S U B E Y
BA JA
Ripensare la pendenza ai margini di Quito, il caso studio di Guapulo. La Cordigliera Andina, la catena montuosa più lunga al mondo, costituisce un vincolo fondamentale nella genesi e formazione degli agglomerati urbani che si modellano sui suoi rilievi. Si tratta di città fortemente influenzate dalla morfologia del sito, che seguono direttrici di sviluppo legate principalmente ai forti limiti naturali che ne decretano le geometrie, le espansioni e tentano di definirne i confini. Quito è un esempio emblematico dei centri urbani sorti lungo questa catena montuosa. Una città che convive con il rischio, dovuto alle caratteristiche idrogeologiche e geomorfologiche di un insediamento che si distribuisce ai piedi del vulcano Pichincha e ne lambisce i margini, dove le costruzioni tentano di arrampicarsi e guadagnare terreno. Negli ultimi decenni, l’espansione economico-demografica che ha coinvolto Quito con modalità e tempistiche senza precedenti, ha comportato una sostanziale modifica della sua configurazione, da “lineare” con un asse di sviluppo nord-sud, a “orizzontale” con una struttura metropolitana che si proietta verso le valli circostanti. Tuttavia le politiche di pianificazione della città non sono state in grado di seguire il ritmo di crescita reale della metropoli. Questo porta con sé una serie di conseguenze, quali: conflitti per l’uso del suolo, occupazioni illegali e spontanee di aree non regolamentate, mancanza di copertura dei servizi di base, frammentazione del paesaggio. Si tratta di un modello prodotto da una mancanza di visione complessiva, concentrato esclusivamente sul controllo della città “legale”, senza stabilire dei meccanismi di intervento nelle zone periferiche e marginali. È proprio in queste ultime che si concentrano le problematiche urbane legate alla gestione dei rischi, alla difficoltà di connessione e -a causa del basso o nullo costo del suolo- allo sviluppo di insediamenti informali. Il nostro caso studio, Guápulo, è un quartiere marginale situato nella zona est della città, tra il centro urbano di Quito e le espansioni residenziali delle valli di Tumbaco e Cumbayà. Questo barrio, oltre a sintetizzare tutte quelle problematiche che si possono riscontrare su più ampia scala nel resto della città, si sviluppa su un forte dislivello, la cui pendenza rappresenta tanto un vantaggio, quanto uno dei più forti limiti allo sviluppo dell’insediamento. Quando la città si è ingrandita, Guápulo è rimasto fuori dalla conurbazione, conservando tutti gli elementi della tradizione che lo contraddistinguono e lo differenziano dalla ormai globalizzata capitale. Tuttavia la morfologia del sito accentua il rischio a livello ambientale e ostacola le connessioni, provocando l’isolamento degli abitanti e il deterioramento del suo patrimonio tangibile. La nostra proposta progettuale prevede la riqualificazione del quartiere attraverso il ripensamento della pendenza da elemento negativo, generatore di problematiche a livello urbano, di mobilità, di accessibilità e di fruizione dello spazio, a elemento positivo che conforma il territorio, creatore di paesaggio e di opportunità. Il progetto elabora uno scenario di sviluppo dove gli interventi attribuiscono allo spazio pubblico il ruolo di agente di trasformazione o catalizzatore di una rigenerazione diffusa. Le azioni si sviluppano a partire dal riconoscimento delle caratteristiche naturali del sito, alla ricerca di quell’equilibrio che sembra perduto tra natura e costruito.
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