Bonifacio Vincenzi
IL MAESTRO
IL MAESTRO di Bonifacio Vincenzi Š2015 I edizione digitale: gennaio 2015 Tutti i diritti sono riservati. Ăˆ vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata. Copertina di Mina Vincenzi bonifaciovincenzi@libero.it
a Rosy e alla vita dei sogni
Sii padrone di te e sarai padrone del mondo
Il silenzio, diceva il Maestro, non è mai tenero con la parola. Onde e oceano, diceva anche. Il mentale è un ladro di realtà, diceva ancora Spesso parlava senza spiegare e di rado rispondeva chiaramente alle domande. Conosceva la vita e il mondo eppure se ne rimaneva ai margini. “Sii padrone di te stesso e sarai padrone del mondo.” Questo lo ripeteva sempre. Ma a bassa voce, come se temesse di essere ascoltato da orecchie indiscrete.
L’uomo d’affari
Un ricco uomo d’ affari, una sera, venne introdotto al cospetto del Maestro e trovò alquanto singolare e bizzarro constatare che la stanza era completamente immersa nel buio. Muovendosi a tentoni con la mano riuscì ad afferrare una sedia e vi si sedette. L’uomo, credendo di trovarsi di fronte al Maestro, iniziò a raccontargli della sua vita. Parlò del momento difficile degli inizi, dei suoi sogni, delle sue ambizioni. Parlò dei suoi primi successi nel mondo degli affari che via via andarono consolidandosi fino a farlo diventare uno degli uomini più ricchi e rispettati della nazione. “Ora che ho tutto,” concluse alla fine l’uomo “vorrei iniziare a occuparmi della mio spirito. Sono disposto a pagare qualsiasi cifra se lei mi farà da guida per affrontare e svelare tutti i segreti dell’anima.” In quel momento, mentre l’uomo d’affari era in attesa della risposta del Maestro qualcuno accese la luce e la stanza di colpo si illuminò. L’uomo sgranò gli occhi dalla meraviglia quando si accorse di trovarsi completamente solo e che il saggio non era con lui. Si girò di scatto verso la porta e quello che incontrò fu solo il sorriso comprensivo di un giovane discepolo. “Che storia è questa?” protestò l’uomo d’affari. “Il Maestro non potrà riceverla,” disse non senza imbarazzo il giovane. “E perché?” “Non so il perché, ma le porto un suo messaggio.” “Che messaggio?” “Mi ha detto di dirle che ogni albero produce i suoi frutti e non si è mai visto nessuno raccogliere un’arancia da un albero di mele.”
L’ignoranza
Un giorno il Maestro parlò dell’ignoranza. L’ignoranza, lui disse, è causa del Male ma è anche all’origine di ciò che comunemente chiamiamo Bene. E poi raccontò questa storia: C’era una volta un padre che aveva tutto ma non si dava pace. Il suo unico figlio, non essendo riuscito a trovare lavoro, era stato costretto ad emigrare in un paese straniero. Là era riuscito a trovare una buona occupazione, non gli mancava nulla, ma aveva sempre nostalgia del suo paese e della sua famiglia. Allora il padre si convinse che il posto del figlio doveva essere accanto alla famiglia e che sarebbe stato sicuramente un bene se lui si fosse prodigato per farlo tornare a casa. Fu così che, dopo una serie di ottimi investimenti finanziari, in pochissimi anni, diventò molto ricco. Ora il figlio poteva finalmente tornarsene a casa per aiutare il padre nei suoi affari. Ma la gioia di quel ritorno durò solo poche settimane. Due mesi dopo, mentre il figlio con la macchina stava andando ad un appuntamento di lavoro, fu coinvolto in un brutto incidente stradale e morì sul colpo.
L’elettricità
Dio è come l’elettricità, diceva il Maestro. C’è ma nessuno l’ha mai vista. Puoi scegliere di collegarti e illuminare la tua casa oppure rimanertene completamente al buio. Ma qualsiasi cosa tu decida di fare quello che è certo è che potrai vedere i suoi effetti ma mai il suo aspetto.
I rituali
Karen, una signora tedesca di mezza età, un giorno, chiese di essere ricevuta dal Maestro. Quando fu davanti a lui gli chiese: “Maestro, vorrei che lei mi insegnasse i rituali giusti per illuminare il mio cammino e rendere la mia vita e il mondo migliore.” Dopo un lungo silenzio il Maestro, rivolgendosi alla donna, le chiese: “Lei è brava a fare dei dolci?” “I dolci sono la mia specialità,” rispose la donna con un sorriso. “Bene, allora faccia una bella torta e la divida in due. Una metà la tenga per lei e l’altra metà la doni ad uno dei suoi vicini che abbia dei bambini.” “Cercherò di farlo. Ma ora, per favore, mi dia almeno un rituale.” “Gliel’ho appena dato.” “Cosa? Dare un pezzo di torta è il rituale per rendere il mondo migliore?” chiese la donna alquanto delusa. A quel punto il Maestro si chiuse nel suo silenzio e non disse più nulla.
La paura della morte
“Ho paura di morire,” confessò un giovane visitatore al Maestro. “È umano avere paura della morte.” “Ma io ne sono terrorizzato Maestro.” “Perché?” “Ho tanti progetti e se muoio non potrò realizzarli.” “Tu devi vivere ogni attimo come se non dovessi mai morire,” disse il Maestro. “E se poi muoio?” “Pazienza, vuol dire che farai le cose che fanno i morti.” “E cosa fanno i morti?” “Non lo so. Io sono vivo adesso. Lo saprò quando sarò morto.” “E se non ci fosse niente dopo la morte?” “Non sarà certo un problema per te. Non ci sarai neppure tu.”
Il giovane che voleva cambiare il mondo
Un giorno, un simpatico e brillante giovane, si presentò dal Maestro e gli disse: “Maestro, credo che proverò a dare il mio contributo per cambiare il mondo.” “E perché dovresti cambiarlo?” chiese con una certa curiosità il Maestro. “Per renderlo migliore.” “Mi sembra un buon motivo. Hai già deciso da dove comincerai?” “Sì. Per prima cosa voglio che non ci siano più guerre.” “Come pensi di poter fare per portare la pace nel mondo?” “Non lo so ancora Maestro. Spero che lei mi aiuti a imboccare la strada giusta.” “Tutto sarebbe più facile se prima provassi a cambiare te stesso.” “Ma Maestro,” disse il giovane un po’ risentito, “io ho fatto già un grande lavoro su di me.” “E allora perché sei qui?” concluse il Maestro.
Il Risveglio
“L’Apocalisse è vicina,” sentenziò un anziano signore che venne a far visita al Maestro. “Cosa te lo fa pensare?” domandò il Maestro. “La Natura si sta ribellando, registriamo catastrofi ogni giorno.” “Questo è vero.” “L’uomo sta distruggendo la versione precedente del mondo e nemmeno ha il tempo di contemplare la nuova che già assiste indifferente al suo morire.” “Anche questo è vero.” “ L’egoismo dell’uomo sta scalzando la sua Umanità.” “È tutto vero,” commentò il Maestro, “ma tutto ciò non annuncia l’Apocalisse.” “Che cosa, allora?” “Annuncia il Risveglio. Soltanto il Risveglio.”
Il politico
Un giorno, un politico molto importante, chiese di essere ricevuto dal Maestro. “Oggi non è proprio possibile. Ma domani sicuramente il Maestro la riceverà,”gli fu comunicato da un signore molto affabile. L’indomani il politico si ripresentò trovandosi di fronte sempre quel signore così affabile che, dispiaciuto, gli comunicò: “Per motivi indipendenti dalla volontà del Maestro, purtroppo, neppure oggi potrà essere ricevuto. Ma se tornerà domani, sicuramente il Maestro farà di tutto per riceverla.” Il politico, per alcuni giorni, fa diversi tentativi per essere introdotto davanti al Maestro, ma si trova sempre quel signore così affabile, che, con una scusa, rimanda sempre l’incontro al giorno dopo. Alla fine il politico, una mattina, davanti alla solita scusa, visibilmente irritato, irrompe nella casa del Maestro e trovandoselo di fronte, tranquillamente immerso nella lettura di un libro, gli disse: “Che storia è questa? Se non mi vuole ricevere perché illudermi con false promesse e non dirmelo chiaramente. Le sembra questo il modo di trattare una persona rispettabile? Il Maestro, sollevando lo sguardo e per niente sorpreso della presenza del politico, gli rispose: “Sì, ha perfettamente ragione. Le chiedo scusa: è davvero deplorevole fare delle promesse e poi non mantenerle.” Non ci fu bisogno di aggiungere altro perché il politico capì chiaramente il messaggio del Maestro e da quel momento diventò uno dei politici più affidabili del Paese.
L’educatrice
“Che cosa fa nella vita?” chiese gentilmente il maestro ad una signora molto elegante che aveva chiesto di incontrarlo. “Sono una educatrice.” “È un lavoro molto delicato il suo,” disse il Maestro. “Ne sono consapevole e cerco di portarlo avanti nel migliore dei modi anche se il carico di responsabilità è enorme.” “Perché è enorme?” chiese il Maestro. “Gli insegnanti e i genitori, in un certo senso, determinano il perfetto sviluppo del bambino. L’età è molta delicata e sono convinta che cattivi educatori sono responsabili, in un certo senso, di una cattiva società del domani. Ecco perché seguo con molta attenzione i programmi ministeriali.” “In questi programmi c’è una materia che educhi i bambini nell’arte della felicità?” chiese ancora il Maestro. “No, non c’è nessuna materia del genere.” “Lo immaginavo. Si attenga pure ai programmi ministeriali ma non si dimentichi mai di voler bene a quei bambini. Solo l’amore può consegnare al futuro uomini sereni e migliori.”
Il Bene e il Male
L’uomo che quel giorno venne a far visita al maestro era molto famoso ed aveva dedicato gran parte della sua vita allo studio delle tecniche naturiste per migliorare il suo benessere fisico e spirituale e, attraverso i suoi libri, quello anche dei suoi numerosi lettori. “Non è stato facile,” esordì lo studioso, “ cambiare tutte le mie abitudini per portare dei miglioramenti alla mia persona e di conseguenza a tutti i miei lettori che con fiducia seguono i miei insegnamenti.” “Capisco,” commentò il Maestro. “Da molti anni ormai non mangio più carne né bevo più alcolici…” “Capisco,” disse ancora il Maestro. “Sono riuscito anche a domare i miei sfrenati appetiti sessuali …” “Capisco.” “Ora penso di essere abbastanza puro per incontrare la pienezza di Dio.” “ Certamente è stato un nobile sforzo il tuo e bisogna dartene atto. Ma mi sembra onesto dirti che anche il peggiore dei peccatori, improvvisamente e senza il minimo sforzo, potrebbe incontrare la pienezza di Dio. Non è forse vero che non esisterebbe il Bene se non venisse continuamente legittimato dal Male?” “Mi dispiace contraddirla, ma non credo sia così,” disse lo studioso, congedandosi dal Maestro, senza riuscire a mascherare la sua delusione e il suo disappunto.”
Una madre
Era una signora piccola e graziosa, raccontava il Maestro. Aveva la voce morbida, anche la mano era morbida. E lo sguardo era dolce come una carezza. Si sarebbe potuto farle una domanda. Chiederle, per esempio, di parlarvi di suo figlio. “Desideravo tanto che diventasse un medico, come suo padre,� vi avrebbe detto con la sua voce morbida. Invece ha scelto una strada diversa che io non comprendo ma che come madre ho il dovere di sostenere.� Era una signora piccola e graziosa. Aveva una voce morbida, anche la mano era morbida. Era una donna, era una madre: mia madre!
La Vendetta
Un giorno il Maestro parlò dell’inutilità della vendetta e raccontò questa storia: In un paese molto lontano da qui viveva un uomo molto religioso ma che aveva una grande passione per il denaro. Lui era ben consapevole di essere adatto sia a guadagnarlo che a conservarlo, ma anche e soprattutto, ad accrescerlo. L’uomo era anche convinto di avere un patto segreto con Dio dove, per guadagnarsi la Sua benevolenza, si era impegnato a prestare denaro, e senza chiedere interessi, a chiunque ne avesse avuto bisogno. Naturalmente, siccome il denaro bisognava tutelarlo, per aiutare poi altri bisognosi, chiedeva in cambio le opportune garanzie per l’effettivo rientro poi del capitale. Inutile dire che per i poveri debitori le cose andavano spesso male e quando allo scadere della data pattuita, l’uomo si presentava per riscuotere la somma prestata, se questi non l’avevano, lui si prendeva la loro casa, o la loro terra, o qualsiasi altra cosa risultasse a garanzia del prestito. E quando qualcuno lo accusava di essere un uomo senza scrupolo, lui rispondeva che era soltanto un uomo molto preciso. Con questo sistema, in pochissimo anni, l’uomo diventò ricchissimo. Una volta, però, quando l’uomo si prese la terra di un povero contadino che non era riuscito a restituire la somma di denaro che si era prestato, questi, in preda alla disperazione, andò nel suo uliveto e si impiccò. Questo triste episodio sconvolse il paese e tutto il circondario. La gente cominciò a parlare male dell’uomo e quando l’idea che lui non fosse affatto un benefattore, cominciava ad affermarsi, lui cercò di correre ai ripari. Il contadino, essendo vedovo, aveva lasciato in mez-
zo ad una strada la sua giovane figlia che non avendo altri parenti che potessero prendersi cura di lei, era in una situazione veramente disperata. L’uomo pensò che se avesse accolto nella sua casa la ragazza e l’avesse trattata come una figlia, sicuramente dagli occhi della gente sarebbe stato visto come un vero benefattore. E così fece. La gente cominciò a parlare bene di lui e l’uomo ne fu felice. Ma l’uomo aveva sottovalutato un fatto: la ragazza era legatissima al padre e non lo vedeva certo come un benefattore ma come l’unico responsabile del suicidio dell’amato genitore. Aveva accettato il suo aiuto solo per avere la possibilità di vendicare la morte di suo padre. I giorni intanto passavano e la ragazza continuava a pianificare l’assassinio dell’uomo, però non riusciva a decidersi anche perché l’uomo la trattava come una figlia. E come se non bastasse, il bene dell’uomo non era affatto finto e lei riusciva a percepirlo benissimo. La ragazza continuava ad odiarlo ma dopo sei anni ancora non era riuscita a vendicare la morte del padre. Poi accadde che l’uomo si ammalò gravemente. Venne ricoverato in ospedale e per cercare di salvarlo fu necessario un intervento chirurgico molto delicato. L’operazione riuscì e dopo tre settimane l’uomo fu dimesso dall’ospedale. L’uomo, però, non era ancora fuori pericolo e per guarire completamente era necessario che seguisse in modo corretto una terapia con alcuni farmaci. I medici si raccomandarono con la ragazza: la vita dell’uomo era nelle sue mani. Quale migliore occasione, pensò la ragazza. Bastava che lei seguisse in modo scorretto la terapia e l’uomo sarebbe morto. E nessuno l’avrebbe potuto incolpare di nulla. Questo pensiero le portò una grande euforia. Ora, finalmente, avrebbe potuto vendicare la morte dell’amato genitore. Anche questa volta non aveva fatto i conti con la sua natura che non era certo quella di un’assassina e finiva sempre per rimandare al gior-
no dopo l’attuazione del crimine. Passarono i giorni, le settimane, i mesi e, alla fine, grazie alle cure della ragazza, l’uomo guarì. Una sera, avevano appena finito di cenare, l’uomo guardò la ragazza e, improvvisamente, le chiese: “Perché non l’hai fatto?” “Fatto cosa?” chiese a sua volta la ragazza, colta di sorpresa. “Smettiamola di fingere. Sin dal primo giorno che sei entrata in questa casa ho capito che avevi accettato il mio aiuto solo per poter vendicare la morte di tuo padre. Hai avuto tante occasioni perché non l’hai fatto?” “Non lo so. Ogni giorno cercavo un modo per ucciderti ma mi sentivo liberata e in pace soltanto quando decidevo di rimandare tutto al giorno dopo.” Poi, dopo un lungo silenzio, la ragazza ebbe il coraggio di guardare negli occhi l’uomo e gli chiese: “Ma tu, se sapevi che volevo ucciderti, perché mi hai tenuto con te?” “È strano, ma l’idea di morire non mi spaventava. Ero così felice di avere una figlia.” L’uomo e la ragazza scoppiarono in lacrime e si abbracciarono e da quel giorno l’uomo ogni volta che parlava con qualcuno di lei diceva: “mia figlia”; e la ragazza ogni volta che parlava di lui diceva: “mio padre”.
I cinquanta aforismi
Non c’è ragione per non fare quello che senti di fare. Considera sempre il dubbio e la paura tuoi nemici. Fatti guidare dal tuo istinto. Non tentennare, cammina sicuro e a testa alta. Ricordati sempre che tutto ciò che nella tua vita conosci, prima ti era sconosciuto. *** L’inconsapevole aspira al potere, mentre il saggio solo una cosa desidera: riconoscere nelle sue azioni l’approvazione di Dio. *** Non cercare affannosamente le ricchezze spirituali fuori di te. Sarebbe come cercare le chiavi di casa dappertutto e non accorgerti che li hai in tasca. *** Non dare peso ai tuoi pensieri. Essi si muovono nel caos. Puoi anche sforzarti a ordinarli e trattenerli, ma sarebbe fatica sprecata, andrebbero via comunque. Per quanto possa sembrare assurdo, i tuoi pensieri appartengono, non a te, ma un programma occulto a cui sei costantemente collegato, influenzato da fattori esterni che non vogliono mai il tuo bene, ma il bene di qualcun altro che spesso nemmeno conosci.
*** Avere uno scopo nella vita pare che sia il primo comandamento della vita stessa. Ma è proprio questo volere fortemente qualcosa che disattiva le nostre infinite possibilità di essere a immagine e somiglianza di Dio. *** Viviamo nell’era dei social network. Questo ci pone in un continuo stato di glorificazione di noi stessi. Siamo costantemente impegnati a farci identificare per ciò che facciamo che ciò che siamo, alla fine, passa in secondo piano. *** Nel nostro tempo i confini della verità si sono ampliati a dismisura. In realtà non esiste più una verità inattaccabile ma tante verità fuggenti che si riflettono in uno specchio mediatico velocemente accantonabile. *** Mai come adesso viviamo una vita talmente manipolata che, paradossalmente, la manipolazione stessa non è più identificabile.
*** La maggior parte dei nostri desideri non sono né naturali né necessari. Raccogliamo solamente impulsi per far godere qualcun altro. *** Il Bene e il Male, Dio e il Diavolo. Mai come nella nostra epoca è facilmente intuibile di come Dio perda ogni giorno di rappresentatività. E capita sempre più di frequente che il Bene, inconsapevolmente, venga strategicamente usato dal Male per annunciare cambiamenti che concretamente non avverranno mai. *** La nostra vita è diventata una parodia di ciò che quotidianamente ci viene proposto dai media. L’unicità, ormai, ci rende inadeguati. *** La realtà è immersa in un caos organizzato. Per quanto possa sembrare assurdo le nostre reazioni emotive sono quasi del tutto prevedibili. Non abbiamo più difese. La nostra libertà è tanto indiscussa quanto manipolabile.
*** La nostra coscienza viene costantemente violata al punto che, alla fine, ci viene naturale legittimare ogni nostra azione anche se questa è palesemente a danno di qualcun altro. *** Joë Bousquet: “Ho visto un uomo che viveva come un prigioniero in una casa dalle porte aperte. Non aveva fatto nessun giuramento, ma si credeva un gigante.” *** Oggi come oggi Dio è così incomprensibile che negare la sua esistenza ci fa addirittura vivere meglio. *** Un tempo ognuno ambiva ad essere migliore dell’altro. Ora lo è a prescindere.
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Ogni persona ormai abita in uno specchio che non gli appartiene. *** Tagliatori di teste, strage degli innocenti, kamikaze, tutta la peggiore espressione del terrorismo islamico, con la spietata efferatezza, paradossalmente, non sostiene mai la sua causa ma quella del sistema che combatte. *** Pare che tutti abbiano rinunciato alla loro riservatezza. E che niente abbia piÚ valore se non lo si condivide con una moltitudine. *** I collezionisti di amici virtuali non avranno mai intimità con l’amicizia.
*** Consumiamo velocemente ciò che amiamo. Rincorriamo ciò che tutti rincorrono. Niente più ci appaga. Niente più riesce a fermarci. Siamo fuggiaschi, siamo prede. *** Guardiamo la nostra vita dal finestrino di un treno in corsa. Non riusciamo a mettere a fuoco un’immagine che già se ne presenta subito un’altra. Ah, la nostra incantata indifferenza! *** L’immagine dell’acqua non spegne la nostra sete, ma l’aumenta. *** Il dialogo, nel nostro tempo, si compone sempre più di due inaccessibili monologhi.
*** Ora che tutti sono tutto finiscono per non essere niente. Le apparenze svuotano la realtà legandola non a un tempo che si interrompe, ma a un tempo che si consuma lontano da noi. *** Ricordati che in questo sistema tu esisti solo se hai una funzione e che questa funzione, certamente, non ti renderà mai libero. *** Il dolore è diventato uno show televisivo, un prodotto per far salire gli indici d’ascolto. *** Per alcuni, indignarsi, è l’unico modo per segnalare la loro presenza nel mondo.
Stiamo educando i nostri figli all’abitudine dell’infelicità. *** È così difficile sapere chi siamo quando ci osserviamo attentamente. *** La felicità è un ospite che teniamo fuori della porta e non abbiamo mai tempo di ricevere. *** Non si potrà mai arrivare in nessun luogo se non si ha il coraggio di partire.
*** L’inquietudine spesso spaventa per l’ossessiva ricerca di nuove incomprensioni. *** È così difficile guardarci con gli occhi di chi ci guarda. *** Stazioniamo così raramente nella profondità di questa domanda oppressiva nell’impenetrabilità della sua risposta: “Chi siamo, ma soprattutto, chi eravamo prima di essere?” *** C’è sempre nell’abitudine a dare uno spasmodico bisogno di avere.
*** Chi è innamorato della propria vita l’accetta per quella che è e non per quello che vorrebbe che fosse. *** Siamo veri solo quando siamo soli. *** Nulla può rendere grande un amore, quanto il perfetto equilibrio tra la sofferenza e la gioia. *** Negli altri non scorgiamo mai la parte migliore di noi.
*** Viviamo in un’epoca confusa. Confusi sono i nostri pensieri. Camminiamo nel vuoto. Non precipitiamo perché non ce ne siamo ancora accorti. *** L’innocenza dei bambini è il grido di Dio contro questo mondo. *** Le persone che consideriamo negative cercano solo di alleggerire, nel modo sbagliato , il loro carico insostenibile di paura e di dolore. *** Di una cosa sono certo. L’uomo del mio tempo, in ogni istante, arriva costantemente in ritardo all’appuntamento con la sua vita.
*** Pare che nessuno sia più attratto dal dialogo e che ognuno cerchi di imporre soltanto ciò che è giusto per sé. *** Ognuno lega il destino alla propria visibilità, all’apparire, spingendo il suo tempo oltre l’istante, rinunciando così di appartenere alla vita. *** C’è ormai una totale indifferenza, se non addirittura disprezzo, verso tutto ciò che non abbia a che fare con il denaro. *** Il fatto più preoccupante di questo inizio del XXI secolo è, senza ombra di dubbio, la scomparsa del Giornalismo.
*** In Europa, noi italiani abbiamo sicuramente insegnato ai tedeschi a rivedere la loro concezione sulla furbizia, che non era affatto positiva. Ora bisogna ammettere che hanno appreso molto bene la lezione e sono diventati piĂš furbi di noi. *** Dio sta perdendo tante battaglie ma difficilmente perderĂ la guerra.
NOTA BIOGRAFICA Bonifacio Vincenzi è nato a Cerchiara di Calabria e attualmente vive a Francavilla Marittima (CS). In più di trent'anni di attività letteraria ha curato diverse antologie poetiche e ha collaborato a quotidiani, settimanali e riviste specializzate. Nel suo vasto repertorio di pubblicazioni, ricordiamo: - quattro raccolte di liriche (ultima delle quali La tempesta perfetta, Aljon Editrice, 2009); - il romanzo Arrivederci, Letizia! (Editrice Il Coscile, 2000); - Per sole donne, Un amore di carta (Aljon Editrice, 2011); - il romanzo per ragazzi Kremena e la sfida del fuoco magico (Giovane Holden Editrice); - per la Letteratura erotica, l'e-book Il nipote della vedova (Damster, Modena, 2014). Con Panesi Edizioni ha pubblicato nel 2014 l'e-book Shakira - Uno sguardo dal cuore e la favola L’apprendista Babbo Natale. Ha diretto la rivista La colpa di scrivere e il quadrimestrale di letteratura Il Fiacre N. 9. Nel 1985 ha fondato Il Musagete–Istituto culturale della Calabria nell’ambito del quale ha ideato diverse rassegne letterarie e di arte contemporanea. Ricordiamo, per la Letteratura, il "Settembre culturale calabrese", e ancora "Variazioni sul tema", "Aura – Prova d'emozione", "I fuochi di Tomtor", "La bella estate", e molti altri eventi. Per l'Arte, invece, l'itinerario artistico "Giano – Incontri con l'Arte e la Kultazione". Ha fondato, inoltre, il Premio Letterario Nazionale di Calabria e Basilicata, il Premio Donna dell'anno e il Premio di lettura Hansel e Gretel.