giallo. (Poi però ne venne di nuovo uno nero, e io affilai la bocca e fissai contrariato le sporche panche di legno : attraverso di noi brillarono ottuse, roundheads, scintillanti viti d’ottone : come si fa a sfuggire a questa roba ? La lupa raspò nella brina al finestrino, che l’amica salga : dunque : Walsrode). «Heil, signor Düring ! » : «Giorno, Peters.»; e se ne uscí con la battuta : “Fiori, gentile signore ? ! : – : No, grazie. La signora è mia moglie !”. Hahahihi. (Fuori uncinava nelle nubi un artiglio d’argento, ne lacerò una sottile, si ritrasse di nuovo) : hahahihi. Il suo sguardo bighellonò sulle studentesse, sulle sete curve delle camicette; sulle gonne ripiene di cosce. Dai bei sopraccigli : scolare con misteri semplici nel viso, occhi seri immobili; caschetti color sabbia si voltarono su colli sottili, mentre la mano di porcellana scriveva minuscola inglese, nel quaderno blu. (Ci fosse anche un po’ di sole ! : E in quel momento arrivò, puntuale, rosso dagli squarci gialli delle nuvole; oh-iss-sbuffo di ferrovia, come si sgolasse l’universo, indifferente ed extragalattico). Permanenza alla stazione : (Chiudere la porta !. «’Uderestagne !»). Sorgere del sole : e lance scarlatte. (Però in fondo tutto rimaneva ancora fisso e blu ghiaccio, per quanto alti Lui tenesse i vuoti gobelin rosa salmone). Fuori dal finestrino : tutti impietriti i boschi ! (E là dietro rosa chiaro e blu); cosí calmo che Nessuno potrebbe passarvi attraverso (poiché dovrebbe avanzare in equilibrio sulla punta delle dita con occhi spalancati e braccia flesse; (e cosí forse mettere radici ! Un folle desiderio mi prese, di essere io Quello : tirare i freni d’emergenza, 18


lasciare lí le valigie, aguzze braccia funambole, occhi di cristallo, flint & crown)). Fallingbostel : «Heil» : «’Rivederci !» : – : «’Rivederci ! !» : – «Heilittler !» Ufficio del circondario (= la rupe di Prometeo). Colleghi : Peters; Schönert; (Runge era ancora in ferie di partito); la signorina Krämer, la signorina Knoop (dattilografucce); Otte, apprendista maschile; Grimm, apprendista femminile. La signorina Krämer : minuta e serpeggiadra. Era all’archivio, guardò maliziosa da questa parte, e poi strofinò disinvolta il bacino all’angolo del tavolo; stese all’indietro il golfino verde nell’aria calda centralizzata, rivelando i delicati seni di mela, e guardò trasognata le sue sottili e lisce dita d’asparago ziffare nelle schede. «Vorrei essere nei suoi panni, signorina Krämer !» (Schönert, sospirando angosciato. Di nuovo) : «Vorrei essere nei suoi panni.» Ella lo considerò sospettosa dalla lunga coda dell’occhio (certo anche lei ha le sue preoccupazioni). – «Sicuro», asserí pio, «E se fosse un pezzo cosí : –» mostrò : circa 20 centimetri. – La sua bocca, in principio sbalordita plissé, si dissolse, in eddies and dimples, poi sbuffò camozza (io stesso ghignai con dignità, da caporeparto : lo Schönert, il porco. Già, quello non era sposato !), e andò di là dalla sua amica, le bisbigliò due frasi, mostrò – : (distanza di circa 30 centimetri), e anche quella rise forte e nervosa (ma durante tutta l’offerta continuò a girare con fare commerciale i suoi angoli di pagina. Poi : i suoi sguardi serpeggiarono prudenti attraverso gli oggetti fino a lui, Schönert). Oora et laboora, et laboora, et laboora : «Che flemma.» Ringhiò Peters (lo slesiano) rabbioso sulla sua pratica, rosicchiò la pencil, spinse i denti sul labbro inferiore e meditò. (Questo sí che era interessante ! Spesso ero stato in ascolto dei suoi suoni primordiali; quelli incomprensibili erano o slavo storpiato o francese degli anni dell’occupazione napoleonica della Slesia, 1808-13. In linea di massima diceva cosí : «D’accordo, s’o fa» = non «sofà», bensí «c’est fait»; «Maledizione ’a samb» = non «la samba», bensí «ensemble». E adesso definiva il suo quidam un «flemma». – In seguito trovato nel Sachs-Villatte : «flambart = compagnone, tipo in gamba», dunque un po’ equivalente al nostro «sagoma» o «macchietta»). Pausa per la colazione (poi subito dopo apertura al pubblico) : film, calcio, il Führer, barzellette, «Chi in gioventú se la spazzola bene, poco ha bisogno in vecchiaia del pettine» (Peters), Congresso del Partito, fai19


de d’ufficio, guardare giornali illustrati, masticare e frusciare : «beh, Schönert ?» – Davvero notevole ! : Schönert, ferratissimo anche nei classici, aveva letto il libro XXIII dell’Odissea, 233 ss., e contestava la possibilità : marcirebbe troppo in fretta ! Persino un palo conficcato nel terreno resisterebbe molto piú a lungo (poiché diversamente i vasi ancora intatti del ceppo filtrerebbero di continuo umidità verso l’alto; come ogni agricoltore saprebbe). «In nessun caso dura 10 o 20 anni !» Dunque : Omero ignorante ? ! Oppure ?. Alla finestra : davanti a lunghi carri c’erano cavalli dalle criniere bianche; occhieggiavano dalle scuderie; andavano alle mani dei fanciulli; battevano lo zoccolo sul selciato; da loro cadevano fichi verdognoli; meditavano e sbuffavano. (Incatenati nel cuoio. E variopinti vetturali apparvero e gridarono in umanese. Tutto nell’inverno). E del pubblico l’armento dall’ampia fronte e dal lucente pelo : (Massí va’, è solo dalle 10 alle 12. E oggi era tranquillo). Timbrare. Due attestati. «Sí, lei deve andare allaaa – stanza 24. Un piano sopra. – Va bene ?» Una giovane ragazza voleva sposarsi (gonna rossa, pullover giallo, ampia e prolifica), e io le spiegai con indulgenza che le mancavano ancora diverse «carte», «secondo le nuove disposizioni», atto di nascita del nonno di parte materna; qui al certificato di matrimonio mancava la firma (Oh, aveva di già un bambino, il che spiegava la carrozzeria, Gran Cañon : bisognerebbe dirle : meglio che non si sposi ? !) Non c’è proprio alcun dialogo tra le generazioni ! I miei bambini sono degli estranei; come lo furono sempre i miei genitori. È per questo che nelle biografie i parenti sono sempre meno importanti degli amori o degli amici. Noi stiamo gli uni intorno agli altri come camerieri. (I bambini separano una coppia solo piú in fretta. Nei nostri ambienti). Ancora un timbro : «Ma chiuda la porta, signorina Krämer !» Pausa pranzo : cioè gramolare fette di pane imburrato. Poi fare un po’ di moto. Non so : (davanti ai negozi); non so : ma per qualche motivo «grande magazzino» mi fa pensare sempre a «piscina coperta»; onde al neon erotiche in entrambi, artificiale e sovraesposto. Uno sciame di ragazze calò con gaie lingue sfarfallanti. (Alla sua età Peters vuole ancora comprarsi un pianoforte. E imparare a suonare. Perché no). SA, SS, esercito, HJ eccosivvia : gli uomini non sono mai tanto fastidiosi come quando giocano a fare i soldati. (Capita loro periodicamente 20


ogni ventina d’anni, piú o meno come la malaria, di recente con maggiore frequenza). Alla fine i peggiori sono sempre i maestri, vale a dire : superiori, capi, direttori, presidenti, generali, ministri, cancellieri. Un uomo per bene si vergogna di essere un superiore ! L’autobus rosso scuro mi fece piano le fusa da dietro, si spinse lentamente dalla mia parte, e io guardai per un secondo nei visi, piú o meno dieci, bisecati da barre di nickel spesse un pollice, ottenebrati dai finestrini torbidi, senza interesse e vitrei : (Poi il mulino sulla Böhme, e il monumento di Quintus Icilius). «Attenzione, arriva il Dr. D. !» sibilò Peters entrando, e pescò piú in basso nei suoi passaporti; la Krämer punzecchiò piú svelta la sua scura Mercedes con sottili dita lesbiche, e l’apprendista Otte alzò il grosso cassetto dello schedario, con eloquente affanno, ad altezza di mento, l’occhio del padrone fa il cavallo grasso, ecco : arriva : Landrat Dr. von der Decken : alto, grigio e grasso; calma sovrana nelle profonde rughe del viso nebuloso; gli occhi passarono un panno pesante sui piani delle scrivanie e su di noi, restanti oggetti. Alla mia destra guardò a lungo (quella girava continuamente la matita dando una veloce scorsa alla posta : ti rende poroso, Serenissime ?, il successivo foglio, girare. Ed egli rimaneva ancora, dirigente, monumento, potentato, iguanodonte, oddio, come ci disprezzavamo, come l’Impe­ ratore di Aromata, il successivo foglio : girare). «Che ora, signor Peters ?» : «Ehm – 15 e 30, signor Landrat, ettrentaquattro.» «Grazie» (molto profondo e bofonchiato hindenburgicamente). «Grazie». Poi se ne andò. E io lessi e voltai; la Krämer si scaccolava delicata; e l’apprendista Otte si riprese il cassetto dallo sterno. («’Na faccia aveva fatto», Peters infaticabile : «come ’na scimmia che mastica colla !»; e noi boccheggiammo dal ridere per l’eroica metafora : ma sicuro che anche ’sto qua è un silesianismo !) Presto oggi l’imbrunire (Schönert aveva ascoltato il bollettino meteorologico e profetava offuscamento e piogge). La lampada da tavolo dava ai moduli verdi un tono ancor piú mabusiano (I seen him serve the Queen / in a suit of rifle-green), e Otte mi portò la cartella con 500 firme; ancora una volta; aveva finito di mettere i timbri (’na qualche direttiva a tutti i comuni; da affiggere), e mi aiutò, senza parole e anche un po’ stacanovista. «P.p. Düring». «P.p. Düring». Cinquecento volte. (E dire che ci invidiano la pensione ! Cose dell’altro mondo !) Dio sa : già piovigginava; però il treno arrivò puntuale attraverso gli spruzzi. (Peters voleva andare ancora al cinema). 21


Il distributore di giornali macilento : ero capitato in «Viaggiatori con bagaglio a mano» e osservavo come egli apriva in corsa il finestrino e lanciava il peso dei pacchi alle solitarie casette cantoniere (perché quelli dopo li distribuissero ai paesi. «Allora, signor Singer, come va il torneo ?»; e lui mi diede informazioni schivo e pettinaio. (Giacché era un giocatore di scacchi appassionato, poligonale e misero, “Circolo Germania Walsrode”, e cosí incantevolmente fanatico che quando si «allenava» non fumava). «Heilittler, signor Singer». La piú calma aria di palude : un contadino prese forma dieci passi davanti a me; all’inizio solo grigio, come un soffio di fumo; (poi sembrò portare pantaloni blu; la schiena curva rimase incolore); le mani fumigavano lentamente ai fianchi; poi si dispiegò, chioccò la frusta, che l’aria gemette di dolore, cava : allora svaní il cavallo di toppe ombra che gli era accanto, né piú riemerse poi. (Si era proprio fittonato, disseminato; in qualche modo). Luci dell’abitato, e malinconia, as the mist resembles the rain. Pranzare a cena : destino di marinaio. Patate al forno ed elastiche fettine di salame rosso-nere. «Già ce l’avete la foto di Hitler ?» chiedeva l’Egerländer-Marsch, e subito dopo asserí : «Noo noo, noi non ce l’abbiamo / ma stai sicuro che la compriamo». (Qui come un flash il ricordo di Natale : le candele baluginavano sapute e assorte, tenui visini di oro fuso su bianchi colli slanciati, chine, bugiarde e raggiratrici. Era persino gradevole il puzzo del vino caldo artefatto con cannella e garofano, rosso nei bicchieri della domenica; e anche io mi ero artificiosamente messo una mano sulla pancia, dato fiato a uno dei tre pesanti brasile. Poi però non ce l’avevo fatta piú, ed ero ricorso al vecchio atlante del 1850, ripescato a Verden per un paio di pfennig. Diaframma chiuso). (Un tempo ci provavo sempre con i libri. Come regalo per moglie e bambini. Ma da anni ormai erano solo bollitori elettrici, biancheria e tritacarne; tutt’intorno primum vivere. Mio figlio saggiava con gioia selvaggia il pugnale della HJ extralungo, a ciò che vuole cadere si deve dare anche una spinta; il vestito nuovo era appeso alla figlia, davanti allo specchio, viso di caramella : mia figlia. Diaframma chiuso). Alla ricerca di emittenti (di notiziari) : «il sapone Cadum abbellisce il tuo corpo. / – Il sapone Cadum è senza pari !». E detto in modo cosí profondo, sull’aria giallo susina del m’ami : dunque Saarbrücken; avanti. (Mo si credono un’officina culturale !) 22


«Papa Pio l’Ennesimo : gravemente malato», e io sollevai solo le sopracciglia continuando a cambiare : chi viaggia ancora in zeppelin oggi ? ! (Se penso che nessuno dei nostri sei grandi classici è stato cattolico..... se poi penso che la metà di loro – oh, la di gran lunga migliore metà : Lessing, Wieland, Goethe (ordinati cronologicamente !) – era nemica di ogni religione rivelata....... : cosí lo so io quello che so !) «Stanco : notte» (ho la stanza per me al pianoterra; con gli anni e i bambini mia moglie mi ha dimenticato; si concede unicamente molto controvoglia). Di là dagli Evers e Hohgrefe ancora luce. Di nuovo al gabinetto : freddo nero e inodore. (Sono proprio stanco; vabbè, domani è sabato). (Cenere spirava sulla luna di cemento, continua, dal vento pallido fluitata, sedotta, sbertucciata, dissipata). (Poi, dopo ore, si era fatta piú in là. Alla finestra in camicia). 2 gradi sopra lo zero, pioggerellina, senza vento, passeggera. (Lenzuola gelate). Aprii l’edizione Kröner blu pieghevole, e lessi la lettera che nel 1891 Nietzsche indirizzò a Jakob Burckhardt dall’isola di Skye nelle Ebridi : «.....alla piaggia, tra assi e altro legname piegato dal turbine, e tutto un cielo di stelle marine mi brulica piano intorno mentre scrivo : costruiamo i dragoni senza alcun pavido ponte di coperta; all’albero maestro già fluttua la tela d’olona con cimose rosso vivo. – Due delle lance vengono fatte partire prima, come pattuglia di esploratori, come corvi, come cavalieri del Graal. Io, comandante del corpo principale, seguo pochi giorni piú tardi con le restanti sei navi : la mia prossima lettera risoria (sic !), amico, la riceverai già da Helluland, non appena avremo eletto i luoghi di costruzione per le nostre shanties.....» (poi però il testo si offuscava, e voltai pagina, e fui preso da frammenti e note, finché non mi svegliai. – Mi capita spesso di sfogliare i libri cosí. Strano però, quando N. di solito non lo posso soffrire !). Cucinitudine : freddo e vuoto di piastrelle. I bambini dormono; la moglie dorme; io : veglio ! – Il ridicolo termos rosso con il caffèrnao argilloso; due fette di salame, due con formaggio : belle fette grigio dorate di Harzer (non puzzolente e fuso : quello non mi piace ! È magnifico quando uno ce l’ha, “il proprio ordine”. Beffardo). Il vento schioccava nel giardino e per ultimo venne con passetti acquatici sbrodolanti. I rami gracchiavano nella notte. (A quel punto il mio cappotto sventolò rapido e gradasso). Della pioggia bisbigliava con l’asfalto. (Come nere calze di lana bagnate il mio pensiero meandrò a lungo sottosopra. O 23


come un carro funebre, perdutosi in vaste foreste, che gema, con a seguito tendine garrenti dai bordi bianco-neri). Anche gli scarni cespugli sferragliavano scheletriche sarabande; il lastricato brillava al lampione solitario : nella mansardina armeggiavano lemuri intrusioni; la pancia scaricò cigolante : bel calduccio su per la schiena – c’est la guerre !). (Le regioni montuose non le amo : né il pastoso dialetto dei loro abitanti, né la terra dalle innumerevoli arcate, barocco tellurico. Il mio paesaggio deve essere pianeggiante, piatto, brughiero, per miglia e miglia, foresta, prato, nebbia, silenzioso). (Non solo geologicamente : anche in senso morale e spirituale il momento ha nome Alluvium : sedimentazione. Palafitticoli e uomini delle caverne; zeppi di pali o grotte nel pensiero; Svizzera Sassone dell’intelletto. Bel nome : «popolo del bicchiere campaniforme» ! Altro che brachi- o dolico- : celiocefali ! Dall’eterno stare sull’attenti diventa tutto prognato : gnorsí, signor Neanderthal!) Ritardo ! : tutti i treni avevano un ritardo indeterminato (e il suo berretto rosso fuoco si spiaceva appena e ufficialmente orgoglioso per l’eccezionale caso di responsabilità). E cosí facemmo muti i due passi e ci spingemmo dentro, uno dietro l’altro nella minuscola sala d’attesa : subito cominciarono a formarsi circoli scuri intorno a ciascuno di noi, distratti, mani tascabili; solo dopo un po’ di tempo arrivò il mormorio (questo sarebbe durato 10 minuti buoni; poi sarebbero diventati furiosi, etc. etc., era tutto già noto. Io badavo a tenere sempre sott’occhio la mia lupa). Ella se ne accorse, e si smoccicò sfacciata e allettante al di sopra delle sue amiche. (I compiti parevano essere piú o meno ancora gli stessi : analisi di curve, Galsworthy, legge di Wien, e «Àilettoilquartatto ?». –) Il vento divenne piú forte; saltava chino qua e là, si drizzava, respirava cavernoso, e rovistava allegro nella fanghiglia di neve; poi venne alla mia finestra, farfugliò tre frasi in gaelico, si piegò (dalle risate, per il mio viso), e fu sparito. Le macchie scure sotto di noi si ingrandivano; il rosso prese di nuovo il telefono in mano; questo ronzava al suo filo sottile, ed egli lo interrogò scrupoloso e irritato. Cosí pensavo, e il mio corpo del frattempo stava all’angolo della stazione, come un autobus vuoto abbandonato dal conducente. Alla fine tutto rabbrividisce : dal dorso del nero verme di ferro gocciolò nei baveri. Le pozzanghere sbrodolarono nelle scarpette delle ragazze (poi il dragone fischiò molle vapore, che lallante e incerto rollò sulla ghiaia plumbea). 24


Scompartimento fumatori : inalavano e sognavano : e anch’io estrassi pro forma una elegante Attika. La lupa : dilaniò le sue fette di colazione in due pratici pezzi, piano e con dita assenti, facendo rotolare una perla di formaggio ambrata nelle falde glaciali della carta stagnola (affinità spirituale, no ! ?). Poi una mela. Poi “Biologia”, lo Schmeil-Norrenberg. «Caspita, c’è Runge !» (in maniera ipocrita) : «Beh ? !» (Peters, Schönert, la Krämer, tutti intorno). Ed egli raccontò laconico, tronfio. Di Bergen-Belsen : (era stato distaccato come soldato delle SS al personale di campo, il brutto porco). «Oh, lí lavorano tutti sodo !», con un sorriso contratto e padronale : «gli ebrei.» Pausa. Spinse la scheda piú vicino ai grassi occhi azzurri; ma andava detto : «e quando si rifiutano – vengono impiccati.» – ? ! ! ? – : «Alle forche speciali.» Nulla ! Io non so nulla ! Non m’importa di nulla ! (Ma una cosa so : tutti i politici, tutti i generali, tutti coloro che in qualche modo regnano o comandano sono dei farabutti ! Senza eccezione ! Tutti ! Io mi ricordo ancora bene dei grandi pogrom : e non dimentico come le SA spaccarono con l’ascia la macchina da scrivere del Dr. Fränkel, e come rovesciarono lo stridulo pianoforte dalla finestra, finché egli non si suicidò ! : Ma giorno una volta verrà, mie care canaglie. E guai a colui che ancora vi concede “un’altra possibilità” !) «Cristo ? : si è castrato da solo !»; questo era di nuovo Schönert, che leggeva con intonazione Matteo XIX versetto 12, i passi paralleli, menzionava gli skopcy, e continuava poi a sviluppare senza sosta le sue idee mangrove. (Però in sé non del tutto paradossale, no ? Ci riflettiamo meglio dopo, va’). Una tipetta mora, beltenebros dunque, torace stratosfericamente gonfio, dava molto da fare a Peters, il quale si intrattenne con lei a lungo e per troppi motivi di servizio, e con i suoi occhi da pesce le proponeva ripetutamente lascivi commerci. (Mica è la fine del mondo : è solo triste ! «Quella un triangolo se lo fa !». Lutero era proprio cosí : anche lui «non poteva vedere una donna senza concupirla» !). Poi i programmi per il sabato delle dattilografe : «Il Landrat ha già disposto qualcosa per mezzogiorno ? – Quindi : signore mie !» e io mi rivolsi burbero di nuovo ai raccoglitori, con le fredde prese di stoffa. Una Croce alla Maternità ! : questa era per la coboldica ubriacona della Benecke, quella con 14 bambini; tutti caricature, rossi di capelli, strabici, denti simili a pietre di mah-jong, una figliata di troll : da prendere a calci nel sedere ! 25


Dunque una croce alla madre : ed ella stese orgogliosa le mani sul grasso ventre materno. (Fino a quando lo Stato pagherà premi per la monta non dobbiamo meravigliarci se lo spazio vitale diventa sempre piú stretto. – E sia : a che scopo sono un impiegato ? !) Quando Cesare Augusto emanò il famoso decreto la popolazione della terra ammontava a circa 50 milioni di persone. (Schönert confermò). Ora, la superficie utile della Terra è pressoché una costante. Ammise anche questo. Al momento siamo 2,5 miliardi, i.e. cinquanta volte tanto, e ogni giorno aumentano ancora di circa 100.000 : quindi ? ! E adesso le opinioni cominciarono a cozzare. (Io sono piuttosto per la sterilizzazione degli uomini – che non significa castrazione – e per la legalizzazione dell’aborto. Piú di 1 miliardo non dovremmo essere !) Argumentum ad hominem : «Già, e allora si faccia sterilizzare, signor Düring !» (Disfida e trionfo : allora ? !) : «Ma subito, signor Runge ! Pure oggi stesso !». E anche Schönert annuiva colpito e voluttuoso : «Via libera completa. E il piacere è lo stesso !», e si appoggiò piú forte alla sedia della signorina Krämer. (Poi dettagli tecnici : come viene fatto : baionetta fuori, piede dentro, via. O collo sbucciapatata.) «Sinistr ! : – Sinistr ! : – – Cantare !» (Servizio di lavoro obbligatorio), e le uniformi marionette scattarono innanzi con gambe rullanti, appoggiarono solerti all’indietro le teste germaniche e proruppero entusiaste : «Tuu san tera dii fede . . . » (e intanto nei loro lager marcivano a milioni !). Muggivano ancora i cadenzati necrofori, distinti da altrettanti cretini solo nella forma, piú cupa si accigliò la mia faccia, piú rovine presagivo, piú membranosi morti. («E come il volo d’aquila dal nido / èee il tu-oo volo di spirito : resistete !»); non annuii beffardo; non risi sardonico; non io ! Peccato solo che io, un vedente, dovrò partecipare al gioco della mosca cieca. (Mah, forse ci si può fare un po’ da parte. Chissà). (Elefantiasi del concetto di Stato). Bordi delle unghie mangiucchiati, abbigliamento qualunque, faccia larga e occhi opachi : «Un passaporto per favore.» (In un pacato e chiarissimo tedesco senza inflessioni : è già qualcosa !) E gli cavai io stesso la biografia. (Voleva un visto per l’Inghilterra : dunque emigrare. Tipi furbi, questi scrittori. Erano tutti privi di «parentado», e potevano muoversi liberamente. Mentre per quelli come noi). «Segni particolari ? » : « – : Forse : portatore di occhiali ? –» suggerí; annuire a questo e a quello. (Ma poi ne ebbi abbastanza, e lo passai a massa Otte per far compilare tutto con la sua formidabile grafia Sütterlin). 26


“Ore 12 ascolto collettivo” : ed era di nuovo una seduta del Reichstag, con Ha e Heil e società corale ed energico ruggito; a conclusione : «approvata all’unanimità». (Anche qui : «cantare !». Ed erano cosí orgogliosi : in Inghilterra c’era sempre questo schifoso pro e contro in parlamento : ma noi siamo concordi, dalla testa ai piedi !). E ovunque nel popolo la placida, felice convinzione : il Führer farà bene ! Dio, i tedeschi sono stupidi ! Il 95% ! (I.e. gli altri non sono certo migliori : lasciate solo che una volta gli americani eleggano il loro Hindenburg !) Gli uomini si comportavano come bandiere; le loro labbra sventolavano, le loro mani applaudivano, alcuni correvano davanti ad altri vorticosamente. Alle finestre aperte le radio bollivano e cuocevano la loro musica croc, alla quale già si univa il vento grigio. Luce pluviale entrò di nuovo fra le case, e presto al di sopra scivolarono gli aghi d’acqua sui mari di asfalto. Indifferente al destino del mio popolo ? ! : Quello che lí si comporta da nazista, macina marce, ed entusiasta si scambia parole da quattro soldi, non è il mio popolo ! È il popolo di Adolf Hitler ! (Un mezzo milione forse sono diversi, i.e. migliori; ma allora dovremmo anche chiamarci in maniera diversa, emigrare, in Saskatchewan – ah, è tutto cosí doloroso e in-, e io pestai ancora stizzoso le magre gambe sul selciato. O per quanto mi riguarda anche nelle Falklands). La pioggia scalfiva i vetri (dello scompartimento); fu di nuovo piú buio nel nostro tubo di ferro. Tumulto di vento; la grandine cicalò energica. (Walsrode). Foresta : l’ingresso era stato coperto di nebbia in fretta, disordinatamente, le cui sciolte estremità si trascinavano sui prati avanti e indietro; quindi un lembo su, e una sbirciatina : – (Chiuso di nuovo. È bagnato. Fitto. Io). «Va’ di nuovo da Trempenau. Compra delle salsicce». E io avanzai, piegato sotto il cielo piatto, tratteggiato obliquo dalla pioggia, pieno di amarezza servile e rassegnato. La grande lupa bianca : rise tra i denti maliziosi, e comprò della bella carne rossa, e pallide molli salsicce da arrostire. Poi balzò con le lunge gambe sul telaio della bicicletta, facendo fremere le sue piccole mammelle, e sgusciò via serena e vivace. Tra pioggia e alberi ammuffiti. Il mio gatto preferito : se sono un discreto conoscitore dell’universo (hihi : cosa prova una stella se un’altra le va «troppo vicino» ?), fra non molto porterà i suoi piccoli in aperta campagna, in modo da non venire 27


trascurato completamente. (Me lo ha già fatto una volta per gelosia !) – Proprio come le persone : appena ci sono i bambini l’uomo viene trascurato. (Sono anni ormai che mia moglie si rifiuta, burbera e con pretesti candido-astuti, di accontentarmi. Conseguenze !). «Allora, Miss Femminità ?» (mia figlia); arrivò clarisonante e volle un marco per i quaderni. «Sicura che è un film permesso ai giovani ?» ammonii in tono di rimprovero, ed ella mi diede un buffetto da signora (!) e rise. «Acqua – s’è – fatta !»; con l’involto dell’asciugamano trampolai in zoccoli e accappatoio nella lavanderia, alla vasca grigia. Nudo (e rosso bollito); ma è quasi troppo fredda ! Mi insaponai tremante sedere e accessori, mi sollevai a fatica, e asciugai tutto frizionando. Bussare ai vetri : «Ciaoo !» Käthe Evers (la lupa) : mi perforò con la strizzatina d’occhio, mi riconobbe, osservò bene tutto, inclusi petto e gambe, e scoppiò a ridere forte. Alla lettera : esplose in una risata e corse intorno all’angolo di casa. O. (Cosmotheoros : non significa «frugamondo» ?). Biancheria pulita; e poi entrai di nuovo fra gli infinito-terribili gobelin rosso-neri della vita, ora minaccioso-urlanti, ora assopito-indugianti. Seduto alla poltrona : l’orologio vacillava docile le piccole cifre fino a me. (A volte là dentro quello grosso scoppiava in una risata dispotica e soffocata : «Ah !»; «Oh !»; poi il coro cortigiano canticchiava di nuovo). I gatti pulsavano nel pelo; respiravano. Pulsare è vita. Forse noi siamo nati tra due respiri del sole (periodo glaciale; periodo interglaciale). Probabilmente il concetto «tempo» dipende dalla grandezza del relativo essere vivente; io ne ho uno diverso da quello della sequoia di 4000 anni, da quello del momentaneo infusorio, da quello delle stelle di tipo δ-Cephei, da quello del Leviatano, da quello del primo sconosciuto, del primo... Nella rimessa : da poco anche le biciclette devono portare luce posteriore e targa : come se fossero loro colpevoli degli incidenti ! Io farei di meglio : nessun veicolo dovrebbe avere un motore che viaggi sopra i 40 km l’ora : poi ci sarebbe la pace ! (Ma forse sedeva al Reichstag un qualche fabbricante di luci elettriche o il suo amico; è la spiegazione piú semplice). Il sole ardeva al margine inferiore del cielo (accanto a compatte ceneri di nubi); dalle foreste si levò un grigio spirito palustre; erba e passiti stillarono tanto e russarono (accanto alle mie scarpe alte, ai miei pantaloni). Posi la testa in orizzontale sul treppiedi e misurai intorno a 28




Note al testo

L’autore di queste note deve molto all’opera di Dieter Kuhn, i cui contributi rimangono la principale fonte di informazioni su Dalla vita di un fauno, e dai quali si è ricavata larga parte delle osservazioni e delle chiavi di lettura qui raccolte. Questi contributi, indispensabili per chi voglia approfondire i temi del romanzo, sono riuniti in: Dieter Kuhn, Kommentierendes Handbuch zu Arno Schmidts Roman »Aus dem Leben eines Fauns« (abbr. kh). Dieter Kuhn, Weitere Erläuterungen zu Arno Schmidts Roman »Aus dem Leben eines Fauns« (abbr. we).

–––– Dalla vita di un fauno. Il cabotaggio intertestuale del libro ha inizio già nel titolo, con il riecheggiamento della novella Aus dem Leben eines Taugenichts (Dalla vita di un perdigiorno) di Joseph von Eichendorff (1788-1857). Il sistema interpuntivo del Fauno, che potrà al lettore apparire inconsueto, è in Schmidt un modo per stenografare il pensiero e limare il superfluo della narrazione. La cifra tipografica della sua prosa è stato pertanto conservata. Da una lettera del 12 agosto 1956 a Ernst Krawehl, allora direttore editoriale per Stahlberg: «Durante la correzione delle bozze, badi in generale a questo per favore: si deve – per delle ragioni! – lasciare quasi sempre tutto così come l’ho consegnato nel manoscritto. Anche la distanza del punto dalla parentesi non è immotivata». Schmidt, A. Fragmente. Bargfelder Ausgabe, Supplemente I. Frankfurt am Main, Suhrkamp, 2003, p. 392. Pag. 15

«Tu non voglia additare le stelle». Dal paragrafo sulla Secta Italica, oder Pythagorica della storia della filosofia di Brucker. La regola XLIX dice: «Quando tuona bisogna toccare la terra»; la regola LXVIII: «Non si deve indicare verso le stelle»; regola LXX: «Non si deve scrivere nella neve». Johann Jacob Brucker: Jacob Bruckers, Kurtze, Fragen, Aus der, Philosophischen Historie, Von, Anfang der Welt, Biß auf die, Geburt Christi. Zweyter Theil. Ulm, Daniel Bartholomäi und Sohn, 1731. – Düring sembra infrangere, alla ricerca di un nuovo ordine, le leggi del cosmo, mentre in “K.” potrebbe essere celato il nome dell’amata Käthe. Vedi R. Finke: Arno Schmidts faunische Prosa, p. 34-35.


Diamonddiamond. Lo scintillio della neve fa scattare l’analogia con i diamanti e l’allusione al cane di Newton, che si chiamava per l’appunto Diamond, e che rovesciò una candela su un manoscritto del grande fisico, distruggendo il lavoro di anni: «O Diamond! Diamond! thou little knowest the mischief done!». The Oxford Dictionary of Quotations. Third Edition. Oxford New York Toronto Melbourne, Oxford University Press, 1985, p. 362. Macadamizzata; – era pure cognato di Cooper. Il macadam è un tipo di pavimentazione stradale realizzata con pietrisco e altri materiali. Dal nome dell’ingegnere scozzese J.L. Mac Adam (1756-1836). Questi sposò una sorella della moglie di James Fenimore Cooper (1789-1851), il romanziere statunitense autore del romanzo L’ultimo dei Mohicani e di cui Schmidt tradusse The Wept of Wish-Ton-Wish, Satanstoe, The Chainbearer e The Redskins. «La mia vita ? ! : nessun continuum!». Novalis: «Die Schreibart des Romans muß kein Kontinuum – es muß ein in jedem Perioden gegliederter Bau sein. Jedes kleine Stück muß etwas Abgeschnittenes – Begrenztes – ein eignes Ganze sein». Novalis. Fragmente: Poetik, nr. 1447. Band I. Hg. Ewald Wasmuth. Heidelberg, Lambert Schneider, 1957. (Comunicato da Ken Calhoon). – Nella versione italiana: «La stesura d’un romanzo non dev’essere un filo continuo, dev’essere un edificio suddiviso in singoli periodi. Ogni piccolo brano dev’essere limitato, ritagliato, un tutto in sé». Novalis. Opere. Trad. di Ervino Pocar. Milano, Guanda, 1982. Landrat. Nella maggior parte dei Länder della Germania il presidente di un circondario. Pag. 16

Pesce luna. Pesce che vive nel Mediterraneo e che può pesare fino a 600 chili. Il suo nome non deriva tanto dalla forma, quanto dalla sua superficie viscida, che riluce nel buio. Stazione di Cordingen. Piccola cittadina del vecchio circondario di Fallingbostel (oggi Soltau-Fallingbostel), nella Bassa Sassonia, dalla quale Düring parte nel suo viaggio giornaliero per raggiungere gli uffici dell’amministrazione circondariale. «La grande lupa bianca :». Citazione letterale dallo Zauberring (1813) di Fouqué: «[...] da fährt aus dem dichtesten Buschwerk eine große, weiße Wölfin auf ihn los, so daß er nur eben noch Zeit behält, zur Seite zu Springen, und weil er nicht gleich zum Schwerdte kommen kann, die Axt nach seiner Feindin zu schleudern». Der Zauberring, in: Fouqué, Friedrich de La Motte. Ausgewählte Werke. Vierter Band, Erster Theil. Halle, C.A. Schwetschke und Sohn, 1941, p. 55. – «[...] in quel momento, dalla piú fitta boscaglia, si avventò su di lui una grande lupa bianca, tanto che egli ebbe appena il tempo di saltare di lato e, poiché non gli riuscí di prendere subito la spada, di scagliare l’ascia contro la sua nemica». Roundheads. Furono così indicati in Inghilterra i sostenitori del parlamento durante la guerra civile (1642-51), poiché era costume dei puritani portare i capelli corti, in contrapposizione ai cavalieri, che invece li portavano lunghi (ingl. «teste rotonde»). Walsrode. Città dell’attuale circondario Soltau-Fallingbostel, 24.373 abitanti (ne contava 8114 nel dicembre del 1939). Gobelin. Arazzo tessuto a mano. Dal nome della famosa manifattura parigina dei Gobelins. Pag. 17

Occhi di cristallo, flint & crown. Il flint (ingl. «silice»), è un vetro con un forte potere 112


dispersivo, impiegato in ottica insieme all’altra principale categoria di vetri, il crown («corona», per la forma circolare delle sue lenti). «Fallingbostel :». Capoluogo del circondario Soltau-Fallingbostel (11.820 ab.), con 2.900 abitanti nel 1939. Eddies and dimples. (Mulinelli e increspature). Dalla poesia di Longfellow The Building of the Ship: «A quiet smile played round his lips, / As the eddies and dimples of the tide / Play round the bows of ships, / That steadily at anchor ride». Longfellow, H.W. The Complete Poetical Works of Longfellow. Boston-New York, The Riverside Press Cambridge, Houghton Mifflin Company, 1922. Pag. 18

Odissea XXIII. Vedi i versi 233-45 della versione Pindemonte:

Bella d’olivo rigogliosa pianta / Sorgea nel mio cortile, i rami larga, / E grossa molto, di colonna in guisa. / Io di commesse pietre ad essa intorno / Mi architettai la maritale stanza, / E d’un bel tetto la coversi, e salde / Porte v’imposi e fermamente attate. / Poi, vedovata del suo crin l’oliva, / Alquanto su dalla radice il tronco / Ne tagliai netto, e con le pialle sopra / Vi andai leggiadramente, v’adoprai / La infallibile squadra e il succio acuto. / Cosí il sostegno mi fec’io del letto.

«E del pubblico l’armento dall’ampia fronte e dal lucente pelo :». Riferimento al Lied von der Glocke (La canzone della campana) di Schiller (1800): «Blökend ziehen / Heim die Schafe, / Und der Rinder / Breitgestirnte, glatte Scharen / Kommen brüllend, / Die gewohnten Ställe füllend». – «Belando al lor ricetto / Tornano i greggi; e lento, / Di queruli muggiti empiendo il cielo, / Rincasa anche l’armento / Dall’ampia fronte e dal lucente pelo». Schiller, F. Liriche. Trad. di Andrea Maffei. Torino, UTET, 1911. Atto di nascita del nonno di parte materna. Secondo la Legge per la protezione del sangue e dell’onore tedesco del 1935, veniva considerato ebreo chiunque avesse almeno tre nonni ebrei. Pag. 19

Quintus Icilius. Si tratta di un oscuro funzionario dello Hannover, Heinrich Guichard (1798-1861), che ha ereditato l’appellativo dal piú famoso Karl Gottlieb Guichard (1724-1777), filologo e teologo, il quale era stato uno dei collaboratori di Federico II di Prussia. Il re aveva ironicamente apostrofato lo studioso con questo nome in seguito a una discussione di strategia militare: Quintus Icilius era un centurione che condusse male le sue truppe durante la battaglia di Farsalo. L’imperatore di Aromata. Schmidt ha tolto l’espressione dall’Abraham Tonelli (1798) di Tieck, dove l’imperatore viene ridicolizzato. Hindenburgicamente. Paul von Hindenburg (1847-1934), generale e uomo politico tedesco. Capo di Stato Maggiore dell’esercito tedesco nella prima guerra mondiale e presidente della repubblica dal 1925 al 1934. Un tono ancor piú mabusiano. Allusione al film di Fritz Lang Dr. Mabuse (1922), o al pittore olandese Jan Grossaert (ca. 1478-1535 ca.), che aveva adottato il nome di Mabuse. I seen him serve the Queen / in a suit of rifle-green. Schmidt cita, con qualche libertà, dalla ballata Soldier, soldier di Rudyard Kipling. La terza strofa recita: «Soldier, soldier come from the wars, / What did you see o’ my true love? / I seen ’im serve the Queen 113


in a suit o’ rifle-green, / An’ you’d best go look for a new love». Kipling, R. Rudyard Kipling’s Verse. London, Odder and Stoughton, 1960. E dire che ci invidiano la pensione ! Cfr. l’inizio (I,1) dell’Emilia Galotti di Lessing, dove «Il Principe (ad un tavolo da lavoro ingombro di corrispondenza e di carte, ne scorre alcune): Lagnanze, e ancora lagnanze! Suppliche, nient’altro che suppliche!... Che lavoro ingrato, e dire che ci invidiano!». Lessing, G.E. Emilia Galotti. Introd. e trad. di Nello Sàito. Torino, Einaudi, 2000. Pag. 20

Pettinaio. Nel racconto di Gottfried Keller Die drei gerechten Kammacher, apparso nel volume Die Leute von Seldwyla (1856), questa categoria di persone viene così stilizzata: «Kurz, er war die merkwürdigste Mischung von wahrhaft heroischer Weisheit und Ausdauer und von sanfter schnöder Herz- und Gefühllosigkeit». Keller, G. Sämtliche Werke und ausgewählte Briefe. Band II. Hg. von Clemens Heselhaus. München, Carl Hanser Verlag, 1957, p. 179. – «Insomma, egli era la piú strana mistura di una saggezza e di una perseveranza veramente eroiche con la piú placida e vile insensibilità». I tre pettinai amanti della giustizia, in: Keller, G. Tutte le novelle. Vol. I. Versione di Lavinia Mazzucchetti, Milano, Adelphi, 1963. As the mist resembles the rain. Longfellow, The Day is Done, strofe 2-3: «I see the lights of the village / Gleam through the rain and the mist, / And a feeling of sadness comes o’er me, / That my soul cannot resist: // A feeling of sadness and longing / That is not akin to pain, / And resembles sorrow only / As the mist resembles the rain». Longfellow, H.W. The Complete Poetical Works of Longfellow, op cit. – «A la nebbia traverso ed a la piova / Raggiano i lumi de la villa; e un senso / M’invade di tristezza, a cui lo spirto / Già vinto s’abbandona. // Un senso di tristezza e smania insieme, / Che dolore non è, ma v’assomiglia / Come la nebbia, che si solve in perle, / Assomiglia a la piova». Longfellow, H.W. Liriche e Novelle. Trad. di Carlo Faccioli. Firenze, Successori Le Monnier, 1896. Egerländer-Marsch. Questa marcia, composta da Wendelin Kopetzky (1844-1899) «venne trasmessa pressoché ogni giorno dalla radio del Reich, tra il settembre 1938 e il marzo del 1939, nel periodo che va dalla “crisi dei Sudeti”, promossa dai vertici nazionalsocialisti, fino all’occupazione di Boemia e Moravia, divenendo cosí un tormentone per gli ascoltatori. Ne circolavano diverse varianti parodistiche che naturalmente, come anche questo esempio addotto nel “Fauno”, non si potevano certo sentire alla radio». kh, p. 29. Verden. Verden sull’Aller, città della Bassa Sassonia, 26.900 ab. Primum vivere. La tradizione attribuisce a Thomas Hobbes (1588-1679) la frase primum vivere, deinde philosophari (prima si pensi a vivere, poi a filosofare). A ciò che vuole cadere si deve dare anche una spinta. Lieve variazione delle parole di Zarathustra: «Oh meine Brüder, bin ich denn grausam? Aber ich sage: was fällt, das soll man auch noch stossen!». – «Fratelli miei, forse sono crudele? Ma io dico: a ciò che sta cadendo si deve dare anche una spinta!». Nietzsche, F. Cosí parlò Zarathustra. Trad. Mazzino Montinari, Milano, Adelphi, 2005, p. 245. Sull’aria giallo susina del m’ami. La grande varietà di situazioni cantata dai Meistersänger, i trovatori tedeschi, era pari solo a quelle delle melodie che accompagnavano i loro testi. Saarbrücken. Questa emittente del Reich trasmise dal 29 settembre 1935 fino all’ini114


zio del 1945. «Papa Pio l’Ennesimo :». Si tratta di Papa Pio XI (Achille Ratti; 1847-1939). Ebbe un atteggiamento benevolo nei confronti del fascismo, ma protestò contro le leggi razziali del 1938. Pag. 21

«Aprii l’edizione Kröner blu pieghevole». Il tascabile delle edizioni Kröner nr. 100 contiene due lettere di Nietzsche a Burckhardt, ma nessuna dalle Isole Ebridi, dove egli non era mai stato. Helluland. Nei loro viaggi esplorativi verso occidente, i Vichinghi raggiunsero le coste settentrionali dell’America. Una saga attribuisce all’islandese Bjarni Herjólfsson la scoperta dell’odierna Terranova, nel 986, che venne chiamata Helluland (Terra piatta o anche Terra delle pietre piatte). Pag. 22

C’est la guerre ! Maréchal Bosquet (1810-1861) commentò così la poesia di Tennyson The Charge of the Light Brigade (1854): «C’est magnifique, mais ce n’est pas la guerre». The Oxford Dictionary of Quotations, op. cit. p. 90. Alluvium. È uno dei due periodi in cui è divisa l’era quaternaria: quello piú antico, il Pleistocene, detto Diluvium, che ha visto la diffusione dell’uomo e l’espansione dei ghiacciai, e l’Olocene, detto Alluvium, il cui inizio è calcolato fra i 12.000 e i 9000 anni fa, caratterizzato dallo scioglimento delle calotte glaciali e dalla conseguente sedimentazione dei detriti. Svizzera Sassone. Nella valle scavata dall’Elba tra i Monti Metalliferi e la Lusazia, le rocce d’arenaria, erose in vertiginosi pinnacoli, danno vita a un paesaggio suggestivo, meritandole tale nome. Popolo del bicchiere campaniforme. Verso la fine del XVIII secolo a.C. il dominio degli Schnurkeramiker in molte zone della futura Germania fu messo in crisi dalla popolazione del bicchiere campaniforme, genti guerriere penetrate dalla penisola iberica. Altro che brachi- o dolico-: celiocefali!. La media età del ferro rileva un’alternanza di crani corti o allungati. L’antropologia del nazismo si è servita di queste osservazioni in maniera ovviamente capziosa. Una delle caratteristiche somatiche dell’Homo Heidelbergiensis (ca. 500.000 a.C.) è il prognatismo. Tratti simili presenta anche l’uomo di Neanderthal (vissuto all’incirca tra 150.000 e 40.000 anni fa), ritrovato nei pressi di Düsseldorf. Galsworthy. John Galsworthy (1867-1933), scrittore e drammaturgo. Divenne noto soprattutto per la serie di romanzi The Forsyte Saga. Nel 1932 ricevé il premio Nobel per la letteratura. Legge di Wien. Wilhelm Wien (1864-1928), fisico tedesco. Enunciò le leggi sulla distribuzione spettrale della radiazione di corpo nero. Pemio Nobel per la fisica nel 1911. Pag. 23

«Di Bergen-Belsen :». Il campo di internamento di prigionieri di guerra, istituito nel circondario di Celle nel 1940, venne affidato alle SS nel 1943 e trasformato in campo di concentramento. Grandi pogrom. L’episodio prende il nome di notte dei cristalli: tra il 9 e il 10 novembre del 1938 una campagna punitiva contro gli ebrei tedeschi mise a ferro e fuoco le loro abitazioni, i luoghi di culto e le proprietà, portando alla morte di 200 persone. 115


Dr. Fränkel. Medico generico della città di Lauban, suicidatosi dopo essere stato aggredito dalle SA. Ma giorno una volta verrà. Cfr. Iliade I, 164. Matteo XIX versetto 12. Il versetto recita: «Vi sono infatti eunuchi che sono nati cosí dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi vuole capire capisca». Skopcy. La setta degli skopcy («castrati») fece apparizione in Russia intorno al 1775. Questa dottrina millenarista, predicata dal mistico Selivanov, raccomandava l’evirazione come mezzo di redenzione. Beltenebros. È il nome che Amadigi di Gaula – protagonista del piú famoso dei romanzi cavallereschi spagnoli, opera di Garcia Rodríguez (o Ordoñez) di Montalvo (sec. XV-XVI) – assume quando l’amata Oriana, credendolo invaghito della regina Briolanja, gli vieta di apparire alla sua presenza, ritirandosi così alla Peña Pobre. L’episodio è molto noto per la parodia che ne fece Cervantes nel Don Chisciotte. Non poteva vedere una donna senza concupirla. È una citazione dalla prima edizione di Der grüne Heinrich (1854-55) di Gottfried Keller: «Luther hat nur als Normalmann, nicht als einer von denen gesprochen, welche Religionen stiften oder säubern und die Welt verändern, wenn er sagte, er könne kein Weib ansehen, ohne ihrer zu begehren». Keller G. Sämtliche Werke und ausgewählte Briefe. Erster Band. Hg. von Clemens Heselhaus. München, Carl Hanser Verlag, p. 545. «Una Croce alla Maternità ! :». Sul modello della Medaille de la Famille Française, nel 1938 venne istituita in Germania la Croce d’onore della madre tedesca, onorificenza per le madri con quattro o piú bambini. Pag. 24

Il famoso decreto. Luca 2,1: «In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra». «Argumentum ad hominem :». L’argomento (o dimostrazione) ad hominem, è quello che refuta gli assunti sostenuti dall’avversario partendo dalle sue stesse premesse, senza entrare in merito alla loro veridicità. Servizio di lavoro obbligatorio. Il Reichsarbeitsdienst (RAD) riguardava le persone di entrambi i sessi tra i 18 e i 25 anni, le quali dovevano prestare servizio, con la prevalenza del lavoro manuale, per sei mesi. Tuu san tera dii fede. È la prima strofa del Lied O Deutschland, hoch in Ehren di Ludwig Bauer (1832-1910). Lo passai a massa Otte. Master (padrone) nella pronuncia degli schiavi d’America. Grafia Sütterlin. Fu una scrittura corsiva ideata dal grafico Ludwig Sütterlin (18651917), insegnata a scuola e oggi in disuso. Pag. 25

«“Ore 12 ascolto collettivo” :». Nelle aziende o nei condomini i discorsi dello Stato Maggiore e del Führer venivano ascoltati collettivamente. Pag. 26

O. Abbreviazione di «onanismo». Vedi M. Lowsky, Der düpierte Leser, nota 9 di p. 25. 116


Cosmotheoros. Opera di Huygens Christiaan (1629-1695), fisico, matematico e astronomo olandese, considerato tra i fondatori della meccanica e dell’ottica fisica. Il Cosmotheoros apparve postumo in latino: Cosmotheoros, sive de terris coelestibus earumque ornatu, conjecturae, 1698. Infusorio. Genericamente al plurale (Infusori), indica gli organismi, sottotipo del tipo Protozoi, rinvenuti nel brodo di coltura esposto all’aria. Stelle di tipo δ-Cephei. Sono stelle variabili da cui prendono il nome le variabili cefeidi, caratterizzate da una pulsazione periodica. Leviatano. L’enorme mostro squamoso della tradizione biblica è assunto da Hobbes a simbolo dell’onnipotenza dello Stato nei confronti dell’individuo. In modo simile Wieland descrive la relatività del tempo nel suo Natur der Dinge (vedi kh, p. 52). Pag. 27

Tavoletta 3023. Una tavoletta (o anche «carta al 25.000») è una carta topografica alla scala 1:25.000. La tavoletta nr. 3023 è quella di Visselhövede, in cui si trova il luogo di residenza di Düring: Kolonie Hünzingen. «E giunge : la : primaveravvalle». Il Lied, popolare tra le colonne delle SA negli anni Trenta, è conosciuto anche con il nome di Lore Lore Lore Lore. Ma in Ispagna son già mille e tre. Dal Don Giovanni di Mozart, Atto I, scena V:

Madamina, il catalogo è questo / Delle belle che amò il padron mio; / un catalogo egli è che ho fatt’io; / Osservate, leggete con me. / In Italia seicento e quaranta; / In Almagna duecento e trentuna; / Cento in Francia, in Turchia novantuna; / Ma in Ispagna son già mille e tre.

Un grande tiranno in piú. Riferimento al romanzo Il grande tiranno di Werner Bergengruen (1892-1964). Il tiranno in questo caso è Francisco Franco (1892-1975). Maki. Proscimmie della famiglia dei Lemuridi viventi nel Madagascar. Pag. 28

Bottega dell’antiquario. Reminiscenza del romanzo The Old Curiosity Shop (1841) di Charles Dickens. Neck or naught. Da The Diverting History of John Gilpin (1785) di William Cowper (17311800). Quando Gilpin perde il controllo del suo cavallo lo afferra brutalmente per la criniera: «His horse, who never in that sort / Had handled been before, / What thing upon his back have got / Did wonder more and more. // Away went Gilpin, neck or naught; / Away went hat and wig; / He little dreamt when he set out, / Of running such a rig». Cowper, W. The poetical Works. London, Frederick Warne, 1872, p. 214. (Cfr. kh, p. 58). Jarlingen. Piccola cittadina a 2,5 km da Kolonie Hünzingen. «Hallig-nembi». Le Hallig sono isole alluvionali nel Mare del Nord. Wattenmeer. La larga fascia costiera paludosa al largo della Frisia settentrionale, dal paesaggio spoglio e anfibio, battuta dalle tempeste. In particolari condizioni di luce, le Hallig appaiono da lì come un arcipelago sospeso nell’aria. Tu libera vaghezza giovanile. Dall’ultima strofa della poesia Wanderlust di Emanuel Geibel (1815-1884). Écumoire. Si tratta dell’Écumoire ou Tanzai et Néadarné (1733) di Claude-Prosper Jolyot de Crébillon (Parigi 1707-77), esponente del libertinismo letterario, autore di rac117


conti e dialoghi nei quali forte è la componente licenziosa. «Gran Dioo noi ti lodiaamo». La prima strofa della rielaborazione del Te deum laudamus da parte di Ignaz Franz (1719-1790): Großer Gott, wir loben dich, / Herr, wir preisen deine Stärke, / Vor dir beugt die Erde sich / Und bewundert deine Werke. / Wie du warst vor aller Zeit, / So bleibst du in Ewigkeit. Latterie del pio giudizio. Allusione al Wilhelm Tell, IV, 3: «Du hast aus meinem Frieden mich heraus / Geschreckt, in gährend Drachengift hast du / Die Milch der Frommen Denkart mir verwandelt, / Zum Ungeheuren hast du mich gewöhnt». Schiller, F. Schillers Werke. Nationalausgabe, Zehnter Band. Hg. Siegfried Seidel. Weimar, Hermann Böhlaus Nachfolger, 1980. – «Da questa mia pace tu mi hai cacciato col terrore; il latte dei sentimenti pii tu me lo hai trasformato in fermentante veleno di drago; mi hai abituato alle cose mostruose». Guglielmo Tell, in: Schiller, F. Teatro. Prefaz. di Hans Mayer; trad. di Barbara Allason e Maria Donatella Ponti. Torino, Einaudi 1969. Ecco qua, un vantaggio per entrambi ! Vedi Nathan der Weise, Atto III, scena 7: «So wär’ / Uns beiden ja geholfen». – «In tal caso, / sarà un vantaggio per entrambi». Lessing, G.E. Nathan il saggio. Introd. di Emilio Bonfatti; trad. e note di Andrea Casalegno. Milano, Garzanti, 1992. «Kikeriki : Kakakanei;». Opera corale dell’organista e compositore tedesco Johann Hermann Schein (1586-1630). Leghorns. Gallina di origine italiana che veniva esportata in America dal porto di Livorno, città che in inglese è chiamata Leghorn. Legen. Weber ricrea una falsa etimologia di leghorn, deducendola dal verbo legen, che in tedesco significa anche deporre. Pag. 29

Capra Saanen. Il distretto di Saanen è uno dei distretti del cantone di Berna, noto per l’ovinicoltura. È inteso un gioco di parole con Saane che, oltre a essere il fiume che dà il nome alla zona, è omofono di Sahne, cioè panna. Non sono dalla parte di nessuno. Guglielmo II (1859-1941), imperatore di Germania e re di Prussia, figlio di Federico III. Disse questa frase all’apertura della seduta straordinaria del parlamento del 4 agosto 1914, come richiamo all’unità dei cittadini. E «horn», questo suona tanto sigfridiano. Allusione al poema in alto tedesco medio del Lied von dem Hürnen Seyfrid, in 179 strofe, che racconta le imprese giovanili di Sigfrido. Viene riportato da 12 stampe del XVI e del XVII secolo e costituisce la base della tragedia di Hans Sachs (Der hörner Seufried, 1537) e del Volksbuch del Gehörnten Siegfried (1726). Misericordia. Lama in uso nel Medioevo per dare il colpo di grazia al cavaliere ferito a morte. Manico del comando. Nella gioventú hitleriana le ragazze tra i 14 e i 21 anni facevano parte del Bund Deutscher Mädel (BDM). Questo era gerarchicamente strutturato e conferiva ruoli di potere secondo un modello militare. Nel testo emerge un’allusione sessuale modellata sul titolo di Jungmädelschaftsführerin conferito alle caposquadra. Wandervogel. L’associazione, fondata nel 1896 da Karl Fischer, riuniva studenti con la passione per gli spettacoli filodrammatici, la musica e la danza popolare. Quando nel 118




Bibliografia

I testi sono indicati nella loro prima edizione e nell’ordine della bibliografia di Karl-Heinz Müther (Aisthesis Verlag 1992 e supplementi), consultabile all’indirizzo <http://www.gasl.org/as/werk/bibliographie.php>. – Leviathan, Hamburg Stuttgart Berlin Baden-Baden, Rowohlt, 1949. – Brand’s Haide, Hamburg, Rowohlt, 1951; contiene Brand’s Haide e Schwarze Spiegel. – Die Umsiedler, Hg. Alfred Andersch, Frankfurt, Frankfurter Verlags-Anstalt, studio frankfurt 6, 1953. – Aus dem Leben eines Fauns, Hamburg, Rowohlt, 1953. – Kosmas oder vom Berge des Nordens, Krefeld Baden-Baden, Agis, 1955. – Das Steinerne Herz, Karlsruhe, Stahlberg, 1956. – Die Gelehrtenrepublik, Karlsruhe, Stahlberg, 1957. – Fouqué und einige seiner Zeitgenossen, Darmstadt, Bläschke, 1958. – Dya Na Sore, Karlsruhe, Stahlberg, 1958. – Rosen & Porree, Karlsruhe, Stahlberg, 1959. – Kaff auch Mare Crisium, Karlsruhe, Stahlberg, 1960. – Belphegor, Karlsruhe, Stahlberg, 1961. – Nobodaddy’s Kinder, Reinbek, Rowohlt, 1963; contiene Aus dem Leben eines Fauns, Brand’s Haide, Schwarze Spiegel. – Sitara und der Weg dorthin, Karlsruhe, Stahlberg, 1963. – Kühe in Halbtrauer, Karlsruhe, Stahlberg, 1964. – Die Ritter vom Geist, Karlsruhe, Stahlberg, 1965. – Trommler beim Zaren, Karlsruhe, Stahlberg, 1966. – Der Triton mit dem Sonnenschirm, Karlsruhe, Stahlberg, 1969. – Zettels Traum, Stuttgart, Goverts Krüger Stahlberg, 1970. – Die Schule der Atheisten, Frankfurt am Main, S. Fischer, 1972. – Abend mit Goldrand, Frankfurt am Main, S. Fischer, 1975. – Vorläufiges zu Zettels Traum, Frankfurt am Main, S. Fischer, 1977.

Pubblicazioni postume – Julia, oder die Gemälde, Zürich, Haffmans, 1983. – Dichtergespräche im Elysium, Zürich, Haffmans,1984. – Deutsches Elend, hg. von Bernd Rauschenbach, Zürich, Haffmans, 1984.


– … Denn ‘Wallflower’ heißt ›Goldlack‹, Zürich, Haffmans, 1984. – Briefe an Werner Steinberg, Zürich, Haffmans, 1985. – Die Insel, Bargfeld, Arno Schmidt Stiftung, 1985. – Der Briefwechsel mit Alfred Andersch, hg. von Bernd Rauschenbach, Zürich, Haffmans, 1985. – Atheist ? : Allerdings !, Zürich, Haffmans, 1985. – Der Briefwechsel mit Wilhelm Michels, hg. von Bernd Rauschenbach, Zürich, Haffmans, 1987. – Das Leptothe=Herz, hg. von Bernd Rauschenbach, Zürich, Haffmans, 1987. – Arno Schmidts Wundertüte, hg. von Bernd Rauschenbach, Zürich, Haffmans, 1989. – Griechisches Feuer, hg. von Bernd Rauschenbach, Zürich, Haffmans, 1992. – Eberhard Schlotter : Das Zweite Programm, Zürich, Haffmans, 1989. – Der Briefwechsel mit Eberhard Schlotter, hg. von Bernd Rauschenbach, Zürich, Haffmans, 1991. – Der Platz, an dem ich schreibe, hg. von Bernd Rauschenbach, Zürich, Haffmans, 1993. – Lilienthal 1801, oder die Astronomen, unter Mitarbeit von Susanne Fischer, hg. von Bernd Rauschenbach, Zürich, Haffmans, 1996. – Brüssel / Die Feuerstellung, hg. von Susanne Fischer, Frankfurt am Main, Suhrkamp, 2002. – Vier mal Vier, hg. von Janos Frecot, Frankfurt am Main, Suhrkamp, 2003.

Traduzioni italiane – Il cuore di pietra, in Il dissenso: 19 nuovi scrittori tedeschi / presentati da Hans Bender, trad. di Emilio Picco, Milano, Feltrinelli, 1962, p. 313-320. – Alessandro o Della verità, trad. di Emilio Picco, Torino, («La ricerca letteraria. Ser. straniera»), Einaudi, 1965; contiene Gadir ovvero Conosci te stesso, Enthymesis ovvero Q.V.O., Alessandro o Della verità, Cosma ovvero La montagna del nord (poi nella collana Nuovi Coralli, 1981). – Il Leviatano, «Il Menabò di letteratura», n. 9 (nove scrittori italiani presentati da Hans Magnus Enzensberger), trad. di Rosanna Berardi Paumgartner e Emilio Picco, Torino, Einaudi, 1966, p. 121-150. – Tina o della immortalità, presentazione, note e trad. di Maria Teresa Mandalari, in «Carte Segrete», a. I, n. 3 (luglio-settembre 1967), p. 78-115; con un commento al testo di Ernst Krawehl: Le trappole linguistiche schmidtiane. – Della miseria tedesca, vers. di Elvira Lima, «Per Approssimazione», a. II, n. 6 (dicembre 1984). – Il giorno del fiore di cactus, trad. di Gianna Mingrone Schadauser e Maximilian Vilzmann, «Carte Segrete», a. V, n. 16 (aprile-giugno 1971), p. 87-90. 140


– Gadir o (ri)conosci te stesso, introduzione, trad. e note di Linda Rotolo, Napoli, LER, 1989. – Il Leviatano o il migliore dei mondi (1949), seguito da Tina o della immortalità (1964), a cura di Maria Teresa Mandalari, Milano, Linea d’ombra («Aperture»), 1991 (già apparsi rispettivamente in «Menabò» e «Carte Segrete»).

Bibliografia critica essenziale

La produzione critica sull’opera di Schmidt è ormai amplissima e, nell’impossibilità di proporne una sistematica, si indicano qui pagine a lui dedicategli dai nostri germanisti e una scelta ragionata dei principali contributi su Dalla vita di un fauno.

– Cases, Cesare. Arno Schmidt e il Leviatano. In: Saggi e note di letteratura tedesca. Torino, Einaudi, 1963, p. 250-258. – Marianelli, Marianello. La cosmo-provincia di Arno Schmidt. In: La letteratura tedesca moderna. Firenze, Sansoni, 1971, p. 452-458. – Mittner, Ladislao. Arno Schmidt. Il superamento del lemurismo; Ancora Arno Schmidt. In: Storia della letteratura tedesca, § 517, 1 e 2; § 524 e passim. Torino, Einaudi, 1977. – Reininger, Anton. Il caso Arno Schmidt. In: Profilo storico della letteratura tedesca, Torino, Rosenberg & Sellier, 1986, p. 794-97 (nuova ed. ampliata 1996). ______ – Bull, Reimer. Bauformen des Erzählens bei Arno Schmidt: Ein Beitrag zur Poetik der Erzählkunst. Bonn, Bouvier, 1970 (capitolo III). – Finke, Reinhard. Arno Schmidts faunische Prosa. In: Gebirgslandschaft mit Arno Schmidt, Grazer Symposion 1980. Hg. von Jörg Drews. München, edition text + kritik, 1982, p. 30-40. – Finke, Reinhard. Der Herr ist Autor: Die Zusammenhänge zwischen literarischem und empirischem Ich bei Arno Schmidt. München, edition + kritik, 1982 (capitolo II). – Lowsky, Martin. Der düpierte Leser. In: «Bargfelder Bote», Lfg. 83-84. München, edition text + kritik, 1984, p. 19-26. – Elhardt, Armin. Landschafts- und Naturdarstellung in Arno Schmidts Roman „Aus dem Leben eines Fauns“. Hg. von Joachim Metzler. In: «Zettelkasten». Frankfurt am Main, Bangert & Metzler, 1984, p. 19-90. – Bramkamp, Robert. Topographie der Wirklichkeit in Arno Schmidts Kurzroman »Faun«. Heft 20/20a. München, Text + Kritik, 1986, p. 92-108. – Drews, Jörg. Mehr Lesungen als Lösungen. Ein Kommentar zum Auftakt des »Fauns«. Heft 20/20a. München, Text + Kritik, 1986, p. 109-118. 141


– Kuhn, Dieter. Kommentierendes Handbuch zu Arno Schmidts Roman »Aus dem Leben eines Fauns«. München, edition text + kritik, 1986. – Schwier, Heinrich. Tief läßt des Pastors Töchter blicken, oder: Der Faun im Pfarrersgarten. In: «Bargfelder Bote», Lfg. 122-123, 1987, p. 5-16. – Lowsky, Martin. Prometheus, Faunus, Christus oder vom armen Heinrich Düring. Eine Einführung in Arno Schmidts »Faun Erzählung«. In: Arno Schmidt, Das Frühwerk II / Romane / Interpretationen von »Brand’s Haide« bis »Gelehrtenrepublik«. Hg. von Michael Matthias Schardt. Aachen, Alano/Rader, 1987, p. 99-132. – Müller, Michael. Erotik und Solitäre Existenz. Funktionen der Textreferenz in Arno Schmidts Trilogie »Nobodaddy’s Kinder«. München, Brehm, 1989. – Kuhn, Dieter. Weitere Erläuterungen zu Arno Schmidts Roman »Aus dem Leben eines Fauns«. In: «Bargfelder Bote», Lfg. 164-165. München, edition text + kritik, 1992. – Rathien, Friedhelm. Oktoberpibroch. Der Wind im »Faun«. In: «Zettelkasten 12». Hg. von Marius Fränzel. Frankfurt am Main und Wiesenbach, Bangert & Metzler, 1993, p. 37-61. – Dunker, Axel. Ästetische Soteriologie. Arkadien und die chiliastische Idylle in Arno Schmidts Roman »Aus dem Leben eines Fauns«. In: A.D., »Den Pessimismus organisieren«, Eschatologische Kategorien in der Literatur zum Dritten Reich. Bielefeld, Aisthesis Verlag, 1994, p. 109-149.

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Nelle pagine successive: parte della tavoletta 3023 (Visselhรถvede) del 1936. Gentile concessione della LGN - Landesvermessung und Geobasisinformation Niedersachsen.





Arno Schmidt (1914-1979): l’esecutore testamentario dell’Illuminismo e dell’Espressionismo tedeschi, il grande «taglialemma & architetto della prosa», autore delle piú vaste avventure formali nella Germania del dopoguerra. Dalla vita di un Fauno è apparso nel 1953.


Non c’è dubbio che Arno Schmidt possegga la piú densa e formidabile prosa che si scrive in questo momento in Germania. Siegfried Lenz

Alla lunga nessun amante della letteratura moderna potrà sottrarsi al confronto con questo fenomeno del tutto unico. Jean Améry

Mi dedico di continuo, benché per lo piú nottetempo, ad Arno Schmidt. Theodor W. Adorno

ISBN 88-89312-09-2

15,00 (i.i.) ISBN 88-89312-08-4

9 7888889

312094


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