Dinky - Free Magazine n.1 - Aprile 2016

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APRILE

2016

free kid’s magazine

Mensile Free Press n.1 - Aprile 2016 Edizione Italiana : © 2016 Dinky Donkey s.r.l.



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Aprile

2016

APPLAND

AppLand è l’universo dei sogni digitali, dominato dalla fantasia e dall’immaginazione. Qui ogni creatura virtuale diventa viva e reale.

HAP WEBBY (il Nonno)

Geniale, arruffone e giovanile, sogna un ritorno al web pionieristico dei primi tempi. Vorrebbe che Wallie condividesse questa visione, ma non sempre riesce a convincerlo.

DINKY

Pasticcione, distratto e un po’ fifone… Per Wallie, probabilmente il peggior maestro, ma sicuramente il migliore compagno d’avventure possibile.

WALLIE W. WEBBY

Curioso fin quasi all’incoscienza, Wallie W. Webby, per gli amici “Webby”, incarna alla perfezione l’esploratore 3.0. Non è certo un Super Eroe, né un Genio, ma è buono, onesto e sa rimediare ai propri errori.

BETH WEBBY

ZOE

La migliore amica di Webby è una sfidante nata, se da qualche parte c’è un limite da superare è lì pronta ad affrontarlo.

ANNAH (la mamma)

Sportiva e animalista convinta, si fa in quattro per la famiglia. Dietro la scorza da “dura” è amorevole e profondamente altruista, ma vive un perenne conflitto con la sua “casa digitale”

Sempre allegra, tocca e sperimenta qualsiasi cosa le capiti a tiro, causando, a volte, divertenti guai. Che si tratti di AppLand o della realtà, riesce sempre a infilarsi nei posti più impensabili….

HAROLD (il papà)

Informatico meticoloso, è un teorico del “f.a.r.e.”: focalizzare, analizzare, risolvere, eseguire. L’approccio alla vita senza regole di Webby lo fa continuamente disperare.

IN QUESTO NUMERO 4

FUGA DAI MOSTRI

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cosa farò da grande

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Storia a fumetti di Dinky

Rubrica sui mestieri: Attore di Teatro

Veggy Robot

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Cosa c’è in tavola Nutrizione e ricette: Il Cioccolato

20 DUE PAROLE CON...

Luca Massaccesi e Osservatorio Nazionale Bullismo

24 L’ornitorinco

Gioca con Dinky

che cadde sulla terra

Spazio dei giochi

Storia a fumetti di Webby

Le avventure di Veggy Robot

AMICI A 4 ZAMPE Rubrica animali: L’Ornitorinco

27 Per Ricordare l’8 Marzo Giornata Internazionale della Donna

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Fuga dai mostri Disegni: Massimiliano Tommasini Colore: Arianna Florean

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Cosa farò da grande...

L’attore di teatro oggi ospitE Antonio D’Avino di Claudio Cianfarani

L

a nostra rubrica quest’oggi ospita Antonio D’Avino, attore teatrale di professione.

Cosa significa per te “essere Attore”? Significa dedicare gran parte della propria vita all’osservazione degli altri. Un particolare modo di parlare, di camminare o di ridere nelle persone che incontro ogni giorno diventano lo spunto per caratterizzare un personaggio. Quando ti sei scoperto “Attore”? Ho sempre pensato che avrei fatto l’attore, ne parlavo continuamente da quando avevo 12/13 anni. Sono anche un gran pigro, però... Il mestiere d’Attore sarebbe rimasto solo un sogno se una ex-fidanzata , non mi avesse iscritto ad un Laboratorio Teatrale. Quali studi hai fatto per seguire la tua passione? Dopo quel primo Laboratorio Teatrale, mi sono iscritto all’Accademia D’Arte Drammatica del Teatro Bellini di Napoli. Mi hanno insegnato le tecniche per poter far arrivare al pubblico le emozioni che i personaggi vivono in scena. 8

Sei sempre stato convinto di riuscire? Assolutamente no. Il mio è un mestiere difficile perché non dà certezze. Non sapere se, quando e per quanto tempo riuscirà a salire su di un palco l’anno successivo. Questa incertezza è anche la straordinaria bellezza di questo mestiere. Cambiare continuamente personaggi da interpretare, incontrare colleghi di lavoro sempre diversi. La tua più grande delusione professionale… La più grande delusione l’ho ricevuta mentre frequentavo l’Accademia. Uno degli insegnanti mi consigliò di lasciar perdere la carriera d’Attore. Secondo lui non ero dotato. Come l’hai superata? È stata dura. Volevo mollare. Poi ho capito che non puoi piacere a tutti. Il tuo più grande successo. Quello che sento come un mio successo è stata la mia prima regia, realizzata quest’estate. Ne ho ancora tanti altri nel cassetto e una gran voglia di andare ad aprirlo per tirarli fuori!


Il consiglio più saggio che hai ricevuto? “Nessuno potrà mai dire quella battuta come la dirai tu!”. Questo frase mi ha insegnato a dare importanza alla mia UNICITÀ. Ci saranno tanti attori più bravi di me, che troveranno un’intonazione più bella o più efficace della mia nel dire una battuta. Ma io sono l’unico che in quella battuta posso metterci il cuore di Antonio D’Avino!

Antonio, grazie infinite e tanta “***!”… “***!”: parola molto apprezzata dagli attori in cerca di fortuna… ma irripetibile su queste pagine… Vi svelo anche il significato di questa espressione. Prima a teatro si andava in carrozze trainate da cavalli che, durante lo spettacolo, lasciavano i loro “ricordini”. Trovarne tanti, significava che il pubblico sarebbe stato così numeroso da riempire il teatro! 9


MBE LE STRA E DI UR AVVENT

VEGGY ROBOT SECONDA PARTE Storia di Massimilia no Filadoro

V

eggy, al centro del parco pubblico, sta stiracchiandosi le gambette, con un rumore di legno scricchiolante che ricorda quello di una camminata in un bosco autunnale. Veggy non sembra un robot, ma un robot lo è, eccome. La robottitudine di Veggy viene fuori con il suo primo pensiero, un secondo e mezzo dopo essere nato. “Quale è il mio compito?” si chiede Veggy, ancora traballante. La sua testa comincia a ticchettare, segno che gli ingranaggi arboricoli stanno cercando una risposta. “Sono un robot, e devo avere per forza un compito, qualcosa da fare, a questo mondo.” Mentre va così pensando Veggy si gratta il ciuffo d’erba che ha per capelli, disturbando il pisolino di un bruco giallo e verde che aveva ben pensato di mettersi proprio lì, per non essere disturbato.

LA STORIA ILLUSTRATA

“Per quanto ci penso proprio non lo so… ma c’è sicuramente qualcuno che può dirmelo!”

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Dalla contentezza gli occhi a corolla di Veggy sfarfallano di luce. “E questo qualcuno è il mio creatore. Sono un robot, qualcuno deve avermi costruito!” Veggy è fuori di sé dalla gioia ora che ha capito che il suo creatore potrà rivelargli il suo compito… già, ma dove si trova il suo creatore?


La risposta che il nostro robot sta cercando gli piomba direttamente in faccia, sotto forma di un giornale fatto volare dal vento.

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Togliendosi i fogli da dosso, lo sguardo di Veggy cade su una pubblicità in fondo ad una delle pagine.

Una fabbrica di robot? Quale posto migliore per trovare il suo creatore?

Ora, in marcia! C’è un mondo da esplorare e un creatore da trovare. E voi, siete disposti ad aiutare Veggy Robot? Per sapere di più su veggy robot collegatevi su

Ripiegato con cura il foglio di giornale con la pubblicità e riposto al sicuro in una fessura del suo corpo legnoso, Veggy si appresta alla grande avventura. Non ha la minima idea di dove possa trovarsi la Fabbrica dei Robot, ma di certo troverà qualcuno in grado di aiutarlo. Mentre va così pensando, Veggy si accorge che un piccione lo sta guardando incuriosito. “Sai dirmi dove è la Fabbrica dei Robot?” gli chiede Veggy. Ma il piccione, sì curioso ma assai poco loquace, per tutta risposta borbotta un “glu glu glu”.

thedinkydonkey.com

Veggy, che non ha molta esperienza con il mondo (vi ricordo che è nato da pochi minuti!), pensa che quella sia la risposta alla sua domanda. Così, ringraziando il Signor Piccione, non perde altro tempo e si mette in marcia. Direzione: Fabbrica dei Robot, via Glu Glu. 11


Trova le parole

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risolvi il quiz

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Trova le parTi mancanTi

aguzza la vista

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simBoli e numeri

NuMeri

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:

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8

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Amici a 4 Zampe

L’Ornitorinco SCOPRIAMO QUESTO BUFFO ANIMALE di Beatrice Rozza

Leggenda Secondo una leggenda degli aborigeni australiani, l’ornitorinco (chiamato boonaburra) sarebbe il singolare incrocio, avvenuto molto tempo fa, tra un’anatra solitaria e un topo d’acqua che la rapì. L’anatra, in seguito, partorì due cuccioli palmati ma a quattro zampe, con il becco e la pelliccia.

L’

ornitorinco è tra gli animali più insoliti che si possano trovare in natura. I primi scienziati che ne esaminarono un esemplare credettero di essere vittima di uno scherzo. L’animale è meglio descritto come un miscuglio di specie più familiari. I maschi sono anche velenosi! Sui talloni 16

delle zampe posteriori hanno speroni pungenti, i cui effetti non sono mortali. Gli ornitorinchi cacciano di notte sott’acqua dove passano molto tempo muovendosi con gli arti palmati e dirigendosi con la coda che usano come timone. Pieghe della cute ricoprono gli occhi


e le orecchie per impedire all’acqua di entrare, mentre le narici si chiudono a tenuta stagna. Con il becco aspira insetti, larve, crostacei e vermi insieme a sassolini di ghiaia e fango che li aiutano a masticare essendo privi di denti. L’animale usa le unghie e le zampe per costruirsi sulla riva la sua tana di terriccio. L’ornitorinco è una delle due specie ancora esistenti che depongono uova. Per farlo, la femmina si rinchiude all’interno di una delle camere della tana e depone le uova. Normalmente produce una o due uova e le mantiene al caldo. Le uova si schiudono in circa dieci giorni, ma i cuccioli appena nati sono grandi quanto fagioli e sono totalmente dipen-

denti dalla madre. Le femmine allattano i piccoli per i primi tre o quattro mesi, fino a quando questi non cominciano a nuotare da soli.

Scheda sull’Onitorinco... Nome Latino: Ornithorhynchus anatinus Regno: Animale Classe: Mammiferi Ordine: Monotremi Alimentazione: Insetti, larve, crostacei e vermi. Distribuzione: Australia orientale Periodo gestazione: 12 giorni Uova deposte: 1-3 Longevità: 17 anni

DOTTORESSA CRISTINA MOTTA PSICOLOGA, PSICOTERAPEUTA

TERAPIA INDIVIDUALE, DI COPPIA E FAMILIARE SPECIALISTA IN TERAPIA PER L‛ANSIA, FOBIE. DISTURBI ALIMENTARI, DIPENDENZE. SOSTEGNO ALLA GENITORIALITA‛ E CURA DELLA DEPRESSIONE POST PARTUM. REFERENTE TERAPEUTICO EMDR NELLA ZONA DI OSTIA PER L‛ELABORAZIONE DEI TRAUMI E DEI LUTTI.

LA CASA DI DINKY TELEFONO 3381140222


Cosa c’è in tavola

Il cioccolato PER I PIù GOLOSi della Dott.ssa luisa Rivelli

Furono i Maya e gli Aztechi i primi veri golosi di cioccolato, passando poi per le popolazioni centro americane, che lo utilizzavano come bevanda tonificante. In Europa si diffuse soprattutto tra i ceti aristocratici.

C

iao bambini, tra poche settimane sarà Pasqua ed in questo piccolo articolo parleremo di…cioccolato! Furono i Maya e gli Aztechi i primi veri golosi di cioccolato, passando poi per le popolazioni centroamericane, che lo utilizzavano come bevanda tonificante. In Europa si diffuse soprattutto tra i ceti aristocratici. Nel tempo venne poi associato anche all’uovo, simbolo di perfezione e immortalità, dando origine alla tradizione pasquale. Negli anni ’40 su un manifesto pubblicitario della Nestlè si leggeva: «Il cioccolato fornisce la più grande quantità di nutrimento nel volume più piccolo possibile». E diceva il vero! Una tavoletta da 100 grammi fornisce circa 500 Kcal. Il valore nutritivo dipende dagli ingredienti, che in genere sono costituiti da zuccheri semplici, lipidi e protidi.In commercio esistono varie tipologie di cioccolato, ma è il cioccolato fondente a rappresentare una buona fonte alimentare di flavonoidi, gli stessi presenti nel tè, vino rosso, agrumi e frutti di bosco. E allora che ne pensate di preparare una buona “Nutella fatta in casa” con i vostri genitori? Vediamo cosa ci serve...

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Ricetta del mese Nutella INGREDIENTI:

PREPARAZIONE:

1\2 tazza di zucchero integrale di canna 1\2 tazza di nocciole spellate 300 grammi di cioccolato fondente al 70% Un bicchiere scarso di latte scremato o di mandorla

Polverizzate nel frullatore lo zucchero fino a renderlo impalpabile come farina, aggiungete le nocciole e continuate a frullare: dopo circa 5 minuti le nocciole e lo zucchero avranno formato una crema dal profumo inconfondibile. Unite il cioccolato poco alla volta e poi il latte. Frullate ancora per qualche secondo. Riponete la crema ottenuta in una ciotola e fate cuocere a bagnomaria, sempre mescolando e mantenendo il tutto sul fuoco per circa 20 minuti. Infine, fate intiepidire e non appena la vostra crema di nocciole fai da te si sarĂ raffreddata, riponetela in un vasetto di vetro.

500 Kcal x 100 gr.

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Due Parole con...

Luca massaccesi e l’osservatorio nazionale bullismo e doping Per gentile concessione di www.bullismoedoping.it

Fotografie di Spherecode Photography

Atleta Olimpico di Taekwondo Campione d’Italia 1983 - Campione d’Italia a squadre1983 Campione d’Italia 1985 - ORO internazionali d’Olanda 1987 Campione d’Italia 1988 - ORO coppa del Mediterraneo 1988 Campione d’Italia 1989 - ORO internazionali d’Italia 1989 Campione d’Italia 1990 - ORO internazionali d’Italia 1990 Bronzo Mondiali universitari 1990 - Bronzo World Cup 1990 Campione d’Italia 1991 - Campione d’Italia 1992 Bronzo OLIMPIADI di BARCELLONA 1992

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L’

Osservatorio Nazionale Bullismo e Doping è un ente senza fini di lucro che combatte ogni forma di Violenza, Discriminazione e Prevaricazione. Noi siamo grati per il loro lavoro e cerchiamo di sostenerli mettendovi a conoscenza delle loro iniziative. Oggi abbiamo la possibilità di pubblicare un’intervista con Luca Massaccesi, grande Atleta, Olimpionico nel 1992 e fondatore dell’Osservatorio.

Luca come è nata l’iniziativa di combattere un problema con radici profonde come il bullismo?

E’ un tema sul quale ho ritenuto necessario parlare e interagire in prima persona. La prevaricazione degli adolescenti, dei ragazzi su coetanei più timidi e diligenti è ormai all’ordine del giorno: il cyberbullismo è in continuo aumento tra i giovani e la diffusione via web di questi fenomeni si fa via via più estesa. Spero di poter contribuire seriamente tramite quest’iniziativa perché lo ritengo veramente un tema che merita tantissima attenzione e altrettanta sensibilizzazione.

Luca tu sei stato un campione olimpico di Taekwondo, quanto ha influito la pratica di uno sport da combattimento sulla formazione del tuo carattere?

Giulia Quintavalle, la Medaglia D’oro Judo 57 kg femminile ai Giochi di Pechino 2008, XXIX Olimpiade, al fianco di Luca Massaccesi nella battaglia contro ogni forma di Bullismo

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Due Parole con... È naturale che ha influito moltissimo. Lo sport in generale insegna il rispetto per l’avversario, il rispetto delle regole e ti aiuta senz’altro nella formazione e nella sicurezza in te stesso. Sei conscio delle tue possibilità e sei impegnato sempre nelle palestre dove sei a contatto con tanti coetanei che come te vogliono divertirsi, sfogarsi e lo fanno nel rispetto degli altri. Credo che lo sport sia di sicuro una fuga, uno sfogo soprattutto nel periodo critico dell’adolescenza; ma soprattutto credo sia un esempio di lealtà e rispetto.

Quale ritieni sia l’atteggiamento giusto da adottare per la prevenzione nei confronti del bullismo?

Campagna di sensibilizzazione dell’Osservatorio Nazionale Bullismo e doping

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Anche se può risultare banale sono certo che la prima cosa che conta con i ragazzi è il dialogo: devono sentirsi liberi di poter parlare con gli adulti in modo franco, e noi adulti dobbiamo sentirci in grado di poter dispensare un po’ di quella saggezza ed esperienza accumulata con gli anni. I ragazzi possono contare su di noi e noi dobbiamo assicurar loro comprensione e protezione e insegnare il rispetto per il prossimo, anche per l’avversario. Su queste basi un futuro migliore è possibile ma bisogna volerlo seriamente e tramutare in fatti tutte le parole e gli insegnamenti di una vita.


l’ornitorinco che cadde sulla terra Disegni: Adriana Farina - Colore: Arianna Florean

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Per ricordare

8 MARZO

Giornata internazione della donna di Giusy Raia

Questa celebrazione si è tenuta per la prima volta negli Stati Uniti nel 1909, in alcuni paesi europei nel 1911 e in Italia nel 1922.

N

el mese di Marzo, precisamente il giorno 8, si è celebrata in tutto il mondo una ricorrenza comunemente definita Festa della donna.

Nonostante in tempi recenti venga percepita da molti alla stregua di un “S.Valentino al femminile”, la Giornata internazionale della donna ( questo è il suo vero nome) ha l’obiettivo di richiamare l’attenzione sia sulle conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia sulle discriminazioni e sulle violenze di cui le donne sono state oggetto nel corso dei secoli. E sulle Violenze e discriminazioni di cui moltissime donne sono, ancora oggi, drammaticamente oggetto, in tutte le parti del mondo. A Stoccarda dal 18 al 24 agosto 1907 vennero discusse tesi sulla questione femminile e sulla rivendicazione del voto alle donne. Negli Stati Uniti, la socialista Corinne Brown scrisse sulla rivista The Socialist Woman, che il Congresso non avrebbe avuto alcun diritto di dettare alle donne come e con chi lavorare per la propria liberazione. Fu la stessa Corinne Brown a presiedere, il 3 maggio 1908, la conferenza tenuta ogni domenica, a cui tutte le donne erano invitate, fu chiamata «Woman’s Day», il giorno della donna. Si discusse infatti dello sfruttamento operato dai datori di lavoro ai danni delle 27


Per ricordare operaie in termini di basso salario e di orario di lavoro, delle discriminazioni sessuali e del diritto di voto alle donne. Negli Stati Uniti la prima e ufficiale giornata della donna fu celebrata il 23 febbraio 1909. Verso la fine dell’anno, il 22 novembre, si vide a New York iniziare un grande sciopero di ventimila camiciaie, che durò fino al 15 febbraio 1910. Il successivo 27 febbraio, domenica, alla Carnegie Hall, tremila donne celebrarono ancora il Woman’s Day. In alcuni paesi europei - Germania, Austria, Svizzera e Danimarca - la giornata della donna si tenne per la prima volta domenica 19 marzo 1911. Le celebrazioni furono interrotte dalla prima guerra mondiale in tutti i paesi belligeranti. In Italia la Giornata internazionale della donna fu tenuta per la prima volta soltanto nel 1922, che venne celebrata il 12 marzo, prima domenica successiva all’ormai fatidico 8 marzo. In quei giorni fu fondato il periodico quindicinale Compagna, che il 1º marzo 1925 riportò un 28

articolo che indicava nell’otto marzo la Giornata internazionale della donna, per esaltare il ruolo che le donne avevano avuto nelle lotte sociali e nel rovesciamento del regime degli ZAR. Nel secondo dopoguerra, cominciarono a circolare fantasiose versioni, secondo le quali l’8 marzo avrebbe ricordato la morte di centinaia di operaie nel rogo di una inesistente fabbrica di camicie Cotton o Cottons avvenuto nel 1908 a New York, facendo probabilmente confusione con una tragedia realmente verificatasi in quella città il 25 marzo 1911: l’incendio della fabbrica Triangle, nella quale morirono 146 lavoratori di cui 123 donne e 23 uomini, in gran parte giovani immigrate di origine italiana ed ebraica. Con la fine della guerra, nel 1946, l’8 marzo fu celebrato in tutta l’Italia e vide la prima comparsa del suo simbolo, la mimosa, che fiorisce proprio nei primi giorni di marzo. Nei primi anni cinquanta, distribuire in quel giorno la mimosa o diffondere Noi donne, il mensile dell’Unione Donne Italiane, divenne un gesto «atto a turbare l’ordine pubblico». Il clima politico migliorò nel decennio successivo, ma la ricorrenza continuò a non essere ben vista nell’opinione pubblica finché, con gli anni settanta, in Italia apparve un fenomeno nuovo: il movimento femminista. L’8 marzo 1972 la manifestazione della


Per ricordare giornata della donna a Roma si tenne in piazza Campo de’ Fiori: vi partecipò anche l’attrice statunitense Jane Fonda, che pronunciò un breve discorso di adesione, mentre un folto reparto di polizia era schierato intorno alla piazza nella quale poche decine di donne manifestanti alzavano cartelli con scritte inconsuete e «scandalose». Quelle scritte sembrarono intollerabili, così che la polizia caricò, manganellò e disperse le pacifiche manifestanti. Nel dicembre 1977, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite proclamando una “Giornata delle Nazioni Unite per i diritti della donna e la pace internazionale”, riconobbe il ruolo della donna negli sforzi di pace e riconobbe l’urgenza di porre fine a ogni discriminazione. Oggi non è raro incontrare donne che esercitano la professione di dirigente aziendale, magistrato, ingegnere, e molti altri mestieri considerati fino a non molto tempo fa monopolio maschile. Tuttavia ciò ha comportato una situazione di svantaggio poiché il lavoro si è sommato a quello domestico, tradizionalmente di loro competenza.

In molte aree del mondo le donne non hanno accesso al lavoro o se vengono assunte, per loro sono riservati i lavori più umili e mortificanti, come in Medio Oriente dove ancora oggi le donne spesso sono trattate come merce, sono di proprietà del marito, costrette in alcune realtà a sposarsi da bambine. La mancanza di istruzione è la causa dei matrimoni precoci, la mancanza d’istruzione è il fatto di non aver potere decisionale, anche nelle decisioni familiari, e questo è un concetto fondamentale secondo il quale le donne vengono sminuite e costrette ad ubbidire.

Il mondo che vogliamo deve essere migliore di così! E se la “Festa della Donna” vuole farci ricordare quanto sia importante rispettare e amare le nostre nonne, mamme, sorelle e figlie… ci dobbiamo impegnare tutti insieme perché questa festa continui tutto l’anno!

Esistono ancora dei pregiudizi nei confronti della donna che riesce a conquistare posizioni di prestigio nel mondo del lavoro spesso sacrifica il desiderio di formarsi una famiglia, oppure, se decide di averne una, deve necessariamente delegare a qualcun altro la cura dei propri figli e la gestione della casa.

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©2016 - Dinky Donkey s.r.l.

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Aprile

2016

Dinky Donkey s.r.l. - Via Paolo Emilio, 12 - 00192 Roma

da un’idea di Claudio Cianfarani Fantasia, creatività, formazione e divertimento. Cibo per l’anima affamata di conoscenza dei nostri ragazzi, gratuito e a portata di click.

Massimiliano Filadoro

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Alessio Iodice

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Giusy Raia

Massimiliano Tommasini

Lidia Cestari

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Storia di Veggy e testi

Copertina e colorazione

Storie a fumetti

Strisce del mondo di Webby

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