COPIA OMAGGIO
Poste Italiane. Spedizione in A.p. 70% - D.C.B. Torino n째 6/09
- Volume 13 n째6 - novembre/dicembre 2009 - www.ilgotha.it
viaggi
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Hotel Andreus
Viaggi Sudan Mali
Ristoranti La guida La casa del Priore Il Bergamotto
Laos Le minoranze etniche
Cantiere: str.Vecchia del moriondo n.29 - Moncalieri (to)
sommario
Foto di copertina
Laos, processione di elefanti (pag. 11)
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8
hotel
cultura
Andreus, lusso e mercatini
8
viaggi
L’Oriente incontra l’Occidente 20
territorio
Laos, le minoranze etniche del nord 11 Sudan, le case dipinte
ristoranti
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Mali, Dogon, i misteri del popolo delle stelle 22
Costa Azzurra, turismo russo
La casa del Priore 18 Il Bergamotto, grande “Gusto”
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Guida ai ristoranti 29 25
Settecolli in Paradiso
30
L'Osteria dei 5 piatti
pub Coblan Pub, quando il pub e’ tradizione
bellezza
35
Studio Ronefor, le nuove frontiere dell'estetica 32
sport Shihan, Mauro Cappio Barazzone
Guerra all’etilometro
Natale insieme a Forma 26
Paolo Pirrone
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Lina Marando
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Angela Policastro 41 Fiorella Corte
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Maca
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Nicola Colonna
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rubriche
salute
vini 31
arte
Editoriale 38
Mostre & Manifestazioni 45 Oroscopo
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COLLABORATORI Anna Maria Arnesano, Giulio Badini, Nicoletta Baldo, Mauro Cappio Barazzone, Giorgio Bertazzini, Stefania Caudana, Enrico Cogotti, Roberto Di Corte, Annabel Evans, Marco Ferri. UFFICIO COMMERCIALE Angelo Vespignani, Luigi Finello Info-Line Srl Pubblicità telefono 011 4330366 info@infolinenotizie.it
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Il direttore di Line Danilo Alsona Bertazzi
editoriale di Danilo Alsona Bertazzi
Asta mondiale del tartufo
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RINZANE CAVOUR (Cuneo) - L’evento, nato nel 1999, è promosso dall’Enoteca Regionale Piemontese Cavour d’intesa con la Regione Piemonte e la Città di Alba. La sede principale è la Sala delle Maschere nel Castello di Grinzane e, tramite un collegamento satellitare, si comunica in diretta con altre due destinazioni mondiali (nelle scorse edizioni hanno toccato mete come Parigi, Hong Kong, Mosca, Las Vegas, Londra, Monaco di Baviera, Tokio, New York, Los Angeles, Hollywood). Vengono presentati cinque lotti di tartufi da ogni destinazione e gli invitati all’evento, possono acquistarli come in una tradizionale asta, un lotto invece viene presentato dalla Sala delle Maschere e può essere acquistato dagli invitati di tutte e tre le destinazioni . Fin dal primo anno la manifestazione si è caratterizzata come evento internazionale destinato a incrementare la notorietà del Tartufo Bianco d’Alba in Italia e all’estero. Il valore toccato da uno o più tartufi, i personaggi coinvolti, l’originalità di diversi collegamenti con luoghi di grande notorietà (ristoranti esteri di chef di grande fama) hanno contribuito ad affermare l’assoluto livello di questo avvenimento. Ogni anno l’iniziativa ha avuto ospiti importanti, fra gli altri ricordiamo: Massimo Giletti, Piero Chiambretti, Natasha Stefanenko, Natalia Estrada, Alessandro Del Piero, Adriano Galliani, Giancarlo Magalli, Lamberto Sposini, Jerry Scotti, Ricky Tognazzi e Simona Izzo ed ha potuto contare sulla collaborazione e conduzione del noto giornalista “gastronauta” Davide Paolini. Il prossimo appuntamento vedrà la conduzione di Linus, direttore artistico e voce di Radio Deejay. Madrina di quest’anno sarà l’attrice e conduttrice Mara Venier, per anni regina incontrastata della domenica televisiva. Parteciperanno all’Asta alcuni dei più grandi chef al mondo come Franck Cerutti del ristorante Louis XV del Grand Hotel de Paris di Montecarlo, Cesare Casella executive chef, presidente dell’Italian Culinary Academy newyorkese e amico del piccolo Fishman, Julian Ante Niccolini del Four Seasons di Manhattan e Anne W. Burell, volto noto di un famoso cooking show della tv americana (Secrets of a Restaurant Chef). ■
Danilo Alsona Bertazzi
Presso il nostro negozio, si possono acquistare tartufi bianchi e neri di Alba
LA DISPENSA DI CELIA via S. Croce, 33 Moncalieri (TO) Orari: 07-13,30 16-19,30 chiuso lunedi' pomeriggio tel 011 6404940 ladispensadicelia@gmail.com
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Andreus 8 . line
di Danilo Alsona Bertazzi
hotel
Lusso e mercatini
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AN LEONARDO IN PASSIRIA (Bolzano) – Un regno di lusso è quello che ci prospetta l’hotel a cinque stelle Andreus, un resort incontaminato circondato da un magnifico campo da golf 18 buche (Golf Club Passiria-Merano). Inaugurato di recente è diventato ben presto il nuovo simbolo di una generazione di alberghi che guardano al lusso ma senza dimenticare la natura. Incastonato, quasi nascosto e perfettamente inserito nella montagna, l’hotel Andreus è un concentrato alte ingegneria sapientemente eseguito dall’architetto Hugo Demtz. Le oltre 70 camere (viste le dimensioni, le chiamerei mini suite), di cui la più “piccola” di 38 mq e la più grande di 250 mq, sono tutte esposte a sud verso la valle (garantendo quindi la massima esposizione solare e la miglior vista possibile), completamente insonorizzate, rivestite col benefico legno di cirmolo (che abbassa i battiti cardiaci e favorisce
il sonno), arredate con complementi di lino, canapa e lana. Ma per i più esigenti esistono la Vital suite con caminetto, lettino relax, bagno open space cabina a infrarossi, vasca idromassaggio e angolo per il trucco; la Penthouse suite dotata di terrazzo di 75 mq con sauna esterna, vasca idromassaggio Jacuzzi e mobili da giardino, ed infine l’Andreus suite in abete rosso antico con due camere da letto separate, anticamera, salotto con stufa di maiolica, angolo relax e soppalco. La cura delle camere è quasi maniacale per pulizia e cura nei dettagli. Esclusiva anche la spa creta su una superficie di oltre 5 mila metri quadrati con trattamenti esclusivi (Ayurveda e Aquaveda, Holostic Cocooning, massaggi tradizionali ed esotici, Bagno del Serraglio e pacchetti speciali per coppie). Per lo shopping prenatalizio non c’è niente di meglio dei mercatini altoatesini a tema, e dell’offerta dell’Andreus valida dal 27 novembre al 25 dicembre 2009. Tre pernottamenti, inclusi programmi per
bambini, di fitness e culinari, e la mezza pensione benessere sono proposti a partire da 351 euro a persona. Nella vicina Merano si trova uno dei più caratteristici mercatini di Natale, e la città regala emozioni uniche in questo periodo dell’anno. Tanto che l’Andreus invita i suoi ospiti a trascorrere anche le feste di Natale e Capodanno a San Leonardo. La gioia pura dell’inverno sotto un cielo azzurrissimo, con un programma vario e divertente che include escursioni con le racchette, gala dinner, spettacolo pirotecnico, brunch di capodanno, serata musicale e animazione per bambini. E intorno l’incanto di un resort dove ogni dettaglio è un’attenzione per chi vi soggiorna, immerso in un paesaggio da fiaba. Da
giovedì 24 a giovedì 31 dicembre, sette pernottamenti sono proposti a partire da 1150 euro a persona. ■
GOLF & SPA RESORT ANDREUS***** Kellerlahne 3, San Leonardo in Val Passiria (Bolzano) tel 0473 491330 fax 0473 491331 info@andreus.it www.andreus.it
via Fratelli Calandra, 3/C 10123 Torino telefono 333 4706895 www.tuttaltrovetro.com
Taccuino di viaggio di Anna Maria Arnesano foto di Giulio Badini
Laos viaggi line . 11
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l Laos, incastonato tra Vietnam, Cina Meridionale (Yunnan), Birmania, Thailandia e Cambogia, rappresenta il più piccolo, il più arretrato, il meno abitato e anche il meno conosciuto e frequentato tra gli stati della penisola indocinese. Ma al tempo stesso anche il più autentico e incontaminato, il posto giusto dove cercare la felicità spirituale del Nirvana buddista, come predicano i monaci dalle tuniche zafferano. Il giornalista e scrittore orientalista Tiziano Terzani, affascinato dalla dolcezza d’animo dei suoi abitanti, scriveva: “Il Laos non è un posto, ma uno stato d’animo, uno dei luoghi più romantici e quieti dell’Asia, uno degli ultimi rifugi del vecchio fascino d’Oriente”. E i Francesi, buoni conoscitori dell’Indocina per i loro trascorsi coloniali, dicevano che i Vietnamiti piantano il riso, i Cambogiani li stanno a guardare e i Laotiani ascoltano il riso mentre cresce. Un paese e un popolo quindi unici, assai diversi dai loro vicini, entrambi sospesi nel tempo. Più piccolo dell’Italia e senza sbocchi al mare, con la più bassa densità del Sud-Est asiatico, il Laos si presenta con una serie di altopiani a 1.500-2.000 metri di altitudine circondati da impervie montagne alte fino a 2.800 m e profonde vallate ricoperte da foreste tropicali tanto fitte da risultare spesso inaccessibili, tali da giustificare appieno la definizione di cuore verde dell’Asia. La geografia e il clima tropicale monsonico continentale, con intense piogge estive, ne fanno un paese povero e arretrato, privo di ferrovie, strade e industrie, basato su un’agricoltura primitiva (riso, mais, tè e caffè) spesso dipendente dai capricci meteorologici per siccità e inondazioni, soggetto a rivalità etniche e a disastrose ingerenze straniere che non hanno mai consentito la formazione
Le minoranze etniche del nord di un solido e duraturo stato unitario. Ma anche un paese pacifico, ingentilito dall’architettura e dalla filosofia buddista, intatto e incontaminato, dove la civiltà consumistica stenta a penetrare, in grado tutelare fino ad oggi i molteplici retaggi materiali e spirituali del passato, così come gli usi e i consumi di una miriade di popolazioni tribali, asserragliate con i loro tradizionali stili di vita tra le erte montagne del nord. Gran parte della vita gravita sul Mekong e sui suoi affluenti, decimo fiume per lunghezza del mondo, madre di tutte le acque, icona e cordone ombelicale del Sudest asiatico, che per lungo tratto segna il confine con Thailandia e Cambogia, un tempo unica via di accesso a regioni per altro impenetrabili. Nel suo percorso finale verso la Cambogia il grande
il viaggio L’operatore milanese “I Viaggi di Maurizio Levi” (tel.02 34 93 45 28, www.deserti-viaggilevi. it), specializzato in percorsi a valenza ambientale e etnografica, nel proprio catalogo “Deserti” propone nel nord del Laos un originale itinerario di 13 giorni dedicato alla scoperta con brevi trekking delle minoranze etniche tribali che vivono isolate in regioni montuose ricoperte da fitte foreste pluviali ai confini con Birmania, Yunnan cinese e Vietnam.
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fiume ospita un arcipelago formato da ben 4 mila isole e isolette, tra le quali sguazzano gli ultimi delfini d’acqua dolce del mondo, non oltre un centinaio, nonché giganteschi pesci gatto lunghi fino a 3 m ed a 300 kg di peso. La storia ancora poco nota di questo paese si presenta breve ma travagliata. Colonizzato in epoca protostorica da popolazioni della Cina meridionale, che hanno lasciato imponenti costruzioni megalitiche e migliaia di gigantesche giare di pietra, diede vita al suo unico stato autonomo tra XIV e XVI sec. con il regno feudale e buddista di Lang Xiang, il cosiddetto regno dei mille elefanti, durato per tre secoli. Dopo alcune dominanze straniere, verso la fine del 1800 divenne prima protettorato e poi colonia francese, fino all’indipendenza conseguita nel 1954. La presenza francese incise poco sull’economia, ma si riscontra ancora oggi nella cultura e nell’architettura, con palazzi e ville liberty e decò adorni di odorosi giardini. L’indipendenza non ha portato purtroppo la pace, bensì una feroce e sanguinosa guerra civile anche come conseguenza dei conflitti internazionali di Vietnam e Cambogia (dal Laos passava il famoso sentiero bellico di Ho Chi Min tra Vietnam del nord e del sud), costata 100
mila prigionieri e 800 mila profughi, conclusa con la presa del potere da parte dei guerriglieri comunisti filosovietici che ancora oggi negano al popolo libertà e democrazia. Una delle caratteristiche e delle grandi attrattive del
Laos risulta costituita dalla varietà etnica della sua popolazione. Se l’ 80% dei 6 milioni di laotiani sono di stirpe Thai-Lao, parlano il lao e sono buddisti, nei villaggi tra le montagne del Nord – spesso accessibili solo con giorni di navigazione e di cammino su sentieri – vivono ben 130 gruppi etnici che parlano lingue e dialetti diversi e sono animisti. L’isolamento storico ha consentito a queste piccole comunità presiedute da sciamani di mantenere immutati fino ad oggi i loro vetusti stili di vita, racchiusi come sono in se stessi e con scarsi contatti con l’esterno. Vivono con una misera economia di sussistenza praticando un’agricoltura nomade, che li costringe ogni 3-4 anni a spostarsi per depauperamento del terreno, di caccia e allevando suini, abitano in capanne di legno e bambù su palafitte e spesso le donne esibiscono abiti vistosi e sgargianti, riccamente decorati, con coreografici copricapi. Gli Akha, ad esempio, sono di stirpe sino-tibeto-birmana, sono molto supersti-
ziosi, pieni di tabù e debbono rispettare un codice di comportamento che regola ogni atto della vita. Girano per le montagne con gerle sulle spalle, fumano oppio, le donne partoriscono da sole nella foresta, abbandonando il figlio se presenta la minima malformazione, praticano il culto degli antenati con altari dedicati in ogni capanna, e non disdegnano di mangiare larve di insetti e carne di cane. Le donne usano comunemente abiti e copricapi sontuosi, adorni di perle, pietre preziose e monete d’oro e argento, degni di figurare in un museo. Queste popolazioni pacifiche e ospitali vivono in luoghi tanto remoti e poco conosciuti che di recente vi sono state scoperte due nuove specie animali; non minuscoli insetti ma mammiferi di grossa taglia finora ignoti alla scienza: il soala, un’antilope dalle lunga corna e il muntjak, un cervo abbaiatore. Le loro foreste sono abitate da elefanti, tigri, leopardi, langur, gibboni e scimmie. ■
quando e quanto Partenze mensili di gruppo con voli di linea Thai Airways da Milano e Roma da ottobre a marzo 2010, pernottamenti nei migliori hotel e guesthouse esistenti in pensione completa, guide italiane, quote da 2.380 euro. Viaggi Levi propone anche con analoghe modalità un itinerario di 15 giorni nel centro-sud del Laos e in Cambogia con quote da 2.980 euro.
Taccuino di viaggio di Anna Maria Arnesano foto di Giulio Badini
Sudan viaggi line . 15
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toria, archeologia e architettura ci insegnano che ogni civiltà ha sempre costruito città, edifici e monumenti con i materiali lapidei di cui disponeva in loco. Solo alcune civiltà ricche e raffinate, come Egiziani, Greci, Romani, Maya e altri hanno edificato alcuni dei loro monumenti più simbolici ricorrendo a pietre e marmi eleganti e pregiati, approvvigionati anche a notevole di-
Le case dipinte le, con il faraone che ne tracciava il perimetro con una fune o poi vi seppelliva un mattone con inciso il proprio nome, accompagnato da amuleti scaramantici. Se non fosse per il fango, metà Africa non disporrebbe di abitazioni, come insegna l’architet-
il viaggio Tra i pochi a proporre percorsi turistici in Sudan troviamo l’operatore milanese “I Viaggi di Maurizio Levi” (tel. 02 34 03 45 28, www.deserti-viaggilevi. it), specializzato con il proprio catalogo “Deserti” in viaggi e spedizioni nei deserti di tutto il mondo.
stanza, ma la gran parte delle abitazioni private, delle case rustiche, dei villaggi venivano costruiti ricorrendo ai materiali facilmente reperibili sul posto, a basso prezzo. Roma poteva rifulgere di marmi apuani, o di altri provenienti anche da più lontano, ma la gran parte delle città dell’impero aveva il colore delle rocce locali. Templi, statue, obelischi e regge dei faraoni erano di granito, ma le abitazioni dei contadini lungo il Nilo, allora come oggi, venivano costruite con il fango, la materia prima più abbondante e a minor costo. L’argilla, spesso mischiata a paglia ed a sterco di animale per farne mattoni crudi oppure cotti al sole o in fornaci, rappresenta uno degli elementi più diffusi sulla faccia della terra, più economico e versatile per la sua plasticità ed anche assai isolante sia al caldo che al freddo, tanto da rappresentare la materia più utilizzata nella storia dell’uomo. Una volta seccata, per non parlare poi di cotta, anche parecchio robusta e resistente. I più antichi centri urbani a noi noti, ma sarebbe più corretto definirli “protourbani”, da Gerico in Palestina (vecchio di 8 mila anni) a Catal Huyuk nell’Anatolia turca (6 mila anni) e poi via via tutte le altre città sorte nei millenni successivi in Medio Oriente, ma anche in altre parti del mondo, furono tutti edificati con mattoni di fango. Anche l’Egitto monumentale non disdegnava l’argilla: i templi venivano edificati secondo un preciso ritua-
tura sudanese. In qualche caso si è arrivati a dei veri capolavori: la maggior costruzione in fango del mondo, riconosciuta dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità, è la stupenda e complessa moschea di Djennè in Mali, alta oltre 20 metri e con lati di 75, edificata nel 1907 al centro di una città interamente d’argilla; il minareto di Agadez in Niger svetta invece per 27 metri di altezza. Nello Yemen con il fango hanno costruito intere città, come la capitale Sanaa e Shiban, definita la Manhattan del deserto, con eleganti e svettanti palazzi alti fino a sette piani, magistralmente decorati con cornici in gesso e finestrelle d’alabastro. Nel centro di Kerma, antica capitale del regno kuscita nella Nubia sudanese, sorge una costruzione vecchia di 4 mila anni alta 19 metri e con 22 di lato, priva di vani interni o esterni e interamente costruita con mattoni crudi di fango: nessuno sa a cosa servisse, perché quella civiltà non conosceva la scrittura, ma resta il fatto che qualcuno ha edificato un monumento impiegando una decina di milioni di singoli mattoni. Le antiche case di Kerma presentano un’analogia costruttiva con le abitazioni tuttora presenti nei duemila chilometri di percorso lungo l’alta valle sudanese del Nilo, tra Khartoum e il confine egiziano, formandone una delle principali attrattive. Lo schema delle case appare rigido, siano esse gran-
16 . line viaggi
di o piccole, ricche o povere: a variare è soltanto la superficie. Tutto parte da un muro di cinta, alto quanto basta ad assicurare di non poter vedere l’interno dall’esterno, per garantire il fondamentale precetto della privacy islamica. Va bene che la donna nubiana non porta il velo, ma meno occhi estranei la guardano, meglio è, soprattutto nella sua intimità domestica, e la casa costituisce il regno femminile per antonomasia. La vita domestica ruota attorno al cortile interno, magari protetto dalla canicola solare da qualche albero secolare o da stuoie, e con fondo in terra battuta, sabbia o cemento: qui si cucina, si mangia, si trascorre il tempo e si lavora, qui giocano i bambini e si ricevono gli ospiti, e spesso anche si dorme. Le camere, con il tetto piatto, sono addossate al muro di cinta, rigorosamente prive di finestre verso l’esterno e pressoché prive di mobili; i poveri contadini nilotici possiedono poche cose: quelle di cucina appese ai muri o contenute in nicchie, gli abiti appesi ai muri o contenuti in bauli. Niente tavoli o seggiole, perché si mangia per terra, con le mani, da recipienti comuni. Unico vero mobile il letto, fatto da un semplice telaio di legno con corde intrecciate: spesso il caldo costringe a dormire sotto le stelle, oppure in camere aperte prive della parete verso il cortile. Inutile precisare che l’intero edificio viene costruito interamente in fango, salvo i tetti di legno di palme impastati però con fango. Ovviamente, per non sprecare nemmeno un centimetro di terra coltivabile, le abitazioni sorgono fuori dalla fascia vegetativa del Nilo, già sul bordo del deserto, e ospitano le tipiche famiglie locali allargate composte da quattro generazioni con 20-30 componenti, tra grandi e piccoli. Costruita in fango e con un rigido schema architettonico, tutte imbiancate a calce per tenere lontani gli insetti, la casa nubiana - anche se risulta funzionale al contesto ambientale – appare decisamente monotona e esteticamente poco attraente. L’unica concessione all’estetica avviene nei portali di accesso, di legno o di ferro ma ognuno diverso dall’altro, che presentano decorazioni geometriche e colori vivaci. Un po’ poco secondo qualcuno, o più esattamente “qualcuna”, per ravvivare la vista e l’esistenza, tanto che da meno di un secolo a questa parte qualche donna ha cominciato a dipingere con motivi geometrici o floreali, ma sempre con tonalità vivaci, i muri perimetrali esterni, qualcuna anche quelli interni e le pareti esterne delle camere. Si sa come vanno a finire certe cose, soprattutto quando c’è di mezzo la vanità e la competizione estetica femminile: una comincia per caso, magari perché le cresce un barattolo di vernice, poi in breve tempo tutte la imitano, cercando di fare meglio. Il risultato è che oggi la maggior parte delle case nubiane presenta allegri e vivaci portoni, ma anche pareti esterne ed interne decorate da vividi disegni naif, capaci di attirare l’attenzione dei passanti, in grado di originare
un vero nubian style espressivo. In qualche caso le decorazioni pittoriche sono sostituite o accompagnate da incisioni a bassorilievo. Peccato essere nel mondo musulmano, che vieta ogni raffigurazione umana, perché altrimenti avremmo potuto trovarci di fronte a vere e proprie scene composite naif. Ovviamente ogni decorazione si presenta diversa dalle altre: dipende dalle quantità e varietà di vernici a disposizione, dal tempo e dall’estro artistico della signora. In ogni caso si tratta della più tipica forma di arte popolare della regione: ognuno si fa vanto di possedere le migliori. Purtroppo si tratta della forma d’arte più effimera che possa esistere. Non abbiamo infatti ancora detto che l’unico vero inconveniente presentato dalle costruzioni di questo genere è che il fango si scioglie con la pioggia. In genere nelle regioni sahariane e saheliane dell’Africa e nel Medio Oriente piove poco, ma sta di fatto che dopo ogni pioggia occorre comunque ritoccare la costruzione. E con la pioggia le prime a scomparire sono proprio le tenui decorazioni eseguite a tempera, per cui debbono essere rifatte – uguali o diverse – dopo
ogni temporale. Ci è capitato, tornando in Nubia a distanza di pochi anni, di cercare case dipinte che avevamo fotografato: le case c’erano, i disegni non più, oppure erano diversi. Che bello l’arte effimera: sempre nuova, ogni volta diversa, che si consuma in un breve lasso di tempo. Se capitate in Nubia, una terra affascinante per i suoi tesori archeologici ancora poco conosciuti (un Egitto in forma minore, ma con la suggestione di essere fermo al 1800, con le capre che pascolano in mezzo ai templi), non perdete l’occasione per visitare qualche abitazione: sarà una bella esperienza e potrete sperimentare la squisita ospitalità delle genti del deserto, un valore profondamente radicato perché in parecchi casi l’ospitalità può equivalere a salvare delle vite. Il primo ambiente in ogni casa nubiana, ricca o povera che sia, è una camera adibita al ricevimento degli ospiti, per i quali c’è sempre a disposizione un bicchiere di the. Ma l’ospitalità si estrinseca anche fuori dalle mura domestiche. All’esterno di ogni abitazione, al riparo di una pianta o di un’apposita tettoia, troverete un paio di gia-
re ricolme d’acqua, a disposizione dei passanti, in una terra dove l’acqua costituisce un bene prezioso. Se avrete il coraggio di assaggiarla (ma, a scanso di sgradite conseguenze intestinali, farete bene a fidarvi della nostra testimonianza), la troverete incredibilmente fresca. Come è possibile, con temperature che spesso superano i 40° all’ombra? Si tratta di una delle tante astuzie delle genti del deserto, capaci di bere acqua fredda in pieno sole dalle ghirbe di pelle di pecora appese ai cammelli, e oggi ai fuoristrada. Le otri vengono fabbricate con un’argilla porosa che fa filtrare piccole quantità di liquido, tenendo quindi bagnate le superfici esterne. Questo velo d’acqua, a contatto con l’aria calda, evapora innescando però un processo naturale di termoconversione, in grado di raffreddare le pareti del recipiente e quindi anche il suo contenuto. In pratica il principio fisico con cui funzionano i nostri frigoriferi. Si spreca una parte dell’acqua, ma la si beve piacevolmente fresca nell’arsura ambientale. Uno dei tanti miracoli di quell’ambiente straordinario che è il deserto, dove per sopravvivere occorre essere acuti. ■
quando e quanto In Nubia organizza tre itinerari di gruppo di 9, 12 e 16 giorni, da ottobre ad aprile compresi, con voli di linea da Milano e Roma, pernottamenti in hotel e tenda con pensione completa, guide di lingua italiana, quote da 2.680 euro.
Casa del Priore 18 . line ristoranti
di Beppe Diforti
Una sosta alla “Casa del Priore” per rimanere affascinati
Una cena indimenticabile
A
NDORA (Savona) – Ci si arriva uscendo ad Andora se state percorrendo l'autostrada dei Fiori direzione Francia. Seguite le indicazioni e su un altopiano con vista spettacolare sul mare scorgerete il ristorante La Casa del Priore. Il maitre Angelo Castellani, con raro garbo e naturale simpatia, vi racconterà la storia dell'edificio, inserito in un piccolo borgo del XII secolo, con annesso i resti un castello, di una chiesa e appunto di un convento, che solo una trentina di anni fa è stato ristrutturato. Poco dopo la lunga, sapiente ed attenta ristrutturazione, che non ha stravolto le origini del maniero, il signor Angelo ha iniziato la sua attività di ristoratore. Un lasso di tempo così lungo vuol già dire che La Casa del Priore è stata ed è apprezzata da coloro che hanno cenato in questo romantico e indimenticabile locale. Poi arrivarci, come è capitato al sotto-
scritto, in un giorno di novembre con nebbiolina e prime gocce di imminente pioggia è cosa di struggente bellezza. Il menù di carne o di pesce, a scelta, è una pacata sperimentazione con un occhio attento alla tradizione ligure e con sapiente tocco alla stagionalità del pesce e delle verdure. In cucina Enrico Bortolini, eccelle con sapiente maestria. Gli antipasti di mare, per esempio sono una apoteosi di sentori: il polipo con olive taggiasche e pinoli sovrasta in modo quasi naturale ma è il pesto che svetta per la sua leggerezza e digeribilità e, accoppiato a delicati gnocchetti, è un trionfo per la gola.
L'aragosta insieme ai gamberoni e astici è la regina incontrastata del menù . Ciò che sorprende è la cura quasi ''maniacale'' nel lasciar inalterato ogni sapore e gusto del cibo che con la freschezza e la bontà dei prodotti produce una genuina gioia nel cliente anche in quello più distratto e, francamente, non è impresa da poco. La ricca e attenta carta dei vini è molto curata e trovare il giusto abbinamento con i piatti proposti è impresa estremamente facile.
Ma la grande festa arriva con i dolci , semplicemente indimenticabili e la scelta tra lo zabaglione, la panna cotta ai frutti di bosco o la torta di nocciole non è priva di ripensamenti. Ma da buon conoscitore dell'animo umano, Angelo risolve il tutto consigliandone un assaggio da brivido assicurato. Un ristorante molto raffinato e dall'indimenticabile atmosfera che lo annovera senza dubbio alcuno nel firmamento dell'Italia gastronomica. ■
LE ORIGINI Il ristorante collocato in una magione data in uso, nel 1200, dai Marchesi Clavesana ai Frati Benedettini (aventi, allora, la "Casa madre" sull'isola Gallinara) che ivi costituirono una residenza a sostegno e cura della Chiesa dei SS. Giacomo e Filippo, fatta costruire, dai Clavesana, (per contrasto con gli Inganni) a somiglianza di quella di San Michela in Albenga. I Monaci erano alle dipendenze di un Priore e la magione divenne, per tutti... La casa del Priore.
LA CASA DEL PRIORE via Castello, 34 ANDORA (Savona) Ristorante 0182 684377 328 3766201 Brasserie 0182 87330 Chiuso il lunedi' www.casadelpriore.com
6 festival dell’India o
di Emanuela Serri
20 . line cultura
L’Oriente incontra l’Occidente Kermesse di Danza, Musica, Canto, Folklore, Artigianato, Cucina, Turismo, Yoga, Performance, Arti Marziali e molto altro ancora
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RUGLIASCO (Torino) - In un’epoca in cui ormai la violenza è presente praticamente in tutti i campi della nostra vita, ecco finalmente un’opportunità di riflessione e di spiritualità: lo scorso ottobre, presso il Parco le Serre, ha avuto luogo il 6° Festival dell'India per “ricordare Gandhi nella Giornata della Non Violenza”, in concomitanza con la Marcia Mondiale per la Pace “8° Congresso Mondiale di Yoga e Ayurveda” e il “2° Simposio Spiritualità: Raggi di un'unica Luce”. Creato nel 2002, da Emy Blesio, il Festival è approdato per la prima volta a Torino, arricchendosi di nuove tematiche, nuove esperienze e nuove collaborazioni, tanto da diventare unico e ancora inimitato in Europa. Il Festival, in quest’occasione, ha proposto una commemorazione del Mahatma Gandhi, simbolo della non-violenza e della pace nella Giornata Internazionale della Non Violenza, che è stata suggellata dall’installazione di una statua in suo onore nel giardino della Città della Conciliazione (sita tra Corso Torino e Via Cravero, a Grugliasco) e dalla cerimonia del Fuoco Indiano che ne è seguita. Unico evento a livello europeo interamente dedicato alla Cultura Indiana, il pubblico ha potuto vivere l’incantesimo delle leggende, delle danze, delle sonorità ritmiche delle percussioni, l’incanto dei profumi asiatici, il sottile fascino della profonda filosofia, la solenne rigorosità delle arti marziali attraverso le numerose performance tradizionali, quali la danza del gruppo Pradeep Shastra dello Sri Lanka, caratterizzato da percussioni, maschere, danze
classiche e acrobatiche, la rappresentazione di un racconto indiano con le marionette, Kathputli, da parte del gruppo Rajasthani String Puppet Group, la costruzione del Mandala augurale da parte dei Monaci Tibetani e le varie cerimonie/rituali, la “Danza Bhangra” dei Sik indiani, la “Danza Marziale di Yin e Yang” del Maestro Federico Planeta. In 3 giorni sono stati affrontati tutti gli aspetti che rendono magica e affascinante questa meravigliosa cultura che affonda le sue radici nei grandi poemi Mahabharata e Ramayana, nelle leggende dei sacri testi agamici e puranici, nella filosofia dei grandi maestri orientali. Il tutto accompagnato dalle danze, dalla cucina, dai rituali e dalla spiritualità, oltre a una serie di discipline irresistibilmente affascinanti e seducenti. E i deliziosi assaggi della cucina profumata e speziata, il rito del tè, l’artigianato, gli spettacoli, le coin-
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volgenti kermesse di danza, musica e arti marziali hanno completato il quadro. Senza dimenticare la scienza dello Yoga e la terapia del massaggio Ayurvedico - con gli oli tipici dei centri ayurvedici e la medicina che si sta imponendo anche in Occidente e… ultima, ma non ultima, la spiritualità a 360 gradi con la riunione delle varie fedi religiose in un simposio interreligioso aperto al dibattito. Tra gli ospiti di quest’importante evento non possiamo non menzionare Padre Anthony Elenjimittam, nato in India nel 1915, e ultimo discepolo vivente del Mahatma Gandhi. Monaco dell'ordine domenicano e sacerdote fin dal 1939, è guida spirituale, scrittore e conferenziere. Per tutta la sua vita si è dedicato, e continua a dedicarsi, all’unità di tutte le religioni, andando oltre le barriere del dogmatismo e del bigottismo, portando tra Oriente ed Occidente
il messaggio ecumenico che gli fu affidato personalmente da Gandhi e confermato in seguito da Papa Giovanni XXIII, un suo caro amico. Infine, il giornalista “gastronomade” Vittorio Castellani, nei panni dello Chef Kumalé, ha presentato nelle tre giornate le sue officine gastronomiche, guidando il pubblico in un percorso di scoperta delle diverse cucine del subcontinente indiano. Secondo un’antica credenza indiana, gli Dei si nutrirebbero del profumo della cucina degli uomini. In pochi altri paesi al mondo il rapporto tra il cibo e la spiritualità è così profondo. In questi quattro incontri, il nostro Chef Kumalé, a partire da alcune semplici e popolari ricette, realizzate di fronte agli spettatori step by step, ha permesso al pubblico di immergsi nel magico mondo delle cucine indiane per conoscerne alcuni degli aspetti più curiosi, i significati e i rituali che le accompagnano. (Per info: www.IlGastronomade.com, E-mail: chef@kumale.net, Cell. +39 335 6647579). Appuntamento dunque al prossimo anno. Per informazioni: www.indiafestival.it. ■
Mali
di Anna Maria Arnesano foto di Giulio Badini
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Dogon, i misteri del popolo delle stelle
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il viaggio Quasi tutti i viaggi compiuti in Mali prevedono, come meta imprescindibile, la visita del territorio dei Dogon. L’ operatore milanese “I Viaggi di Maurizio Levi” (tel. 02 34 93 45 28, www. deserti-viaggilevi.it ), specialista con il proprio catalogo “Deserti” in viaggi e spedizioni nei deserti di tutto il mondo e in percorsi a valenza etnografica, propone in Mali due tour di 9 e 14 giorni.
el cuore del Mali, a sud del grande delta interno formato dal fiume Niger e dal suo maggior affluente, il Bani, vive in un contesto ambientale assai affascinante una delle più interessanti tra le venti etnie che compongono, come in un caleidoscopio di razze, questa nazione sahelo-sahariana dai confini decisamente bizzarri, tracciati con il righello dai colonialisti del 1800. Secondo gli etnologi, che li hanno scoperti e studiati a partire dagli anni 30 del secolo scorso, i Dogon costituirebbero anzi, per la loro complessa e per molti versi misteriosa cultura, una delle popolazioni più interessanti dell’Africa occidentale. Non a caso nel 1989 l’Unesco ha inserito il territorio Dogon (i cosiddetti Pays Dogon), assieme alla città di fango di Djennè, alla mitica Timbuctu, terminale meridionale sul Niger delle carovaniere transahariane, e alle tombe degli Askia di Gao, nella lista del Patrimonio dell’Umanità presente in Mali. Questa etnia, circa 250 mila individui, abita la vasta e arida regione di Bandiagara, un altopiano di roccia di arenaria erosa dagli agenti atmosferici in forme bizzarre, che ad un certo punto precipita improvvisamente sulla pianura sabbiosa sottostante con una scenografica e spettacolare falesia verticale alta diverse centinaia di metri e lunga oltre 150 chilometri. Ignoriamo l’origine di questo popolo e sappiamo soltanto che tra il XIII e XVI secolo colonizzarono questa regione inospitale, forse per sfuggire all’espansionismo islamico degli imperi medievali sorti a quell’epoca sulle sponde del Niger. Al loro arrivo la zona era abitata dai Tellem, popolazione locale descritta come di bassa statura e pelle rossiccia (forse pigmei o boscimani), che abitavano in villaggi di roccia e di fango letteralmente abbarbicati sulla falesia, e seppellivano i loro morti nelle grotte aperte a notevole altezza in verticale assoluta. I Dogon, che continueranno ad abitare i villaggi sulla falesia, collegati tra di loro da sentieri aerei da vertigine, e ad usare le caverne naturali come necropoli (issando però i defunti con funi), sostengono che i Tellem sapessero volare oppure che usassero poteri magici per raggiungere simili altezze. Forse, ma è soltanto un’ipotesi in mancanza di spiegazioni più ragionevoli, parecchi secoli fa il clima più umido poteva favorire la crescita sulla scarpata di piante rampicanti, tali da poter essere usate come scale naturali per individui di peso ridotto. Imparando dai loro predecessori a colonizzare le rupi verticali e a celarsi nelle grotte i Dogon, riuscirono a sottrarsi per secoli alle incursioni degli schiavisti, agli attacchi
di altri popoli aggressivi e poi ai colonialisti francesi. Ma, soprattutto, riuscirono a conservare la loro religione animista, che fa perno su una complessa cosmogonia tramandata solo oralmente e attraverso gli iniziati, e le antiche tradizioni, vivendo secondo un complesso sistema sociale ben organizzato, con un’economia di sussistenza basata su agricoltura, allevamento, caccia, artigianato e piccoli commerci di scambio con le popolazioni vicine. Grazie al loro isolamento, fino al 1930 dei Dogon non si sapeva quasi nulla, risalendo i primi contatti con gli occidentali soltanto all’inizio del secolo. Dal 1931 al 1952 l’etnologo francese Marcel Griaule e l’antropologa Germaine Dieterlen vissero per lunghi periodi nei diversi villaggi per studiare le loro abitudini e gli stili di vita, scoprendovi una visione religiosa e metafisica complessa e assolutamente inimmaginabile per un popolo che, dal punto di vista delle conoscenze tecnologiche, viveva ancora nella protostoria. Ma furono soprattutto le rivelazioni di un vecchio hogon, un capo religioso e spirituale cieco e ottantenne, a svelare le loro incredibili conoscenze scientifiche, in particolare in campo astronomico, che venivano tramandate oralmente da secoli tra una casta di iniziati. La divulgazione delle conoscenze di questo popolo contenute nel libro Dio d’acqua, pubblicato da Griaule nel 1948, determinarono un vero shok per l’Occidente e pongono ancora oggi inquietanti interrogativi tutt’altro che risolti. I Dogon sono un popolo pacifico e laborioso, che in un territorio arido sono riusciti a creare delle vere oasi di verde con coltivazioni a terrazze e piccole dighe in pietra per la raccolta dell’acqua. Vivono essenzialmente di agricoltura, producendo miglio, sorgo, tabacco, spezie e le migliori cipolle del Mali, e la farina di miglio, dalla quale ricavano anche una diffusa birra locale, è alla base dell’alimentazione. La scelta di vivere in scomodi villaggi arrampicati sulla falesia si lega sicuramente ad un fattore di sicurezza, ma finisce anche per lasciare la sottostante pianura sabbiosa, che si estende fino ai confini con il Burkina Faso, a disposizione della coltivazione, dell’allevamento e della caccia. Vige la poligamia, in funzione delle disponibilità economiche maschili, ma il matrimonio è sempre subordinato al consenso da parte della donna, la quale possiede proprietà personali. Per potersi sposare molti giovani debbono lavorare per parecchio tempo gratuitamente per la famiglia dei futuri suoceri. Essendo il compito pri-
mario delle donne quello di generare figli, non è affatto richiesta la verginità, tanto che una precedente maternità viene apprezzata quale garanzia di fecondità. Ne consegue una certa libertà nei costumi sessuali, soprattutto prenuziale. La donna può essere ripudiata anche senza motivo, soprattutto se sterile. La famiglia, formata da persone dello stesse sangue o acquisite per matrimonio, viene rigidamente guidata dal più anziano. L’uomo abita al primo piano della casa in una stanza dove riceve a turno le mogli, ognuna delle quali vive in una propria stanza. Le figlie femmine nubili abitano una stanza comune, mentre i maschi dopo la circoncisione vanno a vivere fino al matrimonio con i loro coetanei a formare l’importante associazione di classe d’età, guidata da un apposito anziano. La circoncisione avviene in età prepuberale con fastose cerimonie e i ragazzi acquistano il diritto di partecipare alla vita sociale e religiosa della comunità. La circoncisione femminile, ufficialmente bandita dal governo, risulta tuttora abbastanza diffusa, ma in privato, nel rispetto di un dettame religioso. Uomini e donne lavorano in ugual misura per produrre di che vivere, ad esempio nei campi. Le donne si dedicano anche alla produzione di terracotta, alla filatura di lana e cotone e alla tinteggiatura, gli uomini invece alla tessitura e alla produzione di oggetti di vimini, di ferro, di legno e di cuoio, dando vita ad un artigianato di elevata qualità come le maschere rituali, le statuette votive e le porte e finestre istoriate di abitazioni e granai. Capo politico, religioso, spirituale e sociale di ogni comunità è l’hogon, il quale ha anche il compito di tramandare oralmente le tradizioni e il sapere comunitario, che presiede un consiglio di otto anziani ed abita in solitudine a spese del villaggio in un’abitazione utilizzata anche come tempio. Oltre alle abi-
tazioni private in fango e in pietra ed ai caratteristici granai cubici con il tetto conico di paglia, ogni villaggio presenta strutture comuni caratteristiche: il togu-na, una bassa costruzione aperta retta da 8 pali istoriati e sormontata da uno spesso strato di fascine di miglio, che sorge nel punto più alto e serve ad ospitare le riunioni del consiglio, la casa-tempio dell’hogon, gli altari a forma fallica per i sacrifici e numerosi tempietti per i feticci, gli omolo, oltre ad una casa fuori dal villaggio dove vanno a risiedere temporaneamente le donne mestruale, che in quanto impure non debbono contaminare gli altri abitanti. Animisti convinti, i Dogon vedono il mondo come una cosa unica dove convivono in armonia il mondo delle cose, degli animali e degli uomini, dove l’uomo non è il padrone assoluto ma soltanto un elemento che come gli altri partecipa al mondo. Essi hanno costruito una complessa cosmogonia, dove il tutto risulta contenuto in germe in ogni sua parte, con simbolismi e rituali presenti in ogni gesto della loro vita quotidiana. Semplificando al massimo, essi credono nella sopravvivenza dell’anima e in un unico dio, Amma, creatore dell’universo, il quale si accoppiò con la terra generando i Nommo, due gemelli ermafroditi e anfibi, metà uomo e metà pesce, i quali a loro volta generarono otto esseri umani, quattro maschi e quattro femmine, gli antenati dei Dogon, che si sparsero per la terra insegnando le diverse arti. I Nommo circoncisero i loro figli, togliendo ai maschi il prepuzio (cioè la parte femminile) e alle femmine il clitoride, cioè la loro parte maschile. Tutti suonano, cantano e danzano, usando tamburi, flauti e fischietti, e la danza costituisce un’espressione liturgica del sacro, dove si rivive tutta la mitologia con l’uso di maschere, ognuna con un proprio significato. I danzatori si muovono compiendo gesti
quando e quanto Partenze individuali (minimo due persone) e collettive per tutto l’anno con voli da Milano e Roma, percorso in minibus e fuoristrada, pernottamenti nei migliori alberghi esistenti con pensione completa, guida italiana, quote da 1.790 euro.
rituali, noti solo agli iniziati, che raccontano la storia delle proprie origini e il divenire del mondo. La loro vita è costellata di feste e cerimonie, riservate esclusivamente agli uomini, di cui la più importante è il Segui, che si celebra ogni 60 anni per festeggiare la fine e l’inizio di un ciclo di vita, quando la stella Sirio compare in un punto preciso del cielo. Assai complessi anche i riti funebri, capaci di durare una settimana per rievocare le diverse fasi della vita del defunto. La salma viene poi avvolta in stoffe variopinte, portata in processione in posizione eretta attraverso il villaggio e quindi sollevata con funi per essere tumulata in una qualche grotta della falesia. I Dogon sono anche istintivamente ottimi artisti, soprattutto nella scultura; la loro arte si fonda sul simbolismo e dà forma ad idee e concetti cosmologici. Anche stilisticamente risponde ai canoni dell’arte africana: tende cioè alla deformazione delle figure, semplifica i corpi e i volti, sintetizza i volumi. Essa ha influenzato non poco parecchi artisti europei del secolo scorso, quali Picasso, Modigliani, Brancusi e i cubisti, dando origine alla corrente definita “primitivismo” per la grande forza espressiva delle forme semplici e stilizzate e per le proporzioni deformate. Ma dove veramente i Dogon seducono e stupiscono risiede nell’incredibile bagaglio di conoscenze astronomiche, inimmaginabili in una popolazione ancora oggi priva dei più elementari strumenti scientifici, che si cura con le erbe e gli stregoni. Da sempre i Dogon sanno ad esempio che l’universo risulta composto da un’infinità di stelle, che la Luna è un satellite “morto e dissecato”, conoscono la rotazione della Terra attorno al proprio asse in 24 ore e l’orbita attorno al Sole di 365 giorni, sanno che i pianeti ruotano attorno al Sole, che Giove possiede 4 lune principali, che Saturno dispone di anelli concentrici e che la Via Lattea ha una struttura a spirale. Tutti fenomeni che non si possono certo osservare ad occhio nudo. Come fa questo popolo semiprimitivo del Sahel a possedere tali conoscenze scientifiche? Mistero ! Ma il mistero, ahinoi, si spinge ben oltre, lasciandoci davvero attoniti. Fin dalle più antiche civiltà – egizi, babilonesi, sumeri – conosciamo Sirio come una delle stelle più luminose del firmamento, in quanto una delle più vicine alla Terra (solo 8,6 anni luce, qualcosa come 82.300 miliardi di chilometri). Anche i Dogon conoscono Sirio, perché si vede ad occhio nudo, e celebrano la loro più importante festa ogni 60 anni, quando essa compare in un punto preciso del cielo, che ovviamente sanno ben prevedere. Come fanno senza strumenti ? Altro mistero. Con i Dogon conviene fare l’abitudine a sorprese senza risposta, perché sostengono infatti e da sempre anche che Sirio non è una stella singola, ma fa parte di una costellazione, con una seconda stella assai più piccola e decisamente meno luminosa, ma con una massa enormemente superiore “più di tutto il ferro della Terra messo assieme”. E
per aggiunta sanno pure che la seconda compie una rotazione attorno alla prima con un’orbita ellittica della durata di 50 anni. Per la scienza astronomica la sorella minore di Sirio, chiamata Sirio B e secondo elemento della costellazione del Cane Maggiore, venne scoperta per deduzione soltanto nel 1862, riconosciuta come nana bianca (vale a dire una delle forme più piccole di stelle percepibili nell’universo, con debole emissione di luce ma con enorme potere gravitazionale dovuta alla composizione di materia degenerata superdensa con gli atomi ultracompressi) nel 1925 e fotografata soltanto nel 1970, per le difficoltà ad osservarla anche con telescopi potentissimi per la grande quantità di luce emessa dall’astro principale, il quale possiede una massa superiore di 2,35 volte quella del Sole. La luce di Sirio B è infatti 10 mila volte inferiore a quella di Sirio A, compie in effetti attorno ad essa un’orbita ellittica della durata di 49,9 anni e secondo gli astronomi ha una tale massa per cui un metro cubo di superficie potrebbe pesare 20 mila tonnellate; una densità 65 mila volte superiore a quella del Sole. Come facevano i Dogon a saperlo ? Ovviamente un ennesimo mistero, ma che non finisce ancora qui perché essi sostengono che esista una terza Sirio, infinitamente più piccola, dove si formano e dove ritornano tutte le anime dei mortali. Nel caso di Sirio C la scienza non può intervenire a confermare, ma neppure a smentire, perché la controversia al riguardo tra gli astronomi risulta ancora aperta: nessuno finora è riuscita a vederla, ma complessi calcoli matematici compiuti nel 1997 ne attesterebbero la presenza. Non ripetetemi ancora l’oziosa domanda di come facciano i Dogon a saperlo, perché la risposta sarebbe sempre la stessa di prima: mistero !!! (ma in questo caso con parecchi punti esclamativi). Ovviamente tanti interrogativi e tante mancate risposte hanno attirato l’attenzione di numerosi studiosi, e tra questi non potevano mancare gli ufologi. Nel 1976 l’americano Robert Temple pubblicò con ampio successo il libro Il mistero di Sirio, giustificando tali conoscenze con un contatto avvenuto tra Dogon ed extraterrestri sbarcati nella loro terra. Senza tralasciare l’assoluta ascientificità di tale ipotesi, non si può tuttavia ignorare come la tradizione dogon narri di un’Arca rotonda dei Nommo, proveniente da Sirio B e atterrata in una nuvola di sabbia e con grande fragore, mentre nel cielo era comparsa una nuova stella, che sparì quando l’Arca se ne andò. Da questa sarebbero scesi esseri metà uomo e metà pesci, che per prima cosa cercarono un luogo dove vi fosse acqua per potersi immergere, ma che portarono agli uomini la conoscenza. Ed esseri a forma di pesci venuti dallo spazio sono presenti anche nella mitologia di Babilonesi, Accadi, Sumeri ed Egizi. Se vi capiterà di visitare la terra dogon, e ne vale sicuramente la pena, di notte scrutate il cielo e cercate Sirio: non si sa mai, e comunque lo spettacolo ne vale certamente la pena. ■
Costa Azzurra Territorio line . 25
I
più famosi grandi hotel della Costa Azzurra sono i monumenti della “belle epoque”, che accoglievano la clientela internazionale di alta classe, teste coronate comprese. Un significativo flusso turistico era rappresentato dai russi, tanto che pure lo zar Nicola II soggiornò all’hotel Eden di Cap d’Ail, che per l’occasione aggiunse un frontone a quattro colonne, puramente decorativo per aggiungere imponenza alla dimora. Altri della nobiltà imperiale, all’inizio del 1900, s’installarono sulla costa, da Cannes fino a Monaco, estendendosi pure sulla Riviera Ligure, come testimonia la chiesa ortodossa di San Basilio a San Remo, nonché la celebre passeggiata “Imperatrice” dedicata alla russa Maria Alexandrovna, che ne regalò le palme. All’epoca si costruirono ville principesche per le loro vacanze, mentre nei saloni dei grandi alberghi risuonavano i cristalli nei rintocchi delle coppe levate per brindare. Dopo la rivoluzione del 1917, la presenza dei russi si riduce ai rifugiati in esilio, per poi esaurirsi in un lungo oblio. Da alcuni anni si assiste di nuovo ad un ritorno della presenza russa sulla Costa. Non si tratta più di nobili attempati, ma di giovani arricchitosi nelle attività economiche. La loro frequentazione non è più di soggiorno invernale, come abitudine del secolo scorso per la mitezza del clima, ma di vacanza marina di sole e di bagni. Parecchi i nuclei familiari con dei bei bambini biondi; abitano in residenze di lusso, molte di loro proprietà con recenti acquisizioni per il desiderio di una permanenza prolungata o per l’intenzione di stabilire il proprio luogo di vacanza abituale. Sono di solito molto riservati, anche
Turismo russo Dopo un secolo riappare la presenza dei russi
se sarebbe difficile non notare le loro costosissime auto di grossa cilindrata o le loro “barche” ancorate nei porti, sebbene inalberino – similmente agli altri armatori – le bandiere della nazione d’iscrizione del natante. Facilissimo incontrarli nei negozi della haut couture, nei ristoranti più rinomati o negli hotel a cinque stelle lusso. Da alcuni anni un noto zar dell’economia russa ha eletto a predilezione la Costa, dotandosi di residenze a Villefranche, ad Antibes ed ancorando, tra una crociera e l’altra, il suo enorme panfilo nelle baie. Uno dei più belli e celebri Hotel della belle epoque, l’Eden Rock di Cap d’Antibes, è una sua acquisizione. Certamente questo ritorno appare un’evidente affermazione del benessere delle classi sociali raggiunto dall’economia russa in forte espansione. Al loro seguito, ad infoltire la presenza, molti altri personaggi di estrazione varia. Il palcoscenico della Costa ora celebra questi nuovi fasti: non per nulla a Monaco si esibisce in mostra al Grimaldi Forum “Moscou: splendori dei Romanov” e in rassegna i Balletti russi. ■
di Giorgio Bertazzini
Regole 26 . line vini
Azioni per neutralizzare l’effetto negativo sul consumo del vino
di Giorgio Bertazzini
Guerra all’etilometro
N
el numero precedente avevo denunciato l’evidente contrazione dei consumi del vino soprattutto per la somministrazione nei ristoranti, nelle vinerie e nei bar. E’ l’effetto riscontrato a causa delle sanzioni comminate agli automobilisti, risultati positivi al test dell’etilometro, diventato sempre più frequente con un alto numero di contestazioni. Ormai è diffusa la psicosi d’incappare in un controllo dopo un pranzo di nozze o una cena tra amici. Per evitare multe salate, sospensione della patente e persino l’arresto e il sequestro del veicolo è bene bere poco vino, anzi è meglio astenersi, perché basta poco per risultare positivi. Quotidianamente i notiziari dei telegiornali riportano la morte d’investiti da guidatori in stato d’ebbrezza: in verità la maggior parte era sotto l’effetto di droghe, forse anche con un cospicuo grado alcolemico. Fra questi molti stranieri e giovani. Penso che si tratti di una carenza culturale. La mentalità di molti stranieri è di trovare il nirvana con le libagioni: ricordo le desolanti immagini scandinave, quando alla vigilia della fine settimana, vedevo uscire figure furtive da negozi con vetrine oscurate e senza insegne - gli spacci statali d’alcolici - con un sacchetto di carta a nascondere la bottiglia. Una medicina per annegare i dispiaceri o superare le lunghe notti della noia? Credo che il più recente fenomeno dei giovani, dediti agli alcolici, sia da imputarsi alla loro droga-dipendenza e, quindi, alla propensione all’abbandonarsi agli effetti ipnotici. Non vedo però una moltitudine d’ubriachi. La stragrande maggioranza degli adulti ha un perfetto controllo nell’assumere alcolici. Gli italiani poi hanno la
cultura del vino: sanno che il piacere di degustarlo assieme al cibo può, eccedendo, diventare allegria e, quindi, fermarsi prima di alterarsi e di piombare nel sonno. Ora vietare a tutti che a tavola si beva un secondo mezzo bicchiere appare eccessivo per colpa di una minoranza trasgressiva. La norma, ora fermamente richiamata, di non somministrare o vendere alcolici a giovani d’età inferiore ai 16 anni, è educativa e salutare. Ugualmente sono utilissimi alla prevenzione, le azioni di persuasione e i controlli sui frequentatori di discoteche nelle notti del sabato. Con l’attuale limite 0,50 g/l di tasso alcolico si condanna l’intera compagine degli automobilisti in un popolo d’avvinazzati, smarriti nell’ebbrezza! Viviamo in un’epoca nella quale si esaltano gli eccessi e, di conseguenza, anche le repressioni. Ci stiamo forse incamminando verso un regime dell’abolizionismo? Fatto sta che i ristoratori vedono un rarefarsi della clientela e i pochi frequentatori sembrano degli astemi. Prima che anche il settore della ristorazione entri pur’esso nella perversa catena della crisi, occorre trovare soluzioni. Sul piano normativo forse rivedere il limite del tasso e nell’applicazione, prediligere i test per gli incidenti e nei casi sospetti. Altri accorgimenti possono essere portati dagli stessi ristoratori. Fornire un etilometro agli avventori, al momento di pagare il conto, servirebbe ben poco se ormai il limite risulta superato. Semmai è più utile indicare ad ognuno - in base al suo sesso, età e peso corporeo - la quantità massima del vino, della birra o del liquore, scelto per la sua gradazione, che si può bere: su Internet vi sono parecchi siti che consentono un calcolo immediato. Resta poi al gestore, per il vino scelto, mescere la quantità consentita, magari in appositi bicchieri graduati per la certezza del cliente. Meglio ancora, per evitare troppi dosaggi e centellini, scegliere, per bere in santa pace nella cena del sabato sera, i ristoranti che offrono anche alloggi per il pernottamento. Un relax completo per il corpo e per la mente senza assilli. E’ una tendenza già in atto e quei ristoranti, che sapranno formulare valide offerte, se n’avvantaggeranno certamente. I restanti, senza quell’opportunità, possono attivarsi per offrire ai loro ospiti un servizio di pernottamento in strutture di prossimità convenzionate o d’accompagnamento veicolare a casa. I produttori, da parte loro, dovrebbero proporre ai ristoratori la linea di nuovi vini a bassa gradazione. Fortunati quelli che riusciranno ad ottenere dei buoni vini analcolici, come già sussiste per alcune ottime birre in commercio. ■
Il Bergamotto ristoranti line . 27
Pubbliredazionale
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ENARIA REALE (Torino) – Lo scorso luglio è nato Venaria Reale il ristorante “Il Bergamotto” locale prestigioso e raffinato situato nella piazza principale della città (p.zza dell’Annunziata,7), nel cuore del centro storico a pochi metri dalla Reggia di Venaria. Il Bergamotto è disposto su due livelli con una capacità di oltre duecento persone circa. Il locale è curato nei minimi particolari per mantenere la storicità che gli appartiene, i soffitti a volta con i mattoni a vista regalano quell’intimità e quel calore che solo una ristrutturazione attenta e scrupolosa sa dare. Il secondo piano del locale ne è un esempio con le sue deliziose salette molto intime ed eleganti arredate con grande raffinatezza. La cucina sita al piano terreno è a vista e permette agli ospiti di “curiosare” lo Chef e la brigata di cucina ai fornelli. Molto interessanti i menù degustazione che prevedono mare e terra. Per quanto concerne il menù di mare si possono assaggiare due antipasti: insalatina di mare calda e spiedini di gamberetti, due primi: risotto alle cozze e vongole e tagliatelle alle mazzancolle zafferano e radicchio tardivo e due secondi: calamaretti alla mentuccia e salmone spadellato con spinaci novelli il tutto a 28 euro. Il menù di terra prevede invece: carpaccio di carne cruda con rucola e aceto balsamico, vitello tonnato alla “Mon-
Grande “Gusto” ferrina”, risotto con salsiccia e zucchini, tagliatelle in salsa di noci, scaloppine al porto e salsiccia punta di coltello alla piastra a 23 euro. Prezzi contenuti ma senza rinunciare alla qualità. In affiancamento al ristorante trova spazio anche il servizio pizzeria grazie al grande forno a legna. A garanzia del livello qualitativo delle materie prime utilizzate in cucina prendiamo atto dalla frase: “Nelle pizze si utilizzano bocconcini fiordilatte mozzarella italiana”, citata dal sito ufficiale del locale (www.ristoranteilbergamotto.it). Le serate vengono spesso accompagnate da un piacevole sottofondo musicale offerto dallo stesso titolare che, calandosi nei panni di musicista, si presta di buon grado ad intonare su richiesta brani musicali. Molte anche le serate a tema con menù tematici. Per aggiornamenti basta consultate il sito o telefonare. Buon appetito! ■
RISTORANTE IL BERGAMOTTO p.zza dell’Annunziata, 7
Venaria Reale (TO) tel 011 4598931 cell 331 6834448 info@ristoranteilbergamotto.it www.ristoranteilbergamotto.it
Alimentando, sito in piazza N. Iotti, 5 (ang. v.Vacchieri) a Collegno è un negozio altamente specializzato in prodotti senza glutine, freschi e surgelati, convenzionato con il SSN, per il ritiro dei buoni spesa mensili, dei celiaci, ma non solo. Nel punto vendita infatti, in un’atmosfera calda ed accogliente, si possono reperire, numerosi alimenti BIOlogici, per tutti coloro che amano il ”mangiar sano” e soprattutto per tutti coloro che soffrono di intolleranze ed allergie alimentari, la gamma è molto vasta e comprende anche prodotti freschi. Possiamo inoltre trovare, nell’angolo dedicato alla cosmesi, linee trucco, detergenti, creme e solari, di alta qualità, testati senza allergeni. Non mancano, inoltre, tante idee regalo, golose e non… Chiuso il lunedi’ mattina per informazioni telefono 0114060068 info@alimentando.it www.alimentando.it
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Guida ai la redazione
ristoranti guida line . 29
Il Ciacolon
Locale rusticoelegante situato ai piedi della collina. Specialità della casa: piatti tipici della cucina tradizionale veneta. Antipasti self service, pasta e fasoi, minestrone di ceci, risi e bisi, jota triestina, baccalà alla vicentina, osei scampai, faraona in salsa peverada. Dolci della casa, fregolosa. Vini: vasto assortimento di etichette venete. Orario di apertura: 20:00/22:30. Chiusura settimanale: domenica sera e lunedì. Carte di credito: tutte. È gradita la prenotazione.
viale XXV Aprile, 11 • Torino telefono 011 6611060 - 6610911
Strabiglia Cucina aperta fino a notte fonda, con specialità pesce fresco. Pizza con forno a legna e dolci napoletani fatti in casa. Pasta di produzione propria con trafile di bronzo. Qui puoi gustare la vera mozzarella di bufala. Sale con aria condizionata e dehors estivo.
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Aldente All'interno di un ambiente accogliente e sobrio, arredato in maniera accurata, cucina tipica italiana e stagionale. Dolci fatti in casa, 100 etichette di vini nazionali. Dopo teatro. Chiuso martedì. Aperto domenica a pranzo. Orario 20 - 24.
via delle Orfane, 19/G Quadrilatero romano tel 011 4368105 fax 011 4319164 338 7717700
Mazzini
Ristorante, pizzeria, con 62 tipi di pizza, cucina nazionale con specialità pesce. Gestita da circa quattro anni dai fratelli Coschignano cha hanno riportato agli antichi splendori la storica birreria Mazzini, ritrovo tradizionale di artisti, politici, scrittori negli anni ‘50, ‘60, ‘70. Pasta e dolci fatti in casa. Grande scelta di grappe piemontesi, più di 50 etichette di vini bianchi e rossi nazionali. Chiuso la domenica a pranzo. Dopo teatro. Orario 12/14,30 - 19/01.
via Mazzini 6/A - Torino telefono 011 5621759
Trattoria Spirito Santo Situato nel centro storico di Torino, a due passi dal Duomo, un piccolo ma ricercato e romantico locale con cucina dai gusti genuini e casalinghi dove si possono assaporare piatti di pesce freschissimo dal delizioso profumo di mare. Premiata con la Forchetta d’Oro. Gradita la prenotazione. Chiuso il lunedi tutto il giorno ed il martedì solo a pranzo. Con dehors.
orario 12 - 15 / 19 - 24 largo IV Marzo, 11 - TO telefono 011 4360877 cell. 339 3095201 www.trattoriaspiritosanto.it
La Fila
Locale storico di Torino dove si può gustare una buona pizza, ma anche ottimi piatti alla carta. Il servizio è gentile ed il posto incantevole, specie con la bella stagione.
via Principe Amedeo, 3 (piazza Carignano) - Torino telefono 011 530634 Chiuso il lunedi’ e il martedi’ mattina
di Beppe Diforti
B
Fresco di inaugurazione, non vuol essere il classico locale modaiolo, ma bensì un –must– fulcro dei sempreverdi aperitivi torinesi CHANTILLY Cremeria Bar Bistrot P.zza Gran Madre, 1 Torino tel 011 0717893
Settecolli in Paradiso
ERZANO SAN PIETRO (Asti) – Ecco l’indirizzo giusto per chi ama gustare manicaretti e specialità del territorio alto-astigiano. La coinvolgente cucina dello chef Pierluigi Agagliate, cuoco di grande esperienza ed inventiva, spazia principalmente fra i piatti del territorio piemontese. Gli antipasti fungono da traino e se si fa l’errore di farsi coinvolgere, si rischia di non gustare appieno i piatti successivi, ed è un vero peccato. Per questo motivo bisogna procedere con calma e oculatezza. Però la tentazione è fortissima e vedersi sfilare in sequenza tomini al tartufo, peperoni con bagna càuda, vitello tonnato, carne all’albese, involtini gratinati di funghi porta a cedere e ad abbuffarsi. I primi proposti sono: risotto ai funghi o con asparagi, tajarin fatti a mano al sugo d’arrosto, agnolotti burro e salvia. Per coloro che ancora resistono ci sono bolliti con le salse, cinghiale al vino, brasati. Ma re di tutti i piatti è il fritto misto alla piemontese che si può gustare come antipasto o come secondo (cambiano solo le porzioni). E’ magistralmente preparato dalla mamma di Pierluigi ed è un piatto da non perdere assolutamente. Per chiudere ottimi formaggi della zona e casalinghi dolci. Supremo lo zabajone all’arneis o al moscato. Vini di buona qualità RISTORANTE e prezzi di esemplare correttezza. SETTE COLLI Riceve in sala con gran cortesia la via albugnano 8 sorridente moglie Ornella, semBerzano S. Pietro (AT) pre disponibile ad accontentare i tel 011 9920774 commensali. ■ Da visitare nei dintorni Una visita alla Abbazia di Vezzolano, distante pochi chilometri, concludera' degnamente la giornata. Impareggiabile la vista su superbi vigneti di barbera e freisa. L'abbazia di Vezzolano, e' un edificio religioso in stile gotico e romanico, tra i piu' importanti monumenti medievali del Piemonte.
Coblan Pub pub line . 31
Pubbliredazionale
G
RUGLIASCO (Torino) – A due passi da piazza Matteotti, nella centralissima via Cravero troviamo al civico 27 il Coblan Pub. Il locale è caratterizzato da un inconfondibile stile inglese e si sviluppa su tre locali: una prima sala che ospita il bancone ed accoglie il cliente, un ampio dehors privato sul retro sia estivo che invernale, che può ospitare oltre centosettanta persone, ed una ulteriore sala al piano inferiore. La gestione famigliare è la forza di questo locale che, da oltre 16 anni, vede alla guida il signor Luciano. Qui è possibile trovare birra di qualità come la Tennent's, ma non solo, la cucina di rigorosa produzione propria è garanzia di soddisfazione per qualunque evenienza. Punto forza del Coblan è sicuramente la cucina, oltre ai piatti tipici da birreria, quali hamburger, patatine e svariati panini, si trova un'ottima pizza, la cui
Quando il pub e’ tradizione Una birreria davvero speciale nel cuore di Grugliasco bontà è testimoniata quotidianamente dalla clientela soddisfatta. Alla pizza si affiancano tutta una serie di piatti tipici italiani, antipasti, primi a base di pasta fresca e secondi di ogni tipo, tra cui grigliate di carne o pesce. Insomma possiamo dire che cortesia, gentilezza e qualità sono di casa al Coblan Pub. ■
Il nome “pub” deriva dall’inglese Public house, normalmente conosciuta con l’abbreviazione piu' famosa
COBLAN PUB via Cravero, 67 Grugliasco (TO) aperto 7 giorni su 7 orario: 19 - 03 tel 011 787212 cel 338 8408725
Studio Ronefor 32 . line bellezza
Le nuove frontiere dell'estetica
S
ono 25 anni che Oriano Casamenti si occupa di fisioterapia ed estetica. La sua lunga esperienza e il desiderio di proporre ai suoi clienti il meglio che la ricerca del settore offre, lo ha portato a selezionare macchinari di alta tecnologia e dai risultati comprovati da studi minuziosi. Stiamo parlando, della 'cavitazione ultrasonica', anche chiama-
Intraceuticals Oxygen, cavitazione, Endermologie, lucepulsata. Lo Studio Ronefor ha racchiuso tra le sale del suo elegante centro benessere il meglio della tecnologia estetica non invasiva. Per sentirsi bene con se stessi, ad ogni eta'
ta 'liposcultura', una metodica clinica basata sugli ultrasuoni a bassa frequenza capace di combattere le adiposità con risultati paragonabili alla liposuzione chirurgica ma attraverso un intervento assolutamente non invasivo; oppure della luce pulsata o IPL, rivoluzionaria tecnica per gli inestetismi della pelle ed utilizzata in modo efficace anche come epilazione progressivamente definitiva, indolore e idonea per ogni parte del corpo. Tra i trattamenti innovativi non possiamo non segnalare anche Lpg o Endermologie, il massaggio per eccellenza contro la cellulite: attraverso la macchina, in grado di ristabilire l'irrorazione vascolare e rilanciare quindi la circolazione sanguigna e linfatica favorendo l'eliminazione delle tossine, l'estetista pratica un piacevole massaggio a livello delle cellule adipose dell'ipoderma. “Endermologie è oggi il sistema vincente contro la cellulite e ritenzione idrica – sottolinea il dottor Casamenti - Senza dimenticare il lipomassage – protocollo specifico dell'Endermologie – che agisce sulle adiposità localizzate e il Liftmassage, ginnastica tonificante per viso e collo”. Il mondo Endermologie racchiuso nel centro di via Virle 1, potremmo dire, tanto più che da dicembre lo Studio Ronefor è diventato il primo centro Endermospa di Torino, un riconoscimento importante, un'ulteriore qualifica per la società guidata da Oriano Casamenti. “Non posso fare a meno di menzionare, infine, il vero fiore all'occhiello dello studio Ronefor: Intraceuticals Oxygen, il trattamento oggi utilizzato dalle star di Hollywood per ridare giovinezza, idratazione, freschezza al viso”. Grazie all'ossigeno iperbarico che veicola acido jaluronico, vitamine e anti-ossidanti, si interviene sugli strati cutanei più profondi restituendo tonicità a viso e decolté; applicando poi il make up subito dopo il trattamento, il risultato
regala effetti davvero incredibili. E anche per quel che riguarda questo macchinario, lo Studio Ronefor è orgoglioso di essere l'unico centro in città ad averlo a disposizione. “Tra le nostre proposte, abbiamo inserito anche massaggi ayurvedici, shiatzu, massaggio linfodrenante. Ma è la tecnologia la chiave del successo dei nostri interventi. Il primo step consiste in un incontro preliminare per una consulenza generale su quale percorso sia più indicato per il singolo cliente (anche in base agli obiettivi che lui stesso si è prefissato); dopodichè consigliamo un ciclo di trattamenti con un numero minimo di sedute. Solo in un secondo tempo si deciderà se seguire un programma di mantenimento dei risultati”. E alla domanda se sono previste fidelity card, il dottor Casamenti risponde con sicurezza: ”E' la soddisfazione l'elemento chiave della nostra fidelizzazione. Lo vediamo tutti i giorni nei sorrisi dei nostri clienti”. ■
STUDIO RONEFOR Via Virle, 1 tel 011 4345868 fax 011 4308381 o.casamenti@studioronefor.it
www.studioronefor.it
di Piera Genta
Golosita' ristoranti line . 35
R
innovato il concetto di “piola” non nel senso della sana convivialità e del buon mangiare, ma nell’eleganza e nella cura dei particolari. L’Osteria dei 5 piatti é nata come nuovo modello di ristorazione, più attenta all’ospite e piu’ rispettosa della sacralita’ del cibo. Un luogo di cultura del buon vivere, dietro le quinte non un grande chef, ma una entusiasta brigata di cucina che propone dei menu fissi settimanali e delle serate “evento” per proporre un itinerario gustoso attraverso i sapori del territorio italiano. L’attenzione verso l’ospite vuole anche dire non dimenticare quelli di noi che soffrono di intolleranze alimentari o seguono diete particolari che possono trovare sempre un menu adatto a loro. La filosofia dell’osteria é quella di trasformare ogni giorno materie prime di “eccellenza” provenienti dalla filiera corta, dai Presidi Slow Food e, ove possibile, dal km
L’Osteria 0. Non utilizza di cibi congelati o surgelati, additivi, insaporitori e conservanti. Materie prime con i relativi fornitori che vanno a comporre il menu del giorno vengono elencate nel “Quaderno dell’osteria”, un curioso libretto settimanale omaggiato all’ospite con la descrizione delle ricette gustate per poterle facilmente riprodurre a casa propria. Nell’Osteria é allestita una “biblioteca” dedicata alla “cultura del cibo” é possibile avere in prestito o anche acquistare oltre 200 titoli dedicati all’enogastronomia. Ed ancora tutti i prodotti che sono presenti, accessori compresi, sono in vendita. Il menu fisso settimanale é composto da 5 piatti: 2 antipasti, 1 primo, 1 secondo ed 1 dolce, vino ed acqua compresi per 25 Euro. Il costo sale a 30 euro per le cene tematiche, che saranno 14 nel corso dell’anno. ■
PROGETTO L’Osteria dei 5 piatti é un progetto di Luciano Bergesio, ideatore del magazine www. laculturadelcibo.it con la collaborazione della cooperativa sociale “La Bottega” di Grugliasco, da 10 anni impegnata nell’offrire possibilità di integrazione lavorativa a persone con disabilità intellettiva, già impegnate in altri settori lavorativi. Nel condividere il progetto dell’Osteria dei 5 piatti allarga i suoi orizzonti operativi con l’obiettivo di percorrere strade alternative per generare nuove risorse economiche da reinvestire nel proprio progetto sociale. Questo modello di ristorazione viene proposto anche in franchising a tutti coloro che si riconosceranno nei contenuti del Manifesto dell’Osteria dei 5 piatti che costituisce il patto etico con cui verranno accolti tutti gli ospiti.
Osteria dei 5 Piatti c.so F.lli Cervi 57 GRUGLIASCO (TO) tel 377 2298853 Orario Cucina: tutte le sere, escluso il lunedi', dalle ore 20 alle ore 24 La domenica per il pranzo Giorni di riposo: domenica sera e lunedi www.osteriadeicinquepiatti.it
Shihan 36 . line sport
di Elsa Salonini
Mauro Cappio Barazzone
M
auro Cappio Barazzone (classe 1944) inizia a praticare le arti marziali nel ’61, dopo aver fatto molti altri sport (a partire dai 5 anni) ad ottimi livelli. Il suo primo Dojo è stato il Judo Kodokan Club di Torino ed il suo primo maestro di judo è stato Mario Brucoli, seguito da Adalberto Rava. Altro maestro importante è stato Tadashi Koike, mentre successivamente, in occasione di stage, suoi maestri sono stati Katsuyoshi Takata (Judo) e Vladimir Shedrihin (Sambo). Nel 1973 il suo primo Maestro di Aikido è stato Renato Immormino e poi successivamente Yoji Fujimoto (entrambi dell’Aikikai d’Italia), successivamente (1979) ha avuto altri due Maestri di ki aikido: Renato Pavese e Kenjiro Yoshigasaki (entrambi della Kinokenkyukai). Il suo primo Maestro di Kendo/Iaido è stato Alexander Hiroshi Kimura (1972), mentre il secondo è stato Koji Nakajima (1974), da lui stesso chiamato,
con Pascal Livolsi, Gilberto Pauciullo ed altri, dal Giappone - entrambi della Zen Nippon Kendo Renmei – All Japan Kendo Federation. Dal 1973 ad oggi molti sono stati i Maestri Giapponesi ed Europei che, in diversi Stages in Italia, Europa, Giappone, hanno contribuito a plasmare il Kendo/Iaido di Mauro Cappio Barazzone: Risho Hayabuchi, Riso Hayabuchi, Rien Ikesu, Kenichi Yoshimura, Claude Hamot, Okimitsu Fuji, Tomonori Toyofuku, Kentaro Myazaki, Kiyoshi Nakakura, Tadayoshi Ishiara, Kenjiro Oka, Masami Matsunaga, Shoji Koda, Nobuo Hirakawa, Katsuya Naoe, Yutaka Muraoka, Yasuski Nakanishi, Yukio Numaguchi, Kazumasa Ohkubo, Hiroyuki Shioiri, Jean Pierre Raick, Yoshiyro Mitsoyosu, Gennai Nishikawa, Suekichi Wagashima, Yasuo Yamashibu, Sugo, Suzuki. Avendo da sempre studiato ed insegnato il Ju Jutsu (difesa e sicurezza personale), utilizzando le tecniche delle varie arti marziali praticate, Mauro Cappio Barazzone si avvicina ufficialmente a questa disciplina nel 1978 grazie a Giacomo Spartaco Bertoletti che lo invita a Milano al primo stage dell’A.I.DI.J.J.; anche in questa specialità egli può vantarsi di avere avuto i migliori maestri in circolazione – Robert Clark,
Richard Morris, John Steadman, Roland Maroteaux, Lucien Victor Ott, Manutoshi Ynoue, Akiyoshi Yasumoto, Kyochi Ynoue, Carlo “Luciano” Foralosso (che lo ha, nel 2007, nominato 1° Sempai nell’ANISJJ di cui è poi stato nominato anche Presidente). Nel dicembre 1974, fonda la sua Scuola, che cresce negli anni successivi: Associazione Sportiva Culturale Centri Arti Marziali JIGORO KANO – ISDS – IKIR – IBJR – OCA. Dal 1973 ad oggi Mauro Cappio Barazzone ha contribuito a creare diverse organizzazioni di arti marziali a livello nazionale ed internazionale, nelle quali ha ricoperto e ricopre importanti incarichi tecnici ed organizzativi ottenendo molti Gradi e Qualifiche. Centinaia le Cinture Nere diplomate e riconosciute (in Italia ed all’estero) da Mauro Cappio Barazzone, molte decine gli istrut-
tori ed i maestri formati e riconosciuti; centinaia gli stage di arti marziali Italia ed all’estero, praticati e diretti. ■ GRADI E QUALIFICHE JUDO – Maestro VII Dan Kyoshi – 15 Maggio 2005 JU JUTSU – Shihan X Dan Hanshi – 28 Maggio 2009 KENDO – Istruttore III Dan – 01 Gennaio 1988 IAIDO – Maestro IV Dan – 08 Giugno 2002 AIKIDO – V Kyu – 20 Novembre 1973 KARATE – Maestro VI Dan Kyoshi – 11 Maggio 2008 CONTACT – I Dan – 15 Aprile 1984 KI – I Grado – 12 Ottobre 2002 BO JUTSU – Maestro IV Dan Renshi – 01 Ottobre 2004
GRADI ONORIFICI DI KUNG FU I Gradi e le Qualifiche di Mauro Cappio Barazzo- ci è entrato per il Judo e per il Kendo (qui di seguito ne sono riconosciuti da diversi Enti, Federazioni, i principali risultati ottenuti): Associazioni, Nazionali ed Internazionali: ACSI – • 1964 – Parigi (Francia) – 1° Classificato “JUDO CONI, AICS – CONI, UISP – CONI, A.N.I.S.J.J., OPEN FSGT II KYU” JUDO KODOKAN CLUB, C.A.M. JIGORO KANO, • 1975 – Milano (Italia) – INTERNAZIONALE CE.S.FOR, MAF-ITALIA, CSAIN, ASC, WLoMA/ KENDO – ITALIA-SVIZZERA-GERMANIA KIM, A.I.DI.J.J., FIAM, KUN TAI KO, WJJF-WJJ- • 1977 – Bruxelles (Belgio) – 2° CAMPIONATO KO, FISJJ, I.S.D.S., AKU na SHINTO RYU, CENEUROPEO DI KENDO INDIVIDUALE TRO SHAOLIN-MAN SEER KUNG PAI, S.J.J.S., • 1977 – Ginevra (Svizzera) – INTERNAZIONALE KENDO SVIZZERA-ITALIA I.B.S.S.A., SHIN SHOBUKAI FORALOSSO RYU, FILPJ, FIKTEDA, E.C.K.F.W.F., MSP, ALLSTYLE- • 1978 – Lanzo Torinese (Torino – Italia) – 1° Classificato 2° CAMPIONATO ITALIANO DI JUTSU INTERNATIONAL, ZANSHIN MARTIAL KENDO INDIVIDUALE ARTS ASSOCIATION, KATORY YAMA RYU JU JUTSU, I.K.F.-I.C.M.A.F., WBF, WORLD ORGANIZER • 1978 – Chambery (Francia) – 3° Classificato 3° CAMPIONATO EUROPEO DI KENDO A OF MARTIAL ARTS INC. USA, WORLD HEAD OF SQUADRE SOCIETY, INTERNATIONAL GRADMASTER SOCIETY, INTERNATIONAL COMBAT UNION, W • 1979 – Sapporo (Giappone) – 4° CAMPIONATO MONDIALE DI KENDO A SQUADRE O M A, ITALIAN BO JUTSU RENMEI, AIK, IKIRCNKI, EKF, IKF, FFJJ&DA-CNK, FIS-KENDO, ZN- • 1981 – Chambery (Francia) – 15° CAMPIONATO DI FRANCIA DI KENDO A SQUADRE, KR-AJKF, FE.N.I.KE.- CIK, BUSHIDO BUDO RYU, CAPITANO DELLA SQUADRA DI CHAMBERY AIKIKAI D’ITALIA, KINOKENKYUKAI, FEKAM, M.A.O., IMAUA, AJJIF, IBMA. B (FRANCIA) Nel mondo dell’agonismo Mauro Cappio Barazzone
maurocappio@libero.it mobile 349 5247481 www.isds.it www.anisjj.i
Forma 38 . line salute
Un dono si trasforma in un sorriso di un bambino.
Natale 2009 insieme a FORMA Onlus
S
i avvicinano le festività natalizie, il periodo più giusto per scegliere di donare un sorriso ai bambini dell’Ospedale Infantile di Torino. La Fondazione del Regina Margherita, anche quest’anno, in alternativa ai soliti pensieri natalizi, propone i biglietti solidali e promuove la campagna “Riso per un sorriso”, per tutti coloro che vogliono aiutare i piccoli pazienti attraverso un gesto concreto. La realizzazione dei biglietti può essere anche personalizzata, si possono inserire loghi e frasi proprie, ed è possibile scegliere tra vari soggetti e misure. I fondi raccolti andranno a sostegno di un ambizioso quanto unico progetto della Fondazione,
SOSTIENICI DONAZIONI Bonifico Bancario CODICE IBAN : IT87 D032 3901 6001 0000 0002 600 Bonifico Postale c/c postale n. 67611335 intestati a F.O.R.M.A. – Fondazione Ospedale Infantile Regina Margherita Onlus 5 PER MILLE Firma e indica il codice fiscale di F.O.R.M.A.: 97661140018 Nella dichiarazione dei redditi compila l’apposito riquadro presente nel modello 730 e nella scheda CUD a sostegno delle organizzazioni non lucrative (Onlus) Per maggiori informazioni: Ufficio FORMA ONLUS - Tel. 011 3135025 - Piazza Polonia 94 – Torino presso l’Ospedale Infantile Regina Margherita, 6o piano lato Pronto Soccorso www.fondazioneforma.it email: info@fondazioneforma.it
che prevede la costruzione di una rete informatica per la lettura in remoto dell’elettrocardiografia; tale strumento permetterà di acquisire i dati clinici e stru-
mentali del paziente, di visualizzarli da più stazioni, seppur in modo protetto, di elaborarli, di conoscere in tempo reale tutta la storia e gli esami del paziente stesso. L’ufficio della Fondazione, con sede presso l’Ospedale, è a disposizione per informazioni ed effettuare ordinativi dei biglietti natalizi e del riso. I volontari di FORMA con la campagna “Riso per un sorriso” saranno presenti con uno stand in piazza San Carlo il 15 novembre in occasione della domenica ecologica, e tra il 17 -18 e 21-22 dicembre in Ospedale con il consueto mercatino di Natale allestito all’ingresso di piazza Polonia. Ogni piccolo gesto di solidarietà sarà per FORMA molto importante perché sosterrà non solo la crescita dell’Infantile, ma contribuirà a promuovere la visibilità della struttura ospedaliera infantile della Città. Buon Natale. ■
Paolo Pirrone di Mauro Cappio Barazzone
P
aolo Pirrone palermitano di nascita vive e lavora, da anni, a Grugliasco (Torino) ed espone dal 1985 in Italia ed anche in Francia. Fin da bambino Paolo Pirrone è a stretto contatto con l’arte, suo padre, valente artigiano della doratura, ha sicuramente influenzato positivamente la sua innata predisposizione a fare arte. Circa trent’anni fa Pirrone inizia il suo vero percorso artistico, mentre frequentava la scuola “San Carlo”. Successivamente, per sempre migliorarsi, è stato attento allievo del maestro Guido Gajetti. Di lui scrive Lina Marando (Mirandolina)... “Dopo gli insegnamenti classici ha cercato di svincolarsi dai canoni antichi dedicandosi alla ricerca del nuovo in modo personale. Visitando il suo atelier si entra nel mondo creativo di Paolo Pirrone, dove le composizioni comunicano concetti, con un cromatismo molto forte e d’impatto parlano della vita e
delle sue problematiche, un misto di realtà ed interpretazione irreale che nasce dal pensiero. Un casco, un rottame, le carcasse di automobili accatastate una sull’altra, l’abbandono del tempo, quante sensazioni davanti alle sue opere. La finzione del gioco e la
Percorsi d’arte schietta realtà, il pensiero dell’uomo e la creatività dell’artista si armonizzano in forme e colori. Dal colore ruggine di una lamiera dipinta, dalle sculture alle composizioni di lamiera autentica, Paolo Pirrone è incuriosito dalla ruggine pura, che ultimamente utilizza come colore nei suoi originali quanto geniali dipinti…”. Di lui ha anche scritto il grande Carlo Accostato… “Vanno registrate tracce di un esordio da paesaggista entusiasta, capace ed in assoluto padrone della tecnica ad olio alla quale giura fino da allora fedeltà, che ben presto lasciano il campo ad un vitale simbolismo che man mano si emancipa da modelli istituzionali e si fa elaborazione squisitamente originale, totalmente soggettiva e personale, dibattuta tra la profondità a volte inquieta delle istanze esistenziali ed il brillante, quasi giocoso cromatismo di superficie. Di questo periodo sono alcuni grandi formati di impatto straordinario e radicale spiritualità. Attualmente Pirrone va ancora oltre ed approda ad un nuovo segmento evolutivo della sua arte cominciando a trasfigurare gli oggetti che dipinge come in una sorta di precisa tensione a non-definire , a volere egli stesso molteplici interpretazioni dell’opera…” Le sue opere riscuotono il consenso del pubblico e della critica e numerosi sono stati i premi ed i riconoscimenti di prestigio in questi 25 lunghi anni di attività. Di lui ha scritto Roberto Alfredo Pera: “Gli oggetti delle sue (opere) sanno parlare il linguaggio della vita, rappresentano il simulacro dell’esistenza, che tra gioco e realtà, tra fantasia e memoria, rintracciano le motivazioni più profonde del suo essere uomo ed artista”. Un ottimo status artistico quello di Paolo Pirrone che deve solo continuare a percorrere questa grande strada che gli si para di fronte con forza, coraggio e determinazione. ■
arte line . 39
Lina Marando di Mauro Cappio Barazzone
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“Vivi Arte Viva” Per informazioni e iscrizioni Via Madonna delle Rose, 34/c Torino Cell 347 9453075 tel/fax 011.3114769, viviarteviva@libero.it www.viviarteviva.it
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arando Lina, in arte Mirandolina – pittrice – è la fondatrice e la presidentessa dell’associazione artistica culturale Vivi ArteViva che, oltre a promuovere le sue opere, si propone di sostenere la crescita culturale attraverso ogni espressione artistica. L’associazione cura la divulgazione di eventi artistici con incontri e manifestazioni, mostre, eventi, corsi, valendosi anche della collaborazione di altri pittori
e giornalisti e critici d’arte. Vivi ArteViva dispone di una sede espositiva (via Madonna delle Rose 34/c Torino), ove si svolgono mostre collettive o personali ed esposizioni permanenti di vari autori. Fra gli eventi esterni più significativi ricordiamo la partecipazione alla “Fiera Internazionale del Libro” 2006 a Torino/Lingotto con una mostra a tema con la partecipazione di circa 60 artisti; alla “Fiera Internazionale del Libro” 2007/2008 e 2009 con la mostra dal titolo “Libro Opera d’Arte”. Nel 2007 Vivi ArteViva ha organizzato la seconda edizione della manifestazione, con mostra itinerante, “Insieme per Lucio”: omaggio a Lucio Battisti”, con lo scopo di commemorare il cantautore nel mese della sua scomparsa, la manifestazione è stata riproposta con grande successo anche nel 2008 e nel 2009. L’Associazione “ViviArteViva” per più anni consecutivi è stata presente nel progetto Cultura della Circoscrizione 2 di Torino. Altre collaborazioni con i Comuni di Giaveno, Govone (Cuneo) e Moncalieri, inoltre con diverse strutture pubbliche e private. Una sintesi dei corsi organizzati dall’associazione: disegno e pittura, figura e ritratto, scultura e manipolazione della creta, laboratorio di arte-terapia, scherma mediovale, laboratorio per bambini della scuola elementare (gioco con l’inglese e con l’arte), incontri sulla riflessologia. Mirandolina, che abbiamo già ospitato con le sue opere in un numero precedente, è veramente un personaggio poliedrico che merita attenzione e sostegno perché ha molto da creare e da dare al mondo dell’arte. ■
Angela Policastro di Mauro Cappio Barazzone
A
ngela Policastro nonostante la sua giovane età ha al suo attivo una quantità di mostre collettive e personali da fare invidia a chiunque. L’interessante è notare che tutta questa frenetica attività espositiva si è svolta non solo in l’Italia, ma anche in vari paesi d’Europa e negli Stati Uniti e che, ovunque sia stata, ha sempre ottenuto ampi riconoscimenti e premi di prestigio. I suoi soggetti pittorici sono principalmente identificabili negli adolescenti, visti in ogni loro sfaccettatura, i personaggi, mentre vi è anche una spiccata ricerca sul nudo, sia femminile che maschile, curato con molta precisione e con senso dimensionale molto corretto. La Policastro è torinese di nascita e vive ed opera a None, sempre in provincia di Torino. Nel 1994 si diploma presso il Liceo Artistico “R. Cottini” e nel 1998 ha fatto altrettanto all’Accademia Albertina di Belle Arti di To-
rino con specializzazione in scultura. Nella sua breve ma intensa vita artistica, Angela Policastro oltre a dipingere, ha collaborato nell’allestimento del museo di Antichità di Torino con la ditta Architetto – realizzazione dei basamenti in bronzo delle sculture –, 1998. Negli anni successivi si è impegnata nella realizzazione di laboratori arti-
Profondamente arte
stici presso scuole e presso studi privati. Dal suo sito personale: www.policastroangela.it si possono ricavare informazioni dettagliate sul suo lavoro e la sua vita, mentre per contattarla basta inviare una mail all’indirizzo: info@policastroangela.it. ■
arte line . 41
Fiorella Corte di Mauro Cappio Barazzone
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Un fiore di Artista
I
fiori sono un tema ricorrente nei dipinti di Fiorella Corte, in queste creazioni la pittrice riesce ad estrinsecare tutti i colori della sua fulgida anima di artista. Fiorella Corte è sicuramente un esteta dell’arte, il suo animo interiore e pregno di energia artistica e la sua rappresentazione esteriore è espressa sia dalla poesia che dalla pittura. Torinese di origine la Corte inizia a dipingere da giovanissima, al termine dei suoi studi classici e contemporaneamente inizia ad incidere sulla carta i suoi profondi “sentimenti poetici”. Nel campo lavorativo si dedica con passione, per alcuni anni, all’insegnamento nelle scuole medie, mentre contemporaneamente studia la tecnica pittorica con Mirella Roso Cappellini, di qui lo spunto per fare arte figurativa anche a seguito di un corso di “arteterapia” che influenza il suo dipingere, per cui nelle sue rappresentazioni pittoriche iniziano ad emergere grandi forze cromatiche e profondità di contenuti. Fiorella Corte ama profondamente il mondo figurativo ed ogni angolo, ogni sorcio, ogni visione, sono
spunti positivi per afferrare i pennelli ed i colori e mettersi a lavorare. La Corte in effetti non dipinge, esprime il suo animo che è lindo e cristallino, attraverso l’assemblaggio dei colori che risulta sempre bellissimo e significativo. Di qui ad iniziare ad esporre il passaggio è quasi obbligatorio, infatti sono da poco terminate diverse sue mostre personali e collettive. Fiorella Corte oggi ha davanti a se un percorso molto interessante, una specie di grande autostrada da percorrere, che lei saprà affrontare con la determinazione e la dolcezza che la contraddistinguono. ■
Maca arte line . 43
Remo Bianco. Architetto di sorprese
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emo Bianco (1922 – 1988) si inserisce appieno nello stimolante contesto culturale che anima la città di Milano negli anni ‘50 e ‘60: le radicali ricerche di Lucio Fontana e di Piero Manzoni, le monocrome pitture di Yves Klein, le riflessioni di Pierre Restany, i primi germi dell’informale, dell’arte concettuale e di quella spaziale; tutti stimoli che Bianco raccoglie, a volte anticipa, ma sempre trasforma in qualcosa di personale ed eretico. Questa mostra – ospitata dal MACA – Museo Arte Contemporanea Acri dal 22 novembre 2009 al 15 febbraio 2010 – si articola attorno ad alcune tappe fondamentali dell’attività dell’artista: i 3D, i Collages, i Tableaux dorés, le Impronte e l’Arte Elementare. Cinque delle sue ricerche più significative, sufficienti a testimoniare – in una sintesi efficace – l’originalità di questo «architetto di sorprese». Fontana, presentandolo alla Galleria Montenapoleone di Milano nel 1953, si dimostrò pronto a cogliere nelle sue opere, le potenzialità di uno spazio che, nella sua versione scultorea – ed è questo il caso della serie dei 3D scelti per questa mostra – è scenografico, scandito com’è dalla successione di quinte, dai ritagli che scoprono la profondità, dai sottili e suggestivi giochi di ombre e dall’alternanza di vuoti sospesi e silenziosi pieni. Nel 1955, i 3D saranno il suo biglietto da visita per gli Stati Uniti. I Collage sono delle pagine autobiografiche, il calendario di una vita che l’artista intende come una scansione infinita di istanti da prendere singolarmente, come i grani di un rosario. Un’unità parcellare che per Bianco non solo è da vivere, ma anche da conservare in un personalissimo archivio. È dallo sviluppo di questo ca-
sellario enciclopedico che giunge a creare le opere più conosciute di tutta la sua produzione: i Tableaux dorés. Questi ultimi nascono dalla necessità di recuperare un equilibrio ed un’armonia che gli hanno fatto ricoprire le tele e le carte con sottili rettangoli di foglia d’oro, componendo quelle che il poeta Raffaele Carrieri definì «dorate scacchiere». Negli anni la foglia d’oro diventa la sigla distintiva di Bianco, il marchio di riconoscimento della sua arte. Accanto a questi vedono la luce le Impronte: calchi in carta o in gomma di piccoli oggetti e variopinti giocattoli affogati nel gesso che, come ludici fossili di un’infanzia ormai perduta, commuovono, come i tasselli di una storia lontana. Negli anni settanta, pur proseguendo la serie dei Tableaux dorés e dei Collages, Bianco dà vita all’’Arte Elementare: una collezione di opere dall’apparenza giocosa e infantile, ma il cui intento è, prima di tutto, pedagogico e, ancora una volta, biografico: all’uomo immaturo che regredisce inconsapevolmente all’infanzia, si contrappone l’artista, l’uomo che consapevolmente sceglie di tornare a una condizione primigenia. Ludica non può essere la vita; ludico può essere solo l’atteggiamento di chi medita sulla vita. Per anni Bianco non ha fatto altro: raccogliere, raccontare e conservare le impronte della vita. ■ Mostra: REMO BIANCO. Architetto di sorprese Curatori: Lorella Giudici, Boris Brollo Luogo: MACA - Museo d’Arte Contemporanea di Acri Palazzo Sanseverino Piazza Falcone, 1, 87041 Acri (Cs) Vernissage: 22 novembre ore 17.00 Periodo: dal 22 novembre 2009 al 15 febbraio 2010 Orario Mostra: 9/13 - 16/20 chiuso il lunedi' info: Ufficio stampa MACA tel. 0119422568 maca@museovigliaturo.it
MACA Museo civico d’Arte Contemporanea Silvio Vigliatur Acri Palazzo Sanseverino, Piazza Falcone Tel. 0984 953309 www.museovigliaturo.it
“Nicol” Nicola Colonna di Mauro Cappio Barazzone
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La maturita' di un Artista
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ugliese di origine, Nicola Colonna, in arte Nicol, nasce ad Altamura di Bari per poi trasferirsi Torino, con la famiglia, dopo aver completato gli studi nella sua terra natia. Nella nostra città Colonna lavora, lavora, lavora, per crearsi una vita decorosa e tranquilla che gli permetta anche di coltivare a fondo la sua grande passione: dipingere. E’ per questi motivi che Colonna frequenta, con grande dedizione e volontà, un corso per corrispondenza di cartellonista pubblicitaria che porta a termine con successo ottenendo un meritato diploma. Intanto dipinge senza sosta e, nel 1972, incontra il pittore Cleo Zanello che, apprezzando subito i suoi “lavori”, lo stimola a proseguire tenacemente sulla strada dell’arte figurativa. Come moltissimi suoi colleghi pittori il primo periodo artistico è dedicato al figurativo ed all’assemblaggio dei colori e delle forme che Nicol riesce a fare con rara maestria. Ma in Colonna si sta già aprendo uno spiraglio verso il suo secondo periodo artistico, quello che si può definire figurativo fantastico o figurativo creativo, dove il nostro pittore sa esprimersi e dare il meglio delle sue capacità espressive. In questo stadio della sua pittura si delineano bellissime nature morte abbinate a studi tridimensionali, posizioni geometriche, inserimenti espressivi fantastici ed anche di più. Del suo lavoro nel mondo della pittura Colonna “non è mai sazio”, egli vuole sempre migliorarsi, cre-
maurocappio@libero.it www.artenuova.net
are sempre forme nuove ed innovative, studiare giuste miscele di colori, avere e realizzare nuove idee. Voglio qui di seguito citare un suo profondo pensiero sull’arte, che ci permette di entrare nella sua mente e percepirne i più profondi sentimenti: “L’arte è tutto ciò che di più bello e di più perfetto ci sia nell’universo. Il mio fare arte vuol essere una ricerca proiettata verso una ricostruzione scenica romantica distaccata da tutte le assurde presentazioni dell’attuale consumismo… La pittura del silenzio, nel silenzio della mia coscienza. Della vita in generale Colonna afferma: “Penso con tutta l’anima che ci sarà un domani anche se ancora lontano, in cui l’umanità intera attraverso nuove scoperte riuscirà a rendere più bella e più interessante la vita quotidiana”. Anche gli argomenti del sociale stuzzicano la sua fantasia, dai suoi pennelli escono opere legate agli avvenimenti quotidiani, dimostrando che nella sua anima è presente la vita bella e meno bella e che lui cerca di applicarla al suo lavoro sulle tele. Non è possibile qui citare, solo ed esclusivamente per ragioni di spazio, tutte le sue mostre personali e collettive, in giro per l’Italia e per l’Europa e gli innumerevoli ed importanti premi che ha ottenuto. Nicola Colonna è un artista semplice, con un’anima serena e cristallina ed un uomo del giorno d’oggi proiettato positivamente nel futuro. Colonna “ci piace” e piace a chi lo va ad ammirare; ha appena terminato una grande mostra a San Remo ed una bella mostra alla Villa Tesoriera di Torino, mentre con Artenuova dal 1981 * O. c.a.-Art Studio sta preparando 3 nuove mostre. ■
mostre & manifestazioni la redazione
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Diademi e gioielli reali. Capolavori dell'arte orafa italiana per la Corte Sabauda Reggia di Venaria Torino Fino al 10 gennaio 2010 La Reggia di Venaria ospita dal 26 giugno 2009 un'esposizione sui gioielli della Corte Sabauda realizzati a partire dall'Ottocento dai migliori orafi italiani, insieme ad analoghe splendide opere del Sei e Settecento conservate intatte nel Santuario di Oropa.
L'esposizione rientra nel percorso di visita della Reggia ed è compresa nel relativo biglietto d'ingresso. ■
Adriana Pellegro e Nicola Romano Mostra di Pittura Galleria “ARTE POZZO” Via Roma, 97 - La Morra (CN) Fino al 28 giugno 2010 venerdi' pomeriggio, sabato e domenica dalle 10 alle 19,30
LUXUS Museo di Antichita' Via XX Settembre 88/c, Torino Telefono: 011.521.11.06 Fax: 011.521.31.45 www.fondazionednart.it info@fondazionednart.it Orari: da martedi' a domenica dalle ore 8.30 alle ore 19.30; lunedi' chiuso. Tariffe: ingresso 4 euro, ridotto 2 euro. Dal 25 settembre 2009 al 17 gennaio 2010 "Luxus" è una mostra dedicata al lusso come valore positivo, come esaltazione della mente umana, come tendenza benefica di avvicinamento all'eterno e alla perfezione. "Luxus" è una mostra dedicata agli uomini, al loro amore per la vita, ai loro eccessi ed alle loro debolezze, alle caratteristiche più effimere, ma profonde, che rendono l'umanità, ieri come oggi, così contraddittoriamente uguale a se stessa. Un percorso nel lusso inteso come aspirazione alla costante bellezza. Un viaggio nel piacere della vita della antica Roma imperiale. Nella mostra sarà possibile, grazie alla collaborazione con il Centro Historia Plantarum di Napoli, seguire un percorso sensoriale che permetterà al visitatore di sentire i profumi di incenso, mirra, cocciniglia, nardo, di toccare silfio, melograno, amomo, di apprezzare la bellezza del lino e della seta. ■
Pietro Giacomo Palmieri GAM via Magenta, 31 10128 Torino Italy Tel 011 4429518 www.gamtorino.it Fino al 25 gennaio 2010 Pietro Giacomo Palmieri (1737-1804), fu un artista che nella Torino di fine Settecento ebbe un ruolo di primo piano nel rinnovamento e nell’aggiornamento dei modelli figurativi piemontesi. Apprezzato e celebre tra i suoi contemporanei, la sua biografia è quella di un artista cosmopolita che ebbe il talento e la fortuna di perfezionare il proprio stile prima a Bologna poi a Parma e ancora a Parigi, dove soggiornò a lungo e dove la moda di collezionare disegni era ampiamente diffusa. ■
Gianni colombo Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea Piazza Mafalda di Savoia Tel 011 9565222 www.castellodirivoli.org Fino al 10 gennaio 2010 Gianni Colombo (Milano, 1937 - Melzo, 1993) è tra i più importanti protagonisti dell’arte cinetica internazionale che si sviluppa a partire dagli anni Cinquanta e Sessanta del XX secolo. Interessato al Surrealismo di Max Ernst e al mondo poetico di Paul Klee, Colombo studia all’Accademia di Belle Arti di Brera. ■
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oroscopo ARIETE (21 Marzo - 20 Aprile) Venere in opposizione e Marte in trigono sono una coppia particolarmente birichina, che vi stuzzicherà con desideri ed emozioni, litigi e riconciliazioni, una sensualità più reattiva del solito e insomma… tutto fuorché noia. Se avete una relazione stabile, un partner a cui tenete, qualche episodica frizione è possibile, ma va considerata e gestita per ciò che significa: nulla, poco o molto dipende dalla vostra situazione particolare. Due persone che si amano restano individualità separate e distinte, l’idea di condividere ogni cosa è spesso un’illusione più dannosa dell’adattamento, che prevede la necessità di venirsi incontro a metà strada laddove possibile e di lasciare qualche spazio di libertà personale senza sentirsene deprivati. TORO (21 Aprile - 20 Maggio) Le dissonanze dal settimo campo richiamano l’attenzione sui rapporti, anche nel lavoro. Se ad esempio avete iniziato delle collaborazioni, operate in equipe o avete soci, colleghi, partner d’affari, non è escluso che emergano tensioni. Potrebbe trattarsi di disaccordi per scelte finanziarie o gestionali, oppure è una questione di ruoli, di competenze che devono essere chiarite e ridefinite per evitare interferenze o scontri di personalità, di potere. In alcuni momenti, l’insofferenza crescerà forse a livelli di guardia, spingendovi a pensare di buttare tutto all’aria, mandare qualcuno a quel paese, fare scelte definitive. GEMELLI (21 Maggio - 21 Giugno) Ora la base generale è positiva, ma i pianeti veloci possono comunque portare qualche settimana più difficile; il che in un’esistenza normale è ovviamente accettabile. Semmai, i pianeti nel sesto campo potranno chiedervi una concentrazione extra nel lavoro o nelle faccende del quotidiano, assorbendo energie mentali ed operative che preferireste investire in altro modo. Tuttavia i risultati vi ripagheranno. Le questioni legali e finanziarie sono sempre abbastanza protagoniste, ma rispetto ai mesi scorsi è possibile che si sblocchino, che una trattativa vada a buon fine, che riusciate a concludere un contratto importante o a riscuotere finalmente un credito, un premio. CANCRO (22 Giugno - 22 Luglio) Fuori è autunno, ma l’amore si risveglia come a primavera. I pianeti nel quinto campo apportano un’intensa energia creativa, la passione e il dialogo si coniugano in una bella sintonia, tutte le relazioni sono in qualche modo sostenute e stimolate a crescere, migliorare, diventare più forti e autentiche. Chi di voi ha iniziato una relazione da qualche mese, e finora ha resistito all’assalto dei dubbi o dei piccoli malumori da assestamento… adesso avrà le idee più chiare e i sentimenti più stabili. Le coppie lontane, sia per distanza oggettiva che a causa di una fase di maggiore freddezza, si riavvicineranno spontaneamente e volentieri: sono possibili riconciliazioni, ritorni di fiamma, chiarimenti.
BILANCIA (24 Settembre - 23 Ottobre) Sul piano lavorativo, un positivo effetto di Saturno sarà quello di rinforzare la vostra autorevolezza, di permettervi di aumentare le vostre competenze e capacità, il che significa che già da questo mese potete cominciare a fare ordine nelle idee, in vista dei progetti che porterete avanti nel futuro. E’ un buon periodo per le finanze, il commercio, i viaggi di lavoro, per la risoluzione di vertenze, trattative, cause legali. Anche i giovani possono contare sul sostegno planetario e mostrarsi più sicuri e convincenti nelle loro scelte di studio, nei primi approcci al lavoro. Migliorano in generale i rapporti con i collaboratori e persino con i superiori: in realtà ciò migliora è la vostra autostima, il resto va di conseguenza… SCORPIONE (24 Ottobre - 22 Novembre) Avete dovuto accettare sacrifici, frustrazioni, persino qualche mortificazione, che per tipi come voi è peggio di un pugno nello stomaco! Adesso, Marte vuole che riprendiate in mano la vostra vita, che affermiate i vostri diritti, difendiate i vostri sogni e vi mostriate al mondo di nuovo fieri e determinati. E’ ovvio che nella vita non si può fare tutto ciò che si vuole o nel modo che si preferisce, tuttavia ci sono tante fatiche imposte di cui a un certo punto ci si può liberare: si deve. I capricci dei colleghi, le eccessive esigenze di superiori o clienti, l’arroganza di soci o collaboratori… In alcuni casi potreste persino dire un no generale, tagliare i ponti con situazioni lavorative ormai troppo strette e cambiare radicalmente. SAGITTARIO (23 Novembre - 21 Dicembre) E’ un periodo ideale per le coppie, giovani o datate, perché l’erotismo di Marte si affiancherà naturalmente alla tenerezza, alla complicità, al piacere di stare insieme. Se siete single non perdete l’occasione di fare nuove conoscenze, uscite più spesso e mostratevi al mondo nella veste che più vi assomiglia: quella di persone ottimiste, allegre, trascinanti… con un pizzico di maturità in più che vi renderà particolarmente intriganti. Al di là dell’amore e dell’eros, sentirete rinascere una più generale curiosità verso la vita e i tesori che offre: avrete voglia di viaggiare, di leggere, di aprirvi a nuove branche di cultura, ed anche di fare sport, di stare più spesso all’aria aperta… CAPRICORNO (22 Dicembre - 20 Gennaio) Ci sono meno tensioni in cielo e meno motivi di stress… sulla terra. Voi stessi sarete meno portati alla polemica, alla competizione, avrete meno voglia di litigare! E’ vero comunque che Mercurio in Scorpione vi renderà particolarmente attenti agli attacchi di eventuali rivali o concorrenti: non sarete voi a cercare lo scontro, tuttavia saprete difendervi e contrattaccare senza pietà se qualcuno dovesse tentare di mettervi in ombra o giocarvi qualche tiro, per giunta subdolo e non proprio onesto! Nel lavoro è possibile che diverse faccende si sblocchino, grazie anche al vostro approccio più pragmatico ed efficiente. ACQUARIO (21 Gennaio - 18/19 Febbraio) Le coppie meno motivate, e in particolare quelle già conflittuali o complicate, le storie a distanza oppure nascoste potrebbero invece dover affrontare la realtà una volta per tutte, ammettendo che continue frizioni, esigenze troppo diverse o difficoltà oggettive a stare insieme, non sono problemi secondari, su cui è sempre possibile sorvolare. Se nei confronti dei sentimenti vi sentirete momentaneamente più freddi, le emozioni invece vi attireranno, soprattutto quelle di natura erotica o comunque intriganti, un po’ trasgressive: in certi casi sarete tentati verso avventure alternative al vostro rapporto ufficiale, ma tenete conto che potrebbe essere un segnale, la conseguenza di una crisi relazionale più che una eventuale causa. PESCI (19/20 Febbraio - 20 Marzo) I più fortunati di voi riusciranno a concretizzare questa rinascita modificando qualcosa nei fatti, oggettivamente: ad esempio trasferendo la sede lavorativa, cambiando mansioni, soci, o iniziando decisamente un’altra attività. Se negli ultimi anni avete dovuto affrontare sacrifici, sopportare situazioni mortificanti, un lavoro che non vi piaceva e che non sentivate adatto alle vostre capacità, una parte di causa dipendeva dalla mancanza di alternative: facile dire “cambia lavoro!” quando c’è il mutuo da pagare, la famiglia da sostenere, la vita che preme… Ma adesso, a seconda della vostra situazione, qualcosa potrebbe cominciare a sbloccarsi. Possono arrivare proposte, conferme, finanziamenti, appoggi ed opportunità.
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LEONE (23 Luglio - 23 Agosto) I contesti lavorativi potrebbero essere quelli in cui avvertirete maggiore stress. Siete talmente desiderosi di riprendervi tutto ciò a cui avete dovuto rinunciare nell’ultimo anno, per giunta con gli interessi, che potreste fare passi falsi: errori per eccesso, più che per difetto. Il lato buono sta nel fatto che certe situazioni di disagio, andate via via peggiorando almeno da febbraio, potranno trovare in un evento scatenante la soluzione finale: o fuori o dentro. Molti di voi hanno già cambiato molto: sede lavorativa, mansioni, soci… ma per i ritardatari ecco qui un mese di svolta importante. Poi arriveranno le buone configurazioni di dicembre, e l’anno nuovo sarà davvero un’altra storia. VERGINE (24 Agosto - 23 Settembre) Non sembrano esserci grosse scosse. Se il vostro rapporto di coppia è arrivato fin qui, se avete superato insieme le verifiche di Saturno, potete permettervi un moderato calo di tensione, almeno nella prima parte del mese astrologico. Per quanto riguarda i rapporti familiari, qualche fastidio potrebbe arrivare da Mercurio, dissonante nel quarto campo dal 16 novembre. Considerando che il prossimo anno Giove si porterà in opposizione, forse è meglio stringere i tempi ed affrontare prima di quella data questioni legate alla casa, ai beni patrimoniali, ad eventuali eredità..
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