I racconti di Punteville

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Gianluca Caporaso

Rita Petruccioli

Ovvero le mirabolanti cronache degli uomini che viaggiarono nelle cittĂ della punteggiatura

1 L avier i Copyright Š 2012 Ipermedium Comunicazione e Servizi sas




Gianluca Caporaso, Rita Petruccioli I racconti di Punteville Lavieri edizioni ISBN 978-88-96971-14-7 © 2012 Ipermedium Comunicazione e Servizi s.a.s. Testo di Gianluca Caporaso Illustrazioni di Rita Petruccioli Si ringraziano La luna al guinzaglio – www.lalunaalguinzaglio.it – e il Salone dei rifiutati per la realizzazione dei focus e dei laboratori che hanno condotto al presente progetto editoriale.

Alle Infanzie e alla Luna

G.C.

Grazie a Gianluca, Paolo e Davide R.P.

Lavieri edizioni via Canala, 55 - 85050 Villa d’Agri ( PZ) via IV Novembre, 19 - 81020 S. Angelo in Formis (CE)

info@lavieri.it

V

isitateci su: - www.lavieri.it - Anobii (www.anobii.com/lavieri/books) - e sulla pagina facebook di Lavieri Piccole Pesti

Finito di stampare nel mese di settembre 2012 presso Grafica Nappa S.r.l., Aversa (CE).


Gianluca Caporaso

Rita Petruccioli

I racconti di

Punteville

Ovvero le mirabolanti cronache degli uomini che viaggiarono nelle cittĂ della punteggiatura

L avieri



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C’era una volta la città di Puntini Puntini. Nessuno sa dire con precisione il numero dei suoi abitanti, ma non è questo ciò che colpiva della città. Le case Nella città di Puntini Puntini gli uomini costruivano case fatte solo di porte e finestre. Dove le porte e le finestre finivano, invece di cominciare i muri, c’era l’aria. I soffitti c’erano, ma avevano tanti buchi. Quando i bambini, per addormentarsi, si mettevano pancia all’aria, dai buchi si vedevano le stelle. Al centro della camera da letto c’era il lampadario: una stella vera legata a un filo che un pappagallo stringeva nel suo becco.

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Gli uomini e le donne Le donne di Puntini Puntini erano molto strane... Avevano più nei del solito. Come se qualcuno si fosse divertito a punteggiarle. Indossavano scarpe più lunghe dei loro piedi e guanti più grandi delle mani; e se qualcuno glielo faceva notare, loro rispondevano: lo sappiamo, ma se all’improvviso crescono, dove li mettiamo? Anche gli uomini erano strani... Usavano cappelli più larghi delle loro teste che cadendo coprivano interamente i loro occhi fermandosi all’altezza del naso; e se qualcuno glielo faceva notare, loro rispondevano: lo sappiamo, ma se la testa cresce all’improvviso, dove la mettiamo? Un’altra cosa strana, a Puntini Puntini, era la presenza di aeroplani con ali piccolissime e grosse ruote; e se qualcuno lo faceva notare agli abitanti, loro rispondevano: e chi lo dice che un giorno non metteranno le strade anche sui cieli? Così, nella città di Puntini Puntini tutto poteva cambiare da un momento all’altro.

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Le parole Nella città di Puntini Puntini le tre parole più utilizzate erano: forse, chissà, magari. Gli amori Gli amori di Puntini Puntini erano particolari: gli innamorati si davano appuntamento senza decidere né il luogo né l’ora. Poi si allontanavano l’uno dall’altro e si mettevano a girare e girare fino a quando si sarebbero incontrati di nuovo. Accadeva dunque che i più fortunati si ritrovavano subito, altri pur cercandosi per tutta la vita, non si ritrovavano più. Qualcun altro, meno sfortunato, riusciva almeno da vecchio a ritrovare la persona di cui si era innamorato e poteva morire felice per il solo fatto di averla riabbracciata, anche se ormai ridotta a pelle e ossa. Un giorno, uno straniero, facendo notare a un innamorato del posto che forse era preferibile decidere un luogo e un’ora in cui darsi appuntamento, si sentì dire: noi per amarci dobbiamo avere il favore della fortuna.

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Il gioco Nella città di Puntini Puntini il gioco più giocato era il lancio dei dadi. Al più grande campione mai esistito era stato dedicato un monumento mai visto prima: un enorme dado appeso a un aquilone, che in balia del vento, andava ora di qua ora di là, portando in tutta la città il ricordo di un uomo che aveva vinto più degli altri. A volte il vento troppo forte, spingeva l’aquilone oltre i confini della città e gli abitanti del posto erano costretti a pagare più tasse del dovuto per costrui­re un dado nuovo.

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I mestieri Nella città di Puntini Puntini c’era un mestiere in via di estinzione: il costruttore di orologi e di bussole. Avendo il cappello sempre davanti agli occhi, questi non riusciva a costruirli con precisione e da quando le persone avevano capito che averli o non averli era la stessa cosa, non ne comperavano più. I mestieri più richiesti della città, invece, erano due: i costruttori di bolle di sapone e i fabbricanti di dadi. A questi ultimi arrivavano sempre nuove commesse e se pure i cappelli impedivano loro di essere precisi, agli abitanti di Puntini Puntini non importava. Per loro l’importante era giocare e quando lanciavano i nuovi dadi, a prescindere dal risultato, alzavano la testa ed esclamavano: che fortuna! I fabbricanti di bolle di sapone, invece, erano considerati dei veri geni e tutti gli abitanti di Puntini Puntini avevano una scorta di bottigliette. Ogni volta che litigavano, per fare la pace ne aprivano una e cominciavano a far volare le bolle. Con la testa rivolta verso il cielo le guardavano volare lontano fino a quando non scomparivano o facevano sbuff ! Poi si guardavano negli occhi e dicevano: così è la vita. Tutto può succedere. E si abbracciavano fortissimo.

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I cambiamenti La città di Puntini Puntini non esiste più come l’abbiamo conosciuta. Ci sono nuovi dadi, nuove case e orologi più precisi. Anche la popolazione è cambiata. Molta gente è partita e gente nuova è arrivata da paesi lontani. A Puntini Puntini sono arrivati stranieri dalle città di Virgola, di Punto e Virgola, di Interrogativo, di Esclamativo, di Punto e di Due Punti. Sono arrivati e hanno fatto amicizia, si sono innamorati e si sono sposati con gli abitanti della città. Dei vecchi abitanti di un tempo non è rimasto quasi più nessuno e se qualcuno si troverà a Puntini Puntini, non potrà sbagliare nel riconoscerne uno. Vedrà un uomo che gira, gira e gira, lo fermerà e gli chiederà: perchè giri sempre? E lui risponderà: sono innamorato. Devo ritrovare la mia amata.

FINE

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Ci sono stati esploratori immaginifici in grado di visitare, conoscere, raccontare le città della punteggiatura e in questo libro sono riportate le loro assurde, poetiche, umanissime cronache. Come si innamorano, come giocano, in quali case vivono gli abitanti di una città che si chiama Interrogativo? E quelli di Esclamativo, Virgola, Puntini Puntini, Punto e virgola e Punto? Anche se diverse le une dalle altre, tutte le città finiscono per assomigliarsi, laddove crescono e si trasformano al solo scopo di consentire alle persone di stare insieme, innamorarsi, sognare, lavorare, raccontare. Gianluca Caporaso vive e lavora a Potenza. Si occupa di solidarietà, volontariato e progettazione culturale. Prima ancora che scrittore ed esploratore di linguaggi, è un lettore. Rita Petruccioli ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Roma e l’École Nationale Supérieure des Arts Décoratifs di Parigi – sue opere sono state esposte a Berlino, Barcellona e Parigi. Come illustratrice collabora con diverse agenzie di comunicazione e ha pubblicato con Edizioni Milan, ELI , Tunué e Smemoranda.

ISBN 978-88-96971-14-7

€ 11,00 i.i.

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