La coccinella - anno 1 n° 3

Page 1

Orti in città L’altra faccia dell’agricoltura

Dossier

Contro il degrado urbano Le esperienze della Legambiente Basilicata


Sommario Anno I - n. 3 Maggio-Giugno 2013

3 19

Dossier Orti urbani Quella buona pratica che fa cultura

16

22

Cultura Raccolta differenziata: il riscatto della collettività

26 31

Zaino in spalla Campomaggiore Vecchio

L’Accento Per un’Italia libera da OGM

23 25

Notizie in Circolo Energia sconosciuta

Vivere Cea L’ambiente di casa

Il Cigno risponde La posta

Gae Occhio alle etichette

29

Ecochic Strumenti recuperati

Piantala Le rose

DIRETTORE RESPONSABILE: Anna Martino (amartino@legambientebasilicata.it) GRAFICA E IMPAGINAZIONE: Lena Pepe (lpepe@legambientebasilicata.it) REDAZIONE: (redazione@legambientebasilicata.it) Marco De Biasi (presidente@legambientebasilicata.it) Valeria Tempone (v.tempone@legambientebasilicata.it) HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO: Rossella Muroni, Daniela Sciarra, Giuseppina Gamma, Leonardo Laurita, Michele Catalano, Michela Calocero, Daniela Rosa EDITORE: Legambiente Basilicata Onlus PRESIDENTE: Marco De Biasi SEDE LEGALE E REDAZIONE: Viale Firenze 60C - 85100 Potenza Tel. 0971441541 Fax 097146699 - stampa@legambientebasilicata.it Spedizione in abbonamento postale : D. L. 353/2003 (Conv. In L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1, DCB Potenza Stampa: Tipografia Sagittario Franchi Paolo snc di Fanchi Giuseppe & C. Via Malignani, 7 Bibione (Ve) Cap 30020 Stampato in carta Shiro riciclata Testata reg. al Tribunale di Potenza al n. 475/2012 in data 20/06/2012 Abbonamento 11 numeri 12 euro. Pagamento su ccp 7862556 Legambiente Potenza. Altre modalità sul sito www.legambientebasilicata.it.

intestato a

L’iscrizione ad un circolo lucano della Legambiente comprende l’abbonamento annuale. Garanzia di riservatezza per gli abbonati. L’Editore garantisce la massima riservatezza nel trattamento dei dati forniti dagli abbonati. Ai sensi degli articoli 7, 8, 9 del Dlgs 196/2003 gli interessati possono in ogni momento esercitare i loro diritti rivolgendosi a: Legambiente Basilicata Onlus, Viale Firenze 60C, 85100 Potenza, tel. 0971441541, fax 097146699, abbonamenti@legambientebasilicata.it. Il responsabile del trattamento dei dati stessi ad uso redazionale è il direttore responsabile.

2 La coccinella / maggio - giugno 2013

Orti rivoluzionari di Rossella Muroni

La campagna 100 Strade per giocare a Potenza

21

L’editoriale

Direttrice generale Legambiente onlus

R

idisegnare l’immagine delle citt{ attraverso gli orti urbani, non solo per restituire il verde ai centri urbani, ma anche per produrre cibi sani e di qualit{. È la sfida che Legambiente lancia con il lavoro di decine di circoli in tutt’Italia. Una sfida ambientale ma anche e soprattutto una sfida dedicata alla coesione sociale, alle relazioni, agli spazi urbani ritrovati, alla bellezza dell’impegno civile. L’obiettivo delle iniziative e dei progetti di Legambiente legati ai temi dell’agricoltura sociale è quello di coinvolgere cittadini, studenti e amministrazioni nella diffusione dell’orticultura urbana dedicandosi ad un orto e alla rinaturalizzazione degli spazi verdi abbandonati. E la sfida per delle citt{ più “green” è stata raccolta da molti centri piccoli e grandi della Penisola con l’idea di rilanciare il valore ambientale, sociale e culturale degli orti, spazi verdi dove i cittadini, attraverso l’uso di metodi di produzioni sostenibili, possono coltivare ortaggi e ortofrutta. La coltivazione amatoriale dell’orto favorisce la coesione sociale e lo scambio di conoscenze e saperi, costituisce una valida risposta al desiderio di “sapere cosa si mangia”, è un’opportunit{ per investire positivamente il proprio tempo libero ed è una risposta all’eccessiva cementificazione. Alcuni dei più importanti benefici derivanti dall’agricoltura urbana sono che il movimento è molto diversificato, i saperi sulle produzioni alimentari sono fortemente diffusi alla base e sono intrecciati con i temi della giustizia sociale. Le fattorie e le diverse propriet{ comunitarie sono spesso spazi sociali che forniscono alimenti a basso costo o addirittura gratuiti. Di certo, tutti dovrebbero poter accedere ai cibi freschi, tutti dovrebbero sapere da dove proviene il cibo che consumano, chi li coltiva e quale valore etico e sociale tutto ciò rappresenta. Da anni Legambiente promuove progetti di agricoltura urbana come dimostrano le migliaia di orti realizzati dai nostri circoli lungo tutto lo Stivale: perché prendersi cura di un orto è un modo per produrre e diffondere bellezza, quel tratto distintivo del nostro Paese, troppo spesso poco valorizzato, e che Legambiente ha invece messo al centro di sua proposta di legge. Continua a pag. 28...


Dossier

Orti urbani Quella buona pratica che fa “cultura” Sul terreno o sul balcone. Sempre più cittadini si dedicano quotidianamente alla realizzazione di orti urbani.

settentrionale cominciano a dettare delle regole affinché ci sia una pacifica convivenza tra i coltivatori urbani e la citt{. Arriviamo così a oggi dove l’orto urbano ha tutt’altro significato. È contatto con la natura, cibo sano, locale e solidale. E’ stru-

Molte citt{ del mondo grazie all’agricoltura urba-

mento di aggregazione, dal momento che sempre

na stanno ridisegnando i propri spazi verdi e an-

più spesso è curato da gruppi di cittadini, amici o

che l’Italia non è da meno. Gli orti urbani sono

perfetti sconosciuti, che si organizzano il lavoro e

ormai una realt{ nazionale: nella Penisola sono

si dividono i compiti. Una piccola rivoluzione di

ben 2,7 milioni gli italiani che si dilettano a colti-

cittadini che si oppongono a stili di vita non soste-

vare un orto (fonte Osservatorio Nomisma). Dati

nibili. L’orto urbano, sempre più lontano dalla

che indicano la voglia di un nuovo modo di pro-

visione classica dell’orto curato con sudore e con

gettare, organizzare e vivere il verde nelle citt{. Se

la zappa, è anima che nasce e produce non solo

guardiamo a ritroso nel tempo gli orti urbani non

frutti ma rispetto per il cibo, riscoperta di antiche

sono certo una novit{. Da sempre sono presenti

tradizioni e abilit{, “coltura” e “cultura” del consu-

appezzamenti di terreno in aree metropolitane

mo critico. Legambiente gi{ da alcuni anni ha

nati per dare un piccolo sostegno agli abitanti

intercettato le potenzialit{ dell’agricoltura sociale.

della citt{. Veri e propri orti urbani nascono negli

Iniziative di successo sono state sperimentate a

anni ‘40, durante la guerra, quando ogni spazio

Pontecagnano (Sa), Eboli (Sa) e Succivo (Ce), dove

utile viene coltivato soprattutto al servizio delle

in dieci anni sono stati attivati oltre 100 orti che

famiglie più bisognose, diventando così simbolo di

hanno permesso di riconvertire alla coltivazione

uno status sociale inferiore. Finita la guerra vanno

bio di frutta e verdura aree prima dismesse o ab-

via via scomparendo, relegate alle zone più perife-

bandonate. La Legambiente Basilicata si inserisce

riche della citt{. Nonostante la piena espansione

in questo quadro di promozione delle buone prati-

di questi quartieri, negli anni ‘70, gli orti sopravvi-

che grazie ai progetti messi in campo dal Circolo

vono anche grazie alle amministrazioni comunali

Legambiente di Potenza, dal Ceas Melidoro Polli-

che permettono ai cittadini che ne hanno voglia di

no e quello in collaborazione con l’Ente Parco

continuare a prendersi cura di questi appezza-

nazionale del Pollino e che hanno visto il coinvol-

menti. Così negli ‘80 e ‘90 molti comuni dell’Italia

gimento di cittadini, scuole, soggetti svantaggiati. La coccinella / maggio - giugno 2013

3


Dossier comunitaria ha permesso all’agricoltura di svolgere da tempi remoti una funzione sociale. Nel mondo contadino, qualunque persona, indipendentemente dalla propria condizione fisica o psichica, trovava sempre una mansione da svolgere, costituendo una comunit{ nella quale venivano identificati i valori di reciprocit{, gratuit{ e mutuo aiuto. Se a queste considerazioni si aggiungono gli ultimi dati Istat sulla povert{, che vede la Basilicata fanalino di coda rispetto ad altre regioni, “OrtInCitt{” diventa così anche un’azione concreta di supporto al reddito attraverso l'autoconsumo. L'impegno, il lavoro, la collaborazione e lo stare insieme, invece, sono gli strumenti con cui favorire il reinserimento sociale degli anziani ai quali, come destinatari e protagonisti del progetto stesso, è stato attribuito un ruolo di primo piano nella gestione e valorizzazione della "cosa pubblica". Dall'orto sociale all’orto didattico. Se gli anziani hanno trasferito i loro saperi e la loro cultura attraverso la preparazione e la coltivazione degli orti destinati alle scuole, le scuole hanno potuto avvalersi, senza spese, di una “palestra” di crescita, di studio e di formazione.

Contro la forte urbanizzazione il recupero di antiche vocazioni Il progetto del Circolo di Potenza

L

a Basilicata è tradizionalmente una regione a vocazione agricola. Storicamente l’agricoltura è stata l’unico mezzo di sussistenza delle famiglie e ha pertanto lasciato tracce indelebili non solo sul paesaggio e sull’ambiente ma anche e soprattutto nell’identit{ e nella cultura dei lucani: una cultura "contadina" da sempre connotata da caratteri di accoglienza e di inclusione sociale. Sulla base di questi presupposti è nato “OrtInCitt{”, il progetto promosso dal Circolo Legambiente di Potenza che ha avuto come obiettivo principale quello di recuperare il valore sociale dell'agricoltura offrendo al welfare lucano l'occasione di operare un cambiamento importante, principalmente da un punto di vista sociale. Tre le azioni del proget-

to: destinazione di alcuni spazi pubblici alla coltivazione, promozione dell’attivit{ orticulturale nell’area urbana di Potenza valorizzandone i connotati sociali, culturali, economici e ambientali, mitigazione degli effetti dell’impatto ambientale prodotto dalle edificazioni e dalle attivit{ dell’uomo. L’orto dunque diventa in questo senso cambiamento degli stili di vita, lotta alla crisi e riscoperta del valore sociale dell'agricoltura. L’agricoltura sociale affonda le sue radici proprio nei valori di solidariet{ e di mutuo aiuto che da sempre caratterizzano il mondo rurale. Il particolare intreccio che si determina tra la dimensione produttiva, quella relazionale con le piante e con gli animali e quella familiare e

Scarso verde, popolazione anziana e povera I dati di partenza

N

ella citt{ di Potenza il verde è solo il colore della speranza. Dal Rapporto di Legambiente “Ecosistema Urbano 2012” emerge una citt{ che certo non brilla per numero e qualit{ delle aree verdi. I principali indicatori di cui il rapporto tiene conto, infatti, la collocano in posizioni medio basse rispetto alle medie nazionali. La realt{ che viene consegnata è il frutto di una foto-

4 La coccinella / maggio - giugno 2013


Dossier grafia che guarda a due fattori principali: il verde pubblico pro capite, che esprime la disponibilit{ di verde pubblico per abitante e che posiziona Potenza al 61esimo posto (su 102 citt{) con 7,17 metri quadrati per abitante – e le aree verdi totali, che prende in considerazione l’estensione della superficie delle diverse tipologie di aree verdi sul territorio (parchi urbani, verde attrezzato) con l’intera superficie comunale. Naturalmente il dato fa riferimento solo ed esclusivamente alle aree di propriet{ pubblica. Potenza è 94esima (su 102 citt{) con 71 metri quadrati per ogni ettaro di superficie comunale. Il dato più preoccupante è il parametro sul verde pubblico, in quanto riflette il basso grado di accessibilit{ e di fruibilit{ del verde, la sua quasi inesistente funzione sociale e ricreativa. Scarsa fruibilit{ vuol dire degrado, difficolt{ di accesso e di utilizzo e una propensione della aree a non rispondere alle esigenze concrete dei cittadini. Altro dato importante è quello demografico. Potenza ha una popolazione di 68.297 abitanti (dato al 31 dicembre 2010) di cui il 20,5 per cento over 65. La citt{ e la regione Basilicata tutta non si pongono al di fuori di una tendenza tipica della societ{ italiana e occidentale che è quella dell’invecchiamento medio della popolazione. Tendenza che naturalmente pone però il problema dell’attivazione di politiche sociali e di assistenza che vanno ad interessare una sempre più larga fascia della popolazione che, tra l’altro, non se la passa così tanto bene dal punto di vista del reddito annuo. Se guardiamo all’importo medio del reddito da pensione, infatti, i dati Inps sono chiari: 699 euro di pensione media per la popolazione della Basilicata a fronte dei 955 dell' Italia. Altrettanto significativi sono i numeri che emergono dal report

Ogni

dell'Istat "La povert{ in Italia" per l’anno 2010. L'incidenza della povert{ relativa per l'Italia è dell'11 per cento, per il Mezzogiorno del 23 per cento mentre la Basilicata raggiunge il 28,3, classificandosi come la regione più povera. Guardando l'incidenza della povert{ relativa per et{ (fascia 65 e oltre), infine, si passa dal 12.2 per cento dell'Italia al 24,4 per cento del Mezzogiorno.

abitante

a Potenza

usufruisce di 7 mq

di verde urbano

Potenza, (foto di Daniela Rosa) La coccinella / maggio - giugno 2013

5


Dossier

Al Parco Banden Powell i cittadini si rimbocca

C

irca 160 piantine in tutto tra pomodori, cetrioli, zucchine, peperoni, melanzane, basilico e insalata. Un impianto di irrigazione a goccia e il lavoro di una ventina di cittadini insieme a volontari della Legambiente e della Cooperativa Venere. È il primo orto urbano della citt{ di Potenza, nel Parco Baden Powell. E’ con la sua piantumazione, a giugno dello scorso anno, che è entrato nel vivo “Orti in città”, che ha visto la collaborazione del Comune di Potenza e il sostegno della Regione Basilicata attraverso il Fondo per l’attuazione della Legge Quadro sul Volontariato – “Bando Progetti Innovativi 2010”. Come prima area per la piantumazione dell’orto è stata scelta quella interna al Parco Baden Powell in quanto in passato gi{ adibita alla coltivazione grazie al lavoro della

6 La coccinella / maggio - giugno 2013

scuola primaria di secondo grado “U. Mercurio” e negli ultimi tempi trascurata. Da qui l’idea di recuperarla e riportarla a nuova vita grazie a un progetto che coinvolge i cittadini in prima persona. A farsi carico della cura dell’orto i partecipanti al corso “Coltiviamo la citt{”, promosso dal Circolo Legambiente di Potenza e dall’Alsia Pantano di Pignola e parte integrante del progetto. Guidati dai docenti del corso gli aspiranti contadini hanno messo in pratica le tecniche di coltivazione apprese e si sono assunti l’impegno di continuare il lavoro svolto insieme ai volontari della Legambiente e della Cooperativa Venere che ha in gestione il Parco, di propriet{ della Provincia di Potenza. La piantumazione del primo orto urbano è stata prece-

duta da una serie di attivit{ atte a sensibilizzare i cittadini sulla tematica della cura e della presa in carico degli spazi verdi pubblici destinati alla coltivazione. Dalla realizzazione dell’orto didattico in un’area interna alla scuola primaria Don Lorenzo Milani coinvolgendo le classi inserite in un programma di educazione ambientale a cura dell’associazione – a “Coltiviamo la citt{”, il cui successo in termini di domanda ha fatto sì che il corso fosse istituzionalizzato tramite una delibera di Giunta che lo pone come requisito imprescindibile per l’assegnazione degli orti. Congiuntamente i tecnici della Legambiente e del Comune di Potenza hanno proceduto all’individuazione delle aree da destinare alla coltivazione. Dalla fase di censimento, sono state indicate –


Dossier

Un corso per imparare “sul campo”

Q

uattro lezioni teoriche e due pratiche a cura di produttori biologi, agronomi, agrotecnici dell’Alsia Pan-

tano di Pignola e di docenti dell'Universit{ della Basilicata per acquisire conoscenze sulla coltivazione degli orti ed essere portatori di una nuova cultura della cura degli spazi verdi in citt{. I cittadini che si sono occupati dell’orto urbano al parco Baden Powell prima di essere armati di zappa, rastrelli e quanto necessario, sono stati opportunamente formati grazie al corso di formazione “Coltiviamo la citt{”, diretto proprio a quanti in seguito si sarebbero impegnati a dar vita all’orto del Parco. I cittadini sono stati così lo snodo principale attraverso cui hanno preso forma le strategie fondanti del progetto: la cura degli spazi verdi urbani attraverso il giardinaggio e l’attivit{ orticolturale, la possibilit{ di fornire strumenti didattici alternativi per l’insegnamento delle scienze e la sensibilizzazione delle giovani generazioni al rispetto dell’ambiente e della natura, la diffusione della cultura del consumo critico e consapevole. “Orti in citt{” rientra, infatti, nella logica del Grup-

ano le maniche grazie alla collaborazione attiva dei Comitati di quartiere - 15 aree idonee nei rioni di Poggio tre galli, Betlemme, Macchia Romana, Rione Lucania e Cocuzzo. Si tratta sia di terreni gi{ coltivati, ma da regolamentare, che di terreni “vergini”. Le zone sono state prima localizzate attraverso l’uso di un Gps e rappresentate attraverso mappe areofotogrammetriche, poi si è proceduto a una scheda di valutazione di fattibilit{ tenendo conto di alcune caratteristiche fondamentali quali pendenza, esposizione e presenza di un punto acqua con particolare attenzione ai riferimenti catastali. Un censimento utile ai fini della conoscenza del territorio della citt{ ma che non ha avuto ulteriori sviluppi in quanto si sta valutando con l’amministrazione la possibilit{ di individuare una zona unica da adibire a orto sociale.

po di acquisto ecologico, legato alla stagionalit{ dei prodotti presenti sul territorio. Il corso ha visto il coinvolgimento di molti hobbisti che, come sottolinea Michele Catalano, responsabile dell’Alsia Pantano di Pignola, è una parte cospicua e importante dell’agricoltura italiana. Il corso ha avuto quindi anche il merito di far incontrare questi due mondi, quello più tecnico e professionale che gira attorno all’agricoltura e quello di chi ci si dedica da autodidatta, con altrettanta passione e dedizione.

La coccinella / maggio - giugno 2013

7


Dossier

Se il seme della sostenibilità viene piantato nelle scuole

S

alvia, timo, rosmarino, lavanda, santoreggia e lattuga. Sono solo alcune delle piantine che costituiscono l’orto didattico della scuola primaria Don Lorenzo Milani, a Rione Cocuzzo. Ad aprile dello scorso anno gli alunni della classi III A e III B (si tratta delle classi cha da novembre 2011 seguono un percorso di educazione ambientale svolto dagli educatori del circolo Legambiente

8 La coccinella / maggio - giugno 2013

di Potenza, partecipando alle campagne “La Festa dell’albero” e “Nontiscordardime”) insieme ai volontari di Legambiente Basilicata hanno messo a dimora circa 70 piantine. Da quel momento in poi, insieme agli insegnanti e al Comitato di quartiere hanno continuato a prendersene cura, dedicandosi alla coltivazione e alla pulizia dell’area. L’orto didattico ha una doppia valenza: da un lato fornire un approccio diverso e sperimentale all’insegnamento delle scienze, dall’altro essere luogo di scambio interculturale tra generazioni diverse, attraverso la riscoperta di antiche colture e metodi di produzione di un tempo. Un’esperienza all'avanguardia, dove per i ragazzi "teoria e pratica", cioè pensare, ragionare ma anche progettare e fare insieme si fondono.


Dossier

L’insegnamento della cura: l’esperienza del “Don Lorenzo Milani” di Giuseppina Gamma maestra di scienze all’Istituto comprensivo “Don Lorenzo Milani”

L

’orto didattico “L. Milani” ha compiuto un anno e sono tante le esperienze che ci ha permesso di vivere. L’idea dell’orto didattico è nata all’interno del progetto “Orti in città’ ". Tutto è cominciato con la messa a dimora di alcune piante aromatiche nello spazio verde presente nella nostra scuola. L’entusiasmo dei bambini ci ha spinto a cominciare delle attività parallele. Abbiamo iniziato con il seminare in classe girasoli, fagioli e zucchine che, diventate piantine, sono state trapiantate nel nostro orto. Accanto a queste piantine abbiamo messo a dimora pomodori e peperoni che i bambini hanno acquistato con i loro genitori. Per coinvolgere maggiormente gli alunni abbiamo scelto un ortaggio molto amato dai bambini, la patata, e lo abbiamo piantato raccogliendone i frutti appena tornati a scuola dopo le vacanze estive. Durante tutta l’estate bambini, genitori e insegnanti si sono presi cura delle piante aromatiche e degli ortaggi presenti nell’orto per non farli morire. L’orto didattico è per i bambini e per noi insegnanti uno spazio dove è possibile applicare insieme didattica, manualità e creatività. Sperimentare direttamente sul campo la nascita e la crescita di alcune piante, arrivando anche a gustarle è molto più che una lezione di scienze.

I bambini colgono l’interdipendenza che c’è tra l’uomo e la natura, la circolarità delle relazioni di un ecosistema e si comincia a formare una vera e propria coscienza ecologica. L’orto didattico ha un’alta valenza pedagogica e abbraccia numerosi ambiti disciplinari. Attraverso le attività di semina e di cura, gli alunni apprendono i principi dell’educazione ambientale e alimentare in un contesto che favorisce il loro benessere fisico e psicologico. L’orto non è solo la produzione di ortaggi ma è anche un’occasione per contribuire a prendersi cura delle aree verdi che ci circondano e che ci appartengono. La cura dell’orto, anche durante i mesi estivi, ha creato momenti di aggregazione che hanno favorito la costruzione di relazioni significative tra scuola, famiglie e territorio. Le attività legate all’orto hanno permesso di cooperare per un bene comune, di migliorare la propria capacità di osservazione e di imparare a progettare. Il nostro orto ha ancora tanta strada da percorrere per diventare un vero laboratorio a cielo aperto, ma siamo fiduciosi e pieni di entusiasmo. I bambini stanno vivendo una esperienza bella e appagante che ha aumentato la loro autostima e li ha resi più sicuri. La coccinella / maggio - giugno 2013

9


Dossier

Il ritorno alla terra Rafforzare il senso di appartenenza Il Parco nazionale del Pollino si presenta ai cittadini di domani

M

igliorare il rapporto e la percezione che i cittadini hanno del Parco Nazionale del Pollino partendo dalle nuove generazioni. È questo lo scopo del progetto “La scuola incontra il Parco”, promosso da Legambiente onlus in collaborazione con l’Ente Parco. Cominciato a novembre del 2012 nelle scuole elementari e medie dei comuni all’interno del Parco che hanno aderito (6 su 24, e sono Senise, Francavilla, Chiaro-

10 La coccinella / maggio - giugno 2013

monte, Valsinni, Rotonda e San Giorgio Lucano), è durato fino a giugno dello stesso anno. Cuore del progetto e strumento principale per il raggiungimento di tale obiettivo è stata proprio la creazione di 6 mini orti botanici nei giardini delle scuole o nei loro pressi per l’osservazione dello sviluppo delle varie fenofasi delle specie piantumate, tra nuovi alberi e specie autoctone, di cui in seguito sono state osservate e registrate l’inizio delle fioriture, lo sviluppo delle foglie

e la maturazione dei frutti. I ragazzi, preparati all’iniziativa da una serie di incontri teorici tenuti dagli educatori di Legambiente Basilicata, sono stati direttamente coinvolti nella lavorazione della terra e nella piantumazione. Armati di zappe, rastrelli, forconi, vanghe e innaffiatoi si sono divertiti a divellere, scavare, a toccare con mano la terra e i suoi prodotti, a odorarne i profumi. Semplici appezzamenti di terre-


Dossier no, concessi dalle amministrazioni comunali, si sono trasformati in orti in cui dimorano salvia, timo, origano, rosmarino, erba cipollina e menta. Prodotti scelti in quanto legati alle nostre tradizioni, immancabili aromi delle più antiche ricette lucane. Le piantine sono state offerte dall'Azienda agricola Ravera Bio. Preziosa la collaborazione dell’Alsia (Agenzia lucana di sviluppo e di innovazione in agricoltura). La divulgatrice agricola Marcella Illiano ha aiutato i bambini nella piantumazione del perastro e melastro, due variet{ di frutto tipiche del Pollino, donate dalla stessa agenzia.

Una vera e propria festa per gli alunni coinvolti, che attraverso il gioco hanno acquisito sì nozioni tecniche e manuali sulla coltivazione, ma soprattutto la consapevolezza delle ricchezze del territorio in cui vivono. Afferma in proposito la responsabile del progetto per Legambiente Basilicata Onlus, Daniela Pandolfo: “Dal percorso educativo, fin dalle prime battute, è emerso come i ragazzi abbiano una scarsa conoscenza del proprio territorio e una scarsa consapevolezza delle bellezze che offre, da un punto di vista naturalistico, paesaggistico e culturale. Molti sono all’oscuro della sto-

ria dei personaggi e dei maggiori avvenimenti accaduti nei propri comuni. Questo perché purtroppo danno poca importanza al luogo in cui vivono. Obiettivo di questo progetto,

pertanto, è stato da un lato far capire l’importanza della tutela della biodiversit{, dall’altro la trasmissione di conoscenze sulle peculiarit{ del territorio in modo che possa essere maggior-

mente apprezzato”. Nel rapporto dei cittadini con il Parco nazionale del Pollino, infatti, quello che va accresciuto è sicuramente il senso di appartenenza. Anche per questo motivo l’iniziativa ha visto la partecipazione attiva delle amministrazioni comunali e dei maggiori esponenti dell’Ente Parco – diversi i sindaci che si sono cimentati nella piantumazione insieme ai ragazzi, oltre al direttore e al vice Presidente dell’Ente Parco, Annibale Formica e Francesco Fiore - in modo da ridurre il divario oggi esistente e sopperire alla mancanza di informazioni adeguate sulle finalit{ istitutive del Parco, sugli aspetti naturalistici, culturali, antropologici, economici, storici, ma anche sulle occasioni che l’Ente Parco Nazionale può mettere a disposizione dei suoi cittadini, in particolar modo di quelli più giovani.

La coccinella / maggio - giugno 2013

11


Dossier

In sinergia con la natura Al Ceas Melidoro di Valsinni si coltiva in modo “naturale”

U

n orto creato senza fatica, rispettando la natura e le sinergie tra piante e terreno. Stiamo parlando dell’orto sinergico, che è stato realizzato al Centro di educazione ambientale e alla Sostenibilit{ Melidoro Pollino di Valsinni nell’ambito del progetto “Terre d’Acqua”, messo in campo dalla rete degli Osservatori e dei Centri di Educazione Ambientale e alla Sostenibilit{ “Il Vecchio Faggio” di Sasso di

12 La coccinella / maggio - giugno 2013

Castalda, “Oasi Bosco Faggeto” riato ulteriormente rafforzato di Moliterno, “Bosco dei Cigni” dalla presenza di Acquedotto di Grumento Nova, “I CalanLucano e dell’Autorit{ d’Ambichi” di Montalbano Jonico, to Ottimale Integrata. “Melidoro Pollino” di Valsinni Si tratta dell’ultimo appuntae l’Osservatorio Ambiente e mento del progetto, che ha Legalit{ nell’ambito del provisto protagonisti gli alunni gramma regionale Epos 2010dell’I.C. Isabella Morra di Val2013 per l’educazione e la prosinni e alcuni soggetti svantagmozione giati che della Sosteinsieme Il suolo, se trattato nibilit{ hanno reacorrettamente, Ambientalizzato l’orle. Partenato. è come “selvaggio” L’orto sinergico, per definizione, è la forma di coltivazione più naturale tra quelle conosciute, perché lavora con le dinamiche di fertilit{ naturali del suolo. In sostanza ciò significa che il suolo migliora e poi mantiene la sua fertilit{ se un certo numero di piante vengono piantate densamente in esso e se si usa la pacciamatura per imitare lo strato di foglie e compost che si forma spontaneamente in natura. Non c’è alcun bisogno d’ammendanti di nessun tipo, com-

{


Dossier posto o fertilizzanti organici, polvere di roccia, preparati biodinamici poiché il suolo, se trattato correttamente, si comporter{ come il suolo naturale selvaggio (incolto). Il metodo di irrigazione usato è quello del “goccia a goccia”, che consente di risparmiare acqua ed evitare problemi conseguenti alla bagnatura della parte aerea delle piante. In questo senso l’attivit{ è in linea con le finalit{ del pro-

getto Terre d’acqua, il cui scopo principale è stato appunto quello di sensibilizzare a un uso razionale della risorsa idrica. Non a caso nell’orto sinergico di Valsinni sono stati piantati diversi noci bianchi o noci da frutto lungo il percorso vita del Centro di educazione ambientale e alla sostenibilit{ Melidoro Pollino. La pianta è stata scelta perché naturalmente adatta al clima e all’habitat.

Come creare l’orto sinergico

C

reare un orto sinergico in modo corretto è una pratica non particolarmente difficile. Per ottenere dei buoni risultati è però necessario attenersi a delle regole ben precise. Innanzitutto bisognerà provvedere a creare i vari bancali, ossia le strisce di terra su cui verrà fatta la semina. I bancali dovranno essere alti tra i venti e i cinquanta centimetri circa e larghi non più di un metro e venti. La terra tolta durante la creazione dei passaggi laterali tra i vari bancali, andr{ ammucchiata e compattata sopra i bancali stessi. La terra dei bancali inoltre dovr{ essere sempre coperta dalla pacciamatura, un composto di paglia, foglie, canne, che protegge la superficie da coltivare dalla pioggia e dall’umidit{, così come dal freddo e dal caldo. Col passare del tempo, la pacciamatura è soggetta a decomposizione e quindi deve essere cambiata periodicamente. Oltre alla funzione protettiva, la pacciamatura ha anche quella fertilizzante, dal momento che

anch’essa rilascia residui organici che rendono fertile il terreno. Per consentire invece una corretta irrigazione delle prese, bisogner{ creare un sistema apposito al di sotto dello strato della pacciamatura, organizzato in due file per ogni bancale. All’interno dei bancali o prese, le piante perenni potranno convivere con quelle stagionali ed essere coltivate non solo al centro delle strisce ma anche sulle sponde laterali, solitamente oblique. La convivenza delle piante garantir{ quella chimica che consentir{ l’autofertilizzazione del terreno e la difesa dalle infestazioni, grazie al rilascio di residui organici da parte delle piante. I bancali possono avere svariate forme, ma per una coltivazione ottimale è consigliata quella curva. Una volta creati, i bancali non solo non dovranno essere mai calpestati ma non sar{ nemmeno necessario ararli, dal momento che la sinergia delle piante non lo richiede.

La coccinella / maggio - giugno 2013

13


Dossier

Pratiche agricole sostenibili Se la rete corre in soccorso Il progetto che mette insieme Circoli e competenze

P

romuovere pratiche agricole “sostenibili”, ovvero improntate sulla sostenibilit{ intesa sia come rispetto ambientale che come coesione e integrazione sociale, benefici economici dei singoli produttori e dei cittadini consumatori. Si tratta di acquisire una visione dell’agricoltura che coniughi la tutela dell’ambiente, la salvaguardia dei suoli, la valorizzazione della biodiversit{ - sia essa naturale, agronomica o zootecnica - all’idea che il settore di produzione primario è una possibilit{ di inserimento e riscossa sociale anche per quei soggetti che sono ai margini della societ{. Con questi presupposti nasce “Coltiviamo la retebuone pratiche in circolo”, il progetto promosso dalla rete formata da Federazione Nazionale Legambiente Volontariato, Legambiente Circolo “Ken Saro Wiwa” di Potenza, Legambiente Circolo “Silaris” di Eboli (SA), Legambiente Circolo “A. Cederna” di Gallipoli (LE), Legambiente Circolo “il Grillo” di Cagliari, Legambiente Calabria Onlus con sede a Reggio Calabria e l’associazione Legambiente Circolo “il Carrubo” di Ragusa e sostenuto da Fondazione con il sud con l’obiettivo di mettere a sistema una

14 La coccinella / maggio - giugno 2013

serie di azioni e attivit{ gi{ svolte dai soggetti firmatari della proposta progettuale per creare una piattaforma di contaminazione reciproca, così da permettere alle organizzazioni di accedere ad un bagaglio di informazioni e buone pratiche con cui rafforzare la loro presenza sul territorio di riferimento e di accrescere le loro funzioni in maniera ancor più organica e coordinata nell’ambito dei temi dell’agricoltura e della produzione primaria come strumento di benessere del singolo e della collettivit{. La Rete è attiva nell’orientamento dei cittadini verso atteggiamento e stili di vita consapevoli, attenti alle conseguenze economiche, ambientali e sociali legate agli acquisti e ai consumi, anche quotidiani, cercando quindi di promuovere pratiche agricole “sostenibili”. Numerose le iniziative attuate per poter diffondere i temi del progetto all’interno della rete e all’esterno, verso gli stakeholders e i decisori pubblici. Gli strumenti scelti per raggiungere tali obiettivi sono principalmente comunicativi. Due le strategie utilizzate: quella tradizionale, degli incontri faccia a faccia tra i componenti della rete per raccontare la


Dossier migliore pratica finora messa in atto (il Gae per il Circolo di Potenza, gli orti urbani per quello di Eboli, l’orto didattico per quello di Cagliari, il campo di volontariato per Gallipoli, i giardini nei beni confiscati alla ‘ndrangheta per la Calabria e una sorta di last minute market per Ragusa) e il web: blog, newsletter, socialnetwork, piattaforme gi{ usate dall’associazione per unire insieme i diversi soggetti che gravitano intorno alle tematiche in questione, come iXorto (www.ixorto.it). Sulla base di questo scambio, il Circolo di Potenza ha implementato il piccolo orto urbano dell’area interna al parco Baden Powell e gli orti didattici dell’IC Don Lorenzo Milani e ne ha realizzato uno nuovo nella scuola elementare Gianni Rodari di Bucaletto, un quartiere molto particolare per la citt{, costituito da prefabbricati costruiti per i terremotati dell’evento sismico del 1980 e che da allora ha vissuto un sempre maggiore distacco dal resto della citt{, anche a causa dei diversi episodi di abusivismo abitativo che impediscono tuttora una completa riqualificazione della zona. Il Circolo, inoltre, è gi{ al lavoro per l’individuazione di un’area idonea alla realizzazione di un orto di citt{ che, come quello di Eboli, permetta di realizzare tanti piccoli orti su un vasto appezzamento di terreno da affidare per uso proprio ai cittadini. L’orto dovrebbe prendere forma nei prossimi mesi estivi, grazie alla realizzazione di un campo di volontariato.

Per una città più verde, la Legambiente in Basilicata ha festeggiato così

R

idisegnare l’immagine delle citt{ attraverso gli orti urbani, per restituire il verde ai centri urbani e produrre cibi sani e di qualit{. È la sfida che Legambiente ha lanciato con la prima edizione di Orti in festa. L’obiettivo è stato quello di coinvolgere cittadini, studenti e amministrazioni nella diffusione dell’orticoltura urbana dedicandosi a un orto e alla rinaturalizzazione degli spazi verdi abbandonati. La sfida per una citt{ più “green”, è stata accolta da molti centri urbani della Penisola: da Napoli, cuore centrale di questa prima edizione, a Torino, da Roma a Palermo, da Milano a Bolzano, fino a noi, a Potenza e Matera. In Basilicata all’IC Don Lorenzo Milani di Potenza, a Rione Cocuzzo, i bambini delle classi terze e quarte si sono presi cura delle piante officinali piantumate lo scorso anno nell’ambito del progetto “Orti in citt{” promosso dal Circolo Legambiente Potenza, mentre i più piccoli hanno piantato pomodori e basilico. Alla Preside, inoltre, è stato consegnato il kit di giardinaggio di “iXOrto”, offerto dalla Legambiente proprio in occasione della Festa. Nell’area verde della scuola elementare Gianni Rodari, a Bucaletto, invece, è stato realizzato l’orto didattico. La festa continuer{ poi nei prossimi mesi con la seconda edizione del corso “Coltiviamo la citt{” rivolto a tutti i cittadini volenterosi che hanno voglia di imparare a prendersi cura degli orti urbani e la creazione di un orto verticale con l’uso di pallet presso la sede di Legambiente Basilicata, a Potenza, da parte degli alunni dell’IC Sinisgalli. Diverse le iniziative anche nella provincia di Matera. A Pisticci il Circolo in piazza dei Caduti ha distribuito materiale informativo, semi e piantine e ha effettuato laboratori di giardinaggio per la piantumazione in contenitori realizzati con materiale da riciclo. A Matera, infine, l’Ipercoop ha aderito alla campagna mettendo in vendita i kit di giardinaggio “iXOrto”. La coccinella / maggio - giugno 2013

15


Zaino in spalla

CAMPOMAGGIORE VECCHIO, TRA BELLEZZA E CULTURA di Michela Calocero

A

lle ore 9, tutti pronti e un po' preoccupati per il meteo, aspettiamo il bus che ci porter{ a compiere un piccolo viaggio nel tempo tra ruderi e alberi di notevole imponenza. Il gruppo, di circa 30 persone, piuttosto variegato per et{ e motivazione, è attento e desideroso di conoscere ed esplorare questo luogo tanto vicino quanto sconosciuto. Ognuno di noi è pronto ad imparare e insegnare qualcosa. Dopotutto è questo il senso dei viaggi: scambiare conoscenze. Ed è proprio allo scopo di far conoscere e apprezzare le bellezze culturali e naturali del nostro paese che nasce l'idea di Legambiente di organizzare la Settimana della Bellezza, soprattutto per sopperire alla mancanza della ormai solita Settimana della Cultura del MIBAC, Ministero per i Beni e le Attivit{ Culturali. Ogni circolo Legambiente ha scelto una

16 La coccinella / maggio - giugno 2013

meta e organizzato un viaggio tra il 13 e il 21 aprile. Il nostro circolo ha scelto Campomaggiore Vecchio, la citt{ dell'utopia, quasi a voler dimostrare la necessit{ che la cultura non sia un'utopia in Italia. Affascinati dalla suggestione dell'utopia partiamo alla volta di Campomaggiore. Non tutti i lucani conoscono “Campomaggiore Vecchio” e la sua storia. Certo lo spettacolo andato in scena nei

week end degli ultimi tre anni ha suggestionato e incuriosito molti visitatori ma la storia vera è quasi più utopica di uno spettacolo, se possibile. Appena arrivati in paese incontriamo i nostri Ciceroni, Giuseppe Damone, ingegnere innamorato di Campomaggiore Vecchio, e Candio Tiberi, giovane sindaco del paese armato di reflex. La passeggiata inizia su una strada asfaltata che ci conduce fuori dal paese, verso le pale eoliche che contornano l'abitato. Ad un certo punto troviamo un bivio, viene proposta un'alternativa alla strada asfaltata: il bosco. Il gruppo, compresa la piccola Fara che non lascia mai la mano degli zii, accetta senza paura e si incammina per una discesa ciottolosa, prosegue per una strada sterrata a tratti fangosa, fino a raggiungere il bosco. Tra asparagi, asfodeli, carpini e orme di cinghiali, alla fine vedia-


Zaino in spalla mo il cosiddetto Casino della contessa. Ci spostiamo solo di qualche decina di metri e arriviamo al Laboratorio del vino, la cantina ipogea dei conti Rendina. Qui la pioggia infastidisce per qualche minuto gli interessanti racconti di Giuseppe sulla costruzione del Casino e sulla storia dei Conti Rendina. I Rendina, una famiglia campana benestante ma con ambizioni nobiliari, che ottiene il titolo di Conte e fa costruire il Casino come residenza estiva. Successivamente la famiglia vi si trasferisce dando vita al paese di Campomaggiore Vecchio, fortemente voluto dal Conte Teodoro Rendina e progettato da Giovanni Patturelli, allievo del Vanvitelli. Il paese viene definito Citt{ dell'Utopia per la scelta dei Conti di applicare una nuova forma di societ{ che prevedeva l'uguaglianza di tutti i cittadini che avevano deciso di stabilirvisi.

Ad ognuno di loro spettava un terreno da coltivare e un lotto di 5 metri per 5 metri per costruire una casa, oltre a legname da tagliare con l'obbligo di piantare tre alberi da frutto per ogni pianta abbattuta. Un'idea lungimirante e accattivante tanto da portare gli abitanti dalle regioni vicine a trasferirvisi, facendo passare il paese da 80 abitanti

nel 1741 a 1524 nel 1885. 1885, anno tristemente noto per la frana che portò via lentamente tutto il paese, ma nessuno dei suoi abitanti, che ebbero tempo di rifugiarsi nel casino della contessa, posto sulla collina, e nella Masseria Cutinelli Rendina. Proprio questa Masseria è stata la nostra seconda tappa per vedere le antiche macine del frantoio in

La coccinella / maggio - giugno 2013

17


Zaino in spalla

cui veniva prodotto l'olio dagli uliveti posti nella parte bassa del paese, nelle vicinanze del fiume Basento, area idonea all'olivicoltura. A differenza del Casino della Contessa, diroccato e senza speranza di restauro nel breve periodo, la masseria è completamente restaurata e mantiene

18 La coccinella / maggio - giugno 2013

intatto il suo fascino rurale. In particolare colpiscono la fontana e il pozzo presenti davanti alla facciata principale. Il nostro viaggio prosegue nelle stradine di campagna, nei campi e nei boschi che circondano Campomaggiore, sempre accompagnati dai racconti di Giuseppe sulla storia e sulla famiglia Rendina, intervallati da qualche piccola spiegazione botanica di Antonio, Giuseppe e Mario, le nostre “guide ambientali”. I dieci chilometri percorsi richiedono una sosta pranzo riposante e rifocillante, quindi ci dirigiamo all'Ippoturismo e agriturismo di Giacomo. Buon cibo e bei cavalli ci distraggono per poco dalla nostra visita. Ora arriva il bello! Tutti tra i ruderi! Partiamo dal Palazzo Baronale, passando da ciò che resta della caserma dei carabinieri per poi giungere nella

Chiesa Santa Maria del Carmelo, il cui campanile ha inaspettatamente resistito alla frana come protetto dall'alto. Infine poco fuori la recinzione concludiamo il viaggio nella Citt{ dell'Utopia, alla fontana pubblica con annesso lavatoio, simbolo della frana perchè in parte ingoiata dalla terra. Il vero obiettivo del nostro viaggio, la sequoia gigante e il pino domestico appartenuti all'antico orto botanico dei Conti Rendina, svettano sui ruderi del Palazzo Baronale. Alessandro, Antonio, Giuseppe e Mario ci spiegano perchè sono stati inseriti nella Carta degli Alberi Padri e la motivazione emozionale colpisce in parte anche noi. Alla fine di questo viaggio, breve ma intenso, ci concediamo un giro a cavallo e la giovane Fara, oramai sicura e indipendente, cavalca come una vera contessa.


La campagna

Viale dell’Unicef a Potenza diventa un parco urbano La strada chiude al traffico grazie all’iniziativa di Legambiente e del Comune di Potenza

L

aboratori sulla biodiversit{, sulla mobilit{ sostenibile e sul riciclo. Giochi di una volta, percorsi a ostacoli da superare in bici dell’associazione sportiva Asd Motostaffette, giochi di matematica e logica dell’associazione “Parimpari”, tornei di calcio in strada della Figc Settore giovanile e scolastico e la simultanea di scacchi con il Maestro Fide Mario Fiore, della Federazione Italiana Scacchi. E poi spazio alle biciclette, alle passeggiate, alle corse e al divertimento. Viale dell’Unicef, a Potenza, si è trasformata per una mattina in un grande parco urbano grazie alla manifestazione promossa dalla Legambiente Basilicata in collaborazione con il Comune di Potenza. “100 strade per giocare” è la storica campagna di Legambiente che chiude le strade al traffico per rilanciare una mobilit{ alternativa che tenga conto delle esigenze

e dei desideri dei più piccoli per fare in modo che questi spazi diventino luoghi piacevoli da frequentare e spazi di socializzazione. E allora perché non spostarsi in bicicletta, in bus o a piedi? Tre ottimi modelli di mobilit{ per ridisegnare una citt{ a misura di

bambino, dove i ragazzi possano muoversi in piena autonomia. “Vado a scuola con gli amici in bus, a piedi, in bici” è infatti lo slogan di questa XX edizione, che si è proposta come obiettivo quello di sensibilizzare cittadini e amministratori nella promozione di percorsi casa-scuola senza au-

La coccinella / maggio - giugno 2013

19


La campagna mosso dalla Legambiente e che noi appoggiamo in pieno”. Gli studenti della dell’Itc “L. Da Vinci” del progetto MOmas (Mobility Manager Studentesco), che ha lo scopo di elaborare proposte sulla mobilit{ scolasticahanno poi consegnato al primo cittadino la bozza di proposta di legge nazionale di iniziativa popolare per incrementare il trasporto collettivo e gli spostamenti non motorizzati all’interno to, rilanciando così una mobilit{ salutare per noi stessi e l’ambiente. Andare e tornare a scuola a piedi o in bicicletta in compagnia degli amici è, infatti, un desiderio di tanti bambini difficile da realizzare a causa dei pericoli stradali e dei punti critici presenti sul tragitto casa-scuola. A tale scopo, il Circolo Legambiente di Potenza, da tre anni sta sperimentando in alcune scuole del capoluogo il Pedibus, l’allegra carovana di bambini che va a scuola a piedi secondo un percrso ben preciso. Promuovere la mobilit{ a piedi e l’uso dei mezzi pubblici sono obiettivi sia della Legambiente Basilicata che del Comune di

20 La coccinella / maggio - giugno 2013

Potenza. Da qui la scelta di chiudere al traffico proprio viale dell’Unicef, non solo spazio generalmente invaso dalle automobili, ma anche punto di snodo tra i vari mezzi di trasporto urbano, e quindi luogo simbolico per l’incentivo ai cittadini a lasciare le proprie auto in garage, per una citt{ più sostenibile e sicura. Afferma il sindaco di Potenza Vito Santarsiero: “E’ un’iniziativa, questa di Legambiente, sicuramente molto positiva e che risponde ai nostri obiettivi di promuovere l’utilizzo dei mezzi pubblici e una mobilit{ sostenibile nella citt{ di Potenza. Alle tre gambe che costituiscono il nostro piano di trasporto pubblico urbano ferro, gomma e impianto meccanizzato affiancheremo quella pedonale. Un’iniziativa in questo senso è gi{ il Pedibus, i bambini che vanno a scuola a piedi, pro-

delle aree urbane e per l’ottimizzazione delle risorse pubbliche destinate alle infrastrutture e ai servizi per la mobilit{.


Approfondimenti

L’accento di Daniela Sciarra Coordinatrice nazionale settore agricoltura Legambiente

Per un’Italia libera da OGM

O

GM in Italia? Una questione vecchia di decenni, che i vari Governi non hanno mai affrontato fino in fondo e che oggi si ripropone calcando con forza la scena politica, ma soprattutto rischiando di screditare il patrimonio agricolo italiano. Tutti i nodi prima o poi tornano al pettine, e la Task Force per un’Italia Libera da OGM - di cui Legambiente fa parte- lo sa bene, visto che da mesi denunciava la volont{ di un agricoltore friulano di seminare mais OGM. Una denuncia che è partita, insieme ad alcune associazioni di categoria e di consumatori organizzati, anche dalle associazioni ambientaliste ma che evidentemente non ha avuto ascolto, visto che proprio nelle scorse settimane in Friuli è stato nuovamente seminato mais OGM. Ora l’Italia si trova a gestire una vicenda che se non viene risolta in tempi rapidi rischia di compromettere l’agricoltura italiana di qualit{. Non c'è altro tempo, ai tre ministri competenti (Salute, Ambiente e Agricoltura) la Task Force per un’Italia libera da OGM ha chiesto di procedere affinché si chiuda l'iter per attivare immediatamente anche in Italia la clausola di salvaguardia, per vietare la coltivazione di OGM sul territorio nazionale, ma anche per mettere in sicurezza l'area oggetto di semina avvenuta nei giorni scorsi con un atto irresponsabile e illegittimo. Sebbene nel Paese coltivare OGM è vietato, in Friuli nel 2010 prima e di nuovo quest’anno si è tornati a seminare mais Mon810. Per le semine di tre

anni fa il processo penale è ancora in corso, quelle di adesso invece rappresentano una provocazione che perdurando rischiano di portare sull'orlo del baratro l'intera agricoltura italiana. E' quindi necessario che ci sia un'unicit{ di intenti da parte dei tre ministeri competenti nel richiamare il principio di precauzione e manifestare subito la netta contrariet{ ad ulteriori tentativi di coltivazione di OGM. In Italia si è di fronte a un grande paradosso, da un lato c’è chi cerca di recuperare antiche cultivar, razze e variet{ di tante specie agricole (dalla Senatore Cappelli per il grano duro, al suino casertano nero), e dall’altro c’è chi pianta mais OGM mettendo a rischio l'enorme patrimonio genetico agricolo italiano. Tra l'altro, le grandi produzioni di mais attuali italiane sono incentrate su poche cultivar con una sempre maggiore omologazione, e la scelta delle coltivazioni OGM non solo distruggerebbe ogni peculiarit{ della storia enogastronomia italiana modificando interi paesaggi rurali e agrari, ma una volta intrapresa sar{ enormemente complicato riuscire a tornare indietro. Non si tratta di una sterile polemica, perché in pericolo c'è l'identit{ stessa del Made in Italy, l'unicit{ dei sui prodotti, delle sue terre, l’identit{ culturale legata ai territori che sono tutelati da centinai di piccoli e medi agricoltori che si difendono a denti stretti dalla crisi che attanaglia il settore. È quindi necessario che i tre ministeri adottino con decreto la clausola di salvaguardia così come hanno gi{ fatto 8 Stati membri dell'Ue e che finalmente sia presa in considerazione la volont{ degli italiani che sono contrari all’uso di OGM.

La coccinella / maggio - giugno 2013

21


Notizie in Circolo

“ENERGIA” QUESTA SCONOSCIUTA

T

rasmettere la cultura del corretto uso delle energie a disposizione, evidenziando l’importanza delle fonti rinnovabili come alternativa valida a quelle fossili. Questo è lo scopo del progetto di educazione ambientale “Energia, questa sconosciuta” che il Circolo di Legambiente Picerno ha svolto presso le classi V della scuola elementare Oscar Pagano di Picerno. Risparmio energetico a scuola e comportamenti consapevoli nell’utilizzo dell’energia elettrica e dell’acqua, origine e produzione dell’energia, diffe-

renza tra fonti rinnovabili e fossili, generazione di elettricit{ dal sole (ovvero come ottenere il massimo rendimento energetico dal Sole per produrre energia elettrica), utilizzo termico dell’energia solare (come sfruttare l'energia che giunge dal Sole e utilizzarla per produrre acqua calda), i temi trattati. Il percorso, cominciato nel mese di febbraio, si è articolato in 5 tappe. Il 19 febbraio e il 5 marzo primi incontri sulla diffusione informativa. L’11 marzo ha visto la concreta applicazione di quanto appreso in aula nella realizzazione di un mini impianto fotovoltaico. Lo stesso il 13 aprile, con la realizzazione presso l’Istituto “O. Pagano” di un impianto di raccolta dell’acqua piovana e di un sistema di irrigazione e piantumazione di semi di calendula. All’evento hanno partecipato anche gli alunni delle classi III dell’Istituto comprensivo “G. Fortunato”. Ultimo appuntamento il 23 aprile, con la visita guidata presso un impianto di produzione di biogas dell’azienda agricola Ferrone di Baragiano, a Potenza.

22 La coccinella / maggio - giugno 2013


Vivere Cea

QUANDO L’AMBIENTE E’ CASA I campi estivi al Ceas “Il vecchio faggio”: il turismo educativo passa di qui

U

na proposta di turismo educativo, responsabile e non invasivo per l'ambiente. Un’occasione per entrare in un territorio in punta di piedi, per capire e per arricchirsi, accostandosi alle tradizioni, ai sapori, ai ritmi, alle bellezze e alle difficolt{ dei territori e di chi li vive. Tutto questo è il campo estivo di Legambiente Basilicata onlus al Centro di educazione ambientale “Il vecchio faggio” di Sasso di Castalda che si terrà nel mese di luglio. Di tipo residenziale, è rivolto ai ragazzi dagli 8 ai 13 anni che saranno ospitati al Ceas nella settimana dal 12 al 19 luglio. Obbiettivo specifico dell’attivit{ educativa è non tanto diffondere semplici nozioni naturalistiche o

scientifiche, ma piuttosto suscitare nei ragazzi una maggiore consapevolezza sui problemi legati all’ambiente e promuovere un cambiamento reale e continuo di pensiero e di atteggiamento nei riguardi del pianeta in cui viviamo. I partecipanti saranno costantemente guidati da animatori ed educatori esperti in grado di proporre attivit{ stimolanti e originali all’insegna della scoperta e del gioco. La vita all’interno della struttura rappresenter{ l’occasione per imparare la sostenibilit{ ambientale attraverso piccoli gesti: la raccolta differenziata, il risparmio energetico e la scoperta dell’ambiente diventano così pratiche quotidiane in grado di stimolare la curiosit{ e permettere a

La coccinella / maggio - giugno 2013

23


Vivere Cea

tutti di socializzare e responsabi- la giusta sensibilit{ per valutare lizzarsi. le dinamiche del gruppo e le Ogni attivit{ proposta è curata esigenze dei singoli. nei minimi dettagli, consentendo Passeggiate didattiche nei merala costruzione di un gruppo soli- vigliosi boschi del posto, percorsi do le cui basi geologici Un viaggio sono fondate volti alla sulla semplicialla scoperta scoperta di t{ e sul piacedell’enorme ricchezza come si re del “fare sono fordel nostro territorio insieme”. mate le A fare da cornice all’esperienza, rocce e alla ricerca di tracce fosle atmosfere familiari che per- sili attraverso l’utilizzo di lenti di mettono a ognuno di “sentirsi a ingrandimento, gare di orienteecasa”. ring, visita all’oasi faunistica del Trascorrere una vacanza con cervo sono i mezzi con cui i raLegambiente significa vivere gazzi verranno condotti con mal’ambiente in maniera più consa- no in un viaggio alla scoperta pevole, imparare a mangiare in modo sano e naturale, conoscere e preservare le risorse che la natura ci offre e maturare, in maniera condivisa, idee per costruire modelli di vita sostenibile. Le attivit{ si svolgono con il coordinamento di personale che, oltre ad essere qualificato nei settori pertinenti, ha maturato, durante anni di esperienza nel duplice ruolo di animatore ed educatore di soggiorni educativi,

{

24 La coccinella / maggio - giugno 2013

dell’enorme ricchezza di questo territorio, immerso nel Parco Nazionale Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese. Perché il campo estivo è qualcosa di più di una semplice vacanza. Rappresenta una prima importante esperienza di autonomia, di confronto con gli altri, di conoscenza di un posto incontaminato, diverso dalla realt{ cittadina. Per iscriversi basta compilare il modulo di iscrizione da richiedere a Legambiente Basilicata. Nello stesso spirito dei campi sono, inoltre, le numerose attivit{ svolte dai vari circoli del territorio e dai Centri di educazione ambientale della rete di Legambiente Basilicata. In particolare i mesi di maggio e giugno sono ricchi di escursioni dedicate ai più piccoli, sia nell’ambito del progetto “Volontari naturalmente in rete” sia promossi dal Servizio di Vigilanza Ambientale: destinazione, per le scuole di Potenza, è Sasso di Castalda, mentre alcune scuole di Tursi si recheranno a Montalbano J. e altre ancora al Cea di Grumento, “Il bosco dei cigni”.


Cultura / rubriche

Pannolini, come non creare danni all’ambiente

Raccolta differenziata: il “riscatto” lo paga la collettività La campagna di sensibilizzazione di Legambiente, Comune di Potenza e Acta Far comprendere che ciascuno di noi è ostaggio delle proprie cattive abitudini. Che non differenziare i rifiuti, non consente di vivere liberamente gli spazi, legandoci a un comune “mal di vivere”. E’ questo lo scopo della campagna di comunicazione “Riscatto: la raccolta differenziata” realizzata da Legambiente Basilicata Onlus, Comune di Potenza e Acta per sensibilizzare gli abitanti di Potenza a una corretta gestione dei rifiuti. Il mezzo utilizzato per veicolare il messaggio è la fotografia, in quanto capace di catturare una possibile realt{ in cui tutti possono sentirsi protagonisti, riconoscendo nell’immagine ispirazioni e limiti. Nella foto, di Patrice Makabù, i rifiuti indifferenziati rappresentano il lato speculare di qualcosa che produciamo ma di cui ci disinteressiamo. Il soggetto, ritratto sommerso da una montagna di sacchetti della spazzatura, ha le mani legate e un nastro adesivo sulla bocca. Perché ciò che i cittadini normalmente fanno è addossare ogni responsabilit{ all’amministrazione comunale, dimenticando l’impegno del singolo. Ed è per questo che il protagonista

della campagna appare in queste condizioni, obbligato a rivolgere lo sguardo “diritto” in camera: è solo guardando in faccia la realt{ che si prende coscienza del proprio ruolo nella differenziazione dei rifiuti. I numerosi flyer destinati alle attivit{ commerciali, l’apposita pagina Facebook e i manifesti affissi nel capoluogo di regione, hanno voluto dunque sensibilizzare i cittadini sull’importanza della raccolta differenziata, facendo capire loro che l’unico riscatto per liberarsi dalla morsa dell’inquinamento ambientale provocato in buona parte dai rifiuti è far rientrare l’azione di differenziazione nelle abitudini giornaliere, come una delle azioni base dell’educazione civica. Verso la fine del 2013 a Potenza si prevede un sistema di raccolta differenziata spinto che punti al recupero delle frazioni secche da inviare alla filiera del riciclo e alla trasformazione della parte umida in compost di qualit{, superando il vecchio sistema di cassonetti stradali e raggiungendo obiettivi del 65%. L’impegno di ogni cittadino è pertanto non solo auspicabile ma necessario.

Salve, sono una neo-mamma e al momento per il mio piccolino sto utilizzando pannolini monouso tradizionali. So però che esistono pannolini che si possono riciclare. Mi date qualche dritta. Grazie, Filomena Cara Filomena, esistono pannolini compostabili che sono realizzati per circa l'80% da materie prime biodegradabili di origine vegetale (mantengono comunque un 20% di plastiche di origine fossile) e una volta usati possono essere assimilati alla frazione organica, quindi tornare al terreno sotto forma di ammendante utilizzabile come possibile sostituto di fertilizzanti chimici. Non tutti i monouso biodegradabili in commercio rispettano i requisiti di compostabilit{ definiti dalla norma europea EN 13432. Attualmente, gli unici ad aver ricevuto la certificazione di compostabilit{, e quindi a poter essere trattati come rifiuti organici, sono i pannolini della EcoWip ottenuti grazie all'impiego anche di polimeri naturali derivati da risorse rinnovabili, soprattutto zuccheri complessi ricavati dalla fermentazione di amido vegetale e di altri materiali naturali come fibre derivati dalla gestione agricola o forestale di tipo biologico e con criteri di sostenibilit{ certificata. Malgrado la certificazione di compostabilit{, riconoscibile dal logo CIC (Consorzio Italiano Compostatori) riportato sulla confezione, è sempre consigliabile informarsi presso l'azienda di smaltimento del proprio comune sulle modalit{ di conferimento dei pannolini compostabili. Il costo è dai 3 ai 5 euro in più rispetto a una confezione standard di pannolini usa e getta tradizionali. ecosportello@legambientebasilicata.it La coccinella / maggio - giugno 2013

25


Cultura / rubriche

IL GRUPPO DI ACQUISTO ECOLOGICO (Gae) Occhio alle etichette Come riconoscere i prodotti tipici

L

a cucina lucana rappresenta un patrimonio tra i più ricchi e vari d’Italia. E’ caratterizzata da prodotti genuini, semplici, di elevata qualit{. I cibi e i sapori sono differenti a seconda delle diverse zone di produzione. La qualit{ è sempre presente nei prodotti tipici e tradizionali. I prodotti tipici s’identificano con un territorio limitato e non sono tutelati ancora a sufficienza: molti di questi rischiano di scomparire. E’ importante, pertanto, riconoscere le varie etichette che certificano un prodotto. I.G.P. - indicazione geografica protetta Indica un prodotto agricolo o alimentare avente qualit{, reputazione e caratteristiche attribuibili all’origine geografica; anche la produzione, la trasformazione e l’elaborazione devono avvenire nell’area geografica delimitata. Nell’IGP viene sottolineata più l’importanza del fattore umano, della tradizione e dell’evoluzione del processo di trasformazione ed elaborazione, mentre nella DOP viene data importanza soprattutto all’origine della materia prima. Quindi, l’IGP non richiede necessariamente la produzione della materia prima nell’area delimitata, a patto che questa consenta di ottenere un prodotto le cui caratteristiche rispettino il relativo disciplinare di produzione. D.O.P. - denominazione di origine protetta Il marchio designa un prodotto originario di una regione e di un paese le cui qualit{ e caratteristiche siano dovute all’ambiente geografico. Tutta la produzione, la trasformazione e l’elaborazione del prodotto devono avvenire nell’area delimitata. È un riconoscimento quindi assegnato a prodotti agricoli e alimentari le cui fasi del processo produttivo risulta essere conforme ad un disciplinare

26 La coccinella / maggio - giugno 2013

di produzione. Le caratteristiche sono dovute essenzialmente o esclusivamente all’ambiente geografico, comprensivo dei fattori naturali e umani. I.G.T. - indicazione geografica tipica E’ il primo livello di distinzione dei vini tipici. Per Indicazione geografica tipica si intende il nome geografico di una zona usato per denominare il prodotto che ne deriva e i vini che la utilizzano hanno caratteristiche particolari derivanti dalle zone di produzione le quali devono rappresentare un ampio territorio viticolo avente uniformit{ ambientale per conferire al vino stesso caratteristiche omogenee. D.O.C. - denominazione di origine controllata La Denominazione di Origine Controllata rappresenta il nome geografico di una zona viticola avente caratteristiche particolari e viene utilizzata per individuare un prodotto con caratteristiche qualitative speciali legate all’ambiente naturale ed al fattore umano del luogo di produzione. I vini DOC devono rispettare un disciplinare di produzione e rispondere a dei requisiti ben precisi e individuati (resa di uva per ettaro, pratiche enologiche, gradazione alcolica minima, limpidezza, odore, sapore ecc). D.O.C.G. - denominazione di origine controllata e garantita Tale denominazione indica un vino DOC dal particolare pregio. Per tali vini, oltre i normali controlli qualitativi necessari per il riconoscimento del DOC, si effettua una ulteriore verifica ai fini di certificare il pregio e la bottiglia deve recare obbligatoriamente uno speciale sigillo di chiusura.


Cultura / rubriche • IGP Melanzana rossa di Rotonda • IGP Fagiolo poverello di Rotonda • IGP Pane di Matera • DOP Olio extravergine di olive Lucano Prodotti Tipici con certificazione territoriale • Pecorino del Pollino • Cavolfiore dell’Ofanto • Formaggi ovicaprini del Pollino • Ortofrtutticoli del Pollino • Prodotto del forno del Pollino • Salumi del Pollino • Salumi di cinghiale del Pollino • Olio extravergine di oliva del Pollino • Olio extravergine di oliva del Parco Chiese Rupestri Le mele della Val d’Agri

I prodotti tipici della Basilicata Vini a marchio DOC e IGT che hanno ottenuto il riconoscimento ai sensi della Legge 164 del 10/02/1992 • DOC Aglianico del Vulture • DOC Terre dell’Alta Val D’Agri • DOC Matera • IGT Basilicata (Rosso, Bianco) • IGT Grottino di Roccanova Prodotti che hanno ottenuto la registrazione ai sensi dell’art. 17 del Reg. CEE 2081/92 • DOP Caciocavallo Silano • DOP Fiordilatte dell’Appennino Meridionale • DOP Pecorino di Filiano • IGP Fagioli di Sarconi • IGP Peperone di Senise Prodotti con riconoscimento in corso ai sensi del Reg. CEE 2081/92 • IGP Canestrato di Moliterno stagionato in fondaco • DOP Olio Extravergine di oliva “Vulture”

Elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali (D.M. 08/09/1999, n.350) • Formaggi: ricotta salata, casieddo o casieddu, ricotta forta, scamorza, cacio ricotta, treccia dura, pecorino, caciocavallo, pecorino misto, mozzarella, caprino, mantecca, padraccio, ricotta, toma, falagone. • Prodotti vegetali allo stato naturale o trasformati: peperoni cruschi, lampascioni sottolio, olive nere secche, pomodori sottolio, rafano, melanzane sottolio, pomodori secchi, carciofini sottolio, cipolline sottolio e sottaceto, funghi sottolio, peperoncini (riavuliedde o riavulicch’), funghi secchi. • Carni fresche e loro preparati: pancetta, soppressata, capocollo, gelatina di maiale, prosciutto crudo, involtini di cotenna, pezzente, lardo, salsiccia. • Paste fresche e prodotti della panetteria, della biscotteria, della pasticceria, della confetteria: calzoni di ceci, ravioli, magliaccio, pizza rustica. Sanguinaccio, biscotti glassati, mostaccioli, cicerata, pizza con i cigoli di maiale, gelatina dolce di maiale, zeppole. La coccinella / maggio - giugno 2013

27


Segue da pag. 2... Puntare sulla bellezza dei luoghi, dei gesti, dei comportamenti e delle idee è una chiave per capire come il nostro Paese possa ritrovare le idee e la forza per guardare con ottimismo al futuro. Futuro ma anche qualit{ della vita che si vive. L’agricoltura sociale fa bene all’ambiente e alle citt{ ma soprattutto alle persone che la praticano. E infatti secondo alcuni recenti studi, coltivare un orto o prendersi cura di fiori e piante nei terrazzi o in giardino allunga la vita. Partendo da questo semplice presupposto, molte citt{ del mondo grazie all’agri-

28 La coccinella / maggio - giugno 2013

coltura urbana stanno ridisegnando i propri spazi verdi e anche l’Italia non vuole essere da meno. Gli orti urbani sono ormai una realt{ nazionale: nella Penisola sono ben 2,7 milioni gli italiani che si dilettano a coltivare un orto e il 38% di questi lo farebbe proprio per il suo potere rilassante (fonte Osservatorio Nomisma). Dati che indicano la voglia di un nuovo modo di progettare, organizzare e vivere il verde nelle citt{. L’agricoltura urbana non rappresenta la cura per tutte le malattie della nostra citt{, ma è una delle migliori

soluzioni che possiamo realizzare. I nostri enti locali dovrebbero decidere di modificare la zonizzazione del loro territorio per l’agricoltura urbana favorendone lo sviluppo con incentivi e facilitazioni. In tempi di crisi economica, scoiale ed ambientale gli orti urbani e in generale la pratica dell’agricoltura sociale sono un fattore di speranza e di ottimismo per il nostro Paese. Insomma che la crisi sia l’occasione per tornare tutti, se non proprio alla terra, almeno a modalit{ di consumo più responsabili e naturali?


Cultura / rubriche di Leonardo Laurita (leolaurita@hotmail.it)

I

l mondo è uno scrigno di sentimenti, emozioni, culture, musiche e suoni generati non solo dai consueti strumenti musicali ma anche da un'infinit{ di oggetti comuni che ci circondano e fanno parte della nostra vita quotidiana. E’ questa la filosofia alla base del progetto "RSU" Riciclo SoUnd, che Leonardo Laurita ha promosso con lo scopo di avvicinare i bambini al mondo dei suoni e del riciclo creativo, utilizzando la musica come mezzo di comunicazione. Ogni corpo ha un suono, un suo timbro, una intonazione che lo rende riconoscibile indipendentemente se si tratti di un organismo vivente o di un oggetto inanimato e che può essere utilizzato per creare musica. Unendo a questo concetto quello per cui l'uomo durante la sua evoluzione ha sempre riutilizzato i materiali di scarto, si può trasformare una semplice lattina in alluminio in uno scheker riempiendola di sabbia fine o

grossolana, di riso, di fagioli, a seconda del risultato sonoro che vogliamo ottenere. STRUMENTI MUSICALI RECUPERATI LO SCATOLOPHONE Avete mai giocato con un elastico da cartoleria, quelli doppi e verdi? Facendolo vibrare emette un suono, che cambia a seconda della tensione. Chiedete al vostro negoziante una bella cassettina in polistirolo che di solito contiene le vaschette di mozzarella, la lavate e in 10 minuti avrete il vostro basso a percussione: lo "scatolophone". Ecco come. Prendete due legnetti omogenei, con lunghezza pari al lato minore della cassetta più 1 cm, inseriteli all' interno della cassetta parallelamente al lato minore, in modo tale che le estremit{ dei legnetti vadano a poggiarsi su due punti dei lati maggiori. Prendete i 2 o 3 elastici e fasciate la cassetta sempre dal lato minore mettendoli a distanza tra loro. Vi potr{ sembrare stra-

IL CHIAVOFONO Vediamo invece come la nostra cassettina in polistirolo può trasformarsi in un altro strumento. Procuratevi un set di chiavi inglesi e un pezzo di spugna o gomma piuma (ad esempio il cuscino di un vecchio divano). Tagliate la spugna a misura della base della cassettina, e con spessore di circa 5 cm. Capovolgete la cassettina in modo da avere la base rivolta verso l'alto, poi poggiate la spugna sulla base, e su di essa andate a posizionare le chiavi inglesi. Utilizzando le più piccole come bacchette percuotete ogni chiave e ascoltatene il suono, scegliete le chiavi il cui suono vi piace e posizionatele a vostro piacimento sulla spugna (conviene rispettare l'ordine crescente o decrescente della scala di note che avete scelto). Avrete così a vostra disposizione un bellissimo e originale "chiavofono" il parente riciclato dello Xilofono. Per evitare che le chiavi si muovano mentre

no ma gi{ possedete un fantastico "scatolophone". Come si suona? Con una bacchetta percuotiamo gli elastici e con un’altra cambiamo la tensione degli stessi in modo da avere diverse note e con la possibilit{ di poterlo accordare con altri strumenti.

suonate, potete legarle alla spugna con dello spago. Con la vostra fantasia potrete colorare la cassettina bianca con pennarelli o acquerelli e creare una vera e propria opera d'arte! Buon divertimento con il riciclo musico creativo e se ne volete sapere di più contattatemi. La coccinella / maggio - giugno 2013

29


Telefono: 0971/480044 Fax: 0971/1900105

Email: info@giuzio.net

per la tua pubblicitĂ green contattaci! redazione@legambientebasilicata.it 0971 441541 30 La coccinella / maggio - giugno 2013


Cultura / rubriche

di Michele Catalano Agronomo esperto paesaggista LA COLTIVAZIONE DELLE ROSE Esistono più di un centinaio di rose botaniche (o specie), da cui derivano tutte le 13.000 rose coltivate oggi disponibili in commercio. Il numero delle coltivazioni di rose è sorprendentemente grande e ogni anno se ne aggiungono molte nuove. Prima di scegliere quali rose coltivare, è meglio visitare qualche giardino ben curato per valutare il portamento, il vigore, il profumo, il colore dei fiori nelle diverse esposizioni e altre caratteristiche interessanti, che rendono certe rose più desiderabili di altre rispetto a una certa situazione del giardino. DOVE ALLEVARLE Oltre al nome commerciale, molte rose oggi hanno un nome orticolo ufficiale che è di aiuto per avere la certezza di comprare la pianta giusta. Quasi tutte le specie e variet{ possono venire cresciute in contenitore, fuorché quelle che per natura tendono a raggiungere un ingombro notevole. La forma di allevamento dipende invece dallo spazio a disposizione e dalle dimensioni del vaso. Sul balcone è preferibile un Rosario ad alberetto, mentre un grande terrazzo può reggere il peso e l'ingombro di un cespuglio o di una siepe. A qualunque spazio si adattano le rampicanti, a cui basta fornire

un traliccio o un pergolato dove avvinghiarsi. La scelta del contenitore è fondamentale, e l'ideale è un vaso in resina, che trattiene l'umidit{ in luglio-agosto e calore tra dicembre e gennaio. Le dimensioni devono essere sempre adeguate allo sviluppo della pianta. Ciò significa, da un lato, che nessuna variet{ potr{ raggiungere le dimensioni che avrebbe ottenuto in piena terra, dall'altro che esiste un preciso limite fisico alla crescita, che consiste appunto nella capienza del vaso. COME CURARLE Per quanto riguarda le cure colturali il consiglio fondamentale è sicuramente un'adeguata irrigazione, anche una due volte al giorno nei periodi di canicola. Quanto alle malattie, sebbene la rosa sia in genere abbastanza resistente, tanto da non soccombere, è consigliabile un trattamento ogni 15 giorni con un antiparassitario e un anti fungino. I problemi maggiori si hanno con gli afidi, fra l'altro pericolosi in quanto vettori di

ulteriori malattie, come le virosi, per liberarsene è bene effettuare non più di due trattamenti consecutivi con il medesimo principio attivo. Per ottenere abbondanti fioriture bisogna effettuare una buona concimazione autunnale o primaverile, con un prodotto specifico per rosai. Poi, al termine della prima fioritura, recidere immediatamente gli steli sfioriti e ripetere la concimazione con un fertilizzante ad alto titolo di potassio che contenga anche un 2-3% di magnesio. Anche la rosa, come gli altri vegetali, può essere coltivata biologicamente seguendo la stessa preparazione del terreno e cura delle altre, ma il letame deve essere ovviamente di origine biologica. Applicazioni di zolfo prevengono il diffondersi di malattie come la macchia nera, la ruggine, l'oidio, o l'uso di variet{ resistenti, come la "Charles de Mills" (in foto), la "Buff Beauty", la "Maigold", e la "Fritz Nobis". I pidocchi verdi possono essere controllati in parte con saponi insetticidi o piretro. Inoltre, si può incoraggiare la presenza dei predatori naturali, come coccinelle e crisope, fornendo loro luoghi di svernamento adatti. La coccinella / maggio - giugno 2013

31



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.