Bilancio sociale 2009
"C'è chi insegna guidando gli altri come cavalli passo per passo: forse c'è chi si sente soddisfatto così guidato. C'è chi insegna lodando quanto trova di buono e divertendo; c'è pure chi si sente soddisfatto essendo incoraggiato. C'è pure chi educa, senza nascondere l'assurdo ch'è nel mondo, aperto ad ogni sviluppo ma cercando d'essere franco all'altro come a sé, sognando gli altri come ora non sono; ciascuno cresce solo se sognato". Danilo Dolci
Cari soci di LiberoMondo, cari amici delle Botteghe del Mondo, "Ciascuno cresce solo se sognato": anche LiberoMondo può crescere solo se sognata… solo se ciascuno di noi non rinuncia a pensare la nostra cooperativa diversa da quel che è… non fuori o contro, ma oltre le discussioni, oltre le critiche, oltre le accuse… Abbiamo provato quest'anno nelle riunioni di revisione e programmazione a dedicare tempo ad esprimere cosa ci piacerebbe che fosse LiberoMondo, non per gli altri, non per i produttori, ma per noi stessi; esprimere come desideriamo, come sogniamo LiberoMondo, in un contesto semplicemente di condivisione con gli altri, in cui gli altri potessero solo ascoltare e non replicare… tutti sono riusciti ad esprimersi e sono venute fuori cose interessantissime! Questo Bilancio Sociale 2009 è la condivisione con tutti voi dei nostri sogni fattisi realtà, fattisi esperienza concreta giorno dopo giorno, anche con discussioni e contrasti, ma con la voglia sempre di sognare un LiberoMondo migliore.
Indice 1. LA COOPERATIVA LIBEROMONDO 1.1 LiberoMondo, piccola presentazione ...................................................................................7 1.2 Riflessioni di inizio anno ........................................................................................................8 1.3 LiberoMondo come cooperativa sociale ............................................................................11 1.4 L’organizzazione ...................................................................................................................14 1.5 Il fatturato 2009 .....................................................................................................................19 1.6 La promozione commerciale ..............................................................................................23 1.7 Ricerca e sviluppo prodotti..................................................................................................26 1.8 La base finanziaria ................................................................................................................33 1.9 Informazione e Comunicazione .........................................................................................36 1.10 Agices ....................................................................................................................................40 1.11 WFTO ....................................................................................................................................45 2. PICCOLI PRODUTTORI GRANDI PROGETTI 2.1 La mappa dei produttori......................................................................................................52 2.2 Acquisti esteri nell’anno 2009 ..............................................................................................54 2.3 La continuità del rapporto ..................................................................................................62 2.4 Il prefinanziamento dei produttori.....................................................................................64 2.5 Il Comitato Progetti...............................................................................................................67 Viaggi Missione ...........................................................................................................................69 - India.......................................................................................................................................70 - Sri Lanka ...............................................................................................................................82 - Nepal......................................................................................................................................90 - Kenya ..................................................................................................................................107 - Ecuador...............................................................................................................................112 - Paraguay .............................................................................................................................137
3. COLLABORAZIONI IN RETE 3.1 Associazione Scambiarti: Progetto Coad.........................................................................152 3.2 Cooperativa Pace e Sviluppo: Progetto Centro Salinas.................................................154 3.3 Cooperativa Terre Solidali: Progetti in Honduras e Guatemala..................................156 3.4 Cooperativa VarioMondo: Progetto Rwanda .................................................................158 3.5 Cooperativa Nazca: Progetto Impronte di Pace..............................................................160 3.6 Ong Vis: Progetto Chankuap.............................................................................................162 3.7 AQ System: Campagna e Progetto filtri dell'acqua........................................................164
Indice 3.8 L'Associazione e il Progetto Tatawelo ...........................................................................166 3.9 Cooperativa Mondo Solidale: Progetto El Bosque ......................................................168 3.10 Cooperativa Unicomondo: Progetto Matembwe.........................................................169 3.11 Cooperativa Vagamondi: Progetto Araliya ..................................................................170 3.12 Cooperativa Ravinala: Progetto Madagascar ...............................................................171 3.13 Associazione Croce del Sud: Progetto ZabrĂŠ................................................................172 3.14 Cooperativa Raggio Verde: progetto Artes Maconde e Linea Be Cotton ................173 3.15 Cooperativa Fair: progetto Rajilaskmi Cotton..............................................................174 3.16 Cooperativa Quetzal: Progetto Apj ................................................................................176 3.17 Associazione Sole: Progetto Muteko Wahu ..................................................................177 3.18 Cooperativa Pangea Niente Troppo: progetto La Ruashi ..........................................178 3.19 Cooperativa Il Ponte: Progetto Alsar .............................................................................179 3.20 Cooperativa Ad Gentes: progetto Asarbolem ..............................................................181 4. I FORNITORI ITALIANI 4.1 L'Associazione Libera e le cooperative di LiberaTerra .................................................185 4.2 La Cooperativa Sociale la FraternitĂ (la Madre Terra) ..................................................188 4.3 La Cooperativa L'Arcolaio ...............................................................................................189 4.4 La Cooperativa Sociale Il Pungiglione............................................................................190
Bilancio al 31/12/2009...................................................................................................................... Nota integrativa al bilancio............................................................................................................ Relazione del Collegio Sindacale ..................................................................................................
1. La Cooperativa LiberoMondo
1.1 LiberoMondo, piccola presentazione LiberoMondo è una Cooperativa Sociale di tipo B, nata nel maggio 1997 dalla naturale evoluzione dell'Associazione di volontariato Tsèdaqua. 1) È una centrale di importazione che acquista direttamente in 30 paesi del Sud del Mondo da 95 organismi di produttori . 2) È una cooperativa sociale di tipo B: un terzo dei propri soci lavoratori viene da situazioni di disagio sociale. 3) È una centrale di distribuzione: * di prodotti artigianali (più di 7.000 referenze), * di prodotti alimentari equosolidali (circa 320 referenze), * di cosmesi e detergenti equosolidali (circa 65 referenze), * di prodotti alimentari biologici di cooperative sociali e di cooperative del consorzio "LiberaTerra" che lavorano sui terreni confiscati alle mafie (circa 75 referenze). 4) È una centrale di distribuzione in tutta Italia di prodotti artigianali importati da progetti seguiti direttamente da Botteghe del Mondo e di linee di prodotti sviluppati in collaborazione con altre realtà di commercio equo. 5) È un'insieme di laboratori di trasformazione: a) il laboratorio di pasticceria; b) il laboratorio di pasta con aromi del commercio equo e solidale; c) i laboratori di confezionamento: oltre il 90% dei prodotti alimentari trasformati sono confezionati nei laboratori della nostra cooperativa sociale. 6) È una cooperativa che fa informazione e sensibilizzazione attraverso incontri, conferenze, relazioni, schede e dossier informativi sui produttori del “sud del mondo”. Nel 2009 ha attivato la "Bibliotequa", centro di documentazione e di programmazione di attività nelle scuole. 7) Gestisce direttamente una Bottega del Mondo, con vendita diretta al pubblico a Bra (CN).
È uno strumento di finanza etica: tramite quote e prestiti sociali.
10) LiberoMondo è una centrale di importazione che rimane ferma nella decisione di non vendere alla grande distribuzione, ma di avere quali unici ed esclusivi clienti le Botteghe del Mondo e alcuni punti selezionati della piccola distribuzione.
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8) LiberoMondo aderisce a: - AGICES (Assemblea Italiana del Commercio Equo e Solidale) come socio fondatore; - WFTO (World Fair Trade Organization): organismo internazionale di commercio equo e solidale che unisce importatori e produttori; - WFTO Europa, associazione che riunisce i soci europei di WFTO; - Libera - Associazioni, nomi e numeri contro le mafie: socia, dal 2008, dell’associazione nazionale; - ItaliaNat’s, associazione che appoggia e promuove i Movimenti dei bambini lavoratori; - Campagna Abiti Puliti: coalizione che rappresenta in Italia la Clean Clothes Campaign;
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1.2 Riflessioni di inizio anno Com'è nostra tradizione, nelle riunioni di revisione e programmazione di inizio anno abbiamo cercato di condividere insieme alcuni spunti di riflessione e domande su LiberoMondo e sulla nostra attività. Vogliamo renderne partecipi tutte le botteghe, in uno spirito di condivisione e di trasparenza sulla nostra struttura sociale e organizzativa. 1) LiberoMondo di fronte alla crisi economica Ci eravamo detti lo scorso anno che, dopo il periodo di "vacche grasse" (2001-2005) e di "vacche magre" (2006-2008), stavamo entrando in un periodo di crisi economica (2009-2010 e forse anche oltre). Quest'anno ci siamo trovati in effetti in mezzo ad una crisi economico-sociale non semplice, in cui tutto sommato il settore del commercio equo e solidale (ancora di nicchia) ha tenuto, pur se alcune realtà hanno avuto parecchie difficoltà. La nostra struttura, sia come fatturato che come margini, ha retto, anche se non scontato che ciò avvenisse, date la complessità e le difficoltà del momento. Siamo consapevoli che la situazione economica e sociale che ci sta attorno è molto fragile e delicata? Siamo consapevoli che LiberoMondo vive in questa fragile situazione e ha dei vincoli molto forti per i criteri a cui si ispira (ad esempio, non si possono migliorare i margini facendo leva su un abbassamento dei prezzi dei propri fornitori) ed è legata strettamente a congiunture instabili (per esempio, il cambio euro/dollaro) che possono condizionare pesantemente i risultati di bilancio di fine anno?
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2) Si tira tutti insieme
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A volte quest'anno l'impressione è stata che non tutti in LiberoMondo ci rendessimo conto della gravità della situazione economica e sociale che ci circondava, e che dessimo per scontato che nella nostra cooperativa il lavoro ci sarebbe stato sempre, senza alcun problema e senza alcuna difficoltà. Alcuni soci lavoratori hanno avuto ed espresso (anche nell'Assemblea del 12 dicembre 2009) la percezione che non tutti contribuivano nel medesimo modo o meglio, che alcuni soci lavoratori tiravano ed altri "se la prendevano un po' comoda". Nessuno chiaramente si pone il problema dinanzi ad esigenze di salute, ad esigenze familiari ed a mille altri motivi personali che ciascun socio lavoratore ha, ma - soprattutto in determinati periodi dell'anno molto carichi di lavoro (fortunatamente!) - l'evidente differenza di approccio/attaccamento al lavoro da parte di alcuni soci, in particolare in alcuni settori, ha creato diversi malumori. Si cercheranno sicuramente alcune soluzioni pratiche per il 2010, ma questa percezione è sicuramente molto pericolosa per una struttura come la nostra, in cui oltretutto il lavoro "in più", spesso, è lavoro volontario (sia per i soci lavoratori che per quelli espressamente definiti come volontari), in cui la responsabilità maggiore di alcune persone non è retribuita ma "fa parte del gioco" e della volontà personale di ciascuno. O si tira tutti insieme o LiberoMondo rischia di scricchiolare nell'aspetto che più la caratterizza: ne siamo tutti pienamente consapevoli?
3) Noi non possiamo andare sui tetti Di fronte alle ristrutturazioni, ai licenziamenti, alle casse integrazioni è ormai diventata quasi pratica abituale di protesta il salire in alto sui tetti delle fabbriche, quasi allontanandosi dalla vita quotidiana, più vicini a Dio che ai loro simili - direbbe qualcuno - o cercando una visibilità altrimenti irrecuperabile - direbbe qualcun’altro. Hanno cominciato nell'estate 2009 gli operai dell'Innse, gli ultimi- per adesso - sono stati quelli della Yamaha, appena scesi dal tetto della fabbrica di Lesmo. Prima c'era almeno un padrone a cui gridare "Agnelli, Agnelli vaffanculo!", i padroni li intravedevi la mattina quando entravano nello stabilimento con la macchina dai vetri scuri, ma ne conoscevi bene il carattere. Adesso spesso c'è una multinazionale oppure una società con sigle sconosciute e con sedi altrettanto sconosciute. Noi abbiamo la fortuna non solo di non avere padroni (giacché in una cooperativa i soci sono i padroni, anche se non l'abbiamo ancora forse tutti assorbito in noi stessi), ma di non dover nemmeno salire sui tetti per protestare o presentare le nostre proposte. Le sedi per poter partecipare ed offrire agli altri le proprie idee ci sono (assemblee, riunioni aperte del Cda, riunioni responsabili, riunioni di settore…), ma le sappiamo sfruttare tutti al meglio? Questo non significa che non ci siano responsabilità differenziate, ruoli diversi (a seconda, spesso, non delle capacità di ciascuno ma delle "spalle larghe" per sopportare i pesi senza incrinarsi), e nemmeno il fatto che se poi "la cooperativa" (cioè l'insieme dei soci, o meglio la maggioranza) attua o direttamente (nell'assemblea) o indirettamente (nelle decisioni prese dagli amministratori, sempre smentibili in qualunque assemblea dalla maggioranza dei soci) scelte differenti dal mio pensiero è perché "non ascolta"… O alla fine per alcune persone sono più comode le critiche sottobanco, i mugugni, la volontà di essere sempre semplici dipendenti (e si dipende sempre da qualcuno) e non padroni, per cui il lavoro e le soluzioni devono arrivare sempre dall'alto (da quelli che prendono le decisioni) e non da se stessi e da un maggior impegno e coinvolgimento? 4) "Meshesh o mashashal", scappare o migliorare?
Mentre si evadevano per ore di seguito ordini con articoli di artigianato "uno per tipo", il primo pensiero che veniva era: "Non potevano ordinarne di più?", però ci è servito per una riflessione sul lavoro manuale: tante volte ci dimentichiamo che tutti quegli oggetti (ma varrebbe anche per i prodotti alimentari - e chi ha impacchettato migliaia di panettoni in laboratorio lo sa bene!) non sono sfornati a decine o a centinaia da dei macchinari, ma sono fatti manualmente, uno per volta, dalle sapienti mani degli artigiani… e questo proprio noi che lavoriamo nel commercio equo dovremmo ricordarcelo sempre. "Uno per volta" è una regola che vale sempre, di fronte a lavori che sembrano lunghi, faticosi, interminabili…
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5) Uno per volta…
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Questo gioco di parole in lingua amarica con il cambio solo delle vocali chiaramente in italiano non rende, ma il concetto è molto chiaro ed interessante. Di fronte alle difficoltà, di fronte alle discussioni e alla diversità di opinioni che spesso si traducono in conflitti espliciti o latenti, di fronte alla stanchezza e al possibile esaurimento a volte delle risorse fisiche e mentali di ognuno, la prima tentazione che viene è il "meshesh", il fuggire, il chiedere meno responsabilità, il diventare passivi e rinunciatari… Il fuggire, lo scappare dalle proprie responsabilità e dal proprio ruolo che si ha in cooperativa è più semplice e immediato, ma ha ripercussioni su se stessi e su tutti gli altri; invece avere la saggia pazienza di aspettare - sopportando magari anche cose che a volte feriscono un po'- dare tempo alla struttura e alle persone con cui lavoriamo fianco a fianco, capire che i nostri tempi non sono quelli degli altri e cercare di cambiare le vocali, di "mashashal", di migliorare innanzitutto le relazioni e il nostro modo di porci, per vedere se il problema si può vedere da un'altra angolazione. Scappare o migliorare?
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"Uno per volta" è anche riscoprire la bellezza non della quantità ma della singolarità. Come diceva un pittore tanzaniano, questo dipinto TingaTinga non lo faccio tante volte altrimenti perde di valore - e non per gli altri, ma per me stesso: è uno, e l'uno, il singolo è importante. Forse l'aver investito in questi ultimi anni come LiberoMondo sull'artigianato artistico (da produttori in Zimbabwe, Tanzania, Etiopia, Mozambico…) ha anche questo significato: ricordarci l'importanza del singolo lavoro manuale. 6) LiberoMondo ha ancora un ruolo politico all'interno del commercio equo e solidale italiano? Già nelle riflessioni del 2007 ci chiedevamo se non fosse necessario per la nostra struttura riprendere e aggiornare alcuni discorsi, come quelli della grande distribuzione, della certificazione o della scelta dei produttori. Dopo due anni, l'impressione è che ci siano ancora meno discussioni all'interno del mondo del commercio equo, o meglio che si dia per assodato soprattutto in un periodo di difficoltà economiche per tutti - che ci sono altre precedenze, altre priorità e alcuni discorsi rimangono all'interno di Agices o di altre sedi ma faticano a diventare dibattito comune, almeno all'interno delle Botteghe del Mondo, che sembrano "in tutt'altre faccende affaccendate". Cosa possiamo fare come LiberoMondo in tale direzione? Possiamo riprendere alcuni temi, svilupparli internamente e discuterli all'esterno o li diamo per assodati, vivendo sempre un po' di rendita a riguardo? 7) Ripensare il nostro ruolo di cooperativa sociale
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Ce l'eravamo dati come obiettivo nelle riflessioni dello scorso anno e finalmente, dopo mesi di riflessioni del Consiglio di Amministrazione, incontri con "esperti" di cooperative sociali, discussioni animate e aspettative che si erano fatte molto “alte”, abbiamo cominciato nell'Assemblea del 12 dicembre 2009 un percorso di approfondimento e di confronto sul nostro essere cooperativa sociale. Nonostante i timori di chi l'aveva organizzata, il fatto di aver lasciato una traccia aperta ha permesso un confronto franco e sereno in cui tutti hanno parlato ed espresso la loro opinione. Siamo sicuri di aver iniziato un percorso lungo ma proficuo in cui abbiamo bisogno dell'apporto di tutti. In fondo, se in questi pochi anni di vita della cooperativa siamo riusciti a fare 37 progetti di inserimento è stato grazie al contributo e all'impegno di tutti.
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1.3 LiberoMondo come cooperativa sociale Premessa
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Fin dalla sua costituzione LiberoMondo ha fortemente voluto che la cooperazione sociale fosse un elemento fondante e caratterizzante del proprio modo di operare nell'ambito del commercio equo e solidale. Siamo tutti consci che questa scelta vada continuamente confermata e approfondita non solo nel lavoro quotidiano, ma debba anche essere oggetto di un confronto aperto tra tutti i soci, utile a condividere motivazioni, finalità e a definire strategie di azione comuni. Per questo motivo si è scelto di dedicare gran parte dell'ultima assemblea del 2009 a questo tema, in modo da mettere le basi per un percorso che proseguirà nel 2010 e che si prefigge di coinvolgere tutti i soci attraverso momenti dedicati. Naturalmente si tratta di un cammino appena intrapreso e che necessita di essere approfondito. Non si tratta infatti, almeno nell'immediato, di definire un aspetto puntuale o di prendere una decisione su una qualche particolare azione da mettere in atto, ma di dedicare del tempo per condividere le idee, le motivazioni e le aspettative di ciascuno, per elaborare un orientamento comune, pur nel rispetto delle singole individualità. Per ottenere questo risultato è necessario costruire un "linguaggio comune" tra i diversi soggetti coinvolti, creare un livello di conoscenza reciproca che consenta di evitare fraintendimenti e incomprensioni. Bisogna infatti tenere presente che, nel corso dei tredici anni di vita della nostra cooperativa, la base sociale si è ampliata, includendo di volta in volta nuovi soci che hanno portato con sé i propri vissuti e le proprie esperienze. È quindi indispensabile non dare nulla per scontato o come "già detto", essere disposti a mettersi continuamente in discussione, a ridefinire il nostro modo di essere cooperativa. Non a caso questa necessità è emersa in modo particolare dalle persone che sono entrate a far parte di LiberoMondo nel corso degli ultimi anni, inserendosi in un gruppo che già era costituito. I momenti di scambio e confronto possono aiutare i nuovi arrivati a inserirsi e a diventare coprotagonisti, a dare il loro contributo per la realizzazione di un progetto condiviso. A volte il singolo socio, ivi compreso il socio lavoratore, fa fatica a percepirsi come parte di un gruppo che opera e agisce sulla base di motivazioni e scopi condivisi, a scorgere al di là dell'operatività quotidiana il senso complessivo dell'agire collettivo. Questo può demotivare il singolo e generare un senso di solitudine. La comunicazione interna circa le attività in essere nei vari ambiti, può sicuramente essere molto utile per far percepire ai soci che il proprio apporto contribuisce alla composizione di un disegno più ampio. Non è sempre facile rendersi conto che dietro i "numeri" c'è una storia, un vissuto, che vanno riscoperti continuamente. D'altra parte bisogna riconoscere come non sia sempre così facile per le singole persone o per i diversi settori trasmettere agli altri ciò che si è fatto o si sta cercando di realizzare. Questo vale un po' in tutti gli ambiti, ma mentre per alcuni di essi si riesce, almeno in determinati momenti, a dare un'idea di cosa si sta realizzando, come ad esempio nel caso del lavoro con i produttori, anche grazie a strumenti quali video e report dei viaggi o di loro visite presso la nostra sede, in altri casi questo risulta molto più difficile, come nel caso dell'aspetto "sociale". Chi per vari motivi vi è direttamente coinvolto riesce a coglierlo, ma non sempre riesce a comunicarlo, oppure non può farlo, per rispetto alle persone coinvolte. Si ritiene infatti fondamentale preservare il diritto di ciascuno di vedere tutelata la propria privacy. Alcuni hanno lamentato una difficoltà nel cogliere l'atteggiamento complessivo della cooperativa in merito agli aspetti "sociali", il bisogno di un maggiore confronto non solo sugli aspetti generali, ma anche su questioni più specifiche e "tecniche". La sensazione è che in settori diversi si operi con modalità diverse. A volte è come se alcune cose rimanessero prerogativa solo di qualcuno.
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Altri, pur condividendo l'importanza di proseguire un confronto sulle premesse della nostra azione in ambito sociale, ritengono si debba fare molta attenzione a quali dinamiche si vanno a strutturare. Ritengono infatti che sia fondamentale evitare atteggiamenti che, seppur con le migliori intenzioni, rischiano di innescare relazioni che tendono a creare una distinzione tra soggetti attivi che svolgono una funzione o un servizio e soggetti esclusivamente passivi che ne beneficiano. In questo senso si sottolinea l'importanza che ognuno si senta parte integrante del gruppo, seppur con modalità e bisogni diversi, e non oggetto dell'azione del gruppo. Ciascuno dovrebbe sentire la responsabilità di dare il proprio contributo, al meglio delle proprie possibilità e della propria situazione del momento. Per contro il gruppo dovrebbe essere in grado di cercare di accogliere ciascuno dei suoi membri, configurando il proprio intervento in base ai bisogni e alle necessità delle singole persone. Naturalmente si tratta di un processo complesso e che necessita di tempo, ma che si ritiene possa favorire una reale integrazione.
LiberoMondo: una cooperativa sociale e il suo territorio di riferimento
C o o p e r a t i v a
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LiberoMondo è una cooperativa sociale di tipo B che da ormai 12 anni opera e si interfaccia con altre realtà presenti sul territorio. Si è ritenuto quindi opportuno, prima di entrare nel vivo della discussione, ricordare la cornice istituzionale in cui si inserisce la nostra organizzazione, dando a tutti la possibilità di avere un quadro comune e di chiarire eventuali dubbi. Una cooperativa è un'associazione autonoma di persone che si uniscono volontariamente per soddisfare i propri bisogni economici, sociali e culturali e le proprie aspirazioni attraverso la creazione di un'impresa a proprietà comune, controllata democraticamente. In base alla natura dei soci e alle finalità che gli stessi intendono perseguire si possono distinguere diverse tipologie di cooperative: di consumo, di credito, di produzione e lavoro, edilizie, agricole e della pesca. La legge 381/91 ha introdotto nell'ordinamento giuridico italiano una nuova figura di cooperativa, la cui finalità consiste (art.1) nel "perseguire l'interesse generale della comunità alla promozione umana e all'integrazione sociale dei cittadini attraverso: a) la gestione di servizi socio-sanitari ed educativi; b) lo svolgimento di attività diverse - agricole, industriali, commerciali o di servizi - finalizzate all'inserimento lavorativo di persone svantaggiate".
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Ai tradizionali caratteri di democraticità e mutualità, si é aggiunto il principio di solidarietà come segno distintivo della cooperazione sociale, alla quale è stato riconosciuto un ruolo attivo nell'attuazione di forme di collaborazione con il sistema pubblico di protezione sociale. Inoltre, pur concorrendo, a fianco di altre organizzazioni pubbliche e private senza fini di lucro, alla realizzazione di finalità di interesse generale, la cooperativa sociale mantiene la forma giuridica di impresa, con un approccio ai problemi relativi alla produzione, organizzazione e gestione orientato a criteri di efficienza.
All'interno del quadro normativo vigente sono quindi definite due tipologie di Cooperative Sociali: ° le cooperative sociali di tipo A sono finalizzate alla gestione di servizi-socio sanitari ed educativi. Sono generalmente cooperative che si occupano di gestire servizi ed attività a favore della persona: assistenza domiciliare, gestione di case famiglia, di case di riposo, di asili nido, di centri di aggregazione giovanile,…..; ° le cooperative sociali di tipo B sono invece finalizzate all'inserimento lavorativo di persone appartenenti a specifiche categorie di persone che provengono da situazioni di disagio. Tale inserimento può avvenire tramite lo svolgimento di attività lavorative nei settori dell'agricoltura, dell'industria, dell'artigianato e dei servizi. LiberoMondo, in quanto cooperativa sociale di tipo B, ha tra gli obiettivi prioritari l'avvio di percorsi di inserimento nel mondo del lavoro a favore di persone che provengono da situazioni di disagio sociale. In modo molto schematico è possibile individuare due tipologie di inserimento: ° di tipo socializzante, che ha come obiettivo prioritario il fornire un ambiente protetto in cui sviluppare le capacità relazionali; ° di tipo lavorativo, che ha l'obiettivo, dopo un periodo più o meno lungo di formazione/apprendistato mirato allo sviluppo delle capacità lavorative e relazionali, di arrivare ad un'assunzione presso la cooperativa stessa o presso altre strutture ritenute adatte alla persona coinvolta nel progetto. Gli inserimenti vengono realizzati in collaborazione con strutture pubbliche o private e sono preceduti dalla stesura di un progetto, elaborato sulla base di incontri con operatori e familiari, che fissa tempi e obiettivi. I risultati raggiunti e le problematiche emerse vengono analizzati nel corso di periodici incontri di verifica. Nel corso degli ormai dodici anni di attività, LiberoMondo ha collaborato con numerosi enti e strutture: - Consorzio socio-assistenziale INT.ES.A. - Consorzio socio-assistenziale Alba - Langhe - Roero - Servizio Tossicodipendenze (Ser.T.) - Casa Circondariale di Alba - Dipartimento di Salute Mentale (DSM) - Servizio Politiche Attive del Lavoro (SPAL) del Comune di Bra - Consorzio Compagnia di Iniziative Sociali (CIS) - Cooperativa O.R.SO - Cooperativa Il Ginepro - Comunità Terapeutica "La Redancia" - Comunità Terapeutica "Il Tavoletto" I progetti di inserimento sono stati 37, di cui 23 di tipo lavorativo, che hanno portato a 17 assunzioni, e 14 con finalità formative e socializzanti.
LiberoMondo e il suo modo di essere cooperativa sociale
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La legge 381/91 definisce ciò che lo stato italiano riconosce essere una cooperativa sociale e quali compiti e finalità le attribuisce. Da un punto di vista formale ciò può essere sufficiente ed esaustivo. Prendendo in considerazione ciò che accade ci si rende immediatamente conto che la realtà non è così monolitica, non solo e non tanto a causa delle diverse attività pratiche/produttive che vedono impegnate le singole organizzazioni, ma per il diverso modo di vivere e intendere la cooperazione sociale. Nel momento in cui si afferma che una cooperativa è "un'associazione autonoma di persone che si uniscono volontariamente per soddisfare i propri bisogni economici, sociali e culturali e le proprie aspirazioni attraverso la creazione di un'impresa a proprietà comune, controllata democraticamente", si pone un chiaro accento su quella che è la componente valoriale, motivazionale che ispira l'azione dei singoli e del gruppo nel suo complesso. Diventa quindi indispensabile che tutti i componenti di una cooperativa condividano motivazioni, aspirazioni in modo da costruire una visione condivisa, un quadro di riferimento comune. Per questo motivo si è scelto di non indirizzare la discussione in modo troppo strutturato o sulla base di linee definite a priori, ma si è preferito
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avviare il percorso nel modo più aperto possibile raccogliendo le idee e gli stimoli che ciascuno degli intervenuti ha voluto offrire, senza dare nulla per scontato o sottointeso. I soci di LiberoMondo hanno condiviso quelli che per loro sono gli elementi che dovrebbero essere alla base di una cooperativa sociale e per contro quali possono essere le maggiori difficoltà ed ostacoli da affrontare, non limitandosi a considerare la sola esperienza di LiberoMondo, ma cercando di spaziare in orizzonti più ampi.
Cooperativa sociale è: °struttura orizzontale e non verticistica
C o o p e r a t i v a
s o c i a l e
°ambiente di lavoro armonioso e responsabilizzante ° consapevolezza ° opportunità di ripartire e di essere autonomi °riscoprire e vedere affermata la propria dignità ° reciproca mutualità ° impegno nelle relazioni ° mettersi in gioco sul piano delle relazioni ° condivisione di una visione ° formazione ° relazione con il territorio ° centralità delle relazioni ° valorizzazione delle persone dando a ciascuno la possibilità di esprimere le proprie potenzialità ° fiducia reciproca ° importanza e valorizzazione del lavoro manuale ° saper vedere le potenzialità delle persone ° gratuità ° partecipazione che, se vissuta pienamente, porta alla libertà ° imparare ad ascoltare ° convivialità e socialità
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Difficoltà, ostacoli, punti deboli ° visione assistenzialistica ° relazioni non paritarie: una parte (soggetto) agisce in modo univoco sull'altra (oggetto) ° individualismo ° diversi modi di mettere in pratica la visione condivisa ° trovare il modo per mettere in pratica la visione condivisa ° poca coscienza del significato di essere socio e socio-lavoratore ° modi diversi di intendere il ruolo del socio (diritti-doveri) ° difficoltà di trovare il proprio posto ° mancanza di ricette prestabilite e necessità di esplorare nuovi percorsi ° difficoltà di valorizzare il contributo del singolo ° difficoltà del singolo di sentirsi valorizzato dal gruppo ° possibile esaurimento risorse fisiche e mentali del singolo ° difficoltà di avere una visione di insieme ° difficoltà di restituire agli altri una visione di insieme ° difficoltà di mantenere una comunicazione efficace ° avere più possibilità di partecipare ° difficoltà di dare un senso al proprio lavoro, di vedersi inseriti in un progetto più ampio ° percepire che non tutti contribuiscono e si impegnano in uguale modo.
1.4 L’organizzazione L'organizzazione concreta della Cooperativa LiberoMondo rispecchia da una parte le normative vigenti a livello di cooperative sociali, alle quali ci dobbiamo attenere (gli organi sociali e le responsabilità relative ad essi); dall'altra rispecchia anche il nostro stile.
Gli organi sociali a. Assemblea Soci: nel 2009 si è ritrovata a maggio per analizzare il bilancio e dare le indicazioni programmatiche al Consiglio di Amministrazione e a dicembre per trattare il tema "Cooperazione sociale. LiberoMondo e il contesto locale. Dinamiche e prospettive". b. Consiglio di Amministrazione: si è ritrovato ogni mese - a volte a sé, a volte in riunione congiunta con la riunione dei responsabili - per analizzare i problemi principali, deliberare le assunzioni e prendere le decisioni operative. Presidente: Emanuele Giordana Vice Presidente: Luca Gioelli Consiglieri: Gianfranco Giordana, Giovanna Avalle, Massimo Sottimano, Daniela Melotti c. Collegio Sindacale: si è ritrovato trimestralmente per effettuare le verifiche di legge ed ha partecipato ai Consigli di Amministrazione. Presidente: Silvia Marengo. Sindaci effettivi: Giuseppe Cagliero, Gianluca Bergia Sindaci supplenti: Giorgio Giuseppe Boglione, Mario Bonada
Gli organi esecutivi Responsabili di settore
Sono attualmente 11 e gestiscono l'attività pratica della cooperativa, coordinando il lavoro ed il personale dei rispettivi ambiti di competenza. I soci lavoratori di ciascun settore si riuniscono, generalmente con cadenza mensile, per analizzare e discutere tra loro e con il direttore generale l'andamento delle attività e le eventuali problematiche. I responsabili e il direttore generale di riuniscono mensilmente nelle Riunioni dei Responsabili per pianificare, controllare e verificare le attività complessive della cooperativa.
I lavoratori Le cooperative possono avvalersi delle prestazioni sia di personale dipendente che di soci lavoratori, ma LiberoMondo ha scelto di optare per questa seconda soluzione, eccetto nei casi di assunzione di breve durata.
C o o p e r a t i v a
Il direttore generale si occupa dell'operatività complessiva della cooperativa ed ha il compito di coordinare il lavoro dei responsabili di settore, di favorire il flusso delle informazioni tra i vari ambiti della cooperativa, di gestire il personale in collaborazione con i responsabili di settore, di proporre al Consiglio di Amministrazione le nuove assunzioni.
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I responsabili della cooperativa sono i seguenti: ° Settore amministrazione: Giovanna Avalle ° Settore segreteria & assistenza clienti: Luciano Mondino ° Settore logistica: Angelo Allocco ° Settore controllo artigianato: Milena Busso ° Settore commerciale: Diego Negro ° Settore comunicazione Luca Gioelli ° Settore prodotti alimentari: Gianfranco Giordana ° Settore laboratorio pasticceria: Romina Rivoira ° Settore laboratorio confezionamento Massimo Sottimano ° Settore importazioni & progetti: Emanuele Giordana ° Bottega di Bra: Stefania Gerbaudo.
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Dopo un periodo di prova iniziale, si richiede al dipendente di diventare socio lavoratore, in modo da poter condividere pienamente i diritti e i doveri connaturati al fatto di essere parte di una cooperativa.
a. I soci lavoratori
Tutti i soci lavoratori della cooperativa, a prescindere dalla mansione (direttore, magazziniere, pasticcere…) percepiscono il medesimo stipendio netto in busta. E' una scelta in cui crediamo fermamente, convinti che non ci siano lavori di serie A e serie B e che tutti in cooperativa debbano impegnarsi al meglio delle proprie capacità ed esperienza. Anche la responsabilità dipende dal lavoro che uno è chiamato a svolgere (e quindi non è univoca, bensì diversificata a seconda dei ruoli), ma non implica, a nostro parere, una diversificazione di stipendio. Le retribuzioni corrisposte da LiberoMondo sono conformi a quanto previsto dal Regolamento di Gestione del Registro di Agices (art 5.2): "Il trattamento economico dei lavoratori è rapportato alla quantità e qualità dell'attività lavorativa prestata a favore dell'Organizzazione, secondo quanto concordato per iscritto con ciascun lavoratore, comunque non inferiore a quanto eventualmente è stabilito da disposizioni di legge, da tariffe professionali, da contratti o da accordi collettivi nazionali e locali, per lo svolgimento di pari o analoghe mansioni e attività. Eventuali divergenze in difetto o in eccesso per funzioni analoghe dovranno essere evidenziate e motivate.”. La cooperativa ha sempre applicato a tutti i soci lavoratori il contratto della categoria consumo-commercio che prevede 14° mensilità. Attualmente tutti i lavoratori sono assunti al terzo livello, eccetto le persone assunte a tempo determinato, che partendo dal quarto livello passano la terzo non appena l'assunzione diventa a tempo indeterminato. Retribuzione lorda Netto in busta paga Costo mensile per LiberoMondo
1.510 euro 1.110 euro 2.580 euro
LiberoMondo ha scelto di essere una cooperativa sociale di tipo B e per questo motivo almeno un terzo del personale assunto deve essere costituito da soci svantaggiati, ossia persone con lievi handicap di natura fisica o mentale, o provenienti da situazioni di disagio sociale. Lo stipendio dei soci svantaggiati usufruisce di una fiscalità particolare, per cui a parità di salario il loro costo lordo è inferiore a quello di un socio normodotato, dato che i contributi sono a carico dello Stato.
Organigramma
L ’ o r g a n i z z a z i o n e
ASSEMBLEA
16 16
COLLEGIO SINDACALE Marengo Silvia,, Bergia Gianluca e Cagliero Giuseppe
DIREZIONE Emanuele
AMMINISTRAZIONE Giovanna (6 ore)
Paola budget e controllo gestione Gianfranco
SEGRETERIA & ASSISTENZA CLIENTI Luciano Sabrina (6 ore) Valentina Michela Graziella (pulizie)
LEGENDA sv socio volontario in inserimento lavorativo cl contratto di collaborazione 1/2 part time cs consulenza di altra cooperativa tf tirocinio formativo mt maternità
LOGISTICA Angelo
CONTROLLO ARTIGIANATO Milena
Paolo T. Franco Davide Luigi (sv) Gianni (sv)
Roberto Antonello Federico (1/2) Tonino (in) Gianluca (in)
*aggiornato a settembre 2010
COMMERCIALE Diego
Marco promotori Alessandro Paolo M. Fabrizio S. Walter Danilo
L'obiettivo che la cooperativa si prefigge è che, dopo un percorso di inserimento, anche i soci svantaggiati arrivino a percepire il medesimo stipendio netto dei soci normodotati. I parametri di valutazione tengono conto delle potenzialità della persona e dell'impegno dimostrato. Attualmente la retribuzione netta in busta paga dei soci svantaggiati varia da 850 a 1.110 euro al mese.
b. I soci volontari
La nostra cooperativa condivide da tempo il proprio lavoro con numerosi collaboratori volontari che prestano il loro prezioso servizio gratuitamente e in tutti i settori. Anche nel 2009 i soci volontari hanno costituito una delle colonne portanti della nostra cooperativa: - nella bottega: 6 volontarie hanno affiancato in modo continuativo la commessa part time; - in magazzino: 2 persone, una con cadenza quotidiana, l'altra settimanale, hanno collaborato per la movimentazione delle merci verso fornitori e clienti e nel controllo qualità dei prodotti artigianali; - nel laboratorio di confezionamento: 1 volontario tutti i giorni; - nel consiglio di amministrazione: il lavoro di 5 consiglieri su 6 non è retribuito.
c. Gli inserimenti lavorativi
Uno degli obiettivi prioritari della cooperativa è l'avvio di percorsi di inserimento nel lavoro per persone che vivono situazioni di disagio sociale. In modo schematico è possibile individuare due tipologie di inserimento: Tali inserimenti avvengono a due livelli: - di tipo socializzante, che ha come obiettivo prioritario il fornire un ambiente protetto in cui sviluppare le capacità relazionali; - di tipo lavorativo, che ha l'obiettivo, dopo un periodo più o meno lungo di formazione/apprendistato mirato allo sviluppo delle capacità lavorative e relazionali, di arrivare ad un'assunzione presso la cooperativa LiberoMondo o presso altre strutture ritenute adatte alla persona coinvolta nel progetto. Gli inserimenti avvengono in collaborazione con strutture pubbliche (Asl, Sert..) o con altre cooperative o comunità (Comunità Terapeutica La Redancia, Consorzio Iniziative Sociali…) e sono preceduti dalla stesura di un
della cooperativa LiberoMondo*
DEI SOCI
Gabriella (sv) Rosita (sv) Luigina (sv) Agnese (sv) Giovanna (sv) Silvana (sv)
COMUNICAZIONE & SITO Luca
PRODOTTI ALIMENTARI Gianfranco (sv)
Daniela M. Marco
Fabrizio P. Marco (con grafica) Samuela (tf)
centro di documentazione Danilo (sv) Lorenzo (sv) Angelo (sv)
IMPORTAZIONI & PROGETTI Emanuele Francesca Luca comitato progetti Luigi E. (cs) Antonio (cl) Luca Emanuele Diego Francesca
LABORATORIO PASTICCERIA Romina Franca (mt) Tiziana (1/2) Cristina Ary
LABORATORIO CONFEZIONAMENTO Massimo S. Elisa Bouchra (7 ore) Teresa (1/2) Sabina (1/2) Barbara (1/2) Alessio (1/2) Daniela T. Carla (1/2) Claudio (sv) Federico (in) Paolo (1/2) Magazzino laboratorio Massimo D.
C o o p e r a t i v a
BOTTEGA BRA Stefania (1/2)
L a
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE Luca, Massimo S., Giovanna, Gianfranco, Emanuele, Daniela M.
17
progetto, elaborato sulla base di incontri con operatori e familiari. I risultati raggiunti e le problematiche emerse vengono analizzati nel corso di periodici incontri di verifica. Nel corso del 2009 sono stati effettuati due inserimenti lavorativi in collaborazione con il Consorzio Socioassistenziale I.N.T.E.S.A. di Bra. Le persone sono state inserite nel magazzino dei laboratori e nel settore controllo qualità dell'artigianato, sulla base di una valutazione delle loro attitudini e capacità lavorative. LiberoMondo offre il personale e le strutture, mentre i costi assicurativi e l'eventuale retribuzione di borsa lavoro sono a carico dell'ente proponente l'inserimento. Il nostro obiettivo, ove è possibile, è quello di arrivare ad una vera e propria assunzione, inizialmente a part time per poi valutare il passaggio a tempo pieno, se la persona è in grado di sostenere un orario di 8 ore giornaliere.
d. Il Presidente
Il Presidente, che ha attualmente anche funzioni di amministratore e di direttore generale, percepisce un compenso di 2.580 euro lordo, pari a 1.610 euro netti, in quanto, a differenza degli altri soci lavoratori dipendenti, una parte dei contributi previdenziali sono a suo carico. Il costo mensile per LiberoMondo è identico, ma il netto in busta paga è più alto.
e. I collaboratori a progetto
Nel corso del 2009 si è mantenuta la collaborazione a progetto solo per Antonio Carlucci, che ha effettuato alcuni viaggi di verifica ai produttori in Africa e ha partecipato alle riunioni del Comitato Progetti. Per quanto riguarda invece Luigi Eusebi (che l'anno scorso aveva avuto una collaborazione a progetto con noi), quest'anno la collaborazione per i viaggi di verifica in America Latina e per le riunioni del Comitato Progetti è continuata, ma è stata fatturata come consulenza dalla cooperativa Cinque Stagioni di Torino, essendo lui stato assunto da tale struttura. Il costo lordo mensile per LiberoMondo dei collaboratori a progetto è lo stesso degli altri dipendenti (ossia 15,75 € all'ora). Mentre il netto in busta paga è più alto, in quanto parte dei contributi sono a carico del collaboratore stesso.
L ’ o r g a n i z z a z i o n e
f. La formazione
18 18
La cooperativa offre ai propri soci momenti di formazione nel corso dell'anno. In alcuni casi si tratta di momenti aperti a tutti i soci, in altri di percorsi studiati appositamente per le persone impegnate in specifiche mansioni. Tra i momenti di formazione comuni possiamo citare gli incontri con i produttori, le relazioni sui viaggi missione, gli incontri con rappresentanti di altre realtà del commercio equo e solidale italiano ed europeo, gli approfondimenti circa l'evoluzione del commercio equo a livello italiano ed internazionale. Con riferimento ai percorsi differenziati: - per i soci dei laboratori di produzione la formazione si articola in due momenti, comprendenti rispettivamente la parte sociale (corsi di formazione organizzati da cooperative di servizi e finalizzati all'approfondimento di strumenti e modalità di affiancamento ai soci svantaggiati) e la parte produttiva (incontri di elaborazione dati e di impostazione tecnica); - per i soci dei settori della logistica, del controllo qualità e degli uffici sono previsti riunioni logistiche, corsi sulla sicurezza ed il primo soccorso; - per i soci della nostra bottega e per i promotori sono previsti invece corsi di formazione di marketing, approfondimenti sui produttori, progetti e linee di prodotti, riunioni di approfondimento sull'attualità del commercio equo italiano ed internazionale.
1.5 Il fatturato 2009 6.000.000
Fatturato magazzino dal 1998 al 2009
5.000.000 4.000.000 3.000.000 2.000.000 1.000.000
1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009
Il fatturato 2009 del magazzino Il fatturato globale delle vendite all'ingrosso dei prodotti di LiberoMondo è di 5.228.024 euro esclusi, come al solito, i valori delle merci al costo e delle materie prime. La ripartizione per categorie di prodotti è la seguente: - artigianato: - alimentari - detergenza - cosmesi - incensi e oli essenziali - libri e materiale informativo
1.402.607 euro 3.417.661 euro 215.370 euro 139.267 euro 45.877 euro 7.241 euro
L'anno commerciale 2009 registra un incremento del fatturato generale, rispetto al precedente, dell'1,60%. Il dato si rivela in linea con le previsioni effettuate a inizio anno, e la prima impressione è quindi positiva, considerando che tale risultato è stato raggiunto in un contesto economico (generale e del commercio equo italiano in particolare) certamente non florido e tranquillo. Diamo, come di consueto, una veloce lettura d'insieme, prima di passare ad alcune considerazioni sui prodotti.
1.200.000
1.046.223
1.000.000
792.190
800.000
584.666
568.638
600.000 280.301 303.371
400.000
315.564 301.347
451.073 231.964
264.124
200.000
139.696
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C o o p e r a t i v a
Distribuzione fatturato mensile 2009
L a
La distribuzione del fatturato lungo l'anno conferma quanto rilevato nei precedenti esercizi, vale a dire la prevalenza delle vendite nell'ultimo quadrimestre (con un'incidenza sulle vendite totali del 54%); dei restanti quadrimestri, il primo quadrimestre sale lievemente rispetto al 2008, raggiungendo il 28% del fatturato totale, mentre il secondo scende di circa mezzo punto (confermando cosĂŹ la tendenza al ribasso dell'ultimo biennio).
19
Ripartizione fatturato 2009 per zone
Le vendite per area geografica ci dicono che le regioni del Nord, pur confermando il maggiore apporto di fatturato degli anni scorsi, continuano a diminuire il proprio peso percentuale sul totale delle vendite (accentuando in tal modo la discesa dell'anno scorso, per una complessiva contrazione di sei punti: dal 74% di fine 2007 al 68% attuale), a vantaggio soprattutto del Centro e del Sud e Isole (che salgono rispettivamente al 20% e al 9%). Una parola infine sull'estero, dove la situazione continua ad essere in continua evoluzione. Segnaliamo, in particolar modo, i buoni risultati delle collaborazioni con alcuni gruppi francesi, greci, portoghesi, spagnoli e tedeschi.
Nord Centro
2.75 5.85
Sud
3.11
Isole Estero
20.26
Ripartizione percentuale fatturati per zone
68.02 80,00
60,00
2009 2008
40,00
2007 20,00
Nord
detersivi=215.370 cosmesi=130.491 libri=9.865
Ripartizione categorie merceologiche nei mesi (2009) 1.200.000 1.000.000 800.000 det+cosm
600.000
alimentari 400.000
artigianato
e
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o
200.000
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2 0 0 9
artigianato=1.413.051
F a t t u r a t o
Estero
Isole
La tipologia del prodotto conferma la tradizionale prevalenza degli alimentari (che rappresentano il 65% circa dell'intero fatturato), seguiti dai prodotti dell'artigianato (29% circa del fatturato) e della detergenza e cosmesi (6%). Rispetto all'anno precedente, il 2009 differisce per la sostanziale stabilità nell'andamento complessivo mensile del gruppo degli alimentari e per la notevole irregolarità nelle vendite dell'artigianato (in sensibile calo fino a settembre; in deciso recupero nell'ultimo trimestre). La categoria degli alimentari, come quasi sempre del resto, si presenta con an-
alimentari=3.428.503
20 20
Sud
Le vendite per cliente confermano la grande maggioranza dell'area commerciale "equosolidale" (oltre il 93%), mentre il 7% è costituito da negozi specializzati in prodotti biologici e da altri punti vendita della piccola distribuzione. Il 53% circa del totale dei nostri clienti è costituito da botteghe singole e/o medio piccole, mentre il restante 47% è costituito da organizzazioni di commercio equo che gestiscono più punti di vendita al dettaglio, oppure specializzate nella vendita all'ingrosso (è questo il caso di alcune realtà europee).
Composizione fatturato 2009
inc+oli ess.= 45.877
Centro
damenti differenti nell'ambito dei gruppi merceologici. Da evidenziare, in particolar modo, il perdurare delle criticità di alcune referenze tradizionalmente legate alla regalistica (natalizi, torroni e pralineria in generale) e l'andamento incostante di alcune altre a più lunga commercializzazione (cereali, confetture, succhi, spezie, confetteria). Le motivazioni sono molteplici: dalla frenata delle aziende nel proporre i classici cesti natalizi, alle rotture di stock dovute al ritardo nelle forniture dei produttori, senza dimenticare alcuni problemi legati alle forniture di alcuni nostri terzisti. Da registrare, invece, il buon risultato ottenuto con molte altre linee del nostro listino alimentari (vini, snack dolci e salati, creme spalmabili, frutta secca, creme vegetali, caramelle, tè e tisane). Buono l'andamento, in generale, dei prodotti di altre cooperative sociali (marchi "Madre Terra", "Libera", "L'arcolaio"). Spostando lo sguardo sull'artigianato, la chiusura dell'anno ha confermato quanto già emerso in molti mesi, vale a dire l'arretramento di alcune categorie importanti (bomboniere e presepi su tutte) e, all'opposto, il consolidamento di altre (bigiotteria, giochi, cesteria, oggettistica in legno e pietra). Tra i produttori di artigianato, è da evidenziare una significativa inversione di tendenza nella ripartizione delle vendite per continente: è in netta ripresa, infatti, il peso dei produttori asiatici (che consolidano così il loro primato), mentre scende l'incidenza dei produttori latinoamericani, in costante crescita nel triennio precedente; i produttori africani restano, invece, abbastanza stabili. La ripartizione delle vendite per continente, pertanto, è la seguente: Asia 49,5%; America Latina 31%, Africa 19,5%. Da sottolineare il buon andamento della vendita delle linee di detergenza per la casa e cosmesi, grazie anche al primo anno completo di commercializzazione dei prodotti della linea di cosmetici "Taama" e all'introduzione dei nuovi prodotti per la cura della persona "Lympha Benessere". Infine, buoni risultati sono stati ottenuti anche sui due versanti delle collaborazioni con altre realtà dell'economia solidale (commercio equo e non solo). Di Libera e Madre Terra abbiamo già parlato; riportiamo nella tabella di fianco l'elenco di tutte le collaborazioni in essere a dicembre 2009. Nel complesso, è cresciuta parecchio la percentuale di prodotti distribuiti dalla nostra cooperativa e provenienti dalle ormai tante collaborazioni. Ecco alcuni numeri al riguardo. Collaborazioni artigianato: 109.131 euro (+72% rispetto al 2008), per un totale di 14 realtà. Collaborazioni alimentari: 514.208 euro (+ 15%), per un totale di 6 realtà. Collaborazioni detersivi: 215.370 euro, (+ 19%), per un totale di 3 realtà Collaborazioni cosmesi: 129.328 euro (+ 89%), per un totale di 6 realtà Il totale delle collaborazioni ammonta a 968.037 euro (+27% rispetto al 2008), pari a un'incidenza sul fatturato finale pari al 18,5% (nel 2008 l'incidenza era pari al 14,7%). Quasi un milione di euro, quindi, sono stati fatturati con prodotti derivati, in un modo o nell'altro, da progetti gestiti insieme ad altre organizzazioni.
Le collaborazioni nel 2008 Artigianato Ad Gentes - Pavia Señor de Mayo - Bolivia) Il Ponte - Giaveno (Casa de las Artesanias - El Salvador) Pangea - Roma (La Ruashi - Congo) Quetzal - Alba (APJ - Brasile) Raggio Verde - Cossato (Artes Maconde - Mozambico e Caraiberas - Brasile) Ravinala - Reggio Emilia (Progetto Madagascar) Scambiarti - Verona (COAD - Perù) Unicomondo - Vicenza (Matembwe - Tanzania) Variomondo - Limbiate (Caritas Butare - Rwanda) Vagamondi - Formigine (Araliya - Sri Lanka)
Tessile e abbigliamento Fair - Genova (Rajilakshmi Cotton - India) Il Piccolo Principe - Casarsa d. Delizia (Alpaquita - Bolivia) Pace e Sviluppo - Treviso (Centro Salinas - Ecuador) Raggio Verde - Cossato (linea "BE Cotton" - India e Italia)
Alimentari Equomercato - Cantù (marmellate e sughi - Kenya; caffè - Uganda) Mondo Solidale - Ancona (caffè El Bosque - Guatemala) Tatawelo - Firenze (caffè Tatawelo - Messico) L'arcolaio - Siracusa Libera Terra - varie sedi Madre Terra - San Clemente
Cosmesi e detergenza L a C o o p e r a t i v a
Croce del Sud - Piombino (Pag la Yiri - Burkina Faso e linea Taama) Equoland - Firenze (Ajanta - India) Equo Mercato - Cantù (Agua Escondida - Messico) Mondo Solidale - Equo Mercato - Fair (linea cura del corpo "Lympha Benessere") Mondo Solidale - Equo Mercato - Fair (linea detergenti "Lympha")
21
Il fatturato al minuto: la bottega di Bra Per la bottega di LiberoMondo il 2009 è stato un anno particolarmente positivo, al di là di quelli che erano gli stessi obiettivi che ci si era prefissati ad inizio anno in fase di revisione e programmazione. Nel 2009 siamo infatti riusciti ad invertire la tendenza negativa che contraddistingueva da qualche anno il fatturato della bottega, che non solo è cresciuto rispetto all'anno precedente, ma ha addirittura fatto registrare un livello più alto dal 2007 ad oggi. Uno dei principali motivi che hanno contribuito al raggiungimento di questo risultato è stato sicuramente il considerevole aumento della vendita di artigianato, categoria all'interno della quale hanno spiccato soprattutto le bomboniere, i presepi e l'abbigliamento estivo. Positivo è stato inoltre l'andamento dei prodotti alimentari, con un particolare apprezzamento per le ultime novità, e dei prodotti di cosmesi e detergenza. Al di là dell'andamento del fatturato e delle statistiche, comunque, il 2009 è stato indubbiamente un anno positivo per quello che questi numeri rappresentano, e cioè il gradimento e la fiducia che i clienti della bottega ci hanno accordato, che gratifica non solo, chi si occupa della gestione della bottega (un particolare e sincero ringraziamento va tributato alle instancabili volontarie) ma tutti i soci della cooperativa LiberoMondo. Anche per quanto riguarda l'ambito della sensibilizzazione ed informazione, l'obiettivo, non meno importante, di incrementare le attività della bottega sul territorio braidese si è concretizzato grazie all'impegno, a titolo volontario, del socio Danilo che ha organizzato e condotto degli incontri di formazione presso alcuni istituti scolastici cittadini. In conclusione si è trattato quindi di un anno particolarmente positivo sotto tutti i punti di vista, che speriamo rappresenti un significativo punto di partenza per un 2010 altrettanto positivo.
Fatturato bottega di Bra (1997-2009) 120.000
101.838
100.000 76.090
74.908
euro
80.000
93.709
99.244
99.435 99.117
107.441 95.418 93.372
79.347
62.179
60.000 40.000
20.948
F a t t u r a t o
2 0 0 9
20.000
22 22
0
1997
1998
1999 2000
2001
2002
2003
2004
2005 2006 2007 2008 2009
1.6 La promozione commerciale La promozione commerciale nell'anno appena concluso ha toccato, analogamente al 2008, la quasi totalità delle botteghe, in tutte le regioni del territorio nazionale. Come di consueto, l'attività principale è stata quella della promozione diretta presso il cliente, scandita in tre passaggi standard annuali, seguita da altri eventi specifici: fiere, giornate in magazzino, momenti informativi in bottega, accoglienza presso lo show-room.
Visite alle botteghe Sono state contattate quasi tutte le botteghe italiane, com'è emerso dalle dettagliate e costanti relazioni dei promotori commerciali. In linea generale, vale la pena di evidenziare i seguenti punti qualificanti: - aumento delle visite totali; - mantenimento delle zone di promozione su tutto il territorio nazionale; - intensificazione dei passaggi annuali in alcune botteghe; - aumento del numero di interventi extra commerciali (serate, incontri formativi vari); - attività di "consulenza" per le botteghe (in occasione di manifestazioni, promozioni in bottega, ecc.). I promotori commerciali di LiberoMondo hanno svolto in gran parte attività a tempo pieno (Alessandro Fabrizio, Paolo e Walter); Marco ha limitato l'attività di promozione ad alcuni clienti in Veneto, Trentino e Friuli (nell'ultima parte dell'anno, infine, ha effettuato con Fabrizio alcune visite congiunte, sancendo così il "passaggio di consegne" dei propri clienti, previsto da inizio 2010); Diego ha limitato le proprie visite ad alcuni depositi e alla zona Lazio (fino a giugno): da settembre in avanti c'è stato l'inserimento di Francesca in Lazio e Umbria (temporaneo fino ad agosto 2010). Si è dato avvio, infine, a un primo tentativo di promozione in Europa (Diego e Walter), soprattutto nelle zone Francia, Spagna e Grecia. La ripartizione delle regioni a fine 2009 / inizio 2010 è la seguente: - Alessandro in Lombardia; - Walter in Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria, Emilia Romagna, Sardegna e clienti Francia; - Fabrizio in Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Toscana ; - Francesca in Lazio e Umbria; - Diego per alcuni depositi e clienti estero; - Paolo in Abruzzo, Molise, Puglia, Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia.
C o o p e r a t i v a
La promozione resta senza dubbio un elemento insostituibile dell'attività commerciale della nostra cooperativa, e la risposta delle botteghe è stata, ancora una volta, molto positiva. Va segnalato come la visita in bottega sia diventata, al di là dell'aspetto puramente commerciale, un momento particolare di approfondimento e riflessione in merito a svariate tematiche, e tale constatazione è di grande soddisfazione per noi, perché ci permette di ampliare il confronto e la conoscenza reciproca, consolidando il rapporto di fiducia instaurato negli anni precedenti. Vanno sottolineati, a tale riguardo, tre importanti obiettivi raggiunti nel corso dell'anno: l'informazione sempre più capillare in merito ai nostri prodotti; l'approfondimento su progetti e produttori; l'aumento degli incontri "extra-commerciali" in bottega (tramite la partecipazione a serate, seminari, conferenze,
L a
Il lavoro dei promotori si è concentrao soprattutto nei periodi compresi tra fine gennaio-marzo, maggio-luglio e settembre-novembre. Negli altri periodi l'attività, tuttavia, non si è quasi mai arrestata del tutto, concentrandosi su botteghe eventualmente sfuggite in precedenza oppure effettuando passaggi supplementari presso clienti già visitati.
23
corsi di formazione, interventi nelle scuole, soprattutto all'interno di percorsi didattici elaborati da parecchie botteghe). Non sono mancate, ovviamente, anche le difficoltà, dovute soprattutto all'accavallarsi di iniziative in alcuni momenti dell'anno, con la conseguente difficoltà nel fornire risposte esaustive a tutte le domande; alle aumentate esigenze specifiche delle botteghe, soprattutto in relazione alla qualità e quantità dell'informazione, commerciale e non; alla non sempre efficace promozione in certi periodi (a causa, ad esempio, dell'accavallarsi degli arrivi e/o del concentrarsi di richieste delle botteghe in determinati mesi).
Fiere Nel corso dell'anno la cooperativa ha partecipato direttamente alle seguenti manifestazioni: Tuttaunaltracosa Family - Milano (maggio) Salon Européen de Commerce Equitable - Lione (ottobre) Tuttaunaltracosa - Osnago (ottobre) Altrocioccolato - Gubbio (ottobre) Inoltre, LiberoMondo è stata rappresentata da altre organizzazioni in quattro appuntamenti: Fa' la cosa giusta - Milano (marzo) Equa - Fiera regionale ligure del commercio equo - Genova (maggio) Terra Futura - Firenze (maggio) Eco&Equo - Ancona (novembre)
Promozione commerciale
Nel complesso il bilancio è positivo, pur con luci e ombre che riassumiamo brevemente. Sottolineiamo innanzitutto come, mai come quest'anno, gli appuntamenti si siano concentrati in alcuni periodi del calendario, rendendo notevolmente più difficile e faticosa la gestione degli stessi. Tolto l'appuntamento di "Fa' la cosa giusta" (peraltro gestita dalla cooperativa Altro Spazio di Lainate), tutti gli altri si sono svolti in maggio (tre, di cui due addirittura nello stesso fine settimana) e in ottobre (tre weekend consecutivi). Un sentito ringraziamento a tutta la cooperativa per la collaborazione e l'impegno (prima, durante e dopo gli eventi).
24 24
Tuttaunaltracosa Family (15/17 maggio) ha assunto ormai definitivamente il suo profilo di appuntamento per il pubblico, anche se ancora molte botteghe, soprattutto lombarde, continuano a partecipare a questo appuntamento (visto, non a torto, come un riferimento per il commercio equo regionale). Buona la gestione e l'impatto con il pubblico milanese (come al solito sempre numeroso, attento e "generoso" negli acquisti). Abbiamo partecipato con uno stand di 48 mq dedicato esclusivamente ad alcune linee di prodotti (alimentare, cosmesi e aromaterapia). Il Salon Européen (2/4 ottobre), giunto nel 2009 alla seconda edizione, si è presentato con numerose iniziative, conferenze, e un'area decisamente fruibile (a parte i parcheggi, gestiti forse più all'italiana che alla francese…). La partecipazione degli espositori non è stata in linea con le previsioni, e così il pubblico, soprattutto quello professionale (mentre i privati, tutto sommato, hanno risposto bene). Le cause sono da individuare in alcune scelte dell'organizzazione, fra cui: il prezzo elevato d'ingresso per i professionali; le conferenze e i workshop quasi tutti a pagamento; i prezzi abbastanza elevati degli stand. L'organizzazione è stata complessivamente molto buona (parecchio qualificato e motivato l'apporto di molti giovani volontari). Abbiamo incontrato meno visitatori rispetto all'edizione 2008, sebbene i risultati, probabilmente, siano stati più concreti. Tuttaunaltracosa nazionale (9/11 ottobre), quest'anno giunta alla quindicesima edizione, si è svolta a Osnago. La scelta di ottobre, purtroppo, ha appesantito ulteriormente un periodo tradizionalmente molto intenso per la cooperativa. Si è scelto di riconfermare gli spazi dell'edizione precedente, pur con notevoli miglioramenti, soprattutto nell'area promotori e artigianato (molto apprezzato da tutte le botteghe l'allestimento della zona dedicata a quest’ultimo). Abbiamo ricevuto la visita di 93 botteghe (di cui 53 lombarde), e consegnato 101 borse "assaggio" (cioè con i nuovi prodotti in uscita, più il bilancio sociale 2008). L'anno precedente, a Parma, le bot-
teghe di passaggio furono 108 e a Milano, nel 2007, 110. Da notare come il calo sia avvenuto soprattutto a carico dei clienti dell'area Centro-Sud. Altrocioccolato (16/18 ottobre): partecipazione congiunta LiberoMondo-L'arcobaleno di Gubbio. Qualche problema di logistica di troppo e un giorno in meno di fiera rispetto al 2008 (venerdì pomeriggio - domenica sera, anziché giovedì pomeriggio - domenica sera). Le vendite (gestite dalla bottega L'arcobaleno) sono state comunque in linea con le aspettative, e la risposta del pubblico è stata, anche quest'anno, decisamente positiva (grazie anche a un weekend soleggiato). Altre manifestazioni A "Fa' la cosa giusta" di Milano ci siamo appoggiati alla bottega Altro Spazio di Lainate, mentre ad "Eco&Equo" di Ancona la nostra rappresentanza è stata curata dalla cooperativa Mondo Solidale. Ad "Equa" di Genova i nostri prodotti (alimentari) sono stati promossi dal coordinamento botteghe della Liguria, mentre a Firenze ("Terra Futura"), lo stand è stato gestito dall'associazione "Il Granello di Senapa" di Prato. Positive, nel complesso, tutte e quattro le esperienze.
Giornate in magazzino Una sola giornata di formazione, nel mese di maggio, dedicata alla cosmesi. Al di sotto delle aspettative la partecipazione, anche perché maggio è già di per sé un mese ricco di appuntamenti (la giornata era stata in prima battuta prevista in aprile, ma il sovrapporsi con l'assemblea Agices (analogamente a quanto accaduto nell'ottobre 2008, in concomitanza dell'incontro con i gruppi di Libera Terra), ci ha costretti a posticipare l'incontro. Molto interessanti, comunque, gli argomenti trattati. Impossibile prevedere un secondo incontro in autunno, a causa dell'accavallarsi di iniziative tra metà settembre e inizio novembre.
Serate con le botteghe Serate ma non solo… Il dato significativo è l'aumento di richieste da parte delle botteghe, per incontri di diverso tipo: informazione per i soci della bottega, incontri aperti al pubblico, interventi nelle scuole. Le tematiche sono state le più disparate: l'esperienza di LiberoMondo, approfondimenti sui progetti e prodotti, Agices, commercio equo in generale… Il bilancio è sicuramente positivo, anche se ciò ha comportato, in alcune settimane, un sovraccarico di lavoro notevole per alcuni promotori.
Newsletter Analogamente agli altri anni, nel 2009 sono stati inviati alle botteghe numerosi fogli informativi via e-mail (19 in totale). Il foglio informativo, pur essendo di natura prevalentemente commerciale, è anche un foglio di collegamento tra LiberoMondo e le botteghe, permettendo un rapido e completo aggiornamento su prodotti, attività e iniziative.
La Cooperativa 25
1.7 Ricerca e sviluppo prodotti Continua la nostra instancabile ricerca di prodotti nuovi, sollecitati sia dai clienti (le Botteghe del Mondo e la piccola distribuzione) che per far fronte alla crisi hanno sempre bisogno di novità, sia in campo alimentare che soprattutto artigianale e cosmetico; sia dai produttori, in parte quelli storici e conosciuti che desiderano diversificare le loro produzioni, ampliare il numero di produttori di 1° grado coinvolti, sperimentare nuovi mercati, in parte quelli nuovi, che chiedono di entrare nel circuito del commercio equo e di non essere scartati a priori perché "arrivati tardi" o perché comunque è più comodo continuare con produttori conosciuti e magari anche più strutturati e organizzati. Chiaramente per LiberoMondo l'inserimento di prodotti e, soprattutto, produttori nuovi non deve andare a scapito di quelli conosciuti. L'esperienza di questi anni ci insegna che è proprio dal rinnovamento dei prodotti e dall'inserimento anche di nuovi produttori che possono venire nuovi stimoli e nuovi suggerimenti per i produttori che rischiano di assestarsi un poco.
Ricerca e sviluppo prodotti
I nuovi prodotti alimentari
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La nostra cooperativa è sempre stata molto attiva nell'offrire alle Botteghe del Mondo nuovi prodotti alimentari, anche grazie ai nostri laboratori di confezionamento che ci permettono di effettuare lavorazioni piccole e controllate. Il nostro primo impegno quando pensiamo a un nuovo prodotto è sempre stato quello di cercare di garantire la qualità totale: qualità del prodotto e qualità della trasformazione. Quest'anno abbiamo lavorato da una parte sull'ampliamento di alcune nostre linee già consolidate (tè, cereali, snack salati, cioccolatini, biscotti, creme al cacao e cioccolato in tavolette), dall'altra ad un rinnovamento completo di altre, principalmente le caramelle e la frutta secca. In questo momento il listino prodotti alimentari di LiberoMondo comprende più di 400 referenze ed è uno dei listini più completi nell’ambito del commercio equo italiano. Dall'inizio dell'anno 2009 sono stati inseriti 60 prodotti totalmente nuovi.
Cereali e legumi Orzo macinato Riso Basmati Mais per popcorn Fagioli all'uccelletto in vetro Lenticchie Pusha in vetro Zuppa Primavera in vetro Crema di olive Crema di scalogno Crema di noci/scalogno Crema di noci
Frutta secca Mandorle pelate italiane della Coop. Arcolaio Banana chips
Dolci Mandorline - biscotti al riso e mais Paste di mandorla della Coop. Arcolaio Amaretti siciliani della Coop. Arcolaio
Cioccolato e creme spalmabili Pepita - cioccolato bianco al mirtillo Juanita - cioccolato fondente alla menta EquoBonita Green - crema spalmabile senza latte e senza oli vegetali aggiunti
Cioccolatini e torrone Tropic al limone Torrone al rhum
Caramelle Propoli - Pasticche propoli e miele
Gallette di mais Gallette di riso rosa Spizzichi - Cracker di focaccia al naturale Spizzichi - Cracker di focaccia alle olive Spizzichi - Cracker di focaccia al rosmarino Caserecci- Grissini al naturale Caserecci- Grissini alle erbe
Liquori Limoncello di Libera
La Cooperativa
Salati
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Tè e Tisane Tè English Breakfast in bustine Tè English Breakfast sfuso Tisana al tiglio Tisana alla malva Tisana camomilla/finocchio Camomilla sfusa Tè e tisane in scatola regalo
Snack Cannoli di riso - con crema di cacao e nocciole Boom Cake - Tortina al cacao Boom Cake - Tortina all'arancia Scacciapensieri - con crema di cacao e nocciole Mambo - cioccolato al latte e biscotto Mambo - cioccolato al latte e cinque cereali Mambo - cioccolato bianco e cereali al cacao
Ricorrenze Uova di Pasqua al cioccolato al latte 350g Uova di Pasqua al cioccolato fondente 350g Uova di Pasqua al cioccolato all'arancia 350g
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Rimedi naturali
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Propoli in soluzione idroalcolica gocce Propoli in soluzione idroalcolica spray Propoli in soluzione analcolica spray Sciroppo balsamico miele/propoli
Bevande Bebida Fresh Gazzosa 275 ml Bebida Fresh Gazzosa 1 lt Bebida Fresh Chinotto 275 ml Bebida Fresh Chinotto1 lt Bebida Fresh Ginger 275 ml Bebida Fresh Ginger 1 lt
Pasta Tagliatelle fungi in scatola regalo Riccioli funghi in scatola regalo
I nuovi prodotti artigianali Nel momento in cui le principali centrali europee diminuiscono i loro acquisti di artigianato e aumentano quelli di alimentari per la Gdo, pensiamo sia necessario e urgente andare controcorrente ed investire nei prodotti artigianali. Questi ultimi, generalmente, garantiscono ai produttori un valore aggiunto superiore ai prodotti alimentari (che sono spesso materie prime e non prodotti finiti) e permettono di coinvolgere anche realtà di base molto piccole. LiberoMondo punta alla valorizzazione dell'artigianato tradizionale locale, suggerendo modifiche relative a dimensioni, colori, disegni… che lo possano rendere maggiormente vendibile nelle Botteghe del Mondo. Da qualche anno, LiberoMondo ha iniziato a proporre alle botteghe alcune linee di artigianato artistico, tipicamente africano. E’ una scommessa non semplice, in quanto si tratta di articoli unici e particolari appartenenti a una tipologia di prodotto ancora poco sperimentata dalle Botteghe del Mondo, ma che crediamo potrà dare buoni risultati. In particolare ci riferiamo a: - le statue in pietra di Tengenege, Zimbabwe; - i batik della Community of Weya, Zimbabwe; - i quadri Tingatinga dell'omonima cooperative, Tanzania; - le statue in ebano e i tipici "Ujamaa" del Villaggio di Mwenge, Tanzania; - le maschere e le statue in legno di Mysha, Ghana. Dal punto di vista più generale, nel 2009 abbiamo lavorato in quattro direzioni: - avvio delle relazioni con 12 nuovi produttori, con l’introduzione di un significativo numero di nuovi prodotti; - sviluppo di nuovi prodotti da abbinare alle referenze alimentari da ricorrenza (Natale e Pasqua); - design di nuovi design per linee dei giochi (con Selyn- Sri Lanka), delle ceramiche, dei cesti e delle borse (con Craft Village - Vietnam), degli oggetti in feltro (con Mahaguthi - Nepal), delle bomboniere in pietra saponaria (con Smolart - Kenya); - ampliamento e rinnovo della collezione Presepi 2009, arrivata a più di 900 referenze disponibili, - ampliamento collezione Bomboniere 2009, con più di 700 articoli provenienti da 35 produttori; - ampliamento del lavoro con l'Etiopia: ben 12 produttori sono stati coinvolti in un lavoro di design e sviluppo prodotti grazie alla nostra collaboratrice in loco, Hiruth Wondaferew, che si è anche occupata di organizzare l'esportazione. Presso la nostra sede sono disponibili circa 10.000 referenze artigianali, provenienti da 95 produttori di Asia, Africa e America Latina.
L a C o o p e r a t i v a
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I nuovi prodotti cosmetici I Solari Taama A ottobre 2008 avevamo lanciato la linea Taama in collaborazione con L'Associazione Croce del Sud di Piombino (cfr. capitolo delle collaborazioni). A maggio 2009 abbiamo ampliato la linea con 2 referenze di Solari: la Crema protettiva e l'Olio abbronzante. Pur essendo prodotti di non semplice formulazione, la Daymons di Torino ha lavorato tenacemente per riuscire a conseguire un buon risultato, anche se non essendoci conservanti e coloranti, la Crema protettiva risulta un poco spessa sulla pelle, ma il risultato di protezione dal sole e di abbronzatura per entrambi i prodotti è veramente ottimo.
La linea Ikiam La lavorazione
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La preparazione dei prodotti della linea Ikiam inizia nel cuore della foresta, dove gli Achuar e gli Shuar raccolgono le foglie dell’ishpik, i frutti dell’ungurahua e i preziosi rizomi dello zenzero. Nelle comunità Achuar di Juyukamenta, Wichim e Wasakentsa si realizzano anche alcuni processi di distillazione (per gli oli essenziali di zenzero e ishpik), tramite processi ecocompatibili, senza alcun uso di alcuni agenti contaminanti e con l’utilizzo razionale e controllato dell’unico combustibile a disposizione, legname. La restante parte della distillazione e la formulazione/preparazione dei cosmetici avvengono nel laboratorio specializzato che Fundación Chankuap possiede e gestisce nella propria sede di Macas. Sempre nel magazzino di Macas avvengono il confezionamento e la spedizione a LiberoMondo. Si compie quindi interamente in Ecuador tutto il ciclo di lavorazione, dalla coltivazione delle essenze al prodotto finito, e questo è un aspetto estremamente importante del progetto sostenuto da Chankuap, in quanto la creazione di elevato valore aggiunto ricade totalmente sui lavoratori ecuadoriani impegnati nelle varie filiere coinvolte: coltivazione, distillazione, preparazione dei cosmetici, confezionamento e vendita.
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La Fundación Chankuap La linea Ikiam Alma Amazonica è parte di un progetto più ampio di valorizzazione e tutela delle risorse forestali promosso da Fundación Chankuap – Recursos para el futuro, un’organizzazione non governativa ecuadoriana che dal 1996 lavora ccon gli indigeni delle popolazioni Achuar, Shuar e i coloni meticci che popolano la regione amazzonica vicino alla frontiera con il Perú (province del sud-est di Morona, Santiago e Pastaza). L’area interessata, ricoperta per lo più da foresta tropicale caratterizzata da una ricchissima biodiversità, è una regione povera, contraddistinta da forti disuguaglianze economiche e sociali e scarsamente collegata con il resto del paese (le comunità indigene si trovano oltre la Cordillera del Kutukú, accessibile solo via aerea, nel Cantón Taisha e nella zona del Valle del Upano, collegata attraverso strade che per lunghi tratti versano in condizioni precarie). La filosofia generale del progetto mira al ristabilimento di una relazione sana tra uomo e territorio amazzonico, attraverso la protezione del prezioso ambiente circostante e la creazione di risorse economiche per le comunità indigene. La Fundación Chankuap (il nome è mutuato dall’omonimo fiume che scende dalla Cordillera del Kutuki) è sorta all’interno del mondo missionario, salesiano nello specifico, con la finalità di principale di operare a favore della popolazione locale sotto il profilo economico e sociale e con l’obiettivo di porre un freno alla forte emigrazione verso Stati Uniti ed Europa (un problema endemico nel paese e in tutta la zona andina). Gli interventi si snodano lungo tre direttrici principali: formazione tecnica di alto livello per gli studenti indigeni, soprattutto per quanto concerne le tematiche legate alla valorizzazione delle risorse naturali; ricerca
scientifica sulla biodiversità vegetale; elaborazione di prodotti trasformati ad alto valore aggiunto. Durante i primi anni di attività, grazie a finanziamenti provenienti dalla cooperazione canadese, venne privilegiato soprattutto l’aspetto della produzione (arachidi e cacao), del recupero delle specie vegetali native e della riforestazione. Nel 2002 furono avviate le prime sperimentazioni relative alle distillazioni di piante aromatiche e medicinali locali, all’interno di un piano più ampio di ricerca finalizzato allo sviluppo di filiere produttive sostenibili di prodotti naturali (oli essenziali, spezie e infusi) e ad alto valore aggiunto. I canali commerciali prioritari individuati per sostenere tali attività produttive furono il fair trade, il mercato locale e quello nazionale. Fundación Chankuap gestisce inoltre tredici empori, denominati “Tiendas comunales - Centros de acopio”, ripartiti fra le diverse comunità Shuar e Achuar delle province di Morona Santiago e Pastaia. Si è così costituita una piccola rete commerciale, con due obiettivi importanti: garantire la fornitura di prodotti di prima necessità alle comunità e funzionare da primo centro di raccolta per i prodotti agricoli e forestali. Le “tiendas” appartengono alle comunità e Chankuap si incarica della formazione del personale addetto e del monitoraggio della gestione. La Fundación ha inoltre ottenuto la certificazione organica per alcuni prodotti, lungo tutta la filiera produttiva, logistica e commerciale. Chankuap è governata da un’Assemblea Generale, che si riunisce una volta all’anno, e da un Direttivo composto da sei persone. La gestione tecnica è affidata a sette aree operative (amministrazione, produzione, risorse naturali, trasformazione, commercializzazione, educazione e salute), in costante contatto con le comunità dei produttori, a loro volta organizzate in “Grupos Solidarios de Trabajo o GST” (formati essenzialmente da gruppi di famiglie). Ogni GST nomina un proprio coordinatore, che li rappresenta nel contatto diretto con la Fundación. Al fine di seguire in maniera più approfondita ed efficace i progetti nelle aree abitate dai gruppi indigeni Achuar e Shuar, sono stati firmati accordi formali di cooperazione con varie organizzazioni, fra cui alcune confederazioni e comunità indigene: “Nacionalidad Achuar del Ecuador-NAE”, “Federación Interprovincial del Pueblo Shuar del Ecuador-FIPSE”, “Nacionalidad Shiwiar del Ecuador-NASHIE”, “Asociación Shuarde Taish”, “Comunidad Shuar de Pampants”, “Comunidad Shuar de Pitiur”.
I prodotti della linea Ikiam Oli per massaggi Olio per massaggi al mandarino è particolarmente ricco di olio essenziale di mandarino, naturalmente ricco di "note di testa", vale a dire quei profumi freschi, fruttati, molto volatili, che si avvertono velocemente: particolarmente gioiosi, lasciano una sensazione di leggerezza e felicità e svegliano il bambino che è in noi.
Olio per massaggi allo zenzero dall'aroma speziato e penetrante, dona una sensazione rigenerante al corpo, grazie al benefico effetto antiossidante. Non appena lo applicherete, noterete le inconfondibili "note di base", tipiche dei profumi densi e caldi, che riconducono alla terra, donano stabilità, forza ed energia e aiutano la concentrazione.
C o o p e r a t i v a
Olio per massaggi all'arancio, ricco in olio essenziale di arancio, dona energia ed equilibrio al corpo. Caratterizzato da "note di testa", fresche, fruttate e volatili, vi lascerà con una sensazione particolarmente leggera e serena, dopo una lunga e stressante giornata di lavoro.
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Olio per massaggi all'ishpink (base cannella), proviene dai delicati calici fiorali dell'Ocotea quixos, pianta originaria della foresta amazzonica. L'aroma delicato, dolce e ampio, di media volatilità, è una tipica "nota di cuore" che vi donerà creatività e ispirazione e darà alla vostra pelle una sensazione energizzante e stimolante.
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Creme mani e corpo Crema corpo multivitaminica citronella idratante ed emolliente, presenta spiccate proprietĂ antiossidanti e rigenerative, grazie alle vitamine del complesso B ed E. La presenza di olio di ungurahua amplifica in modo eccezionale l'azione emolliente e nutritiva, mentre l'olio essenziale di citronella apporta un benefico effetto rilassante e piacevoli note profumate di agrumi. La crema mantiene un tocco leggero e garantisce efficacia per molte ore dopo l'applicazione. Crema corpo multivitaminica zenzero, idratante ed emolliente, presenta spiccate proprietĂ antiossidanti e rigenerative, grazie alle vitamine del complesso B ed E. La presenza di olio di ungurahua amplifica in modo eccezionale l'azione emolliente e nutritiva, mentre l'olio essenziale di zenzero dona una spiccata azione energizzante. La crema mantiene un tocco leggero e garantisce efficacia per molte ore dopo l'applicazione. Crema mani alla citronella, leggera e non grassa, apporta le proprietĂ dermopurificanti della citronella e lascia un profumo fresco e leggero di limone.
RR ii cc ee rr cc aa ee ss vv ii ll uu pp pp oo p r o d o t t i
Crema mani alla curcuma (ingrediente di protezione e nutriente), possiede un tocco leggero e non grasso, dalle spiccate proprietĂ emollienti e dal prolungato effetto durante la giornata.
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1.8 La base finanziaria Finanza etica: capitale sociale, prestiti sociali e Shared Interest Prestiti sociali
Anche nel corso del 2009 è proseguito il sostegno da parte della base sociale nei confronti della nostra cooperativa, sostegno preziosissimo che rende concreta la volontà di tante persone di impiegare in maniera etica e verificabile i propri risparmi. Diverse persone nuove hanno accolto questa modalità di impiego dei propri risparmi, decidendo di convogliare all'interno della nostra operatività somme più o meno importanti, ma che nel complesso costituiscono un "nocciolo duro" di peso sostanziale fra le fonti di finanziamento della nostra cooperativa. La legge ci consente infatti di raccogliere denaro (entro i limiti individuali e collettivi rispettivamente di euro 31.776,00 pro-capite per singolo socio e tre volte il patrimonio netto come valore complessivo) dalla base sociale per il conseguimento del nostro scopo. Nel corso del 2009, ben 46 soci hanno prestato alla cooperativa Liberomondo 861.917 euro ad un costo medio del 3% circa. Per effettuare prestiti è necessario essere soci, presentare la richiesta al consiglio di amministrazione; normalmente la durata del prestito è di 12 mesi, con rinnovo annuale espresso, ma se il socio lo desidera può effettuare prestiti anche per periodi più brevi. In caso di necessità il socio può chiedere il rimborso senza difficoltà; gli interessi vengono corrisposti per tutta la durata del prestito, ed in ogni caso, per praticità, o liquidati o capitalizzati al 31/12 di ogni anno. La tassazione sugli interessi maturati è ad oggi del 12.5%, viene operata dalla cooperativa alla fonte e versata all'Erario nei termini previsti dalle normative vigenti. Gli interessi netti così liquidati non devono più essere inseriti nella dichiarazione dei redditi del socio persona fisica. Viene costituito un libretto di prestito sociale nominativo, senza nessun tipo di spesa.
Capitale sociale
Un altro importantissimo supporto di natura finanziaria che alcuni soci hanno scelto di dare alla nostra cooperativa è stata la sottoscrizione di capitale sociale. Il nostro capitale sociale è composto da due tipi di azioni : le azioni "socio cooperatore" dal valore di 50,00 euro caduna e le azioni "strumento finanziario" dal valore di 100,00 euro caduna. Per essere soci è necessario possedere almeno 1 azione socio cooperatore, questa viene rimborsata nel caso in cui si desideri recedere da socio. Se poi il socio lo desidera può sottoscrivere le azioni strumento finanziario che possono essere rimborsate, senza che ciò comporti il recesso da socio. Al 31/12/2009 il capitale sociale ammonta a 234.700 (nr 200 azioni socio cooperatore e 2247 azioni strumento finanziario).
Shared Interest
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
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n. soci
62
67
67
86
95
108
122
132
140
142
147
156
156
entità
27.837
28.095
28.095
n. soci
-
12
14
entità
-
73.853
capitale sociale
111.864 138.307 155.507 155.507 201.950 202.850 209.800 225.350 211.050 234.700
prestito sociale 13
20
23
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La Cooperativa
Un'altra importante fonte di finanziamento attivata dalla nostra cooperativa proviene da Shared Interest, una sorta di banca etica del Regno Unito che, oltre ad effettuare operazioni di micro-credito con i produttori del Sud, ha attivato strumenti di finanziamento rivolti agli importatori. I capitali di cui dispone questa organizzazione sono raccolti a tasso zero sul mercato britannico, con l'unico obbligo di rendicontare sull'impiego dei
126.237 138.380 317.280 407.752 476.029 514.029 603.255 683.715 738.327 784.856 816.917
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medesimi in merito alle attività di supporto dei produttori del Sud del Mondo. Per questo Shared Interest si è rivolta agli importatori di commercio equo membri di WFTO (il nuovo nome di IFAT); la linea che attualmente è a disposizione della nostra cooperativa è di 150.000 euro ed il meccanismo di funzionamento è semplice: quando un importatore deve effettuare il prefinanziamento al produttore può chiedere a Shared Interest di effettuarlo in vece sua; al ricevimento della merce la stessa Shared Interest effettua il saldo e solo allora si apre il periodo di credito nei confronti dell'importatore di cinque mesi, trascorsi i quali lo stesso deve saldare Shared Interest. Si tratta di uno strumento importante perché aiuta l'importatore proprio in un punto nevralgico: egli può pagare Shared Interest, nel momento in cui ha già iniziato a vendere e magari anche ad incassare la merce ordinata e ricevuta dal produttore, anche se questi, proprio con l'intervento di Shared Interest ha ugualmente ricevuto, in linea con i principi del commercio equo, prefinanziamento ll’ordine e saldo alla consegna. Con questo supporto si attenua la forte tensione finanziaria cui sono soggetti gli importatori di commercio equo, derivante dal pagare la merce diversi mesi prima di poterla vendere. A causa dei costi purtroppo piuttosto elevati la linea estera con la SI nel corso del 2009 è stata utilizzata in maniera significativa solo per "traghettare" il periodo estivo, come sempre un po' più difficile sul fronte della liquidità.
Finanza convenzionale: Gli affidamenti bancari
La base finanziaria
Il 2009 sul fronte bancario è stato un anno che ha visto alcuni cambiamenti, dopo diversi anni scarsi di novità sostanziali. E' risultato determinante ricercare il contenimento dei costi ed affrancarsi da una sorta di blanda "posizione dominante" dei due istituti principali. Con detti istituti la relazione e l'operatività erano e permangono ottime ma non si è riusciti ad ottenere condizioni significativamente migliorative anche quando la situazione generale di calo dei tassi lo avrebbe consentito. Diverse banche si sono proposte con condizioni valide e concorrenziali; sono dunque iniziati i rapporti con tre nuovi istituti. Degno di nota è che questi nuovi rapporti sono partiti senza garanzia fidejussoria del CdiA, finalmente il lavoro (leggi il fatturato) stesso della Liberomondo tende a garantirne (anche se per ora solo parzialmente) le linee di operatività bancaria. Grazie alla flessibilità ed adeguatezza del programma di contabilità non si verifica un aggravio di lavoro amministrativo proporzionale; così come l'esenzione dall'imposta di bollo cui come Onlus abbiamo diritto non comporta una proliferazione di costi legata al maggior numero di linee bancarie. Ecco il dettaglio degli affidi al 31/12/2009.
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Banca Regionale Europea ° 113.000,00 euro di fido cassa, ° 430.000,00 euro di fido utilizzabili per gli anticipi all'importazione, per la presentazione di ricevute bancarie e anticipo fatture ° 125.000,00 quale linea aggiuntiva temporanea di smobilizzo del credito sbf (novembre 2009/marzo 2010) Banca di Credito Cooperativo di Cherasco ° 10.000,00 euro di fido cassa, ° 450.000,00 euro di salvo buon fine ° 300.000,00 euro di finanziamento all'importazione Banca Credito Cooperativo di Casalgrasso ° 100.000,00 euro promiscuo ° 10.000,00 euro di fido cassa Banca di Credito Cooperativo di Alba Langhe e Roero ° 10.000,00 euro di fido cassa ° 115.000,00 euro di fido utilizzabili per la presentazione di ricevute bancarie e anticipo fatture ° 190.000,00 euro per gli anticipi all'importazione Cassa di Risparmio di Alessandria ° 10.000 di fido cassa ° 250.000 euro di salvo buon fine ° 60.000 euro di finanziamento all'importazione Cassa di Risparmio di Savona ° 10.000 di fido cassa ° 100.000 di anticipo fatture Italia ° 50.000 di finanziamento all'importazione
Banca del Piemonte ° 10.000 di fido cassa ° 100.000 di salvo buon fine ° 100.000 di anticipo fatture Italia ed estero Dall'ottobre 2007 abbiamo inoltre acceso una linea di credito presso la dogana di Genova di 100.000 euro per il differimento di 90 giorni dell' iva e di 30 giorni del dazio. Tale linea è gestita con la collaborazione dello spedizioniere Unione del Porto che ci supporta nelle pratiche di sdoganamento dei container ed assistita da una garanzia fideiussoria assicurativa.
L'importanza della gestione degli incassi
La Cooperativa
La nostra struttura si relaziona con un numero molto elevato di clienti, e tenere sotto controllo le scadenze ed i relativi incassi costituisce ormai una funzione fondamentale della segreteria. Questo si traduce in una persona dedicata quasi totalmente … Ci permettiamo di spiegare ai nostri clienti perché a volte siamo così martellanti ed insistenti… Si potrebbe pensare che la centrale di importazione abbia "le spalle grosse" visto le maggiori dimensioni rispetto ad una bottega, ma è esattamente il contrario… Importare direttamente (ed alcune botteghe che seguono un progetto proprio ne sono più che consapevoli) comporta una forte esposizione finanziaria, dovuta alla necessità di pagare il prefinanziamento al produttore parecchi mesi prima di ricevere la merce dal 50% al 100% del valore dell'ordine. Quando arriva un container di artigianato, la merce passa dapprima attraverso il controllo qualità che ne accerta l'integrità e procede alla codifica dei singoli pezzi. Successivamente, i prodotti vengono messi a scaffale e possono essere venduti. Una volta emessa la fattura, l'incasso dovrebbe avvenire dopo sessanta giorni e solo a questo punto LiberoMondo inizia a "rientrare" finanziariamente relativamente all'importazione in questione. Se si tratta invece di un'importazione di materie prime, i tempi si allungano ulteriormente e di conseguenza aumenta lo sforzo finanziario che la nostra cooperativa sostiene. Infatti, le materie prime (zucchero, miele, fave di cacao, ecc.) prima di arrivare in bottega compiono un percorso decisamente più lungo: devono essere trasformate da fornitori esterni alla cooperativa o nel laboratorio di biscotti/pasta interno alla LiberoMondo. Tale passaggio può essere a volte anche piuttosto complesso: si pensi alle fave di cacao che devono essere prima trasformate in pasta, burro e polvere e solo successivamente si potranno utilizzare per la produzione dei vari prodotti (Equo Bonita, Baci di Dama, Gocce di Cacao, Doble, tavolette Morena e Pepita, ecc.); tutto ciò comporta un nuovo impegno finanziario dovuto al saldo delle fatture dei fornitori esterni che producono per la nostra cooperativa o al pagamento degli stipendi dei soci lavoratori che sfornano gli squisiti biscotti e confezionano quasi tutti i prodotti alimentari a marchio LiberoMondo. Va infine considerato il fatto che si parla sempre di grandi quantità di prodotti e, di conseguenza, di pesanti impegni finanziari, in quanto si cerca sempre di importare container pieni al fine di abbattere i costi totali e ottimizzare il lavoro con il produttore. Un altro elemento critico che caratterizza le vendite nel circuito del commercio equo e solidale è la forte stagionalità: la buona parte del fatturato si realizza nell'ultimo quadrimestre dell'anno. Per far sì che i prodotti siano tutti pronti e disponibili in tale periodo, la cooperativa deve organizzare le varie produzioni nella prima parte dell'anno e ciò implica l'assunzione di notevoli impegni finanziari in un periodo molto difficile quale è l'estate. Spesso ci siamo trovati ad avere crediti scaduti da incassare (anche per le botteghe l'estate è tempo di "vacche magre") e dunque a non avere liquidità sufficiente per fare fronte agli impegni con i fornitori o, peggio ancora, per anticipare l'IVA allo Stato, operazione indispensabile per lo sdoganamento dei container in arrivo. Speriamo che una sempre maggiore comunicazione e consapevolezza diffusa della ricaduta di un ritardo nei pagamenti possa spingere le botteghe che (comprendiamo bene) attraversano un momento di difficoltà a non chiedere a noi di "finanziarle", ma ad assumersi in prima persona l'impegno e la responsabilità di un'esposizione in proprio. Può sembrare una richiesta forte, ma crediamo che sia fondamentale per chi si impegna nel commercio equo essere consapevole delle proprie responsabilità anche nei confronti della nostra cooperativa che importa.
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Informazione e Comunicazione
1.9 Informazione e Comunicazione
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LiberoMondo ha cercato nell’arco degli anni di investire sempre maggiori risorse umane ed economiche nel tentativo di creare strumenti e occasioni di approfondimento all’interno del movimento italiano del commercio equo. La Carta Italiana dei Criteri, di cui AGICES è depositaria, definisce il Commercio Equo e Solidale come “un approccio alternativo al commercio convenzionale; esso promuove giustizia sociale ed economica, sviluppo sostenibile, rispetto per le persone e per l’ambiente, attraverso il commercio, la crescita della consapevolezza dei consumatori, l’educazione, l’informazione e l’azione politica”. Tale definizione pone giustamente in risalto i diversi elementi fondanti che devono caratterizzare il modo di essere e di operare delle organizzazioni che si riconoscono in questo movimento, ivi compreso l’aspetto informativo ed educativo. LiberoMondo, partecipe fin dall’inizio delle attività dell’Assemblea Generale Italiana del Commercio Equo e Solidale, ha partecipato alla stesura della Carta dei Criteri e non può che riconoscersi in tale definizione. Per questo motivo è stato profuso il massimo impegno per fornire un’informazione il più possibile completa e trasparente circa le scelte e le attività della nostra cooperativa. Naturalmente questo non significa che non c’è nulla da migliorare, anzi, questo tipo di atteggiamento ha contribuito a stimolare la richiesta di sempre nuove e più dettagliate informazioni da parte dei nostri partner, “costringendoci” a continuare sulla strada intrapresa e contribuendo ad approfondire il livello del confronto e dello scambio con le organizzazioni con le quali LiberoMondo collabora, siano esse produttori, Botteghe del Mondo, ONG.
LiberoMondo Informa Soci La comunicazione interna è un elemento importante per favorire la partecipazione informata dei soci che, secondo le proprie disponibilità, possono e devono essere coinvolti nella gestione della stessa. Per esercitare questo fondamentale diritto di partecipazione e di democrazia è necessario consentire a tutti di avere accesso alle informazioni in modo puntuale e trasparente. Il bollettino informativo LiberoMondo Informa Soci, inviato con cadenza mensile ai membri della cooperativa, è stato pensato proprio come agile strumento di comunicazione interna. Oltre a essere aggiornati sull’andamento delle varie attività, i soci ricevono anche materiali di approfondimento sui temi del commercio equo e solidale, su iniziative a livello locale.
LiberoMondo Informa LiberoMondo Informa è uno strumento di comunicazione indirizzato agli operatori del commercio equo, in particolare le Botteghe del Mondo, e ai nostri soci e volontari. Vuole essere uno strumento agile, ma al contempo utile ad informare sui meccanismi del commercio equo, la relazione con i produttori, le iniziative della nostra cooperativa, le filiere dei nuovi prodotti e le loro caratteristiche, le valutazioni del Comitato Progetti. Nel corso del 2009 sono stati pubblicati 3 numeri che sono stati distribuiti gratuitamente alle Botteghe del Mondo, a soci e volontari. Per facilitarne la consultazione, LiberoMondo Informa è inoltre disponibile nella sezione “Documenti” del sito internet della cooperativa in formato pdf. I dati rispettivi al download indicano che si tratta di uno strumento apprezzato ancorché semplice e ancora da migliorare.
Bilancio sociale La realtà di una organizzazione di commercio equo e solidale è variegata e complessa e spesso è difficile comunicarla in modo da darne un
quadro che sia sufficientemente chiaro e completo. Il Bilancio Sociale, che LiberoMondo redige e pubblica fin dal 2001, vuole essere uno strumento utile non solo a presentare le attività e i risultati “economico-quantitativi” dell’anno precedente, ma soprattutto le motivazioni e lo spirito che animano il nostro operare insieme, come soci di una cooperativa, per il commercio equo e la cooperazione sociale. Per questo motivo pubblichiamo anche i dubbi e le domande che ci hanno accompagnato nell’arco dell’anno, segnalando le difficoltà che abbiamo incontrato e non solo gli obiettivi raggiunti, allo scopo di aprire un confronto schietto con tutti coloro con cui collaboriamo. Il Bilancio sociale è inoltre uno strumento importante per rendere efficaci ed effettivi gli obblighi di trasparenza che una organizzazione di commercio equo ha nei confronti delle botteghe, dei consumatori e dell’opinione pubblica in generale. I dati sulla continuità degli acquisti, i prefinanziamenti e i saldi ai produttori, le attività di formazione e sensibilizzazione, le scelte strategiche devono essere resi pubblici allo scopo di fornire tutti gli elementi utili a valutare l’operato delle nostre organizzazioni e il rispetto dei criteri del Commercio Equo e Solidale. Il Bilancio Sociale di LiberoMondo viene inviato gratuitamente ai soci, a tutte le Botteghe del Mondo ed è inoltre possibile scaricarlo in formato stampabile visitando la sezione “Documenti” del sito internet della cooperativa.
Mostre e dossier informativi L’attività di sensibilizzazione, informazione ed educazione svolta dalle Botteghe del Mondo, attraverso iniziative pubbliche, incontri nelle scuole, corsi di formazione per soci e volontari, è molto importante. L’apporto di operatori preparati è fondamentale e deve essere supportato da materiali adeguati ed aggiornati. Convinta dell’importanza di questo lavoro, LiberoMondo ha cercato di dare il proprio contributo realizzando alcuni strumenti che si ritiene possano essere utili a tale scopo come ad esempio dossier informativi e mostre. Attualmente LiberoMondo dispone di tre mostre, i cui allestimenti da parte delle Botteghe del Mondo e i vari eventi collegati sono stati segnalati sul nostro sito internet. “Ssit Lequil Lum (I frutti della Madre Terra). La raccolta del caffè nel Chiapas zapatista” Mostra fotografica, formata da 15 pannelli e disponibile in due copie, che attraverso una galleria di immagini illustra il percorso del caffè e il lavoro di donne e uomini che quotidianamente, tra tante difficoltà e grandi soddisfazioni, costruiscono l’autonomia.È stato inoltre pubblicato un breve documento dal titolo “Camminare domandando. Il movimento zapatista e il progetto Tatawelo” che presenta in modo più approfondito il tema. Questi due materiali sono stati pubblicati in collaborazione con l’Associazione Tatawelo. Nel 2009 è stata richiesta in 12 occasioni.
La “Mostra dei dipinti delle donne di Weya” è stata realizzata per far conoscere e valorizzare le capacità artistiche ed espressive di un gruppo femminile di un villaggio dello Zimbabwe. La mostra dei dipinti è composta da 23 tele, ognuna accompagnata da una targhetta esplicativa in plexiglas contenente il testo inglese originale e la traduzione in italiano, eseguita cercando di conservare il più possibile i tempi del racconto e la forma del racconto delle artiste. Il catalogo della mostra, “Comunità artistiche. L’esperienza di Weya e Tengenenge in Zimbabwe”, lungi dal pretendere di fornire un quadro complessivo ed esaustivo su persone, ricerche e movimenti, intende porre l’attenzione su alcuni esempi che possono costituire un’interessante e originale interrelazione fra esperienza artistica e commercio equo e solidale. Nel 2009 è stata richiesta 5 volte.
La Cooperativa
“Le mani sul cacao”, è un breve percorso di riflessione sulle magie del cioccolato, sul ruolo delle multinazionali e sulle proposte del Commercio Equo e Solidale; insomma, una breve storia dedicata ad una risorsa dolce per pochi e amara per molti. La mostra, disponibile in due copie, si compone di 18 panelli ed è accompagnata da campioni di diverse fasi della lavorazione del cacao (fave, pasta e burro di cacao) in modo da fornire al visitatore un’esperienza non solo visiva. È inoltre disponibile una piccola guida, dal titolo “Le mani sul cacao”, che si propone di condurre il lettore nel mondo dolce e amaro del “Cibo degli Dei” e nella filiera equosolidale del cioccolato di LiberoMondo. Nel 2009 gli allestimenti sono stati 19.
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Video LiberoMondo è spesso chiamata a presentare le proprie attività, il proprio modo di fare commercio equo, i produttori con i quali si relaziona, le filiere dei propri prodotti, i trasformatori con i quali collabora. Per meglio rispondere a queste richieste sono stati realizzati ed autoprodotti due video, che crediamo, pur nella loro semplicità, possano essere utili in occasioni di incontri, serate, momenti di formazione per i volontari e gli operatori delle botteghe. Nel 2008 erano stati realizzati e distribuiti alle botteghe due video, uno sui laboratori di produzione della cooperativa e l’altro sulla filiera di produzione della linea cosmetica Taama. Nel 2009 sono stati realizzati una serie di filmati che hanno come protagoniste le organizzazioni di produttori con le quali LiberoMondo collabora. Al momento sono stati pubblicati due video: “Smolart, un gruppo di mutuo aiuto per la lavorazione artistica della pietra saponaria”, “Tree Savers, tutela dell’ambiente e lavoro per le fasce povere della comunità” I due filmati sono stati presentati e distribuiti gratuitamente alle botteghe in occasione della fiera Tuttaunaltracosa che si è tenuta a Osnago nel mese di ottobre ed è tuttora possibile richiederne una copia. LiberoMondo ha inaugurato, a marzo 2009, la propria pagina sul popolare sito internet YouTube dando la possibilità agli utenti che vi si collegano di visualizzare una serie di video, otto per il momento, che presentano le attività della cooperativa stessa e di alcuni produttori di commercio equo.
Informazione e Comunicazione
Sito Internet
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Il sito internet è uno strumento importante per la comunicazione tra LiberoMondo e le Botteghe che in esso possono trovare tutti gli aggiornamenti circa le attività della nostra cooperativa. Particolare attenzione è dedicata alla presentazione dei produttori e delle filiere dei prodotti, attraverso schede e approfondimenti.Molto apprezzata è la possibilità di scaricare materiale informativo come il Bilancio Sociale, il LiberoMondo Informa e le relazioni dei viaggi di verifica presso i produttori.Le schede dei prezzi trasparenti dei prodotti alimentari, già presenti e scaricabili, sono state riviste, arricchite con nuove informazioni e vengono costantemente aggiornate. L’impegno profuso è stato ripagato dal numero considerevole di utenti che hanno visitato il sito e ciò ci incoraggia a proseguire sulla strada intrapresa. Il sito vuole infatti essere non uno spazio chiuso, ma un luogo aperto in cui dare visibilità alle iniziative e alle riflessioni delle Botteghe del Mondo e di quanti si occupano di economia solidale. Campagne e iniziative di sensibilizzazione LiberoMondo è conscio che il commercio equo e solidale è una tessera di un mosaico più complesso, di cui fanno parte iniziative e movimenti dell’economia sociale, ONG, organizzazioni nazionali e internazionali che si occupano di diritti e di ambiente. La scelta di creare sinergie e azioni comuni, oltre ad essere una metodologia di lavoro auspicabile, è ormai sempre più una necessità per affrontare le sfide del nostro tempo. Il lavoro in rete permette di condividere punti di vista e risorse, di valorizzare le singole esperienze e di porle a servizio di progettualità condivise.Per questo motivo LiberoMondo ha scelto di collaborare con altre organizzazioni, di partecipare a momenti di confronto e di aderire a campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica.
Campagna Abiti Puliti
La Campagna Abiti Puliti è la coalizione che rappresenta in Italia la Clean Clothes Campaign, campagna internazionale nata per rafforzare i lavoratori e migliorare le loro condizioni di lavoro nel settore dell’industria tessile mondiale. Essa ha l’obiettivo di porre fine all’oppressione, allo sfruttamento e agli abusi che subiscono milioni di lavoratori, per la maggioranza donne e spesso bambini, impiegati in questo settore. LiberoMondo aderisce alla Campagna Abiti Puliti (Clean Clothes Campaign) e ne sostiene le attività anche attraverso una percentuale sul ricavato delle lenzuola e degli asciugamani importati congiuntamente con Fair da Rajlakshmi Cotton.
Niente regali alle mafie, i beni confiscati sono cosa nostra
Promozione della campagna dell’associazione Libera contro un emendamento introdotto in Senato alla legge finanziaria che, infatti, prevede la vendita dei beni confiscati che non si riescono a destinare entro tre o sei mesi. E' facile immaginare, grazie alle note capacità delle organizzazioni mafiose di mascherare la loro presenza, chi si farà avanti per comprare ville, case e terreni appartenuti ai boss e che rappresentavano altrettanti simboli del loro potere, costruito con la violenza, il sangue, i soprusi, fino all'intervento dello Stato.
“T.V.B. – Ti Voglio Bere”, campagna nazionale per il risparmio idrico e la valorizzazione dell’acqua della rete promossa dal Centro Studi Ambientali di Torino Il progetto T.V.B. Ti voglio bere mira proprio a educare a un consumo responsabile dell'acqua, stimolando la presa di coscienza individuale e collettiva sulla necessità di modificare i comportamenti quotidiani attraverso l'acquisizione del concetto di risorsa limitata, e attraverso la consapevolezza che una scelta apparentemente semplice come il bere l'acqua di rubinetto può avere grandi ripercussioni, soprattutto da un punto di vista ambientale.
Incontri, seminari e convegni LiberoMondo ha organizzato o partecipato a numerosi incontri, seminari, convegni che hanno visto coinvolti diversi soci della cooperativa e rappresentanti dei produttori. Questi momenti di scambio e di confronto hanno permesso non solo di presentare le attività e le scelte di LiberoMondo, ma ancor più di ricevere interessanti stimoli e di costruire una fitta rete di relazioni e di scambi. Ci limitiamo a segnalare alcune iniziative: ° “Incontro con Mahaguthi”, presentazione delle attività di un’organizzazione nepalese di commercio equo a cura di Sunil Chittrakar (diretore di Mahaguthi) in occasione della fiera Tuttaunaltracosa tenutasi a Osnago. °“Tingatinga Painters, pittura popolare della Tanzania”, mostra di presentazione della attività e delle opere pittoriche di un gruppo di artisti tanzaniani organizzata in occasione della fiera Tuttaunaltracosa tenutasi a Osnago. ° nel mese di maggio si è tenuto, presso la sede della cooperativa, il consueto appuntamento di formazione per le botteghe e i soci che è stato dedicato ad approfondire le filiere di produzione delle linee di cosmesi di LiberoMondo.
LiberoMondo e il territorio locale
Formazione interna Sono stati organizzati degli incontri destinati in particolare ai soci lavoratori in occasione delle visite di rappresentanti delle organizzazioni di produttori, proiezioni di video sui progetti e di condivisione delle informazioni raccolte nel corso delle visite di monitoraggio realizzate dal Comitato Progetti di LiberoMondo.
La Cooperativa
LiberoMondo è una realtà che ha instaurato una fitta rette di relazioni a livello nazionale e internazionale, ma al contempo ha anche una sua dimensione locale che si esplicita nelle attività della propria Bottega del Mondo di Bra e nelle collaborazioni con le altre organizzazioni del territorio. La cooperativa partecipa al coordinamento della Scuola di Pace di Bra che si occupa di attività di formazione e sensibilizzazione, organizza serate, convegni e iniziative nelle scuole cittadine. Il 23 maggio 2009 è stata inaugurata la Bibliotequa di LiberoMondo. Presso la sede della cooperativa è ora disponibile uno spazio dove è possibile consultare e prendere in prestito libri, riviste documenti inerenti il commercio equo e solidale, l’economia sociale, il consumo critico, la nonviolenza e molti altri temi di carattere sociale, politico e culturale. Sono state riprese in modo più sistematico e strutturato le relazioni con alcuni istituti scolastici del territorio per l’organizzazione di momenti di formazione ed è continuata la collaborazione con studenti universitari per la realizzazioni di ricerche e tesi di laurea.
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1.10 Agices Assemblea Generale Italiana del Commercio Equo
Agices
LiberoMondo è
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LiberoMondo ha preso parte ai lavori di AGICES fin dalle prime riunioni che, nel 1998-1999, portarono alla stesura della Carta Italiana dei Criteri del Commercio Equo e Solidale. Nel corso del 2009 ha partecipato alle riunioni del direttivo, alle due assemblee nazionali, tenutesi nei mesi di aprile e ottobre. È importante per il movimento italiano avere un luogo di confronto e di scambio che consenta, a tutte le organizzazioni che lo desiderano, di condividere un percorso volto alla promozione e alla tutela del Commercio Equo e Solidale nel suo complesso, al di là dei campanilismi e degli interessi delle singole realtà, siano esse importatori o botteghe. AGICES nasce proprio dalla volontà di cooperazione delle organizzazioni italiane no-profit che da anni promuovono i prodotti e la cultura del commercio equo e solidale in Italia e dall'esigenza di dar loro una rappresentanza nei confronti della società civile e delle istituzioni. Chiaramente non si tratta di rinunciare alle proprie convinzioni e scelte o aderire a un pensiero unico che abolisce un sano confronto e una dialettica anche accesa, purché corretta , ma di accettare che alcuni risultati sono possibili solo se si è capaci di collaborare con gli altri, sulla base di criteri minimi condivisi, in un quadro di regole chiare e nel rispetto delle reciproche differenze e peculiarità. Il commercio equo e solidale, da idea sconosciuta ai più, è ora una realtà sempre maggiormente presente e radicata anche nel contesto sociale italiano. Parecchi soggetti dell'economia tradizionale hanno cominciato ad affacciarsi su questo mondo e senza dubbio questo è un risultato importante. L’attenzione del consumatore medio rispetto alle filiere produttive è aumentata, da un lato a causa di alcuni scandali emersi negli ultimi anni, dall’altro per una maggiore consapevolezza ed educazione a quelle che sono le problematiche legate alla produzione, al consumo e al successivo smaltimento dei rifiuti. La richiesta di maggiore trasparenza che emerge da una parte dell’opinione pubblica sta spingendo un numero crescente di aziende a cercare di rassicurare i consumatori, anche attraverso marchi di garanzia o certificazioni etiche, ambientali, sociali, biologiche,…. A volte si tratta di vere e proprie certificazioni che si rifanno a standard internazionali, concesse da organismi autorizzati, in altri casi si tratta più semplicemente di controlli interni e autocertificazioni. Spesso non è semplice per il consumatore riuscire ad orientarsi tra una miriade di loghi, marchi, bollini, più o meno credibili o affidabili. Le organizzazioni di commercio equo e solidale, dopo aver giustamente cercato di formare le persone al consumo critico, devono anch’esse essere in grado di rendere ragione di quello che dichiarano, mettere a disposizione tutte le informazioni utili a permettere al consumAttore di valutare il loro operato, di scegliere in modo consapevole, senza pretendere di essere considerate a priori “eque” o di essere esentate da qualsivoglia giudizio o controllo. Questo è uno degli obiettivi primari di AGICES che ha istituito e gestisce il Registro Italiano delle Organizzazioni di Commercio Equo e Solidale allo scopo di verificare gli standard e gli indicatori che traducono in pratica i principi contenuti nella Carta Italiana dei Criteri del Commercio Equo e Solidale, in maniera oggettiva e trasparente.
1. Il sistema di controllo di AGICES Il 21 ottobre 2009 ICEA (Istituto per le Certificazioni Etiche e Ambientali) di Bologna ha rilasciato la certificazione al sistema di controllo che AGICES applica nei confronti delle organizzazioni di Commercio Equo e Solidale iscritte al Registro. Si tratta di un grande passo avanti in termini di garanzia, controllo e trasparenza da parte delle organizzazioni italiane di commercio equo e solidale. La certificazione del sistema di controllo arriva infatti alla fine di un lungo percorso che è stato intrapreso per assicurare ai consumatori e agli enti pubblici l'affidabilità e la coerenza con i principi del Commercio Equo e solidale da parte della organizzazioni iscritte al Registro AGICES. Il certificato è stato consegnato in occasione dell'Assemblea dei Soci che si è tenuta a Milano lo scorso 24 e 25 ottobre. Il Registro Italiano delle Organizzazioni di Commercio Equo e Solidale di AGICES, qualifica gli iscritti verificando gli standard e gli indicatori che traducono in pratica i principi contenuti nella Carta Italiana dei Criteri del Commercio Equo e Solidale. Le organizzazioni italiane, autorizzate all'utilizzo della dicitura "iscritto al Registro AGICES", devono poter dimostrare ai cittadini e alle istituzioni pubbliche e private di essere "eque e solidali", in quanto operanti nel rispetto di criteri chiari e condivisi. Passata una prima fase costitutiva e sperimentale, AGICES ha deciso di fare un salto di qualità per rendere il suo sistema di controllo più efficace e credibile, in un'ottica di trasparenza e rigore. I soci sono stati concordi circa la necessità di un sistema di certificazione esterno che dovesse comunque prevedere per AGICES la possibilità di mantenere il controllo sui criteri e sulla norma, di gestire direttamente il marchio "iscritto al Registro AGICES", di essere coinvolta nella formazione degli auditor (valutatori) e nella comunicazione esterna. Sulla base di queste indicazioni è stato strutturata una procedura di monitoraggio e verifica del rispetto dei requisiti, gestita dal Comitato di Gestione del Registro AGICES, che consta di 3 fasi: autovalutazione, verifica interna, verifica esterna. a. Autovalutazione L'organizzazione socia ogni anno compila i Moduli di Autovalutazione e fornisce tutti i documenti e le informazioni richieste a supporto. L'autovalutazione è un momento importante per il socio, che verifica la propria rispondenza ai criteri del commercio equo e solidale, e mette in atto, laddove ne verifichi la necessità, misure volte a migliorare le proprie prassi. L'idea che AGICES vuole proporre è quella della necessità di un miglioramento continuo. Questa fase è stata avviata contestualmente alla fondazione dell'associazione.
La Cooperativa
b. Verifica interna Il secondo livello del sistema di monitoraggio prevede diverse procedure di controllo che sono suddivise in ordinarie e straordinarie. Strumenti di verifica ordinari: ° il Comitato di Gestione del Registro (CGR) verifica la corretta compilazione di tutti i Moduli di Autovalutazione, che devono essere compilati annualmente dai soci, e la loro congruenza con la documentazione a supporto (bilancio, report annuale,…); ° il CGR procede direttamente o attraverso valutatori qualificati, a visite ispettive (audit) a campione; ° il CGR assume in ogni momento informazioni atte a verificare eventuali inadempienze o comportamenti scorretti; ° i soci sono registrati all'interno del sito del SAW (Social Accountability Watch); questo è un Osservatorio sulla Responsabilità Sociale utile a far conoscere e dare evidenza ai comportamenti socialmente responsabili delle organizzazioni, coinvolgendo in modo attivo i diversi portatori di interesse (lavoratori, sindacalisti, ambientalisti, consumatori,….). È una piattaforma web nella quale le imprese inseriscono volontariamente il proprio profilo e accettano di ricevere osservazioni sui propri approcci, comportamenti, risultati da parte delle diverse parti interessate, sia attraverso il canale sistematico dei "monitori", sia con provenienza dal pubblico generico.
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Le organizzazioni che ricevono osservazioni, devono dare risposta a queste attraverso il sistema, che garantisce assoluta sicurezza e riservatezza nella triangolazione delle informazioni organizzazione - parte interessata - gestore del sistema (C.I.S.E di Rimini e, per le organizzazioni di commercio equo, anche il Comitato di Gestione del Registro). Al pubblico generico, il sistema restituisce statistiche sul numero di osservazioni ricevute e gestite. Ogni sistema di garanzia (certificato e non) risulta più credibile ed efficace se, oltre ad essere gestito da tecnici preparati, prevede anche la partecipazione attiva di tutte le parti interessate al sistema stesso, ivi compresi quindi consumatori, lavoratori, sindacati, ambientalisti,… Strumenti di verifica straordinari: ° Il CGR può decidere di avviare azioni di monitoraggio e verifica straordinarie, ogni volta che ne ravvisi necessità o su segnalazione del Consiglio Direttivo o di almeno due Soci. Il controllo della compilazione dei moduli di autovalutazione è stato avviato fin dall'inizio, ma nel 2007 AGICES è entrata nel vivo della seconda fase del monitoraggio soci, avviando le visite ispettive a campione. Le organizzazioni che hanno ricevuto una visita ispettiva nel 2009 sono state 25, mentre il numero salirà a 40 nel 2010. Nel contempo sono state effettuate anche alcune visite ispettive straordinarie. c. Verifica esterna Entro la fine del 2009 il Sistema di controllo di AGICES sarà certificato da un ente di certificazione terzo e indipendente. Non sono quindi le singole organizzazioni ad essere certificate, ma l'efficacia del Sistema di controllo che AGICES ha predisposto per verificare, in maniera oggettiva e trasparente, i propri soci circa il rispetto dei criteri del commercio equo e solidale, attraverso standard e indicatori che traducono in pratica i principi contenuti nella Carta Italiana dei Criteri del Commercio Equo e Solidale. I soci, sottoposti al sistema di controllo, potranno quindi utilizzare la dicitura: "Organizzazione iscritta al Registro AGICES. Sistema di Controllo certificato da (nome ente certificatore)". Il Sistema di Controllo di AGICES così strutturato offrirà maggiori garanzie, anche grazie alla certificazione da parte di un ente esterno autorizzato e alla trasparenza del processo. Il rendere visibili a terzi come si lavora, secondo quali regole e criteri, permette di aumentare il livello di fiducia da parte dell'opinione pubblica, delle istituzione pubbliche e private. La certificazione non è il fine ultimo, ma semplicemente uno strumento per dare maggiore credibilità al lavoro delle organizzazioni di commercio equo, ma ancor di più per spronare queste ultime ad analizzare seriamente la propria attività, apportando all'occorrenza le necessarie correzioni, in una logica di miglioramento continuo.
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2. Gruppo di lavoro sui “nuovi criteri”
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Nel corso dell'assemblea dei soci che si è tenuta a Milano il 24 e 25 ottobre 2009 è stato avviato un percorso che, senza voler mettere in discussione il chiaro orientamento espresso dai soci in occasione dell’assemblea tenutasi a Torino nell’ottobre 2008 in tema di “allargamento della base sociale”, mira a riflettere sugli scenari futuri, su come coinvolgere nel percorso AGICES altri soggetti, su quale ruolo potrebbe avere l’ associazione rispetto a chi non è socio ma magari intende beneficiare del suo sistema di controllo. È stato quindi costituito un gruppo di lavoro che deve riflettere riguardo a: ° eventuali nuove categorie di criteri/Soci AGICES, analizzando l'evoluzione del settore: attività di cooperazione ed educazione, sviluppo di filiere eque economia sociale e solidale, ristorazione e catering, ecc.); ° criteri attualmente in vigore potenzialmente escludenti per i soci AGICES (raccolta dati ed analisi relativa alla situazione di Organizzazioni non ammesse ad AGICES perché non rispondenti agli attuali requisiti e di organizzazioni socie escluse negli ultimi anni per mancato rispetto dei requisiti);
° ruolo che AGICES potrebbe avere in tema di monitoraggio e certificazione: es. prevedere la possibilità di iscrivere al Registro AGICES anche non Soci, occuparci della certificazione di soggetti al di fuori del territorio nazionale, ecc. ° quale possa essere, a medio-lungo termine, la base sociale fondante di AGICES tenendo conto anche dello scenario internazionale (es. ipotesi di criteri internazionali per le Botteghe del Mondo sostanzialmente diversi da quelli italiani). Il gruppo, composto di 7 persone (tra cui , in rappresentanza del direttivo, Luca Gioelli di LiberoMondo), ha approfondito i vari punti e ha riferito al Consiglio Direttivo. Quest’ultimo ha elaborato un documento che è stato presentato nel corso della assemblea che si è tenuta nel maggio 2010. I soci hanno dato mandato al direttivo di continuare ad approfondire l’argomento.
3. Legislazioni sul Commercio Equo e Solidale a. Legislazione nazionale Nel corso della precedente legislatura era stato depositata una proposta di legge sul commercio equo, ma il suo iter si era interrotto a causa del rinnovo del Parlamento. Con l’inizio della nuova legislatura il progetto di legge è stato nuovamente depositato, ma la commissione parlamentare competente non lo ha ancora discusso. Il Sistema di Controllo predisposto da AGICES per le organizzazioni iscritte al Registro Italiano delle Organizzazioni di Commercio Equo e Solidale è perfettamente coerente con quanto previsto da tale proposta di legge. Il 18 dicembre 2009 si è tenuto a Roma un seminario organizzato per approfondire il tema di una possibile legislazione sul commercio equo e solidale cui un rappresentante di AGICES ha partecipato in qualità di relatore. I funzionari hanno infatti elaborato un nuovo testo di legge che, a differenza di quello precedentemente depositato, è sbilanciato a favore della certificazione di prodotto e non riconosce il ruolo fondamentale svolto dalle organizzazioni di commercio equo. Questa scelta è sicuramente dettata dal fatto che tale soluzione risulta di più facile gestione e, probabilmente, anche dal fatto che ci sono maggiori interessi e pressioni a perseguire questo tipo di approccio. AGICES ha avuto un incontro con alcuni funzionari che si stanno occupando della questione, proprio qualche giorno prima del seminario, e ha fatto presente la propria posizione molto critica a riguardo, evidenziando che l’impianto proposto non rispecchia assolutamente il movimento del commercio equo italiano. Sarà importante seguire con molta attenzione l’evoluzione della situazione nel corso del 2010.
La legge piemontese
Alla fine del 2005 le organizzazioni piemontesi del commercio equo e solidale vennero interpellate da alcuni consiglieri regionali che intendevano lavorare a una proposta di legge regionale che normasse il settore. Un gruppo di coordinamento, appositamente costituito e composto da Alberto Anfossi (Mondo Nuovo), Juan Saavedra (Coop. Isola) e Luca Gioelli (LiberoMondo), ha raccolto e dato sistematicità ai contributi provenienti dalle varie organizzazioni, e, in contatto con AGICES, ha seguito sia il percorso di legge avviato a livello nazionale che le esperienze simili avviate in altre regioni italiane. Allo scopo di costruire una base comune di conoscenze e di aprire un confronto allargato con tutte le forze politiche è stato organizzato, a febbraio 2007, un seminario sul tema della legge coinvolgendo sia le organizzazioni piemontesi di commercio equo che i politici interessati.
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b. Legislazioni regionali Le regioni italiane che si sono dotate di un legislazione sul commercio equo e solidale sono dieci. Ad Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Toscana e Umbria, si sono aggiunte Lazio, Piemonte, Emilia Romagna, nel 2009, e, a gennaio 2010, Veneto. LiberoMondo ha seguito, per ovvie ragioni geografiche, il percorso che ha portato all’approvazione della legge piemontese.
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Agices
Questo ha consentito al coordinamento piemontese di consolidare la propria posizione di interlocutore nei confronti delle diverse forze politiche. Numerosi consiglieri regionali appartenenti a diversi partiti politici si sono poi resi disponibili a depositare, nel mese di ottobre dello stesso anno, un disegno di legge che, per scelta delle organizzazioni, ricalca la bozza proposta da AGICES. Il Consiglio Regionale del Piemonte ha poi invitato i rappresentanti del coordinamento piemontese e di AGICES a partecipare alla consultazione indetta dalla VII Commissione sulle proposte di legge sul Commercio Equo e Solidale. La consultazione si è svolta giovedì 6 dicembre 2007 presso la sede del Consiglio Regionale. Soprattutto grazie al buon lavoro di coordinamento la proposta delle organizzazioni ha raccolto molti consensi e costituirà il documento base per il lavoro della Commissione. Dopo più di un anno di stallo, nel maggio del 2009 un funzionario regionale ha ripreso in mano la bozza di legge integrandola con altre proposte avanzate da alcuni consiglieri regionali ed ha elaborato un nuovo testo che comunque ha manteneva pressoché inalterata la struttura e la filosofia iniziale. In ogni caso le organizzazioni piemontesi per correggere alcuni passaggi del testo rielaborato hanno inviato alcuni emendamenti che sono stati in gran parte accolti. In data 28 ottobre 2009, è stata approvata dal Consiglio Regionale la Legge n. 26. “Disposizioni per la promozione e la diffusione del commercio equo e solidale”. Sono quindi ripresi i contatti con i funzionari regionali per lavorare alla stesura del provvedimento attuativo che è stato approvato successivamente approvato a febbraio 2010.
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1.11 WFTO World Fair Trade Organization La World Fair Trade Organisation (WFTO), ex IFAT, è un'organizzazione che opera a livello mondiale e che riunisce quasi 350 organizzazioni di commercio equo e solidale, sia produttori che importatori, presenti in 70 paesi. La base sociale è composta per la maggior parte, circa il 65% del totale, da organizzazioni situate in Africa, Asia e America Latina. WFTO ha implementato un sistema di monitoraggio che consente alle organizzazioni socie che vi aderiscono l'utilizzo del marchio FTO (Fair Trade Organisation). Il suo scopo è quello di svolgere un ruolo di collegamento tra le organizzazioni di commercio equo creando uno spazio di confronto comune che coinvolge sia produttori che importatori. I soci si riuniscono in assemblea ogni due anni per definire le linee politicostrategiche dell'organizzazione, mentre la gestione ordinaria è curata dal direttivo, composto da nove membri, coadiuvato dal direttore generale e dal personale operativo della sede centrale che si trova in Olanda. La struttura organizzativa prevede inoltre cinque coordinamenti "regionali", che hanno lo scopo di facilitare lo scambio e il confronto tra i soci all'interno delle rispettive aree continentali e di favorire un'azione congiunta sul territorio di riferimento. Si tratta di COFTA (Africa), WFTO Latinoamerica, WFTO Asia, WFTO Europe, soci Nord America e Pacifico. Mentre i primi quattro si sono dotati di una propria struttura organizzativa e di una forma giuridica legalmente riconosciuta, l'ultimo è tutt'ora un coordinamento informale. Nell'anno che intercorre tra un'assemblea generale e la successiva hanno luogo le assemblee dei coordinamenti "regionali". LiberoMondo è socia di WFTO, accreditata dal 2003 quale FTO, e di WFTO Europe.
Il coordinamento dei soci italiani di WFTO
World Fair Trade Organization La Conferenza dell'Asian Fair Trade Forum, che si è tenuta in Sri Lanka nell'ottobre 2008, ha anche ospitato la Conferenza Mondiale Annuale di IFAT Global. I soci intervenuti hanno deciso, a larga maggioranza, di cambiare il nome dell'organizzazione in World Fair Trade Organisation (WFTO) con la conseguente adozione di un nuovo logo. A seguito di tale decisione l'Asian Fair Trade Forum, IFAT Europa e IFAT Latinoamerica hanno cambiato i loro nomi rispettivamente in WFTO Asia, WFTO Europe e WFTO Latinoamerica.
La Cooperativa
La realtà del commercio equo, sia nelle pratiche che nelle scelte politiche, non è completamente omogenea né a livello internazionale, né nei vari ambiti nazionali. Questo vale anche per l'Italia, dove, nonostante differenze anche sostanziali, almeno su certe tematiche è possibile individuare quello che potremmo definire come "modello italiano". Questo si caratterizza in modo significativo rispetto al resto dell'Europa, per lo meno quella centro settentrionale: basti citare a titolo di esempio il "caso Nestlè" nel Regno Unito, il ruolo delle Botteghe del Mondo, gli equilibri tra organizzazioni di commercio equo e il marchio FLO,… Se a questo si aggiunge che il "modello italiano" è in una posizione di minoranza nel contesto generale, ben si capisce la scelta dei soci italiani di WFTO e WFTO Europe di confrontarsi, attraverso incontri periodici, per cercare, ove possibile, di elaborare proposte e strategie comuni, allo scopo di essere maggiormente efficaci e incisivi. Questo lavoro, iniziato nel 2005, ha dato e continua a dare buoni risultati, vedi il caso degli standard per le Botteghe del Mondo, e sta contribuendo ad accreditare "il modello italiano", centrato sulle organizzazioni e su un livello di partecipazione democratica che, seppur con mille difetti, è all'avanguardia nel panorama del commercio equo internazionale.
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Integrazione tra WFTO Europe e News! L'assemblea generale dei soci europei ha fatto proprio un documento di intesa tra WFTO Europe e News! (network europeo delle Botteghe del Mondo) inerente l'integrazione tra le due organizzazioni. Questo significa che News! confluirà in WFTO Europe e, compatibilmente con il termine degli impegni in essere, cesserà le proprie attività. WFTO Europe ora si occuperà anche del coordinamento del Botteghe del Mondo europee e delle attività connesse all'organizzazione della Giornata Mondiale del Commercio Equo.
Sustainable Fair Trade Management System
WFTO
WFTO è impegnata nella elaborazione di un sistema, il Sustainable Fair Trade Management System (SFTMS), che dovrebbe ridefinire le metodologie di controllo, monitoraggio e certificazione dei propri soci in modo tale da poter consentire loro di apporre un marchio sui propri prodotti. Non si tratterebbe in ogni caso di una certificazione del prodotto, ma di una certificazione dell'organizzazione. Il direttivo di WFTO ha affidato ad un'agenzia di consulenti l'incarico di approfondire il tema e di elaborare una proposta. Nel corso del 2008 sono state presentate alcune bozze che hanno ricevuto i commenti e le riflessioni dei soci. Dieci organizzazioni italiane membre di WFTO, tra cui LiberoMondo, pur condividendo lo spirito della proposta, che nelle intenzioni mira a favorire un migliore accesso al mercato per le organizzazioni di produttori, hanno evidenziato alcune importanti carenze e richiesto correzioni e modifiche. A questo scopo è stato elaborato un documento, inviato al direttivo di WFTO, ai coordinamenti continentali e infine presentato e discusso all'assemblea annuale di WFTO Europe, in cui sono stati evidenziati una serie di punti deboli della bozza del SFTMS e le relative proposte di modifica. L'assemblea di WFTO Europe, tenutasi a Roma a settembre 2008, ha accolto e fatto propri i punti fondamentali del documento dei soci italiani e ha dato mandato al proprio direttivo di sottoporre quanto emerso al WFTO. In modo particolare il testo approvato ha sottolineato la necessità di: - prevedere che il sistema si occupi non solo del primo acquisto, ma copra anche i passaggi successivi che compongono la filiera di produzione e commercializzazione; - modificare i criteri proposti in modo da renderli coincidenti con gli attuali standard di WFTO; - rivedere in modo sostanziale la struttura di gestione del sistema in modo che WFTO mantenga il controllo sulla definizione dei criteri e sulla loro eventuale modifica; - approfondire i vantaggi e gli svantaggi di un sistema di certificazione "chiuso", riservato quindi ai soli soci, e di un sistema di certificazione "aperto"(come quello previsto dalla bozza presentata), ossia accessibile anche ai non soci di WFTO, con particolare attenzione alle conseguenze che potrebbero derivare dalla eventuale concessione del marchio anche a tali soggetti; - analizzare approfonditamente la questione dei costi di avvio e gestione del sistema, ponendo particolare attenzione a rendere il tutto accessibile anche ai piccoli produttori; - approfondire le possibili interazioni con il sistema FLO in merito all'applicazione e gestione del SFTMS, valutando se sia opportuno o meno sviluppare delle collaborazioni in tale senso.
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Le perplessità e le proposte delle organizzazioni italiane sono state nuovamente presentate agli altri soci e ai consulenti incaricati di sviluppare il sistema in occasione della Conferenza Generale Annuale che si è tenuta in Sri Lanka ad ottobre 2008. Oltre ai soci italiani, anche i rappresentanti di WFTO Europe e WFTO Latinoamerica hanno espresso una posizione critica riguardo alla bozza presentata. In seguito alle osservazioni e ai contributi pervenuti il documento relativo al SFTMS è stato parzialmente rivisto, ma nonostante ciò, la maggioranza dei soci presenti alla Conferenza Generale Annuale che si è svolta in Nepal nel maggio 2009 non ha ritenuto opportuno procedere alla sua approvazione.
Su proposta dei soci europei, con un'importante contributo delle organizzazioni italiane presenti (AGICES, CTM Altromercato e LiberoMondo), è stato invece predisposto un ulteriore percorso di approfondimento e di confronto per arrivare ad una nuova versione del SFTMS da sottoporre all'approvazione dell'assemblea, se possibile nel corso del 2010. Per supportare il lavoro dello studio di consulenza è stato istituito un gruppo di lavoro composto da un rappresentate per ciascuno dei cinque coordinamenti continentali e da un membro del direttivo di WFTO. Nei mesi successivi sono stati inviati questionari e chiesti contributi ai soci, materiale che, unito a 10 audit pilota e alle indicazioni emerse dalla conferenza di maggio, dovrebbero costituire la base di partenza per il proseguimenti del lavoro. Uno degli intenti dichiarati è quello di cercare di integrare il sistema con gli standard ISO9001 e ISO14001, in modo che un solo audit consenta di ottenere tutte e tre le certificazioni.
Criteri per i "rivenditori al dettaglio" di prodotti di Commercio Equo (Fair Trade Retailers)
La Cooperativa
L'idea di definire criteri comuni a livello internazionale per i "venditori al dettaglio" del Commercio Equo, questa è la dicitura scelta, è stata lanciata a maggio 2005, nel corso della Conferenza Generale Annuale di WFTO di Quito. La prima proposta, elaborata da NEWS!, è stata presentata in occasione delle assemblee "continentali" che si sono tenute nel 2006. Quella dei soci europei si è svolta a Parigi nel mese di settembre. In tale occasione le organizzazioni italiane presenti (AGICES, CTM Altromercato, Commercio Alternativo e LiberoMondo) hanno mosso critiche sostanziali sia riguardo al processo di elaborazione che, aspetto ben più importante, ai contenuti della proposta. La sua stesura è avvenuta senza consentire una reale partecipazione dei vari soci che si erano resi disponibili, ma soprattutto i criteri proposti erano del tutto insufficienti ed inadeguati. Basti pensare che non era richiesto alle organizzazioni di occuparsi di attività di informazione e sensibilizzazione e il criterio fondamentale per definirle "venditori al dettaglio" era quello secondo cui i prodotti di commercio equo dovevano costituire almeno il 60% della merce presente in magazzino, magari invenduta da tempo, senza fare cenno a cosa questo significasse in termini di percentuali di vendita. L'azione coordinata dei soci italiani ha evidenziato questi problemi, sia di forma che di sostanza, e ha convinto l'assemblea della necessità di approfondire la discussione. Il direttivo ha quindi deciso di ritirare tale proposta. Dopo la conferenza di Parigi si sarebbe dovuto avviare un percorso che realmente coinvolgesse i soci nella definizione di un nuovo testo, ma così non è stato e nel corso della Conferenza Generale Annuale tenutasi a Blankenberg (Belgio) nel maggio 2007 è stato ripresentato il documento originale senza alcuna modifica. Messo ai voti è stato bocciato quasi all'unanimità. Il direttivo di WFTO ha quindi deciso di affidare il coordinamento del processo di elaborazione dei criteri per i "rivenditori al dettaglio" del Commercio Equo a WFTO Europe, che ha istituito un apposito gruppo di lavoro a cui hanno partecipato, per l'Italia, Giorgio Dal Fiume, in veste di cocoordinatore, e Enrico Avitabile, quale rappresentante di AGICES. È stata elaborata una proposta che prevede quattro criteri/standard validi a livello internazionale per tutte le organizzazioni che hanno punti di vendita al dettaglio. È stata poi prevista la possibilità per i singoli coordinamenti "continentali" di aggiungere una serie di altri criteri pensati per il proprio specifico contesto, come nel caso di WFTO Europe. Tra i punti salienti e qualificanti della proposta possono essere citati: - definizione generale di Bottega del Mondo - "rivenditore al dettaglio" di prodotti di commercio equo; - criteri dei selezione riguardo l'origine dei prodotti in vendita (da produttori WFTO e FLO, importazioni dirette o indirette,…); - percentuale minima derivante dai prodotti di commercio equo sul totale dei ricavi da vendita; - utilizzo degli eventuali utili derivanti dall'attività: almeno il 90% deve essere reinvestito per sviluppare e migliorare le attività di Commercio Equo e a sostegno dei produttori, mentre il restante 10% può essere de-
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stinato a progetti sociali e di solidarietà o essere diviso tra i soci/proprietari; - criteri relativi allo sviluppo di pratiche rispettose dell'ambiente; - promozione di azioni di informazione e sensibilizzazione. Il documento presenta inoltre alcune proposte circa il sistema di monitoraggio da adottare, ma al momento alcuni aspetti rimangono ancora da definire. In modo particolare si tratta di valutare se sia più efficace un controllo centralizzato da parte di WFTO o sia meglio affidare questo compito ai coordinamenti nazionali. Le organizzazioni italiane hanno operato di concerto con AGICES proponendo il suo sistema di criteri e standard, ma naturalmente è stato necessario trovare delle soluzioni che tenessero conto dell'esperienza di tutti i paesi europei. In Italia, ad esempio, dove la regola è che le organizzazioni di commercio equo devono essere senza scopo di lucro, si ha a che fare con cooperative ed associazioni, mentre in altri paesi le forme giuridiche scelte sono diverse e contemplano anche imprese sociali, ditte individuali o comunque realtà profit. Nonostante siano state presentate le ragioni della scelta fatta in Italia, non è stato possibile inserire un criterio che avrebbe escluso in partenza molte realtà situate in altri paesi europei. Si è quindi scelto di ragionare della sostanza e non della forma, non concentrandosi sulla natura giuridica dell'ente, ma sulla modalità di gestione degli utili. In questo modo è stato trovato un compromesso che sostanzialmente poco si discosta da quella che è la prassi in Italia, seppur con una piccola discrezionalità da parte delle organizzazioni nella destinazione del 10% degli utili. Il documento è stato inviato a tutti i coordinamenti continentali con la richiesta di discuterlo e di inviare commenti, critiche, emendamenti, che però non sono purtroppo pervenuti. Nel corso della Conferenza Generale Annuale di WFTO svoltasi in Nepal nel maggio 2009, si è tenuto un incontro sul tema, ma la proposta non è stata messa in votazione in assemblea. Al direttivo di WFTO è stato richiesto di rilanciare il percorso chiedendo a tutti i coordinamenti continentali di esprimersi sulla proposta in modo da poter arrivare ad una conclusione, così come auspicato da WFTO Europe e da numerosi soci europei. Quest'ultima ha organizzato un seminario che si è tenuto a Madrid a metà settembre, nel corso del quale si è deciso di costituire un gruppo di lavoro che si occupi di valutare la possibilità di sviluppare un sistema unico a livello europeo per il monitoraggio delle organizzazioni. WFTO Global è stata messa a conoscenza dell'avvio di questo percorso che dovrebbe produrre una proposta da inviare ai soci di WFTO Europe almeno due mesi prima della prossima assemblea che dovrebbe tenersi nel corso del 2010. A differenza di quanto stabilito il gruppo non ha ancora avviato i lavori. Sempre a Madrid è stato deciso di costituire altri due gruppi di lavoro: uno si dovrebbe occupare di sviluppare servizi formativi a favore delle organizzazioni europee mentre l'altro dovrebbe preoccuparsi del coordinamento di campagne di pressione e sensibilizzazione.
WFTO
Normativa europea sul Commercio Equo
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L'Unione Europea non ha in programma di emanare una direttiva sul Commercio Equo e Solidale, mentre è possibile si stia pensando a una normativa generica circa il "commercio etico-sostenibile" in cui includere anche il Fair Trade. Questa prospettiva potrebbe rivelarsi pericolosa in quanto invece di essere foriera di maggiore chiarezza, potrebbe generare confusione, assimilando ed equiparando esperienze in alcuni casi molto diverse per genesi e pratica, con il rischio di stravolgere, o per lo meno rendere più blandi, i criteri e i principi del Commercio Equo e Solidale. La situazione potrebbe cambiare nel momento in cui in più paesi europei venissero approvate leggi nazionali su tale materia, a maggior ragione se queste normative fossero in contrasto tra loro. In questo caso la Commissione Europea sarebbe "obbligata" a intervenire per ridare omogeneità e coerenza al quadro normativo dei paesi membri. Al momento i paesi in cui sono stati avviati percorsi legislativi in tema di Commercio Equo e Solidale sono tre (Belgio, Francia e Italia) e i contenuti
La Cooperativa
delle proposte in essere sono, purtroppo, molto diversi. Le posizioni tra i soci di WFTO Europe su una eventuale direttiva europea sono articolate e in alcuni casi opposte: se da un lato si tratta di un percorso sicuramente insidioso, una norma di tale genere potrebbe infatti stravolgere i criteri privando di fatto le organizzazioni della possibilità di definire principi e prassi del Commercio Equo, dall'altro potrebbe costituire, se opportunamente strutturato, un riconoscimento ufficiale e un importante strumento di tutela e promozione. FINE (acronimo di FLO, IFAT - ora WFTO, News! ed EFTA, coordinamenti internazionali di organizzazioni di Commercio Equo e Solidale) ha costituito un gruppo di lavoro per approfondire la questione e seguire l'evoluzione della situazione in ambito istituzionale. Si tratta di un tema complesso che ha diverse implicazioni giuridiche e per questo motivo si è deciso di affidare ad uno studio legale internazionale il compito di analizzare l'impatto delle normative in discussione in Belgio, Francia e Italia rispetto alla vigente legislazione europea in tema di libero scambio, alle regole previste dall' Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) e alla attuale configurazione del movimento europeo del Commercio Equo e Solidale. Lo scenario si complica ulteriormente dal momento che l'ISO (Organizzazione per la Standardizzazione Internazionale), ha iniziato a valutare la possibilità di definire uno standard sul Commercio Equo e Solidale. Nel caso ciò si concretizzasse le ripercussioni, in positivo o in negativo, sarebbero sicuramente significative. In data 1 luglio si è tenuto a Bruxelles un incontro tra esponenti delle Direzioni della Commissione Europea che si occupano di commercio equo e alcuni rappresentanti del Fair Trade Advocacy Office. Oggetto della discussione è stata la Comunicazione della Commissione del 5 maggio 2009 in cui si afferma che il Commercio Equo, così come definito a livello internazionale, viene riconosciuto ed apprezzato, che continueranno ad essere stanziati fondi a finanziamento di appositi bandi europei, ma che nessun riconoscimento legale o operativo - specie in sede di Fair Procurement - può essergli riconosciuto, perché ciò turberebbe la libera concorrenza e creerebbe una sperequazione rispetto ad altri modelli di "commercio sostenibile/etico". Ricapitolando: - il Commercio Equo è incluso nella più grande famiglia del "commercio etico/sostenibile" e nessuna discriminazione positiva può essere ammessa; - disponibilità a finanziare bandi europei accessibili alle organizzazioni di commercio equo, ma nessuna volontà di aprire un confronto sulle linee politico-commerciali; - nessun specifico riferimento al Commercio equo nelle normative che si occupano di promuovere concretamente il commercio o di orientare gli acquisti pubblici. All'incontro era presente anche un rappresentante di EuroCoop, organizzazione che include anche Coop Italia, che ha caldamente sponsorizzato il Commercio Equo e il proprio ruolo in questo ambito. Questo tipo di approccio della Commissione Europea potrebbe quindi creare dei problemi sia sul fronte del riconoscimento politico del Commercio Equo che dell'inserimento di criteri ad esso favorevoli nelle normative relative agli acquisti pubblici. L'eventuale approvazione di leggi nazionali o di normative regionali in contrasto con questa impostazione potrebbe però contribuire a riaprire il dibattito su questo tema.
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2. Piccoli produttori Grandi progetti
La mappa
Messico Miel del Sur Mujeres por la Dignidad Ssit Lequil Lum* Marocco Gie Targanine
Guatemala Copavic De La Selva El Bosque*
El Salvador Alsar*
Colombia Piel Acida Ecuador Camari Centro Exportaciones Salinas Fundaciòn Chankuap Mcch
Perù Candela Ciap Manos Amigas Minka Coad*
Bolivia Señor de Mayo*
Cile Calypso Canto de Agua Comparte
Legenda * progetti di collaborazioni in rete
Burkina Faso Watinoma Pag La Yiri*
Ghana Mysha
Brasile Apilider Centro Yanten Copermate Coopealnor Progetto Onça Apj* Carraiberas*
Mali Fac Gest Togo Avec Gie
Congo La Ruashi*
Rwanda Caritas di Butare*
Sudafrica Coppercraft Stellar Winery Paraguay Artesvida Comitè Nueva Esperanza Mimbipà
dei produttori Nepal Acp Children Nepal Kumbeshat T.S. Mahaguthi Manushi Sana Hastakala WSDP
Bangladesh Base Creation Dhaka Usha
Vietnam Craft Link Craft Village Ecolink K’Long
Palestina Sindyanna Holy Land Ywca Peace Steps* Etiopia Bosco Children Egiserà/Tokuma Kechene Pottery Misrach Center Ossa Signum Vitae Tree Savers Women’s Fuelwood
Madagascar Ravinala*
Kenya Bega Kwa Bega Smolart Mauritius Craft Aid
Mozambico Muteko Wahu* Artes Maconde*
Zimbabwe Community of Weya Mapepa Mzilikazi Tengenenge Community
Filippine Preda Salay Sri Lanka Gospel House Selyn Siyath Araliya* India Asha Ema Imagination Navdanya Sipa Rajilaskmi Cotton*
Tanzania Bellarts Goig Handicrafts Mkombozi Groups Rstga Tcrs Women Group Tingatinga Cooperative Zaspo Matembwe*
Thailandia Y Development
Indonesia Mitra Bali
2.2 Acquisti esteri nell'anno 2009 PROSPETTO ACQUISTI ESTERI FOB
DAL 2000 AL 2009 (IN EURO)
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
%
48.300
89.500
123.025
166.410
201.221
219.709
325.739
487.367
537.563
469.141
-13%
artigianato
162.414
295.260
305.525
363.053
462.408
596.021
731.160
789.643
755.282
577.715
-23%
TOTALE euro
210.714
384.760
428.550
529.462
663.629
815.730
1.056.899
1.277.010
1.292.845
1.046.856
-19%
alimentari/cosmesi
Considerazioni generali Nel corso del 2009 abbiamo importato dal 62% dei 90 produttori con cui si relaziona LiberoMondo. Dal 38% non abbiamo importato per diversi motivi, esplicitati singolarmente più sotto: per ritardi dei produttori, per arrivi a fine 2008 (in realtà pochi quest'anno), per giacenze di prodotto, per difficoltà organizzative dei produttori.
Acquisti esteri
* I nuovi produttori (11 nel 2009), anche se inferiori rispetto agli anni passati, continuano comunque a segnalare il nostro desiderio di coinvolgere realtà nuove, spesso piccole e senza sbocchi commerciali, e ancora non conosciute nel commercio equo e solidale europeo.
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* Ma il primo dato che emerge è senz'altro il seguente: il 2009 è stato il primo anno dal 2000 che abbiamo importato meno dell'anno precedente (circa 250.000 euro). Questo è stato un grave problema per noi e indubbiamente per i produttori, anche se è molto differenziato da paese a paese e da produttore a produttore (qualcuno come vedremo è rimasto stabile o addirittura aumentato come volume d'acquisti). Quali le cause? (ci soffermiamo qui su quelle comuni all'artigianato e all'alimentare, mentre sulle cause specifiche vedremo in seguito): 1) il cambio euro/dollaro favorevole a LiberoMondo, soprattutto da aprile in poi, con un aumento del 3% di acquisti in dollari sia per l'alimentare sia per l'artigianato, con relativo adeguamento dei prezzi da parte dei produttori; 2) hanno chiuso alcuni nostri produttori "storici" (Surya, Tinajas) che non siamo riusciti a sostituire con altri simili su analoghe categorie di prodotti; 3) alcuni produttori hanno avuto problemi strutturali e non sono riusciti a mandarci tutto ciò che avevamo ordinato - pensiamo soprattutto ad alcuni produttori africani; 4) da parte nostra, nel corso dell'anno abbiamo limitato gli acquisti, in particolare di artigianato, data la situazione di crisi economica.
Anno
Produttori
di cui nuovi
2004
51
21
Aspetti positivi
2005
64
20
2006
62
14
2007
67
28
2008
62
11
2009
56
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1) Uno dei principali elementi positivi di quest'anno è stato l'essere riusciti a far fronte agli impegni finanziari di prefinanziamento e saldo, meglio di qualunque anno precedente garantendo ai produttori puntualità, precisione e rapidità; non si sono presentati problemi neanche da settembre a dicembre come era avvenuto lo scorso anno. Chiaramente - è inutile nascondercelo - oltre al grosso lavoro sulle linee bancarie da parte dell'amministrazione, una delle cause principali è stata la forte diminuzione degli acquisti di quest'anno. Comunque è un elemento da non dare per scontato, date le segnalazioni da parte dei produttori riguardanti altre realtà di commercio equo.
2) Il cambio euro/dollaro: consideriamo il fatto che i produttori latinoamericani non chiedono quasi mai i pagamenti in euro (con qualche "grossa" eccezione, come il Paraguay o la cooperativa Ssit Lequil Lum del Messico), mentre i produttori africani o asiatici richiedono sempre più il pagamento in euro, a fronte dell'oscillazione del dollaro, a cui spesso si accompagna in parallelo un'oscillazione delle loro monete locali. LiberoMondo cerca di venire incontro il più possibile a tali richieste, soprattutto nei confronti dei produttori africani e dei piccoli produttori asiatici. Contrariamente alle previsioni di inizio anno, il cambio è stato favorevole alle nostre importazioni, meno nel primo trimestre (1,25/1,30), più nel periodo successivo (1,40/1,50). Considerando che, nel 2009, sono state pagate in dollari il 50% delle importazioni di alimentari/cosmesi (contro il 47% del 2008) e il 66% di quelle di artigianato (contro il 63% del 2008), questo ci ha aiutato non poco a mantenere margini accettabili, nonostante tutti i problemi. 3) Siamo riusciti a organizzare alcune grosse importazioni, aumentando i container da 40 piedi, riuscendo in tal modo a calmierare l’aumento dei costi senza incidere in modo significativo sui prezzi finali o su una riduzione dei margini della struttura.
Problemi
2. Per quanto riguarda le materie prime, "soft commodities" o "breakfast commodities" (cacao, zucchero, tè, tisane…), in confronto ai due anni precedenti, si sono sbloccate positivamente alcune situazioni critiche: riso dell'Ecuador (che abbiamo ricominciato ad acquistare solo perché i produttori di Camari avevano una sovrapproduzione), caffè del Messico (dove per il primo anno per necessità dei produttori stessi abbiamo importato con l'Associazione Tatawelo due container), zucchero del Paraguay (solo nella seconda parte dell'anno, ma per una mancata scorta nostra). Una materia prima che è rimasta problematica - per scarsità di raccolto nel 2009 e per inasprimento delle norme di esportazione da parte di alcuni paesi come Messico e Brasile - è stato il miele, che per il secondo anno consecutivo non siamo riusciti ad importare direttamente. * Un'attenzione particolare in un'ottica 2009/2010 va data sicuramente ai prezzi delle materie prime: Le breakfast commodities chiudono il 2009 con quotazioni in borsa che hanno raggiunto i massimi, in controtendenza rispetto ai cereali (sprint così eccezionali da attirare sempre di più l'attenzione dei fondi e degli investimenti speculativi). Nello specifico: - il cacao ha avuto un aumento in quest'ultimo anno del 28,6%, raggiungendo a dicembre a New York la quotazione più alta degli ultimi 31 anni: oltre i 3.500 dollari a tonnellata; noi stessi siamo passati a pagarlo dai 2.370 dollari del 2008 ai 3.450 dollari del 2009; - il caffè qualità arabica è salito quest'anno del 30,2%, registrando uno dei migliori risultati degli ultimi 11 anni; - lo zucchero è aumentato in quest'anno del 165%, ai massimi da 28 anni; - il tè è aumentato dell'83,5%; - il succo di arancia è aumentato dell'88,8%. Cosa c'è dietro questa escalation dei prezzi? Banalmente il mercato. Più precisamente da un lato la domanda dei paesi emergenti (Cina ed India in testa, ma non solo), dall'altro il fatto che questi prodotti provengono dai paesi del Sud del mondo dove la produzione è meno resistente ai fattori esterni come il clima, i conflitti, l'accesso al credito. Ad esempio la produzione di cacao è in calo per il quarto anno consecutivo: non succedeva così dal crollo del 1965/69, e in gran parte è dovuta ai
Piccoli produttori, grandi progetti
1. La crisi mondiale ha portato alcuni grossi problemi pratici per le nostre importazioni: - dal lato dei produttori: alcuni, più strutturati, hanno ridotto il personale con conseguenti problemi nel produrre documenti corretti per l'esportazione o hanno dovuto aumentare i prezzi dato il calo degli ordini; questo spesso perché non avevano più ordini sufficienti, cosa che in alcuni casi ha aggravato problemi strutturali preesistenti nei produttori stessi; - dal lato dei costi: il punto precedente ha portato ad un aumento notevole dei noli, a cui si è aggiunto un aumento delle spese fisse del porto di Genova, soprattutto per le soste.
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problemi di invecchiamento delle piante del cacao e ai conflitti della Costa d'Avorio, da cui dipende il 40% del cacao del mondo. La quotazione del tè ha risentito del crollo del 10/20% delle produzioni dei principali paesi esportatori (Kenya, Sri Lanka, India) falciati dalla siccità. La produzione dello zucchero è stata decimata dal Niño in Brasile (primo produttore) e dalle piogge in India (secondo produttore). Il caffè ha risentito della perdita di produzione della Colombia. Il prezzo del succo d'arancia si è alzato a causa della malattia degli aranci e del clima freddo in Brasile e in Florida. 3. Continua la difficoltà di valutazione sugli aumenti dei prezzi FOB da parte dei produttori: - il relativo adeguamento dei prezzi da parte dei produttori per il cambio euro/dollaro (con qualcuno che ha cercato di "tutelarsi" forse più del dovuto) anche se il cambio con la moneta locale spesso non è così diretto; comunque la conoscenza e la fiducia reciproca con la quasi totalità dei produttori ha permesso almeno di avere spiegazioni puntuali e "sincere" riguardo ad alcuni aumenti; - non c'è stata mai contrattazione dei prezzi, bensì a volte solo segnalazione di quanto avrebbe inciso sul cliente finale (e quindi sulla vendibilità del prodotto in futuro) l'aumento prospettato, in modo da prevenire future domande su relative diminuzioni di acquisti; - abbiamo cercato il più possibile di riassorbire gli aumenti dei prezzi Fob nei nostri margini, andando però ad apportare, ove necessario, anche piccoli ritocchi sui prezzi finali dei prodotti.
Gli acquisti di alimentari e di cosmesi * Il numero di produttori da cui abbiamo importato nel 2009 è diminuito rispetto al 2008: 17 produttori contro i 21 del 2008, con 4 produttori nuovi: Craft Aid delle Isole Mauritius, Imagination dell'India, Chankuap dell'Ecuador e Pag la Yiri del Burkina Faso. Abbiamo anche ripreso gli acquisti da Zaspo della Tanzania e Ecolink del Vietnam, da cui avevamo importato nel 2007. ACQUISTI DI ALIMENTARI/COSMESI PER PAESE
Acquisti esteri
Africa produttori
paese
2009
Zaspo
Tanzania
22.864,40
Craft Aid
Mauritius
Gie Targanine
Marocco
Pag La Yiri
Burkina Faso
Citrusdal
Sudafrica
- 22.542,60
Ely Bee
Senegal
-
Avec Gie
Togo
-
Dagaba
Tanzania
Fac Gest
Mali
produttori
paese
Mcch
Ecuador
87.134,44
108.388,21
-20%
Centro Salinas
Ecuador
85.335,48
36.395,99
135%
Ssit Lequil Lum
Messico
45.084,75
26.013,00
73%
Mimbipà
Paraguay
44.819,75
58.782,00
-24%
8.895,40
Comparte
Cile
35.468,15
36.579,32
-3%
8.320,26
Camari
Ecuador
22.381,04
11.061,96
102%
-
8.078,40
Apilider
Brasile
8.014,46
-
nuovo
-
5.397,00
Chankuap
Ecuador
5.403,43
-
nuovo
-
2.923,20
Progetto Onça
Brasile
-
2.299,44
333.641,50
277.220,48
nel 2007
14.134,45
-
nuovo
8.922,84
5.670,00
34%
2.140,00
-
nuovo
48.061,69 58.903,66
-18%
TOTALE
Asia produttori
paese
Sipa
India
27.472,50
5.903,50
365%
Imagination
India
26.657,28
-
nuovo
Sindyanna
Palestina
20.364,00 111.138,00
-82%
Ywca
Palestina
8.250,00
Ecolink
Vietnam
4.694,10
Tea Promoters
India
-
8.072,00
Siyath
Sri Lanka
-
7.885,86
TOTALE
56 56
America Latina
differenza -
Cape Natural Tea Sudafrica TOTALE
2008
2009
2008
differenza
45.475,00
-82% nel 2007
87.437,88 201.438,81
-57%
2009
2008
differenza
20%
* Per quanto riguarda i 9 produttori da cui non abbiamo importato: - Citrusdal per mancanza di prodotto e decisione del produttore di passare ad avere solo grossi clienti; - Fac Gest, Avec Gie: i produttori hanno rimandato la spedizione al 2010; - Projeto Oñca, Cape Natural Tea, Tea Promoters, Siyath: per giacenza di prodotto invenduto; - Dagaba: per bocciatura del progetto dopo la visita in loco di Tonino Carlucci; - Ely Bee: per bocciatura del progetto dopo il secondo tentativo, per problemi legati alla qualità del prodotto e alla quantità di prodotto consegnato, senza un possibile compromesso con il produttore. * Per quanto riguarda le 4 diminuzioni di acquisto, tre (Mcch, Sindyanna, Ywca, Mimbipà) sono dovute a giacenza di prodotto invenduto, mentre nel caso di Comparte la piccola differenza è imputabile esclusivamente al cambio euro/dollaro. * Per quanto riguarda gli aumenti di acquisto sono da segnalare: - Centro Salinas per aumento di prodotti e scorte (prevedibilmente si ripercuoterà sugli acquisti 2010); - Camari: per la ripresa delle importazioni di riso Indica; - Sipa: nuova linea di oli essenziali, in parte usati anche per la linea Lympha Benessere; - Ssit Lequil Lum: per necessità dei produttori abbiamo importato due container anziché uno, insieme all'Associazione Tatawelo.
Gli acquisti di artigianato
ACQUISTI DI ARTIGIANATO PER PAESE Africa paese
2009
2008
differenza
Kenya
40.494,06
84.848,31
Etiopia
25.461,46
23.287,49
-52% 9%
Ghana
10.700,79
26.252,10
-59%
Tanzania
10.409,60
9.422,68
10%
Mozambico
1.028,50
8.305,00
-78%
Sudafrica
4.204,90
21.354,57
-80%
-
2.368,00
Burkina Faso TOTALE
92.299,31
175.838,15
-45%
Asia paese
2009
2008
differenza
America Latina paese
2009
2008
Perù
156.175,91
120.088,19
32%
Paraguay
50.536,96
101.665,78
-50%
Cile
13.233,84
11.818,63
6%
Guatemala
9.954,75
11.939,85
-17%
Ecuador
8.039,18
6.414,10
25%
Colombia
4.254,57
5.682,24
-20%
Messico
1.682,20
nuovo
Venezuela
-
12.955,87
Vietnam
59.016,95
28.632,87
122%
Argentina
-
10.381,56
Bangladesh
56.676,90
46.058,30
23%
Brasile
-
7.128,66
Nepal
45.740,33
22.902,91
100%
Bolivia
-
3.021,72
India
30.479,54
38.609,31
-21%
Thailandia
17.463,24
39.100,01
-55%
577.715,07
755.281,79
Sri Lanka
15.577,08
64.304,10
-76%
Indonesia
12.497,83
16.931,06
-26%
Palestina
3.816,24
5.075,75
-25%
Filippine
-
26.732,73
TOTALE
241.268,11
288.347,04
-16%
differenza
TOTALE
-23%
Piccoli produttori, grandi progetti
America Latina Si conferma, per il secondo anno consecutivo, il primo continente da cui importiamo, seppur con una diminuzione del 15%. Tale diminuzione corrisponde tuttavia ad una media tra i paesi da cui abbiamo aumentato gli acquisti (Cile Ecuador e soprattutto Perù) e quelli da cui sono dimi-
57
nuiti (Guatemala, Colombia e soprattutto Paraguay). I paesi da cui importiamo sono passati da 10 a 7 (mancano Venezuela, Argentina, Brasile, Bolivia, ma si aggiunge il Messico). I produttori sono passati da 14 a 12, con un produttore nuovo, Mujeres por la Dignidad del Messico, introdotto grazie alla collaborazione con l'Associazione Tatawelo. Per quanto riguarda i 4 produttori da cui non abbiamo importato: - Tinajas: per chiusura (si spera temporanea) del progetto; - Patagonia Candles: per giacenza di prodotto invenduto; - Lua Nova: per aumenti dei prezzi Fob del 25%; - Projeto Alpaquita: per giacenza di prodotto e problemi organizzativi del produttore stesso. Per quanto riguarda le 5 diminuzioni di acquisto (De la Selva, Piel Acida, Canto de Agua, Manos Amigas e Comparte) queste sono state tutte dovute a giacenza di prodotto invenduto. Per quanto riguarda gli aumenti sono da segnalare Ciap, Camari e Calypso.
Asia L'Asia per il secondo anno consecutivo passa al secondo posto come continente da cui importiamo prodotti artigianali, anche se a pochissima distanza dall'America Latina, con una diminuzione del 16%. Da alcuni paesi sono tuttavia aumentati gli acquisti (Bangladesh e soprattutto Vietnam e Nepal), mentre da altri sono diminuiti (India, Thailandia, Sri Lanka, Palestina e Indonesia). I paesi da cui importiamo sono passati da 9 a 8, mancando le Filippine. I produttori sono passati da 19 a 16, con un produttore nuovo, Ema dell'India, da cui avevamo importato nel 2001 e nel 2002; abbiamo ripreso anche ad importare da Sana Hastakala, da cui avevamo importato nel 2007. Per quanto riguarda i 6 produttori da cui non abbiamo importato ci sono Surya Group, per chiusura (si spera temporanea) del progetto, e 5 produttori (Salay, Gospel House, Usha, Sipa e Preda) per giacenza di prodotto invenduto. Per quanto riguarda invece le 6 diminuzioni di acquisto: - Y Development, Selyn, Holy Land e Acp: per giacenza di prodotto invenduto; - Asha: per errata valutazione e eccessiva prudenza nell'ordine da parte nostra; - Craft Link: per definitivo passaggio degli acquisti a Craft Village. Per quanto riguarda gli aumenti segnaliamo Craft Village e Mahaguthi con cui abbiamo sviluppato nuove linee di prodotti; Creation, Base, Mitrabali, Dhaka e Manushi per aumento di scorte di prodotto. ACQUISTI DI ARTIGIANATO DALL’AMERICA LATINA
Acquisti esteri
America Latina
58 58
produttori
paese
2009
2008
differenza
Ciap
Perù
111.878,51
74.602,99
50%
Comité ArtesVida - Mimbipà
Paraguay
35.698,96
-
diverso*
Manos Amigas
Perù
29.282,91
32.281,62
-9%
Minka
Perù
15.014,49
13.203,58
14%
Nueva Esperanza - Mimbipà
Paraguay
14.838,00
-
diverso*
De La Selva
Guatemala
9.954,75
11.939,85
-17%
Camari
Ecuador
8.039,18
6.414,10
25%
Calypso
Cile
8.407,26
6.463,30
19%
Piel Acida
Colombia
4.524,73
5.682,24
-20%
Canto de Agua
Cile
2.930,00
3.010,00
-3%
Comparte
Cile
1.896,58
2.345,33
-19%
Mujeres por la Dignidad
Messico
1.682,20
-
nuovo
Mimbipà
Paraguay
-
101.665,78
*
Tinajas
Venezuela
-
12.955,87
Patagonia Candles
Argentina
-
10.381,56
Lua Nova
Brasile
-
7.128,66
Projecto Alpaquita
Bolivia
-
3.021,72
TOTALE
244.147,41
291.096,60
-16%
Africa Le importazioni dall'Africa rilevano una fortissima diminuzione (del 45%) e tale diminuzione ha cause più strutturali in confronto alla diminuzione del 14% del 2008, che aveva invece cause più contingenti.
ACQUISTI DI ARTIGIANATO DALL’ASIA Asia produttori
paese
2009
2008
Craft Village
Vietnam
58.487,90
24.184,35
Mahaguthi
Nepal
33.966,70
18.011,82
88%
Creation
Bangladesh
33.321,34
15.862,40
110%
Y Development
Thailandia
17.463,24
39.100,01
-55%
Asha
India
16.083,49
30.609,31
-48%
Selyn
Sri Lanka
15.577,08
51.438,94
Ema
India
14.396,05
Base
Bangladesh
14.440,51
13.500,10
6%
Mitra Bali
Indonesia
12.497,83
10.223,35
22%
Dhaka
Bangladesh
8.838,98
6.233,20
41%
Manushi
Nepal
6.971,35
1.297,53
437%
Holy Land
Palestina
3.816,24
5.075,75
-25%
Sana Hastakala
Nepal
2.757,72
-
nel 2007
Acp
Nepal
2.044,56
3.593,56
-44%
Craft Link
Vietnam
529,05
4.448,52
-89%
Heed Handicrafts
Bangladesh
76,07
-
campioni
Salay
Filippine
-
24.186,70
Gospel House
Sri Lanka
-
12.865,16
Usha
Bangladesh
-
10.462,60
Sipa
India
-
8.000,00
Surya Group
Indonesia
-
6.707,71
Preda
Filippine
-
2.546,03
TOTALE
differenza 141%
-70% nuovo
241.268,11 288.347,04
-16%
Piccoli produttori, grandi pro-
Le importazioni dal Kenya registrano una diminuzione del 52% dovuta in parte alle giacenze di prodotto (effettivamente le importazioni da questo paese nel 2007/2008 erano state molto elevate), in parte alla difficoltà da parte dei produttori a sviluppare nuovi prodotti. Pensiamo di riuscire a risalire nel 2010. Per quanto riguarda il Ghana invece il problema è forte, in quanto, nonostante noi ci relazioniamo con un produttore di secondo grado organizzato, la vendibilità dei prodotti di questo paese è scesa ancor di più del 2008 dopo parecchi anni di vendita. Qui difficilmente vediamo soluzioni sostanziali, anche se stiamo facendo alcuni tentativi sui prezzi, sulla qualità e sulla presentazione dei prodotti. Per quanto riguarda il Sudafrica e il Mozambico avevamo fatto scorte eccessive nel 2008. In positivo le importazioni dalla Tanzania sono risalite leggermente, ma ci sarà bisogno di un intervento forte nel 2010, mentre finalmente per l'Etiopia, dopo 2 anni di lavoro, si cominciano a vedere i risultati dell'investimento fatto da LiberoMondo nei viaggi e nel lavoro con Hiruth Wondaferew, la nostra coordinatrice dei progetti in Etiopia. Dal Burkina Faso non abbiamo più importato per difficoltà di vendita del prodotto e mancanza del catalogo nuovo, mentre dallo Zimbabwe vorremmo riprendere nel 2010 dopo il viaggio missione. I produttori sono passati da 14 a 17, con 4 produttori nuovi, tutti dell'Etiopia. Per quanto riguarda i 3 produttori da cui non abbiamo importato: Tcrs per difficoltà del progetto, nonostante il nostro ordine in aumento rispetto al 2008; Kapula Candles e Watinoma, per giacenza di prodotto invenduto. Per quanto riguarda le 6 diminuzioni di acquisto: - Bega kwa Bega: per cambio euro/dollaro, quindi per il produttore non è stata una diminuzione; - Mkombozi Group e Mikono: per mancato invio di prodotti a fronte del nostro ordine; - Smolart, Misha, Muteko Wahu, Egiserà, Coppercraft: per giacenza di prodotto invenduto.
59
Per quanto riguarda gli aumenti: sono da segnalare quelli a due produttori etiopi, Tree Savers e Bosco Children. La percentuale degli acquisti dall'Africa sul totale acquisti è passata dal 26% del 2005, al 21% del 2006, al 24% del 2007, al 23% del 2008, al 16% del 2009. L'obiettivo del 30% che ci eravamo proposti per il 2009/2010 purtroppo non sarà raggiunto. Le cause sono molteplici: - la crisi ha colpito effettivamente soprattutto l'artigianato più artistico e quello meno vendibile, anche per una qualità spesso inferiore e meno standardizzata rispetto ai prodotti asiatici; - la difficoltà delle organizzazioni dei produttori africani a rinnovare i prodotti; - la difficoltà delle organizzazioni dei produttori africani ad avere strutture stabili in grado di esportare con facilità. Da parte nostra cercheremo nel 2010/2011 di investire in alcuni paesi (in particolar modo Etiopia, Tanzania e Zimbabwe) e di aumentare la compensazione dei margini con produttori di altri continenti per diminuire i prezzi al pubblico e quindi aumentare la vendibilità dei prodotti.
ACQUISTI DI ARTIGIANATO DALL’AFRICA
Acquisti esteri
Africa produttori
paese
2009
Smolart
Kenya
39.689,08
83.910,25
-53%
Mysha
Ghana
10.700,79
26.252,10
-59%
Egiserà/Tokuma
Etiopia
4.928,83
6.448,22
-24%
Signum Vitae
Etiopia
4.763,80
-
nel 2007
Bellarts
Tanzania
4.663,11
3.171,00
47%
Bosco Children
Etiopia
4.386,24
4.386,24
217%
Coppercraft
Sudafrica
4.204,90
18.576,00
-77%
Tree Savers
Etiopia
3.581,28
3.500,00
2%
Produttori vari
Etiopia
3.124,70
-
nuovo
Tinga Tinga Cooperative Tanzania
2.981,52
-
nel 2007
Misrach Center
Etiopia
2.378,62
-
nuovo
Mikono
Tanzania
1.495,72
3.719,68
-60%
Kechene Pottery
Etiopia
1.461,00
-
nuovo
Mkombozi Groups
Tanzania
1.269,25
2.532,00
-50%
Muteko Wahu
Mozambico
1.028,50
8.305,00
-78%
Women’s Fuelwood
Etiopia
837,00
-
nuovo
Bega Kwa Bega
Kenya
804,98
938,06
-14%
Kapula Candles
Sudafrica
-
2.778,57
Watinoma
Burkina Faso
-
2.368,00
Tcrs
Tanzania
-
1.442,50
TOTALE
60 60
2008
differenza
92.299,31 168.327,62
-45%
ACQUISTI TOTALI DAI PRODUTTORI paese
2009
2008
Ciap
Perù
111.878,51
74.602,99
Mimbipà
Paraguay
95.356,71
160.447,78
Mcch
Ecuador
87.134,43
108.388,21
Centro Salinas
Ecuador
85.335,48
36.395,99
Craft Village
Vietnam
58.487,90
24.184,35
Ssit Lequil Lum
Messico
45.084,75
26.013,00
Smolart
Kenya
39.689,08
83.910,25
Comparte
Cile
37.364,73
38.924,65
Mahaguthi
Nepal
33.966,70
18.011,82
Creation
Bangladesh
33.321,34
15.682,40
Camari
Ecuador
30.420,22
17.476,06
Manos Amigas
Perù
29.282,91
32.281,62
Sipa
India
27.472,50
13.903,50
Imagination
India
26.657,28
-
Zaspo
Tanzania
22.684,40
-
Sindyanna
Palestina
20.364,00
111.138,00
Y Development
Thailandia
17.463,24
39.141,42
Asha
India
16.083,49
41.025,92
Selyn
Sri Lanka
15.577,08
51.438,94
Minka
Perù
15.014,49
13.203,58
Base
Bangladesh
14.440,51
13.500,10
Ema
India
14.396,05
-
Craft Aid
Mauritius
14.134,45
-
Mitra Bali
Indonesia
12.497,83
10.223,35
Mysha
Ghana
10.700,69
26.252,10
De La Selva
Guatemala
9.954,75
11.939,85
Gie Targanine
Marocco
8.922,84
5.670,00
Dhaka
Bangladesh
8.838,98
6.233,20
Calypso
Cile
8.407,26
6.343,30
Ywca
Palestina
8.250,00
45.475,00
Apilider
Brasile
8.014,46
-
Manushi
Nepal
6.971,35
1.297,53
Chankuap
Ecuador
5.403,43
-
Egiserà/Tokuma
Etiopia
4.928,83
6.448,22
Ecolink
Vietnam
4.694,10
-
Bellarts
Tanzania
4.663,11
3.171,00
Piel Acida
Colombia
4.524,57
5.682,24
Bosco Children
Etiopia
4.386,24
13.339,27
Coppercraft
Sudafrica
4.204,90
18.576,00
ACQUISTI TOTALI DAI PRODUTTORI produttori
paese
2009
2008
Holy Land
Palestina
3.816,24
17.666,20
Tree Savers
Etiopia
3.581,28
3.500,00
Produttori vari
Etiopia
3.124,70
-
Tinga Tinga Arts
Tanzania
2.981,52
-
Canto de Agua
Cile
2.930,00
3.010,00
Sana Hastakala
Nepal
2.757,72
-
Misrach Center
Etiopia
2.378,62
-
Pag La Yiri
Burkina Faso
2.140,00
-
Acp
Nepal
2.044,56
3.593,56
Mujeres por la Dignidad
Messico
1.682,20
-
Mikono
Tanzania
1.495,72
2.277,18
Kechene Pottery
Etiopia
1.461,00
-
Mkombozi Groups
Tanzania
1.269,25
2.532,00
Muteko Wahu
Mozambico
1.028,50
8.305,00
Women’s Fuelwood
Etiopia
837,00
-
Bega Kwa Bega
Kenya
804,98
938,06
Craft Link
Vietnam
529,05
4.448,52
Salay
Filippine
-
24.186,70
Citrusdal
Sudafrica
-
22.542,60
Tinajas
Venezuela
-
12.955,87
Gospel House
Sri Lanka
-
12.865,16
Usha
Bangladesh
-
10.462,60
Patagonia Candles
Argentina
-
10.381,56
Ely Bee
Senegal
-
8.895,40
Avec Gie
Togo
-
8.320,00
Dagaba
Tanzania
-
8.078,40
Tea Promoters
Tanzania
-
8.072,00
Siyath
Sri Lanka
-
7.885,86
Lua Nova
Brasile
-
7.128,66
Surya Group
Indonesia
-
6.707,56
Fac Gest
Mali
-
5.397,00
Projecto Alpaquita
Bolivia
-
3.021,72
Cape Natural Tea
Sudafrica
-
2.923,20
Kapula Candles
Sudafrica
-
2.778,57
Preda
Filippine
-
2.546,03
Watinoma
Burkina Faso
-
2.368,00
Projecto Onça
Brasile
-
2.299,44
Tcrs
Tanzania
-
1.442,50
Piccoli produttori, grandi progetti
produttori
61
2.3 La continuità Uno dei criteri fondamentali del commercio equo e solidale, che spesso i produttori ritengono più importante del prezzo, è la continuità della relazione commerciale, ossia la garanzia di poter contare su un rapporto di partenariato stabile e continuativo. Vediamo come nel 2009 LiberoMondo ha affrontato questo aspetto fondamentale della propria attività. Il Regolamento di Gestione del Registro di AGICES prevede che: Art 6.5 " Ogni anno l'Organizzazione, nel caso importi direttamente da produttori di Commercio Equo e Solidale, assicura una relazione stabile misurabile attraverso il rinnovo dell'ordine al 60% dei produttori da cui ha importato l'anno precedente. In caso di non raggiungimento, l'ente deve aver redatto una relazione scritta circa le cause del non raggiungimento di continuità e possibilmente aver definito un piano di intervento/sostegno ai produttori partner." Art 6.6 "Dopo un periodo di prova (max 2 anni x ogni nuovo produttore), l'Organizzazione, nel caso in cui importi direttamente da produttori di Commercio Equo e Solidale, deve assicurare una relazione stabile con il partner produttore, misurabile attraverso il raggiungimento annuale di un valore d'acquisto prodotti pari ad almeno il 70% del valore acquisti dell'anno precedente. In caso di non raggiungimento, l'ente deve aver redatto una relazione scritta circa le cause del non raggiungimento di continuità e possibilmente aver definito un piano di intervento/sostegno ai produttori partner".
Continuità
In conformità a quanto previsto pubblichiamo qui di seguito l'elenco dei produttori dai quali, nel corso del 2009, LiberoMondo ha acquistato per un importo inferiore al 70% di quanto ordinato nel 2008. L'elenco si riferisce a tutti i produttori con cui LiberoMondo collabora, compresi quelli che si trovano nel periodo di prova di 2 anni. Ai produttori non compresi nella tabella seguente è stato garantito un acquisto pari almeno al 70% del fatturato dell'anno precedente.
62 62
Non acquisto per giacenze elevate di prodotto Cape Natural Tea
Sudafrica
Gospel House
Sri Lanka
Kapula Candles
Sudafrica
Patagonia Candles
Argentina
Preda
Filippine
Progetto Onça
Brasile
Salay
Filippine
Siyath
Sri Lanka
Tea Promoters
India
Usha
Bangladesh
Watinoma
Burkina Faso
per altri motivi Togo
rimando al 2010 della spedizione da parte del produttore
Citrusdal
Sudafrica
mancanza di prodotto e decisione del produttore di passare ad avere solo grossi clienti
Dagaba
Tanzania
bocciatura del progetto dopo la visita in loco di Antonio Carlucci
Ely Bee
Senegal
bocciatura del progetto dopo il secondo tentativo, per problemi legati alla qualità e alla quantità del prodotto consegnato, senza un possibile compromesso con il produttore
Fac Gest
Mali
rimando al 2010 della spedizione da parte dei produttori
Lua Nova
Brasile
aumenti dei prezzi FOB del 25%
Projecto Alpaquita
Bolivia
problemi organizzativi del produttore
Surya Group
Indonesia
chiusura (si spera temporanea) del progetto
Tcrs
Tanzania
difficoltà del progetto, nonostante nostro ordine in aumento rispetto al 2008
Tinajas
Venezuela
chiusura (si spera temporanea) del progetto
Diminuzione di acquisto oltre il 30% per giacenze elevate di prodotto Acp
Nepal
Coppercraft
Sudafrica
Mysha
Ghana
Muteko Wahu
Mozambico
Selyn
Sri Lanka
Sindyanna
Palestina
Smolart
Kenya
Y Development
Thailandia
Ywca
Palestina
per altri motivi Asha
India
errata valutazione ed eccessiva prudenza nell’ordine da parte nostra
Craft Link
Vietnam
definitivo passagio degli acquisti di ceramiche a Craft Village
Mikono
Tanzania
mancato invio di prodotti a fronte del nostro ordine
Mkombozi Groups
Tanzania
mancato invio di prodotti a fronte del nostro ordine
Piccoli produttori, grandi progetti
Avec Gie
63
2.4 Il prefinanziamento dei produttori Il prefinanziamento, ossia il pagamento anticipato con interessi a tasso zero di almeno il 50% del valore della merce, è uno dei principi cardine del commercio equo e solidale. Può sembrare banale e scontato soffermarsi su questo aspetto, ma vi assicuriamo che così non è, se si analizzano le prassi in uso a livello internazionale. Il Regolamento di Gestione del Registro di AGICES, prevede che:
Prefinanziamento
Art. 6.7 “L'Organizzazione, nel caso in cui importi direttamente da produttori di Commercio Equo e Solidale, rispetta le richieste dei produttori per ciò che riguarda il prefinanziamento. In caso di richieste di prefinanziamento superiori al 50% l'ente risponde a seconda delle proprie possibilità o valutazioni. L'ente redige ogni anno un rapporto e/o ha a disposizione un elenco e/o evidenze contabili contenente tutti i prefinanziamenti effettuati, a disposizione del Comitato di Gestione del Registro AGICES. NOTA: E' considerato prefinanziamento l'anticipo ai fornitori a tasso zero senza costi - per il fornitore. Altra forme di anticipazioni con l'applicazione di un tasso di interesse sono considerate attività di credito - cfr. Art.5.8 Carta Italiana dei Criteri del Commercio Equo e Solidale.”
64 64
LiberoMondo ha sempre rispettato questo criterio, senza mai applicare tassi di interesse sui prefinanziamenti ai produttori. Le modalità di pagamento relative alle importazioni, che nel corso del 2009 hanno coinvolto 56 organizzazioni di produttori, sono state le seguenti: - in 26 casi è stato fatto il 50% di anticipo; - in 4 casi il 50% all'ordine e il 50% prima della partenza del container, cioè mediamente 40 gg prima di ricevere la merce; - in 16 casi è stato dato il 100% di anticipo; - in un caso è stato dato il 90% di anticipo: - in 2 casi è stata richiesta del produttore il pagamento "controdocumenti", per cui appena arrivano i documenti del container in banca (mediamente 15/20 giorni prima dell'arrivo del container) li ritiriamo pagando il 100% del valore della fattura. Applichiamo questo metodo solo nel caso di esplicita richiesta del produttore; - in un caso, invece della modalità "controdocumenti" abbiamo concordato con il produttore il pagamento 100% a merce pronta, prima della partenza del container; - in un caso il pagamento è stato fatto su richiesta del produttore con lettera di credito; - in 3 casi il produttore non ha richiesto l'anticipo essendo una piccola cifra, ed è stato fatto il saldo al 100% appena la merce ci è arrivata; - in un caso non abbiamo fatto noi il prefinanziamento, ma è stato fatto dall'Associazione Croce del Sud che segue direttamente il progetto in Burkina Faso; - solo in un caso (Ywca della Palestina) abbiamo concordato con il produttore - dopo anni di problemi di qualità dei prodotti - di non fare il prefinanziamento, ma di effettuare il saldo non appena la merce è arrivata ed è stata controllata nel nostro magazzino. Uno dei principali elementi positivi di quest'anno è stato l'essere riusciti a far fronte agli impegni finanziari di prefinanziamento e saldo, meglio di qualunque anno precedente garantendo ai produttori puntualità, precisione e rapidità; non si sono presentati problemi neanche da settembre a dicembre come era avvenuto lo scorso anno. Chiaramente - è inutile nascondercelo - oltre al grosso lavoro sulle linee bancarie da parte dell'amministrazione, una delle cause principali è stata la forte diminuzione degli acquisti di quest'anno. Comunque è un elemento da non dare per scontato, date le segnalazioni da parte dei produttori riguardanti altre centrali italiane di commercio equo e solidale. Riportiamo qui di seguito nel dettaglio la tabella dei prefinanziamenti.
Africa produttori
paese
prefinanziamento
note
importo
data
Bega Kwa Bega
Kenya
SI
100%
747,43
23/12/2009
Bellarts
Tanzania
SI
Bosco Children
Etiopia
SI
100%
4.386,24
03/03/2009
Coppercraft
Sudafrica
SI
100%
4.209,90 1.350,00
09/02/2009 30/12/2009
Craft Aid
Mauritius
SI
100%
14.120,00
07/09/2009
nel 2008
Egiserà/Tokuma
Etiopia
SI
100%
4.928,83
20/05/2009
Gie Targanine
Marocco
SI
100%
8.922,84
27/02/2009
Kechene Pottery
Etiopia
SI
100%
1.461,00
03/03/2009
Mikono
Tanzania
SI
100%
Mysha
Ghana
SI
2.100,00
22/07/2009
Misrach Center
Etiopia
SI
100%
2.206,81
03/03/2009
Mkombozi Groups
Tanzania
SI
100%
1.269,25
02/03/2009
Muteko Wahu
Mozambico
SI
2.600,00
27/02/2009
1.756,00
09/07/2009
3.614,83 9.580,92 11.121,25
09/02/2009 22/06/2009 24/12/2009
Pag La Yiri
Burkina Faso
Produttori vari
Etiopia
NO
il prefinanziamento è stato fatto dall’associazione Croce del Sud con cui collaboriamo
SI
100%
nel 2008
Smolart
Kenya
SI
Tinga Tinga Arts
Tanzania
SI
100% all’acquisto
Tree Savers
Etiopia
SI
100%
3.581,28
20/05/2009
Women’s Fuelwood
Etiopia
SI
100%
837,00
03/03/2009
Zaspo
Tanzania
SI
nel 2008
America Latina produttori
paese
prefinanziamento
importo
data
Apilider
Brasile
SI
8.222,57
20/04/2009
Calypso
Cile
SI
2.800,00 3.194,65
09/02/2009 24/12/2009
Camari
Ecuador
SI
6.924,80 3.059,35 2.725,37
03/04/2009 06/10/2009 30/12/2009
Canto de Agua
Cile
Centro Exportaciones de Salinas
Ecuador
SI
9.218,29 12.292,12
24/03/2009 08/06/2009
Chankuap
Ecuador
SI
NO
note
non richiesto, ma saldo al 100% immediato all’arrivo con DHL
90%
5.505,95
25/03/2009 07/12/2009 07/12/2009 29/12/2009
Ciap
Perù
SI
12.404,58 12.469,55 3.205,75
Comparte
Cile
SI
14.541,56 4.557,76
15/01/2009 26/06/2009
De La Selva
Guatemala
SI
5.551,15
09/03/2009
Manos Amigas
Perù
SI
12.076,78
07/12/2009
MCCH
Ecuador
SI
29.138,51 14.626,58
27/10/2009 28/10/2009
Mimbipà
Paraguay
SI
12.000,00 250,00 7.100,00 7.700,00
19/02/2009 15/07/2009 29/07/2009 13/10/2009
Minka
Perù
SI
6.374,24
07/12/2009
1.663,05
24/09/2009
NO
non richiesto, ma saldo al 100% immediato all’arrivo con DHL
Mujeres por la dignidad
Messico
Piel Acida
Colombia
SI
2.216,64
25/03/2009
Ssit Lequil Lum
Messico
SI
8.100,00 14.000,00
26/06/2009 10/11/2009
Piccoli produttori, grandi progetti
nel 2008
65
Asia produttori
paese
prefinanziamento
note
Acp
Nepal
SI
50% all’ordine e 50% prima della partenza del container
Asha
India
SI
Base
Bangladesh
NO
controdocumenti richiesto dal produttore
Craft Link
Vietnam
NO
non richiesto, ma saldo al 100% immediato all’arrivo con DHL
Craft Village
Vietnam
SI
Creation
Bangladesh
NO
lettera di credito richiesta dal produttore
Dhaka
Bangladesh
NO
controdocumenti richiesto dal produttore
Eco-Link
Vietnam
Prefinanziamento
data
2.158,41
06/04/2009
9.196,29 17.124,01
20/04/2009 30/12/2009
15.648,85 6.215,90 4.234,32
29/01/2009 02/10/2009 27/10/2009
SI
100%
4.834,91
11/03/2009
richiesto dal produttore pagamento 100% prima della partenza del container
16.234,30
29/09/2009
Ema
India
SI
Holy Land
Palestina
SI
2.017,07
13/03/2009
Imagination
India
SI
13.260,00
08/06/2009 28/01/2009 03/03/2009 24/12/2009
Mahaguthi
Nepal
SI
50% all’ordine e 50% prima della partenza del container
7.846,69 9.603,17 8.306,56
Manushi
Nepal
SI
50% all’ordine e 50% prima della partenza del container
3.772,45 3.573,22
28/01/2009 14/05/2009
Mitra Bali
Indonesia
SI
6.407,06
29/07/2009
Sana Hastakala
Nepal
SI
1.732,03
11/05/2009
Selyn
Sri Lanka
SI
8.112,09
24/03/2009
Sindyanna
Palestina
SI
4.470,00 22.865,00
10/06/2009 04/12/2009
Sipa
India
SI
5.500,00 3.975,00 7.800,00
28/01/2009 08/05/2009 08/06/2009
Y Development
Thailandia
SI
3.057,58 6.318,01
24/04/2009 03/09/2009
YmcA
66 66
importo
Palestina
NO
50% all’ordine e 50% prima della partenza del container
100%
dati i problemi di qualità del 2008, abbiamo concordato con i produttore di non fare il prefinanziamento ma di fare subito il saldo appena arrivata e controllata la merce
2.5 Il Comitato Progetti Il Comitato Progetti di LiberoMondo ha proseguito la sua attività di analisi e valutazione delle organizzazioni di produttori/esportatori con i quali LiberoMondo collabora. Il Comitato Progetti è composto attualmente da 5 persone: Luigi Eusebi, Antonio Carlucci, Diego Negro, Luca Gioelli ed Emanuele Giordana. Ad inizio 2010 si è aggiunta anche Francesca Minerva. Nell'arco del 2009 il Comitato Progetti si è riunito in 7 occasioni, per un totale di 9 giorni lavorativi, ed ha esaminato 21 griglie di valutazione elaborate in seguito ai viaggi di verifica effettuati dagli stessi componenti del gruppo. Nell'arco di due anni di attività il Comitato Progetti ha esaminato 46 griglie di valutazione e l'obiettivo è quello di arrivare a valutare tutte le organizzazioni con le quali LiberoMondo collabora. La scelta delle realtà partner da visitare/valutare tiene conto di alcuni criteri di priorità che potremo sinteticamente schematizzare come segue: - situazioni problematiche o di crisi - progetti "prioritari" - progetti nuovi.
LiberoMondo ha sempre reso pubbliche le relazioni e i report redatti in seguito alle visite ai produttori partner. Contestualmente alla costituzione del Comitato Progetti, la nostra cooperativa ha scelto di pubblicare su LM Informa, seppur riassumendole e contestualizzandole, le delibere relative alla valutazione dei progetti. In ogni numero del "periodico" vengono quindi presentate alcune valutazioni, siano esse positive o negative, al fine di rendere intellegibile e trasparente in lavoro del Comitato Progetti.
Piccoli produttori, grandi progetti
Nella riunione del 9 novembre, l'ultima dell'anno, si è provveduto ad una revisione dell'elenco delle organizzazioni di produttori con cui LiberoMondo si relaziona. Vi sono alcuni progetti che non compaiono più in questo elenco in quanto, anche nei casi in cui non è stata redatta una griglia di valutazione, il Comitato Progetti li ha concordemente esclusi dall'elenco dei partner di LiberoMondo in seguito a visite effettuate, a informazioni raccolte e, in alcuni casi, a reticenze e difficoltà ad ottenere chiarimenti e informazioni. È stata inoltre stilata una proposta circa il piano dei viaggi di verifica per l'anno 2010 e il calendario per gli incontri del Comitato Progetti per il primo semestre del prossimo anno.
67
Comitato progetti
Valutazioni Comitato Progetti
68 68
Produttore
Paese
Prodotti
Valutazione
Data
Sindyanna
Palestina
alimentari
positiva
27 febbraio
Ywca
Palestina
alimentari
positiva
27 febbraio
Minka
Perù
artigianato
positiva
27 marzo
Manos Amigas
Perù
artigianato
positiva
27 marzo
Progetto Alpaquita
Bolivia
artigianato
positiva
27 marzo
La Kochalita
Bolivia
artigianato
positiva
05 maggio
Fundaciòn Chankuap
Ecuador
cosmesi
positiva
05 maggio
Coppercraft Africa
Sudafrica
artigianato
positiva
1-2 luglio
Bellarts
Tanzania
artigianato
positiva
1-2 luglio
Tinga Tinga Arts
Tanzania
artigianato
positiva
1-2 luglio
Zaspo
Tanzania
artigianato
positiva
1-2 luglio
Mkombozi Groups
Tanzania
artigianato
positiva
1-2 luglio
Moto
Tanzania
artigianato
positiva
1-2 luglio
La Coronilla
Bolivia
alimentare
positiva
30 luglio
Mahaguthi
Nepal
artigianato
positiva
30 luglio
Corporaciòn Gruppo Salinas
Ecuador
artigianato
positiva
1-2 settembre
Bega Kwa Bega
Kenya
artigianato
positiva
1-2 settembre
Smolart
Kenya
artigianato
positiva
1-2 settembre
Goig
Tanzania
artigianato
positiva
1-2 settembre
Selyn
Sri Lanka
artigianato
positiva
1-2 settembre
Mcch
Ecuador
alimentari
positiva
9 novembre
Viaggi missione 2009
India
Superficie: 3.287.263 kmq Popolazione: 1.156.897.766 ab. Indice di sviluppo umano (HDI/ISU rank): 60,9 Indice di povertà umana (HPI/IPU rank): 28 Aspettativa di vita: uomini- 62 anni/donne 65 anni Alfabetizzazione: 34% Popolazione sotto la soglia di povertà (-2$ al giorno): 25% Incremento demografico: 3,5% DATI UNDP 2008
Produttori: Asha, Sipa, Imagination, Ema, Navdanya Periodo: A cura di:
luglio-agosto 2009 Francesca Minerva
India
Shining India
70
Negli ultimi anni si è molto parlato del boom dell'India, del gigante Indiano, dell'incredibile India, dell'India splendente (shining India), della speranza Indiana. Col suo tasso di crescita medio superiore al 7% dal 1997, l'India è cresciuta a un ritmo pari al doppio di quello mondiale. Il colosso indiano, insieme a quello cinese, è stato capace di ridisegnare gli equilibri geopolitici internazionali, mettendo in discussione l'ordine mondiale scaturito dalla Guerra Fredda. Il paese ha registrato un livello di crescita del Pil del 9,6% nel 2006, del 9,0% nel 2007 e del 6,6% nel 2008. E per il quinquennio 2007-2012 si prevede raggiunga il 10%. Secondo un recente studio della Deutsche Bank, entro il 2020, Cina e India saranno rispettivamente, dopo gli Stati Uniti, la seconda e la terza economia al mondo. L'india ospita 1.027 miliardi di abitanti, più del doppio della nostra Europa. E i due giganti asiatici rappresentano da soli il 40 per cento dell'intera popolazione mondiale. Tuttavia, a differenza della Cina, l'India ha perseverato nella difesa della democrazia e conserva il suo pluralismo e le enormi differenze non solo in termini economici, ma sul piano religioso, culturale e dei comportamenti. “L'India - ha scritto Rampini - è il primo caso storico di una democrazia nata da un'immensa nazione con un'alta percentuale di analfabeti, prima ancora che vi si formasse un ampio ceto medio. E' un esempio unico di liberaldemocrazia fondata sul consenso di una maggioranza di poveri e di contadini. I principali fenomeni connessi a questa "via originale alla democrazia", sono stati ben illustrati dalla storica Simonetta Casci in "L'India tra i grandi" (Carocci 2008). Il primo fenomeno riguarda la creazione e l'alternanza di coalizioni, costitute dal Partito del Congresso (che nel 1947 era guidato da Jawaharlal Nehru e che fino agli inizi degli anni '80 ha dominato la politica indiana), e dal Bharatiya Janata Party (BJP), formazione di destra indù, fondato nel 1980. Alle elezioni del 2004 clamorosa è stata la sconfitta del BJP, che ha dovuto rispondere del costo
sociale provocato dalla politica neoliberista e dalla destabilizzazione causata dalla sua ideologia comunitaria, sfociata nei tragici scontri inter-religiosi e nel massacro di musulmani nello stato del Gujarat nel 2002. Il congresso è così tornato alla guida del paese ed è stato riconfermato anche nel 2009. Con l'appoggio di Sonia Gandhi, presidente del partito, il primo ministro Manmohan Sing ha formato l'United progressive Alliance, una coalizione di governo composta da vari partiti regionali. E' risultato evidente che, data l'estrema diversificazione regionale, il raggiungimento di un equilibrio da parte dei partiti dominanti richiede una politica più pragmatica e meno ideologica. L'insuccesso ha inoltre dimostrato come il movimento nazionalista indiano e l'ideologia dell'hindutva (induità), non siano conciliabili con la moderna democrazia indiana. Il secondo fenomeno è costituito dall'ascesa dei partiti delle caste inferiori, in particolare nello stato dell'Uttar Pradesh, che domina la scena politica nazionale con una popolazione di circa 166 milioni. Grazie al loro peso in parlamento, i partiti che rappresentano i più deboli hanno ottenuto le loro quote per le assunzioni garantite nel pubblico impiego e nelle università. L'effettiva partecipazione politica dei gruppi sociali inferiori a livello nazionale ha indicato ormai un irreversibile adattamento della gerarchia indù alla democrazia. Il terzo fenomeno riguarda l'affermazione dell'autogoverno locale, con il rilancio del panchayati raj, antica forma di autogoverno dei contadini nei villaggi, fondato sul progetto gandhiano di diffondere la democrazia in India: si trattava di collegare fra loro, in cerchi sempre più ampi, comunità autosuf-
Dintorni di Calcutta - Bengala occidentale
ficienti e autogestite, conservando il senso di appartenenza e di solidarietà che caratterizza il villaggio. Riferendosi in particolare al Avviato negli anni '90 (in particolare con il 73° emendamento alla Costituzione approvato nel 1991) il panchayati raj può favorire l'empowerment di gruppi sociali inferiori nel contesto rurale riducendo il costo sociale della globalizzazione e della modernizzazione. In sintesi, le ampie coalizioni, che permettono di contenere ideologie antidemocratiche puntando sull'eterogeneità dell'India, la comparsa sulla scena di partiti rappresentanti le caste più basse e la spinta verso la governance locale denotano, nonostante le sue complesse dinamiche, la vitalità della democrazia indiana1.
India: terra di contraddizioni
Cfr. Simonetta Casci, L'ordinamento politico e la forza del pluralismo, in in L'India tra i grandi, Carocci 2008 2 Cfr. Federico Rampini, La speranza indiana, Mondadori 2008 3 A. Amighini e S. Chiarlone, L'integrazione nell'economia globale: promesse e anomalie, in L'India tra i grandi, Carocci 2008 4 Ifad, 2008
1
“Case” sulle strade di Mumbai
Viaggi missione
La vitalità economica e politica dell'India sono tuttavia pervase dalle contraddizioni più estreme: il primo volto dell'India, modernità e alti tassi di sviluppo, è testimoniato dall'interesse di colossi quali Microsoft, Dell, Hunday e Ibm e dalla scelta di delocalizzazione intrapresa da molte aziende. Il secondo è fatto di una serie di riti, di templi colorati, matrimoni combinati, povertà e analfabetismo e di ritmi propri di una società rurale dove le caste esistono ancora. Il paese vanta centri d'eccellenza tecnologica ma allo stesso tempo oltre un terzo della popolazione vive in condizioni di povertà cronica. L'India sforna oltre 200mila laureati in ingegneria ogni anno, più del doppio dell'America e dell'Europa, ma al tempo stesso ha 380 milioni di analfabeti. Anche le disparità territoriali sono acute: il sud del paese ha servizi e livelli di istruzione spesso d'eccellenza, mentre in alcuni stati settentrionali, come l'Uttar Pradesh, il più popoloso, la metà dei bambini sotto i 3 anni soffre di malnutrizione cronica. Persiste il sistema delle caste e in alcune zone rurali gli ex "intoccabili" sono bersaglio di intolleranza. Insieme alle disuguaglianze sociali e le caste, l'analfabetismo e la discriminazione contro le donne, altra faccia della medaglia del boom indiano è il suo costo ambientale. Molte multinazionali sono andate a produrre in Asia anche per approfittare di normative ambientali meno severe. Greenpeace ha di recente pubblicato uno studio sull'accumulo di montagne di rifiuti elettronici, che provengono da tutto il mondo e vengono depositate nella periferia di Nuova Delhi. Il surriscaldamento climatico avrà effetti più pesanti nel subcontinente asiatico che in ogni altra parte del pianeta. Lo scioglimento dei ghiacciai dell'Himalaya sta sconvolgendo il flusso del Gange. Il ritmo dei monsoni, che per millenni ha scandito la vita agricola, si sta sregolando rapidamente. La mancanza di acqua apre scenari inquietanti per gli approvvigionamenti alimentari2. Tale situazione è strettamente connessa al modello di
sviluppo indiano degli ultimi decenni: lo sviluppo economico indiano ha vissuto un'accelerazione a partire dagli anni '90, quando il passo delle riforme velocizzò, sulla spinta dei programmi di stabilizzazione cui il paese dovette sottoporsi sotto l'egida del Fondo Monetario Internazionale, in seguito alla crisi della bilancia del pagamenti del 1991. Tali riforme includevano la liberalizzazione del commercio internazionale e degli investimenti esteri, la drastica riduzione dei monopoli pubblici, il libero corso del tasso del cambio della rupia e lo smantellamento del sistema delle licenze per il sistema industriale. Questo nuovo approccio di politica economica consentiva l'approvazione di investimenti diretti dall'estero (FDI) a capitale misto con maggioranza di capitale estero e di FDI a capitale esclusivamente estero nelle cosiddette "special economic zones", aree esentasse nelle quali le imprese sono considerate operanti in territorio straniero. Le nuove politiche hanno abolito parzialmente o totalmente le restrizioni ai FDI in molti settori chiave dell'economia, inclusi quelli precedentemente riservati in modo esclusivo al settore pubblico (per esempio l'estrazione, la raffinazione e la distribuzione di petrolio e derivati)3. Fra le aree su cui le riforme non sono intervenute figurano il mercato del lavoro, il settore agricolo e il regime di favore per le piccole imprese. Le riforme epocali neoliberiste, dunque, non hanno toccato la principale fonte di occupazione del paese, rappresentata dall'agricoltura. Anzi, ne hanno peggiorato le condizioni. Il progresso economico ha causato centinaia di milioni di nuovi poveri, come conseguenza dei processi di deruralizzazione e urbanizzazione che stanno caratterizzando il "nuovo corso" indiano. La maggior parte della popolazione povera è concentrata nelle zone rurali. Benché l'agricoltura contribuisca a meno del 18% del Pil indiano, la sua importanza nella struttura economica, sociale e politica è di molto superiore a questo indicatore. Circa il 72 per cento dell'1,2 miliardi di indiani vive ancora nelle zone rurali4. La povertà è particolarmente diffusa fra i membri delle caste e delle tribù nelle aree rurali del paese. Le zone più povere sono alcune regioni del Rajasthan, del Madhya Pradesh, del Uttar Pradesh, del Bihar, del Jharkhand, dell'Orissa, del Chhattisgarh e del
71
West Bengal. Importanti cause della povertà fra la popolazione rurale indiana - sia a livello individuale, sia di comunità - sono la mancanza d'accesso ai beni produttivi e alle risorse finanziarie, gli alti tassi d'analfabetismo, assistenza sanitaria insufficiente e un accesso molto limitato ai servizi sociali. In generale le donne sono la categoria più svantaggiata nella società indiana, benché il loro status vari molto secondo l'estrazione etnica e sociale. Le donne sono particolarmente esposte alla diffusione dell'Hiv/Aids dalle zone urbane alle zone rurali. Nel 2005 si stima che 5,7 milioni di uomini, donne e bambini indiani erano infetti da Hiv/Aids, la maggior parte nella fascia d'età 15-49 anni e quasi il 40% (2,4 milioni nel 2008) sono donne5. Come conseguenza di tale situazione critica, tra il 2005 e il 2009, oltre 8.000 agricoltori si sono tolti la vita, secondo i dati dello stesso governo indiano.
Slum di Mumbai
India
IL COMMERCIO EQUO IN INDIA: SGUARDO D'INSIEME Il movimento Fair Trade in India ha una lunga storia. Da un lato l'India è sempre stato un paese di abili commercianti, dall'altro nella stessa filosofia gandhiana erano presenti una serie di principi molto vicini a quelli della carta del commercio equo: l'idea di un lavoro libero dallo sfruttamento, centrato sulla salvaguardia della dignità umana, sull'autorealizzazione e sul controllo della filiera produttiva. Gli anni '70 hanno rappresentato un momento significativo per lo sviluppo del movimento cooperativistico in diverse aree del paese. Per molte associazioni indiane dunque, l'ingresso nel mondo del commercio equo è stato la prosecuzione di un percorso organizzativo avviato sin da decenni. Le organizzazioni indiane di commercio equo hanno raggiunto dimensioni, capacità commerciali e organizzative di alto livello. Indubbiamente beneficiano anche della generale espansione economica del paese, delle facilitazioni per le esportazioni e della crescita del mercato interno. La loro attiva partecipazione nei forum regionali (Fair Trade Forum India e Asia Fair Trade Forum), 5
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National AIDS Control Organisation
che forniscono corsi di formazione alle organizzazioni partner, dimostra anche gli sforzi fatti per la creazione di network locali efficaci. Nonostante non esistano studi specifici sull'impatto del commercio equo in India in termini quantitativi, tuttavia un'analisi qualitativa mostra l'efficacia del commercio equo nel creare opportunità di lavoro, nel migliorare le condizioni lavorative di piccoli contadini e artigiani in tutto il paese. Secondo il Fair Trade Forum India, che include 75 membri, sono oltre 100.000 i produttori beneficiari del commercio equo. Per la maggior parte si tratta di organizzazioni grandi (di II livello), che riuniscono decine e a volte centinaia di gruppi di produttori (di I livello). Queste forniscono formazione tecnica e facilitano l' accesso al mercato dei gruppi di I livello. Molte delle organizzazioni di primo livello hanno raggiunto anch'esse capacità organizzative e dimensioni tali da potersi relazionare direttamente con il mercato nazionale e internazionale. Questo processo, rinforzato da molti acquirenti del Nord che spesso preferiscono relazionarsi direttamente con il produttore di primo grado e ridurre così i costi, sta mettendo in crisi, secondo quanto sostenuto dal Fair Trade Forum India, il sistema di network interno, nonché le organizzazioni di secondo livello, che si vedono scavalcate. Per quanto riguarda gli investimenti nei progetti sociali, sostenuti dalle stesse organizzazioni di commercio equo indiane, occorre segnalare come l'efficacia dei programmi sociali rivolti ai produttori è garantita solo dalla presenza di fondi extra provenienti da agenzie internazionali, NGO o Fair Trade partners. E non tutte le organizzazioni sono in grado, spesso per mancanza di risorse umane, di portare avanti attività di found raising in modo costante. Senza tali fondi aggiuntivi, il solo prezzo equo, che i produttori indiani cercano di mantenere sempre molto competitivo, non garantisce la realizzazione di progetti sociali.
LiberoMondo in India LiberoMondo acquista dall'India un'ampia varietà di prodotti che vanno dagli incensi, ai saponi naturali, alla bigiotteria all'artigianato in cuoio, pietra e legno fino al riso basmati. I principali partner indiani di LiberoMondo sono: Asha: organizzazione storica del commercio equo e tra i principali partner di LiberoMondo, con sede a Mumbai, riunisce 70 piccoli gruppi di artigiani di tutto il paese. Sipa: altro partner di vecchia data, network di realtà Fair Trade di tutta l'India del Sud. Imagination: piccola organizzazione di primo livello, situata ad Auroville, nel Sud del paese e dedita prevalentemente alla produzione di saponi naturali, con cui LiberoMondo ha iniziato a collaborare nel 2009. Ema: organizzazione di Calcutta, impegnata nella produzione di cuoio, candele e strumenti musicali. Navdanya: grande organizzazione con sede a Deradhun, nel nord del paese, che riunisce migliaia di contadini di tutta l'India promuovendo l'agricoltura organica.
Asha Storia e struttura di una delle più grandi organizzazioni indiane di commercio equo
Progetti educativi e sanitari Asha ha uno staff di "operatori sociali" che risiedono negli stati in cui sono concentrati il maggior numero di artigiani. Lavorano come link fra Asha e i gruppi di produttori, seguono l'andamento degli ordini e sono responsabili della qualità dei prodotti e della puntualità delle consegne. Coordinano inoltre progetti sanitari ed educativi e la formazione tecnica volta ad aumentare efficienza e produttività. Il 2 per
- Centro medico (Saharanpur) Nella cittadina del nord dell'India in cui sono concentrati la maggior parte degli artigiani del legno, Asha ha inaugurato dal 2006 un piccolo studio medico. Presso il centro, un medico pagato da Asha offre visite gratuite due volte la settimana e distribuisce gratuitamente farmaci agli artigiani della zona, perlopiù carpentieri. Il costo di una visita presso un normale consultorio è di circa 150 rupie, cui si aggiunge la spesa delle medicine. Per il mantenimento del centro Asha spende 15.000 rupie al mese, tra le spese dell'affitto e il costo del medico. - Progetto Accademia (Agra) La E-Accademia è stata avviata nel 2004 per offrire corsi d'informatica e d'inglese ai figli degli artigiani. Attualmente il progetto ha 20 studenti e mette a disposizione 3 computer. - Biblioteca dei giocattoli (Jaipur) Asha ha aperto una biblioteca dei giocattoli nel villaggio di Bagru (Jaipur), per arricchire il ruolo del gioco nella crescita dei bambini. La biblioteca è dotata di giocattoli, giochi didattici, libri illustrati, ecc. Un totale di 30 bambini beneficia del progetto ogni anno. Oltre alle attività ricreative, i volontari e gli operatori di Asha organizzano anche classi di studio. - Progetto istruzione (Jaipur) e Progetto gruppi di studio (Moradabad) L'obiettivo di questo progetto è la promozione del processo didattico dei figli degli artigiani (50 beneficiari), attraverso l'organizzazione di gruppi di studio. In parallelo all'istruzione formale ogni settimana sono condotte diverse attività ricreative. - Assistenza didattica: Il Programma di Assistenza Didattica di Asha è incentrato sui figli degli artigiani. Nel 2008-2009 Asha ha fornito assistenza didattica a 164 bambini. - Cucine senza fumo: Il progetto "Cucine senza fumo" è stato introdotto nel 2005 per ridurre l'effetto nocivo derivante dall'utilizzo del legno come combustibile da cucina. 20 artigiani in totale dal Saharanpur e dal Moradabad hanno ricevuto cucine a gas, un cilindro e un tavolo. - Istituto della speranza (Andhra Prasesh): L'Hope Institute of Textile Crafts (Istituto della Speranza dei manufatti tessili) è stato creato nel 1992 nel villaggio di Chandramampalli, per avviare alla sartoria le ragazze del villaggio. Tra i gruppi di produttori che vendono i loro prodotti attraverso Asha, abbiamo visitato i produttori del legno a Saharampur, nel, Nord del paese e i produttori di noci del sapone, a Trichy, nel Sud.
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ASHA riunisce 71 gruppi di produttori di tutto il Paese che realizzano un'ampia gamma di prodotti lavorati a mano: manufatti di legno, pietra, ottone, ferro, acciaio, ebano, cuoio, carta riciclata, prodotti di abbigliamento in cotone, seta e lana. Asha significa "speranza" in sanscrito ed è una delle più antiche e più grandi organizzazioni indiane nell'ambito del commercio equo e solidale. E' stata fondata nel 1975 a Mumbai al fine di sostenere in tutta l'India gruppi di artigiani svantaggiati attraverso la commercializzazione dei loro prodotti. "A quel tempo - spiega l'attuale responsabile delle esportazioni, Ruel Satyavrata - l'organizzazione era molto piccola: l'ufficio contava appena cinque impiegati e quattro addetti al confezionamento. Erano tempi difficili: i produttori non avevano alcun canale disponibile per vendere sul mercato e dipendevano dai prestiti bancari, con alti tassi d'interesse. Vi era una mancanza d'opportunità e know-how. Asha fu fondata proprio per aiutarli nella commercializzazione dei prodotti, per frenare l'emigrazione degli artigiani rurali verso le città e migliorare le loro condizioni di vita". Fra i clienti iniziali vi erano alcune organizzazioni cattoliche degli USA e del Regno Unito, che hanno sostenuto Asha offrendole stimoli soprattutto nello sviluppo dei prodotti. Superato un periodo critico negli anni '80, quando, in alcune occasioni, i membri del consiglio direttivo hanno dovuto autotassarsi per pagare alcuni gruppi di produttori, a partire dagli anni '90 Asha è cresciuta in maniera significativa (1015% all'anno) ed ha registrato un aumento delle vendite, specie dopo essere diventata membro dell'ex Ifat. A partire da quel momento, Asha ha iniziato a promuovere attività nel sociale, fra cui programmi educativi, sanitari e di promozione del risparmio. Asha è ora particolarmente impegnata nella promozione del commercio equo e solidale a livello nazionale; a tal fine ha inaugurato recentemente dei punti vendita a Mumbai all'interno di grandi centri commerciali. Asha è membro di: Wfto, Asia Fair Trade Forum e del Fair Trade Forum India, di cui è anche stato promotore. Lucas Caldeira, attuale manager di Asha, è fra i nove membri del consiglio direttivo del Wfto, di cui è tesoriere e rappresentante indipendente. Asha distribuisce i prodotti dei suoi artigiani a circa 40 organizzazioni del Nord del mondo.
cento del prezzo FOB è dedicato ad attività nel sociale. Tra i programmi sociali vi sono:
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Produttori di legno Saharampur - Uttar Pradesh
India
Tra i prodotti distribuiti da Asha, il legno è tra le principali categorie in termini di vendite. La maggior parte della produzione del legno è concentrata nella città di Saharampur, nello stato settentrionale di Uttar Pradesh. L'Uttar Pradesh è quinto stato per estensione dell'Unione Indiana ed il primo per popolazione, con 175 milioni di abitanti. La principale attività economica è l'agricoltura e lo stato è uno dei più poveri del paese. Saharampur ospita circa 30 mila artigiani del legno, prevalentemente musulmani, riuniti in centinaia di gruppi che vanno dai laboratori familiari alle aziende piccole, medie e grandi. A Saharampur vengono prodotti ogni giorno decine di migliaia di portagioie, mobili, portapenne da tavolo, portaincensi, portalettere, fermalibri, cornici per foto e molti altri oggetti di quel noto legno scuro e intarsiato presenti nei negozi di artigianato etnico e nelle bancarelle di tutto il mondo. Grandi aziende di esportazioni della vicina Delhi organizzano quotidianamente spedizioni per il Giappone, il Brasile, gli Stati Uniti, l'Italia, la Spagna, la Germania e il resto del mondo. Il boom di esportazioni di questi prodotti si è verificato soprattutto dal 1998 al 2002. Ogni mattina, sulle strade di Saharampur, si presentano i mercanti di legname che vendono la materia prima organizzando una sorta di asta. I mastri dei laboratori gridano l'uno sull'altro per accaparrarsi il miglior legno al miglior prezzo possibile. Proprietario del legname è il governo dello stato, che vende ai grossisti. Nella zona ci sono circa 50 grandi mercanti di legname. La lavorazione del legno è una specializzazione dei musulmani, che costituiscono circa la metà della po-
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Artigiano del legno di Asha - Saharampur
polazione di questa città. Asha collabora con dieci piccole e medie aziende della città e paga i prodotti circa il 10% in più del mercato tradizionale. A Saharampur vive uno dei "social worker" di Asha, Bisu, che visita regolarmente i gruppi di artigiani per coordinare con loro gli ordini e promuove, specialmente tra le donne, progetti di risparmio collettivo.
Ansa: produttori di noci del sapone ANSA si trova nel Tamilnadu meridionale, terza economia più grande fra gli stati indiani e lo stato più industrializzato del paese, nella città di Tiruchirappalli, comunemente conosciuta come Trichy. ANSA distribuisce diversi integratori alimentari e prodotti cosmetici ecologici ad aziende nazionali e internazionali. Tra i suoi principali prodotti vi sono le noci del sapone. Le noci del sapone provengo da un albero chiamato Sapindus, che contiene saponina. La specie è ampiamente coltivata sulle parti più alte delle pianure Indo-Gangetiche, nelle regioni Shivaliks e sub-Himalayane ad altitudini comprese fra i 200m e i 1500m. Conosciuto anche come "albero delle noci del sapone", è uno dei più importanti alberi delle regioni tropicali e sub-tropicali dell'Asia. Le noci del sapone sono usate da lungo tempo nel mondo occidentale per la produzione del sapone, insieme ad altri additivi chimici. Oggi le noci del sapone sono comunemente disponibili nei negozi biologici in Europa, mentre in India non sono comunemente usate e vendute. In alcuni villaggi, le donne le usano per preparare shampoo naturali e per lavare i tessuti di seta delicati; tuttavia le noci del sapone sono raramente usate in lavatrice. Le noci del sapone hanno proprietà insetticide e inoltre sono usate nella medicina ayurveda per il trattamento dell'epilessia, della psoriasi, dei pidocchi e delle emicranie. Alcuni studi hanno mostrato che la saponina delle noci del sapone inibisce la crescita delle cellule tumorali. Ansa acquista le noci del sapone da grossisti nell'Himachal Pradesh, India settentrionale. Non ha però alcun contatto diretto con gli agricoltori che raccolgono le noci del sapone e non dispone di informazioni sul prezzo che ricevono per ogni chilo di noci. Ansa distribuisce le noci acquistate e vari gruppi di donne, che si occupano della snocciolatura a mano delle noci. Queste vengono poi confezionate in sacchi di cotone e spedite ad Asha, a Mumbai, che poi le vende sul mercato internazionale del commercio equo. Le donne che lavorano da casa nella snocciolatura delle noci del sapone sono pagate su base produttiva: 4,50 Rs. al chilo. Considerando che ci vuole oltre un'ora per snocciolare un chilo di noci del sapone e che le donne lavorano dalle 4 alle 5 ore al giorno, esse ricevono circa 20 rupie al giorno (circa 0,35 euro). Durante la valutazione hanno denunciato di essere sottopagate. Oltre alla questione del prezzo poco equo risulta critico il tipo di filiera: dai raccoglitori nell'India setten-
Sgusciatura delle noci del sapone - Tamil Nadu
trionale alle unità di lavorazione al Sud fino all'organizzazione esportatrice a Mumbai e infine in Italia. Appare inoltre incoerente il fatto che i raccoglitori di noci, che non è una materia prima particolarmente elaborata, siano completamente esclusi dalla catena.
Sipa Storia e obiettivi SIPA (Federation of South Indian producer assotiations - Federazione delle associazioni dei produttori dell'India meridionale) è una federazione di 40 agenzie volontarie e cooperative di produttori dell'India meridionale. La sede centrale di Sipa è a Chennai, mentre i gruppi sono negli stati dell'Andra Pradesh, Karnataka, Kerala, Pondicherry e Tamilnadu. Sipa è coinvolta in programmi volti alla creazione di reddito, in coordinamento con le Ong e i loro gruppi.
LA RETE DI SIPA La struttura organizzativa comprende un consiglio d'amministrazione, un consiglio centrale e 3 commissioni di lavoro responsabili della distribuzione, della programmazione e dell'amministrazione. Attualmente il consiglio d'amministrazione ha circa 36 membri, comprendenti Ong, società cooperative e gruppi di produttori associati alla Sipa. Inoltre, ognuno dei 5 stati meridionali è rappresentato da 5 membri nel consiglio d'amministrazione. I rappresentanti degli stati costituiscono un capitolo statale. Il consiglio d'amministrazione elegge il Consiglio Centrale, comprendente un massimo di 15 membri per due anni. La formazione del Consiglio Centrale
Produttori di Sipa partecipanti al corso di HP
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Sipa è nata con l'obiettivo di facilitare la crescita socioeconomica di artigiani e produttori marginalizzati nei 5 stati dell'India meridionale. Per conseguire questo obiettivo, Sipa promuove e sviluppa una rete di produttori, fornendo servizi di commercializzazione e rafforzamento delle capacità organizzative e produttive. La finalità di Sipa è orientata allo sviluppo olistico e alla sostenibilità delle imprese. Tra i prodotti commercializzati da Sipa ci sono oggetti in ceramica, giocattoli e bambole in legno laccato, articoli decorativi, mobili in palissandro e tavole intagliate, tessuti, prodotti per tintura, accessori per la casa, sciarpe di seta, panieri, decorazioni natalizie e borse. L'idea di costituire e promuovere Sipa fu suggerita nel 1984 a Chennai da gruppi di produttori precedentemente affiliati a COMPROMA (Community Product Marketing), un'organizzazione impegnata nella distribuzione di prodotti di varie Ong e cooperative del Sud dell'India. COMPROMA fu promossa nel 1978 dal signor Panchaksharam (Panchu), che lavorava come consulente di Oxfam Bridge, e da altri pro-
fessionisti dello sviluppo sociale. Questa organizzazione tuttavia fallì a causa di problemi di gestione. Nell'agosto 1984, i membri di COMPROMA si resero conto della necessità di costituire un organismo alternativo, un'agenzia di commercializzazione, per vendere i loro prodotti sul mercato internazionale. Ritenevano che il nuovo organismo avrebbe potuto fornire accesso e servizi di formazione ai suoi membri, oltre a fornire un supporto nella commercializzazione. Oxfam Bridge sostenne questa decisione e nominò il sig. Panchu perché facilitasse il processo di costituzione di un'organizzazione e di una rete. Questo processo sfociò nella formazione di Sipa nel 1986. All'inizio, nel 1986, Oxfam Trading commissionava a Sipa prodotti fatti a mano e prodotti tessili. Il mercato internazionale di Sipa si espanse quindi gradualmente ed altre ATO cominciarono a fare ordini all'organizzazione. Nel 1989 Oxfam chiuse le sue attività nell'India meridionale e il sig. Panchu entrò in Sipa come consulente, fornendo assistenza professionale. Il sig. Panchu, in qualità di segretario della Sipa, fu tra i promotori del Forum di commercio equo e solidale indiano nel 2001 (Fair Trade Forum India). Sipa ha ospitato il segretariato nazionale del Forum fino al 2003. Sipa è membro dell'IFAT, dell' Asia Fair Trade Forum e del Fair Trade Forum India. È stata una delle prime organizzazione indiane a promuovere il commercio equo e solidale, avviando partenariati con le agenzie di sviluppo e le Ong.
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si svolge attraverso una procedura mista di elezioni e nomine. Il Consiglio Centrale comprende Ong, rappresentanti di cooperative e di gruppi di produttori. Il personale non è rappresentato nel Consiglio Centrale di Sipa. Benché i detentori di ufficio debbano rimanere in carica per due anni, possono essere rieletti per più mandati consecutivi. Il presidente fondatore, David Edmonds, è rimasto in carica per 15 anni dal 1986 sino alla sua morte. Il sig. Panchu occupa la posizione di segretario dal 1992. RELAZIONI DI SIPA CON I PRODUTTORI La relazione fra Sipa e i suoi produttori è trasparente e ben sviluppata. Molti produttori sono membri di Sipa e sono al corrente delle attività dell'organizzazione, della situazione finanziaria e del funzionamento strategico. La maggior parte dei produttori incontrati ha dimostrato un buon legame d'appartenenza e di coinvolgimento con l'organizzazione. La presenza dei produttori nel Consiglio ha facilitato tale processo. L'intensa attività di formazione svolta da Sipa rappresenta un incentivo a lavorare con l'organizzazione.
Europa e USA per interfacciarsi in prima persona con i clienti esistenti e per sviluppare nuovi potenziali clienti. Sipa offre l'opportunità ai produttori di partecipare a queste attività e, ad oggi, 4 produttori partner hanno partecipato a fiere e tour promozionali in Europa. In tutte le fiere Sipa distribuisce i cataloghi dei prodotti e campioni di merce, per facilitare il processo di scelta del prodotto. I tour promozionali sui mercati si sono rivelati uno strumento di marketing efficace per aumentare gli ordini e il giro d'affari. Tra i produttori di I grado di Sipa, di cui LiberoMondo acquista i prodotti vi sono produttori di incensi.
I produttori potenziali sono identificati sulla base dei seguenti criteri: - Struttura del gruppo - Infrastrutture di base disponibili per la produzione - Competenze degli artigiani La scrematura iniziale è seguita da visite sul campo per valutare la situazione effettiva. A tutti i gruppi di produttori Sipa paga un anticipo del 50 per cento sugli ordini. Il rimanente 50 per cento è pagato attraverso un assegno circolare entro 45 giorni dalla consegna. Fra gli attuali 40 gruppi, ricevono ordini per quasi 10 mesi all'anno i produttori impegnati nella produzione di giocattoli di legno, ceramiche, candele, incensi, prodotti di cartoleria. Sipa applica un margine medio del 20%, destinato alla distribuzione dei prodotti e alla realizzazione dei programmi sociali e di rafforzamento delle capacità.
India
Progetti
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Sipa offre sostegno in termini di rafforzamento delle capacità e sviluppo d'impresa nelle aree del design, sviluppo del prodotto, commercializzazione, formazione informatica, controllo qualità, confezionamento, definizione del costo e del prezzo. Fra i più recenti programmi avviati da Sipa vi è un programma di formazione informatica, finanziato dall'azienda americana Hewlett-Packard (HP): sono stati forniti 15 computer portatili e 5 computer da scrivania completi di stampante per addestrare alle strategie MED alcuni partner selezionati. Questo progetto è decollato nel settembre 2008. Sipa inoltre partecipa regolarmente a fiere nazionali e internazionali. Organizza tour promozionali in
Impacchettamento degli incensi - Pondicherry
Inner Reflection è nata nel 1996 con l'obiettivo di creare opportunità di lavoro formale e di mercato per le donne più povere dei villaggi situati nei dintorni di Pondicherry, capitale dell'omonimo Stato federale del sud dell'India. Nel '96 il suo fondatore, Riaz Khan, ha avviato la produzione di candele coinvolgendo 5 artigiane. La competizione delle candele made in China ha reso tuttavia difficile le vendite e nel 1999 Inner Reflection ha avviato anche la produzione di incensi, attività storicamente diffusa nella zona. Primo passo è stato il raggruppare in gruppi e cooperative donne che lavoravano in modo informale da casa, legate a intermediari, con i quali spesso si indebitavano. Riunirle in gruppi significava dare loro l'opportunità di sviluppare le loro capacità, contrattare per pagamenti migliori e rapportarsi con organizzazioni formalmente riconosciute. Col fine di rafforzare le produttrici di incensi, nel 2008 Inner Reflection ha condotto un'analisi sulle loro condizioni di lavoro e ha promosso un seminario della durata di 3 giorni, durante il quale le produttrici di vari gruppi hanno avuto modo di esprimere il loro punto di vista sulle principali difficoltà della loro attività e sul salario necessario. A partire
da quanto emerso durante questo meeting, Inner Reflection ha stabilito un salario superiore rispetto alla retribuzione media delle produttrici di incenso della stessa zona. Oggi lavorano con Inner Reflection 88 lavoratrici. Le unità produttrici sono collocate nei tre villaggi di Muthialpet, Reddirpalayam e Chinna Mudalian Charati (quest'ultimo gravemente colpito dallo tzunami del 2004). Grazie al lavoro di advocacy portato avanti da Inner Reflection presso il governo locale, a tutte le lavoratrici è stata rilasciata la "Artisan Card", che garantisce una serie di coperture dal punto di vista assicurativo e sanitario. Il fondatore di Inner Reflection ha inoltre promosso la fondazione e sostenuto lo start up di altre cooperative di produttrici di incenso. Con la sua attività di pressione sul governo locale, ha svolto un ruolo chiave nella crescita organizzativa e nel miglioramento delle condizioni delle lavoratrici di incenso di tutta la città.
Incensi: tradizione millenaria
3. Perfumery: si prepara una soluzione liquida per la profumazione, costituita da oli essenziali diluiti . 4. Drying: le stecche di incensi così ottenute vengono messe ad asciugare 5. Quality checking: vengono eliminati gli stick in cui la massa non si è avvolta in modo uniforme (in questa fase si verifica un calo del 15%) 6. Packaging: gli incensi vengono inseriti nelle bustine di plastica e poi nelle apposite confezioni di carta, insieme al foglio informativo. Le produttrici lavorano circa 8 ore al giorno e sono pagate su base produttiva (32 Rp per ogni 1.000 bastoncini). Considerando che la loro capacità produttiva è di circa 3.000 bastoncini al giorno, il guadagno giornaliero medio è di 96 rupie. Confrontato con altre lavoratrici di incenso del sud dell'India la condizione delle produttrici di Inner Reflection è decisamente migliore. Dal seminario organizzato da Inner Reflection nel 2008 è emerso che le lavoratrici di Pondicherry guadagnano in media 25 rupie per 1.000 sticks. La retribuzione garantita da Inner reflection alle produttrici di incenso è dunque superiore a quello delle lavoratrici non organizzate.
Le materie prime utilizzate per realizzare gli incensi sono: il bamboo, varie polveri naturali, acqua e solventi chimici, nel caso di incensi tradizionali, Charcoal. La lavorazione degli incensi Masala non prevede l'utilizzo di solventi chimici. Gli steps di produzione degli incensi sono i seguenti: 1. Making pest: si mischiano tra loro 5 diverse polveri, si impastano con l'acqua fino ad ottenere una massa compatta
Produttrice di incensi - Pondicherry
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In India la produzione di incensi, comunemente noti con il loro nome Hindi agarbati, ha una storia millenaria: le prime testimonianze sono presenti già nei Veda, i testi sacri dell'induismo e tra i testi religiosi più antichi del mondo (la loro datazione viene fatta risalire tra il 1.500 e il 5.000 a.C). Gli indiani, sia induisti che buddisti, hanno sempre usato gli incensi nelle loro cerimonie religiose come offerta per le divinità , nonché come strumento curativo. Per secoli la preparazione di incensi era attività esclusiva dei monaci. L'india è il primo produttore mondiale di incensi e la domanda di incensi indiani è in costante aumento, sia nel mercato locale che in quello internazionale. La produzione di incensi ebbe origine nello stato del Tamil Nadu, per poi diffondersi anche nel vicino Karnataka, oggi primo produttore nel paese. La produzione di agarbati è diffusa tra le famiglie rurali e semi-urbane, impiega prevalentemente donne e bambini e opera in gran parte nel settore informale. Molte donne lavorano da casa. Gli incensi si dividono in due grandi categorie: Masala e Charcoal. I primi vengono fatti miscelando diverse polveri profumate (come quelle ottenute dalle spezie) e rollando la pasta ottenuta sullo stick di bamboo. Questi incensi contengono essenze profumate in quantità molto ridotte o nulle. Gli incensi charcoal sono ottenuti immergendo lo stick in una miscela di profumi e oli essenziali.
2. Rolling: la massa ottenuta viene rullata sulle stecche di bambù
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Ema Storia sintetica e obiettivi dell'organizzazione
India
Ema è stata fondata nel 1977 da un gruppo di giovani ragazzi e ragazze di un college di Calcutta, intenzionati a promuovere il movimento cooperativistico. L'idea iniziale era quella di riunire vari gruppi di artigiani, in modo che per loro fosse più semplice reperire le materie prime e vendere i prodotti. Inizialmente aderirono sette cooperative; di anno in anno si sono aggiunti nuovi gruppi e attualmente le cooperative coinvolte sono 25. All'obiettivo iniziale di sostenere gruppi di artigiani nella commercializzazione, se ne è presto aggiunto un altro: quello di creare un progetto ampio che fosse allo stesso tempo progetto economico, sociale e ambientale. Per questo l'associazione, la cui sede iniziale era nella città di Calcutta, ha acquistato un terreno in una zona rurale in cui poter costruire sia gli uffici sia alcune unità produttive. L'attuale sede di Ema sorge a Baruipur, una municipalità di oltre 44 mila abitanti, situata a 25 km da Calcutta, nello Stato del Bengala. A Baruipur ci sono gli uffici, 4 unità produttive, una struttura che ospita i produttori per cinque giorni la settimana, una mensa, un grande orto in cui si coltivano ortaggi, legumi e frutta, sette pozzi artificiali per la raccolta dell'acqua piovana (per uso agricolo), pannelli solari che forniscono energia pulita e sostengono le attività dell'intero centro. Le attività produttive di Ema si inseriscono quindi in un percorso più ampio che mira alla creazione di un gruppo che si relazioni, lavori e viva mettendo in pratica dinamiche di rispetto, reciprocità e aiuto mutuo, in cui ognuno possa esprimere le proprie potenzialità, in cui si viva proteggendo la natura e in armonia con essa.
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Lavorazione del cuoio - Baruipur (Calcutta)
Produzione di strumenti musicali Baruipur (Calcutta)
I lavoratori sono scelti tra persone non qualificate, con poche possibilità di trovare impiego altrove, e privilegiando madri sole e disabili. Attualmente nella sede di Baruipur lavorano oltre 200 persone. Le quattro unità produttive sono le seguenti: unità del cuoio, delle candele, degli strumenti musicali e del tessile. Ema si relaziona inoltre con altre unità produttive esterne, da cui acquista altri prodotti, tra cui oggetti in legno, in pietra e mandala. Negli anni '90 Ema ha vissuto una serie di problemi e spaccature interne, dovute in particolare alla mancanza di consenso verso le scelte del manager di allora. Dalla spaccatura è nata, nel 1994, una nuova organizzazione, Madhya Khalikata, anch'essa impegnata nel commercio equo. Ema ha risentito, anche con un calo nelle vendite e con perdita di alcuni clienti internazionali, di questi anni di crisi. La dirigenza di Swapna Das, donna brillante e intelligente, ha ridato nuovo slancio e riaperto buone prospettive per il futuro e la crescita dell'associazione. Nella sede di Baruipur, vengono elaborati prodotti in cuoio, candele, sciarpe di seta, sciarpe di cotone e strumenti musicali.
Imagination Imagination è stata fondata nel 1992 da due artisti latinoamericani con l'obiettivo di creare opportunità di lavoro e realizzare prodotti tessili e saponi naturali con metodi eco-compatibili. E' una delle piccole "industrie verdi" situate nella città internazionale di Auroville, nello stato del Tamil Nadu (India del Sud). Coinvolge 54 artigiani dei villaggi vicini, prevalentemente donne e fornisce loro corsi di formazione in diversi settori quali la sartoria, la tessitura, la produzione di batik, bambole e saponi naturali. Oltre ai programmi di formazione, Imagination offre ai lavoratori una serie di servizi, tra cui l'assistenza sanitaria e la concessione di prestiti senza interessi; organizza inoltre attività ricreative, compresa una vacanza ogni anno per tutti i lavoratori in una località del sud dell'India. Imagination è gestita da due presidenti: il regolamento di Auroville relativo alle attività economiche, infatti, impedisce la concentrazione delle responsabilità nelle mani di una sola persona. Imagination fa parte di un più ampio progetto di sviluppo sostenibile, sociale e ambientale, rappresentato dalla città internazionale di Auroville. Questa "città dell'aurora", concepita da Mirra Alfassa (The Mother) sulla base della filosofia del mistico indiano Sri Auribondo, è nata nel 1968 per essere un "laboratorio" di convivenza pacifica tra culture diverse. La sua fondazione venne sostenuta dal Governo Indiano e dall'Assemblea Generale dell' UNESCO che presentò Auroville come "progetto di basilare importanza per il futuro dell'umanità". Alla cerimonia di inaugurazione, il 28 Febbraio 1968, presero parte i rappresentanti di 124 Paesi, ognuno dei quali portò con sé una manciata di terreno dalla propria terra natale, tutt'ora conservata in un'urna di marmo ad Auroville. Centinaia di persone lavora-
rono alla riforestazione e all'irrigazione di un'area che allora era praticamente desertica. Oggi Auroville è una foresta verde, con una ricca biodiversità e un tessuto economico attivo. Vi abitano più di 2000 persone provenienti da diversi paesi del mondo, che vivono secondo regole condivise e secondo un principio di proprietà collettiva. Al centro della città sorge un grande tempio d'oro e luogo di meditazione, il Matrimandir, intorno a cui si sviluppano le aree residenziali, i campi coltivati, le guest-house per i numerosi turisti, scuole, campi sportivi, piccoli negozi, uffici, bar e ristoranti di cucina indiana e internazionale. La cosiddetta "area industriale" è occupata dalle unità produttive di Auroville: si tratta di piccole "industrie verdi" che producono oggetti di artigianato, cosmesi e abbigliamento riducendo al massimo l'uso di elettricità e utilizzando, quando possibile, materiali di riciclaggio. Oltre a contribuire all'auto sostentamento della città, queste unità produttive generano opportunità di lavoro regolare per uomini e donne dei villaggi vicini. SAPONI VEGETALI DHARMA I saponi vegetali della linea Dharma, realizzati da Imagination, sono fatti a base di oli essenziali e di grassi naturali e sono realizzati tramite lavorazione a freddo, dalla saponificazione degli acidi grassi provenienti dagli oli di cocco, palma, oliva e dagli oli essenziali. Gli oli e i grassi naturali vengono trasformati in sale sodico e in glicerina grazie all'azione della soda caustica (idrossido di sodio). Dalla reazione tra soda, acqua e grassi si ottiene un prodotto ottimo e proprio durante la reazione chimica la soda scompare. Il sapone prodotto è totalmente artigianale e realizzato senza l'aggiunta di grassi animali o industriali. I saponi Dharma hanno la certificazione "Beauty without crueltly". Una particolarità: le scatole dei saponi sono stampate, una ad una, manualmente da un artigiano di Auroville.
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taglio del sapone - Tamil Nadu
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Navdanya Navdanya è un movimento per la conservazione della biodiversità, l'agricoltura sostenibile e i diritti degli agricoltori, fondata dalla famosa attivista e ambientalista indiana Vandana Shiva. E' stata avviata nel 1987 come programma della Research Foundation for Science, Technology and Ecology (RFSTE - Fondazione di ricerca per la scienza, la tecnologia e l'ecologia). "Navdanya" vuol dire nove semi, che rappresentano la fonte collettiva per la sicurezza alimentare dell'India e un equilibrio ecologico vario a più livelli, dall'ecologia della terra all'ecologia del nostro corpo. Une dei principali motti di Navdanya è: "la diversità è prosperità". Sin dall'inizio, Navdanya si è occupata di tematiche legate alla biodiversità, all'agricoltura biologica, ai diritti dei popoli, alle risorse naturali e alla sostenibilità. Navdanya affronta queste tematiche lavorando su 3 livelli, dal micro al macro: a) svolge attività di ricerca attraverso i suoi comitati di esperti; b) lavora sul campo con migliaia di agricoltori per promuovere l'agricoltura biologica, facilitare la conservazione e lo scambio dei semi di delle varietà tradizionali 3) distribuendo i prodotti dei suoi partner a livello nazionale e internazionale.
La coltura del riso è la più diffusa a livello mondiale. Più del 90 % è coltivato in Asia. Si consumano annualmente circa 200 milioni di tonnellate di riso. E' l'alimento base della dieta di metà della popolazione mondiale. E' generalmente riconosciuto che il riso è stato coltivato in origine nella regione dell'India o dell'IndoCina. I più significativi ritrovamenti archeologici della coltivazione del riso in India risalgono al 9000 - 8000 a.C. (Mesolitico avanzato). Il riso è anche utilizzato in numerosi rituali religiosi in India. Con la diffusione della Rivoluzione Verde in India negli anni Sessanta, è aumentato rapidamente il tasso di sostituzione delle varietà tradizionali (soprattutto riso e grano) con le moderne varietà ad alta resa (HYV). Anche oggi continuano a scomparire a tassi preoccupanti le varietà tradizionali, oltre alla trasformazione delle colture indigene e dei relativi ecosistemi. In India, oltre il 75% della produzione totale di riso proviene dalle 10 varietà migliorate (HYV), che hanno sostituito la maggior parte delle varietà indigene. In realtà, secondo quanto dimostra Navdanya nei suoi esperimenti e studi, le HYV non hanno un'alta resa se la produttività è misurata in termini di rendimento per volume unitario di acqua utilizzata (tonnellate / k. lit) e le varietà indigene sono meno costose e sostenibili ecologicamente della maggior parte delle HYV.
India
Attualmente Navdanya ha oltre 5000 membri in tutto il paese. Navdanya ha costruito una fattoria biologica, la "Fattoria biologica della conservazione della biodiversità", su un area di 20 acri, a Deradhun, fra le montagne dell' Himalaya e Sivalik, nell'Uttrakand, India settentrionale. La terra era stata precedentemente desertificata dalla monocoltura di eucalipti e adesso ospita un habitat in cui crescono oltre 650 varietà di piante che includono, fra le altre, 250 varietà di riso, 30 varietà di grano e molte specie di piante mediche. A Deradhun si svolgono attività di ricerca
sul campo, seminari e laboratori di formazione con gli agricoltori. Visitano la fattoria e partecipano ai laboratori e ai workshop studenti e volontari da tutto il mondo. Grazie soprattutto al prestigio internazionale di Vandana Shiva nei movimenti sociali e nel commercio equo, Navdanya ha distribuito i suoi prodotti a varie organizzazioni di commercio equo e ad altri partner internazionali. Molte Ong e movimenti sociali di Spagna, Francia, Regno Unito, Canada, USA e di altri paesi sostengono Navdanya nel finanziamento dei suoi programmi e delle attività di ricerca.
Fattoria di Navdanya - Deradhun
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INTERVISTA A VANDANA SHIVA AGOSTO 2009 - NEW DELHI Come è nata Navdanya e con quali obiettivi? Ho fondato Navdanya nel 1987, quando era diventato chiaro che poche corporation volevano controllare tutti i semi della vita, modificando ogni pianta e brevettando ogni coltura. Per me questa era un'idea di dittatura, quindi abbiamo iniziato a salvare semi, in modo che i contadini avessero la libertà di conservare e seminare i loro semi, semi di libertà. Nella fase iniziale abbiamo fondato banche dei semi in diverse comunità del Paese, ma nessuno credeva che si potessero salvare fino a 50 varietà di riso. Il paradigma della monocoltura e dell'agricoltura industriale era profondamente radicato nella mentalità della gente e sembrava impossibile ipotizzare un'agricoltura diversa. Questo è il motivo per cui ho deciso di costruire la fattoria di Deradhun: avevamo bisogno di un posto in cui "educare" il pubblico, i politici e mostrare che attraverso la biodiversità è possibile produrre di più e che salvando i semi i contadini possono aumentare i loro redditi. Ai contadini è sempre stato detto: "liberati dei tuoi semi, comprane di nuovi e diventerai più ricco!". Invece è successo esattamente il contrario: i contadini che dipendono dai semi dalle corporation si stanno indebitando. Migliaia di contadini hanno commesso suicidi e la maggior parte di loro si trova proprio in aeree in cui la Monsanto ha stabilito il suo monopolio. Questi sono semi del suicidio. Noi abbiamo bisogno di semi di vita. Nella fattoria di Derhadun si può osservare che lavorando con la natura è possibile creare prosperità per gli esseri umani, e che lavorando con la natura possiamo sconfiggere la povertà e la fame. Quest'anno abbiamo una grave siccità, ma i contadini che lavorano nel rispetto della natura e con il modello suggerito da Navdanya - un modello basato sulla biodiversità e l'agricoltura ecologica - sono contadini che non soffrono un collasso agricolo. Questo modello, ora necessario per affrontare il cambiamento climatico, ha tre grandi vantaggi: 1) protegge la natura e la biodiversità; 2) difende il sostentamento dei piccoli contadini e delle persone più povere, perché la forma migliore per rimuovere la povertà è l'agricoltura ecologica; 3) permette di produrre cibo e risolvere il problema della fame. E' quindi una vittoria in ogni aspetto: una vittoria per i consumatori, che possono mangiare un cibo migliore, e una vittoria per i produttori, che ottengono redditi più alti, non sprecano i loro soldi per comprare semi chimici cari e non distruggono questo splendido pianeta. A Deradhun abbiamo anche avviato una piccola scuola, la scuola dei semi, che è aperta alle persone del mondo: i contadini vengono per i corsi e chiunque può venire per imparare come l'agricoltura organica e la biodiversità sono la strada per uscire dalla povertà e dalla catastrofe ecologica nella quale siamo immersi.
Tra i principali prodotti di Navdanya c'è il riso basmati. Quali sono le sue peculiarità? Data la scarsità di cibo e la crisi alimentare di oggi, il governo Indiano ha proibito l'esportazione di tutti i risi tranne il basmati (quello meno utilizzato per il consumo locale perché più pregiato) ma il governo corrompe i commercianti che esportano il riso non basmati e ora molti commercianti stanno esportando riso non basmati con il marchio del riso basmati: comprano e vendono varie qualità di riso non basmati cospargendole di chimici che gli danno così l'aroma del basmati. Per cui il mercato del basmati è ora completamente corrotto. Quello che compri col nome di basmati non è sempre basmati, ma Deradhun è un posto unico per questa qualità di riso. I contadini che coltivano il basmati stanno coltivando assolutamente l'autentico e antico basmati. Per noi il basmati è importante prima di tutto per l'unicità di questo riso - è un riso ottimo - poi perché è un seme che è stato patentato: una compagnia in Texas dichiara di aver inventato il basmati. Il vero basmati che i contadini coltivano è un importante ingrediente di giustizia. Per questo il Fair Trade è importante. Consumare il riso basmati autentico è giusto per coloro che lo mangiano e per coloro che lo consumano.
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Navdanya ha anche dei piccoli negozi. Come funzionano? La nostra fattoria è anche il cuore del Fair Trade locale: Navdanya sostiene i contadini fornendo loro semi, corsi di formazione, ma li sostiene anche creando un mercato giusto, facendo sì che guadagnino un prezzo giusto per il loro incredibile lavoro e vendano il loro riso basmati e gli altri prodotti nei nostri negozi. Abbiamo dovuto aumentare i nostri negozi perché il mercato convenzionale è diventato sempre più ingiusto. I negozi sono piccoli spazi di giustizia e la fattoria di Deradhun è un luogo in cui i contadini non sono sfruttati, sono loro a fissarne il prezzo, assicurano una buona qualità e sono partecipi di un network come quello descritto da Gandhi: lui non voleva il mondo come una piramide in cui la cima schiaccia la base, che è la forma in cui il mercato globale è organizzato, con 5 multinazionali che controllano e schiacciano il resto del mondo. Gandhi vedeva un mondo fatto di circoli oceanici di amore e compassione. Noi vediamo Navdanya come una forma per dilagare questi circoli oceanici di inclusione, in modo che gli ultimi contadini, gli ultimi bambini, le ultime donne, non siano deprivati della parte del benessere che loro stessi creano.
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Sri Lanka
Superficie: 65.610 kmq Popolazione: 25 milioni Etnie: 75% cingalesi, 18% tamil, 7% moor, 1% altri Religione: 70% buddisti, 15% induisti, 8% cristiani, 7% musulmani Spese militari: 21% della spesa pubblica totale (Italia: 4,1%) Indice di sviluppo umano (HDI/ISU rank): 99° su 177 Indice di povertà umana (HPI/IPU rank): 44° su 108 Aspettativa di vita: 71,6 anni Alfabetizzazione: 90,7% Popolazione sotto la soglia di povertà (-2$ al giorno): 41,6% DATI UNDP 2008
Produttori: Selyn, Gospel House Periodo: agosto 2009 A cura di: Luca Gioelli Lo Sri Lanka, il cui nome ufficiale è Repubblica Democratica Socialista dello Sri Lanka, conosciuta anche come Ceylon (nome ufficiale fino al 1972), è uno stato insulare che si trova in Asia, e occupa l'omonima isola al largo della costa sud-orientale del subcontinente indiano. Per la sua forma particolare e la sua vicinanza alla costa indiana è stata definita “lacrima dell'India”. La sua capitale amministrativa è Sri Jayewardanapura Kotte ed è situata alla periferia di Colombo, precedente capitale nonché città più popolosa del paese. Il 26 dicembre 2004 le coste sono state travolte dal maremoto che ha provocato la morte di 31 mila persone. Tra le zone più colpite, i litorali a sud-ovest intorno alla città di Galle e quelli delle regioni tamil nordorientali. Molte vie di comunicazione sono tuttora interrotte.
Sri Lanka
La storia
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I primi a insediarsi sull'isola furono i veddah, un popolo nomade dalla pelle scura e di statura bassa quasi come i pigmei. Secondo una leggenda piuttosto maliziosa, sarebbero stati imparentati con gli yakkha, demoni sconfitti dai singalesi intorno al V o VI secolo a.C. Diversi regni singalesi misero radici sull'isola durante il IV secolo a.C., il più forte dei quali fu quello di Anuradhapura, nelle pianure del nord. Il buddhismo fu introdotto da Mahinda, figlio dell'imperatore indiano mauryano Ashoka, nel III secolo a.C., diventando rapidamente la religione dominante e cardine di un forte ed esplicito nazionalismo. Nei secoli successivi i regni singalesi dovettero affrontare a più riprese e con alterne fortune invasioni provenienti dal sud dell’India. I portoghesi arrivarono a Colombo nel 1505 e si impadronirono del monopolio sul commercio di spezie e cannella. Nel 1597 i colonizzatori portoghesi detenevano il controllo formale sull'isola, ma non riuscirono tuttavia a estromettere il potente regno singalese di Kandy che, nel 1658, si avvalse dell'aiuto degli olandesi per scacciarli. Agli olandesi interessavano il commercio e il profitto molto più della religione e della terra. Tuttavia anch’essi tentarono di estendere il proprio controllo su tutta l’isola finché nel 1796 vennero scalzati dagli inglesi. Questi ultimi riuscirono ad annientare il regno di Kandy
e nel 1815 diventarono la prima potenza europea a governare l’intera isola. L'impero avanzava inesorabilmente con la costruzione di strade, piantagioni di caffè, tè, cannella e noci di cocco (coltivate da contadini Tamil deportati dall'India meridionale) e l'introduzione dell'inglese come lingua nazionale. Lo Sri Lanka, o Ceylon come ancora veniva chiamata, ottenne la piena indipendenza in qualità di 'dominion' del Commonwealth nel 1948. Il suo primo governo adottò una politica socialista, rafforzando i servizi sociali e mantenendo un'economia forte, ma anche revocando il diritto di voto a 800.000 tamil che lavoravano nelle piantagioni della regione collinare. Il nazionalista singalese Solomon Bandaranaike venne eletto nel 1956 e fece approvare in parlamento una legge 'esclusivamente Sinhala' che faceva del singalese la lingua nazionale e riservava di fatto ai singalesi i posti di lavoro e le posizioni migliori. In parte questo doveva servire a rimediare allo squilibrio di potere esistente tra la maggioranza singalese e l'élite colta, cristiana e di lingua inglese; provocò invece le ire della minoranza hindu tamil, che cominciò a premere per un sistema di governo federale che desse maggiore autonomia alle zone a maggioranza tamil del nord e dell'est. I problemi etnici e religiosi dello Sri Lanka risalgono a questo periodo e si sono intensificati con il rallentamento dell'economia e l'aumento della competizione per la ricchezza e per il lavoro. Bandaranaike fu assassinato da un monaco buddhista nel 1959, quando stava tentando di ricomporre il dissidio fra le due comunità. La sua vedova, Sirimavo, prese il suo posto, diventando la prima donna al mondo a ricoprire la carica di primo ministro. Proseguì la politica socialista del marito, ma l'economia andava di male in peggio. Una rivolta male organizzata dai Maoisti Singalesi del JVP (Janatha Vimukthi Peramuna) fece migliaia di vittime. Un anno dopo, il paese divenne una repubblica e riprese il nome ufficiale di Sri Lanka. Nel frattempo l'economia continuava a deteriorarsi e il disagio cresceva tra i tamil del nord. La costituzione del 1972 attribuiva formalmente al buddhismo il primato di religione di stato e i posti per i tamil all'università vennero ridotti. Quando il disagio civile si trasformò in stato di emergenza nelle zone a maggioranza tamil, la polizia e l'esercito, male addestrati e prevalentemente singalesi, cominciarono a essere considerati come un nemico dai giovani tamil, che iniziarono una lotta per l'indipendenza della loro terra. Junius Richard Jayewardene fu eletto nel 1977 e promosse il tamil a 'lingua nazionale' nelle zone a maggioranza Tamil. Attribuì anche maggiori poteri al governo locale, ma la violenza e le rappresaglie tra le forze di
sicurezza e i giovani tamil sfuggirono presto al controllo. Quando i secessionisti del LTTE (Liberation Tigers of Tamil Eelam) massacrarono una pattuglia dell'esercito nel 1983, una folla singalese inferocita si scatenò in due giorni di devastazione, uccidendo diverse migliaia di tamil e bruciando e saccheggiando le loro proprietà. Questo segnò un punto di non ritorno: molti tamil si trasferirono al nord nelle zone a maggioranza tamil e i singalesi cominciarono ad abbandonare la zona di Jaffna. I secessionisti tamil reclamavano il terzo settentrionale del paese e la costa orientale; essi costituivano senza dubbio la maggioranza al nord, però a est si trovavano tamil, singalesi e meor (musulmani) in parti uguali. Vi fu un'escalation di violenza da entrambe le parti, con intimidazioni e massacri tipici di quella che oggi chiamiamo 'pulizia etnica'.
La guerra
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I mezzi di informazione non ne hanno parlato molto, eppure, dopo i conflitti in Iraq e Afghanistan, quella in Sri Lanka è stata la guerra recente più violenta. In Iraq la tragica conta dei morti si attesta sui duemila al mese, l’Afghanistan segue alla velocità di settecento morti mensili, il conflitto tra il governo di Colombo e gli indipendentisti tamil ha registrato una mortalità media mensile di trecento persone: di gran lunga superiore a qualsiasi altra guerra attualmente in corso. Negli ultimi anni, la situazione ha subito un drastico peggioramento, anche a causa della recente scoperta di enormi giacimenti di petrolio e gas naturale nello specchio di mare al largo dei territori ribelli. Questo conflitto, iniziato nel 1983 e costato circa novantamila vittime, per metà civili, affonda le sue radici in una vecchia disputa storiografica che sconfina nella mitologia. Lo Sri Lanka, 'terra splendente' in sanscrito, è abitato da due popoli assai differenti tra loro. La maggioranza dominante singalese, di religione buddista e origine indoeuropea, sostiene di essere l'unica e originaria popolazione di quest'isola. Secondo questa versione - comunemente ritenuta veritiera - la minoranza tamil, di religione induista e origine dravidica, migrò nel corso dei secoli dall'India meridionale stanziandosi nella parte settentrionale dell'isola. I tamil rivendicano di essere autoctoni dello Sri Lanka fin dalla notte dei tempi, quando l'isola era collegata al sud dell'India tramite l'istmo di terra noto come il 'Ponte di Adamo', oggi sommerso dal mare. Il regno tamil di Jaffna, effettivamente esistito nel nord dell'isola tra l'XI e il XVI secolo d.C., è la base storica delle loro rivendicazioni indipendentiste. Come per molte guerre contemporanee, si tratta di una triste eredità della dominazione coloniale. Per meglio controllare le colonie, i britannici - e non solo loro - ricorrevano all'antico principio del “divide et impera”, sfruttando e accentuando le divisioni e i contrasti all'interno delle popolazioni per impedire che esse si unissero contro di loro. In Sri Lanka, a quell'epoca conosciuta come Ceylon, i coloni di Sua Maestà decisero di emarginare la maggioranza singalese privilegiando i tamil. Ad essi fu data un'istruzione di matrice occidentale nelle scuole e università costruite nelle zone tamil del nord. Tutti i funzionari dell'am-
ministrazione coloniale erano tamil e anche i migliori posti di lavoro (medico, insegnante, poliziotto, soldato) erano a loro appannaggio. Perfino il lavoro nelle piantagioni di tè degli altipiani interni non era destinato ai singalesi, ma alle centinaia di migliaia di tamil fatti appositamente venire dal sud dell'India. Con la conquista dell'indipendenza, nel 1948, la maggioranza singalese si prese la rivincita e iniziò a estromettere i tamil da tutti i settori. L'insofferenza dei tamil crebbe progressivamente con l'aumentare delle politiche discriminatorie fino alla nascita, negli anni Settanta, di movimenti e partiti nazionalisti tamil che iniziarono a rivendicare l'indipendenza delle loro regioni. Dopo la sanguinosa repressione delle proteste tamil del 1977 - centinaia di manifestanti vennero uccisi dall'esercito - gli indipendentisti entrarono in clandestinità e scelsero la strada della lotta armata, che ebbe inizio sei anni più tardi, dopo i sanguinosi pogrom anti-tamil del luglio nero del 1983. A guidarla fu fin da subito il movimento delle Tigri per la liberazione della patria Tamil (Liberation Tigers of Tamil Eelam - Ltte), fondato da Velupillai Prabhakaran, che da allora ne fu il comandante supremo. L'esercito governativo rispose scatenando una guerra totale nelle regioni settentrionali e orientali dell'isola. Una guerra che da allora è continuata quasi ininterrottamente. Nel corso degli anni l'Ltte – finanziato dalla diaspora tamil sparsa in tutto il mondo - ha assunto il pieno controllo delle province nord-orientali dello Sri Lanka, instaurando un'amministrazione parallela con tanto di governo, parlamento, moneta, banca, sistema postale, ospedali, scuole propri, e ha potenziato la propria struttura militare dotandosi di marina e aviazione oltre che di una brigata di kamikaze, le famigerate Tigri Nere. L’ultima tregua nei combattimenti, raggiunta nel febbraio 2002, sembrava potesse reggere nonostante le migliaia di violazioni da entrambe le parti. La tragedia dello tsunami del dicembre 2004, che unì gli uomini di fronte alla natura, pareva aver messo la parola 'fine' alla guerra, ma l'illusione durò poco. A rovinare tutto è stato un fattore che, almeno in questo conflitto, non era mai apparso prima: il petrolio. Le prospezioni sottomarine effettuate dall'India nel 2005 hanno rivelato la presenza di enormi giacimenti di petrolio e gas naturale sotto i fondali del Golfo di Mannar, proprio al largo della regione controllata dal Ltte. Questo ha certamente giocato un ruolo non secondario nella ripresa delle ostilità alla fine del 2005, seguita da una drammatica escalation costata più di settemila morti e caratterizzata da massicci bombardamenti aerei da parte dell'aviazione governativa – che non ha risparmiato obiettivi civili - e da sempre più sanguinosi attacchi suicidi sa parte delle Tigri Nere. A questo si aggiunge il crescente fenomeno delle sparizioni e delle esecuzioni extragiudiziali di civili ad opera dei corpi speciali dell'esercito e soprattutto dei paramilitari collaborazionisti tamil del gruppo 'Karuna'. Un fenomeno che il governo di Colombo ha ritenuto “normale” in un contesto di lotta al terrorismo. Il 19 maggio 2009 il governo singalese ha proclamato la propria vittoria sui ribelli Tamil. Con l'uccisione del leader storico della Tigri Tamil, Velupillai Prabhakaran, e con la conquista da parte dell'eser-
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Sri Lanka
cito delle ultime trincee del Ltte nel distretto di Mullivaikal, si è definitivamente concluso un conflitto che in 26 anni ha causato la morte di oltre 90 mila persone. Più che una vittoria, un massacro. A pagare il prezzo più alto di questa guerra sono stati, soprattutto negli ultimi mesi, i civili tamil. Da quando è iniziata, a gennaio 2009, la travolgente avanzata dell'esercito singalese verso le ultime roccaforti del Ltte sulla costa orientale di Mullaitivu, sono morti oltre 9 mila civili tamil, contro circa 2.500 guerriglieri del Ltte e 1.300 soldati singalesi. Una strage di civili causata dagli indiscriminati bombardamenti governativi su villaggi, tendopoli di sfollati e perfino ospedali. Un crimine di guerra che si è consumato nella più totale indifferenza della comunità internazionale. Un crimine di guerra di cui sono corresponsabili le Tigri Tamil, che, quantomeno nelle ultime settimane, impedivano ai civili di fuggire usandoli di fatto come scudi umani. Una pratica criminale alla quale i comandi del Ltte non erano mai ricorsi in passato perché i civili tamil sfollati dai combattimenti hanno sempre scelto di fuggire in territorio ribelle, piuttosto che in territorio governativo, per paura di finire rinchiusi nei ‘campi d'accoglienza' del governo (prigioni a cielo aperto dove i profughi vengono trattati come prigionieri e come sospetti terroristi, quindi interrogati, a volte torturati e uccisi) o di essere comunque condannati a una vita fatta di emarginazione e persecuzioni razziali. Pochi erano i fortunati che si potevano permettere di fuggire all'estero, in India o addirittura in Europa. In Sri Lanka, i leader sopravvissuti delle Tigri Tamil hanno annunciato di voler proseguire politicamente la lotta per la costituzione di uno stato Tamil indipendente. L'annuncio è arrivato con un messaggio registrato del capo delle relazioni internazionali, Selvarasa Pathmanathan, secondo il quale il movimento continuerà a perseguire l'obiettivo di uno stato tamil indipendente, con la lotta politica. "La battaglia del popolo tamil - ha dichiarato - ha raggiunto un nuovo livello. E' ora di proseguire con la nostra visione politica per il conseguimento della nostra libertà". Inoltre, Pathmanathan, che è ricercato dall'Interpol perché accusato di avere procurato armi all'organizzazione, ha annunciato la formazione di un governo di transizione e di un comitato direttivo che dovrà decidere le azioni future del gruppo, secondo principi democratici. Per alcuni analisti, la nuova formazione potrebbe guadagnare presto numerosi consensi e supporti finanziari fra la popolazione tamil che ha dovuto lasciare l'isola. L'offensiva militare governativa, che ha posto fine ad una guerra che si protraeva da 26 anni, ha lasciato sul campo diverse migliaia di civili tamil, mentre 250 mila profughi sono stati richiusi in campi militari, dove è stato più volte denunciato il mancato rispetto dei diritti umani basilari .
Selyn Selyn nasce nel 1991 su iniziativa di Sandra Wanduragala, avvocato cingalese, che iniziò a lavorare con 15 donne del villaggio di Wanduragala, nei pressi di Kurunegala, capoluogo dell’omonima provincia sita nella parte centro occidentale del paese. La decisione di avviare un progetto che si occupasse di fornire lavoro, formazione, reddito e autonomia alle donne nasce da quella che è stata l’esperienza di vita della fondatrice. Da giovane si rese conto “..delle grandi difficoltà che le donne devono affrontare per accudire la famiglia, aiutare i figli a costruirsi un futuro e di come la loro dedizione sia un bene prezioso e insostituibile per la crescita e il benessere della comunità”. Non sempre è possibile dire lo stesso degli uomini che a volte sono poco presenti o ancor peggio fonte di problemi per le famiglie a causa dell’alcoolismo e delle violenze perpetrate ai danni di mogli e figli. Questa è stata anche l’esperienza di Sandra che ebbe occasione di rendersi conto delle mille difficoltà affrontate dalla madre nell’accudire una famiglia di sei persone con un marito alcolista. Divenuta adulta ed autonoma iniziò a praticare la professione legale e si costruì una propria famiglia con due figli, ma non abbandonò l’idea di intervenire concretamente a favore delle donne, in particolare di quelle che non avevano avuto la sua stessa fortuna. Pensando a quella che era un’attività tradizionale dell’area, decise di investire il suo denaro personale per avviare un primo laboratorio di tessitura, allestito in un modesto edificio eretto su un piccolo appezzamento di terra che faceva parte della sua dote. Un primo gruppo di 15 donne iniziò quindi a produrre tessuti utilizzando i tradizionali telai a mano. Nel 1994 Sandra, che nel frattempo stava proseguendo il suo lavoro da avvocato, decise di coinvolgere nell’attività il fratello minore, Hilary. Un conoscente di origine giapponese di passaggio a Kurunegala ricevette da Sandra un piccolo animale di pezza, realizzato per l’occasione quale dono per la figlia. Il regalo piacque molto non solo all’interessata, ma anche ad amici e conoscenti che ne richiesero altri esemplari.
Lavoro al telaio
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disposizione delle cinque unità che si occupano della tessitura: quattro sono attrezzate con telai manuali e coinvolgono 93 donne, mentre una è dotata di telai elettrici e dà lavoro a 29 persone. Le pezze di tessuto possono essere quindi utilizzate nella realizzazione di abbigliamento, tra cui i bellissimi sari, e articoli tessili per la casa, come tovaglie, copriletto, tendine,… In questo caso sono le stesse unità di tessitura a provvedere anche a questa fase della lavorazione. La maggior parte dei tessuti sono però destinati all’unità produttiva allestita presso la sede che si occupa della produzione di giochi e articoli per bambini.
“Fabbrica dei giochi”
In questo modo un po’ casuale ebbe inizio la produzione di pupazzi, giochi e altri articoli per bambini e ragazzi. L’attività di Selyn si è andata ampliando nel corso degli anni, così come la sua gamma di prodotti, fino ad arrivare a contare circa 360 dipendenti, cui si devono aggiungere alcuni gruppi esterni. La difficile situazione economica degli ultimi anni ha provocato una flessione degli ordini e una conseguente riduzione del personale che ad agosto 2009 contava di 328 unità. Ciò è avvenuto sostanzialmente non rimpiazzando il personale che nel frattempo ha deciso di dimettersi per cause personali, quali ad esempio, nel caso delle donne, il matrimonio o la nascita dei figli. Il ruolo delle donne nella società e nella famiglia è ancora fortemente ancorato a modelli tradizionali che influenzano in modo sostanziale anche le possibilità di accesso e di permanenza nel mondo del lavoro. Selyn è nata proprio con l’intento di offrire a donne, soprattutto quelle appartenenti alle classi sociali meno abbienti, l’opportunità di essere maggiormente autonome e protagoniste sia in ambito familiare che all’interno della società.
Si tratta dell’unità produttiva più grande sia dal punto di vista degli spazi che del personale assunto. Al momento vi lavorano 170 persone, nella quasi totalità donne, impegnate nella realizzazione di allegri e coloratissimi pupazzi in pezza, giochi, e articoli per bambini. I modelli “nascono” nel dipartimento sviluppo prodotti che si occupa della realizzazione di un prototipo scegliendo i colori e definendo l’esatta successione delle operazioni da compiere. Dopodiché si passa alla produzione vera e propria che inizia con il taglio delle pezze, la cucitura manuale o a macchina dei singoli componenti, l’assemblaggio, il controllo qualità e l’imballaggio per la spedizione.
La struttura
Tintura
Selyn acquista il cotone grezzo e provvede alla tintura presso una unità ubicata in una zona rurale nei pressi di Kurunegala in cui lavorano sei uomini. Il centro è dotato di un impianto per il trattamento delle acque di lavorazione.
Tessitura
I filati opportunamente tinti vengono poi messi a
La “Fabbrica dei Giochi” di Selyn
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Selyn è un impresa privata di proprietà di Sandra Wanduragala e di suo fratello Hilary. Entrambi prestano la loro opera all’interno della struttura, anche se in modi e tempi diversi: Sandra si divide infatti tra le attività legate a Selyn, all’istituto scolastico da lei fondato e, anche se in misura sempre più trascurabile, all’esercizio della professione legale. Selyn impiega direttamente 328 persone (90% delle quali sono donne) che prestano il loro servizio presso le diverse unità produttive dedite a una o più fasi della lavorazione:
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Scuola materna Royal International Institute
Alle 298 persone impiegate nell’attività produttiva vanno aggiunte altre 30 persone che si occupano del magazzino, della gestione dei due punti di vendita al dettaglio (Kurunegala e Colombo), dell’amministrazione, dello sviluppo prodotti, del coordinamento dei gruppi di lavoro esterni. In caso di necessità Selyn si avvale della collaborazione di alcuni gruppi esterni anche se nel corso del 2009, a causa del poco lavoro, la maggior parte di questi gruppi non è stata coinvolta. Fa eccezione una cooperativa di donne situata nei pressi di Batticaloa, a cui vengono commissionati tessuti e capi di abbigliamento, soprattutto sari. Questa organizzazione si trova in una delle regioni che sono state duramente provate dalla guerra tra le forze governative e le Tigri Tamil. Selyn sta cercando di avviare ulteriori contatti e collaborazioni in queste aree per dare il proprio contributo fattivo alla pacificazione e al miglioramento delle condizioni della popolazione civile.
Sri Lanka
Responsabilità sociale
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Selyn è un’impresa molto attenta alle implicazioni economiche e sociali della propria attività e non si limita al rispetto delle disposizioni di legge, ma ha implementato una serie di servizi e di condizioni migliorative a favore di dipendenti e artigiani. Il contratto di lavoro prevede indennità di maternità, fondo pensione, fondo “liquidazione”, festività e ferie pagate, fondo malattia e infortuni, premi produzione. Selyn ha predisposto un “piano casa” finanziato con fondi accantonati dall’azienda. I dipendenti, che periodicamente vengono selezionati, ricevono un contributo utile alla ristrutturazione della propria abitazione o, ove necessario, alla costruzione di una nuova. Ogni anno vengono donate alcune bici a lavoratori che si sono particolarmente distinti o che si trovano ad affrontare particolari difficoltà di trasporto. Selyn offre inoltre la possibilità di accedere a forme di credito agevolate. La tessitura è un’attività tradizionalmente complementare al lavoro agricolo e tutt’ora diversi lavoratori, in occasione delle due stagioni del raccolto e dei due periodi della semina chiedono e ottengono
dei giorni di ferie per potersi occupare del lavoro nei campi. Selyn destina una parte significativa degli utili a sostegno delle attività del Royal International Institute, istituto scolastico fondato da Sandra Wanduragala e tutt’ora di sua proprietà. Le scuole pubbliche sono spesso sovraffollate, carenti in strutture e materiali didattici, con insegnanti a volte poco preparati e/o motivati. Tutte le famiglie che sono in grado di permetterselo tendono quindi a iscrivere i propri figli a scuole private, spesso situate in altre città, nel tentativo di garantire loro migliori opportunità per il futuro. Sandra sperimentò tutto questo quando, in una città di provincia come Kurunegala, dovette cercare una scuola che potesse fornire un’educazione adeguata alla figlia maggiore. Si rese conto che, mentre lei sarebbe stata in grado di superare questo problema grazie alle buone condizioni economiche della sua famiglia, la maggior parte degli altri genitori non avrebbe potuto fare altrettanto. Di qui la decisione di fondare, nel 1990, una piccola scuola privata che nel primo anno di attività coinvolse 60 bambini. L’iniziativa ha avuto un notevole successo e ora gli alunni sono 1.800, distribuiti nella quattro sezioni dell’istituto: scuola materna, scuola elementare, scuola media, scuola superiore. Aumentando il numero degli iscritti è stato di volta in volta necessario cercare nuove sedi che in alcuni casi sono state concesse in affitto da enti pubblici, ma purtroppo la collaborazione delle istituzioni è piuttosto carente. Il principio ispiratore dell’iniziativa è sempre stato quello di offrire anche ai figli delle famiglie meno abbienti la possibilità di avere accesso a una istruzione di buon livello, senza doversi trasferire e a costi accettabili. Le quote di iscrizione sono state tenute appositamente basse e non avrebbero consentito di sostenere i costi dell’attività. Non si tratta di un’attività pensata per generare profitti per il proprietario, anzi la maggior parte dei costi, inclusi l’acquisto dei terreni, la costruzione degli edifici e tutte le altre opere necessarie sono stati finanziati con gli utili derivanti dall’attività commerciale di Selyn o con fondi personali di Sandra Wanduragala.
Gospel House
Nel corso dell’esperienza lavorativa presso la struttura i giovani hanno l’opportunità, oltre che di ricevere uno stipendio, anche di formarsi e di colmare alcune delle lacune legate alla loro preparazione scolastica. I nuovi assunti sono formati all’interno dell’azienda e viene loro richiesto, così come a tutto il personale impegnato della produzione, di ruotare in tutte le mansioni in modo da assicurare che vengano acquisite e sviluppate il numero maggiore di capacità. La legge prevede che il periodo di apprendistato possa durare 4 anni, lasso di tempo in cui è data la possibilità di corrispondere uno stipendio inferiore. Gospel House prevede invece un solo anno di apprendistato dopodiché l’inquadramento del dipendente diventa quello di “lavoratore qualificato”. Alcune persone, terminato il periodo di formazione, decidono di sfruttare le conoscenze acquisite per avviare proprie attività. Lo stipendio base inclusi i benefit e le integrazioni è di circa 10.000 rupie cingalesi al mese anche se naturalmente gli operatori più qualificati arrivano a guadagnare di più. Il salario previsto dalla legge per un operatore qualificato del settore è di circa 9.000 rupie. Nel caso l’azienda sia chiusa o non ci siano ordini i dipendenti ricevono, così come definito per legge, il 50% del salario minimo giornaliero. I premi produttività possono arrivare al corrispettivo di 2 o 3 mensilità, ma naturalmente non sono corrisposti a tutti i lavoratori. Vengono riconosciute tutte le festività e 14 giorni di ferie pagate all’anno a cui si possono aggiungere dei permessi speciali per gravi motivi di famiglia. È riconosciuto il congedo per maternità che dura 6 mesi, di cui 4 pagati e 2 no. È previsto il ricorso agli straordinari per gli uomini, ma non è mai obbligatorio. Per le donne che vengono dai villaggi il lavoro dopo le 19:00 non è conUnità di produzione
Produzione interna Le attività di Gospel House sono iniziate nei pressi di Colombo, ma sono poi state trasferite 80 km più a nord, nelle vicinanze della città di Madampe. I dipendenti che prestano la loro opera presso la sede centrale sono 37.
Indra Tudawe, “Plugging information gaps about Sri Lanka’s chronically poor”, Jan 2003. 1
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Gospel House è una impresa nata nel 1976 nella città di Colombo ad opera di John Karunaratne che, preoccupato per le condizioni di vita dei giovani disoccupati, decise di attivarsi per cercare di dare una risposta ai loro bisogni. Utilizzando il motore di una asciugatrice dismessa, regalatogli da un pastore protestante del luogo, costruì un tornio per la lavorazione del legno. Tearcraft (ora “Created”), organizzazione inglese di ispirazione cristiana impegnata nel sostenere progetti nel cosiddetto “Sud del Mondo”, venne a conoscenza di questo progetto e inviò un primo ordine di alcuni articoli in legno, dando inizio alle esportazioni di Gospel House. John purtroppo morì di cancro nel 1983, ma manifestò la chiara intenzione e il desiderio che il progetto proseguisse: “Gli uomini di Dio devono andare, ma il loro lavoro deve continuare”, così ricordano i suoi famigliari. Per questo motivo la moglie, Noeline, e i figli, Shiran e Modestus, si fecero carico delle attività che continuano tutt’ora. Shiran parlando del senso del lavoro dell’organizzazione afferma: “Se prendendo una particolare decisione posso dare lavoro anche a una sola persona in più, bene questo è ciò che farò”. Nonostante si tratti di un’azienda privata gli eventuali utili non vengono divisi tra i proprietari, ma, seguendo l’impostazione iniziale data dal fondatore, vengono reinvestiti per lo sviluppo dell’organizzazione e delle sue attività. I tre proprietari in ogni caso lavorano all’interno dell’organizzazione e percepiscono uno stipendio mensile. Gospel House è stata fondata primariamente per offrire un lavoro nell’ambito della produzione di giochi in legno, oggetti artigianali utilitari e ornamentali a giovani poveri e con un basso livello di istruzione e di formazione. Si propone di contribuire all’economia nazionale valorizzando le risorse sostenibili del paese con l’uso di tecnologie appropriate, allo scopo di elevare le condizioni di vita di dipendenti, produttori, delle loro comunità e di lavorare per il mutuo beneficio di tutti i soggetti che compongono la filiera dal produttore al consumatore. Nelle proprie linee guida l’organizzazione pone l’accento sull’importanza di un atteggiamento responsabile nei confronti dell’ambiente e sul rispetto delle tradizioni culturali locali. Gospel House è associata a WFTO e alla sua istanza regionale, WFTO Asia (ex Asian Fair Trade Forum – AFTF). In collaborazione con le altre organizzazioni singalesi ha dato vita a un coordinamento nazionale del commercio equo e solidale.
Il personale viene selezionato seguendo l’idea iniziale del fondatore di dare lavoro a giovani poveri e con scarsa istruzione. Si tratta di un’impostazione tutt’ora attuale in un contesto in cui la disoccupazione giovanile è molto alta, tanto che il 40% dei giovani di età compresa tra i 25 e i 29 anni è ancora dipendente dai genitori1.
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sentito, a meno che il datore di lavoro non provveda al trasporto a casa. Gospel House non richiede ore di lavoro straordinario alle donne in quanto non può prendersi la responsabilità per la loro sicurezza. La remunerazione dello straordinario è del 10-15% superiore a quanto previsto dalla legge. Per i dipendenti sono inoltre previsti i seguenti benefit: - EPF (Employees’ Pension Fund): schema pensionistico statale obbligatorio a cui i dipendenti contribuiscono con un 8% del salario e la ditta con il 12%. - ETF (Employees’ Trust Fund: schema statale obbligatorio per il quale la ditta contribuisce con un 3%. Tale fondo contribuisce alle spese mediche più importanti, può essere utilizzata come assicurazione sulla vita che può essere ritirata dai famigliari in caso di decesso del lavoratore o dallo stesso in caso di spese straordinarie e motivate, viene corrisposta come liquidazione nel momento in cui il dipendente lascia il lavoro. - Fondo Assistenziale per i lavoratori (Workers Welfare Fund): schema assicurativo ulteriore predisposto da Gospel House nel maggio 2003. Il lavoratore contribuisce con 15 rupie al mese, mentre Gospel House con parte del profitto dell’azienda. È gestito da un comitato di tre persone elette dai dipendenti stessi - In caso di morte di un famigliare vengono corrisposte 1.000 rupie. - 1.000 rupie in caso di spese ospedaliere o cure prescritte dal medico. - In caso di nascita di un figlio 1.000 rupie vengono depositate a nome del neonato. - In caso di matrimonio vengono corrisposte dalle 1.000 alle 3.000 rupie, in base all’anzianità di lavoro presso l’azienda. - Gospel House si presta inoltre a fungere da garante per prestiti richiesti alle banche da parte di dipendenti e produttori per spese quali l’affitto della casa, l’acquisto di un motociclo,… Gli ambienti di lavoro sono confortevoli, salubri, ben illuminati e dotati di servizi igienici separati per uomini e donne. I locali sono attrezzati con sistemi per l’aspirazione delle polveri e i lavoratori sono forniti di mascherine, anche se qualcuno dei lavoratori non sempre le utilizza soprattutto quando si trova ad operare in ambienti aperti. Le dotazioni di sicurezza e gli estintori sono disponibili e facilmente raggiungibili vengono effettuati corsi di formazione circa la prevenzione degli incendi. Sono inoltre previste ispezioni annuali per verificare la conformità dell’ambiente di lavoro rispetto alle legislazioni correnti in materia di sicurezza.
Gruppi esterni Gospel House Handicrafts produce i propri prodotti presso la sede di Madampe, ma parte delle lavorazioni vengono affidate a realtà esterne. Si tratta per lo più di gruppi informali, famiglie allargate,
che operano presso il domicilio di uno dei membri e che si collocano in un raggio che va dai 10 ai 120 km di distanza dalla sede. In alcuni casi si tratta di persone segnalate da associazioni benefiche o da gruppi organizzati della società civile (come ad esempio organizzazioni non governative, chiese cristiane, tempi indù, ecc…) in quanto in situazioni economiche difficili o con scarse opportunità di inserimento nel mondo del lavoro. Le varie unità non superano generalmente le 10-12 persone anche se vi sono gruppi più numerosi, come nel caso della produzione degli articoli in fibra di cocco. Questo progetto avviato dal CRUF, organizzazione non governativa locale in seguito allo tsunami del 2004, coinvolge circa 200 persone. La maggior parte delle unità produttive esterne sono composte prevalentemente da donne e si occupano principalmente della levigatura dei pezzi realizzati presso la sede. L’età delle persone che fanno parte dei gruppi è eterogenea anche perché i molti casi si tratta di famiglie allargate in cui i vari componenti, secondo la propria capacità e disponibilità di tempo, collaborano all’esecuzione del lavoro affidato. Nel momento in cui viene effettuato l’ordine i gruppi ricevono un pagamento pari al 50% dell’ammontare totale della commessa. Su richiesta, possono essere versati ulteriori anticipi nel corso del periodo della produzione fino a un massimo del 90% del valore dell’ordine. Gli anticipi sono liberi da interessi o da qualsiasi altro costo per chi li riceve. Il restante 10% viene versato successivamente al conferimento dei prodotti in modo da poterne verificare la qualità e la quantità e comunque entro 20 giorni dalla data di imbarco. Non esistono contratti nazionali o salari minimi per gli artigiani che svolgono la loro attività in modo indipendente o informale e gli artigiani dei gruppi esterni vengono quindi pagati a cottimo. Il costo del lavoro viene calcolato in base al rapporto tra quantità prodotta e ore di lavoro. Il risultato viene discusso con lo staff e con produttori. In alcuni casi Gospel House ha proposto lei stessa un aumento dei prezzi o offerto premi per l’alta produttività. In genere la remunerazione è di un 15% superiore agli standard di “mercato”. I pagamenti possono essere tracciati e verificati nella loro congruità grazie a note di consegna dei prodotti controfirmate dai produttori, che vengono pagati generalmente per mezzo di assegni. È da sottolineare come il numero dei gruppi coinvolti non è al momento così stabile, soprattutto a causa del calo delle vendite che sta colpendo non solo Gospel House Handicrafts, ma anche altri produttori, in modo particolare chi si occupa di produzione artigianale. L’organizzazione tende chiaramente a tutelare il più possibile i dipendenti e, nonostante si evidenzi la volontà di garantire la continuità del rapporto, i lavoratori dei gruppi esterni sono coloro che per primi subiscono gli effetti del calo delle vendite. In occasione della visita che ha avuto luogo ad agosto 2009 erano stati segnalati 15 gruppi esterni, che
sono diventati 14 a marzo 2010. D’altra parte bisogna anche ricordare che molte delle persone, soprattutto donne, che fanno parti di questi gruppi svolgono altre attività, soprattutto in ambito familiare e agricolo, e in una buona parte dei casi il lavoro artigianale ha un ruolo complementare volto all’integrazione del reddito. In ogni caso è importante ribadire come la continuità degli ordini da parte di botteghe e importatori sia uno degli aspetti più importanti per garantire la sostenibilità delle organizzazioni dei produttori.
Impatto della produzione
CRUF Gospel House ha saputo intessere una serie di relazioni sia a livello locale che internazionale, anche grazie alla attiva partecipazione della famiglia Karunaratne alle attività della comunità protestante. Questo ha consentito loro di avviare una serie di attività in ambito sociale, sia direttamente che dando vita a nuove realtà come nel caso della Community Restoration and Uplifment Foundation, organizzazione non governativa creata per gestire interventi e progetti a favore delle comunità colpite dallo Tsunami che il 26 dicembre 2004 ha devastato buona parte delle regioni costiere dello Sri Lanka. Pur essendo stata fondata a inizio del 2005 l’organiz-
Pescatore della zona colpito dalloTsunami del 2004
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Gospel House dimostra una certa attenzione alle problematiche ambientali sia per quanto riguarda la scelta delle materie prime utilizzate che per la gestione degli scarti di lavorazione. L’organizzazione è specializzata nella produzione di articoli in legno per bambini: puzzle, giochi, accessori e mobiletti. I prodotti sono realizzati utilizzando come materia prima principale il legno di Albizia falcataria o pannelli di fibra a media densità (MDF). L’Albizia falcataria è una pianta a crescita molto rapida che viene anche utilizzata per proteggere dal vento le coltivazioni di tè. Gospel House ha stretto un accordo con i proprietari di una piantagione per utilizzare gli alberi che vengono abbattuti quando non più utili allo scopo. Il MDF (Medium Density Fibreboard) è un pannello di fibra di legno a media densità prodotto a partire da tondame, scarto o cascame di lavorazione. Alcuni prodotti di piccole dimensioni vengono realizzati utilizzando la “polvere di legno” prodotta nel corso delle lavorazioni. In questo modo l’aspirazione delle polveri risulta essere importante non solo dal punto di vista della salute dei lavoratori, ma anche per la riduzione dell’impatto ambientale della produzione. Le vernici utilizzate sono chimiche, ma per un numero di prodotti sempre maggiore si utilizzano quelle a base alchidica, usate prevalentemente nel campo delle vernici organiche. È importante sottolineare che per imballare i prodotti si è scelto di non utilizzare più, ove possibile, materiale plastico come il polistirene, ma di sostituirlo con eco pellets. I giochi e gli altri articoli destinati ai bambini sono in possesso della certificazione CE.
zazione è stata ufficialmente riconosciuta, secondo quanto previsto dalla legge cingalese, nel giugno 2006. La CRUF è nata allo scopo di fornire aiuto alle persone che avevano perso la famiglia, i propri cari, i propri effetti personale, le proprie proprietà, inclusa la casa. Inizialmente sono stati forniti generi di prima necessità come cibo e acqua, vestiti, tende, ma in conseguenza dell’esperienza e dell’attività di Gospel House Handicrafts, accanto a ciò vennero da subito attivati progetti volti alla generazione di reddito per la popolazione locale. In particolare si è provveduto alla costruzione di barche da pesca, all’avvio della produzione di spago utilizzando fibre di cocco, alla manifattura di semplici articoli tessili. La CRUF si è occupata della costruzione di un villaggio composto da 48 case nuove, di una scuola materna, di un centro comunitario e sono inoltre state riparate 150 abitazioni parzialmente danneggiate. È stato finalizzato un progetto di riforestazione che ha portato, nell’arco di due anni, al reimpianto di 200 mila alberi. È stata avviata una piccola manifattura tessile, che opera secondo i principi del commercio equo e solidale e un centro di formazione che hanno coinvolto persone colpite dallo tsunami. Tale progetto ha incluso anche una scuola materna per i figli degli artigiani. Nel corso degli anni sono stati avviati progetti anche in aree non colpite dallo tsunami, ma a favore di persone in stato di necessità. CRUF è un’organizzazione non governativa e non si è potuta occupare della vendita dei prodotti realizzati nell’ambito dei vari progetti, ma si è avvalsa della collaborazione e dell’intermediazione di Gospel House che ha offerto la propria disponibilità e i propri canali commerciali. I fondi necessari per le varie attività sono stati raccolti grazie al contributo dei membri dell’organizzazione e da numerosi donatori privati sia locali che stranieri, molti dei quali collaboravano con Gospel House Handicrafts da diversi anni.
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Nepal
Nome completo del paese: Repubblica del Nepal Superficie: 140.800 kmq Popolazione: 27.676.547 abitanti (tasso di crescita demografica 2,2%) Indice di sviluppo umano ISU (2008): 142° su 177 Indice di povertà umana IPU: 84° su 108 Aspettativa di vita alla nascita: 62,6 anni Tasso di analfabetismo: 51,4% della popolazione al di sopra dei 15 anni Popolazione con meno di 2$ al giorno: 68,5% Tasso di cambio: 1 euro = 103,748 Rupie Nepalesi (24 maggio ’09) DATI UNDP 2008
Produttori: ACP, Children Nepal, Women’s Skill Development Project, Mahaguthi, Kumbeshwar Technical School
Nepal
Periodo: A cura di:
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Maggio- Giugno 2009 Luca Gioelli
Pur essendo uno stato di dimensioni medio-piccole, il Nepal presenta una notevole varietà di climi ed ambienti naturali, comprendendo territori che spaziano dalla pianura del Gange alla catena montuosa dell'Himalaya. Otto dei quattordici "ottomila" del pianeta si trovano in territorio nepalese. Il paese può essere indicativamente diviso in tre fasce parallele che, da sud a nord sono: - il Terai, pianura gangetica a 100 m s.l.m., caratterizzata da un clima tropicale; - una zona intermedia di natura collinare e montagnosa; - la catena dell’Himalaya. La storia antica del Nepal non presenta documenti storiografici largamente attendibili, e si perde nella leggenda. Si narra che in tempi remoti la valle di Kathmandu fosse un lago, ed il bodhisattva Manjusri fendendo il terreno con un colpo di spada creò la gola di Chobar, facendo così defluire le acque. Intorno all'ottavo secolo a.C. i Kirati (o Kiranti) furono i primi abitanti della valle a darsi un'embrionale organizzazione sociale. Nel VI secolo a.C., secondo la cronologia tradizionale, nacque Siddharta Gautama (il Buddha storico) vicino a Lumbini, città situata nella parte meridionale del paese ai confini con l'India: l'avvenimento è testimoniato da una colonna commemorativa fatta qui erigere nel II secolo a.C. dall'imperatore buddhista indiano Ashoka della dinastia Maurya. Nel IV secolo d.C. il territorio fu invaso dai Lichhavi, che introdussero l'Induismo ed il relativo sistema sociale (Muluki Ain), unitamente alla suddivisione della popolazione in caste. Dal IX al XII secolo i Thakuri ebbero la supremazia sulle altre etnie, seguiti nel XIII secolo dai Malla. A quel tempo il Nepal non era un regno unito, ma un insieme di stati costantemente in guerra fra loro. Nella stessa valle di Kathmandu vi erano alcune città-stato indipendenti, ciascuna con il proprio sovrano. Spesso i governanti delle singole città erano legati da vincoli di parentela, ma all'occasione non esitavano a dichiararsi reciprocamente guerra. L'unità politica nepalese è un fatto relativamente recente: verso il XVIII secolo, al declino della stirpe
dei Malla, si assistette all'affermazione degli Shah, famiglia che regnerà sul paese fino al 2008, anno in cui è stata proclamata la repubblica. Costoro, a partire dal regno di Gorkha, sottomisero progressivamente gli altri regni locali finché, durante la festa dell'Indra Jatra del 1768, Prithvi Narayan Shah non conquistò con il suo esercito Kathmandu e fu incoronato primo re del Nepal unificato. Le tensioni con l'India britannica sfociarono nella guerra anglo-nepalese (1815-1816) che terminò con una grave disfatta del paese himalayano. La pace venne siglata con il trattato di Sugauli che sancì la cessione di parte del Terai e del Sikkim alla Compagnia Britannica delle Indie Orientali in cambio della conservazione dell'autonomia. Nella notte del 14 settembre 1846 ebbe luogo un evento che avrebbe influenzato la vita politica del paese per oltre un secolo. Un ufficiale dell'esercito, Jang Bahadur Kunwar, fece assassinare a tradimento numerosi membri della Corte e dell'esercito mentre erano radunati nel cortile di Kot. Grazie a questo espediente, alla sua scaltrezza, nonché alla debolezza del re Rajendra, riuscì ad accentrare su di sé il potere, riuscendo a farsi nominare Maharaja dal sovrano, con garanzia di trasmissione del titolo ai suoi discendenti. Si creò così una diarchia nella quale il monarca era esautorato di ogni potere, mentre il governo era in mano alla famiglia Rana (il nuovo cognome adottato da Jang Bahadur). Il periodo dei Rana presenta, oltre a numerose ombre, anche alcune luci: essi abolirono la schiavitù ed il sati, l'usanza indù di gettare la vedova (viva) sulla pira funeraria del marito. Furono i primi a confrontarsi con i costumi europei, e sotto il loro governo venne introdotta l'architettura neoclassica a Kathmandu. A loro si devono i primi tentativi di modernizzazione del Paese. Una svolta si ebbe solo nel 1947 con la fondazione del Partito del Congresso Nepalese ad opera di Bishweshwar Prasad Koirala, su ispirazione del Partito del Congresso indiano. L’ultimo primo ministro ereditario, Mohan Shamsher, rassegnò le dimissioni il 12 novembre 1951. Nel 1955 re Tribhuvan morì, e la corona passò al figlio Mahendra. Costui indisse le prime elezioni della storia del paese, che si tennero nel 1959. Furono vinte dal Partito del Congresso nepalese, e Bishweshwar Prasad Koirala assunse la carica di Primo Ministro. Nel 1962 il re dichiarò la messa al bando dei partiti politici e decise di reinstaurare l'antico sistema indiano dei panchayat, basato sulle assemblee locali. Questo sistema rappresentativo dalla struttura piramidale rimase in vigore fino al 1991 e risultava essere completamente apartitico.
in una repubblica federale, sancendo in questo modo la fine della monarchia. Le elezioni che si sono tenute il 10 aprile 2008 hanno visto la netta vittoria del partito maoista, che ha ottenuto 220 seggi su 601. Il 28 maggio 2008 è stata proclamata la repubblica. Il 4 maggio 2009, dopo meno di un anno quale capo del primo governo del Nepal repubblicano, si è dimesso il Primo Ministro Pushpa Kamal Dahal, conosciuto anche come Prachanda, “il terribile”, leader del Partito Comunista del Nepal (maoista) che nelle elezioni del 2008 ottenne oltre il 36% dei voti. Tutto è cominciato il 3 maggio quando il premier aveva deciso di rimuovere dal suo incarico il Capo di Stato Maggiore dell’esercito, il generale Katawal, accusato di aver disobbedito agli ordini del governo per aver arruolato più di tremila nuovi soldati, quando, stando agli accordi di pace firmati nel 2006, la priorità sarebbe dovuta andare agli ex membri della guerriglia maoista (Pla), e per aver reintegrato otto generali senza consultare il governo. Considerando incostituzionale la decisione di rimuovere il generale Katawal, il presidente Ram Baran Yadav lo ha riconfermato in carica. Allo stesso tempo Prachanda ha nominato un altro generale, filo-maoista, nuovo capo di stato maggiore. Nei giorni successivi si sono verificati degli scontri tra manifestanti favorevoli al ex primo ministro e le forze dell’ordine, mentre si susseguivano le manifestazioni in diverse zone del paese. Le strade che collegano Kathmandu alla regione separatista del Terai, nel sud del paese, sono state bloccate da scioperi a oltranza, rendendo impossibile far arrivare i camion nella capitale. Il 25 maggio 2009, Madhav Kumar Nepal, capo del partito comunista marxista-leninista, ha preso la guida di un nuovo governo di coalizione formato da 22 partiti, con la possibilità di contare su una maggioranza di 350 voti in Parlamento, contro i 251 dell’opposizione. Il 4 giugno però si è assistito alla prima crisi del nuovo governo quando il partito Madhesi Janadhikar Forum ha deciso di abbandonare la coalizione di governo e di espellere 7 suoi membri. Le proteste e gli scioperi sono continuati e la tensione ha fatto temere che la situazione potesse degeLe strade di Kathmandu
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Nel 1972, a Mahendra successe il figlio Birendra, che non volle mutare l'assetto istituzionale del paese. Dopo l'inasprirsi della violenza e della protesta popolare fu però costretto ad indire, nel 1981, un referendum sul sistema politico in vigore: una debole maggioranza si espresse ancora per il mantenimento dei panchayat. Nel 1990, in un clima di aperta rivolta (“Jana Andolan”, ossia movimento popolare), il re dichiarò decaduto il vecchio sistema, e si accinse ad assumere il ruolo di sovrano costituzionale. Nel decennio 1991-2001 vi fu una successione di governi di coalizione senza maggioranze sufficientemente forti e, generalmente, senza un preciso indirizzo politico. Nel 1996, dopo un ultimatum al governo, il Partito Comunista Maoista Nepalese diede inizio alla lotta armata attraverso azioni di guerriglia. Il primo giugno 2001, secondo i resoconti ufficiali, il principe ereditario Dipendra compì una strage nel palazzo reale quale furiosa risposta al rifiuto dei suoi genitori di accettare la sposa da lui scelta. Dipendra uccise il re Birendra e la regina Aishwarya insieme ad una decina di altri parenti, poi rivolse la medesima arma contro di sé e fece fuoco, ma non morì all’istante. Nonostante fosse in coma era ancora il principe ereditario e venne proclamato re sul letto dell'ospedale. Spirò pochi giorni dopo, ed il 4 giugno 2001 fu insediato per la seconda volta (la prima fu dal novembre 1950 al gennaio 1951) lo zio Gyanendra, fratello di Birendra. Il primo febbraio 2005 Gyanendra destituì il governo guidato da Sher Bahadur Deuba, dichiarando lo Stato d'emergenza, assumendo su di sé il potere esecutivo e nominando un Consiglio dei ministri di sua fiducia. Nella primavera del 2006 scoppiò la seconda mobilitazione generale per la democrazia nella storia del paese (“Loktantra Andolan”, ossia movimento democratico, o “Jana Andolan II”). Centinaia di migliaia di nepalesi, tra cui gli studenti guidati dal loro leader Gagan Thapa, scesero in piazza per chiedere il ritorno alla democrazia. Il 21 aprile, dopo una settimana di ininterrotti cortei di massa, re Gyanendra rinunciò al potere assoluto, ed invitò i sette maggiori partiti dell’opposizione (tra cui non figurava il Partito Comunista Maoista del Nepal) a designare un nuovo primo ministro. La scelta cadde su Girija Prasad Koirala, che giurò il 30 aprile 2006. Lo stesso giorno si riunì il Parlamento, per la prima volta dal 2002, che approvò all'unanimità la proposta di Koirala per indire l'elezione di un'Assemblea Costituente. Il 16 dicembre 2006, a seguito di un accordo con il governo nepalese per una Costituzione provvisoria, i Maoisti fecero il loro ingresso in Parlamento e nel governo del paese, iniziando un percorso di disarmo. Bisogna sottolineare che non tutti i membri del movimento maoista accettarono l’accordo e i dissidenti diedero vita a una frangia scissionista che intendeva lottare a favore dell'indipendenza del Nepal meridionale. Il 28 dicembre 2007 è stato approvato dal parlamento, sulla base di un accordo che ha coinvolto i sette partiti principali, tra cui quello maoista, un emendamento costituzionale che ha costituito di fatto il primo passo per la trasformazione del Nepal
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nerare verso nuovi scontri armati, timore che non ha fortunatamente avuto riscontro. Il 31 agosto, il Partito Comunista del Nepal (maoista) ha deciso di formare un governo ombra composto da 18 “ministeri” allo scopo di controllare l'attività dell'esecutivo del premier Madhav Kumar Nepal. Nel mese di novembre, per cercare di controllare la situazione, il governo ha disposto lo schieramento di 5.000 uomini nelle diverse città del, ma, nonostante ciò, il 12 novembre un migliaio di manifestanti maoisti hanno circondato gli uffici governativi per protestare contro il Presidente Ram Baran Yadav. A guidarli è stato il leader del partito maoista nepalese ed ex primo ministro, Puhpa Kamal Dahal. I maoisti hanno messo in atto un gheraò, protesta con cui si circonda il luogo della manifestazione per impedire l'entrata di altre persone. Dopo un’interruzione di oltre cinque mesi, il 25 dicembre sono ripresi i lavori dell’assemblea costituente nepalese che deve redigere il testo della nuova costituzione della più giovane repubblica himalayana. Nonostante molte questioni siano state risolte, il Partito Comunista Maoista, pur potendo contare sul 40% dei membri dell’assemblea, non è riuscito a fare approvare alcuni suoi emendamenti. Tra questi, il cambiamento della bandiera nazionale, attualmente la stessa del periodo monarchico, l’introduzione delle parole “guerra del popolo” nel preambolo della costituzione, e il nome della stessa carta costituzionale, che per i maoisti avrebbe dovuto essere “Costituzione della Repubblica Federale Popolare del Nepal”. I maoisti hanno anche perso sul fronte della definizione del federalismo, nella quale non verrà citata la divisione su base etnica, così come non verrà incluso il riferimento al secolarismo. Via libera a larga maggioranza invece per la libertà di stampa e il pluralismo, fortemente voluti dal partito del Congresso. Non contenti di questa situazione, i maoisti hanno inoltre annunciato che, se il governo non accetterà le loro condizioni, riducendo i poteri del presidente e lavorando per uno stato federale su base etnica, avvieranno una nuova ondata di proteste per ristabilire “la supremazia del popolo” nel paese. Una proposta, questa, avversata da tutti gli altri partiti che, comunque, non rinunciano a qualche strappo alla regola per cercare di catturare maggiori consensi. A dispetto di quanto dichiarato, infatti, il Partito del Congresso e altre formazioni che siedono nell’assemblea costituente hanno infatti dato il loro appoggio a gruppi politici legati all’etnia Newar nella lotta per il riconoscimento di una provincia su base etnica. Il 26 dicembre è stata istituita la Provincia autonoma Newar che comprende la città di Kathmandu e la sua valle. A inizio gennaio 2010, sono stati rilasciati duecento ex bambini soldato, arruolati dai maoisti durante la guerra contro il governo centrale e, dal 2006, rinchiusi in un campo di “soggiorno” situato nel sud del paese. Le Nazioni Unite stimano che, al momento della cessazione delle ostilità, dei circa ventimila guerriglieri detenuti nei campi di prigionia circa tremila fossero minorenni.
Il processo di reinserimento degli ex bambini-soldato dovrebbe proseguire, seppur tra mille difficoltà. Il paese sta attraversando un momento di transizione che dovrebbe portare, anche grazie al lavoro dell’Assemblea Costituente, al consolidamento del sistema democratico. Nonostante questo bisogna sottolineare che il clima politico rimane teso e le numerose forze politiche, nella ricerca di maggiori consensi, sono facilmente portate ad assecondare, se non a favorire o fomentare, le sempre più frequenti rivendicazioni provenienti dai diversi gruppi etnici e sociali.
Le condizioni di lavoro in Nepal Il primo dicembre 2008, in un incontro del Labour Advisory Committee (LAC) è stato raggiunto un accordo tra le rappresentanze sindacali e quelle datoriali circa la fissazione di nuovi minimi salariali mensili: lavoratore non specializzato 4.600 rupie nepalesi (NPR), semi specializzato 4.650, specializzato 4.760, altamente specializzato 4.950. Il salario minimo giornaliero per lavoratore è stato fissato in 190 NPR. Le parti hanno anche convenuto di non applicare la nuova struttura salariale alla produzione della juta, almeno fino a quando il corrispondente salario giornaliero indiano rimarrà fermo a 142 NPR al giorno. Negli ultimi anni il governo nepalese ha adottato una serie di provvedimenti per favorire il passaggio da cottimista a lavoratore dipendente, in modo particolare per coloro che svolgono il proprio lavoro all’interno delle organizzazioni/imprese. Evidentemente si tratta di un provvedimento che dà maggiori garanzie agli artigiani, ma che sta creando non poche difficoltà anche alle organizzazioni di commercio equo. In genere le retribuzioni degli artigiani vengono calcolate a cottimo, anche a causa della volatilità del mercato che rende difficile garantire un lavoro continuativo. Alcuni lavoratori, così come alcune persone dello staff delle organi hanno segnalato che se da un lato l’assunzione a tempo determinato dà sicuramente maggiori garanzie al lavoratore, dall’altro si può tradurre, nel caso di alcuni lavoratori particolarmente capaci, in una “riduzione dello stipendio”, se l’azienda non valuta in modo appropriato i vari livelli di specializzazione e di produttività. In ogni caso risulta evidente come per la stragrande maggioranza dei lavoratori si tratti di una conquista importante, la cui sostenibilità non può però essere scaricata esclusivamente sulle organizzazioni del “Sud del Mondo”, ma dovrebbe responsabilizzare ancora di più gli importatori circa alcuni importanti aspetti che rendono una relazione equa e solidale: il pagamento di un prezzo equo, la continuità delle relazione, il rispetto dei tempi di pagamento.
Fair Trade Group Nepal Il Fair Trade Group Nepal, costituitosi come gruppo informale nel 1993 e legalmente registrato come organizzazione non governativa nel 1996, è il coordinamento delle organizzazioni nepalesi di commercio equo. Le relazioni tra le varie organizzazioni nepalesi di commercio equo, così come avviene in molti paesi, non sono state sempre buone. In una prima fase è prevalsa la competizione e la concorrenza, ma l’istituzione di FTG Nepal e il lavoro comune per la promozione e la tutela del commercio equo nel paese ha fatto sì che nell’arco degli anni si costruisse una rete di organizzazioni sufficientemente cooperativa. FTG Nepal ha offerto la possibilità alle organizzazioni di commercio equo di confrontarsi sulle strategie e sulle prassi che dovrebbero caratterizzare il loro operato. Questo ha fatto sì che venissero individuati una serie di regole e di strumenti condivisi come, ad esempio, il Fair Wage Standard. Si tratta di un quadro di riferimento per la fissazione dei salari e delle remunerazioni che i membri del coordinamento si sono impegnati a rispettare e che include norme circa la non discriminazione tra donne e uomini.
considerato da molte donne alla stregua di un hobby o al massimo un lavoro saltuario. È loro convinzione che donne con un livello di istruzione molto basso o inesistente possono essere formate, sia da un punto di vista teorico che pratico, e diventare abili artigiane, capaci di organizzarsi e di rendere remunerativa la loro attività. Questo porta a una maggiore autostima e all’aumento della considerazione e del peso di cui godono a livello sia famigliare che sociale, contribuendo a renderle maggiormente autonome e al contempo partecipi delle decisioni che riguardano loro stesse e le proprie famiglie. ACP rivendica il fatto di non essere un ente assistenziale, ma di operare, pur con intenti e finalità sociali, in modo professionale e con un’organizzazione efficiente che mira a garantire la sostenibilità della struttura. Per questo motivo ritiene fondamentale avvalersi delle prestazioni di personale qualificato, che consenta di gestire al meglio i vari settori di competenza, ma, altresì, motivato ad operare a favore di artigiani e artigiane a basso reddito nel tentativo di migliorare le loro condizioni di vita. ACP è un’organizzazione non governativa e in quanto tale la legislazione del paese non le permette di essere in possesso di una licenza di esportazione. Per questo motivo ha costituito una società controllata (o come, la definiscono loro, una organizzazione “sorella”), la Nepali Craft Trading Pvt. Ltd., che si occupa di tutte le attività legate all’export.
Association for Craft Producers Lavorazione del feltro
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L’Association for Craft Producers (ACP) è una organizzazione non governativa nepalese, associazione senza scopo di lucro, che attualmente lavora con circa 1.200 produttori in ben 15 distretti del paese. L’associazione è stata costituita nel 1984 da un gruppo di persone, prevalentemente donne, con competenze in ambito economico e sociale e con esperienza nel settore dei progetti di sviluppo a favore delle donne. L’obiettivo principale di ACP è quello di sostenere con le proprie attività artigiani, ma, come detto, soprattutto artigiane, a basso reddito, permettendo loro di vivere degnamente del proprio lavoro. Proprio per questo motivo si è dotata di una struttura che fornisce formazione e servizi di consulenza su design, marketing, gestione. Attraverso l’attività commerciale si vuole dare la possibilità di un lavoro continuativo ed equamente retribuito, consentendo agli artigiani di provvedere al sostentamento delle proprie famiglie e di migliorare le condizioni di vita della comunità. Nel corso degli anni sono stati sviluppati diversi progetti in ambito sociale quali programmi di educazione di base e corsi di igiene, rivolti in particolare alle donne, assistenza sanitaria, consultori famigliari. L’intera attività è orientata a favorire uno sviluppo sostenibile che tenga in considerazione la salute e la sicurezza dei lavoratori e il rispetto dell’ambiente, evitando, ove possibile, materiali o processi produttivi inquinanti. ACP si fregia del fatto di aver contribuito a cambiare la percezione del lavoro artigianale che prima era
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La struttura organizzativa ACP è retta da un consiglio di amministrazione composto da 9 persone (7 donne e 2 uomini) di cui 3 sono stati tra i soci fondatori. Si tratta di persone con una formazione culturale e professionale elevata e con una lunga esperienza in campo economico e sociale. Proprio la volontà di condividere e di mettere a servizio della comunità, in particolare delle donne, le proprie capacità ha spinto queste persone a impegnarsi in ACP. Il consiglio di amministrazione è il responsabile ultimo dell’organizzazione e ne definisce le linee politiche e strategiche, decide sulle assunzioni e sulle mansioni del personale. La signora Meera Bhattarai, socia fondatrice dell’organizzazione, oltre a far parte del consiglio di amministrazione ricopre anche il ruolo di direttore generale, con compiti di coordinamento dell’operatività della struttura che è organizzata in settori di attività: settore amministrativo e contabile, settore produzione, settore progetti e programmi. Si tratta di una persona di estrazione sociale e culturale elevata, dotata di forte personalità e carisma, attorno a cui ruotano un po’ tutte le attività. La centralità e importanza di questa figura può rappresentare, in prospettiva, un elemento di debolezza per l’organizzazione. Lei stessa pare rendersi conto di questa situazione e sottolinea l’importanza di formare persone capaci e motivate che possano proseguire il lavoro. Negli ultimi anni si sono andate delineando altre figure che, perlomeno nei rispettivi ambiti di competenza hanno assunto un ruolo di riferimento. Ad esempio la rappresentante attuale di ACP in senso al FTG Nepal è la signora Revita Shrestha, attuale responsabile del settore “progetti e programmi”.
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La struttura operativa
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L’obiettivo primario dichiarato da ACP è quello di concentrare le proprie attività a favore di artigiani a basso reddito, dando priorità alle donne. Le attività si rivolgono sia ai produttori che si sono insediati nelle città o nei sobborghi, che alle popolazioni delle aree rurali. In Nepal il sistema delle caste e della appartenenza etnica ha ancora una sua influenza e di fatto condiziona in modo significativo la vita delle persone, soprattutto nelle aree rurali. Per questo motivo anche le organizzazioni di commercio equo quando parlano delle persone coinvolte nelle loro attività fanno spesso riferimento a questi fattori. ACP dichiara di voler mantenere un certo equilibrio rivolgendosi sia ai principali gruppi etnici che alle minoranze. Stimano che gli artigiani che collaborano con loro appartengano ai seguenti gruppi: 39% Newar, 15% Brahmin, 19% Chhetri e 27% a minoranze etniche. L’operatività è gestita da uno staff di 60 persone che si occupano della parte amministrativa, delle attività produttive interne alla sede, dei progetti e dei programmi sociali. ACP fornisce però lavoro ed assistenza a oltre 1.200 artigiani, 90% dei quali donne.
Circa 90 persone prestano il loro lavoro come artigiane nei laboratori attivi presso la sede: preparazione delle materie prime (tintura della lana o del cotone, cardatura della lana,..) per le unità produttive interne ed esterne, decorazione con la tecnica del block printing (xilografia - decorazione con tamponi e timbri), ceramica, falegnameria, feltro, screen printing (serigrafia). Gli altri 1.100 artigiani operano in unità produttive esterne che si configurano come gruppi informali coordinati da un “capo gruppo”, come laboratori o piccole imprese a gestione famigliare. Ai 1.200 artigiani citati, vanno aggiunti altri 150 lavoratori che fanno riferimento ad alcune imprese esterne a cui ACP si rivolge per alcune lavorazioni. In momenti di particolare lavoro è possibile che siano coinvolti dei lavoratori occasionali. I vari settori sono coordinati da responsabili che insieme con il direttore esecutivo concordano il piano delle attività.
Condizioni contrattuali Le persone che a vario titolo lavorano per ACP possono essere suddivise in alcuni gruppi in base al tipo di contrattualità che li lega alla struttura e al loro inquadramento. Personale permanente A questa categoria appartengono le persone assunte in modo permanente. Percepiscono uno stipendio fisso mensile, integrazioni definite dalla legge e benefit previsti dall’organizzazione. In questa categoria rientrano: le persone che compongono lo staff e gli operatori della sede, le artigiane che lavorano nei laboratori interni alla struttura. Personale “registrato” Si tratta di personale che non è assunto a tempo indeterminato, ma che ha firmato un documento, generalmente chiamato “entry form”, che viene custodito tra i documenti amministrativi dell’organizzazione e che definisce e riconosce ufficialmente la collaborazione della persona con l’ente. In genere potremmo definirli come artigiani “registrati”. In questo caso il lavoratore percepisce o un salario o, molto più frequentemente, una retribuzione a cotControllo qualità
timo ma usufruisce anch’egli di tutti i benefit previsti dalla struttura. Circa 80 artigiani “registrati” ricevono un salario fisso. Personale esterno Si tratta sostanzialmente di artigiani e artigiane che non si recano al lavoro presso la sede dell’organizzazione, ma lavorano presso il proprio domicilio o in gruppi informali, in genere coordinati da una “capo gruppo” che si occupa di tenere i contatti con ACP. Queste persone possono essere “registrate”, cioè aver firmato un “entry form”, oppure no. Nel primo caso godono di tutti i benefit e le integrazioni previsti dall’organizzazione nel secondo caso, no. I lavoratori che appartengono a questa categoria che vengono pagati a cottimo. Personale di aziende “esterne” In alcuni casi la struttura può affidare la produzione ad aziende esterne. In questo caso il personale non ha relazioni con ACP, ma il suo inquadramento e le condizioni di lavoro dipendono dall’impresa, in genere a gestione famigliare, per cui prestano il loro servizio. I membri del FTG Nepal hanno stilato un protocollo con alcune direttive circa gli accordi da prendere con eventuali ditte esterne che prevedono degli impegni in merito al rispetto dei diritti dei lavoratori.
Comitato consultivo dirigenti e produttori La possibilità di avere un reddito proprio fornisce alle donne un’importante riconoscimento sia in ambito familiare che sociale, ma altrettanto fondamentale risulta essere la crescita della consapevolezza delle proprie capacità e abilità nell’ambito della relazione e della partecipazione alla vita del gruppo e al processo decisionale. Anche in considerazione di questo aspetto la dirigenza di ACP ha costituito un comitato cui partecipano i rappresentanti dei produttori e i membri del comitato dei “dirigenti”. Lo scopo è quello di sviluppare buone relazioni in ambito lavorativo, favorendo cooperazione, trasparenza e comunicazione, dando la possibilità ai partecipanti di scambiarsi suggerimenti e condividere idee utili al miglioramento dell’associazione e soprattutto lavorare insieme per il raggiungimento di obiettivi comuni e condivisi. Il comitato si riunisce tendenzialmente una volta al mese e si occupa di decisioni che riguardano i produttori: ad esempio, alcuni dei programmi e dei benefit, come il congedo per maternità e l’indennità per le festività, sono stati avviati proprio su proposta del comitato.
Impatto della produzione e attenzioni ecologiche La sede di ACP è stata dotata di una serie di strumenti utili a ridurre l’impatto sull’ambiente delle lavorazioni e dei materiali utilizzati. La tintura della lana e del cotone richiede molta acqua che, a processo terminato, deve poi essere smaltita in modo appropriato. Per cercare di ridurre l’impatto di questa lavorazione ACP ha predisposto, presso la sede dell’organizzazione, un sistema di grondaie che consente di raccogliere l’acqua piovana in un apposito serbatoio interrato da 300.000 litri. L’acqua così raccolta viene utilizzata per le necessità produttive. La tintura di lana e cotone, così come il block printing, producono acque di lavorazione che vengono raccolte in una cisterna. Nel 1994, grazie a un contributo dell’UNIDO fu costruito un primo sistema di trattamento delle acque di lavorazione, che nel 1997 venne implementato con un nuovo depuratore acquistato con il supporto di SNV, ente della cooperazione governativa olandese. Il depuratore è in grado di processare 15.000 litri di liquidi reflui al giorno. La questione ancora aperta è quella dello smaltimento dei fanghi risultanti. Questi vengono consegnati all’ente per la gestione dei rifiuti, ma non vi sono “certezze” che vengano smaltiti in modo appropriato. È stato inoltre avviato un processo per sostituire gli inchiostri a base di kerosene utilizzati per il block printing con degli inchiostri a base d’acqua.
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Gli artigiani appartenenti ai gruppi “Personale registrato” e “Personale Esterno” sono circa 1.100 (90% donne), anche se è difficile stabilirne il numero esatto. Soprattutto i gruppi più piccoli o di nuova costituzione sono quelli più difficilmente censibili. I produttori registrati sono in genere quelli che lavorano da più tempo e in modo continuativo con la struttura. Secondo i dati raccolti risultano essere circa 600, ossia la metà dei produttori coinvolti. I componenti dello staff, il personale della sede ivi comprese le artigiane dei laboratori interni ricevono un salario mensile, mentre la maggior parte degli altri artigiani vengono pagati a cottimo. La remunerazione di un’artigiana che riceve uno salario mensile parte da circa 6.000 rupie al mese a cui vanno aggiunti i vari benefit. Una produttrice “esterna” della maglieria, “registrata” ma che lavora a domicilio ed è pagata a cottimo, guadagna tra le 4.500 e le 15.000 rupie al mese, in base al tempo che dedica alla produzione e alle sue capacità. Nella valutazione delle remunerazioni è importante considerare anche i benefit offerti da ACP, che sono molto numeri: programma di risparmio, prestiti agevolati, premio produzione, fondo previdenza, servizio mensa gratuito, servizio di assistenza psicologica, programmi di educazione informale, sussidi per l’istruzione dei figli, indennità per le festività, congedo e indennità di maternità e paternità, fondo malattie ed emergenze,…. L’organizzazione, per quanto riguarda questo ambito, ha fissato due obiettivi per il 2010: - aumentare il numero di artigiani che beneficiano del lavoro e dell’assistenza, aumentando al contempo le retribuzioni, siano esse fisse o a cottimo; - aumentare del 50% il fondo destinato alla coper-
tura dei costi dei programmi a beneficio dei produttori: tal fondo dovrebbe passare da 3.567.379 (5% del fatturato dell’anno di riferimento) a 5.351.069 rupie, ossia da circa 34.600 euro a quasi 52.000 euro.
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Viene promosso l’uso di carta riciclata e privilegiato l’uso di legno “dolce”, a crescita più rapida, in modo da non intaccare le foreste e poter ripristinare velocemente gli alberi abbattuti. Viene scoraggiato l’utilizzo di sacchetti di plastica ed è stato proibito il fumo all’interno dei locali ad uso comune. La situazione dei gruppi di produttori esterni è invece di più difficile gestione, anche se sono stati avviati programmi volti alla riduzione dell’impatto ambientale. Ad esempio nel caso della produzione di articoli in metallo viene promosso l’utilizzo di materie prime riciclate e la fornace del Lalitpur Singing Bowl Group è stata dotata di una ciminiera con un particolare filtro in modo da ridurre le emissioni. Emerge una certa attenzione ai temi ambientali, ma non è semplice trasferire tale sensibilità ai produttori esterni anche perché gli eventuali adeguamenti necessitano di fondi.
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Children Nepal
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Il Nepal è un paese “in via di sviluppo”, secondo un gergo che sarebbe probabilmente da rivedere nei suoi presupposti, con una situazione politica che da alcuni anni si presenta turbolenta e ancora in cerca di un equilibrio. La popolazione è di circa 27,6 milioni di abitanti, di cui circa la metà con meno di 18 anni. Il tasso di alfabetizzazione maschile è del 63%, quello femminile del 35% (2004), dato che non sorprende considerato che solo il 79% dei ragazzi e il 60% delle ragazze è iscritto a scuola, ma solo il 27% dei bambini conclude la scuola primaria. Il lavoro minorile costituisce un serio problema e circa 2,6 milioni di bambini sono sfruttati in questo modo dal momento che le famiglie li mandano a lavorare, anche lontano da casa, per contribuire al sostentamento della famiglia. A questo si aggiunga che secondo le statistiche circa il 63% dei bambini nepalesi è stato o sarà malnutrito, almeno in un periodo della propria vita. I bambini sono privati dell’elementare diritto ad un’educazione a causa della povertà, dell’analfabetismo di massa e di problemi socio-economici, come lo sfruttamento del lavoro minorile, la tratta delle bambine, il lavoro in condizioni di schiavitù e la discriminazione nei confronti delle bambine. Anche solo con questi pochi dati è possibile rendersi conto di quanto sia delicata la condizione dei bambini e quanto questi siano vulnerabili, in Nepal come negli altri paesi poveri. Pokhara è una città di circa 200 mila abitanti, tra le più popolose del Nepal, situata a circa 200 km dalla capitale Kathmandu (circa 8 ore di autobus). È una delle località che attraggono più turisti perché, oltre alla bellezza del luogo e alla sua storia, da qui partono molti percorsi per gli appassionati del trekking. La zona in cui risiedono i turisti è quella che costeggia il Pewa Tal, il pittoresco lago in cui si specchiano le vette innevate che incorniciano la vallata. Ma la
realtà di Pokhara non è fatta solo di alberghi e ristoranti. Dove ha sede CN e si svolgono la maggior parte delle sue attività, si stima che 13.000 mila bambini vivano in quartieri/zone povere e degradate, più di 8.000 lavorino come manovali e circa 130 dormano per strada. Naturalmente le più a rischio sono le bambine che spesso trovano un’occupazione come “domestiche” presso le case delle famiglie benestanti. Questo è, in estrema sintesi, il contesto in cui opera Children Nepal e che ha indirizzato le scelte e le linee di azione dell’organizzazione. Children Nepal (CN) è un’organizzazione non governativa e no profit impegnata a promuovere i diritti, il benessere e lo sviluppo dei bambini che vivono ai margini della società. Lavora direttamente con i bambini e le loro famiglie con attività pratiche, aiutandoli a sfuggire agli effetti della discriminazione, dello sfruttamento e della violenza basati sulla casta, la disabilità, il genere e lo stato sociale. È stata fondata nel 1995 da un gruppo di professionisti impegnati nell’ambito dell’educazione, della salute e dei servizi sociali che avevano vissuto esperienze simili nel corso della loro infanzia. Loro erano preoccupati per il numero di bambini che vivevano ai margini della società con le loro famiglie che non erano in grado di provvedere loro un adeguato supporto alle necessità materiali, come un riparo, assistenza medica, ed emotive a causa della propria formazione e del fatto che essi per primi erano cresciuti nelle stesse situazioni. Molti bambini, non in condizione di ricevere un’educazione adeguata o di frequentare scuole incapaci di affrontare il problema dei bambini emarginati, non venivano raggiunti dalle istituzioni sociali. Come risultato molti di questi bambini sono sfruttati ed esposti alla violenza e al crimine, soffrendo per problemi di salute fisici e/o mentali. Nel corso degli anni CN è cresciuta ed ha aiutato molti bambini e le loro famiglie. Con le proprie infrastrutture, l'organizzazione è cresciuta diventando un centro che offre risorse alle persone e alle altre organizzazioni che vogliono lavorare con
Staff di Children Nepal
bambini in circostanze difficili e uno spazio in cui formarsi e scambiarsi esperienze. Nella sua opera per migliorare la situazione dei singoli bambini, CN è innanzitutto impegnata a lavorare con le loro famiglie, aiutandole ad affrontare i problemi della vita quotidiana e creando opportunità di accesso ai fornitori locali di servizi. Quando alle famiglie vengono dati tali possibilità e sono inserite nelle reti di supporto della comunità, sono in una posizione migliore che consente loro di avere un ruolo attivo nel loro futuro a medio-lungo termine e di richiedere i servizi di cui realmente necessitano. CN crede che sarà possibile giungere a un cambiamento sociale vero e durevole solo lavorando a stretto contatto con la società civile e concentrando la maggior parte del proprio lavoro a questo “livello di base”. La visione di CN, che emerge anche dai loro documenti, contempla una “società in cui tutte le differenze, come ad esempio quelle di classe sociale, genere, religione, stato fisico o mentale, sono valutate come espressioni di comunità e patrimoni culturali diversi; in cui tutte le persone hanno l’opportunità e la capacità di soddisfare i propri bisogni primari e la società stessa si compiace della partecipazione di tutti i suoi membri ad ogni livello del processo democratico.” La missione che CN si prefigge di portare a termine è quella di facilitare processi che rendano capaci i bambini lavoratori e le loro famiglie di assumere un ruolo attivo e determinante nella soluzione dei loro stessi problemi attraverso il rafforzamento delle loro competenze, la crescita della fiducia e la scoperta e l’utilizzo delle capacità esistenti; questo porterà al più efficace miglioramento a lungo termine delle loro condizioni di vita.
Gli obiettivi sono: - accrescere l’accesso di bambini che si trovano in condizioni particolarmente difficili e delle loro famiglie ai servizi esistenti; - migliorare le condizioni socio-economiche delle famiglie attraverso la formazione di gruppo e le attività pratiche; - mettere in condizione i bambini di diventare buoni cittadini attraverso lavori di gruppo, la pratica della non-violenza, il rifiuto della corruzione e della discriminazione delle persone a causa della casta, del genere, della disabilità e della condizione sociale; - mobilitare la società civile, coloro che forniscono servizi alla persona e tutte le persone interessate per la protezione e la cura dei bambini che vivono
CN opera nell’ambito del proprio lavoro sociale secondo un approccio olistico e vede la famiglia e la comunità locale come principali obiettivi e al tempo stesso come principali risorse per raggiungere le proprie finalità. CN crede che per giungere a un reale miglioramento della condizione dei bambini la famiglia deve essere assolutamente coinvolta e partecipe del tentativo. L’organizzazione lavora a più livelli: livello microbase con i bambini e le famiglie, livello medio con scuole, distretti, fornitori di servizi di salute, altre organizzazioni non governative e cooperative, e infine livello “macro” sostenendo la causa, promuovendo azioni di pressione e momenti di formazione circa i diritti dei bambini, l’uguaglianza per tutte le persone e il miglioramento dei servizi sociali previsti per i poveri. Le attività di Children Nepal possono essere raggruppate per aree tematiche: - Bambini e giovani ° Centro di contatto e accoglienza ° Inclusione scolastica ° Formazione professionale e collocamento al lavoro ° Gruppi di auto aiuto per bambini e giovani ° Campi di orientamento ° Alfabetizzazione informatica e supporto all’educazione di base - Famiglia ° Consulenza famigliare ° Gruppo di auto aiuto per genitori ° Programmi di generazione di reddito per le famiglie ° Microcredito - Comunità ° Mobilitazione sociale per la protezione e la cura dei bambini e dei loro diritti ° Educazione alla Pace per i giovani ° Lavoro di rete tra organizzazioni della società civile - Generazioni di risorse interne ° Suryamukhi Handicrafts - Sviluppo delle capacità ° Formazione e gruppi di lavoro
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Children Nepal ha come scopo di: - rafforzare le capacità dei bambini e delle rispettive famiglie che vivono ai margini della società in modo che possano soddisfare le proprie esigenze fondamentali; - provvedere il supporto necessario per l’integrazione sociale e aiutare le persone a rompere il circolo vizioso della discriminazione basata sulla casta, la disabilità, il genere e lo stato sociale; - accrescere le capacità dei membri e dei volontari di CN in modo che questi possano raggiungere gli scopo precedentemente menzionati.
situazioni di difficoltà; - essere auto sostenibili grazie alla produzione e la vendita di prodotti artigianali, promuovendo seminari di formazione e sviluppando collaborazioni tra persone e organizzazioni che condividono le stesse idee; - sviluppare, testare e documentare strategie per promuovere l’auto-sviluppo della comunità e attività auto-sostenibili; - aumentare buone relazioni con organizzazioni simili in modo da lavorare in questo campo con maggiore forza, evitando le duplicazioni e condividendo le risorse.
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Nel corso dell’anno luglio 2007 – giugno 2008 (la visita è stata effettuata a giugno 2009 e in quel momento non erano ancora disponibili i dati relativi al periodo luglio 2008 – giugno 2009) per il quale, in sede di visita erano disponibili i dati, 949 bambine/ragazze, 380 bambini/ragazzi, 381 famiglie hanno beneficiato dei diversi servizi offerti da Children Nepal. Ben 358 bambini, di cui 238 bambine, hanno ricevuto un sostegno per la scuola e il 99% di loro ha terminato con successo gli studi. Duecento bambini sono stati sostenuti economicamente grazie ai contributi di privati cittadini di altri paesi quali, ad esempio, Belgio, Canada, Danimarca, Germania, Italia, Olanda, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti, Svizzera. Inoltre 28 giovani hanno terminato con successo gli studi secondari e 20 ragazze sono hanno portato a termine con profitto il corso di formazione professionale. Le risorse economiche necessarie allo svolgimento delle attività sono dovute ai finanziamenti di organizzazioni non governative internazionali o alle donazioni di privati (55%), il 43% è dovuto all’autofinanziamento (vendite di artigianato cui si aggiungono le quote dei soci, contributi liberali e il noleggio di spazi e attrezzature del centro), il re-
Laboratorio di produzione di Suryamukhi
stante 2% è dovuto ai contributi degli enti locali.
Suryamukhi Handicrafts Children Nepal ha avviato, nel febbraio del 1999, un programma volto alla generazione di reddito chiamato Suryamukhi Handicrafts (il termine Suryamukhi in sanscrito significa “dal volto splendente come il sole”) che si prefigge di creare opportunità di lavoro per donne a basso reddito per aiutarle ad aumentare le loro risorse e a migliorare le loro condizioni di vita. Oltre a fornire una fonte di reddito e un supporto sociale a queste donne, Suryamukhi è stato pensato per contribuire al sostegno dei programma e delle attività di Children Nepal. Si tratta, almeno al momento, di un ambito che non è strutturato e pensato come una vera e propria unità produttiva a se stante, ma più che altro come un programma di sostegno a donne in difficoltà, molte delle quali madri o sorelle dei bambini inseriti nelle attività del centro. In questi casi il coinvolgimento di queste persone nell’attività artigianale è da leggersi come funzionale a un intervento integrato, un progetto complessivo che coinvolge non solo i minori, ma necessariamente anche gli altri componenti della famiglia. Le persone che usufruiscono di questo programma sono attualmente 40, tutte donne. Non sono assunte, ma pagate a cottimo, anche se viene loro garantito, pur in carenza di ordini, il lavoro per tutto l’arco dell’anno. La produzione eventualmente in eccesso viene stoccata in attesa di essere venduta. .
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Base sociale e struttura operativa
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La base sociale di CN è attualmente composta da 6 membri a vita e da 71 membri ordinari che eleggono il consiglio di amministrazione dell’organizzazione. La gestione delle attività è affidata allo staff che si compone di 17 persone, ivi compreso il direttore esecutivo, il Signor Ram Chandra Paudel, uno dei fondatori dell’organizzazione. Lo staff e il personale docente è assunto con contratto a tempo indeterminato e gode di tutti i benefici concessi dalla legge. Gli stipendi, differenziati secondo la mansione svolta sono comunque generalmente superiori alle disposizioni di legge. Come nel caso di altre organizzazioni nepalesi di commercio equo si parte da una remunerazione attorno alle 6.000 Rs al mese. Il personale è qualificato e motivato: molti degli attuali dipendenti/operatori hanno dapprima frequentato il centro in qualità di volontari. Le 40 donne impegnate nella produzione vengono invece remunerate a cottimo utilizzando come base di calcolo i valori appena enunciati. Children Nepal si avvale anche della collaborazione di circa 50 volontari locali e di volontari internazionali.
Women’s Skill Development Project
Preparazione dell’ordito
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Il Women’s Skill Development Project (WSDP) fu fondato e registrato ufficialmente secondo quanto previsto dalle leggi nepalesi nel 1975, che fu dichiarato dalle Nazioni Unite “anno internazionale delle donne”. Esso fu avviato come centro di formazione finanziato dal governo, con lo stesso nome che ha ora, per offrire la possibilità alle donne che lo desideravano di imparare a tessere, tagliare e cucire. WSDP fu creato con l’intenzione di aiutare i più bisognosi e aiutare le donne povere e analfabete a sviluppare le proprie capacità. Dopo il 1989, quando in Nepal fu introdotta la democrazia, il centro cominciò a declinare in quanto il governo non era più in grado di finanziarlo. Molte donne non erano in grado di trovare lavoro, fino a che una impiegata, Ramkali Khadka, vide le potenzialità del progetto e prese l’iniziativa. Ella iniziò raccogliendo fondi/investimenti dai componenti della sua famiglia e dai componenti della comunità. Con un capitale iniziale di appena 10.000 rupie nepalesi (poco meno di 100,00 euro) a disposizione Ramkali Khadka e tre colleghe, Shanti Thapa, Lalu Gurung e Surya Panday, iniziarono a produrre artigianato e WSDP si trasformò gradualmente in un’organizzazione non governativa autosufficiente e di successo. WSDP ha sempre prodotto borse, anche se agli inizi queste avevano un design un po’ “antiquato” ed erano realizzate in modo molto semplice con il solo utilizzo di cotone naturale color panna. Shanti, Lalu and Surya parteciparono, a Kathmandu, a un corso di formazione sulla tintura/colorazione dei materiali e il controllo di qualità. Filati di colore nero vennero poco dopo inseriti nei lavori al telaio e alla fine furono in grado di introdurre nuovi e differenti colori. Nei primi anni ’90, quando WSDP si stava ancora avviando e contava solo 16 lavoratori, in confronto ai quasi 200 attuali, l’organizzazione beneficiò dell’aiuto della sua prima volontaria di Voluntary Service Overseas (VSO), organizzazione britannica che invia giovani volontari a prestare servizio nei paesi in via di sviluppo. Questa volontaria prestò il suo servizio per due anni durante i quali si occupò delle questioni inerenti il marketing: prese le borse e le portò nelle zone più famose e popolari di Pokhara, dove le vendette con successo ai turisti occidentali. Nel 1994 arrivò la seconda volontaria di VSO che si dedicò allo sviluppo di nuovi modelli, creando la “baby bag”, a tutt’ora il prodotto più venduto da WSDP. Da quel momento in poi Ramkali e le sue lavoratrici continuarono a creare nuovi modelli e differenti combinazioni di colori. Nel 1995, WSDP ottenne la registrazione come organizzazione non governativa e diventò parte del Fair Trade Group Nepal. Questo fu un passo significativo in quanto da quel momento WSDP iniziò a essere promossa anche attraverso le organizzazioni di commercio equo e solidale.
A partire dal 1996 le vendite e il fatturato dell’organizzazione sono cresciuti in modo stabile. Nel 2002 due nuove volontarie si unirono al progetto, una giapponese legata alla JICA (Japan International Cooperation Agency) che si incaricò dello studio di nuovi modelli e una statunitense legata agli American Peace Corps che aiutò l’organizzazione a ristrutturare la parte commerciale. Entrambe ebbero un impatto degno di nota e WSDP continuò a svilupparsi e a crescere. Alcune altre volontarie che prestarono per brevi periodi la loro opera diedero comunque un contributo, seppur più limitato. Nel marzo del 2003 WSDP si associò a IFAT (attuale WFTO) e grazie a fiere e mostre a cui partecipò in giro per il Nepal fu in grado di stabilire nuovi contatti ed espandere il proprio mercato, che successivamente raggiunse l’Europa, così come il Giappone e gli Stati Uniti. WSDP ha sempre avuto come obiettivo quello di creare opportunità di lavoro per le donne, in particolare quelle più bisognose. Per questo motivo, fin dall’inizio, vennero introdotti una serie di criteri e a tutt’oggi l’obiettivo primario dell’organizzazione rimane quello di offrire opportunità di formazione professionale alle donne in modo da renderle autonome e autosufficienti. Nell’arco degli anni sono state formate persone provenienti da situazioni e contesti sociali, economici, etnici estremamente diversi. Molte provenivano da villaggi rurali ed erano vedove, divorziate, disabili, vittime di violenze, alcune erano state allontanate dalle loro case e dai loro villaggi. WSDP ha offerto loro corsi di formazione in molte discipline: taglio, cucito, tessitura, tintura, gestione delle attività e molti altri aspetti legati alla produzione artigianale. Hanno potuto inoltre usufruire di corsi sulla cura della salute e la lingua inglese, tutti offerti gratuitamente da volontari locali e/o stranieri. Nel corso degli anni WSDP ha aiutato centinaia di donne ad acquisire le abilità professionali necessarie a renderle autonome. A tutt’oggi è una delle poche organizzazioni della regione formata da donne.
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Struttura e organizzazione
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I soci attuali sono 183, tutte donne, a cui si devono aggiungere le 3 fondatrici a cui è riconosciuto lo status di soci a vita. Come previsto da statuto, tutti i soci hanno diritto di partecipare ai processi decisionali e, riuniti in assemblea, eleggono il direttivo che è composto di 9 membri e si riunisce con cadenza trimestrale. Le decisioni prese o gli orientamenti generali vengono resi pubblici anche grazie ad apposite bacheche e lavagne predisposte all’interno della sede dell’organizzazione. Numerose informazioni sono affisse all’interno della sede e consentono alle socie di WSDP e alle produttrici che collaborano con la struttura di essere a conoscenza di alcuni aspetti importanti inerenti le sue scelte organizzative e attività. A titolo di esempio possono essere citati i seguenti pannelli: - la composizione della base sociali e degli organi elettivi; - l’organigramma della struttura; - il sistema di calcolo utilizzato per il pagamento delle stoffe che riporta chiaramente tutte le indicazioni del caso; - l’elenco dei servizi riservati agli associati e in generale a tutte le produttrici che collaborano con la struttura; - lo schema di calcolo del prezzo dei prodotti con esplicitate le varie voci di costo, i margini e il loro utilizzo, secondo uno schema paragonabile al prezzo trasparente; - i giorni di vacanza e le festività retribuite; - gli orari di lavoro. La struttura operativa prevede un organigramma diviso in più settori, ciascuno coordinato da un responsabile. I componenti dello staff sono 15 e sono coordinati da un direttore esecutivo. Se si considerano anche le donne che non sono socie, ma che al bisogno prestano la loro opera a favore di WSDP, il numero delle persone coinvolte sale a 380. Le remunerazioni sono più alte dei minimi contrattuali e in media gli operatori ricevono un compenso che va dalle 7.000 alle 8.000 rupie al mese. Le socie-produttrici vengono pagate a cottimo secondo un sistema di calcolo prefissato sulla base della difficoltà del lavoro da svolgere e sulla quantità degli articoli prodotti. In questo caso la base di calcolo utilizzata come parametro supera i minimi salariali e si aggira sulle 8.000 rupie al mese. Anche le produttrici che collaborano occasionalmente con WSDP vengono pagate con lo stesso sistema a cottimo. Fino al presente l’organizzazione è stata impegnata strutturarsi e a divenire auto sostenibile, anche perché non usufruisce di finanziamenti da parte del governo o di organizzazioni non governative. In ogni caso l’organizzazione offre alle produttrici una serie di servizi e programmi: - formazione: le insegnanti e le assistenti usufruiscono di corsi di aggiornamento permanenti, mentre i nuovi membri ricevono una formazione di base per lo sviluppo delle proprie capacità
nell’ambito della tessitura, tintura, taglio e cucito, produzione di bambole,…. - attività ludico ricreative: feste e momenti di incontro in occasione della celebrazione delle principali festività, picnic, … - visite di istruzione: visite organizzate presso luoghi di interesse storico/culturale, uscite per momenti di formazione esterni alla struttura,.. - borse di studio: borse di studio per i figli delle produttrici per una somma che va dalle 5 alle 7 mila rupie - assistenza medica: assistenti degli ospedali locali forniscono assistenza medica alle produttrici - premi: nel corso dell’anno vengono assegnati premi per le persone che maggiormente si distinguono nelle attività svolte, per le donne disabili in riconoscimento del loro impegno,…. - momenti di ristoro: a tutte le produttrici viene offerta la possibilità di consumare la bevanda tradizionale, il tè, nel corso della giornata. Alle produttrici permanenti vengono inoltre offerti i seguenti servizi: giorni di vacanza retribuiti, fondo per i momenti di ristoro offerti presso la sede alle operatrici, fondo pensione per gli impiegati, indennità per il pasto fuori casa, fondo spese per le celebrazioni religiose, visite formative in Nepal e all’estero, corsi di aggiornamento, corsi di educazione alla salute.
La produzione artigianale WSDP ha un’ampia gamma di prodotti in cotone tessuto e confezionato a mano: borse, astucci, portafogli, zaini, sciarpe,… La linea principale è realizzata con fibre di cotone tinte con colori di origine chimica, ma certificati AZO-free, ossia senza Consegna dei tessuti
Mahaguthi La storia ufficiale in genere si occupa della nascita, espansione e caduta degli imperi e dei condottieri e solo di rado rivolge la sua attenzione alle vicissitudini dei popoli e alla vita quotidiana della stragrande maggioranza delle persone, spesso in lotta per la sopravvivenza o impegnate a rivendicare i propri diritti. A volte questo silenzio viene rotto grazie all’emergere di figure che in virtù della propria personalità e carisma, riescono a farsi portavoce dei diritti e delle istanze delle fasce povere ed emarginate. Nella storia recente del Nepal può essere citato a tale riguardo il gandhiano Tulsi Mehar Shrestha. Egli nacque da una famiglia del modesto ceto medio Newar nel 1896, nel distretto di Lalitpur, zona a sud di Kathmandu, e, in seguito a un percorso di formazione e di crescita personale, decise di esporsi pubblicamente contro l’oppressione delle fasce più povere e emarginate della società, tra cui le donne, attaccando in modo particolare il rigido sistema delle caste. La sua visione di riforma della società e di sviluppo delle comunità enfatizzava il ruolo delle donne, che dovevano essere aiutate, grazie all’educazione e a programmi volti alla generazione di reddito, ad essere autonome ed autosufficienti. La promozione e attuazione di questa idea causò un certo scompiglio all’interno della società del tempo e spinse il Primo Ministro Chandra Shumsher J. B. Rana ad accusare Tulsi Mehar Shrestha di operare contro lo stato, costringendolo all’esilio onde evitare una lunga prigionia. Per questo motivo si trasferì in India, entrando in contatto e collaborando in modo stretto con il Mahatma Gandhi. Visse in numerosi ashram e si dedicò intensamente all’apprendimento delle tecniche di filatura e tessitura. La collaborazione con Gandhi gli consentì di maturare un’importante esperienza nell’ambito del lavoro a favore delle fasce povere ed emarginate della poProduzione della carta
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derivati dell'azoto e auto-fissanti con acqua calda, più eco-compatibili e sicuri per chi ne viene a contatto. A partire dal 2006 è stata avviata la produzione di articoli tinti con colori di origine completamente naturale, mentre più recentemente è stata introdotta una linea di prodotti realizzati tessendo l’allo, fibra naturale di origine locale ricavata dalla specie botanica Girardinia diversifolia, anche conosciuta come “ortica gigante himalayana”. Si tratta di una fibra più grezza, non adatta a tutti i tipi di lavorazione, che viene utilizzata da sola o abbinata a fibre di cotone. La prima fase di lavorazione prevede che le matasse di cotone siano lavate e bollite in modo da nettarle da sporco e impurità, per poi passare, ove necessario, alla tintura. Per ridurre l’impatto di tale processo, le acque vengono utilizzate quattro volte e, successivamente, vengono trattate grazie all’utilizzo di un sistema di cisterne in modo da far sedimentare i residui delle colorazioni. I fanghi vengono poi raccolti e conferiti alla società che si occupa dello smaltimento dei rifiuti. I filati tinti vengono stesi ad asciugare al sole. Una volta pronti si procede stendendo i fili grazie a una serie preordinata di paletti, in modo da preparare l’ordito. Si passa alla preparazione dell’ordito stendendo i fili grazie a una serie preordinata di paletti. Gli abbinamenti di colore sono stabiliti in questa fase, ed i fili, una volta ordinati, sono pronti per essere trasferiti sul telaio. Le artigiane di WSDP utilizzano il tradizionale telaio a tensione, il più facile e il meno esoso da realizzare. È formato da due traverse in legno, i subbi, su cui si deve legare il filo che forma l'ordito. Quest’ultimo viene tenuto fermo da due pattine sottili, mentre con un pettine, il liccio, si batte il filo che forma la trama. Un estremo di questo tipo di telaio va legato ad un albero o ad un sostegno fisso, mentre l'altra estremità deve essere legata alla vita della tessitrice, permettendole di controllare la tensione dell’ordito con il proprio corpo. Questo tipo di telaio è molto leggero e facilmente trasportabile tanto che era utilizzato dalle popolazioni nomadi. Le fasi della tintura e della preparazione dell’ordito avvengono presso la sede dell’organizzazione, mentre la tessitura può essere svolta anche presso la propria abitazione. Le donne lavorano spesso nelle loro case site nelle zone rurali in modo da poter contemporaneamente accudire alla famiglia e alla casa. Normalmente un tessuto di sette metri di lunghezza e 40 centimetri di larghezza viene preparato in due giorni. La striscia così realizzata viene riconsegnata presso la sede di WSDP per essere pesata e, al momento del conferimento, l’artigiana viene puntualmente pagata. I tessuti vengono quindi tagliati e cuciti per ottenere i prodotti desiderati che, una volta terminati vengono sottoposti al controllo qualità per essere poi imballati e spediti ai clienti. La tintura e la tessitura si svolgono sotto dei porticati molto ben arieggiati, mentre le operazioni di taglio, confezionamento, controllo qualità e imballaggio dei prodotti finiti dispongono di apposite salette.
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polazione e rafforzò le sue convinzioni, tanto da spingerlo a ritornare, nel 1923, in Nepal per mettere in pratica quanto appreso e contribuire al cambiamento sociale del proprio paese. Anche grazie all’appoggio di Gandhi, che scrisse una lettera la Primo Ministro nepalese, ottenne il permesso di fare ritorno in patria e di avviare un piccolo progetto inerente la filatura e la tessitura. Tulsi Mehar si stabilì a Shankhamul Ghat, nel distretto di Lalitpur, sulle sponde del sacro fiume Bagmati, e diede vita alla prima manifattura tessile nepalese, utilizzando una pacco di cotone grezzo offerto dall’illustre amico indiano. L’organizzazione così fondata prese, nel 1927, il nome di Shree Tin Chandra Kamdhenu Charkha Pracharak Mahaguthi e fu una delle prime realtà paese attive in ambito sociale. In seguito, per onorare la memoria di Gandhi, Tulsi Mehar fondò una seconda organizzazione, la Nepal Gandhi Smarak Nidhi, che, nel 1973, si fuse con la prima, dando vita al Nepal Charkha Pracharak Gandhi Smarak Mahaguthi. Nella valle di Kathmandu era tradizionalmente presente una piccola produzione di cotone, la cui filatura e tessitura era svolta a livello domestico. L’attività promossa da Tulsi Mehar costituiva il primo tentativo di organizzare questa produzione, incrementando le possibilità di lavoro e di reddito di molte famiglie. Nella zona di Mangal Bazar venne inaugurato un centro per la vendita al dettaglio, dove vennero però concentrati anche lo stoccaggio della materia prima e la produzione. Dallo sviluppo di questa che inizialmente era una struttura di piccole dimensioni nacque, nel 1984, Mahaguthi, Craft With a Coscience, organizzazione che attualmente beneficia oltre un migliaio di produttori distribuiti in diverse parti del Nepal. Fedele alla sua visione, Tulsi Mehar aspirava alla creazione di un centro di formazione di tipo residenziale, che si occupasse di donne vedove o abbandonate. Questo fu possibile nel 1977 quando fu insignito del “Nehru Award”, quale riconoscimento delle sue attività in ambito sociale, e ricevette in premio la somma di 145.000 Rupie, che egli destinò completamente alla creazione di un centro di tipo residenziale per la formazione e la riabilitazione per donne vedove e abbandonate. Il centro, a cui venne poi dato in onore del suo fondatore il nome di Tulsi Mehar Mahila Ashram, è dotato di strutture abitative, di un piccolo centro medico, di laboratori di produzione, di un asilo con una piccola area giochi. L’ashram offre un percorso formativo gratuito strutturato in due anni, nel corso dei quali donne in difficoltà, accompagnate dai propri figli, possono usufruire dell’ospitalità e dei servizi del centro. Mentre le madri apprendono a tessere, cucire, lavorare a maglia, seguendo al contempo corsi di alfabetizzazione, i figli possono frequentare la scuola e accedere a percorsi educativi. Tulsi Mehar morì nel 1978, poco dopo l’inaugurazione dell’ashram. Il centro accoglie ogni anno circa 80 donne scelte tra le più povere ed emarginate, e le sue attività sono finanziate in modo significativo da Mahaguthi, che ogni anno versa alla struttura il 40% dei propri profitti.
Lo scopo sociale di Mahaguthi è quello di fornire servizi sociali, tecnici e finanziari a gruppi svantaggiati di produttori, in modo particolare donne, e fornire loro accesso al mercato locale e internazionale. Obiettivi dichiarati sono: - promuovere piccole attività artigianali - supportare singoli artigiani o piccoli gruppi affinché possano migliorare le proprie capacità organizzative e i processi produttivi; - promuovere la cultura tradizionale, l’arte e l’artigianato, coniugando lo sviluppo di nuovi prodotti, con le tecniche e i modelli tradizionali; - diffondere le pratiche del commercio equo con attenzione al rispetto dell’ambiente; - promuovere azioni di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e di pressione sulle istituzioni pubbliche per promuovere il commercio equo e lo sviluppo sostenibile.
Produzione interna Lo staff dell’organizzazione si compone di 37 persone a cui si aggiungono 67 donne (di cui 4 con disabilità) che lavorano nella unità produttiva interna dedicata alla produzione di capi di abbigliamento e articoli di tessuto. Le persone dello staff sono assunte con contratti a tempo indeterminato e ricevono uno stipendio mensile stipendi mensili differenziato in base alle mansioni, ma comunque non inferiore alle 6.000 rupie. Le lavoratrici che prestano la loro opera nel laboratorio di produzione tessile interno, sono state pagate a cottimo fino alla fine del 2008, per poi essere anch’esse assunte a tempo indeterminato a inizio 2009 e la loro remunerazione è equiparata a quella degli altri dipendenti. Anche nel caso del pagamento a cottimo si assume come valore di riferimento lo stipendio di 6.000 rupie nepalesi al mese, valorizzando in modo proporzionale il tempo lavoro necessario alla produzione di ogni singolo articolo. Gli artigiani esperti e particolarmente rapidi possono arrivare a guadagnare cifre superiori, vicine anche alle 8.000/9.000 Rs al mese. Assemblaggio astucci per torroni LiberoMondo
Produzione esterna Mahaguthi si relaziona, inoltre, con circa 85 gruppi esterni di produttori, arrivando a coinvolgere circa 1.000 artigiani e artigiane. L’andamento delle vendite influenza la continuità dei rapporti con i produttori: con alcuni le relazioni commerciali sono regolari, mentre con altri sono più sporadiche. Qui di seguito vengono presentate molto brevemente le attività di alcuni dei gruppi con i quali Mahaguthi si relaziona.
Tulsi Mehar Mahila Ashram
L’ashram offre a circa 80 donne un percorso formativo gratuito strutturato in due anni, nel corso dei quali donne in difficoltà, accompagnate dai propri figli, possono usufruire dell’ospitalità e dei servizi del centro. Mentre le madri apprendono a tessere, cucire, lavorare a maglia, seguendo al contempo corsi di alfabetizzazione, i figli possono frequentare la scuola e accedere a percorsi educativi. Il centro per coprire parte dei costi di mantenimento della struttura, cerca di vendere i prodotti realizzati nell’ambito delle attività di formazione. Mahaguthi, oltre a versare all’ashram il 40% dei propri utili (nel 2008 sono stati versate 2 milioni di rupie), è impegnato a trovare sbocchi di mercato per tali prodotti. Al momento riesce a coinvolgere circa 15 donne a cui spetta il 50% del ricavo delle vendite. Mahaguthi versa questo importo all’ashram che provvederà a consegnarlo alle donne alla fine dei due anni di formazione in modo che possano utilizzarlo per avviare delle piccole attività artigianali. Questo è possibile grazie al fatto che durante la loro permanenza al centro non devono sostenere alcuna spesa, in quanto tutto il necessario viene fornito loro gratuitamente.
A-one Import Export
Liku Khimti Paper Products
La Liku Khimti Paper Products è una cooperativa che si occupa della produzione di fogli di carta grezza, tradizionalmente conosciuta come Lokta paper. Questo tipo di carta è prodotta artigianalmente in Nepal seguendo una tradizione che si perde nei secoli. Per la lavorazione viene utilizzata la corteccia della Daphne Cannabina o della Daphne Papyracea (chiamata Lokta). Questi alberi crescono nelle foreste del Nepal tra i 1.900 e i 3.000 metri e hanno notevoli capacità rigenerative che consentono loro di ricrescere velocemente una volta tagliati. La cooperativa ha 11 soci, 8 donne e 3 uomini, uno dei quali di nome Gangaram è l’attuale presidente. La Cooperazione Svizzera e l’UNDP, che nel 2005 hanno sostenuto la nascita del gruppo, hanno chiesto a Mahaguthi di entrare nel progetto per mettere a disposizione le sue competenze e supportare la cooperativa nelle attività di commercializzazione. Attualmente Mahaguthi acquista il 90% della loro produzione, mentre il restante 10% viene venduto direttamente sul mercato locale. Le comunità locali hanno ottenuto dal governo il compito di gestire il patrimonio boschivo, per cui gli unici autorizzati alla raccolta della corteccia utilizzata per la produzione della carta, sono gli abitanti della zona. La cooperativa acquista la materia prima dagli abitanti delle montagne circostanti al prezzo, nel 2009, di 82 Rupie/kg, contro le 63 Rps/kg del 2007. La corteccia viene immersa in bidoni pieni di acqua che poi vengono posti a bollire su dei fuochi alimentati a legna, più recentemente a gas. Le strisce di corteccia vengono poi inserite in una macchina che, grazie a una serie di lame, le riduce in poltiglia. Questa può essere tinta aggiungendo delle sostanze coloranti, prima di essere stesa su dei telai e di essere lasciata ad asciugare al sole. La cooperativa si occupa solo della produzione di fogli di carta che vengono acquistati da Mahaguthi o venduti direttamente sul mercato locale. Il prezzo dei fogli varia in funzione della grammatura: 1 foglio da 5 grammi = 1 Rupia 1 foglio da 20 grammi = 2 Rupie 1 foglio da 40 grammi = 4 Rupie La cooperativa ha sede a Rasanalu, comunità di casa sparse, a circa 300 km da Kathmandu. A dispetto della distanza non così elevata, il tempo di percorrenza del tragitto è di circa 9 ore, di cui le ultime 2 su una pista in terra battuta, segnalata sulle mappe come sentiero per il trekking. La strada asfaltata, o comunque segnalata come tale sulle cartine, termina infatti nella località di Jiri da cui un tempo partivano gli scalatori alla conquista dell’Everest.
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Si tratta di un’impresa privata che si occupa della produzione di oggetti in feltro. Pur avendo iniziato a produrre dei cappelli in feltro fin dal 1989, l’inizio vero e proprio delle attività è da far risalire al 1992. Nelle fasi iniziali la A-one è stata supportata dal Danida, organismo governativo danese che si occupa di progetti di cooperazione. Attualmente la struttura dà lavoro a 100 persone, 60 impegnate nella produzione del feltro e 40 dedite alla cucitura degli articoli o in altre attività collegate. Il 50% del personale è assunto a tempo indeterminato, mentre l’altra metà è pagata a cottimo. Il salario parte da un minimo di 4.700 – 5.000 rupie al mese fino ad arrivare ad un massimo di 15.000 rupie, stipendio corrisposto alla persona con maggiore esperienza nella produzione del feltro che si occupa del controllo qualità, della formazione del nuovo personale e della realizzazione dei modelli più complicati. La struttura, ritenendo il suo apporto indispensabile, non vuole correre il rischio di perdere i suoi servigi. I lavoratori hanno diritto a due mesi di maternità e a una liquidazione che equivale a una mensilità. L’indennità per malattia è 50% a carico del datore di lavoro e 50% a carico del dipendente. Non è prevista la pensione, che spetta solo ai dipendenti pubblici. Il processo produttivo, per quanto semplice, permette di creare bellissimi e originali oggetti utiliz-
zando tecniche che sono rimaste sostanzialmente immutate nei secoli. La lana, naturale o opportunamente tinta, viene dapprima cardata e poi composta allo scopo di ottenere la forma desiderata. A questo punto viene insaponata e successivamente frizionata, fino ad ottenere l’infeltrimento. Il prodotto, una volta terminato, viene centrifugato o posto al sole ad asciugare, per poi essere finito e ritoccato.
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Il costo del trasporto dei fogli di carta da Rasanalu a Kathmandù è di circa 200 Rupie. Compatibilmente con gli ordini, la produzione può essere effettuata dai mesi di luglio/agosto fino ad aprile, per poi essere sospesa durante il periodo delle piogge monsoniche. I ricavi della vendita vengono suddivisi equamente tra i soci della cooperativa che svolgono questa attività compatibilmente con il lavoro dei campi. Mahaguthi ha scelto di avere come fornitore preferenziale per i fogli di carta Lokta questa cooperativa valutando il progetto molto valido. In questo senso è allo studio un nuovo progetto per favorire un ulteriore miglioramento degli standard qualitativi, attraverso corsi di formazione e fornitura di attrezzature. Si tratterebbe di un ulteriore investimento di Mahaguthi su questo gruppo che ha già beneficiato in passato di questi servizi.
- formazione nella colorazione della carta, grazie al supporto tecnico di una consulente filippina: i costi dell’iniziativa sono stati interamente sostenuti da Mahaguthi; - attività di microcredito a favore dei produttori dei tessuti Dhaka e della carta; - una piccola cooperativa di produttori di fogli di carta, la Liku Khimti Paper Products di Rasanalu, nel distretto di Ramechhap, ha usufruito di formazione per il miglioramento della qualità dei prodotti e delle tecniche di produzione, ivi compresa la fornitura di strumenti di lavoro (telai, fornelli,..). Mahaguthi destina il 40% degli utili a sostegno delle attività del Tulsi Mehar Mahila Ashram, che fornisce a donne e madri in condizioni di estrema difficoltà e ai loro figli, formazione, ospitalità, cibo, indumenti, cure sanitarie, nell’ambito di percorsi biennali.
Everesti Gateway Herbs PV Ltd.
La Everesti Gateway Herbs PV Ltd. è una piccola impresa di proprietà famigliare con sede a Jiri che si occupa della produzione di fogli di carta. Il tipo di lavoro è molto simile a quello svolto dalla cooperativa Liku Khimti Paper Products. Le persone che lavorano sono 16, divise in 4 gruppi di 4 individui, uno impegnato nella preparazione della “poltiglia” e le altre 3 impegnate nella sistemazione dei telai e nella rimozione dei fogli essiccati. Il personale non vive nel paesino di Jiri, ma proviene dalle comunità sparse sulle montagne e oltre a fornire la propria opera lavorativa presso la sede, si occupa della fornitura della corteccia che funge da materia prima. Oltre alla “carta Lokta”, viene prodotto un secondo tipo di carta chiamato “carta giapponese” che è realizzata a partire dalla corteccia di un albero sempre appartenente alla famiglia della Daphne Papyracea, ma che dà luogo a fibre più piccole conferendo alla carta maggiore uniformità, ma anche minore resistenza. Mentre la carta lokta può essere tinta anche dopo essere stata essiccata, la “carta giapponese” non può sopportare lo stesso tipo di trattamento in quanto una volta seccata non può più essere bagnata, pena la rottura del foglio. Mahaguthi paga a questa organizzazione lo stesso prezzo per i fogli di carta che viene riconosciuto alla cooperativa di Rasanalu, anche se nel caso della Liku Khimti Paper Products, si deve accollare dei costi di trasporto più elevati.
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Progetti e servizi
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Mahaguthi fornisce consulenza tecnica e formazione ai gruppi con cui collabora, promuove progetti volti al miglioramento delle capacità gestionali e organizzative, organizza corsi e per il miglioramento della qualità. In collaborazione con organizzazioni locali e straniere organizza laboratori di formazione per la creazione di nuovi design, finanzia l’acquisto di piccoli macchinari e di utensili utili al miglioramento della produzione e delle condizioni di lavoro. A titolo di esempio possono essere citati alcune iniziative svolte nel corso dell’annualità 2007/2008:
Kumbeshwar Technical School Kumbeshwar Technical School è stata fondata nel 1983 da Siddhi Bahadur Khadgi, ex membro del Consiglio di Stato. Situata a Lalitpur (Patan) una delle 3 principali città della valle di Kathmandu, la scuola è adiacente al tempio di Shiva a cinque livelli che si trova nella piazza chiamata Kumbeshwar. Il quartiere è in maggior parte popolato da appartenenti all’etnia Newar, la popolazione originaria della valle. La comunità locale si compone principalmente di Newar appartenenti alle caste inferiori, come macellai, barbieri, autisti, lavoratori, manovali e braccianti, spazzini. Il nome della famiglia rispecchia l’occupazione dei suoi componenti. La scuola è stata legalmente registrata nel 1987, secondo quanto previsto dal Governo Nepalese, presso il Ministero dell’Educazione e degli Affari Sociali, il Consiglio per l’Educazione Tecnica e l’Istruzione Professionale (CTEVT), Il Consiglio Nazionale di Coordinamento dei Servizi Sociali (ora Consiglio della previdenza sociale – SWC), l’Ufficio dell’Amministrazione Distrettuale (CDO) e l’Ufficio Distrettuale per l’Educazione. La scuola ha sviluppato forti legami con altre organizzazioni non governative ed è inoltre impegnata a favore dello sviluppo socioeconomico delle donne e dei bambini di famiglie a basso reddito. Sebbene il target dei beneficiari sia stato ampliato nel 1986, la scuola fu inizialmente avviata allo scopo di assistere la comunità “Pode”, tradizionalmente spazzini, casta che occupa il livello più basso, e altri gruppi socialmente ed economicamente svantaggiati inclusi bambini soli che vivevano nel quartiere, immigrati in cerca di lavoro da aree remote del paese. I “Pode” sono considerati “intoccabili” e hanno poco peso nell’ambito delle decisioni sociali e politiche, sono privati dell’educazione e perfino della possibilità di partecipare alle attività religiose. Le loro condizioni di vita sono estremamente povere. Nonostante l’importanza del tempio di Shiva sito nella piazza Kumbeshwar, il luogo era carente di servizi igienico-sanitari e di impianti di scarico, rendendo
ai bambini della comunità locale appartenenti a famiglie a basso reddito 2. fornire educazione tecnica e formazione professionale a donne e giovani appartenenti a famiglie a basso reddito ed aumentare la loro possibilità di accedere a una più ampia gamma di opportunità di lavoro 3. creare e sostenere programmi volti a generare reddito che beneficino direttamente gruppi a basso reddito, soprattutto donne 4. migliorare gli standard di alfabetizzazione e l'educazione generale degli studenti. 5. fornire educazione, formazione e assistenza agli orfani e donne indigenti 6. mettere in grado la comunità locale e altri beneficiari delle attività di KTS di assumersi appieno la responsabilità di se stessi e del proprio futuro.
Attività produttive KTS è un’organizzazione impegnata in molte attività sociali, educative e produttive. Di queste ultime, molte sono gestite internamente, come nel caso della falegnameria, della tintura dei filati, della tessitura dei tappeti. L’attività produttiva che coinvolge più persone è però quella relativa ai lavori a maglia. In questo caso le persone che si ritrovano presso il centro per svolgere il loro lavoro sono una minoranza, circa 28, impegnate sia nella produzione che nel controllo qualità, mentre le altre svolgono il loro lavoro presso la propria abitazione: si tratta di circa 470 persone, nella quasi totalità donne, tra cui alcune disabili. Circa il 20% di loro lavora direttamente con KTS, mentre la parte restante fa riferimento a uno dei 13 gruppi informali collegati all’organizzazione. Le persone complessivamente coinvolte, in modo indiretto, sono però molte di più, oltre 2.000. Si tratta spesso dei componenti dei diversi nuclei familiari. Lo staff e il personale docente è assunto con contratto a tempo indeterminato e gode di tutti i benefici concessi dalla legge. Gli stipendi, differenziati secondo la mansione svolta sono buoni e comunque generalmente superiori alle disposizioni di legge. Kumbeshwar - Scuola primaria
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l’intera area adiacente molto sgradevole e non certo congeniale per stabilirvisi. Il Signor Siddhi Bahadur Khadgi, che è vissuto e ha cresciuto la propria famiglia in questo luogo, potè constatare le urgenti necessità della zona e della popolazione che vi viveva. Decise di accettare la sfida e avviò un programma di educazione indirizzato proprio alla comunità “Pode”. Il tutto iniziò con un centro diurno che si prendeva cura dei bambini che le donne “Pode” erano solite portare sulle loro spalle mentre spazzavano le strade. Successivamente il centro venne ristrutturato e prese, nel 1983 il nome di Kumbeshwar Technical School (KTS). Proprio in quell’anno, Kabindra Khadga, figlio del fondatore, avviò, accanto al centro per i bambini, sei classi di alfabetizzazione per adulti e un programma di alimentazione e vaccinazione. Nel 1984 furono introdotti un programma di educazione primaria per i bambini e uno, per gli adulti, di formazione alla tessitura di tappeti. In oltre 25 anni di attività dell’organizzazione e di 23 anni di formazione professionale e di programmi volti alla generazione di reddito per le fasce più povere delle popolazione, KTS è lentamente, ma costantemente cresciuta fino al presente. Le attuali attività comprendono: un scuola materna e primaria per 250 bambini, una comunità per 20 bambini senza casa, programmi di formazione professionale per giovani ragazzi e ragazze da quindici anni in su, in ambiti quali la falegnameria, la tessitura di tappeti, la filatura e il lavoro ai ferri da maglia e un centro diurno per i bambini figli delle persone in formazione e dei produttori. KTS nel corso dei primi anni di attività riuscì ad accantonare un piccolo fondo grazie ai ricavi derivanti dalle vendite dei prodotti. Questo ha consentito all’organizzazione di riuscire a dare continuità alle proprie attività senza eccessive difficoltà anche nei momenti in cui non erano disponibili fondi esterni. Il 24 maggio 2008 il presidente fondatore Siddhi Bahadur Khadgi ha inaugurato la nuova sede di KTS. La struttura portante è stata completata anche se i lavori sono completamente conclusi solo per tre dei cinque piani più sottotetto e terrazza che compongono l’edificio. La realizzazione della nuova sede è stata possibile anche grazie al contributo di alcune organizzazioni partner tra cui SERRV International e Ten Thousand Villages. Per finanziare la costruzione è stato inoltre necessario prendere in prestito la somma di 2 milioni di rupie nepalesi (circa 19.000 euro) dal fondo di previdenza sociale del personale della scuola. I corsi di formazione e l’unità di controllo della qualità del lavoro a maglia (ai ferri) e gli uffici amministrativi sono già stati trasferiti (giugno 2009) nel nuovo edificio. L’attività di ricerca fondi continua allo scopo di completare gli spazi destinati al centro gratuito di assistenza all’infanzia, all’area di accoglienza e soggiorno gratuiti per le persone in formazione provenienti da aree rurali e villaggi remoti, ai corsi di formazione in maglieria, al laboratorio di design e al magazzino di stoccaggio. Gli obiettivi primari di KTS sono: 1. fornire scuola materna ed educazione primaria
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Finitura dei maglioni
Come nel caso di altre organizzazioni nepalesi di commercio equo si parte da una remunerazione attorno alle 6.000 Rs al mese. Le persone esterne che conferiscono i propri prodotti a KTS vengono remunerate a cottimo utilizzando come base di calcolo i valori appena enunciati. Sia i lavoratori assunti che i produttori a cottimo possono usufruire di numerosi servizi offerti dall’organizzazione quali ad esempio agevolazioni per l’accesso al credito, contributi per cure mediche e degenze ospedaliere.
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Progetti e servizi
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Kumbeshwar Technical School è un’organizzazione molto impegnata in ambito sociale attraverso numerose attività volte a fornire pari opportunità alle fasce emarginate e socialmente ed economicamente svantaggiate. I programmi sono rivolti prevalentemente ai bambini, ai giovani e alle donne e coprono un’ampia gamma di attività che possono essere però raggruppate come segue: - scuola materna e primaria - comunità per minori (orfanotrofio) - programmi di formazione professionale - centro diurno per minori Vengono inoltre finanziate borse di studio per l’educazione secondaria a favore di bambini che hanno frequentato le scuole primarie presso il centro. Possono poi essere citate a titolo di esempio alcune iniziative: - in occasione della giornata mondiale del com-
mercio equo è stato offerto al personale femminile di KTS, ai produttori alla comunità locale e alle persone indigenti un check up medico e cure gratuite grazie alla preziosa collaborazione di personale medico qualificato; - corsi sulla salute e la prevenzione a favore delle donne, del personale, dei produttori e dei partecipanti ai programmi di formazione professionale: operatori qualificati dell’organizzazione Nahuda hanno dato informazioni su prevenzione e cura della salute con particolare attenzione alle donne e a malattie quali il tetano, l’HIV e le precauzioni da prendere nel corso della gravidanza; - vaccinazione contro la tubercolosi dei bambini che frequentano la scuola materna e primaria, anche grazie al contributo della municipalità di Lalitpur; - corsi di alfabetizzazione a favore di produttori e donne della comunità locale tenuti da “Mahila Wachat Sakriya Samuha” (Active Women’s Saving Group), gruppo locale costituito da donne. Tutte queste attività non producono utili, anzi vengono offerte gratuitamente o a costi calmierati alla fasce indigenti della popolazione, alle persone inserite nei percorsi formativi e al personale di KTS. Le attività produttive, oltre a generare reddito per le persone coinvolte, consentono con i ricavi delle vendite di finanziare tali attività. Un ruolo importante rivestono anche le donazioni di istituzioni pubbliche e private o di singoli cittadini. A questo proposito possono essere ricordate due iniziative: - Worldwide Friends of Kumbeshwar Kids, iniziativa a cui aderiscono più di 150 persone, la maggior parte straniere, che sostengono economicamente le attività di KTS - “KTS Cookbook”, libro di ricette tipiche nepalesi che viene venduto allo scopo di raccogliere fondi. Importante è anche l’apporto dei volontari che affiancano il personale nelle varie attività.
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Superficie: 582 650 kmq Popolazione: 36.913.721 (2003) Indice di sviluppo umano ISU (2008): 148° su 177 Indice di povertà umana IPU (2008): 60° su 108 Aspettativa di vita: 52,1 anni Popolazione con meno di 2 $ al giorno: 58,3% DATI UNDP 2008
Produttori: Smolart, Bega Kwa Bega Periodo: A cura di:
Giugno 2009 Antonio Carlucci
Smolart
Antonio Carlucci con il direttore di Smolart
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Smolart, gruppo di auto aiuto, è formato da artisti che vivono a Tabaka, piccolo villaggio situato a pochi chilometri da Kisii, nella parte occidentale del Kenya, a circa 400 km dalla capitale Nairobi. Si tratta di una zona prevalentemente rurale caratterizzata da attività agricole e artigianali. Nell'area di Tabaka è pero presente un particolare tipo di pietra saponaria, detta "Kisii stone", reperibile in diverse varietà di colore e di durezza. La presenza di questo tipo di materiale ha favorito lo sviluppo di piccole attività artigianali per la maggior parte a conduzione famigliare. La pietra saponaria viene estratta da piccole cave utilizzando utensili molto semplici e sfruttando unicamente il lavoro manuale degli addetti. I singoli artigiani acquistano poi il materiale grezzo da cui ricavano diverse tipologie di oggetti come scatole, statue, suppellettili, scacchiere,… Gli artigiani non sono generalmente in grado di provvedere in proprio alla commercializzazione del prodotto finito, che viene per lo più acquistato da grossisti o intermediari che ne curano la vendita sul mercato interno o l'esportazione. Smolart (acronimo di Small Medium and Large Art) è un'organizzazione di auto mutuo aiuto, costituita nel 1990 su iniziativa di un gruppo di artigiani e riconosciuta ufficialmente con atto del Ministero della Cultura e degli Affari Sociali. Dopo un periodo iniziale di rodaggio, il gruppo divenne pienamente operativo nel 1994. Attualmente i soci sono circa 200, di cui 140 donne, tutti impegnati nella lavorazione della pietra saponaria. La cultura e la tradizione dei Kisii prevedono che la scultura sia a totale appannaggio degli uomini, mentre le donne dovrebbero occuparsi esclusivamente del lavoro nei campi, badare ai figli e alla casa. Smolart ha voluto infrangere questo tabù promuovendo l’arte della scultura tra le donne, anche se ha dovuto scontrarsi con non poche resistenze da parte della componente maschile della comunità. Le attività sono dirette da un comitato di gestione, eletto ogni tre anni dall'assemblea dei soci e compo-
sto da 7 membri (al momento 4 donne e 3 uomini). Un loro ruolo importante è quello di fungere da nodo di collegamento tra le attività dell'organizzazione e la base sociale. Questo riveste una particolare importanza, dal momento che il villaggio è costituito da diverse comunità distribuite anche a una certa distanza dal "centro" di Tabaka. All'interno del comitato di gestione vengono eletti direttore, vice-direttore, segretario e tesoriere, mentre gli altri tre membri sono a capo di altrettanti sottocomitati che si occupano di specifici aspetti della vita associativa. I requisiti richiesti per l'affiliazione sono il raggiungimento della maggiore età, la residenza nella comunità locale, la condivisione degli obiettivi dell'organizzazione e la disponibilità (ove sia necessario) a seguire un percorso formativo circa le modalità produttive e il controllo qualità.
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Al momento dell'ammissione si è tenuti al versamento, una tantum, di una quota associativa. Nel caso in cui il nuovo socio non sia in grado di ottemperare a questa disposizione, può essergli concesso di provvedere poco alla volta con una percentuale sul fatturato realizzato.
Obiettivi Smolart è nata allo scopo di migliorare la condizione di vita dei lavoratori delle cave e degli scultori. Oltre ad occuparsi degli aspetti prettamente produttivi, la sua attività è anche indirizzata a sostenere progetti comunitari in campo sanitario ed educativo, iniziative volte a migliorare le condizioni abitative e ambientali, interventi a favore di organizzazioni che si occupano di campagne di coscientizzazione riguardo l'AIDS. Il lavoro di Smolart mira a: ° sradicare la povertà tra i suoi membri e le relative comunità di appartenenza; ° migliorare le condizioni sociali, economiche e ambientali dei produttori marginalizzati; ° promuovere il commercio equo e la giustizia sociale; ° assicurare condizioni di lavoro salutari nel rispetto dei diritti dei lavoratori; ° utilizzare materie prime e tecnologie locali; ° combattere la discriminazione di genere, garantendo condizioni eque tanto agli uomini quanto alle donne, generalmente più esposte a condizioni di sfruttamento lavorativo; ° proteggere l'ambiente e gestire le risorse in modo sostenibile; ° promuovere le tradizioni culturali locali, sostenendo l'attività artigianale attraverso la formazione in campo organizzativo e gestionale; ° promuovere interventi a favore di educazione e salute, progetti comunitari inerenti l'approvvigionamento idrico, i servizi igienici e le strutture abitative.
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I prodotti
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La produzione è completamente manuale, compresa l'estrazione della pietra grezza dalla cava, che viene poi lavorata utilizzando attrezzi molto semplici. I lavoratori delle cave non fanno parte né dipendono direttamente dalla cooperativa, ma sono spesso assunti a giornata dai proprietari delle stesse. Mentre gli uomini si dedicano alla scultura, le donne hanno l'incarico di rifinire e di dipingere i pezzi, assicurando nel contempo il controllo della qualità. Le tecniche utilizzate esaltano le caratteristiche della pietra naturale. Nella cultura locale, l'eredità artistica viene trasmessa di generazione in generazione: i genitori insegnano ai propri figli il gusto della lavorazione artigianale e i segreti della lavorazione della pietra. Questo consente loro di sviluppare un proprio stile artistico e sperimentare nuove vie per esprimere se stessi e la cultura di cui sono parte integrante. Gli artigiani traggono ispirazione da numerose fonti. In primo luogo dalle tradizioni e dai racconti con i quali sono stati cresciuti fin da piccoli, quando,
accovacciati ai piedi dei familiari, assistevano al lavoro degli adulti. Un ruolo importante è giocato anche dalla formazione ai valori e alle tecniche artistiche. A influenzare la vena creativa contribuiscono in modo inequivocabile l'osservazione dell'ambiente circostante e i fatti della vita di tutti i giorni. Il mercato locale non offre grosse possibilità e la maggior parte dei prodotti viene venduta all'estero, per la quasi totalità ad organizzazioni di commercio equo. Il prezzo del prodotto viene stabilito tenendo conto dei costi di produzione, compresa un'equa retribuzione del lavoro, dei costi di gestione dell'organizzazione e di una quota parte da destinare ai progetti di carattere sociale.
Aspetti sociali e ambientali Grazie al lavoro svolto in questi anni, l'organizzazione ha incrementato le vendite di prodotti artigianali, riuscendo a garantire maggiori redditi ai propri associati e ad implementare i servizi loro offerti, che vanno dallo sviluppo di nuovi prodotti al controllo della qualità. Il livello di vita degli artigiani è migliorato, in modo da consentire loro di provvedere all'educazione dei figli, di migliorare la propria situazione abitativa e le condizioni sanitarie. Lavorazione della pietra saponaria
E' stato inoltre possibile contribuire a progetti comunitari che hanno coinvolto scuola, orfanotrofio e altre strutture di interesse comune. Parte dei ricavati sono stati investiti nella realizzazione di una nuova struttura che comprende la sede del gruppo, l'ufficio, il magazzino ed alcuni laboratori di produzione accessibili a tutti i membri. La pietra saponaria, come tutte le risorse, dovrebbe essere utilizzata cercando di ridurre gli sprechi e minimizzare gli effetti negativi sull’ambiente. Smolart ha promosso compagne di sensibilizzazione per la tutela dell’ambiente, cercando di ottimizzare l’utilizzo della pietra e soprattutto elaborando un programma che prevede il recupero delle cave esaurite. I terreni dopo essere stati livellati vengono riforestati.
Bega Kwa Bega Korogocho
"Spalla a spalla" Bega Kwa Bega è un espressione in lingua kiswahili che significa "spalla a spalla". Questo nome è stato scelto da una cooperativa formata da gruppi di auto-aiuto nati dalle attività della parrocchia della comunità di Korogocho, una delle baraccopoli di Nairobi. Il nome deriva da un anziano, chiamato appunto Vecchio Korogocho (Mzee Korogocho) che fu tra i primi ad insediarsi nella comunità e a lottare a favore dei diritti della gente e per la concessione di terre per l'insediamento. La vita degli abitanti è molto dura e sopravvivere è una sfida. La maggioranza delle persone non può soddisfare le proprie necessità, vivendo in miseri alloggi e in condizioni molto difficili, a causa di povere strutture sanitarie, inadeguati impianti fognari e strade dissestate. Bega kwa Bega ha iniziato la sua attività nel 1991 con due gruppi, quello dell'Udada e quello delle Mama wa Vyondo, dediti rispettivamente alla produzione di collane e cesti. Korogocho
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Nairobi, la capitale del Kenya, è una delle città del mondo con il maggior numero di baraccati. E' un numero enorme, 2 milioni e mezzo di persone che vivono nel 5% della terra disponibile. Secondo i dati di UN HABITAT - l'Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei senza casa, a Nairobi esistono 199 baraccopoli, da quelle immense come Kibera con i suoi oltre 800 mila abitanti a quelle più piccole con nemmeno 2000 abitanti. Per dimensioni Korogocho è la quarta baraccopoli di Nairobi, dopo Kibera, Mathare e Mukuru kwa njenga. E' una delle zone più densamente abitate e instabili tra gli slums di Nairobi. La popolazione presente all'interno di Korogocho ha subito negli ultimi anni un forte incremento; probabilmente oggi vivono al suo interno più di 200 mila persone. Korogocho è situata nel distretto di Kasarani nella zona est di Nairobi su terreno in parte di proprietà del governo e in parte di proprietà di privati. Anche se si tratta di un cosiddetto "insediamento informale", la maggior parte dei suoi abitanti, circa l'80% del totale, paga un affitto per vivere in condizioni disumane in baracche fatiscenti e prive di tutto. Lo slum confina con la discarica di Dandora dove confluiscono i rifiuti di tutta l'area urbana di Nairobi e che costituisce una risorsa "preziosa" per i numerosi "cercatori" che vivono grazie alla loro attività di recupero e separazione dei rifiuti. La criminalità ha raggiunto livelli altissimi: si costituiti dei gruppi di "vigilanti" di quartiere per cercare di mantenere un certo ordine, ma spesso sono proprio loro che a comportarsi da criminali in altri quartieri. Bega kwa Bega, così come ogni altro abitante della zona, deve pagare una tangente di circa 100 scellini kenioti, circa 0,80 euro, al mese a questi gruppi di vigilanti. Le forme di violenze sono molte: violenze domestiche, stupri, rapine, uccisioni. Si stima che solo il 20% degli episodi di questo genere siano ufficialmente censiti. Tra i giovani c'è un alto consumo della famigerata bevanda alcoolica "Changaa", la cui produzione è illegale a causa delle gravissime conseguenze che ha sulla salute dei giovani che la consumano. Spesso la massa di giovani resi
schiavi dalla droga e dall'alcol finisce nelle maglie delle organizzazioni criminali e degli spacciatori di droga. Le donne, che costituiscono il 55% della popolazione di Korogocho, sono le vittime più usuali dalle mafie e bande di quartiere.
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Lo scopo dell'con l'intenzione di: ° combattere il problema della disoccupazione nella comunità di Korogocho; ° migliorare lo stato sociale, economico e spirituale dei membri; ° ridare fiducia e dignità alle persone; ° elevare il livello di vita degli abitanti della baraccopoli. Naturalmente non è facile riuscire a realizzare tutto questo, ma l'impegno profuso da quanti stanno collaborando con il progetto sta dando ottimi risultati. Il piano di lavoro prevede obiettivi concreti e valutabili quali: ° essere stabili economicamente e potenziare la struttura migliorando la gestione; ° creare una buona relazione con i clienti esistenti ed espandere il mercato dei prodotti, al fine di garantire un lavoro continuativo ai produttori; ° rinforzare le capacità tecniche ed amministrative dei membri; ° accrescere la qualità artigianale attraverso la formazione e il sostegno agli artigiani e offrire supporto per lo sviluppo di nuovi prodotti; ° costruire una maggiore unità tra i membri inseriti in diversi progetti in varie aree del paese.
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Bega kwa Bega svolge un ruolo di coordinamento e di sostegno dei vari gruppi, che, comunque, hanno una propria gestione amministrativa. L'organo di gestione è il comitato esecutivo, e funge da punto centrale di coordinamento di tutte le attività: è composto da 10 persone, ovvero da due rappresentanti per ciascuno dei cinque gruppi che attualmente ne fanno parte. Viene eletto ogni anno dall'assemblea generale e i suoi compiti principali sono: ° cura delle relazioni tra i vari gruppi fungendo da nodo centrale della rete; ° assistenza per la programmazione e la valutazione economica dei gruppi; ° affiancamento e sostegno ai gruppi nello svolgimento delle loro attività; ° aiuto nella commercializzazione dei prodotti attraverso la rete del Commercio Equo e Solidale; ° invio, ricezione degli ordini e coordinamento delle attività produttive.
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Come detto, Bega kwa Bega è composto da cinque gruppi di artigiani che si sono formati con l'aiuto della chiesa cattolica di St. John, parrocchia di Kariobangi. Udada significa comunità della sorellanza. La sua attività è iniziata nel 1991 ed è composto da 10 donne, ex prostitute, che creano e confezionano collane, bracciali, cinture, croci, utilizzando perle di vetro, sementi, argilla ed altri materiali. Mama wa Vyondo, gruppo delle mamme, è nato nel 1992 e le 20 donne che lo compongono sono tutte madri sole. Realizzano cesti in sisal, borse e cappelli. Dolls costituito nel 2003 con donne provenienti dall'esperienza nel gruppo delle Udada. Attualmente è composto da 10 persone impegnate nella produzione di borse di stoffa, bambole tradizionali africane..
Kochkanga, costituito nel 1997, è composto da 8 giovani donne che realizzano a mano batik ed abiti in tessuto "tie e dye". Il nome significa infatti stoffe di Korogocho. Lo scopo del progetto è permettere a disoccupati, uomini, donne e giovani, costretti a convivere con gli enormi problemi della vita nelle baraccopoli, come alcolismo, droga, crimine e prostituzione, di generare un reddito sufficiente per se stessi e per le loro famiglie. I prodotti artigianali vengono venduti in piccola parte sul mercato locale e soprattutto tramite la rete del commercio equo e solidale. Kindugu, comunità della fratellanza, è un gruppo composto da 20 giovani che ha iniziato la sua attività nel 1994 per combattere la piaga dell'alcol, della droga e della criminalità, offrendo alternative concrete di impegno. I componenti del gruppo producono oggetti in legno ed osso, arredi in papiro e foglie di banano.
Storie di vita Violet Alusha - "Ero senza lavoro, non avevo i soldi per dar da mangiare i miei bambini e facevo la prostituta. Da quando sono entrata a far parte di Bega kwa Bega le cose sono migliorate tantissimo: adesso posso pagare l'affitto della casa, se cosi la si può chiamare, posso mandare i bambini a scuola ed ho una vita più dignitosa". Sede di Bega Kwa Bega
Mary Wamboi's - "Madre di quattro bambini abbandonata dal marito, raccoglievo piccoli oggetti nella discarica vicino a Korogocho e li vendevo per racimolare un po' di soldi per sfamare i mie figli. Poi ho avuto la fortuna di entrare a far parte del progetto Bega kwa Bega e da allora molte cose sono cambiate in meglio per me e per i miei figli". Lucy Nyambura - "Avevo tanti sogni ma ad un tratto si interruppero dopo l'incidente di mia padre che in un incidente stradale perse entrambe le gambe ed anche il lavoro di autista. Con mio padre che non poteva più lavorare la nostra vita era diventata difficile. Poi sono entrata nel progetto Bega kwa Bega, mi hanno aiutato finanziariamente per permettermi di frequentare corsi di informatica, economia, inglese e segretaria d'azienda. Adesso posso dire che sono uscita da un tunnel buio della mia vita". Rosemay Murure - "Facevo la prostituta per le strade di Corococho, ma un giorno Padre Alex mi prese e mi portò in piccola comunità cristiana chiamata Udada. Li ho cominciato una nuova vita, lavorando e guadagnando i soldi per andare avanti". Ann, Pauline e Grace - Tre giovane ragazze che, dopo essere rimaste incinta, vennero abbandonate dai rispettivi fidanzati, furono emarginate dalle loro famiglie e finirono presto a prostituirsi per le strade di Nairobi. "Grazie a Bega kwa Bega che è venuta in nostro aiuto e ci ha tirate fuori da quello squallore,
adesso possiamo finalmente vivere una vita più decente e rispettabile". Tersia Ndinda - Madre abbandonata dal marito con due bambini. "La mia dignità si era persa per le strade di Nairobi facendo la prostituta, sfruttata e umiliata alla mercè degli uomini; era l'unico modo per guadagnare un po' di soldi per sfamare i miei figli". Mary Angwesi - "Dopo aver fatto i lavori più disumani, avevo perso ogni speranza nella vita. Poi sono venuto a conoscenza di un gruppo di donne che produceva cestini (Mama Wa Vyondo); una donna del gruppo mi ha presentato ai responsabili di Bega kwa Bega e fui subito accolta nel progetto. Adesso non mi sento più a disagio e imbarazzata quando sono con la gente, perché, da quando sono con Bega kwa Bega e lavoro, ho riacquistato la mia dignità". Caroline Anyango - "Prima morì mio marito poi la mia unica figlia femmina a causa dell'AIDS. Con la morte di mio marito è venuto a mancare quel minimo di sostentamento per me e per i bambini. Ho dovuto fare ogni tipo di lavoro, anche la prostituta. Non ho potuto mandare i miei figli a scuola perché sono entrata a far parte del progetto Bega kwa Bega quando erano già grandi, ma quello che non ho potuto fare per i miei figli adesso posso farlo per i miei nipotini".
Antonio Carlucci in visita
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Ecuador Ecuaoor Produttori: Camari, MCCH, Fundaciòn Chankuap, Corporaciòn Gruppo Salinas
Ecuador
Periodo: A cura di:
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Gennaio 2009 Luigi Eusebi
In Ecuador, uno dei paesi più piccoli dell´America Latina, poco meno esteso dell´Italia, si concentrano quattro ecosistemi molto diversi: la Costa, la Sierra, l’Amazzonia, l’arcipelago delle Galápagos. L’Ecuador conosciuto come zona strategica dell’impero degli Incas è arricchito dalla storia di 700 culture indigene, la principale delle quali è il quechua. Si tratta di un paese attraente e molto particolare, per la bellezza paesaggistica, la selva, la foresta Amazzonica, le cime innevate dei vulcani, molti dei quali ancora attivi, le spiagge, ma soprattutto la gente. E´ meta costante di itinerari turistici di tutti i generi, da quello d´avventura, all´etnico, ecologico, responsabile. Raramente si pensa all´Ecuador come un paese amazzonico anche se quasi la metà del suo territorio appartiene a questo bacino, conosciuto come il più grande ecosistema di selva tropicale, una riserva biologica ricca di milioni di specie d´insetti, piante, uccelli e altre forme di vita, molte delle quali non ancora catalogate. Questa diversità è conosciuta con il termine di biodiversità, comprende le differenze tra gli esseri viventi, includendo l´uomo, le culture, i saperi, le tradizioni ancestrali. Nell´Amazzonia ecuatoriana la colonizzazione spagnola non è riuscita ad imporsi pienamente e gli insediamenti risalgono ad un´epoca relativamente tardiva (fine ottocento), con l´arrivo dei missionari cattolici, che vi operano da oltre un secolo. Il relativo isolamento non è però stato sufficiente per proteggere la regione dalla conquista e durante il novecento l´Amazzonia è stata depredata dai governi dei diversi paesi del bacino e da imprese nazionali e straniere, che considerano la regione un libero mercato di risorse conquistabili, senza rispetto per l´ambiente e le popolazioni originarie. Il territorio presenta molte differenze al suo interno: nel nord l´apertura di pozzi petroliferi ha compromesso in molte zone l´ambiente, trascinando con sé un indotto di attività illegali (facilitate dall´apertura di vie transitabili), come il commercio del legname, il narcotraffico, la criminalità organizzata. Nel sud la situazione è apparentemente meno drammatica, anche se la conflittualità è latente per il monopolio delle risorse naturali. In quest´area vivono gli Shuar ed Achuar, appartenenti al gruppo degli Jibaros, conosciuti e mitizzati dai tour operator come il popolo degli irriducibili guerrieri, i famosi “tagliatori di teste”. Negli anni settanta i territori indigeni hanno
Superficie: 272.000 kmq Popolazione: 14 milioni di abitanti (emigranti all’estero: 20%) Percentuale di popolazione sotto la soglia di povertà: 70% Mortalità infantile: 30 x 1000 Disoccupazione: 10% - Sottoccupazione: 65% Reddito pro-capite: 1.200 dollari/anno (l’80% della ricchezza del paese si concentra nelle mani del 10% della popolazione) Analfabetismo: 19% Aspettativa di vita: 72 anni (donne) – 67 anni (uomini) Acqua potabile nelle case: 60% - Denutrizione: 66% - Il 22% della popolazione non ha la luce elettrica, l’83% non possiede il telefono Salario minimo 2009: 218 dollari Indice di Sviluppo Umano (posizione/valore): 72/ 0,775 DATI UNDP 2008
ottenuto il riconoscimento legale da parte dello stato, che ha conferito un titolo collettivo di proprietà alle confederazioni indigene nel frattempo costituitesi, consentendo di evitare la svendita del territorio ai coloni. Viaggiando per le province amazzoniche si incontrano villaggi relativamente isolati ma anche piccole e medie cittadine commerciali, che hanno come principale attività la commercializzazione di prodotti importati a basso prezzo. I principali prodotti sono il petrolio (nel nord), le risorse minerarie ed il legname (nel sud), senza dimenticare che quasi il 20% delle entrate del paese provengono dalle rimesse degli emigrati. In Ecuador ci sono 16 etnie indigene, per un totale di 3 milioni di persone (su 14 milioni totali). A livello politico le organizzazioni nazionali indigene sono in questo momento su posizioni parzialmente critiche verso il governo, in quanto su alcuni temi, come quello della Ley Minera e dello sfruttamento delle ricchezze minerali a giudizio di indios e realtà di base viene perseguita una linea liberista e “entreguista” verso multinazionali e paesi stranieri, continuando la politica storica del paese di depauperazione delle risorse e inquinamento dell’ambiente. Su temi più generali invece è evidente il processo di cambiamento e di discontinuità rispetto al passato ed alla travagliata storia di questo paese, che si caratterizza nella mappa politica del continente in continua evoluzione come una delle “punte” progressiste, insieme a Bolivia, Paraguay, Venezuela, in parte Brasile, Uruguay, Argentina, Nicaragua, El Salvador, come i recenti vertici continentali con la partecipazione anche del Presidente USA Obama hanno sancito e confermato.
La “Revolución Ciudadana” del Presidente Rafael Correa, eletto e rieletto In un Paese in cui dal 1996 al 2006 si sono alternati alla guida del governo sette presidenti e nessuno è riuscito a terminare il proprio mandato, è un fatto degno di nota che il progressista Rafael Correa (ex-militante del movimento del commercio equo ecuatoriano, il primo caso al mondo di un Presidente della Repubblica con trascorsi, pur brevi, nel fair trade) sia stato riconfermato il 26 aprile 2009 alla presidenza dell’Ecuador per altri quattro anni, vincendo al primo turno, altro caso inedito nella storia del Paese. Un trionfo: malgrado avesse la stampa contro – “in malafede e corrotta”, l’ha definita il presidente – Correa ha ricevuto più del 50% dei voti, con un distacco del 20% sul suo principale avversario, l’ex presidente Lucio Gutiérrez (destituito
marzo 2008, quando si è sfiorata una guerra, in seguito all’incursione militare ispirata dalla CIA delle forze armate colombiane in territorio ecuatoriano, conclusasi con l’assassinio del portavoce delle FARC Raúl Reyes e di altri guerriglieri. In quell´occasione fu provvidenziale il sostegno dato all´Ecuador da nove (su 12) presidenti dei paesi vicini, i quali condannarono in modo netto un´azione illegale, come quella colombiana, probabilmente ispirata dagli Stati Uniti. Non mancano naturalmente anche le critiche al governo: per la scarsa valorizzazione dei popoli indigeni - i quali non si riconoscono nello slogan politico ripetuto sui media come un mantra dalla propaganda governativa, quello della “Rivoluzione cittadina”, in quanto non tutelerebbe la cultura e i territori autoctoni – per il non adeguato riconoscimento dei movimenti sociali, che ritengono di non avere voce per influenzare le politiche pubbliche (come nel caso del ritiro della personalità giuridica ad Acción Ecológica, un´Ong storica impegnata dal 1989 nella difesa dell’ambiente e dei diritti indigeni, molto critica nei confronti dello sfruttamento minerario condotto dalle grandi multinazionali con il beneplacito del governo), o ancora per il limitato impegno nell´abbandono, pur graduale, del modello predatorio precedente di economia estrattivista. E´ comunque evidente che il governo di Correa rappresenta uno dei motori principali (tra l´altro con meno conflitti interni della Bolivia di Morales o del Paraguay di Lugo, più coraggioso del Brasile di Lula, meno esposto alla gogna mediatica del Venezuela di Chavez) del tentativo di trasformazione in senso più democratico ed attento alle classi sociali emarginate che si sta compiendo in quasi tutti i paesi dell´America Latina, come è emerso chiaramente anche dall’incontro che i movimenti sociali hanno tenuto con i cinque presidenti (Morales, Lugo, Chavez, Correa, Lula) durante l’ultimo Forum Sociale Mondiale a Belém nel gen´09. Come ha ribadito Correa: “Non viviamo in America Latina un epoca di cambi, ma un cambio di epoca! Siamo qui per i poveri. Il nostro impegno è
Rafael Correa
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nel 2005 in seguito a sollevazioni popolari, capeggiate dalle potenti organizzazioni indigene), e più dei voti raccolti da tutti e sette i candidati presidenziali messi insieme. Per la legge elettorale sarebbe comunque bastato il 40% dei consensi o una differenza di 10 punti percentuali rispetto al secondo candidato. Eletto Presidente la prima volta alla fine del 2006, l’economista di 47 anni Rafael Correa ha inanellato in tre anni una serie consecutiva di risultati elettorali favorevoli, determinanti per avviare un reale cambiamento nel paese: la vittoria, con l’82% dei voti, nel referendum per la convocazione di un’Assemblea costituente (aprile 2007); l’affermazione, nel settembre dello stesso anno, del suo movimento politico, Alianza País, come forza di maggioranza; il successo, con oltre il 60% dei ‘Sì’, nel referendum per l’approvazione della nuova Costituzione (28 sett´08). Una Costituzione tra le più avanzate al mondo, insieme all´altrettanto recente Costituzione della Bolivia (approvata nel gen´09) di impronta bolivariana (nella versione “socialismo del XXI secolo”), che afferma tra altri punti qualificanti il carattere plurinazionale dello Stato ecuatoriano, introduce la “Pachamama” (madre terra) come soggetto di diritto, determina tra i valori fondamentali nel preambolo della Costituzione il “buen vivir” (sumak kawsay, in lingua quechua), un termine assai di moda negli ambienti altermondialisti ma soprattutto concetto chiave della cultura indigena andina, un “complesso organizzato, sostenibile e dinamico di sistemi economici, politici, socio-culturali, ambientali”, orientato all’inclusione e all’equità sociale. Vale a dire in sintesi un modello che ricerca non il “vivere bene”, ma il “ben vivere” (concetti lessicamente simili ma profondamente diversi). La Costituzione inoltre proibisce il latifondo, stabilisce una gestione dell’acqua “pubblica o comunitaria”, prevede l’incremento progressivo dei finanziamenti all’educazione ed alla sanità, riconosce allo Stato “il diritto di amministrare, regolare, controllare e gestire i settori strategici”, tra i quali “l’energia in tutte le sue forme”, le telecomunicazioni, le risorse naturali non rinnovabili, il trasporto, la raffinazione degli idrocarburi, la biodiversità, il patrimonio genetico, vieta la presenza sul suo territorio di basi militari straniere o l´eventuale cessione a forze armate o di sicurezza estere, definisce come obiettivo strategico prioritario il processo di integrazione con i paesi latinoamericani e dei Caraibi. Tra i provvedimenti di Correa una certa risonanza aveva avuto nel nov´08 la decisione di sospendere unilateralmente il pagamento di una parte del debito contratto dai governi anteriori, sulla base dei risultati dell´Auditoria sul debito estero, il lungo lavoro di indagine sul processo di indebitamento dell´Ecuador condotto da un´apposita commissione indipendente costituita nel 2007 e composta anche da rappresentanti dei movimenti sociali. In politica estera Correa ha raccolto consensi per il sostegno ai processi di integrazione latinoamericana, la vicinanza ai Paesi dell’Alba (Alleanza Bolivariana delle Americhe, un consesso sorto soprattutto per iniziativa di Chavez in risposta al famigerato Alca imposto dagli USA) a cui tuttavia l’Ecuador ancora non aderisce, la difesa della dignità nazionale, di cui il presidente ha dato prova soprattutto durante la crisi con la Colombia, del
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quello di sradicare la miseria e lasciare un Paese più giusto e più equo”. Principale compito del nuovo mandato sarà quindi quello di elevare il livello di vita della popolazione ecuatoriana, nell´educazione, abitazione, impiego, salute, trasporto, offrendo ai 3 milioni di immigrati in vari Paesi (circa il 20% della popolazione), la possibilità di “tornare e di trovare la felicità che sono andati a cercare in altre parti del mondo”. L´altra priorità, come detto, è l’integrazione dei Paesi latinoamericani, mediante l’adozione di misure coordinate non solo in campo economico, stringendo sempre più le relazioni con i governi che condividono l’opzione “dolce” - adattata paese per paese al proprio contesto - verso un “socialismo del XXI secolo”…
Ecuador
Situazione politica attuale
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La comparsa di un nuovo fronte progressista in Ecuador a partire dal 2007 ha tracciato una linea divisoria in America Latina, consolidando internazionalmente il nuovo asse e dando gambe al tanto auspicato cambio che nel paese si era manifestato in varie forme negli ultimi 20 anni, senza però soluzioni elettoralmente praticabili e teoricamente coerenti. Rafael Correa è riuscito a colmare un vuoto di rappresentanza per l´allontanamento della gente dalla politica istituzionale, soprattutto di fronte all’incapacità di formulare una proposta alternativa, segnale di una mancanza di un leader carismatico. La ‘notte neoliberale’ non aveva attenuato interamente la resistenza del popolo e le sue aspirazioni di cambio come è successo in Europa, ma aveva indebolito le rappresentazioni sindacali e partitiche classiche, un processo oggi mondiale. L’apparizione di un leader fortemente carismatico che ha approfittato di una sequela di eventi quasi fortuita, è stata facilitata da diversi importanti fattori: la presenza di quadri e di una società civile orientata verso un cambio profondo delle strutture economiche e politiche frutto di anni di lotta, una sensazione di frustrazione molto forte tra la popolazione, soprattutto nei settori medi, causata dal fiasco dei soggetti politici tradizionali. Correa ha impresso un corso qualitativamente distinto rispetto ai predecessori, negli ambiti più svariati. Di fronte alla sesta tappa elettorale della ‘Revolución Ciudadana’ e dopo il rinnovamento della cornice istituzionale attraverso l’approvazione di una
nuova Costituzione, è necessario condurre una valutazione precisa della rotta che sta prendendo questo processo. Si sono scatenate controversie per definire con esattezza la natura del governo e il suo orientamento ideologico. Molte istanze progressiste, derivanti da differenti cammini di resistenza, sono state incorporate nell’esperienza ed hanno preso la forma concreta di politiche pubbliche, decreti, articoli costituzionali, leggi, ecc. Questo fatto corrisponde a una novità in Ecuador e costituisce un laboratorio nel mondo intero. Facendo un riassunto di quanto sta avvenendo: in politica ambientale la Costituzione ha stabilito principi che non vigono in nessun altro paese al mondo; nella politica del lavoro, le agenzie di lavoro interinale sono state eliminate e il Presidente ha mantenuto una vicinanza con i lavoratori (ad es. l´approssimazione del valore del salario reale al paniere di riferimento); nelle pari opportunità sono state introdotte le quote femminili nella partecipazione elettorale e varie domande di inclusione e protezione economica per le donne sono oggi realtà; sul tema della sovranità nazionale per un paese che da dieci anni ha adottato il dollaro come propria moneta la storica base nordamericana di Manta sta per essere smantellata, così come ineccepibile è stata l’attitudine mantenuta da Correa nel grave episodio di Angostura (bombardamento colombiano in territorio ecuadoriano, che ha quasi provocato un conflitto tra i due paesi); nella politica indigenista, pur tra i malumori delle organizzazioni indigene nazionali, la nuova Costituzione tutela molteplici diritti culturali a favore delle comunità ancestrali e il governo ha dimostrato la volontà di migliorare le condizioni di vita riconoscendo la discriminazione sofferta nei secoli dai popoli indigeni; in politica economica un nuovo corso è stato aperto, attraverso l´incremento della spesa corrente, la riduzione delle importazioni e la costruzione di un apparato industriale nazionale; il governo è estremamente vigile agli investimenti esteri, negoziando contratti più favorevoli, espellendo le imprese inadempienti e assicurandosi che le iniezioni di capitali siano realmente utili e inserite in un piano nazionale; inoltre il governo ha deciso, con un gesto di grande spessore politico, di sospendere il pagamento della parte illegittima del debito estero dopo una rigorosa verifica; in politica estera si sono cercate alleanze strategiche importanti, dando priorità agli sforzi di integrazione latinoamericana e contribuendo alla sfida per creare un mondo multipolare, economicamente e politicamente; nella politica educativa si è assicurata la copertura dell’educazione fino all´Università, si è incrementato il numero e la professionalità degli insegnanti; in campo sanitario si sono registrate conquiste notevoli verso la garanzia della copertura medica a tutti i cittadini, sono state concesse attenzioni speciali per le malattie terminali e i portatori di handicap; nella politica sociale la costruzione di case ha raggiunto livelli senza precedenti, in un paese dove la maggioranza della popolazione non dispone di abitazione propria. Infine, i grandi progetti di infrastruttura rimasti paralizzati per decenni hanno cominciato a prendere forma: il paese disporrà di centrali idroelettriche, aeroporti, raffinerie, strade.
l’interno della maggioranza legate solamente ai nomi, ma non alle idee, fenomeno relativo alla cultura politica dei cosiddetti ‘caudillos’. Qualsiasi movimento o partito intenzionato a portare avanti un cambio sociale e culturale duraturo non può tralasciare la necessità di formare con rigore etico i propri militanti e con valori ideologici di riferimento, la cui assenza corre il rischio di scadere nel qualunquismo. La distanza tra la cittadinanza e la politica è stata evidente, a partire dal ritorno alla democrazia, nell’apparizione di macchine elettorali meschine, pronte a ripartire prebende in tempi di elezioni. Movimiento País ha la possibilità di avvicinarsi alla popolazione e ricreare un vincolo tra politica e cittadini, organizzando eventi culturali, ricreativi e sportivi, promovendo il dibattito e creando centri di coesione sociale. Questo non sarebbe risultato di un semplice calcolo elettorale, bensì un’opportunità per ottenere un feedback dalla popolazione e costituirebbe una forma di aggregazione popolare affine al tipo di cittadinanza che si vuole ottenere. E´ necessario che gli attori sociali schierati con il cambio facciano un fronte comune e appoggino il governo di Rafael Correa, che, per quanto orientato a sinistra, mantiene al suo interno diverse componenti ideologico-politiche. Non è pensabile operare un cambio sociale senza contare con l’appoggio della classe media e di settori imprenditoriali nazionali e stranieri. Le classi popolari non contano con il livello organizzativo e teorico sufficiente per operare una trasformazione immediata della società. L’Ecuador continua ad essere un paese povero che ha bisogno di sviluppo. La priorità maggiore per la popolazione risulta essere la generazione di posti di lavoro, la diffusione dell’educazione, il superamento delle strutture di privilegio e ingiustizia. Distanziarsi da un processo che la maggioranza della popolazione interpreta positivamente per gli effettivi miglioramenti implementati sarebbe un errore madornale, occorre lottare per aumentare gli spazi dall’interno e indicare la necessità di cambi più profondi, diffondendo coscienza sociale.
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Nonostante un’agenda così ambiziosa sarebbe stata impensabile non più di tre anni fa, le aspettative generate dalla vittoria hanno creato un grado di impazienza in alcuni settori che non sono riusciti ad accettare che alcuni dei propri obiettivi principali non ottenessero luce verde da parte del governo, o che il corso del processo non fosse abbastanza radicale. All’isterica ma prevedibile reazione dei settori oligarchici, reazionari e liberali, si è sommata la testardaggine postmoderna di alcuni ed il radicalismo settario di altri, creando una divisione in seno alla sinistra ecuatoriana, diminuendo le possibilità di crescita non tanto elettorale, quanto politica del movimento della ‘Revolución Ciudadana’. Per quanto sia vero che in molte aree ci si sarebbe potuti aspettare più coraggio da parte del governo, risulta chiara la mancanza di una visione generale da parte di gruppi che hanno preferito allontanarsi dal processo al non vedere accolta la propria istanza. Il Socialismo del secolo XXI, apparato ideologico ancora in costruzione e punto di riferimento del Presidente Correa, continua a essere un contenitore ancora poco chiaro, ma costituisce uno scheletro importante a cui coloro che aspirano a cambiare le strutture economiche e politiche dovrebbero riferirsi. L’esperienza di governo ha il merito di essere passata dalla retorica alla concretezza del cambio sociale: un salto non indifferente considerando le velleità di coloro che, negli ultimi venti anni, hanno teorizzato una non ben definita ‘autonomia dei movimenti sociali’ e hanno evitato di formulare soluzioni politiche. Sebbene questo possa aver causato una riduzione degli spazi alla base dell’ideologia della democrazia partecipativa di cui si fa portavoce Movimiento País (partito di governo del Presidente Correa), ciò dovrebbe essere inteso con maturità nel contesto delle esigenze della ‘real politik’, dove non tutte le istanze progressiste possono essere approvabili. Il pragmatismo adottato da Correa aiuta il progetto di trasformazione a resistere agli attacchi degli oppositori. C’è bisogno di aprire più spazi possibili di democrazia popolare, dal basso, partecipativa: una sfida affrontata dalla nuova Costituzione, che in pratica difetta ancora di meccanismi oliati e di implementazione. Ciò è comprensibile data la mancanza di esperienza della cittadinanza, per quanto sempre più politicizzata, ma tuttora poco informata e cosciente. L’approfondimento della partecipazione democratica dovrebbe essere presente tra le priorità della legislatura. Allo stesso tempo Correa non ha limitato i rischi di un distacco di alcuni quadri importanti dei settori sociali: di fronte alla mancanza di leader politici di base preparati e formati. Sono intanto saliti sul carro di Movimiento País personaggi politicamente abulici, attratti dai vantaggi materiali che comporta la militanza nel partito di governo. Non è raro trovare anche a importanti livelli persone corrotte, incapaci di comprendere la prospettiva politica del governo e che introducono ideologie e replicano modelli simili a quelli della tanto disprezzata ‘partitocrazia’. Il pericolo è la deformazione dell’identità della ‘Revolución Ciudadana’ o, come nel caso venezuelano, la mancata apparizione di leader di riferimento e la consolidazione di piccole tendenze al-
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Camari
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Camari è un Sistema Nazionale di Commercializzazione Solidale (senza personalità giuridica propria) sorta nel 1981 come emanazione per la parte commerciale del Grupo Social FEPP (Fondo Ecuadoriano Populorum Progressio), una ONG di matrice cattolica che dal 1970 promuove progetti e pratiche di sviluppo sociale ed economico in tutto il paese. Il FEPP collabora oggi con 1.500 organizzazioni di base, 60.000 famiglie contadine e urbane, indigeni, afro-ecuatoriani, meticci in 52 differenti aree, disponendo di dieci uffici decentrati. La parola “camari” in lingua quechua significa “dono”. Ha sede a Quito, la capitale, è strutturata in comitati, gruppi di coordinamento differenziati a seconda delle attività: commercializzazione di prodotti agricoli, artigianali, gestione amministrativa, attenzione al cliente, sviluppo di progetti sociali, rete distributiva interna. I soci sono circa 240, tra cooperative, associazioni, divisi in 32 coordinamenti provinciali; le famiglie e le organizzazioni di base coinvolte in tutto l´Ecuador sono 1.960. Gli obiettivi principali sono lo sviluppo delle capacità produttive e la commercializzazione dei prodotti agricoli e artigianali, favorendo il rafforzamento delle organizzazioni di base, diminuendo la dipendenza e lo sfruttamento a cui spesso i produttori sono sottomessi, consolidando progetti che siano sostenibili economicamente e rispettosi delle risorse umane e ambientali. Attraverso l´unione, il coordinamento, lo scambio di informazioni, l´acquisizione di migliori conoscenze professionali, l´ottimizzazione dei processi di trasformazione e commercializzazione, i gruppi produttori riescono a rafforzare competenze e competitività, evitando di cadere nei ricatti spesso imposti dagli intermediari. La proposta integrale di Camari, grazie anche alle sinergie con il FEPP, è quella di rafforzare la partecipazione dei soggetti più deboli - piccoli gruppi di area rurale e etnie indigene - con un maggiore protagonismo sul mercato e nella filiera produttiva oltre che a livello sociale. Camari adotta due principali strategie operative: sostegno all´impresa, con rafforzamento della gestione e amministrazione, e indirizzo socio-politico, rivolto alla formazione generale dei produttori per un corretto e più efficace impiego delle risorse. Vengono studiate azioni differenziate per il settore agricolo e quello artigianale, diminuendo il livello di concorrenza interno ed ottenendo un migliore accesso al mercato. Gli obiettivi specifici sono: costituzione di una struttura autonoma propria, incremento del numero di produttori ed aumento delle vendite, promozione della coltivazione biologica e in generale di filiere produttive naturali, anche nell´artigianato, implementazione di pratiche etiche e sostenibili nella produzione e nella vendita. Le linee di azione sono rivolte alla commercializzazione, alla cura di tutte le fasi produttive e logistiche (catalogazione, controllo qualità, packaging, adempimento delle pratiche burocratiche per la vendita interna e per le esportazioni, promozione, forma-
zione tecnica). In diverse province dell´Ecuador Camari ha costituito 32 “Centros de Negócio Campesino”, coordinati da cinque uffici decentrati (oficinas regionales), che promuovono l´organizzazione in rete dei produttori, appoggiano il miglioramento in tutte le fasi produttive, l´efficienza gestionale, tutto in una visione e seguendo criteri di economia solidale. In concreto, i Centri si occupano di acquisto, assistenza, vendite al dettaglio e all´ingrosso, export. A tale scopo sono attivi otto “Infocentros” regionali (oltre a quello della sede centrale di Quito e ai cinque degli uffici decentrati), per la formazione del personale alla conoscenza ed all´utilizzo di sistemi informatici, internet, gestione contabile, data base, flussi commerciali, analisi della domanda/offerta, prezzi dei mercati locali, budget, business plan, marketing, etc. Fin dall´inizio della sua storia Camari ha attivato una rete di negozi in varie città del paese, costituendo un sistema centralizzato di gestione dei punti vendita e di sostegno ad altre tiendas non socie. In passato tale attività era più estesa, in seguito ad una ristrutturazione e razionalizzazione delle attività ora sono rimasti attivi cinque punti vendita. Si stipulano accordi diretti con i gruppi produttori, definendo quantità, qualità, data di consegna, prezzo della merce, secondo criteri equi e sostenibili. Inoltre vengono promossi tramite la rete servizi di microcredito, formazione professionale, assistenza tecnica, logistica. Come detto Camari si configura come il braccio commerciale del FEPP, che in quanto istituzione senza fini di lucro non gestisce direttamente la rete di vendita, occupandosi statutariamente di azioni sociali. L´assemblea generale è convocata due volte l´anno, è composta da due delegati del FEPP e dai rappresentanti dei produttori. Il direttivo è composto da due delegati FEPP e sei persone elette dalla base (vicepresidente, sindaco, segretario, tre consiglieri). Un rappresentante di Camari a sua volta fa parte del direttivo del FEPP, che si riunisce ogni due mesi. Inizialmente la priorità individuata era stata quella di concedere crediti ai produttori affinché potessero acquistare le materie prime e i macchinari necessari alla lavorazione. Con il tempo si sono fatti investimenti per migliorare il livello della produzione, il controllo qualità, la formazione interna, oltre a perfezionare strategie di marketing.
zioni e valori rituali, regalistica, ceramica, tessili, bigiotteria, legno, oggetti in pasta di sale, cuoio, carta riciclata, ecc. In qualche occasione Camari vende servizi ad altre imprese utilizzando la tecnologia acquisita negli anni, come ad esempio per la classificazione del riso, macinazione di grani, imballaggio, trasporto, esportazione di prodotti per conto terzi Il governo di Rafael Correa, sensibile ai temi dell´economia solidale, sta sostenendo questo progetto mediante gli acquisti pubblici che privilegiano le produzioni di base (riso, fagioli, quinoa, zucchero). Il settore dell´e-commerce, attivato anni fa in rete con altri soggetti del paese, non ha dato i risultati sperati ed è oggi in fase di stallo. Anche il mercato equo andrebbe rafforzato, visto che i contatti sono in massima parte con Italia e Spagna. I contatti con il commercio equo risalgono al 1986: iniziarono con l´esportazione di prodotti artigianali e successivamente, dieci anni dopo, si aggiunsero alimentari. All´interno del paese Camari collabora con il governo, con il PMA (Programma Alimentare Mondiale dell´ONU), con il Comitato internazionale per lo Sviluppo dei Popoli, la Croce Rossa, la Conferenza Episcopale Ecuadoriana, con diversi soggetti (circa 30) di cooperazione internazionale, principalmente italiana. Camari è socio storico di WFTO (ex IFAT), fa parte del RELACC, la principale rete nazionale del commercio equo, ha la certificazione bio per le produzioni di funghi, panela, quinoa, ed ha ottenuto (prima realtà in Ecuador) l´ISO 9001 per la qualità generale legata alla gestione. In collaborazione con il FEPP si occupa di finanza etica svolgendo un’importante ruolo all’interno del proprio paese e ha attivato numerose collaborazioni con i principali operatori europei del settore. Il livello di relazione e di trasparenza è più che buono, dopo anni di turbolenze e continui ricambi interni. Per Libero Mondo si tratta non solo di un partner storico ma l´inizio delle relazioni ha costituito una sorta di “battesimo”, visto che quando ancora operava l´Associazione Tsèdaqua di Bra i primi contatti diretti con i produttori del sud del mondo nel 1991 furono avviati proprio con questa realtà.
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I gruppi produttori si trovano in 18 delle attuali 24 province dell´Ecuador, sono strutturati in maniera assai diversa a seconda della zona e delle esigenze specifiche. In alcuni casi il lavoro è svolto presso le famiglie, in altri in comunità, in qualche caso si tratta di mini-imprese. Tale sistema misto permette soprattutto alle donne di badare anche alle incombenze domestiche e di aiutare la famiglia nei lavori agricoli. Nei gruppi artigianali si riscontra una netta prevalenza femminile (80%), a differenza delle realtà agricole (90% di uomini). Alcuni dei gruppi dipendono totalmente per la vendita dal sistema Camari, mentre altri sono più autonomi. I posti di lavoro creati nel tempo con questa impostazione sono stati 250, oggi operano direttamente presso la struttura 40 persone, tra negozi, uffici, logistica (la maggior parte donne, compreso lo staff direttivo, recentemente rinnovato). A tutti i dipendenti è garantito un regolare contratto di lavoro e vengono elargiti benefit legati all´anzianità di servizio, al numero di figli, viene riconosciuta un´assicurazione sul lavoro e il pasto diurno. Consulenti esterni, a volte cooperanti stranieri, si occupano di realizzare studi di mercato, produrre informazioni specialistiche su temi come la formazione del prezzo, il mercato potenziale, la congiuntura economica. Il margine medio applicato da Camari sui prodotti per l´esportazione è del 25-30%, mentre per le vendite nazionali di prodotti agricoli raramente si supera il 6%, altrimenti si pregiudicherebbe la competitività. Nel 2008 c´è stato un utile di circa 100.000 dollari, derivane dall’attività commerciale e – soprattutto - dai progetti di cooperazione, uno dei quali in collaborazione con gli altri soggetti del fair trade nazionale per il mantenimento di un agente commerciale in Spagna. Il fatturato complessivo è di circa 1,5 milioni di dollari ed è generato dalle vendite sul mercato nazionale, ingrosso e dettaglio, e dalle esportazioni. Le vendite all’estero sono rivolte per il 90% a organizzazioni di commercio equo, ma negli ultimi anni hanno subito una contrazione fino a stabilizzarsi su valori vicini ai 500.000 dollari. Considerando le vendite per macro categorie merceologiche si evidenzia che il 73% dell’artigianato (300.000 dollari circa) viene esportato contro solo il 10% degli alimentari che invece vengono venduti prevalentemente sul mercato locale. Per alcuni prodotti alimentari sono sorte anche difficoltà esterne non governabili, dovute a politiche o norme protezionistiche dei paesi occidentali, come nel caso dell´orzo. Oggi nel paese dispongono di cinque succursali con punti vendita, compresa la sede di Quito, dove centinaia di prodotti a marchio Camari o provenienti da altre organizzazioni di commercio equo o da produttori di base locali, vengono distribuiti al pubblico, oltre che proposti a imprese, industrie, supermercati, ospedali, hotel, ecc. La tipologia di prodotti, nel caso degli alimentari, spazia da quelli certificati bio, a materie prime di base, a prodotti trasformati (grani, farine, dolci, confetteria, carni, insaccati, latticini, ortaggi, zucchero, funghi secchi, quinoa, caffè, cioccolato). Nel caso dell´artigianato si promuovono prodotti etnici, di uso quotidiano domestico, oggetti decorativi associati a tradi-
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MCCH
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E´ una istituzione privata senza fini di lucro, oggi caratterizzata come Fondazione, sorta nel marzo 1985 ad opera delle Comunità Ecclesiali di Base dell´Ecuador. "Maquita Cushunchic Comercializando como Hermanos"(MCCH) significa "diamoci una mano commercializzando come fratelli", ed è scritto in parte in spagnolo e in parte in lingua quechua, in quanto si voleva rappresentare l´unione delle comunità indigene e contadine delle montagne con quelle dei quartieri periferici delle città. Tale slogan, ormai un´icona nel settore, riassume le motivazioni che hanno portato alla costituzione di questa organizzazione. E´ stata concepita in una delle zone più povere della periferia sud di Quito con l´obiettivo di creare una rete comune di commercializzazione di generi alimentari. Con il tempo MCCH ha assunto dimensioni ragguardevoli ed è ramificata in tutto il paese, in 18 delle 24 province (in 11 di queste dispongono di uffici). Per anni sono state mantenute centinaia di piccole e medie organizzazioni di base, ognuna con un punto vendita, le tiendas populares o campesinas. Oggi tale struttura di punti vendita è stata ridimensionata, puntando su altri canali distributivi. Si è cercato di mantenere una modalità partecipativa dei gruppi con assemblee decentrate, che nominano i rappresentanti che partecipano alle assemblee generali. MCCH è una struttura di secondo livello, che si occupa delle attività commerciali, dell´assistenza finanziaria e tecnica ai soci contadini ed artigiani. L´obiettivo principale è la circolazione di beni di prima necessità in un circuito che unisce aree rurali ed urbane, cercando di diminuire il più possibile il rapporto con intermediari e speculatori, rafforzando il potere di negoziazione dei gruppi sui mercati interni ed esteri, in un´ottica di percorso condiviso di autosviluppo. I settori di intervento sono differenziati, dal coordinamento e gestione di spacci popolari alla trasformazione dei prodotti, fondi comunitari per sviluppo di progetti, gruppi di donne, pratica del commercio equo e del turismo responsabile. I rapporti con l´estero risalgono al 1987 e per quanto riguarda il cacao dal 1992 è stato avviato un "Programma Cacao", per venire incontro a numerosi piccoli produttori del campo che cercavano di uscire dalla dipendenza dai coyotes. L´Agroexportadora Maquita (impresa separata ma collegata alla Fondazione) gestisce un magazzino per la raccolta delle fave di cacao e la commercializzazione diretta, oltre all´assistenza tecnica, organizzazione di corsi professionali, informazione costante su prezzi e andamenti di mercato. Esistono centri di raccolta nazionali a Guayaquil e Portoviejo dove si riceve il prodotto dai piccoli produttori, lo si prepara per la vendita e soprattutto si cerca di negoziare condizioni più favorevoli. Il successo di tale iniziativa ha avuto un risultato clamoroso nel 2003-2004, quando l'Agroexportadora Maquita è diventata il primo esportatore del paese di cacao in grani. MCCH, attraverso la formazione permanente, permette di conoscere meglio le regole del mercato, di seguire
tutta la filiera del cacao per opporsi alla strategia degli intermediari di speculare sul lavoro dei contadini. Ad esempio è prassi comune tarare in modo scorretto le bilance al momento del peso della merce, e in generale cercare di pagare al minimo la produzione. Grazie al lavoro di MCCH negli ultimi anni i prezzi offerti (non solo ai soci) per la vendita del cacao sono aumentati e si è ottenuto un effetto regolatore del mercato a favore di tutti i piccoli produttori dell´Ecuador. La zona prioritaria di intervento per quanto riguarda la produzione di cacao è quella costiera, in particolare le regioni di Manabi, Los Rios, El Oro, Esmeraldas, Guayas. Dal 1991 è stato inaugurato anche un settore che si occupa di turismo alternativo, per valorizzare e proporre itinerari differenti rispetto alle proposte classiche dei tour operator, per far conoscere le tradizioni e la cultura di questo paese andino, attraverso il contatto diretto con le persone ed i produttori. MCCH è stata la principale organizzazione che ha promosso la nascita del RELACC (Red Latinoamericana de Comercialización Comunitaria), una rete di cooperative e gruppi del continente che si prefigge di attivare spazi comuni di scambio commerciale, tecnico, sociale, politico, culturale. La mission è di lavorare per modificare la struttura e le relazioni economiche nella società, per favorire l´inclusione delle persone più svantaggiate, utilizzando processi equi nella formazione, produzione, commercializzazione, basandosi sui valori dell´economia solidale, ispirandosi - come naturale vista l´origine della struttura - alla promozione umana e cristiana. La figura centrale e il fondatore di MCCH è padre Graziano Mason, un missionario trevigiano di grande personalità che da 35 anni opera in Ecuador. La visione dell´organizzazione, in un piano quinquennale, è di riuscire a migliorare le condizioni sociali ed economiche dei soci, rispettando i principi della socio-economia solidale, mediante il rafforzamento di reti locali autogestite e sistemi produttivi e commerciali equi. L´obiettivo istituzionale è rafforzare le capacità interne, ottimizzando le risorse e diversificando la produzione, controllando tutta la filiera e badando al rispetto dell´equità di genere, etnica, generazionale. MCCH opera secondo principi che orientano il lavoro, oltre che la condotta di persone e organizzazioni che compongono la Fondazione: Assistenza tecnica ai piccoli produttori
- vivere una fede liberante che si applica concretamente nella condivisione con gruppi sociali emarginati - praticare una commercializzazione equa, trasparente, onesta - esercitare azioni politiche ma non partitiche - promuovere la partecipazione attiva della popolazione - perseguire una maggiore uguaglianza nelle questioni di genere ed etniche - basarsi sui principi della nonviolenza - rispettare la natura e le radici culturali - considerare la famiglia come un pilastro fondamentale nel percorso organizzativo - stimolare la produzione e consumo naturale, biologico, sano
Politica di qualità Esiste da sempre una preoccupazione per giungere a standard di produzione che coniughino qualità e principi etici, curando l´assistenza tecnica ed umana, l´organizzazione efficiente, la ricerca di certificazioni esterne di qualità. In questo momento, dopo anni di continue trasformazioni, oltre ad una rotazione frequente del personale con funzioni direttive, il lavoro della Fondazione è distribuito in 18 delle 24 province dell´Ecuador, nelle regioni della Costa, della Sierra, dell´Oriente, per un totale di 183 organizzazioni di base, corrispondenti a 43.080 famiglie, provenienti principalmente dalle classi sociali più povere. L´approccio è integrale e integratore, partendo dalle necessità concrete della gente per tentare di dare risposte pratiche, che valorizzino le potenzialità e le risorse esistenti. Il centro strategico dell´azione è la priorità data alla "persona", vale a dire subordinare le soluzioni ai vari problemi alle necessità umane (necessità primarie e materiali ma anche autostima, conoscenza reciproca, spiritualità). Le linee operative si ispirano allo sviluppo umano e produttivo, a quello tecnico, al microcredito, all´organizzazione con finalità sociali, alla commercializzazione. MCCH in sintesi si struttura in due macro aree, sociale e commerciale, che agiscono sinergicamente. Metodologia di lavoro con le organizzazioniuzco)
Metodologia Si parte da una concezione di sviluppo sostenibile, che ricerca compatibilità economica, sociale, ambientale, in un´ottica di empowerment per arrivare a migliorare le capacità individuali e collettive secondo i principi dell´ESSERE, FARE, DECIDERE. A livello sociale si promuove la partecipazione, l´equità, l´esercizio dei diritti civili, l´uso dolce delle risorse ambientali, un´organizzazione economica efficiente, efficace, competitiva. La politica del lavoro conta con diverse strategie, strumenti di acquisizione di tecnologia produttiva, formazione socioeconomica ed umana, al fine di favorire lo sviluppo delle persone in modo armonico, secondo principi e valori plasmati dalla convivenza e dalla tolleranza, per giungere al miglioramento della qualità di vita individuale ed alla costruzione di una società ispirata alla giustizia e al rispetto delle diversità. Il tutto con una particolare enfasi data ai principi dell´economia solidale, oggi presenti anche nella costituzione del paese. La Fondazione opera ispirandosi a quattro principi: - formazione umana, con piani di sviluppo rivolti alle organizzazioni di base; - rafforzamento socio-organizzativo, che facilita e orienta le singole strutture interne e la forma giuridica di volta in volta prescelta, dando priorità alle reti locali, zonali, provinciali, nazionali che operino in collegamento con altri movimenti della società civile e formino leader popolari con capacità di gestione tecnica, imprenditoriale, politica; - sviluppo produttivo e di servizi, attraverso programmi che migliorino le capacità economiche perseguendo forme di strutture alternative che siano coerenti con i principi etici generali e con l´utilizzo di tecnologie adeguate alla realtà locale; - commercializzazione comunitaria, dove in ogni zona e in base alle caratteristiche di ciascun prodotto vengano implementati processi funzionanti che mantengano valori equi, pur in presenza di strategie di marketing e di volumi produttivi e commerciali competitivi.
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MCCH dispone di tre imprese sociali, ciascuna specializzata nello sviluppo di prodotti-servizi in rete: 1) Agroexportadora Maquita: dal 1991 esporta cacao prodotto da piccole organizzazioni contadine che operano in forma associativa. Tale attività ha permesso di posizionarsi sul mercato tra i maggiori esportatori del paese per quantità e qualità, con una discreta resa in termini produttivi, opportunità stabili e distribuzione delle vendite a condizioni vantaggiose. Si è costituita a fine 2009 una nuova impresa, Choco-Export, con MCCH come socio principale, insieme ad altre 5 imprese di secondo livello, per gestire l´esportazione. 2) Comercializadora Maquita: coordina le organizzazioni di trasformazione, agricole, artigianali dei principali prodotti secondo tre macro linee di prodotti: alimenti trasformati, con valore aggiunto in termini di autogestione e sostenibilità e un continuo lavoro di formazione per mantenere standard di alto profilo e certificazioni produt-
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tive di qualità; artigianato, dal 1989 MCCH ha avviato una rete di talleres artigianali diffusi in varie zone del paese che cercano opportunità di accesso al mercato nazionale ed estero, con l´utilizzo di infrastrutture appropriate; prodotti in area rurale andina, si valorizzano le produzioni di largo consumo e tradizione, connotandosi come una sorta di ponte tra produttori e consumatori 3) Operadora di turismo Maquita Cushunchic: promuove il turismo alternativo, offrendo pacchetti ad alto valore aggiunto sociale, etnico, culturale, ecologico. Raggruppa varie organizzazioni dei differenti ecosistemi dell´Ecuador (Costa, Sierra, Amazzonia) e ricerca anche in questo segmento di mercato la possibilità di garantire a comunità di base le condizioni per poter vivere del proprio lavoro. Attualmente vi sono tre centri con uffici per lo sviluppo di questa attività nelle varie regioni.
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La presenza di MCCH è orientata alla realizzazione di "cicli" di sviluppo che prevedono un periodo di lavoro diretto, intensivo, sistematico che può durare dai 10 ai 15 anni, in modo da raggiungere un livello organizzativo ed economico tale da permettere poi la continuità delle singole esperienze in modo autonomo. A tale scopo sono previste tappe di identificazione, di esecuzione e infine di uscita progressiva dai progetti implementati. Terminato ciascun ciclo la relazione con le strutture di base passa ad essere di consulenza esterna, a seconda di quanto di caso in caso venga identificato come utile, partendo da sei settori considerati strategicamente prioritari: ambientale, partecipativo, genere, principi etici, identità e cultura, generazionale Oltre al cacao, MCCH vanta una ricca gamma di prodotti, quasi tutto ciò, tra alimentari e artigianato, che è possibile sviluppare nel paese con il lavoro delle piccole organizzazioni: marmellate bio, zucchero, funghi, cereali, farine, riso, prodotti trasformati, artigianato in tagua, paglia, balsa, cuoio, ceramica, tessili, ecc. Una delle priorità naturali di MCCH è la ricerca di finanziamenti di supporto alle organizzazioni di base con cui collabora in tutto il paese. Negli anni sono stati numerosi i progetti di appoggio sociale ottenuti grazie a fondi della cooperazione europea, di ONG o importatori equi. Per avere un´idea nel solo 2007 MCCH ha potuto disporre di 2.650.000 dollari per progetti di sviluppo a favore dei propri assistiti, come laboratori per la produzione di marmellate e confetture, rafforzamento organizzativo e commerciale dei gruppi, formazione ai valori solidali per i produttori del cacao, scuole di preparazione professionale e umana nelle comunità contadine, sviluppo di sistemi di controllo della qualità nel campo, promozione dell´agricoltura bio in area rurale, costruzione di case comunali, centri di salute, turismo alternativo, formazione ai valori dell´agroecologia, miglioramento delle tecniche di produzione dell´artigianato. Nel 2007 hanno ricevuto un premio da parte di un´organizzazione USA
per i programmi di sviluppo sociale e per la qualità dei prodotti naturali (marmellate, funghi, panela). Ci sono due gruppi di studenti interni al circuito di MCCH che si sono formati in economia solidale. Inizialmente i rapporti tra LiberoMondo e MCCH erano mediati da Camari, poi nel 2007 si è iniziata una collaborazione diretta per l´esportazione del cacao, che è valutata come positiva anche se ci sono stati alcuni episodi iniziali problematici. Con il fair trade MCCH vanta una tradizione antica, praticamente dalla fondazione negli anni ottanta, anche se di fatto solo a partire dal 1993 l´attività ha raggiunto livelli considerevoli, prima tramite Max Havelaar poi autonomamente. Vista la pressante richiesta della base di far crescere le opportunità commerciali la struttura ha iniziato a collaborare anche con traders convenzionali. Per quanto riguarda il cacao stanno esportando 1.300 tonnellate/anno alla Ferrero, nota impresa italiana che di fatto offre a MCCH condizioni molto vantaggiose in alcuni casi anche migliori di quanto previsto come condizione minima dal commercio equo: versa un prefinanziamento pari al 50% del valore dell'ordine e fa donazioni a fondo perduto per il finanziamento di progetti sociali. A livello generale l´elenco dei partner di MCCH è vasto, ed oltre ai compratori finali ed alle ONG vengono mantenute relazioni privilegiate con imprese di trasporto, banche, enti pubblici e privati, clienti, intermediari, ecc. Fa parte dell´Associazione di esportatori di cacao dell´Ecuador (Anecacao), che riunisce una trentina di imprese tra cui la NestléEcuador… La struttura organizzativa di MCCH, risultato di decenni di sperimentazioni, cambiamenti, aggiustamenti è basata su una politica gestionale sinergica, che si sviluppa con metodologia dinamica per rispondere alle varie richieste, con livelli differenti a seconda delle funzioni di responsabilità. L´organigramma è un sistema di processi intercomunicanti con un nucleo centrale di direzione e orientamento per la realizzazione degli obiettivi istituzionali. Tale spazio è il Direttivo, composto da Presidente (Graziano Mason), direttore e vice (dopo diversi tentativi di affidare tali responsabilità a tecnici o manager esterni ora si preferisce scegliere quadri interni, spesso missionari/e, come nel caso della direttrice, hermana Maria Jesús Perez, e della vice Luz Maria Cuadrado). L´Assemblea generale è formata dai leader delle organizzazioni di base e ha il compito di valutare quanto fatto e stabilire le priorità future. Si svolge di solito nell´ultimo trimestre dell´anno. MCCH si avvale anche di consulenze esterne, specie nel settore giuridico, per definire linee di azione fondamentali in un quadro legale di riferimento. Nell´esecuzione delle strategie sono stati identificati tre settori di azione: - strategico: sono i programmi e le analisi di sviluppo a lungo termine, che definiscono le politiche aziendali; oltre all´equipe di direzione partecipano anche i settori finanze, progetti, marketing e i singoli responsabili di settore; - produttivo: si tratta dei processi dove la priorità è la soddisfazione del cliente e il miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori;
sono coinvolti i coordinamenti provinciali, i settori di mercato, logistica, operazioni; in particolare i coordinamenti provinciali dispongono di tecnici specializzati in ciascuno degli assi portanti di attività; - funzionale: sono gli ambiti interni a MCCH di supporto ai settori strategico e produttivo; un ruolo importante lo gioca il settore contabile e di amministrazione interna, sia per il rispetto delle leggi sia per il sostegno alle singole iniziative produttive; inoltre sono coinvolti i settori di sviluppo umano, sistemi informatici, servizi generali per l´ottimizzazione delle risorse ed una sufficiente circolazione delle informazioni. MCCH persegue da sempre una politica interna di spirito di squadra e di interazione tra i diversi settori, che condividono innanzitutto principi e missione. Tale impostazione prevede una presenza forte in tutte le istanze decisionali delle figure carismatiche che hanno fatto la storia dell´organizzazione. Anche per tale motivo in passato diversi quadri e figure di direzione se ne sono andati o sono stati rimossi, in quanto legati ad un´impostazione più aziendale, con ruoli e competenze definite. Le istanze interne principali sono le seguenti: - Assemblea dei soci, due volte l´anno; - Direttivo, ogni tre mesi e comunque tutte le volte che sia necessario; - Comitato Esecutivo, riunioni mensili con tutti i responsabili delle diverse aree e linee commerciali; - incontri periodici con tutti i lavoratori per rafforzare lo spirito di gruppo ed informare sui risultati ottenuti, oltre alla celebrazione mensile dell´eucarestia. In MCCH operano complessivamente 117 lavoratori, cui si aggiungono un certo numero di stagisti e volontari, a volte stranieri, che si alternano ed il cui numero è variabile. Raccolta del cacao
Logistica La sede di MCCH è situata in una grande palazzina nella periferia sud di Quito (zona dove si trova la parrocchia di Graziano Mason), e dispone di cinque installazioni che funzionano da uffici, magazzini, show-room, laboratori produttivi. Ogni spazio dispone di servizi di base come luce, acqua, telefono, connessione internet, in spazi luminosi, puliti, ordinati. Nella parte esterna ci sono giardini, alberi, piante ornamentali. Qualunque sia la zona e il tipo di occupazione MCCH cerca di dare ai lavoratori gli strumenti di cui hanno bisogno in modo che il lavoro sia realizzato al meglio possibile, in un ambiente sano. Ogni sede provinciale dispone di uffici che mantengono contatti quotidiani con la centrale di Quito. Nei centros de acopio (centri di raccolta) o nelle fincas si dispone di uffici, sale, magazzini, settori per il seccaggio dei prodotti, a volte anche giardini e parcheggi. Nel caso della zona di produzione del cacao, situata alla "Pepa de Oro" a Vinces, nella provincia de Los Rios, oltre a quanto già descritto, ci si propone di cercare nicchie di mercato, adatte al livello dei diversi prodotti di base, di ridurre i costi della filiera e di incrementare la produttività, di adottare tecnologie appropriate a questa tipologia agricola, di favorire il lavoro collettivo delle varie comunità, di trovare soluzioni architettoniche ed ambientali per contenere gli effetti devastanti di catastrofi naturali come El Niño.
Cacao world…
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Il settore del cacao, secondo una stima fatta a gennaio 2009 dal dirigente incaricato, coinvolge circa 8.000 cacaoteros organizzati in 120 piccole associazioni e cooperative autonome. La maggioranza è strutturata in associazioni, mentre pochi sono i produttori individuali, che non hanno diritto ai benefits previsti da MCCH (formazione, mezzi di trasporto, vivai con piante nuove, microcredito a interessi bassi). Negli uffici di Guayaquil lavorano 20 persone: il dirigente, la contabilità, agronomi e tecnici agricoli, personale di supporto (addetti al peso, al ricevimento del cacao, al controllo dei parametri tecnici, al carico e scarico della merce, guardie, autista, fattorino). Ogni centro di raccolta dispone di un coordinatore, contabile, guardie. I lavoratori hanno regolare contratto di lavoro controfirmato dalle autorità competenti secondo modalità diverse: contratti a tempo indeterminato, a tempo fisso con paga oraria, a progetto, ecc. Tutti dispongono di previdenza, assicurazione. Ogni figura direttiva risponde ad un profilo funzionale con una descrizione dettagliata di responsabilità, funzioni, personale da gestire e ruolo direttivo da cui dipendere. In Ecuador in generale i livelli salariali sono assai differenziati, specie nel terzo settore. MCCH ha commissionato ad un ente di consulenza uno studio accurato ed il risultato emerso è che la media degli stipendi pagati è del 30% più alto di quanto si riscontra in analoghi settori. Inoltre la Fondazione offre ai propri lavoratori altri benefits, non previsti dalla legislazione, come un fondo solidale in caso di emergenze dimostrabili, un sussidio di anzianità o familiare, un bonus di produttività in base al raggiungi-
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mento dei risultati, un´assicurazione sulla vita ed una privata di tipo sanitario, l´offerta di acquisti a prezzi scontati di prodotti di base e di quanto venduto internamente, oltre al microcredito a tassi favorevoli (3-4% annuo). L´inflazione nel paese è attualmente al 10% annuo e il paniere dei prodotti di base è di 350-400 dollari mensili. I contadini produttori del cacao del campo guadagnano mediamente oltre 200 dollari mensili, non molto ma comunque il doppio della media dei campesinos del settore. Le fave di cacao vengono pagate 105 dollari/quintale di libbra, cioè 100 libbre che corrispondono a circa 45 kg. Tale valore va tutto al produttore meno due dollari/quintale di libbra che sono destinati al centro di raccolta. Circa 10 US$/quintale di libbra servono per le spese, alcuni produttori si servono anche di braccianti pagati 10 dollari al giorno. Per le regole stabilite da MCCH i piccoli produttori devono avere appezzamenti tra 1 e 3 ettari. Spesso esiste in area rurale una tale dipendenza dagli intermediari e ingenuità da ritenersi grati verso i "chulqueros" (usurai) che ogni anno ipotecano l´acquisto del raccolto, anche se spesso pagano meno della metà del valore di mercato del cacao. Ora ogni mattina si può ascoltare alla radio il prezzo e la quotazione che Maquita offre ai produttori. Va comunque detto che MCCH in alcuni casi, quando non è in grado di onorare gli impegni presi con grossi compratori a causa di un raccolto inferiore al previsto, compra parte del cacao dai commercianti, pur selezionati e a prezzo concordato. Nonostante gli sforzi in ambito locale la quotazione dipende dalle borse di Londra e New York, dove la speculazione sui contratti futures muove fino a dieci volte tanto il volume fisico del cacao effettivamente trattato (il valore al momento della visita era di 2.300 US$/ton, contro i 2.750 dollari dell´anno precedente). Ciò nonostante non si sottrae al "gioco" dei futures tenendo d´occhio gli andamenti, visto che i brokers pagano subito, alla presentazione dei documenti di export dopo circa una settimana (quindi con tempi di pagamento più brevi di quanto può avvenire nel-
l'ambito del fair trade). Ogni centro di raccolta dovrebbe essere autosostenibile e produrre un utile di 5-6 dollari per ogni 100 libbre. Si calcola in media che solo il 5% del costo finale di una tavoletta di cioccolato finisca nelle tasche del cacaotero, quindi il vero business lo fanno le industrie di lavorazione del cioccolato. La materia prima è la pianta, vale a dire la Theobroma Cacao, originaria delle aree andine della conca amazzonica. Attualmente è in atto una politica di riforestazione e di semina di cacao nazionale, anche se ormai molto diffusi sono cloni. MCCH lavora per la valorizzazione del cacao nazionale fino e di aroma, per le proprietà organolettiche, per l´affermazione del valore aggiunto ecuatoriano, oltre che per le qualità intrinseche del prodotto. Il cacao è disponibile tutto l´anno, anche perché sviluppandosi in regioni estese permette di compensare localmente eventuali difficoltà legate a variazioni di clima. In Ecuador in generale non esiste una cultura di consumo di cioccolato, nonostante la rigidità climatica di alcune zone andine. Trattandosi di un prodotto ad alto valore energetico la maggior parte della popolazione, che si trova in aree temperate, non ha sviluppato la pratica dell´utilizzo del cioccolato. Il cacao appartiene alla famiglia botanica delle Sterculiacee, è originario dell'America Centrale ed è coltivato in varie regioni a clima caldo umido. E´ una specie prettamente tropicale, cresce tra i 20º di latitudine nord e sud, le condizioni climatiche ideali sono comprese tra 25 e 32 gradi, con precipitazioni abbondanti e regolari, assenza di sole eccessivo e poco vento. I terreni devono essere profondi, freschi, poco argillosi. L´habitat ideale è quello d´ombra, meglio se con la presenza del banano. La pianta è alta dai 6 agli 8 metri, cresce velocemente, strutturandosi in 3-5 branche che ramificano molto e formano una densa chioma. Le varietà coltivate vengono potate e tenute ad un´altezza di 5-6 metri. Dal secondo anno la pianta entra in fioritura, dal quarto inizia a fruttificare regolarmente. E´ una spe-
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Foto di gruppo con padre Mason
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Cabossa aperta
zia la fermentazione che determina la qualità del cioccolato come prodotto finale. Si tratta di un lavoro soprattutto maschile, in genere è troppo faticoso per donne e giovani, che in qualche caso aiutano per funzioni collaterali come la pulizia della cabossa o la gestione contabile. La produzione dopo essere stata stoccata nei centri di raccolta locali è portata dai contadini alla struttura centrale di riferimento, dove viene pesata e classificata. Si paga il prezzo concordato per la settimana emettendo regolare fattura, con indicati dati come l´umidità ed altri parametri. MCCH fornisce ai produttori assistenza e formazione agricola, oltre che amministrativa. Il cacao viene lasciato seccare al sole, in caso di pioggia si utilizza un seccatore a gas, che tratta il prodotto per il tempo necessario, in questa fase si sviluppa il caratteristico aroma di cioccolato e diminuisce la parte amara (la temperatura deve stare al di sotto dei 50 gradi). Dopo circa due settimane si effettua la cernita, ripulitura, stoccaggio e confezionamento in sacchi di juta (costales) da 69 kg. e si invia tutto al porto di Guayaquil, per l´invio a clienti o mercati di destino. Nei centri di raccolta sono stati installati dei programmi informatici in cui vengono registrate le operazioni ed i pagamenti ai singoli produttori. In caso di valori alti di umidità i sacchi vengono separati e inviati a Guayaquil per una nuova fase di seccatura. Se invece la fermentazione del cacao è più alta di quanto concordato viene apportata una riduzione del prezzo al contadino. I centri di raccolta ricevono un prefinanziamento dall´Agroexportadora, ma pagano i soci solo alla consegna, in quanto si è valutato che sarebbe troppo alto il rischio di non ricevere nulla se si pagasse in anticipo. Ogni 15 giorni circa vengono in zona per verifiche e aggiornamenti anche i principali "boss" di MCCH. In Italia il cacao importato da LiberoMondo viene inviato all´ICAM di Lecco, che effettua direttamente la torrefazione: le fave sono selezionate, tostate, sgusciate, macinate, fino ad ottenere la massa/pasta di cacao, che è la base per le lavorazioni del cioccolato. Si effettua ancora l´operazione di potassatura, per neutralizzare gli acidi, e "spremuta" per ottenere il burro di cacao e in polvere, grasso o magro. Nel 2008 sono state prodotte 3.700 tonnellate di cacao, incluso il segmento organico (20-25%), certificato da EcoCert. In generale in Ecuador si producono oltre 100.000 tonnellate di cacao, di cui il 70% coltivato da piccoli produttori (75% cacao fino, 25% cacao tradizionale; il 75% di tutta la produzione è biologico, anche se spesso non certificato). Il paese è il primo produttore mondiale di cacao fino di aroma, con circa il 67% del totale. Si esporta il 55% della produzione in Europa, il 35% negli USA e il 10% nel resto del mondo. Nell´area di produzione di quanto esportato a LM sono seminati circa 58.750 ettari a cacao, ed altri 48.000 consorziati con altre coltivazioni (banane, caffè, agrumi, mais, ecc.) e si totalizza il 23% della produzione nazionale, di solito della migliore qualità (fino di aroma), divisi in 13.717 UPAS (Unidades Productivas Agrícolas). Dopo l´exploit del 2004 (primi esportatori di cacao del paese), ancora oggi MCCH è tra i primi cinque. Si calcola che circa 100.000 famiglie lavorino in questa attività in Ecuador, per un totale stimato di
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cie cauliflora, cioè fiorisce direttamente sul fusto e sui rami principali. Il frutto, botanicamente una cabosside, ha la forma di un melone, raggiunge fino a 25 cm. di lunghezza e pesa 500-600 gr. Il colore varia con la maturazione, dal verde-giallo al rosso porpora al viola. Ogni cabosside contiene tra i 40-50 semi, piatti, tondeggianti, lunghi 3 cm. circa, avvolti da una polpa bianca. Dal punto di vista commerciale, esistono tre specie differenti di cacao, denominate rispettivamente criollo, forastero e trinitario. Il primo ha semi tondeggianti, che danno un cacao delicato e aromatico, il secondo fornisce un prodotto con aroma marcato, utilizzato nella preparazione degli amari, l'ultimo è un incrocio tra criollo e forastero. Messico, Brasile, Colombia, Ecuador, Costa d'Avorio, Ghana, Nigeria, Camerun, Malesia sono i principali produttori mondiali. Il cioccolato è un alimento ricchissimo di carboidrati, che costituiscono la frazione principale (circa il 64%), di grassi (22%), proteine (6%). Tra i sali minerali (4% circa), vanno segnalati soprattutto il magnesio, potassio, fosforo, ferro, calcio. Tra i principi attivi presenti in misura significativa, la teobromina, la caffeina, la guanina, alcuni composti della serie dei tannini e vitamine del gruppo B. La teobromina, in particolare, ha attività vasodilatatrice e diuretica, agisce come eccitante muscolare. 100 grammi di cioccolato forniscono 542 calorie. Una tazza di buon cioccolato ne fornisce 190 circa. Il cioccolato fondente ha il pregio di contenere poco colesterolo. L´attenzione all´ambiente è uno dei principi fondanti l´attività di MCCH e si evince dalla formazione effettuata sul campo affinché i produttori sviluppino pratiche naturali organiche e utilizzino concimi biologici (in particolare escrementi di gallina). Nelle varie piantagioni l´uso diffuso di principi di coltura bio favorisce la produttività, abbatte i costi di produzione, considerando che quasi sempre si utilizzano materiali originari delle stesse "fincas" (terreno di proprietà del contadino). Si cerca inoltre di trattare in maniera adeguata i residui solidi e si provvede a riciclare e rivendere (5 US$/sacco) gli scarti del cacao e la pula del riso, anch´essi utilizzati come concime. La raccolta dei produttori collegati a MCCH è manuale, in modo da non danneggiare la pianta e garantire le successive fruttificazioni. Il frutto viene staccato e aperto delicatamente, si estraggono i semi, avvolti in una sottile pellicola biancastra. Da qui ini-
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600.000 persone coinvolte. La produzione dei gruppi seguiti da MCCH è di mediamente 5-6 quintali di cacao per ettaro, bassa rispetto alla media nazionale (15 quintali per ettaro), anche perché in qualche caso si tratta di piante un po' vecchie che necessitano di trattamenti specifici adeguati. Nel solo settore del cacao le vendite del 2008 di MCCH sono state di oltre 6 milioni di dollari, di cui il 15% nel mercato nazionale e l´85% per l´esportazione (il 22% al fair trade). La media mensile di export di MCCH è di 600 tonnellate metriche. Quasi il 50% delle vendite va alla Ferrero, il resto transita anche tramite brokers internazionali. Non si applicano le quotazioni FLO, sia perché il prezzo del cacao fluttua diverse volte durante l´anno sia perché MCCH poco esporta al fair trade. I produttori individuali ricevono un valore inferiore (95 dollari/quintal invece dei 105 previsti per le associazioni ed i gruppi). L´Agroexportadora deve versare alla Fondazione un corrispettivo pari al 10-15% delle vendite annuali (nel 2008 circa 60.000 US$) L´incontro a Quito con gli uffici centrali e le massime cariche di MCCH è stato cordiale e aperto, più difficile, almeno inizialmente, quello con il gerente dell´Agroexportadora del cacao (proveniente dal profit, con un curriculum sorprendente, essendo stato prima funzionario della Nestlè, poi responsabile dell´export in una multinazionale del settore bananero, mentre ora lavora da 13 anni a MCCH), come se il contatto fosse non prioritario, visti i bassi volumi di acquisto di LiberoMondo. Come si ascolta talvolta nel mondo dell´economia solidale, MCCH come l´Agroexportadora non godono sempre di… buona stampa nel fair trade locale e internazionale. Comunque va detto che è stato compiuto un percorso di valorizzazione di piccole organizzazioni contadine, visto che all´inizio del lavoro con il cacao si puntava a imprese tradizionali (attualmente la percentuale di prodotto consegnato da piccoli produttori è del 60%).
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Essicazione del cacao
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Fundaciòn Chankuap La Fundación Chankuap "Risorse per il Futuro" è un organizzazione non governativa del SudEst dell’Ecuador, nata nel 1996, che lavora con gli indigeni delle popolazioni Achuar, Shuar e i coloni meticci nella regione amazzonica vicino alla frontiera con il Perù. La strategia operativa è l´ideale continuazione delle attività produttivo-economiche iniziate nel 2002 con l´obiettivo di ottenere un significativo valore aggiunto per le produzioni indigene delle Province ecuatoriane di Morona Santiago e Pastaza, a favore delle comunità che si trovano dietro la Cordillera del Kutukú (accessibile solo via aerea), nel Cantón Taisha e nella zona del Valle del Upano, Cantón Morona (collegata attraverso strade, pur precarie). Si tratta di una regione povera, con grandi disuguaglianze economiche e sociali, con scarse vie di comunicazione, un´area di circa 600 mila ettari ricoperta per l´87% da foreste tropicali e con una ricca biodiversità. Chankuap è impegnata a fornire servizi utili allo sviluppo sociale integrale e sostenibile nella regione amazzonica e cerca di valorizzare le potenzialità dei gruppi più vulnerabili, rispettandone l’identità e stimolando l’autogestione e la solidarietà. Gli interventi si fondano su tre direttrici principali: formazione di alto livello per gli studenti indigeni sulla valorizzazione delle risorse naturali, ricerca scientifica sulla biodiversità vegetale, elaborazione di prodotti trasformati ad alto valore aggiunto. I gruppi producono soprattutto olii essenziali di varie specie, tra cui i più caratteristici sono l´ishpink (cannella nativa), lo zenzero e un particolare olio vegetale di una palma autoctona: l'ungurahua. In tutto sono coinvolte nei progetti produttivi circa 1.350 persone e 67 gruppi di base delle differenti etnie indigene (315 famiglie Achuar, 37 del gruppo Kurinúa, 328 Shuar, oltre a 157 famiglie di coloni meticci delle aree urbane). Lo strumento organizzativo interno principale di gestione delle attività sono i Gruppi Solidali di Lavoro (GST), che provvedono a pianificare le diverse attività gestite dai gruppi di produttori. La Fundación Chankuap sorge all´interno del mondo missionario cattolico, in particolare dei Salesiani, che operano prevalentemente nel territorio degli indios Achuar. La Fundación è stata ideata per sostenere le attività produttive collegate al lavoro della missione, con una particolare attenzione alla formazione ed alla specializzazione tecnica, con l´obiettivo di sviluppare le comunità coinvolte. I membri attuali (soci) della Fondazione sono tre salesiani presenti nell´area da 35 anni, che lavorano con Shuar ed Achuar, mentre gli altri soci sono laici, anch´essi con una lunga esperienza con gli indios. Il lavoro con le comunità é iniziato con il recupero delle sementi autoctone, la riforestazione e arricchimento delle foreste, la produzione per l´autoconsumo, la commercializzazione dell´eccedente. Inizialmente la vendita era unicamente di materia prima, fattore che economicamente rendeva poco
della foresta e le teorie conservazioniste di alcuni studiosi: proteggere l´ambiente senza rinunciare a produrre e vivere dei frutti del proprio lavoro, integrando differenti produzioni per un´economia alternativa. Tutto è iniziato nel 1996 grazie all’azione di un missionario salesiano italiano, morto nel 2006, in accordo con la Federazione delle Nazioni Indigene dell’Ecuador, una potente organizzazione con cui deve confrontarsi chiunque in Ecuador abbia a che fare con gli indios. Oggi il presidente della Fondazione Chankuap è un altro salesiano italiano. I missionari vivono nella casa di Sevilla, un piccolo sobborgo a pochi chilometri da Macas, dove si trovano anche le suore e i novizi indigeni (che raramente arrivano ad ordinarsi sacerdoti, in quanto la cultura Shuar mal tollera il celibato, pur non prevedendo la poligamia come nel caso degli Achuar). Qualche polemica interna, sia nel contesto locale sia con le comunità indigene, esiste a causa della grande estensione di proprietà terriere di cui godono i salesiani. All’epoca dell’inizio del progetto la regione era afflitta da una profonda emigrazione verso USA ed Europa (un problema endemico nel paese e in tutta la zona andina), anche per l’isolamento geografico ed economico della provincia, una delle più periferiche dell’Ecuador. Nonostante le distanze non siano grandi come nel caso dei giganti del continente come Brasile o Argentina, i tempi di percorrenza terrestri sono comunque lunghi e faticosi, a causa dei trasporti precari e dei rilievi presenti nel del territorio. Inizialmente il lavoro sulla produzione fu finanziato grazie all’appoggio della cooperazione canadese, che si era occupata della realizzazione di strade, radio comunitarie per le comunicazioni tra i villaggi, seccatori per i prodotti e del recupero di specie vegetali native. Il nome Chankuap riprende quello di un fiume della regione, vicino alle missioni dove inizial-
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sostenibile l´attività. In una seconda fase sono stati avviati dei processi di trasformazione, ottenendo margini di utile che potessero garantire alle famiglie maggiore sostenibilità per le loro produzioni. Nel 2002 sono iniziate le sperimentazioni delle prime distillazioni di piante aromatiche e medicinali locali. L´esperimento faceva parte di un piano di ricerca di risorse naturali per lo sviluppo di filiere di oli essenziali, spezie, infusi arrivando a prodotti ad alto valore aggiunto, basso peso e volume, facilmente trasportabili a costi contenuti. I gruppi sono dislocati all’interno della foresta e il trasporto dei prodotti avviene per mezzo di piccoli aerei, fatto che rende troppo esosa la commercializzazione dei prodotti agricoli tradizionali che risultano così essere troppo cari. I canali commerciali prioritari individuati sono stati il fair trade, il mercato locale e nazionale. Nel corso degli anni la Fundación Chankuap ha stretto relazioni con l´ONG italiana VIS, l´Università Politécnica Salesiana (UPS) di Quito, le Facoltà di Chimica delle Università di Ferrara e Pavia. Un´equipe di cooperanti e personale accademico ha formato un gruppo di esperti nella valorizzazione delle risorse naturali per lo sviluppo di prodotti naturali, fitoterapici, cosmetici. Grazie a tali collaborazioni è stata lanciata nel 2007 un’innovatrice linea di cosmetici i cui ingredienti principali sono olii essenziali di alta qualità. Ikiam, Alma Amazónica, è una linea di 23 prodotti tra cui si trovano saponi liquidi, olii per massaggi, creme nutritive e multivitaminiche per le mani, i capelli e il corpo, body splash (lozioni per il corpo), shampoo, repellenti, ottenuti dalla trasformazione di olii essenziali di agrumi (lime, arancia, mandarino), erbe come l´erba luisa, fiori come l´ishpink (simile alla cannella), piante come l´ungurahua (il frutto di una palma), radici come lo zenzero e la cúrcuma. Si tratta del risultato più concreto degli interventi di cooperazione del VIS in Ecuador a favore degli indigeni Achuar e Shuar, ai quali è stata offerta formazione tecnica, valorizzando le capacità di produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti della foresta. Ikiam (“foresta”, in lingua Achuar) è stata presentata prima a Macas, capitale della provincia, e poi a Quito, dando il via alla commercializzazione nel mercato nazionale. Si stanno effettuando promozioni e test commerciali in diverse città dell´Ecuador dove esiste un potenziale di mercato per posizionare questa nuovo marchio. Si sono sviluppate anche formule per ottenere saponi solidi per l´export e prodotti fitofarmaceutici per il mercato nazionale, come sciroppi, gel analgesici. Due tecnici della Fundación sono stati formati sulle tecniche di produzione e 12 promotori indigeni sono stati formati nelle tecniche di distillazione, in modo da poter compiere questa lavorazione direttamente nelle aree rurali. Il progetto in forma generale cerca di stabilire una relazione sana tra uomo e territorio, a partire dalle risorse delle terre amazzoniche, producendo e trasformando secondo modalità che integrano saperi e culture, valorizzando le risorse delle popolazioni indigene, le piante medicinali, i frutti della chacra (l´orto Achuar). Le popolazioni della regione stanno cercando una terza via tra l´azione predatoria ed “energivora” dello sfruttamento selvaggio
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mente operava il fondatore, nell´area della Cordillera del trans-Kutukú. Chankuap lavora in rete con gli altri soggetti del “comercio justo” del paese, Camari ed MCCH soprattutto. Era uno dei promotori della Red del Comercio Electronico ma gli scarsi risultati finora ottenuti hanno ridotto questo filone di attività. La Fondazione dispone di un sito internet dove è possibile tra l´altro effettuare gli ordini. La commercializzazione verso l’Europa è iniziata con l’export di arachidi, recuperando un’attività tradizionale che stava perdendosi in zona. Esiste anche un settore dedito alla produzione di artigianato e bigiotteria, sviluppato dalle donne indigene. Un importante valore aggiunto, sia per la linea dei cosmetici che dei prodotti fitoterapici, è l´essere in grado di realizzare i prodotti finiti in loco, esperienza pressoché unica per questa tipologia di articoli, perlomeno nell’ambito del commercio equo. La produzione è agroecologica, rivolta all’autoconsumo ed alla vendita. Le aree di produzione sono piccole (30x40 mt. in media), nel rispetto della preservazione della foresta. La Fundación offre agli indios strumenti, stivali, machete, pale, formazione tecnica, microcredito, installazione di seccatori e piccoli macchinari per la prima lavorazione sul campo. Per salire sugli alberi della foresta viene usato un antico e pratico sistema a “bicicletta” (corde metalliche legate ai piedi, simili a quanto fanno i Maya dello Yucatan del Chicle e gli indios brasiliani con le noci dell’Amazzonia), che consente di arrampicarsi agilmente sulle palme per raccogliere i cocchi, ma senza rovinare la pianta.
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Contesto geografico e culturale
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Gli indios presenti nella Provincia di Morona Santiago (il paese è diviso amministrativamente in 24 Province) sono circa 80.000 (8.000 nell’area del progetto). In passato erano soprattutto raccoglitori, ora hanno molti contatti e partnership con organizzazioni di appoggio, principalmente missioni e ONG straniere. Molti non parlano spagnolo. Le lingue Shuar e Achuar hanno parecchie somiglianze, provenendo da una radice comune, che si è andata differenziando nel tempo in seguito a divisioni e conflitti. Le due popolazioni si trovano ora separate anche geograficamente da fiumi e rilievi. I villaggi sono sparsi, oltre che nella provincia di Morona Santiago, nella confinante provincia di Pastaza ed anche in Perù, con il quale fin dal 1942 è in corso una disputa sulla definizione dei confini tra i due paesi nella zona Amazzonica sud orientale, “provvisoriamente” (da 60 anni…) demarcata dal trattato di Rio de Janeiro. La Provincia di Morona Santiago vive una fase di recessione, con poche risorse nell´allevamento e nell’agricoltura, con scarsi sbocchi di mercato, anche a causa delle precarie vie di comunicazione. La zona è invasa da prodotti di contrabbando che giungono dal vicino Perù, disponibili a prezzi stracciati. Macas, la capitale della provincia, è situata a 1.100 metri sul livello del mare ed ha circa 13.000 abitanti. Nelle aree indigene non esistono strade, ci si muove a piedi o con piccoli aerei, l’accesso e la logistica
sono molto precari, si potrebbe dire che ci si trova in presenza di regioni e difficoltà d’altri tempi... Esiste da anni un progetto per sviluppare un sistema più razionale di trasporto fluviale, adeguato alla zona. La regione indigena oggetto del progetto (parte bassa del Rio Pastaza, nell’Oriente della zona orientale dell’Ecuador) ha fama, nel paese e all’estero, di essere zona “selvaggia”, anche per i miti diffusi da agenzie di viaggi e guide turistiche sulle pratiche di riduzione dei crani che le culture indigene praticano da sempre. A conferma si segnala un episodio recente, quando alcuni anni fa una coppia di turisti italiani entrata clandestinamente nell’area alla ricerca di sciamani, è stata decapitata… La pratica era utilizzata in passato nelle guerre interne, quando si mostravano come trofei i crani dei nemici, ridotti di un terzo. Gli Achuar sono 20.000 in Ecuador, gli Shuar circa 50.000. Per entrare nelle comunità è necessario un permesso, non viene vista con simpatia l’entrata di estranei, specie dei gringos. La Fundación Chankuap opera prevalentemente con l’etnia Achuar, ma per sviluppare i progetti deve firmare accordi di cooperazione con la NAE (Nacionalidad Achuar Ecuador), organizzazione che rappresenta ufficialmente gli Achuar. La NAE è composta da nove organizzazioni, 5 a Morona Santiago e 4 a Pastaza, ogni associazione è divisa in centri (al momento sono 64), ha un proprio consiglio di governo, coordina diversi progetti raggruppati in Assi di lavoro: educazione, salute, ordinamento territoriale, produzione, legalizzazione. Delle 46 comunità Achuar sono 28 quelle contemplate nelle attività della linea Ikiam, mentre all’inizio erano solo 4. Si è dovuta vincere parecchia diffidenza, qualcuno sosteneva anche che Chankuap fosse una strategia di penetrazione nelle comunità indigene ideata dalle multinazionali del petrolio. Ogni comunità dispone di proprie strutture organizzative interne, a partire da una specie di capo villaggio detto Sindico, eletto ogni due anni (cariche
Luigi Eusebi (a sinistra) durante la visita al progetto
Organizzazione e funzionamento I progetti sviluppati sono stati resi possibili grazie al sostegno finanziario di numerosi donatori, fra cui il Ministero degli Affari Esteri e la Conferenza Episcopale Italiana, e all’apporto di cooperanti in loco del VIS. Esiste una partnership storica con le Università di Ferrara e di Pavia per le analisi dei prodotti e le ricerche su qualità e proprietà delle materie prime. In particolare si sta lavorando sulle arachidi, che negli ultimi anni hanno presentato problemi di qualità. Per la distribuzione dei prodotti a livello nazionale Chankuap usufruisce della rete dei negozi di Camari, MCCH, Gruppo Salinas, Sinchi Sacha, oltre a partecipare a fiere locali e forum sull´economia solidale. A livello di struttura esiste un’Assemblea Generale della Fondazione che si riunisce una volta all’anno e un Direttivo di sei persone. Internamente la Fondazione si è strutturata in sette aree, ciascuna con un responsabile: amministrazione, produzione, risorse naturali, trasformazione, commercializzazione, educazione, salute. Per poter eseguire i progetti nelle aree indigene (assistenza tecnica in area agricola, trattamento delle risorse della foresta, microcredito, vendita) sono stati fir-
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introdotte dopo l’arrivo dei missionari, in quanto non appartenenti alla tradizione). I Sindicos sono di solito giovani che hanno studiato e maneggiano con relativa disinvoltura il know-how dei bianchi. Nelle comunità esiste anche un direttivo e un presidente. La NAE a sua volta è membro di una confederazione indigena nazionale, la CONAIE (Confederazione delle Popolazioni Indigene del´Ecuador), anch´essa oggi su posizioni parzialmente critiche verso Correa. Gli Achuar occupano la zona dell´alto Chankuap e dei suoi affluenti, e la regione del Rio Pastaza. A causa della localizzazione geografica il popolo Achuar si è mantenuto nella storia relativamente isolato, di fatto non si sono sviluppate relazioni costanti con le comunità meticcie, a parte gli scambi commerciali. Intorno al 1970 si sono maggiormente consolidati i contatti con il mondo missionario cattolico e protestante, che gradualmente hanno provocarono cambiamenti nella struttura sociale, nel pensiero, nei valori di riferimento, nel funzionamento economico e culturale, nella religione. Alcuni antropologi hanno rilevato in epoche più recenti un fenomeno di “shuarizzazione” degli Achuar, per le relazioni sempre più strette con i “cugini”, sia di tipo linguistico che culturale. Sono comparse scuole radiofoniche bilingue, negozi e piste di atterraggio dei piccoli aerei, si sta diffondendo la formazione di piccole associazioni, l´introduzione di figure di comando o coordinamento interno prima sconosciute. Una celebrazione di comunione e partecipazione molto importante nella cultura Achuar è la wayus (una bevanda tradizionale): parlando molto lentamente, prima dell´alba, si raccontano i sogni, si comunicano le ultime notizie, si analizzano i problemi della comunità, domandando ai visitanti il motivo del viaggio, ricordando fatti storici, riti, guerre tribali, o anche chiedendo in sposa una ragazza alla famiglia. Il nome Achuar viene da Achu (uomo del pantano o palma molto grossa) che come detto si separarono dagli Shuar a causa di conflitti interni. Un mito Shuar ricorda che essendosi quasi totalmente eliminati a furia di farsi la guerra,i due gruppi decisero di comune accordo di separarsi. Gli Achuar si trasferirono nella zona bassa, con grandi pantani e zone pianeggianti, mentre gli Shuar rimasero nella zona collinare e montagnosa. La separazione avvenne molto tempo fa, tant’è vero che anche se le due lingue sono ancora molto simili (circa l´80% dei voca-
boli sono gli stessi), la cultura si è parecchio diversificata. Le case indigene, in legno o mattoni, risentono del contatto con i bianchi e i villaggi si concentrano intorno alle piste di atterraggio delle avionetas, i piccoli velivoli che collegano le comunità con il capoluogo della regione. Gli Achuar in qualche villaggio dispongono di generatori e corrente elettrica. In metà delle comunità esiste una radio ricetrasmittente, anche per ascoltare la potente radio Achuar nella regione, che trasmette (dalle 04.00 alle 06.00 e dalle 18.00 alle 20.00) programmi di salute ed educativi. La Fundación Chankuap per poter comunicare tramite la radio paga 700 dollari annui e spesso i tecnici agricoli effettuano la formazione per le comunità direttamente tramite programmi radiofonici. Le due radio che trasmettono rispettivamente in Achuar e in Shuar sono “La voz de la NAE” e “Arutam” (che significa lo spirito, la forza degli elementi della natura). Gli Shuar hanno tre organizzazioni di rappresentanza a livello nazionale, riconosciute dai coordinamenti indigeni, contro l’unica degli Achuar, e sono più… anarchici dei loro “parenti”, oltre che più numerosi. Ogni comunità è composta mediamente da 15-20 famiglie, per 150-200 persone in totale. La maggioranza delle famiglie non ha entrate fisse, salvo chi lavora nell´educazione e nella scuola. Il mezzo principale di sussistenza sono le attività agricole, la caccia, la raccolta di piante native. Negli attuali progetti della Fondazione sono interessate direttamente oltre 300 famiglie Shuar. Va sottolineato che la cultura indigena della regione è ancora piuttosto machista, è comune la poligamia, gli uomini hanno in media 3-4 donne. In generale le donne sono sottomesse in vari aspetti, raramente (ancora oggi) detengono il controllo del denaro guadagnato. La Fundación ha preferito agire con prudenza in campo antropologico, con processi lenti di formazione e coscientizzazione.
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mati accordi formali di cooperazione con le organizzazioni di rappresentanza. La base partecipa principalmente nello sviluppo della rete commerciale, con un ruolo attivo nella scelta di prodotti, tecnologia da utilizzare, politica dei prezzi. Per il resto non vi è coinvolgimento diretto, come avviene frequentemente in realtà gestite dalle missioni salesiane. Questo problema è stato discusso a lungo nelle assemblee dei soci. La giustificazione data è che la base non sarebbe ancora preparata per condividere la gestione, d’altro canto le potenti confederazioni indigene dell’Ecuador considerano in questa fase Chankuap un socio strategicamente importante. Il responsabile commerciale-export e figura centrale per la gestione operativa economica è un quiteño (originario di Quito) esperto di marketing, che viene da una lunga esperienza nel profit e che conosce il fair trade europeo. I tecnici locali, spesso di origine indigena, lavorano con un sistema definito a giornate. Nell’arco di un mese, si dedicano per 22 giorni alla visita delle comunità prestando consulenza e formazione e riposano nei restanti 8 giorni. Ci sono due modalità di contrattazione interna alla Fundación: assunzione regolare secondo il regime del Código de Trabajo nazionale e consulenze a progetto. In un caso si ricevono le gratificazioni previste dalla legge, assicurazione, previdenza, nell´altro si è pagati in base a ruolo, livello professionale, zona di intervento. La Fundación riconosce in media salari superiori al minimo nazionale (218 US$/mese nel 2009), gli stipendi vanno dai 250 US$ delle funzioni più basse ai 1.300 dollari della Segretaria Generale. I tecnici prendono tra i 500 e i 650 dollari mensili. Non vengono riconosciuti altri benefits, essendo una ONG senza fini di lucro. Eventuali utili di esercizio (quando ci saranno…), come previsto da statuto, devono essere reinvestiti nelle comunità. Per quanto riguarda i produttori di base, le entrate provenienti dalla vendita dei diversi prodotti permettono di soddisfare i bisogni delle famiglie contadine ed indigene, in particolare il diritto all´educazione ed alla salute. Presso la sede di Macas funziona anche il Centro de Acopio, un capannone di 440 mq. adiacente ad uffici e laboratori che serve per ricevere e trasformare i prodotti agricoli. Nel Centro ci sono anche essiccatori artigianali di legno, distillatori, un piccolo settore formazione. Ci sono inoltre 13 tiendas comunales nelle aree indigene, di proprietà della Fondazione, che trattano oltre 400 prodotti. Il negozio principale è a Macas e sta per essere aperto un altro punto vendita a Quito. La maggior parte delle materie prime utilizzate per la linea Ikiam sono frutto di antiche tradizioni familiari nell’ambito dell’alimetazione (arachidi, cacao), della medicina (hierba luisa, jengibre, cúrcuma), della cosmetica (ungurahua). Gli indios utilizzano da secoli questi prodotti, in particolare con le arachidi è stato svolto un lavoro di recupero delle tradizioni, visto che nelle comunità se ne stava perdendo l’utilizzo. Il lavoro più pesante, di “desmonte” per la semina, è svolto dall’uomo, mentre la raccolta è fatta principalmente dalla donna. Dalle spezie e da altre piante aromatiche si estraggono gli oli essenziali, che apportano alla pelle nutrimento e pro-
tezione, diffondendo delicate fragranze (rilassante nel caso dell´hierba luisa, rinfrescante per il limone, equilibrante per l´arancio, stimolante per il mandarino). I prodotti sono adatti a tutti i tipi di pelle, per l'igiene e l'idratazione quotidiana, per una profumazione senza alcool con essenze naturali. Particolare cura viene data al tipo di coltivazione, alla stagione di semina e raccolta, al trattamento preventivo contro le infestazioni prima e dopo il raccolto, al controllo di qualità. A causa delle distanze e del difficile accesso molte comunità possono essere raggiunte solo via aerea. Il sistema di produzione è quello tradizionale chiamato “huerta o aja” (orto o parcella) e tutta la costruzione del progetto produttivo punta a rispettare le tecniche tradizionali adattate al contesto, con l’utilizzo di strumenti tipici per l’agricoltura, applicando prodotti elaborati con materiali naturali della zona (estratti), concimi naturali, tecnologie appropriate (es. potatrici aeree per la riabilitazione ed il mantenimento delle piantagioni di cacao, essiccatori ecologici, sacchi per il trasporto). La prima finalità della Fundación Chankuap è di appoggiare le famiglie produttrici, sviluppando le potenzialità con criteri di equità di genere, per garantire la sicurezza alimentare in un sistema di produzione tradizionale nel rispetto delle risorse naturali e di uno sviluppo sostenibile. A tale scopo sono stati ideati e strutturati, su richiesta delle comunità, i Grupos Solidarios de Trabajo - GST, che sono raggruppamenti di famiglie che permettono di sviluppare le produzioni applicando le conoscenze tradizionali per raggiungere livelli di qualità e quantità adeguati, in modo continuo e stabile. Ogni GST ha un coordinatore e dispone di promotori locali. Si stipulano accordi scritti, dove vengono indicati quantità, prezzi, tempi di consegna. Si paga la materia prima al momento della consegna, anticipando il denaro alle comunità indigene. Coordinatori e promotori usufruiscono di formazione tecnica e umana, che verte su temi come tecniche di coltivazione, agricoltura biologica, certificazione, costi di produzione, analisi dei bisogni delle comunità, pianificazione, valutazione, leadership, lavoro in equipe, attenzione per l’ecosistema, utilizzo di residui solidi, contaminazione ambientale. La Fondazione garantisce assistenza mediante l’apporto di cooperanti tecnici, oltre a personale proprio e tecnici locali indigeni. Le equipe di tecnici effettuano costantemente visite di campo, monitorando la produzione, la tracciabilità dei prodotti, il rispetto dei criteri previsti per la certificazione. Le attività vengono studiate in ogni GST, con la partecipazione dei soggetti interessati e la supervisione delle autorità di villaggio (non c’è un vero e proprio capo, a volte è presente uno sciamano, di solito la relazione è con figure ibride come i presidenti e i sindaci di villaggio). Nelle singole comunità ci sono piccoli centri di raccolta. I prodotti alimentari risultato di una prima trasformazione sono trasportati verso Macas attraverso un sistema di piccoli aerei o per lunghi cammini fluviali o terrestri, dove vengono divisi nelle diverse linee di produzione, elaborazione e trasformazione, per poi essere distribuiti sui vari mercati,
il più significativo e strategico dei quali è il commercio equo. Si effettua un rigoroso controllo di qualità, curando la tracciabilità mediante la numerazione dei lotti di materia prima consegnata. Nel caso delle foglie, queste sono comprate subito dopo il raccolto, si verifica la qualità organolettica, passando poi al processo di distillazione mediante spruzzi di vapore, ottenendo gli olii essenziali che vengono utilizzati per le creme multivitaminiche, nutritive, body splash, oli per massaggi. C’è un distillatore artigianale da 1.000 kg. nel Centro de Acopio, due “secaderos” che hanno una capacità rispettivamente di 24 quintali di materia prima (per 72 ore di lavoro) e 160 libbre (per 4-5 giorni, a seconda dalla presenza del sole). Nel caso dei rizomas di jengibre e di curcuma, una volta comprati sono immediatamente lavati per eliminare residui di terra e impurità, sono separati in macchine di acciaio inox, per passare poi alla distillazione. Non viene aggiunto nessun additivo chimico. Anche l’olio di ungurahua viene purificato mediante una macchina filtratrice a pressione, per essere reso disponibile come materia prima per i cosmetici. Tutti i prodotti passano per il laboratorio, dove vengono miscelati con altre materie prime vegetali e in qualche caso chimiche per ottenere i vari sottoprodotti. Le iniziative hanno raggiunto un discreto risultato nell´organizzazione e pianificazione della base produttiva, sviluppando azioni formative in tutte le fasi, dalla semina, al raccolto, al post-cosecha (dopo raccolta), al trattamento delle risorse naturali. Ciò permette di affrontare un mercato che richiede continuità, volume, qualità. I prodotti contengono aromi e proprietà uniche delle biodiversità amazzonica, studiati con uso di tecnologie appropriate e sostenibili. Nel caso delle arachidi (arachis hypogaea) da sottolineare il lavoro di recupero e di cura della qualità (compresa l’attenzione al problema delle aflatossine che compromettono raccolto e vendite) per una
pianta presente in America del Sud in un gran numero di sottospecie e che riveste un ruolo importante nella dieta dei popoli indigeni. Tra il 2002 e il 2008 le vendite di cosmetici e fitofarmaci sono più che decuplicate, arrivando a raggiungere il 15% del totale generale (nel 2008 l´incremento è stato del 111%). Il mercato extra comes è concentrato soprattutto negli USA e riguarda prevalentemente le arachidi. In genere il prezzo per l’export è doppio rispetto a quello nazionale. Interessante notare come Chankuap abbia effettuato, prima di lanciare la linea Ikiam, studi di mercato per valutare l´incidenza delle linee di prodotti cosmetici sulle vendite in vari paesi del mondo. Ad esempio l´Europa è il piú grande mercato produttore, seguita da USA e Giappone, con volumi di vendita di 45 miliardi di euro (Germania 22,5%, Francia 19%, Regno Unito 16,2%, Italia 15%, Spagna 9,5%). Il maggior consumo pro-capite è in Francia. Il mercato si divide in prodotti per il bagno (27%), cura dei capelli (26%), cura della pelle (21%), profumi e fragranze (16%), cosmetici (10%). Il mercato dei green cosmetics sta crescendo del 10% all´anno, con volumi di 2,8 miliardi di dollari/anno. La materia prima viene acquistata alla consegna, per cui si è dovuto attivare un fondo rotativo. Nel calcolo dei prezzi non sono stati conteggiati costi amministrativi, in quanto si usano spazi e personale che si occupa anche di altri progetti della Fondazione. Chankuap non ha per ora raggiunto utili di esercizio, nel 2007 ci sono stati 2.000 dollari di perdita, nel 2008 un sostanziale pareggio. Sono necessari 50.000 dollari annui di spese per logistica e gestione, salari, materia prima, tiendas comunitarie nei villaggi, ecc. I tecnici ed i responsabili sono pagati grazie a progetti esterni. Nella costruzione dei prezzi la strategia utilizzata è stata quella di cercare di formare una media tra i
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Luigi Eusebi e Alessandro Baglioni con alcuni membri della Fundaciòn
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vari prodotti, visto che alcuni sono venduti in perdita, altri in utile. Per il responsabile commerciale, che proviene dal profit, è molto strano lavorare con tale criterio, a suo avviso i prodotti in perdita dovrebbero essere eliminati dall´assortimento o rivisti nel calcolo dei prezzi. L’organismo interno di gestione è il Direttivo, coordinato dalla Segreteria Generale, eletta ogni due anni dall’Assemblea. All’assemblea spettano i compiti statutari di studiare e condividere le attività e le strategie della Fondazione. Quando necessario per temi di particolare rilevanza vengono convocate assemblee straordinarie. E’ in corso di attuazione un piano strategico per il quadriennio 20082012, elaborato in forma congiunta dai soci della Fundación e i lavoratori dell’organizzazione. Un ruolo importante è esercitato dalla direzione delle missioni salesiane, anche se dopo la morte del fondatore il peso specifico è diminuito, visto che gli attuali missionari non dedicano molto tempo al progetto. Al di là delle cariche formali la conduzione quotidiana è in mano ai tecnici. Anche i cooperanti occupano una posizione strategica, avendo condotto molte attività negli ultimi anni sul piano dello sviluppo prodotti, delle ricerche di mercati solidali, nella formazioni di tecnici e promotori indigeni nelle comunità. La partecipazione della base è bassa, anche se il ruolo importante esercitato in Ecuador dai coordinamenti indigeni garantisce una sorta di monitoraggio costante rispetto agli andamenti strategici generali. Per lo sviluppo dei mininegozi nelle comunità della foresta viene dato un microcredito di 300-400 dollari a interessi zero ed anche formazione specifica. La determinazione del prezzo è frutto di un processo di discussione collettiva fatto anche con le comunità.
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Corporaciòn Gruppo Salinas Zona e popolazione Salinas è un piccolo villaggio della Sierra Ecuatoriana che si trova nella zona nord della Provincia di Bolivar, nel Cantón Guaranda. Si estende su altitudini comprese tra i 600 e i 4.200 metri con una temperatura media di 10°C. Era uno dei principali siti di produzione di sale del paese. La sua storia, che si è costruita passando attraverso molte turbolenze e avvenimenti sociali, politici, economici, è oggi conosciuta nel paese e all´estero per una singolare e riuscita esperienza di autogestione promossa da organizzazioni di base contadine. E´ diventata amministrativamente una Parrocchia nel 1884, mentre in epoche precedenti era stata dominata dagli indios Tomabelas. Quando iniziò l´attività promossa da padre Antonio Polo, nel 1970, la mortalità infantile era del 45% e l´analfabetismo raggiungeva l´85%. Non c´erano strade continue, né acqua potabile, luce elettrica, telefono, le case erano fatte di terra e paglia. L´unica fonte di reddito erano le miniere di sale, una vita e un lavoro durissimi, dove si lasciava evaporare l´acqua salata, la si trasportava al villaggio, si bolliva in grandi pentole fino a che si seccava il sale, questo si modellava in grande balle avvolte nella paglia. Una potente famiglia di origini colombiane si considerava padrona del sale e quindi della zona. Con l´arrivo dei missionari (Alberto Panerati e Antonio Polo) e dei volontari dell´Operazione Mato Grosso venne creata la prima cooperativa di microcredito e si cercò di ottenere dallo stato il libero uso delle miniere. Si ottennero, grazie ad un duro lavoro ed alla resistenza ai meccanismi di oppressione precedenti, importanti risultati ed il controllo della produzione ma risultò subito chiaro che il sale non avrebbe potuto rappresentare un futuro per l´economia locale. Grazie anche alla tradizionale mentalità solidale tra i popoli andini si iniziarono una serie di attività economiche cooperativistiche che progressivamente hanno portato alla complessa organizzazione attuale. La grande maggioranza degli abitanti della zona sono contadini, agricoltori, allevatori. Con lo sviluppo delle attività costruite negli anni sono sorte nuove professionalità, anche grazie allo sviluppo ed alla cura data all´istruzione scolastica nella regione. Sono cresciuti con il tempo, da famiglie contadine molto povere, professori, contabili, amministratori di cooperative, autisti, tecnici alimentari, artigiani di diverse categorie, ecc. La popolazione è composta soprattutto da indigeni, che provengono dalle zone alte della Parrocchia. Il 90% vive in area totalmente rurale ed il 10% si trova a Salinas o nelle vicinanze. Il 52,50% sono uomini (5.292 persone) ed il 47,50% donne (4.788), la popolazione rurale è suddivisa in 33 “recinti”. Ogni famiglia ha una media di 5 figli, solo il 5% della popolazione può essere considerato meticcio. Il 95% degli abitanti sono di fede cattolica, il 5% evangelici.
di un percorso quasi quarantennale, è quella attualmente adottata dal progetto Salinas, che ha deciso di riunire sotto questa veste le varie realtà che lavorano in modo comunitario seguendo i principi dell´economia solidale. La Corporación GRUPPO SALINAS è nata come un´istanza che tutela e promuove lo sviluppo della popolazione: stabilisce direttrici di lavoro istituzionale sviluppando politiche condivise di gestione delle differenti attività, la sua esperienza è oggi diffusa anche all´esterno della zona originaria e viene studiata anche a livello accademico come modello di alternativa economico-sociale di successo. Nel GRUPPO esistono due imprese dei prodotti a marchio “El Salinerito”, una per il livello nazionale: CONA (Comercializadora Nacional) e l´altra, il Centro de Exportaciones, incaricata della promozione e vendita a livello internazionale. ° Il Centro de Exportaciones. Ha iniziato ad operare nel 2003, dopo le esperienze pioniere degli anni ´70´80. Dalle prime vendite internazionali effettuate a volontari ed amici in Italia e Germania in scatole da 20 kg si è passati ad una maggior professionalizzazione e ad una gamma di prodotti più ampia, coinvolgendo gruppi di appoggio all´estero e le prime agenzie di fair trade (in Italia dal ´96 CTM e Equoland). Gli aspetti logistici erano curati dalla missione salesiana e da Funorsal attraverso il Centro de Acopio, che si incaricava anche di raccogliere prodotti artigianali provenienti da aree vicine a Salinas, come Salazaca, Baños, Otavalo, etc. Con il progressivo incremento di quantità, ordini ed esigenze legali e merceologiche, nacque la necessità e urgenza di creare un servizio interno specializzato per le operazioni di esportazione. Alcuni progetti e unità produttive collegate possono esportare direttamente, o utilizzando altri vettori, come nel caso di Facundo Vela e della Copropap. Giorno di mercato
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La parrocchia (una definizione amministrativa che definisce un insieme di comunità) di Salinas, appartenente alla cittadina di Guaranda, capoluogo della provincia di Bolivar, è il fulcro di una serie di attività che hanno dato vita a forme associative e organizzative di cui FUNORSAL (Fundación de Organizaciones Campesinas de Salinas) è stato il principale risultato, trasformandosi negli ultimi anni in Corporación Gruppo Salinas. Queste attività, dedicate al miglioramento globale delle condizioni di vita della popolazione della regione, danno particolare rilevanza alla commercializzazione di prodotti agroalimentari verso i mercati nazionali ed internazionali. Si tratta di un'organizzazione che riunisce 65 cooperative, con sede a Salinas. Le comunità coinvolte sono 33, composte da una media di 100-800 persone ciascuna. Amministrativamente l´Ecuador è composto da 24 province, che si suddividono in cantones, questi ultimi sono composti da parroquias. Salinas è la capitale della parrocchia, estesa in 490 kmq. per 10.000 abitanti complessivi, di cui circa 1.000 vivono nel paese. Di fatto quasi tutta la vita e l´attività del villaggio è oggi in qualche modo collegata al lavoro della Corporación. Nata nel 1971, l´organizzazione coordina una serie di microimprese per la produzione di yogurt, formaggi, marmellate, insaccati, mobili, tessuti, l'allevamento di trote, persino la gestione di un ostello per turisti e tante altre attività. Opera prioritariamente nel mercato interno, ma per il commercio equo produce funghi, torrone, marmellate, zucchero, cacao, artigianato. La storia iniziò in seguito all'arrivo nella zona dei missionari Salesiani e dei volontari dell'Operazione Mato Grosso nel 1971. Venne costituita inizialmente una cooperativa di risparmio, che sarebbe servita da primo passo per riscattare il territorio dal potere dei grandi proprietari terrieri e ridare alle comunità indigene il controllo sulle proprie risorse. Le attività si sono moltiplicate negli anni: la produzione e la vendita si sono sviluppate in modo decisivo dopo il 1982, con la creazione della struttura centralizzata FUNORSAL e con le successive iniziative economiche seguenti. Il Gruppo lavora per il miglioramento delle condizioni di vita nel territorio, valorizzando le risorse locali, rafforzando la fiducia e le capacità degli abitanti, creando un sistema di economia locale fondato sulla valorizzazione delle risorse della comunità. I prodotti sono molto diversi tra loro, per la varietà di gruppi e conoscenze coinvolte, sono l'espressione degli ambienti naturali del territorio (che si estende dai 600 ai 4.200 metri ai piedi del vulcano Chimborazo, il più alto del mondo) e delle genti che lo abitano. È ancora attivo il progetto iniziale di risparmio, che fornisce credito a famiglie e micro-imprese, esistono programmi di educazione, centri dedicati ai giovani e alle donne, un programma per controllare i rifiuti, uno per la riforestazione e il pascolo, un progetto di turismo responsabile-ecologico che porta i visitatori a conoscere la realtà delle cooperative della Corporación. Una corporazione, in Ecuador, è una tipologia di persona giuridica che assomiglia alle fondazioni. I beni non possono essere distribuiti, in caso di fallimento non c´è divisione delle risorse tra i soci, che vengono invece trasferite a enti simili della zona. Questa forma organizzativa, l´ultima nata all´interno
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°CONA – Comercializadora Nacional. Questa struttura è stata creata nel 1992, come attività di commercializzazione di Funorsal, anche grazie ad alcuni fondi per migliorare l´infrastruttura. Dal 2005 é stata attivata CONA per offrire un servizio più professionale, che integrasse le varie organizzazioni produttive della Corporación che producono per il mercato nazionale. Una parallela strategia fu costruire una propria rete di Tiendas ubicate nelle principali città dell´Ecuador, e inoltre fu creato un consorzio di Queserias con l´obiettivo di includere altri piccoli gruppi di produttori di differenti zone del paese, che utilizzassero la stessa tecnologia e consolidassero la produzione in modo da coordinare in forma centralizzata la domanda interna di prodotti.
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° Consorzi di produttori associati. La scommessa di Salinas è stata quella di portare cooperative relativamente piccole a raggiungere e conquistare spazi di mercato significativi senza forzare ritmi e strutture esageratamente grandi, non calibrate per il contesto locale. Si tratta di una strategia, che pur attraverso momenti difficili ha permesso di trasferire know-how e competitività ad altre realtà simili, che hanno accettato di coordinarsi per ottenere qualità e quantità adeguate, attraverso lo strumento dei Consorzi. Tale strategia ha permesso alleanze con altre organizzazioni e reti di tiendas comunitarias (MCCH, PHD, Camari - Fepp, distributori autorizzati), che oltre a diffondere e moltiplicare i canali di vendita hanno controllato il rispetto dei requisiti di legge e strutturato il flusso delle merci verso i differenti mercati, posizionando prodotti e quantità a secondo della circostanze. Tale penetrazione ha consentito una relativa stabilità, che permette di gestire momenti inevitabili di crisi ed una partecipazione maggiore alle comunità coinvolte. I vari consorzi che si sono formati hanno consentito di ridurre i costi di produzione e commercializzazione, in un raggio d´azione a livello provinciale e nazionale, a seconda del tipo di prodotti e produttori. I gruppi oggi beneficiati superano i 130, a cui vanno sommati i fornitori di materia prima, i soci delle cooperative, lavoratori, amministratori, tecnici, dirigenti delle imprese. Solo nella regione di Salinas i beneficiati sono circa 3.000 famiglie, e non è stimabile il numero degli associati negli altri consorzi.
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Punti vendita propri. Oltre alla priorità data alla fase produttiva, era necessario organizzare anche il sistema distributivo e si è arrivati con il tempo a installare una rete di negozi nelle principali città del paese (Quito, Guayaquil, Cuenca, Guaranda). Parallelamente a questa rete, che oggi dà lavoro a 60 persone, sono stati attivati promotori e agenti di vendita per le zone non servite dalle tiendas. La rete dei consorzi ha permesso anche di attivare processi di standardizzazione della produzione delle varie imprese, per essere competitivi sia all´interno che nelle vendite internazionali. I soci della Corporazione Gruppo Salinas sono tutte realtà con personalità giuridica indipendente, sorte progressivamente nel corso dell´evoluzione del progetto e delle attività.
Sono membri della Corporazione “GRUPPO SALINAS” le sei organizzazioni più volte citate, che hanno sottoscritto lo statuto e i cui delegati partecipano alla Junta Directiva: Fundación de Organizaciones Campesinas de Salinas (FUNORSAL), Fundación Familia Salesiana Salinas (FFSS), Fundación Grupo Juvenil Salinas (FUGJS), Cooperativa de Ahorro y Crédito “Salinas” Ltda (COACSAL), Asociación de Desarrollo Social de Artesanos Texsal Salinas (TEXSAL), Cooperativa de Producción Agropecuaria “El Salinerito” (PRODUCOOP). La Junta Directiva si riunisce ogni tre mesi e, in modo straordinario, su convocazione del Presidente o di almeno tre membri. Le cariche durano due anni ed è prevista la rielezione. Il patrimonio è variabile e illimitato ed è composto dalle quote dei soci, da donazioni di enti pubblici e privati nazionali e internazionali, dai proventi della vendita di beni o prestazione di servizi e dai beni mobili e immobili. I beni non appartengono ai soci, così come eventuali debiti contratti non saranno esigibili o imputabili ai singoli soci, per cui la responsabilità della Corporación è limitata al capitale sociale. 1. FUNORSAL (Fundación de Organizaciones Campesinas de Salinas) E´ una realtà di carattere sociale, senza fini di lucro, ispirata da principi di promozione umana integrale dei gruppi e organizzazioni contadine di Salinas. E´ di fatto il cuore e la mente di tutto il progetto, rappresenta l´istanza centrale a cui ispirarsi, il luogo di verifica dei criteri e il motore dei servizi offerti dal centro verso le comunità coinvolte, che si sono formate nel tempo grazie al lavoro iniziato negli anni settanta. La fondazione è anche un´istituzione di promozione e assistenza tecnica che opera come agente di trasformazione sociale, educativo e finanziario attraverso progetti di sviluppo agropecuario, agroindustriale e artigianale, ecologi, di promozione della donna, commercializzazione, salute, turismo, ecc. Per sostenere il complesso delle attività sviluppa azioni produttive, in forma comunitaria o come appoggio alle organizzazioni beneficiate. 2. FFSS (Fundación Familia Salesiana Salinas) La struttura, così come il complesso degli enti facenti capo alla missione salesiana, parte da principi cristiani che devono permeare lo sviluppo delle comunità, appoggiando l´azione anche evangelizzatrice tipica di questo genere di organizzazioni, la pastorale educativa e il settore della salute. Anch´essa, come è nello spirito salinero, mantiene attività produttive che puntano all´autogestione e alla sperimentazione di nuove strade, secondo una tradizione che negli anni ha dimostrato di funzionare. I valori principali sono una maggior maturazione della fede cristiana, la solidarietà, il lavoro collettivo, la trasparenza amministrativa. 3. FUGJS (Fundación Grupo Juvenil Salinas) Nata dal gruppo amatoriale “Grupo Juvenil” dei primi anni settanta, si è trasformata poi in Fondazione, in modo da poter destinare gli utili generati a favore dell’avvio di nuove iniziative in area rurale. Dispone di imprese produttive e attività di servizi.
4. COACSAL (Cooperativa de Ahorro y Crédito “Salinas Ltda.”) La “Cooperativa Salinas” è una sorta di apripista delle altre organizzazioni, ha iniziato con 15 soci nel 1972, per aiutare la popolazione a liberarsi dalla sottomissione all´“Hacienda” del potentato locale. Nel 1978 ha cominciato la produzione di latticini, che hanno contribuito in modo determinante a diffondere l´immagine ed il marchio di Salinas. A partire dal 2006 l´attività si è concentrata sulla microfinanza per migliorare la struttura operativa, passando il ramo d´impresa produttivo alla nascente PRODUCOOP. L´aspirazione attuale è di diventare la realtà di riferimento per una rete di microimprese di microcredito di tutta la Provincia e delle regioni vicine. 5. PRODUCOOP (Cooperativa de Producción Agropecuaria “El Salinerito”) E´ nata come germinazione della Cooperativa Salinas, per rendere più efficaci, professionali, moderne le attività produttive, mediante i principi dell´economia solidale. La Quesera (caseificio) “El Salinerito” costituisce ancora oggi l´esempio di maggior successo e fama del progetto. L’elemento fondamentale che ha consentito lo sviluppo di questa attività, che negli anni ha formato centinaia di “queseros”, è stata la possibilità di avere a disposizione, in loco e per lungo tempo, un tecnico di origine svizzera particolarmente competente in materia. Qui si sperimentano nuove tecnologie, si effettua il controllo qualità, si cura la tracciabilità della maggior parte delle “plantas” socie. E´ evidente la leadership nel settore produttivo, basti segnalare che il consorzio di Queserías (caseifici) rurali dell´Ecuador è costituito da 70 realtà affiliate presenti in cinque province del paese. 22 di queste si trovano nella parrocchia e trasformano circa 8.500 litri di latte al giorno.
Gruppi esterni La Corporación Gruppo Salinas collabora anche con alcune realtà che non fanno parte della galassia delle strutture che fanno riferimento alla comunità di Salinas di Guaranda. Coop. COPROPAP (Cooperativa de Productores de Panela El Paraiso) Questa realtà si trova nella parte nord del paese, a circa 900 chilometri di distanza (un giorno completo di viaggio in auto). E’ nata nel 1992 come gruppo di piccoli agricoltori di El Paraiso, della Parrocchia Pacto, nel Cantón Quito, Provincia di Pichin-
Lavorazione zucchero Panela
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6. TEXSAL (Asociación de Desarrollo Social de Artesanas Texsal Salinas) Le donne della comunità di Salinas sono state storicamente le prime ad organizzarsi e ad avviare, fin dal 1974, attività di produzione di lana. Attraverso il lavoro manuale hanno potuto vivere dignitosamente e migliorare e far crescere le capacità e la cultura comunitaria, che è diventata un modello per le comunità indigene coinvolte. Texsal gestisce oggi con competenza ed efficacia fondi di microcredito e una unità di tintura vegetale dei filati, materia prima poi utilizzata per la produzione di manufatti per il mercato interno ed estero.
cha, con l´obiettivo di formare e di migliorare la qualità di vita delle famiglie di soci e lavoratori della cooperativa. Dal 1995 ha iniziato ad esportare zucchero ampliando i propri canali di vendita tramite MCCH e nel 1998 ha ottenuto la certificazione biologica da CCPB Italia. Oggi conta 21 soci (tra cui tre donne) che rappresentano 20 unità produttive familiari e svolge il proprio lavoro secondo i criteri del commercio equo, con una particolare attenzione al rispetto dell´ambiente. Ogni socio dispone di una propria planta, nella quale lavorano le famiglie ed altri lavoratori contrattati per servizio prestato (in media il cinquanta per cento del personale addetto). La struttura è retta da un Consiglio direttivo di cinque persone elette di anno in anno, cui si affiancano un collegio sindacale composto da 3 membri ed un gerente (responsabile) di nome Rubén. Si sta valutando la possibilità di variare la forma giuridica trasformandosi in associazione, visto che la gestione di una cooperativa è per loro cara. MCCH, il loro principale cliente, effettua i pagamenti ogni 15 giorni, ma non hanno molto controllo sui flussi di ordini e denaro. Il pagamento quindicinale non è però calibrato rispetto al funzionamento della cooperativa, che ha un flusso operativo a ciclo continuo: dal lunedì al mercoledì si effettua il taglio della canna, dal giovedì al sabato si trasporta e si lavora la panela, il sabato pomeriggio si effettua il controllo qualità, la domenica si emettono gli assegni, si pagano i soci e la merce parte in camion per Quito. Se i pagamenti non fossero settimanali il sistema entrerebbe in crisi e i produttori si allontanerebbero perdendo la fiducia. Vorrebbero poter aumentare i prezzi dei prodotti perché faticano a rientrare dei costi (ad es. il trasporto è caro per la difficoltà di accesso, la distanza, il fatto che le piantagioni di canna da zucchero spesso si trovano lontane), ma sono costantemente frenati dal problema di non essere più competitivi. Questo progetto ha la fortuna di vantare come lea-
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der storico Rubén Tufiño, un simpatico produttore molto dinamico e preparato che ha avuto ed ha un ruolo fondamentale nello sviluppo avuto da questa cooperativa. Dato il meritato successo ed il buon posizionamento sul mercato, ottenuto anche grazie anche ai progetti di sviluppo e cooperazione con CTM (via MCCH), potrebbe essere valutata la possibilità da parte di LiberoMondo di spostare parte degli ordini verso realtà più piccole e meno organizzate, gravitanti anche geograficamente intorno a Salinas. Gli uffici si trovano sono presso la casa di Rubén. La sua famiglia ha sei componenti che sono soci della cooperativa: oltre a lui anche la madre e quattro fratelli ne fanno parte. Dispongono della certificazione biologica, tramite l’ente di certificazione tedesco BCS. I soci lavorano durante tutto l´anno, a volte in abbinamento con attività di allevamento. Non hanno finora avuto un controllo sulle vendite ed il mercato, affidando a Salinas e soprattutto ad MCCH la gestione delle relazioni con i clienti. Anche la contabilità è affidata ad un contabile esterno di Quito. La cooperativa Copropap della panela dimostra un forte impegno sociale ed ha attivato servizi per i bambini della comunità di El Paraiso, oltre a formazione per i contadini, soci e non, con la preoccupazione di insegnare il mestiere a quante più persone possibile. Si assicura anche ai soci il “seguro social campesino”. L´ambiente umano interno è ottimo, corrispondente all´immaginario ideale di una cooperativa. Uno dei fattori di successo della cooperativa é l´unione interna, le buone relazioni umane, la trasparenza emersa in maniera chiara anche durante la visita al progetto, la forte e condivisa leadership del presidente, una preoccupazione per una gestione equa delle risorse, per il rispetto dell´ambiente e per la partecipazione dei soci alla vita ed alle decisioni.
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Asociación de trabajadores autonomos “La Dolorosa” – Marmellate “La Carlita” - Facundo Vela Anche la realtà del villaggio di Facundo Vela è nata grazie alla presenza in loco a partire dalla fine degli anni settanta di volontari e missionari cattolici. In particolare l´attività di produzione delle marmellate è sorta per l´intervento della volontaria trevigiana Carla Sbeghen (da cui il nome del marchio “La Carlita”) che nel 1978 iniziò a riunire un gruppo di ragazze del luogo per sviluppare qualche attività produttiva. Oggi la volontaria, nonostante l´età avanzata, vive ancora presso la comunità insieme ai missionari. L´obiettivo principale è stato quello di offrire opportunità di lavoro che frenassero l´emigrazione verso le grandi città del paese e l´estero, fenomeno tipico di queste zone, utilizzando risorse locali, come la frutta (mora, arancia, chamburo, ananas, guayaba, tomate). Facundo Vela è un piccolo paesino dal clima tipicamente equatoriale situato molto più in basso di Salinas, a circa 800 sul livello del mare, seppur si trovi a “sole” tre ore di auto su strade improbabili. Inizialmente l’unico locale a disposizione fu usava una stanzetta della scuola del paese, piena di umidità e poca ventilazione e la produzione era piutto-
sto rudimentale. Le infrastrutture furono poi progressivamente potenziate grazie al contributo di ONG italiane e svizzere. La sede attuale, che esiste da 27 anni, fa parte dell´Associazione La Dolorosa (dal nome della Vergine, patrona della parrocchia), che gestisce l´attività, curando anche la formazione, la qualità, la commercializzazione, oltre ad attività di microcredito ed a una panetteria. L’associazione da lavoro a 43 persone, di cui 6 si occupano della produzione di marmellate, ma coinvolge anche altri 200 contadini non soci. A differenza di Salinas la realtà di Facundo Vela pare meno professionale, non tanto sul piano tecnico, visto che l´infrastruttura è buona (gli impianti sono recenti, frutto del grosso progetto di cooperazione internazionale Fileras gestito con CTM e il CRIC), ma per lo spirito e la modalità di lavoro. Spesso le consegne tardano complicando gli invii di ordini maggiori gestiti da Salinas e sembra esserci meno coordinamento interno. Anche in sede di visita in loco il direttivo dell´organizzazione non si è presentato senza dare alcuna giustificazione e gli incontri sono stati gestiti da una tecnica alimentare (Elisabeth), che vive con Carlita e i missionari e che non ha poteri decisionali interni alla struttura. La gestione e le relazioni interne sembrano essere uno dei punti critici, per un certo sfilacciamento interno, poca coesione e intraprendenza, isolamento non solo geografico. Salinas e le persone di riferimento non hanno di fatto poteri di influenza sul progetto e le relazioni non sempre fluiscono serenamente. Marmellate “La Carlita” - Facundo Vela
Servizi forniti ai produttori
Condizioni lavorative I lavoratori della Corporación e dei gruppi collegati hanno un vero contratto di lavoro, che comprende i benefici di legge legali e sociali (assunzione, previdenza, assicurazione, benefit, ferie, mutua, ecc.). I lavoratori stagionali sono inquadrati come lavoratori occasionali, del tipo cocopro andino… Molti di loro sono di fatto tenuti in prova per qualche mese
Sono previsti nella struttura tre livelli di inquadramento: operai, amministrativi, direttivo. Il salario ecuatoriano è di 218 dollari mensili (inizio 2009), mentre a Salinas gli stipendi variano tra i 300 e i 750 dollari a seconda della funzione, anzianità di servizio, livello, responsabilità, preparazione professionale. Non vi sono benefits diretti. In quasi 40 anni di attività le condizioni di vita degli abitanti di quello che nel 1970 era un villaggio di poco più di mille persone dedite alla produzione di sale ed altri pochi manufatti sono migliorate nettamente, le famiglie vivono dignitosamente, i bambini possono andare regolarmente a scuola, molti riescono a frequentare l´università. Considerando che i genitori raramente erano alfabetizzati ciò ha significato un miglioramento significativo - in una sola generazione - del livello di vita e di istruzione, oltre all´innalzamento della qualità di vita complessiva, misurabile dai servizi sanitari, alimentazione più sana e ricca, possibilità di disporre di risorse anche per le spese personali. Salinas utilizza il principio dell´Utilizzazione Comunitaria dell´Eccedente: una volta pagate le spese (salari, materia prima, servizi, tasse, debiti) eventuali surplus vengono gestiti dalle cooperative, le quali attraverso i proprio organi di decisione destinano risorse a nuovi investimenti, assistenza sociale, microcredito, ecc. Questo si è rivelato negli anni un criterio vincente e di forte coesione, diminuendo le differenze tra le classi sociali e fungendo da ammortizzatore e equilibratore sociale. Solo in casi sporadici, anche per pressioni statali dettate dalle norme della legge sul lavoro, esiste una ripartizione degli eventuali utili tra i singoli soci Nel caso della cooperativa della panela viene garantito il salario minimo ai lavoratori, e come benefit vengono riconosciuti formazione e assistenza tecnica gratuita, che a volte viene offerta anche ad agricoltori indipendenti delle regioni limitrofe. Inoltre quando possibile la cooperativa svolge attività sociali di sostegno alla comunità di El Paraiso, soprattutto con i bambini, oltre all´assicurazione per gli
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a) Assistenza amministrativa Ogni gruppo o settore è coordinato da un amministratore generale che provvede alla sostenibilità ed al corretto funzionamento delle singole imprese. b) Educazione/Formazione Dalla fondazione del progetto la scuola e l´educazione sono stati tra gli obiettivi primari della proposta. Nel 1970 c’erano solo tre scuole a Salinas che ora sono diventate 29, tra cui cinque collegi, sparsi nella parrocchia. Sono stati creati e rafforzati nel tempo i “Cursos modulares de profesionalización campesina”, realizzati con l´appoggio di varie istituzioni e di docenti a livello universitario, oltre ai promotori interni ricchi di esperienza pratica. c) Centri per la donna Uno degli obiettivi principali del lavoro è sempre stato quello di occuparsi di questioni di genere, anche se in questo settore i risultati sono ancora precari e provvisori. I Centros Femininos hanno consentito di aprire uno spazio di incontro tra donne della comunità, visto che la cultura rurale ancora fortemente machista non permette loro di esprimersi liberamente. d) Ecologia – Ecoturismo Aspetti importanti come l´agricoltura biologica, la protezione dei boschi, la riforestazione, i vivai, le piante native, la difesa del suolo, gli orti sperimentali, la differenziazione e il riciclaggio dei rifiuti, il trattamento delle acque, la valorizzazione della medicina naturale, sono tutti elementi che negli anni sono stati inseriti nella cultura e nella prassi della popolazione. Produzioni come quella dei funghi sono adatte alla forestazione con l´utilizzo di pini, così come il proliferare delle trote, che necessitano di acque pulite e fiumi non contaminati da prodotti chimici. e) Appoggio alla gioventù Sono stati costruiti due piccoli centri per ragazzi, divisi per sessi, affinché i giovani della regione possano terminare gli studi e, al pomeriggio, dopo la scuola, apprendere le nozioni per la gestione di imprese comunitarie di base, all’interno di un percorso che mira a formare i futuri potenziali nuovi leader comunitari. d) Consulenze tecniche La struttura centrale di Salinas dispone di un´equipe tecnica che appoggia le varie cooperative e microimprese, presenti in 33 comunità, mantenendo alti standard qualitativi e organizzativi. g) Microcredito E´ un elemento fondamentale sempre presente nella storia del progetto, perseguito diffondendo una cultura di cooperazione e di accesso al risparmio. Al momento circa 3.000 soci ricevono appoggio mediante meccanismi interni e linee di credito dedicate.
per poi essere inseriti negli organici in forma stabile. Ogni lavoratore deve integrarsi con un´equipe produttiva e rispettare i principi di Salinas. Ogni socio persona giuridica del Gruppo ha dei regolamenti interni e manuali operativi, dove sono riportate le funzioni di ciascun addetto, impiegato o dirigente. I lavoratori possono essere soci (nelle cooperative), con diritto al voto per le decisioni strategiche, come le elezioni dei CdA, mentre nel caso delle fondazioni le regole sono diverse: la massima autorità interna è il direttivo, eletto dai soci fondatori (persone giuridiche). Si cerca di mantenere livelli sufficienti di democrazia interna in ogni realtà, in modo che ciascun lavoratore, dagli operai ai direttori, possa partecipare, disporre delle informazioni, aver diritto ad essere eletto nelle varie organizzazioni interne. Nel caso di Facundo Vela esiste un direttivo democraticamente eletto, ma l´impressione generale è di una struttura poco coordinata e un po´ anarchica. La coop. Copropap della panela garantisce all´interno delle plantas contratti di lavoro per le famiglie dei soci e per i lavoratori esterni prestatori di servizi e mantiene nel tempo buoni livelli di partecipazione e democrazia.
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agricoltori. Migliorando il livello di vita delle famiglie si riducono i rischi di lavoro infantile, in modo che i ragazzi possano completare l´iter scolastico, con accesso ad un´alimentazione più ricca e assistenza medica. Negli ultimi tempi tali servizi sono stati ridotti, anche per l´aumento causato dalla dollarizzazione del sistema economico nel paese e l´aumento dei prezzi degli attrezzi, materiali di produzione e tutto ciò che riguarda la filiera produttiva.
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Materie prime, qualità e preoccupazioni ecologiche
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Uno dei principi cardine che ha ispirato nei decenni il lavoro di Salinas é stato l´utilizzo delle materie prime disponibili in zona, cercando volta per volta di trovare la migliore soluzione produttiva, progettuale, commerciale. Ciò ha portato negli anni alla nascita di microimprese comunitarie ed all´utilizzo razionale di materie prime come latte, funghi, canna da zucchero, frutta, cacao, erbe aromatiche, lana, paglia, ecc., che sono stati trasformati in prodotti di base, migliorando la situazione economica dei soci delle varie strutture. Uno dei fattori di successo è stata la strategia di puntare fin dall´inizio alla vendita di prodotti trasformati e non solo di materie prime, dando maggior valore aggiunto alle varie filiere. In questo modo, ad esempio, dal latte si ricava il formaggio, dal cacao il cioccolato, dalle erbe tisane ed oli essenziali, dalla lana tutta una linea di tessili. Attualmente vi sono 65 microimprese comunitarie sul territorio che danno lavoro a 250 persone, i fornitori di materia prima sono più di 900, e non si limitano alla produzione ma sono anche gestori delle loro piccole attività. Tutti questi valori hanno contribuito all´aumento dell´autostima nelle comunità, grazie anche alla buona accettazione dei prodotti finiti nei mercati nazionali ed esteri, fattori che stanno permettendo di costruire uno sviluppo autonomo. Nel caso dello zucchero di Copropap la materia prima utilizzata è la canna, che viene coltivata e lavorata nelle singole unità di produzione dei soci. L´impatto economico sull´economia e sulla cultura locale è significativo, considerando che si tratta di un´attività tradizionale da cui dipendono molti lavoratori, famiglie, negozi. Esistono beneficiari diretti ed indiretti, con una diminuzione dell´esodo migratorio verso le città ecuatoriane e straniere. La realtà di Facundo Vela è nata con l´obiettivo di valorizzare le risorse della zona, tra le quali la frutta tropicale ha da sempre rappresentato l´elemento trainante. Sono stati sviluppati progetti di riforestazione in aree diverse, tra cui la semina di milioni di semi di pino integrati da piante native, si sono incrementate le attività destinate alla creazione di boschi, mentre a livello di soci e famiglie sono state sviluppate azioni di raccolta differenziata e riciclaggio dei rifiuti, convertiti in concimi (tramite il programma “Salinas limpio”, un modello e caso di studio che giunge da una realtà periferica andina in un paese che sotto questo aspetto deve ancora crescere). Nel caso della panela sono state sviluppate azioni per la coltivazione bio, la conservazione del suolo e dei fiumi, la riforestazione, il turismo responsabile,
in una regione dove esistono imprese minerarie che aggrediscono l´ambiente con produzioni contaminanti. Tutta la linea e la strategia di lavoro di Salinas è rivolta al compimento delle norme sanitarie e qualitative per mantenere i prodotti su standard adeguati ai mercati esteri coinvolti. Si sta discutendo l´avvio delle procedure per ottenere l´ISO 9000, ulteriore passo per il miglioramento della filiera produttiva. Nel caso della panela vi sono attestazioni di numerosi clienti stranieri che testimoniano come si tratti di una delle migliori del paese. Le marmellate, sia di Facundo Vela come di Salinas sono di buona qualità, 100% naturali, non si usano ingredienti o additivi chimici, pur non essendo certificate come bio, anche se le due produzioni sono tenute separate. Vengono svolte analisi HACCP, del brix (quantità di zucchero, a seconda delle richieste del mercato), del PH (misura l´acidità), analisi microbiologica.
Organizzazione e dati di vendita (2008) US$ Esportazioni mercato convenzionale 195.000 Fair Trade 345.000 Mercato Nazionale 1.700.000 Tiendas di Economia Solidale 1.800.000 4.040.000
% 4,83 8,54 42,08 44,55 100,00
La gestione interna della Corporazione è condotta in accordo con le modalità decise dal coordinatore generale e le equipes interne, in modo da differenziare meglio le varie unità produttive. Per quanto riguarda le realtà socie, ciascuna mantiene una propria autonomia amministrativa e direttiva, le cooperative sono gestite in modo partecipativo, l´assemblea annuale elegge i propri delegati e rappresentanti. I lavoratori della Corporazione sono contrattati in base alle competenze individuali ed al settore di riferimento. Le Fondazioni sono coordinate da un direttivo, la gestione operativa è delegata a lavoratori scelti e contrattati secondo le necessità interne. Le relazioni con LM sono iniziate nel 2002 in seguito ad un viaggio promozionale in Italia da parte di alcuni rappresentanti di Salinas. In seguito furono messe le basi per creare una vera centrale di esportazione. Si iniziarono e vendere zucchero, funghi secchi, marmellate. Fino ad allora le vendite all´estero erano state triangolate tramite Camari e MCCH.
Paraguay
Nome ufficiale: República del Paraguay Lingua: spagnolo e guarani (la popolazione è bilingue) Superficie: 406.752 kmq Indice di sviluppo umano (dati 2004): 0,797 Aspettativa di vita (2004): 71,2 anni Alfabetizzazione (2004): 86% Popolazione (2006): 6 milioni Popolazione sotto la soglia di povertà (2004): 33,2% Popolazione con accesso all´acqua potabile e servizi sanitari di base (2004): 80% DATI UNDP 2008
Produttori: Mimbipà, ArtesVida, Comité Nueva Esperanza Periodo: A cura di:
Dicembre 2009 Luigi Eusebi
Storia e regole della Congregazione Pueblo de Diós La Congregación Cristiana Pueblo de Dios si definisce come un´istituzione spirituale, apolitica, apostolica, filantropica, senza fini di lucro. E´ nata nel novembre del 1940 nel distretto di Yihovy e si è stabilita nel dipartimento di Repatriación nel giugno del 1963. Come si evince dal nome, Repatriación faceva parte di
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La regione, chiamata Repatriación, fu individuata e « ripatriata » nel 1963 per decisione dei governi dell´epoca che puntavano a ripopolare un paese con pochi abitanti e troppi emigranti per permettere ai paraguayos reduci dalla guerra del Chaco che desideravano ritornare (dall´Argentina soprattutto, oltre a Bolivia ed altri paesi vicini) di poter ricominciare con una nuova vita e una nuova attivitá agricola e commerciale. A ciascuna famiglia vennero dati dall´istituto del Bienestar Rural circa 20 ettari di terreno nella zona. Va sottolineato come il paese nell´ultimo secolo sia stato martoriato da guerre e golpes senza fine e decimato nella popolazione, soprattutto maschile. Il contesto di riferimento è una zona rurale caratterizzata da precario sviluppo e da grande instabilità della popolazione. Recentemente c´è stata un´ondata migratoria in occasione di una distribuzione di terreni da parte dello stato a favore della Congregazione Pueblo de Dios. 600 famiglie si sono trasferite in una zona di colonizzazione nella regione nel dipartimento di San Pedro, nella quale si sono dovute installare le infrastrutture di base, come energia elettrica e acquedotto. Molte persone, un terzo della popolazione della regione, hanno deciso di emigrare per mancanza di prospettive concrete. Forte è anche la crescita demografica: frequenti sono i casi di ragazze madri e di famiglie numerose. Il livello di scolarizzazione è scarso e la qualità dell’insegnamento bassa. Diffusissimo l’alcolismo fra gli uomini. Significativo l’esempio della comunità di origine nord-europea dei Mennoniti che si è installata a poche decine di chilometri da Pueblo de Diós. Nell’arco di 80 anni hanno rafforzato comunità chiuse (non sono ammessi matrimoni misti né soci esterni nelle loro cooperative), che hanno accresciuto possedimenti e attività industriali dedicate alla trasformazione dei prodotti agricoli.
una strategia governativa per riportare nel paese, poco abitato, molti dei suoi figli costretti ad emigrare a causa delle guerre, della situazione politica o economica. Pueblo de Dios propone una forma di vita comunitaria propria, che deriva alle sue origini dalla confessione pentecostale (i fondatori erano dei pentecostali che si erano allontanati per gravi dissidi). E´ organizzata in modo gerarchico e sono presenti due coordinamenti, uno di tipo giuridico e l’altro di tipo spirituale. E´ diretta e amministrata dal Consiglio degli Anziani e presieduta dall´Anciano Principal, ora l´Hermano Andrés Fretes, la cui carica è secondo la loro fede, rivelata dallo Spirito Santo. Andrés, o San Juán, il “Nome Spirituale”, è il quarto “papa” della Congregazione dalla sua fondazione. Il Consejo de Ancianos è composto da 12 uomini e 12 donne. Il Consiglio si occupa di gestire la parte spirituale, il lavoro, l´organizzazione generale, le scelte strategiche. Legalmente c´è un Direttivo, eletto nelle assemblee ogni tre anni, composto da 10 membri, tra cui Presidente e Vice. Si avvale della collaborazione di consulenti qualificati in campo giuridico ed economico e dispone anche di un Corpo di Sicurezza, in contatto con la polizia nazionale e il potere giudiziario. Nel Pueblo vivono attualmente circa 3.500 persone (il 10% degli abitanti di tutto il distretto di Repatriación, tra di loro persone di diversi paesi, l´85% sono paraguayani), mentre i simpatizzanti o congregati sparsi nelle 62 filiali paraguayane e nel resto del mondo (Argentina 20 filiali, Brasile 20, Italia 10, Uruguay 3) sono circa 320.000. Alcune persone dispongono di casa propria, mentre altri vivono in “pavillón”. Sono iscritti come struttura legalmente riconosciuta presso il Ministero del Culto. Ci sono nel villaggio piccoli negozi per le necessità quotidiane, officine meccaniche di vario genere, anche se un po´ precarie, alcuni campi per la coltivazione dei prodotti di sussistenza, un impianto in pessime condizioni per la produzione di zucchero per l´autoconsumo, vivai, coltivazioni di erbe e spezie, falegnameria, sartoria, allevamento di maiali, galline, due scuole (la primaria di 8 anni e la secondaria di 6 anni), un maternal (asilo), un posto di salute pubblica, laboratori di odontologia, un centro di medicina alternativa, cucine comunitarie per i pasti a disposizione delle persone più bisognose, servizi di lavanderia, alcune strutture ricreative. Si disputano un campionato di calcio e uno di volley, pensati come momenti di ricreazione, fraternizzazione ed educazione fisica. La parte spirituale prevede una vita semplice, di ricerca interiore, ispirata alla Bibbia, in un contatto/colloquio costante con Dio, supportato dagli
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insegnamenti dei consiglieri esperti e degli Ancianos. Una ricerca costante del bene del prossimo, assistenza 24 ore su 24 per orazioni, battesimi, consigli spirituali, momenti cadenzati di preghiera individuale e collettiva (la “reunión”, di norma due volte al giorno, alle 12.00 e alle 18.30, nella Casa de Oración, una specie di palazzetto dello sport ricco di immagini legate alla loro fede), canti di quelli che vengono chiamati salmi, danze, rappresentazioni spettacolari a sfondo religioso. Si onora il sabato (il giorno festivo biblico) con lunghissime riunioni/culto e il riposo settimanale, mentre il resto del calendario è piuttosto originale: celebrano la Passione tutti gli anni l´08 di aprile, il Capodanno il 09, e concludono il 10 con la Pasqua. I festeggiamenti solenni attraggono nella “casa madre” di Caaguazu migliaia di persone. Il Paraguay, pur avendo una maggioranza di cattolici, è un paese laico, un po´ come il vicino Uruguay. Alcuni degli ancianos sono considerati profeti. Impartiscono consigli e orazioni a chi soffre o necessita di guida spirituale. Grande attenzione è riservata alla presenza degli spiriti, alcuni buoni ma molti altri no, vere e proprie entità maligne, da cui bisogna difendersi costantemente con la preghiera e le buone opere. Credono all’esistenza di un paradiso, chiamato morada, e di un inferno. Le donne lasciano crescere i capelli e portano un velo che inibisce la vanità personale. Vivono ritmi legati alla natura, tendenzialmente si alzano prestissimo (anche alle 03.00, per la prima preghiera e i canti, a volte percorrendo le vie del villaggio) e altrettanto presto vanno a dormire. La dottrina non è di facile comprensione, anche perché i congregati sono in massima parte persone semplici che non badano più di tanto alla teologia. Non è priorità della congregazione fare proseliti ed anche per questo la letteratura è scarsa, legata principalmente a testi scritti da persone e osservatori esterni. I riferimenti principali sono lo Spirito Santo, che si manifesta in vari modi (spesso in sogno) indicando a ciascuno il percorso spirituale e di vita, la ricerca del bene, le opere buone verso il prossimo, lo sforzarsi di non criticare gli altri, la preghiera continua, la lotta contro gli spiriti immondi. Le regole esistono, però c´è una certa tolleranza verso chi non riesce a praticare ogni precetto. Per eventuali inadempienze (leggere) delle regole non esiste il rischio di essere espulsi dal Pueblo. Anche la cultura della donazione e del non ricevere stipendi fissi va diminuendo con gli anni. Garantire lavoro è uno dei modi per diminuire l´esodo, una delle piaghe del paese. Un elemento forte è la ricerca continua di una pace interiore e l´attenzione verso il prossimo, che si manifesta sia attraverso un percorso continuo di rispetto delle diversità, sia tramite azioni concrete di sostegno ai più bisognosi, come nel caso dei progetti produttivi con cui collabora LiberoMondo, che hanno come mission la ricerca di risorse per sviluppare attività di assistenza sociale. Da tenere in considerazione il fatto che, mentre in Paraguay Pueblo de Dios gode di un certo rispetto, anche per i numeri che presenta (3.500 persone che vivono nella comunità centrale della zona di Caaguazu, 62 case della congregazione sparse per il paese, circa 160.000 simpatizzanti, in un paese con una popola-
zione di 6 milioni di abitanti, di cui un numero imprecisato, ma prossimo ai due milioni, emigrato), all´estero spesso si leggono valutazioni critiche nei loro confronti. Non aiuta la comprensione di questo microcosmo il fatto che un´esperienza che ha 70 anni non disponga di una bibliografia, anche per il basso livello di scolarità di molti suoi adepti. L´impressione generale è di un ambiente abbastanza sereno, più decifrabile sul piano del percorso antropologico per i fedeli del Paraguay, mentre rispetto agli esterni che vivono lì l´impressione è che si tratti a volte di persone approdate in seguito alla ricerca di basi da cui ripartire per una nuova vita. Tra le cose positive riscontrate in loco, oltre alla vita comunitaria ed alla ricerca di una serenità personale e collettiva, esiste uno stile abbastanza sobrio, una pace e tranquillità generale favorita anche da un´ubicazione geografica decentrata, una politica salariale che propone in prima battuta (in modo non vincolante, infatti ci sono molte eccezioni) il non riconoscimento di stipendi ai singoli lavoratori ma una forma di scambio, per cui le persone più coinvolte non dispongono di un salario ma possono chiedere all´amministratore della congregazione quello di cui hanno bisogno. Alcuni, specie gli stranieri, integrano con risorse proprie, frutto di precedenti disponibilità e dell´appoggio di famigliari e amici. Pueblo de Dios quando si tratta di partecipare alla vita del paese ha stabilito in passato un certo feeling con le forze moderate del Paraguay, tramite anche qualche senatore/deputato simpatizzante della congregazione che appartiene al Partido Colorado. Se si pensa che il Paraguay ha alcuni tristi primati (come quello di essere il paese con il maggior numero di golpe avvenuti in poco più di un secolo, la dittatura più lunga e feroce del continente con 37 anni di presidenza Stroessner, fattosi “eleggere” per 7 volte), e avendo vissuto a lungo una stagione politica di apparente libertà che in America Latina è conosciuta come “democradura”, possono essere considerate imbarazzanti le simpatie politiche storiche del Pueblo. Bisogna però riconoscere che negli ultimi anni vi è stato un aumento dei contatti con il governo progressista di Fernando Lugo, anche per l´apertura di canali di solidarietà istituzionale che hanno portato al finanziamento di parte della costruzione della Casa per gli Anziani, grazie ad un progetto con la Segreteria di Azione Sociale della Presidenza della Repubblica.
Mimbipà
Progetti in corso - Mimbipà possiede una unità per la produzione dello zucchero di canna per il mercato locale, ma, nel corso degli anni, non è stata curata a dovere e ora le sue condizioni sono precarie. Attualmente è pressoché inattiva e solo saltuariamente vengono viene prodotto dello zucchero per il consumo interno al Pueblo.
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Mimbipá è una società a responsabilità limitata, nata nel 2003, che si occupa della commercializzazione di prodotti biologici ed equi. Il nome, che significa "città lucente", risplendente, è legato alla mitologia guaranì, una delle più importanti etnie indigene dell´America Latina presente ai tempi della conquista europea. La "città lucente", secondo la leggenda, si trovava nel cuore della foresta, in un giardino incantato. Mimbipá è stata creata al fine di rispondere alle necessità commerciali e logistiche della congregazione Pueblos de Diós, sia per le vendite sul mercato locale (ultimamente anche a progetti in partnership con enti pubblici), che all'estero. Cura le pratiche di esportazione dei prodotti per il commercio equo italiano e in particolare segue la filiera delle produzioni di zucchero, erbe/tisane, oltre ad occuparsi di altre linee con vendita più sporadica e che non vengono trattate dalla cooperativa Coprosa. Questa realtà, molto più grande e riconosciuta all'interno del Pueblo, produce mais, grano, canna da zucchero e tutti i prodotti agricoli coltivati in estensioni maggiori. Mimbipá ha avviato le sue attività nel 1997, ma, inizialmente, si trattava di un Comité di Coprosa, ossia un comitato interno di settore, figura giuridica prevista dalla legge sulle cooperative del Paraguay. I Comité sono gruppi di lavoro composti da almeno 10 persone o gruppi informali che si uniscono per sviluppare lavori collettivamente. Ogni Comité è autonomo, i soci pagano quote sociali individuali alla cooperativa e ricevono vari tipi di assistenza tecnica. Coprosa è formata da 12 Comité (divisi in gruppi di produttori primari, di produttori di erbe aromatiche e officinali, di artigiani, di donne). Il 3% di quanto guadagnato viene girato alla cooperativa, che utilizza il denaro anche per il sostegno di contadini e artigiani non soci, con il principio del mutuo sostegno. L´inizio delle attività è stato determinato dal lavoro svolto da alcuni italiani, membri della congregazione, che avevano realizzato una ricerca di mercato, soprattutto nell'ambito del commercio equo, per capire e valutare cosa avrebbe potuto essere esportato. La prima vera e propria esportazione avvenne nel ´98, con il supporto di Coprosa, che fece da tramite per la fatturazione e la spedizione. Con gli anni Mimbipá si è professionalizzata ed ha raggiunto l´autonomia nel controllo delle operazioni commerciali, arrivando a fornire servizi e a curare le transazioni commerciali per altri comitati interni al Pueblo. Dal 2003, Mimbipà è diventata un´impresa legalmente registrata e autonoma al fine di potersi occupare della coltivazione e della commercializzazione di prodotti biologici ed equosolidali. Con lo sviluppo delle vendite di erbe e tisane si ebbe anche un finanziamento di Etimos per la costruzione di una propria unità di trasformazione e produzione dello zucchero di canna. L´uscita formale da Coprosa è stata determinata anche dal finanziamento di Etimos, in quanto era necessario disporre di fidejussori esterni. Altro
motivo fu la richiesta degli enti per la certificazione biologica di separare le produzioni bio da quelle convenzionali. Dal 2004 sono iniziati i contatti commerciali con Libero Mondo, prima con la vendita di zucchero di canna bianco, poi di erbe e di artigianato in palo santo (quest´ultima linea è stata sospesa dal 2008 in seguito a delibera del Comitato Progetti di LiberoMondo). In questo momento Mimbipà si avvale del lavoro di due persone della comunità, Gustavo Fretes e Mary Ledesma, mentre gli altri due soci italiani seguono a distanza le attività. L´impegno è ancora "militante", nel senso che di fatto non percepiscono stipendi fissi, ma per lo scelta devolvono il salario alla Congregazione. Negli ultimi anni Mary e Gustavo, che prima vivevano presso la sede dell'organizzazione, si sono resi logisticamente autonomi trovando una sistemazione abitativa indipendente. La necessità di questa scelta pare evidente soprattutto nel caso di Mary che nel frattempo ha avuto un figlio e ne sta crescendo uno adottato. L'organico di Mimbipà comprende ancora le 20 famiglie di produttori di erbe medicinali e spezie che vivono in varie zone del paese, cui vanno aggiunte le persone che lavorano presso il centro de acopio (centro di raccolta) delle erbe. In questa struttura, che è situato presso la sede all´interno della Congregazione, lavorano attualmente 15 persone, tra cui 12 donne, che cercano di trovare mezzi di sostentamento per le famiglie. Nel centro de acopio le erbe sono frazionate, pulite, preparate e imbustate secondo la composizione di ciascun prodotto. I macchinari più obsoleti sono stati sostituiti negli ultimi anni con attrezzature più moderne.
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- E´ stata attivata una piccola falegnameria interna al Pueblo, attrezzata con gli strumenti di lavoro principali. - È in cantiere da anni un progetto per la costruzione di una struttura centralizzata possa ospitare le installazioni di Mimbipá, gli uffici, i gruppi di lavoro, un magazzino per lo stoccaggio della merce in uscita, diversi vivai per una più razionale coltivazione delle erbe/tisane. In questo senso non sono stati fatti passi avanti e la situazione è rimasta la stessa del 2007, sia per carenza di fondi, dovuta anche a debiti bancari, sia perché è stata data priorità ad altri investimenti. - La struttura sta facendo il possibile per garantire strumenti di lavoro adatti alle necessità e servizi di assistenza medica per i soci e i lavoratori stagionali dell´impresa. - Grazie ai ricavi degli ultimi anni, è stato ristrutturato l´ufficio, ora più accogliente e funzionale. Rimane, invece, ancora da risolvere il problema della scarsa qualità delle connessioni internet e telefoniche. La causa di questi disagi è dovuta alla distanza del Pueblo dai centri abitati e alle pessime condizioni delle antenne per le comunicazioni. Si cerca di ovviare a tali difficoltà con l´uso del cellulare, di chiavette USB per le connessioni satellitari e frequentando gli internet point dei centri abitati più vicini. - Negli ultimi tempi, soprattutto per lo sviluppo del progetto della Casa degli Anziani del Comité Nueva Esperanza, Mimbipá ha iniziato ad operare come una sorta di ONG interna al Pueblo, per trovare fondi ed alleanze esterne, specie governative, sfruttando la congiuntura favorevole al sociale apertasi con il governo di Fernando Lugo.
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Organizzazione
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E´ una srl formata da 4 soci, ciascuno responsabile di settori diversi: produzione e imballaggio, commerciale e amministrazione, marketing, relazioni con l´estero. Essendo solo due gli operatori in loco i meccanismi decisionali sono amichevoli. I lavoratori occasionali sono coloro che vengono assunti e pagati per la parte finale della lavorazione dei prodotti per l´export e la logistica finale. Hanno contratti di lavoro regolari stagionali e ricevono buste paga. Nel caso delle erbe, le famiglie di produttori svolgono le operazioni di: coltivazione, raccolta, essiccazione, consegna al deposito. Nella quinta Mimbipà c´è una persona assunta (capataz) con salario fisso (170 euro/mese circa) per la vigilanza e la supervisione. In tutto ci sono 3 uomini che lavorano nella cura delle erbe, cui si aggiungono, in occasione della preparazione di un ordine, altre 10-12 persone che vengono assunte per curarne la preparazione e la spedizione. Occasionalmente viene offerta formazione da parte di agronomi interni alla comunità. Qualche produttore si è lamentato del fatto che, a volte, le risorse economiche vengono destinate a fini diversi per la congregazione e che la filiera produttiva delle erbe non sia ben organizzata. Date le regole generali della congregazione le que-
stioni legate alle garanzie lavorative ed ai rapporti interni vanno contestualizzate, anche se sono in fase di miglioramento, lento ma costante. Si è consolidata la prassi, in passato quasi inesistente nel Pueblo, di riconoscere salari e condizioni standard, soprattutto a chi è meno coinvolto. I lavoratori sono hermanos della Congregazione, così come i saltuari che vengono attivati nella logistica al momento della lavorazione e spedizione degli ordini. Le garanzie sono legate al flusso degli ordini, oltre che alla qualità del lavoro delle persone. Nella misura delle sue possibilità Mimbipá cerca di mantenere adeguato il livello della struttura, garantendo a soci e lavoratori un supporto per le spese mediche. Nel caso dei gruppi interni di produzione delle erbe il problema sono gli scarsi ordini, che costringono i lavoratori a dedicarsi ad altre attività agricole. Si provvede nei lunghi tempi morti a servizi di pulizia e mantenimento. Altra difficoltà è il fatto di investire in tipi di erbe che sono state richieste una sola volta, lasciando poi i produttori senza mercato e senza possibilità di utilizzo dei prodotti in loco, anche perché per alcuni prodotti sono necessari anni per la crescita. Chi lavora per Mimbipá viene pagato secondo le norme nazionali sui salari. I due dipendenti sono membri attivi della congregazione e hanno optato per un lavoro volontario, ricevendo rimborsi spese. I lavoratori saltuari e gli addetti alle erbe ricevono una retribuzione di 6-7 euro al giorno per otto ore di lavoro, con eventuali straordinari retribuiti nel periodo di evasione ordini. Il capataz, fisso tutto l´anno, riceve il salario minimo. Negli anni in cui si è riusciti a totalizzare un utile è stato diviso tra i soci. I lavoratori interni ricevono al momento del pagamento mensile un "recibo de pago", una specie di busta paga, come previsto dalla legge. I saltuari vengono saldati alla consegna della merce e con loro non c´è un contratto scritto. Le piantine per le erbe vengono fornite da Mimbipá e alla consegna si pagano in media 1,15 euro al kg. I produttori di zucchero sono ormai fuori dalla filiera di Mimbipá, lavorano e consegnano la canna a due imprese della regione o producono per l´autoconsumo. Dopo il passaggio da Iturbe a Manduvirá diversi contadini sono andati a vivere nella nuova comunità della congregazione, nel dipartimento di San Pedro.
Ambiente e materie prime Il problema principale di Mimbipá è la scarsità dello spazio di lavoro della sede, compattato tra uffici, magazzino, carico e scarico della merce, anche se, dal 2007 ad oggi, la situazione, almeno per gli uffici e i macchinari di base, è migliorata. Nel Pueblo le comunicazioni sono precarie, i telefoni fissi poco funzionanti. Nella lavorazione delle erbe un fattore di disturbo è costituito dalla polvere circolante, che a causa del poco spazio disponibile può provocare fastidio agli addetti. I produttori di erbe officinali ed aromatiche utilizzano per raccogliere le piante spontanee una parte delle superfici del bosco e dei
terreni coltivati. L´utilizzo delle erbe e la valorizzazione degli orti serve anche al consumo interno di persone e animali. La "quinta Mimbipá" è un terreno di 6 ettari alla periferia del Pueblo. Viene seguita dal capataz in un ambiente bucolico, con la cura di erbe, orti, campi. Si tratta dello stesso terreno dove Mimbipá aveva iniziato la costruzione di un capannone/magazzino/uffici, fermo però da oltre due anni. Mimbipà commercializza prodotti tipici dell´agricoltura e della produzione del paese. La canna da zucchero è una delle principali attività del Dipartimento di Caaguazu e del Paraguay. Anche nel caso delle erbe/tisane si tratta di prodotti in buona parte di origine locale (salvo le varietà che all´inizio del progetto furono importate dall´Italia ritenendo potessero riscuotere successo nel mercato equo). L´uso e la commercializzazione delle erbe e delle tisane è una tradizione del paese, che ha ereditato dalle antiche culture indigene guarani, soprattutto nel consumo del mate. Le principali erbe coltivate nei gruppi interni al Pueblo, oltre a quelle destinate all´export, sono foglie di arancio, mandarino, cedrón, limone, eucalipto, menta, guaco.
Tradizione culturale dei prodotti Lo zucchero e i derivati della canna sono consumati da sempre dalla popolazione locale, mentre vengono esportati da circa 50 anni. Il taglio della canna è manuale. Nei campi si producono anche soia, mais, manioca. Come detto esiste una piccola fabbrica interna, in pessime condizioni, di proprietà del Pueblo, che provvede alle vendite locali. Ci sono differenze tra lo zucchero "blanco" e quello integrale: nel primo caso si separa quello cristallizzato mediante centrifugazione della melassa, mentre nel caso dello zucchero integrale il processo è artigianale e non si centrifuga la melassa, provvedendo a "cucinare" e poi a raffreddare lo zucchero, che per questa ragione si caratterizza come integrale. La tradizione di consumare tisane ed erbe officinali è molto antica nel paese, basti pensare al tereré, il mate con acqua fredda, tipico del Paraguay, a differenza del modo di preparazione dei paesi vicini del Cono Sud, che bevono il mate con acqua calda e in zucchette più grandi.
Zucchero - Per la parte precedente la consegna in fabbrica, dopo la raccolta, il taglio e la pulizia della canna si preparano delle "fardas" (balle), che si caricano sul camion con il "guinche". Ciascuna farda viene pesata e poi lavorata. La canna viene frazionata, si estrae il "sugo", questo viene purificato scaldandolo a poco più di cento gradi, portando il ph a 7,2, eliminando le impurità.Viene poi schiarito con l´uso della calce idratata ( è una procedura ammessa anche in ambito biologico e se ne impiegano 700 gr. per tonnellata), passato per un processo di evaporazione dell´acqua fino a giungere ai valori ammessi nella concentrazione del saccarosio, poi cristallizzato, centrifugato fino ad ottenere la melassa, seccato, pesato, impacchettato. Si svolgono poi le operazioni di analisi per
Erbe/tisane - Le famiglie di produttori delle terre del Pueblo o nelle regioni limitrofe seminano erbe e tisane. Si raccolgono le erbe spontanee che crescono nei campi, mentre in qualche caso si coltivano piante appositamente scelte per il mercato equo, selezionando le specie più adatte in termini di qualità. Quando la lavorazione avviene nei gruppi interni le erbe dopo essere state raccolte vengono seccate con il sistema "barbacúa" (barbecue o secadero artesanal, una cassetta rudimentale con circolazione interna di aria calda a 80º, che scalda le foglie per 1830 ore per poi uscire dal "camino"), o comunque in modo naturale (sole, vento, ombra, a seconda della varietà e della quantità d´acqua di ciascuna). Le erbe vengono consegnate secche al deposito. Le foglie sono seccate per separare impurità e rametti. Nel deposito si effettua il peso delle erbe, la selela raccolta delle erbe per le tisane
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Organizzazione della produzione
campioni con produzione di un certificato di conformità. Gli eventuali lotti non conformi sono destinati alle vendite locali, sotto il controllo del settore di controllo qualità di Wendell Trading. Terminata la lavorazione lo zucchero non passa per Mimbipá ma viene direttamente inviato per le pratiche per l´imbarco, in sacchi da 25 kg. La raccolta va da maggio a dicembre. Lo scarto della canna, il bagazo, viene usato come biocombustibile. La lavorazione è svolta con criteri di tracciabilità, anche perché lo zucchero di Manduvirà è tutto certificato biologico, ogni sacco possiede un codice e ogni lotto è identificato, per riconoscere origine e destino. Vengono prelevati campioni di ciascun lotto i quali sono conservati, per controllo ed analisi, per due anni. La fabbrica alla quale si appoggia Manduvirá si chiama Senci Ypirota, che a sua volta fa capo all´engenio Wendell Trading Inc., che ha l´autorizzazione per la certificazione biologica. Un´ipotesi di lavoro e di sviluppo per Manduvirá è di poter contare in futuro su una propria “azucarera”, per poter governare tutta la filiera produttiva. Manduvirà conta con circa mille soci, e non avrebbe difficoltà ad ammettere produttori della Congregazione e gli stessi Gustavo e Mary nella sua compagine sociale.
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zione manuale delle foglie, la macina al mulino, infine si passa alla macchina che separa il frazionamento fino (per i filtri) da quello "grueso" (per i pacchetti sfusi). Dopo il controllo qualità si procede al confezionamento in sacchi di cartone, di 15 o 20 kg. a seconda del volume di ciascun prodotto, si sigilla e si etichetta. Il packaging finale per la vendita al pubblico si effettua in Italia.
Composizione prezzo, vendite Fino al 2007 gli eventuali utili erano utilizzati per la costruzione della struttura centrale di Mimbipá. Negli ultimi anni è stato destinato a spese più urgenti, come la realizzazione di altre opere e l´ammodernamento di uffici e macchinari, oltre che pagare i salari ai lavoratori fissi, le parcelle al contabile, sostenere spese per l´elaborazione di progetti di cooperazione con enti pubblici. Gli altri due Comité di Artigianato, Artes Vida e Nueva Esperanza, sono autonomi rispetto a Mimbipá per la gestione e amministrazione del denaro e d´ora in avanti anche per le spedizioni. Dati vendite ultimi anni Zucchero:
36.285 euro (2007) 13.500 euro (2008) 49.102 euro (2009)
Erbe/tisane:
44.984 euro (2007) 36.880 euro (2008) 11.219 euro (2009)
Composizione prezzo Zucchero: costo prodotto e trasformazione 89% spese generali 5% utile 6% Erbe/tisane (media): costo prodotto, mano d´opera e trasformazione 45-65% spese generali 20-25% utile 20-25%
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essiccazione delle erbe per le tisane
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Comité “Nueva Esperanza” Storia organizzazione Nel 1998, in una piccola sartoria di produzione di biancheria intima formata da cinque ragazze di diverse nazionalità della Congregazione ''Pueblo de Dios'', e' sorta la proposta di cercare una fonte di guadagno per sviluppare un progetto a favore degli anziani ed ammalati della Comunità. Questa, pur dando agli abitanti la possibilità di usufruire di un tetto e di cibo giornaliero, non ha risorse proprie per sostenere le cure mediche, essendo gli anziani privi di qualunque tipo di assistenza, privata o pubblica. Un ulteriore obiettivo del progetto, ideato fin dall´inizio, è stato di dare un lavoro fisso ad alcune ragazze della Comunità, che già svolgevano attività di volontariato. Si cominciò con una ricerca per realizzare articoli che potessero interessare i mercati equi europei, utilizzando l'esperienza interna acquisita prima dalla Coop. Coprosa Ltda poi da Mimbipà, che avevano avviato precedentemente attività di esportazione. I tentativi fatti negli anni sono stati diversi. Si e' cercato di sfruttare al meglio alcune risorse tipiche del paese, ad esempio il puro cotone grezzo, unendolo alle capacità di cucito e di lavoro all'uncinetto del gruppo che si era formato nel frattempo. Sono state prodotte tovaglie, guanti da cucina, presine, portapane, tende, vestiti ed altro, fino ad arrivare in modo quasi casuale ad un prodotto che ha finito per riscuotere maggior interesse: i sacchettini di lienzo utilizzati come bomboniere rustiche. Gli ordini sono stati inizialmente bassi, ma con gli anni si sono consolidati: il primo ordine di una certa consistenza è stato fatto da Libero Mondo nel 2003. In quell´anno il Comité ha deciso di organizzarsi meglio dandosi un nome, Nueva Esperanza, ed un´organizzazione formale, come previsto dalle leggi del Paraguay in materia di cooperative. Ha aumentato il numero dei soci (12 persone), associandosi alla Coop. Coprosa, organizzando riunioni trimestrali (con verbali regolarmente trascritti nel libro degli Atti), tenendo una contabilità trasparente, dando lavoro, pur saltuario, a circa 80-90 ragazze. Negli ultimi due anni, soprattutto nel 2008, grazie anche ai positivi riscontri della prima visita in loco, si è registrato un incremento degli ordini. I componenti del Comité, chiamati soci attivi (di fatto le 5-6 donne che costantemente lavorano nella sartoria) o soci collaboratori (coloro che partecipano regolarmente alle riunioni ma che collaborano solo per gli ordini più grandi), hanno deciso volontariamente, fino ad ora, di destinare i loro stipendi in beneficenza per sostenere il progetto (trattenendo le spese per l´alimentazione ed altre necessità di base quotidiane). Le ragazze non iscritte al Comité' ricevono una paga calcolata in base al salario minimo del Paraguay e alle ore impiegate per la realizzazione del lavoro. Offrono anch´esse una percentuale, variabile da caso a caso, a favore del progetto.
Organizzazione del lavoro Il lavoro è legato agli ordini, per cui il concetto di garanzia va contestualizzato: il settore di cucito, controllo qualità, impacchettamento viene svolto dalle ragazze del Comité' che operano in modo fisso du-
rante la settimana nel laboratorio, mentre il lavoro all'uncinetto, la preparazione delle testine degli angeli e sposini (foderatura, collaggio cappelli), delle ali (taglio e montaggio) ed il taglio del cordoncino vengono svolti dalle lavoratrici saltuarie che sono state ritenute idonee per svolgere tale funzione. In seguito all´aumento degli ordini le persone coinvolte sono aumentate, in qualche caso sfiorando le cento donne, ed anche la qualità della lavorazione è migliorata. L´anima del progetto è la friulana Donatella Fanna, che ha di fatto il coordinamento generale, specie per le transazioni con il Comes italiano, anche se, con il suo attuale spostamento in Italia, ora la figura responsabile in loco è Alicia Caballero. Donatella ha vissuto in Paraguay per oltre 20 anni, prima svolgeva attività amministrative bancarie. Si era avvicinata per caso a Pueblo de Dios, in un viaggio in loco per accompagnare un´amica. Attratta dall´ambiente, dalla proposta di fede e di vita, dopo altri due viaggi di perlustrazione decise di cambiare vita e di fermarsi presso la Congregazione, nella quale oggi ricopre incarichi di un certo prestigio. Gli stipendi vengono calcolati sulla base del salario minimo del Paraguay (ott´09: 1.408.000 Guarani = circa 200 euro), calcolando le ore di servizio svolte dalle lavoratrici saltuarie. Come detto diverse persone del Comitè (più o meno la metà dei soci) seguono i principi ispiratori della congregazione e rinunciano allo stipendio, in modo da favorire lo sviluppo di progetti sociali interni, di cui comunque possono godere i benefici come membri della congregazione. A partire dal 2010 si è deciso comunque di riconoscere una parte del salario minimo (un settimo) ai lavoratori in modo da contribuire alle entrate personali e familiari. Agli abitanti del Pueblo si cerca di garantire i bisogni di base, come alimentazione, alloggio, educazione primaria. L´attività si svolge all´interno del villaggio, distante in tutti i sensi dai ritmi e dall´organizzazione del mondo esterno. Nello specifico, alcuni lavori sono svolti nelle case delle persone, mentre il laboratorio ospita i settori del cucito, controllo, spedizione. Comité Nueva Esperanza
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Il denaro con il quale si è realizzata parte della casa degli anziani ed ammalati proviene dai margini legati alle vendite esterne, visto che il fatturato delle vendite locali, riferite ai soli lavori di confezione di abiti per la gente del posto, è molto basso e viene utilizzato integralmente per sostenere le spese di gestione della sartoria. L´elemento di maggior rilievo e importanza nella storia recente di questa realtà è il progetto ''Ancianos Felizes'' L´opera è stata ufficialmente inaugurata, alla presenza di autorità varie, nel dicembre´09 (con una menzione pubblica nei discorsi inaugurali, visibile anche attraverso striscioni di ringraziamento, verso LiberoMondo), pur non essendo ultimata, né nella costruzione, né soprattutto nei servizi medici. Attualmente sono operativi i settori nutrizionali e psicologici e la distribuzione periodica gratuita di farmaci. Da gennaio 2010 è attiva la mensa, rivolta a coloro che soffrono di denutrizione (colazione e pranzo offerti a 40 persone sotto la supervisione di un dietologo). Si spera di andare a regime entro il 2011, consentendo di assistere 157 anziani, non solo del Pueblo, dei quali circa una ventina in forma residenziale. E´ già stato fatto un primo censimento degli utenti potenziali, che ha individuato in 300 casi coloro che necessiterebbero di accompagnamento (su una base nel Pueblo di circa 500 persone appartenenti alla terza età). L´idea è di occuparsi, nel tempo e a rotazione, di tutti i casi. Il costo totale stimato dell´opera è di oltre 150.000 euro. Questo progetto è stato considerato all´interno della Congregazione come un vero e proprio simbolo, indice tra le altre cose dell´ottimo inserimento del Comité e della sua principale leader all´interno della Comunità. I primi contatti del gruppo con il Comes furono presi nel 1998 attraverso una congregata italiana che viveva in Paraguay. Si iniziò con l'esportazione di erbe medicinali e nacque l´idea del Comité Nueva Esperanza. Libero Mondo, dopo alcuni test, nel 2003 fece il primo ordine consistente, dando inizio a una relazione di lavoro mantenuta e rafforzata nel tempo e che oggi è diventata più costante. Il ruolo della coordinatrice, Donatella Fanna, ora è parzialmente cambiato, di fatto è una semplice socia del Comité senza incarichi formali, ha il compito di ideare nuovi modelli e di mantenere le relazioni pubbliche con l´esterno, grazie anche ad un ruolo di un certo prestigio nella congregazione. Alla fine del 2009 c´è stato un ricambio parziale nella compagine sociale, con tre persone che sono uscite ed altre quattro entrate. Il Consiglio di amministrazione si riunisce trimestralmente in riunioni ordinarie, per prendere decisioni riguardo l'attività svolta, gli investimenti, la gestione dei lavoratori, la politica di prezzi, sia per i prodotti che per il pagamento degli stipendi. Data l´esiguità e la parziale informalità del gruppo di fatto l´organo di gestione e la base coincidono.
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Materia prima, produzione Si tratta di tela, filo, cordone di puro cotone, prodotto localmente, mentre le sfere di polistirolo e la juta sono comprate in Paraguay ma provengono dal Brasile. I capelli degli angioletti sono scarti della lavorazione del legno nel villaggio, ripuliti ed essiccati. Le linee produttive sono state ideate inizialmente da persone straniere facenti parte della Congregazione, nell´ottica della ricerca di mercati equi che potessero sostenere i progetti e quindi non sono manufatti tradizionali nell'economia del paese. Non vi è nessun impatto sull´economia della zona visto che Pueblo de Dios funziona in modo autonomo. Al limite esiste un indotto più generale legato all´utilizzo dei servizi e delle attività commerciali della cittadina di Caaguazu, distante circa 25 chilometri dal Pueblo, che costituisce il riferimento commerciale e culturale prioritario per la vita della comunità. Dopo l'acquisto della materia prima, la tela viene misurata, tagliata e passata alle macchine per essere rifinita. Successivamente si procede alla divisione dei pezzi, che vengono trasferiti alle macchine da cucire o consegnati alle sarte esterne al gruppo base. I sacchetti vengono nuovamente divisi, ripuliti e girati per passare all´ultima fase di lavoro, che consiste nella cucitura del bordo, completando cosi la confezione. I prodotti finiti sono ritirati dalle ragazze che svolgono il lavoro manuale all´uncinetto con stiratura finale. Lo stesso procedimento si applica anche per il corpo in tela degli angioletti, gli sposini, le farfalle, le casette, i sacchettoni. Nel caso degli angioletti il lavoro viene diviso tra chi fodera la testina, chi attacca i capelli, chi taglia e prepara le ali, chi le unisce al corpo con gli ultimi ritocchi, come fiorellini, cappellini, veli da sposa. Nel caso delle ali delle farfalle ed il modello primavera/estate, la tela è consegnata a chi la inamida e stira, passando poi al taglio ed alla rifinitura dei bordi con l´uncinetto. Ogni articolo viene controllato, completato con il cordoncino ed impacchettato nel laboratorio del Comité. I ruoli funzionali sono in teoria intercambiabili, ma tendenzialmente ogni persona mantiene nel tempo la funzione a cui è stata destinata. La consegna per la spedizione viene fatta a Mimbipá, che dispone di un ufficio e di sale adibite a magazzino. Gli uomini del Comité, quando non vi sono ordini da evadere, collaborano ora alla costruzione della Casa per gli Anziani.
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Commercializzazione e sviluppo futuro
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Nel 2006 sono stati prodotti per l´export 11.000 sacchettini di lienzo colorati e 4.000 bomboniere autunno-primavera. Per la produzione interna sono stati prodotti circa 300 pezzi tra confezione di vestiti, asciugamani, tovaglie ed altro. Nel 2007, l'esportazione e' stata di 30.000 sacchettini rustici e 14.000 sacchettini colorati, mentre la produzione interna e' stata di circa 260 confezioni varie. Nel 2008-2009 sono stati prodotte per l´export 113.000 bomboniere. Oltre alle vendite presso il Commercio Equo e' stato attivato un circuito di vendite locali per circa 300 euro.
Libero Mondo continua ad essere l´unico committente del Comité Nueva Esperanza. Questo consente all’equipe fissa di avere lavoro continuativo solo per alcuni mesi all’anno, dimostrando la necessità di aumentare gli ordini e/o di trovare altre forme di vendita, per poter mantenere le lavoratrici in modo stabile e fidelizzato. Un´ipotesi attuale è di aumentare la gamma di prodotti/linee offerte, come gli articoli natalizi e nuovi modelli per l´export e il mercato interno. Inoltre si è pensato di sostituire alcuni articoli a bassa rotazione nelle vendite con altri che riscuotono più interesse. Una recente idea, concepita nel corso delle riunioni in loco, è quella di provare ad affiancare alla tradizionale produzione di artigianato anche la coltivazione di alcune erbe. La mission principale del Comité Nueva Esperanza, oltre a garantire lavoro per i soci più attivi ed i collaboratori esterni, è quella di completare alcune opere sociali interne alla congregazione, come nel caso del progetto "Ancianos Felices". Negli scorsi anni si è attivata una piccola clinica di riflessologia e medicina naturale, gestita attualmente da due ragazzi italiani "congregati". Un ´ipotesi strategica di maggior respiro per il futuro è di rafforzare l´organizzazione associando anche le collaboratrici esterne per poi fondare una cooperativa, anche se sono stati valutati nel corso dell´ultima visita in loco costi e benefici ed il fatto che una struttura meno agile come una cooperativa aumenterebbe i costi fissi e le incombenze formali, senza garanzie di ricavi corrispondenti. Tra i vantaggi possibili invece si è evidenziato che una figura giuridica più ortodossa e visibile avrebbe le caratteristiche adeguate per poter presentare qualche progetto ad enti pubblici paraguayani. Gli incassi delle vendite venivano inizialmente depositati su un libretto di risparmio presso la Coop. Coprosa, modalità poi interrotta per l´esigenza di investire nei progetti sociali. I membri del Comité, associati in forma individuale alla Coprosa, possono beneficiare di piccoli prestiti che vengono calcolati in base alle quote sociali versate ed alla fiducia di cui godono, oltre ad altri servizi di tipo amministrativo. Qualsiasi persona può farne parte, con la condizione di condividerne i principi e rispettare le regole statutarie. Il clima umano interno che si respira è piuttosto sereno, la relazione umana è quasi ottimale così come la trasparenza nelle comunicazioni. centro anziani - visita medica
Artesvida Presentazione
Viaggi missione
Nel 1997 Cristina Mazzonetto, appartenente alla Congregazione Pueblo de Dios e arrivata in Paraguay diversi anni prima insieme a madre e sorelle, venne incaricata dai responsabili della comunità di avviare alcune attività a favore dell'infanzia. Fu costituito un gruppo di genitori e volontari per organizzare iniziative nel settore. Venne fondata nel 2000 l'associazione senza fini di lucro "San Infancia", formata da genitori ed insegnanti della comunità. Esiste anche una San Infancia Italia, con lo scopo di sostenere le attività in loco. Emerse la necessità di disporre di spazi destinati all'insegnamento e ad attività ricreative. Questa esperienza non diede risultati, per la mancanza di risorse economiche oltre che per la scarsa partecipazione dei soci. L´associazione è rimasta in stand-by per anni fino ad essere riattivata recentemente per il progetto di costruzione della scuola. Con la vendita sporadica di torte e panini iniziò un percorso di autofinanziamento per disporre di risorse economiche, mentre Cristina, vantando una precedente esperienza aziendale e imprenditoriale, valutava come e dove investire. Nel 2000 si progettò la costruzione di un laboratorio-scuola a due piani, con annessa cucina sociale, per svolgere corsi di formazione e organizzazione del tempo libero per bambini e ragazzi adolescenti, per tentare di frenare il fatto che nel paese, come nella congregazione, era comune abbandonare la scuola per lavorare con la famiglia nei campi. Si pensò, analogamente a quanto ideato con la costituzione di Mimbipá, di avviare iniziative che canalizzassero forme di sostegno in Italia. Con l´appoggio di una coppia di italiani che per primi hanno avviato i contatti con il commercio equo, nel 2002 si arrivò al contatto con Libero Mondo ed alle prime presentazioni di campioni. L´esperienza ebbe un seguito e si concretizzarono i primi ordini. Nel 2004 il gruppo acquistò l'edificio utilizzato attualmente come laboratorio, negozio, spaccio, grazie anche ai ricavi delle vendite. Il Comité Artesvida naque formalmente nel 2005, soprattutto per rispondere a necessità amministrative, legate alla legislazione del paese in materia di cooperative. Dal settembre 2009 si è trasformato in una srl, per la parte commerciale import/export. E´ composto da due socie, Cristina e la sorella Margherita e si è reso autonomo da Mimbipá. Il cambio di ragione sociale, così come i progetti avviati, è stato approvato dalle autorità della Congregazione. Lo sviluppo dell'attività produttiva e la cura meticolosa dei dettagli per mantenere alti standard di competitività ha assorbito gran parte delle energie del Comitè, soprattutto di Cristina, che è rimasta l´unica persona del primo gruppo ispiratore dell'associazione San Infancia. La mission iniziale di un lavoro finalizzato al finanziamento di progetti educativi per i ragazzi della
comunità, pur rimanendo un’obiettivo del gruppo, è stato penalizzato da questa situazione. Nell´ultimo anno, anche in seguito agli stimoli del primo viaggio in loco ed alle richieste delle autorità del Pueblo, i progetti sociali sono stati avviati con l´inizio dei lavori di costruzione della struttura. Cristina vive nella congregazione dal 1993 e precedentemente operava nel campo della moda e del design. Le risorse di cui dispone sono prevalentemente frutto di mezzi propri e della famiglia di origine, oltre che delle attività complementari all´artigianato, come la vendita interna di prodotti. Da segnalare la presenza attiva nel Comité di altri membri della sua famiglia, le sorelle e la madre, che collaborano dall´Italia e in loco, passando una parte dell´anno in Paraguay, mentre quando risiedono in Italia vivono presso le case venete della Congregazione. Avvengono vendite avulse, ma abbastanza regolari, presso gruppi di appoggio e amici/parenti in Italia. Esiste anche una serie di attività parallele, non marginali, di vendita nel villaggio e nella zona di abbigliamento e calzature. Tra i progetti sociali avviati da ArtesVida si segnalano: - Finanziamenti e prestiti per l'acquisto di macchinari, elettrodomestici, appoggio per spese sanitarie/medicinali, ristrutturazioni delle abitazioni dei lavoratori del Comité e delle loro famiglie - Il sabato, il giorno di festa nel Pueblo, si organizzano animazioni per i bambini e la distribuzione di un pasto comunitario. Occasionalmente vengono dati materiale scolastico e vestiti - Da qualche mese è partita la progettazione e la realizzazione della struttura di San Infancia, su terreni prospicienti l´abitazione di Cristina, su una superficie 4.718 mq. con possibilità di inserire moduli aggiuntivi come giardini, piazza aggregativa, campo da volley ed altre attrezzature.
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Lo spirito del progetto è di proporre un nuovo e innovativo modello educativo complementare al sistema scolastico di base, molto deficitario in Paraguay, con l´apporto anche di professionisti. Si punta a beneficiare circa 700 bambini e ragazzi tra i 2 e i 18 anni, coinvolgendo 150 famiglie. Il budget previsto è ambizioso, supera i 700 mila dollari, di cui 182.000 come apporto locale in infrastrutture. I lavori di costruzione termineranno entro il 2010, il resto, dagli arredi alle attività, progredirà man mano che ci saranno fondi disponibili.
Organizzazione interna Per l´acquisto di materia prima per i prodotti da paesi stranieri e per l´importazione in Paraguay di vestiti e calzature Artes Vida si avvale di un importatore di Asunción. E´ necessario spirito di adattamento per rendere funzionale l´ambiente di lavoro, anche per la presenza di molteplici attività parallele, dalla produzione alla vendita-spaccio interno. Ma rispetto al passato, anche a detta dei partecipanti al progetto, la situazione è migliorata, con l´aumento di spazi e strutture per i laboratori produttivi. L´attività si svolge in prossimità della residenza di Cristina, al punto che, anche architettonicamente, non è definibile dove finisce la residenza privata e dove iniziano i laboratori. Anche le opere legate alla costruzione dei nuovi progetti sono in aree adiacenti. In qualche caso sono stati rilevati terreni dei vicini, mentre c´è un comodato con la Congregazione per l´utilizzo dei terreni per il progetto San Infancia. Un aspetto positivo, quasi unico in Paraguay, è la raccolta differenziata praticata da Artes Vida e dai suoi abitanti, grazie al lavoro di Margherita.
Paraguay
Filiera produttiva
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Il marketing e le relazioni con i clienti, la ricerca di mercati, lo studio dei campionari, l'organizzazione del lavoro, la pianificazione, la formazione del personale ed il controllo della produzione sono esclusivamente a carico di Cristina, che gestisce questa attività in modo totalizzante, mantenendo il controllo sulle attività, anche se recentemente la diminuzione degli ordini l´ha portata a investire più concentrazione verso altri progetti. Per la gestione amministrativa e fiscale ora si appoggia ad una commercialista esterna. Una volta ricevuti gli ordini si contrattano i lavoratori per distribuire gli incarichi, procedere alle varie fasi di produzione, acquistare la materia prima, raccogliere i manufatti e imballare i prodotti finiti. I lavoratori vengono pagati con valori prossimi all´80% del salario minimo (ora prossimo ai 200 euro) in quanto non operano ad orario integrale, salvo sotto consegna ordini. I collaboratori esterni vengono pagati per il servizio svolto in base ad accordi diversi. Si offrono opportunità di lavoro a coloro che dimostrano di avere capacità reali, senza discriminazioni legate all´istruzione, età o nazionalità, valutando ogni situazione, con una estrema cura della
qualità del lavoro svolto. Alcune persone cercano di integrare con qualche extra legato a piccoli servizi nella comunità, diversi soci lavorano presso Cristina nelle attività collegate, come i lavori di casa o di "bottega", servizi della struttura, rivendita interna, ecc. (gli uomini ora anche nei lavori di costruzione, uno è insegnante nella scuola). Esiste un alto turn-over, dovuto ad assenze frequenti determinate da problemi di salute e di organizzazione della comunità, all'incertezza del lavoro, all´instabilità che porta frequentemente ad emigrare. Chi collabora con il Comité deve accettarne regole e prassi, entrare nella logica secondo la quale la qualità della produzione è la priorità, al punto da dover rifare i pezzi, quando non conformi, fino a quando vengono reputati soddisfacenti. La maggior parte delle tele viene lavata, inamidata e stirata prima di arrivare alla fase di taglio. Anche per la produzione delle borsette più semplici la tela viene prima lavata e stirata. Si distribuiscono i teli inamidati a coloro che li tagliano e che riportano, successivamente, i vari elementi. Le fasi di lavoro successive sono ricamo, piegatura, assemblaggio. Il prodotto viene terminato, sottoposto a minuzioso controllo (e, se non soddisfacente, rimandato in produzione), ed alla fine imballato, pronto per la spedizione. Fino ad ora si è scelto di non ricorrere a sistemi di taglio meccanizzati per non sottrarre una porzione di lavoro manuale. Oltre alle macchine da cucire si dispone ora di una nuova bordatrice meccanica. L´organico è composto attualmente da 16 collaboratori fissi e circa una trentina saltuari. Si tratta di una stima sulle persone che hanno collaborato
negli ultimi due anni, considerando una notevole riduzione del personale stagionale (fino al 2008 "giravano" per questa realtà fino a 200 persone). Tra i saltuari si registra un turnover anche del 60% annuo, anche se nell´equipe più stabile negli ultimi due anni c`è stato un consolidamento e maggiore fidelizzazione. Il timore, anche per l´equipe, è che alcune donne possano emigrare, avendo espresso l´intenzione di venire in Europa a lavorare come badanti. La maggior parte dei lavoratori appartiene alla congregazione, pur non essendo una condizione necessaria, diversi soci sono parenti tra loro. Obiettivo prioritario è di offrire la garanzia di un lavoro costante, anche se negli ultimi anni si è registrata una contrazione degli ordini e di conseguenza una diminuzione delle persone coinvolte nel progetto, alle quali è difficile garantire un salario fisso. Attualmente gli ordini del commercio equo permettono di lavorare da novembre a maggio, con la difficoltà di dover mantenere la struttura tutto l´anno. Si tratta di una struttura abbastanza piccola, incentrata sulla personalità della sua leader che ha un ruolo molto importante. Sarebbe importante riuscire a far crescere maggiormente l’interazione degli altri membri del gruppo. In questo senso bisogna riconoscere che rispetto alla visita del 2007 sono emersi segnali di maggiore partecipazione nella gestione, soprattutto da parte dei lavoratori che da più tempo fanno parte del gruppo. Aleggia su questa attività il rischio costante di instabilità da parte dei partecipanti, per ragioni economiche generali (in un paese dove l´emigrazione è assai diffusa). La questione della materia prima costituisce un elemento da tenere in attenta considerazione in quanto parte di essa è importata e non di produzione locale. Qualche progresso è stato fatto, provvedendo, quando economicamente possibile, ad aumentare la materia prima nazionale. Il cotone è di produzione nazionale, così come i cordoni, cestini, terracotte, ma la juta continua ad essere importata. Gli accessori sono di produzione nazionale o di zone confinanti, i filati sono importati. E` stata fatta una ricerca di materie prime nei paesi confinanti, ma gli alti dazi e le complicazioni burocratiche hanno sconsigliato di percorrere questa strada.
La retribuzione è inferiore al salario minimo per i collaboratori fissi, a fronte di un orario di lavoro medio minore del tempo pieno, mentre è variabile per coloro che operano come saltuari o apprendisti. Cristina trattiene per sè il rimborso completo delle spese vive e di struttura. In qualche caso, come per l´eterno problema della comunicazione telefonica e internet, è più volte intervenuta con fondi propri per attivare l´antenna delle comunicazioni del villaggio, che viene ripetutamente bruciata dai fulmini, rendendo ancora oggi un´odissea l´utilizzo di computer con connessione esterna, telefoni fissi, mezzi di comunicazione. Anche per opere come la pavimentazione e l´illuminazione delle vie adiacenti alla casa e laboratorio a volte sono stati apportati fondi interni, in attesa di interventi
Viaggi missione
Gestione economica e prospettive future
anche municipali di sostegno. Gli utili sono utilizzati per miglioramenti logistici interni, nella casa, nei laboratori, nei punti vendita, per l´acquisto di attrezzature, per lo sviluppo delle attività. Attualmente la maggior priorità a tutti i livelli è rivolta alla realizzazione del progetto della scuola-laboratorio, la cui parte costruttiva dovrebbe concludersi negli ultimi mesi del 2010. Si vorrebbe offrire un luogo di aggregazione a 700 bambini e adolescenti dai 2 ai 18 anni, spazi scolastici e di formazione al lavoro, insegnamento delle lingue, informatica e internet, biblioteca, mensa quotidiana, con l´effetto di migliorare l´alimentazione nel Pueblo, qualche attività agricola collaterale con produzione di ortaggi, leguminose e cereali come contropartita della comunità per l´utilizzo di alcuni servizi. L´assistenza ai bambini, uno degli obiettivi che ha generato il progetto, si manifesta in parte con altre modalità, come la refezione e l´animazione offerta ogni sabato ai bambini del villaggio, oltre che attività di formazione per giovani e adulti che spesso avvengono nei locali del Comité. Negli altri giorni della settimana ci sono momenti fissi di incontro, dove ai bimbi sono offerti insegnamenti di vario genere e possibilità di giocare. In caso di necessità viene facilitato l´acquisto di medicinali o generi di necessità per il lavoro. Nel progetto della cucina sociale all´interno della scuola sarà allestita la distribuzione di integratori alimentari ad alto potere nutritivo, per favorire un corretto sviluppo psicofisico dei bambini.
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3. Collaborazioni in rete
3. Collaborazioni in rete: un percorso ricco ed interessante
Collaborazioni in rete
E' un percorso sperimentale di rete tra strutture diverse che, quindi, non implica né la fusione (presente o futura) delle strutture che collaborano, né la piena condivisione di tutti i principi e le metodologie con clienti e fornitori (altrimenti avrebbe più senso logico e di costi la fusione). I punti irrinunciabili, base di ogni nostra collaborazione, sono stati finora: l'esclusione della grande distribuzione dalla filiera di commercio equo e l'esigenza di costruire filiere totalmente sostenibili. In un periodo in cui la scelta sembra solo tra il franchising e la crisi, è un percorso alternativo che stiamo provando con alcune realtà, alcune piccole, altre di medie dimensioni. Abbiamo continuato questo percorso anche nel 2009, rafforzandolo ulteriormente con l'avvio di 7 nuove collaborazioni che, unite alle altre già attive, fanno sì che LiberoMondo collabori in maniera concreta e fattiva con 21 realtà italiane di commercio equo e solidale. Il margine che LiberoMondo si tiene per il proprio lavoro lo decide la Bottega stessa che collabora con noi e attualmente varia da un 5% (cioè sotto i costi di trasporto in Italia) ad un 15%. Non è una semplice distribuzione di prodotti, ma si tratta di una vera è propria collaborazione in cui l'ente (cooperativa, associazione o ong) che si rapporta a LiberoMondo diventa un partner strategico per la centrale di importazione, che consiglia prodotti (modifiche, prezzi…) ma sa anche a sua volta ascoltare critiche e suggerimenti, rinunciando ad importare direttamente prodotti in concorrenza con quelli di queste strutture con cui si relaziona. E' un occasione per LiberoMondo di avere ancora l'umiltà come centrale di rapportarsi alla pari con altre strutture, come "cliente" di alcuni prodotti con i propri clienti: è un percorso ricco di esperienze nuove, di conoscenza di progetti gestiti da altri e molto interessante per il confronto con il proprio lavoro e le proprie metodologie di centrale di importazione. Simbolo di questo cammino sempre più ricco e profondo è stata nel 2009 la linea Cafè Tatawelo studiata e prodotta in collaborazione con L'Associazione Tatawelo e concretizzatasi, per le botteghe, ad inizio 2010. LiberoMondo ha deciso di cessare la produzione della propria linea EquoMondo e di offrire alle Botteghe del Mondo e ai Gas una linea completa di caffè che potesse offrire un modello concreto di collaborazione tra una centrale di importazione e un'Associazione su un prodotto strategico come il caffè - ognuno facendo il "proprio mestiere" - ma con una sinergia che può moltiplicare le risorse da destinare in loco ai produttori.
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3.1 Associazione Scambiarti Progetto Coad LiberoMondo, grazie alla segnalazione della Bottega La Buona Terra di Verona, ha conosciuto a fine 2008 l'Associazione Scambiarti di Verona ed ha iniziato nel 2009 una collaborazione nella distribuzione alle botteghe del mondo degli animaletti in ceramica e delle calamite del progetto Coad del Perù.
L' Associazione Scambiarti Scambiarti Onlus è un'associazione di Verona, promossa dal MLAL (Movimento Laici America Latina) e dalla Cooperativa La Buona Terra nel 1997. Le parole chiave e guida per l'associazione sono: solidarietà, sostenibilità, natura, cultura, artigianato e arte. Questi i principali obiettivi: - informazione e sensibilizzazione alla solidarietà, cooperazione e sviluppo; - promozione di azioni sociali ed economiche tendenti ad eliminare lo sfruttamento e a promuovere una cultura equa e solidale; - salvaguardia dei diversi patrimoni culturali, ambientali e sociali, come forma di reciproco scambio e crescita; - salvaguardia dell'integrazione socio-culturale, della sostenibilità ambientale e dei diritti dei lavoratori; - collaborazione con altre associazioni/enti operanti nella medesima direzione; - sostegno a progetti di sviluppo e a iniziative d'assistenza e d'interscambio. Per il raggiungimento delle proprie finalità l'Associazione Scambiarti si propone come "vetrina" delle varie produzioni di piccole comunità rurali/indigene o di microimprese artigianali, che realizzano manufatti originali e di qualità; promuove, gestisce e realizza progetti di cooperazione internazionale.
Scambiarti
Scambiarti Onlus è impegnata soprattutto nella promozione di progetti di sviluppo rurale, indirizzati alla realizzazione di microimprese compatibili, sostenibili e socialmente utili, nelle quali la produzione artigianale diviene la continuazione naturale della produzione agricola. La rivitalizzazione culturale e la sostenibilità economica di piccole comunità rurali ed indigene avvengono proprio attraverso il riscatto della loro identità culturale e la diffusione dei loro prodotti. Scambiarti ha scelto di "salvare l'artigianato, le culture e le tradizioni locali" anche per favorire una migliore relazione dell'uomo con la natura e gli animali.
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Tra i progetti promossi da Scambiarti vi sono: ° Promozione di microimprese ecosostenibili in Località Villa Ana (Provincia di Santa Fè, Argentina), promosso in partnership con MLAL di Verona e col contributo della Regione del Veneto. Il progetto è rivolto alle Comunità della Cuna boschiva santafesina e alla Cooperativa El Quebracho Colorado. ° Appoggio alla Fundacion Nuestros Pibes di Santa Rosa La Pampa per il consolidamento della cuenca cunicola pampeana (Argentina). ° Interscambio culturale Italia-Ecuador "Schiavitù - Razzismo ieri e oggi - come liberarsene", progetto rivolto alle Comunità rurali afroequatoriane della Valle del Chota e del Mira (Ecuador). ° Sostegno al progetto biodiversità a favore della Fundacion Otonga (Ecuador), per la conservazione e l'ampliamento della foresta integrale OTONGA ed il sostegno agli indigeni "Tagueros" dell'area di Otonga. Il progetto è stato realizzato in collaborazione e con il contributo di BIOFOREST di Pordenone, del Parco Natura Viva di Bussolengo e di alcune Scuole superiori della Provincia di Verona, ed è rivolto alla Fundacion Otonga (Ecuador). ° Sostegno alla Associazione di medici kirghizi "Pravo Na Jizn" (Diritto alla vita) ed al loro progetto di educazione, formazione ed assistenza; il progetto si sviluppa attraverso l'importazione di artigianato tradizionale del Kyrgyzstan, realizzato da ragazze madri e donne capofamiglia di Bishkek. ° Campagna Madagascar (2007-2010): l'Associazione Scambiarti ha aderito alla Campagna di Conservazione del Madagascar lanciata dai Parchi Zoo aderenti alla EAZA (European Association Zoo and Aquaria) e alla UIZA (Unione Italiana Zoo e Acquari): all'interno di uno specifico programma/progetto di interscambio, ha siglato un accordo di cooperazione con la locale associazione di artigiani "Soana Vela" e ha iniziato l'importazione di animaletti artigianali realizzati a mano secondo le tradizionali tecniche locali e con materiali naturali: prevalentemente sisal e rafia, fibre vegetali ottenute dall'agave e dalla palma.
Progetto Coad
Per maggiori informazioni: www.scambiarti.it
Collaborazioni in rete
Il progetto su cui si è instaurata una collaborazione con LiberoMondo riguarda i produttori di Coad (Ceramicas Originales Artisticas Decoradas). Coad è una microimpresa di Lima (Perù) che produce ceramiche da collezione rifinite e decorate a mano da artigiani locali e da ex ragazzi di strada che hanno appreso il mestiere. Le ceramiche sono ottenute con un processo di lavorazione manuale che permette solo una produzione giornaliera limitata. Una prima cottura a 1020°C per 12 ore trasforma l'argilla bianca in ceramica. Dopo la decorazione a mano con colori naturali, i pezzi vengono riposti in forno per la seconda cottura. Questo processo di vetrificazione dà una colorazione naturale brillante e resistente.
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3.2 Cooperativa Pace e sviluppo Progetto Centro Salinas LiberoMondo ha importato fin dal 2003 dalla Corporaciòn Gruppo Salinas dell'Ecuador prodotti alimentari. Dopo l'ultimo viaggio missione in loco da parte di Luigi Eusebi, era stata fatta una pressante richiesta da parte dei produttori di importare anche prodotti artigianali. LiberoMondo ha deciso, dato il rapporto storico della cooperativa Pace e Sviluppo con i produttori ecuadoregni e l'ottimo lavoro di sviluppo prodotti fatto con le donne, di non importare direttamente artigianato da Salinas, ma di appoggiare nella distribuzione la cooperativa veneta. Anche i produttori dell'Ecuador sono stati molto contenti ed hanno approvato tale decisione.
La Cooperativa sociale Pace e Sviluppo
Pace e Sviluppo
La Cooperativa sociale Pace e Sviluppo è una fitta rete di cittadini che opera nelle provincie di Treviso, Padova e Venezia ed è impegnata nella distribuzione di prodotti del commercio equo e solidale, nella diffusione di una cultura di pace e di sviluppo sostenibile, nella sensibilizzazione alle tematiche della finanza etica, della cultura e di più equi rapporti tra Nord e Sud del mondo. La Cooperativa, socia fondatrice del Consorzio CTM Altromercato, è nata nel 1993 e oggi conta oltre 1600 soci. Pace e Sviluppo ha aperto e gestisce 12 Botteghe del Mondo. La Cooperativa si pone come obiettivo la creazione di un percorso economico di giustizia e solidarietà per i produttori del Sud del mondo, mediante la vendita dei loro prodotti, importati secondo principi di rispetto e di giustizia. Si propone anche di sensibilizzare i cittadini del Nord del mondo sulle responsabilità e sul valore del consumo e del risparmio e sul valore dell'incontro tra culture. I soci hanno deciso di definirsi come "cittadini consapevoli che operano perché l'economia sia capace di garantire sviluppo sostenibile e giustizia sociale per tutti".
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Progetto Salinas La Cooperativa sociale Pace e Sviluppo ha avviato un progetto di gemellaggio con i centri femminili di Salinas de Bolivar (Ecuador): un'importante relazione commerciale e culturale che permette di promuovere prodotti rispettosi delle persone e dell'ambiente, di tessere le trame di relazioni culturali dirette e di intrecciare importanti legami personali con la popolazione ecuadoriana anche attraverso lo scambio di volontari che in vario modo collaborano con il progetto. Salinas è un piccolo paese della sierra ecuadoriana, a 3.550 metri di altezza, situato nella parte nord della regione di Bolivar, a circa cinque ore di macchina a sud di Quito, capitale dell'Ecuador. Salinas è una cittadina conosciuta e visitata per la particolarità del suo sviluppo economico che ha offerto ai suoi abitanti opportunità lavorativa evitando che emigrassero verso le città. Padre Antonio Polo, missionario salesiano che dagli anni '70 vive a Salinas, ha dato l'impulso alla nascita di una serie di micro imprese a conduzione cooperativistica. Così sono nati il caseificio, la fabbrica del cioccolato, del torrone, degli oli essenziali, dei funghi secchi, delle marmellate. Alcuni di questi prodotti vengono importati dalla rete del commercio equo e venduti nelle botteghe del mondo italiane. Pace e Sviluppo ha scelto di avviare un progetto di gemellaggio con i centri femminili per offrire un'opportunità lavorativa alle donne altrimenti escluse dal mercato; il lavoro comunitario permette loro di esprimere creatività e libertà al di fuori delle mura domestiche e di garantire un apporto economico alla famiglia offrendo momenti d'incontro e confronto in un ambiente rurale dove il ruolo della donna non è valorizzato. Le produttrici tessono prodotti in lana e intrecciano graziosi cestini in paglia in un progetto che risponde pienamente ai principi del commercio equo. Tutte le fasi di lavorazione dei prodotti in lana si svolgono a Salinas, garantendo la tracciabilità della filiera: le pecore pascolano sui prati dei villaggi vicini, vengono tosate e la lana viene filata alla filanda del paese dove le donne si recano per acquistarla e la utilizzano per confezionare caldi capi di abbigliamento. Anche le fasi di lavorazione dei cestini si svolgono a Salinas e nei villaggi circostanti: le donne raccolgono sui prati la "paja" del paramo, la fanno seccare per due-tre giorni, la ripuliscono e poi la intrecciano con l'ago e la "cabuya" creando dei cestini resistenti e di qualità. Il gemellaggio negli anni si è sviluppato grazie anche ai viaggi di alcuni volontari che con il loro contributo hanno fatto nascere la linea con le tinte vegetali, la linea dei cesti, la linea bimbi. Pace e Sviluppo ha finanziato un corso di formazione per potenziare le competenze delle donne e migliorare la qualità dei prodotti.
Collaborazioni in rete
Per maggiori informazioni www.pacesviluppo.it www.anoiimporta.org
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3.3 Cooperativa Terre solidali Progetti in Honduras e Guatemala La cooperativa Terre Solidali La cooperativa sociale Terre solidali è nata a Sanremo nel 2005 con l'obiettivo di contribuire alla costruzione di modelli economici e sociali alternativi e sostenibili. La Cooperativa, partendo dai bisogni primari insoddisfatti di un'ampia parte della popolazione mondiale e dalla consapevolezza della rilevanza dei gesti quotidiani degli individui, si impegna a promuovere comportamenti e scelte a favore del bene comune, dell'ambiente, della democrazia economica e della dignità umana. La cooperativa promuove e diffonde il commercio equo e solidale, l'agricoltura biologica e biodinamica, il consumo consapevole e la finanza etica, prodotti e soluzioni ecologiche. Terre solidali è una Cooperativa Sociale di tipo B; attraverso l'inserimento lavorativo di persone considerate svantaggiate dalla legge 381 del 1991, tenta di fare impresa coniugando valori e pratiche quali efficacia economica, partecipazione, giustizia, solidarietà verso le comunità impoverite del sud del mondo e verso coloro che nella nostra società accusano il disagio e l'emarginazione sociale. I soci aderenti alla cooperativa sono oltre 100. Terre Solidali importa direttamente prodotti di artigianato da piccole cooperative guatemalteche e honduregne.
Progetti Honduras e Guatemala
Terre Solidali
La Luciernaga - Honduras
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La cooperativa "Luciernaga" (La Lucciola) è un progetto dell'Organizzazione "Azione per lo sviluppo comunitario" (ADP) di Tegucigalpa, Honduras. L'associazione, costituita quasi interamente da donne che hanno subito violenze e maltrattamenti, promuove una serie di programmi volti al sostegno sociale e psicologico della donna, tra cui un centro di accoglienza, percorsi di formazione e programmi di microcredito. "La Luciernaga" è nata dallo sviluppo del laboratorio terapeutico che l'Associazione aveva previsto per le donne del Centro di Accoglienza. Il laboratorio, dove vengono prodotte candele decorative, originariamente fu pensato in funzione terapeutica (recupero della stima, lavoro di gruppo, reinserimento sociale, ecc...). La necessità economica di tante donne ha fatto sì che il laboratorio potesse divenire poi una risposta al problema lavoro. Dopo un attentato subito nel 2005, che ha completamente distrutto il laboratorio mettendo a rischio la vita di tutti gli ospiti, La Luciernaga ha ripreso la produzione di candele grazie all'aiuto della solidarietà internazionale e alla determinazione delle donne e ha ripreso così anche il percorso di riscatto di donne povere e vittime di violenza ed oppressione. Terre Solidali sostiene la Casa Rifugio con donazioni (raccolte in Italia attraverso le cosiddette bomboniere della solidarietà). Inoltre ha consolidato il rapporto commerciale con La Luciernaga alla quale riconosce il 32% del prezzo finale delle candele.
Cooperativa Magu - Honduras La cooperativa MAGU nasce nel 1986 nella comunità della Arada nel sud dell'Honduras e prende il nome dai due cognomi tradizionali della zona, Manzanales e Gutierrez. La zona è abitata dai Lenca gruppo indigeno più numeroso in Honduras (circa 250 mila persone). I Lenca lavorano prevalentemente come braccianti agricoli nelle piantagioni di caffè e vivono in una condizione di estrema povertà e di oppressione: il governo centrale non riconosce né lingua, né religione, né autonomia sulle terre ancestrali. Attualmente la cooperativa è formata da 22 donne dedite alla produzione di oggetti in terracotta secondo la particolare tradizione locale che non prevede l'uso del tornio: tutti gli oggetti sono infatti modellati a mano. La regione è molto secca e storicamente le donne si sono dedicate alla produ-
zione di anfore per il trasporto dell'acqua dai pozzi ai villaggi. Le donne erano anche incaricate della costruzione di statue rappresentative delle divinità protettrici che decoravano i luoghi di culto, dei monili ornamentali indossati dai sacerdoti durante le celebrazioni religiose e le feste. La cooperativa ha ripreso la produzione con le medesime tecniche e partendo dalle linee originarie ha sviluppato decine di modelli di fine artigianato artistico. Attraverso questa lavorazione, comunemente detta a "negativo", sugli oggetti si fissano disegni la cui colorazione è quella naturale dell'argilla più o meno sfumata. Il lavoro collettivo (le donne lavorano insieme sotto gli alberi), contribuisce a mantenere la propria lingua e recuperare un senso di socialità che andrebbe altrimenti perduto.
Asociación Chajulense Va'l Vaq Quyol - Guatemala L'Asociación Chajulense Va'l Vaq Quyol, (il cui nome in lingua mayaixil significa "l'unione") è stata fondata nel 1988 grazie all'appoggio della chiesa cattolica locale, con l'obiettivo di promuovere il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione maya-ixil. L'associazione, che ha sede nel dipartimento di El Quiché, duramente colpito dal conflitto armato degli anni '80, affonda le sue radici alla metà degli anni '70, quando per la prima volta venne fondata una cooperativa di risparmio e credito, in seguito sciolta a causa della guerra. Per molti anni l'esercito guatemalteco ha infatti cercato di debellare ogni sforzo organizzativo e cooperativistico nella zona. Attualmente il progetto Asociación Chajulense Va'l Vaq Quyol ruota attorno ad una serie di attività comunitarie a carattere economico e sociale per promuovere il miglioramento delle condizioni di vita della locale popolazione maya-ixil. L'Asociación produce manufatti tessili e prodotti alimentari. Si tratta sempre di tessuti tipici locali che vengono lavorati dalle donne chajulensi, per le quali la tessitura rappresenta un'attività tipica, che apprendono fin da bambine. Il lavoro viene svolto con il tradizionale telaio a cintura, in cui la stoffa si tende fra il tessitore e un albero, o palo, posto di fronte.
El Puente - Guatemala
Per maggiori informazioni www.terresolidali.it
Collaborazioni in rete
El Puente è un'organizzazione di commercio equo che offre appoggio alle cooperative e ai gruppi organizzati di vari produttori del Guatemala per la commercializzazione diretta nel mercato fair trade e lo sviluppo prodotti. Le organizzazioni aderenti a El Puente puntano a mantenere le proprie economie locali e le proprie tradizioni culturali e artistiche come la tessitura attraverso i telai a cintura, i ricami secondo le sacre rappresentazioni del mondo maya e soprattutto un modo di lavorare comunitario che miri alla responsabilità di ciascuna persona e alla socializzazione di costi e benefici. Le organizzazioni che compongono El Puente sono: la Cooperativa San Pedro Unido, la Asociación Comunal de Chuacruz la Asociación de Auto Aiuda Chinimayá, le Tejedoras de San Juan, la Asociación de Desarrollo Integral Páulense, la Asociación de mujeres en Acción de Comalapa, il Centro de Comercio Maya CEPCOMA, la Cooperativa de Vidrio Soplado Copavic. La Cooperativa Terre Solidali ha effettuato un primo acquisto dal Puente nel 2005, privilegiando gruppi la cui produzione di tessile non è rappresentata all'interno del circuito italiano del commercio equo e solidale.
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3.4 Associazione Variopinto Progetto Rwanda LiberoMondo ha da sempre attuato una scelta preferenziale per i progetti africani, anche in paesi difficili e poco battuti dal commercio equo e solidale. L'incontro nel 2009 con l'Associazione Variopinto e la cooperativa Variomondo (che gestisce la bottega del mondo di Limbiate) è stato fin da subito proficuo. Ci siamo subito trovati entrambi consapevoli della difficoltà del lavoro in Africa ma, nel contempo, dell'estrema necessità per il commercio equo di non perdere questa sfida e opportunità.
L' Associazione Variopinto Variopinto è un'associazione di volontariato di Limbiate (MI) senza scopo di lucro che promuove ed organizza attività sociali e culturali, appoggia progetti umanitari e sostiene iniziative per la diffusione di una cultura di giustizia e solidarietà tra gli uomini, senza alcuna distinzione. Da 13 anni si occupa delle problematiche del settore giovanile in Italia e dalla fine del 1994 ha iniziato a collaborare, insieme ad altre associazioni, a progetti mirati in Rwanda. Variopinto da sempre promuove momenti d'incontro e conoscenza sulle problematiche dell' Africa, con particolare attenzione alla realtà ruandese. L'attività viene svolta attraverso la promozione di rappresentazioni teatrali, mostre fotografiche e pittoriche, rassegne, convegni, esposizioni, anche in collaborazione con scuole, comuni, parrocchie, gruppi e associazioni.
Variomondo
Il progetto Rwanda
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L'Associazione "Variopinto Onlus" dal 1995 ha intrapreso un cammino in Rwanda, in modo particolare a Tumba, un quartiere di Butare, cittadina nel sud del paese, con l'apertura di una casa famiglia per ragazzi orfani. Variopinto, che collabora con le autorità religiose e la società civile presenti sul territorio, appoggia lo sviluppo di servizi educativi e scolastici rivolti soprattutto alle giovani generazioni, nella consapevolezza dell'importanza che rivestono l'educazione e l'istruzione. Da subito si è ritenuta fondamentale l'attenzione all'istruzione primaria, che a Tumba era pressoché assente. La scuola primaria, inaugurata nel 2000 e ampliata con altre 4 aule nel 2003, costruita in collaborazione con la Diocesi che ne ha la gestione, è oggi frequentata da circa 1200 bambini/e per i primi sei anni del ciclo scolastico. Ad essa, nel 2003 si è aggiunta la scuola materna che ha accolto oltre 165 bambini/e dai 3 ai 6 anni che vivono in situazione precaria e disagiata. Nel 2007 è stata siglata una collaborazione tra Variopinto e le autorità civili di Tumba per la realizzazione di "5 Scuole Materne decentrate", dislocate nel quartiere per permettere a tutti i bambini di iniziare un percorso educativo. Questo accordo, che prevede un forte coinvolgimento degli abitanti, ha visto l'inaugurazione dei primi due asili nel 2009 e di altri due nel 2010. Nel 2008 è stata inaugurata anche la scuola secondaria, la cui gestione è condivisa con la Diocesi di Butare e la Direzione didattica del territorio, che la rende una vera novità nel panorama scolastico ruandese, permettendo la frequenza alla stessa a tutti i ragazzi del quartiere indipendentemente dalla loro situazione economica. Si tratta di un importante impegno economico e progettuale che sta proseguendo con l'ampliamento della struttura affinché questa possa accogliere gli studenti, ad oggi circa 600, anche nei tre anni successivi della specializzazione, portando il numero totale degli iscritti a circa 800. Inoltre, su richiesta della Diocesi, dal 2005, Variopinto ha avviato una collaborazione per la gestione del Centro per ragazze di strada Nyampinga, che ospita 60 bambine e ragazze prive di una famiglia o allontanate da essa a causa di situazioni problematiche e che rischiano di finire nel mondo della prostituzione, della droga e del degrado. Per 18 di loro che hanno frequentato un corso professionale presso il Centro stesso, dal 2009 è stato avviato l' Atelier de Couture Nyampinga, che
rappresenta un passaggio importante in vista di un reinserimento lavorativo e sociale, sia attraverso una produzione per il mercato interno che per il mercato italiano, attraverso i canali del commercio equo e solidale. Una speranza concreta di futuro, con la prospettiva di una vita dignitosa. Grazie all'atelier, inoltre, hanno ritrovato la bellezza dello stare insieme, il sostegno anche affettivo di educatrici professioniste, nonché la possibilità di gestire un piccolo contributo economico che viene loro riconosciuto come incentivo a proseguire. Se pensiamo poi che alcune di loro camminano per circa un'ora e mezzo per arrivare dalle colline, in cui vivono con la famiglia dove sono state reinserite, non possiamo fare a meno di pensare che, davvero, questo progetto rappresenta per loro un'aspettativa di futuro. Nel 2010 è stata inoltre aperta una Casa di Accoglienza temporanea per 5 ragazze orfane (ma adulte) che possono soggiornare nel centro, assistite da educatrici, e sperimentare una vita autonoma. Da ultimo, ma non meno importante è il Centro situato a Mugombwa, parrocchia distante circa 20 kilometri dalla città di Butare che, dal Settembre 2008, accoglie 16 ragazzi e ragazze con situazioni di disabilità fisica o mentale. Il Centro garantisce loro la possibilità di una "normale quotidianità", fatta delle cose più semplici come il cibo assicurato giornalmente, la frequenza alla scuola, la cure sanitarie, la possibilità di giocare e cantare. Da non dimenticare è il supporto offerto che Variopinto offre alla Coop. Variomondo, la Bottega di Variopinto con sede a Limbiate (Mi), per il reperimento dei prodotti artigianali da inviare in Italia. Nata nel 2005, la bottega si è sviluppata grazie a un' idea dei soci di Variopinto, principalmente per cercare di garantire un'opportunità di lavoro continuativa alle tante persone che in Rwanda chiedevano da tempo all'Associazione un aiuto per l'avvio di attività produttive. L'Associazione regolarmente visita, promuove e sostiene circa 25 gruppi di artigiani del territorio e delle parrocchie della Diocesi, che propongono oggetti di artigianato tipici della tradizione e della cultura ruandese. Tra questi, alcuni gruppi di donne e ragazze che producono dei piccoli panieri chiamati "agaseke", frutto di lunga storia e tradizione, realizzati a mano, in fibra vegetale tratta dalla foglia dell'agave. Questi cesti, da contenitori di semi, arachidi o piccoli oggetti da conservare o trasportare, divengono oggi, nella loro forma più piccola, panieri di speranza per tante donne che, con il loro lavoro, cercano faticosamente di porre le basi per un futuro diverso. Per maggiori informazioni:
www.variopinto.org
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3.5 Cooperativa Nazca Progetto Impronte di pace LiberoMondo ha, da sempre, dato priorità ai progetti in Palestina. Ne è prova la forte relazione di questi anni con i produttori Sindyanna, Ywca e Holy Land. Per cui, fin dall'inizio del progetto LiberoMondo ha manifestato a Nazca la possibilità di fare da “cassa di risonanza”, e di distribuire i sandali in tutte le botteghe del mondo italiane. Possibilità che non è partita nel 2009, per bassa produzione di sandali, e si è finalmente concretizzata nel 2010.
La cooperativa Nazca La cooperativa Nazca, socia del consorzio CTM Altromercato, è nata nel 1991 dall'impegno di 3 associazioni di cooperazione internazionale (ACRA-CESVI-COSPE) che hanno colto nel commercio equo uno strumento nuovo ed efficace per realizzare sviluppo nei paesi del Sud del mondo. La cooperativa si distingue per una sua peculiarità: gestione dell'attività di magazzino rivolta a gruppi di volontariato dell'area milanese (circa 50), botteghe del Mondo (circa 30), gruppi di acquisto solidale, negozi alimentari e biologici, per i quali è punto di riferimento distributivo, informativo e formativo. Nella sede di Milano, oltre al magazzino, Nazca gestisce un punto vendita al dettaglio e tutta l'attività di coordinamento della cooperativa grazie al lavoro di personale dipendente e volontario; inoltre, da alcuni anni, sperimenta l'inserimento lavorativo di persone svantaggiate. "Nazca" è il nome di una pianura peruviana dove si trova l'insieme più impressionate e complesso di grandi raffigurazioni geometriche tracciate sul terreno in età pre-incaica, che sono comprensibili solo da una visuale aerea e tra cui spiccano le rappresentazioni di uccelli come il colibrì (picaflor). Le linee di Nazca rappresentano una forma di dialogo tra la natura e l'uomo, tra il cielo e l'uomo.
Nazca
Progetto Peace Steps (Impronte di Pace)
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Nazca, in collaborazione con l'associazione italiana Vento di Terra, sostiene il progetto "Impronte di Pace", che ha come obiettivi la generazione di reddito e l'affinamento del processo produttivo secondo criteri etici e solidali, attraverso lo sviluppo di una cooperativa no-profit per la lavorazione della pelle nei campi profughi di Shu'fat (Gerusalemme) e Kalandia (Ramallah). Nazca distribuisce direttamente e attraverso LiberoMondo nelle botteghe del mondo italiane i sandali realizzati nei campi profughi. La Palestina è un luogo ricco di risorse possibili, intellettuali ed umane, devastato da un conflitto senza fine ma con grandi potenzialità. Il modello di intervento di Vento di Terra Onlus parte dalla necessità di costruire reti dal basso, relazioni forti e consolidate con i soggetti attivi nella comunità locale, primi ed essenziali motori di un possibile cambiamento. La metodologia è quella dello sviluppo partecipato di comunità in un contesto di emergenza perenne, che permetta alla comunità stessa di elaborare forme i modi per rispondere ai bisogni che ritiene prioritari. Il modello è centrato sulla valorizzazione delle competenze locali, sulla possibilità di supportare uno sviluppo integrato nel rispetto delle difficoltà e delle differenze esistenti. La strategia d'intervento segue lo sviluppo di diverse aree: economica, educativa e sanitaria ed è orientata a promuovere processi di sviluppo sostenibili. Gli interventi sono rivolti alla popolazione palestinese dei campi profughi e di zone disagiate particolarmente colpite dal conflitto e prevedono il coinvolgimento diretto di organizzazioni, Istituzioni e personale locale. Le principali attività promosse dal progetto sono: - fondazione di una cooperativa no-profit per la lavorazione della pelle; - generazione di reddito nei Campi Profughi target dell'intervento e reinvestimento dell'utile nei servizi sociali per minori; - generazione di posti di lavoro;
- formazione alla gestione della cooperativa no-profit e marketing; - formazione tecnica sulla lavorazione della pelle; - promozione del turismo di territorio nei campi profughi; - formazione educativa e manageriale; - promozione delle attività educative; - miglioramento dei materiali e delle attrezzature del Centro; - sostegno all'implementazione del lavoro di rete. I sandali sono fabbricati con pelle di cammello e ovini locali, lavorata e conciata sempre in Hebron da un'altra piccola azienda. La suola è composta da un'altra piccola fabbrica con materiali importati internazionalmente. Sono venduti in un elegante sacchetto di tela. Le attrezzature utilizzate per la cucitura, il taglio e l'assemblaggio finale dei sandali sono di origine italiana, relativamente obsolete, ma perfettamente funzionanti. La produzione è quantitativamente limitata, sia a causa delle chiusure del mercato palestinese imposte da Israele, che dalle dimensioni ridotte dell'azienda, dove lavorano circa 5 operai.
Per maggiori informazioni: www.naczacoop.it
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3.6 Ong Vis Progetto Chankuap LiberoMondo è nata a partire dall'esperienza dell'Associazione Tsèdaqua, nata a sua volta da un gruppo di giovani dell'oratorio salesiano di Bra. La collaborazione con l'Ong Vis è stata dunque naturale e si è sviluppata soprattutto nella sinergia d'intervento nel progetto K'Long in Vietnam. Nel 2008 - dopo aver finanziato il progetto di sviluppo alla Fundaciòn Chankuap e aver avviato una collaborazione con l'Università di Ferrara sulle formulazioni dei prodotti cosmetici- il Vis ha proposto a LiberoMondo un intervento complementare per quanto riguardava la distribuzione in Italia, che si è concretizzata ad inizio 2010 con la prima importazione di prodotti cosmetici elaborati direttamente nei laboratori ecuadoregni.
VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo)
VIS
Il VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo) è una Ong che dal 1986 si occupa di educazione allo sviluppo e cooperazione internazionale promuovendo progetti in decine di paesi in via di sviluppo. Il VIS si ispira ai principi cristiani e al carisma di don Bosco, affiancando autonomamente, come organismo laico, l'impegno sociale dei Salesiani nel mondo. Particolare attenzione è riservata all'educazione interculturale e all'approfondimento del tema delle migrazioni. Centrale e trasversale è il tema dei diritti umani, componente costante anche dei progetti nei Paesi in Via di Sviluppo, principalmente indirizzati ai minori e ai giovani, nella consapevolezza che essi costituiscono la fascia più debole della popolazione e che investire sulle nuove generazioni è fondamentale per lo sviluppo. Gli interventi, che si innestano sui criteri di priorità definiti da Nazioni Unite (Obiettivi di Sviluppo del Millennio) e Unione Europea (Consenso Europeo sullo Sviluppo), sono impostati secondo un approccio integrato e puntano principalmente sull'educazione come fattore di promozione umana con l'obiettivo di allargare conoscenze, possibilità, pari opportunità e superare le discriminazioni anche di genere; iniziative che ruotano intorno ai volontari internazionali che, affiancando le comunità salesiane in loco, vivono alcuni anni della loro vita a servizio di una comunità “altra”, facendosi ponte tra la propria e le altrui realtà. Il VIS ha lavorato per oltre dieci anni in Ecuador insieme alla Fundación Chankuap, promuovendo un progetto di sviluppo di filiere produttive sostenibili di prodotti naturali e ad alto valore aggiunto, che è stato sostenuto da LiberoMondo attraverso la commercializzazione dei cosmetici della linea "Ikiam, alma amazzonica".
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Fundación Chankuap La Fundación Chankuap (il nome è mutuato dall'omonimo fiume che scende dalla Cordillera del Kutuki) è sorta in Ecuador all'interno del mondo missionario salesiano, con la finalità principale di sostenere economicamente e socialmente la popolazione locale e con l'obiettivo di porre un freno alla forte emigrazione verso Stati Uniti ed Europa (un problema endemico nel paese e in tutta la zona andina). Gli interventi di Chankuap si snodano lungo tre direttrici principali: - formazione tecnica di alto livello per gli studenti indigeni, soprattutto per quanto concerne le tematiche legate alla valorizzazione delle risorse naturali; - ricerca scientifica sulla biodiversità vegetale; - elaborazione di prodotti trasformati ad alto valore aggiunto. Durante i primi anni di attività, grazie a finanziamenti provenienti dalla cooperazione canadese, è stato privilegiato soprattutto l'aspetto della produzione di arachidi e cacao, del recupero delle specie vegetali native e della riforestazione. Nel 1998, grazie ad un progetto finanziato dal Vis, sono state avviate le prime sperimentazioni relative alle distillazioni di piante aromatiche e medicinali locali, all'interno di un più ampio progetto per lo sviluppo di filiere produttive. Tra i principali risultati del lavoro congiunto tra il Vis e la Fundación Chankuap vi è l'elaborazione di una linea di cosmetici che include shampoo, saponi, creme, oli per i massaggi, tutti ottenuti dalla trasformazione di oli essenziali di agrumi (lime, arancia, mandarino ed erba luisa), zenzero, curcuma, ishpink (simile alla cannella) e ungurauha (frutto della palma). Parte integrante del progetto è stato lo sviluppo di reti per la commercializzazione, tanto sul mercato nazionale quanto su quello estero; il commercio equo è stato individuato come un canale commerciale prioritario per il sostegno al progetto e in quest'ottica si è inserita la collaborazione tra Vis, Fundación Chankuap e LiberoMondo.
Per maggiori informazioni: www.volint.it
Collaborazioni in rete 163
3.7 AQ System Campagna e progetto filtri dell’acqua Stimolata dalla lettura della Guida al consumo consumo critico, e con un buon imprinting africano sul valore dell'acqua e sull'importanza di valorizzare le risorse locali, nasce nel 1998 la piccola impresa AQsystem, che intraprende uno studio della filiera per individuare tecnologie appropriate per il trattamento dell'acqua potabile, da distribuire attraverso un circuito commerciale alternativo (come quello delle botteghe del commercio equo e solidale) e contribuire, quindi, a salvaguardare un bene comune sempre più soggetto al rischio della sua completa mercificazione, che avrebbe conseguenze disastrose e insostenibili. Dopo quasi dieci anni di esperienze di cooperazione nei paesi in via di sviluppo con varie ONG, e l'apertura di un negozietto di commercio equo e solidale (il Baobab di Biella), nasce l'idea di sviluppare un progetto di consumo critico che valorizzi la risorsa locale acqua potabile, alternativo sia all'insostenibile mercato dell'acqua in bottiglia, sia al comportamento del settore commerciale dei cosiddetti "depuratori" domestici. E' l'inizio di un percorso, una storia in continua evoluzione, la ricerca delle soluzioni migliori nel rispetto della normativa ma anche con sensibilità e buon senso. Con la stessa logica, a partire dal 2005, AQsystem ha studiato e realizzato un sistema di distribuzione di detersivi ecologici e concentrati alla spina, in modo da ridurre l'impatto ambientale degli imballaggi utilizzati. Attraverso la ricerca e la promozione di tecnologie appropriate, le proposte commerciali vogliono essere espressione di valori ecologici, sociali e solidali. Nell'ottica della sostenibilità ambientale e sociale, AQsystem propone di bere l'acqua di rubinetto, adottare sistemi per il risparmio idrico e utilizzare detersivi ecologici e concentrati alla spina. Per essere attenti anche ai bisogni di popolazioni lontane e solidali con loro, AQsystem collabora con la ong CISV per contribuire a sostenere un progetto di cooperazione in Burkina Faso.
AQ System
Progetto "rubinetto alternativo"
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Come noto, per la nostra salute è consigliabile bere molta acqua - soprattutto fuori dai pasti - nella quantità di 1-2 lt al giorno. Purtroppo, da un lato la pubblicità e dall'altro l'inconsapevole confusione fra gradevolezza, spesso compromessa dall'odore di cloro, e sicurezza sanitaria dell'acqua potabile, ha portato negli ultimi decenni a preferire l'acqua in bottiglia a quella del rubinetto, anche se non ci sono validi motivi per farlo. In Italia vengono così consumati ogni anno oltre 11 miliardi di litri di acqua imbottigliata e prodotte circa 200.000 tonnellate di rifiuti di plastica. Il consumo di acqua in bottiglia di plastica (PET) comporta: ° consumi di petrolio per produrre le bottiglie di plastica (8 kg per 240 bottiglie ovvero 360 lt d'acqua); ° consumi di gasolio (ed emissioni) per il trasporto delle bottiglie di plastica vuote verso l'impianto di imbottigliamento, quindi piene fino al punto vendita (valutati in 6 lt l'anno a persona), di nuovo vuote verso gli impianti di smaltimento; ° consumi di benzina (ed emissioni) dei consumatori: spesso decidiamo di utilizzare l'auto per andare al supermercato perché dobbiamo trasportare pesanti casse d'acqua, mentre per fare soltanto la spesa potremmo riuscire ad evitarlo (ipotizziamo, per comodità di calcolo, 2 lt l'anno a persona); ° la maggiore presenza delle auto nelle strade urbane e dei camion sulle autostrade; ° la fatica di portare le casse d'acqua in casa (soprattutto per gli anziani), quindi differenziare e infine trasportare i rifiuti plastici fino alla campana per la raccolta; ° il ritiro e lo smaltimento della plastica da parte del gestore dei rifiuti la quale, nella migliore delle ipotesi, viene riciclata per produrre alcune tipologie di prodotti (oggetti di arredo urbano, maglie di pile...), per altro di utilizzo limitato e non necessario.
Se il consumo annuo totale di combustibili fossili pro capite è superiore a 8 litri di gasolio/benzina più 8 kg di petrolio, allora una famiglia di quattro persone consuma almeno 64 litri di combustibili fossili per bere 1440 lt di acqua in bottiglie di plastica invece dell'acqua potabile del rubinetto di casa. È assurdo utilizzare oltre 4,4 lt di risorse fossili solo per trasportare 100 lt d'acqua, producendo notevoli danni ecologici e aumentando le spese. In realtà non ci sono vantaggi per la salute a bere acqua imbottigliata. Solo specifiche acque minerali sono importanti in alcuni casi terapeutici, sotto consiglio medico, e non a scopi genericamente salutistici, come viene spesso suggerito. D'altra parte, invece, l'acqua potabile che arriva in casa è frequentemente controllata; inoltre per legge, fino a pochi anni fa, vari limiti erano più restrittivi rispetto alle acque minerali. Per quanto riguarda il timore dei calcoli renali, alcuni studi degli ultimi anni inducono i medici a consigliare un ampio apporto di calcio con la dieta (oltre 1 grammo al giorno), che oltre a prevenire l'osteoporosi e le malattie cardiovascolari, in alcuni casi può ridurre il rischio di formazione dei calcoli stessi. Piuttosto è importante, come prevenzione, una elevata assunzione di acqua (2-3 litri al giorno). In sinstesi il problema della durezza dell'acqua è tecnologico (depositi di calcare nelle tubazioni, in caldaia, nella lavatrice) più che sanitario. Inoltre l'acqua imbottigliata: ° dovrebbe stare al fresco e al buio per non perdere le caratteristiche dichiarate; ° ha una scadenza indicata, valida solo se non è esposta alla luce e agli sbalzi di temperatura; ° soddisfa le esigenze del bere, ma in realtà la maggior parte dell'acqua viene ingerita attraverso i cibi e le bevande preparate con l'acqua di rubinetto.
Collaborazioni in rete
Il grosso ostacolo al consumo dell'acqua di rubinetto è il sapore dovuto essenzialmente al cloro o allo stato delle tubature. D'altronde la presenza di cloro al rubinetto è la garanzia di potabilità (anche se il cloro puo' produrre sostanze indesiderate dette cloroderivati ed inquinamento ambientale). Quando la clorazione non è elevata, lasciare l'acqua in una brocca o caraffa larga in cima (in modo che l'ampia superficie dell'acqua faciliti l'evaporazione del cloro) può risolvere in parte il problema organolettico. Diversamente, analizzando tecnica, normativa, e considerando aspetti sanitari, ambientali e sociali, nonchè di qualità ed economia domestica, si apprende che il Decreto Ministeriale 443/90 che disciplina le apparecchiature per il trattamento dell'acqua potabile ad uso domestico, contempla le tecnologie adatte per eliminare questi problemi. Si tratta di filtri largamente utilizzati dalle aziende alimentari industriali ma raramente proposti commercialmente per uso domestico. Con questi sistemi è semplice ed economico ottenere in sicurezza acqua declorata al punto di erorgazione. Al contrario il mercato dei così erroneamente detti “depuratori domestici” ( il DM443/90 ne vieta per la vendita con tale dicitura) generalmente propone costosi sistemi ad osmosi inversa, spesso inutili o inadeguati, oppure filtri e caraffe filtranti a buon mercato, poco validi o che non rispettano la normativa italiana. In conclusione, anche se per legge avremmo diritto ad un'acqua insapore, inodore e incolore, bisogna ammettere che la garanzia sanitaria (il cloro), spesso in funzione dello stato delle tubature, puo creare qualche difficoltà tecnica a soddisfare il piacere di un buon bicchiere di acqua di rubinetto, e la scappatoia delle acque in bottiglia, ci ha lavorato sopra molto bene. E se, da un lato, è sicuramente corretto chiedere maggiori investimenti per l'ammodernamento delle reti e delle tecnologie usate negli acquedotti, dall'altro non è sbagliato, come acconsentito dalla legge, un intervento appropriato di declorazione dell'acqua, il più vicino possibile al punto di erogazione, prima del suo prelievo. Risulta quindi appropriata, qualora necessario e purchè a norma di legge, la proposta di intervento di filtrazione o trattamento sotto al lavello secondo il DM 443/90, diversificando l'acqua per bere e cucinare (declorata) da quella per lavare le stoviglie, la frutta, le verdure.
Per maggiori informazioni: www.aqsystem.it 165
3.8 L’Associazione e il Progetto Tatawelo La collaborazione tra LiberoMondo e l’Associazione Tatawelo è partita nel 2006 attraverso una co-importazione di caffè proveniente dalle cooperative zapatiste del Chiapas (Messico). La collaborazione si è rafforzata con gli anni e nel 2010 ha dato vita alla nuova linea comune di caffè "Progetto Tatawelo". LiberoMondo, oltre a pagare il prezzo Fair Trade alla cooperativa di produttori Ssit Lequil Lum, versa 10 centesimi per ogni chilo di caffè verde all'associazione Tatawelo per i progetti sociali in Chiapas.
Tatawelo
Il progetto Tatawelo è nato nel 2003 dalla sinergia tra diverse realtà dell'economia solidale italiana (G.A.S., botteghe, associazioni e soci individuali) per sostenere le comunità indigene dello Stato del Chiapas, attraverso la commercializzazione del loro caffè. Nel 2005 viene costituita legalmente, a Firenze, l'Associazione Tatawelo che dall'anno successivo inizia a seguire direttamente tutta la filiera del progetto. Attraverso la quota progetto (10 centesimi di ogni pacchetto venduto), l'Associazione finanzia attività volte al rafforzamento delle capacità produttive, gestionali e al raggiungimento della sovranità alimentare dei contadini. In Italia Tatawelo ha collaborato fino al 2009 con la cooperativa sociale Pausa caffè, facendo tostare il proprio caffè all'interno della casa circondariale di Torino e favorendo così l'inserimento lavorativo di detenuti. Ha successivamente portato avanti questo percorso con la fondazione della cooperativa Pawahtun e la prospettiva di continuare il percorso di torrefazione sociale con l'inserimento lavorativo di ex-detenuti che hanno appreso in carcere il mestiere del tostatore. L'associazione promuove inoltre iniziative di sensibilizzazione e informazione sui temi del mercato mondiale, del commercio equo e del movimento zapatista. Nel 2009 Tatawelo ha avviato una collaborazione con la facoltà di Sviluppo Economico e Cooperazione Internazionale dell'Università di Firenze, che ha permesso ad alcuni studenti di realizzare un tirocinio in Chiapas.
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La cooperativa Sssit Lequil Lum La cooperativa Sssit Lequil Lum (dal tzeltal "i frutti della madre terra") è costituita da circa 500 indigeni zapatisti di etnie chol e tzeltal che vivono nella regione nord del Chiapas. La cooperativa è nata nel 2003, anche se le esperienze aggregative di lavoro collettivo risalgono agli anni '90. Già da allora, infatti, molti contadini iniziarono a organizzarsi per strutturare forme alternative di economia, svincolate dal mercato tradizionale e dai cosiddetti “coyotes”, intermediari al soldo delle grandi imprese. La cooperativa è nata per promuovere la commercializzazione del caffè, ma anche la produzione collettiva, lo scambio di prodotti, la coltivazione di frutta, verdura, l'allevamento e per promuovere reti di economia alternativa a livello locale. Dopo una fase in cui ha lavorato per il miglioramento della qualità del caffè e per dotarsi della struttura gestionale e amministrativa necessaria, nel 2007 la cooperativa ha iniziato a esportare caffè, relazionandosi prevalentemente con i gruppi europei di solidarietà con gli zapatisti. L'ingresso in reti di economia alternativa ha permesso ai produttori di vedere valorizzata la loro attività agricola e trarre benefici per la crescita complessiva delle loro comunità. La Ssit Lequil Lum è sostenuta in loco dalla Ong messicana Desmi, che accompagna l'auto-sviluppo delle comunità indigene attraverso corsi di formazione sull'agricoltura organica e il sostegno allo sviluppo di un mercato locale. Tuttavia a gestire l'intero processo, dalla raccolta del caffè alla commercializzazione, sono gli stessi soci indigeni e in particolare i quattro responsabili del direttivo, che vengono eletti ogni tre anni. Nel corso del 2009, la cooperativa ha raggiunto una struttura piuttosto consolidata, avendo formato al proprio interno persone in grado di gestire la varie fasi di un'esportazione, dalla produzione coordinata di centinaia di soci, fino all'esportazione. Grazie ai fondi della quota progetto ha costruito un proprio ufficio e ha avviato la vendita del caffè anche nel mercato locale. Obiettivo per gli anni a venire è quello di acquistare un terreno su cui costruire un ufficio più amplio con annesso un magazzino e i macchinari per tostare e macinare il caffè per il mercato nazionale in proprio. Le difficoltà sono molteplici e legate ad un contesto estremamente militarizzato e a un clima di repressione verso i movimenti sociali e verso ogni tentativo di auto-organizzazione. Tuttavia, il fatto di gestire in autonomia un'attività produttiva e commerciale, strutturati in un'organizzazione di base, sta rappresentando per i soci della cooperativa un'importante motivo di riscatto umano e sociale, oltre che economico.
Collaborazioni in rete
Per maggiori informazioni: www.tatawelo.it
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3.9 Cooperativa Mondo Solidale Progetto El Bosque Dal 2006 LiberoMondo sostiene il progetto El Bosque della cooperativa Mondo Solidale acquistando il caffè importato dal Guatemala e utilizzandolo nella sua linea di caffè. Inoltre dal 2006 LiberoMondo distribuisce in tutte le Botteghe del Mondo Italiane il Caffè El Bosque 100% arabica macinato da 250g moka e espresso.
La Cooperativa Mondo Solidale La Cooperativa Mondo Solidale è una cooperativa sociale delle Marche che comprende 16 Botteghe del Mondo, oltre 2.000 soci e 5 soci lavoratori. E' una cooperativa strutturata in modo democratico e partecipativo; svolge attività di commercio alternativo, promozione dell'economia solidale, informazione e formazione, denuncia dell'ingiustizia sociale ed economica e porta avanti progetti di cooperazione con il Sud del mondo. Mondo Solidale importa direttamente dalla Cooperativa Nueva Esperanza di El Bosque in Guatemala, dall'Associazione Alsi del Perù, dall'Associazione Uvip del Kenya e dall'Associazione Assema del Brasile.
Mondo Solidale/Unicomondo
La Cooperativa la Nueva Esperanza di El Bosque
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Enrique, Modesto, Pedro, Felipe, Josè, Isabel, Marta... sono loro che per un anno intero curano e poi raccolgono il caffè "El Bosque". Hanno la fortuna di vivere in un luogo che la natura ha reso ricco con una vegetazione lussureggiante ed incontaminata e di produrre uno dei migliori caffè al mondo; ma avevano la sfortuna di svendere il loro caffè in bacche a pochi dollari il quintale. Nel 2003 Enrique, Modesto, Pedro, Felipe, Josè, Isabel, Marta... hanno fondato la cooperativa "La Nueva Esperanza": ora coltivano e raccolgono il loro caffè, lo selezionano, lo lavorano fino a farlo diventare "caffè oro" pronto per l'esportazione e poi lo inviano a Mondo Solidale. El Bosque è un piccolo villaggio situato in una vasta zona boschiva a 1500 metri di altitudine, nel municipio di Santa Cruz Naranjo, a sud-est di Città del Guatemala e abitato da un centinaio di famiglie che vivono coltivando piccoli appezzamenti di terreno. La relazione tra la comunità di El Bosque e Mondo Solidale è iniziata nel 2003, in seguito al crollo dei prezzi del caffè provocati dalla crisi internazionale. I piccoli coltivatori della comunità, che già vivevano in una situazione precaria, ne sono stati duramente colpiti e si sono trovati sul punto di abbandonare la coltivazione del caffè, loro principale fonte di reddito. La collaborazione con Mondo Solidale ha permesso alla cooperativa di organizzare esportazioni annuali, registrarsi presso Anacafè (Associazione Nazionale del caffè) e a Inacoop (Federazione Nazionale delle Cooperative), ed ottenere la licenza per l'esportazione del caffè. La cooperativa ha inoltre acquistato una macchina per la lavorazione del caffè pergamino e ha elaborato un progetto per la costruzione di un beneficio con centro sanitario annesso. Quest'ultimo progetto, del valore di 60.000 dollari, è stato finanziato da Mondo Solidale con il contributo del Comune di Macerata. Alla fine del 2005, l'uragano "Stan" ha causato in Guatemala, oltre a migliaia di morti, la perdita di gran parte del raccolto di caffè, mettendo a dura prova un'economia già in difficoltà. Nel tentativo di dare un sostegno alla comunità di El Bosque, Mondo Solidale ha deciso di garantire per le importazioni dal 2006 sino al 2010 un prezzo pari a 135$ per 100 libbre.
Per maggiori informazioni: www.mondosolidale.it
Gli obiettivi per il futuro sono: -dare continuità alle importazioni; -continuare a sostenere la scuola di El Bosque; -concretizzare la realizzazione del centro sanitario, per il quale è già stato individuato un terreno e realizzato un progetto di massima; - alla cooperativa "La Nueva Esperanza" attualmente aderiscono una quarantina di famiglie e la speranza è che se ne aggiungano di nuove.
3.10 Cooperativa Unicomondo Progetto Matembwe LiberoMondo ha da sempre attuato una scelta preferenziale per i progetti africani (dalla Tanzania importa dal 2001), per cui è stata una decisione naturale quella di appoggiare la cooperativa Unicomondo nella distribuzione dei cesti provenienti dal progetto di Matembwe, che abbiamo visitato e conosciuto direttamente nei nostri viaggi missione in Tanzania.
La Cooperativa Unicomondo La Cooperativa Unicomondo opera sul territorio della provincia di Vicenza per la promozione dei principi e dei valori del commercio equo e solidale. Unicomondo è una cooperativa che raggruppa più di dieci Botteghe del Mondo e una sede operativa/magazzino. E' gestita quasi interamente da soci volontari ed impiega dieci persone. Unicomondo conta complessivamente più di 700 soci.
Progetto Matembwe
Per maggiori informazioni: www.unicomondo.org
Collaborazioni in rete
La Cooperativa Unicomondo sostiene i progetti promossi dalla Ong CEFA in Tanzania. La Tanzania è un paese posizionato nell'immensa regione dell'Africa dell'est, dove i tassi di povertà raggiungono i livelli più alti. Il Cefa, Ong di Bologna presente in Tanzania da oltre 25 anni, ha avviato un ampio Progetto-Paese che ha come obiettivo generale il miglioramento della qualità della vita della popolazione a partire dai bisogni primari dell'alimentazione e della produzione agricola. Il CEFA con i suoi volontari si è impegnato nella gestione di un allevamento avicolo, nella produzione di marmellate, nella realizzazione di due piccole centrali idroelettriche e nell'avvio di progetti di formazione. Tra questi, il progetto Matembwe Village Company (MVC), promosso da CEFA e sostenuto da Unicomondo, si prefigge di promuovere uno sviluppo sostenibile e permanente della realtà locale attraverso la promozione e il sostegno dei piccoli gruppi famigliari che lavorano artigianato, soprattutto cesti ma anche legno (taglieri). L'attività artigianale, oltre a influire positivamente aumentando il reddito delle famiglie coinvolte, vuole creare nuove opportunità professionali per giovani e donne che solitamente sono ai margini della realtà produttiva tanzaniana. Il progetto punta inoltre alla vendita di oggetti artigianali nei circuiti del commercio equo e solidale, e in questo senso la Cooperativa Unicomondo sostiene il progetto attraverso l'importazione e la distribuzione dei cesti "Matembwe". I cesti prendono il nome dalla zona di Matembwe (distretto di Njombe, regione di Iringa, Tanzania) in cui sono prodotti. Questi vengono realizzati con un'erba spontanea locale chiamata "malulu", essiccata e intrecciata a mano da gruppi di donne che svolgono tale attività presso le proprie case, nel tempo "libero" dopo i lavori domestici. Sono usati abitualmente dalle stesse donne per trasportare alimenti.
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3.11 Cooperativa Vagamondi Progetto Araliya Dal 2005 LiberoMondo sostiene il progetto Araliya della cooperativa Vagamondi di Formigine (Mo), distribuendo in particolar modo i fiori per bomboniera, tulle e scatole in foglia di palma. Nel 2007 abbiamo aggiunto ai nostri prodotti pasquali il rametto Araliya: ovetti di cioccolato confezionati con i fiori del medesimo progetto.
Cooperativa Vagamondi La società Cooperativa Vagamondi scrl è stata costituita nel 2002 per occuparsi della gestione dell'attività di commercio equo e solidale a Formigine. Alla fine del 2007 Vagamondi diventa Cooperativa Sociale. L'attività della cooperativa è rivolta in particolare alle donne italiane e straniere presenti sul territorio di Formigine che si trovano in una condizione di disagio sociale ed economico. Alle donne, spesso madri che faticano a trovare lavoro, dopo segnalazione da parte del Cav (Associazione centro aiuto alla vita e dei servizi sociali), viene offerto un lavoro che consiste prevalentemente nel confezionamento di bomboniere. In cooperativa ci sono inoltre educatrici che si prendono cura dei loro figli in un ambiente protetto. Oltre alla classica attività di vendita, nel 2004 Vagamondi ha iniziato l'importazione diretta dallo Sri Lanka di alcuni prodotti, tra cui quelli in “cacca di elefante” realizzati da Eco Maximus e quelli del gruppo Araliya. In questo momento, direttamente e indirettamente, Vagamondi occupa 80 persone in Sri Lanka e 6 a Formigine, impegnati nel seguire i vari progetti avviati.
Vagamondi/Ravinala
Progetto Araliya
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Per maggiori informazioni: www.vagamondi.net
Araliya è il nome di un profumatissimo fiore bianco originario dello Sri Lanka, che in lingua cingalese significa bellezza di donna e viene usato, secondo antiche tradizioni, per dare il benvenuto agli ospiti. Il "Progetto Araliya", avviato grazie all'appoggio della Coop. Sociale Vagamondi e l'Associazione "Cose dell'Altro Mondo" ONLUS, sostiene un gruppo di donne molto povere dello Sri Lanka dando loro un impiego, vari servizi assistenziali e commercializzando i loro prodotti. Il progetto coinvolge 80 donne (molte delle quali mamme di bambini sordomuti) che producono piccoli fiori, tulle e coccarde utilizzati per la confezione di bomboniere e realizzati interamente a mano e con materiale locale. Sono diverse le realtà che compongono Araliya... Gruppo tulle: il ricamo del tulle semplice era affidato a 5 donne che lavoravano all'interno delle loro case. Nel 2008 è stato inaugurato un magazzino in cui ora le donne si ritrovano per lavorare insieme. Gruppo Nathalia: il primo nato in Araliya, attivo fin dal 2004 all'interno delle aule della scuola materna gestita dalle suore delle "Figlie della Provvidenza". Gruppo Camari è il nome della donna che ha ideato i fiori in fibra di cocco: vedendo la difficoltà nel reperire il materiale usato per realizzare il fiore Araliya, ha cominciato a idearne altri utilizzando materiali 'poveri' e di uso quotidiano. E' nato così il fiore “Camari” che ora viene lavorato dalla signora Camari nella sua stessa casa, risistemata ed ampliata per accogliere il gruppo di produttrici. Gruppo Jasemine: anche la casa della signora Jasemine è stata risistemata ed ampliata, per ospitare 10 donne che lavorano i fiori realizzati in fibra di cocco. Gruppo Concy: Concy è un'altra produttrice del gruppo storico; ha lavorato fin dall'inizio i fiori realizzati con la cacca di elefante. Gruppo Sriany: il tulle della pace è diventato un classico della produzione di quella realtà. Tra i progetti sostenuti da Vagamondi in Sri Lanka vi sono la scuola elementare gestita da Sr. Chidimma, dell'ordine delle "Figlie della Provvidenza" di Modena e il Convitto "Domus Fabbriani" per sordomuti.
3.12 Cooperativa Ravinala Progetto Madagascar LiberoMondo distribuisce ormai da cinque anni nelle Botteghe del Mondo i prodotti importati da Ravinala dal Madagascar: oggetti in carta di antaimoro e matasse di rafia. A questi si sono aggiunti, nel 2009, la cesteria e i giocattoli in metallo riciclato. La cooperativa sociale Ravinala è nata nel 1987 dall'esperienza di un gruppo di persone da anni impegnate in progetti di volontariato internazionale. "Il mondo è come una grande risaia: il lavoro porta frutto attraverso lo sforzo di tutti". In questo proverbio del Madagascar, paese in cui Ravinala è impegnata da anni, è racchiuso il senso della cooperativa.
Progetto Madagascar: un'isola, tanti prodotti Carta antaimoro
La carta Antaimoro, comunemente detta carta di riso sebbene di riso non abbia nulla, prende il suo nome da un gruppo etnico che vive sulla costa est del Madagascar. Questo tipo di artigianato non è tipico del paese, bensì proviene da naviganti arabi approdati casualmente sulla costa est dell'isola; questo piccolo gruppo spinto dalla necessità di trascrivere i versetti del corano per poterli trasmettere, qui utilizzò un arbusto, l'avoha, dalla cui corteccia si poteva ottenere una carta simile alla pergamena. La popolazione Antaimoro, fortemente influenzata dalla tradizione araba apprese l'arte di fabbricare la carta e la diffuse in varie zone del Madagascar. La lavorazione della carta Antaimoro si articola in diverse fasi: inizialmente la corteccia dell'avoha viene fatta bollire in grosse pentole, dopo di che viene pestata con grossi martelli in legno oppure nei mortai. Le grosse palle di impasto che si ottengono vengono sciolte all'interno di una cornice-telaio con graticcio che galleggia in una vasca piena d'acqua. L'acqua viene aggiunta finché la pasta non è completamente sciolta ed uniformemente distribuita sul supporto. Il telaio, con la carta ancora impregnata d'acqua, viene deposto sui banchi di lavoro dove le donne la adornano con petali, foglie e ramoscelli, facendo aderire il tutto in un foglio uniforme. Infine il telaio viene posto ad asciugare “al sole e al chiaro di luna” e il foglio è poi pronto per essere staccato dal telaio ed utilizzato. La lavorazione artigianale di rafia e paglia viene eseguita soprattutto dalle donne. Si tratta di prodotti naturali che vengono intrecciati a mano per dare forma a tantissimi oggetti. Prima di procedere all'intreccio le fibre vengono colorate con tinture naturali. Per alcuni tipi di lavorazione si utilizzano dei telai su cui le fibre più sottili vengono intrecciate a costituire un vero e proprio tessuto che, ulteriormente lavorato (taglio e cucito), fornisce borse e cappelli. Altri tipi di fibre invece, vengono intrecciate a mano per ottenere cappelli, vassoi, cesti, pochette o bomboniere. La paglia viene anche utilizzata per un altro tipo di lavorazione: una specie di mosaico ottenuto dall'accostamento di frammenti di paglia diversi per forma, dimensioni e tonalità di colore.
Latta
“Di qualunque materiale tu sia fatto puoi sempre brillare” recitava il film d’animazione “Robots”: l'infanzia è l'età dell'impossibile e del meraviglioso, del saper vedere anche in una macchina di latta la propria auto spaziale e volante che vorremmo possedere domani. In Madagascar tutto viene riciclato, nulla deve essere sprecato. Ed ecco quindi che anche latte, lattine, barattoli vuoti trovano una loro collocazione per essere trasformati in modellini di automobili, camion, motociclette, aeroplani. Le lattine vengono raccolte o acquistate a peso, poi aperte e ripulite all'interno. I fogli vengono poi tagliati, modellati e saldati fino ad ottenere la forma desiderata.
Per maggiori informazioni:
www.ravinala.org Ravinala Italia www.ravinala.mg Ravinala Madagascar
Collaborazioni in rete
Rafia e Paglia
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3.13 Associazione Croce del Sud Progetto Zabré Dal 2008 LiberoMondo collabora con l'associazione Croce del Sud per la sua linea di cosmetici Taama. Croce del sud fornisce la materia prima principale, il burro di karité, proveniente dal Burkina Faso. In Italia, LiberoMondo fornisce altre materie prime provenienti da produttori del commercio equo che vengono lavorate dalle erboriste del laboratorio Daymons Naturalerbe di Torino.
Associazione Croce del Sud Nata nel 1992, l'associazione Croce del Sud e' impegnata in progetti di cooperazione internazionale ispirati ai principi del Commercio Equo e solidale. Nel 2009 è nata anche la Cooperativa CROCE DEL SUD per la gestione della Bottega di Piombino, affidata a volontari e lavoratori. La cooperativa si occupa anche dell'importazione e commercializzazione di prodotti realizzati in Burkina Faso dagli artigiani di Pag-la yiri: cesteria, tessuti in bogolan, oggetti in legno, strumenti musicali e burro di Karitè.
Croce del Sud/Raggio Verde
Progetto Zabré
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Con il sostegno del Comune di Piombino, della Provincia di Livorno e di altre associazioni del territorio, Croce del Sud dal 2004 collabora con l'Association Pag-la-Yiri ("Donna fondamento della casa e della società”) per un progetto d'importazione diretta dal Burkina Faso e la realizzazione di progetti sanitari e di scolarizzazione per la comunità del villaggio di Zabrè. Pag-la-Yiri è un'associazione nata nel 1975, composta da 10.000 donne, attiva in 3 provincie e che raggruppa 703 gruppi di base. L'associazione ha lo scopo di trasformare qualitativamente la società burkinabè in favore dei gruppi più emarginati e meno istruiti: le donne, le bambine, gli anziani, i portatori di handicap e gli orfani. Come previsto dal "Progetto Zabré: adotta una scuola, adotta un diritto", nel corso del 2009 la costruzione della scuola "la Fille" di Zabré è stata terminata, grazie al sostegno della comunità di Piombino. Oltre alla realizzazione della scuola, nel settembre 2009 il Sig. Kabore Fidele, operatore sanitario del dispensario pubblico di Zabrè, ha partecipato ad un corso di formazione all'uso di un piccolo laboratorio d'analisi (sangue, urine ecc..) organizzato dalla Croce del Sud insieme al Responsabile e all'equipe dei medici e dei tecnici del laboratorio di analisi del P.O. di Villamarina e con la partecipazione del Comune di Piombino. Il piccolo laboratorio, acquistato con il contributo del Comune di Piombino, dell'ASL 6 e della Croce del Sud, sarà donato al dispensario di Zabré insieme ai consumabili necessari al suo funzionamento che dovranno essere acquistati.
Per maggiori informazioni: www.bottegacrocedelsud.it
3.14 Cooperativa Raggio Verde Progetto Artes Maconde e linea Be Cotton LiberoMondo collabora da parecchi con la Cooperativa Raggio Verde. In particolare dal 2008 è iniziata la distrib uzione di varie linee di prodotti provenienti dal progetto “Artes Maconde” in Mozambico(legno, batik, bigiotteria, cesteria); da circa un anno inoltre, è stata attivata la vendita della linea “BECotton” (linea intimo in cotone bio).
Cooperativa Raggio Verde La Cooperativa Raggio Verde è nata nel 1997 . Nel 1998 viene inaugurata la prima Bottega Raggio Verde a Cossato. Dal 1999 Raggio Verde diversifica le proprie attività avviando quelle legate al catering, ai distributori automatici di caffè e alla consegna a domicilio dei prodotti. Dal 2000, su richiesta dell'Associazione Cuore Attivo di Borgomanero, Raggio Verde inizia a partecipare al Progetto Mozambico, intervenendo come importatore in un progetto di Commercio Equo Solidale. Al momento attuale la Cooperativa gestisce 5 botteghe del mondo più una in fase d'allestimento, e segue 3 progetti di importazione, uno in Mozambico, uno in Bangladesh e uno in Brasile. È stato inoltre avviato un importante e ambizioso progetto di produzione e promozione di capi in abbigliamento in cotone biologico proveniente da progetti di commercio equo, che crea un ponte diretto tra il nord e il sud del mondo.
Progetto Be Cotton
Il Biellese, dove vengono lavorati i capi della linea “BECotton”, è una terra dove l'esperienza produttiva nella tessitura, la tintoria, il finissaggio di tessuti in cotone per maglieria e la confezione degli stessi prodotti è nota al mondo intero. Molte imprese italiane ed europee hanno scelto la strada più semplice per competere nel mercato globale: delocalizzare. Questa scelta è spesso però per nulla equa né solidale, sia per il territorio da cui si trasferisce la produzione sia per il territorio in cui si sceglie di produrre. Nello stesso tempo questa scelta non garantisce il valore qualitativo che la nostra produzione è in grado di offrire. Queste considerazioni hanno portato Raggio Verde a progettare una linea di abbigliamento in grado di unire le capacità produttive di materia prima del sud del mondo con le competenze diffuse del territorio biellese nella trasformazione del cotone, dalla tessitura fino alla confezione. La scelta di produrre i capi nel territorio assume così un duplice valore. Un segno chiaro che il territorio ha ancora molto da offrire, arricchendo nello stesso tempo i prodotti di due caratteristiche inimitabili: essere biologico ed equo nello stesso tempo.
Per maggiori informazioni: www.raggioverde.com www.becotton.com
Collaborazioni in rete
La coltivazione del cotone effettuata nelle abituali modalità intensive impegna il 40% di tutti i pesticidi utilizzati in agricoltura su scala mondiale. I prodotti di abbigliamento EquoSolidali per questo motivo non sono sempre in grado di fornire sufficienti garanzie da un punto di vista ambientale. Le linee di abbigliamento biologico non offrono oggi garanzie da un punto di vista sociale e dei diritti dei lavoratori: le ricerche effettuate tra i produttori del Sud del Mondo dimostrano mancanza di rispetto dei diritti umani fra le aree convertite alla coltivazione del cotone biologico (Turchia, Burkina Faso, India) mentre i distretti tessili già inseriti nei circuiti di commercio EquoSolidale (Bangladesh, Sudamerica) garantiscono ai lavoratori diritti e guadagni equi a chi produce. Il progetto “BECotton” nasce proprio per rispondere ad una domanda che non solo i consumatori pongono ma che il mondo pone e porrà in misura sempre maggiore: coniugare il rispetto dei diritti umani e il rispetto del nostro pianeta. Due sono gli elementi che fanno di “BECotton” un progetto unico ed inimitabile e che permettono di coniugare due esigenze fondamentali nella produzione dell'abbigliamento: la tradizione e la tracciabilità.
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3.15 Cooperativa Fair Progetto Rajlaskmi Cotton Dal 2006 LiberoMondo collabora con Fair nella promozione della Campagna Abiti Puliti, di cui è socia, destinando a questa il 3% del margine di vendita degli asciugamani e l'1% di quello delle lenzuola, prodotti in India dalla Rajlakshmi Cotton.
Cooperativa Fair [fair] è consulenza, formazione su economie solidali, comunicazione sociale e cooperazione internazionale. [fair] è un pool di professionisti, esperti ed operatori al servizio delle organizzazioni del Commercio equo e solidale, del Terzo settore e delle piccole imprese responsabili. [fair] è un contributo alla crescita di un economia a misura di persona. [fair] Professionisti capaci di futuro.
Progetto Rajlakshmi Cotton
Fair
Nella ricerca di una sempre maggiore sostenibilità sia sociale che ambientale abbiamo scelto di sostenere un progetto di cotone organico che ha positivamente coniugato entrambi questi aspetti. Dal 2001 la Rajlakshmi Cotton Mills P Ltd, produce e esporta prodotti tessili e abbigliamento in cotone organico. Si tratta di un'impresa particolare, che ha scelto di investire sulle persone e sull'ambiente, sostenendo il Mahima Organic Project e il SolidaridadVOFA Project. Il Mahima Project vicino a Indore, in India, è un progetto formato da piccoli produttori tradizionalmente impegnati nella coltivazione organica. Mahima Organics è l'organizzazione che si occupa di garantire la formazione, il coordinamento delle attività e la vendita dei semi di cotone prodotti con un premio superiore del 15/20% ai prezzi del mercato convenzionale. Il Solidaridad Project sviluppato nello stato dell'Andhra Pradesh, in India, e lanciato nel 2003 dalla organizzazione olandese Solidaridad, è formato anch'esso da piccoli produttori che coltivano campi totalmente privi di irrigazione artificiale, dipendenti quindi dalla piovosità. A questo si collega anche il VOFA Project, composto invece da produttori di maggiori dimensioni, coordinati e formati all'interno della filiera. Tutte le fibre di cotone sono acquistate e filate nell'impresa gemella Maikaal Fibers Ltd, vicino a Indore in India centrale. Maikaal Fibers Ltd è stata la prima impresa in India a cominciare la produzione cotone organico certificato in fibra e filato. I progetti di cotone organico e tutte le unità produttive sono certificate da SKAL (www.skal.com, organizzazione olandese accreditata da IFOAM con standard estremamente elevati) e sono conformi alle pratiche del commercio equo e solidale. Rajlakshmi Cotton Mills P Ltd, ad esempio, riconosce un Fair Trade Premium spesso superiore a quello individuato da FLO Cert in 22 Rupie per kg di cotone. Nel 2002 inoltre è nata GreenLicense, moderno stabilimento dedicato al confezionamento che impiega oggi circa 120 persone.
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Rajlakshmi Cotton Mills P Ltd sostiene e promuove le pratiche del commercio equo in tutti i progetti di cotone organico e in tutte le unità produttive direttamente controllate o associate alla filiera, in particolare: a) i progetti di cotone organico sono attualmente sotto ispezione da parte di Max Havelaar ed è in corso la certificazione Fair Trade per i singoli progetti, prevista per la fine del 2005. b) La filanda " Maikaal Fibers Ltd" è già stata pre-ispezionata da FLO e segue tutte le pratiche del Fair Trade. c) le unità produttive e le imprese di confezionamento inoltre seguono comportamenti conformi alle richieste contenute nel codice di condotta
della Clean Clothes Campaign e stanno lavorando per ottenere la certificazione da Max Havelaar. Rajlakshmi Cotton Mills P Ltd produce cotone organico per Greepeace dal 2004, che ha ispezionato i suoi stabilimenti nel 2002, trovando standard adeguati. Nel 2003 Oxfam-Magasins du Monde ha visitato tutti i progetti e ispezionato i diversi siti produttivi; a seguito della visita è cominciato un programma per la certificazione dell'unità di confezionamento da parte della Fair Wear Foundation, come previsto dalla Clean Clothes Campaign ed è stato messo a punto un programma formativo per la sede di Calcutta: Chanda Korgaokar, esperta della Clean Clothes Campaign in Belgio, ha svolto la formazione sul campo. Il programma continuerà nel 2005 fino al definitivo adeguamento alle prescrizioni della Clean Clothes Campaign. Il codice di condotta adottato dalla Rajlakshmi Cotton Mills segue principi di produzione responsabile. Tutti i prodotti sono prodotti in rispettando le leggi e secondo un approccio etico e umano all'impresa.
Per maggiori informazioni: www.abitipuliti.org www.faircoop.it
Collaborazioni in rete 175
3.16 Cooperativa Quetzal Progetto APJ Data anche la vicinanza geografica, LiberoMondo da diversi anni ha avviato collaborazioni con la cooperativa Quetzal di Alba, su progetti di sensibilizzazione e informazione. Nel 2008 ha iniziato a sostenere Quetzal nella distribuzione della bigiotteria di A.P.J. del Brasile, di cui ha anche conosciuto i responsabili e il fondatore, il missionario albese Don Giovanni Lisa.
La cooperativa Quetzal La cooperativa Quetzal nasce ad Alba, in provincia di Cuneo, nel giugno del 1992, con l'intento di realizzare il progetto di una Bottega del Mondo in cui coesistessero commercio equo e solidale e alimentazione biologica. Fin dalla fondazione, Quetzal aderisce alla Carta Italiana dei Criteri del Commercio Equo e Solidale. Gli obiettivi della Cooperativa sono principalmente il sostegno e la diffusione del commercio equo e solidale, della finanza etica e degli ideali che ne sono alla base; la sensibilizzazione dell'opinione pubblica sui rapporti tra Nord e Sud del mondo e sul consumo responsabile, nonchè la promozione della cultura del biologico e la vendita di prodotti biologici e biodinamici certificati. Proprio per promuovere gli obiettivi istituzionali, nel 1993 Quetzal diventa socia di CTM Altromercato, consorzio di oltre cento Botteghe del Mondo che operano sull'intero territorio nazionale. Inoltre, dal 2000, al fianco di Quetzal, opera l'associazione culturale Verso Sud che ha la finalità di sostenere iniziative di formazione e informazione sui temi dell'intercultura e progetti educativi rivolti alle scuole.
Quetzal/Sole
Progetto A.P.J. (Brasile)
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L'associazione A.P.J. (Apreder Produzir Juntos) è nata nel 1984 su proposta di un missionario albese e di un gruppo di brasiliani. E' un ente senza fini di lucro che opera a Teofilo Otoni, nello stato brasiliano del Minas Gerais, situato nella regione geografica del Sudeste e popolato da una numerosa comunità italiana (10% della popolazione). L'A.P.J. è organizzata in due grandi ambiti: la cooperativa A.P.J. che promuove la formazione umana, professionale e cooperativista, e la Casa dell'Adolescente o Officina Pedagogica, che lavora per la prevenzione, fornendo uno spazio educativo a ragazzi a rischio. Questa struttura accoglie attualmente più di 800 ragazzi in due turni, mattino e pomeriggio, e lavora a stretto collegamento sia con la scuola che con le famiglia da cui provengono gli adolescenti. Le persone che lavorano nei vari settori superano il centinaio, a seconda dei periodi. Ogni settore prevede l'inserimento di personale specificatamente preparato per svolgere funzioni di formazione professionale, di coordinamento produttivo e di amministrazione, senza togliere responsabilità e autonomia che sono proprie del cooperativismo. Il Minas Gerais, inoltre, è la regione delle pietre semipreziose (ametista, topazio, tormalina, berillo, quarzo, apatite, kunzite ecc) e preziose (acque marine e smeraldi) e Teofilo Otoni è il mercato più importante. La Coop A.P.J. acquista le pietre grezze dai cercatori che lavorano nelle campagne; nel laboratorio, dove lavorano circa 8 persone, le trasforma poi in anelli, orecchini, collane e braccialetti. Inoltre, dagli scarti di lavorazione si ottengono altri oggetti, come animali, immagini religiose e vasi, che vengono anch'essi commercializzati dalla cooperativa Quetzal.
Per maggiori informazioni: www.coopquetzal.it
3.17 Associazione Sole Progetto Muteko Wahu La collaborazione con l'associazione Sole è nata in occasione del viaggio in Italia del responsabile dell'associazione Muteko Wahu (Mozambico), che ha visitato la sede di LiberoMondo. Da questo incontro è nata l'idea dell'importazione congiunta dei batik e della loro distribuzione nelle Botteghe del Mondo.
L'Associazione "SOLE" L'associazione Sole opera dal 2003 nel mondo del volontariato, ed è impegnata prevalentemente nel sostegno di progetti in Mozambico e in Burkina Faso. Ha come principi fondanti l'equità e la giustizia sociale, la centralità della persona, l'autosviluppo. Sole sostiene piccole realtà in Mozambico e in Burkina Faso: - lavorando insieme alle persone, missionari e locali impegnati nella riduzione della povertà; - finanziando progetti di auto-sostentamento con l'obiettivo di restituire dignità al lavoro delle persone; - valorizzando l'artigianato locale e le cooperative di artigiani, secondo i principi del commercio Equo; - appoggiando centri di formazione in ambito professionale ed educativo, verificando l'avanzamento dei progetti e l'utilizzo dei finanziamenti. Per realizzare le sue attività, l'Associazione Sole raccoglie fondi tramite donazioni, mostre-mercato, vendita di bomboniere solidali e progetti di cooperazione decentrata. Sole organizza inoltre mostre, convegni e attività culturali con lo scopo di diffondere una cultura della solidarietà e della pace. L'associazione Sole destina il 100% dei fondi ricavati con le iniziative e le donazioni per il sostegno dei progetti. Le spese di amministrazione e gestione sono sostenute dai soci attraverso quote e contributi personali.
Associazione Muteko Wahu
Per maggiori informazioni: www.soleonlus.org
Collaborazioni in rete
L'associazione Muteko Wahu, che in lingua mozambicana vuol dire "il nostro lavoro", è formata da nove giovani artisti, di età compresa dai 22 ai 30 anni, che lavorano a Maputo, nel quartiere dell'aeroporto. Da diversi anni gli artisti si dedicano alla produzione dei batik e uno di loro lavora il legno. Attraverso l'antica arte del batik i giovani di Muteko Wahu, ognuno con il proprio stile, illustrano su tela il mondo rurale mozambicano con i suoi elementi tipici: il sole, rappresentato direttamente o richiamato nelle forme tondeggianti a rappresentare il bene che benedice la vita, le figure slanciate a indicare la volontà di crescita e di miglioramento, l'acqua come elemento di vita, gli eleganti intrecci di figure femminili a simboleggiare come i destini del clan siano strettamente collegati. L'associazione Sole sostiene direttamente questo centro di formazione a Maputo, con l'obiettivo di tramandare questa tecnica antica, offrire concrete opportunità di lavoro e di favorire processi di riscatto economico e sociale attraverso l'arte. Muteko Wahu svolge inoltre attività a favore dei ragazzi del quartiere: fornisce libri, materiale scolastico e uniformi per la scuola. Ha inoltre avviato un corso di formazione sulla tecnica di realizzazione dei batik fornendo gratuitamente tele e pennelli.
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3.18 Cooperativa Pangea Niente Troppo Progetto La Ruashi Durante un viaggio in Congo nel 2008, LiberoMondo ha visitato i produttori del Progetto La Ruashi, che collaborano dal 2006 con la cooperativa Pangea- Niente Troppo di Roma. Ritenendo molto valido il progetto, ha deciso di dare la propria disponibilità per la distribuzione in tutta Italia degli animaletti e della bigiotteria in malachite di La Ruashi.
Pangea Niente Troppo/Il Ponte
La cooperativa Pangea- Niente troppo
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Pangea-Niente Troppo è il frutto della fusione fra due organizzazioni romane, la Cooperativa Sociale Pangea (nata nel 1991 come Associazione, trasformatasi nel 1993 in Cooperativa e nel 2003 in Cooperativa Sociale) e la Cooperativa Sociale Niente Troppo (nata nel 2001 come Associazione, trasformatasi nel 2003 in Cooperativa Sociale). E' una Cooperativa Sociale, organizzazione senza fini di lucro, il cui scopo è diffondere il commercio equo e solidale e la finanza etica come strumenti di cooperazione e di tutela dei diritti umani. Opera a Roma, dove gestisce quattro Botteghe del Mondo e svolge attività culturali e di educazione allo sviluppo: pubblicazione di materiali infoeducativi, anche con il sostegno della Commissione Europea; proposte alle scuole di ogni ordine e grado di percorsi ed itinerari didattici; organizzazione di corsi di formazione per insegnanti ed educatori e per operatori di Botteghe, incontri e seminari per il pubblico in generale, eventi ed iniziative; promozione e sostegno a campagne di sensibilizzazione e boicottaggio. Pangea-Niente Troppo coopera con diverse realtà locali, nazionali ed internazionali, è socia del Consorzio Ctm altromercato ed è iscritta al Registro AGICES (Registro Italiano delle Organizzazioni di Commercio Equo e Solidale).
Il progetto La Ruashi L'importazione dal Congo da parte di Pangea è iniziata dalla collaborazione con l'associazione Amka onlus, che opera dal 2001 nella regione del Katanga, ai confini meridionali con lo Zambia. Amka, attraverso personale congolese, sostiene l'emancipazione della popolazione che vive alla periferia di Lubumbashi e nei villaggi vicini. Interviene nel settore educativo con progetti di istruzione e alfabetizzazione, in quello sanitario, gestendo un centro di salute, un programma di prevenzione della trasmissione madre-figlio del HIV e garantendo l'accesso all'acqua ai villaggi in cui opera. Ha promosso inoltre un intervento di microcredito a sostegno delle attività produttive ed è in quest'ambito che è nata una collaborazione con PangeaNiente Troppo per l'avvio di un progetto di Commercio Equo e Solidale: Amka ha individuato tre cooperative operanti nella periferia di Lubumbashi, nel quartiere La Ruashi, concedendo loro dei piccoli crediti per sostenere le attività produttive, che avevano risentito fortemente dei conflitti in corso alla fine degli anni '90. Le cooperative Huru, Tujikaze e Mawazo (che in lingua swahili significano rispettivamente Libertà, Forza e Conoscenza) sono costituite da artigiani impegnati prevalentemente nella lavorazione della malachite, minerale semi-prezioso presente nelle miniere di rame vicine alla città. La cooperazione tra Pangea e Amka onlus ha reso possibile l'accesso al mercato del commercio equo e solidale italiano ai 190 artigiani di La Ruashi. Dal 2006 vengono effettuati due ordini l'anno, prefinanziati al 50% e saldati alla consegna. I prodotti importati in Italia sono monili realizzati in malachite, frutto dell'incontro tra la lavorazione tradizionale e il gusto dei consumatori italiani che frequentano le Botteghe.
Per maggiori informazioni: www.commercioequo.org
3.19 Cooperativa Il Ponte Progetto Alsar La cooperativa Il Ponte Il Ponte è una società cooperativa senza scopo di lucro, con sede a Giaveno (TO), che gestisce tre punti vendita di commercio equo nella provincia di Torino. Da anni è impegnata nella diffusione del commercio equo e solidale, per uno sviluppo sostenibile, rispettoso dell'uomo e dell'ambiente. La Cooperativa Il Ponte, oltre alla vendita dei prodotti, si impegna in attività di formazione sui temi inerenti ai rapporti Nord-Sud, interculturalità, tolleranza e solidarietà, collaborando da anni con comuni e scuole in provincia di Torino. Inoltre Il Ponte sostiene un progetto di educazione popolare nella comunità di S. Francisco Echeverria in El Salvador (Centroamerica): ha mantenuto i maestri durante il loro iter universitario (necessario per ottenere l'abilitazione dallo Stato), contribuisce alla fornitura del materiale didattico per la scuola, ha finanziato la costruzione di una biblioteca, e da quest'anno sostiene un progetto di qualificazione professionale a beneficio dei giovani della comunità. Presso la Cooperativa Il Ponte funziona stabilmente anche uno sportello di finanza etica, e si organizzano periodicamente iniziative culturali di approfondimento su diversi temi rivolti alle scuole.
La cooperativa Alsar
Collaborazioni in rete
Da più di dieci anni la cooperativa Il Ponte è impegnata in un progetto di importazione diretta di prodotti di artigianato tipico da El Salvador. Il Ponte, in piena osservanza dei principi del commercio equo e solidale, garantisce agli artigiani salvadoregni una vita dignitosa, sia pagando un prezzo giusto per il loro lavoro, sia permettendo loro di reinvestire parte degli utili nella crescita della comunità nella quale vivono. "Casa de las Artesanias" fu fondata nel 1977 dall'ONG salvadoregna Fundasal, con il proposito di consolidare una struttura commerciale autonoma per dare sostegno agli artigiani in cerca di nuovi sbocchi sul mercato nazionale ed estero, e di aumentare i loro redditi così da migliorarne le condizioni di vita. Nel 2005, per iniziativa degli stessi lavoratori, "Casa de las Artesanias" è diventata una vera e propria cooperativa di artigiani completamente autogestita, cambiando il nome in Alsar (Alianza Salvadoreña de Artesanos de Responsabilidad Limitada). Attualmente Alsar, che ha la sua sede a La Palma (dipartimento di Chalatenango), conta 64 soci (di cui 25 in attività), compresi anche gli artigiani che vivono in altri municipi, come Ilobasco, Concepcion e Quetzaltepeque, e che lavorano non solo il legno ma anche il copinol - un seme della pianta omonima, diffusissima in Centro America -, la terracotta e i prodotti tessili. I prodotti dell'artigianato salvadoregno sono conosciuti in tutto il mondo per la loro alta qualità, ma soprattutto per l'originalità e la perizia degli artigiani nell'elaborarli: raffigurano paesaggi, oppure immagini religiose, o ancora le scene più caratteristiche della vita "campesina". Alsar è formata per più della metà da donne imprenditrici, rimaste vedove o abbandonate dai mariti, a cui tocca mantenere la famiglia. Nei loro laboratori vengono spesso impiegati studenti che lavorano per pagarsi gli studi oppure giovani madri bisognose di aiuto, senza però trascurare molti piccoli artigiani - quelli che vivono in villaggi isolati - ai quali viene affidata una parte del lavoro per aiutarli a sopravvivere. Col tempo, anche grazie ai canali di esportazione del commercio equo e solidale, Alsar è riuscita a crescere e a far conoscere i suoi prodotti in tutto il mondo. In questo modo, oggi, molte famiglie sono in grado di sostenersi con il loro lavoro.
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Azioni e progetti di utilità sociale Agli artigiani che vivono nei luoghi più isolati del dipartimento di Chalatenango viene consegnato il materiale da dipingere direttamente a domicilio, affinché possano completare la lavorazione con il disegno o la pittura, e senza doversi recare sul posto di lavoro. Grazie al ricavato delle vendite dei prodotti, Alsar ha potuto realizzare progetti di utilità sociale a favore dei lavoratori e delle loro famiglie come, ad esempio, l'acquisto di prodotti alimentari e di prima necessità ("canastas basicas") per gli abitanti più poveri dei villaggi del municipio. Inoltre, si è potuto allestire un servizio di trasporto presso gli ambulatori di zona per tutti coloro che hanno problemi di salute o di malattia. Nei laboratori artigianali di ogni socio si offre alle giovani madri la possibilità di lavorare e, nello stesso tempo, di badare ai loro bambini, adottando ogni precauzione per tutelare la loro salute e sicurezza. Nei limiti del possibile, ai lavoratori ed ai collaboratori vengono concessi degli anticipi sul compenso che ricevono, affinché possano far fronte alle loro necessità più impellenti. Attualmente Alsar si sta dedicando anche a due nuovi progetti: l'acquisto di giochi per i bambini e l'assistenza sanitaria gratuita a tutti i lavoratori, grazie anche al sostegno di una ong.
Ad Gentes
Per maggiori informazioni: www.coopilponte.org
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3.20 Cooperativa Ad Gentes Progetto Asarbolem Dopo aver importato direttamente dall'Associazione Asarbolem per qualche anno, LiberoMondo ha deciso, d'accordo con gli stessi produttori, di interrompere l'importazione diretta e sostenere l'attività di importazione dell'Associazione Ad Gentes di Pavia, da anni legata ai produttori di questo progetto. LiberoMondo distribuisce oggi i prodotti di maglieria e gli accessori di abbigliamento in lana e in alpaca importati da Ad Gentes.
Associazione Ad Gentes L'associazione Ad Gentes è nata nel 1994 da persone provenienti da diverse esperienze di volontariato, volte a promuovere la sensibilità dell'accoglienza e della condivisione, all'insegna dello spirito missionario. Il primo passo è stato l'apertura di un negozio di commercio equo e solidale a Pavia. Nel 1998-1999 Ad Gentes ha poi avviato i progetti di sviluppo "Uova di Pasqua" e "Señor de Mayo", che hanno permesso di stabilire rapporti di continuità con i produttori. Il trasferimento della bottega in un locale più ampio e centrale della città e l'apertura di un secondo negozio nella città di Binasco hanno rappresentato un'altra tappa importante nella crescita dell'associazione. Ad Gentes promuove il commercio equo e solidale tra i consumatori del nord ed i produttori del sud del mondo per far crescere una società dai consumi solidali; si impegna a fornire ai propri clienti il materiale informativo sui prodotti in vendita; mantiene relazioni stabili e continuative con gli artigiani dei due progetti, offre loro supporto tramite forme di prefinanziamento e appoggio in situazioni difficili.
Associazione Artigianale Boliviana Señor de Mayo (ASARBOLSEM)
Collaborazioni in rete
L´Associazione Artigianale Boliviana Señor de Mayo - ASARBOLSEM - è nata nel 1989 per l´impegno di animatori di gruppi e comunità rurali boliviane con l´obiettivo di costruire un´impresa sociale autogestita, economicamente, socialmente ed ecologicamente sostenibile. All´epoca della costituzione si voleva cercare di dare risposte immediate e concrete ad una situazione disastrosa, anche a causa delle avversità climatiche e della crisi del settore delle miniere, storicamente centrale nell´economia boliviana. Señor de Mayo è socio IFAT dal 1998, di cui è membro attivo anche per le attività di monitoraggio e valutazione. E´ stata riconosciuta dal PNUD (Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo), come una delle 15 imprese modello in America Latina; in Bolivia ha avuto il riconoscimento della stella di platino per la qualità dei prodotti tessili e un premio per il miglior marchio per il logo ASARBOLSEM. La produzione è prevalentemente di tessili in alpaca al 100%, fatti a mano o in telai rustici, cuciti e rifiniti, oltre a strumenti musicali andini, artigianato in legno, ceramica decorativa e utilitaria. Señor de Mayo, la cui sede si trova in un quartiere povero di El Alto, Villa Juliana, riunisce comunità e produttori di origine quechua e ayamara di area suburbana e rurale. Nel 2008 ha inaugurato la Casa del Artesano, dove sono situati magazzino, uffici, dormitori, show-room e bottega. Il progetto è stato co-finanziato dalla cooperazione italiana, CTM e dalla coop. Ad Gentes di Pavia. Señor de Mayo lavora con 18 gruppi o organizzazioni di base (tre dei quali composti da persone svantaggiate), che forniscono le differenti linee produttive. In totale sono coinvolte circa 200 persone (95% donne). Lo scopo principale è la promozione e la valorizzazione delle donne indigene boliviane, che nella maggior parte dei casi sono emarginate, sole, con molti figli a carico. Fondatrice e anima di Señor de Mayo è Antonia Moscoso, una donna indigena di origini umili che ha dato un contributo significativo allo sviluppo dell'attività e che gode di prestigio all´interno dello stesso governo Morales (in cui ricopre la carica di ministro dello sviluppo produttivo e dell’economia plurale).
Per maggiori informazioni: www.adgentes.org 181
4. I Fornitori italiani
4.1 L’Associazione Libera e la cooperativa Lavoro e Non Solo Nel 2009 è continuata la collaborazione con la cooperativa LiberaTerraMediterraneo (unione delle cooperative: Placido Rizzotto (siciliana), Terre di Puglia (pugliese), ed è iniziata la collaborazione con la cooperativa della Sicilia Lavoro e Non Solo e il progetto della Campania Le Terre di don Beppe Diana.
Contromafie - Stati generali dell'antimafia
I Fornitori Italiani
Tra il 23 e il 25 ottobre 2009 si è tenuta a Roma l'iniziativa "Contromafie - Stati generali dell'antimafia", organizzata da Libera. Sono state tre giornate molto intense, che hanno coinvolto oltre 2.000 persone (moltissimi i giovani) provenienti da tutta Italia, soprattutto dal Sud, ma anche ospiti internazionali come i giovani di Flare, network europeo dell'antimafia costituito recentemente. Hanno aperto l'incontro gli interventi istituzionali tra cui quelli di Giorgio Napolitano e del Sindaco Alemanno. Il fondatore di Libera, Don Ciotti, ha fatto poi il punto della situazione sul percorso dell'associazione negli ultimi 3 anni, da quando si erano tenuti i primi Stati generali dell'antimafia: "E' cresciuto il numero di scuole e università che aderiscono alle iniziative di Libera; - ha ricordato - è cresciuto il numero di giovani che partecipano ai campi estivi, così come il numero di coloro che aderiscono alla manifestazione del 21 marzo, giornata della memoria e dell'impegno contro la mafia; sono nate nuove cooperative che si impegnano sulle terre confiscate e sono state coinvolte 30 nazioni europee nella lotta al crimine organizzato attraverso il network di Flare". Don Ciotti ha però anche sottolineato come ci sia bisogno di un maggior impegno per creare una cittadinanza attiva, perché "se siamo sprofondati in una società senza valori la responsabilità è anche nostra", ovvero di quel "noi" che, come ha ricordato più volte, è il "soggetto della lotta alla mafia e del cambiamento sociale". Che l'impegno per la lotta alla mafia e per il cambiamento sociale debba essere un impegno di tipo globale è stato il principale messaggio di Contromafie. Nelle riunioni plenarie e nei diciassette gruppi di lavoro tenutisi in varie sale della città, si sono toccati infatti temi molto ampi: la mafia nel contesto internazionale, la situazione politica attuale del nostro Paese, il ruolo chiave della scuola, della ricerca, e della cultura: dai giornali a internet, allo sport, alle fiction televisive. Come ha sottolineato con efficacia il procuratore antimafia Pietro Grasso, la lotta alla mafia deve essere accompagnata da politiche economiche e finanziarie che regolino il libero mercato, da scelte che tutelino l'ambiente, i migranti e le donne vittime di tratta, da un'informazione libera, da una cultura che crei sapere critico e, ovviamente, da una magistratura autonoma. Purtroppo le politiche attuali del nostro paese, a partire dallo scudo fiscale, stanno invece appiattendo la nostra società e rischiano di fare il gioco della mafia. Un gruppo di lavoro è stato "Per un'economia di solidarietà: confische, riutilizzo e nuova economia nei territori liberati dalle mafie". Erano presenti i soci della cooperative di Libera Terra, che hanno ricordato gli obiettivi primari di chi lavora sui patrimoni confiscati: "la nostra mission - ha detto Valentina Fiore di Libera Terra Mediterraneo (nuovo soggetto imprenditoriale partecipato dalle cooperative di Libera Terra) - è consolidare l'esperienza delle imprese sociali e diventare motori di uno sviluppo economico sano”. Per far questo - ha sottolineato Gianluca Faraone, Pres. della Placido Rizzotto - è necessario un intervento da parte della politica che favorisca le aziende impegnate su uno sviluppo sostenibile, perché "non è possibile che oggi, chi fa una scelta di consumo critico, ovvero si impegna a tutela della collettività e dell'ambiente, debba farlo pagando di più e sacrificando il proprio stipendio". Oltre ai soci delle cooperative, gli interventi previsti erano quelli di varie realtà che stanno sostenendo Libera: Banca Etica, ben tre interventi delle Coop, Unipol (che ha raccolto 500mila euro destinando a Libera un euro su
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ogni polizza), e il network Cooperare con Libera Terra, agenzia di sostegno alle cooperative di Libera, di cui fanno parte diverse cooperative, strutture associative associazioni, enti pubblici. Queste le principali proposte e gli appelli lanciati alla fine dei tre giorni: costituire una commissione indipendente che valuti le leggi italiane alla luce della Dichiarazione universale dei diritti umani; istituire un'agenzia nazionale dei beni sottratti alle mafie (che assicuri trasparenza e rapidità nell'assegnazione delle ricchezze restituite alla collettività"); estendere a livello europeo una normativa per l'utilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie; promuovere una proposta di legge di iniziativa popolare per introdurre nel codice penale il delitto contro l'ambiente. Libera, tutti i suoi soci e i molti giovani presenti escono sicuramente con più forza e rinnovato entusiasmo da questi tre giorni intensi di formazione e dibattito.
Cooperativa Lavoro e non solo La cooperativa sociale Lavoro e non solo nasce nel gennaio 1998 come frutto di una collaborazione tra il DSM-ASL e l'associazionismo sociale di Canicattì (AG), con l'intento di favorire l'inserimento sociale e lavorativo di pazienti psichiatrici. E' una struttura dell'ARCI Sicilia nel cui percorso svolge un ruolo determinante, recuperando e valorizzando nel suo campo specifico il patrimonio culturale ed esperienzale dell'Associazione a partire da quello concernente l'antimafia che ne ha rappresentato e ne rappresenta l'impegno assolutamente prioritario, al punto da caratterizzarne fortemente l'agire sociale e motivarne in buona parte la stessa esistenza. La Cooperativa Sociale "Lavoro e non solo" dal febbraio 2000, gestisce un'azienda agricola su terreni confiscati alla mafia nel territorio di Corleone e Monreale. L'attuale compagine sociale è composta da 13 soci ( di cui 5 cosiddetti svantaggiati L.n. 381/91 e 3 soci sovventori). Le professionalità presenti all'interno della cooperativa sono: dott. Commercialista, Operai Agricoli Specializzati, Operai Agricoli Qualificati, Operatori Sociali. La Cooperativa ha avuto affidati, nel tempo, dal Consorzio Sviluppo e Legalità costituito dai comuni di Altofonte, Corleone, Camporeale, Monreale, Piana degli Albanesi, Roccamena, S. Cipirello e S. Giuseppe Jato: - 100.00 ha di terreno, di cui 28.00 ha nel territorio di Corleone e 72.00 ha nel territorio di Monreale. La Cooperativa ha avuto affidati, dal Comune di Corleone: - Edificio su 3 elevazioni di circa 150,00 mq per piano (Confiscato a Grizzafi). - Edificio su 3 elevazioni di circa 70,00 mq per piano (Confiscato a Provenzano). Inoltre da settembre del 2004 la Cooperativa ha avuto affidati dal Comune di Canicattì (AG) altri 19.00 ha di terreno confiscati alle famiglie mafiose del territorio.
Libera
Attività Agricola
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In questi anni di attività, la cooperativa ha indirizzato il proprio lavoro finalizzandolo a due obiettivi: - la costruzione di un gruppo coeso con la consapevolezza non solo che poteva costruirsi una opportunità lavorativa ma soprattutto che poteva contribuire ad un processo di cambiamento di quel territorio; - bonificare quei terreni incolti e abbandonati da anni e provare a costruire un'ipotesi di sviluppo della cooperativa partendo da quei pochi ettari di terreno a noi affidati (nel 2001 erano 10,50 ha di seminativi) pensando a colture che potessero garantire redditi e opportunità di lavoro per i soci. Le scelte colturali in questi anni sono state quasi sempre fatte tenendo conto sia delle vocazioni colturali e produttive della zona, sia dalla consistenza dell'azienda agricola (10,50 ha nel 2001, 28,00 ha nel 2002, 36,50 ha
nel 2004 ai 120 circa del 2008 ) e sia dalla quantità degli investimenti economici che la cooperativa era in grado di sostenere.
Progetti LiberArci Dalle Spine Il progetto "LIBERARCI DALLE SPINE" punta a creare e gestire una azienda agricola, nei terreni di Corleone, valorizzando specificità colturali siciliane, quale il ficodindia, che può essere considerato a pieno titolo una delle icone della sicilianità, e colture biologiche tipiche del territorio. Intento della cooperativa è anche quello di favorire l'inserimento socio-lavorativo di soggetti svantaggiati cosi come definiti dalla L.n. 381/91. Il progetto, sia per la genuinità e qualità dei prodotti dell'azienda (coltivazione biologica e naturale) sia per il valore sociale (utilizzo di beni confiscati alla mafia, inserimento lavorativo di soggetti con disagio psichico) si configura come strumento idoneo a sviluppare nuovi bacini occupazionali garantendo percorsi d'inserimento individualizzati a partire dalla sollecitazione delle matrici culturali e della relazione interpersonale che viene attivata nel piccolo gruppo di lavoro.
I semi della legalità Il progetto "I semi della legalità" ha per obiettivi: - Trasmettere l'esperienze acquisite per l'esatta applicazione della legge 109/96 a tutti coloro che vogliono scommettere su questa opportunità di lavoro e riscatto del territorio; - Realizzazione di una Azienda Agricola che oltre alle operazioni colturali, con l'impiego di manodopera locale specializzata, prevede l'inserimento a pieno titolo di soggetti svantaggiati (L.n. 381/91) nelle attività produttive; - Rafforzare il progetto "LIBERA TERRA" con la nascita di prodotti agricoli di qualità provenienti da colture biologiche tipiche del territorio di Canicattì.
Le terre di don Peppe Diana
I Fornitori Italiani
Dal grano della terra di camorra sono nati i "Paccheri" di don Peppe Diana. Il grano è quello prodotto su un bene confiscato a Pignataro, raccolto ai primi di agosto da decine di ragazzi provenienti da tutt'Italia, arrivati a Castel Volturno, in un terreno confiscato al camorrista Michele Zaza, per contribuire a creare la prima cooperativa Libera Terra della Regione Campania. Da quel grano sono stati prodotti circa 35.000 pacchi (500 gr.) di paccheri in confezione speciale. Una prima confezione è stata consegnata ai genitori del parroco di Casal di Principe ucciso dalla camorra il 19 marzo del 1994 nella sua Chiesa per non aver mai chinato la testa contro la violenza e l'arroganza della camorra. Il pacco reca la scritta "Il g(i)usto di Campania - Le terre di don Peppe Diana" e contiene paccheri artigianali fatti dai pastai di Gragnano, per sostenere la nascita della cooperativa "Le terre di don Peppe Diana". La semola viene lavorata con metodo artigianale ed essiccata lentamente a basse temperature, per mantenere inalterato il gusto del grano duro raccolto sui terreni confiscati alla camorra unito a quello coltivato dalle cooperative che gestiscono i terreni confiscati alla mafia e dagli agricoltori campani e del sud Italia che ne condividono il progetto di riscatto. Sull'incarto sono rappresentate tutte le piante che crescono spontanee nei nostri campi di grano ove non è impiegato alcun diserbante nocivo per l'uomo e per l'ambiente. Con questa pasta si sostiene il progetto "Verso la cooperativa le Terre di Don Peppe Diana - Libera Terra Campania" per la gestione delle terre confiscate alla camorra nei comuni di Castelvolturno e Cancello Arnone, creando nuove opportunità di lavoro pulito, giusto e legale.
Per maggiori informazioni: www.libera.it
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4.2 La cooperativa sociale La Fraternità La Madre Terra secondo noi....
Madre Terra/L’Arcolaio
Per maggiori informazioni: www.lamadreterra.com
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Il 23 e 24 luglio 2009 si è svolta la prima visita di LiberoMondo ad un'altra cooperativa sociale: la Rimini Servizi, di cui distribuiamo da parecchi anni i prodotti biologici a marchio Madre Terra. Appena arrivati ci siamo resi conto delle cose che ci accomunano. Come noi lavorano con persone in difficoltà e spesso emarginate dalla società, cercando di restituire ad ognuno la dignità. Nella laboratorio "La Pietra Scartata" lavorano circa 35 persone, impegnate con tempi diversi e diverse mansioni. Le fasi delle lavorazioni sono principalmente manuali: cernita, lavaggio, invasettatura ed etichettatura. La Pietra Scartata non è però solo una realtà produttiva, è qualcosa di più: è un luogo di accoglienza dove si condivide qualsiasi cosa. Si condivide il lavoro e i problemi legati ad esso e alle persone che lo svolgono, si condivide l'ora del pranzo (si pranza tutti insieme in un salone adibito a mensa) e l'ora della preghiera nella piccola cappella situata sopra il laboratorio, si condividono anche le vacanze, infatti una parte delle ferie estive la trascorrono tutti insieme. Infine sentendo parlare coloro che portano avanti i progetti legati alla cooperativa, ci si rende conto che per loro alla base di tutto c'è la fede, il vivere la cooperativa non come puro e semplice lavoro ma quasi come una "missione". E' stata una prima esperienza ma, dati i buoni riscontri, sicuramente da ripetere nel 2010 come percorso di conoscenza e confronto con altre realtà di cooperative sociali.
4.3 La cooperativa sociale L’Arcolaio
Per maggiori informazioni: www.arcolaio.org
I Fornitori Italiani
Anche nel 2009 è continuata la collaborazione e la distribuzione di prodotti della Cooperativa sociale L'Arcolaio di Siracusa. Giovanni Romano, di professione educatore, ha investito in quest'attività forze, risorse e tempo ed è il presidente della cooperativa. "Quando nel 2003 abbiamo cominciato, pensavamo ad un panificio per rifornire di pane le carceri vicine. Distribuire un prodotto fresco si è rivelato complesso, e poi c'erano già gli appalti esterni con prezzi più concorrenziali rispetto ai nostri, per cui abbiamo rinunciato. La creatività non ha chiuso però le porte all'inventiva. Dopo qualche mese nasce l'idea di produrre dolci valorizzando uno dei prodotti del territorio siracusano: la mandorla. In questi anni sono stati venticinque i detenuti che hanno preparato dolci e hanno contribuito al consolidamento dell'azienda. Attualmente ve ne lavorano tre a tempo pieno e 6 nei periodi di maggior produzione. Due di loro sono anche diventati soci della cooperativa. Le materie prime sono tutte biologiche e prodotte in Sicilia e nei campi interni al penitenziario: dalle mandorle ai canditi tutto è certificato e garantito come prodotto etico. Solo lo zucchero di canna proviene dal sud del mondo attraverso la rete del commercio equo e solidale, all'interno della quale si inserisce anche la linea "Dolci evasioni" tramite la distribuzione della cooperativa LiberoMondo. I pasticceri sono i detenuti stessi: alcuni di loro scontano condanne lievi, altri più lunghe. La possibilità di un lavoro li preserva dalla depressione o dalla tentazione del suicidio. Ho visto anche situazioni apparentemente senza possibilità di recupero mutarsi grazie a questa attività. In carcere sei tagliato fuori da tutto, dalle possibilità di un futuro, dagli affetti, ed è veramente difficile declinare la parola dignità. Il percorso di questi anni non è stato facile e gli introiti bastano appena a coprire le spese. Ci sono ancora i macchinari da pagare, i fornitori, gli stipendi. Nessuna banca è stata così folle da finanziare questo progetto. Solo la banca Etica ha creduto in noi. Sulla commercializzazione L'Arcolaio ha fatto scelte di legalità, rifiutando proposte allettanti che avrebbero potuto consentire la distribuzione in grandi catene. La qualità dei nostri prodotti non passa solo dal gusto; tra gli ingredienti non possono mancare i valori e su questi occorre lavorare con pazienza ed umiltà. Tante sono poi le relazioni intrecciate sul territorio: con l'amministrazione penitenziaria, con gruppi di acquisto solidale, con altre cooperative sociali. Per me sono il vero patrimonio della cooperativa e la sua assicurazione per il futuro".
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4.4 La coop. sociale Il Pungiglione Ormai da circa 10 anni la cooperativa promossa dall'Associazione Papa Giovanni XIII svolge principalmente attività terapeutiche d'inserimento sociale di persone provenienti da aree di estrema povertà, e progetti socioeducativi indirizzati a tutti coloro che, per diversi motivi, non riescono ad inserirsi nella rete socio-lavorativa e che, tramite la cooperativa, riescono ad ottenere gli strumenti giusti per affrontare le piccole e grandi difficoltà quotidiane. Le attività svolte riguardano l'apicoltura, la produzione di miele e derivati dell'alveare, attività di falegnameria, tutto supportato da attività didattiche formative. Le persone che vengono accolte al centro iniziano un percorso formativo ed educativo e allo stesso tempo imparano un vero e proprio mestiere, a gestire se stessi collaborando con altre persone inserite e approcciarsi in maniera positiva con il territorio. Attualmente la cooperativa possiede circa 1200 alveari produttivi, una buona lavorazione di cera, sia per l'apicoltura che per altri usi, una produzione di piante officinali (in particolare Aloe), una falegnameria per la produzione di materiale per l'apicoltura e per la produzione ed installazione di infissi e piccola falegnameria e un punto vendita ; dall'inizio del progetto ad oggi il numero di persone che sono state inserite è di circa 150. Visto l'andamento positivo del progetto per l'anno 2010, l'obiettivo sarà anche quello di organizzare corsi di lingua italiana per gli immigrati presenti sul territorio, sia per quelli che vivono e lavorano presso la cooperativa sia per coloro che provengono da realtà esterne. Tutto questo è necessario per compiere un'integrazione nel contesto sociale, creando modelli nuovi che potranno rappresentare in futuro punti di riferimento per altri immigrati e modificare comportamenti sbagliati che spesso vengono assunti nei loro riguardi.
Il pungiglione
Attività in via di realizzazione Settore formazione Linguistica
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Il progetto nell’anno 2009 ha visto come novità l'introduzione di un corso di lingua italiana rivolta agli immigrati. Gli stranieri che usufruiranno di questa opportunità saranno sia quelli che vivono e lavorano nel centro sia quelli esterni che risiedono nelle zone limitrofe. Lo scopo del corso sarà quello di fornire allo straniero una base linguistica-culturale che gli permetterà di interagire con le realtà quotidiane e, in particolare, di inserirsi nel mondo del lavoro. L'immigrato potrà acquisire una capacità di espressione e di comprensione necessaria per evitare situazioni e comportamenti a rischio di devianza e degrado sociale, attenuare tensioni derivanti dal mancato inserimento nel tessuto sociale e garantire comportamenti adeguati e più consapevoli. L'intervento si prefigge di creare nuovi modelli sociali in cui l'immigrato non rappresenti più simbolo di paura e diffidenza, ma sia collocato nella società come individuo formato e informato in grado di assumere ruoli specifici e adeguati. L'iniziativa didattica si svilupperà nell'arco di un anno, con lezioni settimanali, seguendo percorsi di comunicazione orale e scritta e di laboratorio utilizzando materiali interattivi, video e audio.
Settore accoglienza L'accoglienza, attualmente è garantita da un percorso di tipo familiare nelle quattro case famiglia della zona dove sono inserite persone adulte con varie problematiche: carcere, droga, alcol, prostituzione, lieve disturbo mentale e handicap. E’ inoltre attivo un centro di accoglienza per 15 persone adulte, provenienti prevalentemente dal carcere ed inserite dai servizi sociali in un percorso di vita strutturato. È garantita infine un' accoglienza attuale a circa 25/30 persone, che a vario titolo sono inserite nel progetto "Rinascere".
Settore formazione lavoro ° falegnameria Tutti gli impianti sono finiti, sono state acquistate macchine che garantiscono elevati standard di sicurezza e velocità nella produzione. ° apicoltura Il numero di alveari è attualmente di circa 1000 unità, distribuiti in 22 apiari sparsi sul territorio circostante, i terreni dove sono dislocati sono tutti dati in uso gratuito, salvo qualche chilo di miele. Questo settore merita molta attenzione, in quanto il miele raccolto nella Lunigiana (unico caso, per ora in Italia) ha ottenuto la certificazione della Comunità Europea DOP (Denominazione di origine protetta). Con l'ampliamento del laboratorio del miele è iniziata la produzione anche di altri prodotti delle api: il polline, la propoli, la pappa reale e le regine, che consentiranno l'inserimento di almeno altre 2-3 persone. Nella nuova struttura in progetto è prevista una scuola residenziale di apicoltura (in Italia non ne esistono). ° lavorazione cera È stato avviato all'inizio del 2006 un laboratorio per la lavorazione della cera, unico nel circondario per un raggio di 200 Km. Il laboratorio attuale è piccolo per le prospettive di lavorazione previste: è stato deciso pertanto di spostare l'attuale sede ampliandone le dimensioni con l'inserimento di una nuova linea. Questo consentirà l'inserimento di almeno 2 persone.
Rapporti con il territorio Il fulcro del progetto e il punto più importante è proprio quello di creare un mutuo rapporto con il territorio, in modo da creare una società più giusta dove l'uomo venga sempre messo al primo posto. Molti sono i rapporti che si stabiliscono con le istituzioni locali, quelle regionali e ministeriali, con la gente comune e con le associazioni di volontariato.
Progetti in divenire
Per maggiori informazioni: www.ilpungiglione.org
I Fornitori Italiani
- Nuova struttura su due piani di circa 500 mq - Realizzazione fattoria socio didattica - terapeutica, sistemazione spazio circostante circa 30.000 mq per la fattoria, con predisposizione di recinti per animali, casette rifugio, percorsi didattici per scuole-gruppi etc. progetto pilota regionale. - Ricerca finanziamenti e inizio lavori realizzazione Caseificio per la lavorazione del latte della Lunigiana. - Collaborazione nella gestione del consorzio di tutela del miele DOP, a servizio del territorio, per un utilizzo al meglio di questa importante risorsa in sinergia con tutte le realtà produttive. E’ con l’obiettivo di sostenere altri prodotti tipici che stanno emergendo e consolidando sempre più lo slogan "ambiente - qualità - solidarietà"
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LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE
Reg. Imp. 02575550047 Rea 0218204
LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE N. Iscrizione Albo Società Cooperative A107015 Sede in VIA VITTORIO EMANUELE 282 - 12042 BRA (CN) Capitale sociale Euro 234.700,00 i.v.
Bilancio al 31/12/2009
31/12/2009
Stato patrimoniale attivo
31/12/2008
A) Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti (di cui già richiamati )
B) Immobilizzazioni I. Immateriali - (Ammortamenti) - (Svalutazioni) II. Materiali - (Ammortamenti) - (Svalutazioni)
20.052
27.083
20.052
27.083 461.036 240.857
196.763
220.179
216.815
247.262
1.826.760
1.873.644
2.971.061 774
3.050.607 14.630 3.065.237 258
49.915
21.064
4.848.510
4.960.203
11.632
2.975
5.076.957
5.210.440
488.494 291.731
III. Finanziarie - (Svalutazioni) Totale Immobilizzazioni
C) Attivo circolante I. Rimanenze II. Crediti - entro 12 mesi - oltre 12 mesi III. Attività finanziarie che non costituiscono Immobilizzazioni IV. Disponibilità liquide Totale attivo circolante
D) Ratei e risconti Totale attivo
Stato patrimoniale passivo
2.952.567 18.494
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31/12/2008
LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE
A) Patrimonio netto I. Capitale II. Riserva da sovrapprezzo delle azioni III. Riserva di rivalutazione IV. Riserva legale V. Riserve statutarie VI. Riserva per azioni proprie in portafoglio VII. Altre riserve VIII. Utili (perdite) portati a nuovo IX. Utile d'esercizio IX. Perdita d'esercizio Acconti su dividendi Copertura parziale perdita d’esercizio Totale patrimonio netto
234.700
211.050
50.223
35.115
134.230
100.489
33.116
50.359
452.269
397.013
216.480
172.652
4.270.927
4.428.789 93.138 4.521.927
B) Fondi per rischi e oneri C) Trattamento fine rapporto di lavoro subordinato D) Debiti - entro 12 mesi - oltre 12 mesi
4.226.550 44.377
E) Ratei e risconti Totale passivo
137.281
118.847
5.076.957
5.210.439
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Conti d'ordine
31/12/2008
1) Rischi assunti dall'impresa Fideiussioni ad altre imprese
6.250 6.250
Avalli Altre garanzie personali Garanzie reali Altri rischi 6.250 2) Impegni assunti dall'impresa
340.127
3) Beni di terzi presso l'impresa 4) Altri conti d'ordine
Totale conti d'ordine
Conto economico
3.034.448
2.951.265
3.040.698
3.291.392
31/12/2009
31/12/2008
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A) Valore della produzione 1) Ricavi delle vendite e delle prestazioni
5.485.951
5.479.609
2) Variazione delle rimanenze di prodotti in lavorazione, semilavorati e finiti 3) Variazioni dei lavori in corso su ordinazione 4) Incrementi di immobilizzazioni per lavori interni 5) Altri ricavi e proventi: - vari - contributi in conto esercizio - contributi in conto capitale (quote esercizio)
36.089 6.500 15.159
Totale valore della produzione
36.502 21.731 12.416 57.748 5.543.699
70.649 5.550.258
2.500.380 1.567.274 179.689
2.635.409 1.683.200 184.118
B) Costi della produzione 6) 7) 8) 9)
Per materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci Per servizi Per godimento di beni di terzi Per il personale a) Salari e stipendi b) Oneri sociali c) Trattamento di fine rapporto
733.058 172.198 56.813
743.036 167.993 56.172
d) Trattamento di quiescenza e simili e) Altri costi 962.069
967.201
10) Ammortamenti e svalutazioni a) Ammortamento delle immobilizzazioni immateriali
19.400
25.065
b) Ammortamento delle immobilizzazioni materiali
54.654
54.234
13.300
13.000
c) Altre svalutazioni delle immobilizzazioni d) Svalutazioni dei crediti compresi nell'attivo circolante e delle disponibilitĂ liquide 11) Variazioni delle rimanenze di materie prime, sussidiarie, di consumo e merci 12) Accantonamento per rischi 13) Altri accantonamenti 14) Oneri diversi di gestione Totale costi della produzione
Differenza tra valore e costi di produzione (A-B) C) Proventi e oneri finanziari 15) Proventi da partecipazioni: 16) Altri proventi finanziari: a) da crediti iscritti nelle immobilizzazioni b) da titoli iscritti nelle immobilizzazioni c) da titoli iscritti nell'attivo circolante d) proventi diversi dai precedenti: - da imprese controllate - da imprese collegate - da controllanti
87.354 46.884
92.299 (263.776)
33.519
30.892
5.377.169
5.329.343
166.530
220.915
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- altri
17) Interessi e altri oneri finanziari: - da imprese controllate - da imprese collegate - da controllanti - altri
191 191 191
1.045 1.045 1.045
110.633
126.190 126.190
4.698
(14.374)
(105.744)
(139.519)
110.633
17-bis) utili e perdite su cambi Totale proventi e oneri finanziari
D) Rettifiche di valore di attività finanziarie 18) Rivalutazioni: 19) Svalutazioni:
Totale rettifiche di valore di attività finanziarie
E) Proventi e oneri straordinari 20) Proventi: - plusvalenze da alienazioni - varie - Differenza da arrotondamento all'unità di Euro 21) Oneri: - minusvalenze da alienazioni - imposte esercizi precedenti - varie - Differenza da arrotondamento all'unità di Euro
6.814 6.814
6.197
4.085
8.105 1 8.106
2.729
(1.909)
63.515
79.487
4.085
Totale delle partite straordinarie
Risultato prima delle imposte (A-B±C±D±E) 22) Imposte sul reddito dell'esercizio, correnti, differite e anticipate a) Imposte correnti
6.197
30.399
29.128
b) Imposte differite c) Imposte anticipate d) proventi (oneri) da adesione al regime di consolidato fiscale / trasparenza fiscale 30.399
23) Utile (Perdita) dell'esercizio
Il Presidente del Consiglio di amministrazione GIORDANA EMANUELE
33.116
29.128 50.359
LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE Reg. Imp. 02575550047 Rea 0218204
LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE N. Iscrizione Albo Società Cooperative A107015 Sede in VIA VITTORIO EMANUELE 282 - 12042 BRA (CN) Capitale sociale Euro 234.700,00 i.v.
Nota integrativa al bilancio chiuso il 31/12/2009
Premessa Signori soci, il bilancio chiuso al 31/12/2009 evidenzia un utile d’esercizio, al netto delle imposte, di euro 33.116,00. Nell’esercizio 2009 la cooperativa ha conseguito i risultati positivi nel seguito riassunti. Si è consolidata tra le prime centrali a livello nazionale di importazione e di distribuzione di prodotti equosolidali, unica tra le maggiori, inoltre, a non servirsi del canale di vendita della “grande distribuzione”. I soci, al 31/12/2009, sono 157, di cui sei sono persone giuridiche . L’attività sociale è stata molto intensa: l’assemblea dei soci di approvazione del bilancio a maggio e l’assemblea di discussione su “LiberoMondo come cooperativa sociale” a dicembre, 18 riunioni del Consiglio di Amministrazione aperte a tutti i soci, decine di incontri con i produttori, riunioni mensili dei responsabili di settore (laboratori, evasione ordini, controllo qualità, segreteria amministrazione…). E’ inoltre stata svolta una giornata di incontro sui nostri progetti di cosmesi equa e solidale (linea Ikiam e linea Taama) con le Botteghe clienti aperta a tutti i soci volte alla presentazione dei progetti di maggior rilievo per la cooperativa. Importazioni dirette e distribuzione commerciale Abbiamo importato nel 2009 da 58 produttori (di cui 12 nuovi) dell’Africa, Asia ed America Latina con una diminuzione delle importazioni del 17%. Abbiamo distribuito circa 8.000 referenze di prodotti artigianali, 300 varietà di prodotti alimentari equo e solidali e oltre 200 prodotti alimentari biologici e di cooperative sociali, della Cooperativa La Fraternità (ex Rimini Servizi), dell’Associazione Libera, e della cooperativa sociale L’Arcolaio, aumentando il fatturato all’ingrosso di circa l’1,60%. Abbiamo inoltre continuato a sviluppare un piano commerciale basato sulla visita diretta alle botteghe per far conoscere la nostra cooperativa e per promuovere i nostri prodotti, con sette persone dedicate a questo lavoro che hanno visitato gran parte dell’Italia; in particolare abbiamo continuato l’investimento di una persona dedicata alla promozione nel Sud Italia, area spesso trascurata anche dalle centrali di importazione del commercio equo e solidale, che ha dato un buon riscontro sia dal punto di vista commerciale, sia – soprattutto- dal punto di vista della sensibilizzazione: incontri con i volontari, con le scuole, con la cittadinanza.
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Trasformazione dei prodotti Le ore lavorate nei laboratori di produzione e confezionamento sono state 14.100 contro le 15.300 del 2009. Nella ripartizione delle ore lavorate il 36% è rappresentato dal laboratorio di pasticceria, il 64% dai confezionamento e pasta. Per quanto riguarda il laboratorio di pasticceria abbiamo avuto un piccolo decremento della produzione arrivando a 126.000 confezioni di biscotti. Il laboratorio della pasta ha avuto una produzione sostanzialmente in linea con il 2008. L’inserimento di nuovi prodotti ha contribuito con un carico di lavoro di 800 ore, pari al 5,6% del totale. E’ stato fatto l’investimento della Lavaoggetti nel laboratorio della pasticceria che ha avuto un ottimo ritorno nel miglioramento dei tempi di lavoro. Anche la revisione totale della flowpackatrice del laboratorio di pasticceria ha portato ad un lavoro della macchina lineare e senza più interruzioni come gli scorsi anni.. Bottega di Bra Le vendite al dettaglio realizzate tramite le bottega di Bra ricopre complessivamente l’1,8% del fatturato complessivo della cooperativa. La Bottega, dopo anni di stasi o piccoli decrementi, ha avuto una crescita del 15% ed ha comunicato un lavoro sul territorio, tramite l’appoggio di Danilo Giusti e Massimo Sottimano, di incontri nelle scuole e di partecipazione alle attività della Scuola di Pace di Bra. Informative specificamente richieste dalla legge per le società cooperative Ai sensi dell’art. 2513 del Codice Civile si evidenzia che la cooperativa è costituita ed operante nel rispetto della legge 8 novembre 1991 n. 381 ed in quanto Cooperativa sociale risulta a Mutualità prevalente. La percentuale delle persone svantaggiate, al 31/12/2009, rispetto al numero complessivo dei lavoratori è del 50%, ed è pertanto rispettato il limite previsto dalla vigente normativa. Per quanto riguarda le vendite ai soci, esse sono circa il 10% delle vendite della bottega, ossia circa 10.115 euro. Ai sensi dell’articolo 2545 del codice civile e dell’articolo 2 della legge 31 gennaio 1992 n. 59 si relaziona quanto segue: • La cooperativa ha organizzato un’impresa che persegue – mediante la solidale partecipazione della base sociale – scopi sociali ed educativi al fine di contribuire a realizzare una nuova economia della sobrietà e della fraternità, operando nell’ambito di un progetto di commercio nazionale ed internazionale equo e solidale, attivando rapporti commerciali con gruppi e cooperative di produttori e trasformatori di paesi del sud del mondo. La cooperativa opera inoltre nell’interesse generale della comunità alla promozione umana ed alla integrazione sociale dei cittadini mediante l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, nelle percentuali e come definito dalla legge 8/11/1991 n. 381. • L’attività prevista nell’oggetto sociale si è concretizzata materialmente con
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quanto indicato nella premessa della presente nota integrativa. In particolare si comunica che, nel corso dell’anno 2009, oltre al proseguimento dei rapporti di lavoro con i soggetti svantaggiati iniziati nel precedente anno, sono stati effettuati due inserimenti in collaborazione con il Consorzio I.N.T.E.S.A. di Bra.e con il Consorzio socio assistenziale langhe e Roero. Tali inserimenti, effettuati presso il magazzino dei laboratori e il settore controllo qualità artigianato, a seconda delle attitudini e possibilità lavorative, sono soggetti a verifica periodica congiunta con i responsabili della cooperativa. Il costo di questi inserimenti è rimasto interamente a carico degli enti con cui è stata stipulata la convenzione. Nel corso dell’esercizio sono stati occupati n. 29 lavoratori soci, n. 2 soci collaboratori a progetto, n. 3 lavoratori non soci e n. 1 amministratore a compenso (il Presidente del CdA). I soci svantaggiati complessivamente impegnati nel corso del 2009 sono stati n. 13. Hanno prestato la loro opera n. 13 soci volontari per circa 600 giornate di lavoro. Il costo dei soci lavoratori ha costituito il 95% circa del totale del costo per il personale
Ai sensi dell’articolo 2528 ultimo comma del codice civile si specifica che nel corso dell’esercizio: sono stati ammessi n. 8 nuovi soci risultanti in possesso dei requisiti di legge e statuto; sono state presentate n. 8 domande di recesso di soci; non sono stati autorizzati trasferimenti di azioni in capo a nuovi soci; non è stato escluso alcun socio a norma di statuto e di regolamento.
Criteri di formazione Il presente bilancio è stato redatto in forma abbreviata in quanto sussistono i requisiti di cui all'art. 2435 bis, 1° comma del Codice civile; non è stata pertanto redatta la Relazione sulla gestione. A completamento della doverosa informazione si precisa in questa sede che ai sensi dell'art. 2428 punti 3) e 4) C.C. non esistono né azioni proprie né azioni o quote di società controllanti possedute dalla società anche per tramite di società fiduciaria o per interposta persona e che né azioni proprie né azioni o quote di società controllanti sono state acquistate e / o alienate dalla società, nel corso dell'esercizio, anche per tramite di società fiduciaria o per interposta persona.
Criteri di valutazione I criteri utilizzati nella formazione del bilancio chiuso al 31/12/2009 non si discostano dai medesimi utilizzati per la formazione del bilancio del precedente esercizio, in particolare nelle valutazioni e nella continuità dei medesimi principi.
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La valutazione delle voci di bilancio è stata fatta ispirandosi a criteri generali di prudenza e competenza nella prospettiva della continuazione dell'attività. L'applicazione del principio di prudenza ha comportato la valutazione individuale degli elementi componenti le singole poste o voci delle attività o passività, per evitare compensi tra perdite che dovevano essere riconosciute e profitti da non riconoscere in quanto non realizzati. In ottemperanza al principio di competenza, l'effetto delle operazioni e degli altri eventi è stato rilevato contabilmente ed attribuito all'esercizio al quale tali operazioni ed eventi si riferiscono, e non a quello in cui si concretizzano i relativi movimenti di numerario (incassi e pagamenti). La continuità di applicazione dei criteri di valutazione nel tempo rappresenta elemento necessario ai fini della comparabilità dei bilanci della società nei vari esercizi. La valutazione tenendo conto della funzione economica dell’elemento dell’attivo o del passivo considerato che esprime il principio della prevalenza della sostanza sulla forma - obbligatoria laddove non espressamente in contrasto con altre norme specifiche sul bilancio - consente la rappresentazione delle operazioni secondo la realtà economica sottostante gli aspetti formali. Deroghe Non sono state effettuate deroghe a quanto sopra esposto. In particolare, i criteri di valutazione adottati nella formazione del bilancio sono stati i seguenti. Immobilizzazioni Immateriali Sono iscritte al costo storico di acquisizione ed esposte al netto degli ammortamenti effettuati nel corso degli esercizi e imputati direttamente alle singole voci. I costi di impianto e di ampliamento, i costi di ricerca, di sviluppo e di pubblicità con utilità pluriennale sono stati iscritti nell'attivo con il consenso del Collegio sindacale e sono ammortizzati in un periodo di cinque esercizi. L'avviamento, acquisito a titolo oneroso, è stato iscritto nell'attivo con il consenso del Collegio sindacale per un importo pari al costo per esso sostenuto e viene ammortizzato con l’utilizzo dell’aliquota prevista dalla normativa fiscale. Le migliorie su beni di terzi sono ammortizzate in un periodo di cinque esercizi. Materiali Sono iscritte al costo di acquisto e rettificate dai corrispondenti fondi di ammortamento. Nel valore di iscrizione in bilancio si è tenuto conto degli oneri accessori e dei costi sostenuti per l'utilizzo dell'immobilizzazione, portando a riduzione del costo gli sconti commerciali e gli sconti cassa di ammontare rilevante. Le quote di ammortamento, imputate a conto economico, sono state calcolate attesi l'utilizzo, la destinazione e la durata economico-tecnica dei cespiti, sulla base del criterio della residua possibilità di utilizzazione, criterio che abbiamo ritenuto ben rappresentato dalle seguenti aliquote, non modificate rispetto all'esercizio precedente e ridotte alla metà nell'esercizio di entrata in funzione del bene: - impianti generici: 10%
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- macchinari: 12,50% - attrezzature: 20% - mobili e arredi: 12% - elaboratori e macchine ufficio: 20% - automezzi: 20%. Non sono state effettuate rivalutazioni discrezionali o volontarie e le valutazioni effettuate trovano il loro limite massimo nel valore d'uso, oggettivamente determinato, dell'immobilizzazione stessa. Operazioni di locazione finanziaria (leasing) Le operazioni di locazione finanziaria sono rappresentate in bilancio secondo il metodo patrimoniale, contabilizzando a conto economico i canoni corrisposti secondo il principio di competenza. In apposita sezione della nota integrativa sono fornite le informazioni complementari previste dalla legge relative alla rappresentazione dei contratti di locazione finanziaria secondo il metodo finanziario. Crediti Sono esposti al presumibile valore di realizzo. L'adeguamento del valore nominale dei crediti al valore presunto di realizzo è ottenuto mediante apposito fondo svalutazione crediti, tenendo in considerazione le condizioni economiche generali, di settore e anche il rischio paese. Debiti Sono rilevati al loro valore nominale, modificato in occasione di resi o di rettifiche di fatturazione. Ratei e risconti Sono stati determinati secondo il criterio dell'effettiva competenza temporale dell'esercizio. Per i ratei e risconti di durata pluriennale sono state verificate le condizioni che ne avevano determinato l'iscrizione originaria, adottando, ove necessario, le opportune variazioni. Rimanenze magazzino Le giacenze di magazzino di materie prime, ausiliarie e prodotti finiti sono iscritte al minore tra il costo di acquisto o di fabbricazione e il valore di realizzo desumibile dall'andamento del mercato, applicando il metodo FIFO. Fondi per rischi e oneri Non sono presenti in bilancio. Fondo TFR Rappresenta l'effettivo debito maturato verso i dipendenti in conformità di legge e dei contratti di lavoro vigenti, considerando ogni forma di remunerazione avente carattere continuativo. Il fondo corrisponde al totale delle singole indennità maturate a favore dei dipendenti alla data di chiusura del bilancio, al netto degli acconti erogati, ed è pari a quanto si sarebbe dovuto corrispondere ai dipendenti nell'ipotesi di cessazione del rapporto di lavoro in tale data.
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Imposte sul reddito Le imposte sono accantonate secondo il principio di competenza; rappresentano pertanto gli accantonamenti per imposte liquidate o da liquidare per l'esercizio, determinate secondo le aliquote e le norme vigenti. Riconoscimento ricavi I ricavi per vendite dei prodotti sono riconosciuti al momento del trasferimento della proprietà, che normalmente si identifica con la consegna o la spedizione dei beni. I ricavi di natura finanziaria e quelli derivanti da prestazioni di servizi vengono riconosciuti in base alla competenza temporale. I ricavi e i proventi, i costi e gli oneri relativi ad operazioni in valuta sono determinati al cambio corrente alla data nella quale la relativa operazione è compiuta. Criteri di conversione dei valori espressi in valuta I crediti e i debiti espressi originariamente in valuta estera sono iscritti, ai sensi dell’art. 2426 n. 8 bis c.c., in base al tasso di cambio a pronti alla data di chiusura dell’esercizio. Gli utili e le perdite che derivano dalla conversione dei crediti e dei debiti sono rispettivamente accreditati e addebitati al Conto Economico alla voce 17 bis Utili e perdite su cambi. Il risultato netto derivante dall'adeguamento ai cambi di fine esercizio costituisce una perdita che concorre alla formazione del risultato d'esercizio. Non esistono immobilizzazioni in valuta. Garanzie, impegni, beni di terzi e rischi Le garanzie, gli impegni, i beni di terzi, i nostri beni presso terzi ed i rischi sono indicati nei conti d’ordine sulla base del loro valore nominale.
Attività A) Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti Non sono presenti crediti verso soci per versamenti ancora dovuti.
B) Immobilizzazioni Non sono state effettuate rivalutazione e/o svalutazioni delle immobilizzazioni materiali e immateriali, né sono stati imputati oneri finanziari ai conti iscritti nell’attivo. Non esistono immobilizzazioni di natura finanziaria. Nell'esercizio non sono stati imputati oneri finanziari ai conti iscritti all'attivo.
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C) Attivo circolante I. Rimanenze Saldo al 31/12/2009 1.826.760
Saldo al 31/12/2008 1.873.644
Variazioni (46.884)
I criteri di valutazione adottati sono invariati rispetto all'esercizio precedente e motivati nella prima parte della presente Nota integrativa. La valutazione adottata rispetto a quella effettuata con il criterio dei costi correnti non differisce in modo rilevante.
II. Crediti Saldo al 31/12/2009 2.971.061
Descrizione Verso clienti Verso imprese controllate Verso imprese collegate Verso controllanti Per crediti tributari Per imposte anticipate Verso altri Arrotondamento
Entro 12 mesi 2.641.415
Saldo al 31/12/2008 3.065.237
Oltre 12 mesi
Variazioni (94.176)
Oltre 5 anni
Totale 2.641.415
19.601
19.601
291.551
18.494
310.045
2.952.567
18.494
2.971.061
Non sono presenti, nel bilancio al 31/12/2009, crediti vincolati. Nella voce “Crediti Tributari” sono indicati crediti per IVA pari a euro 19.399 e crediti verso erario per imposta sostitutiva sul TFR per euro 202. Un importo significativo dei crediti al 31/12/2009, pari a Euro 168.589 è espresso in moneta estera. I criteri di conversione dei valori espressi in valuta sono riportati nella presente nota integrativa. La ripartizione dei crediti al 31/12/2009 secondo area geografica è riportata nella tabella seguente (articolo 2427, primo comma, n. 6, C.c.). Crediti per Area Geografica Italia Bangladesh Ecuador India Indonesia Kenya Nepal
V / clienti
2.588.653
V /Controllate
V/ collegate
V/ controllanti
V / altri
41.225 10.534 38.087 37.997 12.495 11.787 8.257
Totale
2.629.878 10.534 38.087 37.997 12.495 11.787 8.257
LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE Perù Vietnam Benin Togo Ghana Messico Palestina Paraguay Sudafrica Spagna Portogallo Grecia
San Marino Germania Francia Totale
69.244 4.443 1.946 25.400 2.100 14.000 22.865 8.472 1.193 14.610 6.551 18.281 1.859 9.657 1.804 2.641.415
310.045
69.244 4.443 1.946 25.400 2.100 14.000 22.865 8.472 1.193 14.610 6.551 18.281 1.859 9.657 1.804 2.951.460
III. Attività finanziarie Saldo al 31/12/2009 774
Descrizione In imprese controllate In imprese collegate In imprese controllanti Altre partecipazioni Azioni proprie Altri titoli Arrotondamento
Saldo al 31/12/2008 258
31/12/2008
Incrementi
Variazioni 516
Decrementi
31/12/2009
258
516
774
258
516
774
La partecipazione iscritta nell’attivo circolante tra le attività finanziarie è relativa alla quota di partecipazione in Unionfidi Piemonte Società cooperativa di garanzia collettiva dei fidi, ed è valutata al costo di sottoscrizione. IV. Disponibilità liquide Saldo al 31/12/2009 49.915
Descrizione Depositi bancari e postali Assegni Denaro e altri valori in cassa Arrotondamento
Saldo al 31/12/2008 21.064
31/12/2009 47.351 2.564 49.915
Variazioni 28.851
31/12/2008 16.762 4.302 21.064
Il saldo rappresenta le disponibilità liquide e l'esistenza di numerario e di valori alla data di chiusura dell'esercizio.
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D) Ratei e risconti Saldo al 31/12/2009 11.632
Saldo al 31/12/2008 2.975
Variazioni 8.657
Misurano proventi e oneri la cui competenza è anticipata o posticipata rispetto alla manifestazione numeraria e/o documentale; essi prescindono dalla data di pagamento o riscossione dei relativi proventi e oneri, comuni a due o più esercizi e ripartibili in ragione del tempo.
Passività A) Patrimonio netto Saldo al 31/12/2009 452.269
Descrizione Capitale Riserva legale indivisibile Differenza da arrotondamento all'unità di Euro Riserva ordinaria indivisibile Arrotondamento . Utili (perdite) portati a nuovo Utile (perdita) dell'esercizio
Saldo al 31/12/2008 397.014
31/12/2008 211.050 35.115 1 100.488
Incrementi 28.950 15.108
50.360 397.014
33.116 110.915
Variazioni 55.255
Decrementi 5.300
31/12/2009 234.700 50.223 1 134.229
50.360 55.660
33.116 452.269
33.741
Nella tabella che segue si dettagliano i movimenti nel patrimonio netto All’inizio dell’esercizio precedente Destinazione del risultato dell’esercizio - attribuzione dividendi - altre destinazioni Altre variazioni Risultato dell’esercizio precedente Alla chiusura dell’esercizio precedente Destinazione del risultato dell’esercizio - attribuzione dividendi - altre destinazioni Altre variazioni Risultato dell’esercizio corrente Alla chiusura dell’esercizio corrente
Capitale sociale 225.350
Riserva legale 29.246
Altre Risultato Riserve d’esercizio 87.383 19.562 (19.562)
5.869
13.106
35.115
100.489
15.108
33.741
50.223
134.230
Totale 361.541
(14.300) 211.050
50.360 50.360 (50.360)
397.014
23.650 234.700
33.116 33.116
452.269
Si precisa che una quota del 3% degli utili netti realizzati nell’esercizio 2008 (pari ad euro 1.511) è stata destinato ai fondi mutualistici per la promozione e lo sviluppo della cooperazione ai sensi dell’articolo 11 punto 4 della Legge 31/01/1992 n. 59 e di quanto previsto dallo Statuto sociale.
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Il capitale sociale è così composto. Azioni/Quote Azioni ordinarie Azioni strumento finanziario Totale
Numero Valore nominale 200 50 2.247 100
Totale 10.000End 224.70 234.700
Le azioni strumento finanziario sono parte del capitale sociale ai sensi di quanto previsto dall’art. 15 lettera a) numero 2) dello statuto sociale. Si sottolinea che, stante la natura di società cooperativa, tutte le riserve presenti nel patrimonio netto sono riserve indivisibili che pertanto non possono essere ripartite fra i soci né durante l’esistenza della società né all’atto del suo scioglimento in conformità al dettato di legge ed alle previsioni statutarie.
B) Fondi per rischi e oneri Non esistono, nel presente bilancio, fondi accantonati a fronte di rischi ed oneri.
C) Trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato Saldo al 31/12/2009 216.480
Saldo al 31/12/2008 172.652
Variazioni 43.828
La variazione è così costituita. Variazioni
31/12/2008
TFR, movimenti del periodo
Incrementi
172.652
Decrementi
56.813
12.985
31/12/2009 216.480
Il fondo accantonato rappresenta l'effettivo debito della società al 31/12/2009 verso i dipendenti in forza a tale data, al netto degli anticipi corrisposti.
D) Debiti Saldo al 31/12/2009 4.270.927
Saldo al 31/12/2008 4.521.927
Variazioni (251.000)
I debiti sono valutati al loro valore nominale e la scadenza degli stessi è così suddivisa (articolo 2427, primo comma, n. 6, C.c.). Descrizione Obbligazioni Obbligazioni convertibili Debiti verso soci per finanziamenti Debiti verso banche Debiti verso altri
Entro 12 mesi
Oltre 12 mesi
861.917 1.802.552
Oltre 5 anni
Totale
861.917 44.377
1.846.929
LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE finanziatori Acconti Debiti verso fornitori Debiti costituiti da titoli di credito Debiti tributari Debiti verso istituti di previdenza Altri debiti Arrotondamento
1.390.647
1.390.647
41.145 31.994
41.145 31.994
98.296 (1) 4.226.550
98.296 (1) 4.270.927
44.377
Non sono presenti debiti in relazione a operazioni che prevedono l’obbligo di retrocessione a termine. I “Debiti verso soci per finanziamenti” sono disciplinati da apposito regolamento dei prestiti sociali approvato dai soci della cooperativa e rispettano quanto previsto dalle norme di legge e dallo statuto sociale. In particolare il rapporto tra i prestiti soci ed il patrimoni netto è, al 31/12/2009, pari a 1,91. I "Debiti verso fornitori" sono iscritti al netto degli sconti commerciali; gli sconti cassa sono invece rilevati al momento del pagamento. Il valore nominale di tali debiti è stato rettificato, in occasione di resi o abbuoni (rettifiche di fatturazione), nella misura corrispondente all'ammontare definito con la controparte. La voce "Debiti tributari" accoglie solo le passività per imposte certe e determinate. Nella voce debiti tributari sono iscritti debiti per imposta IRES, pari a euro 2.733, debiti per imposta IRAP per euro 433, debiti per ritenute d’acconto IRPEF per euro 24.548, debiti Verso dogane per IVA e dazi differiti per euro 13.431. L’importo dei debiti in valuta al 31/12/2009è pari ad Euro 12.637. Non sussistono debiti assistiti da garanzia reale su beni sociali.
La ripartizione dei Debiti al 31/12/2009 secondo area geografica è riportata nella tabella seguente (articolo 2427, primo comma, n. 6, C.c.).
Debiti per Area Geografica Italia India Sri Lanka Bangladesh Equador Senegal Indonesia Nepal Austria Germania Totale
V / fornitori
V /Controllate
V / Collegate
V/ Controllanti
1.369.178 526 165 70 57 4.444 12.373 139 1.514 2.181 1.390.647
V / Altri 98.296
98.296
Totale 1.467.474 526 165 70 57 4.444 12.373 139 1.514 2.181 1.488.943
E) Ratei e risconti Saldo al 31/12/2009 137.281
Saldo al 31/12/2008 118.847
Variazioni 18.434
LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE
Rappresentano le partite di collegamento dell'esercizio conteggiate col criterio della competenza temporale.
Conti d'ordine Tra i rischi assunti dall’impresa sono indicate le fidejussioni rilasciate dalla società pari ad euro 6.250. Negli altri conti d’ordine è indicato il valore nominale delle nostre merci presso terzi in conto lavorazione (Euro 187.229), delle nostre merci presso terzi in viaggio (Euro 155.911), delle nostre merci presso terzi in conto vendita (Euro 2.171) e delle fideiussioni ricevute da terzi a garanzia di debiti sociali (Euro 2.689137).
Conto economico A) Valore della produzione Saldo al 31/12/2009 5.543.699
Saldo al 31/12/2008 5.550.258
Descrizione Ricavi vendite e prestazioni Variazioni rimanenze prodotti Variazioni lavori in corso su ordinazione Incrementi immobilizzazioni per lavori interni Altri ricavi e proventi
Variazioni (6.559)
31/12/2009 5.485.951
31/12/2008 5.479.609
Variazioni 6.342
57.748 5.543.699
70.649 5.550.258
(12.901) (6.559)
Nella voce “Altri ricavi e proventi” sono iscritte le quote di competenza dell’esercizio 2009 dei contributi in conto capitale ricevuti dalla società (per euro 15.159) ed i contributi in conto esercizio (per euro 6.500). I ricavi delle vendite e delle prestazioni vengono così ripartiti: 98,20 % circa – ricavi commercio ingrosso e produzione 1,80 % circa – ricavi commercio dettaglio negozio di Bra
B) Costi della produzione Saldo al 31/12/2009 5.377.169
Descrizione
Saldo al 31/12/2008 5.329.343
31/12/2009
31/12/2008
Variazioni 47.826
Variazioni
LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE Materie prime, sussidiarie e merci Servizi Godimento di beni di terzi Salari e stipendi Oneri sociali Trattamento di fine rapporto Trattamento quiescenza e simili Altri costi del personale Ammortamento immobilizzazioni immateriali Ammortamento immobilizzazioni materiali Altre svalutazioni delle immobilizzazioni Svalutazioni crediti attivo circolante Variazione rimanenze materie prime Accantonamento per rischi Altri accantonamenti Oneri diversi di gestione
2.500.380 1.567.274 179.689 733.058 172.198 56.813
2.635.409 (135.029) 1.683.200 (115.926) 184.118 (4.429) 743.036 (9.978) 167.993 4.205 56.172 641
19.400 54.654
25.065 54.234 420
(5.665)
13.300 46.884
13.000 (263.776)
300 310.660
33.519 5.377.169
30.892 5.329.343
2.627 47.826
Costi per materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci e Costi per servizi Sono strettamente correlati a quanto esposto nella parte introduttiva della Nota integrativa e all'andamento del punto A (Valore della produzione) del Conto economico. Costi per il personale La voce comprende l'intera spesa per il personale dipendente ivi compresi i miglioramenti di merito, passaggi di categoria, scatti di contingenza, costo delle ferie non godute e accantonamenti di legge e contratti collettivi. Ammortamento delle immobilizzazioni materiali Per quanto concerne gli ammortamenti si specifica che gli stessi sono stati calcolati sulla base della durata utile del cespite e del suo sfruttamento nella fase produttiva sulla base di quanto indicato nei “criteri di valutazione� della presente nota integrativa. Altre svalutazioni delle immobilizzazioni Non sono state effettuate svalutazioni delle immobilizzazioni materiali e/o immateriali.
C) Proventi e oneri finanziari Saldo al 31/12/2009 (105.744)
Descrizione Da partecipazione Da crediti iscritti nelle immobilizzazioni Da titoli iscritti nelle immobilizzazioni Da titoli iscritti nell'attivo circolante Proventi diversi dai precedenti (Interessi e altri oneri finanziari) Utili (perdite) su cambi
Saldo al 31/12/2008 (139.519)
31/12/2009
191 (110.633) 4.698 (105.744)
Variazioni 33.775
31/12/2008
1.045 (126.190) (14.374) (139.519)
Variazioni
(854) 15.557 19.072 33.775
LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE
Utile e perdite su cambi Gli utili su cambi non realizzati derivanti dalla valutazione ai sensi dell’art 2426 n. 8 bis c.c. sono pari a euro 2.408; Le perdite su cambi non realizzate derivanti dalla valutazione ai sensi dell’art. 2426 n. 8 bis c.c. sono pari a euro 1.369; Il risultato netto della componente valutativa è pertanto negativo per euro 1.039.
Imposte sul reddito d'esercizio Saldo al 31/12/2009 30.399 Imposte Imposte correnti: IRES IRAP Imposte sostitutive Imposte differite (anticipate) IRES IRAP
Saldo al 31/12/2008 29.128
Saldo al 31/12/2009 30.399 16.186 14.213
30.399
Variazioni 1.271
Saldo al 31/12/2008 29.128 13.869 2.317 15.259
29.128
Variazioni 1.271 (1.046)
1.271
Sono state iscritte le imposte di competenza dell’esercizio. Ai sensi dell'articolo 2427, primo comma, n. 14 C.c. si evidenzia che nel presente bilancio non sussiste fiscalità differita e/o anticipata.
Operazioni di locazione finanziaria (leasing) La società ha in essere n. 4 contratti di locazione finanziaria relativi ad automezzi strumentali per la società. Conformemente alle indicazioni fornite dal documento OIC 1 - I PRINCIPALI EFFETTI DELLA RIFORMA DEL DIRITTO SOCIETARIO SULLA REDAZIONE DEL BILANCIO D'ESERCIZIO , nella tabella seguente sono fornite le informazioni sugli effetti che si sarebbero prodotti sul Patrimonio Netto e sul Conto Economico rilevando le operazioni di locazione finanziaria con il metodo finanziario rispetto al criterio cosiddetto patrimoniale dell'addebito al Conto Economico dei canoni corrisposti. Attività a) Contratti in corso Beni in leasing finanziario alla fine dell'esercizio precedente, al netto degli ammortamenti complessivi pari a Euro 8.575 alla fine dell’esercizio precedente + Beni acquisiti in leasing finanziario nel corso dell'esercizio - Beni in leasing finanziario riscattati nel corso dell'esercizio - Quote di ammortamento di competenza dell'esercizio + / - Rettifiche/riprese di valore su beni in leasing finanziario Beni in leasing finanziario al termine dell’esercizio, al netto degli ammortamenti complessivi pari a Euro 19.560 b) Beni riscattati Maggior valore complessivo dei beni riscattati, determinato secondo la metodologia finanziaria, rispetto al loro valore netto contabile alla fine dell’esercizio c) Passività Debiti impliciti per operazioni di leasing finanziario alla fine dell'esercizio precedente + Debiti impliciti sorti nell'esercizio - Riduzioni per rimborso delle quote capitale - Riduzioni per riscatti nel corso dell’esercizio Debiti impliciti per operazioni di leasing finanziario al termine dell'esercizio d) Effetto complessivo lordo alla fine dell’esercizio (a+b-c)
23.846 22.505 10.985 35.366
23.627 16.672 8.229 32.070 (2.051)
LIBEROMONDO SOCIETA' COOPERATIVA SOCIALE e) Effetto netto fiscale f) Effetto sul Patrimonio Netto alla fine dell’esercizio (d-e) L'effetto sul Conto Economico può essere così rappresentato Storno di canoni su operazioni di leasing finanziario Rilevazione degli oneri finanziari su operazioni di leasing finanziario Rilevazione di - quote di ammortamento su contratti in essere su beni riscattati - rettifiche/riprese di valore su beni in leasing finanziario Effetto sul risultato prima delle imposte Rilevazione dell’effetto fiscale Effetto sul risultato d'esercizio delle rilevazioni delle operazioni di leasing con il metodo finanziario
(645) (1.406) 11.089 1.613
10.985
(1.510) (474) (1.036)
Informazioni sugli strumenti finanziari emessi dalla società Gli strumenti finanziari emessi dalla società sono, ai sensi dell’art. 15 n. 2 dello statuto sociale, azioni di valore nominale unitario di 100 euro emessi ed offerti in sottoscrizione ai soci cooperatori e finanziatori. Gli strumenti finanziari emessi dalla società sono, ai sensi dell’art. 15 n. 2 dello statuto sociale, azioni di valore nominale unitario di 100 euro emessi ed offerti in sottoscrizione ai soci cooperatori e finanziatori. Alla data del 31/12/2009 le azioni “strumento finanziario” sono 2.247 per un ammontare complessivo di euro 224.700. Tali strumenti costituiscono parte integrante del patrimonio sociale . Informazioni relative alle operazioni realizzate con parti correlate La società non ha posto in essere operazioni con parti correlate. Informazioni relative agli accordi non risultanti dallo stato patrimoniale La società non ha in essere accordi non risultanti dallo Stato Patrimoniale.
Proposta di destinazione del risultato d’esercizio Si propone all’assemblea dei soci di destinare l’utile di bilancio al netto delle imposte, pari ad euro 33.116, come segue: • A Riserva legale indivisibile (30%) 9.935 • Ai fondi mutualistici per la promozione e lo sviluppo della cooperazione (3%) 993 • A Riserva straordinaria indivisibile 22.188
Il presente bilancio, composto da Stato patrimoniale, Conto economico e Nota integrativa, rappresenta in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria nonché il risultato economico dell'esercizio e corrisponde alle risultanze delle scritture contabili. Il Presidente del Consiglio di amministrazione GIORDANA EMANUELE
LIBEROMONDO SOCIETA’ COOPERATIVA SOCIALE Sede in VIA VITTORIO EMANUELE 282- 12042 BRA (CN) Reg. Imprese 02575550047 Capitale sociale Euro 234.700,00 i.v.
Relazione del Collegio Sindacale al Bilancio chiuso al 31.12.2009 Il progetto di Bilancio dell’esercizio chiuso al 31 dicembre 2009, che il Consiglio di Amministrazione sottopone alla Vostra approvazione, è stato redatto secondo le disposizioni di legge ed è costituito dallo Stato Patrimoniale, dal Conto Economico e dalla Nota Integrativa. Tale complesso di documenti è stato messo a disposizione del Collegio Sindacale nel rispetto del temine imposto dall’art. 2429 C.C.. I sindaci preliminarmente informano: - che la funzione di controllo contabile ex. art. 2409 bis c.c. è loro attribuita ai sensi dell’art. 32 del vigente statuto, adeguato alle nuove norme del diritto societario in vigore dal 2004 in data 11 dicembre 2004; - che tutti i membri effettivi del Collegio Sindacale – ai sensi dell’art. 2409 bis, co. 3° c.c. – sono iscritti nel Registro dei Revisori istituito presso il Ministero della Giustizia; -che gli esiti della duplice funzione di controllo attribuita ai Sindaci sono formalizzati in un unico documento accompagnatorio al progetto di bilancio al 31 dicembre 2009, chiaramente suddiviso per tipologia di relazione richiesta dalla normativa e con la disponibilità di chiarire ogni aspetto che sarà ritenuto opportuno in sede di assemblea; -che tutte le deliberazioni dai Sindaci sono state assunte collegialmente e all’unanimità. Informativa specificatamente richiesta dalla legge per le società cooperative Ai sensi dell’art.2454 del codice civile e dell’articolo 2 ella legge 31 gennaio 1992 n. 59 si attesta che gli amministratori in sede di nota integrativa hanno relazionato indicando specificatamente i criteri seguiti per la gestione sociale e per il conseguimento dello scopo mutualistico e che le informazioni da essi forniti risultano veritiere. Ai sensi dell’art. 2513 del Codice Civile si rammenta che la cooperativa è costituita ed operante nel rispetto della legge 8 novembre 1991 n. 381 ed in quanto Cooperativa sociale risulta a Mutualità prevalente.
Relazione di giudizio sul bilancio di esercizio art. 2409-ter, primo comma, lettera c) del Codice Civile I Sindaci danno atto: 1. di aver svolto il controllo contabile del bilancio d’esercizio chiuso al 31.12.2009, esercizio coincidente con l’anno solare e non interrotto da alcun evento di natura straordinaria precisando che la responsabilità della relazione del bilancio compete all’organo amministrativo della Società, mentre al Collegio Sindacale spetta la responsabilità del giudizio tecnico-professionale basato sul controllo contabile; 2. che l’esame è stato condotto secondo i principi statuiti per la revisione contabile. In conformità a detti principi, la revisione è stata pianificata e svolta al fine di accertare se il bilancio
d’esercizio
sia
viziato
da
errori
significativi
e
se
risulti,
nel
suo
complesso,accettabile. Il procedimento di controllo comprende l’esame, sulla base di verifiche a campione, degli elementi probativi a supporto dei saldi e delle informazioni contenuti nel bilancio, nonché la valutazione dell’adeguatezza e della correttezza dei criteri contabili utilizzati e della ragionevolezza delle stime effettuate dagli amministratori. Riteniamo che il lavoro svolto fornisca una ragionevole base per l’espressione del nostro giudizio professionale. 3. che per la redazione del bilancio, che risulta conforme alle risultanze contabili della società, sono state seguite le norme, di cui agli artt. 2423 C.C. e segg., introdotte con decreto legislativo 9 aprile 1991, n. 127. In particolare si rileva che: - sono state rispettate le strutture previste dal Codice Civile per lo Stato Patrimoniale e per il Conto Economico, rispettivamente all’art. 2435 bis, esponendo in maniera comparativa i dati dell’esercizio precedente; - nella redazione del bilancio gli amministratori non hanno derogato alle norme di legge, ai sensi dell’art. 2423 C.C.; - sono stati rispettati i principi di redazione previsti dall’art. 2423-bis del codice civile; - quanto ai criteri di valutazione e/o alla classificazione delle poste di bilancio utilizzati, essi non sono stati modificati rispetto al precedente esercizio. 4. che per quanto riguarda le voci del Conto Economico, il controllo a campione eseguito ne accerta una sostanziale corretta imputazione dei costi e dei ricavi nonché una loro corretta classificazione. In conclusione, a nostro giudizio, il sopramenzionato bilancio nel suo complesso è redatto con chiarezza e rappresenta in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria e il risultato economico della società.
Relazione sui risultati dell’esercizio e sull’attività svolta dal Collegio Sindacale art. 2429 del Codice Civile
Nel corso dell’esercizio chiuso 31.12.2009, come previsto dall’art. 2403 del C.C., la nostra attività è stata ispirata alle norme di comportamento del Collegio Sindacale raccomandante dai Consigli Nazionali dei Dottori Commercialisti e Ragionieri. 1. In particolare: -
abbiamo vigilato sull’osservazione della legge e dell’atto costitutivo e sul rispetto dei principi di corretta amministrazione
-
abbiamo partecipato alle riunioni del Consiglio di Amministrazione e diamo atto di aver ottenuto dagli amministratori informazioni sul generale andamento della gestione e sulla sua prevedibile evoluzione, e possiamo ragionevolmente assicurare che le azioni poste in essere sono conformi alla legge e allo statuto sociale e non sono manifestamente imprudenti, in potenziale conflitto di interesse o in contrasto del patrimonio sociale
-
abbiamo valutato e vigilato – per quanto di nostra competenza – sull’adeguatezza del sistema amministrativo e contabile nonché sull’affidabilità di quest’ultimo a rappresentare correttamente i fatti di gestione, e a tale riguardo non abbiamo osservazioni che debbano essere evidenziate nella presente relazione
2. Nel corso dell’esercizio non sono pervenute al Collegio Sindacale denuncie ai sensi dell’articolo 2408 Codice Civile e non sono emersi fatti censurabili da richiedere la segnalazione e/o la menzione nella presente relazione. 3. Il Collegio Sindacale, nel corso dell’esercizio, non ha rilasciato pareri ai sensi di legge. 4. Per l’attestazione che il bilancio di esercizio al 31.12.2009 rappresenta in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria e il risultato economico della Vostra società ai sensi dell’articolo 2409-ter, terzo comma del Codice Civile rimandiamo alla prima parte della nostra relazione. 5. Lo stato patrimoniale ed il conto economico evidenziano un utile di € 33.116,00 e si riassumono nei seguenti valori:
Stato Patrimoniale A) Crediti verso i soci per i versamenti B) Immobilizzazioni
0 216.815
C) Attivo Circolante D) Ratei e risconti attivi Totale attivo A) Patrimonio netto B) Fondo rischi ed oneri C) Trattamento di fine rapporto D) Debiti E) Ratei e risconti passivi Totale passivo Conto Economico A) Valore della produzione B) Costi della produzione SALDO C) Proventi e oneri finanziari D) Rettifiche di valore di attività finanziarie SALDO E) Proventi ed oneri straordinari Risultato prima delle imposte Imposte sul reddito Utile d’esercizio
4.848.510 11.632 5.076.957 452.269 0 216.480 4.270.927 137.281 5.076.957 5.543.699 5.377.169 166.350 (105.744) 0 60.786 2.729 63.515 30.399 33.316
6. In considerazione di quanto sopra esposto, non avendo osservazioni da formulare, il Collegio Sindacale non rileva motivi ostativi all’approvazione del bilancio di esercizio al 31.12.2009, né ha obiezioni da formulare in merito alla proposta formulata dal Consiglio di Amministrazione per la destinazione dell’utile d’esercizio.
Con osservanza. Bra,
10 aprile 2010
Il Collegio Sindacale
"Johnny penso' che un partigiano sarebbe stato come lui, ritto sull'ultima collina, guardando la citta' la sera della sua morte. Ecco l'importante: che ne rimanesse sempre uno". Beppe Fenoglio
SOCIETÀ COOPERATIVA SOCIALE
Via Vittorio Emanuele, 282 12042 Bra (Cuneo) Tel. 0172.499169-Fax 0172.499074 www.liberomondo.org • info@liberomondo.org