La Vita
Galileo Galilei nacque a Pisa il 15 febbraio 1564, da genitori della media borghesia che nel 1574 si trasferirono a Firenze dove egli compì i suoi primi studi di letteratura e di logica. Nel 1581 per volere del padre si iscrisse alla facoltà di medicina all’Università di Pisa, ma per questo tipo di studi non mostrò alcun vero interesse e tornò a Firenze senza aver conseguito titoli accademici. Qui Galileo approfondì la matematica e cominciò a compiere osservazioni fisiche: nel 1583 scoprì l’isocronismo delle oscillazioni pendolari, negli anni seguenti giunse a formulare alcuni teoremi di geometria e meccanica, dallo studio di Archimede progettò una bilancetta per determinare il peso specifico dei corpi. La sua cultura matematica gli procurò stima e simpatia e nel 1589 ottenne la cattedra di matematica all’Università di Pisa, rimase in questa città per tre anni e nel 1592 passò a insegnare matematica all’Università di Padova dove trascorse 18 anni che furono i più fecondi e felici della sua vita. Nel 1609 con la costruzione del cannocchiale si aprì la serie delle grandi scoperte astronomiche di cui diede l’entusiasmante annuncio nel “Sidereus nuncius”. Ma proprio le scoperte astronomiche e le idee copernicane che Galilei professava misero progressivamente lo scienziato pisano in urto con gli aristotelici e con le gerarchie ecclesiastiche. Nonostante ciò Galielo proseguì i suoi studi. Morì l’8 gennaio 1642 nella sua villa ad Arcetri dove chiudeva per sempre i suoi occhi ormai ciechi.
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Galileo Galilei: la vita
LA BATTAGLIA CONTRO LA CHIESA
La controriforma aveva stabilito che ogni genere di sapere dovesse essere in armonia con i testi sacri ma secondo Galilei, uomo di fede e scienziato, la pensava diversamente. Nelle lettere copernicane espone la sua teoria riguardante il problema dei rapporti tra ragione e fede, secondo questa teoria la natura che è oggetto della scienza e la Bibbia ovvero la base della religione derivano entrambe da Dio e per questo non possono entrare realmente in contrasto. I contrasti tra fede e scienza sono quindi solo apparenti e vanno risolti rivedendo l’interpretazione della Bibbia. Joseph Nicolas Robert-Fleury, "Galileo Galilei di fronte all'Inquisizione I rapporti tra Galilei e la Chiesa in Vaticano nel 1632" degenerano definitivamente quando lo scienziato si mostra un sostenitore della teoria copernicana apertamente. Contro Galilei in realtà ci sono stati due processi: Il primo a seguito della pubblicazione del Sidereus Nuncius ma in questo processo non si può arrivare a condannare Galilei il quale viene solo ammonito. Quando viene nominato papa Urbano VIII Galilei sceglie di pubblicare la sua opera più importante ovvero “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo”. In questo caso la reazione della Chiesa è più dura e Galileo deve scegliere tra l’abiura e la morte. Dopo l’abiura egli può trascorrere il resto della sua vita nella sua casa di Arcetri, nei pressi di Firenze, assistito dalla figlia, aiutato nelle ricerche dagli allievi e venerato da coloro che venivano a incontrarlo anche da molto lontano. La “riabilitazione” dello scienziato da parte della Chiesa Cattolica arriva solo nel 1822, 180 anni dopo la sua morte
L'atto di abiura (dal latino ab iurare, rinnegare un giuramento) è un documento utilizzato in varie epoche con il quale, per diverse ragioni, un soggetto (o un gruppo di persone) formalizza con una dichiarazione la sua abiura, cioè il rigetto di una precedente appartenenza ad una ideologia o, più frequentemente, ad una religione. Il rilascio di un simile documento è in genere richiesto, sollecitato, estorto o proprio imposto a fini politici o di propaganda.
Galileo Galilei: la vita
22 giugno 1633: l’abiura Io Galileo, fig.lo del q. Vinc.o Galileo di Fiorenza, dell'età mia d'anni 70, constituto personalmente in giudizio, et inginocchiato avanti di voi Emin.mi et Rev.mi Cardinali, in tutta la Republica Christiana contro l'heretica pravità generali Inquisitori; havendo davanti gl'occhi miei li sacrosanti Vangeli, quali tocco con le proprie mani, giuro che sempre ho creduto, credo adesso, e con l'aiuto di Dio crederò per l'avvenire, tutto quello che tiene, predica et insegna la S.a Cattolica et Apostolica Chiesa. Ma perché da questo S. Off.o, per haver io, dopo d'essermi stato con precetto dall'istesso giuridicamente intimato che omninamente dovessi lasciar la falsa opinione che il sole sia centro del mondo e che non si muova e che la terra non sia centro del mondo e che si muova, e che non potessi tenere, difendere nè insegnare in qualsivoglia modo, nè in voce nè in scritto, la detta falsa dottrina, e dopo d'essermi notificato che detta dottrina è contraria alla Sacra Scrittura, scritto e dato alle stampe un libro nel quale tratto l'istessa dottrina già dannata et apporto ragioni con molta efficacia a favor di essa, senza apportar alcuna solutione, sono stato giudicato vehementemente sospetto d'heresia, cioè d'haver tenuto e creduto che il sole sia centro del mondo et imobile e che la terra non sia centro e che si muova; Pertanto, volendo io levar dalla mente delle Eminenze V.re e d'ogni fedel Christiano questa vehemente sospitione, giustamente di me conceputa, con cuor sincero e fede non finta abiuro, maledico e detesto li sudetti errori et heresie, e generalmente ogni et qualunque altro errore, heresia e setta contraria alla S.ta Chiesa; e giuro che per l'avvenire non dirò mai più nè asserirò, in voce o in scritto, cose tali per le quali si possa aver di me simile sospitione; ma se conoscerò alcun heretico o che sia sospetto d'heresia, lo denontiarò a questo S. Offitio, o vero all'Inquisitore o Ordinario del luogo dove mi trovarò. Giuro anco e prometto d'adempire et osservare intieramente tutte le penitenze che mi sono state o mi saranno da questo S. Off.o imposte; e contravenendo ad alcuna delle dette mie promesse e giuramenti, il che Dio non voglia, mi sottometto a tutte le pene e castighi che sono da' sacri canoni et altre constitutioni generali e particolari contro simili delinquenti imposte e promulgate. Così Dio m'aiuti e questi suoi santi Vangeli, che tocco con le proprie mani. Io Galileo Galilei sodetto ho abiurato, giurato, promesso e mi sono obligato come sopra; et in fede del vero, di mia propria mano ho sottoscritta la presente cedola di mia abiuratione et recitatala di parola in parola, in Roma, nel convento della Minerva, questo dì 22 giugno 1633. Io Galileo Galilei ho abiurato come di sopra, mano propria.
Galileo Galilei davanti al Tribunale della Santa Inquisizione, in una stampa posteriore al sec. XVII.
Galileo Galilei: la vita
Metodo e filosofia Con il metodo Galileo afferma che la natura è un ordine oggettivo governato da leggi mentre la scienza è un sapere sperimentale-matematico intersoggettivamente valido. Le opere della natura non possono essere guidate in base a ciò che l’uomo può intendere o che può usare per i suoi fini. Non si può cercare perché la natura opera in un certo modo (causa finale) ma solo come opera (causa efficiente). Lo scienziato quindi deve solo occuparsi delle leggi che regolano i fatti, cioè il comportamento attraverso il quale agisce. Il metodo si presenta come una costruzione autonoma e indipendente dalle giustificazioni filosofiche. La fiducia galileiana nella matematica è incentrata e convalidata al tempo stesso dalla dottrina platonico-pitagorica della struttura matematica del cosmo. Il privilegiamento degli aspetti quantitativi del reale (studio della quantità) viene corroborato dal ricorso alla distinzione atomisticodemocritea tra proprietà oggettive e soggettive dei corpi. Le prime caratterizzano i corpi in quanto tali, le seconde esistono solo in relazione ai nostri sensi. Inoltre il metodo giustifica la validità del principio di causa, suggerito dall’uniformità della natura in quanto necessario e immutabile, e la verità assoluta della scienza convalidata dalla teoria che la conoscenza umana risulta simile a quella divina per il grado di certezza ma differisce da essa per il modo di apprendere. Dio conosce intuitivamente mentre l’uomo conosce attraverso il ragionamento.
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Le Opere Maggiori Il Saggiatore La comparsa di tre comete nel 1618 fu l’occasione di uno scontro con i Gesuiti, brillantemente risolto a proprio favore da Galilei con il polemico e vivace Il Saggiatore. Si tratta di un’epistola scientifica, indirizzata all’amico sacerdote Virginio Cesarini, con cui lo scienziato rispondeva all Libra del padre gesuita Orazio Grassi, il quale intendeva confutare le teorie di Galilei sulla natura delle comete. L’opera è particolarmente importante per le considerazioni di Galilei sulla metodologia della ricerca scientifica. In particolare egli sostiene che lo scienziato nelle sue indagini deve attenersi all’esperienza derivata dai dati sperimentali. Galilei distingue inoltre le qualità oggettive da quelle soggettive di un determinato fenomeno: le prime, di carattere quantitativo e quindi misurabili, sono le uniche ad avere valore per la ricerca scientifica; le seconde invece hanno carattere soggettivo (caldo, freddo…) e quindi non possono essere utilizzate per raggiungere una verità scientifica. Dal punto di vista della strategia espositiva si segnalano l’inserimento di una favola, per rendere più piacevole e al tempo stesso convincente l’esposizione dei fondamenti del nuovo metodo scientifico, e la citazione letterale di molti passi della Libra. Quest’ultimo espediente permette a Galilei di trasformare l’esposizione della propria ipotesi sulla natura delle comete in un dialogo serrato. Con questo procedimento Galilei, presentandosi maliziosamente come fedele portavoce del suo avversario, finisce per opporre alla rigidità del gesuita la sua agile e pungente ironia. Citando scrupolosamente le parole di padre Grassi, attraverso un abile montaggio, Galilei ne dimostra inesorabilmente l’inattendibilità scientifica attraverso l’indicazione di errori madornali e insanabili contraddizioni logiche.
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Galileo Galilei: le opere maggiori
Sidereus Nuncius Il Sidereus Nuncius di Galileo Galilei è un breve trattato di astronomia pubblicato nel 1610, che rende conto delle rivoluzionarie osservazioni e scoperte compiute dallo scienziato pisano con l’uso di un cannocchiale (o telescopio galileiano), perfezionato per l’occorrenza. Il titolo dell’opera è traducibile come “messaggero celeste”, e si riferisca appunto alle radicali novità, rispetto alla cosmologia aristotelica e tolemaica, che il libro portava con sé. Il Sidereus Nuncius viene pubblicato a Venezia il 12 marzo 1610 ; si tratta di un agile volumetto, di circa sessanta pagine, in cui Galileo presenta e riassume le scoperte effettuate nei mesi precedenti con l’uso di un cannocchiale rivolto al cielo per delle osservazioni notturne. Il testo è dedicato, con la segreta speranza di poter tornare in Toscana per svolgervi attività di ricerca, al Granduca Cosimo II de’ Medici. Nei mesi precedenti, Galileo si è dedicato prima al perfezionamento tecnico del cannocchiale, ideato nel 1608 in Olanda da Hans Lippershey, sfruttando le competenze dell’Arsenale di Venezia e il sostegno economico del Senato veneziano interessato anche alle ricadute militari delle ricerche galileiane sullo strumento); quando lo scienziato volge il suo cannocchiale al cielo, scopre qualcosa che gli permette di smontare e rivoluzionare la scienza del suo tempo. La prima grande novità è relativa alla superficie della luna, che secondo la fisica e la cosmologia tradizionali, ancorate al principio di autorità e all’ossequio alla teoria geocentrica tolemaica, doveva essere liscia e perfetta come una sfera 3. In realtà Galileo nota, grazie alle macchie e le ombre prodotte dal Sole, che la crosta della luna è aspera et inaequali (cioè, “scabra e disuguale, con rilievi di diverse altezze”, e che non è poi tanto dissimile da alcuni monti terrestri. Galileo correda questa osservazione con disegni tratti direttamente dall’osservazione col telescopio. La seconda rivelazione galileiana riguarda le stelle fisse, che ad un esame analitico si rivelano essere molte di più del numero convenzionale tradizionalmente accettato (Galileo, a riprova di ciò, traccia lo schema completo della cintura e della spada di Orione e della costellazione delle Pleiadi); ciò spezza la rappresentazione dell’universo come un insieme compiuto, ordinato e limitato di astri, tutti noti all’occhio umano. Come terzo punto, lo scienziato spiega che la Via Lattea è “nient’altro che una congerie di innumerevoli Stelle, disseminate a mucchi; ché in qualunque regione di essa si diriga il cannocchiale, subito una ingente folla di Stelle si presenta alla vista, delle quali parecchi si vedono abbastanza grandi e molto distinte; ma al moltitudine delle piccole è del tutto inesplorabile”.
Galileo Galilei: le opere maggiori
L’esistenza di nebulose ed ammassi distinti di stelle - Galileo studia in particolare la nebulosa di Orione e la “nebulosa Presepe”, un gruppo di stelle nella costellazione del Cancro - è un chiaro indizio che l’universo è ben più ampio di quanto creduto finora. Ultima novità fondamentale è la scoperta dei quattro satelliti “medicei” (nominati così in onore di Cosimo II) orbitanti attorno a Giove ; l’esistenza quindi corpi con un centro di rotazione diverso da quello della Terra (che Cluadio Tolomeo immaginava al centro del sistema solare) è un pesantissimo argomento a favore della teoria copernicana.
Il SidereusNuncius è allora un punto fondamentale nella storia delle idee occidentale: il metodo galileiano applicato al “libro della natura”, come dirà nel Saggiatore, getta le basi per la moderna ricerca scientifica, fatta di prove, esperimenti e verifica sperimentale di dati, strumenti, risultati raggiunti. Galileo, che nell’insegnamento universitario continua prudentemente a seguire l’impostaione tolemaica, getta qui i semi delle future argomentazioni del Saggiatore e del Dialogo sopra i due massimi sistemi.
Struttura e stile La struttura e lo stile del SidereusNuncius sono funzionali alla comunicazione precisa ed efficace del suo contenuto, e quindi alla diffusione migliore possibile delle strabilianti scoperte che esso contiene. Galilei infatti ha due esigenze primarie: divulgare ciò che vede col cannocchiale in breve tempo e raggiungere la comunità scientifica internazionale, per sollevare la curiosità e l’interesse sul proprio lavoro e per stimolare il dibattito e la ricerca nel campo. In tale ottica, Galileo sceglie il latino, lingua ufficiale della comunicazione di dotti e sapienti e adotta una strategia comunicativa assai efficace ed abile: destinando gli artifici della retorica solo alla dedica a Cosimo de’ Medici (dove appunto l’elevatezza del personaggio giustifica uno stile più ricercato), egli imposta il resto della trattazione con uno stile narrativo, che, in una prosa chiara e lineare, segue passo per passo l’osservazione del cielo. Sulle pagine del SidereusNuncius, così, l’emozione della scoperta si unisce sempre alla massima precisione scientifico-terminologica, con l’indicazione di dati, metodi di osservazione, strumenti utilizzati. Con il SidereusNuncius, Galileo non si presenta solo come il padre del metodo scientifico moderno, ma anche come il primo, vero divulgatore di cultura scientifica. Il successo del SidereusNuncius fu considerevole: esaurite subito le prime copie, cominciarono presto a circolarne edizioni non autorizzate dall’autore. Il nome di Galileo si diffuse insieme con la sua opera, giungendo immediatamente a Giovanni Keplero (1570-1631) e nelle principali corti italiane ed europee, fino a giungere addirittura in Cina, dove il nome dello scienziato italiano fu traslitterato in Chia-Li-Lueh.
Galileo Galilei: le opere maggiori
Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo Il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo è l’opera più significativa della produzione del noto scienziato Galileo Galilei. Il testo viene stampato nel 1632 a Firenze ma appare circa 15 anni dopo il decreto del Sant'Uffizio che prescriveva l'insegnamento esclusivamente dell'eliocentrismo, che Galileo nell’Introduzione nomina “salutifero editto”. Galileo aveva a lungo pensato e studiato, intervenendo nel dibattito sulle comete, sia tramite l’allievo Mario Guiducci sia con il Saggiatore, in cui Galileo sostiene l’errata tesi che le comete siano fenomeni illusori di riflessione, proponendo un approccio conoscitivo decisamente nuovo e notevole. L’opera è dedicata al Gran Duca Ferdinando de’ Medici, presso il quale Galileo aveva cercato e ricevuto accoglienza come “matematico e filosofo”. Infatti a distanza di 20 anni Galileo ringrazia i Medici, annotandoli nella “Dedica” del Dialogo, per aver concesso il suo otium. La produzione di Galileo è piena di forme letterarie strettamente legate alla modalità di ricerca e trasmissione delle scienze: i trattati in latino della giovinezza, sono seguiti dalle opere della maturità, lettere firmate e dialoghi a più voci, fino agli incompiuti Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze, in cui il dialogo assume un ruolo di cornice per una somma di trattati. Il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo è il capolavoro galileiano, in bilico tra narrazione e relazione, tra soggettività e oggettività dello stile. Galileo riesce a dominare il volgare, a gestire con abilità le regole del dramma e la dinamica della finzione nel suo rapporto con la verità. Il Dialogo è collocato in un passato e in un luogo lontano realmente esistiti nella vita di Galileo. I tre protagonisti del Dialogo –Salviati, Sagredo e Simplicio– sono introdotti come persone reali: Sagredo di Venezia e Salviati di Firenze sono gli unici descritti realmente mentre il terzo, invece, è introdotto come un anonimo filosofo sostenitore di Aristotele, e solo successivamente viene definito come Simplicio. Da notare è la particolare posizione di Galileo come soggetto letterario e scientifico. Infatti lo scienziato narra una situazione nella quale appare descritto non come un “io” ma come un “egli, non a caso tre protagonisti si riferiscono a lui parlandone in terza persona.
Galileo Galilei: le opere maggiori
Il Dialogo comprende quattro conversazioni scientifiche, tenute dai tre protagonisti durante quattro giornate diverse nel palazzo di Sagredo a Venezia. Salviati incarna lo stile e la metodologia del nuovo scienziato e si maschera da “copernichista”, Simplicio rappresenta la difesa dell’aristotelismo e del geocentrismo e infine Sagredo raffigura l’uomo ben dotato che si fa convincere da Salviati. Anche le scelte stilistico-linguistiche di Galileo nel Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo contribuiscono alla sua volontà di divulgare delle tesi eliocentriche con un metodo più “moderno” di affrontare la scienza e il mondo. Galileo sceglie infatti il volgare come strumento per dialogare con il pubblico più ampio possibile, e non solo con la cerchia dei dotti che conoscono il latino. Al tempo stesso lo stile è più attento a spiegare esattamente i concetti che ad abbellire retoricamente la pagina, si allontana dalla prosa barocca per scegliere una lingua capace di comunicare efficacemente. L’autore preferisce così la scorrevolezza sintattica e la precisione del lessico, in cui il Dialogo è stato capace di introdurre una nuova e moderna terminologia scientifica. Come abbiamo detto l’opera si sviluppa durante l’arco di quattro giornate: La prima giornata si apre con la negazione, da parte di Salviati, di uno dei capisaldi della fisica di Aristotele: la distinzione tra mondo celeste e mondo terrestre. Salviati contesta anche la perfezione del mondo avvalendosi del numero tre, più precisamente a una tesi diffusa anche tra i pitagorici. Basandosi sulle scoperte ottenute grazie al cannocchiale, che hanno svelato l’irregolarità della superficie lunare e che hanno portato alla scoperta di nuove stelle, Salviati confuta anche la teoria sull’incorruttibilità dei pianeti. La giornata si conclude con Simplicio che ribadisce il principio d’autorità e la validità dell’ipse dixit. Nella seconda giornata, dopo le critiche rivolte a Simplicio, vengono confutate le teorie a favore della staticità della terra e viene riproposta la questione della caduta dei gravi. Salviati fa riferimento al principio della relatività galileiana, ovvero quel principio che afferma l’impossibilità di stabilire in un sistema chiuso (come quello dell’uomo sulla terra) se i suoi enti siano in quiete o in moto. Nella terza giornata, dopo che Simplicio si è attardato a causa di una bassa marea nella laguna, Salviati dimostra la rotazione terrestre e dici che solo grazie alla teoria copernicana è possibile dare la spiegazione di quei fenomeni fino ad allora rimasti insoluti. Si discute poi sulla natura delle macchie solari e sull’apparizione di nuove stelle nel firmamento. La quarta giornata tratta il problema delle maree, collegato secondo Galileo ai moti di rotazione e rivoluzione terrestre e da lui posto alla base del sistema di prove a favore dell’eliocentrismo copernicano.
Media: Le scoperte astronomiche di Galileo (Prezi di Daniela Rullo IV C)
Galileo Galilei: le opere maggiori
LA POLEMICA CONTRO GLI ARISTOTELICI Indipendente dall’autorità religiosa della Bibbia, la scienza doveva esserlo altrettanto nei confronti di quella culturale di Aristotele e dei sapienti del passato. Galilei mostrò grande stima per gli altri scienziati antichi ritenendoli uomini amanti della verità e della ricerca, il suo disprezzo era piuttosto nei confronti dei discepoli infedeli, soprattutto gli aristotelici del suo tempo, che si limitavano a consultare i testi delle biblioteche vivendo così in un “astratto mondo di carta” con la convinzione che il mondo fosse come lo descriveva Aristotele e non come la natura volesse. Per Galileo gli aristotelici continuavano così a offrire il triste spettacolo di un dogmatismo antiscientifico che ostacolava l’avanzamento del sapere.
Contro l’ipse dixit dal Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo SIMP. Io vi confesso che tutta questa notte sono andato ruminando le cose di ieri, e veramente trovo di molte belle nuove e gagliarde considerazioni; con tutto ciò mi sento stringer assai piú dall’autorità di tanti grandi scrittori, ed in particolare… Voi scotete la testa, signor Sagredo, e sogghignate, come se io dicessi qualche grande esorbitanza. SAGR. Io sogghigno solamente, ma crediatemi ch’io scoppio nel voler far forza di ritener le risa maggiori, perché mi avete fatto sovvenire di un bellissimo caso, al quale io mi trovai presente non sono molti anni, insieme con alcuni altri nobili amici miei, i quali vi potrei ancora nominare. SALV. Sarà ben che voi ce lo raccontiate, acciò forse il signor Simplicio non continuasse di creder d’avervi esso mosse le risa. SAGR. Son contento. Mi trovai un giorno in casa un medico molto stimato in Venezia, dove alcuni per loro studio, ed altri per curiosità, convenivano tal volta a veder qualche taglio di notomia per mano di uno veramente non men dotto che diligente e pratico notomista. Ed accadde quel giorno, che si andava ricercando l’origine e nascimento de i nervi, sopra di che è famosa controversia tra i medici galenisti ed i peripatetici; e mostrando il notomista come, partendosi dal cervello e passando per la nuca, il grandissimo ceppo de i nervi si andava poi distendendo per la spinale e diramandosi per tutto il corpo, e che solo un filo sottilissimo come il refe arrivava al cuore, voltosi ad un gentil uomo ch’egli conosceva per filosofo peripatetico, e per la presenza del quale egli aveva con estraordinaria diligenza scoperto e mostrato il tutto, gli domandò s’ei restava ben pago e sicuro, l’origine de i nervi venir dal cervello e non dal cuore; al quale il filosofo, doppo essere stato alquanto sopra di sé, rispose: «Voi mi avete fatto veder questa cosa talmente aperta e sensata, che quando il testo d’Aristotile non fusse in contrario, che apertamente dice, i nervi nascer dal cuore, bisognerebbe per forza confessarla per vera».
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SIMP. Signori, io voglio che voi sappiate che questa disputa dell’origine de i nervi non è miga cosí smaltita e decisa come forse alcuno si persuade. SAGR. Né sarà mai al sicuro, come si abbiano di simili contradittori; ma questo che voi dite non diminuisce punto la stravaganza della risposta del Peripatetico, il quale contro a cosí sensata esperienza non produsse altre esperienze o ragioni d’Aristotile, ma la sola autorità ed il puro ipse dixit. SIMP. Aristotile non si è acquistata sí grande autorità se non per la forza delle sue dimostrazioni e della profondità de i suoi discorsi: ma bisogna intenderlo, e non solamente intenderlo, ma aver tanta gran pratica ne’ suoi libri, che se ne sia formata un’idea perfettissima, in modo che ogni suo detto vi sia sempre innanzi alla mente; perché e’ non ha scritto per il volgo, né si è obligato a infilzare i suoi silogismi col metodo triviale ordinato, anzi, servendosi del perturbato, ha messo talvolta la prova di una proposizione fra testi che par che trattino di ogni altra cosa: e però bisogna aver tutta quella grande idea, e saper combinar questo passo con quello, accozzar questo testo con un altro remotissimo; ch’e’ non è dubbio che chi averà questa pratica, saprà cavar da’ suoi libri le dimostrazioni di ogni scibile, perché in essi è ogni cosa. SAGR. Ma, signor Simplicio mio, come l’esser le cose disseminate in qua e in là non vi dà fastidio, e che voi crediate con l’accozzamento e con la combinazione di varie particelle trarne il sugo, questo che voi e gli altri filosofi bravi farete con i testi d’Aristotile, farò io con i versi di Virgilio o di Ovidio, formandone centoni ed esplicando con quelli tutti gli affari de gli uomini e i segreti della natura. Ma che dico io di Virgilio o di altro poeta? io ho un libretto assai piú breve d’Aristotile e d’Ovidio, nel quale si contengono tutte le scienze, e con pochissimo studio altri se ne può formare una perfettissima idea: e questo è l’alfabeto; e non è dubbio che quello che saprà ben accoppiare e ordinare questa e quella vocale con quelle consonanti o con quell’altre, ne caverà le risposte verissime a tutti i dubbi e ne trarrà gli insegnamenti di tutte le scienze e di tutte le arti, in quella maniera appunto che il pittore da i semplici colori diversi, separatamente posti sopra la tavolozza, va, con l’accozzare un poco di questo con un poco di quello e di quell’altro, figurando uomini, piante, fabbriche, uccelli, pesci, ed in somma imitando tutti gli oggetti visibili, senza che su la tavolozza sieno né occhi né penne né squamme né foglie né sassi: anzi pure è necessario che nessuna delle cose da imitarsi, o parte alcuna di quelle, sieno attualmente tra i colori, volendo che con essi si possano rappresentare tutte le cose; ché se vi fussero, verbigrazia, penne, queste non servirebbero per dipignere altro che uccelli o pennacchi. SALV. E’ son vivi e sani alcuni gentil uomini che furon presenti quando un dottor leggente in uno Studio famoso, nel sentir circoscrivere il telescopio, da sé non ancor veduto, disse che l’invenzione era presa da Aristotile; e fattosi portare un testo, trovò certo luogo dove si rende la ragione onde avvenga che dal fondo d’un pozzo molto cupo si possano di giorno veder le stelle in cielo; e disse a i circostanti: «Eccovi il pozzo, che denota il cannone; eccovi i vapori grossi, da i quali è tolta l’invenzione de i cristalli; ed eccovi finalmente fortificata la vista nel passare i raggi per il diafano piú denso e oscuro».
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SAGR. Questo è un modo di contener tutti gli scibili assai simile a quello col quale un marmo contiene in sé una bellissima, anzi mille bellissime statue; ma il punto sta a saperle scoprire: o vogliam dire che e’ sia simile alle profezie di Giovacchino o a’ responsi degli oracoli de’ gentili, che non s’intendono se non doppo gli eventi delle cose profetizate. SALV. E dove lasciate voi le predizioni de’ genetliaci, che tanto chiaramente doppo l’esito si veggono nel tema o vogliam dire nella figura celeste? SAGR. In questa guisa trovano gli alchimisti, guidati dall’umor melanconico, tutti i più elevati ingegni del mondo non aver veramente scritto mai d’altro che del modo di far l’oro, ma, per dirlo senza palesarlo al volgo, esser andati ghiribizando chi questa e chi quell’altra maniera di adombrarlo sotto varie coperte: e piacevolissima cosa è il sentire i comenti loro sopra i poeti antichi, ritrovando i misteri importantissimi che sotto le favole loro si nascondono, e quello che importino gli amori della Luna, e ‘l suo scendere in Terra per Endimione, l’ira sua contro Atteone, e quando Giove si converte in pioggia d’oro, e quando in fiamme ardenti, e quanti gran segreti dell’arte sieno in quel Mercurio interprete, in quei ratti di Plutone, in quei rami d’oro. SIMP. Io credo, e in parte so, che non mancano al mondo de’ cervelli molto stravaganti, le vanità de’ quali non dovrebbero ridondare in pregiudizio d’Aristotile, del quale mi par che voi parliate talvolta con troppo poco rispetto; e la sola antichità, e ‘l gran nome che si è acquistato nelle menti di tanti uomini segnalati, dovrebbe bastar a renderlo riguardevole appresso di tutti i letterati. SALV. Il fatto non cammina cosí, signor Simplicio: sono alcuni suoi seguaci troppo pusillanimi, che danno occasione, o, per dir meglio, che darebbero occasione, di stimarlo meno, quando noi volessimo applaudere alle loro leggereze. E voi, ditemi in grazia, sete cosí semplice che non intendiate che quando Aristotile fusse stato presente a sentir il dottor che lo voleva far autor del telescopio, si sarebbe molto piú alterato contro di lui che contro quelli che del dottore e delle sue interpretazioni si ridevano? Avete voi forse dubbio che quando Aristotile vedesse le novità scoperte in cielo, e’ non fusse per mutar opinione e per emendar i suoi libri e per accostarsi alle piú sensate dottrine, discacciando da sé quei cosí poveretti di cervello che troppo pusillanimamente s’inducono a voler sostenere ogni suo detto, senza intendere che quando Aristotile fusse tale quale essi se lo figurano, sarebbe un cervello indocile, una mente ostinata, un animo pieno di barbarie, un voler tirannico, che, reputando tutti gli altri come pecore stolide, volesse che i suoi decreti fussero anteposti a i sensi, alle esperienze, alla natura istessa? Sono i suoi seguaci che hanno data l’autorità ad Aristotile, e non esso che se la sia usurpata o presa; e perché è piú facile il coprirsi sotto lo scudo d’un altro che ‘l comparire a faccia aperta, temono né si ardiscono d’allontanarsi un sol passo, e piú tosto che mettere qualche alterazione nel cielo di Aristotile, vogliono impertinentemente negar quelle che veggono nel cielo della natura.
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In questo passo Galilei espone le argomentazioni riguardanti il sistema copernicano e quello tolemaico tramite i discorsi di tre personaggi: Salviati Sagredo e Simplicio. La vicenda si svolge in quattro giorni la seguente pagina è tratta dal secondo giorno. Narra di Simplicio che, rivolgendosi agli altri due ospiti, dice di aver riflettuto tutta la notte su ciò di cui si era discusso il giorno prima, e che si sentiva vincolato sulle autorità di molti scrittori, in particolare di Aristotele; mentre riferisce ciò interviene Sagredo dicendo di trattenere le sue risa perché gli è venuto in mente una situazione da lui vissuta, riguardanti proprio alcuni nobili, anche loro sostenitori di Aristotele. Salviati, interessato, gli chiede di raccontare la vicenda. Sagredo comincia raccontando che si trovava, un giorno, a casa di un medico molto stimato a Venezia, dove molti studiosi e molti interessati di anatomia si recavano per osservare sezioni di cadaveri, essendo lui un pratico anatomista. Accadde quel giorno che il dottore si stava occupando dell'origine dei nervi nel corpo umano. Il dottore sezionando il cadavere mostra ad un gentiluomo aristotelico, come i nervi provenissero dal cervello, via discorrendosi per la spina dorsale, fino ad arrivare al cuore. L'aristotelico, dopo aver riflettuto intensamente rispose al dottore che se non fosse stato per Aristotele che sosteneva che i nervi nascessero dal cuore, lui avrebbe creduto che tutto ciò che gli era stato mostrato potesse essere vero. Al termine della storia Simplicio, sostenendo che l'origine dei nervi non è ancora del tutto definita, e che ci sono persone che si persuade sulla conoscenza di questo fenomeno.
Galileo da un altro punto di vista: La Vita di Galileo di Bertolt Brecht
Bertolt Brecht (1898-1956), nella sua opera teatrale “La vita di Galileo”, racconta la vita di Galileo Galilei con particolare riguardo al processo del Tribunale dell’Inquisizione e all’abiura dello scienziato. Galileo si trova a Padova, dove insegna matematica presso l'Università. Qui inizia a compiere i suoi studi a sostegno della teoria copernicana , contro il sistema aristotelico. La Repubblica Veneta era l'unico Stato italiano in cui l'Inquisizione romana non avesse potere, permettendo così agli studiosi che vi risiedevano di svolgere i propri studi con una certa libertà. Grazie alla realizzazione del cannocchiale ,Galileo individua nuove prove a favore della tesi copernicana. Viene invitato dal duca di Toscana, Cosimo de’ Medici, a raggiungere Firenze, per poi trasferirsi a Roma, visto il grande scalpore che l’invenzione del cannocchiale aveva destato nel mondo scientifico. Intanto, le nuove scoperte di Galileo, in un primo momento furono approvate anche dalla Chiesa, per poi essere invitato da due cardinali a non proseguire più i suoi studi sugli astri. Lo studioso, dopo il colloquio con i cardinali, decide di sospendere per otto anni gli studi sul cielo, dedicandosi alla fisica. Tuttavia, quando viene eletto papa il cardinale Barberini, uomo di scienza, Galileo decide di riprendere i suoi studi scientifici essendo certo dell’appoggio del nuovo pontefice. Le tesi di Galileo si diffondono per l'Italia e, l'Inquisizione, convoca Galileo ed egli, davanti agli strumenti di tortura, abiura tutte le sue tesi. Nella parte finale dell’opera Galileo compie una autoaccusa, incolpandosi di non aver sostenuto la verità fino in fondo, unico mezzo per ottenere la vera libertà.
Media: Vita e opere di Galileo (Prezi di Andrea Ermellino IV C)
Il Ciclo conoscitivo Il Ciclo conoscitivo definisce il percorso (ricorsivo) per raggiungere o consolidare la conoscenza di un determinato argomento. Non c'è accordo universale su quale sia questo percorso, perchÊ la sua definizione dipende anche da che cosa si intenda in generale per conoscenza, e questo costituisce un argomento di discussione della filosofia. Si cerca ora pertanto di passare in rassegna i due metodi, quello induttivo e quello deduttivo
Il metodo induttivo
Galileo Galilei: il metodo
Limitandosi al campo delle scienze naturali, fisiche e matematiche, il ciclo conoscitivo induttivo o induzione descrive il percorso seguito per arrivare alla stesura di una legge scientifica a partire dall'osservazione di un fenomeno. Si articola nei seguenti passi, ripetuti ciclicamente: Osservazione; Esperimento; Definizione di un modello fisico; Elaborazione di un modello matematico; Formalizzazione della teoria. Osservazione L'osservazione è il punto di partenza (e di arrivo) del ciclo di acquisizione della conoscenza nel senso che costituisce lo stimolo per la ricerca di una legge che governa il fenomeno osservato ed anche la verifica che la legge trovata sia effettivamente sempre rispettata. Si tratta di identificare le caratteristiche del fenomeno osservato, effettuando delle misurazioni adeguate, con metodi esattamente riproducibili. In fisica, infatti, tale parola è spesso usata come sinonimo di misura. Esperimento L'esperimento, dove possibile, è programmato dall'osservatore che perturba il sistema e misura le risposte alle perturbazioni. Esistono tecniche di programmazione sperimentale, che consentono di porsi nelle condizioni migliori per perturbare in maniera minimale, ma significativa, al fine di osservare le risposte nel migliore dei modi. Modello fisico Per facilitare il compito di scrivere la legge che esprime l'andamento di un certo fenomeno, si costruisce mentalmente un modello fisico, con elementi di cui si conosce il funzionamento, e che si suppone possano rappresentare il comportamento complessivo del fenomeno studiato. Va notato che spesso un medesimo fenomeno può venire descritto con modelli fisici, e quindi anche con modelli matematici, diversi. Modello matematico Il modello matematico si colloca al massimo livello di astrazione nel ciclo conoscitivo: la parte del ciclo che si occupa dei modelli è il dominio delle scienze teoriche. In generale un modello matematico è costituito da più elementi concatenati, ognuno dei quali è descritto da un'equazione e caratterizzato dai parametri che entrano in tale equazione. Il modello deve essere validato con una fase di verifica attraverso un numero adeguato di dati sperimentali. Esso si dice identificabile appunto se è possibile determinare tutti i parametri delle equazioni che lo descrivono. Una volta che il ciclo conoscitivo è completo si può iniziare ad approntare una teoria per il fenomeno osservato.
Galileo Galilei: il metodo
Il metodo deduttivo
L'induzione non ha consistenza logica perché non si può formulare una legge universale sulla base di singoli casi; ad esempio, l'osservazione di uno o più cigni dal colore bianco non autorizza a dire che tutti i cigni sono bianchi; esistono infatti anche dei cigni di colore nero. Una problematica analoga venne sollevata dal già citato Karl Raimund Popper, il quale osservò che nella scienza non basta "osservare": bisogna saper anche cosa osservare. L'osservazione non è mai neutra ma è sempre intrisa di teoria, di quella teoria che, appunto, si vorrebbe mettere alla prova. Regole per applicare il metodo deduttivo all'osservazione dei fenomeni naturali La preoccupazione metodologica scientifica è quella di rispettare una serie di regole imposte dal pensiero logico al fine di salvaguardare la realtà e l'obiettività dei fenomeni studiati. Le scienze naturali, dette anche scienze empiriche per il loro carattere sperimentale, sono una forma di conoscenza basata su due elementi fondamentali, l'oggetto di studio ed il metodo impiegato. Questa conoscenza è un sapere empirico, cioè fondato sull'esperienza, descrittivo ed esplicativo, di osservazioni singole e limitate che possono essere sia ripetute che generalizzate.
Galileo Galilei: il metodo
L'oggetto di studio della scienza è la realtà sensibile, vale a dire il mondo che ci circonda nei suoi diversi aspetti e ciò che rende ammissibile l'introduzione di un ente nel discorso scientifico, è la sua osservabilità di principio, cioè di registrare mediante strumenti di varia natura l'esistenza di un dato oggetto o di un fenomeno e di descriverli. Il metodo sperimentale, detto anche galileano o ipotetico-deduttivo, è una procedura conoscitiva articolata in diverse proposizioni, chiamate ragionamento sperimentale. Esso si basa sull'idea che la teoria si costruisce all'inizio, non alla fine. Per eseguire osservazioni scientifiche che abbiano carattere di oggettività, è necessario applicare le seguenti regole, proprie del metodo deduttivo: 1. formulare un'ipotesi; 2. esprimerla in modo da prevedere alcune conseguenze o eventi, deducibili dall'ipotesi iniziale; 3. osservare se si produce l'evento previsto; 4. se l'evento si produce, la teoria non è confermata, semplicemente non è stata smentita e possiamo accettarla solo provvisoriamente. Dunque le basi della scienza sono quelle osservazioni di fenomeni naturali che chiunque può ripetere, da qui la preoccupazione di una descrizione dei fenomeni e delle conclusioni in termini selezionati, rigorosi e univoci, in modo che ognuno possa esattamente comunicare ciò che pensa. Esempi di metodologia scientifica sono: 1. le sperimentazioni fatte dai fisici in varie epoche, per dimostrare la natura elettromagnetica e corpuscolare della luce; 2. le procedure di Louis Pasteur per dimostrare la teoria dei germi nell'eziologia di alcune malattie infettive.
Media: Il metodo di Galileo (YouTube)
Il “Modus tollens” e l’errore di Galileo
Il modus tollens è una regola di inferenza della logica proposizionale sviluppata compiutamente per la prima volta dai logici medievali ma conosciuta già agli stoici. Il suo significato è: "il modo che toglie la verità di una proposizione togliendo quella di un'altra". Quando si ha una proposizione del tipo: ⇒
Se A allora B Si può dire: ¬
⇒¬
Se B negato allora A negato Esempi:
Se è giorno, c'è luce. (implicazione: A, allora B) Ma non c'è luce. (non B) Dunque non è giorno. (conclusione) Esempio tratto da Sesto Empirico negli Schizzi Pirroniani.
Anche la bestia più feroce conosce un minimo di pietà. (implicazione: A, allora B) Ma io non ne conosco. (non B) Perciò non sono una bestia. (conclusione) Esempio tratto da Shakespeare nel Riccardo III. Galileo, dimostrando attraverso le fasi di Venere la validità del sistema eliocentrico -copernicano, non rispettò questa logica. Si sapeva che se il sistema solare era eliocentrico allora Venere doveva presentare le fasi (Se A allora B) Ma egli disse: “Venere presenta le fasi, dunque il sistema è eliocentrico”. Incappò in errore considerando: ⇒
Avrebbe, infatti, dovuto ragionare dicendo : “Se Venere non presentasse le fasi allora il sistema sarebbe sicuramente non eliocentrico, ma le presenta e non si può concludere nulla ”
Esercizi:
1)Modus tollens: a) Se piove allora la strada è bagnata. (Se la strada non è bagnata allora non piove) b) Se bevo ho sete. (Se non ho sete non bevo) c) Se nevica la temperatura è intorno a zero gradi centigradi. (Se la temperatura non è intorno a zero gradi centigradi non nevica) d) Pierino prende un’insufficienza: non ha studiato bene. (Se Pierino non ha studiato bene prende un’insufficienza) e) Se la logica è vera, allora queste deduzioni sono corrette. (Se la logica non è vera allora queste deduzioni non sono corrette) f) Se lo svolgimento è corretto, allora il risultato è corretto. (Se il risultato non è corretto, allora lo svolgimento non è corretto). g) Un solido regolare ha tutti gli spigoli della stessa misura. (Se gli spigoli non sono della stessa misura, allora il solido non è regolare) h) Se ci sono due soluzioni l’equazione ha un grado maggiore o uguale a due. (Se l’equazione non ha un grado maggiore o uguale a due allora non ci sono due soluzioni) 2)Modus Poneus- Modus tollens : a) Se Galileo è un gatto allora Galileo ha la coda. (Se Galileo non ha la coda allora non è un gatto) b) Se n è un numero divisibile per 6 allora n è pari. (Se n non è pari allora non è divisibile per 6) c)Se il quadrilatero è un quadrato allora il quadrilatero ha le diagonali perpendicolari. (Se le diagonali del quadrilatero non sono perpendicolari allora il quadrilatero non è un quadrato) d)Se x è un numero dispari allora x è un numero primo maggiore di due. (Se x non è un numero primo maggiore di due allora x non è un numero dispari) e)Se la piramide è regolare allora la piramide è retta. (Se la piramide non è retta allora la piramide non è regolare) f)Se i solidi sono equivalenti allora i solidi tagliati da piani paralleli hanno sezioni con la stessa area. (Se i solidi tagliati da piani paralleli hanno sezioni con la stessa area allora i solidi sono equivalenti)
a) 9 occhielli b)Devo avere un occhiello incompleto c)41 e 2/3
Le Invenzioni Il Cannocchiale Il cannocchiale, denominato telescopio (dal greco tele, lontano, e scopeo, vedo) dal principe Federico Cesi nel 1611, è uno strumento ottico che permette l’osservazione di oggetti terrestri o corpi celesti. I primi cannocchiali nacquero in Olanda, ma Galilei riuscì a migliorarne le prestazioni e concepì diversi accessori utili alla ricerca astronomica, tra cui il micrometro, fondamentale per misurare le distanze tra Giove e i suoi satelliti, e l’elioscopio. Sono giunti fino a noi solo due cannocchiali originali di Galileo Galilei, conservati a Firenze nel Museo dedicato allo scienziato.
Cannocchiale costruito dagli alunni della IV C del liceo scientifico "Ettore Majorana"
Galileo Galilei: le invenzioni
Il cannocchiale galileiano è costituito da una lente convergente (piano-convessa o biconvessa), con funzione di obiettivo, e da una lente divergente (piano-concava o biconcava) in funzione di oculare. L’oculare viene a trovarsi prima del fuoco dell’obiettivo, a una distanza da detto fuoco pari alla distanza focale dell’oculare. Poiché le lenti convergenti sono, per convenzione, positive (o di potenza ottica positiva) e quelle divergenti negative (o di potenza ottica negativa), possiamo dire anche che la distanza tra obiettivo e oculare è pari alla somma algebrica delle loro distanze focali. L’oculare negativo intercetta i raggi convergenti provenienti dall’obiettivo rendendoli paralleli e formando così, all’infinito (posizione afocale), un’immagine virtuale, ingrandita e diritta. L’ingrandimento del sistema è dato dal rapporto tra la lunghezza focale dell’obiettivo e quella dell’oculare. Sebbene fornisca immagini diritte senza l’ausilio di dispositivi erettori, il cannocchiale galileiano presenta il grave inconveniente di un campo visuale estremamente ridotto (il che lo rende, nella pratica, inutilizzabile oltre la trentina di ingrandimenti).
L’elioscopio Galileo Galilei fu l’inventore del primo elioscopio, uno strumento che gli permetteva di osservare la superficie del Sole senza riportare danni alla vista. Il metodo adottato da Glalilei consisteva nell’oscurare la stanza, puntare il cannocchiale verso il Sole e collocare a circa 1 metro dall’oculare un foglio bianco di carta, circondato da uno schermo oscurante. Il disco solare veniva proiettato sulla carta e, tracciatovi sopra un cerchio, si allontanava o avvicinava il foglio affinché l’immagine del Sole corrispondesse al cerchio. Grazie all’elioscopio Galilei riuscì a registrare le macchie solari, che risultano rovesciate rispetto alla visione diretta.
Galileo Galilei: le invenzioni
Il microscopio Il microscopio (dal greco: mikrón “piccino" e skopéin "guardare") è uno strumento che permette di guardare oggetti di piccole dimensioni. I primi studi nell’ambito della costruzione dei microscopi si ebbero in Olanda, ma anche Galileo Galilei ne costruì uno, che poi mandò al principe Cesi per mostrargliene il funzionamento.
Galilei inventò il microscopio composto, che, costituito da cartone, pelle e legno, era inserito in un supporto di ferro con tre gambe ricurve. Il tubo esterno era ricoperto di cartapecora verde con decorazioni in oro. Vi erano tre lenti (una obiettiva, una di campo e una oculare), tutte biconvesse. L'obiettivo misurava 11 mm di diametro e presentava uno spessore di 3,5 mm. Il vetro aveva buona trasparenza. La lente di campo, con diametro di 30 mm e spessore di 4,7 mm, era collocata in una cella che poggiava sul fondo del tubo interno.
Il compasso di proporzione Il compasso galileiano è uno strumento di calcolo, che sfruttando la proporzionalità tra lati di due triangoli simili, è capace di eseguire numerose operazioni geometriche e aritmetiche, come l’estrazione delle radici quadrate e cubiche, il disegno di aree e volumi o il calcolo degli interessi. Si compone di tre parti: Due bracci, su cui sono incise numerose scale, che sono fissati su un disco rotondo. Il quadrante, saldato, tramite viti, a fori presenti sui bracci del compasso. Un cursore, la zanca, infilato nei bracci, che tiene lo strumento verticale.
Galileo Galilei è stato uno tra i più grandi pensatori e scienziati di tutti i tempi, infatti le sue scoperte, invenzioni e teorie furono fondamentali nel percorso intrapreso dall’uomo verso la conoscenza. Egli non solo ha rivoluzionato la visione umana dell’Universo, della Scienza e elevato l’italiano a lingua di alta speculazione scientifica, ma ha, innanzitutto, il merito di aver rivendicato la piena autonomia della ricerca scientifica, lottando contro il ”principio d’autorità”, applicato dagli intellettuali del XVII secolo sia in campo religioso che filosofico. I testi dei grandi pensatori (Euclide, Archimede, Aristotele ecc… ) non erano, e non dovevano essere considerati, fonte sicura della verità, perché, se questi studiosi avessero avuto in vita gli strumenti e le possibilità conferite agli uomini nei secoli successivi, avrebbero messo in discussione le proprie teorie, prendendo le distanze da quei seguaci che, forti dell’ ”ipse dixit”, spaventati dall’ignoto, rifiutavano di esplorare direttamente la realtà. Inizialmente le idee di Galilei, per la loro natura controversa, non riuscirono a diffondersi, se non segretamente, a causa della censura, a cui non si opposero, per timore, gli stessi discepoli dello scienziato. Si dovette aspettare la seconda metà del Settecento per avere la libera circolazione della teoria Copernicana, ma, dopo questa data, la figura di Galileo Galilei venne rivalutata e, nei secoli successivi, celebrata da numerosi letterati e filosofi per aver contribuito, in modo inestimabile, all’evoluzione della conoscenza umana.
Liceo scientifico “E.Majorana” IV C 2016/2017
Progetto multidisciplinare – metodologia: ‘Flipped classroom’
Galileo Galilei Docenti e discipline coinvolte nel progetto: Ambrosino Luisa (Matematica) Cunto Almerinda (Filosofia) De Fusco Rossella (Fisica) Perrotta Gemma Immacolata (Italiano)
a.s. 2016-2017 Liceo Scientifico “Ettore Majorana” Dirigente scolastico: prof. Giovanni Battista Abbate
Alunni coinvolti nel progetto Amoroso Antonio Anfora Carlo Anfora Mario Campagna Paola De Flumeri Antonio Di Donato Gennarino Di Stasio Federico Ermellino Andrea Imparato Francesco Marzullo Lucia Pacitto Francesco Giuseppe Palmese Luigi Passaretta Francesca Passaretti Ilaria Quaranta Clelia Razzino Giuliano Reitano Giuseppe Rullo Daniela Sullo Davide Tesone Francesco Paolo Tiralongo Francesca Torcicollo Adolfo
Coordinatore e Impaginatore Grafico Andrea Ermellino