Sintesi relazione del 25 08 2013 tenuta in chiesa madre a grottaglie su s francesco de geronimo

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FRANCESCO DE GERONIMO E LA RAPIDA DIFFUSIONE DELLA FAMA DI SANTITA’ E DELLE GESTA MERAVIGLIOSE NEI PAESI DEL NORD EUROPA La grandezza di un uomo della nostra terra. Verso il Terzo Centenario della nascita (1716 – 2016) di Rosario Quaranta

Ho avuto il piacere di tenere pochi giorni or sono, nell’ambito dei festeggiamenti patronali che Grottaglie ha tributato al suo cittadino più famoso, una relazione di approfondimento storico-bibliografico su S. Francesco De Geronimo (Grottaglie 1642 – Napoli 1716). Un personaggio sicuramente importante e noto per il ruolo di evangelizzazione svolto per quasi tutta la vita nella Napoli tra Sei e Settecento. Un campo d’azione che sostituì il suo sogno inappagato di partire missionario, come tanti altri gesuiti famosi e in particolare come S. Francesco Saverio, verso le Indie orientali. Alle reiterate domande rivolte ai suoi superiori maggiori si sentì rispondere sempre allo stesso modo: le sue Indie dovevano essere e continuare ad essere “le Indie di quaggiù” ossia la città di Napoli e dell’hinterland; quella caotica, effervescente, difficile realtà che già conosceva ed amava e alla quale portava sollievo ed elevazione con la sua parola e con le sue opere. Accettò così la volontà dei superiori e consacrò ogni momento della sua esistenza, confortato e animato dall’inseparabile suo protettore San Ciro, alla sacra predicazione e all’aiuto concreto in particolare dei poveri, degli ammalati, degli uomini e donne di malaffare (carcerati, galeotti, prostitute…). Un’azione umana e sociale che trovava la conclusione più logica in quella religiosa e spirituale col ritorno a una vita più degna di essere vissuta all’insegna del messaggio evangelico sintetizzato nel motto: “Tornate a Cristo!” . L’agiografia ha giustamente messo in evidenza questo ruolo impegnativo e faticoso del De Geronimo. Tuttavia c’è un aspetto poco approfondito che ha meravigliato non poco i biografi e gli studiosi del santo: la rapidissima diffusione, subito dopo la morte, della fama di santità e delle gesta meravigliose della sua vita non tanto a Napoli e nel suo regno, ma in particolar modo nei paesi d’Oltralpe e segnatamente in Germania, Austria, Belgio, Olanda, Boemia e Polonia. Una rapidità di diffusione che si è manifestata addirittura Il primo ritratto di P. Francesco De nell’anticipare gli stessi italiani, o, meglio, napoletani, Geronimo inciso nel 1717 a Vienna da nell’offrire ai devoti la prima biografia stampata e le I. H. Stoerchlin prime immagini incise del famoso personaggio, e nel comunicare i tanti episodi straordinari e meravigliosi verificatisi con la sua intercessione in quelle lontane contrade.


Non solo. I tedeschi e gli austriaci, furono anche i primi a fare pressione sia sulla Compagnia che sulla Curia romana per l’apertura dell’itinerario canonico del riconoscimento delle virtù per il conseguente processo di beatificazione e di canonizzazione. Ho avuto modo di approfondire recentemente, da un punto di vista bibliografico e iconografico, questo aspetto della biografia del De Geronimo riscoprendo particolari poco conosciuti o del tutto ignoti alla storiografia tradizionale. In particolare sono pubblicazioni, immagini, oggetti che confermano tale propagazione della fama e del culto di un personaggio che, tutto sommato, sembrerebbe aver poco da spartire con quelle fredde e lontane regioni. Il primo ritratto inciso e la prima biografia Sul primo ritratto inciso del P. Francesco De Geronimo, così scriveva il suo primo biografo P. Carlo Stradiotti nel 1719: “… non è da maravigliarsi che tutta Napoli si commovesse poiché già da tanti anni lo conosceva, bensì fa stupore che la fama della sua morte si spargesse subito per tutta Italia anzi anche per la Germania. Onde il Padre Nicolò Poter della nostra Compagnia da Magonza a 17 Novembre 1716 ne mandò la notizia al Padre Maurizio Antonelli pur della Compagnia con queste parole “Venerabilis Pater Franciscus de Hieronymo fama sanctitatis et miraculorum totam Europam et in specie nostram Germaniam implevit”. E può dirsi che la Germania fu la prima che ne intagliò l’Immagine in rame con sopra, “Vera Effigies”, e con sotto questo onorevole elogio “Venerabilis Pater Franciscus de Hieronymo”…. Ed è da notarsi quel Venerabilis, alla scrittura del qual titolo non s’inoltrò la pietà, quantunque ossequiosa di Napoli . Nulladimeno la fama del Padre Francesco è cresciuta sì fattamente di là da Monti che colà ne han sparse in Stampa sotto diversi atteggiamenti da sei mila immagini, né cessano le domande per ottenere da Napoli qualche mínuzzolo delle sue vesti, lettere o altro usato dal Padre in vita. Né cotali domande vengono dalla sola Germania ma dalla Polonia e da altre Provincie straniere…” E a proposito della Polonia, si coglie qui l’occasione per una conferma dell’interesse manifestato nel Nord Europa verso il De Geronimo segnalando che proprio nel Museo della Provincia Polacca del Sud della Compagnia di Gesù (Muzeum Towarzystwa Jezusowego Prowincji Polski Poludniowej Stara Wies 778 36-200 Brzozów) si conserva ancora la reliquia della camicia dell’uomo di Dio p. Francesco De Geronimo Reliquia della camicia del De Sulla prima biografia stampata in Germania così Geronimo conservata in Polonia continua P. Stradiotti: “Altri Principi (tedeschi) ne hanno voluto il ristretto della Vita, impazienti di aspettare questa più copiosa; anzi capitato in Germania un breve Ragguaglio della Vita, e Morte del P. Francesco, inviato dal P. Francesco de’ Franchi a Roma, ove d’ordine del P. Generale se ne formaron copie per tutta Italia, fu subito tradotto in latino, e nell’idioma naturale, e dato alle stampe….” Anche queste parole hanno trovato conferma nel ritrovamento del primo ritratto inciso da I. H. Stoerchlin a Vienna nel 1717 e conservato nella Österreichische Nationalbibliothek. La raffigurazione, certamente ricavata dal ritratto su tela inviato dall’Italia, riporta appunto nella cornice in alto: “Vera Effigies”; e alla base l’iscrizione: “Venerabilis P. Franciscus De Hieronymo Sacerdos Professus Societatis JESU charitate in


Deum, et proximos, humilitate, obedientia, zelo animarum, caeterisque virtutibus insignis. Obiit Neapoli die undecima Maii 1716. aet. Suae 74, vitae Religiosae 46”. Per quanto riguarda la biografia dell’Uomo di Dio, è stata rintracciata nella Bayerische Staatsbibliothek di Monaco una copia della prima edizione tedesca ricordata dallo Stradiotti e basata sulla relazione del De Franchis (finora non ritrovata) e di altre lettere pervenute dall’Italia. Il frontespizio recita puntualmente: “Provvisoria e breve relazione dell’apostolico stile di vita e delle meravigliose gesta del servo di Dio padre Francesco De Geronimo della Compagnia di Gesù, che è morto in odore di particolare santità l’11 maggio di questo decorso anno 1716 a Napoli nella Casa Professa della stessa Società; estratta da varie lettere italiane che finora sono state inviate da Napoli, Roma e da altri luoghi. Tradotta in tedesco e divisa in due parti, data alle stampe per domanda e desiderio di molti devoti. Con approvazione dei superiori. Augspurg: Joseph Gruber, 1717.” Questa piccola biografia ospita in antiporta il ritratto ripreso chiaramente dalla stessa fonte e riproposto specularmente a quello inciso dallo Stoerchlin che costituisce perciò il prototipo agiografico del santo gesuita: volto scarno ed emaciato dalle fatiche missionarie ed apostoliche, P. Francesco De Geronimo, in abito gesuitico, è raffigurato in La prima biografia di padre atto di predicare, con un crocifisso nella mano destra e con la Francesco De Geronimo, sinistra alzata ad ammonire e invitare alla preghiera e alla apparsa in Germania nel 1717 meditazione; ai fianchi una corona del rosario. Nel cartiglio sottostante al ritratto si legge: “P. Francesco De Geronimo, sacerdote professo della Compagnia di Gesù, insigne per la carità verso Dio e verso il prossimo, per l’umiltà, l’obbedienza, lo zelo delle anime e le altre virtù. Morì a Napoli l’11 maggio 1716, a 74 anni di età e 46 di vita religiosa”. D’ora in poi sarà questa la raffigurazione costante del De Geronimo non solo nel corso del Settecento, ma anche dei secoli successivi. Si assiste insomma a una sorta di condizionamento che, probabilmente, limitando fortemente la raffigurazione del personaggio, costringerà lo sviluppo iconografico in un topos rarissimamente superato dagli artisti. La piccola biografia, com’è facile immaginare, ha una certa importanza storica in quanto è il primo organico (seppur breve) profilo del grande personaggio che ci è pervenuto. Utilizzata e ristampata più volte in area tedesca , boema, belga Ritratto del De Geronimo e olandese, è stata praticamente ignorata nella agiografia del nell’antiporta della prima biografia tedesca (1717) personaggio. Questi documenti sono importanti anche ai fini della definizione dell’iconografia del De Geronimo, occupando i primi tasselli mancanti tra la maschera in cera che venne realizzata subito dopo la morte e le raffigurazioni successive utilizzate sia nella celebre biografia del P. Carlo Stradiotti sia nelle altre edizioni italiane e straniere.


L’entusiasmo di una dedica: Francesco De Geronimo definito Operarius in vinea Domini”

“zelantissimus

È del 1723 l’importante opera di Diritto Canonico del gesuita Vitus Pichler (Augsburg 1723) che ospita in apertura l’immagine del Padre Francesco De Geronimo, definito “Sacerdos et jurium Doctor, postea zelantissimus operarius in vinea Domini”, in una fastosa anteprima dell’incisore già citato Johann Heinrich Stoerchlin (1687-1737). L’opera del Pichler ebbe molte edizioni. Doveva apparire davvero inusuale dedicare un’opera così impegnativa a un personaggio morto pochi anni prima e così lontano geograficamente e culturalmente, se l’Autore stesso si preoccupò di spiegare al “Reverendissimo e Serenissimo principe Giovanni Teodoro, principe del Sacro Romano Impero e vescovo di Ratisbona” le motivazioni della scelta. Scrive infatti: “…perciò ho ritenuto che non ti sarebbe dispiaciuta, stampata accanto al frontespizio di quest’opera, l’immagine del Venerabile P. Francesco De Geronimo, uomo famosissimo non soltanto per l’esimia santità di vita, per la copiosa messe delle anime, per i fatti del tutto straordinari che superano l’ordine della natura; ma anche per la grande perizia nel diritto e per di più perché perspicuo a causa della laurea, defunto pochissimi anni or sono. E penso, inoltre, che ciò ti farà piacere Ritratto del Padre De Geronimo nell’antiporta dell’opera per il fatto che egli è stato della nostra del gesuita Vitus Pichler (1723) Compagnia che tutti noi sappiamo esserti stata sempre a cuore. Perciò sono sicuro che questo piccolo dono, con l’effigie di un uomo così santo e apostolico, così esperto di diritto e appartenente a una Compagnia a te così cara, non ti sarebbe per niente dispiaciuto… Ingolstat, 1 gennaio 1723.” Alla base del ritratto si leggono inoltre queste belle espressioni: Il Venerabile Padre Francesco De Geronimo, prima di entrare in religione sacerdote e dottore in diritto, poi zelantissimo operaio nella vigna del Signore; per i prodigi prima e dopo la morte famosissimo taumaturgo di questi tempi. Morto recentemente a Napoli nel 1716.”


Le biografie storiche: Stradiotti – Bagnati – De Bonis - Degli Oddi - Muzzarelli Anche se preceduti, come abbiamo visto, dagli stati del Nord Europa, il regno di Napoli e l’Italia non furono certamente da meno nella propagazione del culto verso il De Geronimo. Una copia della prima immagine devozionale napoletana di padre Francesco è quella conservata presso l’Università di Lovanio in Belgio; appartiene presumibilmente al 1718 e venne incisa da Francesco de Grado su disegno del pittore Fabio Trematore (1718 circa). Nel cartiglio si legge la stessa iscrizione che compare nel ritratto viennese e tedesco (ma senza l’appellativo di “Venerabilis”) e nella prima biografia tedesca del 1717: “P. Franciscus De Hieronymo Sacerdos Professus Societatis Jesu, charitate in Deum, et proximos, humilitate, obedientia, zelo animarum, caeterisque virtutibus insignis. Obiit Neapoli die undecima Maii 1716. aet. Suae 75, vitae Religiosae 46”. Il De Grado firma anche Il P. Francesco. De Geronimo l’incisione che compare nell’incisione di F. De Grado su sulla fortunata prima disegno di Fabio Trematore (1718) biografia italiana (1719), e cioè quella del più volte ricordato P. Stradiotti. Il bel ritratto riporta nella cornice la scritta: P. FRANCISCUS DE HIERONYMO SOCIETATIS IESU. / OBIIT NEAPOLI DIE XI MAY MDCCXVI AETAT. LXXIV. Alla base è inciso il distico latino: Nulla manus valuit tam notum effingere Vultum. / Virtutis faciem effingere quis Valeat? Cioè: Nessuna mano è stata in grado di dipingere un volto così noto. / Chi mai saprà dipingere il volto della Virtù? L’espressione sibillina ricorda probabilmente la modestia e l’umiltà del servo di Dio manifestata sempre nella sua vita. Si narra che un giorno si ritrovasse in casa di un grande pittore napoletano (ne conosceva parecchi anche per il grande interesse che egli manifestava per l’arte e la pittura), e che il pittore, molto gentilmente, lo Il P. Francesco. De Geronimo pregasse di fermarsi alquanto affinché potesse fargli un bel nell’incisione di F. De Grado per il volume dello Stradiotti (1719) ritratto; il p. Francesco, schermendosi e scherzando, gli disse di attendere un po’, giusto il tempo di andarsi a radere la barba per essere più bello ai fini del ritratto… Ovviamente sparì in quanto non amava essere immortalato! Ricordiamo inoltre che la biografia dello Stradiotti venne tradotta anche in lingua tedesca e in lingua ceca.


Appena sei anni dopo quella di Stradiotti compare l’elegante e chiara biografia scritta dal P. Simone Bagnati (1725) in cui viene dato pure ampio spazio alla diffusione della fama e del culto verso il servo di Dio in Germania, Boemia e Paesi Bassi.

Antiporta col ritratto di P. Francesco De Geronimo e frontespizio dell’edizione latina della biografia scritta dal P. Carlo De Bonis (1734)

A sin. il P. Francesco De Geronimo in una incisione boema (Praga 1750 c.); al centro, in una incisione di I. Asner (Vienna 1750 c.); a destra il B. Francesco De Geronimo in una incisione di L. Schlemmer (Norimberga 1808)

Nove anni dopo (1734) è la volta del P. Carlo De Bonis che scrive in latino la biografia più completa e ricca di particolari del grande confratello. È dedicata a San Ciro con queste significative espressioni che così suonano in italiano: O COMPAGNO FIDATO


E FERMO DI FRANCESCO, O SAN CIRO, MEDICO EGREGIO, AMMIREVOLE ANACORETA E MARTIRE INCLITO DEL DOGMA CRISTIANO, QUEST’OPERA CHE E’ ANCHE TUA, PROTEGGILA COL TUO PRESIDIO E FAVORISCILA. FRANCESCO, AMPLIFICATORE AMMIREVOLE DELLA TUA GLORIA, CONTINUAMENTE DIVULGA IL TUO NOME PER LE COSE MERAVIGLIOSE OTTENUTE DA LUI STESSO, PER COPRIRE LE SUE LODI. QUESTE, CHE PER TE ORMAI SONO CHIARE E RISPLENDENTI, A TUA VOLTA RICAMBIALE PER QUELL’ASSIDUO SUO IMPEGNO VERSO DI TE. COSI’ TI PREGA E SI AUGURA L’AUTORE DI QUESTA STORIA, BRAMOSO ANZITUTTO DEL TUO PATROCINIO. Quella del De Bonis è certamente la più precisa tra le biografie antiche del De Geronimo. Alle vicende legate alla diffusione del culto in Germania e nei paesi dell’Europa del Nord egli dedica l’intero libro sesto con oltre 40 pagine di notizie e documenti particolarmente interessanti. Di una certa utilità per la storia di Grottaglie, sono le pagine che egli riserva ai fratelli del De Geronimo: Giuseppe Maria, Cataldo e Tommaso. Quest’ultimo, dopo essersi laureato in utroque jure a Napoli e dopo aver collaborato col fratello maggiore nelle campagne apostoliche, tornò nel paese natale e divenne arciprete distinguendosi per la santità di vita e per l’impulso alla devozione di San Ciro con la costruzione dell’artistico “Cappellone” in suo onore. Dopo il De Bonis si devono segnalare almeno le biografie di Longaro Degli Oddi e di Alfonso Muzzarelli. La prima, pur essendo uscita nella seconda metà del Settecento, conobbe un grande successo editoriale con ripetute edizioni aggiornate e con traduzioni straniere, in concomitanza o a seguito della beatificazione e della canonizzazione del personaggio; la seconda (1806) merita, in verità, più attenzione in quanto, superando la semplice impostazione narrativo-biografica si preoccupa di costruire la vicenda umana e religiosa di Francesco De Geronimo basandosi esclusivamente sulle testimonianze dei processi per la beatificazione.

Due belle raffigurazioni di Francesco De Geronimo apostolo di Napoli. A destra quella attribuita a Pier Leone Ghezzi (Roma 1674-1755) e, a sinistra, quella realizzata da Giuseppe Mancinelli (Napoli 1813 – 1875)


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