Come si può condannare un uomo a 622 anni di prigione?!
Sono ancora giovane! Nel fiore degli anni!
Arkas Cattive compagnie Montecristo n.1
isbn 978-88-89312-26-1
L a v i e r i e d i t o re
via IV Novembre, 19 - 81020 - S. Angelo in Formis (CE)
________________________ Titolo originale
O IOBITH - KAKE APEE © 1989 by Arkas, Greece ________________________ Traduzione di Priscilla Maddaloni Postfazione di Alessandro Di Nocera Adattamento: Marcello Buonomo, Priscilla Maddaloni Grazie a: Ingrid Behrmann, Athanasia Athanasopoulou © 2006 by Ipermedium Comunicazione e Servizi s.a.s. ________________________ www.arkas.gr www.lavieri.it / info@lavieri.it
Cattive compagnie Traduzione di Priscilla Maddaloni Postfazione di Alessandro Di Nocera
Non è giusto che mi perda i migliori 622 anni della mia vita in carcere!
622 anni di prigione! ...pensa a quanto arriveranno gli affitti quando uscirò!
Comunque, se ci penso, è meglio che mi abbiano dato 622 anni che l’ergastolo...
...certo! perché al massimo tra 50 anni morirò! quindi ci guadagno circa 570 anni!
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Cioè gli frego 570 anni! ah!
...ma che dico? …dio mio!
Ad ogni modo, quando sei in carcere non hai molti modi per suicidarti.
L’unica cosa che puoi fare è dare a testate nel muro!
Tutto qua! È così! …prendi la rincorsa, sbatti la testa contro il muro e la fai finita una volta per tutte!
è la decima volta oggi.
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Già, tutto sta nel prendere la rincorsa…
Tutta questa vita sociale comincia a stancarmi…
Allora d’accordo! visto che non ho nessuno con cui parlare, parlerò con me stesso.
Ciao, tutto bene?
Con chi parli detenuto? Con me stesso signore...
Tutto bene, e tu?
Eh, diciamo bene...
Ăˆ vietato! Se si ripete vi metto in celle separate!
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Ma i detenuti vanno in manicomi normali o speciali?
Quanto potrò resistere da solo? Se almeno ci fosse qualcuno... chiunque!
Oh! Un topo!
È stupendo!
Finalmente! qualcosa di vivo!
Allora, prima di tutto ti darò un nome! ...Ti chiamerò laky! ...No, non laky...
Meraviglioso!
...Miky! no, Aspetta... Pucci! Non ti affannare, ce l’ho un nome.
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Davvero?! QualE?
E ancora non mi sono pettinato!
Montecristo!
Dimmi Montecristo, vuoi restare qui, così mi prendo cura di te?
Dipende! Cosa vuoi in cambio?
Resterò con te a queste condizioni: primo, ti prenderai cura di me, secondo mi passerai tre pasti al giorno...
Niente! solo un po’ di compagnia...
Impossibile! Sono molto impegnato!
Ti prego! Sono così solo! Ti darò ciò che vuoi! Va bene... fammi consultare la mia agenda...
E come mai non lo trovano? La prigione è piena di topi!
E ti sto facendo un piacere! Sai quanto sono richiesto? Tutti i detenuti vorrebbero prendersi cura di un topo...
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Se non ti sai vendere qui, perdi il rispetto!
Ah, un’altra cosa… non devi contraddirmi!
Va bene! accetto le tue condizioni! Io mi prenderò cura di te e tu mi farai compagnia... Due ore al giorno, tre volte la settimana.
Gli psicologi dicono che i detenuti che si occupano di un animale non soffrono di depressione… si sentono utili e la loro vita acquista un nuovo senso...
Vedo che sei preparato!
Tre volte a settimana? E perché non tutti i giorni? Perché ho altri detenuti che si prendono cura di me. Cosa credevi? Di avere l’esclusiva?
Per forza! nel nostro mestiere c’è molta concorrenza. Topi, formiche, scarafaggi, tutti cercano un detenuto, per sistemarsi. Ma non è facile!
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Ah! E Così ne
hai fatto una professione!
Ci vuole intelligenza, ma soprattutto bella presenza!
E tu come ci riesci?
Prego, una vocazione!
Ma quanti gradi di miopia hai?
Tu sei un ergastolano?
No! Sono stato condannato a 622 anni.
Quindi sono 622 anni! non disperare se tieni una buona condotta...
Mi prendi in giro? Che differenza c’è? La differenza è psicologica...
Se vieni condannato all’ergastolo non hai alcuna speranza!
Beh, insomma… le aspettative di vita sono in continuo aumento!
Perché se vieni condannato a 622 anni che speranza hai?
Molto divertente!
...potrai ridurre la pena della metà!
argh! argh! argh! argh!
Già! Questa è la migliore della settimana... dopo quella di ieri…
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Ho regalato un abbonamento annuale per il tram a un condannato a morte!
Tanti anni da solo! ...se avessi almeno una radio! Posso portartela io a un buon prezzo!
Ti vendo questa radio per 50 pacchetti di sigarette. Impossibile! troppo caro!
Tu? e come? fai anche di questi lavoretti?
Ma che credi? che viva con quel poco che mi passi tu?
Sì, ma… attenzione! va a pile e a corrente, AM-FM e onde corte, ha prolunga, antenna, ricerca automatica delle stazioni, attacco per le cuffie, uscita per il microfono...
Commercio di tutto qua dentro! ...dalle radio fino alla vodka!
E che ci devo fare con tutte queste cose? Hai qualcosa che emetta semplicemente musica e che mi costi solo un pacchetto di sigarette?
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Porterò anche delle donne non appena avrò risolto il problema dell’imballaggio!
Ergastolano, quanto mi dai per questa lima?
E Che ci faccio con una lima?
…W la libertà!
Ci evadi, stupido! Sali sulla finestra, limi le sbarre e…
A volte penso che ci sono altre persone che soffrono più di me… E allora? Che te ne frega?
Nulla! Non sono tutti come te… Ci sono uomini che aiutano il prossimo senza guadagnarci niente!
Sbagli! dobbiamo interessarci all’infelicità che ci circonda e dare una mano per quanto ci sia possibile.
E che ci si guadagna?
Davvero?
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Senti che usanze!
Qual è il tuo ultimo desiderio condannato a morte?
Voglio morire nel mio letto.
Detenuti, Per natale saranno distribuiti doni ai detenuti da parte di alcuni enti caritatevoli...
va bene!
Puuntare!
Va bene?
Davvero?!
...poiché i pacchi non bastano per tutti sarà osservato l’ordine alfabetico.
Fanculo i vostri regali!
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Stai zitto, Zenone!
Se non ti dispiace tesoro, vorrei andare un po’ via per queste vacanze! A Natale voglio andare alla festa di un vecchio amico...
Eilà , fortunelli! È natale, oggi il rancio prevede carne! Finalmente! Per una volta mangiamo carne!
...cioè non proprio una festa, saremo solo noi due... e a capodanno andiamo insieme nella sua casa di campagna.
E tu, amore mio, cosa prevedi di fare per capodanno?
Un barattolo?! Ci prendete in giro? Ma se ci è vietato tenere apriscatole e coltelli, come l’apriamo per mangiare le pesche?
E inoltre c’è anche un barattolo di pesche sciroppate.
Ma non le dovete mangiare...
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...evasione ed omicidio.
...il barattolo serve a battere la carne per farla ammorbidire.
Arkas tornerà nel prossimo volume di...
Un topo nella mia zuppa!
Già disponibili nella serie Voli Radenti Voli radenti n. 1 - Guarda Papà, sto volando! Voli radenti n. 2 - Passero sarai tu! Voli radenti n. 3 - Onora il padre... Voli radenti n. 4 - Le gioie della Paternità Voli radenti n. 5 - Prendilo al volo papà!
Una babele comica
di Alessandro Di Nocera
È significativo – direi di più: profetico – che il genio umoristico di Arkas abbia visto la luce su una rivista intitolata “Babel”, pubblicazione di culto che all’inizio degli anni Ottanta aveva il merito di presentare in terra ellenica il meglio della produzione fumettistica europea, miscelandola con le opere dei più innovativi e promettenti cartoonist greci. De Il Gallo (’O Kokkoras) – lavoro d’esordio di Arkas, graziato da uno straordinario successo di critica e di pubblico – qualcosa si era intravisto anche in Italia grazie all’intermediazione di Alfredo Castelli e di Silver che, nel 1984, contribuirono a proporne una manciata di strisce su un indimenticabile numero del mensile “Eureka” tutto incentrato sullo sviluppo dell’immaginario contemporaneo, della cultura pop e dei comics nell’area del Peloponneso. Ma sarebbero dovuti trascorrere vent’anni prima che la Lavieri decidesse di tradurre in italiano i volumi di un’altra serie di Arkas – l’ottima Voli Radenti – investendo su un autore praticamente sconosciuto nel nostro paese anche se ormai noto e apprezzato in nazioni come U.S.A., Francia e Germania. Parrebbe una questione ornitologica meritevole di approfondimenti psicanalitici. Se ne Il Gallo, l’artista si lanciava – tra pollastri arrapati e galline annoiate – in un’abrasiva interpretazione critica degli stereotipi del machismo mediterraneo, facendo brandelli del
pensiero maschilista e della sua retriva base culturale, nel successivo “Voli Radenti”, invece – le cui gag ruotano intorno a una sgangherata accoppiata di passeri metropolitani – l’obiettivo sensibile diventa la famiglia con le sue false certezze e i suoi valori tradizionali in via di dissoluzione. Ma tra Il Gallo e Voli Radenti si colloca Montecristo, in cui l’animale centrale di riferimento cambia – è una pantegana-gollum che campa a suo agio in un universo di disperazione – e in cui gli interpreti sono esseri umani ridotti a larve che finiscono fagocitati dagli ingranaggi repressivi di un potere ottuso e criminale. Se volessimo indugiare nei riferimenti colti, potremmo dire che in Montecristo Arkas si lancia in una parodistica manipolazione dei temi filosofico-letterari enucleati e sviscerati nelle narrazioni di Kafka o di Orwell, approdando a risultati che potrebbero perfino riportare alla memoria il De Sade reinterpretato da Pasolini (basta riflettere sul condannato a morte – sempre lo stesso – che viene ciclicamente giustiziato a conclusione di un’ordalia di sbeffeggiamenti). Ma il tutto appare fin troppo evidente per non entrare nella sfera del banale. Più utile, allora, concentrarsi sullo specifico fumettistico, andando a rimestare nella vera e propria babele grafico-testuale (ed ecco così spiegato l’incipit di questo nostro intervento) che sorge prorompente dalle vignette di Montecristo. Una costruzione che trova le sue fondamenta nella bande dessinèe umoristica francese, innanzitutto, e in particolare nella vena insolente dei magazine “Hara-Kiri” e
“Fluide Glaciale”. Come non ritrovare, infatti, nel tratto di Arkas la spumeggiante verve di un Margerin sporcato e imbastardito, però, dall’influsso teppistico di un Edika? Come non cogliervi, poi, gli echi esistenzialisti e salaci di un Reiser o di un Vuillemin? Ma Arkas è più ponderato e calcolatore: a lui piace filtrare la selvaggia iconoclastia transalpina facendola scorrere nelle forme consolidate e tradizionali delle strip sindacate statunitensi. Le modalità comiche, i “tormentoni” e la costruzione a orologeria delle battute finali pongono, infatti, Montecristo sulla strada tracciata dai migliori autori umoristici anglosassoni: il Johnny Hart di B.C. e Wizard of Id, per esempio – con la sua intelligenza borghese e antidemagogica – o il duo Bill Rechin & Don Wilder, artefici di Crock, un gioiello di rarefatta ed elegante ferocia. Impossibile, infine, farsi sfuggire quella malinconia romantica, quel sapore carnale e grottesco che fa tornare alla memoria la poetica popolare e disincantata di un Bonvi. Come non pensare – una volta completata la lettura del volume che avete tra le mani – al cinismo neorealista di Sturmtruppen o all’angoscia atavica di Cronache del Dopobomba? Montecristo è, insomma, un compendio ineffabile di tecniche e suggestioni che si addensano in qualcosa di nuovo, sorprendente e affatto originale. Un’opera che potrebbe diventare a sua volta un modello di riferimento per chiunque, in futuro, volesse apprendere le regole di base dello humour all’interno dell’arte sequenziale.
SE NON TI SAI VENDERE QUI, PERDI IL RISPETTO!
Una condanna a 622 anni... e i migliori della sua vita per giunta! E a quanto arriveranno gli affitti quando uscirà? Perché per il povero condannato a vita c’è sempre una speranza e poi, naturalmente, le aspettative di vita si fanno, col tempo, sempre maggiori! C’è comunque di peggio. Persino peggiore delle lunghe settimane di isolamento, al buio, leggendo e rileggendo Guerra e Pace (in braille)... Peggiore del rancio della prigione, causa di innumerevoli rivolte... Peggiore del dottore che ti visita meticolosamente prima dell’esecuzione della sentenza di morte... Tutto ciò è infatti poca cosa in confronto a Montecristo! E lui è sempre presente, pronto a ricordarti, nelle ore più disperate, tutto quello che un condannato cerca di dimenticare. Black humor senza tregua e “squisito” cinismo degno del miglior Arkas... Si salvi chi può! Inconfondibile, cattivo, divertente, tragico, poetico... Tutto ciò è Arkas.
ISBN 978-88-89312-26-1
€ 7,00 i.i.
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