Cronache del 13 novembre 2023

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IN ABBINATA OBBLIGATORIA CON CRONACHE DEL MEZZOGIORNO

venerdìsabatosabato 1 settembre Poste Italiane S.p.A. Sped. abb.post. DL 353/2003

LUNEDÌ 13 NOVEMBRE 2023 • ANNO VIII N. 259 € 1,50

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TRA SPIFFERI E BATTAGLIE CONTRO LOLLOBRIGIDA E DECOLLANZ, NON SI CAPISCE PERCHÉ STIANO ANCORA LÌ

Le zavorre al “cambiamento”

Da Musacchio a Santangelo, politicamente immarcescibili: i vagliesi nati col csx e tenuti in vita dal cdx

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Dellapenna

ESCLUSIVA Cronache intercetta mail con «richiesta di aiuto» di Cozzi agli altri 4 Vescovi: «Situazione imbarazzante e insostenibile, don Salvatore è in balia»

«Con Ligorio Chiesa in crisi di credibilità» Strali di don Marcello, che qualcuno vuole vescovo al suo posto: «Chi lo circonda l’ha mandato al macello» _

LA RELAZIONE

LA FORZA DEI GIOVANI PER ELISA

Sisma del 1980, le luci e le ombre

Macchinose operazioni di «civismo» soltanto di comodo: “Progetto Basilicata” ha già smarrito la strada per via Verrastro

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DI TANINO FIERRO

uando il 23 novembre del 1980 la terra tremò in Campania e in Basilicata, nessuno poteva immaginare la tragedia che si stava consumando in particolare nelle zone interne lucane e dell’Irpinia. Quasi tremila morti, rovine per decine di migliaia di miliardi di lire, un centinaio di paesi distrutti e circa un milione di senzatetto. Come sempre accade nella storia dell’umanità, a sopportare il peso devastante di una natura spesso nemica (...)

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■ continua a pagina 20

’è questo di bello nei giovani che quando uno meno se l’aspetta riescono a stupirti con la forza temeraria dei loro anni pieni di merito, d’idee, d’impegno. Ora senza fronzoli sulla lingua e per le virtù di buon animo e di cittadinanza responsabile che hanno mostrato c’è da ringraziare gli indomiti 2 mila studenti che mobilitati dalla Consulta giovanile e dal suo neo presidente Simone Carcuro, in un corteo appassionato e commosso, sono sfilati da piazza Zara fino alla Prefettura passando per via Mazzini dove si sono ritrovati attorno a Gildo, a mamma Filomena e con il cast della fiction televisiva. Contro la rassegna delle ordalie che in tutti questi anni ha dovuto subire la famiglia Claps dentro un calvario infinito e disumano d’omissioni luciferine, d’acedie pilatesche, perfino d’egotismi insolenti non è che un piccolo e splendido gesto di risarcimento alla memoria crocifissa della povera Elisa, con la loro voce tremolante eppure carica di giustizia e con la loro vicinanza del cuore eppure traboccante di rabbia per quell’età unica e spensierata spezzata in un sottotetto malvagio di chiesa. CanServizi a pag 11 e 12 ta Irama: “Scriversi sopra la pelle giovani per sempre”.

Ligorio e don Cozzi

Dai calcinacci del Musmeci al Pala Rossellino: partita rinviata perchè ci piove dentro

Potenza fa acqua da tutte le parti LA PREMIER MELONI SCEGLIE IL RESORT DI LUSSO NELLA VALLE D’ITRIA

Borgo Egnazia location del G7: ennesimo successo di Barletta

R. Mollica a pagina 13 e 18

Barletta e Meloni

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Servizio a pagina 2

REGIONALI

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■ G. Nero

STRADE KILLER

Fondovalle dell’Agri, stava raggiungendo il Centro Oli di Viggiano ma la Panda si ribalta: Sant’Arcangelo piange il giovane De Mare ■ Servizi

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_ BORGO RACCONTA

Al “Sunset digital social club” di Atella la presentazione della residenza artistica del Vulture ■ L. Graziano

a pagina 14

_ MATERA

Via Sturzo, stazione bus: il “chiosco” per viaggiatori e non dopo oltre 3 anni di ritardo forse vedrà la luce ■ A. Carponi

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Primo Piano

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lunedi 13 novembre 2023 www.lecronache.info

La premier Meloni annuncia durante la diretta social de “Gli appunti di Giorgia”: «Dal 13 al 15 giugno 2024 nella Valle d’Itria»

Borgo Egnazia scelta per ospitare il G7: ennesimo successo di Barletta E

nnesimo successo per il “Rivetti 4.0” Paolo Barletta. Il resort di lusso, della società Arsenale spa affidata alla famiglia Melpignano, Borgo Egnazia è stato scelto dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni come location per il summit dei “grandi della Terra” che si terrà dal 13 al 15 giugno 2024. Il G7 si terrà nella Valle d’Itria e ad annunciarlo e la premier in persona durante una diretta social de “Gli appunti di Giorgia”: «dal 13 al 15 giugno 2024 in Puglia nella valle d’Itria a Borgo Egnazia. Continuiamo a lavorare con determinazione, con umiltà, coraggio e lo sguardo sempre verso l’alto. I risultati arrivano, le difficoltà sono molte ma non c’è davvero niente che possa buttarci giù soprattutto fin quando c’è il consenso degli italiani». Borgo Egnazia negli anni ha ospitato matrimoni di vip dello spettacolo e del mondo della finanza (fecero scalpore nel 2014 le nozze bollywoodiane

__ Paolo Barletta e Giorgia Meloni

di Rikita Agarwal, figlia del magnate indiano Pramod Agarwal, e Roth Meta, ottocento invitati e allestimenti di ogni genere compresi alcuni elefanti). È stato scelto come località di vacanza per esempio da Madonna e Justin Timberlake. L’influencer Chiara Ferragni con il marito, il rapper

Fedez, è ospite abituale. Lo spazio per accogliere tutte le delegazioni c’è: il borgo in pietra è un complesso di casette in pietra con 92 camere di varie tipologie diviso in varie Corti (Corte Bella, Corte Splendida, Corte Magnifica…) e Case, con due spiagge private sul mare pugliese, vari ristoranti di

specialità locali e una rinomatissima Spa. La scelta della location oltre a riempire di orgoglio l’Italia e il Mezzogiorno è anche il successo personale di Paolo Barletta che ha stravolto il “turismo di lusso” con progetti di hospitality totalmente rivoluzionari. Oltre a Roma e Venezia,

location di primo piano nel progetto luxury della società, una scommessa importante Arsenale spa e Paolo Barletta l’ha vinta con il Santavenere Hotel di Maratea che, tra le altre cose ospita la fortunatissima kermesse cinematografica Marateale e il treno, Orient Express La Dolce Vita.

IL SENATORE LUCANO DI FRATELLI D’ITALIA HA PARTECIPATO ALL’INCONTRO DEL CIRCOLO SPAVENTA FILIPPI TENUTO A MOLITERNO

Zes e Autonomia differenziata, Rosa: «Tutto in mano alle Regioni con controllo dello Stato»

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timolante l’incontro organizzato dal Circolo Spaventa Filippi di Potenza, ieri a Moliterno, sul destino del Mezzogiorno tra ZES e autonomia differenziata. - ha affermato il senatore Gianni Rosa - Il ddl sulla ZES, Zona economica speciale, approvato la scorsa settimana, si inqudra nella svolta impressa dal Governo Meloni nell’attuazione della Costituzione, da un lato, e nel rilancio del Mezzogiorno, dall’atro. È un altro tassello di un mosaico che il Governo di centrodestra sta costruendo rispetto ad una visione che vede la responsabilità di garante dello Stato rispetto alle riforme e la responsabilizzazione dei Governi territoriali». «La normativa sulla ZES unica per il Mezzogiorno stabilisce, infatti, che in tutto il Mezzogiorno potranno essere effettuati investimenti che otterranno agevolazioni dallo Stato, che, insieme alle Regioni stabiliranno in quali settori investire. Si stabilisce il principio per il quale saranno, appunto, queste ultime, le Regioni, a decidere in quale direzione indirizzare gli investimenti nei loro territori

rispetto ai propri piani di sviluppo industriale. Ovviamente, questo significa una grande responsabilità che grava sulle Regioni» ha continuato il senatore di Fratelli d’Italia. «Dall’altro lato, la stessa autonomia differenziata vede un grande protagonismo delle Regioni cui spetta decidere se e per quali competenze richiedere l’autonomia. Lo Stato sarà garante del corretto esercizio di tali competenze e del mantenimento dei livelli essenziali dei servizi per tutti i cittadini italiani. - ha dichiarato Gianni Rosa - Anche le novità sui fondi di sviluppo e coesione, gli FSC, vedranno un protagonismo regionale: saranno le Regioni a scegliere dove investire. Dopo aver constatato che solo il 34% degli FSC sono stati impegnati, il Governo Meloni ha deciso di lasciare che fossero i territori a scegliere i settori da finanziare attraverso un accordo di coesione, dove preventivamente verranno decisi investimenti e cronoprogrammi». «Questa nuova direzione, che questo Governo sta portando avanti, è coerente con la visione di una maggiore responsabiliz-

zazione dei territori e di chi li governa, nella consapevolezza che per realizzare vero sviluppo la decisione è in capo ai Governi regionali che, però, devono saper scegliere. - ha concluso il senatore Rosa Dunque, maggiore autonomia, con lo Stato garante e controllore, ma anche maggiori responsabilità».


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Tra spifferi e battaglie contro Lollobrigida e Decollanz, non si capisce perché stiano ancora lì

Da Musacchio a Santangelo: le zavorre al “cambiamento” Politicamente immarcescibili: i vagliesi nati col centrosinistra e tenuti in vita dal centrodestra DI MASSIMO DELLAPENNA

sistono storie, rapporti, legami in Basilicata che sono immarcescibili. Durano nel tempo, superano le differenze politiche, sopravvivono ad ogni cambiamento. Esistono persone capaci di mantenere la poltrona senza nessun merito particolare e di farlo anche quando il vento, il tanto caro vanto, cambia. Il camaleontismo di chi ha la capacità di rendersi invisibile, di non essere percepito e di essere un anello invisibile del potere è una costante nella nostra regione e forse di ogni territorio. Persone la cui unica abilità è quella di stare nascosti nell’ombra, di rendersi impalpabili e, quindi, esenti da critiche e giudizi. Non fare nulla per non essere scoperti è un segreto del sottobosco del potere, quello che sopravvive al potere stesso che riesce ad andare oltre i destini delle prime linee che sono, invece, visibili e quindi sottoposte a critiche, cadute e risalite. L’ETERNO MUSACCHIO Era l’11 Marzo del 2014 quando un entusiasta Marcello Pittella annunciava su Facebook: «È l’avvocato Giuseppe Musacchio, già sindaco del Comune di Vaglio di Basilicata, il nuovo Commissario straordinario dei tre Consorzi di Bonifica». «È - aggiungeva - un ottimo professionista a cui attende una prova dura, complicata, un’impresa che oserei definire titanica. Ma credo che per capacità e doti possa essere la persona giusta». Dal 2014 sono passati nove anni nei quali è cambiata la geografia politica lucana e nazionale. Renzi era appena diventato Presidente del Consiglio e voleva cambiare l’Italia, il Pd da lì a poco sarebbe arrivato al 40%, Conte era ancora un avvocato che non faceva politica e Fratelli d’Italia il più piccolo partito del Parlamento Italiano. Da quel giorno ne è passata di acqua sotto i ponti. I Cinque Stelle sono andati al Governo con chiunque fosse disponibi-

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le a stare con loro, la Lega è cresciuta e si è sgonfiata nel sostegno a Draghi, Fratelli d’Italia è diventato il primo partito e la Meloni presidente del Consiglio. In Italia sono passate due legislature. In Consiglio Regionale dei 20 Consiglieri in carica ne sono rimasti solo 5 che sono consiglieri. Musacchio è ancora alla guida del Consorzio di Bonifica della Basilicata, immarcescibile come chi non fa nulla sa essere, invisibile come chi sa che per sopravvivere deve essere il meno presente possibile. Tutto questo a chi giova, se è vero come è vero che Lollobrigida si spertica con Decollanz a mettere una pezza sulle falle del sistema idrico con la nascente Acqua del sud? Non è un mistero infatti, che tra i maggiori debitori l’acqua viene il Consorzio di Bonifica guidato da Musacchio che si sta aspettando in tutti modi per far allenare il progetto. Tra i tanti misteri della politica lucana, quindi, la sopravvivenza in qualsiasi sistema politico di Musacchio è uno dei più misteriosi. La sua gestione è stata contrassegnata da una serie evidente di incapacità che hanno messo il Consorzio tra i grandi debitori dell’Eipli malgrado i cospicui canoni riscossi dagli agricoltori. Pittella si sbagliava nel 2014. Musacchio non era la persona giusta per far funzionare il Consorzio di Bonifica, in compenso era ed è la persona giusta per galleggiare in ogni maroso malgrado le inesistenti capacità manageriali. La speranza è che con il prossimo rinnovo dell’amministrazione del consorzio Musacchio vada via per essere sostituito da un manager più fresco e più capace, idoneo a traghettare il consorzio verso nuove sfide di governo. MICHELE SANTANGELO, PORTABORSE A TEMPO INDETERMINATO Come Musacchio è originario di Vaglio Michele Santangelo. Come Musacchio è sconosciuto al gran-

__Musacchio e Santangelo

de pubblico ed ha mostrato la sua capacità a navigare sotto traccia come unico talento per la sopravvivenza. Come Musacchio è riuscito a superare i cambi di colore politico del Governo Regionale. Era nella segreteria particolare di Vito De Filippo quando esisteva il “Partito Regione”, quando la destra giocava le elezioni con l’unico intento di sopravvivere, quando il risultato era addirittura scontato ancora prima delle elezioni e il congresso o le primarie del Partito democratico erano più importanti delle elezioni stesse per determinare il Presidente della Regione. È ancora là, quando tutto è cambiato. Dalla segreteria particolare di Vito De Filippo è passato alla segreteria particolare di Vito Bardi, capace di piacere a chiunque come chi non ha una propria idea e può plasmare le proprie frasi assecondando le idee di chi comanda. Non è la vita da mediano di Oriali cantata da Ligabue ma quella da portaborse del potere politico, di seconda linea nascosta nei meandri della burocrazia politico-amministrativa. «Responsabile dei servizi logistici di segreteria con gestione del calendario e dell’agenda impegni del Presidente, responsabile dell’organizzazione di incontri, riunioni e manifestazioni promosse dalla

Presidenza e cura dei contatti preliminari», così dice il suo incarico di specifica responsabilità tra gli incarichi di diretta collaborazione del Presidente. Tradotto dall’oscuro linguaggio della burocrazia politica è colui il quale cura l’agenda del Presidente, i suoi appuntamenti, la sua logistica, i suoi impegni. In pratica è il filtro tra il Presidente e i cittadini, i militanti politici, i dirigenti, le istituzioni. Come sia possibile che colui il quale ha svolto questo incarico fiduciario per Vito De Filippo possa svolgerlo anche per Vito Bardi è una delle cose che non riusciremo mai a spiegare. Se non con il fatto che è di Vaglio come Musacchio al quale è legato da amicizia e affetto antico. Tanto che le malelingue, dalle quali ci dissociamo, raccontano che spesso molte informazioni riservate trapelino, via Vaglio, proprio da Santangelo a Musacchio che, lo ricordiamo, è il legale di patron Macchia, uno dei più ostili a Bardi e che sta lavorando per mettere al suo posto il suo vice prendente Chiorazzo. Musacchio impegnato inoltre in queste ore a indebolire gli avversari di turno, di chi è da intralcio al suo cammino e a quello dei suoi compagni di avventura, finanche prendendo incarichi che definire inopportuni, se non incompatibili, è un benevolo eufemismo. A

farne le spese è chi caduta nella trappola, lasciandosi strumentalizzare. Ma questo è altro tema che approfondiremo nel prossimo appuntamento. CAMBIARE TUTTO PER FINIRE LA LEGISLATURA La legislatura volge al termine. È iniziata sotto il segno del cambiamento promesso. È stata una legislatura difficile. Il Covid sembra passato da un secolo nelle nostre memorie ma soltanto pochi anni fa paralizzava l’Italia e costringeva la sanità a sfide inedite. L’inesperienza mista ad entusiasmo eccessivo di chi entrava per la prima volta nella stanza dei bottoni è stata una delle cause del rallentamento di molti processi. Non è un alibi ma una motivazione. Molte cose sono cambiate. Il bonus gas, un nuovo approccio nelle relazioni con le compagnie petrolifere, nuove politiche ambientali sono fatti che hanno contraddistinto in positivo questa legislatura. Resta, purtroppo, in piedi una vecchia nomenclatura da prima repubblica. Riuscire a cambiarla prima della fine della legislatura sarebbe un grande regalo che Bardi potrebbe fare ai lucani. Terminare la legislatura senza più scorie del vecchio sistema sarebbe la ciliegina sulla torta del cambiamento ed il miglior viatico per la prossima legislatura.


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Quel «civismo equidistante» di comodo senza prospettive e futuro: le macchinose operazioni mascherate

Che fine ha fatto Progetto Basilicata? Il leaderismo segna il passo e a Pittella resta solo Azione: il dottore sbaglia la cura per sé stesso CONGRESSI DI AZIONE BASILICATA A POTENZA E MATERA

Grillo e Ligorio nuovi segretari provinciali vana Grillo e Vincenzo Ligorio sono i nuovi segretari provinciali di Azione Basilicata, eletti nei congressi di Potenza e Matera. Contestualmente, sono stati scelti anche i presidenti delle assem- __ Ligorio e Grillo blee provinciali, Cristiano Sampogna per la provincia di Potenza e Concetta Sarlo per quella di Matera. «Sono molto soddisfatto per il risultato di questi due congressi e per la grande partecipazione delle azioniste e degli azionisti lucani a questi due importanti momenti democratici del nostro partito», ha commentato il segretario regionale di Azione Basilicata, Donato Pessolano. «I nostri nuovo dirigenti - ha concluso Pessolano - sapranno dare un contributo determinante per la crescita di Azione in tutta la regione e per il lavoro che ci aspetta in vista delle prossime scadenze elettorali, a partire dalle elezioni regionali».

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DI GIOVANNI NERO

erso le elezioni regionali della prossima primavera: “quello che è, è diverso da quello che sembra; quello che è, è diverso da quello che si immaginava”. Chi immaginava all’inizio dell’anno in corso di determinare processi politici con il metodo del passato, nel corso dei mesi, ha dovuto fare i conti con la realtà. Realtà che è mutevole rispetto all’incedere del tempo e che propone sempre nuovi scenari. Imprevedibili a volte, prevedibili il più delle volte, ma impossibili da vedere in anticipo per chi guarda le cose con il corpo e la mente rivolta a quello che è stato (e non sarà più). Eppure una cosa dovrebbe essere stata digerita da chi dice di masticare politica: non esistono posizioni di rendita né eredità quasi nobiliari di voti e di araldiche epopee elettorali. Qualcuno avrebbe detto, “avete voluto la bicicletta...”.

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O per dirla in maniera più “tecnica”, è piaciuta la scorciatoia del leaderismo e della disintegrazione della solidità dei partiti così come è piaciuta la facilità del clic e dei likes sui social a dispetto del “pensiero pensato” e del consenso sui fatti e non sugli slogan? La conseguenza diretta è che nessuno è immune dagli slogan e dalla mutevolezza dei likes senza contare che un leader non è un diamante e quindi non “è per sempre”. Tanto più se le questioni sono calate all'interno di una dimensione politica e geografica stretta e condizionata da una infinità di relazioni corte e oggi infinitamente trasversali come quella della Basilicata. Si pensi ad esempio a “Progetto Basilicata”. Quello che doveva essere un contenitore politico, presentato con tutte le fanfare del caso, all'inizio di febbraio 2023, per offrire, a detta dei protagonisti fondatori, una «nuova voce» visto che «oggi non è in difficoltà la partecipa-

zione alla politica, è in difficoltà la militanza nei partiti». Soggetto che si dichiarava «civico» ed «equidistante» nonostante i fondatori erano tutto tranne che «civici ed equidistanti»: Aurelio Pace (ex consigliere regionale), Nicola Massimo Morea (sindaco di Irsina), Salvatore Cosma (sindaco di Tursi) e Marco Zipparri (sindaco di Marsicovetere). Uomini con le stimmate della politica vera e in alcuni casi professionisti veri e propri della politica che però parlavano di aprire «un dibattito prepolitico con chi vuole contribuire alla crescita della Basilicata». Il tutto “condito” da frasi ampollose come: «La nostra intenzione è dare ai partiti la possibilità di stare con noi a un tavolo per creare in questa comunità un sentire comune, una programmazione che vada oltre i partiti e dibatta esclusivamente dei temi concreti». Tutto bello nella parole (anche se trite e ritrite e anche un po’ banali) tranne il fatto che nella realtà

il “Progetto Basilicata” non fosse altro che un soggetto creato da “fedelissimi” di Marcello Pittella (rimasti sull’uscio di Azione) per rafforzare in prospettiva una scalata elettorale delle stesso ex governatore che alla presentazione ovviamente era presente con il piglio di chi la sa lunga. Qualcuno parlava di liste elettorali pittelliane come se non ci fosse un domani. Poi sono passate le settimane e poi i mesi con i partiti principali che non solo non hanno aperto ma nemmeno ascoltato. In tutto questo “Progetto Basilica-

ta” ha perso ogni senso. Tanto che pure qualche suo fondatore ha cambiato idea e anche prospettiva politica aprendo interlocuzioni personali e dirette con i vari partiti. E allargando lo sguardo lo stesso avviene in altri contesti come per la sindaca di Genzano, Viviana Cervellino. Delle tante liste a Pittella non resta che Azione partito che ha non poche difficoltà a ragionare in prospettiva alleanze sia con Bardi che con Chiorazzo. Questo perché nel frattempo il campo del civismo ha partorito altre creature tra cui quella del candidato governatore in pectore area centrosinistra-laicato cattolico Angelo Chiorazzo che ha un appeal diverso e più robusto rispetto a dinamiche coniugate al passato. Senza contare che il centrodestra, nonostante tutto, non è imploso e anzi si presenterà ai nastri di partenza con i favori del pronostico. E si sa come funziona: i forti hanno dalla loro la simpatia del potere e la capacità di convincere anche chi ieri stava da un’altra parte.


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Basilicata 24 ore

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L’assessore regionale all’Ambiente a Moliterno: «In arrivo anche il bando per incentivare la costituzione di Comunità Energetiche Rinnovabili»

Attenzione della Regione ai piccoli Comuni, Latronico: «Fondi per favorire la transizione» e aree montane e rurali ormai da qualche tempo hanno riguadagnato una centralità in termini di attenzione e investimenti da un lato per ricercare soluzioni al fenomeno dello spopolamento e, dall'altro, per sviluppare strumenti sperimentali di gestione ottimale delle risorse ecosistemiche nell'ottica della transizione ecologica ed energetica. È innegabile che la volontà di tutela dell’ambiente non può prescindere dal contributo dei territori periferici, fisiologicamente dotati di risorse ecosistemiche maggiori rispetto alle aree urbane, e in grado quindi di svolgere un ruolo importante verso l’obiettivo della decarbonizzazione. Come Regione Basilicata stiamo esprimendo un impegno molto forte in questa direzione con il programma di sostegno alla rigenerazione dei borghi, con una dotazione finanziaria di oltre 18 milioni di euro, che sostiene strategie di recupero di spazi, per innalzare la qualità della vita, e di animazione economica e pro-

«L

duttiva». Lo ha detto l'assessore all’Ambiente, Energia e Territorio della Regione Basilicata, Cosimo Latronico, intervenendo a Moliterno, alla tavola rotonda “La transizione ecologica ed energetica per lo sviluppo delle aree montane fra Agenda 2030 e nuovi modelli di governance”, nell'ambito del premio letterario Basilicata. «Questo investimento importante punta proprio ad accompagnare i Comuni più piccoli, per lo più posti in aree interne, montane, che più di altre scontano condizioni di isolamento geografico e lontananza dai principali flussi produttivi, nel processo di transizione verso nuovi modelli di sostenibilità territoriale. Il futuro in questi luoghi si associa a qualità della vita, economia circolare, comunità coesa, nuovi lavori verdi e nuovi investimenti. - continua l’assessore all’Ambiente Questa nostra strategia regionale sostiene progetti che attiveranno tutto questo, puntando a restituire a questi piccoli comuni una funzione produttiva,

__ Un momento dell’incontro

non solo turistica, capace di contenere il flusso demografico in uscita e di attivare nuove residenzialità, come quelle legate alla scelta di lavorare, seppur in parte, da questi luoghi in remoto per aziende con sedi altrove, grazie al supporto del digitale». «A questa misura vanno aggiunti gli interventi che accompagnano questi territori nel processo di transizione energetica. - prosegue Latronico - Oltre al

contributo per il consumo gas e per la dotazione di impianti per la produzione di energia da FER, è ormai di prossima pubblicazione il bando per incentivare la costituzione di Comunità Energetiche Rinnovabili nei comuni lucani, che possono diventare strumenti innovativi di governo del territorio, il cui sviluppo potrà essere esteso anche alla più generale gestione dei beni comuni o di ulteriori servizi pubblici lo-

cali». «Le stesse Cer – ha concluso Latronico - possono attivare proprio in questi piccoli laboratori della transizione un nuovo indotto economico e un nuovo mercato del lavoro che richiederà competenze non solo tecniche , ma anche manageriali, condizioni queste - il lavoro e l'occupazione - abilitanti per la scelta di continuare a vivere animare questi luoghi da parte delle giovani generazioni».

CORLETO Il sindaco preoccupato del piano di dimensionamento scolastico che penalizzerebbe «una zona strategica non solo per la Basilicata ma per tutto il Mezzogiorno»

Montano: «Ingiusta la soppressione dell’Istituto “16 agosto 1860”»

__ Il sindaco Montano e l’Istituto Omnicomprensivo

l Comune di Corleto Perticara, facendo proprie le esigenze anche delle aree limitrofe, esprime grande preoccupazione in merito al tanto dibattuto piano di dimesionamento scolastico e ritiene che l'eventuale soppressione dell'Istituto omnicomprensivo '16 agosto 1860', a causa del ca-

«I

lo degli alunni sotto quota 400, potrebbe essere una ingiusta penalizzazione per una zona strategica non solo per la Basilicata, che con il gettito delle royalties contribuisce al fabbisogno economico della Regione, ma per tutto il Mezzogiorno». Così in una nota il sindaco Mario Montano che aggiunge: «Il mi-

glior investimento per il futuro è la formazione, in particolar modo per le aree interne della Basilicata soggette alla piaga dello spopolamento, pertanto la realtà industriale afferente al progetto Tempa Rossa ben si sposa con i percorsi di formazione dell'Istituto Tecnico Tecnologico presente sul territorio

che andrebbe potenziato e valorizzato, nell'ottica di soddisfare le specificità richieste dall'indotto petrolifero». «Occorre - rimarca il sindaco lavorare in sinergia con la Provincia di Potenza e con l'Ufficio scolastico regionale al fine di scongiurare il dimensionamento e la perdita della dirigenza scolastica in una importante realtà territoriale. Il Comune di Corleto, inoltre, contribuisce con risorse proprie a collegare il suddetto Istituto e i Comuni limitrofi in cui è carente o difficoltoso il trasporto scolastico provinciale». «Alla luce di quanto esposto chiediamo al presidente della Giunta regionale Vito Bardi che l'Istituto non venga soppresso e che possa altresì essere valorizzato. Certi in una sensibilità da parte delle istituzioni regionali chiediamo considerazione in merito», conclude il sindaco Montano.


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Un appuntamento voluto dall’Amministrazione con l’assessore Galella, il consigliere Coviello, il deputato Mattia e il senatore Rosa

A Baragiano “Ritorno al futuro tra agricoltura e zootecnia” con istituzioni, sindaci e cittadini armo PlatanoRitorno al futuro, tra agricoltura e zootecnia, le eccellenze del territorio” è stato il tema dell’appuntamento tra le istituzioni e i cittadini, organizzato dall’Amministrazione di Baragiano. Ad aprire i lavori il sindaco Giuseppe Galizia che a Cronache spiega: «Il titolo di questo incontro è evocativo e ha un significato profondo: vuol dire che dobbiamo tornare a fare quello che sappiamo fare e anche bene. Questo è un territorio che negli ultimi due decenni ha visto piani di sviluppo, di crescita, industriali, ma purtroppo tutti naufragati. Ne è testimonianza, purtroppo, il calo demografico che dal 2001-2021 ci vede con 5000 unità in meno. È un dato emblematico e che ci deve far riflettere sul come sia mancato in questi anni un reale e concreto piano di sviluppo». L’assessore regionale alle Politiche agricole, Alimentari e Forestali, Alessando Galella, oltre a parlare di agricoltura, tra punte di diamante della Regione ed effettive carenze, tocca un altro tema importante, il problema dei cinghiali, un vero e proprio grido d’allarme di Amministrazioni e cittadini: «Ciò che stiamo facendo è aggredire il problema in ogni modo possibile. Purtroppo 40anni d’inattività rispetto a questo tema non sono facili da recuperare, ma stiamo per pubblicare per la seconda volta il bando per la filiera del cinghiale, con 3mln della Re-

“M

gione Basilicata, a disposizione di chiunque venga a commerciare e creare la filiera del cinghiale». Per il consigliere regionale Tommaso Coviello, componente della II Commissione Bilancio e Programmazione, «il Marmo Platano è una zona dalla storica vocazione agricola e zootecnica che come altre aree soffre e non poco la piaga dello spopolamento alla quale va contrapposta l'opportunità di rimanere nella propria terra, con una strategia comune e mirata che possa aggregare le comunità ed accrescere il concetto di rete, anche dal punto di vista turistico e industriale, con interventi strutturali e aderenti al tessuto geografico. Le attività legate al settore primario rappresentano ad oggi una scelta sempre più consapevole per i nostri giovani, in particolar modo per la fascia under 30 e il successo ottenuto dalla “Scuola del Casaro” del CREA ne è dimostrazione. Tradizione agri-

cola, allevamento, produzioni lattiero-casearie sono il nostro passato e al tempo stesso il nostro futuro. Attività che si sono evolute, che si avvalgono di maggiore tecnologia pur rimanendo ancorate alle proprie radici e alle specificità del territorio e che devono tenere necessariamente conto dei cambiamenti climatici. Non un ritorno alle origini ma una sfida verso il futuro tra impatto zero, sostenibilità ed economia circolare». Il lavoro della Regione ben si interseca con quello del Governo nazionale ed il deputato Aldo Mattia responsabile nazionale dipartimento agricoltura, spiega: «Si sta lavorando bene e lo testimonia il fatto che soli 2 giorni fa in Camera dei Deputati abbiamo approvato il Disegno di Legge, oggi Legge, che vieta il consumo e la costruzione del cibo e della carne sintetica, che è il vero pericolo del ritorno al futuro della zootecnia e dell’agricoltura. Il Go-

verno italiano ha detto “no” non all’unanimità, e sono rimasto assolutamente meravigliato dal fatto che i partiti dell’opposizione siano a favore dei cibi sintetici. Fortunatamente c’è il governo Meloni e ci siamo noi che abbiamo eretto una diga contro questo scempio etico ed economico». Infine il Senatore Gianni Rosa, vicepresidente della 8°commissione permanente Ambiente e transizione ecologica sottolinea come «i settori agricolo e zootecnico sono importanti per la Basilicata come per l’Italia. Quando guardo alla Lucania evidentemente anche noi in questa partita ci siamo, perché si producono tante eccellenze, basta guardare questa zona del Marmo Platano dove la zootecnia assume un ruolo estremamente importante: c’è produzione di qualità ed è importante che venga conosciuta e soprattutto apprezzata e poi remunerata. Quando si parla di agricoltura e zootec-

nia non si parla di lavori leggeri, ma di persone che, in maniera imprenditoriale, svolgono un lavoro faticoso». In conclusione il vicesindaco Rocco Sapienza ha sottolineato come «il nostro è un progetto ancora in fase embrionale di cui parleremo nelle prossime riunioni delle Aree interne, ma crediamo che per risollevare i paesi a vocazione agricola, turistica ed artigianale occorra puntare su una filiera agroalimentare che miri a fornire prodotti all’azienda Ferrero, punta di diamante del Marmo Platano. Una filiera che deve riguardare prodotti alimentari come latte e nocciole ma che può pensare di produrre anche materiale di consumo per il confezionamento dei prodotti. Il nostro compito è creare le migliori condizioni per portare nuovi investimenti industriali, ma allo stesso modo credo sia importatissimo, seguendo le indicazioni del Governo con il “made in Italy” e creare una filiera di prodotti “made in Marmo Paltano” che salvaguardi le nostre aziende. In questo momento storico abbiamo la responsabilità di ragionare come unica area e non come singoli paesi». A moderare gli interventi la giornalista di Cronache Lucane Emanuela Calabrese. “Ritorno al futuro” dunque, un tema ampio che con sole due parole riesce bene a interpretare quella che è la direzione verso la quale si sta andando, e allo stesso tempo richiama le radici dalle quali si è partiti.

IL PRESIDENTE DEL CONSORZIO PETROCELLI: «GRAZIE AD UNA MIRATA ED EFFICACE OPERA DI PROMOZIONE, CRESCE ANNO DOPO ANNO LA RICHIESTA DEL PRODOTTO»

Canestrato di Moliterno IGP, via all’ampliamento di produzione

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artedì si terrà, a partire dalle ore 17:00 e presso la Bibliomediateca di Moliterno, una riunione di Pubblico Accertamento convocata dal Ministero dell’Agricoltura della Sovranità Alimentare e delle Foreste. «In sintonia con il Consorzio del Canestrato di Moliterno IGP - rende noto l’amministrazione comunale - stiamo portando avanti un lavoro intenso e sul lungo periodo di tutela e rilancio del Canestrato. Aumentata la domanda di questo formaggio, occorre migliorare e potenziare la produzione». Si amplia dunque l’area di produzione del Canestrato di Moliterno IGP. Lo scor-

so 8 novembre, infatti, il Consorzio di Tutela , costituito nel 2001, ha avanzato al MASAF la proposta di modifica dell’attuale disciplinare attraverso l’inserimento di nove nuovi comuni nell’area geografica di produzione autorizzata. I comuni in questione sono Abriola, Anzi, Brindisi di Montagna, Castelmezzano, Laurenzana, Pietrapertosa, Satriano, Sasso di Castalda e San Mauro Forte. Nella proposta avanzata vi è anche la richiesta di inserimento di due ulteriori razze caprine, la Grigia Lucana e la Rossa Mediterranea, da sempre presenti nelle aree interne della regione. La proposta di modifica, per la

quale la Regione Basilicata si è già espressa favorevolmente, è finalizzata all’ampliamento ed al consolidamento della filiera, ma soprattutto all’incremento della disponibilità di latte ovi-caprino da destinare alla produzione di Canestrato, la cui attuale carenza costituisce uno dei maggiori fattori di criticità che ostacolano il rilancio della filiera stessa dopo la flessione registrata nel periodo pandemico. «Nell’anno in corso - ci fa sapere Angelo Petrocelli, presidente del Consorzio di Tutela del Canestrato di Moliterno IGP - la produzione di Canestrato si attesterà intorno ai 23000 kg, ovvero un quan-

__Petrocelli

titativo insufficiente a fronte di una richiesta di prodotto che, grazie ad una mirata ed efficace opera di promozione, condotta dal Consorzio e dal comune di Moliterno titolare del marchio, cresce anno dopo anno». ANNTAM


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L’Aor San Carlo interviene sulle notizie circolanti sul nosocomio dell’Area Sud ritenute «causa di un ingiustificato e intollerabile danno all’Azienda e alla comunità»

Ospedale di Lagonegro, «fondamentale porta di accesso al Servizio sanitario regionale» AOR San Carlo è costretta «ad intervenire nella recente diatriba avente ad oggetto l’ospedale di Lagonegro e, in particolare, in relazione ad alcune informazioni non corrette veicolate sui social e a mezzo stampa che – se i dati di attività dovessero confermare i già segnalati dubbi ingenerati nell’utenza – costituirebbero causa di un ingiustificato e intollerabile danno all’Azienda e, soprattutto, alla Comunità dell’area». «Prospettare un ospedale ‘moribondo’ è, infatti, quanto mai disallineato con la realtà, rivestendo la struttura di Lagonegro una sempre più importante porta di accesso al Servizio Sanitario Regionale. Negli ultimi anni, grazie alla professionalità, competenza e dedizione del personale sanitario, ma anche ad importanti investimenti da parte dell’Azienda, l’ospedale di Lagonegro, al contrario di molte altre realtà italiane nel post-covid, ha fatto segnalare una significativa crescita quali-quantitativa delle prestazioni con positiva incidenza della migrazione attiva» continua l’Azienda in una nota. L’Azienda Ospedaliera ha favorito «tale crescita con azioni rilevanti, dalla pressoché totale sostituzione delle tecnologie elettromedicali anche ventennali con nuove e performanti apparecchiature, essenziale strumento

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__ L’ospedale di Lagonegro

per il personale sanitario, alle continue procedure di reclutamento di personale e ai programmi di integrazione delle risorse umane operanti in tutti e cinque gli ospedali aziendali. Le azioni messe in campo hanno consentito non soltanto di scongiurare interruzioni di attività, come pure succede quotidianamente a livello nazionale a causa della generale carenza di personale medico, ma anche di potenziare le prestazioni disponibili per la comunità dell’area. Basti ricordare, in tal senso, i day hospital di oncologia e di ematologia, che hanno finalmente eli-

minato il disagio degli spostamenti ai pazienti, l’ambulatorio di terapia del dolore previsto da una disposizione normativa disattesa da oltre un decennio, le prestazioni nelle branche di otorinolaringoiatria -già avviate- e di oculistica -di imminente attivazione». «Senza considerare tali concrete realizzazioni, - continua la nota - hanno invece assurto agli onori della cronaca denunce relative allo stato dell’immobile -struttura, si rammenta, riconvertita all’uso- ancora una volta trascurando di rammentare gli interventi di ristrutturazione impian-

tistica ed edilizia effettuati ed in essere, dalla realizzazione di una camera calda e di risistemazione degli ambienti del pronto soccorso ai significativi lavori finalizzati a rimuovere ‘storiche’ infiltrazioni, dal totale rifacimento del cablaggio alla sostituzione della segnaletica, dal ridisegno degli ambulatori alla riqualificazione attualmente in corso di aree comuni, percorsi e aree di degenza. Evidentemente una definitiva risposta alla problematica sarà fornita dalla realizzazione del nuovo padiglione, intervento di competenza dell’ASP ai sensi della LR n. 2». «Quanto, infine, al recente trasferimento di dirigenti medici dal Pronto Soccorso verso altra Azienda, correlato a scelte individuali da rispettare, l’Azienda – come già rappresentato in un recente incontro pubblico evidentemente non esaustivo – ha già posto in essere quanto necessario per garantire il relativo funzionamento senza interruzioni» prosegue. «È necessario, pertanto ed in conclusione, rassicurare l’intera Comunità circa il quotidiano e costante impegno dell’Azienda Ospedaliera Regionale San Carlo, profuso a garantire e a incrementare il ruolo del presidio ospedaliero di Lagonegro e le relative importanti attività» conclude la nota dell’Aor San Carlo.

La segretaria regionale Fials lancia un appello all’assessore regionale alla Sanità: «Ritardi preoccupanti»

Bellitti: «Si adottino tempestivamente le graduatorie uniche di stabilizzazione» a Federazione Italiana Autonomie Locali e Sanità (Fials) lancia un pressante appello all'Assessore alla sanità Francesco Fanelli, sollecitandolo a intervenire con determinazione presso le Aziende Sanitarie Regionali per garantire una tempestiva adozione delle graduatorie uniche di stabilizzazione. «Nonostante l'accordo stipulato in Regione - ha dichiarato la segretaria regionale Luciana Bellitti il protrarsi dei tempi senza evidenti progressi desta preoccupazione. Questo passo risulta cruciale per assicurare ai lavoratori che hanno maturato il diritto la capacità di essere assunti presso le diverse Aziende.

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È altresì fondamentale consentire alle aziende con quote libere di procedere all'assunzione di personale precario, colmando le lacune presenti nelle aziende con graduatorie bloccate per ragioni di incapienza». La platea coinvolta comprende figure professionali quali Infermieri, Operatori Socio-Sanitari, Tecnici, Ostetriche. Categorie che si sono distinte in prima linea durante la pandemia da Covid-19. «È imperativo offrire loro questa opportunità come atto di sensibilità e riconoscimento per il ruolo cruciale svolto in una fase così critica» ha poi aggiunto Bellitti. «Un processo da comple-

tare, nel 2024 con nuovi bandi per chi ha maturato il diritto della stabilizzazione finanziando i piani di fabbisogno dell’ASP di Potenza e dell’ASM di Matera visto che a tutt’oggi non sono previste risorse per l'assunzione di personale da impiegare in tali strutture territoriali» ha sottolineato la segretaria Bellitti. In attuazione del PNRR relativa alla Missione 6 salute, da compiersi entro il 2026. «Tutte le strutture attraverso le quali sarà riorganizzato il servizio sanitario di prossimità (Case della Comunità, Ospedali di Comunità, C.O.T) potranno essere operative solo mediante l'inserimento di adeguate

risorse professionali a garanzia che nessun precario rimanga escluso oltre a garantire lo scorrimento delle graduatorie dei concorsi nel rispetto delle norme vigenti». Il personale in questione svolge un ruolo cruciale sia nel colmare le carenze che nel garantire un'assistenza di qualità, rispon-

dendo così alle crescenti esigenze del settore sanitario nel realizzare le strutture territoriali. «La Fials invita a un'azione immediata per assicurare una risposta tempestiva a questa problematica e per migliorare complessivamente il sistema sanitario regionale» ha concluso Bellitti.


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L’incontro con professionisti nell’ambito della psicologia: per la riflessione sulle sfide della “Generazione Z” è intervenuta la prof.ssa Mecca

Salute mentale giovanile, continua il cartellone “Satriano 52 eventi” DI EMANUELA CALABRESE

i è svolto a Satriano il nuovo appuntamento del calendario autunno 2023, con appuntamento tutti i venerdì. “Satriano 52 eventi” è il cartellone unico delle manifestazioni a carattere divulgativo coordinate dal Comune insieme alle Associazioni del territorio, per ampliare l'offerta di animazione locale con un'attività ogni venerdì dell'anno. L’incontro appena svolto ha avuto per tema “La salute mentale giovanile” con il “Forum giovani satrianesi”. Si tratta di un ciclo di seminari di approfondimento e sensibilizzazione sul tema della salute mentale dei ragazzi, con professionisti nell’ambito della psicologia. Per la riflessione sulle sfide della “Generazione z” è intervenuta la professoressa Angela Mecca e a moderare Michele Potenza. Tanti sono gli appuntamenti iniziati da settembre, tra i qual “Murales, i colori della musica- sonate per flauto e clavicembalo della famiglia Bach”, “Laboratori emozionali in natura -esperienze sensoriali”, per bambini e ragazzi con un età consigliata dai quattro ai dodici anni, “Laboratori emozionali in natura -educazione all'ascolto” con età consigliata uno- cinque anni, “L'Europa. Tu. Noi.” con Basilicata Matera 2019, ed ancora “Laboratori emozionali in natura- dipingiamo con gli elementi naturali”

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per bambini con età consigliata uno- cinque anni, ed ancora “Corso di Pubblic spiking” con approfondimento sulle tecniche per migliorare le abilità comunicative e il modo di parlare in pubblico. L’incontro coi giovani, per la “salute mentale” ha visto coinvolta soprattutto la cosiddetta “Generazione Z” (o Centennials, Digitarians, Gen Z, iGen, Plurals, Post-Millennials, Zoomers), la generazione delle persone nate tra i medio-tardi anni novanta del XX secolo e i primi

anni duemiladieci (anche se i numeri precisi variano a seconda delle diverse definizioni ufficiali che vengono presentate) e i cui membri sono generalmente figli della Generazione X, quella nata tra il 1965 ed il 1979, e degli ultimi baby boomer del 1946-1964. Tale generazione è stata preceduta dai Millennials, mentre la generazione successiva, che comprende i nati dal 2012 in poi, è stata chiamata Generazione Alpha. Si tratta della prima generazione ad essersi sviluppata potendo

godere dell'accesso ad Internet sin dall'infanzia, e perciò i suoi membri sono considerati come avvezzi all'uso della tecnologia e dei social media, che incidono per una parte significativa sul loro processo di socializzazione. Pertanto essi sono stati definiti “nativi digitali”. Un mondo dunque sempre più complesso ed in evoluzione costante, che il “cartellone 52 eventi”, analizza, condivide e divulga nei suoi aspetti più diversi, gratuitamente ai partecipanti di Satriano e non solo.

Si tratta della prima tappa di una serie di iniziative previste dall’Alad Fand per il mese di novembre

La “Giornata Mondiale del Diabete” parte da Picerno con controlli e visite gratuite a “Giornata della Salute”,voluta dall’Anpas regionale di concerto con l’Alad Fand Basilicata, è stata fatta coincidere quale prima tappa delle iniziative che la stessa Associazione Diabetici ha inteso promuovere per dedicare l’intero mese di novembre alla Giornata Mondiale del Diabete, istituita nel 1991 dall’International Diabetes Federation, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e che si celebra il 14 novembre di ogni anno per sensibilizzare ed informare l’opinione pubblica sul diabete, sulla sua prevenzione e gestione. Prima tappa tenutasi sabato 11 novembre

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in Picerno, a cura della Pubblica Assistenza Protezione Civile Angels – Picerno, presso la Casa delle Associazioni dove si sono effettuate una serie di visite ed accertamenti diagnostici e segnatamente l’Egc con visita cardiologica da parte del dr.Antonio Lopizzo, misurazione della glicemia con eventuale emoglobina glicata da parte del dr.Sergio Antonini della Med Trust, fondo oculare da parte della Sismed, consulenza dietetica da parte della nutrizionista d.ssa Rocchina Le Caldare, effettuazione del vaccino contro l’Herpes Zoster da parte dell’infermiera dedicata Asp Carmela Laurita, oltre che misurazione della pressione arte-

riosa, del peso, della temperatura corporea e saturazione da parte delle infermiere volontarie dell’Anpas e dei volontari dell’Alad Fand. Una giornata molto partecipata in quanto ha suscitato un notevole interesse nella popolazione picernese.


Potenza

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ESCLUSIVA Caso Claps e Trinità, Cronache intercetta la mail di «aiuto» inviata da don Cozzi agli altri Vescovi lucani (tranne Ligorio)

«Situazione insostenibile, Ligorio in balia: così in crisi la credibilità della Chiesa» «R

ichiesta di aiuto»: il tenore di ciò che traspare dall’oggetto della mail su Salvatore Ligorio che don Marcello Cozzi ha inviato agli altri Vescovi lucani, ampiamente confermato dal contenuto dell’intera lettera (a lato riportata in versione integrale). I destinatari: l’arcivescovo di Matera-Irsina, Antonio Giuseppe Caiazzo; il Vescovo di Melfi-Rapolla-Venosa, Ciro Fanelli; l’Arcivescovo di Acerenza, Francesco Sirufo; il Vescovo della diocesi di Tursi - Lagonegro, Vincenzo Carmine Orofino. Cronache Lucane è riuscita a leggere in esclusiva la privata ed estrema richiesta di soccorso inviata da don Cozzi agli altri alti prelati a seguito degli eventi che hanno caratterizzato la giornata della prima messa domenicale celebrata la scorsa settimana nella chiesa della Santissima Trinità sita nel centro storico di Potenza. Se già qualche giorno fa l’atteggiamento dell’Arcivescovo metropolita di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, Salvatore Ligorio, e la sua posizione assunta, apparivano di discutibile valore, dopo l’intervista (vedi pagina a lato) rilasciata sul caso Claps, lo sembrano ancor di più. Incrociando dati già acquisiti e percezioni già elaborate, la novità della lettera di don Cozzi non può non amplificare il convincimento che si può così sintetizzare: il grottagliese non ha mai particolarmente legato con la comunità di Potenza ed ora, sul finire del ministero episcopale, per limiti di età già rimesso il mandato nelle mani del Papa, sta definitivamente spezzando quella flebile relazione con la città. «Quello che è successo scrive don Cozzi nell’incipit - è una ferita che non si rimarginerà facilmente, una spaccatura troppo enorme perchè io resti ad osservare». Nella Chiesa della Santissima Trinità a Potenza, è stata uccisa nel 1993, da Danilo Restivo, la 16enne Elisa Claps il cui cadavere fu poi ritrovato, nel sottotetto dello stesso edificio

LA LETTERA SU MONS. LIGORIO INVIATA DA DON MARCELLO COZZI AI VESCOVI

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__ Ligorio e Cozzi

religioso, soltanto nel 2010 a distanza di 17 anni. Tre i passaggi che appaiono fondamentali della lettera di don Cozzi. Il primo: «I Claps hanno sempre accettato l’apertura della Chiesa a patto però che la diocesi assumesse le proprie responsabilità in quello che è successo, il vescovo invece non ha mai voluto fare questo passo». Il secondo: «Certo che nessun prete si è macchiato le mani di sangue, ma le false dichiarazioni di don Mimì Sabia sono sotto gli occhi di tutti, così come la superficialità e la sciatteria con cui fu gestito il ritrovamento». Il terzo: «La stessa immagine di don Salvatore che vi dico francamente in questa storia lo vedo purtroppo sempre più in balia di quanti lo circondano, vedendolo mentre attraversava la folla ho avuto l’immagine di un agnello mandato al macello». Semplicità di fatti, che rende maggiormente inconsibile la narrazione che Ligorio e «quelli che lo circondano» si ostinano a portare avanti. Non deve dirlo ai potentini nè Ligorio nè quelli che lo circondano, ra cui pare anche “penne” lucane riconosciute, una vissuta proprio a due passi dalla Trinità, che don Mimì Sabia è penalmente innocente per l’assassinio di Elisa. Don Mimì Sabia è un tassello di una grande vicenda. Far passare il potente prete, perchè al di là del caso Claps, don Mimì Sabia per come ha condotto la sua vita può essere etichettato come potente, per un don Abbondio di campagna che «non avrebbe retto alla paura», appare come un davvero poco credibile tentativo di distrazione di massa.

Lo sapeva, non lo sapeva, non è questo il punto: di certo non aveva paura. Politica, dintorni, e chiesa, tramite don Mimì e la Trinità, va ripetuto, al di là del caso Claps, interlocuivano in un determinato senso. Ambiguo o meno, chissà, interloquivano. Si guardi alla cosiddetta classe dirigente passata per certe lezioni date alla Trinità., che devono esser state, viene da immaginare, non esclusivamente di catechismo. Tornando al caso Claps, comunque c’è una famiglia che ha atteso lunghissimi anni prima che venisse ritrovato il cadavere di Elisa ed altrettanti lunghissimi anni prima che venisse condannato l’omicida, Danilo Restivo di famiglia benestante, quasi più per merito degli inglesi che degli italiani. Il punto focale non è se don Mimì abbia avuto un qualche ruolo su tutto ciò che è gravitato, ed è tanto, intorno all’occultamento del cadavere, ma che il corpo senza vita di una 16enne assassinata sia rimasto per 17 anni nel sottotetto della Trinità. Difficile, se non impossibile, anche solo non immaginare, da parte di chi la Chiesa rappresenta, di non dover sentire un peso quantomeno morale da sanare. Tra le operazioni opache, anche quella della “Lista dei Vescovi”. Pare, Cronache sta approfondendo, che il proposto candidato presidente della Regione, già accettato dal Pd, Angelo Chiorazzo, stia, anche tramite missive a chi può, vedi Zuppi, sponsorizzando proprio Cozzi a Vescovo di Potenza quale successore di Ligorio. Ma non solo, ci sarebbero almeno altri due nomi tra cui quello di Orofino.

arissimi scusatemi se vi invio questa email ma è la grande preoccupazione per quanto sta accadendo a Potenza che mi spinge a scrivervi. Quello che oggi è successo è una ferita che non si rimarginerà facilmente, una spaccatura troppo enorme perchè io resti ad osservare. Voi sapete del mio impegno in tutta la storia di Elisa sin dall'inizio. Non mi sono mai tirato indietro e tanta è stata la sofferenza anche da parte mia soprattutto all'indomani del ritrovamento dei poveri resti nella chiesa della Trinità. Ho sempre cercato di avere come unica bussola di riferimento il vangelo e la Croce del Signore. Mi sono poi reso disponibile con don Salvatore quando mi ha chiesto di aiutarlo nel tentativo difficile di riavvicinamento alla famiglia Claps. L’ho fatto volentieri con la convinzione che la sacralità di quel dolore prima o poi sarebbe stata assunta e fatta propria anche dalla sensibilità del mio presbiterio. In questi ultimi anni invece sono andato assistendo ad un progressivo allontanamento delle parti: i Claps hanno sempre accettato l’apertura della Chiesa a patto però che la diocesi assumesse le proprie responsabilità in quello che è successo, il vescovo invece non ha mai voluto fare questo passo dicendo (e dicendomi) che non c’è nulla da farsi perdonare perchè anche la giustizia non ha riscontrato responsabilità penali da parte dei preti in questione. In questi anni mi è stato quasi impossibile far capire che quelle responsabilità non potevano essere riscontrate perchè ormai tutto è andato in prescrizione, e che c’è comunque una responsabilità morale e storica da cui non possiamo esimerci. Certo che nessun prete si è macchiato le mani di sangue, ma le false dichiarazioni di don Mimì Sabia sono sotto gli occhi di tutti, così come la superficialità e la sciatteria con cui fu gestito il ritrovamento. La stessa famiglia una volta mi ha detto: anche soltanto l’omessa vigilanza del responsabile di quella chiesa è qualcosa per cui dovrebbero chiederci perdono. Non mi dilungo. La situazione ora è diventata insostenibile. Don Salvatore mi disse chiaramente che questo passo non lo avrebbe fatto perchè deve dare conto ai preti (quali?), io gli risposi che forse i primi a cui dare conto sono i familiari della povera Elisa. Mi sono permesso anche di dirgli che con questo muro contro muro non sta facendo altro che allungare l'agonia e lasciare un peso ancora più grande sulle spalle del vescovo che verrà. Da tempo mi sono messo da parte (mi hanno messo da parte perchè mi considerano di parte) anche considerando come è difficile e imbarazzante la mia posizione soprattutto alla luce di avvenimenti come quelli di stamattina, ma penso che bisogna urgentemente fare qualcosa perchè temo che in gioco ci sia l'annuncio del vangelo, la credibilità della chiesa (e non solo quella di Potenza) e la stessa immagine di don Salvatore che vi dico francamente in questa storia lo vedo purtroppo sempre più in balia di quanti lo circondano. Stamattina vedendolo per televisione mentre attraversava la folla ho avuto l'immagine di un agnello mandato al macello e non penso che don Salvatore se lo meriti. Vi scrivo perchè ritengo che voi vescovi di Basilicata nel nome della Chiesa e della bellezza del vangelo, che accorcia le distanze anzichè alzare i muri, potete fare molto. Scusatemi. Buona serata. E uniti nella preghiera.


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Potenza

lunedì 13 novembre 2023 www.lecronache.info

In un’intervista al Corriere, l’arcivescovo di Potenza annuncia l’uscita del dossier della Chiesa potentina «contro polemiche, dicerie e false notizie» sul caso Claps

Ligorio: «Avremmo dovuto gestire meglio i rapporti, ma su Elisa la Chiesa non ha colpa» Le sue parole giungono all’indomani del corteo degli studenti che hanno sfilato per le vie della città "Tutti per Elisa". Grande l’emozione da parte della mamma Filomena POTENZA. La Curia potentina pubblicherà un dossier su tutta la vicenda di Elisa Claps, la giovane studentessa di Potenza, scomparsa nel capoluogo lucano il 12 settembre del 1993 e il cui cadavere è stato rinvenuto nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità, nel cuore del centro storico, il 17 marzo del 2010. La conferma arriva dall’arcivescovo di Potenza, Monsignor Salvatore Ligorio, che decide di affidare al “Corriere della sera” la sua verità dopo tredici anni di silenzi sul caso Claps e tutte le polemiche sollevatesi in queste settimane che non stentano affatto a placarsi. «Per aiutare la gente a capire. All’interno - spiega Ligorio al quotidiano milanese - ci saranno sentenze, documenti, allegati, per fare chiarezza sulle polemiche, dicerie e false notizie che si sono susseguite in questi anni». Il vescovo evidenzia che «siamo stati sempre disponibili alla collaborazione e i nostri sforzi sono stati sempre orientati nella ricerca della verità. Alcuni sacerdoti, addirittura, si sono messi in prima linea a collaborare con la famiglia. Non siamo stati dietro le quinte, ma protagonisti impegnati nel percorso di giustizia». Quanto al tentativo di dialogo con la famiglia Claps, Ligorio sottolinea che «l’abbiamo sempre auspicato. Ci sono stati tanti incontri con la famiglia. Quando, però, eravamo sul punto di comprenderci Gildo Claps - uno dei fratelli di Elisa - ha continuato ad essere incomprensibilmente diffidente». Tant’è, sulla continua richiesta di scuse da parte dei Claps, il vescovo risponde che «probabilmente, siamo noi stati superficiali nelle comunica-

__Ligorio e alcuni momenti della manifestazione degli studenti (foto Mattiacci)

zioni. Loro vogliono le nostre scuse e ci chiedono di assumerci le responsabilità antecedente il fatto e dopo il fatto. Che ci sia stata un po’ di confusione, una poco approfondita analisi sul fatto, questo sì, ma pensare che siamo complici per quello che è accaduto, mi sembra ingeneroso». E qui Ligorio fa esplicito riferimento ad una lettera della famiglia Claps in cui minacciava di adire a vie legali contro l’ex vescovo Superbo per «aver violato il dovere di vigilanza e controllo imposto dal Codice canonico. Violazione che ha prodotto alla famiglia Claps un danno ingiusto risarcibile». La vertenza poteva rientrare se «si fosse risolta bonariamente», chiarisce Ligorio precisando che «ci siamo imposti dei principi di giustizia. Il mio predecessore monsignor Superbo ha collaborato sempre per la verità e la giustizia. Per noi la soluzione bonaria era quella di restare fedeli alla verità, senza risarcimenti di alcun tipo». E poi la breve parentesi su don Mimì Sabia. Sul parroco di al-

lora della Trinità e sulle sue presunte responsabile di copertura nei confroti di Danilo Restivo - condannato per l’assasinio di Elisa ed attualmente detenuto in Inghilterra anche per l’omicidio di un’altra donna - per Ligorio è una certezza: «Se fosse realmente venuto a conoscenza che nel sottotetto della Trinità ci fosse stato un cadavere appartenente in questo caso ad Elisa, non sarebbe sopravvissuto neanche un minuto. Non avrebbe retto alla paura. Gli hanno addebitato accuse improprie». Nel dettaglio, il giornalista del “Corriere” riprende la circostanza di quando don Mimì bloccò la perquisizione della Polizia chiudendo il portone della Chiesa, ma Ligorio non ci sta: «Ma chi può avere un potere simile? E comunque si sappia che per cinque mesi, nel 2007, parte della Trinità è stata sotto sequestro, la polizia poteva entrare e fare ogni tipo di attività investigativa». Infine, il vescovo di Potenza torna sulla prima messa domenicale celebrata nella Trinità e sulle contestazioni ri-

cevute dai manifestanti dinnanzi alla chiesa: «Sono rimasto basito. Molta di quella gente non era di Potenza. Esponenti di Libera con un megafono, aizzavano la folla. Non è stato dignitoso per loro, in quanto cattolici. In quella contestazione fatico a vedere la disponibilità al dialogo, ma ancora una volta vedo solo rabbia. Perché tutti contro la Chiesa? Ci sono responsabilità anche di altri». In merito alla decisione di riaprire al culto la Trinità, Ligorio ricorda che «era un momento atteso da tanti fedeli. Ne ho parlato con il Papa concordando sul fatto di non svolgere riti festosi. Di questa decisione la famiglia Claps era al corrente. Ad un certo punto, però, tutto è stato ritrattato senza nemmeno che ne fossi informato». “TUTTI PER ELISA” L’intervista di Ligorio esce all’indomani della manifestazione organizzata per Elisa da parte degli studenti, che hanno sfilato sabato mattina per le strade di Potenza esibendo striscioni dedicati alla giovane uccisa. Ad assistere al corteo, che ha visto la partecipazione di circa 1500 ragazzi, anche la mamma di Elisa, Filomena Iemma, rimasta molto commossa dall’affetto dimostrato dai giovani. Il corteo, partito da piazza Zara, è arrivato fino alla Trinità, dove c’è stato un momento di raccoglimento e preghiera. Non è mancata una breve sosta nei pressi dell’abitazione di Elisa dove gli studenti hanno salutato la mamma, e successivamente nella centralissima piazza Prefettura, due momenti altamente simbolici. A.P.


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POTENZA Le condizioni dell’opera infrastrutturale “vanto della comunità” versano in uno stato di precarietà preoccupante in attesa dei lavori di restauro

Il Ponte Musmeci tra i calcinacci: pericolo per l’incolumità dei cittadini

__ Immagini del ponte Musmeci DI R OSAMARIA MOLLICA

POTENZA. Era l’otto giugno quando in una gremita sala conferenze del Polo Bibliotecario di Potenza, l’assessore all’Urbanistica Antonio Vigilante e il progettista spagnolo Hugo Corres Peirretti presentavano il progetto definitivo del restauro del Ponte Musmeci. Un restauro conservativo necessario ed imponente. È la prima volta, infatti, che si procede ad uno studio così minuzioso e particolareggiato del ponte “vanto dell’intera comunità”. Uno studio che ha richiesto svariati mesi di lavoro e di sopralluoghi e che l’ingegnere Hugo Corres Peiretti della Fhecor Ingenieros Consultores S.A. ha condotto con dovizia ed entusiasmo. A distanza di mesi da quella presentazione quale è la situazione? Il progetto esecutivo non è stato ancora realizzato e le

(foto Mattiacci)

condizioni del ponte continuano a peggiorare. Calcinacci che si staccano dalle pareti delle campate in cemento, ferri arrugginiti in bella vista in più punti e tondini di ferro che penzolano; il tutto accompagnato da perdite di acqua che danno ancor di più la sensazione di precarietà della struttura. La restaurazione del ponte è quanto mai urgente sia per una questione di sicurezza che per l’alto valore ingegneristico dell’opera. L’infrastruttura va ricordato collega il raccordo autostradale con le strade di accesso al centro storico ed è attraversato alla base dal Parco Fluviale del Basento, luogo preferito da sportivi e amanti della natura ed è considerata una vera e propria opera d’arte. La posizione migliore per poterne ammirare la bellezza, infatti, è proprio la base. È da lì che se ne percepisce la perfezione: onde di cemento che forma-

no una sola volta e quattro archi contigui una caratteristica che ha portato il ponte ad essere spesso location di esibizioni di artisti e sportivi. Attività oggi complicate a causa del nastro che delimita l’area alla base dell’opera creata da Sergio Musmeci e che recita: attenzione pericolo, vietato il traffico pedonale e veicolare. Un cartello apposto già da qualche tempo che rimarca la necessità di effettuare interventi nel più breve tempo possibile. La Fhecor Ingenieros Consultores ha effettuato lungo il ponte ben 44 carotature, 3 indagini endoscopiche e 460 milioni di punti per rilievo aerofotogrammatico e analisi laserscanner. Tracce di questo studio sono ancora lì, dopo mesi, come souvenir da far ammirare a turisti e cittadini. Al ponte Musmeci urge “una cura”, il tempo passa e la situazione non può che peggiorare.


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Provincia

lunedi 13 novembre 2023 www.lecronache.info

Sono 5 gli artisti selezionati che attraverso la fusione delle arti tradizionali e quelle digitali realizzeranno opere per valorizzare il patrimonio del Vulture

Ad Atella nasce la Residenza artistica ArtHouse “Borgo racconta”: l’arte a servizio del territorio

DI LIVIA GRAZIANO

omani alle ore 10,30 presso il Sunset digital social club di Atella, nel cuore del Parco del Vulture, la Residenza Artistica ArtHouse si presenta alla comunità con i dettagli dell’innovativo e multidisciplinare Hub per talenti, "Borgo Racconta". L’annunciato evento si presenta come un'autentica celebrazione dello urban storytelling: le "arti tradizionali" e le "arti digitali" in una straordinaria fusione culturale, presso i nuovi spazi culturali e digitali del Sunset. Fino al 29 novembre 2023, cin-

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que affermati talentuosi artisti svilupperanno i loro progetti che uniranno il passato e il futuro, creando un ponte tra tradizione ed innovazione. Tra le oltre duecento candidature ricevute, cinque artisti - selezionati sulla base della qualità dei loro progetti - hanno ottenuto l'opportunità di partecipare e che domani si presenteranno con le loro opere già realizzate e i loro progetti che svilupperanno nel Vulture. I partecipanti avranno l'opportunità unica di lavorare a stretto contatto con il team di BweB, azienda di produzioni cinematografiche promotrice e responsabile del progetto, e con

relatori del calibro di Dino Paradiso, attore cabarettista e storyteller; Elisa Laraia, artista e docente all'Accademia di Belle Arti di Napoli; Antonio Condelli, operation manager Metropolis – Cineteatro don Bosco; Armando Lostaglio, critico cinematografico e presidente del Cineclub "Vittorio De Sica" Cinit che accompagneranno i 5 artisti all’interno di Master Class che si svolgeranno durante tutta la durata della Residenza Artistica e che saranno aperti agli artisti del luogo che avranno l’opportunità di partecipare in qualità di uditori. Agli workshop si affiancherà

l’esplorazione del territorio con le visite ai luoghi simbolici dell'area del Vulture, fra cui il centro storico di Atella ed i Laghi di Monticchio. L’obiettivo è quello di progettare e realizzare nuove forme d’arte in grado di enfatizzare e preservare il ricco patrimonio culturale italiano dei piccoli Comuni, con un'attenzione speciale alle arti tradizionali e digitali. Le opere create durante la Residenza saranno presentate al pubblico in “luoghi non convenzionali“, identificati dagli artisti e che costituiranno una prima pietra per la creazione di un patrimonio condiviso.

Il consigliere Domenico Triunfo: «Non immaginiamo le motivazioni di questo diniego. Segnaleremo al Prefetto, alla Procura e alla Corte dei Conti»

Amiamo Abriola: «All’opposizione negata la possibilità di visionare i mezzi comunali messi all’asta»

l Comune di Abriola non consente al Capogruppo dell'opposizione di poter visionare dei mezzi comunali messi all'asta». Lo dichiara Domenico Triunfo, consigliere comunale insieme ai sostenitori del comitato Amiamo Abriola. «Dopo diverse richieste, proseguono i rap-

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presentanti del comitato, non ci viene data la possibilità di verificare lo stato di questi mezzi che l'Ente sta alienando. Francamente non ne immaginiamo le motivazioni. Cosa hanno da nascondere il Sindaco e gli altri amministratori? Se è tutto, come immaginiamo nelle regole, perché non far acce-

dere un rappresentante dei cittadini alla visione di tali mezzi?» «In questi mesi di amministrazione, prosegue Domenico Triunfo, sono tanti gli atti di ostruzionismo da parte dell'amministrazione di Abriola, tant'è che già in passato per ricevere dei documenti ci siamo dovuti rivolgere a sua eccellenza il Prefetto di Potenza». «Il sindaco Romano Triunfo - aggiungono i membri di Amiamo Abriola - cosa ha da nascondere? Noi esercitiamo il semplice diritto di oppositori nella ricerca del bene comune, al fine di dare una speranza a una comunità, quella Abriolana, che non si vuole rassegnare alla cattiva gestione di questa maggioranza». «Queste motivazioni, concludono i rappresentanti del comitato, ci spingono a segnalare la cosa alle autorità competenti: a sua eccellenza il Prefetto, alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti. Attraverso la loro intercessione ci auguriamo di poter svolgere appieno il nostro ruolo di minoranza, accedendo alla documentazione dell'attività amministrativa del Comune di Abriola».


Provincia

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Sulla morte di De Mare, intervengono i sindacati che denunciano la carenza di trasporti pubblici verso le aree industriali, che incide notevolmente sui rischi per la sicurezza

Incidente mortale sulla Val d’Agri, la vittima un 25enne che si stava recando al lavoro MISSANELLO. Un altro incidente stradale - l’ennesimo conclusosi in maniera tragica sulle strade della Basilicata -è avvenuto ieri mattina sulla statale 598 “Fondovalle dell'Agri” al km 73,000 nei pressi del bivio per Missanello, in provincia di Potenza. Per cause in fase d’accertamento, una Fiat Panda guidata da un giovane di 25 anni, originario di Sant’Arcangelo si è ribaltata sul manto stradale. Un impatto rivelatosi fatale per il conducente, Pietro De Mare, che è deceduto a seguito delle gravi ferite riportate. I sanitari del 118 arrivati tempestivamente sul luogo dell’incidente, non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso. L’episodio è avvenuto dopo le 6 del mattino, quando il giovane si stava recando al Centro Oli di Viggiano per prendere servizio. Sul posto sono intervenute anche le squadre dei Carabinieri e dei Vigili del Fuoco del distaccamento di Villa d’Agri che hanno immediatamente provveduto all’estrazione del conducente incastrato nell’automobile, utilizzando cesoie e divaricatori, e alla messa in sicurezza del veicolo al fine di prevenire il rischio di incendi. Il Comando di Potenza ha dispiegato sul luogo dell’incidente un’autopompa e un fuoristrada, impiegando complessivamente cinque unità. Intervenuto, in seguito,

__Alcuni momenti dell’intervento dei Vigili del Fuoco

anche il personale dell’Anas Spa - la società del Polo Infrastrutture del Gruppo FS Italiane - che ha provveduto a mettere in sicurezza la strada, chiudendola in entrambi i sensi di marcia. L’INTERVENTO DEI SINDACATI A poche ora dall’accaduto non si sono fatti di certo attendere i commenti dei sindacati «sull’ennesimo incidente mortale in itinere» che secondo il segretario generale della Cisl Basilicata Vincenzo Cavallo «deve richiamare tutte le istituzioni locali ad una presa di coscienza e di responsabilità affinché non accadano altri episodi dal tragico epilogo» come quello di ieri mattina. «In attesa di capire l’esatta dinamica e le circostanze dell’incidente», c’è un tema caro ai sindacati «che è quello della carenza dei trasporti al servizio delle aree industriali della regione, specie nei fine settimana, che costringe tanti lavoratori ad utiliz-

zare la propria auto per raggiungere il posto di lavoro». «Da tempo come Cisl - prosegue Cavallo sosteniamo la necessità di ridisegnare la mappa del trasporto pubblico regionale intensificando le linee al servizio dei pendolari e creando punti di interscambio per facilitare la mobilità dalle aree interne verso le aree industriali». Il segretario generale della Cisl Basilicata conclude poi, annunciando che «nei prossimi giorni solleciteremo una riflessione in tal senso con l’assessore regionale ai trasporti Dina Sileo e le amministrazioni provinciali». Altre parole di denuncia arrivano dal segretario generale della Uil Basilicata, Vincenzo Tortorelli che torna a evidenziare «la necessità di tenere sempre alta l’attenzione e di rilanciare la campagna “Zero morti sul lavoro” e le iniziative unitarie a Cgil e Cisl». Tant’è, il 15 novembre prossimo - ricorda il sindacalista - si riunirà il Co-

mitato di coordinamento delle attività di prevenzione e sicurezza in materia di salute e sicurezza sul Lavoro: «Sarà l’occasione per affrontare tutti gli aspetti che riguardano la sicurezza nei posti di lavoro, per mettere a punto un piano di azioni da mettere in campo in concertazione con Inail, Ispettorato al lavoro, Asp e Asm, sindacati ed associazioni imprenditoriali», dice Tortorelli. «”Morire di lavoro” – aggiunge – è diventata un’emergenza da affrontare con tutti gli strumenti disponibili. Purtroppo le nostre strade sono a rischio continuo, specie la Potenza-Melfi, la Fondovalle dell’Agri, la Basentana; allarma l’incremento di quelli in itinere o con mezzo di trasporto. Siamo fortemente preoccupati per la collocazione della nostra regione in “zona rossa” con un’incidenza superiore al 25% rispetto alla media nazionale», conclude il sindacalista. Anche per la Cgil Basilicata «il grave incidente stradale ripropone nel modo più drammatico l’inadeguatezza del sistema viario regionale e in particolare dei collegamenti con i maggiori siti produttivi». È quanto affermano il segretario generale della Cgil Basilicata Fernando Mega e del segretario generale di Potenza, Vincenzo Esposito: «Bisogna intervenire con urgenza per incrementare i livelli di sicurezza sulle strade lucane. Non è questo il primo episodio. A giugno scorso – ricordano - abbiamo pianto i due operai Stellantis morti in un incidente stradale sulla Bradanica mentre andavano a lavoro a San Nicola di Melfi. Nonostante i nostri

continui moniti e richiami sulla necessità di adottare misure urgenti per migliorare la sicurezza di tutta la viabilità che ruota intorno ai poli produttivi lucani, San Nicola di Melfi e i due Centro Oli di Viggiano e Corleto Perticara, su due strade molto pericolose, in ultimo anche per la presenza di cinghiali, chiediamo al Governo regionale un monitoraggio costante su queste arterie e di intraprendere le azioni necessarie a ristabilire sicurezza per i pendolari, anche studenti, che ogni giorno percorrono queste strade». Mega ed Esposito, altresì, auspicano che «all’incontro di martedì prossimo del Comitato regionale per la sicurezza, che si riunisce solo dopo le nostre pressanti richieste, si possa finalmente intraprendere un’azione collegiale volta a tutelare la vita e i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici». IL LUTTO DELLA COMUNITÀ Il Comune di Sant’Arcangelo - luogo di origine di De Mare - in segno di lutto, ha deciso di sospende tutte le iniziative previste nella giornata di ieri ed oggi per la commemorazione del ventesimo anniversario della strage di Nassiriya in cui morì anche il Tenente dei carabinieri Filippo Merlino, anche lui originario di Sant’Arcangelo. .Il Comandante della Legione Carabinieri “Basilicata”, Gen. B. Giancarlo Scafuri, anche a nome di tutti i militari dell’Arma lucana, in una nota ha espresso «cordoglio e vicinanza alla famiglia del giovane e all’intera comunità santarcangiolese per il grave lutto». A.P.


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FORUM REGIONALE DEL T TAR ARTUFO O BIANCO E NERO 19 - 20 - 21 NOVEMBRE 2023 Largo Pignatari - Potenza

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Matera e Provincia

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Il chiosco con servizi per viaggiatori e cittadini rientrava nel Contratto Cis per “Matera Capitale europea della cultura 2019”

Stazione bus via Sturzo, in ritardo di oltre 3 anni a fine mese la probabile consegna “CASA DEI SERVIZI DIGITALI”, SETTIMANA DI CHIUSURA

Ufficio postale Craco Lavori progetto Polis

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er il «piccolo volume edilizio» con servizi per viaggiatori e non nel piazzale di via Sturzo adibito a stazione degli autobus, c’è finalmente una data: la riconsegna dell’ immobile al Comune è stata fissata per il giorno del 23 novembre. Così Invitalia ha risposto alla sollecitazione del componente di “Ambiente e legalità”, Pio Abiusi. Il “chioschetto” verrà consegnato, ma chissà poi il Comune quando lo renderà disponibile per la popolazione. Almeno, stando ad Invitalia, verrà consegnato. Mezza “impresa” compiuta visti i tempi ormai totalmente sballati. Era il settembre 2017

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quando venne sottoscritto il Contratto istituzionale di sviluppo (Cis) “Matera Capitale Europea della Cultura 2019” per la completa realizzazione dell’intervento “Sistema viario Serra Rifusa-Villa Longo-Via Sturzo (Stazione bus)-Via san Pardo”. Come da descrizione del progetto, «nell’area adibita a stazione autobus saranno realizzati degli stalli per la sosta degli autobus e la realizzazione di un piccolo volume edilizio in cui allocare i servizi per i viaggiatori». Un primo rinvio, riportava di un termine coincidente con il 30 settembre del 2020, in ritardo di 1 anno dall’anno “Capitale”. A distanza di 3 anni da

quell’anno di ritardo, ancora nulla. Come ha scritto “Ambiente e legalità”, «il cosiddetto piccolo volume edilizio giace miseramente incartato ed Invitalia (in qualità di soggetto attuatore degli interventi del Cis, ndr) non ha provveduto a consegnarlo al Comune affinchè venga messo in esercizio». Adesso però, quantomeno sulla carta, consegna sottratta all’indeterminatezza del sine die. Dopo la conclusione della procedura di deposito del collaudo statico e la conseguente formalizzazione del certificato di regolare esecuzione, il 23 novembre la consegna al Comune. Si vedrà. A. CARPONI

Centro comunale di raccolta a Matera Nord: 93 giorni la durata lavori prevista

Ok a progetto esecutivo e gara ia libera al progetto esecutivo, con contestuale indizione della gara d’appalto, per l’allestimento del Centro di raccolta comunale (Ccr) dei rifiuti solidi urbani di Matera Nord. Ad annunciarlo l’assessore all’Igiene urbana Massimiliano Amenta, soddisfatto per aver realizzato «un obiettivo atteso da almeno sei anni, il progetto preliminare risaliva al 2017». Si conferma la localizzazione del sito per il secondo ecocentro a Nord della città nell’area lungo la strada provinciale MateraGravina, lato sinistro subito dopo la rotonda di collegamento del Paip 2 alla Provinciale Matera-Gravina. L’area aveva già questa destinazione d’uso, pertanto fu predisposto lì il progetto preliminare del nuovo sito. «È stato necessario del tempo - ha spiegato Amenta - per istruire tutto il percorso autorizzativo, poiché la superficie interessata dall’intervento ricade in area posta immediatamente al margine esterno del perimetro urbano, nella zona denominata “Verde di margine urbano a particolare sensibilitàpaesistico-ambientale” e disciplinata dalla “Variante relativa allo spazio extra e periurbano”. Quindi, prima di procedere alla

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__Amenta realizzazione del Ccr Matera Nord, è stato necessario provvedere alla variante urbanistica dell’area, chiedendo alla Regione Basilicata di esprimersi in merito all’assoggettabilità dell’intervento alla Valutazione ambientale strategica. Nel 2020 l’ufficio regionale Compatibilità ambientale ha espresso parere di non assoggettabilità alla Vas, dando il via al percorso di variante seguito dal parere positivo con qualche prescrizione da parte della Soprintendenza archeologica Belle arti. L’importo complessivo dell’investimento è di 552mila euro, finanziato dalla Regione. La durata dei lavori compresi nell’appalto è di 93 giorni, dalla data di consegna che avverrà all’esito di una procedura negoziata.

oste Italiane ha comunicato che l’ufficio postale di Craco, dal prossimo 15 novembre sarà interessato da interventi di manutenzione straordinaria per migliorare la qualità dei servizi e dell’accoglienza. La sede infatti è inserita nell’ambito di “Polis – Casa dei Servizi Digital”, il progetto di Poste Italiane per rendere semplice e veloce l’accesso ai servizi della Pubblica Amministrazione nei comuni con meno di 15mila abitanti con l’obiettivo difavorire la coesione economica, sociale e territoriale del nostro Paese e il superamento del digital divide. Durante il periodo dei lavori Poste Italiane garantirà ai cittadini di Craco la continuità di tutti i servizi attraverso uno sportello dedicato presso l’ufficio postale di Pisticci, in via Cavour, 34 aperto al pubblico dal lunedì al venerdì dalle 8 e 20 alle 13 e 35 e il sabato dalle 8 e 20 alle 12 e 35. Nella sede di Pisticci è a disposizione anche un Atm Postamat, attivo sette giorni su sette e in funzione 24 ore su 24 per i prelievi di denaro contante e per tutte le operazioni consentite. La riapertura dell’ufficio postale di Craco è prevista per il 23 novembre.


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Tutto Sport Dal tetto dell’impianto sportivo è entrata talmente tanta acqua da rendere il campo impraticabile. La palestra è interessata nelle ultime settimane dai lavori di rimozione dell’amianto

Piove nel Pala Pergola: partita University Basket-Parete rinviata

__ Momenti dell’attesa di iniziare la partita al Pala Pergola e i lavori di rimozione dell’amianto

L’

ottava giornata di Campionato di Serie C Unica di Basket ha riservato brutte sorprese ai potentini. La University Basket Potenza ieri avrebbe dovuto sfidare il Parete al Pala Pergola. “Avrebbe dovuto” perché causa impraticabilità di campo, la partita è stata rinviata. Nella struttura sportiva ieri “pioveva”. L’acquazzone che si è abbattuto sul capoluogo di regione infatti non ha risparmiato neppure il parquet della palestra sita in contrada Rossellino ed utilizzata dalle varie società potentine di sport indoor. Il match sarebbe dovuto iniziare alle 18 ma ciò non è stato possibile e dopo aver atteso una quindicina di minuti la squadra ospite ha lasciato il Pala Pergola. Emblematica della situazione in cui versava ieri pomeriggio la struttura è la foto dei panni lava pavimenti in mezzo al campo nella vana speranza che assorbissero l’acqua che colava dal tetto. Fortunatamente questo “disguido” non ha portato il roster potentino a “perdere a tavolino” la partita, certo è che non è stata una bella immagine da far vedere al di fuori. Il Pala Rossellino in queste settimane, va ricordato, è interessato dai lavori di rimozione della copertura di amianto dal tetto. Lavori eseguiti non chiudendo la struttura ma permettendo comunque alle società di allenarsi e disputare le partite.

Potenza non ha a disposizione molti impianti sportivi ecco perché diventa essenziale che quelli esistenti siano fruibili in totale sicurezza per non arrecare ulteriori disagi alle società che a rotazione li utilizzano. Nel frat-

tempo vedremo come l’Amministrazione intenderà intervenire per far si che la palestra sia praticabile “in qualsiasi condizione metereologica”. R.M.

Diretti a Potenza per assistere al match contro il Sorrento. L’episodio accaduto sulla statale jonica nei pressi dello svincolo di Metaponto

Tifosi del Taranto aggrediscono un pulmino di turiste

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n brutto episodio si è verificato intorno alle 16 di ieri sulla Statale Jonica, nei pressi dello svincolo per Metaponto. Un gruppo di supporter del Taranto, diretti a Potenza per assistere al match contro il Sorrento che si è disputata ieri pomeriggio alle 18, si è fermato bloccando il traffico e prendendo di mira un minivan con a bordo un gruppo di turiste straniere e l'autista che le accom-

pagnava. Lanci di sassi e bottiglie hanno causato la rottura dei cristalli del mezzo, ferendo tre delle donne a bordo che sono state portate dal 118, in stato di choc, all'ospedale di Matera. Gli aggressori si sono dileguati prima dell'arrivo della Polizia Stradale, proseguendo in direzione di Potenza. Sarebbero in corso accertamenti allo stadio Viviani per tentare di identificarli


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Tutto Sport

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SERIE C Questa sera ad assistere al match sarà presente il presidente Donato Curcio arrivato dagli States. Biglietti tutti sold out. Grande attenzione per Murano

Picerno - Potenza in arrivo un derby ad alta tensione DI ROCCO NIGRO

POTENZA. Per qualcuno legato al “campanile” PicernoPotenza non è un derby. Il capoluogo di regione fa il derby solo contro il Matera. Per altri invece, la sfida che da qualche anno sta interessando le due comunità contigue ha tutto il sapore di un derby dove, alla fine bisognerà dimostrare tutto il valore è soprattutto l’attaccamento ai propri colori e alla propria maglia. Picerno- Potenza si erano lasciate nel maggio dello scorso anno con la sfida per il passaggio ai play off. Alla fine Demetrio Steffè trovò una rete che gelò il “Curcio” e decise il passaggio dei rosso-blù contro i “satanelli” del Foggia. Poi sappiamo tutti come è andata a finire. Si ritrovano alla tredicesima di campionato nel primo match di andata. La posizione in classifica è pressochè la stessa. La leonessa vanta tre punti in più rispetto al leone detentore di una buona prestazione al “Viviani” contro il Catania. Forse in più i melandrini hanno quel “Samuray” che, in soli tre mesi dal passaggio dai rosso-blù ai “cugini” del Picerno ha trovato quella concentrazione e quel gioco consono alle sue caratteristiche. Tant’è che oggi, l’attaccante melandrino è il capocannoniere di tutta la C con 11 centri all’attivo ed è il vice di tutti i campionato professionistici, ad una distanza dal bomber dell’Inter Lautaro Marti-

nez. Occhio dunque ai due centrali del Potenza che si dovranno occupare di lui. Molto probabilmente sarà Monaco. Ma occhio a tutta la squadra melandrina che con l’arrivo nella passata stagione di Emilio Longo sulla panchina sembra aver trovato gioco, continuità di risultati, soprattutto esterni, e tutte le prospettive per rimanere nella zona alta della classifica. Di questo ne è consapevole il tecnico rosso-blù Franco Lerda il quale nella conferenza stampa pre-gara ha rilasciato la seguente dichiarazione: «Siamo reduci da una prestazione convincente e da un risultato positivo quindi il morale è quello giusto. Abbiamo lavorato con serenità, affronteremo una squadra di valore che sta facendo bene dallo scorso anno con lo stesso allenatore. Entrambe le squadre ci terranno a fare bella figu-

ra. Per noi non ci devono essere differenze tra giocare in casa e in trasferta. Stiamo crescendo anche sul piano atletico, in questi ultimi giorni abbiamo introdotto dei carichi ma sappiamo che dobbiamo arrivare brillanti alla partita». Questo sotto l’aspetto tecnico e tattico. Per parlare invece del colore che si respira intorno a questa gara c’è subito da registrare, anche in un clima ti forte polemiche, che i 700 biglietti messi a disposizione per la tifoseria potentina si sono polverizzati ancor prima dello start. Il resto come sempre lo faranno i restanti 1200 i quali non faranno mancare il loro supporto al cospetto del primo tifoso picernese: quel Donato Curcio che anche questa volta arriverà in aereo dagli Stati Uniti proprio per dimostrare la sua stretta vicinanza alla propria squadra ed a tutta la co-

munità di Picerno. Ma andiamo a vedere come le due compagini potranno schierarsi in campo. Mr.Longo schierà nel 4-2-3-1 Summa tra i pali, Pagliai, Garcia, Allegretto e Guerra in difesa. Gallo e De Cianci a centrocampo. Albadoro, De Cristoro ed Esposito dientro il bomber Murano. Il Potenza di Franco Lerda potrebbe schierarsi con Gasparini tra i pali, Armini, Sbraga e Monaco in difesa, esterni alti, Gyamfi e Hadziosmanovic, Candellori e Sapori a centrocampo con Di Grazia nel ruolo di trequartista dietro Caturano ed Asencio. Infine, a dirigire Picerno – Potenza sarà un fischietto “corallino”. Si tratta di Alberto Ruben Arena di Torre del Greco coadiuvato da Frank Loic Nana Tchato di Aprilia e Luca Landoni di Milano. IV Ufficiale Domenico Mirabella di Napoli.

LA REPLICA Le puntualizzazioni in merito alla rubrica #SaliScendi per aver formulato «un giudizio negativo» sul tesserato Figc Fortunato Varrà

Ironia della satira: quando per un interrogativo scrive l’avvocato

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l 21 ottobre scorso è apparso in prima pagina sull’edizione di Cronache, nell’ambito della rubrica #SaliScendi, un articolo di satira in merito al quale è arrivata una notifica di replica da parte dell’avvocato Guido Contestabile per l’avere formulato «un giudizio negativo» sul tesserato Figc Fortunato Varrà, da cui ha ricevuto il mandato. Gentile avvocato, come ben s’intuisce dal titolo di rubrica #SaliScendi c’è solo la satira a farla da padrona e per questo nessun intento né giudizio di valore vogliono sottendersi all’espressione da Lei richiamata che peraltro è corredata anche da un robusto segno interrogativo e come tale in nessun modo assertivo. Ecco qui la nota dell’avvocato Guido Contestabile, di seguito riportata nella versione integrale.

DI GUIDO CONTESTABILE *

Nel formulare un giudizio negativo - più che rispettabile, per carità – sul tesserato Figc Fortunato Varrà, si chiosava con l’espressione: «Tanto c'è dell'asse col Benevento di Vigorito da cui proviene o delle origini del Natino calabrese?». Si comprenderà benissimo che l’espressione, insolitamente infelice, evoca tristi connubi che lasciano spazio ad un sottile quanto diffamante discredito. Inopportuno, poiché si potrà criticare ad infinito il tesserato Varrà, ma non si potrà adoperare lo stesso metro per giudicarlo come uomo o per mettere in risalto negativo le sue “origini”. Sono certo che vorrà chiarire il Suo punto di vista e che troverà modo di giustificare il fraintendimento in tal senso. *AVVOCATO

#SALISC END I CANIO SANTARSIERO Ci voleva tutto l’aplomb matrimonialista del governatore Bardi per mettere d’accordo Egrib e Acquedotto Lucano, un tempo l’un contro l’altro armato per gestione amena del potere dell’acqua ed ora invece d’amore e d’accordo col duo manageriale Santarsiero-Andretta, artefice della bellissima e miracolosa svolta hi-tech dei contatori digitali da cui i cittadini finalmente otterranno un servizio idrico efficace e trasparente. NATINO VARRÀ Ne “varrà” ancora la pena tenerlo a Potenza? 5 allenatori in un anno farebbero tracollare perfino il povero Amleto sul bisogno d’una risposta ed invece è tutto un ghirigori di mistero, per di più con una rosa quasi appassita e la bassa ambizione da play out. Viene da chiedere al patron Macchia che pure ci mette i soldi cui prodest? Tanto c’è dell’asse col Benevento di Vigorito da cui proviene o delle origini del Natino calabrese?

__La rubrica nella prima pagina dell’edizione del 21 ottobre


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Periscopio

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LA RELAZIONE Il già sindaco di Potenza Fierro dalle manovre politico-economiche per la ricostruzione ai non esaltanti esiti

Ombre e luci sul terremoto dell’80 in Irpinia e Basilicata DI GAETANO FIERRO*

uando il 23 novembre del 1980 la terra tremò in Campania e in Basilicata, nessuno poteva immaginare la tragedia che si stava consumando in particolare nelle zone interne lucane e dell’Irpinia. Quasi tremila morti, rovine per decine di migliaia di miliardi di lire, un centinaio di paesi distrutti e circa un milione di senzatetto. Come sempre accade nella storia dell’umanità, a sopportare il peso devastante di una natura spesso nemica furono i ceti deboli, persone per le quali la vita era già fatta di duro lavoro per la sopravvivenza e che nello spazio di pochi minuti furono sollevate da tale fatica perdendo la vita. La cronaca di un’emergenza inizialmente non avvertita dal Governo nazionale in tutta la sua vastità è nel ricordo di tutti marchiata a fuoco con quel titolo della prima pagina del Mattino di Napoli, Fate Presto. Il Presidente Sandro Pertini si precipitò in quelle zone creando, perché non dirlo, anche qualche problema ai soccorritori ma testimoniando la vicinanza, sentita ed appassionata, di tutta la politica nazionale e dell’intero Paese al dolore della gente dell’Irpinia, della Basilicata e dell’intera Campania. Mentre la macchina dei soccorritori guidata in maniera impareggiabile dal Commissario Straordinario Giuseppe Zamberletti faceva per intero la sua parte, i partiti a livello nazionale si interrogavano sulla qualità delle risposte da dare a quelle popolazioni. Già c’era stato il terremoto del Friuli per il quale la collaborazione intelligente tra partiti locali e nazionali aveva dato ottimi risultati. Il problema, infatti, non erano solo le risorse da stanziare, quanto piuttosto

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quello di ottimizzarne l’utilizzo rilanciando quella cooperazione tra poteri democratici che aveva già dato i suoi frutti positivi in Friuli e in seguito nella Valtellina. Il terremoto lucano e dell’Irpinia, quattro volte più grande di quello del Friuli, poneva, però, alle classi dirigenti locali e nazionali qualche problema in più rispetto al terremoto del Friuli e di altre zone del Paese. Questa volta non si trattava solo di ricostruire paesi interamente distrutti dal sisma, ma di cogliere l’occasione storica per dare risposte alla questione meridionale in campo da molti decenni. Dalla Basilicata e dalle zone interne della Campania sul terreno dello sviluppo e da Napoli sul terreno della qualità della vita oltre che, naturalmente, su quello economico. Miseria antica e distruzione sismica, insomma, stavano diventando un intreccio perverso e un nodo scorsoio al collo di quelle popolazioni, che temevano di vedere del tutto disattese quelle speranze coltivate per decenni. Il dibattito politico si infiammò e, per merito essenzialmente della Democrazia Cristiana e del Pci, che governava a quel tempo la città di Napoli, fu messa in piedi la famosa legge 219 che conteneva azioni di tre tipi: la ricostruzione delle abitazioni distrutte con il recupero di un rapporto servizi-residenze equilibrato e moderno; gli incentivi finanziari e fiscali per il trasferimento di attività produttive nelle zone interne della Campania ed in Basilicata; un piano di 20 mila alloggi per la città di Napoli afflitta da un indice di affollamento tra i più alti del mondo (10 mila abitanti per Kmq). Questa triplice azione strutturale era sostenuta da poteri speciali attribuiti ai sindaci e ai presidenti delle giunte regionali e conteneva, sul terreno finanziario, una novità. La legge indicava alcuni obiettivi (ad esempio 20 mila alloggi) ma, non potendo quantificare in quel momento l’onere finanziario, e non avendo nel bilancio pubblico risorse sufficienti, affidava alle successive finanziarie il com-

pito di stanziare le risorse necessarie anche sulla base di quello che sarebbe stato l’accertamento definitivo dei costi. Fu così che le forze politiche di maggioranza e di opposizione si obbligarono a finanziare, negli anni successivi, con manovre creative, 1a più grande opera di infrastrutturazione nella Storia dell’Unità d’Italia, di alcune zone del Mezzogiorno. Quella triplice azione avviata nella primavera del 1981 finì, nel corso di un decennio, per far decollare altre iniziative non direttamente collegate al terremoto, ma che furono favorite dalle politiche ricostruttive e di sviluppo attivate in seguito al sisma del 1980. Ne cito alcune per tutte. Lo sviluppo dell’area metropolitana di Roma, Milano e Torino era avvenuto, dalla metà degli anni Sessanta in poi, con l’utilizzo delle somme accantonate con riserve tecniche dagli enti previdenziali (lnps, Inail, Enasarco, Enpam e via di questo passo). L’ammontare annuo complessivo di questi investimenti era tra i 4 e i 5 mila miliardi di vecchie lire. Una cifra enorme che aveva consentito l’espansione urbana delle maggiori città con un buon livello qualitativo. Quando nel 1988 la Commissione Bilancio preparò un emendamento che obbligava per 5 anni gli enti previdenziali a riservare alle zone della Campania e della Basilicata il 20% dei propri investimenti, le forze politiche furono pronte ad approvarlo. Mille miliardi circa di investimenti immobiliari in quelle due regioni significò molto per lo sviluppo economico e per la vivibilità di quelle popolazioni. Basti pensare che, dalla sera alla mattina, si avviò a Napoli la costruzione dell’attuale centro direzionale che da oltre 15 anni era fermo al palo per mancanza di risorse. Con una domanda pubblica certa, gli imprenditori fecero a gara per costruire ed organizzare, così, un’offerta appetibile. L’opera di infrastrutturazione della Basilicata avvenuta in quegli anni convinse la Fiat di Cesare Romiti a preparare gli inve-

stimenti nel polo automobilistico di Melfi. All’epoca l’On. Cirino Pomicino, che era ministro del Bilancio, stipulò con la Fiat un contratto di programma di ben 3 mila miliardi di lire per l’insediamento di Melfi, più un altro contratto di programma per l’indotto delle piccole e medie imprese. Anche in quell’occasione il consenso delle forze politiche e sociali fu altissimo. Due realizzazioni, il centro direzionale di Napoli e il polo Fiat di Melfi, che nulla avevano a che fare con il sisma del novembre del 1980, erano, comunque, figlie di quella cultura di governo sorta proprio in seguito al terribile terremoto e che aveva fatto propri gli obiettivi di sviluppo economico e di ammodernamento urbano di quelle regioni. Insomma due benefici effetti a distanza di quella saggia decisione assunta dalla Dc e dal Pci oltre che dalle altre forze politiche minori, all’indomani di quella immane catastrofe. Negli anni che seguirono ebbi modo di seguire da vicino, nella mia veste di sindaco della città di Potenza, l’intero processo messo in moto dalla legge 219/81 che, però, divenne operativa nel 1984. Negli anni precedenti alla sua entrata in vigore, il Governo nazionale operò con l’ordi-

nanza 80, al fine di agevolare il recupero delle abitazioni leggermente danneggiate. In quegli anni ho visto l’impegno fattivo e concreto delle classi dirigenti locali e dei dirigenti nazionali dei partiti eletti in quelle zone, che diedero vita ad una specie di partito trasversale del terremoto, ma ho visto anche crescere l’astio e la contrapposizione politica nei confronti dei risultati che si stavano ottenendo in tema di infrastrutturazione del territorio e di sviluppo industriale. Purtroppo, alla fine degli anni ‘80 il clima cambiò per questa campagna di odio sostenuta, ironia della sorte, dal giornale di Montanelli e da la Repubblica. Incertezze politiche e pressioni scandalistiche della stampa dettero vita a quella “Commissione Scalfaro”, che fu la culla dell’odio e del livore e che esplose poi con i fatti del ’92-’93 con l’Irpiniagate. Sotto la spinta di Oscar Luigi Scalfaro, diventato nel ’92 Presidente della Repubblica, la ricostruzione sismica fu processata e dopo 15 anni assolta, ma intanto i sacrifici fatti ed i buoni risultati ottenuti con la ricostruzione vennero vanificati dai giudizi sommari verso la classe politica meridionale, considerata disonesta e incapace.


Periscopio

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Naturalmente, come in ogni processo complesso, anche nella ricostruzione vi furono fatti positivi ed episodi negativi, in particolare con l’arrivo degli imprenditori del nord che utilizzarono gli incentivi industriali per, poi, rapidamente scomparire. Per quanto attiene, invece, la ricostruzione dell’edilizia abitativa va ricordato che si formò nella coscienza civile professionale una “nuova cultura dello sviluppo”: prima del novembre ’80, le iniziative da porre in essere nel campo di una qualsiasi ricostruzione non rientravano di certo nella cultura degli amministratori, dei tecnici, dei cittadini; nessuno aveva sentito parlare in termini appropriati dell’adeguamento antisismico con la stessa disinvoltura con cui, a distanza di tempo, si osa oggi trattare argomenti di natura tecnica legati al recupero del patrimonio abitativo. Alla luce di quelle esperienze vissute si consolidò una cultura urbanistica che concorse, con il proprio contributo, ad un processo di trasformazione soprattutto dei centri storici di molti comuni. Infatti furono riqualificati, in coerenza con il restauro conservativo, tutti gli elementi architettonici ivi preesistenti come i portali, le murature a faccia vista, le mensole dei balconi e dei vani finestra. Vale per tutti l’esempio della città di Potenza che, ancora oggi, ben rappresenta qualitativamente il lavoro fatto. Con l’intervento ordinario e straordinario dello Stato furono costruiti migliaia di abitazioni, edifici scolastici di ogni ordine e grado, strade e centri sociali, come pure impianti sportivi e centri sanitari. Un discorso a parte merita l’istituzione della Università degli Studi di Basilicata che rappresenta, senza enfasi e retorica, una conquista sociale di notevole spessore, agognata da decenni dalle generazioni lucane. Relativamente alle disfunzioni nel settore industriale va

sottolineato che la politica centrale non è stata all’altezza del compito, nel senso che da Roma vennero quattro o cinque imprese che si divisero la grande torta delle infrastrutture; sempre Roma, poi, deliberatamente escluse le imprese della Basilicata e dell’Irpinia, nonostante un’ordinanza dell’allora ministro Scotti avesse sancito che il cinquanta per cento degli appalti doveva essere destinato alle imprese locali. Le suddette imprese “romane”, ottenuta la concessione al mega-appalto, altro non fecero che cedere i lavori in sub-appalto, questa volta alle imprese di Basilicata e dell’Irpinia, con ribassi fino al 50 per cento. Un affare di proporzioni immense, peraltro “registrato” dalla Commissione Scalfaro. Ma i lucani, e lo ribadiamo con rabbia e dolore, non parteciparono affatto a quella mega-ripartizione. I lucani non hanno gestito nulla, tutto è stato calato dall’alto. Gli imprenditori hanno protestato, denunciato le degenerazioni dei subappalti ma nessuno li ha ascoltati. C’è stata sicuramente sproporzione tra i finanziamenti pubblici elargiti e i risultati pratici ottenuti in termini di occupazione e produzione, ma se sprechi e scelte discutibili ci sono stati, Roma, centro della politica, ne è stata consapevole, sempre. Gli atti posti in essere sono dipesi da una legislazione di 25 anni che li ha consentiti. Allora? Speranze tradite? Una ricostruzione che ha fatto più male che bene? Poco onesto affermarlo. Per meglio capire i meccanismi innescati, nonché le perversioni vere o presunte, è necessario fare una distinzione tra le risorse finanziarie destinate alla ricostruzione del patrimonio abitativo e quelle assegnate alla costruzione delle aree industriali. Nel presente, come in prospettiva storica, è importante che i due flussi finanziari vadano nettamente separati. Nel primo caso i finanziamenti sono arrivati

direttamente ai Comuni e agli Enti gestori del patrimonio edilizio pubblico e privato; nel secondo caso direttamente agli industriali, attraverso uffici e procedure gestite direttamente da Roma. Ma, nonostante le scriteriate assegnazioni finanziarie, le aree industriali sorsero e sono ancora lì. Per fortuna! Tra mille difficoltà, fra tante contraddizioni e qualche errore di valutazione, le aree terremotate hanno cambiato volto. I veri problemi dell’industrializzazione ricominciano oggi, soprattutto con le non decisioni del Governo attuale per ulteriori aiuti alle zone terremotate e alla loro rinascita. Le aree industriali della Basilicata, oggi, sono soltanto dei poli produttivi a metà, alquanto isolati. Mancano ancora strade, interne ed esterne, mancano alberghi, mancano servizi come sportelli bancari e postali, posti di polizia, mancano i trasporti. Questi sono stati e sono i veri problemi di crescita di una industria giovanissima: quello che serve - ripeto - è una attenzione maggiore della classe dirigente, possibilmente del Governo centrale, soprattutto per impedire un freno, uno stop ad una crescita economica e sociale che, qualunque cosa se ne dica, comunque c’è stata. Nel cratere ci sono industrie che rappresentano l’«Azienda-Italia»: qui hanno portato tecnologie, management, strategie ma, anche, poca occupazione; tutte, per funzionare sempre meglio, hanno bisogno di un habitat che non c’è. Se spesso la modernità passa attraverso la tragedia, in questo Paese, che sa vivere solo con la crisi, la Basilicata e l’Irpinia ne sono state un caso esemplare. Ci voleva un terremoto per farle rifiorire, nonostante le loro irrisolte contraddizioni. Sulla ricostruzione, come già precedentemente accennato, si è abbattuta l’ombra lunga degli scandali e degli sprechi. La Commissione d’Inchiesta

parlamentare sulle aree terremotate, presieduta dall’on. Scalfaro, è stata anche a Potenza e ha concluso i suoi lavori dopo 14 mesi di indagini ed approvato tre relazioni che furono successivamente portate in Parlamento. Il lavoro svolto dalla Commissione, comunque, non riuscì a farsi carico della diversità degli interventi previsti da una legge complessa e articolata. La Commissione non fornì tutti gli elementi richiesti, anzi alimentò il sospetto dell’utilizzo improprio delle risorse finanziarie. Tuttavia è verosimile affermare che in quel periodo la ricostruzione procedeva in maniera diversa da Comune a Comune; in moltissimi Comuni essa era in fase avanzata, mentre in altri si registravano ritardi dovuti a difficoltà di carattere urbanistico o a conflittualità fra condomini o a ritardi nell’elaborazione degli strumenti urbanistici. Furono stanziati 52 mila miliardi di lire, di cui circa due quinti vennero utilizzati per realizzare i ventimila alloggi di Napoli (dando sollievo ad una penuria abitativa universalmente riconosciuta) e tre quinti per la ricostruzione abitativa nell’intera area della Campania e della Basilicata. Poiché era supposizione comune che l’Irpinia avrebbe ottenuto 64.000 miliardi di lire, l’inchiesta ebbe modo di chiarire ciò: la provincia di Avellino, infatti, ebbe solo 6.549 miliardi. Per gli insediamenti produttivi nelle aree di Avellino, Salerno e Potenza furono stanziati ottomila miliardi di lire. Tutto questo, fortunatamente, è storia passata anche se ha lasciato tante ombre sulla credibilità di una classe dirigente messa alla gogna e strumentalizzata dai giochi nazionali, fatti sulla pelle dei cittadini meridionali. Ma tornando alle cose più propositive che hanno ispirato questa mia riflessione, va detto che: «la legge 219 del 1981, quella concepita per far tornare alla normalità le zone terremotate, era

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una buona legge. La sua filosofia prevedeva la riparazione del danno e un limitato intervento finalizzato allo sviluppo produttivo. Il tutto da attuarsi entro tempi certi». Ma la 219 fu stravolta, come già detto, da oltre cinquanta leggi e decreti successivi. E così al posto della ricostruzione di ciò che era andato distrutto si diede il via libera, in molti casi, alla costruzione esagerata, fonte di umane distrazioni. Tuttavia, nel tracciare un quadro conclusivo relativo alla raffigurazione dei fatti e delle azioni conseguenti alla calamità, è giusto affermare che l’inchiesta, così come è presentata dai documenti conclusivi, appariva allora indispensabile. Lo scopo della ricostruzione di eventi tanto controversi, specialmente per il fatto che hanno comportato l’utilizzazione di ingentissimi finanziamenti pubblici, era, ad un tempo, la base epistemologica per l’individuazione delle responsabilità pregresse ed il punto di partenza per aprire in futuro un capitolo nuovo: il solo modo perché da una esperienza negativa potessero nascere regole nuove e più sicure nel governo della spesa pubblica, secondo criteri di trasparenza, collegialità, imparzialità ed efficacia. In conclusione, mi viene da aggiungere che una delle ragioni di forza di una democrazia avanzata è la sua capacità di autocorrezione dei propri errori. A questo deve provvedere sempre e senza indugi il Parlamento, al cui operato guardiamo con fiducia, alfine di scongiurare il pericolo che, in futuro, possa ripetersi quanto la Commissione Scalfaro ha così “realisticamente” squadernato davanti ai nostri occhi di spettatori o protagonisti di quegli eventi, sui quali, comunque, non abbiamo mai calato il velo ipocrita di una prona assuefazione, quanto, semmai, esercitato una nostra responsabile criticità. *GIÀ SINDACO DI POTENZA


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