Liberaroma n. 7 Paginone

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Cambiamo insieme il Paese 4

INTERVISTA AI CANDIDATI DI PUNTA DI RIVOLUZIONE CIVILE ALLA REGIONE LAZIO E AL PARLAMENTO NAZIONALE

Fabio Nobile: «Interloquire con l’antiliberismo»

Ivano Peduzzi: «I poteri forti puntano sull’area del centrosinistra» «E’ chiaro che il candidato del centrosinistra si tiene le mani libere per costruire alla fine una solida maggioranza di centro che in realtà non ha alcun profilo e serve solo a tirare a campare»

gliendo l’esperienza di questi anni, che è stata sempre in funzione della rappresentanza degli obiettivi di lotta, nella scuola, nella sanità, rispetto alla grande questione del trattamento dei rifiuti, senza parlare dell’occupazione e dell’uso del territorio. Siamo portatori di quello che si è mosso ed è maturato sul piano della politica alternativa. Detto questo, non credo che in una coalizione si possa perdere la rappresentanza, e la sensibilità di origine. Questo però non ostacola assolutamente che il gruppo mantenga e corrisponda al bisogno di rinnovamento della società civile, che è poi la nostra pratica.

Fabio Sebastiani

Nessuno si sta accorgendo di queste elezioni. Non avverti anche tu questa sensazione? Sì, mi sono fatto anche io la stessa idea. E’ uno dei riflessi del dramma che vive la nostra regione dal punto di vista dei servizi e del lavoro, del possibile sbocco verso un nuovo modello economico. Tutti questi non sono temi che sono discussi in campagna elettorale, come elementi su far pronunciare i candidati. Anche i mass media, che evitano di parlare di contenuti a livello della competizione nazionale, immaginiamoci se prestano attenzione a quello che accade nel Lazio. Nemmeno si riesce a rappresentare l’elemento essenziale, ovvero una possibile contrattazione sul rientro del bilancio della sanità, per non essere costretti ai tagli. Eppure qualcosa si potrebbe fare attraverso il taglio dei privilegi e una analisi rigorosa e precisa degli sperperi. Se si liberano risorse da queste voci, oltre al costo della macchina regionale e della corruzione, si può ragionare politicamente e si possono prendere decisioni concrete. Per esempio sui rifiuti, per quanto riguarda la raccolta differenziata. Tra l’altro, c’è anche tutto il pacchetto delle grandi opere che non vengono fatte e non viene messo in sicurezza praticamente nulla. Questi sono tutti temi che permetterebbero un confronto serio e articolato, e invece sono esclusi dalla discussione. Certo, li facciamo noi nelle nicchie dei nostri incontri nei territori con i lavoratori e i cittadini, dalla Videocon al distretto della ceramica. Non si riesce a configurare un piano che metta con chiarezza la richie-

Ivano Peduzzi

sta di risorse pubbliche per dar corso a una politica attiva. E in tutto questo, ovviamente, centrodestra e centrosinistra parlano d’altro.

Ecco appunto, veniamo a centrodestra e centrosinistra. Dopo il caos della Polverini e il totale fallimento di Alemanno, cosa sta accadendo nel quadro politico? Diciamo che il quadro ci fa prefigurare uno spostamento di rappresentanza dei poteri forti dal centrodestra al centrosinistra e quindi una ipotesi di riapertura di dibattito nell’area montiana e centrista. Ho avuto modo di ascoltare Zingaretti in alcune iniziative della Cgil e della Federlazio. Ebbene, mai citata la parola operai e condizione operaia. E’ chiaro che il candidato del centrosinistra si tiene le mani libere per costruire alla fine una solida maggioranza di centro che in realtà non ha alcun profilo e serve solo a tirare a campare. Ma questo non è quello che vogliono i cittadini. La situazione impone delle scelte, a cui nessuno si può esimere. Sembra che non hanno bisogno di fare grandi campagne elettorali. Crediamo che sia difficile poter sostenere provvedimenti della Giunta con questa impostazione. Avevamo chiesto una interlocuzione ma non ci è stata data nemmeno l’occasione di un confronto. Quindi, ciò che stiamo facendo è sviluppare le attività per avere una buona rappresentanza in Consiglio.

L’opposizione di sinistra questa volta parte con una formula inedita, quella della colazione invece che del partito. Rischi e opportunità? Il programma l’abbiamo scritto racco-

Il numero dei consiglieri è diminuito, però se i sondaggi danno la giusta indicazione Rc potrebbe ottenere un buon risultato. Diciamo che si può ragionare di una forbice tra i due e i quattro consiglieri, su cinquanta. Una pattuglia notevole. Prima eravamo due su settanta. La mia paura è che tutta l’operazione di denuncia scandalistica che ancora è tutta in piedi credo che possa rischiare di delegittimare il ruolo del Consiglio. C’è questa imma-

Fabrizio Salvatori

gine negativa che di fatto immobilizza l’attività di quella che dovrebbe essere l’istanza primaria dei poteri della Regione. Ci sembra che Zingaretti, però, abbia in mente questo modello, così come l’ha praticato la Polverini. Alla fine, il Consiglio regionale diventa un fastidio per la Giunta e nient’altro.

La tornata elettorale nel Lazio è una specie di fantasma. In realtà tutti puntano al risultato nazionale sperando che si traduca nelle stesse percentuali grazie alla complicità dell’election day... La tornata elettorale regionale è arrivata in maniera imprevista dopo lo scandalo. Anche questo contribuisce a renderla meno sentita. E poi oggettivamente il peso del voto politico schiaccia quello regionale. Bisogna far capire quanto importante sia per competenze la regione. Quanto sia necessario togliere la cappa dei commissariamenti governativi su rifiuti e sanità sul Lazio. Per quanto ci riguarda le regioni dovrebbero contribuire alla messa in discussione del Fiscal Compact e del disastro economico e sociale conseguente. A Roma e nel Lazio la crisi ha avuto una vera e propria impennata negativa. Eppure quasi nessuno tra i partiti sembra preoccuparsene. La crisi è il tema. Non si può continuare a registrarne gli effetti. Si deve rispondere all’emergenza ad esempio con interventi di rifinanziamento del reddito minimo, oppure con il rilancio del sostegno a quello indiretto. Insieme a questo deve riprendere il ruolo pubblico nella programmazione e nella gestione dell’economia. Rilanciando i settori della ricerca e dell’innovazione, investendo sullo sviluppo connesso alle vocazioni produttive del territorio. Cultura, agricoltura, dissesto idrogeologico, manutenzione del territorio e della città. La stessa formazione professionale deve legarsi

Pare di capire da quello che dici che l’election day di fatto ha sterilizzato il confronto elettorale, perché tutti fanno affidamento sulla tornata nazionale. Anzi, per la destra è una partita che avrà un esito anche per il Campidoglio… Storace potrebbe pure usare questa campagna per poi giocarsi tra qualche mese la partita romana. Il gioco che pongono i tre componenti del centrodestra è il ricompattarsi dal punto di vista della contrapposizione al centrosinistra, contare sul risultato regionale e poi riaprire la partita romana.

Zingaretti? Ho paura che Zingaretti con questo suo sentirsi autosufficiente e vittorioso rischi di avere un’aula in cui la sua maggioranza sarà risicata.

E il rinnovamento tanto sbandierato? Assolutamente nulla. Il centro politico cambia, non è che si rinnova. In più c’è questa apertura ai moderati che è spaventosa. Ed è spaventoso che tutto questo passi nel silenzio, addirittura con i sindaci di centrodestra in piena campagna acquisti. Lui non ha bisogno di rappresentare un rinnovamento ma solo di lavorare nelle retrovie per costruire una maggioranza che poi diventerà una sua dependance.

«Il punto di partenza sono gli interessi di chi vive della propria fatica quotidiana. Difenderli e indicare una prospettiva per renderli egemoni è quello che dobbiamo fare»

alle alte qualifiche e al modello produttivo che si intende promuovere. Ovviamente la pratica si questi obiettivi si deve connettere ad una critica generale del modo di produzione capitalistico e della sua crisi. La crisi del centrodestra invece di far aumentare i contenuti di sinistra sta impegnando il centrosinistra in una assurda gara verso il centro. C’è una subalternità agli interessi dei poteri locali, nazionali ed internazionali. Una subalternità politica e culturale. Questa è la natura vera dello spostamento al centro. La sinistra e noi comunisti abbiamo il compito di metterci a disposizione di un percorso di ricomposizione che sappia contrastare tale subalternità. Il punto di partenza sono gli interessi di chi vive della propria fatica quotidiana. Difenderli e indicare una prospettiva per renderli egemoni è quello che dobbiamo fare. La sinistra antagonista ha scelto una formula nuova per presentarsi agli elettori. Possibilità e limiti?

Fabio Nobile

PARLA LA SORELLA DI STEFANO, CANDIDATA NELLA CIRCOSCRIZIONE LAZIO 1

Ilaria Cucchi: «I cittadini sono stufi della giustizia al servizio dei potenti » Isabella Borghese

Una campagna elettorale tra le gente quella scelta da Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano Cucchi, “il ragazzo morto ammazzato dalla polizia” nel 2009, ma la cui fine, per citare le parole di lei «è proprio iniziata nel loro quartiere, Tor Pignattara». E dopo due anni di vita che la Cucchi ha trascorso a fare politica da sola, proprio quest’anno in occasione delle elezioni, su invito di Antonio Ingroia che l’ha incoraggiata a scendere in campo, Ilaria si è trovata davanti alla possibilità di procedere nel suo percorso politico, ma non più da soggetto singolo. La Cucchi ha chiesto prima di poterci pensare due giorni, poi ha incontrato il candidato leader, si è confrontata con lui e dopo non ha avuto più dubbi. “Ingroia ha una faccia pulita” ha dichiarato Ilaria. Ed è stata questa sua considerazione personale a metterla sulla scelta di cambiare percorso, a spingerla e senza alcuna esitazione, a intraprendere il percorso politico con Rivoluzione Civile. Lei, Ilaria, non è solo la sorella di Stefano, ci tiene molto a specificarlo quando la si incontra.

E’ anche una madre oggi e soprattutto una donna coraggiosa, forte, determinata. Ha deciso di “strumentalizzare” (verbo utilizzato per sbeffeggiare le spregevoli dichiarazioni di Giovanardi) la sua vicenda personale per metterla a servizio dei cittadini, con una candidatura che si pone come obiettivo primo quello di tentare di evitare che la storia della sua famiglia diventi quella di altre.

Tor Pignattara è il suo territorio, ma anche il quartiere dove è “iniziata la fine di Stefano, suo fratello”. Per due anni ha lottato e fatto politica da sola, oggi la sua strada è un’altra. Come sta vivendo questo cambiamento? La scelta di entrare in politica nasce dalla necessità di portare all’attenzione della nostra politica tematiche scomode che in questi anni sono state arricchite solo da parole. Occorrono invece nuove proposte perché sino ad oggi non si è intervenuti né sul problema delle carceri né su quello della giustizia. Ero bambina quando sentivo parlare di carceri. Mio fratello è morto di carcere. In passato non ho sentito mai mio questo problema legato alla giustizia e alle carceri. Oggi, invece, ho conosciuto e so quanto è sbilanciata la giustizia a favore del cit-

«Occorrono invece nuove proposte perché sino a oggi non si è intervenuti né sul problema delle carceri né su quello della giustizia. Mio fratello è morto di carcere»

tadino. So che il tema per il nostro paese è diventato un’emergenza.

La sua entrata in politica avviene in un periodo molto particolare. Gli italiani sono stanchi di essere presi in giro. Molti non voteranno. Altri neanche si interessano più di quello che accade. Quali sono a suo avviso le emergenze? Credo che gli italiani siano stanchi e stufi di avere a che fare con una politica che non è più a loro servizio. Sono stanchi di una giustizia che è solo a favore dei potenti. Anche per questo ho deciso di portare all’attenzione pubblica e della politica la necessità di controllo all’interno della magistratura, perché vengano tutelati i diritti dei cittadini quando

nei processi entra la politica con i suoi processi.

Passiamo alla campagna elettorale. Sì. Ho scelto di farla tra la gente. La politica per riottenere la fiducia da parte delle persone deve stare tra loro. Sto girando molto, con grande soddisfazione e una partecipazione numerosa nei territori. Questo ripaga la stanchezza.

Informazione in rete per fare rete

La campagna elettorale che si prospetta per tutto il primo quadrimestre del 2013 è davvero senza precedenti: primo, perché a Roma si svolgerà su ben tre fronti: locale, nazionale e regionale; secondo, perché è una sfida diretta all’esistenza del Prc come rappresentanza politica; terzo, perché si gioca anche sul terreno della comunicazione multimediale. O, per dirla in altre parole, la comunicazione multimediale avrà molto più peso che nelle volte precedenti. Senza contare che l’antipolitica ha scavato in profondità regalando altri punti percentuali all’astensionismo. Il gruppo redazionale di Liberaroma ha proposto di arrivare quanto prima a una sorta di coordinamento tra militanti Fds che si occupi della propaganda elettorale, soprattutto quella comunale, in una forma nuova e parallela a quella Fds o comunque del nuovo soggetto politico che sta nascendo con Rivoluzione civile. L’idea del coordinamento sul piano dell’informazione e della comunicazione nasce non solo dal fatto che qualsiasi azione di propaganda è più efficace se parte da una azione collettiva (campagna) – pensiamo per esempio a quello che significa agire con questo stile nell’ambito del mondo web – ma anche dalla constatazione che in regime di ristrettezza di mezzi e di forze il nostro obiettivo è innanzitutto quello di mettere a frutto le poche risorse di cui disponiamo. Massimo spazio alla creatività e all’invenzione, quindi, ma dentro un perimetro di pratica collettiva. Si sono già svolti alcuni incontri assembleari. E altri verranno effettuati nelle prossime settimane. La filosofia ispiratrice prende le mosse dall’idea che ogni compagno possa attivarsi per fare campagna elettore facendo confluire poi tutta l’esperienza in una sorta di “cassetta degli attrezzi” collettiva. Una volta condivisa la cassetta degli attrezzi, si può scegliere se muoversi come gruppo locale oppure aderire di volta in volta alle campagne che vengono decise a livello collettivo. Le due modalità ovviamente non si escludono. Quello che chiediamo a tutti, anche a quelli che sceglieranno di essere completamente autonomi, è di partecipare alle campagne virali on line, e comunque di prendere visione via via delle proposte che arrivano dal lavorìo collettivo. www.liberaroma.it

REGIONALI nel Lazio si vota così

Una decreto legge contro la tortura. Sarà il suo primo impegno se verrà eletta? Certo. E’ scandaloso che ancora non sia stato introdotto. E’ scandaloso per il nostro paese e per il senso di civiltà che tutti dovrebbero avere. Per questo chiedo a tutti di sostenere quest’introduzione. Credo che opporsi non solo sia sbagliato, ma se chi si oppone alla legge sulla corruzione viene giudicato corrotto, lo stesso vale per la tortura.

Cosa le resta oggi del passaggio nei Cie? E’ pesantissima la realtà dei Cie. Entrarci significa trovarsi davanti a uomini che vengono privati dei loro diritti e della loro libertà. Una realtà di gran lunga peggiore, dunque, di quella delle carceri.

Certamente l’aver messo assieme sul piano elettorale una parte della sinistra e delle altre forze che si oppongono a Monti e a chi lo ha sostenuto è un merito e un limite allo stesso tempo. Un merito perché c’è bisogno, anche in Italia, di una forza in grado d’interloquire con la sinistra antiliberista che si oppone alla Bce e a Pse e Ppe che si esprimono come garanti politici. Il limite è che la lista comprende solo una parte di tale sinistra e il profilo deve qualificarsi con più forza in tale direzione. Insomma c’è ancora una distanza importante tra l’ opzione politica necessaria e l’offerta elettorale che risente di un processo troppo oggettivamente schiacciato sul piano elettorale. Tale distanza andrà colmata dentro le dinamiche reali che seguiranno le elezioni. Un’altra novità è il movimento di Grillo, anche se nel Lazio ha subito qualche defezione e non sembra così presente. Cosa ne pensi? Il movimento 5 stelle esprime il disagio sociale e l’assenza di un’organizzazione im grado di esprimere una concreta prospettiva di cambiamento. La debolezza della sinistra è il motivo essenziale del successo del fenomeno. Credo copra uno spazio la cui fluidità è la sua fortuna e il suo limite. Credo che tale fenonemo si polarizzerà nel futuro a destra e a sinistra. Dipende da chi ha più filo. Nel Lazio si vedono poco. Ma a Roma il voto d’opinione è alto, anche se peserà soprattutto sulle politiche meno sulle regionali. L’unità dei comunisti, come l’hai sempre chiamata tu, sembra tenere nonostante tutto. Quali futuro prevedi? Tale unità, in realtà, tiene a Roma. A livello nazionale è tutto congelato. Dopo il corteo del 12 maggio che ha visto sfilare 40000 comunisti uniti a Roma non si è prodotto il salto necessario. Si poteva essere da subito perno per quella sinistra di cui il Paese ha bisogno. Ma non è andata cosi, anche se alla fine Pdci e Prc sono unitariamente nella lista rivoluzione civile. Continuo a credere che in Italia il patrimonio organizzato dei comunisti è una risorsa che va unita e allargata a coloro che si battono per trasformare la società a partire dall’opposizione a Bce e alle sue scelte. Rilanciare la questione del socialismo del XXI secolo anche in Italia è un compito per il quale l’unità, ovviamente nella chiarezza strategica, è fondamentale.

Ilaria Cucchi

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La legge elettorale del Lazio è piuttosto complessa. In sintesi: 40 seggi vengono ripartiti proporzionalmente tra le liste concorrenti. Le liste dei candidati sono provinciali: 29 seggi per la provincia di Roma; 4 seggi per la provincia di Latina, come per quella di Frosinone; 2 seggi per la provincia di Viterbo ed 1 solo seggio per la provincia di Rieti. Le liste provinciali sono collegate ad una lista regionale, cosiddetto listino, il cui capolista è candidato alla presidenza della Regione. La lista regionale è composta da 10 candidati. Il candidato presidente che ottiene più voti fa eleggere in blocco i candidati nel listino (premio di maggioranza pari al 20% dei consiglieri). Esistono due tipi di sbarramento: non hanno diritto alla ripartizione dei seggi le liste che non raggiungano il 3% dei consensi, a meno che non siano collegate ad una lista regionale che ottiene almeno 5% dei voti. La legge prevede la possibilità del voto disgiunto. E’ possibile votare per una lista, esprimere la preferenza per uno dei candidati in lista e poi votare per un candidato presidente non collegato a quella stessa lista. In breve, il voto alla lista viene attribuito al candidato presidente collegato a quella lista, a meno che l’elettore non indichi un altro candidato presidente.


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