Via Condotti

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TOD’S BOUTIQUES: VIA CONDOTTI, 53/A TEL. 06 6991089 • VIA FONTANELLA BORGHESE, 56/A- 57 - TEL. 06 68210066



MASTHEAD

De Lux Srl Roma Via Ghisalba, 75 - Milano Via Confalonieri, 7 www.deluxedizioni.com Editor Mario Sallusti Editor in Chief Cinzia Malvini Chief Redactor & Fashion Editor Barbara Nevosi b.nevosi@deluxedizioni.com Art Director Stefano Arduini grafica@deluxedizioni.com Contributors Enrico Maria Albamonte, Federico Albani, Mauro Caprioli, Silvia Cutuli, Laura De Stefano, Marta Golfré Andreasi Cristina Mania, Sara Lucci Noseda, Valeria Palieri, from New York Audrey Bradley from Paris Sylvie Moiren, from London Christine M. Rothschild from Milan Silvia Cutuli, from Rome Valeria Palieri, from Abu Dhabi Alina Al Sabah from Singapore Shila D. Najafi Si ringrazia per il coordinamento con l’Associazione Via Condotti Francesca Tagliacozzo Contributing photographers Archivio Contrasto Translation Language Rome Administration Marta Mastrogregori Print Telligraf S.r.l. Civita Castellana (VT) Pubblicazione registrata al tribunale di Roma n° 115/08 del 18/03/2008 Via Condotti - semestrale - anno IV - n°7 - Spring / Summer 2011 ADVERTISING De Lux S.r.l. Davide Sallusti Via Ghisalba, 75 - 00188 Roma - tel. 06/45437049 - fax 06/45437104 marketing@deluxedizioni.com Front page La foto in copertina è tratta dal backstage della sfilata Giorgio Armani Privé


Hermès Via Condotti, 67 Roma Tel. 06 67 91 882

Attrezzi ispirati

Sautoir cravatta in argento.

Hermès, artigiano contemporaneo dal 1837.




20 La sostenibile leggerezza del cambiamento di Mario Sallusti

22 Il senso della vita di Cinzia Malvini

24 Primavera tricolore di Gianni Battistoni

26 Lunga vita al foulard di Valeria Palieri

28 Un secolo nel segno del levriero di Valeria Palieri

30 Black soul di Cristina Mania

32 Sublime De Lempicka di Laura De Stefano

34 Life is rock! di Valeria Palieri

36 E tu ce l’hai l’Italian Touch? di Valeria Palieri

38 Il mago dell’illusione di Marta Golfré Andreasi


LA BELLEZZA APPESA A UN FILO Quale magia trasformerà un semplice cartamodello in una giacca? Quello che succede nei nostri atelier di prêt-à-porter, talvolta, è misterioso. Ma una cosa è certa: quando è firmata Louis Vuitton, la bellezza si può anche indossare.


40 L’anello alternativo di Marta Golfré Andreasi

42 I mille gusti del led di Cristina Mania

44 Il giro del mondo in tre abiti di Marta Golfré Andreasi

46 Compleanno all’insegna della modernità di Silvia Cutuli

48 HadiDesign di Marta Golfré Andreasi

50 WoMen in back

58 Me, myself & fashion di Valeria Palieri

62 Il gusto di Tisci per la couture di Silvia Cutuli e Barbara Nevosi

66 Viste da The Sartorialist di Barbara Nevosi


ma x ma ra .c om


70 Gareth Pugh. Io come McQueen? di Silvia Cutuli e Cinzia Malvini

74 Visioni metropolitane di Sara Lucci Noseda

78 Alexsandro Palombo. Humor Chic sono io di Federico Albani e Barbara Nevosi

84 Globetrotter... a Londra di Christine M. Rothschild

88 Globetrotter... a Abu Dhabi di Alina Al Sabah

92 Globetrotter... a Parigi di Silvie Moiren

96 Globetrotter... a Singapore di Shila D. Najafi

100 Globetrotter... a New York di Audrey Bradley

104 Globetrotter... a Milano di Silvia Cutuli


Scorpion Collection

THE ULTIMATE ITALIAN ART OF CREATING JEWELS

Roberto Coin Boutique Via Vittoria 9, Roma Tel. 06 32652439 - robertocoin.com




108 Globetrotter... a Roma di Valeria Palieri

112 C’era una volta una signorina... di Cristina Mania

116 From snow to the beach di Cristina Mania

122 Lady Performance di Valeria Palieri

126 Fashion book di Valeria Palieri

130 La benedizione di Damien di Enrico Maria Albamonte

134 Il paese dei balocchi di Cristina Mania

138 Nella rete dell’arte di Cristina Mania

142 The s(pace)ound of silence di Valeria Palieri


© SWAROVSKI 2011

WWW.SWAROVSKI.COM BOUTIQUE SWAROVSKI - LARGO GOLDONI 48 (VIA CONDOTTI ANG. VIA DEL CORSO) TEL. 06/69921615




EDITORIALE di Mario Sallusti

LA SOSTENIBILE LEGGEREZZA DEL CAMBIAMENTO Il cambiamento è intorno a noi, costantemente. Ci circonda, ci insegue, ci contamina. Senza rendercene conto ne veniamo travolti. E la trasformazione è indispensabile per rinnovarsi, arricchirsi. Mutare, cambiare pelle significa anche migliorare sé stessi, il proprio lavoro, nella moda come nell’arte, nel design, nell’informazione come nell’editoria. Il magazine Via Condotti coglie l’aria di rinnovamento e accetta la sfida della trasformazione ogni volta che va in stampa, ogni volta che esce in edicola, ogni volta che viene distribuito, ogni volta che viene letto. La sfida è quella di essere sempre competitivi con contenuti che parlano la lingua dell’eccellenza, della qualità. Siamo qui per proporvi un’informazione raffinata nella forma e ricercata nella sostanza. Ben consapevoli che la metamorfosi è una fase delicata, ma spesso è l’unica via per stare al passo con i tempi e con le esigenze che variano, per ritrovare la passione e la voglia di rimettersi in gioco. E spesso, come accade a noi, questa si rivela un’esperienza avvincente. Come le pagine del nuovo numero di Via Condotti, che vi prenderanno per mano e vi catapulteranno nella bella stagione con storie che hanno il sapore del talento, della passione, della creatività. The bearable lightness of change. The change is all around. Surrounding us, following us, defiling us. Without even realizing we get overwhelmed by it. But change is essential to renew and enrich ourselves. Shifting, sloughing off even means to improve what we are, our work, in fashion as in art, in design, in information as in publishing Via Condotti magazine catch the spirit of renovation and respond to this challenge each time it goes to press or in newsstand, each time it gets distributed and read The challenge is to be always competitive with contents that speak the language of excellence and quality. We’re here to propose you a sophisticated information both in the form and essence. Well aware that metamorphosis is a delicate stage, but often it’s the only way to stay up to date, to follow the changing needs and to find the passion and the will to bring us in play. And often, as happens to us, this turn out to be an exiting experience. It is the aim of new Via Condotti number: to take you by the hand and bring you in the fine weather with stories tasting like talent, passion and creativity.



EDITORIALE di Cinzia Malvini

IL SENSO DELLA VITA Volti, città, corpi, ragazzi. Quando ho cominciato a scrivere questo editoriale mi è venuto in mente il titolo di un piccolo e prezioso libro di Michel Tournier (“Casa, città, corpi, bambini” ed. Garzanti) che, da adolescente, mi aveva conquistato. Racconti brevi che il narratore francese faceva confluire verso grandi ed emozionanti storie. Le storie, appunto. Quelle che ci è sempre piaciuto ricercare e raccogliere, ancor più in questo numero di Via Condotti. Si parva licet componere magnis, se sia lecito paragonare le cose piccole alle grandi scriveva Virgilio, e senza per questo voler sfidare Tournier, sfogliando queste pagine troverete tante belle storie. Come quella di Riccardo Tisci, giovane ragazzo pugliese sostenuto dalla passione per la moda e da una famiglia, tutta al femminile, che in quella passione ha creduto, aiutandolo ad arrivare ai vertici creativi di una delle più prestigiose maison couture di Francia come Givenchy. O Gareth Pugh, uno tra i più interessanti designer del momento, per molti l’erede di Alexander McQueen, scomparso una anno fa, con cui Pugh divide, oltre al Paese di nascita, l’Inghilterra, anche uno straordinario e visionario senso della moda. E ancora, Bianca Balti e Marina Abramovic, Alexsandro Palombo e Scott Schuman, artisti, fotografi e top model che vi terranno compagnia in questo numero raccontandovi il loro senso dell’arte, della creatività: in una parola, della vita. Storie italiane o internazionali, poco importa, tutte però legate da un “fil rouge”: la passione per ciò che si fa e una continua, instancabile ricerca per l’eccellenza nel modo di farlo. Buona lettura.

The meaning of life. Faces, cities, bodies, guys. When I started writing this editorial a little and precious book title came to my mind, it’s a Michel Tournier’s book (Casa, città, corpi, bambini” Garzanti ed.) that conquered me when I was just a teenager. Short tales that the French narrator fled into big and exiting stories. Stories, exactly what we’ve always liked to look for and collect, especially in this number of Via Condotti. Si parva licet componere magnis, if it’s licit to compare small things to big ones as Virgilio said. Without daring Tournier, leafing through those pages you’ll find many nice tales. Like Riccardo Tisci one, a young guy from Puglia carried by a love for fashion and by a family, made of women, that believed in that love, helping him to reach the creative tops of one of the most prestigious french maison couture as Givenchy. Or Gareth Pugh story, among the most interesting designer of the moment, considered by many Alexander McQueen heir, that passed away a year ago. Pugh shares with him not only the native country, but even an extraordinary and visionary touch for fashion. Moreover, Bianca Balti and Marina Abramovich, Alexandro Palombo and Scott Shuman, artists, photographers and top models that will keep you company in this number telling their meaning of art, creativity: in one word: of life. Italian or international stories, it doesn’t matter, all linked together by a “fil rouge”: passion for what we do and a constant, untiring research for doing it well. Enjoy the read.



EDITORIALE di Gianni Battistoni

PRIMAVERA TRICOLORE Sembra ancora di vedere i vasi rigogliosi di azalee rosse, bianche e verdi che hanno colorato via Condotti in occasione dei festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia. La primavera a Roma si è aperta all’insegna del Tricolore, che sventola sulle finestre, davanti ai negozi, nei nostri cuori. Abbiamo accolto l’augurio, che suona più come un’esortazione, del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “Uniti supereremo tutte le difficoltà”. E il pensiero non va tanto agli affari interni dell’Italia, quanto al popolo nipponico colpito da una triplice catastrofe. Nella storia di ogni paese ci sono immagini che condensano i momenti più forti vissuti dall’intero spirito nazionale, momenti in cui la totalità della cittadinanza si è stretta per far fronte comune, condividendo un’idea, un dolore, una speranza. Quelle dello tsunami in Giappone sono immagini che lasceranno un’impronta anche nelle generazioni successive che, a distanza di decenni, attraverso uno scatto, un filmato, sentiranno ancora l’intensità, la forza, la disperazione. “Uniti supereremo le difficoltà”. L’associazione Via Condotti abbraccia da sempre questo monito, che nel tempo ha saputo trasformato in un modus operandi. In cantiere ci sono una serie di iniziative benefiche, aste, momenti culturali in sostegno di chi ha bisogno. Perché la solidarietà non passa mai di moda. Dalla moda allo spettacolo il passo è breve e serve a sottolineare il tradizionale appuntamento di fine giugno con il Premio Via Condotti. Quest’anno la manifestazione preannuncia una nuova parata di stelle nel giardino di Palazzo Torlonia. Dopo Pippo Baudo, Giuseppe Tornatore, Elio Toaff, Carlo Giuffrè e Federica Pellegrini, premiati lo scorso anno, chi riceverà stavolta l’ambito riconoscimento? Tricolour Spring. It still seems to smell the scent of red, white and green azaleas, that colored up the Condotti street in occasion of 150 years of the Unity of Italy. Spring in Rome started in the name of the Tricolour, that waves out of windows, in front of stores, in our hearts. We have welcomed the wish, that sounds more as a exhortation, of the Republic president Giorgio Napolitano: “United will get through everything”. The thought goes not only to Italy own matters, but above all to the japanese population stroke by a triple calamity. In the every country history there are images that summarize the strongest moments lived by the whole national spirit, circumstances in which all the inhabitants joined together, sharing an idea, a sorrow, a hope. The pictures of the Japanese tsunami will leave a sign even in next generations, that after decades, through a photo, a video, will still feel the intensity, the strength, the desperation. “United will get through everything”. The Via Condotti association has always followed this advice, end with time made it a modus operandi. There are in store many charity events, cultural moments to help who is in need. Because solidarity is never out of fashion. From fashion to entertainment the step is never too big and it leads to the annual appointment for the end of June with the Via Condotti Award. This year the kermèsse foretell a new stars parade in the Palazzo Torlonia garden. After Pippo Baudo, Giuseppe Tornatore, Elio Toaff, Carlo Giuffrè and Federica Pellegrini, awarded last year, who is going to get the desirable prize?


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28 CULT DI VALERIA PALIERI

LUNGA VITA AL FOULARD Da capo delle classi più umili a simbolo della regalità sulla testa coronata di Grace Kelly. Il foulard prende nuova linfa e approfitta della bella stagione per rispolverare tutto il suo fascino: legato ad una borsa, al collo o usato come cintura è di nuovo un’icona del glamour.

Sopra, a sinistra un il mini foulard Monogram Map in twill di seta di Louis Vuitton. A destra un classico modello di Hermés che richiama alla simbologia dei cavalli di battaglia della maison francese: dalla Kelly bag allo stivale da amazzone, dal ferro di cavallo passando per coccarde, frustini, selle e cap che raccontano il mondo dell’equitazione deluxe. Nella pagina accanto quattro modelli coloratissimi firmati Emilio Pucci, Hermés e Salvatore Ferragamo


ono lontani ormai quei tempi, quando un semplice quadrato di stoffa, appannaggio spesso delle classi sociali più umili, veniva indossato senza vezzi e civetteria come utile protezione dal caldo o dalle intemperie. Saranno stati forse il collo sottile di una sbarazzina Audrey Hepburn in “Vacanze romane” o il capo della divina Greta Garbo e, ancora, della principessa Grace di Monaco, incorniciati da intramontabili carré di seta, ma, nel corso degli anni, quel graduale processo di nobilitazione del foulard si è impresso di diritto nel nostro quotidiano, alimentando la creatività di designer e produttori del settore. Oggi gli stilisti fanno quadrato intorno a quel fazzoletto oversize così moderno ma dall'inconfondibile fascino retrò. E poco importa che il chiacchierato lembo di stoffa, novanta per novanta, sia stato negli anni screditato e additato come il peggiore dei mali, un simbolo di conservazione e perbenismo da abolire nel Sessantotto, indice di poco glamour e ricercatezza negli anni a venire. Questa estate il foulard sarà nuovamente un segnale di appartenenza, non a religioni, classi sociali o a nicchie di mercato, ma a quella composita schiera di persone, più o meno attente ai dettami della moda, che ne rivendicano semplicemente il valore affettivo. Il monito arriva dalle passerelle: evitate “l'effetto nonna” legandolo sotto il mento, ma via libera a look zingareschi e un po' gitani, e per quante non riescono a rinunciare al vento tra i capelli, i carré colorati si stringono in vita come cinture, si legano al polso o alla borsa.

S

Long live the foulard! Gone are those days now, when it was but a simple square of cloth, often the preserve of the more humble in society, it was worn plainly and without any coquetry as a mere protection from the heat or more inclement weather. It may have been perhaps the delicate scarf of a playful Audrey Hepburn in Roman Holiday or the divine Greta Garbo's headscarf, or yet again, that of Princess Grace of Monaco, an enduring green silk square. But over the years, this gradual process of elevating the headscarf has become rightfully part and parcel of our daily lives, nurturing the creativity of both designers and manufacturers. Today's designers have agreed on that oversized handkerchief, so modern, yet with its unmistakable retro charm. Never mind that the talk about that strip of cloth, measuring thirty six inches by thirty six – discredited and despised as the worst of fashion's evils and a symbol of traditional respectability requiring abolition years and years ago – being an indicator of little glamour and refinement in the years to come. This summer, the foulard is again back and on the up and up, a sign of belonging, not of religion, social class or niche markets, but of that mixed group of women, more or less attentive to the dictates of fashion, who are simply claiming back its sentimental value. A note of warning comes from the catwalk – avoid the 'grandmother effect' of tying it under the chin. It is okay to look a little Romany and gypsy-like. And for those who cannot give up on having the wind blowing in their hair, these colourful headscarves get a second chance in life either as belts or tied to the wrist or handbag.


30 L’ANNIVERSARIO DI VALERIA PALIERI

UN SECOLO NEL SEGNO DEL LEVRIERO Trussardi compie cento anni e lo fa all’insegna di eventi culturali, installazioni artistiche, performance. Dalla moda all’arte, dal food all’interior design, una storia tutta da raccontare con molti capitoli ancora da scrivere.

i sono dinastie le cui tradizioni unite alla passione viscerale per il proprio territorio e a all’acuta lungimiranza imprenditoriale hanno contribuito a creare quel grande patrimonio artistico, culturale, manifatturiero e produttivo che contraddistingue il made in Italy nel mondo. E’ il caso indubbiamente di Dante, Nicola, Beatrice, Tomaso e Gaia Trussardi che in un secolo hanno trasformato l’azienda di famiglia in uno dei brand italiani più apprezzati, sinonimo di qualità ed eccellenza. Trussardi compie 100 anni e lo fa in grande stile. Era il 1911 quando Dante Trussardi apriva a Bergamo quel laboratorio per la produzione e distribuzione di guanti di lusso, che il nipote Nicola avrebbe poi trasformato in una grande casa di moda. Intuendo prima di altri l’importanza di diversificare gli interessi del brand Nicola è riuscito a dettare le sue regole nel lifestyle. Da quasi dieci anni l’azienda del Levriero, identità grafica della maison dal 1973, è condotta dai figli di Nicola, quarta generazione della famiglia. Beatrice ricopre il ruolo di presidente e amministratore delegato e Tomaso consigliere del Gruppo e responsabile dei progetti. “Il centenario di un’azienda storica come Trussardi è un’occasione unica – spiega Beatrice Trussardi - non soltanto per celebrarne la storia e per proiettarla nel futuro, ma soprattutto per ribadire che soltanto attraverso l’eccellenza è possibile produrre cultura, in ogni ambito, dalla moda al design, dall’arte alla cucina.” Una solida realtà imprenditoriale, dunque, in costante ricerca di quell’eccellenza ed esclusività che la famiglia ha saputo coniugare in tutti i settori: dalla moda, con le linee Trussardi dal 1911, Trussardi Jeans, Trussardi Junior e Trussardi Baby, al design con un nuovo progetto che sarà lanciato durante il Salone del Mobile, al food con il Ristorante Trussardi Alla Scala e alla cultura con la Fondazione Nicola Trussardi.

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A century of the racing greyhound emblem. There are dynasties whose traditions combined with intense national passion and incisive entrepreneurial insight have contributed to the creation of great artistic, manufacturing, production and cultural heritage which distinguishes worldwide the Made in Italy brand. Dante, Nicola, Beatrice, Tomaso, and Gaia Trussardi have transformed their family business over the past century into one of the most valued of Italian brands, synonymous with quality and excellence. Trussardi is 100 years old this year and is celebrating in style. Dante Trussardi opened his Bergamo workshop in 1911 for the production and distribution of luxury gloves, which his nephew Nicola later turned into a major fashion house. Realising before others did the importance of diversifying the brand's interests, Nicola successfully laid down his lifestyle rules. For almost ten years now, symbolised since 1973 by its emblematic and identifying racing greyhound, the company has been led by Nicola's children, the fourth generation of the family to do so. Beatrice Trussardi holds down both the roles of chairman and managing director, Tomaso acts as adviser to the Group and manager of its special projects. "The centenary of a historic company such as Trussardi is a unique opportunity - according to Beatrice, not only to celebrate our history and project it into the future, but above all to insist that only through excellence is it possible to produce culture in every area, from fashion to design, from art to cooking". A sound business, therefore, in constant pursuit of that excellence and exclusivity which the family has managed to unite in all its efforts – from Trussardi fashion lines since 1911 with Trussardi Jeans, Trussardi Junior and Trussardi Baby, to a new design project to be launched during the Salone del Mobile exhibition, from food with the Trussardi Alla Scala restaurant to culture with the Fondazione Nicola Trussardi.



32 SPOTLIGHT DI CRISTINA MANIA

BLACK SOUL Di origine antichissime, il diamante nero è divenuto nei secoli sinonimo di durevolezza e di bellezza senza tempo. Le donne farebbero di tutto per averlo. Lo sa bene la casa di gioielli De Grisogono che ha legato il suo nome al “black diamond” e festeggia 15 anni di attività.

all’India a Roma, dalla Cina all’Africa. Il viaggio del diamante nel corso dei secoli è stato lungo e tortuoso. Non tutti infatti capiscono immediatamente la sua importanza. I romani lo utilizzavano per allontanare gli influssi maligni, affidando a questa pietra una mera funzione scaramantica. Ci sono voluti centinaia di anni per comprenderne pienamente il valore, ma appena colto il senso di questa pietra pregiata si è tramutata nell’oggetto del desiderio femminile. Non c’è donna che non rimanga abbagliata dalla luce che emana. Non c’è ragazza che non speri di riceverlo incastonato nell’anello di fidanzamento. Bianco, rosa, giallo. La gamma di colori si fa sempre più vasta, ma al fascino del nero è difficile resistere. Lo ha capito bene De Grisogono che ha legato il suo nome al “black diamond” dando vita ad un connubio vincente. Grazie al design innovativo di Fawaz Gruosi e alla sua grande abilità nel modellare questa pietra di difficile lavorazione, il marchio con lo stemma oro si è imposto nel mercato internazionale del gioiello ed oggi festeggia i quindici anni di attività. Di piccola caratura come quelli utilizzati per incorniciare gli orologi del jewellery brand, fino ai 587 carati del diamante nero, il più grande al mondo. De Grisogono ha forgiato questa gemma in varie forme e dimensioni dando vita a creazioni uniche. Chissà come avrebbe reagito la civettuola Lorelei, interpretata dalla leggendaria Marilyn Monroe in “Gli uomini preferiscono le bionde”, di fronte a uno splendido diamante nero. Forse, nell’unico modo che conosceva, spalancando gli occhi, aprendosi in un sorriso e canticchiando “Diamonds are a girl’s best friend”.

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Black soul. From India to Rome, from China to Africa. A diamond's journey over the centuries has been long and torturous. Not everyone immediately understood its importance. The Romans used it to ward off evil influences, thus giving this stone a mere superstitious function. Hundreds of years had to pass for its value to be fully understood. But once it was, the meaning of this precious stone turned into the object of every woman's desire. There is not a woman alive who does not get blinded by the sparkle emanating from a diamond. There is not a girl around who does not hope to see it one day gracing her engagement ring. White, pink, yellow. The colour range is getting wider all the time, but the appeal of the black diamond is hardest to resist. de GRISOGONO which has linked its name to the black diamond creating a winning combination. Thanks to the innovative designs of Fawaz Gruosi and his great skill in cutting this stone so difficult to work with, the jeweller’s gold emblematic brand name has captured the international jewellery market and now celebrates fifteen years of activity. Normally small in carat size such as those used to embellish the jewelled brand name's timepieces, the largest black diamond in the world is 587 carats in size. Fawaz Gruosi at de GRISOGONO has cut this gem into various shapes and sizes inspiring his unique creations. Who knows how the flirtatious Lorelei would have reacted, played by the legendary Marilyn Monroe in Gentlemen Prefer Blondes, were she to have been confronted with a beautiful black diamond? Perhaps, in the only way she knew how, with her eyes wide open, giving that little smile of hers, and singing Diamonds are a girl's best friend.



34 VERNISSAGE DI LAURA DE STEFANO

SUBLIME DE LEMPICKA Ottanta dipinti, 40 disegni e 50 foto d’epoca, alcune inedite, che documentano la vita della baronessa pittrice. Tamara De Lempicka a tutto tondo, una delle donne più forti e controverse del Novecento celebrata al Complesso del Vittoriano fino al 10 luglio. Nell’allestimento, curato da Gioia Mori, non passano inosservate le due opere di proprietà dell’attrice Angelica Huston e le cinque che arrivano dalla collezione privata di Jack Nicholson. Io non seguo la moda, faccio la moda". Una frase forte e decisa, come il carattere di chi l'ha pronunciata, un' affermazione che si fa portavoce di un forte anticonformismo, che esprime voglia di indipendenza dalle convenzioni, voglia di imporsi. Se si pensa che queste parole sono state dette nella prima metà del XX secolo, la frase assume un significato ancora più forte, quasi violento: una prepotente voglia di indipendenza per una donna che ha fatto epoca. Tamara De Lempicka è stata una donna di grande cultura e di grandi contrasti: in lei convivevano l’amore per il passato, lo studio per le opere classiche, da cui traeva ispirazione, e allo stesso tempo la curiosità del futuro, la voglia di andare oltre e di sperimentare il nuovo, contrasti che hanno fatto la sua fortuna. Una donna di mondo, nata in Polonia ma vissuta tra la Russia, la Francia, la Germania e l’Italia. I suoi amici? Personalità di spicco dell’epoca: da D’Annunzio al futurista Marinetti, dal fotografo Lartigue all’illustratore Lepape. Signora à la page amante del lusso, la De Lempicka ritrae tutto ciò che le piace: la moda in primis. Le donne immortalate sono modelle, perfettamente vestite e accessoriate, moderne ed eleganti, che riprendono l’iconografia delle copertine di Vogue di quegli anni. Le sue opere sono un’attenta analisi dello stile anni ’30: nel quadro “Les Amies” le due donne protagoniste indossano cappellini alla cloche e un filo di perle, come dettava mademoiselle Chanel, e in altre opere non passano inosservate presenze femminili con i capelli corti e con i copricapo tanto cari a Elsa Schiapparelli. Moda, moda e ancora moda. Una passione smisurata che sviluppa da subito disegnando figurini, prestando il suo corpo agli i stilisti dell’epoca, Lelong e Rocha, e lavorando per alcune tra le più importanti riviste di moda.

The sublime Lempicka. "I do not follow fashion. I do fashion." Strong and decisive words, just like the character who said them, a statement which speaks loudly of non-conformity, expressing a desire for independence from convention, the desire to dominate. When you think that these words were uttered in the first half of the twentieth century, they take on an even more powerful, almost violent meaning – an overpowering desire for independence for a woman who made history. Tamara de Lempicka was a woman of great culture and great contrasts. She combined a love for the past, the study of classical painting, from which she drew inspiration, and at the same time, she had a curiosity about the future, the desire to go further and to experiment with what was new. These contrasts made her fortune. A woman of the world, she was born in Poland but lived in Russia, France, Germany, and Italy. Her friends? Prominent figures of the period included D'Annunzio to the futurist Marinetti, from the photographer Lartigue to the illustrator Lepape. A fashionable woman, a lover of luxury, de Lempicka depicted everything which she liked and fashion most of all. Her immortalised women are models, perfectly dressed and accessorised, modern and elegant, reminiscent of the iconography of the covers of Vogue of those years. Her paintings are a careful analysis of the 30s’ fashions. In her picture Les Amies, the two women wear cloche hats and a string of pearls, as dictated by Mlle Chanel. While in other paintings, a female sitter with short hair or with a headpiece so dear to Elsa Schiaparelli does not go unnoticed. Fashion, fashion and more fashion! She developed a huge passion for drawing stylish figures, lending her body to Lelong and Rocha, fashion designers of the time, and working for some of the most important fashion magazines.


In apertura: Tamara de Lempicka - La sciarpa blu - Olio su tavola, cm 56,5 x 48 - Collezione privata - ©Tamara Art Heritage / Museum Masters International NYC In questa pagina da sinistra: Tamara De Lempicka - Il sogno, 1927 - Olio su tela, cm 81 x 60 - Collezione privata, courtesy, Duhamel Fine Art - ©Tamara Art Heritage / Museum Masters International NYC; Tamara De Lempicka - Il telefono II, 1930 - Olio su tavola, cm 34,9 x 26,9 - Collezione privata - ©1980 TAH / Museum Masters International NYC - ©Tamara Art Heritage / Museum Masters International NYC; Tamara De Lempicka - Kizette in rosa, 1927 - Olio su tela, cm 116,5 x 73 - Nantes, Musée des Beaux-Arts de Nantes - ©RMN-Foto: Gérard Blot - ©Tamara Art Heritage / Museum Masters International NYC


36 MUSIC TIME DI VALERIA PALIERI

LIFE IS ROCK! Carismatico, trasgressivo, camaleontico. Mick Jagger, leggenda vivente della musica, è protagonista di un volume che cerca attraverso le immagini di tratteggiare la sua personalità poliedrica e controversa.

Mick Jagger è universale. Il suo viso così particolare ha fatto di lui l’archetipo della rock star. Il suo corpo e le sue movenze hanno contribuito alla creazione del mito e della fama di sex symbol. La sua bocca è divenuta l’emblema dei Rolling Stones… La potenza, il fascino, la notorieta` del suo volto sono l’essenza della fotogenia.” Parole di Françios Hébel, direttore artistico dei Rencontres Internationales de Photographie di Arles che, nella prefazione del libro “Mick Jagger – The photobook” (Contrasto), descrive una delle più grandi icone musicali di tutti i tempi. Hébel grazie alla sua capacità descrittiva riesce ad arrivare là dove molti avevano fallito prima di lui: intuire quanto sia difficile con le parole restituire sulla carta un’immagine autentica del camaleontico Mick. Sarà la sua spavalderia, saranno le movenze vagamente effeminate, l'inconfutabile carisma o la capacità di evocare gli anni d'oro del rock, una cosa è certa il nome Mick Jagger rappresenta, da oltre quarant'anni, non solo le gesta eroiche dei Rolling Stones, ma soprattutto il diabolico triangolo sesso, droga e rock'n'roll. Il volto spigoloso e interessante, la silhouette dai tratti nervosi e scattanti, la sua è ancora oggi una delle immagini più rappresentative di un’epoca, ma anche un ‘brand’ tra i più venduti e apprezzati da intere generazioni. Come dimenticare le labbra rosse su sfondo nero, immagine che ancora oggi impazza su t-shirt e magliette, su poster e adesivi fino ai complementi d'arredo per la casa. Non è, dunque, un caso che i più importanti fotografi del nostro tempo, da Cecil Beaton a Peter Lindberg, abbiano cercato di catturare con uno scatto la vera essenza di Sir Mick Jagger che in ogni sua espressione sembra ribadire un unico concetto: “Life is rock!”.

Life is Rock! Charismatic, unconventional, chameleon-like. Mick Jagger, a living legend of music, has just published a book which highlights in image his multifaceted and controversial personality. "Mick Jagger is universal. His face alone has made him the archetypal rock star. His body movements have contributed to the creation of the myth surrounding him and his sex symbol fame. His mouth became the hallmark of the Rolling Stones. The power, fascination and notoriety of his face are the essence of his photogenic personality.” These are the words of François Hébel, artistic director of the city of Arles’s Rencontres Internationales de Photographie, who in the preface of Mick Jagger – The photobook (published by Contrasto), describes one of the greatest musical icons of all times. Hébel, thanks to his descriptive ability, can boldly go where many before him have failed. Just imagine how difficult it is to put into words an authentic picture of the chameleon-like Mick. It may well be his bravado, his vaguely effeminate body movements, his undeniable charisma, or his ability to evoke the golden age of Rock. But one thing is for certain, the name Mick Jagger, for over forty years and not just for the heroic musical achievements of Rolling Stones, has especially evoked the evil triangle of sex, drugs and Rock'n'Roll. His angular and captivating face, the mere silhouette of his nervous and snappy features are all still one of the most iconic images of an era, but also a brand among those most sold and appreciated by entire generations of fans. How can we ever forget the red lips on a black background, that image which still is the rage on t-shirts and shirts, on posters and stickers which even complement home furnishings? It is, therefore, no coincidence that the most important photographers of our time, from Cecil Beaton to Peter Lindberg, have tried to capture with a click of the camera the true essence of Sir Mick Jagger, which in all of his expressions seems to confirm a single concept – Life is Rock!



38 ITALIAN IDEAS DI VALERIA PALIERI

E TU CE L’HAI L’ITALIAN TOUCH? Vernice perlata lucida, declinata in bianco o in nero, raggi dei pneumatici dall’inconfondibile design retrò, rifiniture impeccabili e sedili bicolore in pelle Frau con stampa Guccissima. E’ la nuova city car nata dall’unione di due storiche icone del made in Italy, la Fiat, fondata nel 1899, e il marchio Gucci, creato nel 1921 dall’imprenditore toscano Guccio Gucci.

iat e Gucci, nuovo binomio dell’auto e del design. La casa automobilistica torinese è la protagonista indiscussa della motorizzazione di massa, ma anche simbolo del “miracolo economico” dei Cinquanta quando gli italiani scoprono la passione per le quattro ruote con l’arrivo sul mercato delle “600” e delle “500”. Gucci invece è sinonimo di esclusività e maestria artigianale che ha reso celebre l’Italia nel mondo, dalla prima borsa con manico di bambù del 1947, al mocassino con morsetto fino al celebre foulard “Flora” realizzato nel ’66 per la Principessa Grace Kelly. “Quando negli anni Cinquanta arrivò la prima iconica Fiat 500 fu una rivoluzione per lo stile: era l’auto che tutti desideravano. – spiega Frida Giannini, Direttore Creativo del brand Gucci sin dalla fondazione della maison ha sempre inseguito l’impulso del viaggiare con stile: ecco perché l’unicum interpretato da una 500 by Gucci è la sintesi di un’italianità elegante che ha il mondo per confine”. Un’opportunità perfetta non solo per affermare un nuovo concetto di personalizzazione moderna ed esclusiva, ma un’occasione in più per celebrare il 90esimo anniversario del marchio e i 150 anni dell’Unità d’Italia all’insegna di quell’italian touch che da sempre contraddistingue Fiat e Gucci. “Da italiano non posso che essere felice di aver contribuito a questa “500 by Gucci” - dice Lapo Elkann, ideatore del progetto Questa auto riunisce in sé lo spirito di due marchi che simboleggiano il savoir faire del nostro Paese nel mondo.”

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Do you have the Italian Touch? Fiat and Gucci, a new combination of car and design. The Turin-based carmaker is the undisputed star of mass production in cars, and also the symbol of the 'economic miracle' of the fifties when Italians discovered their passion for four wheels with the arrival in the marketplace of the Fiat 600 and Fiat 500. Gucci, on the other hand, is synonymous with exclusive hand-craftsmanship which has made Italy so celebrated around the world, from that first 1947 bag with its bamboo handle, to the distinctive instep fastening slip-on, to the popular Flora foulard made in 1966 for Princess Grace Kelly. "In the fifties, when the iconic Fiat 500 arrived on the scene, there was a revolution in style. It was the car which absolutely everyone wanted," according to Frida Giannini, Creative Brand director. "Since the very foundation of the house, Gucci has always pursued the impulse of doing it in style. Now, we have this uniquely inspired Gucci Fiat 500 - a synthesis of brands which knows no borders of everything elegantly Italian." Here is not only a perfect opportunity of affirming a new concept of modern and exclusive customisation, but another reason to celebrate the 90th anniversary of the Gucci brand and the 150th anniversary of the unification of Italy with that Italian touch which has always been the distinguishing mark of both Fiat and Gucci. "As an Italian, I could not be happier having been able to have contributed to this Fiat 500 by Gucci", says Lapo Elkann who dreamt up the project. This car combines the spirit of the two brands which symbolise the savoir faire of our country throughout the world."

Nella pagina accanto la 500 by Gucci che nasce da un concept di Frida Giannini e Lapo Elkann. Un auto che riassume il mood di due marchi, Fiat e Gucci, che simboleggiano il made in Italy. La vettura internamente ha rifiniture impeccabili e sedili in pelle Frau con stampa Guccissima.



40 TEMPS DES ARTS DI MARTA GOLFRÈ ANDREASI

IL MAGO DELL’ILLUSIONE Dal gioco alla grande retorica, dalla retorica alla magia, dalla magia alla sapienza. Così procede Arcimboldo ospite, a Palazzo Reale fino al 22 maggio, di una grande mostra che riscopre le radici culturali dell’autore di capricci e bizzarrie. Una lunga serie di opere per indagare gli sviluppi della sua arte fino a Caravaggio e alle “pitture ridicole”.

ago dell’illusione, secondo André Pieyre de Mandiargues. Autore di opere paragonabili alle raffinate prassi della retorica linguistica, per Roland Barthes. Questo è Giuseppe Arcimboldo (1527-1593), in mostra a Palazzo Reale fino al 22 maggio. L’esposizione prende il via dalla tradizione culturale lombarda, segue l’evoluzione dell’artista all’interno del suo contesto d’origine per poi sviscerare i suoi legami con i generi della natura morta e delle “pitture ridicole”. Un racconto fatto di disegni originali, dipinti, oggetti preziosi incastrati tra gli estremi cronologici di Leonardo da Vinci e Caravaggio. Più che una mostra una riscoperta del “prologo” di una attività svolta principalmente fuori dall’Italia. Un tentativo di comprende l’autore di capricci e bizzarrie quando ancora era immerso nella realtà della Milano del suo tempo, prima che diventasse l’emblema dell’artista di corte a Vienna e a Praga. Chiamato a servizio dagli Asburgo dopo gli anni della formazione meneghina, fu pittore, inventore, animatore e regista di feste. Sempre cantore del rapporto tra cultura e natura. Nella ricerca delle radici della sua arte, fatta di metafore, sovrapposizioni, allegorie, metamorfosi e nature morte antropomorfe, di cui le Teste Composte sono l’esempio più celebre, si incontrano i disegni grotteschi e caricaturali di

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Leonardo e le fisionomie dei suoi seguaci, gli oggetti preziosi prodotti nelle officine artistiche milanesi e destinati alle grandi corti europee, l’illustrazione naturalistica in funzione delle scienze naturali. In mostra anche le opere del giovane Arcimboldo e dei suoi maestri, fino alle Stagioni. Ma anche gli Elementi e il Ritratto di Rodolfo II nei panni di Vertunno; la Testa delle quattro stagioni dell'anno, fino a L'Ortolano, la Testa reversibile con canestro di frutta, ispirazione principe per il Caravaggio, e molti altri artisti postumi. L’allestimento a Palazzo Reale conclude così il racconto di un secolo d’arte, con un ideale passaggio del testimone dal protagonista del Cinquecento al primo attore del Barocco. The illusionst. A wizard of illusions, according to André de Pieyre Mandiargues. Author of paintings comparable to the most refined practices of linguistic rhetoric, according to Roland Barthes. This is Giuseppe Arcimboldo (1527-1593), on display at the Palazzo Reale until 22 May. The exhibition kicks off with the cultural traditions of Lombardy and follows the development of the artist within his original milieu and then goes on to dissect his ties with his genres of still life and 'ridiculous paintings'. A tale of original drawings, paintings, precious objects set in a time span between Leonardo da Vinci and Caravaggio.


More than an exhibition, it is a rediscovery of the start of his painting activity carried out principally outside Italy. It is an attempt to include the author's whims and eccentricities when he was still immersed in the reality of the Milan of his time and before he became the emblematic court artist of Vienna and Prague. Summoned into service of the Habsburgs after his years of training in Milan, he was a painter, inventor, court decorator and director of festivals. He was also an extoller of the relationship between culture and nature. In search of his painting's roots, full of metaphors, overlays, allegories, metamorphosis, and anthropomorphic still life, of which his head portraits are his most celebrated examples. Grotesque and caricature drawings of

Leonardo da Vinci are to be found together with the facial features of his followers, valuable items from Milanese artistic venues, and naturalist drawings based on the natural sciences painted for the great European courts. Also in the exhibition, the paintings of the young Arcimboldo and of his masters, including The Four Seasons. There are his Elements and the Portrait of Rudolph II dressed as Vertumnus, the heads of the Four Seasons, The Gardener or the Reversible Vegetables in a Bowl, a principal inspiration for Caravaggio, and many other posthumous artists. The exhibition at Palazzo Reale concludes in this way the story of a century of art, with an ideal crossover from the works of a protagonist of the sixteenth century to the first painter of the Baroque period.


42 SPIRITO ECOLOGICO DI MARTA GOLFRÉ ANDREASI

L’ANELLO ALTERNATIVO Prezioso, elegante, ecologico. L’ultima frontiera dell’alta gioielleria e del design è l’anello fotovoltaico che sfrutta la luce e il calore per brillare in modo naturale. Parola di Gianni De Benedittis che, a colpi di creatività e di design intelligente, strizza l’occhio all’ambiente.


nche la moda guarda al futuro. E se lo fa attraverso gli occhi di Gianni De Benedittis sarà sicuramente un futuroRemoto. L’ultima creazione del designer salentino, vincitore nel 2007 del concorso Who’s On Next?, promosso da Alta Roma e Vogue Italia, si chiama New Energy Ring ed è il primo anello fotovoltaico made in Italy. È realizzato in oro giallo con un piccolo pannello solare incastonato sulla sommità e incorniciato da una cascata di rubini. “Un gioiello di segno contemporaneo - spiega De Benedittis - che ci richiama come cittadini anche a doveri nei confronti dell'ambiente, dell'eco-sostenibilità, delle energie alternative”. Vezzoso, sofisticato e soprattutto provocatorio come tutte le preziose opere dell’orafo-stilista, sintesi perfetta di un’estetica e spirito eco-friendly. Oggetti d’attualità, magici e cinetici, che nascono dalla continua sperimentazione e da una personale interpretazione del presente: si pensi all’anello scotch, realizzato per festeggiare gli 80 anni del nastro adesivo, o l’anello metro, vero strumento di misurazione in oro e diamanti. Feticci del quotidiano che De Benedittis ha saputo decontestualizzare e trasformare in entità di lusso. L’ultimo arrivato in casa futuroRemoto è l’originale risposta dell’artista ai dibattiti sull’ecologia e le energie alternative: sfruttando la luce e il calore l’anello alimenta una piccola lampadina interna che lo illumina. La creazione è l’oggetto di punta della collezione Edonismi, un vero oggetto del desiderio per chiunque stia pianificando un fidanzamento assolutamente new energy.

A

In apertura: un pannello fotovoltaico rende unico e originale l’anello creato da Gianni De Benedittis In questa pagina: un vero e proprio strumento tecnico di misurazione, è l’anello “metro” realizzato in oro con cinque carati di diamanti; A seguire: l’anello “scotch” completamente realizzato in oro giallo completo anche di un vero nastro adesivo

The alternative ring. Even fashion is now looking to the future. And if it does so through the eyes of Gianni De Benedittis, it will certainly be his futuroRemoto (remote future) collection. This is the latest creation of the designer from Salento on the heel of Italy and winner of the 2007 competition Who's on next? Promoted by Alta Roma and VOGUE Italy, it is called the New Energy Ring and is the first Made in Italy photovoltaic ring , made of yellow gold with a small solar panel perched on top, framed by a surround of rubies. "A contemporary jewel," De Benedittis comments, "to remind us as citizens that we also have a duty towards the environment, ecosustainability and alternative energy." Charming, sophisticated and above all provocative as all the precious works of this goldsmith designer, it is a perfect combination of aesthetics and an eco-friendly spirit. His are topical magical and kinetic items, created after continuous experimentation and from a personal interpretation of the present. Think back to the Scotch ring, designed to celebrate the 80th anniversary of the adhesive Scotch tape, or the Metre ring, a real measuring instrument in gold and diamonds. These are ordinary objects which De Benedittis has known how to transform into luxury items. The latest thing for the futuroRemoto is the designer's original response to the debates on ecology and alternative energy – by using light and heat the ring produces a small interior light to illuminate itself. The creation is the highlight of the Hedonism collection, a must have for anyone planning a completely new energy engagement.


44 TREND & COLOUR DI CRISTINA MANIA

I MILLE GUSTI DEL LED Direttamente dalle credenze della nonna arrivano le confetture con un’anima luminosa, adatte a rallegrare gli ambienti di casa e a farci sentire eco-friendly. Perché oltre ad essere originali, sono anche rispettose dell’ambiente e low cost.

proprio il caso di dirlo, l’apparenza inganna. A prima vista sembrerebbe una normale confettura, ma basta capovolgere il vaso per ottenere una luce soffusa e colorata, perfetta per serate all’insegna di ironico relax. E la scelta è davvero ampia. Si va dal verde kiwi al rosso fragola, dal blu mirtillo all’arancione pesca. Allora quale nome migliore se non Marmeled, un’unica parola capace di riunire le due anime di questo prodotto cento per cento made in Italy. L’idea nasce all’interno di un progetto più ampio, Jellylamp, portato avanti dal duo Semiki. Dar vita ad una serie di lampade dal disegno originale che prevedano l’unione di fonti luminose alternative all’incandescenza e la vasta gamma di sostanze gelatinose riproducibili. Dietro però si cela una filosofia che vuole rendere il mondo del design, per molti proibitivo a causa dei costi elevati, alla portata di tutti. C’è la voglia di dar vita, anche in questo settore, ad un panorama underground capace di porsi come alternativa reale al mercato ufficiale. Il desiderio è quello di invogliare i designer a mettersi in gioco, sperimentando con i nuovi materiali e svincolandosi dalle logiche

È

commerciali. Queste lampade sono quindi, il primo risultato di una personale interpretazione di design interamente auto-prodotto. Insomma, in queste “marmellate” si ritrovano tutti gli ingredienti di una ricetta vincente. Creatività, artigianalità, rispetto per l’ambiente e tanta sana ironia. Non resta che sbirciare nei negozi autorizzati o cercare online il gusto che preferiamo. Unico avvertimento: trattenersi dalla voglia di mettere un dito nel barattolo per assaggiare il contenuto! The thousand tastes of led. It is spot on to say that looks can be deceiving. At first glance, it looks like a jar of regular jam, but it only takes turning the jar upside down to get a soft-coloured light, perfect for relaxing evenings. And there really is a wide choice. The jars go from kiwi green to strawberry red, from bilberry blue to peach orange. So what better name for these jars if not Marmeled, a single word which can bring together the two intrinsic features of this 100 per cent made in Italy product. The idea arose out of a larger project, Jellylamp, created by the ingenious Semiki


Rosa, viola, verde, arancio, giallo. Ogni colore è abbinato ad un frutto. Il loro nome è Marmeled e sono le simpatiche lampade create dal duo di designer italiani Semiki.

duo. The project is a series of original design lamps incorporating a combination of alternative light sources using a wide range of incandescent jellies. Behind it, there lies a philosophy of wanting to put the world of design, prohibitive for many due to high costs, within the reach of all. There is a wish to promote in this field an underground capable of acting as a real alternative to official markets. The desire is encouraging designers to get involved in experimenting with new materials and in disengaging from commercial logic. These Marmeled lamps are therefore the first result of a personal interpretation of a totally self-produced design. In short, these 'jams' have found all the ingredients for a winning recipe. Creativity, craftsmanship, respect for the environment and a healthy dose of irony. It is now a matter of taking a peek in licensed stores or of searching online for one's preferred taste. Just one word of warning, stay away from sticking a finger into the jar to taste the contents!


46 PROSPETTIVE D’AUTORE DI MARTA GOLFRÈ ANDREASI

IL GIRO DEL MONDO IN TRE ABITI Shanghai, Dubai, Rio de Janeiro e ritorno. Un viaggio nelle metropoli del futuro attraverso le creazioni haute couture di Guillermo Mariotto.

un viaggio che porta lontano. Nella calda penisola araba, nell’affollata Cina, fino al colorato Sud America. Dubai, Shanghai, Rio de Janeiro. Sono le metropoli della new economy, le città delle contraddizioni, metafore di ricchezza e lusso sfrontato. Le loro fisionomie sono caratterizzate da grattacieli e palazzi di cristallo, che si contrappongono a templi e antichi villaggi. Il passato e il presente, luoghi ricchi d’Oriente e d’Occidente che raccontano la storia e preannunciano il futuro. Paesi in continua trasformazione e dal linguaggio incomprensibile. Distanti, eppure ugualmente promettenti. Simboli emblematici della più sfacciata modernità. La bellezza di questi luoghi rivive in tre creazioni d’alta moda ideate della maison Gattinoni che raccontano lo skyline di queste grandi città e sviscerano l’anima caotica, cosmopolita e opulenta attraverso colori e tessuti. Organza, seta e cristalli rievocano immagini, superfici, forme.

È

Guillermo Mariotto interpreta sapientemente atmosfere, ritmi e architetture metropolitane. Argento siderale, nero petrolio, sfumature neutrali dal rosa all’azzurro sono lo specchio di uno spazio in cui luci e ombre si scontrano e urlano: le scintillanti pareti dei palazzi e l’asfalto, gli accecanti neon e l’aria inquinata. Dubai, Shanghai, Rio de Janeiro e ritorno. Un viaggio tra le pieghe di tessuti preziosi. Un’esplorazione attraverso l’haute couture di spazi sofisticati e frenetici, futuristici e romantici. Un’insaziabile corsa dietro queste realtà metropolitane in continua espansione. Around the world in three changes of clothing. It is a journey which leads far away. On the warm Arabian peninsula, among the crowds of China, until finally in colourful South America. Dubai, Shanghai, Rio de Janeiro. These are the new economy cities, cities of contradictions, metaphors for wealth and rude luxury. Their skylines are characterised by skyscrapers and glass high-rises which contrast with ancient temples and villages. The past and the present, these rich cities of the East and West tell their story and predict the future. They are countries undergoing constant changing and in an incomprehensible manner. Distant, yet equally promising. Emblematic symbols of the most brazen modernity. The beauty of these places is re-lived with three haute couture creations from the fashion house of Gattinoni. The creations narrate the skyline of these great cities, and display the bustling, cosmopolitan and affluent soul of each through colour and fabric. Organza, silk and beading are used to evoke images, surfaces and forms. Guillermo Mariotto skilfully interprets the cities' moods, rhythms and urban architecture. Sidereal silver, oil black, neutral shades from pinks to blues are the mirror of an area where light and shadow clash and shout against asphalt and the glittering walls of the highrises, against the cities’ blinding neon lights and their air polluted. To Shanghai, Dubai, Rio de Janeiro and back. A journey through the folds of rich fabrics. A trip through the haute couture of sophisticated, frenetic, futuristic and romantic locations. An insatiable race behind the reality of these continually expanding cities.



48 L’ANNIVERSARIO 2 DI SILVIA CUTULI

COMPLEANNO ALL’INSEGNA DELLA MODERNITÀ Il Gruppo fondato da Achille Marmotti, uno dei colossi industriali della moda made in Italy, compie sessant’anni. La casa di moda emiliana che ha anticipato il concetto di moderno pret-à-porter, guarda al futuro con un occhio al proprio solido passato.

n compleanno a cifra tonda. E’ quanto si appresta a festeggiare il Gruppo Max Mara, una ricorrenza importante che segna il sorpasso del mezzo secolo di storia. Occorre tornare indietro di sessant’anni, fino al 1951, quando a Reggio Emilia con grande intuito imprenditoriale, Achille Maramotti fonda il gruppo. E’ una autentica passione per la moda quella dell’imprenditore, respirata in famiglia sin da bambino: la bisnonna Marina Rinaldi gestiva un’elegante sartoria e la mamma, Giulia Fontanesi Marmotti, una famosa scuola di taglio e cucito. Prima azienda di confezione italiana ad

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anticipare l’idea del moderno pret-àporter, Max Mara si è specializzata negli anni in capi-spalla dall’alto tasso creativo, realizzati con tecnologie sartoriali industriali. Nasce così un nuovo modo di intendere la moda, “pronta” da indossare, ricercata e concreta al tempo stesso. A dimostrazione di questa filosofia aziendale ci sono le ventuno collezioni del Gruppo emiliano (oltre all’omonima linea Max Mara e alla griffe Sportmax). Opera di un nutrito team creativo ed imprenditoriale e pensate per una molteplicità di donne, diverse per target e stile, ad ogni latitudine, le creazioni Max Mara sono disponibili in oltre 2.250 punti vendita nel mondo. Contenitori privilegiati di una moda essenziale e moderna, alla quale nel tempo hanno dato il proprio contributo personalità come Karl Lagerfeld, Luciano Soprani, Dolce & Gabbana, Anne Marie Beretta. Artefice quest’ultima nel 1981, dell’iconico cappotto “101801” in lana e cachemire. Vero must have, immortalato dall’obiettivo dei più grandi fotografi internazionali in popolari campagne pubblicitarie. Max Mara oggi affida la diffusione della propria immagine e concept aziendale ad house organ,

cool magazine e pocket shopping-guide. Pubblicazioni patinate capaci di restituire pagina dopo pagina, il senso di una moda che– alla vigilia dei sessant’anni – si nutre della tradizione, con assoluta modernità. A modern birthday. A significant birthday. The House of MaxMara is getting ready to celebrate over half a century of fashion history. It is necessary to go back sixty years to 1951 when Achille Maramotti founded in Reggio Emilia his business with entrepreneurial insight. Achille's true passion for fashion as a businessman was impressed on him from early childhood as his greatgrandmother, Marina Rinaldi, ran an elegant dressmaking shop and his mother, Julia Fontanesi Maramotti, ran a famous cutting and sewing school. His was the first Italian clothing manufacturer to anticipate the modern idea of pret-à-porter. The House of MaxMara has specialised over the years in high quality outerwear manufactured with industrial tailoring technology. In this manner, it has offered a new way of looking at ready-to-wear, sophisticated, and at the same time, practical clothing. The twenty-one collections are the proof of this business philosophy from the Reggio Emilia group (in addition to the eponymous MaxMara line and the Sportmax label). This is the work of a dedicated creative and business team catering for a variety of women everywhere, of different targeted styles. The House of MaxMara's creations are available in over 2,250 stores worldwide. MaxMara is a favoured fashion house offering both essential and modern fashions to which personalities such as Karl Lagerfeld, Luciano Soprani, Dolce & Gabbana, and Anne Marie Beretta have contributed in the past. The latter was the 1981 designer of the iconic 101801 coat in wool and cashmere. An essential must-have, immortalised by the greatest photographers in popular advertising campaigns. MaxMara now relies on the promotion of its image and business concept with its own in-house publications, cool magazines and pocket shopping guides. Glossy publications have been able to show page after page, a fashion house – on the eve of its sixtieth birthday – which is nourished by tradition while at the same time being fully up to date.



50 DESIGN INDUSTRY DI MARTA GOLFRÈ ANDREASI

HADIDESIGN Sinuosità dinamiche e geometrie quasi liquide che prendono consistenza nelle cromie lucenti del cristallo. Eleganza asimmetrica e forme naturali plasmate nella resina, nell’opale e nel diamante nero. L’archistar Zaha Hadid seduce anche attraverso il design di un gioiello.

l design incontra la gioielleria dando vita a stimoli, sogni, suggestioni. Forme che prendono consistenza nelle cromie di materiali preziosi. Disegni e geometrie sapienti che vivono nell’oro, nell’argento o nel diamante. Figure raffinate e materia rara che si uniscono nello spazio. I maestri dell’architettura e del design realizzano capolavori del jewellery nel nome di una filosofia artistica multiforme che esplora le forme e gli spazi a 360 gradi. Che si tratti di opere monumentali, di interni, di oggetti, le dimensioni non contano, l’importante è creare e dare forma ad un concetto. Gioielli come citazioni dell’eleganza formale della natura o rappresentazioni di immagini futuristiche. Eco delle linee della realtà, esplorazioni dell’immaginazione, oggetti d’arte una cosa è certa: la sperimentazione è fondamentale. Zaha Hadid è tutto questo e altro ancora e con la complicità di Atelier Svarowsky ha realizzato una serie di bijoux. La collezione si chiama “Glace” riprende forme architettoniche in miniatura ispirate agli uccelli del paradiso. Gioielli ellittici, nei quali le inconfondibili linee della signora dell’architettura mondiale si intrecciano, si schivano e si rincorrono con raffinati cristalli. L’artista di origine irachena, ma inglese d’adozione, premio Pritzker per l’architettura nel 2004, è alla ricerca costante di un’estetica visionaria che invade tutti i campi: dalla dimensione urbana ai complementi d’arredo, dalle scenografie teatrali fino alla gioielleria. E così le curve seducenti e i disegni fluidi, emblema della sua poetica, prendono le sembianze inaspettate di bracciali, collane e anelli.

I

HadiDesign. Designs meet jewellery to create stimuli, dreams and suggestions. Forms take shape in the hues of precious materials. Skilful geometric shapes come alive in gold, in silver or diamond. Refined figures and rare materials unite in space. This master of architectural design has created some masterpieces of jewellery in the name of a design philosophy which totally explores diverse art forms and space. When dealing with striking interior works or objects, size does not matter. The important thing is to create and shape a concept. Jewels become statements of nature's formal elegance or representative futuristic images. In echoing lines of reality, explorations of the imagination or objets d'art, one thing is certain – experimentation is fundamental. Zaha Hadid is all this and more, and with the aid of the Atelier Svarowsky, she has created a series of jewellery. The collection is called Glace and takes on miniature architectural forms inspired by birds of paradise. Oval jewels – in which the unmistakable ideas of the lady of world architecture are intertwined – parry and chase after one another with polished crystals. Of Iraqi origin, but English by adoption, and having won the Pritzker Architecture Prize in 2004, Zaha Hadid as a designer is constantly looking in a visionary way for aesthetics which cover on all areas – from urban dimensions to furnishings accessories, from stage sets to jewellery. Seductive curves and fluid design, the emblems of her poetry, now appear unexpectedly in bracelets, necklaces and rings.



Lanvin


WOMEN IN BACK


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GaeĚˆtan Bernard per Dior Homme AW 2011



GaeĚˆtan Bernard per Dior Homme AW 2011




ME, MYSELF & FASHION BIANCA BALTI A TUTTO TONDO. LA SUPER TOP ITALIANA RACCONTA DI SÉ, degli esordi e del suo lavoro nel mondo della moda. IL SUO FUTURO DOPO LE PASSERELLE? Ha un progetto commerciale, ma per scaramanzia non lo svela… e ci dà appuntamento alla prossima intervista. di Valeria Palieri


Angelo alato per Victoria's Secret, ninfa tra i fiori di loto per Missoni, donna cibernetica e lunare per Giorgio Armani Privè. Oggi in versione Monnalisa nella nuova campagna pubblicitaria Tim, Bianca Balti è la top model più ricercata del momento. Camaleontica, come solo Linda Evangelista ha saputo essere, la 27enne di Lodi, occhi blu e sorriso disarmante, ha carattere e determinazione da vendere. Un incontro fortunato, quello col suo agente, et voilà! Di passerella in passerella, di set in set, la giovane italiana è entrata di diritto nell’Olimpo delle top. Bianca, lei è riuscita a diventare una delle modelle più famose. Cosa significa essere oggi una “top model”? Sarò sincera, mi imbarazza ancora spiegare che lavoro faccio! Quando dico “sono una modella” mi sento così sciocca! Le persone non pensano sia una vera occupazione, non capiscono quanto sia faticoso dover prendere in continuazione un aereo e star lontana dalla propria famiglia. Ma è una professione interessante, ti da grandi opportunità economiche sin da giovane, hai spesso l’occasione di viaggiare e hai molto tempo libero. Noi modelle non lavoriamo tutti i giorni, questo è l’aspetto che preferisco! Da mamma ho la possibilità di trascorrere con mia figlia giornate intere, un privilegio che con altri lavori non avrei. Come ricorda i suoi esordi nella moda? Da piccola non ho mai pensato di fare questo lavoro, anche per volontà dei miei genitori. Ero solo impegnata a finire il liceo classico e a divertirmi. Poi il primo anno di Università, al Politecnico di Milano al corso in Design della comunicazione, ho incontrato il mio agente ed è iniziato tutto. Qual è stato il suo primo lavoro importante? E’ vero quando si dice che bisogna avere fortuna, essere nel posto giusto al momento giusto. Per me è stato così. Il mio percorso professionale è iniziato con una grande visibilità a livello internazionale, fin da subito sono stata scelta da Dolce & Gabbana sia per la sfilata che per la campagna pubblicitaria. La mia vita è cambiata all’improvviso. Se dovesse spiegarlo a parole come definirebbe il segreto del suo successo? Il ruolo dell’agenzia è stato fondamentale, ci sono moltissime ragazze belle ma è difficile scoprirle e soprattutto fidarsi di loro. Quando mi sono presentata al mio agente avevo un taglio di capelli molto buffo a caschetto con delle ciocche ossigenate arancioni, oltretutto me li ero tagliati da sola! Il mio punto di forza fisico penso siano stati gli occhi, un punto a sfavore l’altezza, non sono molto alta rispetto alle altre modelle. In

compenso cerco di essere più spontanea possibile, sono molto vivace e da buona italiana ho spesso un volume di voce troppo alto. Sulle passerelle si vedono soprattutto straniere. Perché le ragazze italiane hanno difficoltà a fare la carriera di modella? In genere si è molto diffidenti con le italiane pensando che non vogliano sacrificarsi per fare questo lavoro. La risposta è che viviamo bene in Italia e visto che la professione è fatta di sacrifici, forse abbiamo troppo da perdere. Credo che le italiane mirino ad imboccare strade che portino loro visibilità a breve termine, come la televisione per esempio. Oppure, forse, sono semplicemente più casalinghe, attaccate alla famiglia e non hanno voglia di viaggiare in continuazione da un capo all’altro del mondo. Ma dato che quella di modella è una carriera che non dura molti anni, secondo me si può anche pensare di affrontarla al meglio. Bianca, secondo lei è cambiata la professione di modella rispetto al passato? Sì, molto. La moda, oggi, non punta più su modelle famose, gli stilisti cercano ragazze dall’ aspetto più semplice possibile per non diminuire la visibilità degli abiti. E forse anche per pagarle di meno e farne sfilare di più. Veruska, Twiggy, Jerry Hall, Christie Brinkley e poi le top degli anni Novanta, quali sono state le sue icone di riferimento? Qual è la sua modella preferita? Sicuramente Cindy Crawford! Trovo sia molto femminile, latina. Crescendo il mio mito è diventato Gisele (Bundchen n.d.r.), avevo tutti i suoi poster in camera. Ricordo ancora quando, durante una sfilata di Victoria’s Secret, Gisele si è avvicinata per salutarmi: “Ciao Bianca”, mi ha detto. Sono diventata viola, volevo svenire! Gisele è così socievole, memorizza sempre tutte le persone con le quali ha lavorato. Ogni volta che ci incontriamo mi saluta e io continuo a sentirmi in imbarazzo. Il momento più emozionante del suo lavoro… Mi emoziono sempre, specialmente quando parte il countdown prima di una sfilata. Quando sento “tre, due, uno” il cuore incomincia a battermi fortissimo, poi salgo in passerella e mi sento bella, apprezzata, è divertente camminare al ritmo della musica. Cosa vuole fare Bianca Balti da grande? Non l’ho mai saputo con certezza prima d’ora. Ho un progetto commerciale, ma per il momento è prematuro svelarlo. Sono scaramantica. Sappiate solo che è geniale, verrete ad intervistarmi di nuovo!

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Me, myself and fashion. A winged angel for Victoria's Secret, a nymph among the lotus flowers for Missoni, a sea siren looking enticing in black lace and Cipria make-up for an undies brand, a cyber-women Giorgio Armani Privè. Today, as a version of Mona Lisa for the new Tim advertising campaign. Bianca Balti is the most sought-after top model of the moment. Chameleon-like, as only Linda Evangelista knows how to be, the 27 yearold from the city of Lodi in northern Italy’s Lombardy, with blue eyes and a disarming smile, she has character and determination in abundance. A fortunate encounter with her agent, et voilà! From catwalk to catwalk, from set to set, this young Italian woman has every right to occupy the Olympus of top models. Bianca, you have managed to become one of the most famous models in the world. What does it mean today to be a top model? I'll be honest. I still feel embarrassed having to explain my job! When I say, "I am a model", I feel really silly! People do not think that it's a real job. They do not realise how tiring constantly it is, having to continuously take plane after plane and to be away from my family. But, it is an interesting profession. It gives a person great financial opportunities from an early age. You frequently have the chance to travel and you have plenty of free time. Those of us who are models do not work every day and that is the thing I like best! As a mother, I can spend entire days with my daughter, a privilege that other jobs would not allow. How do you remember your start in fashion? As a child I never thought of doing this job, also following my parents' wishes. I was only committed to finishing secondary school and having fun. Then, during the first year at the Polytechnic in Milan while reading a course in communication design, I met my agent and it all started. What was your first big project? It’s true when it is said that you need luck to be in the right place at the right time. That happened to me. My career began at international level in a very high profile way. At the very beginning, I was chosen by Dolce & Gabbana both for their fashion show and for their advertising campaign. My life was suddenly changed. If you had to put it into words, how would you define the secret of your success? The agency's role was crucial. There are so many, many beautiful girls, but it is especially difficult to discover them and, especially, to trust them. When I went to see my agent, I had a very funny bob cut with wisps of bright orange, and worse still I had cut it myself! My best feature is perhaps


my eyes, as opposed to my height as I am not very tall when compared to other models. On the other hand, I try to be as spontaneous as possible. I am very lively and, like a good Italian, I often speak too loudly. On the catwalks, there are many foreign models to be seen. Why have Italian girls difficulty in making a career out of modelling? Generally, people are very suspicious of Italian girls thinking that they do not want to make sacrifices in this line of work. The answer is that we live well in Italy and the fact that this profession is made up of sacrifices. Perhaps we have too much to lose. I think Italian girls seek to go down avenues which will lead to their short-term visibility, such as in television, for example. Or, perhaps, they simply are housewives at heart, attached to their families and they do not wish continuous travelling to the four corners of the world. But since modelling is a career which will last many years, you can think of getting the best out of the deal! Bianca, do you think the profession of modelling has changed compared to the past? Yes, very much so! Fashion today is no longer concentrating on famous models. Designers are looking for girls with as simple features as possible in order to avoid affecting the visual impact of the clothes. And maybe even so as to pay them less and be able to make them model more. Veruska, Twiggy, Jerry Hall, Christie Brinkley and then the top models of the nineties – who were your preferred icons? Who is your favourite model? Most certainly Cindy Crawford! I think she is very feminine, very Latina. Growing up, my fantasy was Gisele Bßndchen. I had all her posters in my room. I still remember when, during a Victoria's Secret fashion show, Gisele came over to say hello. "Hello Bianca," she said. I turned all shades. I just wanted to faint! Gisele is so friendly, and she always remembers all the people with whom she has worked. Every time we meet, she says hello and I still feel embarrassed! The highlight of your work... I always get excited, especially when the countdown starts before the fashion show. When I hear the "three, two, one", my the heart begins to really beat, then I go up the catwalk and I feel good, appreciated. It is fun to walk to the beat of the music. What does Bianca Balti want to do when older? I have never known with certainty up to now. I have a business venture in mind, but for now, it is too early to mention. I'm superstitious. You just have to know that it is going to be brilliant and you will have to come to interview me again!


IL GUSTO DI TISCI PER LA COUTURE E’ uno degli italiani che fanno bella la Francia. RICCARDO TISCI, DIRETTORE CREATIVO DI GIVENCHY, RACCONTA DI SÉ, della sua amicizia con Mariacarla Boscono, dell’esperienza a capo della casa di moda FONDATA DA MONSIEUR HUBERT, dell’incontro che l’ha segnato nel profondo. di Silvia Cutuli e Barbara Nevosi



Il suo nome è uno dei più accreditati alla direzione creativa di Dior, ma lui non si sbilancia, con un sorriso gentile risponde: “no comment”. Sarà davvero lui? Forse. Di certo c’è che Riccardo Tisci, tarantino classe 1975, è già da sei anni sotto i riflettori per il grande lavoro fatto in una delle più prestigiose maison couture. Dopo gli studi alla Saint Martins di Londra e anni di dura gavetta culminati in una collezione che porta il suo nome, nel 2005 arriva la grande occasione e viene chiamato da Givenchy. Un italiano da esportazione, Tisci, lei ha definitivamente conquistato Parigi. Se dovesse fare un bilancio della sua esperienza da Givenchy, cosa ha significato per lei affermarsi sulle passerelle della moda francese, e ancora di più nell’haute couture che è così elitaria? Per prima cosa sono contento che si stia prestando sempre più attenzione al lavoro degli stilisti italiani, riconoscendo tutto il valore del nostro savoir faire. Come ogni inizio è stato difficile anche per me l’ingresso in Givenchy, ero intimidito. Una volta acquisito credibilità presso i francesi però, tutto si è svolto nel rispetto più assoluto. Ha funzionato tutto come si addice ad un vero team.

di stile. Quale donna è oggi la sua Audrey? Mariacarla Boscono è la mia Audrey! Hubert e la Hepburn si sono incontrati e subito si sono uniti facendo un percorso comune. E insieme stiamo crescendo anche io e Mariacarla. Trovo che la Hepburn sia una donna fantastica, inseguendo il suo mito ho scovato negli archivi della maison in rue George V, una carica di modernità incredibile per i tempi. La modernità è il tratto che legava Givenchy alla Hepburn. A proposito di moderintà, non tutti sanno per esempio che Hubert fu tra i primi a portare i bermuda in Europa e a proporli in passerella. Mariacarla parla di lei con affetto sincero e dice: “Io e Riccardo siamo amici da molto tempo prima di diventare quello che siamo diventati. Siamo cresciuti insieme. Sarei sua amica anche se domani andasse a vendere patate. E’ un rapporto sincero, al di sopra di tutto, che va oltre la moda”. Sì, quello che ci unisce è un amore fraterno. Lei ripete spesso che una donna deve sentirsi bene ed essere felice anche indossando il nero… Sì, credo nel nero: è un colore intenso, mistico. Non è solo tristezza e malinconia, va indossato anche con felicità e con molta ironia.

Quanto tempo ha trascorso sfogliando pagine e pagine di storia della moda di Monsiuer Hubert? Cosa le piace degli archivi della maison, cosa l’attrae del passato di questa storica casa di moda? Emozioni, sono sempre in cerca di emozioni. E davvero ne ho trovate tante, e ho cercato sempre con le mie collezioni di condividerle con chi come me ha “ricominciato” a credere in Givenchy. Volevo assaporare il gusto della couture, della vita d’atelier. Come ai vecchi tempi, quando Monsieur Hubert de Givenchy invitava qui, nei saloni della maison, le sue clienti mostrandogli dal vivo la collezione. E’ quel sapore, quel gusto che ancora oggi cerco perdendomi nell’archivio.

Tisci's taste for couture. Tisci’s name was one of the most mentioned for creative director of Dior, but it does not throw him off balance. He replies with a gentle smile and a "No comment". Is it really he? Maybe. What is certain is that Riccardo Tisci, born in Italy's deep south in Taranto in 1975, has already been six years in the spotlight for the great job which he has done at one of the most prestigious of couture houses. After studying at the London Central Saint Martins Academy and years of hard apprenticeship culminating in a collection which bears his name, his opportunity arrived in 2005 when he was called by Givenchy.

Quale rapporto la lega invece a Monsieur Hubert de Givenchy? Quando Givenchy ha lasciato la maison non ha voluto designare suoi eredi. Io ho avuto la fortuna di incontrarlo e con lui si è instaurato un rapporto di profonda amicizia. Il giorno del mio debutto a Parigi, mi è squillato il cellulare, era lui. Mi ha detto che mi era molto vicino con il cuore, mi ha augurato buona fortuna, ma non ha voluto esserci perché ha spiegato: “Questa deve essere la tua sfilata”. Davvero Monsieur Hubert è un uomo elegante, di gran classe, il nostro incontro mi ha segnato profondamente.

As an Italian export, Mr Tisci, you have definitely conquered Paris. If you were to take stock of your experience at Givenchy, what has it meant to you making your fashion statements on the catwalks of French fashion, and even more in haute couture which is so elitist? First and foremost, I am glad that more attention is being paid to the work of Italian designers, recognising the full value of our savoir faire. Like every beginning, it was hard for me to come into Givenchy. I felt intimidated. Once credibility was acquired among the French, however, everything has proceeded with the most absolute of respect. Everything has worked as befits a true team.

Hubert de Givenchy ha trovato in Audrey Hepburn un’amica preziosa e insieme una musa

How much time did you spend flicking through

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pages and pages of the fashion history of Monsieur Hubert? What do you like about the archives of the house? What has attracted you about the past of this historic fashion house? Feelings! I am always looking for excitement. And indeed, I found many. I have always tried with my collections to share them with people like me who have started again to believe in Givenchy. I wanted to get a taste of couture of the life of the atelier – just like the old times here in the halls of the house, when Monsieur Hubert de Givenchy would invite his clients in to show them his collection live. And that savour, that taste which I am still looking for when losing myself in the archives. What relationship binds you instead to Monsieur Hubert de Givenchy? When Givenchy left the fashion house, he did not want to designate an heir. I had the good fortune to meet him and a relationship of deep friendship was established. On the day of my début show in Paris, my mobile rang and he was on the line. He told me that I was very close to his heart, he wished me good luck, but that he did not want to be there, saying: ‘This must be your own fashion show.’ Monsieur Hubert is a very elegant man, very classy. Our crossing of paths has affected me deeply." Hubert de Givenchy found a valuable friend in Audrey Hepburn and also a muse with style. Which woman is your Audrey today? Mariacarla Boscono is my Audrey! Hubert and Hepburn met and immediately were united travelling on a common path. So also, Mariacarla and I are growing up together. I find that Hepburn was a wonderful woman. While chasing her myth in the archives of the House on rue George V, I can see that she was incredibly modern for her time. Modernity is the tie which linked Givenchy to Hepburn. Not everyone knows, for example, that Hubert was among the first to wear Bermuda shorts in Europe and to put them on a catwalk. Mariacarla speaks of you with deep affection and has said, "Riccardo and I have been friends for a long time, before arriving at what we have now become. We have grown up together. I would be his friend even if tomorrow he were to go out selling potatoes. It is a sincere relationship. Above all, it is one which goes beyond fashion." Yes, what unites us is a brotherly love. You often say that a woman should feel good and be happy even when wearing black... Yes, I think that in black there is an intense, mystical colour. It is not just about sadness and melancholy. Black has to be worn with happiness and with great irony.


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VISTE DA THE SARTORIALIST NE HA FOTOGRAFATE DI PERSONE TRA UNA FASHION WEEK e l’altra del pianeta. CON SCOTT SCHUMAN, CREATORE DI WWW.THESARTORIALIST.COM abbiamo parlato delle donne più potenti dell’editoria DELLA MODA, DI STILE E DEL SUO BLOG DI SUCCESSO. di Barbara Nevosi


Nella foto Carine Roitfeld, ex direttore di Vogue Paris, e la top model Kate Moss. In apertura Anna Wintour, direttore di Vogue America, e Franca Sozzani, direttore di Vogue Italia. Nella pagina accanto Anna Dello Russo, editor at large di Vogue Japan.

E’ cresciuto nel mondo della moda ricoprendo per anni un ruolo manageriale in un grande department store, poi la svolta, lascia tutto per dedicarsi alla figlia e inizia a farsi una domanda: come conciliare la sua passione per la moda e quella per la fotografia? A Scott Schuman, americano di Indianapolis (Indiana) classe 1968, la risposta arriva spontaneamente quando, armato dell’inseparabile macchina fotografica, inizia ad immortalare la gente per strada. E’ il 2005 nasce The Sartorialist.com. Il resto è storia. Schuman, lei fotografa gente comune, ma anche personaggi famosi del settore come Carine Roitfeld, ex direttore di Vogue Paris, Franca Sozzani, Anna Dello Russo, Giovanna Battaglia. Le donne più potenti dell’editoria di moda sono spesso immortalate nel suo blog. Come le descriverebbe? Ognuna di loro ha una personalità forte e talento da vendere, ma sono molto diverse l’una dall’altra. Partiamo da Anna Dello Russo, editor at large di Vogue Japan, tra i personaggi più fotografati delle fashion week di New York, Milano e Parigi. Una delle cose di cui vado orgoglioso è che nessuno fotografava Anna prima di me. Ha un grande carisma, è questo quello che adoro in lei. E’ capace di controllare tutto ciò che può controllare, fa

ginnastica, è molto attenta ai vestiti che indossa, ha un amore autentico per la moda. Pensi che ha un appartamento solo per i suoi abiti, che conserva gelosamente in custodie sotto vuoto. E’ disciplinata e ordinata: nel suo guardaroba è tutto etichettato. Il suo modo di essere così pazzerella ed eccentrica è assolutamente affascinante. Giovanna Battaglia (senior editor di Vogue n.d.r.) è elegante, ha grande personalità visiva e si vede anche dal suo modo di vestire. Ma non importa quello che indossa perché la costante delle foto di Giovanna è la sua grazia: il modo in cui si siede, si muove, il suo modo di essere così calma. E di Franca Sozzani che idea si è fatto? Quello che amo in Franca Sozzani è il suo sorriso costante e naturale. Spesso penso: lei è un grande direttore editoriale, ma se la paragono ad altri suoi omologhi, senza fare nomi, non hanno quel sorriso, quella simpatia e quella apertura. E’ sempre vestita benissimo, così coerente e costante nel suo stile. E’ capace di influenzare più di altre persone la scena della moda. E’ così cordiale, charming, intimidisce un pò. Quasi quasi non ci vuoi parlare perché sembra troppo gentile. E' questo il motivo per il quale certe persone sono quello che sono e sono arrivate così in alto.

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E Anna Wintour, potentissimo direttore di Vogue America? Non saprei. Non l’ho mai fotografata, non mi ha mai rivolto la parola. Lei si muove in un ambiente dove le parole d’ordine sono bellezza, fascino e perfezione. Qual è in assoluto la sua icona di stile? E no, così non vale perché sa già quello che dirò: Garance Doré (sua fidanzata e photoblogger n.d.r.). Per me è bellissima, artistica, piena di grazia. Ho imparato tanto da lei in fatto di stile e garbo interiore. Nessuno ascolta la gente come lei e nessuno ride più facilmente di lei. E’ capace di affascinare in modo naturale, senza sforzarsi. E’ aperta verso gli altri e non nego che certe volte sono un po’ geloso. Io sono più chiuso e spesso vorrei essere come lei. Per me è la fashion icon per eccellenza, ha davvero tutti gli elementi per esserlo e in più è anche una gran persona. Perché The Sartorialist si è rivelato un progetto vincente? Perché nasce da un’idea semplice, molto semplice, fatta con grande passione. Le motivazioni per il quale il blog è nato sono giuste. The Sartorialist si basa sulla comunicazione e su un’autentica condivisione di idee con la gente. Questo progetto


è il mio banco di prova. Penso che il mio modo di fotografare sia positivo, molto amichevole, ho l'opportunità di fare quello che mi piace di più e condividere l’ottimismo, quel modo di vedere la moda in un modo non esclusivo ma inclusivo, ed essere capace di guardare gli altri senza giudicarli ma prendendo da loro un insegnamento. Guardare la moda in questo modo è meglio di avere un buon posto al ristorante. Views by The Sartorialist. He grew up in the world of fashion and held down in a managerial role for years in a large department store; then a complete change of tack, when he left this to look after his daughter, and began to ask himself the question of how to reconcile his passion for fashion with that of photography. For Scott Schuman, an American from Indianapolis, Indiana, born in 1968, the answer came quite spontaneously when, armed with his inseparable camera, he started to immortalise people on the street. In 2005, www.thesartorialist.com blog was launched. The rest is history. Mr Schuman, you have photographed ordinary people, but also famous fashion celebrities like Carine Roitfeld, former editor-in-chief of Vogue Paris, Franca Sozzani, Anna Dello Russo, and Giovanna Battaglia. The most powerful women in fashion publishing are frequently immortalised in your blog. How would you describe them? Each one of them has a strong personality and talent in abundance, but they are very different from one another. Let's start with Anna Dello Russo, editor at large of Vogue Japan, and one of the most photographed celebrities of the New York, Milan and Paris fashion weeks. One of the things of which I am particularly proud is that no one had photographed Anna before I did. She has great charisma. That's what I adore about her. She is capable of looking after everything that can be looked after. She does gymnastics, is very attentive to the clothes she wears and has a truly authentic love of fashion. Just think, she has a separate apartment only for her clothes which she jealously keeps in vacuumsealed wardrobes. She is disciplined and organised. Her entire wardrobe is fully tagged and labelled. Her existence, while so madcap and eccentric, is absolutely fascinating. Giovanna Battaglia, fashion editor of Vogue Pelle, is both elegant and has a great visual presence. This can be seen also in the way she dresses. But, what she wears is not important, because the one constant in any photo of Giovanna is her gracefulness – the way in which she sits, moves, her way of being so calm. And about Franca Sozzani, what do you think? What I love about Franca Sozzani is her constant and natural smile. Very often, I think that she is a great publishing executive. But if you compare

her to her peers, without mentioning any names, they do not have that smile, her pleasantness nor her open nature. She is always so very well dressed, and as for style, she is always consistent and constant. The fashion scene is able to influence many other persons. She, on the other hand, is so kind, so charming, and she even intimidates a little. It is almost as if she does not want to speak because she seems too kind. This is the reason why certain people are what they are and have risen to the top. And Anna Wintour? I would not know her. I have never taken a photo of her. She has never spoken with me. You move in an environment where the order of the day is beauty, perfection, charm. Who is your absolute icon of style? Ah! But that is not fair, because you already know what I am going to say – Garance Doré (his girlfriend and fellow photo blogger). For me, she is the most beautiful person, so artistic and full of grace. I have learned so much from her in matters of style and politeness. No one listens to people

like she does and no one laughs more easily than she. She is able to charm in a most natural way, without forcing it. She is open towards others and, I do not deny it, but at times, I am a little jealous. I am more introverted and frequently I would like to be like her. For me, she is the true icon of fashion. She has all the hallmarks for it and also, she is a great person. Why has The Sartorialist been such a winning project? Because it started with a simple idea, a very simple one, and it is done with great passion. The reasons why the blog was created are the right ones. The Sartorialist is based on communication and on a true sharing of ideas with people. This project is my sounding board. I think that my way of photographing is positive, very friendly. I have the opportunity of doing what I like most and I share my optimism, that way of seeing fashion in a non-exclusive but inclusive way, and of being able to hold on to others without judging them, but rather being taught something by them. Looking at fashion in this way is better than having a good seat in a restaurant.



GARETH PUGH IO COME McQUEEN? ONORATO, ANCHE SE ABBIAMO LINGUAGGI DIVERSI C'Ăˆ CHI VEDE IN LUI IL SUCCESSORE DI ALEXANDER McQUEEN e chi impazzisce per le sue creazioni. LO STILISTA INGLESE ha sbalordito tutti con le sue idee innovative: via le sfilate, avanti le video performance. E il mondo della moda rimane a guardare. di Silvia Cutuli e Cinzia Malvini


Ha sempre avuto le idee chiare sul suo futuro nella moda Gareth Pugh, fin da quando appena 14enne mentendo sulla sua giovane età - ottiene uno stage come costumista all’English Youth Theatre. Fortunato start-up per l’adolescente, cresciuto in una villetta di mattoni rossi a Sunderland nel nord dell’Inghilterra, che desidera fortemente una carriera da stilista. Sogno che inizia a prendere forma nel 2003, quando Pugh si diploma in fashion design al Central Saint Martins College of Art & Design di Londra, mettendosi in luce da lì a poco al fianco di Rick Owens da Rèvillon, maison di pellicceria, e in passerella insieme al collettivo inglese Kashpoint. E' del 2006 il suo debutto da “solista” nel calendario della London Fashion Week, cui seguiranno poi le passerelle della moda francese. Defilé che da subito riscuotono il consenso della stampa internazionale e insieme di star del calibro di Kylie Minogue e Lady Gaga, che portano in tournée insieme alla migliore musica le visionarie creazioni firmate Gareth Pugh. Il ventinovenne britannico, è finalmente sbarcato anche in Italia, lo scorso gennaio come ospite d’onore di Pitti Immagine Uomo, nella sezione Pitti W dedicata alle pre-collezioni femminili. La sua performance? Uno short movie diretto da Ruth Hogben e proiettato su due megaschermi nella cornice medievale della Chiesa Orsanmichele di Firenze. Mr. Pugh, a Firenze abbiamo apprezzato la sua performance di moda e video arte nella Chiesa di Orsanmichele, come nascono i suoi allestimenti? Come riesce a mixare atmosfere diverse, come quella tipica dell'architettura medievale e dell’iconografia religiosa al suo immaginario di moda? In realtà era da molto tempo che pensavo di realizzare un breve film di questo tipo e quando mi hanno invitato a Firenze, a Pitti Immagine, mi è sembrata l’occasione adatta per presentare un lavoro di questo tipo. Ho messo da parte la collezione che in questo caso ha un ruolo secondario e mi sono fatto ispirare dal luogo, dalla sua architettura, dalle sue forme e dai suoi colori. Accanto al mio nero, infatti vedete tanto oro come c’è in tantissime chiese. E poi molto blu che è il colore della femminilità e della verginità, colore di cui la tradizione cristiana è ricca. Le sue creazioni appaiono statuarie e al tempo stesso immerse in un’atmosfera eterea, così come sono costruite con pelle metallizzata rigida, unita a stretch leggerissimo, garza di seta e plastica. Quale è il punto di partenza delle sue collezioni? Il progetto che ho realizzato per Pitti è un nuovo punto di partenza per me, si tratta di qualcosa in più di una pre-collezione. Rappresenta la genesi delle idee che filtreranno nella mia sfilata di pretà-porter per l’autunno inverno 2011/2012. Ci sono i temi chiave ricorrenti nel mio lavoro: maschile/femminile, buio e luce, rigido e morbido, struttura e fluidità. Vuole essere davvero l’essenza della mia nuova stagione di


moda, un’anticipazione in forma concentrata. Gran parte della stampa internazionale la annovera tra i capofila della nuova generazione di british designer, cosa risponde a chi la considera l’erede di Alexander McQueen? Sono cresciuto in una piccola località inglese, non avevo il satellite, non potevo vedere canali tematici come “Fashion Tv” e non potevo neanche noleggiare film, per cui avevo poche occasioni per sviluppare la mia fantasia e la mia creatività. Per questo sono venuto tardi a conoscenza di personaggi come Alexander Mc Queen. Certo per me è un onore quando mi si paragona a lui, però ognuno di noi ha la sua idea di moda, di bellezza e si esprime con un proprio linguaggio. Forse è una mania dei giornalisti cercare sempre un successore. Come vede il suo futuro nella moda? Facendo un passo alla volta, mi preparo allo step successivo. Non so cosa accadrà domani, vivo la vita così come viene. Per me è comunque sempre molto importante rimanere fedele ai miei valori estetici e per questa prima presentazione in Italia, era fondamentale mostrare un’immagine autentica della mia creatività e della mia moda. Gareth Pugh. Myself as McQueen? I am honoured even if we speak different languages. Gareth Hugh has always had clear ideas about his future in fashion. At the age of just going 14 – being verbally economical about his age – he got an internship as a costume designer for England's National Youth Theatre. A fortunate start for the teenager who grew up in a red-brick house in Sunderland in the north of England and who deeply wanted a career as a fashion designer. His dream began to take shape in 2003, when Pugh graduated in fashion design from Central Saint Martin's College of Art & Design in London, then being noticed at the side Rick Owens at a show for Revillon, the fur company, and for a show at the London club Kashpoint. His debut solo was during the London 2006 Fashion Week which was then followed by the French fashion catwalks. These were fashion shows where the international press immediately acknowledged him enthusiastically and film stars of the calibre of Kylie Minogue and Lady Gaga wore his visionary creations on tour as they performed the best of their music. The twenty-nine year old British lad finally arrived in Italy last January 2011, as the guest of honour of Pitti Immagine Uomo for their Pitti W section dedicated to pre-women's collections. His production? A short movie directed by Ruth Hogben and projected on two giant screens in a setting of the medieval Orsanmichele Church in Florence. Mr. Pugh, here in Florence, we have enjoyed your fashion show and video art in the Orsanmichele Church. How do you do these productions? How do you mix different atmospheres, as that typical of medieval architecture and religious iconography in your imaginative fashion show?

It was a long time ago really that I thought of making a short film like this and when I was invited to Florence, to Pitti Immagine, it seemed the ideal opportunity to present a work of this kind. I put aside the collection which, in this case, has a secondary role and I became inspired by the place, by its architecture, by its forms and its colours. Next to my blacks, you see in fact how much gold there is in many churches. And there is a lot of blue which is the colour of femininity and virginity, a colour rich in the Christian tradition. Your creations appear as statuesque and at the same time immersed in an ethereal atmosphere, as they are fashioned with rigid metallic leather joined together with a very lightweight stretch, with silk gauze and plastic. What is the starting point of these collections? The project which I did for Pitti W is a new departure for me. This is something more than a pre-collection. It represents the genesis of ideas which are seeping into my prêt-à-porter collections for autumn/winter 2011/2012 seasons. There are key recurring themes in my work: male/female, dark and light, rigid and soft, structure and fluidness. This is what I really want to be the essence of my new fashion season, a preview in concentrated form. Much of the international press ranks you among the leaders of the new generation of British fashion

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designers. How do you respond to those who considered you the heir to Alexander McQueen? I grew up in a small English town. I did not have satellite TV. I could not see channels such as Fashion TV and I could not even rent films. Therefore, I had little opportunity to develop my imagination and my creativity. For this reason, I came late to the attention of people like Alexander McQueen. Certainly, for me it is an honour when I am compared to him, but each one of us has our own ideas on fashion, beauty, and this is expressed in its own language. Maybe it is an obsession of journalists to always seek a successor. How about your future in fashion? In taking one step at a time, I prepare myself to take the next step. I do not know what will happen tomorrow. I live life as it comes. For me, it is always very important to stay true to my own aesthetic values and for this my first presentation in Italy, it was essential to show an authentic picture of my creativity and my fashion.

In apertura un frame della video performance di Gareth Pugh a Pitti Immagine. A sinistra un ritratto dell’artista inglese che da molti è già indicato come l’erede di Alexander McQueen.


VISIONI METROPOLITANE Impressioni, istantanee, pitture. LO SGUARDO DI SERAFINO MAIORANO deforma/trasforma in opere d’arte le architetture DI UNA ROMA AVVOLTA DALLA LUCE. di Sara Lucci Noseda



Un Vittoriano appena riconoscibile. Poderoso eppure così instabile attraversato da una luce che ne sfoca i contorni. Pale eoliche cambiano il volto della città e ci interrogano sul futuro del genere umano. Una Stazione Termini iridescente ferma il tempo e cattura l’esistenza delle persone che la attraversano. Questa è Roma filtrata attraverso gli occhi di Serafino Maiorano, artista che dai primi anni Novanta è riuscito a coniugare pittura e fotografia. Né quadri, né stampe. Le sue opere sono visioni architettoniche, raffigurazioni di grandi spazi in cui milioni di anime si muovono solitarie. “La metropoli è una giungla –spiega l’artista – e quando ci sei dentro non sai cosa ti può accadere.

Questo crea in me le giuste emozioni per elaborare le mie architetture visionarie”. Di questo si tratta, di strutture a metà strada tra realtà e immaginazione. Costruzioni come l’Ara Pacis o l’Auditorium si vestono di una luminosità che ne allunga i profili trasformandoli in dettagli quasi irreali. Le planimetrie che compaiono sul fondo ci proteggono ma allo stesso tempo ci imprigionano. Volumi e ambienti sono quindi la sintesi di forme urbane ed umane. Perchè la città è anche lo scenario in cui si rappresenta lo spettacolo delle nostre esistenze. Così Maiorano cerca di indagare nella sfera intima cogliendo le mille sfaccettature della psicologia dell’individuo. “Cerco di raccontare queste

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sensazioni, per questo la mia arte prende spunto dalle mie radici personali, legate alla mia esistenza e al mio più recondito inconscio”, afferma l’artista, sottolineando come “la mia storia affiora costantemente nelle mie opere e si riflette nelle pennellate veloci e fluide”. Questa considerazione ci riporta alla mente i quadri di Renoir o Manet, nei quali il colore è impresso sulla tela grazie a tocchi rapidi, capaci di tramutare in eterno l’istante appena vissuto. La stessa sensazione si avverte di fronte alla “Narrative Art” di Serafino Maiorano. L’obiettivo cattura l’attimo che viene poi elaborato attraverso l’uso del digitale. Ma non basta. Il processo si chiude con l’intervento


manuale in cui la materia pittorica conferisce all’opera un aspetto tridimensionale e forse ancora più soggettivo. Se a ciò si aggiunge la sua capacità di cogliere i bagliori improvvisi che rischiarano le sue creazioni come un lampo –non a caso il nome dato al suo ultimo catalogo è “Il respiro della luce”– allora potremmo quasi definire la sua arte “Impressionismo tecnologico”. Lui stesso non nega di subire il fascino della corrente artistica di fine Ottocento e di volerla coniugare con i nuovi “medium” di cui l’arte, oggi, dispone: “Mi sento molto vicino agli impressionisti ma con la diversità che viene dall’utilizzo delle nuove tecnologie”. Così la sua mente creativa dá vita ad opere in cui squarci luminosi si alternano a zone d’ombra e dove i luoghi della memoria si fanno eterei e indefiniti. Ciò ha portato il noto critico Alan Jones a spendere parole lusinghiere, definendo l’opera di Maiorano come “la linea di demarcazione che separa il mondo artificiale dall’universo circostante della natura, caotica quanto armoniosa, che sembra vegliare sulle fragili faccende dell’uomo attraverso la frontiera tra il mortale e l’immortale”. City visions. A barely recognisable Monument to Victor Emmanuel. Powerful yet so unstable crossed by a light which blurs its boundaries. Wind turbines change the face of the city and question us about the future of mankind. An iridescent Termini Station stops time and

captures the existence of the people who pass through it. This is Rome filtered through the eyes of Serafino Maiorano, an artist who, from the early nineties, has managed to combine painting and photography. Neither paintings nor prints. His works are architectural visions, representations of large spaces in which millions of lonely souls move round. "The city is a jungle," says the artist, "and when you're in it you do not know just what can happen. This creates the right emotions in me to develop my visionary architecture." This is what it is about, structures somewhere between reality and imagination. Buildings such as the Ara Pacis or the Auditorium are shown in a light which elongates profiles, turning them into the almost unreal. The plane surfaces which appear on the bottom both protect and yet imprison us. Volumes and areas are therefore the synthesis of urban and human forms. Because the city is also the scenario where the spectacle of our lives is staged. Maiorano tries in this way to investigate into personal matters taking advantage of the many facets of the psychology of the individual. "I try to recount these feelings and that is why my art is inspired by my personal roots, related to my life and my innermost unconscious," says the artist emphasising that "my story emerges constantly in my work and is reflected in fast and fluid brush strokes." This takes our mind back to the paintings of Renoir and Manet, in which colour is printed on canvas with brush strokes at

speed, capable of transforming for all eternity the moment just experienced. The same feeling is felt in front of Serafino Maiorano's Narrative Art. The lens captures the moment which is then processed through the use of digital technology. But this is not enough. The process ends with an intervention by hand in which the painted subject gives the work a three-dimensional look and perhaps even something more subjective. If there is then added to this capacity to capture sudden flashes which light up his creations like flashes of lightening – not by chance the name give to his latest catalogue The breath of light – then we shall perhaps be able to define his art as ‘Technological Impressionism’. He himself does not deny being under the spell of the artistic movement of the late nineteenth century and of wanting to play with the new media which art today possesses. "I feel very close to the Impressionists but with the diversity which comes from the use of new technologies." In this way, his creative mind gives life to works in which bright bursts alternate with areas of shadow and where places of memory become ethereal and undefined. This caused the well-known critic Alan Jones to pen flattering words, defining the work of Maiorano as "the demarcation line which separates the artificial world from the surrounding universe of nature, as much chaotic as it is harmonious, which seems to watch over mankind's fragile affairs across the border between mortality and immortality."

In apertura: Luogo di Paesaggio - pittura su stampa lambda; accanto: Massa Oscilante - pittura su stampa lambda; Sotto: Nuovi Paesaggi - pittura su stampa lambda

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ALEXSANDRO PALOMBO. HUMOR CHIC SONO IO DEL SUO BLOG DICE CHE “È IL SUO MODO DI IMBRATTARE IL WEB”, definisce le sue illustrazioni "scarabocchi", in realtà le sue sono opere d'arte che ha deciso democraticamente di CONDIVIDERE ON LINE. Con l’illustratore di fama internazionale, abbiamo parlato di moda, di comunicazione, DELLA SUA TERRA DI ORIGINE, il Salento, che fa rima con talento. Un fashion designer che spicca? Palombo non ha dubbi, E NEANCHE NOI, FRANCESCO SCOGNAMIGLIO. di Federico Albani e Barbara Nevosi



Humor Chic è il mondo che ha inventato, che lo caratterizza e che racconta il suo modo di vedere, filtrare, creare e raccontare la realtà. Ama lo humor e da un po’ di anni involontariamente è diventato il "padre della satira sulla moda". Il blog Humor Chic effettivamente è un invenzione tutta sua perchè "la satira è un’espressione artistica da recuperare e rivalutare, specialmente di questi tempi, dove c’è sempre il rischio che qualcuno cerchi di allontanarci dal concetto vero di democrazia". Il blog è online dall' agosto 2009 ed è un’estensione naturale del lavoro creativo di Palombo, che oltre alle vignette satiriche illustrate propone piccoli reportage per mettere in luce fatti, storie e personalità che lo interessano. In questo spazio espone la sua visione delle cose con estrema libertà, una sorta di daily society portrait, un punto di vista illustrato, sulla moda, il costume, la cultura, la società e la celebrità. Chi segue il suo blog? Un pubblico internazionale di fascia alta, addetti ai lavori, ma anche celebrities e personalità dello show biz (Pharrell Williams è un suo fan). Ma Humor Chic è molto più di un blog, è soprattutto un contenitore di idee, capace di influenzare, creare e lanciare tendenze .

visionario, un comunicatore non nasce né cresce nelle scuole, semmai ci passa. I fuori classe oggi sono stati estromessi dalla società che si è indirizzata verso la mediocrità. I mediocri si riempiono le tasche del passato altrui, non c’è inventiva se mai una brutta copia di tutto quello che c’è già stato. E lasciassero riposare in pace Fellini, Pasolini, Mastroianni e tutti quei geni del nostro passato. Ho il vomito ogni volta che sento qualcuno dire "mi sono ispirato a...", invece di dire "ho copiato da". Sono stufo di questi escamotage, infatti adesso vengono tutti a copiare da me. Ognuno ha diritto di fare un suo percorso, senza costrizioni e in assoluta libertà. Dopo essermi preso una pausa con la moda, ho deciso di iniziarne uno diverso e, siccome di immondizia da gettare ne avevo tanta, ho pensato che il blog potesse essere in assoluto il mezzo più ecologico. Dopotutto nell’era moderna ci siamo sempre affidati alla carta, alla tela per poi passare ai muri di strada. Io ho scelto di imbrattare il web.

In base a cosa sceglie i personaggi da ritrarre all'interno del suo blog? Intuito, passione, attrazione, disapprovazione. Le "markette" al momento non sono ancora contemplate, ci sto lavorando. In ogni modo ho ritratto anche molti giovani e sconosciuti professionisti, giornalisti, blogger che ho trovato interessanti e di talento. E’ stato un modo per metterli in luce, per tanti di loro ha funzionato, anche troppo!

Cultura libera, per pochi eletti o per le masse? La cultura è un diritto dell’umanità. Si progredisce solo se si hanno a disposizione i mezzi per distribuirla, senza di essa si costruiscono solo strati sociali di ignoranza, di degrado, di abuso e miseria. La cultura per pochi eletti è solo interesse di chi ha a cuore le lobby e gli affari sporchi. E’ cresciuto artisticamente in una scuola privata, ma ha scelto il mezzo democratico e gratuito del blog per mostrare le sue opere. Perchè? Un creativo autentico, un vero artista, un

Ha qualche soluzione? Reazione. Ribellione a questo tipo di sistema. Non rimanere in silenzio, bisogna avere più coraggio nel denunciare e raccontare fatti per rompere quel circolo vizioso fatto di omertà e interessi sporchi. Bisogna vietare alle modelle sotto una certa età di prendere parte alla settimana della moda. Molta autocritica, un ritorno ai propri ruoli e al rispetto per gli altri. Nella moda hanno voluto fare politica, guarda i poteri della moda milanese come hanno ridotto l’immagine della settimana della moda romana, distrutta. Ma credo che non sappiano fino in fondo le regole vere della politica, quando si vive in uno stato democratico. Ed io vivo in uno stato democratico. Come definirebbe la sua creatività, un'arte che trasforma o si limita a deformare? Di solito mi limito a migliorare visto che molti dei miei soggetti li trovo parecchio deformati. Io sono un surrealista realista, portavoce di una corrente che a molti è poco chiara, e ringrazio Dio altrimenti me la fanno diventare un nuovo trend di basso livello e alla moda. Oggi è la realtà ad essere surreale. Io amo disegnare, svelare, esaltare, e mettere in luce, ma l’interpretazione è sempre negli occhi di chi guarda. Gran parte di quello che illustro anticipa, ma per capirlo bisogna seguire con attenzione Humor Chic. A me piace stimolare i cervelli non mi rivolgo ai fringuelli.

Palombo, come nasce il progetto Humor Chic? Humor Chic non è un progetto, Humor Chic sono io.

Quanto ha influito il Salento, sua terra d'origine, nelle sue opere? E’ parte di me, scorre nel mio sangue, ma tutto quello che realizzo è frutto di un pensiero, di un’idea, di un’emozione che catturo e fermo in un istante. I miei scarabocchi sono come un frame visivo che catapulto in un nuovo immaginario.

purtroppo l’inganno ce l’hai sempre vicino. È ora che la finiscano di prendere in giro gli imbecilli e inizino a seguire e sostenere seriamente queste realtà. Anche se non lo faranno è importante che qualcuno gli dica che sono degli imbecilli.

Fuga dei cervelli italiani all'estero. Che senso ha la parola talento per lei? Il termine talento è inflazionato, l'hanno fatto diventare un termine comune, il talento è una rarità non un gruppo di galline che fa uova tutte le mattine, il talento non è democratico, perchè è un dono divino. Queste persone continuano a perpetuare gli interessi loro e quelli di una certa schiera di amicizie, industriali e i soliti e vecchi stilisti. Se un giovane è un vero talento e riesce da solo, a loro non sta bene. Si sentono in diritto di controllarti, devono decidere per te. Nella moda i nuovi e veri talenti già ci sono e con molti sforzi producono e sfilano con i propri mezzi. Penso all’estrema originalità di Francesco Scognamiglio che si è affermato da solo e merita molto di più, ma non ha un forte e reale supporto dalla stampa, perchè? Perchè è un vero talento, non una gallina e quindi dà fastidio a più di qualcuno nonostante non vogliano darlo a vedere, ma nella moda

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I blog stanno acquistando sempre più importanza nell'editoria della moda. Come mai? Se il blog è autentico ha la forza di raggiungere un pubblico vasto. Quando si pone in maniera libera e senza filtri può produrre più intrattenimento o addirittura informazione rispetto a quelli che sono i media tradizionali. Il pubblico dei blog è avido di verità e proprio per questo si è allontanato dalla tradizionale editoria, che si limita ad operare solo per garantire un supporto redazionale agli inserzionisti che portano pubblicità. Cosa pensa dei fashion blogger? Dei giovani blogger penso bene in generale, tutti sono liberi di esprimersi attraverso il web, questa è democrazia globale. Invece per quanto riguarda la categoria fashion blogger penso che sia ancora tutto in divenire, per adesso siamo nella fase isteria: case di moda che cercano di immolarsi a pseudo-divi, cioè quattro ragazzini, affinché parlino solo bene di loro nella speranza di contaminare il giudizio dell’intero web! Sarà difficile mettere il bavaglio a tutti, con la stampa ci sono riusciti ma per ovvie ragioni. Aspettiamo di vedere cosa accadrà una volta bruciato il trend.


Di certo il trend passerà e molti si bruceranno. I migliori matureranno o si evolveranno, altri moriranno.

degradation, abuse and poverty. A culture for the chosen few is the sole interest of those who are lobbyists at heart and who do dirty deals.

Quali sono i suoi prossimi progetti? Perchè credete che io abbia un futuro?!

You have matured artistically in a private school, but you have chosen the democratic and free means of a blog to show your works. Why? A truly creative, a true artist, a visionary, a communicator is neither born nor grows in schools. If anything, he just passes through there. Extra-mural classes today have been ousted from a society which has been directed toward mediocrity. The poor fill their pockets with the past of others. There is no originality if not a draft copy of everything which was already there before. And may Fellini, Pasolini and Mastroianni, and all the geniuses of our past be left in peace. I vomit every time I hear someone say 'I was inspired by ...' instead of saying 'I copied from ...' I'm sick of these tricks, because now they're all copying me. Everyone has the right to make his own way, without restrictions and in full freedom. After I took a break with fashion, I decided to start something different, and since I had to throw out so much rubbish, I thought the blog could be the most environmentally friendly means around. After all, in modern times, have we not always relied on paper, canvas and then moved on to the walls of the streets? I have chosen to deface the web.

Alexsandro Palombo. Humor Chic that's me. Humor Chic is the world which he has invented. It characterises him and tells us his ways of viewing things, of filtering, creating and describing reality. He loves humour and has done from years back, and quite unwittingly, became the 'father of fashion satire'. The Humor Chic blog is actually an invention of his because "satire is an artistic expression to be recovered and re-evaluated, especially in these times where there is always the risk of people trying to distance themselves from the true concept of democracy." The blog has been online since August 2009 and is a natural extension of Palombo’s creative work which in addition to its illustrated satirical cartoons offers short reports highlighting facts, figures and stories which are of interest to him. In this online blog, he explains his vision of things with great freedom, a sort of daily society portrait, an illustrated point of view on fashion, clothes, culture, society, and celebrity status. Who follows his blog? An international audience of high-end professionals, but also celebrities and showbiz personalities – Pharrell Williams is a fan of his. But Humor Chic is more than just a blog. It is mainly a purveyor of ideas, capable of influencing, creating and launching trends. Mr Palombo, how was the Humor Chic project created? Humor Chic is not a project. Humor Chic, that's me. Based on what do you choose the persons portrayed in your blog? Intuition, passion, attraction, disapproval. I am not yet finished with all the marks. I'm still working on them. Anyway, I have many young and unknown professionals, journalists, bloggers whom I have found to be interesting and talented. It has been a way to highlight them and, for many of them, it has worked well, and how! How much influence has Salento, your home city, had on your work? It is part of me, flowing in my blood. Everything I do is the result of a thought, an idea, an emotion which I capture and keep for a while. My doodles are like visual frames which I catapult into a new form of imagery. Free culture, for the chosen few or for the masses? Culture is a human right. It progresses only if you have the means to distribute it. Without it in existence, there are only strata of ignorance,

The Italian brain drain abroad. What sense does the word talent have for you? The word talent is inflated. They have made it become a common term. Talent is a rarity, not a coop of chickens laying eggs every morning. Talent is not democratic, because it is a divine gift. There are people who continue to perpetuate their interests and those of a certain group of friends, and the usual old industrial designers. If a young person has a true talent and succeeds on his own, for some that is not right. They feel entitled to control him and decide for him. In fashion, the new and real talents are there already, and with huge effort, they are able to produce and mount their fashion shows all by themselves. I think of the extreme originality of Francesco Scognamiglio which has emerged all on its own and deserves a lot more, but he does not have strong and genuine support from the press. Why? Because he has a real talent. He is not a hen, and therefore that bothers more than a few who are unwilling to see his talent. But unfortunately in the fashion business, deceit is always close at hand. Now these idiotic fools have started to stop mocking and have started to follow and support seriously these new realities. Even were they do not to do it, it is important that someone tells them that they are idiots! Have you any solution? Reaction! Rebellion at this type of system! Do not remain silent! We must have more courage

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to denounce and tell the facts so as to break the vicious circle of silence and dirty interests. We must prohibit models under a certain age from taking part in fashion week. Much selfcriticism, a return to their own roles and respect among all. In fashion, they want to play politics. Just look at the powerful people of Milan fashion as they have reduced and destroyed the image of the fashion week in Rome. But I believe in the basic in-depth real rules of politics, when you live in a democratic state. And I live in a democratic state! How would you define creativity? Is it an art which transforms or does it merely deform? I usually limit myself to improving things, seeing that many of the subjects which I find are rather deformed. I am a realist surrealist, a spokesman for a current which is unclear to many. And I thank God for that, otherwise they would make a new low-level trend and fashion of it on me. Today is the reality of being surreal. I love to draw, reveal, enhance, and highlight, but interpretation always lies in the eye of the beholder. Most of what I show anticipates something. But to understand it, you have to follow Humor Chic carefully. I like to stimulate people's brains. I am not trying to amuse the birds. Blogs are becoming increasingly important in fashion publishing. Why do you say that? If a blog is authentic, it has the power to reach a large audience. When it is written in a free manner and without filters, it can produce more entertainment or indeed information compared to those who are in traditional media. The audience of the blog is hungry for truth and, for that reason, it has moved away from traditional publishing which is limited to operating in a way so as to ensure editorial support for advertisers who are offering publicity. What do you think of fashion bloggers? I think well of young bloggers in general. Everyone is free to express themselves through the web. That is global democracy. Instead, as regards the category fashion bloggers, I think that has yet all to come. Now, fashion houses are in a hysterical phase trying to victimise pseudocelebrities, that is to say four buddies, so that they will only speak well of them in the hope of not contaminating the opinion of the entire web! It will be difficult to gag all. With the press, they have succeeded but for obvious reasons. Let's wait and see what happens once the trend burns itself out. One thing for certain, the trend will pass and many will find themselves burned. The best mature or evolve. The others die. What are your upcoming projects? What! Why do you think I have a future?



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LONDRA DI CHRISTINE M. ROTHSCHILD


SHOPPING TRA FRAGOLE E CHAMPAGNE Sarà il mix eclettico di capi vintage, scovati tra fiere e mercatini, saranno gli accessori curiosi avvistati sulle ultime passerelle, sarà, invece, l'atmosfera disinvolta e decisamente chic che avvolge il locale, ma, “Lucy in Disguise”, store londinese di Lily Allen e sua sorella Sara Owen, è diventato, negli ultimi mesi, una tappa obbligata per le modaiole più esigenti. Nella boutique anche bar, angolo make – up, waiting room con playstation per gli accompagnatori e un servizio tailor made per la clientela. Da provare la formula “Cynthia's Sparkling”: un'ora di shopping con fragole e champagne, in compagnia di una personal shopper. SHOPPING BETWEEN STRAWBERRIES AND CHAMPAGNE It may be the eclectic mix of vintage clothes, unearthed at fairs and markets. It may be the curious accessories seen on the latest catwalks. It may be its very chic and casual atmosphere which envelops the shop, but Lucy in Disguise, the London store of Lily Allen and her sister Sara Owen, has become, in recent months, a must for the most demanding and trendy of shoppers. The boutique also boasts a bar, a make-up salon, a waiting room equipped with play station for carers and a tailor-made service for the customers. Cynthia's Sparkling Soirée has to be tried: an hour of shopping between strawberries and champagne, accompanied by a personal shopper.

LE MAGIE FASHION DI EMMA WATSON Dalla bacchetta di Hermione, alla matita da stilista. La giovanissima Emma Watson, maghetta di Harry Potter, torna ad occuparsi di moda. Ma con lo sguardo sempre rivolto ecologia. Nasce così la collaborazione con People Tree, brand inglese dal cuore “verde”, per dar vita al una collezione tutta biologica. Ma non solo. Emma ha fatto tremare il fashion business annunciando la linea nature per l’italiana Alberta Ferretti. Incantesimo o no, la Watson sta stregando il mondo della moda NEVER WITHOUT SHOES Il department store londinese inaugura la “Shoe Gallery” più grande del mondo: centoventi marche, undici boutique, sei saloni, per un totale di trentacinquemila metri quadri. Dalle ballerine firmate Repetto alle limited edition di Marc Jacobs e Balenciaga, dagli intramontabili stiletto di Jimmy Choo e Christian Louboutin alle creazioni più preziose di Manolo Blanhik. Lo spazio, progettato dall'architetto canadese Jamie Fobert, comprende undici aree monobrand, dall'appartamento boutique della maison Chanel – fedele riproduzione della dimora parigina di Madmoiselle Coco- al loft australiano firmato Ugg. NEVER WITHOUT SHOES The London department store has opened its Shoe Gallery, the world's largest, with one hundred and twenty brands, eleven boutiques, six salons, totalling just under some four hundred thousand square feet of space. From Repetto ballet slippers to limited editions from Marc Jacobs and Balenciaga, from timeless stilettos by Jimmy Choo and Christian Louboutin to Manolo Blahhik's valuable creations. The location, designed by Canadian architect Jamie Fobert, covers eleven monobrand areas, from Chanel’s apartment boutique – a faithful reproduction of the Parisian home of Mlle Coco – to Ugg's Australian loft.

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THE FASHION MAGIC OF EMMA WATSON From Hermione's wand to a designer's pencil, the young Emma Watson, the witch sidekick of Harry Potter is turning to fashion. But with an eye on ecology! This was how her collaboration with People Tree, the 'green' heart British brand, began and created a supply of organic farm products. But not just that. Emma has rocked the fashion business by announcing a natural line for Italian fashion designer Alberta Ferretti. Enchanting or not, Miss Watson is the bewitching world of fashion.


PARETI IN FIORE CON LORNA SYSON Si appendono al muro come quadri le sculture floreali della stilista inglese Lorna Syson. Dopo un passato trascorso negli uffici stile di Diane Von Furstenberg e Top Shop, la home designer lancia una propria linea di tessili e accessori per la casa interamente eco-sostenibile. I fiori, presentati con successo durante lo scorso London Design Festival, sono tutti pezzi unici realizzati a mano, in stoffa, seta o lana. Un'ottima idea per gli amanti del gardening senza pollice verde e, soprattutto, senza annaffiatoio! WALLS IN FLOWER WITH LORNA SYSON The floral sculptures of British designer Lorna Syson hang on the wall like paintings. After time spent with fashion designer Diane Von Furstenberg and Top Shop, the home designer has launched her own line of entirely eco-friendly textiles and home accessories. The flowers, successfully presented during the last London Design Festival, are all unique and handmade in fabric, silk or wool. A very good idea for those who love gardening but who do not have a green thumb. And most importantly, watering is needed!

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LE DOLCI TENTAZIONI DI COOKIE GIRL I suoi biscotti sono diventati una vera e propria leggenda nella West London, deliziando i palati di insospettabili golosi quali Sienna Miller, Jade Jagger, James Morrison e i Gorillaz. Xanthe Milton, la giovane “Cookie girl”, attrice e icona dell'arte dolciaria made in U.K, dopo aver riempito gli eleganti scaffali di Selfridge con torte alla rosa, cupcake alla nocciola e muffin al caramello ha aperto finalmente una scuola condividendo i suoi segreti in cucina. Tra i corsi più interessanti anche quello intensivo di due ore per imparare a impreziosire dolcetti e plumcake, con glitter, fiori e confetti. COOKIE GIRL'S SWEET TEMPTATIONS Her cookies have become a true legend in West London, delighting the palates of unsuspecting gourmands like Sienna Miller, Jade Jagger, James Morrison, and the Gorillaz. Xanthe Milton, the young Cookie Girl, actress and icon of confectionery art made in the UK, after a time stacking Selfridge's elegant shelves with pink cakes, hazelnut cupcakes and caramel muffins, has at last opened a school to share her kitchen secrets. Among the most interesting courses, there is a two-hour intensive learning course on how to decorate buns and plum cakes, with glitter, flowers and confetti.

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PAUSA A DUE RUOTE NEL CYCLING CAFÈ Riprende l'espressione tipica dei bambini in bicicletta, “Look Mum No Hands!” (“Guarda mamma senza mani”) nuovo nato tra i cycling cafè londinesi. L'idea, nata da un gruppo di locali indipendenti, punta a conciliare le esigenze di chi si sposta pedalando a quelle, più modaiole, degli amanti del brunch domenicale. Non solo un bar, quindi, ma una vera e propria officina dove concedersi una birra dedicandosi alla manutenzione della propria due ruote, scambiare consigli e organizzare ciclo-percorsi di gruppo. A BREAK FROM CYCLING AT THE CYCLING CAFÉ Echoing the often- heard child's shout, "Look, mum, no hands!", this is a new venue among London's cycling cafés. The idea came from a group of local independent cyclists aiming to meet the needs of those who travel around on bikes, and also the more fashionable needs of those who love to brunch on Sundays. Not just a bar, but rather a real shop where you can enjoy a beer while devoted to the maintenance of your own set of wheels, swap tips and organise group cycling trips.


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ABU DHABI DI ALINA AL SABAH


ANANTARA RESORT TRA NATURA E BENESSERE Un resort di lusso immerso nel verde di una riserva naturale. Frequentato da una clientela internazionale, l'Antara Resort & Spa offre ai propri ospiti l'opportunità di soggiornare in esclusive ville a diretto contatto con la fauna del golfo. Trekking, snorkelling e tour in kayak, con personale altamente qualificato, trasformano il soggiorno in un'avventura davvero speciale.

IL CAVALLINO ROSSO CONQUISTA YAS ISLAND Dal Ferrari World di Abu Dhabi al Yas Marina Circuit. Sir Bhani Yas Island è diventata nel giro di pochi anni una delle attrattive turistiche più ricettive di Abu Dhabi. Un vero e proprio tempio dedicato al divertimento, a soli trenta minuti dalla città, dove di recente ha aperto i battenti anche il parco tematico più grande e lussuoso del mondo: il Ferrari World, sorprendente gioiello tecnologico-sportivo con annessi un circuito di Formula 1, un'avveniristica montagna russa e un simulatore in 4D.

ANANTARA – A RESORT BETWEEN NATURE AND WELLNESS A luxury resort surrounded by a nature reserve. Attracting an international clientele, the Anantara Resort & Spa offers guests the opportunity to stay in exclusive villas in direct contact with the fauna of the Persian Gulf. Hiking, snorkelling and kayaking with highly qualified staff make the stay a very special adventure.

THE LITTLE RED HORSE CONQUERS YAS ISLAND From the Ferrari World of Abu Dhabi to the Yas Marina circuit. Sir Bhani Yas Island has become in the space of a few years one of the most attractive tourist accommodation in Abu Dhabi. A true temple devoted to entertainment, some thirty minutes from the city, where also recently opened the world's largest and most luxurious theme park: Ferrari World, an amazing technological and sporting jewel with an adjoining Formula 1 circuit, a futuristic roller coaster and a 4-D simulator.

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KEMPINSKI RESTAURANT DELIZIA ABU DHABI L’Emirates Palace di Abu Dhabi è da sempre sinonimo di lusso ed esclusività. Apprezzato dal jet set internazionale per la magnificenza e sontuosità dei suoi arredi, per il servizio (sempre impeccabile) e i prezzi (da capogiro), è diventato, con ben nove ristoranti al suo interno, una tappa obbligata per i gourmant più esigenti. I più frequentati? “Sayad” (“pescatore” in arabo) e “Anar” specializzato in cucina persiana.

DELICIOUS BATEEL Da simbolo locale di ospitalità a cadeau di lusso. Bateel Dates, da tempo uno dei nomi più autorevoli nella vendita di datteri, ha trasformato il frutto nazionale in un vero e proprio oggetto del desiderio. Che sia “balah” (duro e leggermente acerbo) o “tamr” (soffice e pienamente maturo) poco importa, d'obbligo non lasciarsi scappare una delle deliziose confezioni griffate Bateel. I punti vendita – gastronomie di lusso dall'atmosfera inconfondibile – sono disseminati ovunque ma, i più frequentati, sono senza dubbio quelli di Shangri-La. Qaryat Al Beri, Khalidiyah Mall e Abu Dhabi Mall.

KEMPINSKI RESTAURANT – A DELIGHT IN ABU DHABI The Emirates Palace in Abu Dhabi has always been synonymous with luxury and exclusivity. Appreciated by the international jet set for the magnificence and splendour of its furnishings, for its always impeccable service and staggering prices, it has become, with its nine restaurants, a must for the most demanding of gourmands. The most popular restaurants? There are the Sayad – fisherman in Arabic – and the Anar – pomegranate in Farsi – which specialises in Persian cuisine.

DELICIOUS BATEEL From being the local symbol of hospitality to a luxury present. Bateel Dates, one of the most influential long-time names in the sale of dates, has transformed the national fruit into a real object of desire. Whether it is balah (hard and slightly sour) or tamr (soft and fully mature) is not important, but there is no avoiding one of the delicious labelled Bateel products The stores – unique luxury delicatessens – are scattered everywhere, but the most popular, are undoubtedly those of the Shangri-La Qaryat Al Beri, Abu Dhabi and Khalidiyah Malls.

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BONBON FOLIE Un cioccolatino da 275 dollari è il simbolo scaccia-crisi degli Emirati Arabi. Così dopo Dubai è previsto un nuovo opening di “Chocopologie”, tempio americano della cioccolata a cinque stelle anche ad Abu Dhabi. Ecco un’altra boutique per buongustai milionari, con palati sopraffini e conti bancari extralarge

IL NUOVO TEMPIO DELLO SHOPPING A MARINA MALL Lo shopping è sicuramente una delle attività preferite dagli abitanti di Abu Dhabi. Ma per chi non volesse disperdere le proprie energie tra souk, bazaar mediorientali e boutique, d'obbligo fare un salto al Marina Mall. Vero e proprio tempio dedicato agli acquisti, situato sul Breakwater, questo centro commerciale offre, oltre a piste da bowling, pattinaggio e un cinema multisala, anche una tale varietà di ristoranti e caffetterie da trascorrervi l'intera giornata.

CHOCOLATE TRUFFLE MADNESS A $275 chocolate truffle is the symbol of the United Arab Emirates for banishing all the blues away. After Dubai, a new boutique shop of Chocopologie, a five star temple to American chocolate is set to open in Abu Dhabi. This is another boutique for gourmet millionaires, with extra-refined palates and extra-large bank accounts.

THE NEW SHOPPING TEMPLE AT MARINA MALL Shopping is definitely one of the favourite activities of the inhabitants of Abu Dhabi. For those unwilling to release their energy in the souks, bazaars and boutiques in the Middle East, it is a must to head for the Marina Mall. A veritable temple dedicated to shopping, located on the Breakwater, this mall offers, as well as bowling, skating and a cinema complex, such a variety of restaurants and cafes that the entire day can be spent there.

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PARIGI DI SILVIE MOIREN


LA BOUTIQUE SULL’ACQUA Un tempo era la piscina pubblica Lutetia – stile art dèco - nel cuore di Saint Germain sulla rive gauche. Oggi grazie all’opera dell’architetto Denis Montel è un immenso loft che ospita il nuovo punto vendita Hermès. Uno spazio su tre livelli che accanto ai classici della maison -profumi, gioielli, orologi, moda, pelletteria e foulard- mostra la nuova collezione casa Hermès. Poltrone, divani, sedie, tavoli, cuscini, consolle e paraventi, riedizioni di modelli disegnati negli anni venti da Jean – Michel Frank, maestro dell’Art Dèco, proprio per Hermès. Pezzi, tutti numerati e accompagnati da certificato di autenticità. All’interno dello spazio anche un fiorista, una libreria e una sala da the. THE BOUTIQUE ON WATER It was at one stage the public Lutetia Art Deco pool in the heart of Saint Germain on the Left Bank. Today, thanks to the work of the architect Denis Montel, it is a huge loft which houses the new Hermès store. A venue on three levels, which displays, besides its classic items in perfume, jewellery, timepieces, fashion, leather goods and scarves, an exhibition of the new collection of the high fashion house of Hermès. Armchairs, sofas, chairs, tables, pillows, consoles and screens, new editions of models designed in the twenties by JeanMichel Frank, the master of Art Deco, just for Hermès. All the pieces, are numbered and accompanied by a certificate of authenticity. Within the location, there is also a florist, a bookstore and a tea room.

LA MODA CONTEMPORANEA Oltre centocinquanta modelli, selezionati tra le collezioni più emblematiche del decennio, ordinati per sezioni. I colpi di forbice eccessivi e geniali di John Galliano, Alexander McQueen, Vivienne Westwood ma anche Jean Paul Gaultier, segnano gli anni ’90, accanto però alle creazioni pervase di poesia di Hussein Chalayan e Viktor & Rolf. Tributo al made in Italy con il bustier targato primavera -estate 1997 di Dolce&Gabbana. Sono poi creativi come Junya Watanabe e Nicolas Ghesquière per Balenciaga, che segnano la fine di un decennio euforico, mostrando l’altra faccia della moda, modernissima e d’avanguardia. CONTEMPORARY FASHION The ideal history of contemporary fashion. Over one hundred and fifty models, selected from the most emblematic collections of the decade, sorted by sections. Excessive and brilliant creations of John Galliano, Alexander McQueen, Vivienne Westwood, and even Jean Paul Gaultier are the mark of the 90s, and are next to the poetic creations of Hussein Chalayan and Viktor & Rolf. There is a tribute to the Made in Italy concept with Dolce & Gabbana's strapless bodice of their 1997 spring / summer collection. Also, there are creative fashion designers such as Junya Watanabe and Nicolas Ghesquière for Balenciaga, who mark the end of a euphoric decade, showing the other very modern and avant-garde side of fashion.

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BENVENUTO A PARIGI! Nuova apertura a Parigi per Ermanno Scervino. In Rue du Faubourg Saint-Honoré, strada delle grandi firme e cuore del lusso francese, ha aperto i battenti la nuova boutique dello stilista. Oltre trecento metri quadrati, fedeli al concept progettuale della maison. Tre piani, di cui uno riservato alle preziose creazioni couture, in cui lavori artigianali e elementi contemporanei si incontrano nel rispetto del gusto essenziale e minimalista. Parigi accoglie così il 36esimo monobrand di Scervino nel mondo. WELCOME IN PARIS! New opening in Paris by Ermanno Scervino. On rue du Faubourg Saint-Honoré, the street with the big French business names, Italian designer Ermanno Scervino has raised the shutters on his latest boutique. Over three thousand square feet, faithful to the design concept of the house. On three floors, including one reserved for his valuable couture creations, in which handcrafts and contemporary elements come together to produce an essential and minimalist taste. Paris plays host to the 36th mono-brand Scervino store in the world.


DIRE BORSA È DIRE DONNA Piccola, grande, economica, lussuosa. La borsetta segue i tempi che corrono e dice molto di chi la indossa. Da questa premessa parte il nuovo libro del sociologo francese Jean-Claude Kaufmann “La borsa”. E allora più la donna è emancipata, più lei si fa spaziosa. Il pensiero vola a Grace Kelly e alla sua Hermès THINK HANDBAG, THINK WOMAN Small, large, economic, luxurious. The handbag follows the times in which we live and says a lot about its user. The new book The handbag by French sociologist Jean-Claude Kaufmann opens with this premise. The more women are emancipated, the more spacious the handbag. One's thought flies back to Grace Kelly and her bag from Hermès.


“MY WAY” E’ il Centre Pompidou la prima grande istituzione culturale che ospita un “one man show” di Jean Michel Othoniel dal titolo “My way”. Artista francese, Othoniel, appassionato della metamorfosi artistica che si realizza attraverso l’uso di materiali plastici e dalle proprietà reversibili. Risultato: monumentali sculture di zolfo, cera e vetro. Materiale eletto, quest’ultimo, la cui trasparenza viene dall’artista come drappeggiata e ricamata da riflessi metallici. "MY WAY" The Pompidou Centre, the first major cultural institution to put on a one-man show, is hosting one by Jean-Michel Othoniel entitled "My way". Othoniel is the French artist with a passion for metamorphoses using plastic materials with reversible properties. The result is monumental sculptures of sulphur, wax and glass – this latter material being chosen by the artist for its transparency and is draped and embroidered with metallic sheen.

BOLIDI D’AUTORE IN MOSTRA Al Museo di Arti Decorative di Parigi, dal 28 aprile al 28 agosto 2011, si potranno ammirare alcune delle più prestigiose auto sportive realizzate tra il 1930 ed oggi. Per la prima volta in Europa la collezione Ralph Lauren, una delle più prestigiose del settore, mette in mostra diciassette capolavori di design e meccanica firmati dai grandi nomi del settore: Bugatti, Alfa Romeo, Bentley, Mercedes–Benz, Jaguar, Porsche e, ovviamente, Ferrari, punta di diamante di questa imperdibile esposizione.

ARTISTI-LETTORI AD ARTAZART Libreria di design, tra le più fornite e quotate d’Europa, dal 1999 situata nel cuore del decimo arrondissement, a pochi passi dal Canal Saint Martin. La zona, che già nel ‘900 ispirava scrittori e poeti, é oggi meta di tutta una nuova generazione di artisti. Giovani studenti, web artist e professionisti che tra le pareti colorate di arancione fluò di Artazart, possono scovare più di mille volumi dedicati alla fotografia, quasi duemila titoli sull’universo grafica, ben cinquecento sul mondo del design e dell’architettura. Senza dimenticare che Artazart é anche audace spazio espositivo. ARTISTS-READERS AT ARTAZART Artazart Design Bookstore, among the best supplied and appreciated in Europe, situated since 1999 in the heart of Paris' tenth arrondissement, just paces away from the Canal Saint Martin. The arrondissement, which in the 1900s was the inspiration of writers and poets, is now the mecca of a whole new generation of artists. Young students, web artists and professionals, who inside the fluorescent orange coloured walls of Artazart, can find more than a thousand books on photography, almost two thousand titles on the world of graphics, and well over five hundred volumes on the world of design and architecture. Not to mention that Artazart is also a daring location for exhibitions.

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HOT-RODS EXHIBITS At the Museum of Decorative Arts in Paris from 28 April to 28 August, some of the most prestigious sports car produced between 1930 and today can be admired. For the first time in Europe, the Ralph Lauren collection, one of the industry's most prestigious, puts on exhibit seventeen masterpieces of mechanical design from the biggest names in the industry: Bugatti, Alfa Romeo, Bentley, Mercedes-Benz, Jaguar, Porsche and, of course, with Ferrari spearheading this unmissable exhibition.


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SINGAPORE di SHILA D. NAJAFI


TUTTI PAZZI PER LA MELA Sarà per il recente lancio del nuovo l’iPad2, che i più autorevoli critici informatici hanno promosso a pieni voti. Sarà perché i prodotti di Steve Jobs stanno conquistando sempre più il mercato mondiale, tanto che il due per cento del traffico web del globo passa attraverso i suoi apparecchi. Una cosa è certa, a Singapore è esplosa la Apple-mania. Presi d’assalto centri commerciali, negozi di telefonia, store del marchio. Ovunque è caccia aperta a qualunque gadget abbia come logo la famosa mela addentata. Chissà, forse anche in Oriente è arrivato il detto “una mela al giorno leva il medico di torno CRAZY FOR AN APPLE With the recent launch of the new iPad2, the most authoritative of IT critics have passed it with flying colours. Maybe perhaps because Steve Jobs' products are gaining more and more of the world market, now with 2% of all global web traffic going through his devices. One thing is for sure, Apple-mania has exploded in Singapore. Malls, phone shops, branded stores have been under attack from intending buyers. The hunt is on for any gadget which has the logo of the famous bitten Apple. Who knows, maybe the proverb "An apple a day keeps the doctor away" has finally reached the East.

SINGAPORE ART MUSEUM Aperto nel gennaio del 1996, il SAM, che vanta una delle più vaste collezioni di arte moderna e contemporanea del sud est asiatico, grazie anche a partnership con istituzioni come il Centre Pompidou, il Guggenheim Museum, lo Shanghai Art Museum, si propone oggi come dinamico incubatore di idee e talenti, che culminano nella Biennale di Singapore. Appuntamento che coinvolge più di sessanta artisti di trenta Paesi per un totale di centocinquanta lavori, esposti nei luoghi più significativi della città. SINGAPORE TAKES ON ART Opened in January 1996, the SAM, which boasts one of the largest collections of modern and contemporary art of Southeast Asia, thanks to its partnerships with institutions like the Centre Pompidou, the Guggenheim Museum, the Shanghai Art Museum, is today a dynamic incubator of ideas and talents, which has culminated in the Singapore Biennale. This is an event involving more than sixty artists from thirty countries for a total of one hundred and fifty works of art being exhibited in the most significant locations around the city.

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SENTOSA In malese isola della pace e della tranquillità, Sentosa, situata al largo della costa sud di Singapore - raggiungibile in funicolare dalla città - è un vero paradiso votato al benessere e al divertimento. Ben lo dimostrano Palawan Beach, lingua di spiaggia artificiale dalla sabbia bianchissima con tanto di palme, gli esclusivi golf club, i parchi tematici, il Casinò, i lussuosi resort con tanto di Spa, che in realtà qui diventano delle botanic spa, perché allestite in giardini dalla rigogliosa natura tropicale.

RILASSARSI TRE METRI SOPRA IL CIELO Nuotare sospesi tra le nuvole, immersi in una vasca d’acqua lunga centocinquanta metri, circondati da oltre trecento tipi di alberi e piante, con tanto di bar, ristorante e sdraio. Un sogno che diventa realtà al Sand Sky Park, area ricreativa nonché straordinario punto panoramico sulla baia, allestito alla sommità dei tre grattacieli che formano il complesso alberghiero di Marina Bay Sands.

SAPORI E PROFUMI AL LITTLE INDIA ARCADE Un esplosivo mix di colori, suoni e sapori dall’India. Da non mancare una passeggiata nel gran bazar, oggi restaurato, preservando però lo stile art deco dell’edificio costruito nel 1913. Un misto di incensi e curry permea l’aria, sulle note della musica hindi, in un susseguirsi di negozi di sete e sari, gioielli in oro e spezie, accanto ai caratteristici banchi dei venditori di ghirlande realizzate con fiori freschi, gelsomino e orchidee.

EDEN IS CALLED SENTOSA Sentosa, the Malaysian island of peace and tranquillity, located off the southern coast of Singapore and reached by a funicular from the city, is a haven devoted to wellbeing and entertainment. This is well proven by Palawan Beach, a narrow spit of artificial white-sand beach with palm-trees, with its exclusive golf clubs, theme parks, a casino, its luxury resorts and spas. The latter have become, in fact, botanic spas as they are located in lush tropical natural gardens.

RELAXING TEN FEET ABOVE THE SKY Swim suspended up among the clouds, floating in a tank of water five hundred feet long, surrounded by over three hundred species of trees and plants, complete with bar, restaurant and sun beds. This dream comes true at Sand Sky Park, a recreational area and unique vantage point of the bay, located on the top of three skyscrapers which form the Marina Bay Sands hotel complex in Singapore.

FLAVOURS AND SCENTS AT THE LITTLE INDIA ARCADE An explosive mix of colours, sounds and tastes from India. Do not miss a walk in the now-restored grand bazaar which has preserved the Art Deco style of this building built in 1913. A mixture of incense and curry permeates the air, wafting to the notes of Hindi music, in a succession of silk and sari shops, of gold jewellery and spices stores, beside the characteristic stalls of sellers of garlands made with fresh flowers, jasmine and orchids.

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NEW YORK di AUDREY BRADLEY


WE EAT ITALY! Italia, patria di un sapere culinario unico e tradizionale. Lo stesso che Eataly ha deciso di far conoscere al mondo intero. Qui regna lo slow food in tutte le sue sfaccettature e reca con sé la storia e la cultura italiana. Non un semplice market di cibi italiani, non l’ennesimo ristorante di pizza e spaghetti. Così dopo Tokyo, lo scorso settembre è stata la volta di New York. E la grande mela ha accolto con entusiasmo l’iniziativa, tanto che lo store è stato coinvolto nei festeggiamenti per il compleanno d’Italia tramite una serie di iniziative per celebrare le 150 candeline che il nostro paese ha spento lo scorso 17 marzo. Parafrasando Woody Allen, qui tutti dicono “I love Eat..aly!” WE EAT ITALY! Italy, country of a unique and traditional culinary culture. The same country that Eataly decided to make known by the whole world. So after Tokyo, last September was New York turn. And the Big Apple seems to have welcomed very well this initiative. Not just an italian food market, not the same old spaghetti and pizza restaurant. Here the slow food rules in all its sides and brings with it the Italian history and culture. That’s why even the new yorker store has been involved in the celebration of Italy birthday through a series of events that commemorated the 150 candles blew out by our country the last 17th of March.

NON SOLO BOTTONI Frange, pizzi, nastri, nappe, perline, strass e bottoni, meglio ancora definiti come guarnizioni per personalizzare secondo il proprio gusto e stile, l’intero guardaroba e disponibili tutti nello store delle meraviglie M&J Trimming. Nato nel 1936 e da sempre presente sulla 6th Avenue, il negozio vanta oggi più di un milione di prodotti per la decorazione di abiti ed accessori, provenienti da tutto il mondo: strass in cristallo dell’Austria, seta Jacquards francese, bottoni di metallo lavorati a mano dagli artigiani italiani. 1008 Sixth Avenue

ARTE, DESIGN E BUONA CUCINA Progettato da Bentel & Bentel il Gramercy Tavern – ristorante stellato Michelin - è un concentrato di design e arte. Alle pareti i murals dell’artista Robert Kushner, nelle sale le vivaci composizioni floreali di Roberta Bendavid, che conferiscono un’anima contemporanea al locale, sorto in un edificio storico. Come dimostra il caratteristico rivestimento in mattoni realizzato per la cucina, utilizzando materiali originali provenienti dall’ultima fabbrica statunitense in grado di tagliare a mano i laterizi. 42 East 20th Street between Park Avenue South and Broadway. ART, DESIGN AND GOOD FOOD Designed by Bentel and Bentel architects, the Michelin starred restaurant Gramercy Tavern is a mix of design and art. On the walls are artist Robert Kushner’s murals, in the halls the lively floral displays of Roberta Bendavid, which give soul to this contemporary location, built in a historic building. The characteristic bricking made for the kitchen shows this having used original materials from the last U.S. factory capable of cutting the red bricks by hand.

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NOT ONLY BUTTONS Fringes, lace, ribbons, tassels, beads, rhinestones and buttons, better described as trimmings, to customise a whole wardrobe according to taste and style. They are all to be found among the wonders of M&J Trimming's store. Founded in 1936 and ever since on 6th Avenue, the store now boasts more than a million items for decorating clothing and accessories from around the world: Austrian crystal rhinestones, French silk Jacquards, handmade metal buttons from Italian craftsmen.


MANDARIN ORIENTAL RIGENERA LA GRANDE MELA La metropoli ci sottopone a stress continui? L’unica soluzione è rilassarsi in una Spa da sogno come il “Mandarin Oriental”, il più lussuoso centro benessere che si erge tra i grattacieli di New York. Suite da favola, trattamenti rigenerativi e un ristorante cinque stelle, risvegliano i sensi e danno nuova linfa a mente ed anima. E danno l’impressione che il paradiso terrestre può esistere. MANDARIN ORIENTAL REGAINS BIG APPLE Does metropolis put you under a constant pressure? The only thing to do is relaxing in a dreamy Spa as the “Mandarin Oriental”, the most luxurious fitness centre among New York skyscrapers. Marvelous suite, regenerative cures and a five stars restaurant, will awake your senses giving new life to mind and soul. They makes us believe that the earthly paradise exists.


I PIACERI DI AYZA Ambiente elegante, luci soffuse, vasta scelta enogastronomica. Il newyorkese AYZA Wine & Chocolate offre oltre novanta etichette di vini e champagnes, accompagnati da piatti esclusivi e ricercati, e da un’ampia gamma di finissimi cioccolati. L’esclusivo locale, ideato dal celebre architetto Richard Bloch, regala un’atmosfera rilassante e confortevole, ideale per incontrare amici e trascorrere serate speciali. AYZA PLEASURES Elegant room, soft lightings, large wine and food choise. The new yorker AYZA Wine & Chocolate offers more than ninety wines and champagnes, together with exclusive and refined dishes, and a big range of exquisite chocolate. This prestigious club, created by the famous architect Richard Bloch, gives a relaxing and warm flavour, perfect to meet with friends and spend special nights.

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GLI AROMI DI McNULTY’S Da McNulty’s nel cuore del Greenwich Village, il tempo sembra essersi fermato al 1895, quando il locale aprì, proponendo una vastissima scelta di miscele rare e di qualità di caffè e tè. Indirizzo per curiosi ed intenditori, McNulty’s - piccola bottega dal caratteristico pavimento di legno a doghe- è oggi come ieri piena zeppa di barattoli in latta, anfore e bilance risalenti al secolo scorso, che sprigionano gli aromi dal mondo. Più di settantacinque qualità di caffè: Arabica di Timor, moka d’Ethiopia, Bourbon Santos del Brasile, insieme a tè provenienti da India, Cina, Taiwan e Giappone. 109, Christopher Street McNULTY’S BLENDS In the centre of Greenwich Village there is McNulty’s, where time seems to be stopped at 1895, the year of its opening. It offers a wide range of rare blends and high quality coffees and tea for this reason it is the right place for curious and epicure people. McNulty’s is a little coffeehouse, its wooden floor is full of tin cans, amphorae, balances, dating a century ago. Yesterday just like today, this objects give off their aromas from all over the world. More than seventyfive qualities of coffee: Timor Arabic, Ethiopic moka, Brazilian Bourbon Santos. But also many tea from India, China, Taiwan and Japan.


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MILANO di SILVIA CUTULI


LA MODA CAPRICCIOSA Imperdibile per tutti gli amanti della moda il nuovo libro di Franca Sozzani, direttore editoriale di Vogue Italia, “I capricci della moda”, edito da Bompiani. Una collezione dei suoi migliori post pubblicati sul “Blog del Direttore” di Vogue.it. “Abbiamo voluto creare questa raccolta di post per allargare a tutti gli appassionati di moda le riflessioni condivise con la grande community online che gravita attorno alla rivista” ha spiegato la Sozzani, che con questo libro dice la sua su un fenomeno in continua evoluzione ed offre spunti per tutti coloro che sono attratti dal fashion system. CAPRICIOUS FASHION Unmissable for all the fashion lovers Franca Sozzani’s new book, editorial director of Vogue Italia, “I capricci della moda”, edited by Bompiani.A collection of her best blogs published on the section “Blog del Direttore” of Vogue.it. “We wanted to create this post gathering to widen up to all the fashion addicted the thoughts shared by the big online community that stands around the magazine” said Sozzani, that with this book shows her point of view on a constantly changing trend and suggests ideas for everyone who’s attracted by the fashion system.

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LANVIN APRE IN VIA DELLA SPIGA Mancava solo la maison francese. Dopo aver spento 120 candeline, Lanvin apre la sua prima boutique in Italia. E dove se non nella capitale del pret-àporter? Tra Via della Spiga e Via Santo Spirito 150 metri quadrati nel cuore del quadrilatero della moda. Uno store “women oriented”, dall’arredamento classico e moderno insieme, che ospiterà la nuova collezione primavera- estate 2011 e un corner dedicato agli abiti da sposa. Non solo Milano, le creazioni di Alber Elbaz presto arriveranno anche a Roma in Via del Babuino. LANVIN OPENS ON THE VIA DELLA SPIGA Only this French fashion house was missing. After 120 years in fashion, Lanvin has opened its first boutique in Italy. And where better than in the world’s prêt-à-porter capital? Between the Via della Spiga and Via Santo Spirito, Lanvin has one thousand six hundred square feet of shopping space in the heart of the fashion district. Aimed at the fashion-conscious woman, furnished in both classic and modern styles, the location will house the new 2011 spring-summer collection, and has a corner devoted to wedding dresses. Not just in Milan, Alber Elbaz's creations will soon be in Rome on the Via del Babuino.


ASSAGGI E MASSAGGI Diceva Sherazade, l’indimenticabile protagonista delle Mille e Una Notte, “una città non è completa senza il suo bagno turco”.. ora anche Milano ha il suo autentico Hammam: è l’Hammam della Rosa, l’oasi perfetta per un aperitivo alla scoperta della cultura araba. Tra le varie serata a tema organizzate, dai tatuaggi all’henné alla lettura dei tarocchi, da non perdere l’aperitivo.. accompagnato non dai soliti salatini ma da rilassanti massaggi. SAMPLES AND MASSAGES Sherazade, the unforgettable The Thousand and One Nights main character , said “ a city is incomplete without its Turkish bath”…now even Milan has is own Hammam: it’s the Hammam della Rosa, the perfect shelter for an appetizer discovering the Arabian culture. Among the many themed events organized, from henné tattoos to the tarots reading, the appetizer is a must together not with the usual food but by relaxing massages.

A TAVOLA CON L’ARTE Nel cuore di Milano, in Galleria V. Emanuele II, si può mangiare immersi nell’arte in un luogo connesso al gusto e alla tradizione meneghina, con piatti tipici, abbinati allo spirito fusion della cucina cinese. Durante la Settimana del FuoriSalone di Milano, dal 12 al 17 aprile, Mi-Sha@SevenStarsGalleria apre le sue porte dalle ore 10.00 alle ore 19.00 per la visita degli spazi artistici e dalle 19.00 alle 23.00, su prenotazione, per la cena. Un’occasione unica per lasciarsi coinvolgere dalle emozioni che questo particolare binomio sa creare. EATING WITH ART In the heart of Milan, in the V. Emanuele II Gallery you can eat surrounded by art in a place connected with the meneghino taste and tradition, with typical dishes, combined with the fusion spirit of chinese cooking. During the FuoriSalone of Milan week, from the 12th to the 17th of april, MiSha@SevenStarsGalleria open its doors from 10.00 am to 7.00 pm to visit the artistic spaces and from 7.00 pm to 11.00 pm, on reservation, for the dinner. A one and only chance to be carried out by the emotions that this place can give.

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TRAM DEL BENESSERE: UNICA FERMATA MILANO Dal caratteristico pavimento al tetto in doghe di legno. Dai classici finestrini alle vecchie sedute. La vettura della storica Carrelli è stata fedelmente restaurata per ospitare la prima biosauna al mondo costruita dentro un tram. Il Tram del Benessere Misura, all’interno del giardino QC Termemilano, costituisce una vera novità e un’attrattiva unica nel panorama del wellness. Saliti in carrozza, immersi nel cuore della metropoli milanese, i passeggeri possono godersi momenti di infinito piacere per il corpo e per la mente. Una delle attrazioni più originali che Milano abbia mai avuto, realizzata in collaborazione con ATM e Misura. THE HEALTH BUS: ONE STOP ONLY MILAN From the peculiar floor to the wooden staves roof. From the classical windows to the old seats. The historical Carelli bus has been faithfully restored to host the first world biosauna in a tram. The Tram del Benessere Misura, inside of the Termemilano QC garden, it’s a real innovation and a unique attractions on the wellness scene. Once went up, immerged in the heart of the city, passengers can enjoy moments of endless pleasure for body and soul. One of the most original ideas that Milan has ever had. Created in collaboration with ATM and Misura.

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ATOM PLASTIC Dal 2004 punto di riferimento per l’art toy in Italia, Atom Plastic si presenta oggi come uno dei più grandi negozi d’Europa dedicato agli inusuali quanto emozionali giocattoli per adulti. Creati da artisti e designer spesso in quantità limitate, gli art toy sono in realtà piccole opere tutte da collezionare, espressione di un movimento artistico internazionale che trae origine ed ispirazione dal design e dalla street art giapponese. Made in Atom Plastic, è “Senor Blanco”, il primo toy originale sviluppato dallo store italiano nel 2008, con l’artista argentino Julian Pastorino. Via Volta, 6 ATOM PLASTIC Since 2004, Atom Plastic has been the mecca for art toys in Italy. It is now one of the largest stores in Europe dedicated to these unusual emotional adult toys. Created by artists and designers often in limited quantities, these art toys are in fact small collectables, an expression of an international artistic movement which traces its origins and inspiration to Japanese design and street art. Señor Blanco, Made in Atom Plastic, was the first original toy developed at the Italian store in 2008 by the Argentine artist Julian Pastorino.


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ROMA di VALERIA PALIERI


PISTOLETTO ALLA CONQUISTA DI ROMA Si snoda al Maxxi di Roma il percorso artistico che cerca di indagare una delle figure chiave dell’arte contemporanea. Michelangelo Pistoletto: da Uno a Molti, 1956 – 1974, una mostra di oltre 100 opere. Dai Quadri specchianti ai Plexiglass, dagli Stracci alla serie di Luci e riflessi. Il modo migliore per avvicinarsi a uno dei maggiori esponenti dell’Arte povera, figura di riferimento per le nuove generazioni, Leone d’Oro alla Biennale di Venezia del 2003, amato negli Stati Uniti un anticipatore per le pratiche artistiche di partecipazione collaborativa. PISTOLETTO CONQUERS ETERN AL CITY It takes place at Maxxi in Rome the artistic course that tries to investigates one of the contemporary art key figure. Michelangelo Pistoletto; da Uno a Molti, 1956 – 1974, an art exhibition made by more than 100 works. From “Quadri specchianti to Plexiglass, from Stracci to the Luci and Riflessi series. The best way to get closer to one of the biggest representative character of the poor Art, benchmark for next generations, Leone d’Oro to the Venice Biennial in 2003, loved in the United States, a man that brings forward the artistic trend of collaborative participation.

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FABULOUS JEWELLERY Un tempo sede dell'Archivio Odescalchi, oggi showroom di gioielli. Dopo un attento restauro volto a convertire gli storici locali di famiglia, per secoli custodi di documenti e pergamene, la designer Lucia Odescalchi apre al pubblico il suo atelier. Un luogo magico dove trovano spazio le preziose creazioni dell'artista: dalle inedite geometrie dei bracciali alle suggestioni fiabesche di anelli, spille e collier. FABULOUS JEWELLERY Once the home of the Odescalchi archives, today it is a jewellery showroom. After careful restoration aimed at converting the historical family venue which had been for centuries the repository of documents and parchments, jewellery designer Lucia Odescalchi has opened her atelier to the public. A magical place where valuable pieces by the artist are on display, from her novel shapes for bracelets to fabulous ideas for rings, brooches and necklaces.


LA DOLCE VITA IN UNA BORSA Si chiama “I love Roma” la capsule collection di accessori, in edizione limitata, di casa Trussardi. In occasione dei festeggiamenti per i suoi primi cento anni e in concomitanza dell’inaugurazione della nuova boutique capitolina, la maison del levriero, sotto la guida del Direttore Creativo Milan Vukmirovic, realizza due modelli di borse dall’allure inconfondibile: la shopping e la boston bag, pratiche e molto cittadine, da scegliere in nappa bianca o in tessuto jacquard con dettagli in cervo. THE DOLCE VITA IN A BAG The limited edition capsule collection of accessories form the house of Trussardi called I love Rome. On the occasion of the celebration of its first hundred years and, at the same time, celebrating the inauguration of its new Capitoline boutique, the house of Trussardi, with it emblematic racing greyhound, under its creative director Milan Vukmirovic, has produced bags with the house’s unmistakable allure: a shopping bag and the Boston bag, both practical and useful around town, available in soft white leather or in Jacquard woven fabric with a deer detail.

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LA GUIDA DEL MADE IN ITALY E’ strutturata come una rubrica l’ultima pubblicazione di casa Fendi, “Una Guida Contemporanea sull’arte del Fatto a Mano in Italia”. Pubblicato da Electa, il volume illustra nel dettaglio l’unicità delle tradizioni legate all’eccellenza del “made in Italy”. Disponibile nelle boutique della maison in versione italiana e inglese. THE ‘MADE IN ITALY’ GUIDE This latest publication, The Whispered Directory of Craftsmanship from Fendi Publishing is laid out like an address book. Una guida contemporanea sull’arte del fatto a mano in Italia is published by Electa Editrice and describes in detail the uniqueness of traditions linked to the excellence of the Made in Italy concept. Available in the boutique of the fashion house in both Italian and English.

ARTE, MODA AL CHIOSTRO DEL BRAMANTE Un anno all’insegna dell’ arte, della moda e del lifestyle per il Chiostro del Bramante. Il suggestivo complesso monumentale, situato all’interno della chiesa di Santa Maria della Pace, ospita, fino all’10 aprile, l’esposizione fotografica “Karl Lagerfeld. Percorso di lavoro”, la prima mostra, proveniente dalla Maison Européenne de la Photographie di Parigi ad accendere i riflettori sul Kaiser più famoso della moda. E’ dedicato invece all’Arte dei fiori il “flower laboratory”, organizzato in collaborazione con Tulipani bianchi, per imparare a realizzare raffinati bouquet, ghirlande e composizioni floreali. ART, FASHION AND LIFESTYLE AT THE CHIOSTRO BRAMANTE A 2011 display of art, fashion and lifestyle at the Chiostro Bramante international cultural centre. The impressive monumental complex, located inside the church of Santa Maria della Pace, is hosting the Karl Lagerfeld. Journey to date photo exhibition from February onwards. This is the first exhibition, from the Maison Européenne de la Photographie in Paris to put the spotlight on fashion's most famous Kaiser. It is devoted to the art of flowers, the flower laboratory, organised in collaboration with Tulipani bianchi to learn how to create exquisite bouquets, wreaths and flower arrangements.

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C’ERA UNA VOLTA UNA SIGNORINA CHE VIVEVA IN UNA SCARPA CORTEGGIATA, INSEGUITA, AMATA. Dalle passerelle alle illustrazioni di acquerelli, la vita di Rebecca Moses, celebre stilista e designer americana, SEMBRA LA FAVOLA DI UNA RAGAZZA DI TALENTO che, tra una dichiarazione d’amore per l’Italia E UN’ASTA BENEFICA, CONTINUA A SCRIVERE la storia dell’illustrazione contemporanea. di Cristina Mania



Moda, arte, design. Passioni che si mescolano, si contaminano e prendono vita nelle creazioni di una donna speciale. Sin dagli esordi, a soli ventuno anni, il suo nome è riuscito ad imporsi nel fashion business. Nel 1993 si trasferisce in Italia, una sorta di paese adottivo per lei, e prende il posto dello scomparso Gianni Versace nella direzione stilistica delle collezioni Genny e Genny Platinum. Da allora un successo dopo l’altro che ha portato Rebecca Moses a firmare importanti collaborazioni. Deliziosi i piatti fantasia ideati per Macy’s, famoso department store americano. Pois, geometrie psichedeliche, multistripes orizzontali e verticali, colorano la tavola con il giusto mix di ironia e buon gusto. Era quasi inevitabile l’uscita di un libro nel quale raccontare i suoi percorsi artistici. “A life of style”, una sorta di manuale di stile, inteso nel senso più nobile della parola. Non la semplice guida su cosa è cool o out, ma un percorso per capire chi siamo e cosa vogliamo. Perchè lo stile è la voce per comunicare la nostra essenza. Immancabili le inconfondibili illustrazioni. Figure semplici e quasi infantili animano fogli di carta con tocchi impalpabili e trasparenze rese eteree dall’uso magistrale dell’acquerello. Non sorprende affatto che i Fratelli Rossetti abbiano scelto proprio le sue raffigurazioni per lanciare la loro prossima collezione di calzature, come sempre improntata sull’artigianalità, sull’autenticità del made in Italy. E lei non si è sottratta al richiamo dell’amato stivale italiano. “C’era una volta una signorina che viveva in una scarpa”… col più classico incipit della tradizione fiabesca prende vita la fashion fable di Rebecca Moses. Un omaggio al made in Italy, un racconto ispirato alla celebre filastrocca inglese “old mother goose who lived in a shoe”, dove fanciulle alla moda vivono, giocano, parlano e si fanno ammirare all’interno di scarpe da sogno. Da New York a Milano, da Parigi a Hong Kong. Le principali città mondiali che ospitano le boutique del marchio tricolore potranno ammirare questi splendidi disegni dentro i quali batte un cuore generoso. Già, perchè gli originali verranno messi all’asta destinando il ricavato alla lotta contro i tumori. Come nelle migliori favole il lieto fine è quindi assicurato, perchè la frase “vissero tutti felici e contenti” non è mai fuori moda.

There once was an old woman who lived in a shoe... Fashion, art, design. These are passions which mix, mingle and come to life in the creations of a very special woman. From the very beginning, at only twenty one years of age, her name managed to dominate the fashion business. She moved to Italy in 1993, which became her adopted country, and where she took the place of the late Gianni Versace as stylistic director of the Genny and Genny Platinum collections. Since then, there has been one success after another, leading Rebecca Moses to sign up important collaborations, including delightful fantasies designed for Macy's, the famous American department store. Her psychedelic, multi-stripe, horizontal and vertical forms colour the expanses of just the right mix of irony and good taste. It was almost inevitable that a book would be published in which she recalls her artistic and design travels. A life of style is a sort of style manual as understood in the noblest sense of the word. It is not a simple guide on what is cool or what is out, but a journey to understand who we are and what we want. That is because her style is the voice communicating our essence. With unmistakable illustrations, simple and almost childish figures enliven the pages with ethereal and intangible touches in a masterful use of watercolours. Not surprisingly, the Rossetti brothers have chosen her depictions to launch their upcoming collection of footwear, characterised as always with the stamp of craftsmanship of their authentic Made in Italy brand. Nor has she escaped the lure of Italian women’s love of the boot. "There was an old lady who lived in a shoe" is the start of the children's classic nursery rhyme which encapsulates Rebecca Moses' marvellous fashion fable. A tribute to the Made in Italy concept, hers is a story inspired by the famous English nursery rhyme where young girls of fashion live, play, talk, and are admired inside the shoes of their dreams. From New York to Milan, from Paris to Hong Kong. The world’s major cities, where the boutiques with their threecoloured emblematic brand are located, can now enjoy these beautiful, warming and heartfelt designs. The originals will be auctioned off and the proceeds donated to the fight against cancer. Like the best of fairy tales, a happy ending is also assured, because the phrase "and they all lived happily ever after" is never out of fashion.




FROM SNOW TO THE BEACH IL TEAM AUDI HA TRIONFATO NELL’EDIZIONE INVERNALE della Winter Polo Audi Gold Cup. UNA CORTINA INNEVATA, SUGGESTIVA, ONIRICA ha regalato grandi momenti di agonismo per uno sport che non smette mai di stupire. IL CIRCUITO PROSEGUE CON APPUNTAMENTI IMPERDIBILI: se a fine giugno il torneo arriverà a Roma, a Pasqua la novità assoluta sarà LA COMPETIZIONE SULLA SABBIA di Forte dei Marmi. di Cristina Mania



Una distesa di acqua ghiacciata illuminata da un sole che scalda gli animi ma non la temperatura, rimasta saldamente ancorata a cinque gradi sotto lo zero. Così appariva il lago di Misurina, nella cornice delle Tre Cime di Levaredo, durante la ventiduesima edizione della Cortina Winter Polo Audi Gold Cup. Un paesaggio cristallizzato capace di dar vita ad uno scenario tanto suggestivo da conquistare, solo due anni fa, il noto regista indiano Jyoti Prakash Dutta. Uno dei personaggi più conosciuti di Bollywood, la fiorente industria cinematografica indiana, aveva scelto la location ampezzana come set del suo nuovo colossal made in India. La trama? Si snodava tra storie d’amore, di viaggi ed emozionanti sfide in cui giocatori in sella ai loro cavalli lanciati al galoppo eseguono rapidi cambi di traiettoria colpendo la palla con la stecca per spingerla in goal o per toglierla all'avversario. Le stesse sensazioni che ha vissuto la gremita folla di Cortina d’Ampezzo durante il contest invernale di fine febbraio. L’avvincente gara finale ha tenuto tutti col fiato sospeso. I team Audi e Audemars Piguet si sono battuti fino alla fine in una gara senza esclusione di colpi che ha incoronato il suo "re": il team Audi capitanato da Luca D'Orazio. Il torneo (da 17 a 19 handicap complessivo per team) si è disputato secondo la formula "tutti contro tutti" che gli organizzatori Maurizio Zuliani e Claudio Giorgiutti reputano, dopo anni di esperienza, la migliore come correttezza di risultato e bontà di spettacolo. Il pubblico infatti, si è divertito, le centinaia di spettatori dal parterre hanno goduto di una visuale ottimale, il bordo campo era affollatissimo e non sono mancati gli applausi a scena aperta. Merito di un’organizzazione attenta non solo a mettere le cinque squadre nelle condizioni migliori per affrontare sette giorni impegnativi, ma anche la capacità dello staff di prendersi cura degli ospiti e delle loro esigenze. La grande conferma di quest'anno? E' stata proprio il Villaggio Vip. Un ritrovo di eccellenza, accogliente ed esclusivo, capace di ospitare l’affollata schiera di appassionati. Ma gli appuntamenti con questo meraviglioso sport non si concludono tra le cime innevate delle Dolomiti. La carovana è già in partenza per trascorrere la Pasqua immersa nella natura toscana sotto il segno di Polo on the beach, una novità assoluta che si terrà a Forte dei Marmi dal 21 al 25 aprile. Da qui la palla passa direttamente a Roma. Dal 27 giugno al 2 luglio la Capitale ospiterà l’edizione estiva della Golden Cup. Una valida alternativa alle spiagge rumorose e ricolme di bagnanti, ma soprattutto un’occasione unica per vedere la città eterna in una veste insolita. From snow to the beach. A frozen expanse of water lighted by a sun that warms up souls but not the temperature, that remained steady five degrees under zero, that’s how Misurina lake, in the Tre Cime of Revaredo setting, looked like

during the twenty-second edition of Cortina Winter Polo Audi Gold Cup. A crystallized landscape gives life to a suggestive scenario that conquered, just two years ago, the famous Indian movie director Jyoti Prakash Dutta. One of the most well known figure of Bollywood, the growing Indian film industry, that had chosen the ampezzana location for the next colossal made in India. The plot? Winds between love stories, journeys and exciting challenges where players on their running horses quickly changes trajectory hitting the ball with the stick to push it in goal or for taking it away from the rival. The same feelings felt every year by the Cortina D’Ampezzo audience during the winter contest in the end of February. The thrilling final

the best one by the two organizers Maurizio Zuliani e Claudio Giorgiutti. The public really loved the contest, and the hundreds of the parterre spectators enjoyed an optimal view giving many round of applauses. Thanks to a perfect staff that thought not only about giving the best support to the five teams that had to face seven demanding days, but even to take care of the guests and their needs. What was this year true confirmation? Surely the VIP Village. A luxury, welcoming and fashionable meeting place, to host the follower crowd. Appointments with this wonderful sport doesn’t surely ends just between the snowy Dolomiti tops. The caravan is already leaving to spend Easter in the tuscany nature during Polo on the beach, an absolute

competition kept everyone with bated breath. The two teams, Audi and Audemars Piguet, fought till the end in an amazing contest that crowned its “king”: the Audi team headed by Luca D’Orazio. The championship (from 17 to 19 total handicap for each team) ran by the formula “everyone against everyone” considered

news that will take place in Forte dei Marmi from the 21th to the 25th of April. Next stop is in Rome. The Eternal city, from the 27th of June to the 2 of July, will host the summer edition of the Golden Cup. A good option to the noisy and crowded beaches but above all a unique occasion to see the city under a different light.

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LADY PERFORMANCE L’ARTISTA SERBA SORPRENDE CON UNA NUOVA PROVA CREATIVA durante il Manchester International Festival. “THE LIFE AND THE DEATH OF MARINA ABRAMOVIC” è il titolo dell’attesissimo allestimento CON LA DIREZIONE ARTISTICA DEL VISIONARIO ROBERT WILSON e la partecipazione dell’attore Willem Dafoe. di Valeria Palieri


Si è ferita il volto, rovinandosi i capelli, nel 1975 durante la sua performance “Art must be Beautiful”, nello stesso anno si incide il ventre con un rasoio in “Lips of Thomas”, fino a farsi avvolgere il corpo, nel 1990, da cinque pitoni affamati durante “Dragon Heads”. Non per far parlare di sé, ma per riuscire a stabilire un dialogo profondo con il suo pubblico. Oggi, a sessant’anni suonati, la serba Marina Abramovic, una tra le artiste più sorprendenti e quotate dell’ultimo quarto di secolo, ripensa al passato, ripercorrendo esperienze, sensazioni e progetti, nell’unico modo che conosce: suscitando emozioni. <<A più di sessant’anni anni - spiega - è importante fare soltanto cose che abbiano senso, che rendano l’esistenza più felice e più semplice. Devi effettuare un montaggio della tua vita, tagliare le parti non importanti. Se non pensi prima a te stessa e a quello che è bene per te, non puoi fare il bene degli altri. Se sei un’artista, poi, rischi di arrivare a bruciarti. Io voglio proteggermi. Anche dalle tentazioni del mercato, che ti spingerebbe a produrre in continuazione. Meglio avere meno e più qualità che collezionare progetti uguali a quelli già realizzati. Non intendo ripetermi». Ed è proprio un montaggio di ricordi, quasi un bilancio della sua sorprendente esistenza, la rappresentazione teatrale “The Life and the Death of Marina Abramovic”, in scena, dal 9 al 16 luglio 2011, al The Lowry Theatre di Salford Quays, in occasione del Manchester International Festival (30 giugno – 17 luglio 2011). Un progetto importante a cui l’artista serba partecipa in prima persona, interpretando se stessa, sotto la direzione artistica del visionario Robert Wilson e

con la partecipazione dell’attore Willem Dafoe. Un ritorno in grande stile, quello di Lady Performance, dopo il grande successo dello scorso anno al Moma di New York, dove in “The Artist is Present” si è seduta su una sedia sette ore al giorno per tre mesi fissando senza proferire verbo, chiunque le si ponesse di fronte. “All’inizio, negli anni Settanta - ricorda l’artista, vincitrice del Leone d’Oro alla Biennale di Venezia nel 1997 - le mie performance erano più drammatiche, più fisiche, duravano un’ora o due. Progressivamente si sono allungate: più tempo ci metti, più radicalmente trasformano te e chi osserva. La finzione si dissolve, tutto diventa realtà. Questo ti rende vulnerabile e la vulnerabilità provoca una risposta emotiva dal pubblico». Lady Performance. She injured her face, ruining her hair, in 1975 during her performance of Art Must Be Beautiful. In the same year, she cut her stomach with a razor in Lips of Thomas. In 1990, she let her body be wrapped by five hungry pythons in Dragon Heads. All of this, not to just say something about herself, but to be able to establish a meaningful dialogue with her audience. Today, sixty years old, the Serbian Marina Abramović, one of the most amazing and cited artists of the last quarter century, recalls the past and reviews experiences, feelings and plans, in the only way she knows – by arousing emotions. "Being more than sixty years old," the artist says, "it is important to only do things which make sense, which make existence happier and simpler. You need a montage of your life. Cut out the parts which are not important. If you do

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not first think of yourself and what is good for you, you cannot do any good for others. If you are an artist, then, you risk getting burned. I want to protect myself. Even from the temptations of the marketplace which pushes you on to continuously produce. Better to have less and better quality projects than to collect a string of projects which are the very same as those you have already done. I will not repeat myself." The play The Life and Death of Marina Abramović is a montage of memories, an overall assessment of her remarkable life, and is on stage from 9 to 16 July 2011, at The Lowry Theatre in Salford Quays, on the occasion of the Manchester International Festival from 30 June to 17 July 2011. This is an important project in which the Serbian artist takes part in person, playing herself, with actor Willem Dafoe as the male lead, under the artistic direction of the visionary Robert Wilson. A comeback in grand style for Lady Performance, after her great success of last year at the Museum of Modern Art (MoMA) in New York, where Abramović, in The Artist is Present sat on a chair for seven hours a day for three months, without saying a word, looking at anyone who stood there before her. "Early in the seventies," Abramović, winner of the Golden Lion at the 1997 Venice Biennale recalls, "my performances were more dramatic, more physical, lasting an hour or two. Progress has made them get longer – the more time you put in it, the more radically it transforms you and whoever is looking at you. Fiction dissolves away and everything becomes a reality. This makes you vulnerable and this vulnerability will cause an emotional response from the public.”



FASHION BOOK La letteratura di moda? E’ capace di tratteggiare i grandi protagonisti DEL SETTORE COME GIANFRANCO FERRÈ E GIANNI VERSACE. Può fare il punto su abiti, accessori e dettagli che hanno reso indimenticabili le stelle del cinema e sa raccontare il fashion system con gli occhi di una modella CHE NON AMA LE FRIVOLEZZE DELLA MODA. di Valeria Palieri


“La moda è un romanzo” di Fabiana Giacomotti Un excursus nella tradizione letteraria degli ultimi tre secoli alla ricerca dei capi e degli accessori che hanno reso indimenticabili i personaggi più amati della letteratura. Dall’iconico tubino nero di Holly Golightly in “Colazione da Tiffany” fino agli stivali da biker di Lisbeth Salander. “La moda è un romanzo”, Fabiana Giacomotti. Cairo Editore “Fashion is a novel” by Fabiana Giacomotti A digression in the literary tradition over the last three centuries in search of garments and accessories which have made unforgettable the most beloved of literature's characters. From the iconic black dress of Holly Golightly in Breakfast at Tiffany's to Lisbeth Salander's biker boots. “Fashion is a novel” by Fabiana Giacomotti, from Cairo Publishing


“Gianfranco Ferrè. Disegni” Appunti, bozzetti, ricordi e pensieri appartenuti all’indimenticato architetto della moda, Gianfranco Ferrè. Un volume importante, nato da un progetto editoriale di Rita Airaghi, sotto la direzione artistica di Luca Stoppini e con la collaborazione di Giusi Ferrè, per rendere omaggio, non solo a un artista, ma a quel modo così unico di dare forma alle idee, consistenza alle sensazioni. Un percorso intellettuale dove il disegno diventa espressione di libertà, creatività e soprattutto di rigore. “Gianfranco Ferrè. Disegni”, Rita Airaghi e Giusi Ferrè. Skira Editore

“Gianfranco Ferrè. Designs” Notes, sketches, thoughts and memories belonging to Gianfranco Ferrè, the unforgettable Italian architect of fashion. An important work, inspired by Rita Airaghi's editorial project, under the artistic direction of Luca Stoppini and with the collaboration of Giusi Ferrè, written to pay homage, not just to an artist, but in a unique way of giving form to ideas and texture to sensations. An intellectual journey where design becomes an expression of freedom, creativity and, above all, of exactness. Gianfranco Ferrè. Designs by Rita Airaghi and Giusi Ferrè, from Skira Publishing


“gianni/VERSACE: lo stilista dal cuore elegante” di Tony di Corcia I momenti più importanti della vita di Gianni Versace attraverso le venticinque testimonianze di amici, colleghi e collaboratori: dall’adolescenza trascorsa a Reggio Calabria agli esordi nel mondo della moda, fino agli anni dell’inarrestabile successo. Tony di Corcia, giovane giornalista pugliese, accende i riflettori, con lucidità e trasporto, su uno dei più grandi stilisti del novecento. “Lo stilista dal cuore elegante” Tony di Corcia, Utopia Edizioni. gianni/VERSACE: The designer with an elegant heart by Tony di Corcia The most important moments in the life of Gianni Versace as commented on by twentyfive of his friends, colleagues and associates: from his teenage years spent in Reggio Calabria to his first steps in the world of fashion, up to the years of his unstoppable success. Tony di Corcia, a young journalist from Puglia in southeastern Italy, turns the spotlight, with great lucidity and revelation, on one of the greatest fashion designers of the twentieth century. gianni/VERSACE: The designer with an elegant heart by Tony di Corcia, from Utopia Publishing

“Senza tacchi” di Francesca Lancini Le capricciose frivolezze del mondo della moda, tra set fotografici, backstage e passerelle, viste dall’implacabile occhio di Sofia Martini, giovane modella milanese alle prese con superficialità e mancanza di sentimenti. Un viaggio ironico tra Milano, Miami e Barcellona dove incontri surreali e personalità deviate diventano le tappe di una crescita interiore. Ma la verità per Sofia è dietro l’angolo: “Oggi ho capito che la felicità ti si rovescia addosso solo se la cerchi”. “Senza tacchi”, Francesca Lancini. Editore Bompiani No heels by Francesca Lancini The sheer frivolity of the capricious world of fashion, between photo shoots, backstage and on catwalks, as seen by the remorseless eye of Sofia Martini, a young Milan model coming to grips with that world’s superficiality and lack of feelings. An ironic journey between Milan, Miami and Barcelona where surreal encounters and deviant personalities form the first steps of personal growth. However, the truth is just around the corner for Sofia: "Today, I just realised that happiness crumbles down around you only if you look for it." No heels by Francesca Lancini, from Bompiani Publishing

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LA BENEDIZIONE DI DAMIEN. QUANDO L’ARTE DIVENTA MARKETING Con il suo teschio gioiello esposto fino al primo maggio A FIRENZE, DAMIEN HIRST SFATA UN MITO DURO A MORIRE: quello dell’artista raffigurato come genio incompreso E ANCHE UN PO’ MALEDETTO. Anatomia di un personaggio eccentrico E GENIALE CON UN GRAN FIUTO PER GLI AFFARI. di Enrico Maria Albamonte


anche se non ha le prime pagine dei giornali. Con la sua asta di cento opere Damien Hirst ha bypassato i galleristi che pure hanno fatto la sua fortuna. Come lo spiega? Con questa sua operazione di comunicazione ha svelato che tutto il mercato dell'arte e' promiscuo e incestuoso: non esistono regole etiche se non quella del miglior offerente. A suo avviso Hirst si può definire un visionario? E’ un visionario al pari dei grandi musicisti del rock come i Rolling Stones. Parla un linguaggio universale molto vicino a quello della musica. Quanto e come le radici inglesi di Hirst hanno influito sulla sua identità di artista e di personaggio? Molto direi. Hirst e' un inglese purosangue come il calciatore George Best o i Beatles.

Segni particolari: un talento visionario unito a un grande fiuto per gli affari. Normalmente sarebbe un ossimoro ma nel caso di Damien Hirst invece questo inedito mix definisce perfettamente l’identità di questo enfant terrible della scena artistica britannica, ma senza quella patente di maledetto che ha caratterizzato i suoi più illustri predecessori. Altro che genio incompreso: Hirst ha un buon rapporto col denaro e col business che gravita intorno alle sue opere. Non a caso nel 2008 ha messo all’asta da Sotheby’s 223 opere create in 2 anni, incamerando la cifra record di 132 milioni di euro: il tutto senza passare attraverso il potente circuito dei galleristi. Il suo teschio tempestato di diamanti, da lui ribattezzato “For the love of god”, vale ben 75 milioni di euro: un feticcio opulento che, in barba alla crisi, ha un lungo seguito di estimatori. In fondo, come ama dire il suo artefice, “L’arte è come la religione ed è più potente del denaro: per questo ci sono tante persone disposte a spendere una fortuna per possedere un’opera”. E oggi, fino al 1° maggio, questo teschio da caveau è esposto a Firenze nello studiolo di Francesco I a Palazzo Vecchio. “L'obiettivo di quasi tutti gli artisti e' sfidare la morte creando opere che rimangano eterne, un’impresa quasi impossibile ma a lui, con il suo teschio, sembra essere quasi riuscita. E’ l’istinto a guidare certi artisti”. Non ha dubbi Francesco Bonami, critico d’arte e curatore della mostra. In questa intervista esclusiva gli abbiamo chiesto di decifrare la vena di questo artista in grado di attrarre in un solo mese 100mila visitatori per ammirare il suo squalo in formaldeide. Arte o marketing? Bonami, secondo lei perché Damien Hirst sarà ricordato nella storia dell’arte?

Non e' possibile misurare la grandezza di un artista in tempi cosi ravvicinati. In questo momento Hirst ha successo perché ha saputo interpretare il proprio tempo. Rimarrà nella storia dell’arte? Sicuramente si; quante pagine occuperà ? Questo non lo so. Come è riuscito Hirst a conciliare l’arte e il business? Come si distingue in questo da Andy Warhol? Sicuramente Hirst è più stratega di Warhol che in realtà era molto ingenuo. Non solo Warhol parlava del mondo delle celebrità e di quello della comunicazione, ma Hirst invece lo usa come cassa di risonanza del proprio lavoro, come d'altronde fanno anche Cattelan e Koons. L'unica strategia vincente è quella di rimanere molto concentrati sui propri obiettivi, siano questi economici, culturali o semplicemente di glamour. Senza una gerarchia di valore. Ogni artista usa ciò che gli funziona meglio. Rispetto ad altri artisti entrati nel mito come Michelangelo o Van Gogh, Hirst ha acquisito fama e ricchezza ancora vivente. Tutto questo non è forse in antitesi con la funzione dell’arte che non dovrebbe essere commerciale? In realtà il commercio, il denaro e la fama sono sempre stati al servizio dell'arte. La commerciabilità non e' la finalità, ma lo strumento per rendere l'arte accessibile a un pubblico più ampio, attratto dalla fama e dal denaro. Se si mette uno sconosciuto al posto di Hirst pochi s'interessano a lui. Possiamo affermare con certezza che Hirst è oggi l’artista più ricco e quotato del mondo? Più ricco forse. Più quotato non so. Ma c'e' gente come Jasper Johns che è ricchissima

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The blessing of Damien. When art becomes marketing. His distinguishing features are a visionary talent combined with a great flair for business. Normally, it would be an oxymoron but, in the case of Damien Hirst, this inedited mix perfectly defines the identity of the enfant terrible of the British art scene, but without the mark of the damned which has characterised so many of his more illustrious predecessors. Merely a misunderstood genius, Hirst has a good business relationship with money which orbits around his work. It was not by chance in 2008 that at Sotheby's he auctioned 223 works created in two years, netting a record €132 million – all of which transpired without him having to pass through the power circuits of the art galleries. His diamond-encrusted skull, which he dubbed For the Love of God is worth €75 million – an opulent fetish which, in spite of the world’s economic woes, has a long list of admirers. After all, as its creator likes to


say, "Art is like religion and is more powerful than money. That is why there are so many people willing to spend a fortune to own a work." And now until 1 May, this skull normally in a safety vault is on exhibition in Florence in the study cabinet of Francis I, Grand Duke of Tuscany, in the Palazzo Vecchio. Francesco Bonami, art critic and curator of the exhibition, has no doubts about that at all. In this exclusive interview, we asked him to decipher the mood of Hirst who is capable of attracting 100,000 visitors in one month to admire his shark in formaldehyde. Art or marketing? "The aim of almost all artists is to defy death by creating works which remain eternal, an all but impossible task. But for him, and his skull, it almost seems to have succeeded. Instinct leads some artists on," according to the curator. Mr Bonami, why do you think Damien Hirst will be remembered in the history of art? It is not possible to measure the greatness of an artist within so close a time span. At this time, Hirst has his success because he has known how to interpret these in his times. Will he be remembered in the history of art? Most definitely, yes. How many pages will he take up? Now, that I do not know.

How has Hirst managed to reconcile his art with business? How is he different in this from Andy Warhol? Hirst is quite definitely more strategic than Warhol who, in fact, was very naive. Not only did Warhol talk of the world of celebrities and of communications, but Hirst instead uses it as a sounding box for his own work, as on the other hand Maurizio Cattelan and Jeff Koons do. His only winning strategy is that of remaining very concentrated on his own aims, be these financial, cultural or simply of glamour. Without any hierarchy of values. Every artist uses what works best for him. With regards to other artists who have entered into myth such as Michelangelo or Van Gogh, Hirst has acquired fame and fortune while still alive. Is all of this not perhaps in antithesis with the function of art which should not be commercial? In fact, business, money and fame have always been at the service of art. Marketability is not the aim, but simply an instrument to make art accessible to a wider public who have been attracted by its fame and by money. If a totally unknown person were to be put in Hirst's shoes, very few would be interested in that person.

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Can we state with certainty that Hirst today is the richest and most appreciated artist in the world? Perhaps the richest. The most appreciated? That I do not know. There are people like Jasper Johns who are very rich, even thought he is not on the front pages of newspapers. With the auction of more than a 100 of his works, Damien Hirst has bypassed the galleries which have made him his fortune. How do you explain this? Using this means of communication of his, he has shown that the entire art market is promiscuous and incestuous. There are no ethical rules except those of the highest bidder. In your opinion, can Hirst be defined as a visionary? He is visionary on a par with the great musicians of Rock such as the Rolling Stones. He speaks a universal language very close to that of music. To what degree and how have Hirst's English roots influenced his identity as an artist and as a personality? I would say quite a lot. Hirst is as pure blooded an Englishman as the Beatles.



IL PAESE DEI BALOCCHI NON CHIAMATELI SEMPLICEMENTE “NEGOZI”. L’interior design e la creatività hanno fatto di questi luoghi veri e propri spazi espositivi IN BILICO TRA SOGNO E REALTÀ. A beneficio del consumatore, ma non solo. La carta vincente di questa formula sta nel giusto mix TRA PSICOLOGIA E MARKETING. di Cristina Mania



Immaginiamo di muoverci in un ambiente in cui dal soffitto scendono leggiadre cascate di bolle multiformi. Oppure di passeggiare nei labirinti di un soak coperto dove bisogna perdersi per ritrovare se stessi, magari riflessi nello specchio che sostituisce il volto dei manichini. E ancora di alzare gli occhi e vedere sopra le nostre teste un enorme apertura circolare che cattura al suo interno libri come in un vortice. No, queste immagini non sono frutto di strane allucinazioni. Non siamo protagonisti di viaggio meraviglioso, come la piccola Alice, in un mondo fantastico dove tutto è come non dovrebbe essere. Qui non c’è nessun bianconiglio da rincorrere e neppure un cappellaio matto a cui augurare un “Buon non-compleanno”. Siamo semplicemente capitati in uno degli store di nuova generazione che le avanguardie del design hanno trasformato in luoghi quasi onirici. Da Londra a Parigi, da New York a Tokio. Riduttivo parlare di semplici negozi. Qui si respira un’aria magica che avvolge e cattura. Così ci lasciamo trascinare nei piani superiori del punto vendita Armani, sulla Fifth Avenue a New York, attratti dalla scala che diviene “elemento di riferimento visivo ed emotivo, dentro uno spazio dai contenuti innovati”. Questo quanto affermato da Massimo e Doriana Fuksas, celebre coppia di architetti che hanno progettato lo spazio. Molto più che semplici lampadari quelli che arredano il Patrick Cox di Tokyo rivisitato dalla mente creativa di Sinato. Vere e proprie installazioni che scendono come spirali per illuminare i piedistalli cilindrici che ospitano gli accessori esposti. E che dire delle graziose nuvolette formate da decine di scarpe bianche che Masamichi Katayama ha inserito nello store giapponese a

marchio Nike. Ma cosa si cela dietro questo felice matrimonio. Una semplice attenzione verso il cliente? Forse, ma non solo. Il punto vendita non è più soltanto il sito deputato all’esposizione di merci. Bisogna chiamare in causa addirittura le neuroscenze e scoprire che esiste una nuova disciplina, il neuromarketing, dietro cui si cela questo connubio. Se un tempo erano le aziende ad imporre i loro gusti al consumatore oggi, a causa di un’eccessiva offerta, avviene esattamente il contrario. Si insegue un prodotto perché riflette la nostra personalità. È fondamentale allora “capire i meccanismi di base che costituiscono l’individualità psicologica del consumatore al fine di rapportarci ad essi, poiché costituiscono i reali motori della creazione di bisogni”, spiega Marco Paret, esperto del settore. Così il negozio cerca di stimolare le emozioni del cliente e coinvolgerlo in un’esperienza di per sé appagante. Ecco perché il retail designer diviene una figura fondamentale, capace di catturare l’attenzione dell’acquirente con nuovi linguaggi comunicativi che stravolgono lo store trasformandolo in un ambiente ricco di suggestioni. In ogni caso il risultato appaga la vista, stupisce gli occhi e a volte lascia senza fiato. Poco importa, allora, se i nostri neuroni si stanno muovendo proprio dove il commerciante vuole. Magari usciremo di lì con l’ennesimo oggetto di cui non abbiamo bisogno. Una cosa è certa, il nostro senso estetico ci ringrazierà. Toyland. Just imagine moving into an environment where graceful cascades of bubbles of every size fall from the ceiling. Or perhaps a walk through a covered maze-like souk where you need to get lost before finding yourself again, maybe being reflected in the mirror replacing each mannequin’s face. Looking up and seeing overhead a huge circular opening which captures books inside it as if in a vortex. No, these images are not the result of strange hallucinations. We are not travellers on a wonderful trip, like little Alice, in a fantasy world where everything is as it should not be. Here, there is no white rabbit to chase and not even a Mad Hatter to whom to wish a 'Happy non-birthday'. We are simply visiting one of the new generation stores which avantgarde designers have transformed into dreamlike locations. From London to Paris, from New York to Tokyo. It is far too simplistic to speak of mere stores. Here, a magic atmosphere is breathed in which envelopes and captures the visiting shopper. We let ourselves be lead

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through Armani's upper floors on Fifth Avenue in New York, attracted by its sheer scale which becomes a "visual and emotional point of reference, in a space of innovative content," as Massimo and Doriana Fuksas assert, the famous pair of architects who have designed the location. Much more than just those light fitments which adorn the Patrick Cox Tokyo store, designed by Sinato's creative mind. They are actual fitments which spiral down to illuminate the cylindrical pedestals displaying accessories. And what about the pretty clouds formed by dozens of white shoes which Masamichi Katayama placed in Nike's flagship Japanese store? What lies behind this happy marriage? A simple focus on the customer? Maybe, but not just that. The sales point is no longer a location set aside for the showing off the merchandise. We must even call neuroscience into the frame and discover that there is now neuromarketing – a new discipline which hides in the skirts of this marriage. If businesses used to impose their taste on the consumer, today because of an oversupply, it is exactly the opposite. The product is pursued because it reflects the consumer's personality. It is essential then "to understand the basic mechanisms which constitute the customers’ psychological individuality so as to relate to them, as they are the real engines in the creation of needs," says Marco Paret, an expert in the field. The store, in this way, tries to stimulate the customer's emotions with a self-rewarding involvement. This is why the retail designer becomes an important figure, able to capture the attention of the buyer with new languages of communication by turning the store into a suggestion-rich environment. In every case, the result both satisfies and amazes the eyes and, at times, takes the breath away. It matters but little, then, if our neurons are sparking just as the store wants. Perhaps we shall leave the store with yet another object of which we have no real need. One thing is certain however – our aesthetic senses will thank us.

In apertura: Interno dello studio-showroom di Werkstatt atelier a Monaco, il cui restyling si deve all’estro di Ingo Maurer; nella pagina accanto: una cascata di bolle scende dal soffitto dello store parigino di Van Cleef&Arpels, ristrutturato dall’artista Jouin Manku; in questa pagina: particolare di Livraria da Vila, San Paolo in Brasile, libreria ad opera della designer Isay Weinfeld.



NELLA RETE DELL’ARTE. SE LA FRAGILITÀ MOSTRA I LIMITI DELL’UOMO E DELLA NATURA Dagli italiani Massimo Bartolini, Stefano Arienti, ALICE CATTANEO, AL BELGA HANS OP DE BEECK, al viennese Gelitin. Oltre trenta artisti internazionali danno vita ad un progetto innovativo: una mostra in fieri scandita in quattro fasi. FINO AL 29 MAGGIO ALL’HANGAR BICOCCA DI MILANO. di Cristina Mania


Di Martino che decide di filmare la sua casastudio di Parigi in cui gli oggetti, disposti in modo apparentemente caotico, sembrano osservare più che essere osservati. La vulnerabilità, infatti, è anche un luogo di incontro e di scambio reciproco. La forza della storia ha piegato corpi indifesi per sottometterli e opprimerli, ma oggi quegli stessi corpi piegano lo spazio che li circonda per tramutarlo in un non luogo dove incontrarsi e comunicare, in totale libertà. La stessa che guida i fogli di carta di Alberto Garutti, lasciati liberi di cadere dal punto più alto del soffitto per posarsi sul pavimento in modo casuale. Il foglio diviene quindi simbolo di caducità e casualità e al tempo stesso spinge lo sguardo del visitatore verso l’alto. Gli occhi salgono al cielo, verso quella luna che fase dopo fase, installazione dopo installazione, ritrova il suo vigore e torna ad essere piena. Perché le fragilità sembrano indebolirci ma in realtà ci mostrano i nostri limiti. Ci rafforzano e ci rendono unici, proprio come Achille. Senza il suo tallone sarebbe stato invincibile e uguale agli altri dèi dell’Olimpo ma la sua debolezza lo ha reso leggenda e ora vive nell’eternità. Vasi di ghiaccio sospesi su una struttura di ferro che gocciolano, sciolgono la propria forma dentro ai calchi che li avevano forgiati. Geometriche forme di metallo, esili e precarie, mutano nel tempo e continuano a creare nuove ombre nello spazio. Una grotta di cera sottoposta a luce alogena è condannata al suo destino, dissolversi poco a poco. In un momento in cui il nostro pianeta trema, piange, grida il suo dolore, nasce “Terre Vulnerabili”, un’esposizione in divenire che occuperà gli ampi spazi dell’Hangar Bicocca di Milano fino al 29 maggio. Non è una semplice mostra d’arte. È un progetto ambizioso e complesso che si articola in quattro momenti concettualmente connessi alle fasi lunari. E proprio come la luna si rivela poco a poco per mostrare la sua interezza, così l’esposizione si arricchisce, volta per volta, di nuovi contributi artistici. “La prima immagine che ho avuto

dell’Hangar è stata quella di un terreno da arare - spiega Chiara Bertola, curatrice della mostra insieme a Piero Lissoni. – Un terreno che potesse metaforicamente trasformarsi in un giardino e dove il contributo di ciascun artista potesse essere presente nel processo di crescita”. Dietro queste parole si cela l’esigenza di dar vita a qualcosa di germinativo ed organico, che si sviluppa nel tempo dell’esposizione sopravvivendo grazie alle trasformazioni dei trenta artisti internazionali protagonisti della mostra. Ogni opera continua ad evolversi con aggiunte, correzioni e dialoghi che portano gli artisti stessi a collaborare tra loro. Così il grande urbanista e architetto Yona Friedman, già presente nella prima parte dell’allestimento con una video-animazione, nel secondo propone una sorta di labirinto, una struttura in cartone leggera e dinamica, capace di ospitare al suo interno altri lavori. Friedman diviene poi ispirazione per Rä

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In the network of art, fragility shows the limits of man and nature. Ice vases floating on an iron structure, their shapes dripping and melting into the casts which had forged them. Thin and fragile geometric metal shapes change over time and continue to create new shadows in space. A cave of wax under halogen lights is doomed to its fate, dissolving slowly. At a time when our planet is trembling, crying, screaming its pain, Terre Vulnerabili (vulnerable lands) has been created, an exhibition which on display in the wide spaces of Milan's Hangar Bicocca until 29 May. It is not a simple art show. It is an ambitious and complex project which is expressed in four conceptual moments related to the lunar phases. Just as the moon is revealed little by little before becoming a full moon, so too the exhibition is gradually enhanced with new artistic contributions. "The first image which I had of the Hangar was that of a land ready to be ploughed," says Chiara


Bertola, curator of the exhibition along with Piero Lissoni. "It was a soil which could metaphorically transform into a garden where the contribution of each artist would be present in the process of growing." Behind these words lies the need to create something germinative and organic which develops over the duration of the exhibition thanks to the transformations of the exhibition's thirty international star artists. Each work continues to evolve with additions, corrections and dialogue allowing the artists themselves to collaborate with one another. In this way, the great city planner and architect Yona Friedman, already a participant in the first half of

the exhibition with a video-animation, now in the second half proposes a kind of labyrinth, a structure in light dynamic cardboard, capable of having other works inside it. Friedman then became inspiration for R채 Di Martino who decided to film her studio-apartment in Paris, where objects arranged in a seemingly chaotic manner, appear to observe more than to be observed. Vulnerability is, in fact, a place of encounter and exchange. The force of history has bent defenceless bodies to subdue and oppress them, but today these same bodies bend the space around them so as to turn it into a nonplace where they can meet and communicate, in total freedom. The same idea guides Alberto Garutti's sheets of paper, left fall from the highest point of the roof to settle randomly on the floor. The sheet of paper then becomes a symbol of random transience, pushing the visitor's gaze upwards at the same time. Eyes look up at the sky, at that moon which, phase after phase, installation after installation, finds her strength once again and becomes a full moon. Why does fragility seem to weaken us but, in reality, show us our limitations? Just like Achilles, it strengthens us and makes us unique. Without his vulnerable heel, Achilles would have been invincible, and equal to the gods on Mount Olympus. But his weak spot made him legend to live for all eternity.



THE S(PACE)OUND OF SILENCE NELLE IMMAGINI DI CALEB CAIN MARCUS una New York inedita, sconosciuta. LA GRANDE MELA COME NON L’AVETE MAI VISTA tra luoghi suburbani e spazi immensi dove è possibile ASCOLTARE IL RUMORE DEL SILENZIO. di Valeria Palieri


Una scala antincendio a Chinatown, la ferrovia di Long Island vista dall’alto di un viadotto, una chiesa neogotica a Manhattan, la facciata di una casa nell’Upper East Side e, ancora, un campo da gioco a Murray Hill. Sono immagini di una metropoli spettrale, immortalata nel suo massimo momento di vulnerabilità, la notte, quelle realizzate dal fotografo Caleb Cain Marcus, oggi pubblicate nel volume “The Silent Aftermath of Space”, edito da Damiani. Un vagabondaggio durato tre anni, durante i quali l’artista, accompagnato esclusivamente dalla sua macchina fotografica, ha respirato la solitudine di un’insolita New York, restituendoci un ritratto inedito e in bianco e nero della città più fotografata e fotogenica del pianeta. Non semplici fotografie, sembra suggerirci l’artista, ma spunti di riflessione per imparare a cogliere e a respirare gli attimi meno produttivi, ma non per questo privi di fascino, delle società occidentali contemporanee. Dopo i progetti “Song of the Ice”, tra i paesaggi ghiacciati della Patagonia, “America” e “Apt 9e”, Caleb Cain Marcus, nato in Colorado e residente da anni a New York, spezza il silenzio della quiete metropolitana

accendendo i riflettori su quella che Robert Frank, nella prefazione del volume “The silent aftermath of space” (Damiani editore), definisce “la luce della notte”. The s(pace) sound of silence. A fire escape in Chinatown, the Long Island Rail Road as seen from a viaduct on high, a neo-Gothic church in Manhattan, the façade of a house on the Upper East Side, and a playing field in Murray Hill. These are spectral images of a metropolis, immortalised at its maximum moment of vulnerability – during the night. The images have been shot by photographer Caleb Cain Marcus and incorporated into his book The Silent Aftermath of Space, published by Damiani Publishers. A period of wandering which lasted three years, during which the artist, accompanied only by his camera, breathed in the solitude of an unusual New York, giving us a portrait in unedited black and white originals of the most photographed and photogenic city in the world. The photographer seems to suggest to us not just simple photographs, but food for thought on learning how to see and breathe moments of

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contemporary western societies at their least productive, but not devoid of fascination. After his projects Song of the Ice, set among the icy landscapes of Patagonia, America and Apt 9e, Caleb Cain Marcus, born in Colorado but living for years out of New York, breaks the silence of the quiet metropolis turning his focus on what Robert Frank calls, in the preface of Marcus's book, "the light of the night". The Silent Aftermath of Space (Damiani Publishers) by Caleb Cain Marcus.


cesareattolini.com



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