Rassegna stampa

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Ghiacciaio del FrĂŠboudze - Monte Bianco BIVACCO GERVASUTTI rassegna stampa


STAMPA QUOTIDIANI E PERIODICA


CORRIERE DELLA SERA 14 APRILE 2011 PAG.35


LA STAMPA. 8 novembre 2010 PAG.20


SOLE 24. 6 DICEMBRE 2010 PAG.13


AVVENIRE 31 LUGLIO 2011 PAG.12


IL SECOLO XIX 12 AGOSTO 2011 PAG.35


LA REPUBBLICA 22 AGOSTO 2011


28 LUGLIO 2011 PAG.109


SPORTWEEK (supplemento del sabato della Gazzetta dello Sport) ottobre 2011 PAG.85-87




FOCUS GIUGNO 2011 PAG. 7 E 44


TRAVELLER SETTEMBRE 2011 PAG.24


DOMUS novembre 2011 PAG.48-53


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Imparare dal vuoto Learning from the void

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ProgettP t Design

emergono in regioni prima inaccessibili, ora diventate mete di svago e lavoro. Il nuovo Bivacco Gervasutti, un prototipo replicabile aggrappato su un versante del Monte Bianco, apre la nostra rassegna di architettura in ambienti estremi t As formerly inaccessible locations become everyday destinations for work and pleasure, new design challenges—and opportunities—emerge. The new Bivacco Gervasutti, a replicable prototype anchored to the side of Mont Blanc, opens our review of architecture in extreme environments

Luca Gentilcore, Stefano Testa TestP t Text

Michele Calzavara FotP t Photos

Francesco Mattuzzi

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Nuovo Bivacco Gervasutti

Mont Blanc, Grandes Jorasses, IT

Design Architects Lu Ca Gen TILC ore (GANDOLFI GENTILCORE ARCHITETTI) , S T e Fano Te ST a (CLIOSTR AAT)

Design team Mar IL ena Ca Mbu LI , e doardo boero

Structural Engineering

Sezione • Section

Pianta • Plan

Lu Ca oLIV ar I / oLIV ar I Co MPo SIT e e n GIneer In G, a ndrea bruzzone

Electrical Engineering Car Lo Sa SS o, ed F enr SP a, GIa MPao Lo PITT a Tore, e nr ICo Pon S

1

Geology aL ber To Mor Ino

Niveology and avalanches Feder ICo Va LF rè d I bonzo

Client Ca I Tur In S eCTI on, S ub S eCTI on S uCa I, Sk IInG and Moun Ta Ineer InG SC hoo L

Total floor area 2

29 m2

Cost 200,000 €

Design phase 09/2009—12/2010

Construction phase 05/2011—10/2011

Manufacturers Po LIG a MMa, GVM a rreda, PL a T a ndrea

Sponsors

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r e GIone a u Tono Ma Va LL e d’a o ST a, Fondo rIF u GI C Lub aLPI no I Ta LI ano, Fondaz Ione Ca SS a d I rISP ar MIo d I Tor Ino, Gore-Tex, ed F enr So L are

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In attesa della cosiddetta fortuna critica, a cui questo testo può forse contribuire, un neologismo come ‘fortuna burocratica’ potrebbe probabilmente dare conto, in prima battuta, di un progetto come (Living Ecological Alpine Pod ), il nuovo bivacco Giusto Gervasutti che sostituisce quello originariamente dedicato al ‘fortissimo’ alpinista torinese sulla parete est delle Grandes Jorasses, nel massiccio del Monte Bianco. Costruito nel 1948, era un esempio di prefabbricazione in legno abbastanza avanzato per quegli anni, quando quella cengia era un luogo più estremo di quanto non lo sia oggi, sempre a 2.835 metri di altitudine, ma nel mezzo di un ghiacciaio (il Fréboudze) allora più grande, tormentato e increspato di seracchi e crepacci. Dal 1961 in poi, i rimpiazzi subiti dal rifugio hanno perso quella originaria valenza tecnica. Oggi la recupera con un progetto sfacciatamente antimimetico, eppure superando il lungo elenco di autorizzazioni e vincoli previsti in un contesto così sensibile. 50

Lo fa rileggendo non le forme, ma le ragioni di un rifugio incustodito ad alta quota, incontrando una (Sottosezione domanda colta, quella della Universitaria Club Alpino Italiano) di Torino, che l’ha commissionato, e cogliendo l’occasione per avviare un laboratorio progettuale che non solo reinventa una tipologia di per sé elementare (tipicamente una capanna di legno rivestita in lamiera, e poco più) ma aggiorna il tema della prefabbricazione montana e, in prospettiva, un certo approccio all’industrializzazione edilizia tout court. Tema su cui la storia ci ha abituato a ragionare per monoculture (del cemento, del legno e così via), mentre un mix che si ponga il problema del loro incrocio integrato in un manufatto piccolo, ma complesso, non è poi così scontato. Il progetto nasce sostanzialmente in pianta: uno spazio minimo per dodici posti letto che non richieda trasporti eccezionali. Tale vincolo dimensionale ha dato un ingombro massimo

Tre momenti della fase di montaggio in quota. I quattro moduli, elitrasportati dalla base in val Ferret (Courmayeur) e già completi degli interni, vengono inseriti a scorrimento sulla trave trapezoidale agganciata alla roccia grazie a sei meccanicamente. Queste operazioni hanno richiesto due giorni di lavoro. Il motivo rosso a jacquard rende il bivacco ben individuabile a distanza, creando allo stesso tempo un richiamo della montagna. L’involucro è un sandwich strutturale ad alta densità in e vetroresina, stampato a infusione sotto vuoto

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S oggiorno · Living Ingresso · Entrance Letto · Bed S ervizi · Bathroom 1m

• Three phases of the on-site assembly. The four modules, already complete with interiors, are transported by helicopter from the Val Ferret base (Courmayeur) and runner beam which is clamped to the rockface by six “paws”. These operations took two days to complete. The red jacquard motif makes the hut clearly distinguishable from a distance, while echoing a traditional mountain iconography. The outer cladding consists of a structural sandwich in vacuum-infusion moulded high-density


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dotato di sensori esterni e di connessione internet, il bivacco può registrare e trasmettere dati relativi alle condizioni meteorologiche. pannelli compositi: sandwich isolanti con anima in balsa e pelle in multistrato di betulla • equipped with external sensors and an Internet connection, the hut can record and transmit data on meteorological conditions. with composite panels made of insulating sandwiches, with a balsa core and multilayered birch cladding

(8 x 2,40 metri) risolto su basi strettamente ergonomiche. L’involucro, dopo una prima ipotesi (non praticabile) di riutilizzo di un trancio di fusoliera di aeroplano, sorta di readymade la cui sezione avrebbe fornito tutto l’occorrente, ha preso corpo in un guscio strutturale in materiale composito, resistente per forma, in grado di risolvere tutte le prestazioni (meccaniche e coibenti, di peso) in un’unica soluzione. Ottenuto incrociando il mondo della nautica e le competenze della filiera legno-arredo brianzola, la sua sezione tubolare è il punto di equilibrio tra resistenza e abitabilità, risultante di un compromesso funzionale: una cuspide più pronunciata avrebbe lavorato meglio da un punto di vista strutturale, ma anche sacrificato spazio nelle corsie laterali. Dovendo ridurre al minimo le operazioni in quota, da subito il progetto è stato pensato in moduli, realizzati a valle e trasportati da un elicottero

‘standard’ (il peso di ognuno è di 600 kg, allestimento interno compreso), infine agganciati a una trave-binario trapezoidale, anch’essa in composito, fissata alla roccia in sei punti distribuiti su metà della lunghezza. Il resto è a sbalzo, una posizione scomoda e davvero estrema, dovuta non solo al piacere della sublime vertigine, ma anche a dettagliate analisi nivologiche, per sottrarsi alla spinta inesorabile superficie ridotta ad accumuli di neve sui pannelli fotovoltaici integrati nel tetto. L’aspetto impiantistico , peraltro, è particolarmente complesso, dovendo garantire un funzionamento senza manutentore. Ma l’aspetto forse più interessante di è che, fin da subito, si propone come modello replicabile al di là dell’occasione specifica. Di conseguenza, combinatorio: il modulo di base, lungo 2 metri,

è un anello strutturale nudo; sottomoduli da 1 metro accolgono gli eventuali accessori (oblò, porte laterali); gli elementi terminali, la ‘palpebra’ vetrata in aggetto sul vuoto e il ‘tappo’ di chiusura contro la parete rocciosa, sono di fatto intercambiabili. Ma in realtà ogni componente è opzionale. Tale flessibilità promette un prototipo adattabile, potenzialmente, a qualsiasi contesto naturalisticamente sensibile, il cui approccio ecologico risiede (anche) in una notevole reversibilità, non certo in una mimesi naturalistica. Anzi, erede di una certa utopia irrompe nella natura in modo tecnologica, dichiarato e in punta di piedi a un tempo, come una Walking City (volante) e, allo stesso modo, ‘discreta’ e impermanente. — MICHE LE CALZAVARA Architetto 51


Nuovo Bivacco Gervasutti

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Monte Bianco, Grandes Jorasses, IT


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high-altitude shelter, by responding to a cultivated brief specified by the (the Italian Alpine Club University Subsection) in Turin that commissioned it. In addition, the opportunity was seized to set up a design workshop which not only reinvents a type of construction in itself elementary (typically little more than a metal-clad wooden hut), but also updates the theme of mountain prefabrication as well as a certain approach to industrialised building, the history of which has accustomed us to think of it in terms of monocultures (of concrete, wood and so on). A mixture, on the other hand, which sets out the problem of their combined integration in a small but complex product, is a departure from that tendency. The project is substantially horizontal, providing enough room to accommodate 12 persons and not maximum floor surface of 8 by 2.4 metres, laid out on a strictly ergonomic basis. Initially, the possibility (which proved unfeasible) of adapting part of an aeroplane fuselage was considered, as a sort of readymade whose section would have provided the necessary frame. Instead, a structural shell in composite material was favoured, which would be resistant in form and meet all the mechanical, insulation and weight specifications in a single solution. Achieved by merging the expertise of boatbuilding and of Brianza’s wooden furniture industry, the refuge’s tubular section sets the balance between resistance and habitability in a functional compromise. A more pronounced apex would have worked better structurally, but it would also have sacrificed space in the lateral passages. In view of the necessity to minimise operations in situ, the project was conceived in terms of modules right from the start. These would be manufactured in the valley, transported by “standard” helicopter (the weight of each module is 600 kilos, including its interior fittings ), and then clamped to a trapezoidal rail-beam, likewise in composite, attached to the rock at six points distributed along half its length. The rest is an overhang, an inconvenient and truly extreme position, due not only to the pleasure of sublime heights, but also to detailed snowfall analyses, so as to resist the merciless force of avalanches and landslides as well as minimise the

n ella parte esterna superiore della scocca sono integrati dei pannelli fotovoltaici per generare l’energia elettrica necessaria al bivacco, che viene convogliata in accumulatori situati sotto il pavimento. Il calore interno sviluppato dalle celle fotovoltaiche impedirà la formazione di ghiaccio e di accumuli nevosi. La batteria di accumulo delle celle, fornita da Fiam, sfrutta un principio di elettrolisi del sale marino ed è completamente ecologica

• Photovoltaic panels are built into the upper external part of the bodyshell to generate the hut’s electricity, which is collected in accumulators internal heat developed by the photovoltaic cells will prevent the formation of ice and snow drifts. The cells’ accumulating battery, supplied by Fiam, exploits a principle of sea-salt electrolysis and is fully ecological

Pending good reviews, to which this article may perhaps contribute, a neologism like “bureaucratic success” could probably account for a project like (Living Ecological Alpine Pod ). The new Giusto Gervasutti alpine hut replaces the one originally dedicated to the “mighty” Turinese mountaineer on the East Face of the Grandes Jorasses, in the Mont Blanc Massif. Built in 1948, at that time it was a fairly advanced example of a prefabricated wooden construction, when that narrow ledge was a more extreme site than it is today. At an altitude of 2,835 metres, it was in the middle of a glacier (the Fréboudze) which in those days was larger, broken and wrinkled by blocks of ice and crevasses. Since 1961 the various alterations made to the shelter had has lost the original technical quality. Now recaptured that quality with an unashamedly antimimetic design which, however, overcomes the long list of permits and restraints involved in such a sensitive context. This feat was accomplished not by re-examining the forms, but rather the reasons for an unattended

drifts on the photovoltaic panels built into the roof. The layout moreover is particularly complex, since it must operate perfectly without maintenance. But perhaps the most interesting aspect of is that from the outset it was envisaged as a model to be repeated beyond this specific occasion. Consequently, its modularity was tackled in a duly combinatory way: the basic module, two metres long, is a bare structural ring; sub-modules of one metre house accessories (portholes, side doors); while the end units, the glazed “eyelid” projecting into empty space, and the closure “stopper” against the rocky wall are interchangeable. In actual fact, though, every component is optional. This flexibility promises a prototype that is potentially adaptable to any nature-sensitive context. The ecological approach to such contexts (also) lies in a notable reversibility, and not by any means as an imitation of nature. On the contrary, as the heir to a certain technological overtly breaks into nature, albeit on utopia, tiptoe—like a Walking City (in this case flying) that is simultaneously “discreet” and impermanent. — MICHE LE CALZAVARA Architect 53


IL GIORNALE DELL’ARCHITETTURA ottobre 2011 PAG.22 22 Professioni & formazione COURMAYEUR (AOSTA). Gusci metallici traslucidi e aerodinamici; sistemi di prefabbricazione e soluzioni per minimizzare ogni consumo; cantieri meticolosamente organizzati perchè impiantati in ambienti estremi, in alta montagna oltre i 2500 m, laddove non arrivano le strade e si può operare solo d’estate (meteo permettendo). Tiene banco una serie di progetti conclusi o in corso che presentano un denominatore comune: si trovano tutti nel massiccio del Monte Bianco, massima vetta delle Alpi. L’ambito dei rifugi alpini sembra infatti destare sempre più l’interesse della cultura architettonica, che v’individua possibilità di sperimentazione tecnologica ma anche formale: basti pensare al successo dell’elvetica capanna Monte Rosa, inaugurata nel 2009 a 2880 m.s.l.m. e subito diventata landmark del Gornergrat, al punto che le autorità del Club alpino svizzero devono mettere in guardia circa la natura della meta gli sprovveduti turisti che si avventurano sui ghiacciai in scarpette da ginnastica: è un ricovero alpinistico e non un hotel a quattro stelle.

IL GIORNALE DELL’ARCHITETTURA, N. 98, OTTOBRE 2011

COSTRUZIONI IN ALTA QUOTA

NUOVO RIFUGIO GOÛTER

I cantieri estremi del Monte Bianco Sono numerosi i progetti conclusi o in corso per rifugi, bivacchi e funivie sul tetto delle Alpi

GONELLA

RIFUGIO GONELLA Dopo tre estati di lavori, finalmente inaugurato il 24 luglio il punto tappa di proprietà della sezione di Torino del Club alpino italiano. Sorge al Dôme (3071 m), lungo la via normale italiana di salita al Monte Bianco, laddove fin dal 1891 fu costruito il primo rifugio, poi ampliato nel 1925 e sostituito da una nuova struttura nel 1963, ora smantellata. Il progetto, costato 1 milione, è di Antonio Ingegneri ed Erica Ribetti di Torino. Struttura a telaio in legno lamellare; pareti e solai in pannelli sandwich prefabbricati di legno o compositi con isolanti e rivestimento in lamiera a doppia graffatura in alluminio verniciato o a doghe estruse ondulate in alluminio anodizzato; serramenti a triplo vetro e doppia camera con gas inerte. E ancora, recuperatori di calore, pannelli solari ad aria e 30 moduli fotovoltaici (4 kW di picco, che coprono il fabbisogno di energia elettrica) per un consumo annuo di 37 kWh/mq e una classificazione CasaClima B.

NUOVO RIFUGIO TORINO Ai due professionisti torinesi si deve anche il progetto del ricovero che, sulla cresta di confine al Colle del Gigante (3370 m), dovrebbe sostituire quello realizzato nel 1949-1952, mentre in origine la prima costruzione risale al 1875. Un sofisticato involucro vetrato simile a un blob, emblematico del tentativo di combinare le esigenze d’immagine con la climatizzazione di spazi che, accanto a quelli consueti di ospitalità, dovrebbero prevedere un centro

TORINO

GOUTER

FUNIVIA

GER VASUTTI

di documentazione e una sorta di museo per una struttura orientata più all’entertainment, cioè al target dei turisti dell’adiacente funivia dei ghiacciai, che non agli alpinisti. Esito di un concorso a inviti bandito in sordina dal Cai Torino, è ora in attesa di finanziamenti.

FUNIVIA DEI GHIACCIAI Nei pressi dell’attuale rifugio Torino è intanto stato aperto da qualche mese il cantiere del

Un libro per saperne di più Afirma di Luca Gibello, è in uscita presso l’editore biellese Lineadaria il volume Cantieri d’alta quota. Breve storia della costruzione dei rifugi nelle Alpi (prefazione di Enrico Camanni, contributi di Pietro Crivellaro e Roberto Dini; pp. 168, euro 18): un primo organico tentativo di restituire un quadro d’insieme analizzando le motivazioni della committenza, le tecniche e i materiali edilizi, le figure dei progettisti, i valori simbolici e politici, gli immaginari collettivi. Dal 1750 a oggi, dai prodromi dell’alpinismo ai modesti ripari degli eroici scalatori ottocenteschi, dal fenomeno dei rifugi-osservatorio a quello dei rifugi-albergo, dall’alpinismo e dall’escursionismo di massa fino ai recenti landmark che rompono con lo stereotipo della baita: una rassegna di circa 190 rifugi e 20 bivacchi in Italia, Francia, Svizzera, Germania, Austria e Slovenia.

nuovo impianto che, dal 2 0 1 5,dovrebbe sostituire quello realizzato a inizio anni cinquanta dal conte e ingegnere Dino Lora Totino. La faraonica opera che, per 100.000 persone all’anno e con uno sviluppo di 15 km, consente lo spettacolare collegamento in quota con il versante francese di Chamonix, ha un budget previsto di 105 milioni. Il progetto, sviluppato a partire dal 2007 dall’Ati capeggiata dalla valdostana Dimensione Ingenierie (per l’architettura, figura il genovese Studio Progetti di Carlo Cillara Rossi), è stato appaltato l’anno scorso dalla

Funivia Monte Bianco spa (società in mano alla Regione Autonoma Valle d’Aosta) alla Cordée Mont Blanc, in cui figura il colosso mondiale del settore Doppelmayr-Garaventa. Sarà eliminato uno dei tre tronconi che, sul versante italiano, permettono di raggiungere i 3452 m di Punta Helbronner. Qui sarà ricostruita la stazione d’arrivo (così come quella di partenza a Entrèves e l’intermedia del Mont Frety, a 2172 m), con tanto di terrazza panoramica circolare da 14 m di diametro e spettacolo virtuale dello scenario paesaggistico (nel fotomontaggio): co-

GINEVRA Il tetto solare più grande della Svizzera Sarà installato sui padiglioni del Palexpo per aumentare la produzionecittadina di energia ottenuta da fonti rinnovabili. Il progetto è frutto della collaborazione tra Sig (Services Industriels de Genève) e l’azienda emiliana Derbigum, che aveva già impermeabilizzato le coperture posando le sue membrane. Il tetto, di61.600 mq, entro la fine dell’anno sarà ricoperto da 15.000 pannelli fotovoltaici(il cui peso richiederà anche il rinforzo della struttura), che forniranno una potenza di 4.100 MWh. www.derbigum.it

sì, anche le comitive org a n i zzate che compiranno l’escursione con brutto tempo, possono dormire sonni tranquilli. Lungo i 5 km di tesata unica che scavalcano la Vallée Blanche con la nota Mer de Glace, per giungere all’Aiguille du Midi, le celebri cabine (note come le «tre caravelle») saranno sostituite con elementi circolari trasparenti, in grado di ruotare su se stessi. www. n u o v efuniviemontebianco.com

Spostandosi sulla via normale di salita dalla Francia alla vetta del Bianco, procede il cantiere all’Aiguille du Goûter (3817 m). Concepito nel 2009 dai transalpini G roupe H e Charpente Concept per il Club alpino francese, dal 2012 il nuovo avamposto sostituirà quello del 1960 (il primo risale al 1858): un immacolato e aerodinamico volume metallico a pianta ellittica (per opporre resistenza minima a vento e neve), dalla struttura reticolare lignea (il legno, infatti, meglio della muratura, assorbe le sollecitazioni dovute all’irregolare cedevolezza del terreno, in parte perennemente ghiacciato). www.nouveaurefugedugouter.fr

NUOVOBIVACCO GERVASUTTI L’immaginario aerospaziale (e alcune delle relative tecnologie) informa anche la capanna incustodita ai piedi delle Grandes Jorasses (2835 m; versante italiano) che, in occasione del 60° anniversario della Sucai (Sottosezione universitaria del Cai di Torino), sostituisce quella del 1948, già ricostruita nel 1961. Progettata dagli architetti Luca Gentilcore e Stefano Testa, si tratta di un’inedita fusoliera metallica costituita da quattro anelli modulari prefabbricati, poggiata su «zampe» e proiettata orizzontalmente verso il paesaggio attraverso una vetrata a cannocchiale che chiude la sezione ellittica del guscio, larga circa 3,5 m. La struttura è in composito di vetroresina infusa, con isolamento termoriflettente e rivestimento interno in sandwich di semilavorati di legno. In copertura sono incollati 24 moduli fotovoltaici con celle cristalline ad alta efficienza, inglobati in tecnopolimeri a elevata resilienza: forniti dallo sponsor tecnico Edf Enr Solare per un totale di 2,4 kW di picco, alimentano (grazie a batterie Fiamm in sodio e nichel ad alta sicurezza e completamente riciclabili) l’impianto d’illuminazione, le prese elettriche, la piastra da cucina e un computer connesso al web (tutte dotazioni inusuali per un bivacco). È previsto che i singoli moduli, dopo essere stati esposti a Torino (dal 27 luglio al 3 agosto) e a Courmayeur (dal 10 al 24 agosto), siano trasportati dall’elicottero e assemblati in loco, su una trave metallica di basamento, entro settembre. Nessun tentativo di mimesi, bensì una voluta estraneità rispetto al contesto per un progetto che ambisce a porsi come modello replicabile. Il costo totale, compreso lo smantellamento del vecchio manufatto, è di 200.000 euro. www.leapfactory.it Luca Gibello

Scusate il disagio L’Opera di Zaha già cede dopo 6 mesi Secondo quanto riportato dal «Daily Telegraph», la faraonica fatica cinese dell’anglo irachena Zaha Hadid starebbe mostrando segni dei primi (e davvero troppo precoci) cedimenti. Sembra infatti che lunghe crepe siano apparse su muri e soff i t i e che dalle finestre siano anche caduti alcuni dei pannelli vetrati. E l’elenco non si esaurisce nell’interno dell’edificio, perché anche molte delle l a s t re lapidee che rivestono l’esterno hanno dovuto essere sostituite. Dallo studio, comunicano come i lavori siano stati eseguiti «con diligenza e dedizione». Forme troppo «fluide» o problemi con la messa in opera?


RENT. GENNAIO 2011 PAG.50-51-52

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VANITY FAIR n.46 NOVEMBRE 2011 PAG.274


MERIDIANI MONTAGNE GENNAIIO 2011


MERIDIANI MONTAGNE GENNAIIO 2011


MERIDIANI MONTAGNE n.53 NOVEMBRE 2011 PAG.75


LO SCARPONE FEBBRAIO 2011 COVER + PAG.4-5


LO SCARPONE FEBBRAIO 2011 COVER + PAG.4-5

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LO SCARPONE FEBBRAIO 2011 COVER + PAG.4-5

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QUOTA NEVE MAGGIO-GIUGNO 2011 PAG.54-55



IL SOLE 24 ORE_VALLE D’AOSTA 28 novembre 2011 copertina + pag.3



SKI-ALPER n.80 novembre 2011 PAG.52-53




ALP n.277 novembre 2011 PAG.60-65








ALPES MAGAZINE n.133 (France) pag. 68 -73

alpEs insolitEs

T e xT e s I

F l o r i a nE Du p u i s

P ho T os I

M a rC o D Est E Fan is

MASSIF DU MONT-BLANC

AlunissAge

val Ferret

en

P La forme du bâtiment, qui fait penser à une capsule spatiale ou à une longuevue, n’est pas une lubie d’architecte. Elle offre une plus grande résistance aux pressions du vent et de la neige.

Exit tôle et bois, place aux composites ! Cet automne, le refuge non gardé Gervasutti, sur les hauteurs de Courmayeur, a pris des allures de prototype futuriste. Deux architectes turinois ont revisité l’abri de secours, version high-tech.

etites et Grandes Jorasses, aiguille de Leschaux. La vue est imprenable à travers les hublots. Des hublots ? Un avion se serait-il posé sans encombre à 2 835 mètres d’altitude, non loin du glacier du Fréboudze ? Presque ! Depuis l’automne dernier, un curieux objet, à mi-chemin entre l’ovni et le fuselage d’avion, a été parachuté à la place de l’ancienne cabane d’altitude Gervasutti. Fibre de verre et résine ont remplacé tôle et bois. « On a songé un temps à installer un morceau d’avion réel, cela aurait été une bonne manière de le recycler, mais cela s’est avéré trop compliqué, raconte Luca Gentilcore, l’un des deux architectes à avoir travaillé sur le projet. Cela dit, l’ovni est une volonté affichée. On voulait faire un objet qui soit étranger à son environnement, qui ne se fonde pas dans le paysage. Parce que l’homme en altitude est un étranger et sera toujours de passage. De même, on voulait que cet objet soit lui aussi de

passage et laisse la montagne inaltérée. » Limiter au maximum l’impact environnemental faisait donc partie des priorités. Pari tenu: la fabrication a été entièrement réalisée en vallée, il ne restait plus qu’à assembler les quatre modules et fixer la structure en montagne. Deux journées de travail et cinq allers-retours pour l’héliportage ont suffi. « La préfabrication permet d’éviter un chantier en altitude. D’autre part, comme le refuge est fixé à la roche seulement par des points d’ancrage en acier et non par des fondations en ciment, quand on l’enlèvera, il n’en restera aucune trace. »

réversible et résistant

À ce principe de réversibilité s’ajoutaient des contraintes liées à la haute montagne. Il fallait que le bâtiment soit résistant, imperméable et léger, de manière à limiter le transport. Trois exigences qui ont fait pencher la balance en faveur de ce projet innovant. « Les matériaux modernes offrent une résistance maximale et l’idée d’un refuge moderne nous plaisait, commente Guido Vindrola, de la sous-section universitaire du Club alpin italien (Sucai), qui a suivi le projet dès son origine. L’ancienne cabane, obsolète, nécessitait de lourds Gentilcore, architecte travaux de remise en état. On a

« L’homme en altitude est un étranger et sera toujours de passage. » Luca

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« L’impact visuel est nécessaire, c’est un abri de secours, il faut qu’il soit vu de loin. » Guido Vindrola, de la sous-section universitaire du Club alpin italien.

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alpEs insolitEs

estimé qu’il serait plus judicieux de la remplacer à l’occasion du soixantième anniversaire de l’école nationale de ski alpinisme de la Sucai créée en 1951 et des cinquante ans de la dernière reconstruction du refuge. Mais il a fallu trouver les financements... » Propriété du CAI de Turin, ce refuge non gardé ne génère en effet quasiment pas de recettes. Quinze mois ont été nécessaires pour réunir les 240 000 € auprès de la région Vallée d’Aoste, du fonds refuge du CAI et de trois sponsors principaux. Impact visuel sur le paysage, utilisation de matériaux non traditionnels, forme étrange... Depuis son lancement en 2010, le projet Leap a fait couler beaucoup d’encre.

entre l’avion et le bateau

LeAP à La LoupE

Des panneaux solaires photovoltaïques adhésifs ont été placés sur le toit pour alimenter une batterie de nouvelle génération, moins polluante. La coque du refuge reprend les techniques et matériaux utilisés dans la voile de compétition.

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Nom : Leap (Living ecological alpine Pod) Référence : Living Pod de David Greene (1966), habitat capsule modulaire Architectes : Luca Gentilcore et Stefano Testa (Turin) Maître d’œuvre : Club alpin italien (CaI), section de Turin situation : massif du Mont-Blanc, Val Ferret, Courmayeur, glacier du Fréboudze Altitude : 2 835 m Mesures : 8 m de longueur x 3,75 m de largeur x 2,4 m de hauteur (à l’intérieur) surface : 30 m2 Poids : 1 980 kg au total Modules préfabriqués : 4 (une entrée, une cuisineséjour, deux chambrées de six)

Capacité : 12 places Matériaux : en composites pour la coque (fibre de verre, résine et PVC, d’une résistance de 1 000 kg/m2), isolant thermoréfléchissant, décor intérieur en bouleau plaqué Fixation : par 6 pieds réglables équipement : plaque de cuisson électrique, éclairage par LeD, ordinateur de bord, radio de secours énergie : panneaux solaires photovoltaïques (2,5 kWh) Coût total de l’opération : 240 000 € (démantèlement de l’ancien refuge compris) Financements : région Vallée d’aoste, CaI, Gore (inventeur du Gore-Tex©), Fondation CRT, eDF eNR Solare Inauguration : printemps 2012

« L’impact visuel est nécessaire, c’est un abri de secours, il faut qu’il soit vu de loin, affirme Guido Vindrola. D’ailleurs, les refuges en tôle sont souvent peints en rouge pour cette raison. Il ne faut pas croire que cette forme cylindrique soit une lubie d’architecte ! » Il s’agit d’un choix fonctionnel, complète Luca Gentilcore : « C’est la forme qui résiste le mieux aux pressions du vent et de la neige et qui permet une économie de matériaux non négligeable par rapport à une structure rectangulaire. Question matériaux, à résistance égale, le bâtiment aurait été vingt fois plus lourd en bois... » La seule référence

« Je crois qu’avec ce projet, nous venons d’inventer une nouvelle typologie de refuge. » Luca Gentilcore, architecte. architecturale se retrouve dans le nom du projet. Le Living ecological Alpine Pod (Leap) affiche clairement sa filiation au Living Pod, la maison capsule minimaliste, transportable et modulable imaginée par David Greene dans les années 1960. « Cela s’arrête là. Nous n’avons rien inventé, simplement transposé des technologies existant dans d’autres domaines, comme l’aéronautique et la voile de compétition. » De là, vient la coque en composites, faite d’un sandwich de résine, fibre de verre et PVC. Le chauffage – absent en tant que tel dans ce refuge utilisé en saison estivale – est assuré par un matériau isolant thermoréfléchissant. La chaleur humaine est ainsi réfléchie vers l’intérieur. Autres innovations intégrées : un éclairage aux LeD, un système de renouvellement d’air automatisé, des panneaux solaires photovoltaïques adhésifs collés au toit alimentant une batterie de nouvelle

génération, moins polluante. Sans oublier une plaque de cuisson et un ordinateur de bord relié à la vallée par connexion Wi-Fi. Il sera chargé d’assurer la gestion électronique des appareils, de transmettre des relevés du bâtiment et des données climatiques, de servir de livre d’or sur place, mais aussi de guide. Plus de confort, plus d’espace, une meilleure fonctionnalité avec des coins dédiés au repos, aux repas, au stockage des affaires : « Il ne s’agit plus d’un refuge-abri, au sens ancien du terme, mais ce n’est pas non plus un refuge gardé. Je crois qu’avec ce projet, nous venons d’inventer une nouvelle typologie de refuge, un hébergement à mi-chemin entre les deux », conclut l’architecte. Modulaires, les bâtiments ont été conçus pour être reproductibles à moindres frais. Dans quel massif verra-t-on le prochain ? Rien de concrétisé, mais il serait question d’une implantation... en plaine !

Deux journées de travail ont suffi pour installer le refuge en altitude. Les modules, conçus dans la vallée, ont été montés en hélicoptère et assemblés sur place.

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ARCHALP n.2 novembre 2011 pag. 7

Foglio semestrale dell’Istituto di Architettura Montana ISSN 2039-1730

I cantieri estremi del Monte Bianco I progetti del CAI Torino Casa Capriata Progettare in alta quota Trampolini e cannocchiali I Rifugi alpini: esperienze di progettazione e gestione ambientale in alta quota Architetture a Nord-Ovest

LP

n u m e r o 2 n o v e m b r e 2 0 11

Vivere e costruire [scuole] nelle Alpi Una ìV illa modernaî sulle Alpi Grangesises ìrivelataî Percorsi paralleli Workshop Acqua Arte Architettura Paesaggio Energia nelle Alpi Workshop Atelier mobile Recupero del forno di Roccasparvera

Líesperienza del C ITRAC

Costruire in alta quota


LP

NUOVO BIVACCO GERVASUTTI L’immaginario aerospaziale (e alcune delle relative tecnologie) informa anche la capanna incustodita ai piedi delle Grandes Jorasses (2835 m; versante italiano) che, in occasione del 60° anniversario della Sucai (Sottosezione universitaria del Cai di Torino), sostituisce quella del 1948, già ricostruita nel 1961. Progettata dagli architetti Luca Gentilcore e Stefano Testa, si tratta di un’inedita fusoliera costituita da quattro anelli modulari prefabbricati, poggiata su «zampe» e proiettata orizzontalmente verso il paesaggio attraverso una vetrata a cannocchiale che chiude la sezione ellittica del guscio, larga circa 3,5 m. La struttura è in composito di vetroresina infusa, con isolamento termoriflettente e rivestimento interno in sandwich di semilavorati di legno. In copertura sono incollati 24 moduli fotovoltaici con celle cristalline ad alta efficienza, inglobati in tecnopolimeri a elevata resilienza: con la consulenza dello sponsor tecnico Edf Enr Solare, per un totale di 2,4 kW di picco alimentano (grazie a batterie Fiamm in sodio e nichel ad alta sicurezza e completamente riciclabili) l’impianto d’illuminazione, le prese elettriche, la piastra da cucina e un computer connesso al web (tutte dotazioni inusuali per un bivacco). A settembre i singoli moduli, dopo essere stati esposti a Courmayeur, sono stati trasportati dall’elicottero e assemblati in loco, su una trave metallica di basamento, entro settembre. Nessun tentativo di mimesi, bensì una voluta estraneità rispetto al contesto per un progetto che ambisce a porsi come modello replicabile. Il costo totale, compreso lo smantellamento del vecchio manufatto, è di 200.000 euro. (www.leapfactory.it)

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C o s t r u i r e

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q u o t a


BIOCASA n. 70 novembre / dicembre 2011

70 NOVEMBRE-DICEMBRE 2011 - € 6,00

PERIODICO D’INFORMAZIONE PER LA SICUREZZA E LA SALUTE DELL’ABITARE

BIOEDILIZIA - RISPARMIO ENERGETICO - FONTI RINNOVABILI

PRIMO PIANO A KLIMAHOUSE L’EDILIZIA DEL FUTURO ABITARE IL LEGNO NASCE ALBERTANI CORPORATES

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[progetto]

Trekking verso il rifugio del futuro

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Il nuovo bivacco Gervasutti, sul versante italiano del Monte Bianco, rappresenta il prototipo per rifugi di montagna ecosostenibili, che sfruttano prodotti e tecnologie sempre pi˘ avanzati e performanti

Fotografie di Michelangelo Filippi, della sottosezione SUCAI del CAI Torino

Uní immagine del bivacco, in aggetto sul ghiacciaio

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» arrivata trasportata da un elicottero, questa struttura che sembra un poí una navicella spaziale, approdata sulla vetta pi˘ alta dellí arco alpino per scrutare lí orizzonte come un curioso cannocchiale. Di sicuro il panorama che si gode dalla grande vetrata che si affaccia sul ghiacciaio del FrË boudze Ë mozzafiato, ma ancora pi˘ stupefacente risulta essere lí ambiente interno, efficiente ed ipertecnologico, che accoglie chi ha lí ardire di spingersi fino a 2.835 metri di altitudine. La storia di questo strano bivacco comincia quando il CAI di Torino e la sua sottosezione universitaria (SUCAI), in occasione dei 60 anni della fondazione della Scuola Nazionale di Scialpinismo, decidono di ristrutturare il vecchio bivacco, costruito dapprima in legno nel 1948 e successivamente sostituito da una struttura in lamiera e legno nel 1961, e celebrare cosÏ il celebre alpinista, Giusto Gervasutti, a cui Ë dedicato, che insieme a Giuseppe Gagliardone, nel 1942, aprÏ per primo in arrampicata libera una via di sesto gra-

]

do sul versante Est delle Grandes Jorasses. ì A cinquantí anni di distanza dallí ultimo rifacimento del rifugio ñ dichiara Osvaldo Marengo, Presidente del CAI Torino ñ ci siamo posti lí importante obiettivo di realizzare questa nuova struttura, punto di incontro tra la storia delle nostre montagne e le nuove tecnologie, finalizzate allí ecosostenibilit‡ . Ringraziamo la Regione Valle Dí Aosta, la Fondazione CRT di Torino, lí azienda Gore (produttrice della membrana Gore-TexÆ ) e EDF ENR Solare per aver creduto, insieme a noi, alla sua forte valenza innovativaî . Il progetto, affidato agli architetti Luca Gentilcore e Stefano Testa, rappresenta, come allora fu lí impresa dellí arrampicatore torinese, una sfida lanciata al futuro e come tale ha dato il via al Progetto Leap (Living Ecological Alpine Pod), il cui scopo Ë appunto quello di realizzare bivacchi modulari, cioË in quanto tali riproducibili in contesti differenti, ecosostenibili e pi˘ attenti allí impatto sullí ambiente. La struttura, adatta a resistere alle condizioni


atmosferiche dí alta montagna, Ë costituita da una scocca in materiale composito, un sandwich di vetroresina e pvc ad alta densit‡ , concepita sfruttando sofisticate conoscenze nautiche ed aeronautiche. Per lí isolamento era importante trovare un materiale altrettanto innovativo ed efficace, ed Ë per questo che i progettisti si sono rivolti a uní azienda francese, la ACTIS, specializzata nella concezione e nella fabbricazione di sempre nuovi sistemi isolanti, per lí edilizia ma non solo. Uní azienda che investe nella ricerca per far progredire lí isolamento, proponendo soluzioni sempre pi˘ efficienti in termini di risparmio energetico e sempre pi˘ rispettose dellí uomo e dellí ambiente. Nel caso di questo piccolo "sommergibileî , 30 metri quadri dal peso di soli 1.980 kg, il requisito indispensabile era che il materiale fosse molto sottile, pur senza perdere le sue capacit‡ isolanti. Per questo Ë stato scelto il Triso Super 10, non solo per i vantaggi che offre in termini di guadagno di spazio, ma anche per la sua capacit‡ di agire sulle perdite termiche, sia per convezione, data la sua impermeabilit‡ allí aria, che per conduzione, visto il suo basso coefficiente di conducibilit‡ . Il rifugio, composto da moduli che sono stati costruiti a valle e poi trasportati e assemblati in quota in una sola giornata, Ë aggrappato alla roccia con soli 6 punti di ancoraggio, cosÏ da non modificare il suolo naturale con opere permanenti; Ë alimentato grazie ad una serie di innovativi pannelli fotovoltaici flessibili della ditta torinese SOLBIAN dotati di accumulatori di ultima generazione Fiamm posizionati

Il trasporto di uno dei moduli

Il bivacco si affaccia sul ghiacciaio del FrË boudze

biocasa 00


[progetto]

Sopra la vista dal grande oblÚ aperto sulla zona pranzo. A lato la "zona notte".

sotto il pavimento, che soddisfano i bisogni primari. Se rispetto al rifugio originario, lo spazio Ë sempre ridotto al minimo, con ingresso, locale pranzo e due camerate con 12 posti letto, lí energia elettrica consente di avere, oltre lí illuminazione e la cottura dei cibi, anche un sistema di autodiagnosi e di rilevamento di dati ambientali interni ed esterni, un sensore per il ricambio dí aria meccanizzato, cosÏ da assicurare aria pulita e nuova anche senza aprire le finestre, un punto di chiamata di soccorso ed un collegamento internet che permette di avere informazioni in tempo reale sul meteo, di gestire lí organizzazione delle presenze e di attivare uno scambio di informazioni tra gli

utenti (il che non sostituisce perÚ lo storico libro delle firme che rimane al suo interno!). Inutile dire, poi, che se le finiture interne rimangono ecologiche, in legno di betulla, le brande sono ora realizzate con materiali ignifughi, idrofughi ed antibatterici. Che dire? Qualcuno di sicuro rimpiange lí aspetto essenziale e spartano del vecchio rifugio, che pi˘ si addice allo spirito eroico di chi si spinge fino lass˘ , ma Ë indubbio che lí amore dellí uomo per la montagna e la spinta che lo porta a conquistarla vadano di pari passo con lo stesso tentativo di andare ë sempre oltreí anche nella ricerca di nuove tecnologie, sempre pi˘ sofisticate. Anche questa Ë la conquista di una vetta!

SCHEDA PROGETTO Committenti CAI Sezione di Torino / Sottosezione SUCAI / Scuola di scialpinismo SUCAI Progettisti Architetti: Luca Gentilcore e Stefano Testa Main sponsor Regione Valle Dí Aosta Fondazione CRT, Torino W.L. Gore&Associati Srl EDF ENR Solare Club Alpino Italiano/Fondo rifugi Sponsor tecnici Actis, GVM, Cleaf, LCM Mobili, Salt, Fiamm, Leap, Tector, gd test, Nord Compensati, SASSO, Gerflor, Mark&Thing, NDA, GPTecno, Olivari Compositi Engineering, Solbian, Poligamma.

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OCTOGON n. 1 (Hungary) gennaio 2012


random építésZEt magasfokon Az Alpok szikla- és hegymászói szokatlan élmény részesei lehetnek Courmayeurban. A Mont Blanc keleti gleccserében ugyanis közel 3000 méter magasan, az érintetlennek hitt ormokon a jövõ építészetével találkozhatnak. A New Refuge Gervasutti elnevezésû óvóhely az olasz LEAPfactory alkotása, akik már komoly tapasztalatokkal rendelkeznek az extrém környezetbe telepített moduláris, szállás jellegû épületek terén. A földi körülmények között, legmodernebb technikával elõregyártott gyûrûs elemeket helikopterrel szállították a végsõ helyére, ahol csupán az egymáshoz való rögzítést kellett elvégezni. A hegyoldalból konzolosan kinyúló csõ mindössze 30 m2, de a maximális helykihasz-

nálásnak köszönhetõen 12 fekhely, tároló rekeszek, beépített konyha és egy nappali zóna is helyet kapott a konzol végében, ahol az alpesi sportok kedvelõi hatalmas üvegfelület mögött, biztonságban és melegben élvezhetik az egyedülálló kilátást. A külsõ burokba integrált napelemek a fedélzeten található számítógép áramellátását fedezik, ami az idõjárási és klimatikus viszonyokról ad folyamatos tájékoztatást. A Gervasutti az Alpok menedékházainak legújabb generációját testesíti meg, melyben összhangba kerül a kényelem, a biztonság és a környezet tisztelete.

Fotó: Francesco Mattuzzi

Csóka Attila Róbert www.octogon.hu

alpEsi pikkElyEs Az OFIS architecti projektje a közkedvelt szlovén üdülõhelyen és síközpontban, Kranjska Gora városában kapott helyet. A síapartman alkalmazkodik a környezõ épü-

letek által megszabott városképhez, mégis egészen új látványt nyújt egy modern stílus képviselõjeként. Aszimmetria, csúcsos formák, éles bemetszések jellemzik a szlovén építésziroda által tervezett hat apartmant és egy gyógyszertárt magába foglaló épületet. Szabálytalan formája a városkép elõírásainak köszönhetõ, melyek szigorúan meghatározták annak paramétereit. Ennek eredménye, hogy mind vertikálisan, mind horizontálisan egy megengedett alapterületû téglatestet szabtak meg. Az üdülõhely sziklaszerû megjelenése az õt körülvevõ tájra reflektál, akárcsak a burkolat anyagai. Nagy részét pikkelyesen mintázott cementcsempe borítja, egyfajta bõrhatást kölcsönözve az épületnek. Ehhez párosul a földszinti kõburkolat, amely kívülrõl különbözteti meg a közösségi tereket. A balkonok-

hoz felhasznált lucfenyõ a két anyag rideg megjelenését hivatott feloldani. A sziklaszürke cement, a kõburkolat vagy a földszinti üvegfelület vízszerû látványa a várost körülölelõ természetet közvetítik a pihenõk számára. Pleskovics Viola www.octogon.hu

Fotó: Tomaz Gregoric & Jan Celeda

lappfölDi möbius Világszínvonalú síparadicsomot készül építeni a Bjarke Ingles Group (BIG) a finnországi Leviben. A megnyert pályázat terve a már meglévõ sícentrumot hivatott új formavilággal kibõvíteni és egy olyan komplexumot hoz létre, amely szolgáltatások széles skáláját felsorakoztatva a téli szezon végeztével is attraktív üdülõvárosként állja meg a helyét. A BIG tervei alapján Koutalaki Ski Village központjában monumentális hullámformaként, egyfajta ciklonalakzatot felvevõ épület épületegyüttes áll majd. A dán irodára jellemzõ izgalmas megoldás, hogy a tetõszerkezet végpontjai a földet érik és így sípályaként funkcionálnak.

Fotó: © BIG

A kompozíció a körforgásra, a folytonosságra épít, s egyszerre biztosít zártságot és nyitottságot, hisz a panoráma sértetlen marad a formavilágnak köszönhetõen. A fehér szín és az íves formák beleolvadnak a környezetbe, mesterséges hegycsúcsként érzékenyen reagálnak a táj és a hó nyújtotta lehetõségekre. Az összhatás a nyári hónapokban sem szûnik majd meg, ugyanis a tetõszerkezetet ekkor egybefüggõ zöldfelület borítja, és az üdülõhely wellness szolgáltatásai veszik át a fõszerepet. Pleskovics Viola www.octogon.hu


PLATINUM ISTOE’ (Brazil) febbraio 2012

poder Design

Conforto nas alturas Novo repouso para esquiadores e alpinistas em estrutura sustentável Escalar grandiosas montanhas como a Mont Blanc – a mais alta dos Alpes, com cerca de 4,8 mil metros de altura, na divisa entre a Itália e a França – ou esquiar no Mont Rose, o ponto mais elevado da Suíça, já é um privilégio para poucos. Vencido o desafio, porém, o mais complicado nas alturas é descansar, já que as opções se resumem a acampamentos. E isso em temperaturas que podem chegar a 22 graus negativos. Para amenizar essa dificuldade, a empresa Leapfactory criou uma base sustentável, chamada de Leap (Living Ecologic Alpine Pod). Projetada pelos designers italianos Luca Gentilcore e Stefano Testa, ela pode substituir as barracas de acampamento tradicionais. Isso porque é feita de madeira, tem formato tubular e utiliza tecnologias de ponta oriundas da fotos: divulgação

indústria naval e aeronáutica. A Leap, que pesa 1,98 mil kg, suporta qualquer nível de pressão atmosférica e fornece energia constante, aproveitando a luz solar por meio de placas. Dessa maneira, mantém a temperatura ideal e ainda gera a eletricidade necessária para o uso de eletrônicos, por exemplo. Pode abrigar até 12 alpinistas e é fácil de transportar: a estrutura inteira é içada por um helicóptero e depois deixada no local desejado. Essa espécie de tenda do futuro – que chega a medir 30 metros quadrados – está à venda por 200 mil euros e possui compartimentos modulares que permitem criar espaços específicos, como quarto, cozinha, sala de estar e banheiro. Praticamente um palácio para aqueles que estão acostumados com desajeitadas e minúsculas barracas.


NEWS ECOLOGIK n.25 (France) marzo 2012


par élisabeth károlyi

© francesco mattuzzi

© francesco mattuzzi

© francesco mattuzzi

news

Buena notte tutti ! La living ecological alpine pod factory (LEAPfactory) est une entreprise italienne de conception de structures modulaires high tech. Ces petites unités d’habitation ou de services sont destinées à se greffer sur des sites naturels jusqu’aux plus improbables, avec un impact minimal sur l’environnement. L’équipe a installé cet hiver son premier refuge de montagne sur le glacier de Frébouze (versant italien du MontBlanc). Il est recouvert d’un film photovolta que lui permettant d’être autonome en électricité. Le montage a duré deux jours : les six modules préfabriqués, pesant 800 à 850 kilos chacun, ont été acheminés par hélicoptère, assemblés et fixés à la roche à l’aide de six tirefonds enfoncés à 2 mètres de profondeur. Du haut de ses 2 400 mètres d’altitude, le pod est d’ores et déjà ouvert à qui passe par là. www.leapfactory.it

ecologiK 25 i retrouvez-nous sur www.ecologik.org


KONSEPT PROJELER n.133 (Turkey) aprile 2012

TA S A R I M - P R O

ÂNJE-M E K M ARK

A

PROJE

leap factory

LEAP FACTORY

160

Sıfırın Altında Modüler Yaşam Keyfi Mimar: Luca Gentilcore / Gandolfi & Gentilcore, Stefano Testa / Cliostraat

MART 2012


NUOVA CAPANNA GERVASUTTI; çevreye duyarlılık, rahatlık ve güvenliğin optimum kombinasyonu olan bu yaşam alanı sezonsal yerleşkelere duyulan ihtiyaçlar doğrultusunda ortaya çıkmış. SUCAI rehberliğinde ve CAI Torino yetkisinde üretilen bu ürün modüler bir yapıya sahip olmasının yanı sıra tüm zorlu hava ve çevre şartlarına karşı dayanıklı ve çözüm sağlar nitelikte tasarlanmış. Kurulum kolaylığı ve yüksek teknolojik fonksiyon özellikleri eklenmiş. Bu yapıda hem doğanın içinde yaşıyor hem de ona karşı saygılı bir duruş sergileniyor.

LEAP Factory, mekân farklılıkları ve kişiye özel tercihlere göre yapılandırılmış ürün seçenekleri de sunuyor. Dağ gibi yaşaması güç ortamlarda, korunma duygusunun ön plana çıktığı zorlu alanlarda hizmet veren LEAP Factory’nin asıl misyonu, problemlere çözüm üretirken, bu zorlukları yaşanır ve keyif alır hale getirmek. Fütüristik bir görünüme sahip bu tasarım ek bir binaya gerek duymadan tuvalet gibi her fonksiyonu kendi yapısında çözüyor. Barınma amaçlı kullanılabilmesinin yanı sıra acil durum ekipleri, arama kurtarma ekipleri ya da veri analiz merkezleri ve danışma merkezleri olarak da kullanılabilecek bir görünüm ve yapıya sahip. ■ leapfactory.it


DĂŹ (China) febbraio 2012 pag. 68-73




EXTRAORDINARY TRAVELLER n.16 (China) giugno 2012 pag. 22-25






THE SKY’S THE LIMIT gestalten / 2012 pag. 246

The Sky’s the Limit Applying Radical Architecture



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