STUDI LEGGIADRI E DINTORNI

Page 1

1


INTRODUZIONE

L’idea

di una raccolta degli studi e degli approfondimenti letterari degli alunni

del Majorana è nata dalla creatività degli alunni della classe quinta B del liceo scientifico «Ettore Majorana» di Sessa Aurunca (a.s. 2018-19). I ragazzi hanno lavorato con impegno ed entusiasmo per lasciare una memoria storica dei loro lavori e di quelli dei loro “compagni d’armi”, gli allievi del Majorana. Quale mezzo più tecnologico, innovativo e liquido (come piace a Baumann!), continuamente “in fieri”, di un ebook per una realizzazione immediata, accattivante e facilmente fruibile e consultabile? Constatare che in un Liceo Scientifico

la letteratura, il suo studio e approfondimento

riscuotano ancora tanto successo è indice che esso coniuga in maniera eccellente cultura umanistica e scientifica e mostra chiaramente la sua resilienza alla desertificazione dello spirito.

2


STUDI LEGGIADRI LLLEGGIADRI Indice generale

3


Introduzione D’Annunzio: da esteta a eroe nazionale di Giuseppe Reitano Gabriele D'Annunzio "Ah perché non è infinito come il desiderio, il potere umano?" di Roberta Asseri Maria, l’onnipresente sorella di Giovanni Pascoli di Paola Campagna L'inetto: l’incapace a vivere di Daniela Rullo Dostoevskij creatore del romanzo polifonico di Daniela Rullo Il Cavaliere inesistente di Calvino, riflesso dell’uomo moderno che non fa piu’ attrito con nulla di Antonello Darino IT WASN’ T ONLY A FLIRT… Constance Dowling: la donna amata da Pavese e da Kazan di Marcella Stabile Elio Vittorini: un grande intellettuale e scrittore di Emiliano Capezzuto L’umano arriva dove arriva l’amore di Andrea Cresci Il ritratto di Dorian Gray: il sogno di una bellezza perfetta di Cristina Verrengia Calvino scrittore di canzoni di Gianluca Passaretti Miguel De Cervantes Saavedra e la giornata mondiale del libro e dei diritti d'autore di Mario Casale IO, DUBLINO E JOYCE ... Il mio flusso di coscienza di Antonio Maria Di Marco La cura di Franco Battiato di Marcella Stabile Fai bei sogni di M. Gramellini di Aniello Poccia Quella "rivoluzione" chiamata Luigi Tenco

4

2 7

9

15 18 20

23

25

28 30 32 34 36

38 40 42 44


di Stefania Migliozzi “Lettera alla madre” di Edith Bruck: il ritorno alla vita dopo la Shoah di Stefania Migliozzi In mare aperto verso l'orizzonte. Interlocutori in barca con l'autore di Daniela Rullo e Luigi Palmese Apocrifo Dantesco Infernale: Didone fra i lussuriosi.

46

48

50

di Luigi Palmese Salvatore Morelli: il pioniere dell’emancipazione femminile e dei diritti civili di Enza Palmese Il concetto di bellezza in Foscolo e Peppino Impastato di Mario D’Onofrio Il Barone Rampante, un romanzo complesso e composito di Luigi Ficociello e Carlo La Vecchia Un nuovo modo di vedere Leopardi: il cacciatore di bellezza di Marcella Stabile Apologo sull’onestà nel paese dei corrotti di Silvia Pauroso I sommersi e i salvati di Lorenzo Mancini Amami di Minerva Freda Meriggiare stanco e annoiato di Carlo La Vecchia Siddharta di Stefania Migliozzi Un classico dell’horror: “Pet Sematary” di Stephen King Di Giulio Armando Palmieri Colloqui fiorentini- Eppure resta che qualcosa è accaduto, forse un niente che è tutto Xenia II, 13di Maria Carolina Ceci, Gaia Liguori, Francesca Reitano, Maria Grazia La Pietra Giorgio Caproni, poeta del sole, della luce e del mare di G.I.P. Figli illustri della nostra terra. Gioacchino Paparelli. di Francesca Fastoso

5

55

56

57

59 61 62 63 64 65 67

69

76

78


“Un paese ci vuole, non fosse per il gusto di andare via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo che anche quando non ci sei resta ad aspettarti…” da La luna e i falò di Antonello Darino NON SOLO LETTERATURA… SCIENZA, TECNICA E TECNOLOGIA

Cattiva alimentazione e vita sedentaria? il cuore rischia di Andrea Ermellino Mangiare per vivere, non vivere per mangiare di Francesco Imparato L'avanzare della tecnologia non si ferma: ecco d-wave il computer quantistico di google di Christian Di Iorio e Pasquale Perrotta Timelooper: un viaggio nel tempo di Marcella Stabile Il simbolo dell'uguale: l'innovazione pratica Di Valentina Boccucci Non è nell'ippocampo che va ricercato il responsabile del morbo di Alzheimer. Riusciremo a non dimenticare? di Alice Tosello Il piu’ grande mistero dell’universo di Lorenzo Costantino Verso la scoperta del dna. Il Principio di Trasformazione di Griffith di Francesco Caruso L’evoluzione culturale: il progresso della società civile di Antonello Darino Il lato spericolato del cervello ama il gioco d’azzardo di Andrea Cresci

6

80

82

83

84

85 87 88

90

92 94

95

97


Gabriele D’Annunzio fu senza

dell'esperienza

dubbio uno dei personaggi più

letteraria che lo scrittore aveva

importanti del ‘900. Ebbe una

vissuto fino a quel momento.

personalità stravagante e unica

L’ identità autore-protagonista

e fu considerato da molti un

pose D’Annunzio in una posizione

modello da imitare e da molti

di

altri da evitare.

autocritica,

La

sua

poetica

è

distacco

mondana

narrativo ovvero

e

e

di

egli

si

stata

identificò con il protagonista,

l'espressione più appariscente

ma allo stesso tempo criticò la

del Decadentismo italiano.

sua falsità, la sua doppiezza, la menzogna e

Egli riprese dalle figure più importanti di

l'inganno che usava nei confronti delle donne

quello europeo modi e forme, utilizzandoli

da lui amate e possedute.

come elementi decorativi della sua fastosa

Il protagonista, Andrea Sperelli, ci appare

arte letteraria, ma senza approfondirne

quasi come una figura intermedia tra il

l’aspetto filosofico e l’intima problematica .

superuomo e l'inetto, che ha perso il dominio

Aderì

tendenza

di sé, la propria genuinità, la facoltà di agire

irrazionalistica e al misticismo estetico del

senza ambivalenze e di godere a pieno i

movimento letterario, rigettando la ragione

piaceri agognati.

come

"Il piacere" non rappresenta tuttavia il

soprattutto

strumento

di

alla

conoscenza

per

abbandonarsi invece alle suggestioni del

definitivo

distacco dello scrittore

senso e dell'istinto.

modello

Nota forse anche più della sua attività

destinata

letteraria è la sua vita personale,“ il vivere

caratteristiche derivanti dall'ideologia del

inimitabile”, che affascinava gli italiani dei

superuomo.

suoi tempi, sui quali aveva un importante

All'inizio degli anni Novanta dell'Ottocento,

ascendente, che gli fu particolarmente utile

infatti,

durante la sua attività politica e militare.

attraversare un periodo di crisi, cercò nuovi

Nel suo primo romanzo “Il piacere”, del

orizzonti, al di fuori della società in cui

1889, confluisce ed è oggettivata la crisi

viveva; trovò una soluzione nell'ideologia del

dell'esteta; ad

lo

questo,

arricchirsi

scrittore,

dal

anzi, di

è

altre

consapevole

di

superuomo, affine al modello del filosofo

7


tedesco Nietzsche, un mito non solo di

per i lavoratori, le pensioni di invalidità, il

bellezza, ma anche di energia eroica e

suffragio universale maschile e femminile, la

attivistica. Il superuomo doveva mettere in

libertà di

primo piano il proprio istinto, la propria

orientamento sessuale, la depenalizzazione

intelligenza, la propria volontà di avventura,

dell'omosessualità, del nudismo e dell'uso di

fuori da ogni legge morale.

droga, la funzione sociale della proprietà

Famose sono le sue imprese in ambito

privata, le autonomie locali e il risarcimento

militare che gli valsero il titolo di vate.

degli errori giudiziari, il tutto molto tempo

Altrettanto celebre è l’impresa di Fiume

prima

durante la quale, insieme ad un esercito di

dell'epoca.

volontari, occupò la città e ne proclamò

Conclusasi l’esperienza fiumana con il Natale

l’annessione all’Italia.

di sangue, D’Annunzio si ritirò nella villa di

Con questo gesto D'Annunzio raggiunse

Cargnacco, ribattezzata da egli stesso il

l'apice del processo di edificazione del

Vittoriale degli Italiani.

proprio mito personale e politico.

Qui lavorò e visse fino alla morte, curando

Inoltre,

costituzionali

durante la reggenza del Carnaro D’Annunzio

di simboli di cui la sua stessa persona

e il governo fiumano vararono tra l'altro la

costituiva il momento di attrazione centrale.

Carnaro,

menzionare

carte

con gusto teatrale un mausoleo di ricordi e

del

necessario

altre

di religione e di

che

Carta

è

di

opinione,

una

costituzione

provvisoria, che prevedeva numerosi diritti

Giuseppe Reitano

8


La storia ci consegna gli eroi, grandi

quale ci sfugge sempre più attimo dopo

personalità le cui gesta, parole e imprese

attimo.

non verranno mai dimenticate. Eroi sono coloro che vivranno per sempre tramite il loro ricordo perpetuo tra la gente, sono gli

“Il mondo è la rappresentazione della

immortali.

sensibilità e del pensiero di pochi uomini

Accedere a

questa

gloriosa

condizione non è da tutti: ben poche sono le figure che passano alla storia ed entrano a far parte dell’immaginario comune per sempre. L’ambizione massima di ogni uomo è l’immortalità, quella sete di vita eterna la

superiori.” (da Le vergini delle rocce) "Io sono qualcuno, io sono qualcosa", questo sembra dire il poeta Gabriele D'Annunzio che ha riempito la sua vita di lussi, sfarzi, donne e potere per colmare un terribile senso di vuoto, per raggiungere l'assoluto,

9


così

lontano dal tipico uomo in crisi

sedicenne, la pubblicazione della sua prima

decadente. Aggrapparsi a tutto ciò che di

raccolta di poesie, il “Primo Vere”; la

materiale c'è per rendere più dolce e

pubblicizzazione di questa raccolta venne

sopportabile

alimentata dallo stesso D’Annunzio che fece

la

perdita

della

propria

identità. Come sconfiggere l'oblio? Come coprire l'infinito silenzio dell'anima? La risposta è nella ricerca di un ideale in un mondo che non ne ha, cercare un senso alla propria vita e trovarlo solo nell'eroismo, nella voglia di superare ogni limite umano:

diffondere la notizia della sua morte. Trasferitosi a Roma, dove si iscrisse alla Facoltà di Lettere, trovò un ambiente a lui molto

ragione eroica di vivere. Dimmi tu se noi possiamo continuare ad essere uomini senza aver la certezza che

l’ora

di

trasumanare

ritornerà,

Oreste.”(Notturno,1916)

approfittando

della

presenza di un nutrito gruppo di intellettuali abruzzesi suoi conterranei che diffusero nella

“Dimmi tu se noi possiamo vivere senza una

favorevole,

Capitale,

soffocata,

un

culturalmente a

cultura

chiusa

e

provinciale

e

vitalistica che stuzzicò e stimolò l’ambiente romano. Qui ebbe il primo contatto con la Roma “bene”, che ben si conciliavano col suo gusto per la bellezza ed il lusso, dovendosi però prima adattare al lavoro giornalistico per

Ma è D'Annunzio realmente un eroe? Incarna davvero la figura del superuomo ideale? O forse è solo un uomo spaventato dalla

morte,

dall'ordinarietà

e

dal

quotidiano?

duchessa

di

Gallese

Maria

Hardouin,

all’epoca già incinta, dalla quale ebbe tre figli. Si separarono subito, pur restando in ottimi

rapporti,

a

causa

dei

continui

tradimenti del Vate, tra cui Maria Gravina,

Se tenessimo conto delle cronache della sua vita, potremmo anche affermare che il suo è sempre stato un vivere al massimo, godendo appieno della bellezza del mondo, dell'arte, delle donne. “Bisogna fare la propria vita, come si fa un’opera d’arte”. Queste parole

madre della figlia Renata. L’esperienza romana risultò fondamentale per l’individuazione di modelli di rifermento culturali nei quali D’Annunzio si immedesimò fino a spendervi tutte le sue forze.

contenute ne “Il piacere” sono quelle che

L’apice del successo del Vate arrivò dopo la

meglio descrivono la vita che Gabriele

pubblicazione

D’Annunzio è riuscito a crearsi; una vita

piacere”. Questo romanzo inaugurò una

sfarzosa, sregolata, perversa, passionale,

nuova prosa, disinvolta, stravagante, fuori

geniale.

dagli schemi, che creò attorno alla figura del

Egli dimostrò fin da ragazzo un carattere ambizioso e senza inibizioni, accompagnato

10

necessità economiche. Nel 1893 sposò la

del

suo

capolavoro,

“Il

letterato l’immagine del “divo” da imitare, quasi come i V.I.P. contemporanei.

da un innato amore per la poesia. Risale

Nel 1897 provò anche l’esperienza politica,

infatti

venendo dapprima eletto deputato della

al

1879,

quando

era

appena


destra

per

poi

passare

alla

sinistra,

D’Annunzio non era l’annessione di Fiume al

giustificandosi con la celebre frase: “Vado

Regno D’Italia, ma rafforzare ancor di più il

verso la vita”.

suo mito. Proclamatosi comandante della

Nel 1904 terminò la relazione con Eleonora Duse,

dopo averla tradita

e dopo la

pubblicazione del romanzo “Il fuoco”, dove egli scrisse ogni particolare della loro relazione. Sommerso dai debiti per poter

Reggenza Italiana del Carnaro, si oppose a qualunque

invito

o

accordo

che

riguardassero lo sgombero di Fiume. Ci volle solo l’intervento del governo italiano e dell’esercito.

appagare la sua dispendiosa voglia di vivere,

Deluso dall’esito dell’impresa, decise di

pur di sfuggire ai creditori si trasferì in

auto-esiliarsi nella villa del Cargnacco, che

Francia. A Parigi aveva una certa fama e ciò

successivamente

fece sì che potesse continuare la bella vita

Ribattezzato Vittoriale degli italiani, questo

circondato dalle donne più belle dalla Belle

complesso di edifici, vie, piazze, giardini è

Epoque.

l’edificazione della “vita inimitabile” del

Nel 1915, dopo aver avviato già oltralpe una campagna a favore dell’entrata in guerra dell’Italia, ritornò in patria e il 24 maggio dello stesso anno, all’età di 52 anni, si arruolò nei Lancieri di Novara. Egli era anche un ottimo aviatore e ciò gli permise di partecipare a molte operazioni d’attacco sull’Isonzo ma nel 1916, a causa di una ferita non curata causata

in un atterraggio

d’emergenza, perse l’occhio destro. Questo non gli impedì di ritornare alle armi e, promosso al grado di Maggiore, guidò la squadra aerea San Marco alle imprese contro il porto di Cattaro e al Volo su Vienna

acquistò

e

ampliò.

poeta-soldato; egli visse e lavorò lì fino alla morte. La costruzione del Vittoriale seguì la stessa onda di stravaganza, sfarzosità, disinvoltura

ed

esagerazione

che

accompagnarono la vita del Vate; basta pensare alla presenza della nave militare “Puglia” nei giardini, o dell’ Ansaldo S.V.A., l’aereo con cui il poeta compì il Volo su Vienna, nell’auditorium dello Schifamondo, o alla tartaruga in bronzo posta a capotavola nella sala del Cheli, ricavata dal carapace di una vera tartaruga donata al poeta da un’amante, che morì per indigestione e posta lì a richiamare un monito contro l’ingordigia.

per poi congedarsi col grado di Tenente Colonnello. Le imprese belliche non fecero “Io altro che accrescere la sua fama; egli m'è tuttavia si dichiarò insoddisfatto degli esiti aE della guerra, facendosi voce di un movimento, che comprendeva anche Benito Mussolini, che parlava di “vittoria mutilata”

necessario come il respiro.” (da una lettera a Emilio Treves, 1896) La fama che D’Annunzio acquistò lo resero celebre tra i fascisti, che utilizzarono i

dagli accordi della Pace di Londra.

motti e i simboli dell’impresa di Fiume; al

Nel 1919 iniziò l’occupazione di Fiume,

contrario di quanto si pensi, a parte l’iniziale

territorio italiano non assegnato all’Italia

adesione ai fasci di combattimento, il poeta

dagli accordi internazionali. L’obiettivo di

11

“Io sono un animale di lusso; e il superfluo

non si iscrisse mai al partito fascista. Ebbe


dei

rapporti

con

già

incongruenza tra la sua vita pienissima e la

dall’esperienza di Fiume, che quest’ultimo

sua persona, afflitta costantemente da un

aiutò a finanziare. Mussolini cercava di

senso di vuoto e malinconia tipico del

ingraziarsi il poeta ricoprendolo di onori e

Decadentismo. Come riempire, allora, quel

assegnandogli

voleva

vuoto esistenziale impossibile da colmare

ricoprire, poiché temeva la sua popolarità e

con tutto ciò che di materiale si possa

la sua personalità indipendente. Addirittura

avere? D’Annunzio ci prova tramite l’Arte. Ci

venne messo sotto stretta sorveglianza dal

prova mostrando la sua realtà, vista con i

regime per i buoni rapporti che aveva col

propri occhi, e fare della propria vita

mondo socialista, libertario e rivoluzionario,

un’esperienza vivibile dal lettore. E dunque

in particolare con Alceste de Ambris,

la Parola, il Verso (spesso riportati proprio

socialista ed ex legionario di Fiume, e con il

con

politico Aldo Finzi, fascista di sinistra.

elementi fondamentali di una nuova ricerca,

D’Annunzio

la ricerca di un senso che dia significato a

cariche

Mussolini

che

successivamente

non

si

oppose

all’avvicinamento dell’Italia alla Germania di Hitler,

che bollò come un

“pagliaccio

feroce”.

maiuscola)

diventano

gli

tutto il suo agire. L’uso della parola dannunziana rispecchia in pieno l’estetismo del poeta: il suo linguaggio

Il 1° marzo 1938 il Vate morì nella sua villa.

è

Ai funerali di Stato voluti dal regime vi fu

descrizioni di cui è mezzo.

una straordinaria partecipazione; è sepolto nel mausoleo del Vittoriale.

aulico,

sfarzoso

proprio

come

le

È da ricordare, inoltre, che nonostante la classica avversione di insegnanti e di

Esteta, soldato, poeta, amante, romanziere,

personaggi politici, d’Annunzio oltre ad aver

drammaturgo,

stato

fatto la propria vita un’opera d’arte, è stato

Una vita piena,

un grande innovatore della lingua italiana e

esagerata, perversa in tutti i campi, ma una

se non fosse stato per lui, ancora oggi, non

vita in cui ha osato e che l’ha consegnato alla

avremmo i termini “tramezzino” e “velivolo”

storia, dipingendolo nell’immaginario comune

e senza di lui il Fascismo non avrebbe mai

come una figura eroica, al di là degli ideali

portato alla ribalta motti come “Me ne

da lui esaltati, spesso contestati perché

frego”, “Cosa fatta capo ha” e indumenti

affini a quelli del Fascio.

come la camicia nera e il fez (abbigliamento

esiliato;

Gabriele D’Annunzio.

questo

è

Ma una figura non è una persona: figura è ciò che oggettivamente si può osservare di una persona, costituita dall’insieme di gesta e azioni compiute da qualcuno; dietro ogni figura si cela una persona, un essere con i propri

dubbi,

le

proprie

paure,

preoccupazioni e motivazioni. Se con le sue gesta d’Annunzio si è certamente assicurato il ricordo dei posteri, troviamo una forte

12

l’iniziale

che d’Annunzio indossava quando se ne andò da Fiume) e non avrebbe mai dato vita al “manganello e olio di ricino”, che d’Annunzio propose a Mussolini e non avrebbe mai marciato su Roma, se non a imitazione della marcia su Roma e neppure gridato da un balcone l’entrata in guerra, se d’Annunzio non

lo

avesse

già

governativo di Fiume.

fatto

dal

palazzo


patria, l’Italia. Alla luce di ciò, notiamo che “’Me ne frego’ è scritto nel centro del gagliardetto azzurro che l'altra notte consegnai ai serventi delle mie mitragliatrici blindate, tra i pinastri selvaggi della collina, al lume delle torce e delle stelle, mentre la piccola schiera dei volontari dalmati cantava il vecchio canto del Quarantotto, grande come il tuono dell'organo nelle navate di Sebenico o di Spalato. Il motto è crudo. Ma a Fiume la mia gente non ha paura di nulla, neppure delle parole.”

il mito del superuomo, è una risposta ideologica alla crisi che l’intellettuale stava vivendo all’epoca. Un' altra caratteristica sovrumana che incontriamo in D'Annunzio è il “panismo”, proveniente dalla sua abilità di entrare in perfetta comunione con la natura e di trarne energia. Sebbene

ci

siano

molti

aspetti

che

conferiscono al poeta un atteggiamento eroico va sottolineato che nonostante le D’Annunzio dà vita ad una nuova figura letteraria

che

Decadentismo:

rompe il

personaggio

i

canoni

superuomo. gli

un'energia illimitata

del

Questo

conferisce

ed

inarrestabile

la

quale provoca nel suo animo una profonda volontà di dominio e lo autorizza ad agire oltre ogni confine morale.

energie inesauribili e il rigoglioso vitalismo, vi siano delle "forze disgregatrici" che ostacolano

la

sua

grandezza

e

il

raggiungimento dei suoi ideali. Queste forze sono due: la donna e la morte. La donna Ippolita Sanzio nel Trionfo della morte

,che

lui

identifica

come

un

personaggio che subordina l’uomo e ne succhia le energie portandolo così alla

“Non temere! Accogli l'ignoto e l'impreveduto e

distruzione. Troviamo poi la "Femme fatale" individuabile nel personaggio di Violante in

quanto altro ti recherà l'evento; abolisci ogni

“La Vergine delle rocce”, donna che ostacola

divieto; procedi sicuro e libero. Non avere ormai

il protagonista nella ricerca di una degna

sollecitudine se non di vivere. Il tuo fato non potrà

consorte. Un’ eccezione alla canonica figura

compiersi se non nella profusione della vita.” (da

della donna dannunziana è Foscarina Perdita,

Le vergini delle rocce)

personaggio de “Il Fuoco”, la quale decide di sacrificarsi e di abbandonare il protagonista per non distrarlo dal raggiungimento dei suoi

Il Poeta nutre una forte avversione per i principi

democratici

ed

egualitari

che

contagiano la potenza dell'eroe ed infatti la personalità di quest'ultimo gli conferisce il diritto di imporsi sulle masse instaurando una sorta di gerarchia. Così facendo ci appare come un “vate” che ha il compito di far riemergere la propria

13

obiettivi. Un altro discorso invece spetta alla seconda forza disgregatrice, la morte. Le forze negative della morte spingono, il protagonista de “Il trionfo della morte”, Giorgio

Aurispa

fallimento,

al

suicido

,

cioè

al

ma nonostante ciò la morte,

esercita un’evidente fascino sul Poeta che


assume

cosĂŹ

un

chiaro

atteggiamento

Decadente.

che minaccia la sua esistenza , ne diviene il cantore.

Dalle precedenti considerazioni possiamo affermare che il superomismo dannunziano non è altro che una risposta ideologica della sua posizione nella societĂ del tempo, egli pur di esorcizzare la paura verso la realtĂ

Roberta Asseri

14


15

Maria Pascoli è stata l'onnipresente sorella

si fece veramente complicata e le due

di uno dei grandi poeti del 1900: Giovanni

andarono a vivere per un po’ in casa del

Pascoli.

e

fratello Giacomo, il maggiore di età, ma,

controverso, ha saputo creare intorno al

quando questi decise di sposarsi, furono

fratello l'ambiente di cui aveva bisogno.

portate

Questa donna, descritta sempre come la

solamente quando Giovanni, ormai laureato e

pallida vestale della casa del fratello, ha

professore, le riprese con sé.

dimostrato

Si

Personaggio

una

affascinante

forte

sensibilità

e

in

collegio

ricostituì

da

allora

il

dove

nido

uscirono

che

non

soprattutto un gran carattere, che è ciò che

comprendeva, però, gli altri fratelli che ne

maggiormente colpisce chi ne studia la

restarono sempre al di fuori. Qualche anno

biografia, biografia di una vita nata nel

dopo “uscì dal nido” Ida con grande dolore di

segno della difficoltà.

Maria

Figlia di Ruggero e Caterina Pascoli, Maria

matrimonio

Pascoli detta Mariù, nacque nel 1865 poco

tradimento.

prima che il padre, amministratore delle

Da allora in poi la vita si sarebbe svolta fra

immense proprietà dei Torlonia, fosse

loro due, uniti in ogni momento della loro

ucciso, nel momento in cui le difficoltà

esistenza e profondamente infelici le rare

familiari si facevano gravi.

volte che dovettero, anche se per brevi

Dopo la sua morte la famiglia fu costretta a

periodi, allontanarsi.

trasferirsi a San Mauro e, diversamente da

Mariù fu profondamente legata anche ad un

quanto comunemente si afferma, se pure le

altro colosso della letteratura di questi anni:

condizioni non fossero più prospere come

Gabriele

una volta, era ben lontana dalla miseria.

lettere scambiate tra i due tra cui anche

Tuttavia la disgrazia maggiore si ebbe con la

alcune poesie di Mariù, che furono poi

morte di Caterina Pascoli, che non riuscì a

pubblicate sulla rivista "Marzocco", dove la

reagire all’assassinio del marito e alla morte

donna dimostra, se non una profonda

di una delle figlie. Fu allora che la situazione,

cultura, certo la conoscenza di regole

specialmente per Mariù e Ida, l’altra sorella,

poetiche.

e

Giovanni come

che un

D'Annunzio.

vissero vero

Molte

e

il

suo

proprio

furono

le


Gabriele

D’Annunzio

inviò

a

Maria

il

manoscritto dell’ultimo componimento di

Alcyone, il Commiato, che si chiude appunto con un’immagine di Maria:

Ode, così gli parla. Ed alla suora, Che vedrai di dolcezza lacrimare, Dà l’ultimo ch’io colsi in su l’aurora Giglio del mare. (vv.189-192)

Il ritratto di Maria è muto, ma il suo esserci

Maria

scrisse

dimostra che D’Annunzio l’aveva incontrata

ringraziamento a D’Annunzio che il poeta-

(i loro incontri sono stati brevissimi e non più

vate, autorizzato dalla donna, pubblicò sulla

di due o tre) e aveva anche sentito la forza

prima pagina della rivista Marzocco, il 10

della sua presenza muta.

gennaio 1904:

L’episodio ebbe anche poi un successivo sviluppo: D’Annunzio inviò a Maria, a Natale dello stesso anno, un panettone. A Gabriele D’Annunzio

Siedo pensosa, o Gabriel. Da canto m’è il dono vostro. Con la sua corona di rose, avvolta nel suo niveo manto, grande ma buona, la Pania dice: «A te, povera figlia, molto fu tolto, molto fu negato! Alla mia neve pallida somiglia freddo il tuo fato! Ma roseo come un cirro mio, ti s’alza oggi un pensier dall’anima. L’Aedo ch’a me tuttora per l’opposta balza giungere io vedo, lo so, t’offerse il dolce pane... Oh stanco è tuo fratello dal fatale andare!

16

allora

una

poesia

di


A lui lo porgi: per te basti il bianco giglio del mare!»

Il Vicinelli, che definisce il testo poetico di

mentre lei era per il fratello la sua ''povera

Maria Pascoli una «più esile voce di poesia»,

mamma''. In questo quasi surreale rapporto

cerca di spiegare la decisione di D’Annunzio

tra fratelli, nonostante il loro tentativo di

di farlo pubblicare: Gabriele, «sempre

restare attaccati al " tempo felice", con il

abilmente

voluto

passare degli anni, l'amarezza di Giovanni e

guadagnarsi le buone grazie di Giovanni, con

Mariù cresceva, assieme alla consapevolezza

cui c’erano

dell'avvicinarsi della morte.

state,

garbato»,

nel

tempo,

avrebbe

delle

tensioni

e

Le lettere mostrano che i due fratelli si

incomprensioni.

resero conto, ad un certo punto, che la loro

Tutta l’ultima parte del Commiato è, infatti,

vita in comune era stata assurda, perché si

un grande e potente omaggio a Giovanni

erano condannati a un amore non praticabile,

Pascoli e alla sua poesia, ma la pubblicazione

a una vecchiaia senza figli.

della poesia della sorella era per D’Annunzio

Anche Mariù, che nella passione per il

certamente il modo migliore per rientrare

fratello aveva trovato un senso pieno per la

nelle grazie di Giovanni.

propria vita, era tormentata dal rimpianto

Comunque gli anni più significativi della vita

per i ''figli suoi non nati'', e tante volte nella

di Maria Pascoli furono quelli dopo la morte

corrispondenza con la sorella Ida ricordava

di Giovanni, avvenuta nel 1913, perché allora

''l'enorme gioia'' che aveva ''in quei tre

veramente divenne la vestale della sua opera

capini biondi", i nipoti.

e della sua memoria.

Maria morì nel 1953, lasciando, per via

È stata proprio Maria, infatti, a raccontare

testamentaria, al Comune di Barga la casa, la

le memorie del "nido", “mettendo in campo”

cappella, i libri, i manoscritti di Giovannino, i

le lettere private che Giovannino inviò dalle

premi da lui ottenuti, i ricordi di famiglia e

sue

lettere

quant'altro nella casa è contenuto, con

appassionate, come di un amante prima

l'obbligo di provvedere alle spese della

felice, poi deluso, anzi disperato. Chiama le

manutenzione. Fu sepolta nella cappella della

due

sua

diverse

sorelle

«compagnine»,

trasferte:

con

sono

molteplici

«sorelline»,

diminutivi: «mammine»,

dimora

di

Castelvecchio

accanto

all'amato fratello Giovanni.

«anime adorate», «angioline mie belle».

Maria ha lasciato la storia della sua vita in

Pascoli era inseparabile dalla famiglia, anche

un manoscritto che è poi stato pubblicato

quando era lontano rimaneva attaccato alle

dopo la sua morte da Augusto Vicinelli:

sorelline. Le lettere sono disseminate di

M. Pascoli, Lungo la vita di Giovanni Pascoli,

tanti accenni alla loro vita affettuosa. Mariù

memorie curate e integrate da A. Vicinelli,

considerava Giovanni il suo ''figliolino'',

Milano, Mondadori 1961.

Paola Campagna

17


A partire dal XIX secolo, la società

Tali idee si traducono nel rifiuto, da parte

occidentale, toccata da importanti scoperte

della società, dell’arte non massificata e

nell’ambito

l’intellettuale diviene un reietto, inutile

tecnologico,

si

rinnova

completamente per mezzo dell’economia e

perché non produttivo.

dell’industria.

Non resta che reagire, rendendo l’arte uno

La creazione di beni, resa più efficiente

strumento della modernità, ponendosi al di

dall’uso

sopra

delle

macchine

e

dalla

di

tutto,

razionalizzazione della produzione, diviene

atteggiamento

maggiormente

anticonformismo.

legata

al

capitale,

che,

o di

assumendo

un

ostentato

concentrato nelle mani di poche società, non

Ma la frustrazione dell’intellettuale si

solo

codifica nella figura dell’inetto, l”ineptus”, il

fa

scomparire

dell’imprenditore

la

figura

indipendente

ed

non adatto alla vita.

individualista, ma anche quella del piccolo

Tra gli autori che hanno analizzato la

proprietario

provocando

caratteristica dell’inettitudine, risalta Italo

l’impoverimento della classe media e la

Svevo, che, a differenza di quanti lo hanno

formazione

impiegatizio,

preceduto, non solo ritrae la condizione

costretto ad un lavoro monotono, arido ed

psicologica di coloro che soffrono di questa

opprimente, che nausea come prendere

incapacità, ma ne individua anche le radici

“troppo di un sol cibo”. Tale ceto affronta la

sociali.

nascita, provocata da una comunicazione

I protagonisti delle sue opere più importanti

veloce e dalla produzione in vasta scala, della

“Una vita” (1892), “Senilità” (1898) e la

cosiddetta

massa”,

“Coscienza di Zeno” (1923), sono accomunati

dalla

innanzitutto dall’incapacità di decidere,

o di

caratterizzata

artigiano, un

ceto

“società

di

dall’omologazione,

perdita dell’autonomia individuale e dalla

infatti come già scrive Leopardi nel 1821:

scomparsa del singolo, che, non più artefice

“È cosa evidente […] che gli uomini di

del proprio destino, entra in crisi.

maggior talento sono i più difficili a

Questa realtà si fonda su nuovi ideali: il

risolversi […]; i più incerti, i più barcollanti e

progresso, la produttività e il profitto.

temporeggianti,

i

più

tormentati

da

quell’eccessiva pena dell’irresoluzione; i più

18


inclinati e soliti a lasciar le cose come

letterato, privilegiato nello spirito. Ad

stanno; i più tardi, restii, difficili a mutar

esempio Emilio tenta di indossare, con la

nulla del presente, malgrado l’utilità o

donna amata, le maschere del “libertino” e

necessità conosciuta. E quanto è maggiore

dell’“l’uomo

l’abito

profondità

come un uomo “immorale superiore”, ma

dell’indole, tanto è maggiore la difficoltà e

queste “maschere” sono supportate solo da

l’angustia di risolvere”.

alibi

Pertanto sono proprio le qualità intellettuali

inevitabilmente dinnanzi alla realtà, in cui

dell’inetto a condurlo verso un continuo

egli non solo è un romantico sentimentale,

studiarsi e osservarsi, fermandone l’azione

schiavo del moralismo tradizionale, ma

e isolandolo, allontanandolo dalla vita, che,

manifesta,

non vissuta ma osservata, è irraggiungibile

professato, un aristocraticismo classista.

anche a causa della goffaggine nei rapporti

In ciò si manifesta il carattere “malato”

interpersonali.

dell’inettitudine, che spinge i personaggi a

di

riflettere

e

la

Ciò

nonostante

rappresentandosi

autoinganni,

che

nonostante

Alfonso Nitti e Emilio Brentani, continua a

degradazione dei temi culturali del tempo, e

nutrire il proprio cervello, un “essere

a rifiutare i

inutile”, “passando ore intere a tavolino” con

borghese, rendendoli “prince des nuées”,

lo studio della letteratura e della filosofia,

adatti solo a “voli poetici”.

opponendosi all’idea di forza virile, che ne

Tuttavia nella “Coscienza di Zeno” emerge il

causa l’esclusione dal meccanismo brutale

carattere “sano” dell’inettitudine, poiché

della lotta per la vita, poiché: “Chi non ha le

l’eroe inetto è un “abbozzo”, il più disponibile

ali necessarie quando nasce non gli crescono

al cambiamento.

mai più. Chi non sa per natura piombare a

I veri malati sono i borghesi, poiché

tempo debito sulla preda non lo imparerà

prigionieri dei propri valori. Infatti cos’è la

giammai e inutilmente starà a guardare come

malattia se non parte integrante del falso

fanno gli altri, non li saprà imitare. Si muore

progresso?

precisamente nello stato in cui si nasce, le

La “vita attuale è inquinata alle radici”,

mani organi per afferrare o anche inabili a

perché la salute “non può appartenere che

tenere”.

alla bestia che conosce un solo progresso,

L’inetto è escluso da questa lotta e,

quello del proprio organismo”, infatti l’uomo,

perdendo

a

affidandosi completamente a ordigni che

“guardare” quanti, con le giuste doti, si

non hanno più niente a che fare con l’arto, fa

esprimono nell’azione.

sparire la legge del più forte.

Egli avverte la sua “inferiorità”, ma decide

La “salute” tornerà solo per mezzo della

di

distruzione del mondo.

creare

partenza,

una sé

realtà stesso

è

costretto

diversa,

in

attraverso

cui le

immagini fittizie dell’uomo virile o del

stereotipi,

socialismo

seguire

in

degli

il

crollano

l’intellettuale, rappresentato nelle figure di

rappresenta

19

e

navigato”,

causando

falsi miti della

la

società

Daniela Rullo


20

Fëdor Dostoevskij nasce a Mosca nel 1821.

propria coscienza e sono animati da desideri

Grazie alla madre, inizia a conoscere la

di riscatto e di vita, che, vissuti con

Bibbia, le opere di Puškin e di Žukovskij, che

particolare intensità, li portano a scontrarsi

lo portano a coltivare un grande interesse

con la società.

per la letteratura. Si diploma in una scuola

Dostoevskij lascia che le idee e i problemi

di

di

dei suoi personaggi si manifestino nei

dimettersi dal servizio e andare incontro

dialoghi, sempre inconclusi e pronti per

alla povertà per seguire la sua aspirazione

essere ripresi. La narrazione nelle opere di

letteraria.

Dostoevskij

Viene condannato a morte nel 1849, a causa

fortemente soggettiva, gli avvenimenti sono

della

di

infatti filtrati attraverso la coscienza dei

intellettuali socialisti, accusati di avere

personaggi, spesso tormentati da infermità

scopi sovversivi. Solo dinanzi al patibolo gli

e stati mentali portati all’estremo, grazie ai

viene commutata la pena a quattro anni di

quali

lavori forzati in Siberia, dove si aggravano

L’argomento della malattia è utilizzato in

le sue condizioni di salute. Dopo essere

diversi

tornato in Russia continua la sua carriera

“Memorie

letteraria che lo impegna fino alla morte

protagonista, confessa: “Sono un uomo

avvenuta nel 1881.

malato … Sono un uomo maligno. […] Credo mi

Dostoevskij viene considerato realista nel

faccia male il fegato”, invece in “Umiliati e

senso più alto, poiché riesce a raffigurare,

Offesi”,

attraverso le sue opere, le profondità

morte, decide di scrivere la sua storia per

dell’animo umano: i suoi personaggi hanno una

trasformare

ingegneria

militare,

partecipazione

ad

ma

un

decide

gruppo

non

rivelano romanzi, dal

il

è

la ne

oggettiva,

loro

vera

sono un

sottosuolo”,

protagonista, i

suoi

anzi

natura. esempio:

in

cui

prossimo

sogni

è

malati

il

alla in


un’occupazione. Ad aggravare le condizioni

“Delitto e castigo”, Raskol’nikov . Egli uccide

fisiche e mentali dei personaggi vi è una

una vecchia usuraia, per dimostrare a se

anoressia indotta, dovuta ad una scarsa e

stesso di essere in grado di trasgredire la

irregolare ingestione di cibo, che ritroviamo

legge morale, di far parte degli uomini

anche in “Delitto e Castigo”.

superiori, ovvero di coloro che, senza

In

21

politica

Dostoevskij

lo

rimorso, ottengono “una morte, cento vite in

slavofilismo, sebbene non vi si rispecchi

cambio”. L’ideale di Raskol’nikov crolla alla

pienamente;

e

prima impresa, non riesce a superare il

l’unione di tutti gli slavi sotto la guida

proprio crimine e la sua salvezza avviene solo

suprema della Russia e crede che: “[La

per mezzo di Sonja, una giovane prostituta,

Russia] possa dire a tutto il mondo, a tutta

che, grazie alla sua fede autentica, indica a

l’umanità e alla civiltà europea, una sua

Raskol’nikov la sofferenza e la fede come

parola, nuova, sana e ancora mai udita dal

unica via per l’espiazione del suo peccato.

mondo”, ma la Russia in questo periodo sta

Importanti temi sociali vengono denunciati

subendo diversi influssi stranieri, in speciale

nel romanzo. La vita stessa di Sonja mostra

modo dal progresso e dal socialismo europeo

le cause principali della prostituzione:

(da cui Dostoevskij si è allontanato in

l’alcolismo,

seguito ai lavori forzati in Siberia). La

precoce orfanezza, il secondo matrimonio di

società russa sta perdendo la propria

uno dei genitori e la disoccupazione.

identità, se non torna al vero popolo, quello

Nelle opere di Dostoevskij viene analizzato

dei

autentica,

anche il rapporto tra padri e figli: nell’opera

raggiungerà la distruzione, il caos e la

“Umiliati e Offesi” abbiamo tre esempi di

rivoluzione.

padri e figlie, rappresentate da Ichmenev e

Proprio da questa rivoluzione Dostoevskij

Nataša, Smith e la madre di Nelly e

vuole mettere in guardia con la composizione

Valkovskij e Nelly. Le prime due coppie si

del romanzo “I demoni”. Nel romanzo

evolvono dall’ amore possessivo e assoluto

vengono descritti dei nichilisti; il termine

dei due padri, traditi dalle figlie, scappate

nichilismo non ha la stessa valenza europea

per inseguire la passione amorosa, e, mentre

puramente filosofica, ma, in Russia, sta ad

Ichmenev e Natasa riescono a ritrovare un

indicare un movimento rivoluzionario e, per

equilibrio, Smith e sua figlia hanno una fine

Dostoevskij, anche la perdita dei valori

tragica. Il rapporto tra Valkovskij e Nelly è

tradizionali.

totalmente

desidera

contadini

la

dalla

Gli

atei

sostiene liberazione

fede

Stavrogin

e

la

necessità

privo

materiale,

d’affetto.

la

Molto

Verchovenskij, escludendo Dio, si sono messi

importante è la decisione di Nelly di

al suo posto, ma vivere nella convinzione del

condannarlo

“tutto è permesso” porta Stavrogin a violare

decidendo di non dargli la lettera della

una bambina e ad indurla al suicidio. Egli vive

madre in cui ella assicurava all’uomo che, se

tutto con estrema freddezza, ma, a causa

avesse legittimato sua figlia, una volta

dell’indifferenza e dell’orgoglio, non riesce

morta, avrebbe implorato Dio per la sua

ad espiare la sua colpa e decide di suicidarsi.

salvezza. Nel romanzo “Delitto e Castigo”

Ben diverso è il destino del protagonista di

secondo

alla

dannazione

l’interpretazione

di

eterna,

Pasolini,


Raskol'nikov è vittima di una passione

il superamento della condizione filiale e del

infantile edipica. Egli è turbato dall'amore

loro compromesso con il mondo dei padri in

della madre "le cui conseguenze sono quelle

cui sono infelici e ansiosi.

ben note: la sessuofobia, la freddezza

Analizzando la colpa, l’accettazione della

sessuale e il sadismo" e solo a seguito della

sofferenza, la libertà di scelta, l’esistenza

sua morte riesce ad accettare il suo amore

di Dio e il libero arbitrio cristiano, con i loro

per

fratelli

personaggi, tormentati dalla sofferenza,

Karamazov”, viene affrontato il tema del

dalle passioni e dai dubbi comuni agli uomini

parricidio. Tutti i figli sono colpevoli della

di tutti i secoli, le opere di Dostoevskij

morte

diventano il miglior modo per analizzare e

Sonja.

del

Nel

padre:

romanzo

Dmitrij

“I

per

averla

desiderata, Alëša per non essersi reso conto

conoscere se stessi e gli altri.

dell’imminente tragedia e Ivan per aver

“I libri sono un giacimento sterminato per

compromesso, con le proprie idee del “tutto

comprendere

è

Cominciate con Dostoevskij, cari ragazzi”-

possibile”,

Smerdjakov,

il

fratello

esecutore

illegittimo

materiale

del

la

vita

e

attraversarla.

Sergio Mattarella.

crimine. I personaggi di Dostoevskij sognano

Daniela Rullo

22


I nostri antenati è una trilogia di romanzi (Il

Calvino affronta, con molta originalità,

visconte dimezzato, Il barone rampante e Il

problemi di stringente attualità nei suoi

cavaliere

anni: il boom economico, il rapido sviluppo

inesistente)

sull’uomo

contemporaneo composta da Italo Calvino.

dell’Italia, paese agricolo ed arretrato, che

Questo scrittore riprende, in molte delle

si appresta a diventare industrializzato,

sue opere, i personaggi tipici dell’epica

tutti gli effetti che tale processo poteva

cavalleresca

produrre sulla vita sociale e sulla psicologia

che

compaiono

anche

nell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto: il

dell’uomo.

re Carlo Magno, i suoi fedeli paladini ecc.

Lo scrittore tratta, in modo particolare,

Ariosto aveva riempito la materia medievale

quest’ ultima tematica nel romanzo “Il

e feudale di contenuti innovativi e ne aveva

cavaliere inesistente”.

attualizzato motivi e temi in un contesto

Il cavaliere inesistente è un paladino di

sociale

Carlo

diverso,

per

esprimere

una

Magno,

Agilulfo,

estremamente

differente concezione di vita. La stessa

preciso nel compiere le sue mansioni,

operazione culturale compie lo scrittore

eccellente, ma che in realtà non esiste, non

novecentesco.

essendo niente altro che un’armatura vuota. Agilulfo è “ figura” dell’uomo nuovo creato

23


dalla modernità, ridotto a pura funzione,

gettare un’occhiata sulla

esecutore di compiti, ma di per sé vuoto,

circonda: la nostra è una società molto più

senza una sua individualità o personalità.

efficiente, funzionale, in cui l’uomo “rende”

Lo scrittore novecentesco scrive nella

sicuramente di più, ma è quasi artificiale,

prefazione a “I nostri antenati”:

alienato nelle sue mansioni, non si interessa

-Oggi viviamo in un mondo di persone cui la

della realtà che lo circonda e corre, corre,

più semplice individualità è negata, tanto

corre verso il nulla, è un’armatura vuota.

sono

di

Questa sostanziale metamorfosi implica una

comportamenti prestabiliti. Il problema oggi

vera e propria perdita totale di sé, priva

non è ormai della perdita di una parte di sé

l’individuo della sua natura umana e lo

stessi, è della perdita totale, del non esserci

avvicina sempre di più a una macchina o

per nulla. […] Dall’uomo primitivo che,

magari a uno dei prodotti della tecnologia

essendo tutt’uno con l’universo, poteva esser

moderna.

detto

Il diffondersi di un uomo totalmente

ridotte

a

un’astratta

ancora

indifferenziato

somma

inesistente materia

organica,

arrivati

all’uomo

disinteresse verso tutte le questioni della

artificiale che, essendo tutt’uno coi prodotti

società in cui vive implica, inevitabilmente,

e con le situazioni, è inesistente perché non

anche

fa più attrito con nulla, non ha più rapporto

dell’individualità, del pensiero critico e

con ciò che (natura o storia) gli sta intorno,

quindi dell’identità di ognuno, fomentando, in

ma solo astrattamente «funziona». –

questo modo, l’impossibilità di quel tanto

siamo

dalla

perché

realtà che ci

lentamente

immerso nel

una

suo lavoro e che nutre

mancata

promozione

sperato e necessario “sviluppo sociale”. Per rendersi conto della straordinaria attualità del pensiero di Italo Calvino, basta

Antonello Darino

24


25

Arrivata in Italia da Los Angeles con i capelli

Pavese scrive “Lei è poesia, nel più letterale

biondi pettinati da diva del “bosco sacro”

dei sensi. Possibile che non l’abbia sentito?”

cinematografico, gli occhi grandi da gatta e

(Il mestiere di vivere), portò a termine dieci

andamento sensuale, la bellissima attrice

liriche nel giro di un mese: 10 marzo, 11

Costance Dowling, con sua sorella Doris,

aprile 1950, in cui c’era la confessione del

cercava fortuna nella patria del cinema

suo stato d’animo “Non sono mai stato così

mondiale negli anni Cinquanta.

vivo come ora, mai così adolescente ; nello

Proprio in questi anni di ricerca di gloria,

stesso tempo doveva tenersi pronto a

l’attrice divenne la Musa ispiratrice di

poterla perdere, cosa che Pavese non fece

Cesare Pavese, artista

logorato dalle

poiché non intuì che Costance non lo amava.

frustrazioni d’ amore. Conosciuto nella notte

La diva, non divenuta famosa come sperava

del Capodanno del 1950, con lui condivise un

, decise di ritornare ad Hollywood. Pavese,

amore tormentato, e Pavese si innamorò

pur di non perderla, scrisse per lei e per la

fatalmente di un’ illusione; infatti Costance

sorella una sceneggiatura “Le due sorelle”,

“giocò” con quest’ ultimo nel tentativo di

ma questo non bastò a tenerla con sé.

entrare nella cinepresa dei grandi, così

Infatti la stessa Dowling non capì di quanto

incontrò grandi registri come De Sica e

grande e importante fosse Pavese, ma lo

Zavattini. Questa donna si dimostrò per il

aveva preso per un semplice sceneggiatore

famoso

di film italiani. Connie non riuscì a cogliere

poeta

condanna

e

salvezza,

tormento e sollievo.

nemmeno la fragilità, la sete di purezza del

Il loro amore farraginoso fu per lui, allo

poeta. Dopo averla persa, egli non demorse e

stesso tempo, uno stato di grazia, infatti

continuò a credere nel loro amore come un


bambino,

con la

innocenti.

scelta del regista che, in occasione della

Continuò a lavorare, a scrivere, sapendo che

produzione del film “The Skin of Our

Costance c’ era e lo “possedeva”, mentre la

Teeth”, decise di mettere la testa a posto e

diva dall’ altra parte del mondo sperava

restare vicino alla famiglia. Ma quando

potesse congedarlo con una lettera e che il

Costance gli telefonò in una notte del ’42 per

tempo e l’ Atlantico avrebbero fatto il

congratularsi con lui per il successo che

resto. Purtroppo per Pavese non fu così: man

stava riscuotendo il suo film e gli parlò di

mano capì. Lui, che si era lasciato incantare

Sam Glodwyn che la voleva come attrice in

da quella donna di estrema bellezza e

una sua sceneggiatura, in Kazan si risvegliò

ispirazione poetica per potersi aggrappare

la passione e, geloso di Glodwyn, chiese alla

alla vita e ritrovarne il piacere di viverla, si

donna di incontrarsi. Così qualche giorno

trovò sperduto.

dopo i due si rividero e l’amore ricominciò.

Ma perché questa ostilità della Dowling

Negli anni a seguire Kazan ebbe sempre più

verso l’amore estremo e sfrenato del poeta

successo nel mondo cinematografico, così

? Forse perché aveva perso la fiducia negli

iniziò un periodo di continuo viaggiare tra

uomini dopo la storia con il regista Elia

New York; moglie e figli lo sostenevano ma a

Kazan.

ancora

Hollywood faceva coppia fissa con Connie.

adolescente Costance lavorava al Belasco

Ma ben presto Elia fu stanco di questa vita.

Theatre sperando di diventare attrice,

Mentre la Dowling non riscosse più successo,

Kazan, ormai ventinovenne, cadde in una

poiché licenziata da Glodwyn, la carriera di

passione sfrenata per il fascino giovanile

Kazan era in continua ascesa ; il regista si

della bella ragazza statunitense, di cui parla

accorse di non provare nulla per la sua

nella sua biografia “A life” in circa duecento

compagna

pagine. Il suo amore per la Dowling fu molto

lasciarla. Nel 1945 si arruolò nell’ esercito e

diverso da quello di Pavese, infatti mentre il

scrisse una lettera di scuse ed ennesime

poeta italiano scrisse: “E’ così buona, così

promesse alla ormai cresciuta Costance che

calma, così paziente. Così fatta per me ,

rispose: “Perché non impari a comportarti da

riferendosi alle qualità interiori della donna,

uomo? Dimenticami. C.”.

il regista, sfacciato, confessava gli effetti

Il regista continuò la sua sfrenata vita alla

dell’ attrazione fisica provata per Connie:

ricerca di nuove passioni, mentre Costance

“Me la vedo in piedi immobile davanti a me, i

approdava sulle coste italiane. Pavese,

suoi piccoli seni sodi, le gambe perfette, il

invece, dopo l’abbandono della donna, non

suo ventre che sporge sensualmente come

riuscì ad uscirne più, non riuscì a ritrovare

nelle donne delle pitture del Rinascimento

se stesso. Continuò a scrivere per e di lei.

Nel

fede degli

1937,

quando

la

italiano.”

scappatelle

e

decise

di

Vide così tanto la figura di una Musa in

Kazan a quei tempi era già sposato e aveva

Connie, che scorse nei suoi occhi l’ultima

figli,

scialuppa

nonostante

continuamente

26

di

all’

ciò

prometteva

innocente

nell’

oceano

della

solitudine.

bellezza

Trasformò lo sguardo magnetico di Costance

americana di voler divorziare. Nel 1941 la

in una poesia funebre “Verrà la morte e avrà

passione dei due sembrava esser finita per

i tuoi occhi”. Chissà se nella notte tra il 26 e


27 agosto del 1950, Pavese riuscì a rivedere

inermità, nulla” (Il mestiere di vivere)

quegli occhi mentre veniva pervaso dal sonno

Pavese non si è suicidato per l’ amore non

eterno indotto dai troppi sonniferi, in una

corrisposto di Costance, o Connie, come

stanza di Hotel a Torino. Lui che scriveva

soleva

“Non ci si uccide per amore di una donna. Ci

dedicava, ma per il mancato ritrovamento di

si uccide perché un amore, qualunque amore,

se stesso, infatti egli stesso confessa nei

ci rivela

suoi Dialoghi con Leucò : “Io cercavo,

nella nostra nudità, miseria,

chiamarla

nelle

poesie

che

le

piangendo, non più lei ma me stesso. Un

vecchio amore, abbandonandosi anch’ essa

destino se vuoi (…) Ho cercato me stesso.

ad un sonno artificiale, a soli 49 anni.

Non si cerca che questo”, lo stesso destino

Qualche giorno prima della sua morte,

che ha incontrato anche la bella Musa che,

Pavese decide di scrivere, come confessa

dopo essere tornata in America ed essersi

egli stesso, “con tono malinconico” un ultimo

sposata

produttore

Blues,

decise

rappresentasse il suo amore sbocciato

con

cinematografico

il Ivan

noto Tors,

di

togliersi la vita nello stesso modo del suo

una

musica

malinconica

che

parzialmente, ma totalmente tormentato:

It was only a flirt you sure did know some one was hurt long time ago All is the same time has gone by some day you came some day you’ll die Some one has died long time ago some one who tried but didn’t know

Marcella Stabile

27


28

Nato a Siracusa nel 1908, figlio di un umile

in maniera schietta, trasferendo nei suoi

ferroviere, Elio Vittorini trascorre una

testi la vivacità orale; è immune dalle

frenetica infanzia segnata dai numerosi

rigidezze accademiche e specialistiche.

viaggi in compagnia del padre e dal desiderio

È di questo periodo la passione per i grandi

di evadere dalla ristrettezza dell'ambiente

letterati europei, ma, in particolare, per

siciliano: scappa più volte di casa finchè si

quelli anglosassoni: da autodidatta impara

trasferisce nel 1924 a Gorizia, dove trova

l'inglese, una lingua che non riuscirà mai a

lavoro in una ditta edile. Le sue radici sono

parlare, ma da cui tradurrà magistralmente

certamente atipiche, per nulla accostabili a

decine e decine di opere.

quelle di altri scrittori, anche se nel Friuli

Al pari di Cesare Pavese, Vittorini riesce a

Vittorini scopre a poco a poco la sua vena

diffondere in Italia la moderna letteratura

artistica e, nel 1927, inizia addirittura a

inglese e a creare il mito della grande

collaborare con diverse riviste e quotidiani,

America: il mito di una civiltà moderna,

in particolare con “La Stampa”. Sposa nello

progredita,

stesso anno Rosa Quasimodo, sorella del

contrapposizione a quella italiana, arcaica,

celebre poeta; insieme si trasferiscono a

arretrata, rurale e provinciale, che Elio

Firenze, dove Elio collabora con la rivista

rifiuta fin dall'adolescenza.

“Solaria”.

circoli

Nasce con Vittorini una denuncia sociale che

culturali più in voga della Firenze del tempo,

ingloba in sé l'avversione nei confronti di

come il caffé delle “Giubbe Rosse”; intorno

una letteratura italiana provinciale e priva di

a lui si crea l'immagine del “solariano”, di uno

originalità. Se si considera che egli dichiara

scrittore anticonformista e antifascista,

con grande forza le proprie idee, in un

dalle grandi speranze universaliste. Scrive

momento storico in cui il regime fascista

Vittorini

frequenta

i

industriale

e

cittadina,

in


sopprime con violenza le voci “scomode”, ci

Terminata la guerra, fonda una rivista dal

si può rendere conto della grandezza di

nome “Il Politecnico”, in cui cerca di

quest'uomo.

fondere, alla maniera illuministica, il sapere

Recuperando dai modelli d'oltreoceano il

scientifico e le scienze umane; tuttavia,

desiderio

realtà

l'aperta cultura del periodico e la volontà di

contemporanea, nel 1938 Vittorini scrive il

Vittorini di scindere la ricerca intellettuale

suo romanzo più importante, “Conversazione

dalla scena politica provocano il dissenso di

in Sicilia”, che rappresenta il continuo

Togliatti: la rivista non viene più pubblicata

desiderio di recupero dell'uomo, logorato

ed Elio si allontana dal Pci. Ma Vittorini non

dai soprusi della dittatura, la cui unica

è un uomo che si scoraggia e le sue qualità di

necessità resta la sopravvivenza, resa più

scrittore gli sono riconosciute in tutta

leggera

Italia: trova lavoro dunque presso Einaudi,

di

raccontare

la

solo dal piacere del vino. Il

presente,

dominato

è

dove si rivela anche un ottimo scopritore di

tristezza e dolore, violenza e rassegnazione

nuovi talenti, tra cui il noto Italo Calvino, suo

alla violenza; è impossibilità di vivere, di

futuro collaboratore de “Il Menabò”. Gli

parlare, di studiare, di scrivere, di ribellarsi.

ultimi anni della sua vita sono segnati da una

Il libro viene sequestrato dalle autorità, ma

grave malattia, che non gli impedisce

Vittorini non demorde e mostra grande

tuttavia di continuare la sua fittissima

audacia durante la guerra, quando svolge

attività editoriale. La tenacia, di cui si era

attività clandestina per conto del Partito

fatto

Comunista

arrestato,

accompagna anche durante il calvario della

scontando alcuni mesi nel carcere di San

malattia, segno del fatto che, prima di

Vittore a Milano.

essere un pregevole artista, Vittorini è un

Le sue ultime esperienze, a cui si aggiunge

grande uomo. Si spegne a Milano nel 1966,

anche

all'età di 57 anni.

per

l'attiva

poi

dal

fascismo,

essere

partecipazione

alla

portatore

sotto

Mussolini,

lo

Resistenza, sono da lui raccolte nel 1945 in “Uomini e no”, il romanzo in cui esprime maggiormente gli influssi del neorealismo.

Emiliano Capezzuto

29


E’ questa la risposta che Italo Calvino trova

persone affette da minorità, deficienze e

a tutti i suoi interrogativi nella sua opera ‘La

malformazioni.

giornata

viene

Amerigo parte con lo scopo di controllare la

pubblicata nel 1963 dopo una gestazione

correttezza delle votazioni, ma l’incontro

decennale.

con

Il lungo periodo di stesura del libro è,

fortemente il suo animo e sposta la sua

probabilmente, dovuto alla crisi interiore

attenzione sui limiti dell’umano.

attraversata da Calvino in quegli anni, che

E’ la vista dei malati del Cottolengo che

riguardò soprattutto il suo impegno politico.

mette in crisi i valori di Amerigo e fa

Il romanzo è caratterizzato da un’intensa

nascere in lui degli interrogativi sul senso

riflessione sul senso dell’umano e da una

dell’arte e della cultura in un mondo in cui

breve testimonianza di una periodo della

sono presenti esseri deformi, che nessuna

storia del nostro paese.

opera d’arte o nessun politico potrà salvare.

In quest’opera, che viene spesso definita

Amerigo è, quindi, travolto da un’enorme

autobiografica, l’autore veste i panni di

crisi spirituale; si chiede che senso abbiano

Amerigo Ormea, intellettuale comunista

cose come la polemica reazionaria, le lotte

nominato scrutatore al Cottolengo, celebre

per la democrazia e il concetto d’uguaglianza

istituto religioso di Torino che accoglieva

per queste persone che, pur vivendo in

d’uno

scrutatore’,

che

il

dolore

e le

deformità

scuote

‘un’altra città’, ne vengono coinvolte; si

30


domanda che senso abbia l’umano e quali

attenzioni, e il contadino: la prima fa questo

siano i propri limiti, appunto perché non

per sua scelta, è lei che ha scelto la missione

capisce come, dinanzi a tutto questo dolore,

di dedicare la propria vita agli umili; il

una persona possa riuscire a non arrendersi.

contadino, invece, non ha scelto di stare lì,

E’

poco

non ha voluto quel legame che lo porta a

significativa che dà ad Amerigo tutte le sue

trovarsi in quel luogo di dolore, non è quella

risposte, la scena di un padre contadino che

la sua vita, eppure ogni domenica abbandona

passa la domenica ad osservare il figlio

la sua quotidianità per veder “masticare” il

malato mangiare delle mandorle, mentre lo

figlio. Così Calvino capisce che questo è

guarda intensamente negli occhi. Calvino fa

l’amore e, quindi, che ‘l’umano arriva dove

un paragone fra una suora, che ama tanto i

arriva l’amore’.

una

scena

apparentemente

malati che accudisce e dà loro tante

Andrea Cresci

31


32

‘Viviamo in un’epoca dove le cose superflue

finisce male: Dorian, infatti, la abbandona

sono le nostre uniche necessità’, questa è

freddamente. Sybil si uccide e, il giovane,

una delle frasi che più colpisce dell’opera

superato il dolore facilmente, trascorre la

scritta da Oscar Wilde, ‘Il ritratto di Dorian

stessa serata in teatro, come se non fosse

Gray’ e che, sicuramente, descrive al meglio

successo nulla. Il giorno dopo, però, scopre

anche la società moderna. Quando l’opera fu

che il suo ritratto è cambiato: è apparsa

pubblicata, attirò l’attenzione di tutti. La

infatti sul suo volto un’espressione di

storia inizia nello studio del pittore Basil

crudeltà che prima non c'era. A questo

Hallward, che decide di dipingere un quadro

punto Dorian decide di nascondere il

ad un ragazzo di nome Dorian Gray. Dorian è

ritratto in soffitta e di continuare la sua

un bellissimo giovane che, sia per il suo

vita piena di vizi, conservando intatto il suo

aspetto fisico che per il suo modo di

bellissimo viso mentre il quadro invecchia e

pensare, suscita in tutti un particolare

diventa sempre più orribile. Una notte

interesse.

dal

Dorian uccide Basil Hallward, il suo amico,

pittore, è così ben riuscito che il ragazzo

che ha tentato di rimproverargli il suo modo

stesso, ammirandolo, esprime il dolore di

di comportarsi e, come se non bastasse, fa

dover

ritratto

distruggere il corpo del pittore da un suo

sarebbe rimasto sempre giovane. Fa un vero

amico chimico. Dorian non viene scoperto,

e proprio patto con il diavolo per far sì che

ma il ritratto diventa sempre più mostruoso

avvenga il contrario: lui rimarrà giovane e

e sulla mano che ha dato il colpo mortale

bello mentre il quadro invecchierà al posto

all'amico appare una goccia di sangue. Alla

suo. Si fidanza con Sybil Vane, ma la storia

fine, stanco e ossessionato da quel ritratto

Il

ritratto,

invecchiare

regalatogli

mentre

il


che diventa come uno specchio della sua

artefice del proprio destino e prima di

anima malvagia, Dorian Gray colpisce con un

seguire gli altri bisogna sempre consultare

coltello il cuore del ritratto, ma accade un

la propria coscienza. Per fortuna, spesso, la

cosa incredibile: Dorian stesso muore,

coscienza prevale sulle scelte sbagliate e

mentre il quadro riacquista l’aspetto che

nell’opera lo capiamo alla fine del romanzo,

aveva all’inizio, una meravigliosa giovinezza

quando Dorian Gray distrugge il quadro e,

pura. Giovinezza e bellezza sono aspetti

uccidendosi, probabilmente, ammette le

importantissimi della vita, ma Dorian ne fa,

colpe di una vita fatta di cattiveria e

purtroppo, il valore più importante. Molti

malvagità.

condannarono l’opera perché parlava di

Il ritratto rappresenta l’animo di Dorian

azioni orribili del giovane, ma tanti altri

Gray: ogni qualvolta lui si macchia di una

videro nell’opera un capolavoro. Il messaggio

colpa

che

molto

raccapricciante, ciò significa che l’animo

importante: nella vita non bisogna pensare

interiore di Dorian diventa sempre più

all’arricchimento esteriore perché di esso

cattivo. Quando Dorian si accorge che il

non rimarrà nulla; la cosa più importante è

quadro cambia e diventa lo specchio della

arricchirsi interiormente con dei sani valori,

sua anima, lo distrugge.

sentimenti veri che potremo trasmettere

La morte, per Dorian, è

anche agli altri.

liberazione per scappare da tutti quei

vuole

inviarci

l’autore

è

Non bisogna, però,

dimenticare che ognuno vive la propria vita

il

dipinto

diventa

sempre

più

una sorta di

rimorsi che gli stringevano il cuore.

facendo delle scelte, per questo ognuno è

Cristina Verrengia

33


Calvino, uno degli autori più amati e

Umberto Eco afferma «Se non ci fossero

conosciuti del secolo scorso, è ricordato per

stati i Cantacronache e quindi se non ci

i suoi famosi romanzi

(Marcovaldo, Il

fosse stata anche l'azione poi prolungata,

barone rampante, Il cavaliere inesistente,

oltre che dai Cantacronache, da Michele L.

Le città invisibili, Se di notte d’inverno un

Straniero, la storia della canzone italiana

viaggiatore …),

sarebbe stata diversa. »

o per le sue Lezioni

americane o perché "sostenitore delle

Cantacronache nacque in anni di eventi

ragioni della leggerezza".

importanti:

Non tutti sanno che Calvino è stato anche

presidenza della repubblica francese a De

autore di canzoni.

Gaulle, la nomina di papa Giovanni XXIII, la

Italo Calvino scrittore di canzoni è, infatti, il volto meno noto di uno tra i più importanti autori italiani del Novecento.

rivoluzione

a

Cuba,

la

guerra d’Algeria, i moti di liberazione nel Terzo Mondo. Il gruppo di Cantacronache, che aveva come

Negli stessi anni in cui lo swing e il jazz, che

slogan “Evadere dall’evasione”, tendeva alla

già avevano avuto un certo successo con

creazione di un nuovo tipo di canzone che si

Natalino Otto e il Quartetto Cetra, erano

allontanasse dalla canzonetta di consumo del

divenuti strumento di una ribellione alla

dopoguerra che trovava la sua massima

canzone melodica, grazie a Renato Carosone

espressione

e a Fred Buscaglione, nacque a Torino nel

Sanremo le cui canzoni venivano definite

1957 Cantacronache, un gruppo di musicisti,

dagli artisti di Cantacronache «figlie di una

letterati e poeti,( tra cui Italo Calvino), con

musica gastronomica». Nel ’57 Calvino entrò

lo scopo di valorizzare la canzone attraverso

a far parte di Cantacronache, progetto a cui

l'impegno sociale.

lavoravano

Sergio

Straniero,

ed

I musicisti e gli scrittori di Cantacronache sono infatti considerati tra i precursori dell'esperienza dei cantautori italiani.

34

la

nel

nascente

Festival

Liberovici,

altri,

tra

Antonicelli e Franco Fortini.

cui

di

Michele Franco


Il primo maggio 1958 Italo Calvino fece il

ai Modena City Ramblers nell'album Appunti

suo esordio come «cantautore» con la

Partigiani ed è anche entrato a far parte del

canzone Dove vola l’avvoltoio (Calvino-

repertorio degli Apuamater Indiesfolk di

Liberovici).

Davide Giromini. Nel 2015 per il 70°

Altre canzoni di Calvino sono: Canzone

anniversario della Liberazione la canzone è

triste (Calvino-Liberovici); Sul verde fiume

stata riproposta dagli Ashpipes.

Po (Calvino-Carpi); Oltre il ponte (Calvino-

In occasione del trentesimo anniversario

Liberovici); Turin la nuit o Rome by night

della scomparsa dello scrittore, nel 2015, è

(Calvino-Santi); La tigre (Calvino-Peragallo);

stato pubblicato il libro con

Il padrone del mondo (Calvino-Liberovici);

Calvino e gli anni delle canzoni' dedicato alla

Quando ricordiamo (Calvino-Berio).

sua attività come paroliere. A curare la

Sono canzoni lunghe, a volte con ritornelli

cd 'Italo

pubblicazione è stato Enrico de Angelis, con

ossessionanti, di impegno politico, sociale,

il patrocinio del Club Tenco.

civile, il cui contenuto sono la guerra, la

Il libro contiene i testi delle otto canzoni

pace, la Resistenza, la giustizia, l’ingiustizia,

scritte da Calvino presentati e commentati

ma anche la fantasia delle favole, la stessa

da Enrico de Angelis, con due contributi di

delle Fiabe italiane. Il Cantacronache esaurì

Paola Azzolini e Annalisa Piubello e un cd con

in pochi anni la sua esperienza,ma lasciò

le otto canzoni interpretate da Grazia De

un’importante eredità. Contribuì, infatti,

Marchi, accompagnata al pianoforte da

alla nascita del Nuovo Canzoniere Italiano e,

Giannantonio Mutto.

soprattutto, ha rappresentato un decisivo

Grazia Di Michele, che ha partecipato per

punto di riferimento per molti dei più

tre volte al Festival di Sanremo, ha detto:

importanti cantautori italiani, fra questi:

«Quando

Guccini, De Gregori, Lolli, Jannacci. Calvino

abbiamo

tentò la ripresa di questa esperienza di

Chiamalavita per l’Unicef, che aveva il senso

scrittura per musica tra la fine degli anni ’70

di far qualche cosa per i bambini più

e l’inizio degli anni ’80 con l’opera La vera

sfortunati del mondo, ci è venuto in mente

storia, con musica di Berio.

Calvino con e per le sue canzoni. Le abbiamo

Tra le canzoni di Calvino un posto particolare

cantate e alla fine molti ci hanno chiesto: ma

ha Oltre il ponte, in cui un anziano partigiano

davvero quei testi erano di Calvino? E chi

racconta a una giovane che cosa è stata la

poneva questa domanda era anche chi

Resistenza.

un

conosceva i libri di Calvino. Immaginate

bagaglio di valori e di ideali da tramandare

quanto sarebbe contento lui, adesso, a

alla nuove generazioni: è la storia di scelte

sapere quanto siano ancora emozionanti le

coraggiose, di voglia di riscatto e di libertà.

sue “canzonette”».

Quella

Oltre il ponte è

vicenda

diventa

con

Maria

inventato

Rosaria lo

Omaggio spettacolo

stato recentemente

interpretato anche da Moni Ovadia insieme

Gianluca Passaretti

35


23 aprile “Giornata Giornata Mondiale del

letteratura mondiale, William Shakespeare

Libro e dei Diritti d’Autore”.

e Miguel de Cervantes.

L’idea di questa celebrazione nasce in Catalogna dove il 23 aprile, giorno di San Giorgio, una rosa viene donata per ogni libro

Cervantes nacque nel 1547 a Alcalá de

venduto.

Henares, quarto di sette figli di un modesto

Inizialmente fu istituita il 7 ottobre del

chirurgo,

1926, per commemorare la nascita di Miguel

Valladolid, Salamanca, Siviglia e Madrid.

de Cervantes, da Clavel Andrés, scrittore ed

Non si hanno molte notizie sulla sua

editore di Valencia, che la propose alla

educazione, ma si sa che ebbe una vita ricca

Cámara Oficial del Libro della città e

di avvenimenti, viaggi e avventure non

ricevette l’approvazione del Governo, con

sempre a lieto fine. Fu soldato, domestico,

Alfonso XIII che istituì ufficialmente la

spia, agente delle tasse, ma anche schiavo e

“Festa del Libro Spagnolo”.

carcerato.

e

trascorse

l'infanzia

tra

Nel 1930 si decise di cambiare la data al 23

Nel 1569, per sfuggire alla cattura dopo

aprile, giorno della morte di Cervantes, oltre

aver ferito un uomo, venne in Italia al

che di William Shakespeare e di

seguito di

Giulio Acquaviva.

Cervantes

si

Inca

Garcilaso de la Vega. Nel

36

Miguel de Cervantes Saavedra

1995

l’UNESCO

ha

arruolò

come

In Italia militare

proclamato

partecipando tra l'altro alla battaglia di

ufficialmente la “Giornata Mondiale del

Lepanto, durante la quale fu ferito e perse

Libro e dei Diritti d’Autore”, con oltre 80

l'uso della mano sinistra.

paesi che rendono omaggio a questo giorno.

Nel 1575, durante una traversata che lo

Il 23 aprile, dunque, cade un anniversario

avrebbe riportato in Spagna, la sua nave fu

straordinario, quello della morte, nel 1616,

assalita dai pirati e Cervantes fu fatto

di

schiavo e portato ad Algeri; durante i cinque

due importantissimi esponenti della


anni di schiavitù provò a fuggire ben quattro

anche: le dodici Novelle esemplari, Il viaggio

volte.

nel Parnaso e testi teatrali.

Nel 1580 fu finalmente riscattato e raggiunse

il

Portogallo,

a

abbia ideato Don Chisciotte della Mancia, il

servizio di Filippo II. Abitò a Siviglia, dove

cui protagonista è un cavaliere tanto

fu impiegato prima come procacciatore di

strampalato da combattere contro i mulini a

viveri per la flotta spagnola e poi come

vento, scambiandoli per temibili giganti dalle

riscossore delle tasse; un lavoro questo di un

lunghe braccia. Di certo si sa che Don

certo prestigio ma non simpatico, con cui,

Chisciotte fu un trionfo, grazie anche al suo

suo malgrado, si fece un po’ di nemici.

linguaggio semplice e colloquiale. Il Don

Cervantes, infatti, doveva requisire grano e

Chisciotte si pone, infatti, come parodia del

altri beni per conto del re e multare o

genere

perfino

costituito

arrestare

chi

mettendosi

Non si sa bene dove e quando Cervantes

si

rifiutava

di

epico-cavalleresco, la

che

aveva

forma

d'espressione

più

del

Rinascimento.

Le

consegnarglieli. E anche stavolta i guai non

rappresentativa

tardarono ad arrivare. Nel 602 fu di nuovo

strampalate avventure del paladino idealista

in carcere, coinvolto nel fallimento di un

Don Chisciotte e del suo prosaico scudiero

banchiere. Probabilmente durante questo

Sancho traggono spunto sicuramente dalle

periodo di prigionia cominciò ad avere l'idea

esperienze biografiche dell'autore, per

di scrivere il Don Chisciotte, la sua opera più

incarnare la crisi dei valori cinquecenteschi

importante. Uscito di prigione si stabilì a

in quello che è stato definito come il primo

Valladolid, ma anche qui ebbe problemi con

"romanzo" moderno. Cervantes, trovatosi a

la giustizia: fu sospettato infatti di aver

vivere la complicata fase di passaggio tra

ucciso un nobile e tornò in prigione per breve

1500 e 1600, è, infatti, uno degli scrittori

tempo. Nell'ultimo periodo della sua vita si

europei che meglio coglie la crisi del mondo

impiegò presso Filippo III, seguendo la sua

cavalleresco rinascimentale e che dà voce

corte

alle inquietudini barocche.

a

Madrid.

Qui

si

dedicò

alla

letteratura, scrivendo la maggior parte della

L’editore Castelvecchi ha dedicato allo

sua vasta opera. Morì nel 1616 a Madrid. Nel

spagnolo

1605 pubblicò la prima parte del romanzo La

romanzate: Cervantes, il soldato che ci

storia di don Chisciotte della Mancha e nel

insegnò a parlare di M. Teresa León Alberti

1615 pubblicò la seconda parte. Scrisse

e Cervantes di Bruno Frank.

due

affascinanti

biografie

Mario Casale

37


38

Dublino: la città dei quadrifogli, della birra,

Nell'aria di Dublino vivono coincidenze …

degli artisti di strada, dei cieli stellati e

vivono ritorni.

della luna la cui luce si riverbera anche nelle

Ma

case.

automaticamente, il pensiero va … a James

Dublino è la città dei miei sogni.

Joyce.

Ti perdi nel suo verde e negli occhi di chi hai

Joyce nasce a Dublino il 2 Febbraio del 1882

conosciuto e, forse, conoscerai.

e proprio di Dublino ci parla in una delle sue

Coltivi speranze che porti via con te, quando

opere più importanti: The Dubliners.

te ne vai, sperando di poter tornare e

In questo libro contenente quindici racconti,

ritrovare qualcuno, qualcuna in questo caso,

Joyce descrive la “paralisi” del popolo di

ad aspettarti.

Dublino: la voglia di cambiare, di rischiare è,

Dublino, la città della pioggia d'autore, la

secondo l’autore, ciò che gli manca.

città ispiratrice, candida, portatrice di buon

Ma oggi Dublino non è più quella che Joyce

umore.

descriveva.

quando

senti

parlare

di

Dublino,


E, camminando per Merchant'sarch, te ne

L'epifania è resa con la tecnica dello strema

accorgi; sentendo le melodie dei vari artisti

of consciousness che,

di strada, ti viene in mente Eveline, la

l'analisi dei singoli pensieri del personaggio,

protagonista dell’omonimo racconto della

mette in luce i collegamenti che esso fa tra

raccolta The Dubliners.

l'oggetto (con il suo valore simbolico) e la

Questa ragazzina, pronta a partire e

sua situazione.

lasciare la sua patria per coronare il suo

E sarà perché l'Irlanda è una terra magica,

grande amore, al sentire una dolce melodia,

camminando per Merchant's arch, proprio

decide di non partire più, di mollare tutto, di

come

non rischiare e ritornare alla sua solita vita

malinconica

(Epifania).

per strada divenne “rivelatrice”: cominciai a

Quando e se si parla di Joyce, infatti, non si

suonare lì con una chitarra prestatami da un

può non parlare di epifania.

musicista presente.

L' epifania è un momento speciale in cui un

E forse Eveline non ha avuto tutti i torti a

qualsiasi oggetto della vita comune, una

non abbandonare l' Irlanda, perché, quando

persona, un episodio diventano "rivelatori"

vai via,

del vero significato della vita per chi

meravigliosa e straordinaria terra.

percepisce

il

loro

valore

proprio tramite

era accaduto a Eveline, l' aria della melodia che echeggiava

lasci il cuore e l’anima in questa

simbolico.

Antonio Maria Di Marco

39


40

La cura è una canzone scritta dal cantautore

la persona amata è descritta come fragile ed

Franco Battiato, per la musica, e dal filosofo

esposta a dolori; possiede però una bellezza

Manlio Sgalambro, per il testo. “La cura”,

e una grazia capace di ispirare e ciò fa

uno

pensare ad una donna amata.

dei

brani

dell’album

“L’imboscata”

pubblicato da Polygram nel 1996, è stata

Si ipotizza anche che la canzone sia stata

riconosciuta Miglior Canzone dell’Anno al

dedicata alla madre dell’autore, anche se è

Premio Internazionale della Musica.

da notare che il pronome femminile nel testo

Una lettura filosofica del testo della

è mancante e l’unico particolare fisico

canzone è contenuta nel libro di Giuseppe

presente sono i capelli.

Pulina, La cura. Anche tu sei un essere

Non si esclude che possa essere ispirata ad

speciale (Zona editore, 2010).

una persona dello stesso sesso.

Il testo parla di uomo che promette di,

Addirittura si pensa che sia Dio che parla ad

appunto, “prendersi cura” di una persona

una creatura che ha creato e ciò potrebbe

amata.

Dice che la proteggerà da nemici

essere possibile, perché, tra le promesse, c’

esterni (ingiustizie, inganni del tempo) e da

è il riuscire a donare l’eterna giovinezza e lo

sofferenze e turbamenti interiori.

sfidare la fisica e la natura.

Non si sa precisamente a chi sia riferita la

Una cosa sicura è che l’autore ha scritto

poesia: ci sono diverse ipotesi. Ad esempio,

questa poesia per una persona che conta


molto, come dice nel testo “un essere

Non l’amore, come è visto ai tempi d’ oggi, o

speciale”.

troppo superficiale o troppo morboso, ma

Questo testo può essere considerato anche

semplice e complicato allo stesso momento,

una preghiera-meditazione a causa delle

leggero e premuroso, ma non troppo.

frasi mistiche utilizzate da Battiato, in cui

Insomma, qualcosa che non si può spiegare

si riflette sull’ essenza dell’amore come cura

facilmente, infatti, Battiato, ha scritto ciò

e accompagnamento di un altro essere.

che una persona che ama promette e ciò che

Secondo me, qualunque sia la verità che si

vorrebbe fare per l’ altro, ma non quello che

cela

prova “l’ uomo innamorato”.

dietro

questa

sicuramente d’ amore.

poesia,

si

parla

Questo testo è simbolo di una delle più importanti manifestazioni d’ amore.

Marcella Stabile

41


42

“Fai bei sogni” è la storia autobiografica di

suo capo scout, al quale avevano affidato

Massimo Gramellini, un giornalista e uno

l'ingrato compito di dirgli la terribile verità.

scrittore di successo che in questo libro si

Da quel momento in poi l’esistenza felice di

mette a nudo raccontando chi è, da dove

Massimo si frantumò e cercò continuamente

viene e quali sono le fasi che l’hanno portato

conforto in qualche altra figura femminile,

ad essere quello che è ora: un uomo che ha

ma nessuno poteva colmare quel vuoto: non

fatto pace con la vita.

la maestra, né le mamme dei compagni di

Ora torniamo indietro nel tempo, al lontano

scuola, né Madrina, una cara amica della

1969.

mamma allontanatasi da Massimo per dissidi

Era la mattina dell'ultimo dell'anno di

mai risolti con il padre, né la tata Mita, senza

quaranta anni prima. Massimo, protagonista

cuore perché mai amata da nessuno. Non gli

principale del racconto, si era svegliato

restava che il papà, dipendente di un ufficio

molto presto, con una brutta sensazione. Un

statale, duro e incapace di accarezzare, un

urlo

uomo

confermò

che

stava

succedendo

pratico

con

il

quale

Massimo

qualcosa di strano e poco dopo, senza sapere

condivideva solo la passione per il calcio, più

il perché, egli si ritrovò ospite dei migliori

precisamente per il Torino. Massimo così

amici della mamma e del papà. Dovette

continuò la sua vita, si iscrisse all'università

aspettare il giorno dopo per scoprire

e iniziò la sua carriera da giornalista

cos'era successo, quando il padre, che aveva

combattendo

ripreso il suo aspetto di quercia secolare, lo

nemico/amico Belfagor, che fu un po' come

andò a prendere e lo accompagnò da Baloo, il

la voce della sua coscienza e che lo aiutò a

sempre

contro

il

suo


fuggire da ogni possibile dolore. Passò dal

detto:” La mamma è sempre la mamma“ ha

giornalismo sportivo alla politica e, tornato

un fondo di verità, che nasce dall'essere

da Sarajevo, incontrò la sua anima gemella,

portati nel suo grembo per nove mesi;

Elisa, che lo aiutò ad affrontare le sfide

l’amore tra madre e figlio scaturisce

provenienti

la

dall’aver condiviso lo stesso sangue, lo

malattia e in seguito la morte del padre,

stesso respiro, lo stesso cibo per tanto

dopo la quale Massimo, ispirandosi alla

tempo. “Fai bei sogni” è la storia di un

propria vicenda, scrisse il suo primo romanzo

bambino che imparerà ad affrontare il

e riallacciò i rapporti con Madrina. Dalla

dolore più grande per un figlio, la perdita

lettura del libro, Madrina intuì che Massimo

della mamma e il mostro più insidioso: il

non aveva mai saputo la verità sulla morte

timore di vivere. Gramellini ci racconta le

della mamma, allora decise di consegnargli

ferite di una vita priva del suo appiglio più

l’ultimo dell’anno una lettera che conteneva

solido, di una lotta incessante contro la

l’articolo di giornale di quaranta anni prima,

solitudine e il senso di abbandono che alla

nel quale c’era scritto che la madre era

fine,

affetta da cancro, ma grazie all'intervento

dell’amore

medico era guarita. Però sentendosi ancora

autentica, che gli consentirà di tenere i piedi

affetta dalla gravissima malattia decise, per

per terra. Non bisogna mai aver paura di

disperazione, di volare nel nulla l’ultima

vivere la propria vita, nonostante essa sia

notte dell’anno. Massimo una volta scoperta

piena di dolori, ma bisogna andare avanti

la verità, riesce finalmente ad accettare la

sempre a testa alta, senza rimpianti,

morte della mamma, capendo che solo il

accettando e affrontando tutto ciò che essa

perdono alla madre può salvargli la vita.

ci impone, perché solo così si diventa grandi,

Scrivendo questo libro Gramellini mette in

mentre i “SE” e i “MA” vanno lasciati a coloro

evidenza che nonostante la maggior parte

che decidono di arrendersi senza lottare.

dall'infanzia.

Poi

arrivò

però,

lo e

porterà

di

alla

un’esistenza

conquista piena

e

delle persone ami entrambi i genitori, il

ANIELLO POCCIA

43


Il 27 gennaio del 1967 Luigi Tenco si suicidò, sparandosi un colpo alla tempia, poche ore dopo essere stato eliminato dal Festival di Sanremo, dove cantava "Ciao amore ciao" in coppia con Dalida, a cui era legato da una turbolenta relazione sentimentale. In un biglietto aveva lasciato scritto che non sopportava l'idea di vivere in un Paese che mandava in finale «Io tu e le rose», in polemica contro una commissione che al suo brano aveva preferito «la rivoluzione» di Gianni Pettenati. Il cantante aveva soli 29 anni e tutta una carriera davanti. Un gesto così estremo resta difficile da capire, al punto che i sospetti hanno portato due volte alla riapertura dell'inchiesta, nel 2005 e nel 2016, che, in entrambi i casi, è stata

44

archiviata senza modificare le conclusioni: fu dunque suicidio. Insieme a Fabrizio De André, Bruno Lauzi, Gino Paoli e Umberto Bindi Tenco fu uno degli esponenti della cosiddetta scuola genovese, un nucleo di artisti che rinnovò profondamente

la

musica

leggera

italiana.Luigi Tenco ha avuto, però, una carriera faticosa sia per il suo carattere difficile, sia perché era in anticipo sui tempi. Buona parte delle canzoni del suo album d'esordio,

intitolato

«Luigi

Tenco»

fu

censurata: si salvarono solo «Angela» e «Mi sono innamorato di te», che avrebbe avuto maggiore successo nella versione di Ornella Vanoni. Per lui, come per molti altri geni della musica, il successo e la comprensione non ricevuti in vita sono arrivati postumi, sia perché le sue canzoni sono diventate dei


classici,

sia

per

l'influenza

enorme

militare, che completò tuttavia in gran parte

esercitata sulle generazioni successive.

con

Tenco nacque nel 1938 a Cassine, in provincia

presentò al Festival di Sanremo con la

di Alessandria, ma trascorse la sua infanzia

canzone “Ciao amore ciao”, cantata, come si

e

usava

adolescenza

a

Genova,

dove

aveva

ricoveri

a

quel

ospedalieri.

tempo,

da

Nel

1967

due

si

artisti

cominciato la sua avventura nella musica

separatamente, ossia Tenco e Dalida.

quando era ancora un liceale, suonando il

In realtà il brano aveva un altro testo e un

clarinetto. Seguì nel 1958 la costituzione del

altro titolo “Li vidi tornare”, ma Tenco

gruppo “I Diavoli del Rock”, gruppo jazz di

decise di modificarne le parole originali di

cui facevano parte anche Bruno Lauzi e

tono antimilitarista per non incorrere nella

Fabrizio De Andrè. Il suo esordio con il

censura. Il testo originale parlava di alcuni

gruppo “I Cavalieri” risale al 1959, quando

soldati che partivano per la guerra durante

incise un disco con quattro brani, pubblicati

il Risorgimento ed era ispirato ai versi della

a nome «Tenco». Dopo questa incisione,

poesia di Luigi Mercantini “La spigolatrice di

adottò gli pseudonimi di Gigi Mai, Dick

Sapri” sulla sfortunata spedizione di Sapri

Ventuno e Gordon Cliff, chiedendo a Nanni

di Carlo Pisacane; soltanto il ritornello "ciao

Ricordi di non apparire con il suo vero nome

amore, ciao amore, ciao" rimase fedele

per non subire danni d'immagine, essendo

all'originale. Il testo presentato, invece, era

studente di scienze politiche ed iscritto al

una

Partito

dell'emigrazione italiana verso le Americhe.

Socialista

Italiano.

Ma,

come

canzone brano

non

d'amore

sfondo

accadrà ad altri artisti di sinistra e a molti

Il

cittadini, Tenco venne in seguito schedato e

organizzatori del Festival e non fu ammesso

inserito in una "lista nera" del SIFAR,

alla

ritrovata nei cosiddetti “fascicoli”. Nel 1961

dodicesimo posto. Dopo aver fallito anche il

uscì il suo primo 45 giri, inciso come solista

ripescaggio, dove fu favorita la canzone “La

e con il suo vero nome, intitolato “I miei

rivoluzione” di Gianni Pettenati, il cantante,

giorni perduti”. Nel 1962 cominciò una breve

probabilmente, cadde nello sconforto.

esperienza cinematografica con il film “La

Oggi Luigi Tenco è uno degli autori più riletti

cuccagna”, pellicola nella quale cantò il brano

della storia della musica italiana, amatissimo

“La ballata dell'eroe”, composta dall'amico

anche dai solisti di jazz, e dal 1972 Sanremo

Fabrizio De André. L’anno successivo, dopo

ospita il Premio Tenco, dedicato alla musica

aver ottenuto vari rinvii, partì per il servizio

d'autore e di qualità.

serata

venne

sullo

finale,

apprezzato

dagli

classificandosi

al

Stefania Migliozzi

45


Edith Bruck, scrittrice di origine ebrea,

l’esperienza del lager, fatica ancor di più a

nata in un villaggio ungherese ai confini

credere in Dio.

dell’Ucraina e sopravvissuta ai campi di

La scrittrice in un’intervista ha parlato di

sterminio

da

come “cinque luci nel buio”, ossia cinque rari

bambina, si è stabilita in Italia nel 1954 e

e piccoli grandi gesti durante la sua

rappresenta una delle poche testimoni

prigionia, l’abbiano aiutata a non sentirsi

dirette sopravvissute alla tragedia della

sempre e solo un numero e le abbiano

Shoah. Nel suo breve romanzo “Lettera alla

permesso di riuscire a scampare per un

madre”, medita sul mancato senso della vita

soffio alla morte e alle selezioni di Mengele,

e sull’impossibilità di tornare a vivere dopo

senza però distoglierla successivamente da

le atroci sofferenze di Auschwitz.

un’attrazione costante per il suicidio.

Il racconto, però, a differenza delle opere

Così Edith scrive alla madre per esprimerle,

di Levi, di Pahor o di Imre Kertész, non si

senza reticenze e autocensure, tutto quello

concentra

di

che avrebbe voluto dirle se anche lei fosse

tragedia

sopravvissuta ad Auschwitz, provando a

dov’era

sulla

concentramento

46

stata

vita o

condotta

nei sulla

campi

dell'Olocausto, ma è, dall’inizio alla fine, una

instaurare

dolente meditazione sul mancato senso della

mortem. Ma non si tratta di un semplice

sopravvivenza

alla

sfogo sentimentale verso una madre che non

deportazione, con la vivida e corporea

c’è più, è, invece, un groviglio di sentimenti e

consapevolezza del Male Assoluto, che non

ideali contrastanti, come la sua meditazione

si può cancellare né consolare in nessun

sull’assenza di qualsiasi aldilà, il mito

modo. Edith infatti, non essendo religiosa, si

ebraico, l’infanzia di stenti in Ungheria; è un

scontra apertamente con la madre e, dopo

miscuglio di amore e rabbia. «Da quattro

ad

Auschwitz

e

un

impossibile

dialogo

post


anni eravate in attesa dell’alba fatidica.

In una delle sue ultime interviste ha

Quattro anni di notizie di massacri nuovi,

affermato: “Non odio e non odierò mai i

inarrestabili,

tedeschi, nemmeno se incontrassi oggi

mentre

ci

guardavate

crescere per niente, per morire. (…) Se

l’autore

materiale

dell’omicidio

sapevate che eravamo condannati perché

madre”. Con queste parole, Edith Bruck ha

non eravate più dolci, più amorosi, più

trasmesso un grande messaggio di umanità e

permissivi, con noi figli vittime innocenti?»,

di speranza: odio e intolleranza vanno

così Edith, sia come bambina che come

banditi, nella storia come nella vita di tutti i

adulta, con il suo atto d’accusa più grave, che

giorni.

suona implacabile, si mostra severa, critica

L'avviso è rivolto soprattutto ai giovani in

e talvolta aggressiva nei confronti della

Europa, visto l’avanzamento, giorno dopo

madre. Questa, infatti, viene accusata di

giorno, di derive nazionaliste, populiste,

aver trattato con rudezza la figlia sin da

vere e proprie espressioni di gruppi nazi-

bambina e di non aver mai compreso e

fascisti

rispettato la sua vera natura, volta a un laico

paramilitari,

e razionale scetticismo, a un gioioso e libero

xenofobi, antisemiti. Oggi, presi di mira

rapporto con la natura, con gli animali, con i

però sono soprattutto rifugiati e migranti;

propri simili, soprattutto se “diversi”.

sorte fino a pochi anni fa riservata a rom e

La scrittrice rimprovera la fede fanatica

sinti. “Queste nuove forme d’intolleranza ci

della madre che spesso l’aveva resa distante

ricordano quanto in Europa si stia creando

e cieca di fronte alle richieste d’amore e

una “scia” pericolosa, per tutti, non solo per

d’attenzione della figlia. Ricorda anche con

chi fugge da guerre e persecuzioni, ma per

quanta autorità sua madre provava a imporle

tutti coloro che sono considerati diversi”, ha

la propria visione del mondo e dell’esistenza

affermato in un’intervista, “e dal momento

in ubbidienza al credo ebraico e di come

che siamo fortunatamente tutti diversi l’uno

trascurasse la sua passione per i libri, per le

dall’altro,

poesie, e la sua ricerca incessante di

Ricordiamoci però che anche nel male può

distinguersi attraverso l’arte e la cultura.

accendersi la scintilla del bene, una piccola

Accanto alla figura della madre, Edith

luce nella disperazione, proprio come quelle

rievoca anche quelle di familiari e amici,

“cinque luci” che aiutarono la donna a

senza creare mai confusione e mantenendo

sopravvivere.

organizzati alimentati

nessuno

di

mia

in

strutture

da

sentimenti

sarà

immune”.

fisso il suo punto di vista.

Stefania Migliozzi

47


In un mondo dominato dalla tecnologia ci

“In mare aperto verso l’orizzonte” è rivolto

stiamo allontanando sempre di più dai libri e

ad un pubblico giovanile, difatti il narratore,

dalla lettura. La capacità di leggere e di

che nell’opera coincide con lo scrittore,

scrivere ha permesso all'uomo di evolversi,

accompagna,

di svilupparsi, di crescere culturalmente, di

adolescente in mare aperto, simbolo della

divertirsi , di incuriosirsi, di viaggiare con la

meraviglia e della giovinezza, per vigilare

fantasia.

che la rotta sia favorevole e per condividere

“Leggere è il cibo della mente” e nessun libro

il fascino dell’approdo.

è

esistono

La navigazione è piena di ostacoli, come il

semplicemente libri che sanno trasmettere

canto ammaliante delle sirene, ed è utile, se

qualcosa in più, ricchi di significato e di

non necessario, avere compagnia in questo

emozioni. Scuola di lettura, lettura a scuola:

viaggio; infatti, solo insieme, condividendo

in questo percorso intrapreso dal nostro

gioie e sofferenze, è possibile per l’uomo

Istituto,

catturato

crescere. Anche la scuola, attraverso la

particolarmente la nostra attenzione è “In

goduta amicizia con lo studio, aiuta nel

mare aperto verso l’orizzonte – In barca con

percorso verso la maturazione, provoca un

un giovane”, di Carmine Brasile.

beneficio profondo, in quanto mostra agli

“In

48

migliore

di

il

un

altro,

libro

mare aperto

che

verso

ma

ha

dalla

premura,

un

è

occhi dei discenti “le tappe significative del

un’opera pubblicata nel 2016 dalla casa

travaglio operativo dell’uomo”, permette

editrice

L’autore,

loro di scoprire la storia dell’umanità, la sua

Carmine Brasile, è nato a Cascano di Sessa

grandezza, la sua miseria, le sue invenzioni e

Aurunca, dove attualmente risiede. Ha

le sue potenzialità.

insegnato

quarant'anni

Nel viaggio la famiglia e il suo amore sono

italiano e latino nei licei ed è oggi Presidente

fondamentali, in quanto da essi dipende in

del MEIC (Movimento Ecclesiale d’Impegno

gran parte la propria stabilità; infatti i

Culturale).

genitori, con il loro affetto e la loro

“Giannini

all'incirca

l’orizzonte”

spinto

editore”.

per


dedizione, esaudiscono tutti i desideri dei

spesso anche drammatica”. Molti immigrati

loro figli, che hanno il compito di “portare

rischiano la vita per spietati affaristi e per

ogni giorno la propria pietra che rafforzi

l’imprevedibilità del mare e sono proprio

l’edificio della famiglia”, ma la famiglia, in

queste

particolare nei paesi occidentali, non è più

componimenti poetici contenuti nel libro, tra

fondata esclusivamente sul matrimonio. Si

cui l’ultima poesia “Ad Aylan Kurdi”. La lirica,

sono diffusi vari tipi di famiglie, difatti sono

scritta a Cascano il 6 settembre del 2015, è

molto

le

composta da una sola strofa che comprende

convivenze, le famiglie composte da una sola

ventisei versi liberi, anche molto brevi, e

persona e le famiglie “rinate”, ovvero le

sciolti.

famiglie in cui uno dei due coniugi è reduce

restituzione,

da un precedente matrimonio e questo porta

cadavere di Aylan Kurdi, un bambino di tre

a “situazioni […] con una loro indubbia

anni morto nel tentativo di fuggire dalla

difficoltà e tristezza”.

Siria. Una così grande disgrazia può però

I giovani lettori vengono, inoltre, spinti a

essere, secondo l’autore, un monito, in

riflettere su svariati temi, che fanno parte

quanto può “ridare vita nuova ad un andare

della quotidianità. Tra questi ritroviamo la

della storia, nella fragilità potente di una

solitudine degli anziani, intimiditi dalla

luminosa auroralità di umana presenza”.

frenetica vita moderna, la condizione dei

Il registro che viene usato è alto, infatti

senzatetto, esposti ai pericoli della strada,

vengono utilizzati vocaboli scelti con cura e

l’abuso di alcool o droghe, che gradualmente

periodi di varia complessità, che sono ben

degrada il fisico e la psiche di chi, trascinato

costruiti

da un senso di smarrita vanità, ne fa uso. Tra

richiami ad altri testi condotti con i

i temi sociali denunciati nell’opera assume un

procedimenti dell’arte allusiva.

importante rilievo l’immigrazione, ovvero

Nel

l'arrivo nei paesi “di maggiore progresso

fotografie, che accompagnano il testo e ne

civile” di un flusso di uomini scappati “dal

rafforzano il messaggio con il senso, che

disagio della povertà e dal peso della

forse più tra tutti rappresenta la società

sopraffazione”. Eliminata ogni forma di

odierna: la vista.

ostilità

“In

numerose

o

le

indifferenza,

separazioni,

appare

giusto

morti

Il

ispirare

componimento

e

libro

mare

ad

da

parte

ordinati.

sono

verso due

alcuni

immortala del

mare,

Ritroviamo

presenti

l’orizzonte” generazioni,

la del

alcuni

numerose

mette

a

insegna

a

aiutare questi “stranieri”, perché “chi ha di

confronto

più, sino a sovrabbondare in una smisurata

pilotare la propria barca nel mare della

superfluità, deve imparare a dare almeno il

giovinezza, attraverso la comprensione e

necessario a chi ne soffre la mancanza,

l'amore per la vita e se stessi.

Daniela Rullo

“In mare aperto verso l’orizzonte – In barca

letteratura italiana e latina. Nato a Cascano

con un giovane” è il titolo dell’ultimo lavoro

di Sessa Aurunca,il prof, Brasile è stato

di Carmine Brasile, professore di lingua e

49


anche direttore della pagina di Avvenire per la diocesi di Sessa Aurunca.

Che dire, poi, delle pagine in cui Carmine Brasile parla della scuola? La conoscenza,

Il libro parla ad un giovane, immaginando di

intesa come processo di maturazione che

viaggiare con lui in barca, “in mare aperto

investe la persona, è il segno di una vera e

verso l’orizzonte”, condividendo i pericoli

propria crescita dell’uomo pronto nel cuore

della

e nella mente ad opere di solidarietà.

navigazione

ma

anche

la

gioia

dell’attracco. Lo stimola nella scoperta delle

Altro tema trattato è l’immigrazione:

cose belle e meno belle del mondo, perché

uomini, donne e bambini alla ricerca di

possa

“sospirati lidi” sognano di raggiungere la

apprezzare

la

vita,

dono

di

inestimabile valore.

libertà negata nei loro paesi di origine.

Temi cardini del libro: la scuola, l’amore per

L’accoglienza, a prescindere dal colore della

la vita, la ricchezza del confronto e della

pelle, è un “imperativo morale di una civiltà

solidarietà.

degna del suo nome”.

Parlando della famiglia, l’autore stimola i

A pagina 25 del libro, nel definire la vita

giovani a scoprire la madre, paziente,

che, “in ogni sua giornata, diventa gradita,

premurosa,

ad

goduta, riempita di significato”, l'autore

ascoltare e ad esaudire ogni suo desiderio”.

inserisce in questo contesto anche quello

La

“ due cuori che battono

politico, che, qualora riuscisse ad esserlo

un

di

“nel senso autentico, realizzerebbe un’altra

indissolubilità, oggi è un vago ricordo

forma di vita”. Il politico viene invitato a

(declino del matrimonio e la diffusione di una

mettere a disposizione la sua intelligenza e

molteplicità di tipologie familiari sono dei

il suo tempo per le esigenze delle comunità,

palesi indicatori dei cambiamenti nel modo di

senza nessuno scopo personale prediligendo

concepire la famiglia).

i più bisognosi.

sempre

famiglia

all’unisono”,

Parlando

della

vicina,

tempo

giovinezza,

“pronta

sinonimo

che

“è

Il libro mette a confronto due generazioni

esuberanza”, l'autore la paragona ad un

che affrontano le problematiche dei giovani

fiume, che deve scorrere dentro il suo alveo,

di oggi i quali, solo attraverso i veri valori

per evitare che le sue acque straripino.

della vita, riusciranno a navigare nel mare

Chiaro è il riferimento all’abuso di droghe e

aperto.

di alcool a cui oggi molti giovani fanno

La frase, in assoluto, che maggiormente mi

ricorso iniziando un cammino di rovina, in cui

ha colpito è: I valori veri sono di ogni tempo,

“il volto perde il suo sorriso e lo sguardo

perché appartengono all’uomo di sempre,

volge lontano, in una vaghezza che ha il

rispecchiandone la vera essenza.

dramma dell’assoluto smarrimento”.

Luigi Palmese

50


di Luigi Palmese Quand’ al mio spirto usato fui tornato lo duca mio spronommi sorridendo perch’i’ seguissi lui con piede alato. Ma i’ esitavo alquanto, non potendo tor gli occhi miei da quella schiera trista che l’infernal bufera va scuotendo. Come l’incauto Orfeo da la sua vista temea veder sparir la sua Euridice, e la sua tema al grand’amor frammista lo fe’ per sempre folle e infelice, così non potea io seguir lo duca, ch’innanzi procedea, come s’addice. Allor io dissi a lui, che la nuca mi rivolgeva, procedendo avanti: “Pria che tu, o maestro, mi conduca ai nuovi tormentati, tra gli amanti, ch’ alle spalle oramai abbiam lasciato, i’ vorrei favellar, tra tutti quanti, con colei che sì ben hai tu cantato: Didon dico, regina di Cartago, che per amor d’Enea compì il suo fato. Fammi parlar con lei e sarò pago,

51


ché dell’amor che tutta la sconvolse ogni piega conoscer io son vago”. Lo mio maestro allor a me si volse, mi rimirò e disse, sospirando: “Se cotanto disio di ciò ti colse, torniamo pur, ma allor ti raccomando di rivolgerti a lei con gran dolcezza, il tuo impeto ardente raffrenando. Sui nostri passi allor, con mia gaiezza, noi ritornammo, pur con passo lento, finche lo mio maestro, con prontezza, tra le dolenti ombre esposte al vento, vide Didone, sola e un po’ in disparte, e a me l’indicò, levando il mento. Io mi diressi allor dalla sua parte, mi fei da presso e con parole accorte le dissi con un tono scelto ad arte: “Conoscere vorrei della tua sorte, o di Sicheo fedele e dolce sposa, la fatale cagion che così forte fe’ la tua ira, e l’alma sì desiosa di quel supremo gesto e di vendetta. Che mai t’indusse a mantener ascosa alla fida sorella tua diletta la ferale intenzion che nella testa e nel cor tuo nutrivi, o te negletta ?”

52


Ella allor il suo capo volse mesta, un sospiro levò e poi inquieta: “Quello che più di tutto mi molesta e alimenta un dolor che non si cheta é l’avere tradito la mia gente e lasciato il mio regno, né m’allieta aver considerato men di niente la dignità di donna e di regina. La passione mi rese sì fremente, m’offuscò la ragione e alla ruina la stirpe mia portò e il popol mio. Spero che il traditor giaccia in Caina, e che in bocca a Lucifer paghi il fio”.

53


Salvatore Morelli (Carovigno, 1º maggio

venne condannato a otto anni di carcere.

1824 – Pozzuoli, 22 ottobre 1880) fu un

Tornato in libertà, nel 1861 pubblicò la sua

giornalista, uno scrittore, ma anche un

opera più importante: “La donna e la

patriota e politico italiano. Egli operò e

scienza”. Le sue riflessioni si concentrarono

scrisse nella seconda metà dell’Ottocento,

soprattutto sulle disuguaglianze sociali e

rappresentando

culturali

una

figura

importante

dell’area riformista italiana. Visto il suo

penalizzavano

la

figura

femminile.

trascorso socio-politico e la portata delle

Nelle pagine dei suoi scritti, lo studioso e

sue proposte, può essere definito, senza

politico pugliese più volte fece osservare

ombra di dubbio, l’anticonformista per

come fosse del tutto ingiustificato e

eccellenza. Precursore di idee innovative, fu

immorale il processo discriminatorio attuato

più volte deriso e denigrato dagli stessi

nei confronti della donna. Morelli vedeva

membri della Camera.

quest’ultima

come

“dell’educazione

degli

Adesso conosciamo più da vicino la vita e il

54

che

promotrice esseri

umani”,

pensiero di questo scrittore poco noto ai più.

un’educazione basata sulla scienza intesa

Nel 1840 si recò a Napoli per studiare

come “cultura, come elevazione intellettuale

giurisprudenza. Nella capitale del Regno si

a cui è affidato il compito di illuminare la

avvicinò agli ambienti mazziniani dove si

figura femminile in maniera tale che possa

discuteva

diritti

essere una guida per il cammino dell’intera

dell’uomo e aderì alla “Giovane Italia”.

comunità”. Lo scrittore aveva una così alta

Intravide in re Ferdinando II un “liberale”

concezione della donna da ritenerla un

capace di grandi cambiamenti, ma resosi

pilastro portante della nostra società, il

conto della sua inerzia, ne bruciò il ritratto

fulcro fondamentale delle istituzioni, colei

in piazza. Per questa sua “disobbedienza”

che,

di

Costituzione,

di

generando

la

vita,

fosse

l’unica


sorgente di civiltà per le future generazioni.

leggi che egli propose venne presa in

Era convinto, inoltre, che complice del

considerazione. Solo nel 1877 il Parlamento

malessere della società fosse l’ignoranza,

italiano approvò il suo progetto di legge,

motivo per il quale considerava importante

“Legge Morelli n. 4176 del 9 dicembre 1877”,

attuare

riforma

per riconoscere alle donne il diritto di

scolastica. Grazie al suo impegno, le ragazze

essere testimoni negli atti normati dal

furono ammesse a frequentare i primi due

Codice civile, come i testamenti, importante

anni del Ginnasio. Propose un’istruzione

progresso per i risvolti economici e per

moderna, gratuita e obbligatoria per tutti,

l’affermazione del principio di capacità

tutelò i deboli, lottò contro la pena di morte.

giuridica delle donne. Morì in miseria, non

Nel 1867 venne eletto deputato nel collegio

esistendo allora l’indennità parlamentare,

di Sessa Aurunca, dove continuò la sua

nella camera di una piccola locanda di

battaglia a favore delle donne, promuovendo

Pozzuoli.

disegni di legge che ne migliorassero la

scrissero che era morto il più grande

condizione giuridica, affinché si desse inizio

difensore dei diritti delle donne nel mondo.

ad una nuova era, foriera di riforme a tutto

Da non dimenticare, tra l’altro, le opere

campo. Negli anni 1874-1875, propose un

pubbliche realizzate durante il suo mandato

nuovo diritto di famiglia, con cento anni di

parlamentare: la bonifica di alcune zone

anticipo rispetto a quello approvato solo nel

della Campania, infestate dal colera nella

1975,

dei

prima metà del XIX secolo, la realizzazione

coniugi nel matrimonio, ma anche il doppio

della linea ferroviaria Sessa Aurunca –

cognome,

Gaeta di circa 60 chilometri; la fondazione

una

che

vera

e

prevedeva il

propria

l’eguaglianza

riconoscimento

dei

figli

illegittimi e il divorzio.

Le

emancipatrici

americane

del liceo ginnasio di Sessa Aurunca.

Sempre nello stesso anno (1875), con

Oggi l’opera meritoria di Salvatore Morelli

apposita bozza di legge, presentò richiesta

viene rivalutata ed apprezzata. Ad oltre un

per il diritto di voto alle donne. Per

secolo

comprendere

nazionali ed internazionali ne ripropongono

la

modernità

di

questa

dalla

figura

sua nel

scomparsa,

contesto

convegni

proposta basti ricordare che esso sarà

la

dei

introdotto in Italia solo nel 1946, con

democratici dell’Ottocento europeo.

fervori

l’avvento della Repubblica. Nessuna delle

ENZA PALMESE

55


Il concetto di bellezza è oggetto di

orrendi palazzi sorti all’improvviso, con

discussione ormai da centinaia di anni; vari

tutto

filosofi, scrittori ed intellettuali, infatti,

speculative, ci si abitua con pronta facilità,

hanno formulato diverse definizioni per

si mettono le tendine alle finestre, le piante

cercare di spiegarlo. Ugo Foscolo ritiene che

nel davanzale, e presto ci si dimentica di

la bellezza sia fortemente legata alle arti e

come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa,

alla letteratura. La cultura, infatti, è in

per il solo fatto che è così, pare dover

grado di civilizzare gli uomini, arricchendoli

essere così da sempre e per sempre. È per

di quella bellezza interiore che permette

questo che bisognerebbe educare la gente

loro di vivere serenamente in comunità. In

alla bellezza: perché in uomini e donne non si

particolar modo troviamo questo pensiero

insinui più l’abitudine e la rassegnazione a

nell’opera “Le Grazie” in cui viene espresso

rimangano sempre vivi la curiosità e lo

al

stupore.” Solo percorrendo questa strada gli

meglio

il

civilizzatrice

concetto

da

operazioni

Pallade.

delle finestre, di mettere le piante sul

Un’ennesima definizione di bellezza è stata

davanzale” e di ignorare la bruttezza delle

data da Peppino Impastato, giornalista

azioni illecite e violente. Tuttavia, al giorno

ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978. Egli era

d’oggi,

fortemente convinto che la bellezza fosse in

esclusivamente ai valori estetici e non alle

grado di educare uomini e donne in modo che

virtù morali. Ciò probabilmente è dovuto al

essi non manifestassero assuefazione nei

fatto che troppo spesso giudichiamo e

confronti delle cattive pratiche speculative

apprezziamo

messe in atto dalle mafie. Egli ci ha lasciato

anziché l’essere, dimenticandoci delle cose

queste parole molto significative: “Se si

davvero importanti.

insegnasse la bellezza alla gente la si

sarebbe opportuno che noi ci comportassimo

fornirebbe di un’arma contro la paura, la

come Foscolo o Impastato cercando di

rassegnazione e l’omertà. All’esistenza di

essere meno superficiali e più riflessivi.

Vesta

e

di

squallore,

uomini smetteranno “di chiudere le tendine

Venere,

l’azione

bellezza

loro

tre

divinità:

mediante

di

il

la

parola

bellezza

maggiormente Forse,

è

legata

l’apparire ogni tanto,

Mario D’Onofrio

56


Il barone Rampante è un romanzo di Italo

decisione, alla fine, lo porta a vivere la sua

Calvino scritto nel 1957 che fa parte della

intera vita sugli alberi.

trilogia I Nostri Antenati, insieme a Il Visconte

Dimezzato e Il

Cavaliere

lotta contro i pirati, incontra un brigante

Inesistente. L’ispirazione per la scrittura di

che diventerà in futuro suo amico e fa la

questo romanzo deriva da una storia che

conoscenza di altre persone che, come lui,

viene raccontata a Calvino una sera del 1950,

vivono sugli alberi. Egli, infatti, non vive su

sette anni prima dell’uscita del libro.

un unico albero, ma continua a viaggiare di

Il romanzo narra di un bambino, Cosimo che,

pianta in pianta per allargare i suoi orizzonti.

all’età di 12 anni, dopo essersi preso la colpa

Passa le sue giornate leggendo e, con il

di un atto che egli non ha mai commesso,

trascorrere

decide di scappare di casa e andare a vivere

famosissimo filosofo,

sugli alberi. Il bambino è il figlio del barone

Europa. Successivamente incontra Ottimo

Arminio

Massimo, un cane che gli tiene compagnia

Piovasco

e

di

Konradine

von

Kurtewutz ed è il fratello di Battista e Biagio.

Quest’ultimo

importante

57

Le avventure che egli vive sono sensazionali:

nel

ricopre

romanzo,

un

poiché

ruolo è

degli

anni,

diventa

un

stimato in tutta

per molti anni. A tenergli compagnia non sarà solo l’animale,

il

bensì anche Viola, una donna di cui si

narratore. La scelta di Cosimo, inizialmente,

innamora e per la quale egli quasi rinuncia a

può essere interpretata come un capriccio,

vivere sugli alberi. Cosimo muore a 65 anni

ma in realtà essa deriva dal desiderio del

per una malattia ma, per non farsi vedere

bambino di fuggire da una vita basata su

dagli abitanti del suo paese, decide di

rigidissime regole aristocratiche. La sua

andare a morire in territori più lontani. Il


romanzo è ambientato ad Ombrosa, una

si evolve, pur restando fedele ai suoi ideali.

terra ricca di alberi, senza dei quali Cosimo

Il protagonista è un personaggio molto

non sarebbe mai riuscito nella sua impresa.

ingegnoso,

capace

di

affrontare

ogni

Come

situazione

senza

mai

scendere

dagli

racconta

Biagio,

Ombrosa

viene

disboscata e nessun altro Cosimo potrà più

alberi. Il barone rampante è un romanzo

vivere lì. Il narratore, Biagio, è interno ed è

molto originale; non è semplicemente una

un io narrante. La focalizzazione è interna.

fiaba, ma un testo complesso che affronta

Alcuni

anche

personaggi

sono

caratterizzati

fisicamente, ma la maggior parte lo è psicologicamente e socialmente.

il

problema

della

ribellione

adolescenziale, del rifiuto. La

vicenda

è

collocata

nell’età

Il luogo, Ombrosa, è realistico e il tempo

dell’Illuminismo e della rivoluzione, ma, come

della storia supera di molto il tempo del

accade anche nei romanzi della Trilogia, Il

racconto.

cavaliere

La

fabula

e

l’intreccio

non

inesistente e Il

visconte

coincidono in quanto la storia stessa è un

dimezzato, assume connotati fiabeschi, in

flashback (Biagio annota su un quaderno la

una continua sospensione tra realismo e

vita di Cosimo dopo che quest’ultimo è

racconto fantastico. La scelta che Cosimo fa

morto). Uno dei temi centrali del romanzo è

non è una fuga dal mondo né dai rapporti

sicuramente l’ostinazione: Cosimo si ribella

umani, ma è una ricerca, un tentativo di

alla famiglia, non vuole mangiare le lumache

vedere e guardate da una diversa e

e decide di ritirarsi sugli alberi.

privilegiata prospettiva lo svolgersi della

Per tutto il resto della sua vita non scende

vita, cioè dall’alto. Leonardo Sciascia vede in

più dagli alberi, ma, nonostante ciò, cresce e

Cosimo “una sentinella della ragione, vigile e

diventa un membro attivo della comunità di

scattante contro tutti i mostri della natura

Ombrosa. Un altro dei temi del romanzo è

e della storia”.

infatti la crescita, perché Cosimo cambia e

Luigi Ficociello e Carlo La Vecchia

58


La fragilità è un handicap o un dono per capire

più

nel

profondo

noi

generazione spesso perduta in un deserto di

stessi? Nello Zibaldone nell’aprile del 1827,

noia, a caccia di oasi di senso, intrappolata in

Giacomo Leopardi accennò al desiderio

miraggi emotivi necessari a risarcire una

di comporre una “Lettera a un giovane del

profonda solitudine, quella di chi si sente

ventesimo secolo“.

abbandonato da tutto” a riprendere in mano

A cogliere il messaggio di quella lettera mai scritta

è

stato

D’Avenia quando

proprio Alessandro

diciasettenne

scoprì

la vita nonostante le avversità alle quali essa ci espone. L’ opera è suddivisa in quattro sezioni che

rappresentano

le

vitali dell’uomo nelle

redigere, vent’anni dopo, una risposta al

dolori, nelle

Poeta. Ne è nato un libro e una serie di

l’adolescenza come

lettere scritte in fondo da tutti noi: “L’arte

la maturità come arte di morire; l’arte di

di essere fragili”.

essere fragili, una parte della vita che

sue

sue

fasi

Giacomo Leopardi e fece suo il proposito di

L’ opera attraversa il buio dei secoli e

fragilità

rinascite arte

e

di

e

gioie: sperare;

Leopardi inventa e che sembra meravigliosa;

mette a nudo il ruolo della letteratura,

e

mistificato oggi dalla società dei consumi:

rinascere. D’Avenia ci regala un implicito

restituire

manifesto politico, sociale, ideologico e

agli

uomini

il

senso

della

vita. Sono lettere sulle cose che contano e per questo sono rivolte soprattutto ai

59

Credo che la sua opera occorra a “una

poi

il morire come

arte

di

spirituale. Il futuro dell’uomo è appeso al filo della sua

giovani e a chi conserva la scintilla – oggi

capacità

debole e piegata dai venti – di un’etica.

e dell’arte

di

riappropriarsi di

vivere in

della ogni

poesia sua


forma. Oggigiorno

la

tecnologia

e

il

del buio, rendendoci disponibili al mistero”

consumismo ci hanno talmente assopito da

per svelarci il segreto della felicità.

farci credere che l’umanità – intesa come

Un percorso reinterpretativo di un uomo da

specie e come valore – possa avere un futuro

sempre misterioso che ci invita ad essere

rinunciando

“poeti” ogni giorno, chiamati a fare qualcosa

alla

propria

anima. Ogni

uomo, nella sua quotidianità, passa più tempo

di bello al mondo, costi quel che costi.

a

Un metodo per dare compimento a se stessi

guardare

lo

schermo

asettico

di

uno smartphone piuttosto che sfogliare le

e alle cose fragili, il segreto per rinascere.

pagine di un libro che possono suscitare

Alla fine del libro l’autore confessa “ho

emozioni.

è

subito una metamorfosi, ma non per nuove

imprescindibile quanto il pane, poiché è il

penne e nuove ali: queste sono sparite, e al

canto dell’uomo nella notte che insegna alle

loro posto, spero ormai d’ avere un paio di

giovani generazioni proprio “l’arte di vivere”.

gambe per camminare pazientemente sulla

Quest’arte di “essere poeti del quotidiano”

terra”.

conta più di ogni altra cosa e si basa su una

D’Avenia che,

verità che il “progresso” ci ha fatto

percorso di stesura, ha avuto una vera e

dimenticare:

propria rinascita. Così la sua opera finisce in

Eppure,

siamo

la

letteratura

umani

e

dobbiamo

Leopardi ha smosso l’animo intrapreso

questo

di lungo

imparare “l’arte di essere fragili”.

un presidio di raccomandazioni e speranze

Lo

che destano l’uomo moderno

scrittore

D’ Avenia ha

a

non

proprio l’intento di rivalutare la figura di

arrendersi, ad avere coraggio, per scoprire

Giacomo Leopardi, autore conosciuto per il

l’ Infinito oltre la siepe: “Auguro questa

suo pessimismo e per la sua poca voglia di

metamorfosi anche a te, caro lettore, che

vivere dovuta alla sua salute cagionevole, per

hai deciso di portare in tasca questo libro,

farci riscoprire un ottimista, un amatore

dedicandogli il tuo tempo e i tuoi pensieri. Ti

della vita.

sono grato per aver fatto questo tratto di

Attraverso gli scritti del poeta romantico,

strada insieme”.

D’Avenia ci induce ad “affrontare la paura

Marcella Stabile

60


Grande scrittore del ‘900, Calvino scrisse l’ “Apologo sull’onestà nel paese dei

pensare che fossero loro a sbagliare e non il contrario. E allora lo scrittore pone una

corrotti” che venne pubblicato nel 1980 dal quotidiano “La Repubblica” . L’apologo narra della società del ‘900 ormai sprofondata nell’illiceità: tutto girava attorno a dei centri di potere ai quali le

domanda: “Dovevano rassegnarsi all’estinzione?”. Beh, no. Questi pochi uomini ai quali era rimasto almeno un briciolo di onestà non volevano e soprattutto non

persone si rivolgevano per ricevere dei favori (che portavano a commettere azioni illegali) ripagati attraverso ingenti somme di denaro. Queste a loro volta erano state ottenute mediante favori fatti ad

dovevano rassegnarsi all’idea che ormai la società girasse solo intorno alla disonestà. Loro infatti si consolavano pensando che in tutte le società si hanno dei periodi dove l’illiceità è protagonista, ma,

altri in precedenza. In qualche modo, quindi, ci spiega Calvino, si era creata una sorta di sistema economico

prima o poi, continuando a compiere azioni giuste e legali, questi momenti di “oscurità” possono essere sorpassati.

che, seppur illecito, aveva un suo filo logico, il quale permetteva a molte persone di

Questo scritto, seppur realizzato nel ‘900, rispecchia appieno la società di oggi ed è per

potersi

vivere. Le

questo motivo che tutti dovremmo fermarci

volevano

a riflettere bene sulle nostre azioni per

“guadagnare”

persone oneste, le guadagnarsi

da

da quali

vivere

seguendo

la

legge, erano talmente poche tanto da far

cercare

di

far

prevalere

la

giustizia

sull’illiceità

Silvia Pauroso

61


Primo Michele Levi (nato a Torino nel 1919 e morto a Torino nel 1987) pubblicò nel 1986, un anno prima del suo suicidio, il suo ultimo lavoro “ I sommersi e i salvati”. In questo romanzo Levi descrive la tragedia dei lager nazisti, il ruolo delle vittime e degli aguzzini all’interno dei campi e l’importanza della testimonianza e il rischio che la memoria della persecuzione venga dimenticata con leggerezza. Nel primo capitolo (La memoria dell’offesa) Levi mette in discussione la mente umana, perché viene implicitamente condizionata da ciò che avviene. Molto spazio è dedicato alla descrizione della zona grigia, il campo di sterminio stesso , e della sua complicata schematizzazione, in quanto c’erano ebrei impiegati nella manutenzione delle camere a gas (Sonderkommandos) e

prigionieri privilegiati impiegati nel mantenere ordine nel campo. In poche parole l’essere umano era in una condizione di complicità con i suoi stessi carnefici . Tutto rientrava nei piani di Hitler. La forza di questo libro è il coraggio di raccontare l’animo umano in una situazione inedita nella storia come quella del campo di sterminio. Levi non descrive la spinta alla solidarietà e all’aiuto reciproco da parte degli internati, ma piuttosto presenta la vita del campo come principio per cui alla morte di un compagno corrisponde una speranza di salvezza in più per se stessi. La cosa che fa più rabbia non è la ferocia, ma le condizioni in cui versavano i prigionieri ridotti alla fame, senza capelli, privati dei propri cari e dei propri effetti personali.

Lorenzo Mancini

62


Cara Fanny, sono io Giacomo. Forse non ti aspetterai una mia lettera così all’improvviso o forse sarò morto quando la leggerai o forse non la vedrai mai. È da un po’ di tempo che penso a te in un modo diverso. Quando sono con te sembra quasi che il mondo non esista più, è come se ci fossimo solo io e te, due anime dannate che si rincorrono. Mi sono innamorato di te, e scusa se sono così diretto con le parole come non lo sono mai stato, ma ti amo per la tua bellezza, per il modo in cui educhi le tue figlie, per il tuo altruismo. Mi sono innamorato di te per i tuoi occhi neri come la pece, che sono in grado di trasmettere ogni tua emozione; mi sono innamorato di te per i tuoi capelli lunghi, castani e ricci, che adori girare tra le dita quando sei nervosa; mi sono innamorato di te per il tuo naso all’insù che arricci quando sei nervosa; e soprattutto mi sono innamorato di te per il tuo carattere dolce, ma testardo allo stesso tempo. Amo quando poni la felicità degli altri prima della tua. Amo quando mi regali quei sorrisi che io chiamo speciali, speciali

perché hanno qualcosa di magico da donarmi. Amo te che sei stata l’unica in grado di far addolcire questo cuore di pietra che mi ritrovo. Fai stare bene la mia anima e soprattutto il mio cuore. Quest’ultimo lo hai stregato, sei diventata il mio tutto in così poco tempo. Spiegami che mi hai fatto! Perché non mi fai né mangiare e né bere? Perché mi rendi così triste? Perché non mi ami? È la domanda che più mi agita, ma in fondo ti comprendo, chi mai potrà amare uno come me? Guardami, sono malato e non sono particolarmente bello. Sai, hai ragione, Ranieri è molto più affascinante di me e sicuramente potrà darti un futuro. Io cosa ho da offrirti? Il mio amore? E cos’è l’amore? È solo uno stupido sentimento, è solo una cosa che condanna a morte le persone. E scusami se mi contraddico, ma hai fatto bene a non volermi come tuo amante, sono povero, vado avanti scrivendo queste misere poesie che forse nemmeno verranno lette. Vado avanti disperandomi per questo amore che non vuoi accogliere tra le tue braccia, vado avanti sognandoti, poiché è solo lì che posso averti, è solo nei sogni che mi dici: ’’Giacomo ti amo ’’. Io amo solo te e mai e poi mai ti dimenticherò. Ti amerò per il resto dei miei giorni. Ci sarà sempre uno spazio nel mio cuore che porterà il tuo nome. Promettimi di non cambiare mai! Sorridi perché sei bella! Amati per quello che sei e se ti fa battere qualcosa il cuore, fallo, pur di rischiare! Questa lettera è dedicata a te, che sei stata, sei, e sarai sempre l’unica donna della mia vita. Per sempre tuo, Giacomo –Lettera immaginaria composta da Giacomo Leopardi a Fanny Targioni Tozzetti

Minerva Freda

63


Meriggiare stanco e annoiato Meriggiare stanco e annoiato in un triste quartiere inquinato, ascoltare tra auto e treni rombi di moto, stridi di freni. E andando nel triste grigiore sentire con grande stupore com’è tutta la vita e il suo travaglio in questo seguitare una strada che finisce in un vicolo cieco

Carlo La Vecchia

64


Siddharta di Hermann Hesse, opera pubblicata nel 1922, è un racconto o romanzo di formazione che descrive un viaggio spirituale alla scoperta di se stessi. Il giovane protagonista, Siddharta, inizia il suo percorso di maturazione individuale che ha come obiettivo la saggezza. Egli inizia il suo viaggio insieme all’amico di infanzia Govinda, che lo venera per la sua saggezza. All’inizio i due vanno a vivere con i Samana, un gruppo di asceti che conducono una vita essenziale. Qui trascorrono tre anni, tra meditazione e privazioni fisiche estreme (il digiuno, il rifiuto dei vestiti), ma non raggiungono la rivelazione spirituale tanto attesa. Perciò Siddharta e Govinda decidono di raggiungere la setta del Buddha Gotama, per giovarsi del suo esempio e dei suoi insegnamenti. Tuttavia, una volta arrivati al cospetto del maestro, Govinda decide di restare, mentre Siddharta, non ancora soddisfatto del traguardo raggiunto, prosegue il suo cammino, perché vuole guadagnarsi la saggezza autonomamente, senza adeguarsi in maniera passiva agli insegnamenti di qualcun altro. Successivamente, dopo aver conosciuto un barcaiolo che lo aiuta a superare il fiume, Siddharta giunge in città e conosce la bellissima cortigiana Kamala, se ne innamora, e con lei trascorre gli anni successivi,

65

rinunciando alla ricerca di sé. Kamala vuole renderlo un uomo ricco e di successo e quindi indirizza Siddharta dal mercante Kamaswami. Tuttavia Siddharta intuisce che la sua vita materiale non può esaurire la ricerca assillante di una verità spirituale, ma quando incontra l’amico Govinda, ormai monaco buddhista, capisce di dover abbandonare la vita di piaceri a cui è abituato e così lascia Kamala, che è incinta. Nella sua fuga Siddharta è pieno di rimorsi per gli anni trascorsi insieme a Kamala, che hanno interrotto la sua ricerca spirituale, e pensa al suicidio, idea che subito abbandona grazie alla meditazione dell’Om. Così ritrova la sua ragione di vita, che condurrà lungo le sponde dello stesso fiume presso cui voleva suicidarsi. Un barcaiolo, Vasuveda, insegna a Siddharta il significato dell’acqua e del fiume, visto come un essere vivo, che parla e insegna. Dopo diversi anni, Siddharta rivede Kamala, che, con il figlio avuto da lui, di nome anch’egli Siddharta, deve attraversare il fiume. Tuttavia la donna viene morsa da un serpente e muore. Siddharta prende con sé suo figlio che, però, col tempo si rivelerà un giovane ribelle, di carattere completamente opposto a quello di suo padre. Dopo molti anni il figlio scappa e Siddharta pensa a quando egli stesso fuggì da casa per seguire il suo destino. Il dolore del padre cessa


quando ascolta la voce del fiume, che lo condurrà all’illuminazione. In seguito il barcaiolo parte, avendo ormai portato al termine la sua funzione. Il romanzo termina con l’incontro tra Siddharta e Govinda, entrambi anziani. I due si raccontano le loro vite e Govinda, capendo che Siddharta è diventato egli stesso un Buddha, si inchina al cospetto dell’amico. Il tema centrale del romanzo si sviluppa lungo il percorso di Siddharta alla ricerca dell’unità, infatti ogni fase della sua vita è costruita sull’esperienza di quella precedente. Quando Siddharta si unisce alla comunità dei Samada, si lascia alle spalle gli insegnamenti dell’infanzia, rinunciando ai possedimenti materiali per concentrarsi sulla ricerca di se stesso ed affinare la sua mente. Quando però scopre l’amore sensuale ed il mondo degli affari interrompe la ricerca, approdando così a un tormento interiore che lo condurrà quasi al suicidio. Dopo aver preso coscienza della sua insoddisfazione Siddharta lascia la città, riprendendo il suo percorso di rinascita e senza possedimenti, e diventa in grado di ascoltare la voce dell’universo, che si manifesta attraverso il rumore del fiume.

Questa via individuale, per Siddharta, è a metà tra gli eccessi dell’ascetismo intransigente dei Samana e la vita esclusivamente passionale e terrena sperimentata con la fascinosa Kamala. Nella ricerca di distruzione della propria anima, realizza di essere parte di un’anima collettiva, parte di un tutto: tutte le cose diventano una. Così, Siddharta raggiunge l’illuminazione, sviluppando la sua relazione con la natura e vivendo a stretto contatto con essa. Il mondo naturale rappresenta una via di mezzo tra la via ascetica ed il mondo materiale. La spiritualità è intimamente connessa alla saggezza. Coloro che hanno ottenuto l’illuminazione sono anche saggi. Non si può divenire esseri spirituali tramite lo studio dei libri o tramite i maestri, ma solo tramite una rivelazione personale. Il tempo è, poi, un altro tema importante del libro e, secondo molti personaggi, semplicemente, non esiste. Dopo aver ascoltato il fiume, l’intuizione principale che condurrà Siddharta all’illuminazione, è che il tempo è un’illusione, che la vita non è un susseguirsi di eventi, ma è onnipresente. L’eternità sorge dall’unità del mondo e il passato e il futuro sono parte di un eterno presente.

Stefania Migliozzi

66


Libero di scegliere un

quelli

libro

riproducibili,

da

leggere

e

amante come sono dei film horror e delle storie inquietanti, in una libreria di un centro

come

le

moderne saghe di vampirismo che non mi hanno mai attratto. Intriga pure il fatto che

commerciale la mia attenzione è stata rapita dalla copertina di un libro scritto nel 1983 da Stephen King, il famoso re del brivido

il narratore è esterno alla vicenda e si esprime sempre al passato, come qualcuno che sa l’epilogo e vuole portare il lettore pian

americano, che attualmente vive nel Maine con la moglie Tabitha, anche lei scrittrice di

piano a capire il perché di alcune sue tesi su un mistero grande e ancora imperscrutabile

un certo successo. Sapendo che le sue storie sono sempre state dei bestsellers che hanno ispirato registi famosi, come Brian De Palma

quale è la morte. Siamo negli anni ‘80 del ‘900 e Louis Creed, protagonista del racconto, si trasferisce con la moglie

e Stanley Kubrick,e gli hanno valso anche l’assegnazione della Medal of Arts da parte

Rachel, la piccola Ellie e l’ultimogenito Gage, a Ludlow , nel Maine, in una bella casa,

dell’ex presidente Barack Obama, ho letto

recentemente ristrutturata in stile New

l’anticipazione della storia nella parte posteriore della copertina e sono stato colpito dalla frase, volutamente posta in caratteri ingranditi al centro della pagina,

England, proprio vicino a un cimitero dove i bambini del posto hanno seppellito per anni i loro animali defunti: cani, gatti, roditori, uccelli e perfino un toro. Qui Louis incontra

del

Publishers

Jud Crandall, ottantenne saggio e vispo,

Weekly, “Il romanzo più spaventoso che Stephen King abbia mai scritto”. Preso, pagato e letto in poche serate. Innanzitutto, è stato piacevole scoprire la commistione di

marito di Norma Crandall, una docile vecchietta colpita dall’artrosi. Tra le due famiglie si viene a creare un rapporto di profonda stima e fiducia e, in particolar

più svariati temi, trattati con grande maestria. King, contrariamente a quamolti

modo, tra Jud e Louis, come tra un padre e il proprio figlio. Il primo grande evento drammatico colpisce il lettore sin dai primi capitoli, con la morte di Pascow, studente

settimanale

americano

credono, non è soltanto horror e soprattutto non è un horror scadente, di

67

facilmente


presso l’istituto dove Louis lavora come medico. Proprio mentre spira tra le sue braccia, il ragazzo pronuncerà delle frasi

tornare indietro, seppure diversa? All’orrore si sovrappone, lentamente ma inesorabilmente, la follia di chi non può

apparentemente incomprensibili, che colpiranno Louis come una profezia. L’evento

accettare la perdita e si spinge al di là dei confini del bene e del male – e che per

darà inizio a una lunga serie di morti spiacevoli, da quella di Norma, a quella del

questo viene terribilmente punito. Ad una lettura attenta, però, King non offre

gatto Church, amatissimo dalla piccola Ellie,

soltanto soluzioni spiacevoli: ad emergere,

a quella del figlioletto Gage. Ma Jud svelerà a Louis il modo per far tornare in vita il gatto e coinvolgerà, suo malgrado, il protagonista in una serie di azioni sciagurate

infatti, è anche, attraverso le parole dello stesso Jud, l’accettazione della perdita, attraverso la consapevolezza che la morte è, ad ogni modo, la fine delle sofferenze

e senza ritorno. Il tema della morte,

terrene, “il punto in cui il dolore cessa e

intrecciato con quello dell’infanzia, della menzogna, del tradimento, con la perdita dei

cominciano i buoni ricordi”. Ma questa realtà ha poco spazio nella trama generale e

propri affetti e dell’innocenza stessa, ricorre più volte nel romanzo. L’orrore trasuda dalle pagine parallelamente al

prevale l’errore umano. Bisogna riconoscere che lo scrittore è molto bravo a far cadere il lettore in uno stato di turbamento

dolore per la perdita di una persona cara e, se da un lato, King racconta l’impossibilità di rievocare questo dolore nella figura della moglie Rachel, traumatizzata dalla perdita della sorella Zelda, dall’altro descrive con

emotivo, le sue descrizioni sono reali e a lungo andare finisci per provare davvero le sensazioni e le emozioni del protagonista. Il finale lascia aperta la porta all’immaginazione di chi legge … la moglie

minuzia quel desiderio, quasi morboso, che tutti, almeno una volta, abbiamo provato nel voler “riportare indietro” qualcuno. Si spalanca nella mente il pensiero: io, cosa farei? Lascerei andare la persona amata,

“morta vivente”sarà buona con il marito ormai “vivo morente”, o lui si farà uccidere da lei? Chiudo con una frase di Pascow presa dal romanzo:“ Non andare oltre, dottore, per quanto tu ne senta il bisogno. La barriera

anche se solo avessi la possibilità di farla

non è stata fatta per essere abbattuta”.

Giulio Armando Palmieri

68


di Maria Carolina Ceci, Gaia Liguori, Francesca Reitano, Maria Grazia La Pietra

LA SCOMPOSIZIONE DELLA LUCE Guardandoci attorno i colori che ci circondano sono la prima cosa che notiamo, il mezzo migliore per esternare il nostro mondo interiore. “ I colori, come i lineamenti, seguono i cambiamenti delle emozioni” (Picasso) Ogni colore, anche convenzionalmente rappresenta uno stato d’animo dell’essere. Montale è un poeta che ama “pennellare” i suoi stati d’animo, restituendoceli in immagini chiare e vive. Utilizza questa proprietà dei colori per riflettere se stesso sulla realtà che lo circonda. In molte delle sue poesie, infatti, in base ai colori che adopera, crea un’atmosfera ben precisa nonostante la potenziale soggettività delle emozioni scaturite dalle sfumature. Con i colori Montale ha la possibilità di rappresentare ogni sfaccettatura del proprio animo, ogni attimo della sua

69

esistenza, e al contempo fare un discorso di valenza universale. Goethe nella sua “teoria dei colori” afferma che il colore si origina dall’incontro della luce con le tenebre, ed è proprio questa l’immagine che Montale fa trasparire dalle sue poesie. Inizialmente l’io poetico è sommerso dalla noia della monotonia e vive giorno per giorno aspettando quell’epifania che gli faccia avere una visione colorata delle cose, quell’occasione che faccia scomparire tutta la tetraggine che lo assale. E’ proprio il quid l’emblema di tutta la poesia montaliana, quel qualcosa di inaspettato che arriva e su uno sfondo nero fa risaltare il colore, proprio quando il mal di vivere incombe. E’ importante comprendere il passaggio tenebre-luce che avviene in tutte le poesie di Montale; il poeta vive un momento cupo e tenebroso che lo porta a vedere le cose con oscurità, ma l’occasione sta proprio nell’incominciare a schiarirsi dell’ombra e così, pian piano, tutto ciò che gli è attorno, e che prima era


oscurato da quel grigiore che gli offuscava l’animo, si dissolve in un fiume di colori. Dunque Montale, proprio come un prisma, scompone la luce bianca che vede come certezza in un fascio di colori che traduce in poesia. LE TENEBRE Spesso il male di vivere ho incontrato Spesso il male di vivere ho incontrato: era il rivo strozzato che gorgoglia, era l’incartocciarsi della foglia riarsa, era il cavallo stramazzato. Bene non seppi, fuori del prodigio che schiude la divina Indifferenza: era la statua nella sonnolenza del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.

[Eugenio Montale, Ossi di Seppia, 1924] Qui ci troviamo di fronte ad una delle poesie più contraddittorie di Montale, il quale, con questi pochi ma forti versi, intende comunicarci la sua visione del “male di vivere”, il dolore che ha incontrato in ogni passo, in ogni elemento della natura. Tutto ruota intorno ad un evidente parallelismo fra le due quartine, nella prima possiamo scorgere delle parole trapelanti amarezza, malinconia, che si materializzano nella foglia accartocciata su se stessa, nel ruscello ostacolato, nel cavallo stanco e cascante. Il poeta cerca di rappresentare nel miglior modo possibile il suo stato d’animo, ponendo

70

al centro di tutto parti animate ed inanimate della natura che suscitano delle tenebrose emozioni, che si tramutano in un lieve albore di aspettativa esclusivamente nella seguente ed ultima quartina. Montale prevede di comunicare al lettore che un barlume di speranza, nel riuscire ad oltrepassare l’oscurità per arrivare alla tanto attesa luce, c’è sempre. Egli lo concretizza attraverso la vista di un falco che vola libero nell’abbagliante e infinito cielo, in una statua perfetta nella sua staticità, nelle ore sonnolenti di un caldo pomeriggio estivo, ed infine nella candida nuvola bianca immersa perfettamente nell’azzurro. Montale rende possibile tutto ciò grazie ad un’unica e sola parola, ovvero la chiave dell’intera poesia: l’indifferenza, che definisce “Divina” quasi come se fosse l’irripetibile occasione di riscattarsi al dolore fino ad ora provato, indossandolo con impassibilità e superiore distacco. Cigola la carrucola Cigola la carrucola del pozzo,l’acqua sale alla luce e vi si fonde.Trema un ricordo nel ricolmo secchio,nel puro cerchio un’immagine ride. Accosto il volto a evanescenti labbri:si deforma il passato, si fa vecchio, appartiene ad un altro…Ah che già stride la ruota,ti ridona all’atro fondo, visione, una distanza ci divide. [Eugenio Montale, Ossi di Seppia, 1925] E’ sorprendente l’introduzione onomatopeica che Montale ci fornisce di questa poesia. La prima immagine che ci appare è quella di una carrucola arrugginita, che portando l’acqua in superficie emette questo suono che


introduce un’esperienza. Montale in tutte le poesie non ha l’intento di descrivere la realtà, infatti anche in questo caso la materialità delle cose allude a qualcos’alto. Salendo in superficie l’acqua all’interno del secchio si fonde con la luce del sole; questi due elementi, acqua e sole, fondendosi simboleggiano la vita, quindi il poeta con l’arrivare a superficie del secchio vuole alludere all’OCCASIONE che è il punto chiave di tutte le sue poesie. Ed ecco che nello specchio di questo secchio ricolmo d’acqua appare un’immagine, quella di una donna. Anche questo avvenimento può essere interpretato come un’occasione, poiché rispecchiandosi nell’acqua del secchio, egli non rivede la sua immagine ma vede quella donna, quel tu, quello strumento che gli permette di conoscere la sua vera identità : la donna non è nient’altro che lo specchio dell’anima dell’uomo. Riconosciuto il riflesso della sua donna, accosta il volto, ma il riflesso scompare. Questo è uno degli aspetti più importanti della donna montaliana: l’occasione che arriva quando assale la tetraggine, ma di colpo scompare impedendo all’io poetico di avere con essa un rapporto diretto. La carrucola cigola di nuovo riportando il ricordo, ed ecco comparire un altro elemento essenziale della poesia montaliana: il viaggio, che non è inteso come spostamento, ma viaggio come metafora della conoscenza, il viaggio per incontrare, per cercare quella presenza, quell’occasione, svanita sotto i nostri occhi. L’INCONTRO Meriggiare pallido e assorto Meriggiare pallido e assorto presso un rovente muro d’orto, ascoltare tra i pruni e gli sterpi

71

schiocchi di merli, frusci di serpi. Nelle crepe dei suolo o su la veccia spiar le file di rosse formiche ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano a sommo di minuscole biche. Osservare tra frondi il palpitare lontano di scaglie di mare mentre si levano tremuli scricchi di cicale dai calvi picchi. E andando nel sole che abbaglia sentire con triste meraviglia com’è tutta la vita e il suo travaglio in questo seguitare una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia. Il poeta si trova ad osservare il primo pomeriggio estivo e tutto appare fermo, morto. Osserva file di formiche rosse, ascolta il suono delle cicale che si mischia con il rumore delle onde in lontananza e vive questi elementi con profonda inquietudine, poiché sembrano tutti elementi fermi, abbagliati dal sole a picco, e in fin dei conti privi di senso. Ma non possiamo fermare la nostra immaginazione nel leggere questi versi, un’esplosione di colori contrastanti balena nella nostra testa, suscitando emozioni altrettanto contrastanti. Significativa però in questa poesia è l’immagine di un muro che ha avuto lo scopo di coinvolgerci pienamente nello spirito di Montale.


Anche a distanza di circa un secolo dalla composizione della poesia sopra citata, nonostante i progressi scientifici e tecnologici, l’uomo è, se preso nella sua pienezza, sempre lo stesso, con speranze, illusioni, rimpianti, sconfitte ed in costante ricerca di un senso o di un “varco” verso un «più là» (s’è rifatta la calma) che lo appaghi pienamente. Noi adolescenti, in modo particolare, sperimentiamo, forse per la prima volta, la «muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia» e «il male di vivere», ma sono momenti passeggeri e vale in noi l’attaccamento alla vita terrena e la voglia di viverla nella sua pienezza, pronte, quindi, per il nostro viaggio, consapevoli delle incertezze e dei rischi che esso stesso comporta. Così non ci siamo più sentite tanto lontane psicologicamente dal poeta, perché lo stesso Montale afferma che «l’argomento della mia poesia è la condizione umana in sé considerata, non questo e quell’avvenimento. Ciò non vuol dire estraniarsi da quanto avviene nel mondo, significa solo coscienza e volontà di non scambiare l’essenziale con transitorio». Anche se la realtà a volte appare assurda ed il pessimismo sembra prevalere ci piace ricordare quanto detto dal poeta in un’intervista radiofonica del 1955: «Credo che in sostanza tutte le (mie) poesie costituiscano l’autobiografia, il giornale intimo di un uomo che considera la vita come assurda. Non dico inutile, ma assurda. Il poeta nega e negando afferma qualche cosa. E che cosa afferma il poeta non si sa. Certamente afferma la consapevolezza che la vita vale la pena di essere vissuta, che la pagina vale la pena di essere scritta, e non credo che oltre questo ottimismo potenziale, io possa per il momento andare» PORTAMI IL GIRASOLE Portami il girasole ch’io lo trapiantinel mio terreno bruciato dal salino,e mostri tutto il

72

giorno agli azzurri specchianti del cielo l’ansietà del suo volto giallino. Tendono alla chiarità le cose oscure,si esauriscono i corpi in un fluire di tinte: queste in musiche. Svanire è dunque la ventura delle venture. Portami tu la pianta che conducedove sorgono bionde trasparenzee vapora la vita quale essenza;portami il girasole impazzito di luce. [Eugenio Montale, Ossi di seppia, 1925] Nella prima strofa della poesia Montale rappresenta il girasole, fiore maestoso dai petali gialli, quasi in maniera antropomorfa, con il “volto giallino”. Concretizza lo spazio e il tempo in poesia, i colori del cielo e del fiore, che rappresenta salvezza, fanno trapelare con grazia la luce di cui, a fine poesia, “impazzirà” il girasole. La prima quartina è come una preghiera, un’invocazione, una richiesta, quella di ricevere, non un girasole, ma il girasole, che nel fluire delle parole rappresenta quasi qualcosa di mistico ed etereo, proteso verso un cielo azzurro, bramoso di luce. Montale dalla seconda strofa va creando un equilibrio, tra quella luce che necessita e l’oscurità del suo mondo interiore, riconosce la chiarità a cui esso tende e va espandendo le proprie sensazioni, facendo sopraggiungere una melodiosa armonia che va sfumando dal corporeo in uno “svanire” come sorte assoluta. Successivamente il girasole da fine assoluto diventa il mezzo per riconoscere e saper filtrare l’essenza della vita, quale alternarsi di luce e ombra, o coesistenza e vivido conflitto delle due. Montale crea un’aura attorno alla poesia luminosa e solare, inserendovi le proprie paure.


La poesia montaliana si compone di timori, i versi sono lo specchio delle bramosie e dei freni che il poeta si pone una volta presa coscienza dell’amara realtà. Nella poesia inserisce il proprio profondo desiderio di fusione con una natura, superiore al dramma solitario dell’io, simbolo di un “rifiorire”. Con “tendono alla chiarità le cose oscure” Montale lascia trasparire il principio di una vivida speranza in quell’oscurità che lo attanaglia da una vita; egli si arrende a quella chiarità e la desidera, come una scintilla che in lui appiccherebbe un fuoco di vita. Vivere nell’assoluta oscurità renderebbe ignifuga la sua esistenza, quel fuoco non si accenderebbe mai: di ciò ne ha piena coscienza e si protende verso la luce, tenta di raggiungerla attraverso un’oscurità, non nemica ma compagna. LA LUCE Non rifugiarti nell’ombra Non rifugiarti nell’ombra di quel folto di verzura come il falchetto che strapiomba fulmineo nella caldura. E’ ora di lasciare il canneto stento che pare s’addorma e di guardare le forme della vita che si sgretola. Ci

muoviamo

in

un pulviscolo madreperlaceo che vibra, in un barbaglio che invischia gli occhi e un poco ci sfibra. Pure, lo senti, nel gioco d’aride onde che impigra in quest’ora di disagio non buttiamo già in un gorgo senza fondo le nostre vite randage. Come quella chiostra di rupi che sembra sfilaccicarsi in ragnatele di nubi; tali i nostri animi arsi

73

in cui l’illusione brucia un fuoco pieno di cenere si perdono nel sereno di una certezza: la luce. [Eugenio Montale, Ossi di Seppia; 1925] Nella poesia Montale descrive un paesaggio chiaramente estivo; è immerso nel caldo di uno dei tanti ed ispiranti pomeriggi afosi che vive e che gli suscitano delle emozioni, circondato da un pulviscolo, che quasi gli limita la vista. Proietta nelle sue parole questo spazio arido, ma vede di più. La poesia è un’esortazione molto decisa che fa all’uomo, ma in primis a se stesso, per non permettergli di sprecare la propria vita. L’umanità intera, attanagliata dai dolori di una realtà sfacciatamente crudele, persa nelle illusioni, ha fatto dell’ombra il suo posto sicuro, è un luogo angusto nel quale non è facile vivervi, ma l’abitudine e la paura l’hanno incatenata. Ma non è convincendo il lettore e se stesso del fatto che la vita sia qualcosa di migliore che vuole portarlo via dall’ombra, egli rimane tetro nella sua concezione della realtà, riconosce che è una realtà che va sgretolandosi, sa che ormai le nostre non sono altro che “vite randage”, ma non è tutto, sottolinea che nonostante le quotidiane amarezze c’è qualcosa di bello, lì fuori da qualche parte, e vale la pena di essere trovato e vissuto fino all’ultimo. Oltre l’oscurità c’è qualcosa degno di essere vissuto anche da chi sembra aver perso ogni speranza, qualcosa che merita di essere visto persino da occhi che ormai non brillano più, perché sarà proprio quello a donare la luce a chi avrà la voglia di abbandonare l’ombra. La vita randagia di Montale e di noi tutti è fatta di castelli in aria e di sensazioni incompiute, ma c’è una certezza per la quale vale la pena di rischiare di cadere: la luce. I limoni


Ascoltami, i poeti laureati si muovono soltanto fra le piante dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti. Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi fossi dove in pozzanghere mezzo seccate agguantano i ragazzi qualche sparuta anguilla: le viuzze che seguono i ciglioni, discendono tra i ciuffi delle canne e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni. Meglio se le gazzarre degli uccelli si spengono inghiottite dall’azzurro: più chiaro si ascolta il susurro dei rami amici nell’aria che quasi non si muove, e i sensi di quest’odore che non sa staccarsi da terra e piove in petto una dolcezza inquieta. Qui delle divertite passioni per miracolo tace la guerra, qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza ed è l’odore dei limoni. Vedi, in questi silenzi in cui le cose s’abbandonano e sembrano vicine a tradire il loro ultimo segreto, talora ci si aspetta di scoprire uno sbaglio di Natura, il punto morto del mondo, l’anello che non tiene, il filo da disbrogliare che finalmente ci metta nel mezzo di una verità. Lo sguardo fruga d’intorno, la mente indaga accorda disunisce nel profumo che dilaga quando il giorno più languisce. Sono i silenzi in cui si vede in ogni ombra umana che si allontana qualche disturbata Divinità. Ma l’illusione manca e ci riporta il tempo nelle città rumorose dove l’azzurro si

74

mostra soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase. La pioggia stanca la terra, di poi; s’affolta il tedio dell’inverno sulle case, la luce si fa avara – amara l’anima. Quando un giorno da un malchiuso portone tra gli alberi di una corte ci si mostrano i gialli dei limoni; e il gelo del cuore si sfa, e in petto ci scrosciano le loro canzoni le trombe d’oro della solarità. [Eugenio Montale, Ossi di Seppia; 1925] Montale attraverso questi versi presenta attimi di una felicità sfuggente e sempre in bilico, facendo uso di parole che distruggono la convenzionalità del mondo. Le piante dai nomi poco usati sono il correlato oggettivo di questa poesia , il perno su cui Montale si concentra maggiormente per esprimere al meglio la sua esigua e semplice personalità, che tanto si differenzia dagli altri autori. Il poeta preferisce descrivere il paesaggio della sua amata Liguria così come si presenta, creando l’immagine di strade circondate dall’erba dove giacciono le pozzanghere. Nelle prime due strofe, quindi, lo scenario è essenziale, aspro e schietto, in egual modo lo è anche il linguaggio poetico, con espressioni quasi più vicine alla prosa che alla poesia come “le viuzze che seguono i ciglioni discendono tra le canne , e mettono negli orti tra gli alberi dei limoni” il cui profumo inebria i passanti che si concedono un attimo di ricchezza. Successivamente, la Natura viene personificata, e non è più descritta attraverso parole che suscitano materialità, bensì diviene quasi astratta e incantata. Ed è proprio nei momenti in cui anche il cinguettio degli uccelli si disperde nell’azzurro lucente del cielo, che,


contornato dal silenzio, l’uomo sembra penetrare nel mistero della vita, ma è solo un’illusione che viene a mancare e ci riporta indietro, all’inaccettabile realtà cinerea e opaca delle città, alla terra torturata dalla pioggia smaniosa di rendere malinconico il paesaggio, ai tetti delle case sovrastati dall’inverno, dal colore plumbeo della nebbia ligure. Ma proprio in quell’istante che, passeggiando fra le tristi strade, da un portone, lasciato aperto come simbolo di speranza per colui che nulla ha in più da osservare, si intravede il giallo abbagliante dei limoni che, con tutta la sua fierezza, si fa avanti con impellente maestosità. Esso accende una luce che dissolve il gelo del cuore ed evoca un insieme di profumi piacevoli che per un istante si conciliano con la vita. Il percorso poetico di Montale appare complesso, una continua ricerca dell’irraggiungibile traguardo, al limite dell’esperienza umana costellata da rischi che bisogna affrontare, poiché il più grande errore è quello di attendere. “Quando gli occhi si abituano alle tenebre ed in esse si riesce a scorgere il giorno che vi si nasconde, quando nel buio della notte si vede la luce del mattino, si è diventati artisti della vita.”

75

Così Montale non si dimostra solo un poeta ma un vero e proprio artista della vita, spronandoci a superare quel varco che va oltre anche le sue stesse vedute. La speranza che traspare tra i versi del poeta rappresenta il vero e proprio varco che egli cerca di raggiungere: l’obiettivo finale è quello di arrivare alla luce, presentata come certezza, cosa possibile solo attraverso il buio. Nonostante ciò, Montale si arrende ai suoi stati d’animo, anche quando sembrano risultare troppo tetri per continuare il suo viaggio di ricerca, e li traduce in arte. Il suo è un processo di trascrizione di ciò che ha dentro su ciò che ha attorno. Il poeta non è mai proteso verso gli assoluti, sta sempre nel mezzo e non estremizza i propri sentimenti, è l’uomo della possibilità, quella che accada un miracolo che allevi la sofferenza della ricerca della luce. Con Montale, si ha una visione molto più ampia della realtà, abbracciando ogni sfaccettatura della sua poesia, imparando a considerare tutti i lati della vita non vedendo più le cose o solo in bianco o solo in nero, ma a colori.


Il 22 gennaio 1990 moriva Giorgio Caproni, finissimo critico letterario, ottimo traduttore e soprattutto uno dei più grandi poeti del Novecento. Ha tradotto opere di Marcel Proust (La recherche) e di LouisFerdinand Céline (Morte a credito) e poesie di poeti come Paul Verlaine, Guillaume Apollinaire e Charles Baudelaire, alcune delle quali, con altre traduzioni dallo spagnolo, sono state pubblicate dopo la sua morte nel Quaderno di traduzioni (Torino, Einaudi, 1998). Caproni ha scritto anche numerose opere in prosa tra cui ricordiamo: Giorni aperti (un diario di guerra); Il gelo della mattina, racconti; Il labirinto. La sua fama è comunque legata soprattutto alla sua opera poetica. Carlo Bo, uno dei suoi primi critici, lo definì il “Poeta del sole, della luce e del mare”. Ricordiamo: Il passaggio di Enea; Come un’allegoria, Ballo a Fontanigorda e Finzioni, che formano una sorta di trilogia della giovinezza, popolata di volti femminili, feste paesane, musiche, balli, profumi, osterie; Cronistoria, dedicata a Olga, la fidanzata morta prematuramente; Stanze della funicolare; Il seme del piangere; Congedo del

viaggiatore cerimonioso e altre prosopopee, 1965; Il “Terzo libro” e altre cose, 1968; Il muro della terra, 1975; Il franco cacciatore, 1982; Il conte di Kevenhüller, 1986 e il volume complessivo Poesie. Una nuova raccolta di poesie, in parte già preparata dall’autore, è uscita postuma a cura di G. Agamben (Res amissa, 1991). La poesia di Giorgio Caproni si caratterizza per l’immediata comunicatività, per la musicalità, la leggera ironia e una diffusa malinconia. Numerose sono le allegorie e le più frequenti sono legate a motivi come il viaggio, l’ascensione, la città, l’osteria, la caccia. I temi portanti della sua poetica sono: la madre, rievocata e ricordata in molte poesie; Genova, considerata la sua “città dell’anima”; il viaggio, un viaggio allegorico alla scoperta della vita. Caproni paragonava il poeta al minatore, che «dalla superficie dell’autobiografia, scava, scava fino a trovare un fondo nel proprio io che è comune a tutti gli altri». All’esame di maturità del 2017, per l’analisi del testo nella prova di lingua italiana è stata scelta la poesia Versicoli quasi ecologici (da Res Amissa).

G.I.P.

76


VERSICOLI QUASI ECOLOGICI Non uccidete il mare, la libellula, il vento. Non soffocate il lamento (il canto!) del lamantino. Il galagone, il pino: anche di questo è fatto l’uomo. E chi per profitto vile fulmina un pesce, un fiume, non fatelo cavaliere del lavoro. L’amore finisce dove finisce l’erba e l’acqua muore. Dove sparendo la foresta e l’aria verde, chi resta sospira nel sempre più vasto paese guasto: Come potrebbe tornare a essere bella scomparso l’uomo, la terra.

BIGLIETTO LASCIATO PRIMA DI NON ANDAR VIA Se non dovessi tornare, sappiate che non sono mai partito Il mio viaggiare È stato tutto un restare qua, dove non fui mai. (da Il franco cacciatore, Garzanti, 1982)

77


Gioacchino Paparelli è nato a Sessa Aurunca (Caserta) nel 1914 ed è morto a Cava de' Tirreni nel 2000.Insegnò Lingua e letteratura italiana per lunghi anni nell'Ateneo di Salerno e all'Istituto Universitario di Magistero di Napoli. Prima è stato docente di Italiano e Latino presso il liceo classico Agostino Nifo di Sessa Aurunca e successivamente ottenne il titolo di preside negli istituti italiani di Buenos Aires (Argentina), di Beirut (Libano) e di Gerusalemme (Israele).Fondò tra il 1970 e il 1971 la Rivista semestrale di letteratura e cultura varia “MISURE CRITICHE”. Tra le sue numerose opere ricordiamo: Dante fra latino e volgare, 1951. Carducci e il Novecento. Introduzione allo studio della lingua poetica contemporanea, 1953. Paolo Beni e l’Anticrusca (1964), Da Dante al Seicento. Saggi (1971), Orlando Furioso (1974). Ideologia e poesia di Dante (1975), Questioni dantesche (1966). Due modi

78

opposti di leggere Dante: Petrarca e Boccaccio (1979). Machiavelli e l’umanesimo (1982), Storia della “lirica” foscoliana (1992), Feritas, humanitas, divinitas, L’essenza umanistica del Rinascimento (1993). La sua lunga e significativa attività di ricerca e i suoi studi si concentrarono sulla letteratura umanistico-rinascimentale (Enea Silvio Piccolomini, Ariosto, Machiavelli) e moderna e contemporanea (Foscolo, Manzoni, Carducci, Quasimodo, di cui fu amico personale, ecc.) e su Dante. In un lungo saggio del 1960 apparso su "Filologia romanza", Paparelli individuava in "fictio" la parola base della definizione dantesca della poesia. Il suo acuto sguardo di critico sagace e attento si è soffermato soprattutto sui canti IV (Virgilio e le anime del Limbo) e V


dell'Inferno, e sul XIX del Purgatorio . Una delle più interessanti interpretazioni dantesche di Paparelli è l'esame del canto V dell'Inferno, ovvero il canto di Paolo e Francesca. Il critico riconosce in:" Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse", il verso chiave di tutto il canto che - nella sua totalità assolve una funzione di superamento della poetica e della cultura stilnovistica. Lo studio sul canto XIX del Purgatorio punta sull'identificazione della femmina balba come simbolo della cupidigia e della donna... santa e presta come simbolo della giustizia, e quindi sul valore ’ esemplare ' della figura del papa avaro, dal P. considerato il risultato di una confusione - o volontaria contaminazione - fra Adriano IV e Adriano V. Carlo Chirico, nel tracciare l'impegno critico di Gioacchino Paparelli, pone "Feritas Humanitas Divinitas" quale libro fondamentale per cogliere il senso e il significato dell'avventura intellettuale del critico, in quanto questo volume contiene il tentativo di qualificare l' "humanitas" non più dall'alto (per differenziazione o coincidenza rispetto alla "divinitas hominis", secondo il vecchio schema romanticostoricistico e le parallele reazioni di parte prevalentemente cattolica) ma dal basso (per differenziazione dalla "feritas"). Gioacchino Paparelli fu critico militante attraverso la collaborazione a giornali ed a riviste. I suoi interventi giornalistici non devono essere considerati solo una semplice prosecuzione dei suoi studi letterari; in alcuni articoli pubblicati su "Il Mattino d'Italia" (gennaio 1954) emergono, infatti, in primo piano le sue esperienze esistenziali, in una prosa giornalistica polifonica per il

79

rapido alternarsi di vari registri espressivi: meramente informativo, ironico-umoristico, lirico-visionario (Granese). Della scrittura giornalistica di Paparelli, per Granese, non va tanto privilegiata la proposta di autori a lungo studiati (Foscolo e Quasimodo), quanto invece qualche incursione in territori culturali notoriamente da lui distanti: è il caso della "riscoperta" del romanzo d'appendice e in particolare di Francesco Mastriani. Renato Filippelli in un breve interventotestimonianza traccia un profilo umano del critico Gioacchino Paparelli: “Durante i miei anni di liceo, Gioacchino Paparelli fu per me non una persona, ma un libro: fu l’Antologia Foscoliana, gioiello di eleganza interpretativa e di rigore analitico. Debbo a quel testo, di cui ricordo perfettamente la fisicità, se alle soglie degli anni di licenza liceale, ero in grado di distinguere, in letteratura, fra chi dice il già detto e chi intuisce e giudica con personale acribìa.Gioacchino aveva il dono dell’ originalità, che nel campo della critica è ancora più raro che in quello della poesia, ed era riuscito a cavarne tutti i vantaggi possibili nel difficile approccio a un poeta come Foscolo, sul quale la bibliografia aveva depositato una sorta di concrezione lavica. Dalla prosa di quel libro appresi anche alcune finezze (o malizie) di lingua e di stile, che Gioacchino, a sua volta, aveva appreso dal suo unico vero maestro, Giuseppe Toffanin, con l’aggiunta, però, di colori, scatti, compiacimenti, amabili teatralità, che erano di controllata origine suessana".

Francesca Fastoso


Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo che anche quando non ci sei resta ad aspettarti. L’Italia, Paese dalle mille tradizioni e sfaccettature, è sempre stata caratterizzata dalla presenza di una miriade di piccoli borghi. Questi numerosissimi piccoli paesi sono luoghi

caratteristici,

hanno

singolari

tradizioni, sono pieni di storia e unici nel loro genere. Molti di essi sono abbastanza noti, tant’è vero che durante il periodo estivo pullulano di visitatori. Tali minuscole cittadine, che “adornano” lo stivale come gemme piccole ma molto preziose, si trovano ovunque: in montagna, a picco sul mare, oppure su un pendio Collinare di origine vulcanica, proprio come Corigliano, borgo dell’alto casertano. A sentir parlare i miei nonni o i vecchietti seduti al bar per la sana e caratteristica partita a carte del pomeriggio, Corigliano deve aver avuto un passato abbastanza felice, forse anche prospero. In tempi lontani era stato il capoluogo del feudo dei Toraldo, casata anticamente

80

molto importante nel nostro territorio, ospitando proprio la residenza (un castello) di un duca di questa famosa famiglia. L’economia

del

borgo

produzione

agricola.

si

basava

Questa

sulla

fonte

di

sussistenza, insieme a diverse fabbriche presenti nei dintorni, ha permesso al mio paese, fino a circa venti anni fa, di ospitare quasi il triplo della popolazione attuale. Da vent’anni a questa parte, però, a causa della chiusura di diverse industrie del territorio e della mancanza effettiva di reali e concrete opportunità lavorative, Corigliano ha vissuto un vero e proprio costante e veloce spopolamento. Oggi, infatti, a me sembra quasi strano sentire queste testimonianze di tempi passati così positivi e stento a crederci.


In effetti, nel mio paese sono rimaste poco

“Super

più di quattrocento persone, che sono in

preoccupazioni.

maggioranza anziane. Purtroppo non ci sono

Vivere in un paese come il mio significa

più attività, c’è soltanto un bar con un

restare in piazza la sera dell’ultimo dell’anno

biliardo e noi ragazzi siamo costretti ad

per il tradizionale “Buche-Buche” invece

uscire per divertirci. Nonostante tutto ciò,

d’andare in discoteca, significa mettersi, a

fin da piccolo, non ho mai disprezzato o

Carnevale, su un palco a cantare, senza

criticato il luogo in cui vivo.

pensare

alle

Penso che lo stare bene o male in un luogo

canore,

perché

non dipenda da quest’ultimo, bensì dal

preservate e valorizzate.

proprio benessere interiore. Se si vive in

Mio malgrado, tra un paio d’anni, dovrò

armonia con se stessi, si può vivere ovunque

abbandonare Corigliano, dovrò spostarmi in

e apprezzare qualsiasi luogo, perché ovunque

qualche grande città per continuare i miei

c’è del bello.

studi. Sono consapevole, però, che il luogo in

Diventando

più

maturo

mi

Santos”

per

proprie le

strada

pessime

senza

capacità

tradizioni

vanno

accorgo,

cui sono cresciuto e in cui mi sono formato

stranamente, che lo spopolamento del mio

resterà sempre nel mio cuore e magari, in

paese è direttamente proporzionale al

qualche

legame e all’amore che mi stringe ad esso e

pensare, con nostalgia e rimpianto, proprio a

mi rendo conto di vivere in un luogo speciale.

quelle serate passate su un palco a cantare

Vivere in un paese come il mio significa

in piazza.

essere immerso nella quiete della natura,

Un paese -come afferma Cesare Pavese nel

significa alzarsi la mattina e prendere il

suo romanzo “La luna e i falò” – ci vuole, non

caffè guardando il chiaro Golfo di Gaeta,

fosse per il gusto di andare via. Un paese

significa non essere mai solo, conoscere

vuol dire non essere soli, sapere che nella

tutti.

gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa

Vivere in un paese significa aspettare con

di tuo che anche quando non ci sei resta ad

ansia la festa patronale, giocare con un

aspettarti…”.

momento

di

malinconia,

potrò

ANTONELLO DARINO

81


NON SOLO LETTERATURA…

SCIENZA, TECNICA E TECNOLOGIA

82


La cattiva alimentazione e la vita sedentaria

delle

costituiscono dei seri rischi per il cuore.

introducendo nel suo organismo.

Molte persone trascurano elementi cardine

Per preservare la nostra salute dobbiamo

di una sana alimentazione e gran parte di

alternare

queste si nutrono in modo disordinato.

l’attività fisica, ma, soprattutto, dobbiamo

Inoltre, secondo quanto riportato dalla

focalizzare la nostra attenzione su quello

rivista

che stiamo consumando e non dobbiamo

American

Nutrition,

83

chi

Journal

mangia

Of

svolgendo

Clinical altre

calorie

una

che

sana

sta

realmente

alimentazione

con

svolgere altre attività mentre mangiamo.

attività tende ad esagerare con le quantità

La salute del nostro cuore è come una casa,

del

è

si costruisce mattone dopo mattone e le

focalizzata su cosa si sta consumando e

fondamenta sono una sana alimentazione e

quindi l’individuo non ha l’esatta percezione

una vita attiva.

cibo,

poiché

l’attenzione

non


Andrea Ermellino

Mangiare è importante per vivere una vita

promuove l’interazione sociale e grazie ad

sana, e mentre in passato era un’azione

essa aumenta la conoscenza del territorio in

svolta regolarmente, oggi non è più così.

cui viviamo.

Solo una piccola percentuale di noi mangia

Ma come riferito precedentemente, oggi

correttamente; molti di noi mangiano carne

non mangiamo in modo appropriato, anzi

grassa al posto di carne magra, consumano

siamo addirittura arrivati a scambiare

formaggi più frequentemente di quanto

l’importanza del cibo con il suo valore

andrebbe fatto, e una sola persona su tre

economico. È una cosa gravissima il fatto che

mangia il pesce soltanto una volta alla

noi facciamo più attenzione al prezzo del

settimana. Per prevenire o curare questa

prodotto che al suo valore nutrizionale.

cattiva abitudine, medici e pazienti devono

Un’altra cattiva abitudine che abbiamo è

collaborare.

quella di mangiare mentre svolgiamo altre

Un piccolo passo in avanti è stato compiuto

attività, come ad esempio navigare su

dalla

internet. Questo ci fa male perché, essendo

Quinta

Intergovernativo

sessione

del

dell’UNESCO,

Comitato che

ha

impegnati a svolgere un’attività, non ci

iscritto nella prestigiosa lista la Dieta

rendiamo conto di quanto stiamo mangiando

Mediterranea. La Dieta Mediterranea è un

e finiamo per mangiare più del dovuto.

insieme di conoscenze e tradizioni che vanno

Perciò, bisogna evitare distrazioni di ogni

dal paesaggio alla tavola. È caratterizzata

genere

da prodotti quali olio d’oliva, cereali, frutta

mantenere la linea. Quello di mangiare nel

(fresca o secca), verdure, pesce in piccola

modo sbagliato è un fenomeno che purtroppo

quantità, carne, latticini e molti condimenti

sta aumentando sempre di più tra la gente e

e spezie, il tutto accompagnato da vino o

prendere decisioni per perdere questa

infusi. La Dieta Mediterranea costituisce

cattiva abitudine è un compito sia dei medici

più di un semplice alimento, perché

curanti, sia delle persone stesse.

nel

momento

del

pasto

per

Francesco Imparato

84


Una sera di

marzo del 1971, tra le luci

soffuse di un laboratorio della Intel, un uomo di nome Federico Faggin diede vita, dopo

nove

mesi

(tempo

record)

di

preparazione, alla sua creatura, ovvero il primo

microprocessore

monolitico

della

storia, l’Intel 4004. Questo era il nome del primo

microprocessore

mai

progettato,

destinato al mercato dei calcolatori, che prometteva di accelerare enormemente lo sviluppo tecnologico. Quarantadue anni dopo, precisamente il 28 giugno 2013, è stato presentato in Canada il primo computer quantistico della storia con il nome di “D-Wave” . Di proprietà della Google, possiede i numeri per spaventare un qualsiasi esperto di informatica: processore a 512 quobit, ognuno dei quali è un circuito superconduttore mantenuto a temperature bassissime (2 o 3 K, -271 Celsius). Quando la temperatura si alza, la corrente può con uguale probabilità girare in senso orario o antiorario. Questa indeterminazione viene sfruttata come unità di informazione usata per svolgere i calcoli. D-Wave dovrebbe permettere

di

risolvere

nuovi

tipi

di

problemi . Diversi ricercatori hanno calcolato che questo computer può risolvere problemi 3600 volte più velocemente di un qualsiasi altro computer. L’unità minima di D-Wave è

85

il quobit che, a differenza del bit, può assumere i valori di 0 e 1, permettendo di svolgere i calcoli legati alla probabilità in tempi assai minori dei computer tradizionali. Se in futuro si realizzeranno computer quantistici efficienti, gli attuali sistemi di criptazione dovranno cambiare, poiché un computer chiave”

quantistico

in tempi

può

“rompere

la

inferiori rispetto ai

computer tradizionali. Questo è possibile su un computer quantistico grazie all'algoritmo di fattorizzazione di Shor, ideato nel 1994, in grado di fattorizzare i numeri in tempo polinomiale anziché esponenziale, ma solo se viene utilizzato su un computer quantistico. Sebbene tutto ciò sia un grandissimo passo avanti per la tecnologia e apra nuove porte per un futuro quasi fantascientifico fatto di realtà virtuale e altre diavolerie che faranno venire l’acquolina in bocca agli amanti del genere, il computer quantistico rimane comunque accessibile a pochissimi utenti del globo

per

via

dell’elevato

costo

di

produzione, circa 10 milioni di dollari, un


prezzo che di certo non è accessibile alle

ma anzi procede più spedita che mai con

singole persone.

nuove scoperte fatte tutti i giorni? Prima o

Ci rimane, quindi, solo l’immaginazione, con

poi si fermerà? Domande difficili, forse

mondi tridimensionali a portata di mouse,

troppo, risposte sicure e incontrovertibili

viaggi nel tempo e mille altre previsioni che,

non esistono, ma l’uomo non si è mai posto,

al giorno d’oggi, sono solo utopia da vivere

non si pone e porrà mai dei limiti. Non ci

soltanto nei film hollywoodiani .

resta che concludere con una frase più che

Fino a che punto si spingerà la tecnologia

mai semplice e appropriata: “ai posteri

dell’essere umano, che per ora non si ferma

l’ardua sentenza”.

Christian Di Iorio e Pasquale Perrotta

86


Il viaggio nel tempo è un tema tipico della fantascienza, tanto che alcuni lo considerano un vero e proprio sottogenere, ma è presente anche nel fantasy e nei racconti fantastici. Oggi il viaggio nel tempo è quasi realizzabile. stata

L’anno

brevettata

scorso la

è

prima

applicazione per viaggiare nel tempo, il suo nome è Timelooper. dispositivo

di

Basta un semplice

cartone,

come

Google

Cardboard, e il proprio smartphone per avere una visione tridimensionale del luogo in cui si ci trova in tempi antichi. La datazione può essere così antica da arrivare al 1255, ma allo stesso tempo si possono osservare gli assedi della seconda guerra mondiale o si può arrivare agli anni ’80. Per

realizzare

infrastrutture

questi attuali

video sono

alle state

sovrapposte quelle di secoli fa, ricreando nel concreto ambienti di vita che fossero il più possibile realistici. I video si attivano in base alla localizzazione e ciò significa che vengono sbloccati solo nel momento in cui la persona si trova fisicamente sul luogo indicato per l’esperienza virtuale. Inoltre, una volta acquisito il video, esso si salva in una specie di libreria digitale, la quale potrà essere

aperta

quando

si

vorranno

riosservare i luoghi spettacolari. Gli ideatori sono Andrew Feinberg e Yigit Yigiter che hanno usufruito della tecnologia

87

tridimensionale e di attori vestiti con i costumi dell’ epoca per avere gli attuali risultati. L’ unico svantaggio è che, per adesso, l’ applicazione è disponibile solo per la città di Londra, ma i produttori si stanno già “muovendo” per collaborare con la CNN per ricreare gli ambienti di New York. Possiamo dire che questo nuovo modo di “camminare tra le strade” è anche un vantaggio dal punto di vista economico, infatti in questo modo il turismo avrà più successo

perché

un’esperienza

i

reale,

turisti

vivranno

un’immersione

nel

passato, coadiuvata dai racconti delle guide turistiche, che potranno così personalizzare i loro pacchetti per i clienti, offrendo dei tour originali. Con questa invenzione si è dimostrato come sia sempre più in atto una rivoluzione tecnologica in tutti i campi e che magari, tra qualche decennio, si riuscirà a costruire una vera e propria macchina del tempo, attesa da ormai troppo tempo.


Marcella Stabile

chiesa anglicana, Enrico VIII, muore e il figlio Edoardo VI sale al trono. È in questo periodo che Recorde entra in contatto con

la famiglia regnante come medico, venendo nominato controllore della zecca di Bristol nel 1549. Edoardo però, avendo solo 12 anni, non poteva governare, quindi era la madre Il medico e matematico inglese Robert

Jane Seymour a prendere il suo posto.

Recorde, vissuto nel periodo Tudor (1485-

Secondo alcuni biografi, Robert Recorde,

1603), fu una figura non molto conosciuta ma

nella sua vita privata e professionale può

di

ha

apparire come quella di un uomo facilmente

introdotto nella grafia matematica un segno

disposto all’impeto e all’irruenza. Non è così

che

ancora

però sul fronte scientifico, nel quale

abbondantemente, ossia quello che indica

Recorde si dimostra molto meticoloso. Dal

l’uguaglianza.

punto di vista della professione medica, egli

Recorde visse in un periodo in cui lavorare

non ha tratto molto successo, mentre non si

per lo Stato poteva dare origine a lotte per

può affermare la stessa cosa nella sua

il potere, talvolta anche molto violente.

produzione matematica. La sua opera del

Il giovane Robert Recorde è un personaggio

1543, The Grounde of Artes, fu un vero e

del quale si sa davvero poco. Egli nacque nel

proprio

1510 in Galles, da una famiglia ricordata

dell’abaco per i commercianti dell’epoca. Fu

solamente come “rispettabile” dall’edizione

scritta in volgare e non in latino e

dell’Enciclopedia

1911.

rappresenta il rapporto del dialogo tra

Nel 1525 si trasferisce a Oxford a soli 15

maestro e discepolo per presentare i

anni, dove si laurea nel 1531 e vi insegna

problemi e le soluzioni. Nel 1551, ideò una

qualche anno. Nel 1545 si reca presso

versione

Cambridge dove ottiene la licenza di medico

Euclide

e,

questa

un’introduzione all’astronomia di Tolomeo, in

trasferisce

cui Recorde fa capire di essere favorevole

immediatamente a Londra. È proprio qui che

al copernicanesimo. Ma riguardo a ciò, non si

il suo cammino si incrocia con quello

sbilancia definitivamente e scrive solamente

dell’apparato statale inglese. Solo 2 anni

che Copernico è stato un uomo di grande

dopo il suo arrivo in città, il fondatore della

intelligenza

grande

importanza,

tutti

con

l’idea

professione,

in

quanto

utilizziamo

britannica

di egli

del

esercitare si

manuale

aritmetica

abbreviata e

matematica.

88

di

nel

e

degli

1556

di

fu

grande

e

uso

Elementi

di

la

di

volta

competenza


L’ultima opera, intitolata The Whetstone of

luogo di “II” o di abbreviazioni di “aequalis”

Witte e pubblicata nel 1557, fu la più

o come “ae”.

importante in prospettiva storica. In essa, il

spiegazione,

medico-matematico utilizza i numeri arabi,

riportate:

Per giustificare questa sua egli

scrive

le

parole

qui

una scelta importante poiché in quel periodo

Per evitare le noiose ripetizioni della parola

le espressioni matematiche venivano ancora

“è uguale a”, introduco un paio di parallele, o

descritte a parole.

linee gemelle, della stessa lunghezza (quindi

È in quest’epoca che Recorde utilizza per la

“=”) perché non ci sono due cose più uguali.

prima volta il segno di uguaglianza “=”, in

Valentina Boccucci

89


ultime analisi, però, non hanno dimostrato processi di morte cellulare. A dare Una sorprendente scoperta compiuta da una

la

équipe di ricercatori coordinati dal prof. Marcello D'Amelio, associato di Fisiologia Umana e Neurofisiologia presso l'Università Campus Bio-Medico di Roma, dimostra che

conferma della scoperta è un esperimento

non è nell'ippocampo che va cercato il

condotto in laboratorio su modelli animali. A

responsabile del morbo di Alzheimer.

questi ultimi sono state somministrate due

Infatti all'origine della malattia ci sarebbe

terapie: una con L-DOPA, amminoacido

la morte dei neuroni che producono la

precursore della dopamina; l'altra basata su

dopamina,

neurotrasmettitore

un farmaco che ne inibisce la degradazione.

fondamentale per il funzionamento di alcuni

Dopo le terapie si è registrato il recupero

meccanismi di comunicazione.

della memoria in tempi brevi.

I ricercatori hanno scoperto il legame tra

L'area tegmentale ventrale prima d'ora non

l'assenza di dopamina e le disfunzioni del

era mai stata analizzata poiché si tratta di

nucleo accumbens, area neuronale coinvolta

una parte profonda del sistema nervoso

nel disturbo dell'umore. La depressione

centrale difficilmente indagabile a livelli

quindi non sarebbe la conseguenza ma la

neuro-radiologico.

manifestazione

I ricercatori si sono resi conto che la morte

dell'insorgenza

della

malattia. Solo in Italia il morbo di Alzheimer

delle

colpisce circa mezzo milione di persone oltre

produzione di dopamina provoca il mancato

i 60 anni di età. Negli ultimi 20 anni i medici

arrivo

si

nell'ippocampo e di conseguenza la perdita

sono

dipendono

90

un

concentrati i

sull'area

meccanismi

del

da

cui

ricordo,

cellule della

cerebrali sostanza

deputate in

alla

questione

di memoria.

credendo che la degenerazione delle cellule

Durante i test, inoltre, è stato registrato

dell'ippocampo causasse la malattia. Le

anche il ripristino della vitalità. Infatti


l'area tegmentale ventrale rilascia dopamina

attraverso

speciali

anche nel nucleo accumbens. Di conseguenza

ottenere una cura per questa malattia. Pur

la degenerazione dei neuroni che producono

essendo ancora lontana la validazione di una

la dopamina provoca alterazioni d'umore.

cura efficace per l'Alzheimer, i risultati

Con la morte di tutte le cellule di quest'area,

della ricerca aggiungono un'informazione

la dopamina smette di funzionare e il

essenziale

farmaco diventa inefficace. Ecco il motivo

meccanismi da cui prende avvio questo

secondo il quale, tutt'oggi, non c'è una cura

morbo.

per

la

algoritmi,

si

comprensione

potrĂ

dei

all'Alzheimer. Gli scienziati credono che

Alice Tosello

91


confini, le informazioni di tale evento non possono raggiungere un osservatore esterno

rendendo

impossibile

determinare se si sia effettivamente verificato. La forma dell'orizzonte degli eventi è sempre approssimativamente sferica. Nella

parte

centrale

,

vi

è

una

“singolarità gravitazionale”, una regione in cui la curvatura dello spazio diventa infinita. Questa regione può essere Gli scienziati definiscono

buco nero una

regione dello spazio-tempo con un campo gravitazionale così elevato da riuscire ad assorbire ogni cosa, luce compresa. I buchi neri sono stati suddivisi e ben distinti

grazie

al

loro

elemento

fondamentale e determinante: La massa. Ne esistono infatti varie tipologie, dai “Micro buchi neri” che hanno una massa simile a quella della Luna, ai “Buchi neri super massicci” che possono avere una massa compresa tra 106 e 109 * MSole. La caratteristica distintiva del fenomeno è la comparsa di un orizzonte degli eventi: un confine spazio-temporale attraverso il quale una qualsiasi particella di materia o una qualsiasi onda, compresa la luce, può passare solo verso l'interno del buco nero. Nulla, nemmeno la luce, può sfuggire dall'orizzonte degli eventi. Esso è indicato come tale perché, se un evento si verifica entro i suoi

92

rappresentata come un punto privo di volume, all’interno del quale è presente tutta la massa di questo evento particolare, di densità pressoché infinita. All’origine

c’è

una

sorta

di

collasso

gravitazionale. Alla fine del proprio ciclo vitale, dopo aver consumato tramite fusione nucleare

il

90%

dell'idrogeno

trasformandolo in elio, nel nucleo della stella si arrestano le reazioni nucleari. La forza gravitazionale, che prima era in equilibrio con la pressione generata dalle reazioni di fusione nucleare, prevale e comprime la massa della stella verso il suo nucleo. Se il nucleo della stella supera una massa limite, che equivale a circa 1,44 volte la massa solare, si hanno delle reazioni chimiche che portano

ad

un

collasso

gravitazionale,

provocando una fortissima esplosione detta Supernova, in cui la maggior parte della massa viene espulsa e va a disperdersi nell’universo

circostante.

Se

la

massa


rimanente è sufficientemente elevata, si va

registrata già dalla fine del 2016, grazie alla

a formare un campo gravitazionale dal quale

fuoriuscita di un getto di energia e plasma,

è impossibile sottrarsi e, si viene a creare il

che secondo gli studiosi, come confermato

cosiddetto “Buco Nero”.

anche

Qualcuno ha suggerito l’ipotesi un po’

osservazioni, avrebbe la forma contorta di

fantasiosa che i buchi neri siano dei portali

un serpente.

verso altri universi o altre dimensioni e che

Queste notizie ci portano a pensare che

di conseguenza espellano materia da qualche

questi ”mostri” , oltre ad agire come

altra parte.

“aspirapolveri

Queste cose, tra realtà e fantasia, si

qualche modo essere considerati anche

pensavano fino a qualche settimana fa,

come delle pile in grado di ricaricare di

quando NuSTAR (Nuclear Spectroscopic

energia

Telescope Array, telescopio spaziale della

contemporaneamente creare nuove stelle.

NASA che utilizza il telescopio Wolter per

Diventa, a questo punto, molto strano

rilevare i raggi X da sorgenti presenti nello

pensare a come della materia, ed in

spazio e per individuare e studiare i buchi

particolare della luce e del plasma, possano

neri super massicci, che hanno masse

essere

miliardi di volte maggiori di quelle del Sole)

un’attrazione gravitazionale limite, dalla

ha osservato un fatto davvero insolito,

quale nulla per definizione può sottrarsi.

ovvero

Sicuramente

l’espulsione

della

materia

che

dai

numeri

e

cosmici”,

l’intero

varie

altre

potrebbero

in

universo

fuoriusciti

con

da

e

all’esterno

vari

studi

e

di

con

costituisce la corona del buco nero super

accertamenti gli studiosi riusciranno a

massiccio Markarian

chiarire

335 e la successiva

questa

situazione

molto

emissione di un enorme impulso di raggi x, di

affascinante che riguarda uno dei più

molto superiore a tutte le altre mai

grandi, se non il più grande, mistero

registrate osservando tali fenomeni.

dell’Universo.

La sua enorme composizione sarebbe la causa

della

grandissima

luminosità

Lorenzo Costantino

93


Nel 1928 Frederick Griffith aprì la strada alla determinazione di quale fosse la natura del materiale genetico. L'esperimento, che il biologo inglese attuò in quell’anno, fu uno dei primi esperimenti a suggerire che i batteri sono in grado di trasferire attraverso

informazioni un

processo

genetiche noto

come

trasformazione. Che esistesse una qualche sostanza in grado di trasmettere l'informazione era noto da tempo. Tra la fine del 1800 e i primi anni del 1900 venne proposto e dimostrato che il materiale genetico fosse racchiuso nei nuclei delle cellule e in particolare nei cromosomi.

Rimaneva però aperta la

questione intorno alla materia costitutiva del materiale genetico. Griffith in quegli anni studiava un batterio in

grado di

causare la polmonite:

lo

pneumococco (Streptococcus pneumoniae). Nei suoi esperimenti fece uso di due ceppi batterici: •

Il ceppo S, detto anche liscio dal

momento che produce colonie lisce e lucenti (grazie

alla

presenza

di

una

capsula

batterica polisaccaridica che avvolgeva ogni cellula). Questo ceppo è in grado di provocare la polmonite. •

Il ceppo R, detto anche rugoso dal

momento che produce colonie dall'aspetto "rugoso" (a causa dell'assenza della capsula

94

batterica). Questo ceppo non è in grado di provocare polmonite. Griffith osservò che poteva rendere innocui gli

Streptococcus

uccidendoli iniettando

con nei

virulenti il

(ceppo

calore.

topi

un

S)

Tuttavia,

miscuglio

di

Streptococcus virulenti uccisi con il calore e Streptococcus innocui (ceppo R), i topi contraevano la polmonite: nel loro sangue venivano trovati batteri virulenti vivi. Griffith concluse che esiste un "principio trasformante"

capace

trasformazione

dei

batteri

di

indurre

la

innocui

in

batteri

virulenti.

Inoltre

questa

trasformazione poteva essere trasmessa ereditariamente. A

partire

da

questo

importantissimo

esperimento, Avery, MacLeod e McCarty, nel 1943, dimostrarono che il materiale genetico in questione era il DNA, anche se la prova

definitiva

arrivò

solo

dagli

esperimenti di Hershey e Chase del 1953.


Francesco Caruso

eretta,

il

ridimensionamento della mascella e dei naturalista

canini, l’aumento del peso del cervello, delle

britannico, con la sua teoria dell’evoluzione

dimensioni del cranio e, naturalmente, lo

e i suoi vari studi, fornisce una miriade di

sviluppo delle qualità mentali, che, però,

Charles

Darwin,

biologo

e

argomenti ed esempi volti a dimostrare che l’uomo è simile agli animali e che gli animali sono simili all’uomo. In particolare, l’uomo condivide con le scimmie antropomorfe la struttura fisica, la composizione dei tessuti,

solo

quantitativamente

da

quelle dei mammiferi superiori. La natura razionale e la coscienza morale

oggi

sono le caratteristiche che principalmente

sappiamo, ha in comune con lo scimpanzé più

segnano l’importante differenza tra l’uomo e

del 98% del patrimonio genetico. Una volta,

gli altri animali. Gli istinti sociali dell’

quindi,

razza

individuo

umano

umana, Darwin può sostenere che la lotta

funzione

nel

per l’esistenza e la selezione naturale hanno

caratteristiche

permesso

differenziarsi,

senso morale: l’uomo, vivendo in comunità,

intraprendendo un vero e proprio processo

per ottenere degli standard di vita migliori

evolutivo.

e avendo notevoli poteri mentali (superiori a

l’apparato

95

differiscono

riproduttivo

stabilita

e,

l’animalità

all’uomo

di

come

della

svolgono

un’importante

marcare

queste

Sono loro a generare il

Le tappe principali di questo lunghissimo

quelli di ogni altro individuo), sviluppa una

percorso sono: l’acquisizione della postura

coscienza che, in origine , all’interno della


tribù, proibiva e impediva azioni quali

Darwin,

l’omicidio, il furto, il tradimento, che, se

dell’evoluzione dell’uomo. La società civile è

praticati

avrebbero

generalmente regolata dall’azione di un

impedito di restare unita e di vivere meglio.

governo, un potere centrale, che ha il

Giunti, però, alla soglia della formazione

compito di regolare i rapporti tra le varie

della

liberamente,

società,

le

le

considerazioni

sociobiologiche di Darwin su “ l’influenza

senza

persone,

dubbio,

garantendo

un

una

risultato

coesistenza

pacifica e il solidarismo tra i vari membri.

della selezione naturale nelle nazioni civili “

Ecco, quindi, che il potere centrale ha

vanno a sfociare in quello che non a caso è

l’importante compito, vista la sua funzione

stato definito darwinismo sociale, ossia

principale

l’ovvia

promuovere una sostanziale uguaglianza di

culturale

constatazione ha

l’evoluzione

della

società,

di

altre

strade

base, indipendentemente dalla superiorità

ed

questo

fisica e mentale, nella vita e nella corsa al

fenomeno a garantire il progresso nella

successo. In questo modo lo stato promuove

società. L’evoluzione culturale consiste nel

l’evoluzione dell’individuo umano, attuando

differenziarsi dagli altri individui, la cui

una

esistenza è governata dalla legge della

uguaglianza,

natura, la legge del più forte, rispecchiando

reciproco, il vantaggio di base del più forte

la propria natura umana e razionale nel

a discapito del più debole, del più ricco a

migliore dei modi, aspirando ad un continuo

danno del più povero e consentendo ai vari

progredire a livello sociale, da attuarsi

individui

pacificamente, senza traumi o scontri di

complessiva

classe. La socialità, la solidarietà tra i

fortuna, guardando verso il progresso.

dall’evoluzione

preso

che

all’interno

naturale

è

politica

di

basata

su

limitando,

vivere di

giustizia

con il

in

maggiore

una

e

sostegno

condizione

benessere

e

membri di una comunità umana sono per

ANTONELLO DARINO

96


Il cervello ha un suo lato spericolato, una piccola struttura, che può renderlo improvvisamente sordo di fronte ad ogni argomento razionale e amante del rischio, in particolare di quello legato al gioco d’azzardo. Questa è l’ultima scoperta del gruppo di ricerca capitanato dall’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pis ae diretto da Silvestro Micera. Come ha spiegato il coordinatore della ricerca, Alberto Mazzoni, era già nota la presenza, nel nostro cervello, di una rete responsabile delle decisioni. Si sapeva, inoltre, che sono due i meccanismi che entrano in gioco per far scattare una decisione: uno che controlla le reazioni veloci e uno più riflessivo. Non era però chiaro il motivo del passaggio da un meccanismo all’altro. La risposta è arrivata proprio da queste ricerche, che hanno individuato una piccola struttura a forma di lente, chiamata nucleo subtalamico, che è responsabile di questo passaggio.

97

E’ quindi proprio a causa di questa struttura che i giocatori d’azzardo prendono decisioni non razionali. Il prossimo obiettivo che gli scienziati si sono imposti è quindi quello di capirne il funzionamento. Punto di partenza della ricerca è stato lo studio dell’attività cerebrale di alcuni pazienti malati di Parkinson. Ognuno di essi è stato posto davanti ad una decisione: seguire una strada sicura o una più rischiosa. Dal monitoraggio dell’attività del nucleo subtalamico si è fatta così un’importante scoperta. Si è capito che, a seconda della scelta fatta, questa struttura si comporta in modo diverso e si è visto come questo nucleo abbia un’attività particolarmente elevata nei pazienti con il Parkinson dipendenti dai giochi d’azzardo. I ricercatori sono quindi arrivati alla conclusione che lo studio di questo lato ‘spericolato’ potrebbe un giorno portare a scoperte relative alla cura di dipendenze ed i gravi disturbi del comportamento e quindi portare questa struttura a svolgere una funzione


limitatrice nei confronti di comportamenti patologici.

ANDREA CRESCI

98


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.