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Nuovi racconti di Resti e Rovine

New Tales of Remains and Ruins

«We may eventually be forgiven for not having been able to accomplish something, but never forgiven for not having tried»1.

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Illuogo dal quale proveniamo ha una straordinaria influenza su ciò che si sceglie di diventare e, per gli architetti, che tipologia di mondo provare a lasciare al “dopodinoi”. Lasciare un segno del passaggio sulla terra è inevitabilmente l’obiettivo più ambizioso che si pone chi sceglie di lavorare con la composizione. Sembra che ciò che osserviamo, ciò verso cui il nostro sguardo si poggia, avrà un’influenza determinante nelle nostre vite.

Partendo proprio da questo assunto, la vita di Dimitris Pikionis è, forse, uno degli esempi più eclatanti di cosa significa nascere in un determinato luogo e cosa ci si porta con sé nel viaggio della vita.

L’amore inossidabile per i segni della Grecia è stato il fil rouge di tutte le scelte che Pikionis introduce quando si è trovato a reinterpretare, progettare e vivisezionare un luogo. I numerosi viaggi, le strette relazioni con poeti, pittori e scultori hanno solo rinvigorito la sua idea di una rielaborazione moderna dello spazio dell’antico. Ci sono alcuni suoi studenti che nel descrivere la sua figura tracciano un’immagine atemporale, un uomo che accarezza la materia e che con gentilezza ripone nella composizione valorizza lo spazio e rende maggiormente contemporanea anche la struttura preesistente. L’aggiunta si conclude con una terrazza panoramica che osserva la città.

«We may eventually be forgiven for not having been able to accomplish something, but never forgiven for not having tried»1.

The place from where we come has an extraordinary influence on what we choose to become and, for architects, what kind of world to try to leave to the “after us”. Leaving a mark of passage on the earth is inevitably the most ambitious goal for those who choose to work with composition.

It seems that what we observe, what our gaze leans toward, will have a decisive influence in our lives.

Building on this very assumption, Dimitris Pikionis’ life is, perhaps, one of the most striking examples of what it means to be born in a particular place and what you take with you on your lifepath.

MVRDV Didden Village, Rottedram, 2006, ph. Rob t Hart.

MVRDV Didden Village, Rottedram, 2006, ph. Rob t Hart.

Gambardellarchitetti, golden Boy, Montesarchio, 2004. ph. Peppe Maisto.

Gambardellarchitetti, Golden Boy, Montesarchio, 2004. ph. Peppe Maisto.

Lo studio Gambardellarchitetti dal 2004 si è trovato spesso a scegliere di non demolire il costruito e, tale approccio, è stato il punto di partenza dei loro progetti come nel caso del Golden Boy. Il centro storico di Montesarchio aveva nel cuore della città un edificio non concluso che aveva bisogno di una seconda possibilità e lo studio Gambardellarchitetti utilizzò come strategia il trattamento dello scheletro così com’era avvolgendo la struttura con un mantello oro così da rendere prezioso lo spazio. La sommità dell’edificio viene contenuta in un nuovo elemento in ordine gigante mentre il prospetto è composto da triangoli a varie dimensioni che ritmano l’immagine esterna e che concorrono a giochi d’ombra e luce che impreziosiscono il volume. Con il Golden Boy di Montesarchio del 2004 la città ritrova non solo parte della cortina edilizia ma un nuovo elemento catalizzatore della città. Sempre dello studio Gambardellarchitetti i due progetti sul promontorio di Itri rappresentano un manifesto della loro poetica progettuale. La White Pumpkin House del 2012 si presentava come un rudere in calcestruzzo armato in uno dei promontori più affascinanti del Golfo di Gaeta che, attraverso l’azione progettuale, si trasforma in un luogo in cui la struttura è solo il primo indizio verso la variazione del luogo.

Se in un primo momento il committente pensava di abbattere la struttura, la scelta compositiva di Gambardellarchitetti metteva al centro della teoria progettuale il proprio manifesto dell’anti-speculazione that the University was planning to demolish but which becomes a new element of experimentation in the field of abandoned architecture. If in the case of the two houses in Itri, what had been found consisted of a skeleton, a framework that mirrored speculation, in the case of the New Rectorate, the prefabricated system contained a potential that the architects emphasised by working on the box system and enriching it with a completely new content. The old Post Office depot in Caserta built in the 1990s with a double façade and an attractive outline has become a reference point for the culture of reuse and further proof of the Gambardellarchitetti studio’s idea of building on the built.

One of the most interesting Italian examples is architect Maria Giuseppina Grasso Cannizzo’s 2001 Casa Unifamiliare in Ragusa. With a background in restoration declared by the author trattati, anche con soluzioni differenti, dall’architetto Grasso Cannizzo lungo tutta la sua vita. Ciò che rende particolarmente interessante il progetto non è solo la scelta della non demolizione totale dell’edificio – anche richiesto dalla committenza – ma la sapienza con cui le azioni progettuali si dispongono come una vera e propria azione teatrale all’interno dell’apparato compositivo. Dalla stessa demolizione di parti degli aggetti preesistenti, si aumenta la quota dell’edifico così da risolvere una delle richieste dei committenti che consisteva nell’inserire un giardino all’interno della casa così da determinare un susseguirsi di spazi e azioni tra interno ed esterno in un flusso continuo dell’abitare. Il progetto che ne deriva è un elemento composto dalla solidità della materia e dalla leggerezza del giardino e degli spazi interni/esterni che consentono di attraversare la complessità dell’intervento tra scale esterne, pergole e terrazzi.

Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, Casa Unifamiliare, Ragusa, 2001, ph. Helen Binet.

Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, Casa Unifamiliare, Ragusa, 2001, ph. Helen Binet.

Tra gli autori che si sono interrogati sul sistema urbano in merito al costruire sul costruito, Efisio Pitzalis con il progetto “Una Piazza Italiana” a Rionero in Vulture del 2017 ha analizzato una condizione comune nel panorama italiano che si basava sulla frammentazione dello spazio urbano preesistenti. In particolare, lo stato di fatto del progetto si presentava con un’area suddivisa in due spazi e il progetto si è incentrato sul desiderio di dare unitarietà all’area che era in origine composta da tre piazze distinte attraverso la creazione di cavee naturali che incorniciano i punti maggiormente suggestivi della nuova piazza. L’antico fiume Rionero, che in antichità, attraversava proprio recover the existing heights of the square where the pre-existing paving of Vesuvius lava stone is recovered. The decision to relocate the pre-existing paving through a new system is dictated by the desire to reconnect with the past through a completely new formal action. Each step is conceived as an excision of the ground that arches upwards on the next step of a variable height to allow for the introduction of benches and valuable trees to create shade.

In the field of unrealised projects, one of the Italian studios that has always emphasised the desire to work with the existing and underline its potential is Studio Albori. The 2008 project Ecomostro Addomesticato in Milan deals with a proposal to reactivate an unfinished element. The railway station in the San Cristoforo station in Milan, a project by Aldo Rossi and Gianni Braghieri becomes an opportunity to imagine not demolishing the structure but using it as a frame to be cannibalised. Starting from the reuse of the structure itself, the theory behind the project begins with waste material both from

More and more, Collage digitale, Concetta Tavoletta, 2023.

More and more, Digital collage, Concetta Tavoletta, 2023.

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