UptoRural Rigenerazione e-promozione territoriale attraverso un turismo valorizzativo Local e-promotion and regeneration through pro-active tourism
Laurea Magistrale in Architettura, indirizzo Architecture of Interiors A.A. 2017/2018 Tesi di Lisa Manieri - 863107
Relatore Prof. Stella Agostini Correlatore Prof. Goffredo Haus
Parte prima First part
1 Contenuti
Rigenerazione Territoriale Local Regeneration
I / pag. 6
1.1 / pag. 14
Ringraziamenti
Introduzione ai concetti di paesaggio e patrimonio rura-
Special thanks
le Introduction to the concepts of landscape and rural local heritage
Contents
II / pag. 8
1.2 / pag. 18
Premessa
Evoluzione storica delle aree rurali montane
Foreword
Historical Evolution of rural montain rural areas
III / pag. 10 Introduzione Introduction
1.3 / pag. 22 Cause e conseguenze dell’abbandono nelle aree agricole Causes and consequences of abandonment in agricoltural areas
1.4 / pag. 24 Rigenerazione territoriale attraverso “Sistemi Agro-alimentari Locali a Valenza Identitaria” Local regeneration through agro-food local systems with identity value
1.5 / pag. 28 Modalità ricorrenti di recupero dell’architettura rurale storica Recurring methods for the recovery of historical rural architecture
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Rigenerazione territoriale nelle aree montane Local regeneration of mountain areas
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Il territorio di Corna Imagna Corna Imagna area
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Analisi e Rilievo in campo Analysis and field survey
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Progetto architettonico nel territorio Architectural proposal with its surroundings
2.1 / pag. 36
3.1 / pag. 66
4.1 / pag. 78
Introduzione al progetto e scelta del caso studio
Metodo di rilievo del patrimonio architettonico
La rigenerazione degli edifici identitari
Introduction to the project and case study choice
Architectural heritage survey methods
The regeneration of identity buildings
2.2 / pag. 40
3.2 / pag. 68
4.2 / pag. 82
Corna Imagna e il suo sistema di contrade
Criteri di valutazione del valore storico-identitario degli
Stato di fatto degli edifici selezionati
Corna Imagna and its ancient districts system
stallini-fienili
Selected buildings current state
Criterias for historical-identity value assessment around
2.3 / pag. 44
smal barns
Un’offerta turistica disegnata sul sistema rurale di Corna A tourist offer designed around Corna’s rural system
4.3 / pag.108 Progetto A
3.3 / pag. 72
Project A
Quaderno del rilievo architettonico
2.4 / pag. 48
Architectural survey notebook
Definizione della tipologia turistica valorizzante Definition of enhancing tourist type
4.3.1 / pag. 114 Tipologia 1
3.4 / pag. 74
Type 1
Definizione dei parametri progettuali
2.5 / pag. 50
Definition of design parameters
4.3.2 / pag. 116
Un prodotto diretto della relazione Uomo-Terra-Edifi-
Tipologia 2
cio: l’Architettura Vernacolare
Type 2
A product of Man-Earth-Building relation: Vernacular Architecture
4.3.3 / pag. 118 Tipologia mista
2.6 / pag. 54
Mixed type
Architettura rurale vernacolare imagnina Imagna’s rural vernacular architecture
4.4 / pag. 120 Progetto B
2.7 / pag. 58
Project B
Tipologia architettonica dello stallino-fienile The architectural type of the small barn
4.5 / pag. 126 Progetto C Project C
4.6 / pag. 128 Il prototipo di Ca’ Calvi Ca’ Calvi prototype
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Parte seconda Second part
Promozione turistica del territorio Local promotion by tourism
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Il gioco del turismo Tourism as a game
5.1 / pag. 132
6.1 / pag. 154
Introduzione al fenomeno del Turismo
Schema ER
Introduction to tourism
ER diagram
5.2 / pag. 134
6.2 / pag. 158
Evoluzione storica del turismo
Progetto UX (User Experience)
Historical evolution of tourism
UX (user Experience) Design
5.3 / pag. 138
6.3 / pag. 160
Tipologie di turismo e loro impatto sul territorio
[UpToRural] Mock-up
Types of tourism and their environmental impact
[UptuRural] Mock-up
5.4 / pag. 144 Dal web 2.0 al travel 2.0 From web 2.0 to travel 2.0
5.5 / pag. 146 Strumenti per un web social Social web tools
5.6 / pag. 150 Gamification dell’offerta turistica Gamification of the tourist offer
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UptoRural UptoRural
IV / pag. 162 Conclusioni Conclusions
V / pag. 164 Indice delle immagini Images index
VI / pag. 166 Indice delle tavole Drawings index
VII / pag. 168 Riferimenti Bibliografici References
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Ringraziamenti Special thanks
Ringrazio il mio Amore, che mi ha seguito tra prati, pascoli e boschi con una bussola da una parte e la mia mano dall’altra, e che mi ha spesso impedito di perdermi per una Selva Oscura. Ringrazio i miei genitori ai quali ho espresso ogni singola idea che mi ha portata alla creazione di questo lavoro e che mi hanno spronata a non abbandonarne mai neanche una. Ringrazio Diana, Amedeo e il suo Amico per aver avuto la pazienza di correggere il mio maldestro inglese. Ringrazio Marco Biffi e Gabriele che mi hanno aiutata a definire alcuni dettagli tecnici. Ringrazio la Prof.ssa Agostini, il Prof. Haus e il Dott. Ludovico, che mi hanno insegnato ad argomentare e sostenere con coraggio le mie idee. Ringrazio Sara, che da oste della Locanda Roncaglia ha saputo tramuarsi in amica nel momento del bisogno. Ringrazio Carminati per la sua costante disponibilità e cortesia.
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Thanks to my Love, who followed me around pastures, barns and woods, with a compass in one hand and my hand in the other, keeping me from getting lost in a dark forest. Thanks to my parents, to whom I used to tell crazy ideas that brought me to the end of this project, and who pushed me to never give up on any of them. Thanks to Diana, Amedeo and his Friend, who patiently corrected my English version. Thanks to Marco Biffi and Gabriele, who helped me in the definition of some technical details. Thanks to Prof. Agostini, Prof. Haus and Doc. Ludovico who helped me and taught me how to order my thoughts and present them. Thanks to Sara, who turned from a host to a friend just when I needed one Thanks to Carminati for his consistent availability and courtesy.
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Premessa Foreword
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Durante il mio percorso accademico ho avuto modo di approfondire diversi aspetti della disciplina architettonica, a partire dalla Laurea Triennale in Architettura Ambientale, che mi ha dato uno sguardo sensibile al contesto di progetto, nel suo significato più ampio di Environment; dal Master in Cooperazione allo Sviluppo, che mi ha permesso di comprendere dinamiche sociali e territoriali fondamentali nell’articolazione di un programma di sviluppo locale efficace, sino alla Laurea Magistrale in Architettura, con indirizzo in Interiors, che mi ha dato occasione di sperimentare progetti architettonici diversificati, ma con la costante di un dialogo tra le diverse scale spaziali, dalla larga scala del paesaggio sino a quella ridotta del dettaglio architettonico. Il presente lavoro di tesi vuole essere un tirare le fila della mia esperienza accademica, nel tentativo di delineare gli argomenti che non solo mi hanno interessato particolarmente, ma che ritengo mi abbiano più profondamente toccato, andando a stratificarsi in quella che oggi, per me, rappresenta la mia personale visione di un progetto architettonico, che voglia essere più di un autoreferenziale fatto costruito. La multidisciplinarietà del mio lavoro è una caratteristica che ritengo fondamentale affincè esso abbia una concretezza di discorso. Per questo motivo il progetto architettonico da me elaborato non è l’argomento centrale attorno cui si articola il lavoro di tesi, ma un elemento che trova la sua ragion d’essere solo se messo in relazione agli altri argomenti studiati e rielaborati in questa sede: paesaggio, territorio, beni culturali, turismo, sviluppo locale, web-media, informatica, agricoltura e prodotti agro-alimentari.
During my personal academic iter I had the chance to focus on different issues and aspects of Architecture. My Environmental Architecture Bachelor degree gave me a sensitive eye over any project site, while my Cooperation and Local Development Master Course allowed me to understand fundamental social and environmental dynamics in local development project. And finally, my Interiors Architecture Master Degree gave me the opportunity to experiment between different architectural projects, always paying attention to the dialogue between different scales, from the vast landscape scale, to the reduced one of the architectural detail. My work sums up all my academics experiences in one, in order to highlight both the issues I am interested in and the ones that deeply touched me and went to compose my personal idea of architectural project: a project that wants to be more than a self-existing building. The multidisciplinary nature of this work strengthens its concreteness. My architectural proposal is not the focus of the entire project, because it does not stand alone, but it finds its strength only if related to different issues like landscape, territory, heritage, tourism, local development, web-media, informatics, agriculture and local food.
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Introduzione Introduction
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La rigenerazione dei luoghi occupa oggi un ruolo importante, non solo in ambito architettonico, paesaggistico e urbanistico, ma anche all’interno di altre discipline sociali, antropologiche, economiche, etc. Questa attenzione deriva dalla nascita di una nuova sensibilità verso il passato, verso ciò che un tempo legava l’uomo alla terra. Le problematiche ambientali e il conseguente processo di sensibilizzazione ecologica degli ultimi anni, hanno contribuito a reindirizzare tali discipline, utili all’uomo nel governare il territorio e nel gestire aspetti della vita quotidiana, verso la sostenibilità. Ri-uso, ri-ciclo e recupero sono parole che oggi assumono rilevanza in qualsiasi programma voglia avere una concretezza futura e sarebbe anacronistico occuparsi di progetti privi di alcun valore ambientale e umano. Rigenerare un luogo significa innanzitutto comprenderne il funzionamento, le componenti attive e latenti, per poi inquadrarne problematiche e potenzialità. All’esterno dell’ambiente accademico, quando si parla di un luogo reale, non si può però fare a meno di considerarlo come un ecosistema complesso, descrivibile solo attraverso l’interazione di diverse discipline (sociologia, antropologia, politica, economia, biologia, climatica, geologia, storiografia, paesaggio, etc.). La corretta interazione con tale ecosistema, o per lo meno l’avere chiari gli obiettivi che si vuole raggiungere e della strada necessaria da percorrere, necessita della collaborazione di diverse entità (popolazione locale, enti pubblici e privati, professionisti di vario genere). La coerenza di un progetto con la realtà è proporzionale alla capacità del progetto stesso di rispecchiare la complessità del caso reale cui si rivolge. Il rischio altrimenti è di ideare un programma che, una volta applicato al caso reale, non fornisca esiti coerenti con quelli attesi. Poiché l’architetto detiene (almeno in linea teorica) gli strumenti necessari per l’abitare dell’uomo, è evidente che il suo agire debba assecondare istanze direttamente connesse all’ambiente fisico e sociale in un particolare spazio-tempo. Così come la costruzione di un edificio non può prescindere dalla valutazione del terreno su cui sorge, dalle condizioni bioclimatiche in cui si inserisce, dalla volontà di chi lo desidera e dal contesto politico-sociale che lo determina, un progetto di rigenerazione di un luogo non può esaurirsi all’atto di ricostruire ciò che c’era prima, com’era prima. Naturalmente anche il programma di sviluppo turistico, entro cui si inserisce in progetto architettonico della tesi, vuole rispettare gli obiettivi di sostenibilità ambientale ed economica, ma soprattutto mira al mantenimento del patrimonio rurale e non al suo sfruttamento. Il ruolo del turista e la sua azione sul territorio sono centrali per poter parlare di mantenimento turistico del territo-
rio, invece che di sfruttamento turistico dello stesso. La peculiarità del rapporto turista-territorio consta dunque non solo della consapevolezza d’azione del primo, ma anche della possibilità di interazione tra i due, garantita dalle tecnologie del web 2.0. Questo lavoro vuole andare oltre la sola ricerca analitica del caso reale cui il progetto architettonico si riferisce, delineando la modalità di interazione fra turista e territorio, così da determinare la modalità di fruizione del patrimonio architettonico recuperato e dei relativi elementi paesaggistici.
Nowadays the regeneration of localities is an important issue, not only within architecture, landscape and urban planning, but even in different social, anthropological and economic disciplines. This attention rises from a new sensibility towards the past and to what once linked the man to the earth. Recently, environmental issues and the consequent ecological awareness process helped to redirect all disciplines through which man governs territory and manages his daily life towards sustainability; Nowadays words like reuse, recycle, recovery are words that are necessary in any program that wishes to have a future. Therefore applying the project without any environmental and human value would be anachronistic. First of all, place regeneration means understanding its functioning, active and latent components, in order to frame its problems and potential. Outside the academic field, when we talk about a real place, we however have to consider it as a complex ecosystem, describable only through the interaction of different disciplines (sociology, anthropology, politics, economics, biology, climate, geology, historiography, landscape, etc.). The correct interaction with it and the awareness of the achievable objectives, plus the path to do it, require collaboration between different entities (local population, public and private bodies, professionals of various kind); The project’s adherence to reality is proportional to the project’s ability to reflect the complexity of the real case to which it refers to. Otherwise the risk is that the designed program does not have the expected outcomes, once applied to the real case scenario. Since the architect holds (at least in theory) the tools necessary for human habitation, it is evident that his action must support requests directly related to the physical and social environment of a given place and time. As the building construction cannot ignore the land assessment on which it stands, the bioclimatic conditions in which it is inserted in, the client’s wishes and the socio-political context that determines it, a project of place regeneration cannot stops itself to the reconstruction of what already existed, as it was before. Even the tourist development program, within which the architectural project is inserted, has to develop itself within environmental and economic sustainability. First of all, it aims to maintain the rural heritage instead of exploiting it. The Tourist’s role and action on the territory are central in order to assist to its tourist maintenance, rather than its exploitation. Tourist-territory relationship is peculiar in this case: the former is aware of his action over the latter and their interactivity can be guaranteed by web 2.0 technologies. This project wants to go beyond an analytical research of the real case to which the architectural project refers, outlining the interaction process between the tourist and the territory, in order
to determine the recovered architectural heritage use and its landscape elements.
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Parte 1 / Part 1 Rigenerazione territoriale nelle aree montane Local regeneration of mountain areas
Introduzione ai concetti di Paesaggio e Patrimonio Rurale / Introduction to the concepts of landscape and local rural heritage
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Ai fini di un’esperienza realmente autentica e sostenibile sul lungo periodo, sia per il territorio che per le comunità locali, è fondamentale comprendere cosa sia il patrimonio di un determinato luogo, nella sua definizione specifica di patrimonio territoriale. A.Magnaghi parla del territorio come di un prodotto storico di processi di coevoluzione di lunga durata fra insediamento umano e ambiente; di fatto è il risultato della laboriosa trasformazione dell’ambiente ad opera di conseguenti e stratificati cicli di civilizzazione. Potrebbe essere assimilato ad un ecosistema, un organismo vivente ad alta complessità, in continua trasformazione, il cui patrimonio rurale racchiude in sé tutti quegli elementi che hanno contribuito, nel corso della storia, a rendere caratteristico quel determinato territorio. Il paesaggio è il risultato iconografico di tali processi storici così che, se il paesaggio fosse un quadro, il patrimonio rurale sarebbe non solo la tela, il colore e l’olio che lo compongono, ma anche la mano di chi l’ha disegnato, il percorso di formazione artistica che ha portato il pittore a muovere il pennello in un certo modo, l’emozioni che provò nel momento esatto in cui scelse un determinato colore rispetto ad un altro, l’umidità che ha increspato la tela e rugato il colore, etc. La Convenzione Europea del Paesaggio del 2000 definisce il paesaggio come “una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni”. La promozione del patrimonio territoriale locale necessita una conoscenza del luogo che vada oltre la mera catalogazione di eventi e luoghi d’interesse, oltre l’organizzazione di attività scelte sulla base della domanda di turisti-consumatori. Tale conoscenza deve riferirsi alle dinamiche generatrici del territorio e del suo paesaggio, così da generare un’offerta turistica in grado di rendere l’utente non solo fruitore di tale patrimonio, ma garantendogli una maggiore consapevolezza del luogo e rendendolo partecipe di tali dinamiche. In tal senso si potrebbe orientare la fruizione turistica di un luogo da semplice azione di consumo del territorio a quella di salvaguardia delle risorse dello stesso. Se la tendenza attuale è stata quella di creare un’offerta turistica entro cui il turista è il consumatore e il territorio il bene di consumo, volendo attuare un processo di fruizione sostenibile del territorio, è necessario invertire i ruoli di territorio e turista, così che quest’ultimo agisca a favore del primo. L’offerta turistica si sottomette dunque ai bisogni e alle necessità del luogo, prima ancora di conformarsi al gusto della domanda turistica. Inoltre, così facendo, si configura come un’esperienza realmente autentica, poiché fondata sulle dinamiche generatrici del territorio su cui si articola.
Per comprendere meglio i concetti fino ad ora espressi è bene dare un primo sguardo alle categorie di lettura del paesaggio suggerite da D.Pandakovich e A.Dal Sasso, le quali permettono di dare una prima identificazione degli elementi in gioco:
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Orografia e Idrografia Orography and Idrography
Vegetazione e Sistema Naturale Vegetation and wild System
Sistema dei Percorsi e di Insediamenti Routes and Settlements System
(fig. 1-2)
(fig. 3)
(fig. 4)
Nell’osservare un paesaggio, l’orografia e La vegetazione comprende tutto ciò che l’idrografia sono le caratteristiche che han- cresce senza una attuale ragione produtno maggiormente condizionato e caratte- tiva. rizzato l’evoluzione storica dei processi di civilizzazione del luogo in questione.
Sentieri e strade sono la prima prova reale della colonizzazione umana del territorio, mentre gli insediamenti attestano l’evoluzione umana all’interno di una particolare regione.
Orography and idrography are the main cha- Vegetation includes everything grows without Paths and roads are the first evidences of hurateristics of landscapes that have influenced any productive purpose. man land civilization, while settlements attest human evolution within a certain region. historic evolution of civilization processes of a peculiar place.
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Sistema Produttivo Productive System
Infrastrutture Infrastructures
(fig. 5)
(fig. 6)
Aree dedicate ad attività antropiche, fina- Strutture che hanno una notevole estenlizzate alla produzione di risorse che con- sione sul territorio, spesso colleganti zone dizionano fortemente il paesaggio, come distanti e diverse tra loro. agricoltura, allevamento, silvicoltura e industria. Productive and anthropized areas for sources Structured with a high extention over the terriexploitation, highly impacting on landscape tory, even between distant and diverse areas. perception, like agricolture, farming, forestry, industry.
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3 Il patrimonio rurale locale si genera dall’interazione degli elementi appartenenti alle precedenti categorie con le attività antropiche, considerando la scala temporale del lungo periodo. Le sue entità costitutive sono sia materiali sia immateriali. Di queste, alcune sono ancora ben radicate sul territorio, mentre altre, andate perse nel tempo, permangono sotto forma di testimonianze storiche o di segni paesaggistici. Di fatto il patrimonio rurale risulta fisicamente radicato al luogo d’appartenenza nella sua connotazione spazio-temporale. Esso si articola in edifici, abbandonati e non (palazzi storici, edifici vernacolari, ruderi, industrie abbandonate, etc), segni e modifiche del paesaggio, sia nuovi sia passati (terrazzamenti, colline spianate, campi, pascoli, rimboschimenti, infrastrutture etc), prodotti tipici locali (agroalimentari e artigianali) e flora e fauna locale. Queste ultime sono il risultato secolare di una selezione genetica, apportata in parte dall’uomo e in parte dalle condizioni climatiche locali, affinché talune specie animali e vegetali si adattassero al meglio a determinate condizioni ambientali. Grazie alla sua componente immateriale, dalla forte valenza identitaria, il patrimonio rurale si esprime anche attraverso usanze e tradizioni, conoscenze tecniche e professionali, attività agrosilvopastorali, storia, etc., tramandate nel corso della storia, indipendentemente dallo stato di conservazione della sua parte fisica. Poiché sul concetto di identità di luogo insiste anche l’autenticità di un’esperienza turistica, è fondamentale comprendere le dinamiche che generano il patrimonio territoriale locale, al fine di creare un’offerta turistica autentica e sostenibile per il territorio.
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Immagini da 1 a 6. Schematizzazione delle categorie di lettura del paesaggio Images 1- 6. Landascape’s cathegories schemes. Immagine 7. Veduta della Val di Isarco, Alto Adige Image 7. View of Val di Isarco, Alto Adige.
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In order to have an authentic and sustainable long-term ex-perience, both for the territory and for the local communities, it is fundamental to understand what the heritage of a spe-cific place is, especially in its territorial meaning. A.Magnaghi describes the territory as an historical prod-uct of long-lasting processes of coevolution between human settlement and environment; in fact it is the result of the laborious environment transformation by successive and stratified cycles of civilization. It could be assimilate to an high complexity ecosystem, a living or-ganism in continuous transformation, while its rural her-itage is made of all those elements in history that have contributed to making it peculiar. Landscape is the iconographic result of these histori-cal processes. Compared to a painting, rural heritage wouldn’t be just the canvas, the color and the oil com-posing it, but also the hand of the person who designed it, the academic training that brought him to move the brush in a certain way, what emotions the painter felt when he chose a certain color instead of another, as well as the humidity that ruffled the canvas and wrinkled the color, etc. The European Landscape Convention of 2000 defines the landscape as “a certain part of territory, as perceived by pop-ulations, whose character derives from the action of natural and / or human factors and their interrelations”. The promotion of the local territorial heritage requires a local knowledge that goes beyond the catalogueing of events and points of interest and the chosen touristic ac-tivities, customized on tourists demand. This knowledge must refer to territory generative dynamics and its land-scape, in order to provide a tourist offer that turns pas-sive users into pro-active ones, ensuring a greater aware-ness of the place. In this way, trough a local experience of a place, and trough active participation in territory’s life, the tourist promotes the safeguard of local resources. If current trend created a tourist offer within which tour-ists are stakeholders and the territory a consumed good, implementing a sustainable use process of territory, we must reverse roles of territory and tourists. In this way, tourists will act in favor of the former. Therefore, tourist offer submits itself to the needs of the place, even before conforming to tourists’ taste demand. This way, it will be an authentic experience, as it is based on territory gener-ative dynamics experienced by tourists. To better understand these concepts, lets take a first look at the landscape reading categories suggested by D.Pan-dakovich and A.Dal Sasso, which give a first identifica-tion of elements at stake: look at page 15. Local rural heritage is generated by the interaction of those elements belonging to the previous categories with anthropic activities, considered on the long-term time scale. Its constitutive entities are both material and ntangible. Of these, some are still well rooted in the ter-ritory, while others lost over time, remaining either as historical evidence or landscape signs. In fact, the rural heritage is physically rooted to the place of
belonging in its space-time connotation and it is compounded into buildings, abandoned and still in use (historic buildings, vernacular buildings, ruins, aban-doned industries, etc.), signs and modifications of the landscape, whether they are new or old (terraces, hills, fields, pastures, reforestation, infrastructures, etc.), local flora and fauna, as secular result of a genetic selection, partially made by man and local climatics conditions, so that some animal and plant species fit better to certain environmental conditions, and finally into typical local products (food and crafts). Although its immaterial com-ponent of strong identity, it is also expressed through customs and traditions, technical and professional knowledge, agrosilvopastorali activities, history etc. That untangeble elements can be handed down in the course of history, regardless of the state of conservation of its physical part. Since the authenticity of a tourist experience also insists on the concept of place identity,i t is fundamental to understand the dynamics that generate the local territorial heritage, in order to create an authentic and sustainable tourist offer.
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Evoluzione storica delle aree rurali montane / Historical evolution of rural mountain rural areas
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Immagine 8. Veduta storica della Val di Susa, Piemonte Image 8. Historic view of Val di Susa, Piemonte.
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Le Alpi sono un territorio dotato di caratteristiche simili, aventi origini e sviluppi comuni, frutto di millenni di antropizzazione, in cui l’operare dell’uomo era in simbiosi con la natura. In seguito a trasformazioni socio-economiche, avvenute con la rivoluzione industriale, la regione alpina ha subito una profonda alterazione sociale del territorio. Queste aree sono da sempre state caratterizzate da una certa difficoltà abitativa, dovuta per lo più alla scarsità di terre adatte alla coltivazione e al clima caratteristico delle zone montane. Le attività produttive predominanti erano legate all’allevamento e dunque alla lavorazione del latte, alla produzione di foraggio e alla lavorazione di quei materiali, quali pietra, legno e ferro, necessari alla costruzione. I cereali, quali segale e grano saraceno, venivano coltivati affianco ad altre colture più pregiate quali la vite e l’ulivo. Non mancavano attività forestali legate al mercato del carbone e al controllo della crescita del bosco, alla sua pulizia e mantenimento, nonché destinate alla produzione selettiva di essenze utili per l’edilizia, la gastronomia, etc. In ogni caso l’economia di queste aree è sempre stata di tipo autarchico, volto cioè al sostentamento della popolazione locale. Nel sistema romanzo, ovvero quello maggiormente diffuso nelle alpi italiane, l’economia dell’estivazione prevede lo spostamento del bestiame dal villaggio di fondovalle, passando per il maggengo, fino all’alpeggio, sfruttando le diverse quote nelle differenti stagioni. Campi coltivati, terrazzamenti e prati concimati sono di proprietà privata, mentre pascoli e boschi sono di proprietà comunale. Un grande cambiamento si ebbe con l’avvento della Rivoluzione Industriale, che impose al sistema semi-chiuso dell’autosufficienza, tipico delle valli alpine, un confronto coi grandi spazi economici europei, il quale portò allo sgretolamento della società alpina tradizionale. Barletti (2004, p.153) riassume: […] il rapporto Alpi-pianura è venuto a trasformarsi nei due secoli a noi precedenti in maniera sempre più sfavorevole nei confronti della montagna. […] Maggiormente colpite sono state le aree ad economia quasi esclusivamente rurale, soprattutto se caratterizzate dalla forte acclività delle pendici montane, dal grande frazionamento dei campi, dalla lontananza dai centri urbani entro-alpini, da vie di comunicazione difficili e insicure: queste località sono state interessate da un massiccio spopolamento, che si è tradotto anche visivamente in degrado delle strutture insediative e del paesaggio culturale. Nel dopoguerra tale processo è proseguito in molti casi con accentuata intensità, poiché in mancanza di interventi a sostegno di queste economie marginali, è stato avvertito, in modo ancor più netto, dai giovani, il divario con la società di pianura, anche per quanto concerne servizi di svago e cultura, per non parlare dell’assistenza sanitaria […]
Durante il XX secolo le famiglie più importanti persero interesse nella produzione agricola, trasferendo i loro investimenti nelle produzioni industriali (specialmente quella casearia, della quale esisteva già una forte tradizione). Si assistette dunque alla parcellizzazione delle proprietà e al parziale abbandono di aree agricole, in particolare di quelle difficili da raggiungere o con pendenze sconvenienti. La produzione locale casearia divenne marginale, non potendo competere con le quantità prodotte in Val Padana. Nonostante le tendenze evolutive del passato abbiano portato all’abbandono delle aree agricole, con conseguenze marginali nelle aree montane, attualmente si sta registrando un’inversione di tendenza: un ripopolamento da parte di nuovi abitanti, che, alla ricerca di una migliore qualità di vita, si trasferiscono dalla città in contesti rurali. Si può affermare che nel territorio alpino, come in altri contesti rurali marginali, si assiste ad un processo di modernizzazione della cultura delle Alpi (Zanzi, 2004), basato su una sapiente rielaborazione della cultura tradizionale e su una sua integrazione con le istanze più innovative della cultura moderna (Dematteis, 2011). De La Pierre (2015, pag. ) descrive tale fenomeno come una globalizzazione dal basso: “un ritorno alla terra come messaggio niente affatto settoriale o marginale, ma anzi come invito ad ampio respiro dei modelli di vita prevalenti, d’impronta megalopoli tana, sempre meno convincenti per sempre più ampi strati di popolazione”. Questo fenomeno di rivitalizzazione di piccoli centri rurali e marginali può essere anche letto come conseguenza dei sopracitati fenomeni di globalizzazione e omologazione dei modelli socio-economici e degli stili di vita. “I nuovi contadini oggi non rappresentano un residuo di una produzione (piccola) agricola destinata alla scomparsa, ma un’avanguardia di aziende che hanno deciso di percorrere una traiettoria diversa da quella della specializzazione e dell’espansione della scala produttiva, puntando sulla differenziazione, sulla reintegrazione […] dei processi di trasformazione alimentare […] favorendo un intreccio di multiformi relazioni economiche, sociali e culturali con il consumatore/ residente/ turista”. (Michele Corti, 2015)
Alps are characterized by commons origins and similar devolutive courses, which were caused by secolar an-thropization processes, due to the coexistence of humans and nature. The recent Industrial Revolution led to so-cial-economic changes, which brought the alpine area to a deep transformation. These areas always had housing difficulty, mostly due to the shortage of land suitable to cultivation and to the climate of mountain areas. Main productive activities were related to breeding and, therefore, to dairy farming, fodder production and processing of building materials, such as stone, wood and iron, necessary for living. Cereals, mostly rye and buckwheat, were cultivated alongside finest crops, such as vines and olives. There were also forestry activities, related to the coal market and to the control of the growth of the wood, in order to man-tein it clean, as well as to the selective production of essenc-es useful for building, gastronomy, etc. In any case, in these areas economies have always been self-sufficient, aimed at local population needs. In the Roman system, which is the most widespread among Italian Alps, economy of summer pasture pro-vides for livestock moving from the valley village, passing through maggengo up to the mountain pasture, exploit-ing resources througout different altitudes in different seasons. Cultivated fields, terraces and manured mead-ows are privately owned, while pastures and woods are owned by the municipality. A major change occurred with the advent of Industrial Revo-lution, which imposed to the semi-closed system of self-suf-ficiency, typical of the Alpine valleys, a comparison with the great European economic spaces and led to the collapse of traditional Alpine society. Barletti (2004, p.153) summarizes: [...] relationship between Alps and the plain has changed over the past two centuries in an increasingly unfavorable way towards the mountains. [...] The areas with an almost exclusively rural economy were most affected, especial-ly if characterized by the steep mountain slopes, from the large division of the fields, to the distance from the inner-alpine urban centers, to the difficult and insecure routes of communication. they were affected by a massive depopulation, which also visually translated into degra-dation of the settlement structures and the cultural land-scape. In the post-war period, this process has continued in many cases with marked intensity, due to the absence of interventions to support these marginal economies, the gap with the society of the plain has been felt even more clearly by young people, also around entertainment and cultural services, not to mention health care [...] During the twentieth century the most important families lost interest in agricultural production, transferring their investments to industrial production (especially dairy farming, of which there was already a strong tradition). Thus there was the parcelling out of properties and the abandonment of agricultural areas, especially for those ones difficult to reach or on difficult
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slopes. Local cheese production became marginal, not being able to com-pete with the high quantities produced in Val Padana. Despite evolutionary trends of the past have led to the abandonment of agricultural areas, with a consequent marginality of mountain areas, nowadays there is trend inversion: a repopulation by new inhabitants who, look-ing for a better quality of life, are moving from cities to rural settings. It can be said that in the Alpine territory, like other marginal rural contexts, we are witnessing a process of modernizing the culture of the Alps (Zanzi, 2004), based on a skillful reworking of the traditional culture and its integration with the most innovative modern culture (Dematteis, 2011). This revitalization of small rural and marginal centers can also be read as a consequence of globalization and homolo-gation of socio-economic models and lifestyles. “The new peasants today do not represent a residue of a (small) agricultural production destined to disappear, but a vanguard of companies that have decided to follow a different path from that of specialization and expansion of the production scale, focusing on differentiation, on the reintegration [...] of food processing processes [...] favoring an interweaving of multiform economic, social and cultural relations with the consumer / resident / tourist “. (Michele Corti, 2015)
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Cause e conseguenze dell’abbandono nelle aree agricole / Causes and consequences of abandonment in agricoltural areas
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La condizione di marginalità delle aree agricole è una tematica che deriva da diversi fenomeni scompensatori, dei quali lo spopolamento è solo uno dei fattori che agiscono negativamente sulle risorse territoriali di una determinata zona. Rimane comunque che la crescente concorrenza per l’occupazione dei terreni coltivabili, magari per essere utilizzati in modo diverso dall’agricoltura, è uno dei processi più significativi del cambiamento dell’ambiente globale. Un fenomeno che ha colpito circa 1,47 milioni di km2 in tutto il mondo dal 1700 al 1992 e importante per tutto il 20° secolo in America del Nord, nell’ex Unione Sovietica e in Asia meridionale, seguite poi da Europa, Sud America e Cina dal 1960. Il fenomeno dello spopolamento delle montagne non è una caratteristica esclusiva dell’Italia ma dell’intero globo; tuttavia è particolarmente evidente nelle montagne dell’Europa Occidentale e Meridionale perché proprio qui gli uomini si erano maggiormente insediati nel corso dei secoli. La densità di popolazione montana è sempre stata inferiore rispetto a quella di pianura: il sostentamento dei popoli montani proviene da sempre da prodotti derivanti dall’agricoltura, alpicoltura e dall’allevamento; a queste risorse, spesso insufficienti per la sopravvivenza della comunità, si aggiungevano i proventi di un florido artigianato ed erano integrate dai guadagni di coloro che scendevano periodicamente in pianura per lavori stagionali. Le aree montane adatte alla coltivazione sono sempre state molto ristrette in quanto, con l’aumentare dell’altitudine, diminuisce la temperatura, aumentano le precipitazioni, formando così una stratificazione scalare della vegetazione e delle colture, e si accorcia il periodo vegetativo, fattore importante che limita il potenziale agricolo in montagna. I terreni coltivati si restringono più si sale in altezza a causa di pendenze troppo forti, presenza di rocce, nevi e ghiacciai e si riduce il numero delle piante coltivate (ogni specie ha un limite altimetrico al di sopra del quale non è possibile la maturazione). Il limite delle colture indica anche il limite dell’insediamento umano; quindi, man mano aumenta l’altitudine, diminuiscono gli abitanti. Altri fattori che hanno condizionato storicamente la produzione agricola delle aree montane sono la pendenza e l’esposizione, in quanto una pendenza eccessiva crea difficoltà alla coltivazione, soprattutto meccanica (motivo ulteriore di svantaggio per un’azienda agricola che voglia inserirsi nel moderno settore dell’agroindustria). Nasce da qui la necessità di terrazzamenti, utili anche per evitare frane. Seppure la popolazione montana sia sempre stata minore e non omogeneamente distribuita in confronto con quella della pianura, l’aumento del fenomeno di spopolamento si registra a parti dal secon-
do dopoguerra. L’economia agricola delle pianure, grazie all’introduzione delle macchine, con le sue produzioni più abbondanti e più a basso costo, cominciò a fare concorrenza a quella delle montagne, dove invece si acuiva lo squilibrio fra lavoro e reddito, in quanto la brevità della stagione calda e la coltivazione obbligatoriamente manuale hanno sempre imposto ritmi di lavoro ossessivi e minore resa del terreno. Anche l’allevamento, pur utilizzando ancora la montagna per i pascoli estivi, trovava migliori condizioni in pianura ove il sistema viario consentiva lo smercio immediato del latte. Con il progressivo spopolamento delle aree alpine, il numero di capi allevati nelle valli e monticati in alpeggio si è così drasticamente ridotto. I prodotti industriali delle città, grazie alla loro economicità, portavano alla decadenza l’artigianato montano facendo perdere così un’altra importante possibilità di sviluppo. Lo spopolamento montano è quindi la conseguenza del passaggio dall’austera economia di sussistenza a quella di mercato. L’abbandono da parte dell’uomo di aree in cui per secolo la sua permanenza ha modellato il paesaggio, comporta un’incuria del territorio che se per certi aspetti può apportare dei benefici per le popolazioni di animali che vi abitano, per altri comporta effetti negativi finanche catastrofici. La cessazione dell’attività agricola e pastorale è preludio all’avanzamento del bosco, che riprende i campi e pascoli abbandonati causandone l’ inselvatichimento. Tutto ciò altera il paesaggio tradizionale con conseguente perdita di elementi di grande valore, diminuisce la biodiversità e determina una limitazione della fruibilità turistica del territorio, in conseguenza della diminuzione della sicurezza. Aumenta infatti il rischio idrogeologico poiché vengono abbandonate le opere realizzate nel passato per la regimazione delle acque irrigue e per la messa a coltura dei pendii quali i terrazzamenti; la forza delle acque, non più moderata da queste strutture, si moltiplica divenendo così un pericoloso agente erosivo capace di causare smottamenti e frane. Anche le opere idrauliche realizzate per la regolazione dei corsi d’acqua, come argini e canali, lasciati senza manutenzione concorrono a causare alluvioni. Effetto dell’imboschimento è il pericolo d’incendio, mentre l’inselvatichimento dei campi, comportando l’assenza delle opere di sfalcio, fa sì che l’erba lunga e secca permanga sul terreno impedendo la percolazione delle acque nella falda, indurendo il terreno, che non essendo azzezzo al’assorbimento dell’acqua, contribuisce al fenomeno delle frane. In aggiunta l’abbandono di interi villaggi porta alla rovina abitazioni, mulattiere e strade, frenando così lo sviluppo delle piccole valli. Mentre da un punto di vista economico produce un generale impoverimento privando le vallate alpine delle necessarie risorse locali di imprenditorialità e di forza-lavoro e determinando la cessazione di attività
commerciali e di servizi; in ultimo impoverisce il tessuto umano facendo svanire a poco a poco il senso dell’appartenenza ad una tipica identità e ai valori della cultura tradizionale.
Condition of marginality of agricultural areas comes from various phenomena of decompensation, of which depopulation is only one of that factors negatively act-ing on resources of a given area. However, the growing competition for the occupation of arable land, to be per-haps used differently from agriculture, is one of the most significant processes of global environmental change. A phenomenon that struck about 1.47 million km2 world-wide from 1700 to 1992 and that throughout the 20th century spread in North America, in the former Soviet Union and in South Asia, then followed by Europe, South America and China since 1960. Depopulation of mountains is not exclusive of Italy but of entire globe; however, it is particularly evident on West-ern and Southern Europe because of their relatively high population, through centuries human establishment. Mountain population density has always been lower than plain’s: sustenance of the mountain peoples has always come from products deriving from agriculture, alpine farm-ing and breeding; to these resources, often insufficient for the survival of the community, were added proceeds of a flourishing craftsmanship and were supplemented by the earnings of those who periodically descended to the plains for seasonal work. Mountainous areas suitable for cultivation have always been very restricted as to altitude increase corrisponds a temperature decrease and precipitation increase, thus form-ing a scalar stratification of vegetation and crops, and short-ening the vegetative period, one of the main factors which limit agricultural potential on mountains. Cultivated land shrinks more at it rises in height and over slopes too strong, as well as number of fertile plants reduces at presence of rocks, snows and glaciers, (each species has an altitude limit above which ripening is not possible) .Crop limit also indicates the limit of human settlement; therefore, as the altitude increases, the inhabitants decrease. Other factors that have historically influenced agricultural pro-duction on mountain areas are slope and exposure, as an excessive slope creates difficulties for cultivation, especially mechanics (a further disadvantage for a farm that wants to fit into the modern sector of agro-industry). Hence the need for terracing, which is also useful to avoid landslides. Although mountain population has always been short and dis-homogeneously distributed compared to that of plains, the increasing depopulation started after World War II. The agricultural economy of plains, thanks to the introduction of machines, with its higher quantities and lower costs of production, began to compete with that of the mountains, where the unbal-ance between work and income increased, as the brevity of the hot season and compulsory manual cultivation have always imposed obsessive work rhythms and lower soil yield. Breeding, even if still present on mountain for summer pastures, found better conditions in the plains where the road system allowed the immediate sale of milk. With the progressive depopulation of the Alpine ar-eas, the
number of animals meaded in high pastures has drastically reduced. Industrial products, thanks to their cheapness, led to the decline of mountain handicraft, thus losing another important possibility of develop-ment. Mountain depopulation is therefore the main con-sequence of the transition from the austere subsistence economy to the market economy. Once agricolture and farming stopped, wood grown over ab-bandoned crops and pastures, bringing them back to wild state. All that cause a loss of traditional landscapes, biodi-versity reduce and torism accessibility decrease as a direct consequence of a lower control and land security. In fact,the hydrogeological risk has increased because works carried out in the past for water regulation and for terracing for cultivating purposes were abandoned; the strength of the waters, no longer moderated by these structures, becomes a dangerous erosive agent capable of causing landslides. Hydraulic works created for water-courses regulation, such as banks and canals, left without maintenance, contributed to causing floods. The effect of wood growth is the danger of fire, while the wildness of fields, resulting in the absence of mowing works, causes long and dry grass to remain on the ground preventing water percolation in the water table, hardening the soil , which are not used to the absorption of water, con-tributes to the phenomenon of landslides. In addition, the abandonment of entire villages leads to the ruin of houses, mule tracks and roads, thus slowing down the development of small valleys. While from an economic point of view it produces a general impoverishment de-priving the Alpine valleys of the necessary local resources of entrepreneurship and workforce and determining the cessation of commercial activities and services; Lastly, it depletes the human fabric by gradually fading away the sense of belonging to a typical identity and to the values of a traditional culture.
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Rigenerazione territoriale attraverso “Sistemi Agro-alimentari Locali a Valenza Identitaria” / Local regeneration through agro-food local systems with identity value
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Immagine 9-10. Stracchino all’Antica prodotto a Corna Imagna (BG), coperto da certificazione De.Co. e presidio Slow Food Image 9-10. Stracchino all’antica produced into Corna Imagna, covered by De.Co. c and Slow Food ertification. Immagine 11. Bitto Storico prodotto a Gerola (SO), coperto da certificazione De.Co. e presidio Slow Food Image 11. Bitto Storico made in Gerola (SO), covered by De.Co. c and Slow Food ertification.
Da quanto fino ad ora espresso è evidente che il Patrimonio rurale non “esiste al di fuori della collettività che l’ha creato e che lo ricrea continuamente”, la sostenibilità di un progetto di sviluppo turistico e promozione del territorio va intesa nel senso di un recupero attivo delle risorse perdute. “Non vi sarà più patrimonio rurale il giorno in cui gli ultimi agricoltori locali si saranno trasformati in guardiani di musei e giardinieri”. (Agostini, 2017) Dunque, contrastare lo spopolamento è il primo passo per garantire il mantenimento del paesaggio, dell’identità alpina e per far uscire molte valli e versanti da questa condizione di forte disagio. In Italia già negli anni ’20, amministratori e studiosi avevano lanciato l’allarme per quanto stava avvenendo nelle zone rurali e alpine e per i pericoli che l’inarrestabile emorragia di uomini faceva prevedere. Di fronte a un fenomeno così diluito nel tempo ed esteso nello spazio, ma soprattutto così variegato nelle sue sfaccettature, è mancata in passato (e forse tuttora) una chiara consapevolezza dei suoi numerosi risvolti problematici. Cosicché l’attenzione per farvi fronte spesso ha lasciato il posto a vuota retorica o ad un susseguirsi di interventi parziali, dettati ora da interessi politici, ora da mere logiche economiche, ora da intenti ecologici, ma raramente frutto di un’azione corale mirata a favorire lo sviluppo e insieme la tutela di un ambiente e dei suoi attori, nel rispetto della storia e cultura delle popolazioni alpine. Bisogna quindi intervenire in modo integrato, evitando soluzioni semplicistiche, prestando costante attenzione a chi ha saputo abitare queste aree per secoli. Per conservare la popolazione e le culture è quindi importante attuare interventi di carattere politico, sia a livello nazionale che comunitario. Oltre 4 milioni di abitanti vivono nelle Alpi italiane: un’estesa regione in cui si concentrano enormi risorse naturali e di biodiversità, ma anche una grande potenzialità economica e produttiva. Bisogna far sì che queste non rimangano solo delle potenzialità ma che si trasformino in realtà, quella realtà che può portare la montagna ad uscire dal torpore in cui è caduta da anni e che la riporterà ad un florido sviluppo. Per far ciò bisogna valorizzare tutte le risorse presenti: da quelle naturali a quelle umane. L’agricoltura montana, anche se non è più competitiva, può però riacquisire valore mediante la valorizzazione dei prodotti tipici, grazie anche a marchi ed etichettature, che garantiscano produzioni biologiche e di qualità. Mantenere viva l’agricoltura in montagna porta anche l’ulteriore vantaggio di garantire la manutenzione del paesaggio culturale e la salvaguardia del territorio da eventi catastrofici in quanto gli agricoltori, attraverso la loro attività, possono essere considerati i “giardinieri del paesaggio”. (Op, cit) Anche l’attività pastorale si propone come strumento in grado frenare lo spopolamento e valorizzare l’ambien-
te montano conservando il paesaggio tradizionale, aumentando la fruibilità turistica del territorio e evitando la perdita di potenzialità produttive per prodotti tipici delle regioni montane legati all’attività zootecnica e al pascolamento, che potrebbero recuperare interessanti spazi di mercato, ad es. con formaggi tipici. In conclusione, per evitare la cessazione delle piccole imprese contadine, l’emigrazione e il conseguente spopolamento, dev’essere incrementato il sostegno strutturale all’agricoltura locale. A supporto di tale teoria vi sono altri esempi, riportati da S. De La Pierre, M. Corti e S. Agostini, nella loro opera Cibo e Identità Locali; esperienze distribuite sul territorio lombardo che testimoniano in maniera corale, la tendenza attuale alla ricerca delle radici culturali e sociali di una determinata comunità, nella produzione tradizionale alimentare, sia che essa provenga dall’agricoltura che dall’allevamento. In queste esperienze di sviluppo locale è evidente il ruolo rifondativo del cibo: la ricostruzione di una filiera agroalimentare, connessa ad un prodotto agricolo dal forte valore identitario, può innescare un processo di rigenerazione territoriale. Tutto questo può attuarsi grazie ad un processo di retro innovazione che ha contribuito a ridefinire e ricreare sistemi produttivi, culturali, artistici e comunicativi complessi e integrati a livello locale. Questi processi di sviluppo locale partono dai valori del paesaggio storico in senso ampio: equilibri idrogeologici, reti ecologiche ed equilibri insediativi, che le passate società agrosilvopastorali erano riuscite a creare nel corso dei secoli. Tuttavia non si tratta di processi di conservazione delle caratteristiche delle società tradizionali rurali, ma dello sviluppo di nuove realtà, che mantenendo salda una mediazione culturale con l’ambiente, possano produrre nuovi paesaggi, nuove tecniche costruttive e nuove tipologie urbane. Il Local Food, inteso come prodotto agroalimentare, implica nessi ecologici, storici, sociali, culturali, simbolici e politici andando oltre alle mere relazioni commerciali tra produttore e consumatore, tipiche dei prodotti industriali. Esso contiene una sorta di codice genetico di lunga durata, entro cui sono centrali le relazioni tra produzione e territorio: esiste una stretta dipendenza in senso qualitativo del prodotto agroalimentare con il tipo di rapporto esistente tra insediamento umano e territorio. La qualità ambientale e la preservazione del territorio sono i prerequisiti per una produzione di qualità. Rispetto alle produzioni industriali e al fenomeno dello sviluppo artigianale-postfordista, che si è visto nascere recentemente col nome di made in Italy, quelle agro-alimentari hanno la virtù di avviare un’inversione del ciclo distruttivo di de-territorializzazione e consumo attual-
10 mente in atto, avviando nuovi equilibri dal basso, a partire dalla piccola dimensione insediativa, risalendo sino alla scala territoriale. Identificare i sistemi di local food con le filiere corte della “vendita diretta” e dei “prodotti a Km zero” risulta quindi una mera banalizzazione: essi infatti appartengono ad un sistema produttivo capace di integrare tutte le realtà territoriali presenti, così che il prodotto agroalimentare possa trasmettere al consumatore i valori socio-culturali di cui è veicolo e le relazioni che lo hanno generato. Si tratta di processi di reificazione del cibo, che permettono il nascere di processi comunitari di sviluppo locale. In questo modo la presenza di permanenze culturali, soprattutto nelle aree marginali, permette di riabilitare quelli che erano (fino all’industrializzazione della modernità) dei fattori di svantaggio (Marsden,2008); inoltre essendo tali risorse culturali e patrimoniali risorse collettive, si ha conseguentemente una mobilitazione collettiva, fondamentale per una rivitalizzazione comunitaria complessiva. Solo una cittadinanza attiva e consapevole può salvaguardare il proprio territorio dagli interessi speculativi di enti esterni. Queste dinamiche spontanee, che reintegrano la produzione alimentare nella prospettiva dello sviluppo e dell’autonomia delle comunità locali, sono in grado di comprendere in modo organico aspetti produttivi, sociali, culturali e paesaggistici e vengono definiti “Sistemi Agroalimentari Locali a Valenza Identitaria: SALVI” (Op.Cit). Tali sistemi vedono una focalizzazione centrale sulla dimensione socio-culturale che, integrata con quelle comunitaria e territoriale, rappresenta la garanzia per la sostenibilità a lungo termine dei nuovi (e non) sistemi produttivi agricoli. Punto di partenza per un SALVI è la ricostruzione di un senso di appartenenza della comunità al proprio territorio, possibile solo attraverso un processo di riappropriazione da parte della comunità delle risorse legate alla cultura e alle pratiche agricole e alimentari, a sua volta attuabile per mezzo di strategie consapevoli da parte degli enti locali; ovvero un processo di riappropriazione di una memoria comune che divenga occasione di iniziativa culturale, turistica ed economica. Tali sistemi si articolano attraverso l’intero complesso del web rurale, ovvero la fitta trama di relazioni multilivello e multidimensionali che legano le risorse e il territorio con attori economici, sociali e istituzionali, dando vita ad eco-economie basate su piccole micro imprese che attraverso network complessi sono in grado di usare e sviluppare le risorse disponibili in modo sostenibile. È evidente come la chiave della sostenibilità economica dei SALVI sia legata al concetto di nested market (OOstindie, 2006,206), che salda mercati, risorse comuni e capitale sociale. In tal modo, anche se da un punto di vista di ettaraggio e di volume produttivo i SALVI risultano dei micro-sistemi, essi vantano altre grandezze, quali l’esten-
sione del capitale sociale coinvolto, l’ammontare delle reti economiche di servizio etc., che permettono la costituzione di un’economia di significato, ovvero con finalità di promozione territoriale e non meramente lucrativa (Op.Cit). Un sistema di questo tipo ha in sé le caratteristiche per la costituzione di un ulteriore sistema di sviluppo a indirizzo turistico di sé stesso, attraverso cui ottenere un ritorno del capitale investito inizialmente dalla comunità per l’avvio del suddetto sistema. Ai costi iniziali elevati di tali sistemi di sviluppo corrisponde quindi il mantenimento di un sistema di beni culturali identificabile con un pregevole patrimonio rurale vernacolare che rappresenta una risorsa culturale, scientifica, educativa, turistica e sociale; mantenimento che, agendo direttamente sulle risorse territoriali locali si fa garante della sostenibilità di tale metodo di sviluppo turistico. In aggiunta, poiché i SALVI sono portatori di modelli non convenzionali e opposti a quelli dell’agro-industria in ambito di biodiversità, (quest’ultima ha limitato gradualmente il numero di varietà coltivate e utilizzate per i mangimi destinati agli animali d’allevamento, sostituendole con ibridi prodotti dalle multinazionali), sia a livello macroscopico (specie vegetali e animali) che microscopico (flora batterica presente nel latte), con conseguenze dirette sulla qualità e specificità dei prodotti agroalimentari e pastorali, essi permettono di offrire sul mercato turistico un prodotto coerente con le attuali tendenze di ricerca dell’autentico e del locale. Nell’attuale contesto in cui il turismo della neve va verso una crisi sempre più profonda, dovuta in gran parte ai cambiamenti climatici in atto, le potenzialità nelle filiere corte di un turismo eno-gastronomico possono considerarsi valide alternative in molti comuni di montagna che cercano una conversione delle modalità attuali con cui utilizzano le proprie risorse territoriali. Uno sviluppo turistico che abbia una ricaduta virtuosa sul territorio è tale, in quanto non si limita al mantenimento del patrimonio esistente, ma si estende verso il recupero di ciò che è andato perso e che può, se riattivato, apportare benefici concreti alla popolazione nell’ ottica di uno sviluppo locale. Tutto questo in coerenza con le attuali politiche nazionali per la gestione dei beni culturali, come suggerito dalla Legge n° 137 del 6 luglio 2002, Delega per la riforma dell’organizzazione del Governo e della Presidenza del Consiglio dei ministri, nonché di enti pubblici, all’Art. 10: Valorizzazione attraverso l’esercizio di funzioni e attività dirette a utilizzare le conoscenze del patrimonio culturale e ad assicurare le migliori condizioni di utilizzo e fruizione pubblica del patrimonio stesso [...] al fine di promuovere lo sviluppo locale.
F rom what has been expressed so far, it is clear that rural heritage does not “exist outside the community that cre-ated it and that it continually recreates it”, the sustainabil-ity of a tourism development project and the promotion of the territory must be understood in the sense of an active recovery of lost resources. “There will be no more rural heritage the day the last local farmers have turned into museum guards and gardeners”. (Agostini, 2017) Therefore, counteracting depopulation is the first step to guarantee landscape maintenance, alpine identity and to bring out many valleys out of strong disadvantaged conditions. In Italy around the ‘20s, administrators and scholars have raised the alarm for what was happening in rural and alpine areas and for dangers caused by the unstoppable running out of people. a clear awareness of its many problematic aspects has been lacking in the past (and perhaps still today), while facing with a phe-nomenon so spreaded over time, extended in space and so variegated. Attention to deal with it often gave way to empty rhetoric or a succession of partial interventions, now dictated by political interests, now by mere eco-nomic logic, now by ecological intent, but rarely as a re-sult of a choral action aimed to favor local development and at the same time to protect an environment and its actors, respecting the history and culture of Alpine pop-ulations. It is therefore necessary to intervene in an inte-grated way, avoiding easy solutions, but paying constant attention to those who have lived in these areas for cen-turies. Therefore, in order to conserve a population’s cul-ture it is important to implement measures of a political nature, both at national level and at a Community level. Over 4 million inhabitants live in the Italian Alps: an ex-tensive region where enormous natural resources and biodiversity are concentrated, with a great economic and productive potential, in need to be turned into re-ality, that can lead mountain out of the torpor in which it has fallen for years, back to a thriving development. Making resources available is needed (from natural to human resources). Mountain agriculture, even if it is no longer competitive, can however regain value through the valorisation of typical products, thanks also to brand-ing and labeling strategies, which guarantee organic and quality products. Keeping agriculture alive on the mountains also has the advantage of ensuring the main-tenance of cultural landscape and the protection of land from catastrophic events: farmers act as “landscape gar-deners”. (Op, cit) Pastoral activity is also proposed as an instrument able to curb depopulation and enhance mountain environment by preserving traditional landscape, increasing tourist usability of land and avoiding the loss of production po-tential for products typical of mountain regions related to livestock farming and grazing, which could find in-teresting market space: typical cheese. In conclusion, in order to avoid the cessation of small farm businesses, em-igration and the resulting depopulation, structural sup-port for local agriculture
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Immagine 12. Asparago Rosa di Mezzago (MB), coperto da certificazione De.Co. e presidio Slow Food Image 12. Asparago Rosa made in Mezzago (MB), covered by De.Co. c and Slow Food ertification. Immagine 13. Pizzoccheri di Teglio (SO), coperto da certificazione De.Co. e presidio Slow Food Image 13. Pizzoccheri made in Teglio (SO), covered by De.Co. c and Slow Food ertification.
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and farming must be increased. As a support to this theory there are some examples, reported by S. De La Pierre, M. Corti and S. Agostini, in their work Food and Local Identities; experiences distributed throughout the Lombardy region that testify in a choral way, the current trend in the search for the cultural and social roots of a given com-munity, in traditional food production, whether it comes from agriculture or breeding. In these local development experiences the re-founding role of food is evident: the reconstruction of an agri-food chain, connected to the agricultural product with a strong identity value, can trigger a process of territorial regen-eration. All this can be achieved thanks to a retro innova-tion process that helps to redefine and recreate complex, integrated, productive, cultural, artistic and communica-tive systems at the local level. These local development programs have a base in the values of historical landscape in wide sense: hydrogeological equilibria, ecological net-works and settlement equilibria, which the past agrosilvo-pastoral societies had managed to create over the centu-ries. However, these are not processes of preservation of traditional rural societies characteristics, but aim at the development of new realities, which maintaining a stable cultural mediation with the environment, can produce new landscapes, new construction techniques and new urban typologies. Local Food, as an agri-food product, implies ecological, histor-ical, social, cultural, symbolic and political links going beyond the mere commercial relations between producer and con-sumer, typical of industrial products. It has a sort of longlast-ing genetic code, within which the relations between produc-tion and territory are central: there is a strict dependence in the qualitative sense of the agri-food product with the type of relationship existing between human settlement and territory. Environmental quality and land preservation are the prerequisites for a production of quality. Compared to industrial production and the phenomenon of ar-tisanal-post-Fordist development, which has recently emerged under the name of made in Italy, agro-food products have the virtue of starting an inversion of the destructive cycle typical of de-territorialization and con-sumption currently in progress. All this could give start to a new balance from the bottom, from the small settle-ment size, to the territorial scale. Identifying local food systems with the short supply chains of “direct sales” and “zero-kilometer products” is therefore a mere trivialization: they belong to a production system capable of integrating all the territorial realities present, so that agri-food product can transmit to the consumer socio-cultural values as it is the result of relationships that generated it. These are processes of reification of food, which allow the emergence of community processes of local development. In this way the presence of cultur-al permanences, especially in marginal areas, makes it possible to rehabilitate what were (until the advent of modernization) disadvantage factors (Marsden, 2008); furthermore, since these resources are cultural and pat-rimonial collective, there is consequently a
13 collective mobilization, fundamental for a total community revital-ization. Only an active and aware citizenship can safeguard its ter-ritory from the speculative interests of external entities. These spontaneous dynamics, which reintegrate food production in the perspective of the development and autonomy of local communities, are able to put produc-tive, social, cultural and landscape aspects toghether in an organic way and are called “Local Agro-Food Systems in Identity: SALVI� (Op.Cit). These systems have a central focus on the socio-cultural dimension that, integrated with the community and territorial ones, represents the guarantee for the long-term sustainability of new (and non) agricultural production systems. The starting point for a SALVI is the reconstruction of a sense of belonging to the community to its territory, possible only through a process of reappropriation by the community of resourc-es linked to culture and agricultural and food practices, which can be implemented by means of aware strategies by local authorities; or a process of reappropriation of a common memory that becomes an opportunity for cul-tural, tourist and economic initiative. These systems are articulated through rural web com-plex, the dense network of multilevel and multidimen-sional relationships that link resources and territory with economic, social and institutional actors, giving rise to eco-economies based on small micro enterprises, that are able to use and develop resources in a sustainable way. It is evident that the key to the economic sustain-ability of a SALVI is linked to the concept of a nested market (OOstindie, 2006,206), which consolidates mar-kets, common resources and social capital. So that, even if from a quantity point of view SALVI’s production vol-ume figures it out as micro-systems, it can boast other quantities, such as the extension of the social capital in-volved, the amount of economic service networks, etc. that allow the establishment of an economy of meaning, with the purpose of territorial promotion and not merely lucrative (Op.Cit). This kind of system has within itself a possible touristic development, through which the community can see coming back its first investment To high initial costs of such development systems there fore correspond the maintenance of an identifiable cul-tural heritage system, with a valuable vernacular rural heritage that represents a cultural, scientific, education-al, tourist and social resource; maintaining that, acting directly on local territorial resources, guarantees the sus-tainability of this method of tourism development. Since SALVI are carring unconventional models, op-posed to those of the agro-industry in the field of bio-diversity, (the latter has gradually limited the number of varieties grown and used for feed intended for farm ani-mals, replacing them with hybrids produced by multina-tionals), both at the macroscopic level (plant and animal species) and microscopic (bacterial flora present in milk), with direct consequences on the quality and specifici-
ty of agri-food and pastoral products, allow to consistently offer a product in the tourism market with current re-search trends of the authentic and the local. In the cur-rent context in which the snow tourism goes towards an ever deeper crisis, due in large part to the current cli-mate changes, the potentials in the short supply chains of an eno-gastronomic tourism can be considered valid alternatives in many mountain communities looking for a conversion of the current ways in which they use their own territorial resources. A tourism development that has a virtuous fallout on the territory is such, as it is not limited to the mainte-nance of the existing heritage, but extends towards the recovery of what has been lost and that, if reactivated, bring concrete benefits to the population under a local development view. All this in line with current nation-al policies for the management of cultural heritage, as suggested by Law No. 137 of 6 July 2002, Delegation for the reform of the organization of the Government and the Presidency of the Council of Ministers, as well as of public bodies, Art. 10: Enhancement through the exercise of functions and ac-tivities aimed at using knowledge of cultural heritage and ensuring the best conditions for use and public use of the heritage itself [...] in order to promote local development on small micro-enterprises through net-works complexes are able to use and develop available resources in a sustainable way.
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Modalità ricorrenti di recupero dell’architettura rurale storica / Recurring methods for the recovery of historical rural architecture
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18 In Italia il concetto di patrimonio è ancorato in negativo all’idea di un vincolo che blocca lo sviluppo per fermare il degrado. Eppure non ci può essere sviluppo sostenibile prescindendo dai valori patrimoniali del bene su cui si interviene (Agostini, 2017). Un patrimonio non esiste al di fuori della collettività che l’ha creato e che lo ricrea continuamente (op, cit). L’architettura che dimostra un valore etno-antropologico, soprattutto nel caso dell’architettura rurale che non può essere mantenuta a prescindere dal suo uso, pur ammettendo la complessità dei suoi valori testimoniali, non può essere ridotta a pura contemplazione. Occorre allora procedere con cautela, distinguendo le strutture che abbiano realmente caratteri monumentali che non consentono alcun adeguamento funzionale, da tutte quelle altre che possono essere destinate a una rifunzionalizzazione (Agostini, 2017). Tutto evolve e, soprattutto in ambito agricolo, il congelamento degli edifici non risolve il problema dell’abbandono e del degrado territoriale. In definitiva non si può cercare la soluzione nella conservazione integrale dell’edificio, ma nella sua valorizzazione, attuata reindirizzando e sfruttando le potenzialità di un mutamento oggi divenuto inevitabile. Un’alternativa alla conservazione integrale è la tendenza corrente più comunemente diffusa, che opera sul costruito (con strategie top-down) in maniera re interpretativa. Il recupero architettonico è spesso circoscritto al singolo edificio, trascurandone il contesto, il paesaggio e le dinamiche insediative storiche che lo hanno costruito. Facilmente si vedono interventi che vedono la ristrutturazione di interi nuclei insediativi storici con destinazione finale ad albergo diffuso che, seppur apportando possibili benefici ai finanziatori del progetto, esulano completamente dalla logica di recupero integrato, entro cui la relazione edificio-terra-agricoltore prima descritta venga considerata elemento fondamentale non solo per l’efficacia del progetto di recupero, ma anche per la sua sostenibilità sul lungo periodo. Di seguito sono riportati alcuni esempi di interventi sull’architettura montana per fornire un quadro complessivo delle modalità di recupero dell’esistente: da quelle più conservative a quelle più trasformative. Per comprendere le strategie scelte per ogni intervento vanno considerati i diversi fattori caratterizzanti le situazioni contingenti: stato di conservazione, funzione da insediare, tipo e quantità di interventi utili all’adeguamento dell’edificio alle nuove funzioni, approccio formale, rapporto col luogo, il paesaggio e la cultura locale. Esempi di interventi conservativi, come il recupero di Santo Stefano di Sessanio, Colletta di Castelbianco (Giancarlo De Carlo, 1980) (fig.14) e Torri Superiori, perseguono un intervento sull’esistente volto al mantenimento dei caratteri tipologici, strutturali, formali e materiali dell’architettura locale, in grado di conservare
19 l’identità e l’atmosfera del luogo. Il recupero ripropone dunque i caratteri dell’architettura locale, eliminando superfetazioni (per lo più degli anni ’60 e ’70), conservando il più possibile strutte e materiali originari e riproponendo elementi storicamente esistenti. Un altro approccio conservativo è quello deinibile come casa nella casa, perseguito da numerosi interventi nelle Alpi Svizzere. Nei progetti di Curzùtt (Guidotti, Snozzi, Rapetti, Rossini, 2006), Pianezzo (Michele Arnaboldi, 2001) (fig.15) e Casa RA a Soglio (Armando Ruinelli, 2009) (fig.16) l’intervento ha previsto il mantenimento dei caratteri esterni dell’edificio dal punto di vista formale, materico e costruttivo (consolidando ove necessario), ma operando all’interno una radicale trasformazione degli spazi attraverso la realizzazione di un involucro in legno o cemento armato per adeguare l’edificio ai confort richiesti. Queste operazioni rappresentano un buon compromesso tra conservazione e trasformazione. Altri progetti di completamento, ricucitura e trasformazione, come la Haus Ragonesi (fig. 17), Bergün, Grigioni (Marques & Zurkirchen, 2011) e A wardrobe in the landscape a Madesimo(Scaramelli, 2010) (fig. 18) testimoniano un approccio che evidenzia la diversità nella forma, nella struttura e nei materiali del nuovo intervento rispetto all’edificio esistente. Similmente alcuni progetti di recupero quali la Borgata Paralup (fig.19) e il restauro della Stockalpertum (fig.20) a Gondo (Haefele-Schimid,2000) rappresentano un processo di ricostruzione, mediante materiali e forme moderne, di edifici rurali tradizionali in stato di rudere, che sottolinea la differenza tra nuovo intervento ed esistente. Sempre in presenza di ruderi e di edifici in pessimo stato di conservazione, o nel caso di una nuova realizzazione, l’intervento, come ad esempio Casa UP ( fig.21) a Madesimo (Scaramellini) e l’Ostello di Curzùtt (Guidotti), persegue la realizzazione dell’edificio copiando forme, volumi e materiali dell’architettura locale per gli esterni e proponendo nuove soluzioni per gli esterni (Milan, 2006). La realizzazione del centro culturale Lou Pourtoun a Ostana (IAM) (fig.22), delle stalle Sut Vitg e della Chiesa da Morts a Vrin (Gion Caminada) (fig.23), della Single family house a Falera (Hans-Jörg Ruch)(fig.24), della Chalet Henriod a Satarma (Galletti-Matter) (fig.25) e della cascina all’Alpe Sceru (Pedrozzi) (fig.26) testimoniano interventi che hanno reinterpretato le tipologie, le forme, i materiali e le tecniche costruttive della tradizione locale per realizzare nuovi edifici adibiti a funzioni moderne che si integrano armoniosamente nel paesaggio circostante, testimoniando la continuità con la cultura costruttiva del luogo. In ultimo l’Atelier Bardill a Scharans (fig.27) (Valerio Olgiat, 2007), la Das Gelbe Haus a Films (Valerio Olgiati, 2008) (fig.28), la Casa Rezzonico a Vogorno (Livio Vac-
chini,1984), l’unità residenziale dell’Albergo diffuso a Paluzza (Ceschina e Mentil, 2001) (fig.29) e la Maison Roduit a Chamoson (savoiz & Fabrizzi, 2005) (fig. 30) sono invece la testimonianza di interventi “formalisti” in cui l’architettura perde ogni dialogo culturale e costruttivo con il luogo proponendo interventi dettati da presunti pretesti intellettuali. Questi progetti, che a volte interessano il patrimonio costruito attraverso operazioni particolarmente trasformative, e a volte anche distruttive mediante l’uso di forme e materiali contemporanei e astratti, operano una radicale trasformazione del linguaggio costruttivo della cultura architettonica rurale montana, contribuendo alla sua perdita, anziché alla sua volgarizzazione (Dini, 2014; Favero&Frigerio, 2013). In linea con quanto espresso dalla Convenzione Europea del Paesaggio redatta nel 2000 e dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio redatto nel 2001 (Briatore, 2011, pp. 13-15), l’intervento di recupero deve essere volto alla riqualificazione, alla rivitalizzazione, alla valorizzazione di un determinato territorio, di una città o di parti di essa. Esso può in tal caso essere definito come un intervento di rigenerazione ovvero la trasformazione di un luogo che mostra sintomi di declino ambientale (fisico), sociale e/o economico attraverso l’infusione di una nuova vitalità nella comunità, nelle industrie e nei luoghi di declino, generando miglioramenti sostenibili a lungo termine alla qualità dalla vita locale in termini economici, sociali e ambientali (Evans & Shaw, 2004). Si ribadisce dunque l’importanza ai fini dell’utilità di un progetto di rigenerazione, la sua natura di progetto integrato, ovvero un intervento volto non solo al recupero fisico e materiale degli spazi e degli edifici, ma che presuppone l’attivazione di processi locali in grado di sostenere l’intervento a lungo termine, generando sviluppo e occupazione nell’economia del luogo.
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In Italy heritage is strictly connected to the idea of re-striction, which acts in order to avoid any decay process. Even though no sustainible development is possible re-gardless of heritage values (Agostini, 2017). Heritage can not exist out of the community who gave birth to it and which contunously creates it everyday (op, cit). Rural ar-chitecture can not be mantained itself out of its original use, that is why any architecture which shows etno-an-tropolgical value, keeping the complexity of its historical values, can not be reduced to comtemplative work. It is therefore necessary to proceed with caution, distin-guishing the structures that actually have monumental characters that do not allow any functional adaptation, from all those that can be destined to a refunctionaliza-tion (Op. Cit., 30). Everything evolves and, especially in the agricultural sector, freezing buildings does not solve the prob-lem of abandonment and territorial degradation. Ultimately we can not seek any solution in promoting integral conser-vation of the building, but in its valorisation, implemented by redirecting and exploiting the potential of a change that has now become inevitable. In alternative to integral conservation there is the cur-rent method which operates on the site in a reinterpre-tative manner (with top-down strategies) Architectural recovery is often limited to the individual building, ne-glecting the context, the landscape and the historical dynamics that have built it. Easily interventions that see the restructuring of entire historical settlements as final destination to a widespread hotel, although bringing possible benefits to the funders of the project, are com-pletely beyond the logic of integrated recovery, within which the relationship building-land-farmer typical of historic buildings is considered a fundamental element not only for the effectiveness of the recovery project, but also for its long-term sustainability. Below there are some examples of interventions on mountain architecture to provide an overview of how to recover the existing: from the most conservative to the most transformative. To understand the strategies cho-sen for each intervention the various factors characteriz-ing the contingent situations must be considered: state of conservation, function to be established, type and quantity of interventions useful for the adaptation of the building to the new functions, formal approach, relation-ship with the place, the landscape and local culture. Examples of conservative interventions, such as the recovery of Santo Stefano di Sessanio, Colletta di Cas-telbianco (Giancarlo De Carlo, 1980) (Img. 14) and Torri Superiori, pursue an intervention on the existing face to maintain the typological, structural, formal and material characteristics of the local architecture , able to preserve the identity and atmosphere of the place. Recovery then proposes characteristics of local architecture, eliminat-ing superfetations (mostly from the ‘60s and’ 70s), pre-serving as much as possible original structures and
22 ma-terials and re-proposing existing historical elements. Another conservative approach is the one box into box, pursued by numerous interventions in the Swiss Alps. In Curzùtt’s projects (Guidotti, Snozzi, Rapetti, Rossini, 2006), Pianezzo (Michele Arnaboldi, 2001) (Img. 15) and Casa RA in Soglio (Armando Ruinelli, 2009) (Img. 16) the project in-volved the maintenance of the external characters of the building from the point of formal, material and constructive view (consolidating where necessary), but operating within a radical transformation of the spaces through the construc-tion of a wooden or reinforced concrete envelope to adapt the building to the required comfort. These operations rep-resent a good compromise between conservation and trans-formation. Other projects of completion, rehabilitation and transfor-mation, such as Haus Ragonesi (Img.17), Bergün, Grigioni (Marques & Zurkirchen, 2011) and A wardrobe in the land-scape at Madesimo (Img.18) (Scaramelli, 2010) testify to an approach that highlights diversity in form, structure and in the materials of the new intervention compared to the ex-isting building. Similarly, some recovery projects such as Borgata Paralup(Img.19) and the restoration of Stockalpertum (Img.20) in Gondo (Haefele-Schimid, 2000) represent a pro-cess of reconstruction, using modern materials and forms, of traditional rural buildings in a state of ruin, which underlines the difference between intervention and existing. Always in the presence of ruins and buildings in a poor state of conservation, or in the case of a new construc-tion, the intervention, such as Casa UP (Img.21) in Mades-imo (Scaramellini) and the Curzùtt Hostel (Guidotti), pur-sues the realization of the ‘building by copying forms, volumes and materials of the local architecture for the exteriors and proposing new solutions for the exteriors ( Milan, 2006). The realization of Lou Pourtoun cultural center in Ostana (IAM) (Img.22), Sut Vitg stables (Img. 23) and the Church from Morts to Vrin (Gion Caminada), Single family house in Falera (HansJörg Ruch) (Img.24), Chalet Henriod in Satarma (Galletti -Matter) (Img.25) and of the farmhouse at Alpe Sceru (Pedrozzi) (Img.26) testify interventions that have reinterpreted the types, shapes, materials and construction techniques of local tradition to create new buildings used for modern functions, that blend harmo-niously into the surrounding landscape , witnessing the continuity with the local constructive culture. Lastly, Atelier Bardill at Scharans (Valerio Olgiat, 2007) (Img.27), Das Gelbe Haus at Films (Valerio Olgiati, 2008) (Img.28), Casa Rezzonico at Vogorno (Livio Vacchini, 1984), residential unit of the Albergo diffuso in Palu-zza (Ceschina and Mentil, 2001) (Img.29) and Maison Roduit in Chamoson (Savoiz & Fabrizzi, 2005) (Img.30) are instead a testament of “formalist” interventions in which architecture loses any cultural and constructive dialogue with the place, proposing interventions dictat-ed by presumed pretexts intellectuals. These projects, which sometimes involved the architectural heritage built through particularly transformative opera-
23 tions, and sometimes even destructive through the use of contem-porary and abstract forms and materials, operate a radi-cal transformation of the constructive language of rural mountain architectural culture, contributing to its loss, instead of its vulgarization (Dini, 2014, Favero & Frigerio, 2013). In line with the European Landscape Convention drawn up in 2000 and the Code of Cultural Heritage and Land-scape drawn up in 2001 (Briatore, 2011, pp. 13-15), any recovery intervention must be aimed at re-develop-ment, re-vitalization and re-valorization of a determined territory, of a city or of parts of it. In this case it can be defined as a regenerative intervention or the transfor-mation of a place that shows symptoms of environmen-tal (physical), social and / or economic decline through the infusion of a new vitality in the community, in the industries and in the places of decline, generating long-term sustainable improvements to quality from local life in economic, social and environmental terms (Evans & Shaw, 2004). Therefore, the importance of a regeneration project is reiterated, its nature as an integrated project, ie an intervention aimed not only at the physical and mate-rial recovery of spaces and buildings, but which presup-poses the activation of local processes, able to sustain long-term intervention, generating development and employment in the local economy.
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Parte 1 / Part 1 Rigenerazione territoriale nelle aree montane Local regeneration of mountain areas
Introduzione al progetto e scelta del Caso Studio / Introduction to the project and case study choice
UpToRural è un progetto di valorizzazione del patrimonio rurale, (inteso nella sua componente paesaggistica ed architettonica), che pone il turista in un ruolo attivo e partecipe delle dinamiche del sistema rurale. Questo progetto nasce dalla volontà di approfondire in ambito turistico il sistema SALVI che si è già attuato in loco a partire dal 2011. In questa data infatti avviene l’istituzione della cooperativa Il Tesoro della Bruna per operare la caseificazione del latte a norma. Il Comune di Corna diede in comodato d’uso un edificio storico, dove poter costruire il laboratorio necessario alla caseificazione del latte complessivamente prodotto dagli allevatori del paese, e la grotta (artificiale) entro cui conservare correttamente gli stracchini. Venne inaugurata così la Casa dello Stracchino (fig.31), sede della cooperativa, punto vendita e informativo. Nel 2013 venne recuperata parte della Contrada Roncaglia (fig. 33), famiglia storica di Corna Imagna, grazie ad un progetto avviato sempre dal Centro Studi Valle Imagna, con rifunzionalizzazione a osteria e locanda. In essa avvengono non solo attività di accoglienza turistica e ristorazione, ma anche altre educative per la promozione della cultura locale. Successivamente all’apertura della Locanda Roncaglia avvenne il recupero architettonico di ca’ Berizzi (fig.re 34-35), in un’altra contrada storica del paese, entro cui è ospitato un B&B, una biblioteca e un’osteria. Il progetto di valorizzazione agroalimentare e turistico in atto pone alla base il recupero effettivo di alcuni elementi portanti dell’antico sistema agrosilvopastorale: - Il nesso tra prati e stalle (produzione di foraggio, alimentazione animale, smaltimento delle deiezioni zootecniche; -centralità della trasformazione del latte
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Immagine 31. Casa dello Stracchino a Corna Imagna (BG) Image 31. Casa dello Stracchino at Corna Imagna (BG). Immagine 32. Articolo da “Borghi Magazine” Dic 2017, pag. 66. Image 32. Article from “Borghi Magazine” Dic 2017, pag. 66.
Dato che Corna è stato in passato oggetto di diverse ricerche accademiche in ambito architettonico, paesaggistico, dei beni culturali ed agroalimentare, è stato possibile reperire nel’immediato una gran quantità di informazioni, utili per la definizione del progetto. Il fatto poi che la tesi desuma le sue ragion d’essere all’interno del processo di sviluppo locale avviato dal Comune di Corna Imagna, in collaborazione con il Centro Studi Valle Imagna e la Cooperativa Il Tesoro della Bruna, le assicura una concretezza unica.
Tra i monti delle Prealpi Orobiche occidentali compresi tra l’alta Valle Imagna, la Valsassina e la Valle Taleggio è cresciuta nei secoli una particolare espressione della civiltà del latte. Qui infatti è nato lo stracchino, prodotto caseario di monte ottenuto, secondo l’antica arte dei bergamini (allevatori di vacche transumanti dal monte al piano), dal latte intero e non pastorizzato lavorato a munta calda nelle tipiche stalle con i tetti in piöde e stagionato in grotta, oppure dentro caselli e cantine di pietra. Qui sono sorte aziende di prim’ordine, come Invernizzi, Locatelli, Galbani, che nel secolo scorso hanno caratterizzato l’industria casearia nazionale, almeno fino a quando sono rimaste agganciate al territorio. Qui ha preso consistenza, nei luoghi di vita e di lavoro delle famiglie contadine, un tipo particolare di insediamento, giunto dal Medioevo sino ai giorni nostri fatta di Contrade, stalle e fienili con le loro caratteristiche aperture a T […] In questo ambiente opera il Centro Studi Valle Imagna con un programma di animazione culturale e accoglienza nello spazio rurale. Il suo obiettivo è di tenere insieme le risorse produttive zoo-casearie (allevamenti zootecnici, produzione di latte e formaggio, sistema degli alpeggi) con quelle connesse al recupero e alla valorizzazione degli insediamenti. […] il restauro di un bene, infatti incide sui processi di sviluppo reali solo se è sostenuto da un programma concreto di riutilizzo, in grado di generare nuove forme di economia sostenibile. A questo processo di viluppo sono interessate quattro contrade di origine medioevale dell’Alta Valle Imagna, unite dalla stessa tipologia insediativa e tra loro collegate da strade, mulattiere selciate e sentieri di montagna.” [Antonio Carminati, 2017)
31 UpToRural is a project to enhance rural heritage (in its landscape and architectural component), which gives the tourist an active and participatory role within the dynamic managing rural system. This project was born from the desire to deepen, in the tourism sector, SALVI system that has already been implemented on site since 2011. On this date, in fact, Il Tesoro della Bruna coop-erative is set up to operate the milk production under the law. The Municipality of Corna gave them a historic building in loan to use, a building where it was possible to build the laboratory necessary to make the milk produced by the farmers in the village, and the (artificial) cave in which to store the stracchino properly. Therefore Casa dello Stracchino (Img.31) was inaugurated, the headquarters of the cooperative, a sales and information point. In 2013, part of the Contrada Roncaglia (Img. 33), a historic family of Corna Imagna, was recovered, thanks to a project started by the Centro Studi Valle Imagna, with a refurbishment of the inn. In it there are not only tourist and catering activities, but also other educational activities for the promotion of local culture. Following the opening of the Locanda Roncaglia, the architectural recovery of ca ‘Berizzi (Img.s 34-35) took place, in another historical district of the town, within which is housed a B & B, a library and an inn. The agri-food and tourism enhancement project underway provides the basis for the effective recovery of some elements of the ancient agrosilvopastoral system: -T he link between meadows and stables (fodder production, animal feed, disposal of zootechnical manure; - Centrality of milk processing Given that Corna has in the past been the subject of var-ious academic research in the architectural, landscape, cultural heritage and agri-food, it was possible to imme-diately find a large amount of information, useful for the definition of the project. The fact that the thesis deduces its raison d’être within the local development process initiated by the Municipality of Corna Imagna, in collaboration with the Centro Studi Valle Imagna and the Il Tesoro della Bruna Cooperative, ensures a unique concreteness.
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33 Between Western Orobic Prealps, upper Imagna Valley, Valsassina and Taleggio Valley a particular expression of the milk culture has grown over the centuries. Here Stracchino was born, produced from the mountain dairy obtained, according to the ancient art of bergamini (breeder of transhumant cows from the mountain to the plain), from whole and unpasteurized milk, worked in hot milking in typical stables with roofs in piĂśde and ma-tured in the cave, or inside tolls and stone cellars. Here, first-class companies have emerged, such as Invernizzi, Locatelli, Galbani, which in the last century have char-acterized the national dairy industry, at least until they have been linked to the territory. Here, in the places of life and work of peasant families, a particular type of settlement has taken hold, from the Middle Ages to the present day made up of Contrade, stables and barns with their characteristic T-shaped openings [...] In this work environment the Centro Studi Valle Imagna with a program of cultural animation and reception in the rural area. Its goal is to keep the zoo-dairy production resources (livestock farms, milk and cheese production, mountain pastures system) togeth-er with those related to the recovery and enhancement of settlements. [...] the restoration of an asset, in fact, affects the real development processes only if it is sup-ported by a concrete reuse program, able to generate new forms of sustainable economy. This process of development involves four districts of medieval origins of the Upper Imagna Valley, united by the same settlement typology and connected by roads, mule tracks and mountain paths. “ [Antonio Carminati, 2017)
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Immagine 33. Locanda Roncaglia, Corna Imagna (BG) Immagine 34-35. Ca’ Berizzi, Corna Imagna (BG)
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Corna Imagna e il suo sistema di contrade / Corna Imagna and its ancient districts system
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Tav.1_Ripoduzione delle colture della contrada di gavaggio dal Catasto Lombardo Veneto (1853) / Crops maps of Gavaggio District from Catasto Lombardo Veneto (1853) Tav.2_Sviluppo schematico del territorio pertinente alla contrada / District’s land articulation
Corna Imagna si trova tra le Alpi Orobie, una sottosezione delle Prealpi Bergamasche, limitate a nord dalla sponda meridionale della Valtellina inferiore che dal passo dell’Aprica si spinge in direzione ovest sino all’insenatura di Piona, all’estremità settentrionale del lago di Como. Queste vallate sono state colonizzate principalmente dalla cultura romanza, che si distingue da quella germanica per sistema sociale e utilizzo e gestione del territorio: il modello abitativo era quello di piccoli centri autonomi, le cui comunità possedevano edifici e terreni. Si ha testimonianza di sporadici insediamenti fin dalla dominazione romana, ma fu in epoca medievale che i borghi cominciarono ad assumere una fisionomia ben precisa: si vide imperversare nell’intera vallata scontri cruenti, molto più che nelle altre zone della provincia bergamasca, tra guelfi e ghibellini, tanto che in tutta la zona sorsero numerosi castelli e fortificazioni. La valle rimase contesa tra le due fazioni sino al dominio di Milano dei Visconti nel XIV secolo (di parte Ghibellina) e al successivo dominio della Serenissima a partire dal XV secolo (di parte Guelfa). Dal 1797 la valle entrò a far parte della Repubblica Cisalpina, subito sostituita dagli austriaci, che la resero parte del Regno Lombardo-Veneto. Le testimonianze riguardo l’uso del territorio in senso agricolo si hanno a partire da quest’epoca, grazie alle informazioni ricavate dal Catasto Lombardo Veneto del 1853. Dalle carte storiche si percepisce un’ampia percentuale di territorio destinata alla raccolta del legno da ardere, una buona percentuale destinata a pascolo e una piccola, ristretta alle zone limitrofe delle rispettive contrade, coltivata a sorgo turco su terrazzamenti. Le professioni storiche più diffuse in tutta la valle erano indubbiamente il boscaiolo e il bergamì, allevatore di vacche le cui competenze erano spesso richieste altrove: durante le stagioni meno produttive dell’anno si verificava una periodica migrazione verso la valle Padana, presso le cui cascine i bergamì continuavano a lavorare anche nel periodo invernale. Con l’unione d’Italia si avviò un processo di industrializzazione che permise un notevole miglioramento nelle condizioni di vita della popolazione. Nonostante l’occupazione del territorio della Valle Imagna e delle valli vicine, da parte di gruppi stanziali, si può far risalire fin da poco prima del Medioevo, il fenomeno della diffusione delle stalle al di fuori delle contrade va datata a partire dal IXX secolo. Nel corso di questo secolo avvenne in quest’area la maggior espansione delle produzioni agrarie, l’affrancamento dei livelli pubblici e la formazione della piccola proprietà contadina. A tale crescita economica corrispose parallelamente uno sviluppo agrario che portò all’occupazione estensiva del territorio: i numerosi terrazzamenti esistenti sono la conseguenza diretta della necessità di sostentare non
solo gruppi di persone, ma anche gli animali da pascolo da queste posseduti; patate, ortaggi, grano turco, frumento, vite e qualche albero da frutto sparso qua e là (senza la pretesa di organizzare un impianto di frutteto) erano alla base della dieta di uomini e animali. La stalla rispondeva ad un’istanza produttiva di base e fungeva da presidio diffuso della proprietà. Quest’ultimo punto è importante per comprendere la proliferazione delle stalle-fienili nei territori di influenza delle rispettive contrade. Quest’ultime sono i nuclei abitativi principali, insediamenti polifunzionali che ruotano attorno alle necessità di una famiglia prevalente. Ogni contrada aveva un’area del territorio di pertinenza, in cui erano presenti diversi luoghi ad uso produttivo, che gravitavano sull’economia della contrada. Da un punto di vista spaziale si può rappresentare la contrada attraverso aree funzionali concentriche, il cui centro è la contrada stessa: edifici abitativi al centro, orti sulla prima cerchia esterna, poi prati, pascoli e infine i boschi. Il territorio della Valle Imagna e della Val Taleggio fu quindi da secoli governato dalla piccola proprietà contadina attraverso l’articolazione policentrica di sé stessa nelle contrade e grazie al presidio territoriale delle stalline-fienili, singolarmente sparsi sul territorio. A partire dagli anni sessanta l’introduzione massiccia nell’edilizia di altri materiali prodotti altrove e realizzati in serie, ma soprattutto l’aumentato utilizzo del cemento armato, ha determinato uno scadimento complessivo dell’edificato. Da quel momento di verificò una frattura tra gli antichi mestieri di möradùr e pecapride con le nuove professioni emergenti, gran parte delle quali scollegate dall’uso delle risorse del luogo e dalle esigenze connesse alla manutenzione e alla tenuta del territorio. Nel secolo scorso dunque, si è assistito in valle ad una desertificazione del settore agronomico, dovuto all’incapacità della produzione locale di competere quantitativamente con le produzioni delle grosse aziende di valle. Fino a pochi anni fa la situazione presentava poche aziende a dimensione imprenditoriale (e per di più poco sostenibili), dipendenti da mangimi e foraggi importati per via della scarsità di superfici foraggere. La restante percentuale di allevatori si componeva di piccole o piccolissime aziende le cui produzioni di latte e formaggi trovava acquirenti solo a sottobanco.
Corna Imagna is located into Orobie Alps, a subsection of Bergamasque Prealps, limited to the north by the southern shore of the lower Valtellina, that from the Aprica pass goes west to the Piona inlet, at the northern end of Lake Como . These valleys were colonized mainly by the Romance culture, which is different from the Germanic one for their social system and land use and manage-ment: the housing model was that of a small autono-mous center, whose communities owned buildings and land. There is evidence of sporadic settlements since Roman domination, but it was in the Middle Ages that villages began to take on a very precise appearance: bloody bat-tles raged in the entire valley, much more than in other areas of the province of Bergamo, between Guelphs and Ghibellines , so that numerous castles and fortifications were built. The valley remained disputed between the two factions until the Visconti domain of Milan in the fourteenth century (part Ghibelline) and the subsequent domination of the Serenissima from the fifteenth centu-ry (part Guelph). From 1797 the valley became part of the Cisalpine Republic, immediately replaced by the Aus-trians, who made it part of the Lombard-Veneto King-dom. The testimonies regarding the use of the territory in the agricultural sense are from this period, thanks to the information obtained from the Lombard Cadastre of 1853. From the historical maps we perceive a large per-centage of land destined to the collection of firewood, a good percentage destined to pasture and a small one, restricted to the neighboring areas of the respective dis-tricts, cultivated with turkish sorghum on terraces. The most widespread historical professions in the whole valley were undoubtedly the woodcutter and the berga-mÏ, breeder of cows whose skills were often requested elsewhere: during the less productive seasons of the year there was a periodic migration to the Padana valley, where the bergamÏ continued to work in the farms even in the winter period. With the union of Italy, a process of industrialization began that allowed a noticeable improvement in the living condi-tions of the population. Despite the occupation of its land by permanent groups can be traced back to before the Middle Ages, Imag-na Valley and the nearby valleys’s phenomenon of the spread of stables outside the districts should be dated from the IXX century. During this century the greatest expansion of agricultural production took place in this area as well as the liberation of public levels and the formation of small peasant property. At the same time economic growth corresponded to an agricultural de-velopment that led to extensive land use: numerous ex-isting terraces are the direct consequence of the need to support not only groups of people, but also grazing animals owned by them; potatoes, vegetables, turkish wheat, wheat, vine and some fruit trees scattered here and there (without the pretension of organizing an or-chard plant) were the basis of the diet of humans and animals.
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Coltivo da vanga Prato Prato con noci Pascolo Pascolo con noci Pascolo boscato misto Bosco ceduo misto
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Barn responds to a basic production requirement and served as a widespread defense of the property. This last point is important to understand small barns pro-liferation among territories under the influence of the respective districts. These were the main residential areas, multi-purpose settlements that revolve around the needs of a prevailing family. Each district owned a portion of land, in which there were several places for productive use, which gravitated on the economy of the district. From a spatial point of view districts can be represented through concentric functional areas, whose center is the district itself: residential buildings in the center, orchards on the first external circle, then mead-ows, pastures and finally the woods. The territory of Val-le Imagna and Val Taleggio has for centuries been gov-erned by small peasant property through the polycentric articulation of itself through districts and thanks to the territorial garrison of the stables-barns, individually scat-tered throughout the territory. Starting from the 60s, the massive introduction of other materials produced elsewhere and mass-produced in buildings, but above all the increased use of reinforced concrete, led to an overall decline in the building. From that moment onwards there was a fracture between the ancient trades of möradùr and pecapride with the new emerging professions, most of them disconnected from the use of local resources and from the needs connected to the maintenance and the territory’s estate. During the last century, therefore, a desertification in the valley’s agronomic sector started, due to the inability of local production to compete quantitatively with the productions of large companies of the Plain. Until a few years ago, the situation presented few companies with an entrepreneurial dimension (and moreover not very sustainable), dependent on imported fodder due to the scarcity of forage areas. The remaining percentage of farmers consisted of small or very small farms, whose milk and cheese production only found buyers under the counter.
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Domanda del Territorio - Offerta Turistica / / Un’offerta turistica disegnata sul sistema rurale di Corna A tourist offer designed around Corna’s rural system Local Heritage Request - Touristic Proposal Prato Stabile
Il territorio di Corna Imagna presenta un paesaggio montano mediamente antropizzato, sul quale permangono tuttavia i segni del suo passato sistema rurale. Questi ultimi offrono la possibilità di una testimonianza storica peculiare, dalla intrinseca potenzialità d’interesse turistico. Come precedentemente descritto, il sistema rurale tradizionale di Corna consiste non solo in elementi architettonico, ma anche paesaggistici. Ripristinare alcuni stallini senza considerare gli elementi del paesaggio ad essi connessi mancherebbe di coerenza. Ogni stallino-fienile rimarrà dunque connesso ad eventuali elementi del paesaggio rurale storico, ancora presenti: - Terrazzamenti (coltivati a vango, con alberi da frutto o vitigni) - Prato stabile - Pascolo - Pascolo con noci - Seminativi (Orti) - Seminativi (per foraggio) - Bosco ceduo Un confronto con i dati provenienti dal Catasto Lombardo Veneto (1853) è stato fondamentale nella ricostruzione del panorama rurale storico e nella definizione di un eventuale ripristino dell’uso storico dei terreni oggetto d’interesse. Un’offerta turistica che sia in grado di valorizzare tali risorse deve dunque essere costruita sull’insieme delle attività che governano il sistema rurale di Corna e poiché gli edifici rurali sono un prodotto del rapporto tra Uomo e terra, una cura degli elementi paesaggistici che connettono gli edifici al loro paesaggio può essere garanzia di una conserdegli stessi. L’offerta turistica presentata 44invazione questa tesi dunque non parte dai bisogni e dalle caratteristiche dell’utenza (i turisti), ma dalle necessità del territorio di conservare sé stesso e le sue risorse. Questa inversione di prospettiva è alla base di un meccanismo di fruizione del territorio che sia in grado di valorizzarne le risorse e avviare un processo rigenerativo del patrimonio rurale locale. In seguito sono presentate schematicamente le attività offerte dal territorio.
Orto/Prato con Alberi da frutto
Bosco
Terrazzamenti
Sentieri
Sistema Agro-forestale Agroforestry System
TAV. 3_Organizzazione delle attività turistiche legate al sistema rurale di Corna Imagna / Tourist activities connected to corna imagna rural system
Livello di interazione con la popolazione locale, necessario per il corretto svolgiomento delle attivitĂ : Basso Medio Alto
Livello di fatica richiesta per attivitĂ
RIATTIVAZIONE DEI LUOGHI Places Reactivation MANTENIMENTO O DELLE RISORSE Resources M Mantainance Sfalcio
Facile Impegnativo Di gruppo
Foraggio
Pascolo / Pascolo con noci
Concimazione Innaffiamento Stralle/Fienili Semina Raccolta Potatura
Animali
Pulizia dalle piante infestanti Taglio
Sentieri
Battitura Tracciamento Rifocillamento Raccolta delle foglie Fruizione Escavazione Apparecchiatura delle pietre Mungitura Deposito
Sistema pastorale Animal Breeding System
Corna Imagna has a middle anthropized landscape, where some traces of the past rural system still remain. Those traces has a peculiar value as historic evidences, capable of a possible touristic exploitation. Since Cor-na Imagna’s heritage is compound by architectural ele-ments like landscape’s, to restore some of its barns with-out considering those landscape elements which are connected with them, would result into a incoherent act. Every barns in this thesis will be considered with all those landscaping elements that are connected to them, com-ing from the past rural system and wich are still present: Terraces (coltivated as gardens, wineyard, etc.) Permanent pasture Pastures Pastures with nuttrees Gardens Coltivated forage Wood A comparison with the historic land register Lombardo Veneto (1853) has been foundamental for the ricostruc-tion of an historic land-uses map, which have been the base for the definition of function adressed to each por-tion of land considered within the project. Any sustainable tourist offer must be created starting from those activities which manage Corna’s rural system. Since vernacular rural buildings are the direct consequence of Earth-Human-Building relationship, taking care of rural landscape elements ensures their conservation. That is why tourist offer presented here start not from users needs, but from land needs to be conserved. This in-verted approch is necessary for a territory fruition which is conscious and capable of landscape’s elements valoriza-tion, with the aim of starting a regenerative local process. The diagram above those activities.
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Definizione della tipologia turistica valorizzante / Definition of the enhancing tourist type
Il turismo rurale comprende varie forme di turismo che sono direttamente connesse alle risorse rurali. Dato che l’offerta turistica è stata delineata sulle attività regolatrici del sistema rurale locale è avidente come il progetto si rivolga ad un turismo prettamente rurale, in cui la cultura agricola diventa l’elemento principe dell’esperienza turistica; questa tipologia non va confusa con quella del turismo in aree rurali, che invece comprende tutte le forme di ricettività ubicate in ambito rurale, indipendentemente dalle motivazioni dell’ospite e dalle modalità di fruizione. Il turismo rurale fa parte della categoria turistica del turismo soft o sostenibile, in opposizione a quello di massa. Potrebbe essere considerato come un’evoluzione del turismo alternativo, di nicchia, indirizzato a un gruppo specifico di utenti.
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“Nelle aree rurali, molte iniziative di valorizzazione del turismo rurale, dell’agriturismo e dei prodotti agroalimentari locali, hanno contribuito a: diffondere una maggiore consapevolezza delle opportunità di sviluppo offerte da un uso sostenibile e integrato delle risorse locali; recuperare risorse che rischiavano di scomparire (ad es. molte produzioni agroalimentari tradizionali) o di degradarsi (ad es. il paesaggio rurale, gli edifici rurali, i monumenti, ecc.); qualificare il territorio ad esempio attraverso l’introduzione di servizi sia per le imprese sia per la popolazione o di infrastrutture; rafforzare l’identità locale e il sentimento di appartenenza alla comunità locale, attraverso la creazione di nuovi legami fra gli abitanti locali e la valorizzazione delle risorse culturali, ambientali e economiche dell’area; ridisegnare i rapporti fra aree urbane e rurali; rendere maggiormente attrattivo il territorio rispetto ad altri territori grazie alla creazione di una offerta peculiare” (E. Bertoncini, 2008). I risposta alle crescenti attese dei consumatori, negli ultimi anni sempre più interessati al territorio nel suo complesso, costruire una offerta integrata e di qualità, nel panorama complessivo dell’offerta turistica è la strategia migliore per rendere maggiormente attrattive e competitive le aree rurali. Il turismo rurale è infatti una realtà con una sua identità precisa, fortemente ancorata al territorio, in grado dunque di coprire un segmento della domanda fortemente caratterizzata offrendo un prodotto appetibile per il mercato interno e internazionale. Il settore è quindi oggetto di una attenzione crescente in conseguenza, probabilmente, dell’evoluzione delle preferenze e degli stili di consumo della domanda turistica.
Rural tourism includes various forms of tourism that are directly related to rural resources. Tourist offer of this project has been outlined on the regulatory activities of the local rural system, since the project itself is aimed at a purely rural tourism, in which the agricultural culture becomes the main element of the tourist experience; this type should not be confused with that of tourism in rural areas, which instead includes all forms of accommodation located in rural areas, regardless of the motivation of the guest and the methods of use. Rural tourism is part of the category of soft or sustainable tourism, as opposed to mass tourism. It could be considered as an evolution of alternative tourism, a niche, addressed to a specific group of users. “In rural areas, many initiatives to promote rural tourism, agri-tourism and local agri-food products have contribut-ed to: spread a greater awareness of the development op-portunities offered by a sustainable and integrated use of local resources; recover resources that risk disappearing (eg many traditional agro-food productions) or degrade (eg rural landscape, rural buildings, monuments, etc.); to qualify the territory for example through the introduction of services both for companies and for the population or infrastructure; to strengthen the local identity and the feeling of belonging to the local community, through the creation of new links between the local inhabitants and the enhancement of the cultural, environmental and eco-nomic resources of the area; redesigning the relationship between urban and rural areas; make the territory more attractive compared to other territories thanks to the cre-ation of a peculiar offer“ (E. Bertoncini, 2008). Building an integrated and quality offer, is the best strat-egy to make rural areas more attractive and competitive, even more so as it is a response to the growing expecta-tions of consumers as they found increasingly interest in the territory as a whole. Rural tourism is actually a reality with its own precise identity, strongly anchored to the territory, able to cov-er a strongly characterized segment of demand, offering an attractive product for the domestic and international market. The sector has in fact an increasing attention, as a consequence, probably, of the evolution of preferences and styles of consumption of tourist demand.
TURISMO DI MASSA HARD TOURISM
Turismo di massa Mass tourism Fugace Short-lived Mezzi di trasporto veloci Fast -transports Programma fisso Fixed program Dipendente Reliant Stle di vita personale Personal life-style Attrazioni turistiche Touristc attractions Passivo e comodo Passive and handy
TURISMO SOSTENIBILE SOFT TOURISM
Turismo individuale, familiare e di piccoli gruppi Individual, familiar or small groups tourism Molto tempo Long-timing Mezzi di trasporto adeguati (anche lenti) Adequate transports (slow ones) Decisioni spontanee Spontaneous choises Indipendente Independent Stile di vita locale Local life-style Esperienze Experiences Faticoso e attivo Laborious and active
Nessuna preparazione No preparation is needed
Preparazione sul Paese da visitare Preparation is needed
Nessun apprendimento No need of learning
Desiderio di apprendere Learning desire
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Un prodotto diretto della relazione Uomo-Terra-Edificio: l’Architettura Vernacolare / A product of Man-Earth-Building relation: Vernacul Architecture
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L’architettura locale è parte del patrimonio rurale: “l’essere dell’architettura condizione di vita, prima che (eventualmente) rappresentazione attraverso la forma di un’idea, pone in essere un legame stretto tra evoluzioni vitali e strutture destinate a contenerle”, (Bellini,1985). Infatti, “Un tempo tutta l’architettura è stata, non dimentichiamolo, architettura di sopravvivenza, ma ha perduto il proprio ruolo di strumento, diventando disciplina” (Friedman, 2009). Questa architettura spontanea nasce da una mutua relazione che lega in maniera unica e contestuale le entità edificio-terra-agricoltore. Unica nel suo genere in quanto unico è il territorio di appartenenza, essa è in grado di raccontare il rapporto culturale che una società ha stabilito e stabilisce col proprio territorio; in Europa questa relazione si esprime attraverso un immenso patrimonio rurale di interesse collettivo, da salvaguardare. “L’idea di patrimonio non è innata, ma viene esaltata nel momento stesso in cui un bene scompare e acquista un particolare significato nei momenti di grande cambiamento, in cui tutto intorno a noi si trasforma, divenendo quel punto fisso che ci consente di riconoscerci in quei luoghi che si stanno modificando tanto rapidamente” (Op.cit 24). Un primo sguardo attento all’architettura rurale italiana si registra a partire dagli anni ‘60, quando l’UNESCO invitò a guardare ai siti rurali con rinnovata attenzione, per scoprire in essi un valore che non risiedesse nella composizione delle soluzioni architettoniche, ma nella intrinseca capacità di raccontare, attraverso sé stessi, le caratteristiche del luogo da cui derivano. “Es necesario poner especial énfasis en la conservaciòn de la arquitectura rural y vernacular, como base de la comprensiòn de un modo de vida, de adaptaciòn al teritorio, y de tecnologiàs tradicionales. Se recomienda su investigaciòn, inventario y puesta en valor. Asimismo se recomienda tener presente que este patrimonio debe estar mas representado en la Lista del Patrimonio Mundial de la UNESCO” (Raccomandazione concernente la tutela della bellezza e delle caratteristiche proprie dei paesaggi e dei luoghi - 1962). L’accezione vernacolare utilizzata dall’UNESCO riconduce ad un termine che nel 1850 gli storici dell’architettura presero in prestito dai linguisti per indicare il linguaggio locale, il dialetto di una regione (Agostini, 2004). Riferito all’architettura tale aggettivo sta a indicare insediamenti che sono espressione diretta del territorio e del paesaggio locale, sottintendendo la capacità di quest’ultimo di farsi portatore di segni e riferimenti culturali, memorie e significati entro cui una società si riconosce. Nella sua interrelazione col paesaggio agrario, l’architettura rurale vernacolare resta legata alla diversità di condizioni e fattori umani o naturali, essendo insieme diretta conseguenza delle interazioni tra fattori geografici e l’esperienza dei popoli che hanno modellato le condizioni locali con la propria storia e i propri processi culturali.
Brunskill, nella sua definizione dell’architettura vernacolare britannica, evidenzia come ciascuno tenda a conferire al termine un’accezione particolare, filtrata dalla propria esperienza e dal proprio modo di guardare il mondo. Per gli studiosi di geografia umana essa è l’influenza dei fattori geografici nello sviluppo di differenti aree del paese. Per i sociologi è indice di come edifici e tecniche costruttive siano un riflesso dell’organizzazione sociale locale. Per gli architetti rappresenta una strada per comprendere le leggi di causa ed effetto nel costruito. Significati diversi, che rimangono legati alla sensibilità delle varie epoche. Oggi, nell’età della globalizzazione, quando le accelerate pressioni di sviluppo e trasformazione tendono ad omologare i popoli, luoghi e territori, l’interesse per il vernacolare emerge come ricerca di una residua traccia d’identità locale. Ricerca di quei segni di riferimento, riconosciuti, condivisi, che riassumono le relazioni fra l’uomo, la terra e l’edifico e che danno ad ognuno il senso di appartenenza e la comprensione della propria identità culturale, in quel continuo processo di lettura e interpretazione dei manufatti e delle forme del territorio (Agostini, 2009). L’architettura rurale vernacolare rappresenta dunque il filo conduttore del senso del luogo e riassumendo in se stessa tutte le relazioni intercorse fra terra, produzione e conduzione, riesce a dialogare in maniera armonica col paesaggio circostante. Ma quando un edificio rurale è anche un bene culturale? Come si può definire un’architettura rurale, vernacolare? Non tutti i fabbricati rurali sono vernacolari e non tutti fanno parte di un patrimonio da salvaguardare, ma solo quelli che presentano le caratteristiche definite dall’UNESCO nella Convenzione sulla Protezione del Patrimonio Culturale e Naturale (UNESCO, Parigi, 1972) laddove si specifica che “Cultural Heritage are groups of buildings because of their architecture, their homogeneity of ther place in the landscape are outstading universal value from the point of view of history, art or science”. Gli edifici rurali possono essere parte del patrimonio culturale quando costituiscono il senso di identità dei popoli che li hanno formati e continuano a formarli e trasformarli sul territorio, generando, o cancellando, altro patrimonio (Agostini, 2009). Se per riconoscere le caratteristiche universali di un insediamento vernacolare si può fare riferimento ai documenti redatti dall’ICOMOS (International Council of Monuments and Site) e dal CIAV (International Council of Vernacular Architecture), per definire vernacolare un insediamento rurale, occorre connettere i requisiti dati da tali documenti a tutti i fattori che caratterizzano la produzione agro-alimentare locale (Op, cit, 44) Recentemente è stato fatto un ulteriore passo nel riconoscimento del ruolo che l’agricoltura ha svolto nel determinare i caratteri di ogni edificio rurale per integrarlo nel processo produttivo. Nel
2006, il d.lgs. 156 ha incluso fra i beni culturali tutelati dal Codice Urbani le “architetture rurali aventi interesse storico od etno-antropologico quali testimonianze dell’economia rurale tradizionale” (art. 10 comma 4 lettera l). Il richiamo alla tutela di un valore etno-antropologico rimanda alla riconoscibilità del ruolo che l’agricoltura ha svolto nel determinare i caratteri di ogni edificio rurale per integrarlo nel processo produttivo (Op, cit. 24). Ecco quindi che torna a essere evidente il legame tra attività agrosilvo-pastorali, impegnate nella produzione alimentare, risorse territoriali contestuali e insediamenti rurali: relazione edificio-terra-agricoltore. Gli edifici rurali vernacolari rimangono un riflesso del luogo e delle risorse locali, mutano al mutare della produzione agricola e dell’ordinamento aziendale; tuttavia in tali continui mutamenti mantengono fissi e leggibili alcuni caratteri e talune relazioni, sino a diventare matrici di tipologie insediative nei luoghi in cui sorgono, capaci di raccontare il lavoro dell’uomo (specialmente per le attività agrosilvo-pastorali). Tale connessione intrinseca giustifica la necessità di interventi di recupero architettonici che non siano fine a se stessi, causando spesso la mummificazione degli edifici, ma che abbiano una loro ragion d’essere nella rivitalizzazione di quelle dinamiche generatrici che hanno caratterizzato le tipologie edilizie locali della loro peculiare identità. Laddove non sia possibile recuperare la tradizionale relazione tra uomo e natura, v’è la necessità di una reinvenzione della stessa, una cui esemplificazione potrebbe essere la fruizione turistica.
Local architecture is part of rural heritage: “the fact that architecture is a life’s condition, before being a represen-tation through the form of an idea, establishes a close link between vital evolutions and structures destined to contain them”, (Bellini, 1985). In fact, “Once, in the past architecture has been, let’s not forget, survival architec-ture, but it has lost its role as an instrument, it became a discipline” (Friedman, 2009). This spontaneous architecture arises from a mutual rela-tionship that binds the building-land-farmer entities in a unique and contextual way. Unique as unique it is the territory it belongs to, it is able to tell the cultural relation-ship that a society has established and establishes with its own territory; in Europe this relationship is expressed through an immense rural heritage of collective inter-est, that need to be safeguarded. “The idea of heritage is not innate, but is exalted in the very moment in which a good disappears and acquires a particular meaning in moments of great change, in which everything around us is transformed, becoming that fixed point that al-lows us to recognize ourselves. in those places that are changing so rapidly “ (Op.cit 24). A first careful look at the Italian rural architecture is registered since the 60s, when UNESCO invited to look at rural sites with renewed attention, to discover in them a value that did not reside in the composition of architectural solutions, but in the intrinsic ability to tell, through themselves, the charac-teristics of the place from which they come from. “Es necesario poner especial énfasis en la conservaciòn de la arquitectura rural y vernacular, como base de la comprensiòn de un modo de vida, de adaptaciòn al ter-itorio, y de tecnologiàs tradicionales. Se recomienda su investigaciòn, inventario y puesta en valor. Asimismo se recomienda tener presente que este patrimonio debe estar mas representado en la Lista del Patrimonio Mun-dial de la UNESCO” (Recommendation concerning the pro-tection of the beauty and characteristics of landscapes and places - 1962). The vernacular meaning used by UNESCO refers to a term that (around) 1850 historians of architecture borrowed from linguists to indicate the local language, as the dialect of a region (Agostini, 2004). Referring to ar-chitecture, this adjective refers to settlements that are a direct expression of relations between territory and local people, so that landscape becomes bearers of cultural signs and references, memories and meanings within which a society recognizes itself. In its interrelationship with the agricultural landscape, vernacular rural archi-tecture remains linked to the diversity of human or nat-ural conditions and factors, being a direct consequence of interactions between geographical factors and the ex-perience of peoples who have shaped local environment with their own history and own cultural
processes. Brunskill, in his definition of British vernacular architec-ture, highlights how each researcher tends to give the term vernacular a different meaning, filtered by his own experience and his way of looking at the world. For schol-ars of human geography it is the influence of geograph-ical factors in the development of different areas of the country. For sociologists it is an indication of how build-ings and construction techniques are a reflection of the local social organization. For architects it represents a way to understand the laws of cause and effect in the built. Different meanings, which remain linked to the sensitiv-ity of the various eras. Today, in the age of globalization, when accelerated pressures for development and trans-formation tend to homologate people, places and territo-ries, the interest for vernacularity emerges as a search for residual trace of local identity. The search for those signs of reference, recognized, shared, which summarize the relationships between man, the earth and the building and which give everyone the sense of belonging and the understanding of their cultur-al identity, in that continuous process of reading and in-terpretation of artefacts and forms of the territory (Agos-tini, 2009). Vernacular rural architecture is therefore the guiding thread of the sense of a place and summarizing in itself all the relationships between land, production and man-agement, manages to dialogue harmoniously with the surrounding landscape. But when a rural building is also a cultural asset? How can one define a rural, vernacular architecture? Not all rural buildings are vernacular and not all are part of a heritage to be protected, but only those that have the character-istics defined by UNESCO in the Convention on the Pro-tection of Cultural and Natural Heritage (UNESCO, Paris, 1972) where it is specified that “ Cultural heritage are groups of buildings because of their architecture, their homogeneity of place in the landscape are outsourcing universal value from the point of view of history, art or science “. Rural buildings can be part of the cultural heritage when they form the sense of identity of the peoples who have formed them and continue to shape them and transform them on the territory, generating, or canceling, other assets (Op. Cit). In order to recognize the universal characteristics of a vernacular settlement, it must refer to the documents prepared by the International Council of Monuments and Site (ICOMOS) and the CIAV (Internation-al Council of Vernacular Architecture), while to define a rural vernacular settlement, data from these documents must be put in relation to all the factors that characterize local agri-food production (Op, cit, 44) Recently, a further step was taken in recognizing the role that agriculture played in determining specific characteristics of each rural building included in the production process.
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In 2006, Legislative Decree 156 included among the cul-tural assets protected by the Urban Code the “rural archi-tectures with historical or ethno-anthropological inter-est as evidence of the traditional rural economy� (Article 10 paragraph 4 letter l). Reference to the protection of an ethno-anthropological value recognize the role that agriculture has played in determining the characteristics of each rural building to integrate it into the production process (Op, cited 24). So here comes the link between agrosylvan and pastoral activities, engaged in food production, contextual terri-torial resources and rural settlements: a relationship be-tween building, land and farmer. Vernacular rural build-ings remain a reflection of the area and local resources, transforming due to changes in agricultural production and corporate order; nevertheless in such continuous changes they maintain fixed and readable some charac-ters and some relationships, until they become matrices of settlement types in the places where they arise, able to notice the work of man (especially for the agrosil-vo-pastoral activities). This intrinsic connection justifies the need for architectural restoration interventions that are not an end in themselves, often causing the mum-mification of buildings, but which have their own raison d’etre in the revitalization of those generating dynamics that have characterized the local building typologies of their peculiar identity. Where it is not possible to recover the traditional relationship between man and nature, there is a need for a reinvention of the same, an exemplification of which could be the tourist use.
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Architettura rurale vernacolare imagnina / Imagna Valley ’s rural vernacular architecture
Riprendendo la definizione di un’architettura rurale vernacolare, quale un’architettura che sia in grado attraverso la sua stessa esistenza di esprimere il rapporto storico tra uomo e ambiente, vedremo ora come le stalle e le stalline-fienili possano essere annoverate come tali: non solo considerando il loro ruolo di spazi agricoli destinati alla produzione alimentare e al ricovero degli animali, ma anche la funzione di presidio ad essi attribuita nel governo del territorio da parte di una popolazione contadina di piccoli proprietari.
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Immagine 36. Porta di fienile tradizionale in Valle Imagna Image 36. Traditional barn’s door in Imagna Valley (BG). Immagine 37. Stallino storico nella contrada di Roncaglia Image 37. historic barn into Roncaglia district
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“Quasi sempre le stalle-fienili stanno a mezza costa. Di solito nella fronte a monte s’apre la porta del fienile […] ad una quota di 2 metri circa superiore al piano della stalla. Una scaletta esterna in pietrame permette di accedere al fienile. Ve n’ha di quattro o cinque scalini, manche di più. La sagoma della porta è nota: un minore spazio rettangolare in basso, uno maggiore in alto. Logici, anzi “funzionali” ambedue. La persona che durante lo stipamento del fieno entra, con il ballone sul dorso, richiede poco spazio per le gambe e maggiore per il prezioso carico. I due poggioli ce risultano a destra e a manca della stretta soglia non esercitano una funzione indispensabile. Perché mai fu pensata questa sagoma e s’impose così imperativamente? […] si possano invocare una ragione economica e una pratica. […] La Val Taleggio non dà legname d’opera, ma per combustibile e altre utilizzazioni. […] Invece abbonda di pietra da costruzione. La presenza degli scalini, mancanti raramente, non richiesta per ragioni tecniche, […] è attribuita all’opportunità di impedire l’ingresso alle mucche pascolanti all’aperto durante le prime fienagioni, quando il bestiame non è salito ancora alle stalle alte. Aggiungo alcuni commenti alle sagome dei tetti: alcuni “a due acque”, con falde semplici; altri, ugualmente con due spioventi, ma con falde composte. Questa seconda è detta “a baule”. Quando il tetto della stalla-fienile è a due falde, risulta sempre, se non di recente costruzione, coperto da piöde. Quando è a quattro falde, le due inferiori sono in piöde, le superiori di tegole-canali in cotto. È evidente che siamo d’innanzi ad un ripiego. Dove la pendenza è spiccata ivi il forte carico può rendere precaria la stabilità dopo un tempo più o meno lungo. Occorre alleggerire l’armatura del tetto in corrispondenza del colmareccio. […] alle pesanti piöde si sostituiscono le comuni tegole-canali, che richiedono un’incastellatura ridotta e snella. Il tetto in piöde pesa 6,5 q. quando la pendenza non è eccessiva, ma raggiunge 8 q. e più per metro quadro quando aumenta. La ragione è evidente nella figura. Alcune considerazioni complementari, con spirito storico, dichiarano la frequenza di queste costruzioni in Val Taleggio. In esse manca costantemente la torretta terminale di un’eventuale canna di camino. Se in remoti tempi non s’usava, sta di fatto che le abitazioni la possedevano quando
si costruirono le prime stalle-fienili. Quindi queste non sono il prodotto diretto di un aumento di popolazione. La loro costruzione pare a me legata a condizioni economiche, accentuatesi in una determinata epoca storica. […] L’aumento sensibilissimo della popolazione rurale-montanara in provincia di Bergamo, malgrado il triste primato della mortalità infantile, diffuse le migrazioni in tutte le stagioni. Restava in valle una maggioranza di donne e di vecchi, elementi non acconci a lavori duri. Si riportò il prato sui ronchi. Migliorata la praticoltura, iniziata l’alpicoltura anche mercé, qualche tentativo di marcita di monte, aumentò il carico di bovine lattifere. Furono richieste altre stalle e fienili. […] La cosa ebbe inizio intorno al 1880 o giù di lì. Ne derivò a poco a poco l’incremento della locale industria degli stracchini, detti Taleggio […] “ (A.Carminati e P. Invernizzi, Prida e Pioda, 2012, pag. 15-19). La pietra e il legno sono stati i materiali principali per la realizzazione degli edifici, destinati sia alla residenza che all’allevamento e al ricovero del foraggio, secondo una tecnica costruttiva consolidatasi nel corso di una tradizione secolare. I materiali venivano selezionati dagli agenti atmosferici nel corso di alcuni anni, prima del loro effettivo utilizzo. Il legname era ricavato in valle da specie arboree autoctone, seguito e curato durante la crescita nel prato e nel bosco dal contadino e, se necessario, forzato nella crescita a talune curve e andamenti, per soddisfare le necessità costruttive future (Op. cit). Il legno serviva per la struttura portante del tetto (capriate e assiti), per gli infissi di finestre e porte, per tutto l’arredamento semplice, compresi alcuni utensili. La pietra costituiva la materia prima per tutto il resto. Il materiale litico usato in Valle Imagna e in Val Taleggio nell’edilizia tradizionale proviene da particolari orizzonti calcarei appartenenti alla formazione delle argilliti di Riva di Solto, che affiora lungo una fascia ad andamento Est-ovest dalla Val Taleggio al Lago d’Iseo; l’età di questi depositi è triassica (Norico Superiore, da 216,5 ± 2,0 a 203,6 ± 1,5 Milioni di anni fa). Si tratta di una roccia sedimentaria, estremamente durevole, che mantiene le proprie caratteristiche tecniche invariate nel tempo. Le pietre di formazione sciistica (un tipo di pietra che si sfalda in lamine o strati paralleli tra loro) sono presenti in grande quantità nel sottosuolo della Valle Imagna. Estratta dagli abitanti delle valli prealpine, tale preziosa risorsa è stata da sempre utilizzata per costruire le architetture del luogo. In passato era facile trovare scavi di modeste dimensioni, limitati al soddisfacimento del bisogno immediato. Le esigenze di generale economia della famiglia rurale richiedevano che le operazioni di scavo fossero realizzate direttamente dal contadino-costruttore, il quale si confrontava in forma diretta e personale con le potenzialità dell’ambiente. Questo modo di procedere
ha plasmato nei secoli il paesaggio tipico della Valle Imagna e Val Taleggio, reso ancor più omogeneo dall’uniformità di materiali e colori dei manufatti insediativi nella loro relazione di profonda appartenenza all’ambiente circostante (Op. cit, 46). Pride (ossia le pietre squadrate, di varie dimensioni, utilizzate soprattutto per la costruzione di edifici e muri) e piöde (lastre impiegate specialmente nelle coperture dei tetti e nelle pavimentazioni) hanno caratterizzato tutta l’architettura storica sin dai primi tempi dopo l’anno Mille. Le grosse beole del tetto (usate non solo in Valle Imagna e Val Taleggio, ma anche nei territori confinanti dell’Alta Valsassina e dell’alta Valle San Martino) sono posate quasi orizzontalmente, poggianti l’una sopra l’altra e insellate nell’orditura portante della capriata (come le pedate di una scala), sfruttando la loro conformazione piatta ottenuta a spacco seguendo la stratificazione della roccia. Le piöde raggiungono anche gli 8 cm di spessore con un’estensione che può arrivare anche a più di mezzo metro quadrato (per quanto riguarda quelle sulla gronda e sulla trave di colmo), mantenendo un taglio squadrato sul profilo. La lavorazione della pietra in Valle Imagna e Val Taleggio ha portato all’elaborazione di manufatti architettonici di pregio, come il tetto in piöde (unici nella loro tecnica compositiva in tutto l’arco alpino) e le curiose aperture a T dei fienili (Op, cit. 46). L’impiego generalizzato e costante di pride e piöde nelle costruzioni tradizionali nel corso dei secoli ha finito col caratterizzare il genus loci di tutta l’isola culturale imagnina e taleggina. Accanto alla civiltà della pietra, nel settore delle produzioni agro alimentari nei secoli passati si è sviluppata la civiltà dello stracchino, elemento principe della dieta quotidiana, assieme con le castagne e al sorgo turco. Così la pietra negli insediamenti rurali e il latte con i suoi derivati sotto il profilo alimentare hanno caratterizzato trasversalmente, nel tempo e nello spazio, un particolare rapporto tra l’uomo e il proprio ambiente. Dunque le stalle-fienili della Valle Imagna che presentano ancora le tecniche costruttive della prida e della pioda, prese nel loro valore rappresentativo di strumenti e luoghi costitutivi della vita rurale storica, possono essere considerate quali esempi di architettura rurale vernacolare, aventi un aggiunto valore etno-antropologico con forte valenza identitaria.
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B ecause vernacular rural architectur is an architecture that, through its very existence, it expresses historical relationship between man and local environment, let’s now see how stables and barn-stables can be counted as such: not only by considering their role as agricultural areas for food production and animal shelter, but also as a garrison attributed to them in the government of the territory by a peasant population of small owners. “Almost always the stables-barns are halfway up the coast. Usually in the upstream front the barn door opens [...] at an altitude of about 2 meters higher than the sta-ble level. An external stone staircase allows access to the barn. There are four or five steps, or more. The shape of the door is known: a smaller rectangular space at the bottom, a larger at the top. Logical, indeed “function-al” both. The person who enters, with the ballon on the back during the hay filling, requires little space for the legs and more for the precious load. The two balconies are on the right and lack the narrow threshold do not have an indispensable function. Why was this shape ever thought and imposed itself so imperatively? [...] you can invoke an economic reason and a practice. [...] Val Taleg-gio does not provide timber for work, but for fuel and other uses. [...] Instead it abounds with building stone. The presence of the steps, rarely missing, not required for technical reasons, [...] is attributed to the opportuni-ty to prevent the entrance to the cows grazing outdoors during the first hay, when the cattle have not yet climbed to the high stables. I add some comments to the shapes of the roofs: some “two-water”, with simple layers; oth-ers, equally with two sloping, but with composite layers. This second one is called “a baule”. When the roof of the stable-barn is on two pitches, it is always, if not recently built, covered by piöde. When it is on four pitches, the two lower ones are in piöde, the upper ones of terracotta tiles-canals. It is evident that we are in front of a fallback. Where the slope is pronounced there, the heavy load can render stability precarious after a more or less long time. It is necessary to lighten the armor of the roof at the col-mareccio. [...] the heavy piöde are replaced by common shingles-channels, which require a narrow and slender frame. The piöde roof weighs 6.5 q. when the slope is not excessive, but reaches 8 q. and more per square meter when it increases. The reason is evident in the figure. Some complementary considerations, with historical spirit, declare the frequency of these constructions in Val Taleggio. In them the final turret of a possible chimney is missing. If in remote times it was not used, the fact is that the houses had it when they built the first barns-barns. So these are not the direct product of a popula-tion increase. Their construction seems to me tied to economic conditions, accentuated in a specific historical period. [...] The most sensible increase of the rural-moun-tainous population in the province of Bergamo, despite the sad record of infant mortality, spread migrations in all seasons. A majority of women and old people remained
in the valley, elements that were not fit for hard labor. He returned the lawn to the ronchi. Improved the prac-tice of agriculture, began the Alpine farming also mercé, some attempt of rotten mountain, increased the load of dairy cows. Further stalls and barns were requested. [...] The thing started around 1880 or so. Little by little, the increase in the local stracchini industry, called Taleggio, came about [...]” (A.Carminati e P. Invernizzi, Prida e Pioda, 2012, pag. 15-19). Stone and wood were the main materials for buildings con-struction, intended for both the residence and the breeding and the shelter of the forage, according to a construction technique consolidated in the course of a centuries-old tradi-tion. Materials were selected from atmospheric agents in the course of a few years, before their actual use. Timber was cut in the valley out of native tree species, followed and taken care of during their growth in the meadow and in the wood by the farmer himself and, if necessary, forced in growth to cer-tain curves and trends, to meet future construction needs (Op cit). Wood was used for holding structure of the roof (trusses and boards), for the window and door frames and for all the simple furniture, including some tools. While stone was used as raw material for everything else. Lithic material used in Valle Imagna and Val Taleggio for tra-ditional buildings comes from peculiar limestone horizons be-longing to the formation of the Riva di Solto argillites, which emerges along an East-West strip from Val Taleggio to Lake Iseo; the age of these deposits is Triassic (Norico Superiore, from 216.5 ± 2.0 to 203.6 ± 1.5 million years ago). It is a sed-imentary rock, extremely durable, which maintains its techni-cal characteristics unchanged over time. The stones of skiing formation (a type of stone that flakes in laminas or parallel layers between them) are present in large quantities in the subsoil of the Imagna Valley. Extracted from inhabitants in all the pre-alpine valleys, this precious resource has always been used to build traditional architecture. In the past it was easy to find excavations of modest size, limited to satisfying immediate need. General economic needs of rural family required excavations to be carried out directly by the farmer-builder, who was con-fronted directly and personally with the potential of the en-vironment. This way of working has shaped over the cen-turies the typical landscape of the Imagna Valley and Val Taleggio, made even more homogeneous by the unifor-mity of materials and colors of the settlement artifacts in their relationship of profound belonging to the surround-ing environment (Op.cit, 46). Pride (squared stones, of various sizes, mainly used for the construction of building walls) and piöde (slabs used especially in roofing and flooring) have characterized all the historical architecture from the earliest times af-ter the year One thousand. The large rookes of the roof, used not only in Valle Imagna and Val Taleggio, but also in the neighboring areas of Alta Valsassina and the upper Valle San Martin, are laid almost horizontally, resting one on top of the other and truss
bearing structure (like the treads of a ladder. Exploiting their flat shape obtained by splitting along the stratification of the rock, piรถde also reaches 8 cm of thickness with an extension that can reach even more than half a square meter (as regards those on the eaves and on the ridge beam), maintaining a squared cut on the profile. Stone shaping in Valle Imag-na and Val Taleggio had led to the development of valu-able architectural artefacts, such as piรถde roof (unique in their compositional technique throughout the Alps) and the curious T-shaped openings of barns (Op, cit., 46). Rife and constant use of pride and piรถde in traditional con-structions over centuries has come to characterize genus loci of the entire Imagnina and Taleggina cultural island. Alongside the civilization of stone, in the field of agro-food productions in the past centuries, stracchino civilization has developed, as it was one of the main element of daily diet, together with chestnuts and turkish sorghum. So that stone in the rural settlements and the milk with its derivatives from the alimentary point of view, have transver-sally characterized, in time and space, a particular relation-ship between man and his environment. In the end, stable-barns of Imagna Valley that still show constructive techniques of pride and pioda, taken in their representative value of tools and constituent places of his-torical rural life, can be considered as examples of vernacular rural architecture, with strong identity value.
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Tipologia architettonica dello stallino-fienile /The architectural type of the small barn
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Immagine 38. Disegno delle caratteristiche architettoniche dello stallino-fienile tradizionale della Valle Imagna (Cinzia Invernizzi). Image 38. Imagna Valley traditional barn’s characteristics (Cinzia Invernizi)
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Le stalle più antiche sono quelle collocate all’interno delle contrate rurali tradizionali e risalgono al periodo medioevale; le stalle medioevali isolate sono molto rare, nella sua formulazione più antica la stalla è un ambiente accorpato a quello della casa contadina. In effetti bisogna fare una distinzione tra la stalletta dalla stalla vera e propria. La prima, attrezzata con una piccola mangiatoia al piano terra, è destinata al ricovero di due o al massimo tre mucche ed è utilizzata soprattutto per il presidio dei terreni lontani dalla contrada di riferimento; inoltre essa veniva usata solo in determinati periodi dell’anno. In tali edifici, di dimensioni medio-piccole, (mai superiori ai 25 mq per piano) è molto raro trovare le tracce di un camino e di una canna fumaria, struttura usata solo in certe condizioni, ai fini della lavorazione a caldo del latte. La stalla vera e propria è solitamente situata in prossimità della contrada o dentro agli edifici abitativi, andando con essi a formare un’unità spaziale per la famiglia. Ciascun gruppo famigliare possedeva una stalla-abitazione e due o tre stalline isolati e distanti, adibiti a ricovero per gli animali e la conserva del foraggio. Stalla e stallina hanno in comune lo stesso modulo edilizio, ricorrente e ripetitivo: un edificio compatto e costruito interamente in muratura e pietra, distribuito su due piani, con struttura portante del tetto articolata in capriate lignee e strutture secondaria e terziaria anch’esse lignee, direttamente sulle quali veniva poggiato a secco il manto di copertura in piöde. La soletta intermedia è interamente lignea costituita di travi, travetti e bastoni, generalmente in legno di castagno. Il piano inferiore ospita gli animali, prevalentemente mucche, ma talvolta pecore, per le quale era destinato uno spazio appositamente separato grazie a pali o tavolati in legno. Il livello superiore è destinato a fienile (talvolta vi si accumulano anche le foglie secche utili per la lettiera delle mucche), compreso il foraggio da conservare per il periodo invernale. La maggior parte degli edifici ha il piano terra parzialmente interrato a causa della collocazione degli edifici sui ripidi versanti montani, così che le finestrelle sono aperte sul prospetto maggiormente illuminato dal sole. L’ingresso alla stalla, generalmente sempre sul lato lungo, è così posto a valle, mentre quello del fienile è ricavato sul prospetto a monte, potendo così ridurre il numero degli scalini esterni, necessari per agevolare l’ingresso al piano superiore. Stalle e stalline sono i manufatti rurali più diffusi in valle Imagna e in Val Taleggio e la loro espansione ottocentesca è da porre in relazione al graduale trasferimento delle proprietà pubbliche ai singoli abitanti, all’occupazione estensiva delle aree disponibili anche in ambiti molto
distanti dalle contrade e all’arricchimento delle produzioni agrarie. La diffusione della stalla è il segno più evidente dell’incremento della piccola proprietà contadina e l’Ottocento è stato il secolo che ha segnato la fine della proprietà terriera concentrata nelle mani di poche famiglie, con la graduale distribuzione alla popolazione della ricchezza del capitale fondiario. Quande che i ciapàa ol so tochèt, i fràa sö la so stala (quando acquistavano il proprio appezzamento di terra, costruivano la loro stalla), (Op, cit. 46). Se a Corna prima erano tre le famiglie più importanti a possedere la parte migliore dei fondi (Moreschi di Canito, Locatelli della Corna e Berizzi di Regorda), successivamente si assiste alla parcellizzazione dei fondi dal momento in cui le attività industriali di valle cominciano ad essere più appetibili da un punto di vista remunerativo ed economico.
CARATTERISTICHE GENERALI La stalla non si costruiva mai al centro del prato, ma al suo margine, per non sprecare terreno fertile per le coltivazioni. Talvolta veniva posta al confine tra pascolo e prato, o tra bosco e prato o ancora tra prato e campo. Tendenzialmente dunque, a meno di motivi particolari, si costruiva sempre a monte dell’appezzamento di terra, anche in vista di garantire la migliore esposizione possibile all’edificio. Le aree di fondo valle sono sempre state invece meno appetibili; infatti, in montagna il trasporto di foraggio non è mai stato semplice, soprattutto per l’assenza di strade carrabili (nella migliore delle ipotesi c’era l’asino o il mulo a sostituire le spalle dei valligiani). Di conseguenza era abitudine costruire uno spazio di pertinenza sul luogo di ricovero degli animali, dove poter raccogliere e conservare il foraggio. Inoltre quest’ultimo doveva essere consumato in loco per poter essere trasformato in letame a destinare alla concimazione del prato o del pascolo. La costruzione di stalle e stalline è direttamente proporzionale all’estensione del terreno e al numero dei quadrupedi da ricoverare: generalmente a pianta rettangolare di 6 x4 m ospitavano da 4 a 5 mucche (Op, cit. 46).
DISTRIBUZIONE DEGLI SPAZI INTERNI E FUNZIONI SVOLTE Per comprendere tutte le funzioni della stalla è utile ricostruire i principali elementi interni che la compongono, suddivisi nei diversi spazi, in relazione alle necessità imposte. V’era un’unico ingresso alla stalla,situata al piano terra, priva di comunicazione col piano superiore dove stava
il fienile, se non fatta eccezione per un’apertura quadrata nella soletta, il bus dol fé (il buco del fieno), situato in un angolo, attraverso la quale il fieno veniva fatto cadere nella mangiatoia sottostante. La stalla era pavimentata a resöl (acciottolato tradizionale), con funzione antiscivolo per la zoccolatura dei quadrupedi. Nelle stalle ottocentesche (per lo più stalline isolate, lontane dalle contrade di riferimento), lo spazio interno era suddiviso in un corridoio selciato di circa 1,5 m, cönèta del rüt (cunetta del letame, non più larga di 30 cm) e lettiera delle mucche di circa 1,7 m, la cui quota di calpestio risulta sollevata di circa 15 cm). La finestra quadrata per permettere l’illuminazione interna veniva posta sulla parete di fronte alla mangiatoia (ovvero quella lungo il corridoio selciato), affianco alla porta d’ingresso; quella della luce era una questione delicata, dato che ci si recava alla stalla la mattina presto o il pomeriggio tardi (da qui l’orientamento Nord-Sud degli edifici, per permettere la migliore esposizione solare possibile del lato lungo, sia al mattino che a alla sera). Oltre al ricovero per gli animali la stalla ospitava anche la funzione della mungitura e della cagliatura del latte, in seguito alla quale, gli stracchini prodotti venivano lasciati qualche giorni nella stalla finché il siero non fosse fuoriuscito completamente. Durante la notte e la brutta stagione le stalline lontane dalla contrada venivano serrate e lasciate vuote. La stalla è quindi nata per il ricovero delle poche mucche della famiglia contadina: un ambiente pensato e costruito su misura delle vacche e i cui elementi costitutivi sono strettamente funzionali a tale scopo. Il fienile sovrastante si articola in un volume unico che va dalla prima soletta alla trave di colmo; le pareti perimetrali possiedono delle aperure (fig.39) alte e strette (10 x 30 cm), grazie alle quali il ricircolo d’aria garantiva un’efficacie essicazione del fieno. La caratteristica più evidente del locale fienile è la porta d’ingresso a T (fig.40) che, sempre a due ante, si apre verso l’interno e l’architrave in legno o pietra, raramente è ad arco. Come suggerito da A. Carminati (2012): “per quanto concerne la particolare apertura a T dei fienili tradizionali, si può semplicemente concludere che il passaggio ristretto nella parte inferiore era dettato dalla volontà di riservare l’ingresso al fienile esclusivamente alle persone, mentre l’ampliamento della parte superiore era giustificato dal passaggio dei grossi fasci di fieno raccolti e legati sulla sdrina portata sulle spalle dei contadini. I due blocchi di pietra che segnano l’ampliamento superiore servivano anche da base d’appoggio per la sosta della gabbia di fieno o di era”. In molti casi l’ingresso al fienile risulta rialzato rispetto la quota del terreno e raggiungibile grazie gradini in pietra, il cui ultimo gradino aveva la pedata esattamente al centro
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Immagine 39. Aperture per l’essiccazione del fieno (Cinzia Invernizzi). Image 39. Openings for straw drying (Cinzia Invernizi). Immagine 40. Porta a T del fienile (Cinzia Invernizzi). Image 40. T shaped barn’s door (Cinzia Invernizzi). Immagine 41. Costruzione delle fondazioni e del primo livello (stalla) (Cinzia Invernizzi) Image 41. Foundation and ground level (stable) building up process (Cinzia Invernizzi)
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40 dell’apertura più inferiore. TECNICHE COSTRUTTIVE Lo scavo delle fondazioni (6 x 4 o 5 metri) (fig.41) non era mai profondo (non più di 80 cm) e si fermava generalmente una volta raggiunto un fronte di terreno molto compatto o di roccia, sul quale si poggiavano direttamente le prime pietre dalle dimensioni sempre maggiori rispetto le mura sovrastanti (circa 50 cm). Il primo muro a essere costruito era quello a monte, contro terra, per mettere in sicurezza il versant. Il legante tra le pietre era un impasto di rena e calce. I muri perimetrali della stalla crescevano insieme nel loro complesso con porte e finestre (compresi i ferri delle inferriate di quest’ultime). Per la costruzione del muro venivano fatti due corsi di pietre, interconnessi i cui eventuali interstizi venivano riempiti con pietre delle dimensioni necessarie, scaglie e terra. Le porte generalmente hanno un architrave in legno, che talvolta è sostituito con una grossa prida. Raggiunta la quota di circa 2, 3 m s’ impostava la prima soletta (fig. 42), costruita con tre travi portanti, sulle quale si poggiava l’assito (fig. 43) (essenze di castagno, rovere e ciliegio) che andava poi ad affrancarsi direttamente alle pietre murarie. Dalla prima soletta si saliva di altri 2 m circa, sino alla quota di gronda. Prima della costruzione dei due timpani al culmine dei quali poggiava la trave di colmo, veniva imbastita la struttura lignee portante per avere una corretta inclinazione delle falde. Il tetto (fig. 44) composto da due falde semplici contrapposte lavora staticamente come una capriata semplice. Sulla trave di colmo, la terzera e il dormiente (o sulla struttura della capriata) si appoggiavano i travetti, poi orizzontalmente i puntoni, e infine dei listelli squadrati quale base d’appoggio per il manto in piöde. La prima piöda di gronda, massiccia ed estesa, appoggia direttamente sul muro, poi si proseguiva con il resto del manto di copertura, facendo attenzione che ogni piöda avesse un’inclinazione leggera verso l’esterno, così da evitare il ritorno d’acqua all’interno. Circa il 70% di ogni lastra viene coperta dalla successiva, comportando un forte appesantimento della struttura; grazie all’ampia superficie a contatto tra l’una e l’altra, l’attrito garantiva un’adeguata strategia di fissaggio. Il colmo veniva completato con l’appoggio di lastre larghe abbastanza da coprire e
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proteggere la trave di colmo.
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Immagine 42 - 43. Struttura del solaio intermedio (Cinzia Invernizzi). Image 42-43. Intermediate slab structure (Cinzia Invernizi).
42 Elder stable-barns are those located within the traditional rural villages and date back to the medieval period; isolated medieval stables are very rare, in their most ancient formu-lation they are merged with the house. In fact, a distinction must be made between that kind of stall and the small iso-lated stable-barn. The latter, equipped with a small manger on the ground floor, is intended for the shelter of two or at most three cows and is used above all for the control of land far from the district of reference; moreover it was used only during certain periods of the year. In these buildings, of medium-small size (never more than 25 square meters per floor) it is very rare to find traces of a chimney, which is used only under certain conditions, for the hot processing of milk. Each family group owned a stable-dwelling and two or three separate and distant stable-barns, used as shelters for an-imals and forage preserves. Those two type of buildings have in common the same building module, recurrent and repetitive: a compact construction built entirely of masonry and stone, distributed on two floors, with a roof structure articulated in wooden trusses and secondary and tertiary structures, directly on which the covering layer in piöde was placed. The intermediate slab is entirely wooden consisting of beams, joists and sticks, generally made of chestnut wood. The lower floor houses animals, mainly cows, but sometimes sheep, for which a specially separated space was designed thanks to wooden poles or planks. The up-per level is used as a barn (sometimes dried leaves useful for the litter of the cows are also accumulated), where the fodder was placed to be conserved for the winter period. Most of the buildings have the ground floor partially buried due to the placement of the buildings on the steep mountain slopes, so that the windows are open on the prospect most illuminated by the sun. The entrance to the stable, usually on the long side, is thus placed downstream, while that of the barn is made on the upstream façade, thus reducing the number of exter-nal steps necessary to facilitate entry to the upper floor. Stables and barns are the most widespread rural artefacts in both Imagna valley and Taleggio valley and their nine-teenth-century expansion is due to the gradual transfer of public properties to individual inhabitants, to the extensive occupation of the areas available even in areas very far from the districts and the enrichment of agricultural production. The spread of barns is the most evident sign of the increase in the small peasant property, as the nineteenth century was the century that marked the end of land ownership concen-trated in few families hands, with the gradual distribution to the population of the wealth of the land capital. Quande che i ciapàa ol so tochèt, i fràa sö la so stala (as they bought their own plot of land, they built their sta-ble) (Op, cit., 46). If previously three major families were owning the best part of the funds (Moreschi di Canito, Lo-catelli della Corna and Berizzi di Regorda), then there was a parcelling process of funds, from the moment when in-dustrial activities of the
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valley began to be more attractive by a remunerative and economic point of view. GENERAL CHARACTERISTICS The stable was never built in the middle of the meadow, but on its edge, to not waste fertile soil for crops. Some-times it was placed at the border between pasture and meadow, or between forest and meadow or between meadow and field. Except for special reasons, it was al-ways built upstream of the plot of land, with the purpose of ensuring the best possible exposure to the building. Valley bottom areas have always been less desirable; in fact, on mountains transport of fodder has never been easy, es-pecially due to the absence of driveways (at best there was a donkey or a mule to replace men’s shoulders). As a result, it was customary to build a barn on the place where animals were kept, where they could gather and store fodder. In addi-tion fodder had to be consumed on site to be transformed into manure, used for fertilizing lawn or grazing. The construction of stables and barns directly has always been proportion-al to the extent of the land and the number of quadrupeds to be host: generally with a rectangular plan of 6 x4 m and 4 to 5 cows hosted (Op, cit. 46). DISTRIBUTION OF IINTERIORS AND FUNCTIONS
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Immagine 44. Struttura della copertura (Cinzia Invernizzi). Image 44. Roof structure (Cinzia Invernizi).
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To understand all functions of a stable it is useful to recon-struct the main internal elements that compose it and divided it into different spaces, in relation to imposed needs. There was a single entrance to the lower floor, which did not has any communication with the upper floor where the barn stood, except for a square opened in the slab, the bus dol fel (the hay hole) in a corner, through which the hay was dropped into the manger below. The stable was paved with resöl (traditional cobblestones), with an anti-slip function for the plinth of the quadrupeds. In the nineteenth-century stables (mostly isolated small stables, far from the reference districts), the internal lower space was divided into a paved corridor of about 1.5 m, cönèta of the rüt (dung cunet, no wider than 30 cm) and litter cows of about 1.7 m, whose walking height is raised about 15 cm). A square window allowed internal lighting, placed on the wall opposite to the manger (that is the one along the paved corridor), next to the entrance door; light was a delicate matter, since farmers used to go to barns early in the morning or late in the afternoon (hence the north-south orientation of the buildings, to allow the best possible sun exposure of the long side, both in the morn ing and in in the evening). Barns were used as animals shelter as well as plac-es where dairy farming happened resulting in typical stracchino cheese, produced and then left in the barn for a few days until the whey had come out completely. During the night and the winter sea-
son those barns far from the village were closed and left empty. Stable-barn was therefore created for the shelter of the few cows of the peasant family: an environment designed and built to measure the cows needs and whose constituent elements are strictly functional for this purpose. The overhanging space is articulated in a single volume that goes from the first slab to the ridge beam; the perimeter walls have narrow openings39 (10 x 30 cm), thanks to which the air recirculation guaranteed an effective drying of the hay. The most evident feature of the barn room is its T-shaped entrance door40 which, always opens inward through two wooden pannels, while its architrave is generally made of wood or stone, rarely arched. As suggested by A. Carminati (2012): “With regard to the particular T-shaped opening of traditional barns, one can simply conclude that the narrow passage at the bottom was dictated by the desire to reserve the entrance to the barn exclusively to people, while the expansion of the upper part was justified by the passage large bundles of hay collected and tied on the sdrina carried on the shoulders of the peasants. The two stone blocks that mark the upper expansion also served as a base for resting the hay or cage “. In many cases entrance to the barn is raised above the altitude of slope and reached by stone steps, whose last step had the tread exactly in the middle of the lower opening.
the squared strips as a support base for the mantle in piöde. The first piöda, massive and extended, rests directly on the perimetral wall, then proceeded with the rest of the roofing, making sure that each piöda had a slight inclina-tion towards the outside, in order to avoid water return indoor. Approximately 70% of each pioda is covered by the next, resulting in a heavy structure; thanks to large surfaces in contact between one pioda and the other, through friction adequate fixing is guaranteed. The ridge was completed with the support of piode large enough to cover and protect the ridge beam.
TECHNIQUES OF CONSTRUCTION Foundations (6 x 4 or 5 meters) 41 were never deep (no more than 80 cm) and generally stopped once a very compact soil or rock face was touched, on which the first stones were placed, with greater dimensions than the overlying walls (about 60 cm). The first wall to be built was that upstream, against the ground, to secure the versant. The binder between the stones was a mixture of sand and lime. The perimeter walls of the barn grew together as a whole with doors and windows (including the iron bars of the latter). For the construction of walls two interconnected stone courses were made, whose interstices were filled in with stones of the necessary size, scales and earth. Doors generally have a wooden lintel, which is sometimes replaced by a large prida. Once the altitude of about 2, 3 m has reached the inner slab42 started to be built, over three bearing beams, car-rying wooden sticks43 (essences of chestnut, oak and cherry)which were then freed directly to the masonry. From the first slab there was another 2 m climb up to the height of the eaves. Before the construction of the two gables at the height of which the ridge beam was resting, the supporting wooden structure was laid out to have a correct inclination of the pitches. The roof44 com-posed of two simple opposing strata works statically like a simple truss. On the ridge beam, the terzera and the sleeper (or on the structure of the truss) leaned the raf-ters, then horizontally the struts, and finally
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Parte 1 / Part 1 Rigenerazione territoriale nelle aree montane Local regeneration of mountain areas
Metodo di rilievo del patrimonio architettonico / Architectural heritage survey methods
I sopralluoghi effettuati hanno avuto l’obiettivo di una catalogazione degli elementi cardine del sistema rurale storico di Corna ancora presenti sul territorio, in modo da definire quali siano le risorse territoriali connesse e condizionate dalla presenza degli stallini-fienile, da un punto di vista produttivo, funzionale e paesaggistico. A tal fine, il rilievo ha seguito il criterio indicato da Agostini, Battista e Fontana nel loro lavoro “Architettura Rurale nel Paesaggio. Analisi e Indirizzi di Intervento” (2017): 1. 2. 3. 4.
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1. Domanda presa da“Architettura Rurale nel Paesaggio. Analisi e Indirizzi di Intervento” (Agostini, Battista, Fontana, 2017) 2. Domanda presa da“Architettura Rurale nel Paesaggio. Analisi e Indirizzi di Intervento” (Agostini, Battista, Fontana, 2017)
Epoca di costruzione del fabbricato Manomissioni e alterazioni subite dall’organismo edilizio originario Caratteri tipici dell’architettura del luogo e ricorrenza della tipologia sul territorio Relazioni con la storia dell’agricoltura e processi produttivi locali (valutare come il corpo di fabbrica, nella sua forma e distribuzione, rifletta le tecniche agricole del tempo in cui è stato costruito e i modi in cui le successive innovazioni abbiano provocato alterazioni o adattamenti della sua struttura originaria) Relazioni con la storia dell’architettura e delle tecniche di costruzione, studiando i modi di diversa messa in opera dei materiali locali o di sviluppo di elementi decorativi tipici del luogo Utilizzo corrente Stato di conservazione del bene L’edificio è isolato o parte di un gruppo?
After several surveys (each survey followed the indications summarized in the next page).on the site, a catalog of architectural and landscape key elements, belonging to the historical rural system of Corna, has been set. Territorial resources connected and conditioned by the presence of stable-barns, from a production as well as functional point of view, were defined. Here is the list of key elements that have been considered in the surveys, taken from “Architettura Rurale nel Paesaggio. Analisi e Indirizzi di Intervento” (Agostini, Battista, Fontana, 2017): 1. Construction period of the building 2. Additions and alterations to the original building state 3. Local architecture characteristics and features 4. Relations to the history of agriculture and local production processes (how the factory, in its form and distribution, reflects the agricultural techniques of the period in which it was built and the ways in which the subsequent innovations have caused alterations or adaptations of its original structure) 5. Relations to the history of architecture and construction techniques, studying ways of different implementation of local materials or development of decorative elements typical of the place 6. Current Use 7. Current State of conservation of the asset 8. Is the Building isolated or part of a group?
LINEE GUIDA PER L’ ANALISI DEL RUOLO 1 Cos'è?
A cosa serve?
Come si Realizza?
Il ruolo dell'edificio è connesso alle funzioni che assolve nel contesto. Questi si possono declinare in funzioni strettamente produttive, territoriali e protettive (di sviluppo sostenibile attraverso servizi alla comunità, di tutela idrogeologica del suolo, di contenimento rispetto all'urbanizzazione…), ecologiche (per il mantenimento dell'equilibrio eco-sistemico e della biodiversità) e paesaggistiche (valore socio-culturale e di fruizione).
A definire dove, come e quando operare le trasformazioni richieste dal progetto.
L’analisi va articolata in modo da individuare gli elementi e le relazioni che hanno inciso e possono incidere ancora sull'uso dell'edificio. In tal senso il rilievo in campo va diretto in modo da leggere i rapporti che intercorrono tra l'edificio e: - Il centro aziendale e altre componenti aziendali -Sistema insediativo e paesistico - Spazio aperto - Servizi ed emergenze sul territorio
WHAT IS IT FOR? To define where, how and when to operate the transformations required by the project.
WHAT IS IT? HOW IS IT MADE?
The Building is connected to its functionalities in the context. These can be defined as strictly productive, territorial and protective functions (sustainable development through community services, soil hydrogeological protection, containment with respect for urbanization ...), ecological (for the maintenance of eco-systemic balance and biodiversity ) and landscape (socio-cultural value and use).
Analysis has the purpose of identifying the elements and the relationships that have affected and can still influence the building use. The Survey on the field should read relationships between building and: - The business center and other business components - Settlement and landscape system - Open space - Services and emergencies on the territory
LINEE GUIDA PER L’ ANALISI DELL’ INTERESSE STORICO-IDENTITARIO2 A cosa serve?
Come si Realizza?
L'analisi è diretta a scoprire la specificità culturale del modo di mettere in relazione la costruzione degli edifici con campi coltivati, sistema irriguo, vegetazione, etc.
Concentrando l'indagine su ogni elemento tipo morfologico, evidenziandone le ricorrenze o le differenze rispetto al sistema insediativo locale, valutandone la funzionalità all'agricoltura e gli specifici aspetti caratteristici della cultura materiale locale
WHAT IS IT FOR?
HOW IS IT MADE?
Focusing the investigation on each morphological type element, highlighting the recurrences or differences compared to the local settlement system, evaluating its functionality towards the agriculture and the specific aspects of the local material culture.
The analysis is aimed at discovering all cultural specifications which relate buildings construction with cultivated fields, irrigation system, vegetation, etc.
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Criteri di valutazione del valore storico-identitario degli stallini-fienili / Criterias for historical-identity value assessment around smal barns
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Immagine. 45. Schema di valutazione del valore storico-identitario Image 45. Historic-identity value scheme
Mantenendo l’obiettivo della formulazione di un’offerta turistica valida, che sia sostenibile per il territorio sul lungo periodo e che al contempo possa garantire un mantenimento e recupero delle sue risorse, si è proceduto all’individuazione dei beni più adatti ad essere inseriti in tale progetto. Analizzando lo sviluppo storico delle contrate di Corna era chiaro fin da subito che gli edifici vernacolari rurali maggiormente identificativi del luogo fossero gli stallini-fienili con le loro porte a T. Di questi sono stati selezionati a priori quelli esterni alle contrade e che nel corso della storia hanno permesso il controllo dei pascoli e dei boschi. Il loro valore identitario intrinseco e la loro funzione di presidio territoriale, per la quale furono creati (oltre ovviamente a quella di essere stalle e fienili), li rendono coerenti con il programma di sviluppo turistico e rigenerazione territoriale cui questa tesi vuole aderire. La comprensione preliminare del territorio di Corna e del suo patrimonio territoriale deriva dall’incrocio di dati teorici (libri, cartografie storiche, PGT,etc) con quelli reali raccolti in seguito a sopralluoghi mirati, integrati ai dati forniti dal Centro Studi Valle Imagna e Val Taleggio, (schede descrittive e fotografie degli edifici storici della Valle Imagna e Val Taleggio, 2006). Data la longevità di questi ultimi, al primo sopralluogo è stata riscontrata una certa incoerenza con lo stato di fatto attuale: alcuni edifici non corrispondono più alle descrizioni presenti sul catalogo, mentre spesso le coordinate GPS in esso riportate sono imprecise, o addirittura sbagliate. In aggiunta il catalogo online del SIRBeC possiede le schede descrittive di solo quattro abitazioni striche (Casa Carminati-Locatelli, Casa Pellegrini, Dimora invernizzi e Edificio a Corte di Ca’ Gavaggio) e di una stallina (Stalle Carminati-Todeschini), appartenente però al nucleo storico della contrada di Canito e dunque di poca rilevanza ai fini del progetto di tesi, che si occupa di quelle esterne alle contrade. Considerata l’assenza di dati reperibili relativi alle stalline-finili esterne ai centri storici e l’incoerenza delle schede descrittive esistenti con la situazione reale, è stato necessario un rilievo in campo che potesse descrivere correttamente lo stato di fatto corrente dell’architettura vernacolare di Corna, con riferimento esclusivo agli stallini esterni alle contrade. Di tutti gli edifici rilevati solo alcuni sono stati considerati utili ai fini del progetto, sulla base di un valore percentuale che esprima la qualità del valore identitario intrinseco ad ogni stallino e del suo rapporto con gli elementi del paesaggio rurale vernacolare. Tale percentuale è stata calcolata seguendo il metodo illustrato nella pagina a fianco, che tiene conto del valore degli elementi compositivi dell’edificio in quanto architettura vernacolare.
Per quanto riguarda la struttura dell’edificio, l’elemento che più esprime l’appartenenza al luogo è la porta del fienile a T, prerogativa esclusiva della Valle Imagna e Val Taleggio. A seguire troviamo il manto di copertura in piöde ( tagliate in questo formato per tradizione della valle), con la sua struttura portante in tronchi d’albero solo superficialmente trattati, la distribuzione di aperture ed accessi, funzionale alla separazione dei due spazi interni tradizionali (stalla separata dal fienile) e in ultimo l’apparecchiatura muraria in pride, montata a secco. Supponendo un edificio integro con valore strutturale identitario pari al 100%, vediamo come poter distribuire le percentuali parziali per ogni singola voce prima descritta: -porta del fienile a T: 45% -tetto in piöde: 30% (di cui 10% struttura portante, 20% manto di copertura) -distribuzione aperture ed accessi: 15% -apparecchiatura muraria: 10% Vanno però considerate anche quelle modifiche apportate alla struttura originale che possono aver snaturato il linguaggio architettonico del bene e che dunque si configurano come delle penalità, arrivando a togliere fino il 70% del valore intrinseco del bene: -modifiche/giunzioni di carattere temporaneo: -5% -modifiche/giunzioni temporanee che NON interferiscono con gli elementi caratteristici dell’edificio: -10% -modifiche/giunzioni permanenti che interferiscono con gli elementi caratteristici dell’edificio: -15% -modifiche/giunzioni permanenti che snaturano l’aspetto finale dell’edificio: -40% Oltre alla percentuale relativa al valore identitario intrinseco dell’edificio, v’è poi un’altra percentuale relativa al rapporto che questo ha col paesaggio, inteso nelle sue componenti rurali vernacolari (terrazzamenti, prati, pascoli, bosco) e antropiche (vicinanza con centri abitati e strade carrabili, connessione ad altre stalle-fienili): -Terrazzamenti: 25% (valore maggiore rispetto al prato e al pascolo poiché considera la qualità del lavoro necessario alla loro costruzione) -Pascolo: 20% (valore maggiore rispetto al prato poiché considera il valore aggiunto dato dalla possibilità di mantenere l’attività di allevamento tradizionale) -Prato: 15% -connessione ad altre stalle-fienili: 10% -vicinanza a centri abitati: 10% (intesa come accessibilità a piedi ai servizi offerti dai nuclei abitativi principali) -posizione su sentiero: 20% (valore definito nella prospettiva di una fruizione turistica)
Valori percentuali degli elementi del sistema rurale & di relazione con l’intorno Percentage values among rural system’s element & relationship with sorroundings elements
p in e ia % d 1 0 u r a r f p ri o ra m ade ia t u Apparecch ilding m Walls-bu
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% 2 0 l se a p za o Vicinanimity t P rox
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Pi
P 20 P as % a stucoli re s
Valori percentuali degli elementi del patrimonio architettonico Architectural heritage’s elements percentage values
V ic 10% Pro inanza a cen i abitati tr x i m it y to residential areas
% o 1 0 n e c it h o w si e s ti o n n n c Co n n e Co
0%
-1
0%
Parziale del valore storico-identitario dell’edicifio Partial value of building’s historic-identity valueof
0% - 15
%
M od ifi Te c m ba he po ss te ra o m low ry a imp por l a im tera atto nee t pa io a ct n w ith
- 5%
45
Parziale del valore del paesaggio rurale storico e di relazione con esso Partial value of historic rural landscape and building relationship with it
-4
M od if Pe a b ich rm as e p w an so erm ith en im a low t a pa ne l t im tera to nti pa tio ct n
M od if Te a m d iche po al t ra to em hig ry a imp po h i lter at ran m at to ee pa io ct n w ith
M od if Pe rm a iche an lto pe en i rm hig t a mpa an h lter tto en im at ti pa ion di ct d w ith
Valori percentuali delle penalità architettoniche Percentage values of building penalties
69 Valore percentuale del valore storico-identitario dell’edicifio in relazione al sistema rurale storico Percentage value of building’s historic-identity value in relation with historic rural system
200%
Facendo la percentuale totale, comprendente sia il valore identitario intrinseco che quello di rapporto col territorio, si ottiene una percentuale sul valore che il singolo bene possiede all’interno del progetto di sviluppo turistico e rigenerazione del patrimonio rurale. Ai fini di una selezione degli edifici più consoni al progetto di tesi si è deciso di distribuire gli edifici rilevati, in base al valore percentuale calcolato, all’interno di 4 fasce di valore: bassa (0%-25%), medio-bassa (25%-40%), medio-alta (40%-65%), alta (+65%) e alta. Le schede descrittive seguenti riguardano dunque tutti gli edifici rilevati durante i sopralluoghi, mentre i disegni architettonici si riferiscono solo a quelli inseriti nella fascia medio-alta e alta.
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With the purpose of a long-term sustainable tourist program development which can even guarantee local rural resource maintenance and upgrade, the identification of the key rural system’s elements was needed. From historic researches, barns, as their T-shaped doors, turned out to be the most peculiar vernacular buildings, as most capable of an expression of local identity, with a specific interest for those ones outside of villages, since they have been used in their history for agricultural purposes as to control far lands and pastures. Because of their historical-identity value and their location spread over the whole land under Corna’s municipalities (giving the possibility of a real control of rural resources), stable-barns figure coherently within the tourist develop program of the thesis. First, Corna’s landscape and rural system analysis comes from a patchwork of information (books, historical maps, PTG, etc.) with data from survey on the field and other information from Centro Studi Valle Imagna e Val Taleggio (analytic sheets and pictures of some barns, collected into an online catalog dated in 2006). Considering that last data collection had been realized in 2006, during my first survey in field I discovered some incoherence between on-line catalog data and the real state: some of the buildings are not in use anymore, other in a much worse condition than the online description, even the GPS coordinates in most cases do not correspond to the real location. In addition to that, SIRBe Catalog has only four historic house analytic sheets (Casa Carminati-Locatelli, Casa Pellegrini, Dimora Invernizzi ed Edificio a corte di Ca’ Gavaggio) and only one barn is, located inside Canito district, so it is not relevant to the thesis’ purpose. Since I did not have sufficient information about stable-barns spread over the territory outside of villages, a survey in field was needed in order to have a correct analysis of real estate around Corna’s rural resources and vernacular rural architecture. Of the whole number of relieved buildings, those with a middle-high percentage of historical-identity value have been included into the architectural upgrade. That value expresses the relations between each barn with its rural surroundings by quality and each barn’s intrinsic identity value referred to the local history. That percentage value has been counted following the method from the next page, which considered all vernacular buildings and landscape elements as a whole. Dealing with the stable-barn building, the most evident element in terms of identity expression is the T-shaped door, a prerogative of Imagna and Taleggio Valleys. What follow are: piode roofing (with a peculiar local format) and its holding wooden structure made of natural trunks, openings and accesses distribution, which are functional to the inner spaces distinction (stable under barn) and last the wall building technique of dry stones. As a stable-barn structure can reach
100% historical-identity value, let’s see how partial percentage values are distributed: - T-shaped door 45% - Piode roofing 30% (holding wooden structure 10%, piode roofing layer 20%) -openings and accesses distribution 15% -wall-building in dry stones 10% Upgrades and alteration to the original structure must be negatively considered, since they can deeply distort the final perception of the building, reducing the capability of the building to express its historic-identity value. Those negativities can deduct up to 70% of the entire historical-identity value of a single building, and they are defined as follow: - temporary alterations/additions -5% - temporary alterations/additions with low impact -10% - permanent alterations/additions with low impact -15% - permanent alterations/additions with high impact -40% In addition to the relative percentage of building’s structure intrinsic value, there is an other relative percentage value which shows the quality of building’s relations with surrounding rural elements: - Terraces 25% - Pastures 20% - Meadow 15% - connection with other stable-barns 10% - proximity to residential areas 10% - proximity to historic paths 20% Relative percentage value of building’s intrinsic historical-identity value merged with relative percentage qualitive value of relations between each building and its surrounding rural elements, gives the total percentage value of a single stable-barn within the thesis’ project in terms of vernacularity and potential for tourist development. Four categories are defined by percentage value: low (0%-25%), middle-low (25%- 40%), middle-high (40%65%) and high (+65%). The buildings reaching categories middle-high and high have been included in the architectural upgrade proposal.
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Quaderno del rilievo architettonico / Architectural survey notebook
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Definizione dei parametri progettuali / Definition of design parameters
Il valore storico identitario che ciascun edificio riesce ancora ad esprimere è stato considerato l’elemento principe alla base di qualsiasi scelta progettuale. Mantenendo l’obiettivo di uno sviluppo turistico che sia anche un mezzo di promozione dei caratteri vernacolari del luogo, il progetto architettonico inerente il recupero degli stallini rilevati, si pone l’obiettivo di rispettare quanto più possibile gli elementi costruttivi caratterizzanti la tipologia della stallina-fienile. Considerate le valutazioni al riguardo del valore storico-identitario precedentemente spiegate, gli elementi architettonici di maggior rilevanza sono stati identificati quali elementi Irrinunciabili. Sulla base di tali valutazioni sono state formulate le seguenti linee guida per l’intervento sull’esistente: - Mantenimento/ricostruzione della porta a T del fienile - Mantenimento/ricostruzione dell’originale tetto in piöde - Mantenimento/separazione della tradizionale separazione dei due spazi interni, con mantenimento dei rispettivi accessi - Mantenimento/ricostruzione del muro in pride
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Considering what have been told previously, each architectural proposal has been based on the historic-identity value which barns can show nowdays. Architectural proposal refered to barns relieve take in considaration those architectural elements wich has a powerful historic-edentity value, aiming to conserve as much is possible of the original structure. The following point figure out wich are the main strategies for a correct architectural proposal: - mantainance/recostruction of T profile door - mantainance/ recostruction of original roofing made in piöde - mantainance/recostruction oftraditional interior spaces separation, through two different accesses - mantainance/recostruction of perimetral walls, made in pride through the original wall-building technique
Copertura in Piรถde e struttura portante in legno del tetto Roof made in Piรถde and original holding wood structure Porta del fienile a T Barn door with T profile
Due ingressi distinti per due spazi interni distinti Two entrances for two interior divided spaces
Apparecchiatura murario originale in Pride Original wall-building technique in Pride
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Parte 1 / Part 1 Rigenerazione territoriale nelle aree montane Local regeneration of mountain areas
La rigenerazione degli edifici identitari / The regeneration od identity buildings
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Immagine 46. Gruppi modulari e distribuzione per superfice interna Image 46. Goups of buildings by modul type and buildings distribution by surfaces
I 10 stallini selezionati presentano un medio-alto valore storico-identitario, per il quale sono testimonianze del passato sistema rurale della Valle Imagna. L’agricoltura e l’allevamento furono in passato le attività che permisero all’uomo di abitare il luogo in cui stanziava, modificandolo e assoggettandolo ai propri bisogni. Su di esse si articolava la struttura sociale di un gruppo, consolidandosi poi in una civiltà profondamente legata al territorio e al rispettivo sistema rurale. L’altimetria in montagna è uno dei caratteri territoriali più evidenti e determinanti. Al variare di questa muta il clima, la stagionalità e la fertilità della terra; un sistema rurale come quello dell’estivazione permetteva il pieno sfruttamento delle potenzialità instrinseche del mutevole ambiente montano. Così gli inverni rigidi si passavano dentro le piccole contrade in pietra, dagli edifici stretti uno all’altro in modo da non lasciare che il calore del focolare interno venisse disperso dal vento. Case-stalle in cui gli uomini vivevano a stretto contatto con gli animali, un po’ per scarsità di mezzi, un po’ per controllarne la proprietà, ma anche per combattere insieme il freddo invernale. Appena fuori della contrada si trovavano gli orti, prossimi alle case, per comodità di gestione, e poco più in là prati stabili con qualche albero di noce. I pascoli erano localizzati al di là dei prati, sul limitare dei boschi cedui, utilizzati in Valle Imagna per la produzione di carbone. Nella bella stagione gli animali venivano lasciati al pascolo, fuori dalla contrada. Così uno stallino-finile veniva costruito per ospitarli, e per poter lasciare il fieno ad essiccare una volta tagliato in loco, senza doverlo portare a spalla fino alla contrada. Questi stallini sono architetture rurali aventi interesse storico ma anche identitario, quali testimonianze di una civiltà rurale tradizionale. Il Codice Urbani definisce all’Art. 10 Beni Culturali, comma 4, lettera l: “[...] le architetture rurali aventi interesse storico od antropologico quali testimonianze dell’economia rurale tradizionale”. Per quanto i 10 edifici selezionati rientrino nella definizione quali beni culturali, non è stata ancora attuata una verifica ufficiale del relativo valore etno-antropologico, che li inserisca nella lista dei beni culturali vincolati del Ministero e dunque oggetto di tutela. Il progetto architettonico proposto procede comunque nella direzione di una prevenzione e manutenzione dei beni in oggetto. Il progetto di promozione turistica fino ad ora elaborato definisce un ri-utilizzo dei singoli stallini entro una logica complessiva d’accoglienza turistica diffusa sul territorio. Il modello di riferimento è quello del residence diffuso: “strutture ricettive extra alberghiere che forniscono alloggio in più unità abitative, assieme ai servizi di accoglienza e di assistenza, situate all’interno di un unico territorio comunale, integrate tra loro dalla centralizzazione dell’ufficio
ricevimento” (Dall’Ara, 1998), privo tuttavia dell’ufficio di ricevimento (reception) e dei servizi di ristorazione. Per ogni stallino si prevede un progetto di interni, che permetta l’adeguamento ad uso residenziale e non manchi di rispettare l’edificio esistente, mantenendone inalterati i caratteri architettonici storico-identitari. Un progetto tale che possa mantenere lo stesso linguaggio anche se applicato su 10 casi particolari. L’unitarietà di lessico che caratterizza i 10 stallini sarà mantenuta anche nel progetto di recupero. A questo scopo è stata necessaria un’analisi preliminare delle architetture vernacolari rilevate, così da poterle classificare secondo le caratteristiche ricorrenti. Tutti gli stallini sono costituiti da un singolo modulo edilizio, articolato in due spazi sovrappostri. Alcuni stallini hanno una struttura doppia (composta da due moduli edilizi accostati), mentre altri prevedono l’accostamento di un terzo spazio (esterno) sul prospetto ovest. Nella pagina accanto è presentato lo schema che permette un’organizzazione dei 10 stallini in 3 gruppi: - stallini a modulo singolo ( Cerepiano 3, Calcinone, Butella 2, Corna 2) - stallini a modulo doppio (Ca’ Gavaggio 1, Val Gandino 1, Corna 1) - stallini a modulo singolo con fienile esterno (Ca’ Calvi, Val Gandino 2) L’eccezione di Ca’ Gavaggio 2 è ricondotta ai primi due gruppi. Le dimensioni di ogni modulo variano da un minimo di 3 m ad un massimo di 6 m per il lato corto e da un minimo di 4,5 m ad un massimo di 7 m per il lato lungo. Nella pagina a fianco c’è uno schema che vede la distribuzione degli stallini per superficie interna. Cerepiano 3 e Calcinone sono i più piccoli e dunque, nell’ottica di una rifunzionalizzazione a spazi ricettivi, adatti all’accoglienza di una singola persona. L’orientamento degli stallini è sempre Est-Ovest, con l’apertura della finestra sullo spazio inferiore a sud (lato lungo). Il modulo edilizio prevede quasi sempre il lato nord semi-ipogeo: lo spazio inferiore presenta la parte nord contro terra, con conseguenze dirette sulla percentuale di umidità intera. L’accesibilità all’edficio in alcuni casi è garantita da una strada carrabile (Ca’ Gavaggio 2, Butella 2, Corna 1). In questi tre casi inoltre l’accesso ad entrambi gli spazi interni è privo di scale esterne: il piano di campagna coincide con la quota d’accesso al piano inferiore come al piano superiore, grazie all’appoggio parziale controterra del prospetto nord. Per queste caratteristicheCa’ Gavaggio 2, Butella 2 e Corna 1 possono essere fruibili anche da persone non completamente abili o che necessitano di spazi privi di barriere architettoniche.
Stallini a modulo singolo Single modul barns
Stallini a modulo doppio Double modul barns
Stallini a modulo triplo Stallini a modulo singolo + stalla esterna Tripple modul barns Single modul barns + external stall
Edificio composto da: 3 stalle 2 fienili
Stallino a modulo singolo
Stallino a modulo singolo + stalla interna
Val Gandino 1
Corna 1
Butella 1 Corna 2
Val Gandino 2
Ca’ Gavaggio 2
Ca’ Gavaggio 1 Ca’ Calvi
Calcinone 1
Cerepiano 3
SUPERFICI CALPESTABILI PER EDIFICIO: Walkable surcafes each building:
79 0,00 m2
12,00 m2
28,00 m2
34,30 m2 39,00 m2 41,60 m2
55,70 m2 57,40 m2
83,50 m2
STRATEGIA DI PROGETTO Il progetto di interni si articola in 3 parti, relative alle tre tipologie spaziali che compongono il modulo ricorrente dello stallino-fienile: - la parte A si riferisce allo spazio inferiore con ingresso e finestra (esposta a sud); - la parte B si riferisce allo spazio superiore con ingresso a T e aperture strette e alte (il numero di aperture per fienile varia da 1 a 3); - la parte C in riferimento allo spazio della stalletta esterna, accorpata al modulo standard dell’edificio.
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Tav. 31_ Strategia di progetto / Project concept
La parte A e B, inerenti all’abitazione prevedono un isolamento a cappotto interno, mentre lo spazio C destinato a spazio di connessione verticale tra A e B non prevede isolamento delle pareti perimetrali, rimanendo uno spazio esterno coperto. Considerato l’ambito di tutela prima descritto il progetto mira alla sua completa reversibilità. Fatta eccezione per i casi di Ca’ Calvi e Val Gandino 2, (modulo stanard + stalletta esterna accostata al prospetto ovest) non sono previsti interventi strutturali irreversibili, che possano modificare le caratteristiche storico-identitarie intrinseche ad ogni edificio. In seguito a un’opera di consolidamento strutturale (con mantenimento della muratura a secco) che garantisca la sicurezza dello stallino, verrà scavata una vasca di ghiaia dietro la parete contro terra. Tale intervento porterà una maggiore capacità di drenaggio al terreno contro la parete e una maggiore traspirazione della stessa, così da migliorare i livelli di umidità interni. Sempre nell’ottica di una completa reversibilità dell’intervento il progetto si configura come una scatola inserita nella struttura esistente. Composta da uno strato isolante contro le pareti in pietra ed uno in legno, come rivestimento interno, si articola un due parti: una U che U riveste il piano terra e una U rovesciata che riveste lo spazio al piano superiore. Il rivestimento interno è costruito con tecnica a incastro di tipo clock-bau, con ancoraggio diretto sulla parete perimetrale in petra; quattro pareti composte di elementi lineari, incastrate tra loro e in appoggio sui quattro spigoli laterali contro l’edificio esistente. In questo modo il rivestimento si comporta come una struttura autoportante rigida, dal comportamento scatolare, reso omogeneo all’edificio in pietra.
Those 10 selected barns have a middle-high historic-identity value, that means they are evidence of the Imagna Valley’s past rural system. Agriculture and animal breeding have always been activities through which mankind could inhabit a locality, adapting it to its needs. Among them a group of people formed out into a rural society deeply rooted into the territory and its rural system. Height is one of the major characteristic which describe mountain places. Climate, seasons and soil fertility changed with the height changes; summer pastures allowed them to best exploit inner potentials of a changing environment. So that people used to remain inside districts during cold winters, where narrow stone buildings, next to each other, could keep their inner warmth, safe from the wind. House-barns where people and animals used to live together due to lack of resources, or to control or simply survive the freezing weather. Vegetable gardens were placed Just outside each district, to easily manage the near houses, while soon after meadows with some nut trees were located. Pastures came before woods, traditionally exploited for carbon industry. During summer season animals were left free on pastures far from districts. So that a little barn was needed in order to host animals during summer nights and to leave straw to be dry instead of bring it back by shoulder to the district. Those little barns are rural vernacular architecture with historic and identity value, as they are evidence of the past traditions. Codice Urbani defines them in Art. 10 Cultural Heritage, subs. 4, letter l: “[...] rural architecture which has a historical and anthropological value are evidence of a traditional rural economy”. Even though 10 barns can be defined as Cultural Heritage, there isn’t any official evaluation of their intrinsic etno-anthropological value that inserts them in the Ministry’s list of buildings under protection. Even though the architectural proposal goes ahead as if they were in a Tourist development plan as previously designed. Spread Hotel is the main reference as “an extra hotel accommodation facility that provide accommodation in several residential units, together with reception and assistance services, located within a single municipal territory, integrated among them by the centralization of the reception office” (Dall’Ara, 1998), without a central reception and resto- ration services. Each building that has an interior project is designed in order to transform it from a barn to a house, with respect for the pre-existing structure and maintaining its architectural peculiarities. This project keeps the same language through each building, to respect the current architectural unity of language. A preliminary architectural analysis was needed in order to classify any recurrent characteristics. All barns have a single building model composed of two overlapping spaces. Some of them have a double model, while others have a third space, attached to the west facade. At page 105 a diagram shows how buildings groups are made:
B A
C
- single model barns (Cerepiano 3, Calcinone, Butella 2, Corna 2) - double model barns (Ca’ Gavaggio 1, Val Gandino 1, Corna 1) - single model barn with third external space (Ca’ Calvi, Val Gandino 2) Ca’ Gavaggio 2 is composed by a single model plus a double one. Dimensions of each model go from a minimum of 3 m to a maximum of 6 m for the shorter facade, while from 4,5 m to 7 m for the longer one. At page 105 a scheme shows the distribution of buildings by inner surface. Cerepiano 3 and Calcinone figured as the smallest ones, suitable for hosting a single person. The Building’s orientation is always East-West, with the lower space window facing south (on the longer wall). North facade is nearly always half underground with direct consequences on inner humidity of the lower space. Ca’ Gavaggio 2, Butella 2, Corna 1 are accessible directly from the main road by car and since their inner space is entirely accessible without any need for stairs, they are suitable for disabled people.
PROJECT CONCEPT The Interior project is made of three parts as there are three existing spaces: - part A is the lower space ( with exposure to the south) - part B is the upper space with T-shaped entrance and narrow openings (from 1 to 3 each building) - part C is the external space on the west facade Since A and B host a housing function, an insulating inner layer is provided, while C remains an external covered space for the vertical connection of A with B. Since barns are under protection, the architectural proposal aims to be completely reversible. With the exception for Ca’ Calvi and Val Gandino 2 (single model + external space) structural irreversible actions with high impact on the original are not planned. After a safety-oriented structural reinforcement (keeping the dry walls), a basin filled with gravel is dug behind the north facade, to raise soil drainage and wall transpiration against inner dampness. As a reversible one, this project consists of a box within the existing stone structure made of an insulating layer against stone and a wooden inner surface: a U -shape for the lower space and an inverted one for the upper space. Inner wooden structure is made of linear sticks stuck to one another in clockbau style and directly attached to the stone walls on its four edges. So that it is a self-holding structure, which acts as a box homogeneously, with an external stone building.
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Tav. 3_Strategia di progetto / Project strategy
Edifici selezionati per il progetto / Selected buildings to be included in the project
Di seguito vengono presentati i disegni effettuati grazie ai dati forniti dal rilievo in campo, degli edifici che possiedono ancora connotati di medio-alto valore storico-identitario. La tavola 4 mostra gli stallini nel teritorio. Il progetto di rigenerazione prevede il recupero degli edifici identitari, da convertire a destinazione d’accoglienza turistica. Le tavole seguenti mostrano lo stato di fatto dei suddetti edifici, in particolare: Tav. 5, 6 e 7_ Ca’ Gavaggio 2 Tav. 8 e 9_ Cerepiano 3 Tav. 10 e 11_ Ca’ Gavaggio 1 Tav. 12 e 13_ Calcinone Tav. 14 e 15_ Val Gandino 2 Tav. 16, 17 e 18_ Val Gandino 1 Tav. 19, 20 e 21_ Corna 1 Tav. 22 e 23_ Butella 2 Tav. 24 e 25_ Corna 2 Tav. 26, 27 e 28_ Ca’ Calvi
82
The Following drawings have been made during surveys on the field. Here are those buildings that still have connotations of medium-high historical-identity value. The Recovery project aims towards the utilization of these buildings as temporary tourist accommodation. D. 5, 6 e 7_ Ca’ Gavaggio 2 D. 8 e 9_ Cerepiano 3 D. 10 e 11_ Ca’ Gavaggio 1 D. 12 e 13_ Calcinone D. 14 e 15_ Val Gandino 2 D. 16, 17 e 18_ Val Gandino 1 D. 19, 20 e 21_ Corna 1 D. 22 e 23_ Butella 2 D. 24 e 25_ Corna 2 D. 26, 27 e 28_ Ca’ Calvi
Ca’ Gavaggio 1 Ca’ Gavaggio 2 11 2
7
Ca’ Gavaggio 1 120
10 5
2
2
Calcinone
Ca’ Calvi
977
Ca’ Gavaggio 2
Corna 1 Calcinone
Corna 2
Cerepiano 3 90 2
Ca’ Calvi
Val Gandino 1 Val Gandino 2
Butella 2
7 37
2 80
Corna 2
Corna 1
65 2
Butella 1
83 103
Cerepiano 3
Val Gandino 1
Val Gandino 2
Tav. 4_Stalline selezionate per il progetto di recupero architettonico / Salected buildings for the architectural upgrade project
Sottotitolo
Testo
84
TAV. 5_Rilievo architettonico prospetti Nord-Est e Sud-Ovest di Ca’ Gavaggio 2, scala 1:50 / Architectural relief of Ca’ Gavaggio 2 N-E and S-W
facades, 1:50 scale
85
TAV. 6_Rilievo architettonico prospetti Nord-Ovest di Ca’ Gavaggio 2, scala 1:50 / Architectural relief of Ca’ Gavaggio 2 N-W facade, 1:50 scale
Sottotitolo
Testo
86
TAV. 7_Rilievo architettonico prospetti Sud-Est di Ca’ Gavaggio 2, scala 1:50 / Architectural relief of Ca’ Gavaggio 2 S-E
facade 1:50 scale
87
TAV. 8_Rilievo architettonico prospetti Sud e Ovest di Cerepiano 3, scala 1:50 / Architectural relief of Cerepiano 3 South and West facades, 1:50 scale
Sottotitolo
Testo
88
TAV. 9_Rilievo architettonico prospetti Nord e Est di Cerepiano 3, scala 1:50 / Architectural relief of Cerepiano 3 North and East facades, 1:50 scale
89
TAV. 10_Rilievo architettonico prospetti Sud e Ovest di Ca’ Gavaggio 1, scala 1:50 / Architectural relief of Ca’ Gavaggio 1 South and West facades, 1:50 scale
Sottotitolo
Testo
90
TAV. 11_Rilievo architettonico prospetti Nord e Est di Ca’ Gavaggio 1, scala 1:50 / Architectural relief of Ca’ Gavaggio 1 North and East facades, 1:50 scale
91
TAV. 12_Rilievo architettonico prospetti Sud e Ovest di Calcinone, scala 1:50 / Architectural relief of Calcinone South and West facades, 1:50 scale
Sottotitolo
Testo
92
TAV. 13_Rilievo architettonico prospetti Nord e Est di Calcinone, scala 1:50 / Architectural relief of Calcinone North and East facades, 1:50 scale
93
TAV. 14_Rilievo architettonico prospetti Sud e Ovest di Val Gandino 2, scala 1:50 / Architectural relief of Val Gandino 2 South and West facades, 1:50 scale
Sottotitolo
Testo
94
TAV. 15_Rilievo architettonico prospetti Nord e Est di Val Gandino 2, scala 1:50 / Architectural relief of Val Gandino 2 North and East facades, 1:50 scale
95
TAV. 16_Rilievo architettonico prospetto Nord di Val Gandino 1, scala 1:50 / Architectural relief of Val Gandino 1 North facade, 1:50 scale
Sottotitolo
Testo
96
TAV. 17_Rilievo architettonico prospetto Sud di Val Gandino 1, scala 1:50 / Architectural relief of Val Gandino 1 South facade, 1:50 scale
97
TAV. 18_Rilievo architettonico prospetti Ovest e Est di Val Gandino 1, scala 1:50 / Architectural relief of Val Gandino 1 West and East facades, 1:50 scale
Sottotitolo
Testo
98
TAV. 19_Rilievo architettonico prospetti Nord-Ovest e Sud-Est di Corna 1, scala 1:50 / Architectural relief of Corna 1 N- W and S-E
facades, 1:50 scale
99
TAV. 20_Rilievo architettonico prospetto Sud-Ovest di Corna 1, scala 1:50 / Architectural relief of Corna 1 S-W
facade 1:50 scale
Sottotitolo
Testo
100
TAV. 21_Rilievo architettonico prospetto Nord-Est di Corna 1, scala 1:50 / Architectural relief of Corna 1 N-E facade 1:50 scale
101
TAV. 22_Rilievo architettonico prospetti Sud e Ovest di Butella 2, scala 1:50 / Architectural relief of Butella 2 South and West facades, 1:50 scale
Sottotitolo
Testo
102
TAV. 23_Rilievo architettonico prospetti Nord e Est di Butella 2, scala 1:50 / Architectural relief of Butella 2 South and West facades, 1:50 scale
103
TAV. 24_Rilievo architettonico prospetti Sud e Ovest di Corna 2, scala 1:50 / Architectural relief of Corna 2 South and West facades, 1:50 scale
Sottotitolo
Testo
104
Tav. 25_ Rilievo architettonico prospetti Nord e Est di Corna 2, scala 1:50 / Architectural relief of Corna 2 North and East facades, 1:50 scale
105
Tav. 26_ Rilievo architettonico prospetti Nord di Ca’ Calvi, scala 1:50 / Architectural relief of Ca’ Calvi North facade, 1:50 scale
Sottotitolo
Testo
106
Tav. 27_ Rilievo architettonico prospetto Sud di Ca’ Calvi, scala 1:50 / Architectural relief of Ca’ Calvi North facade, 1:50 scale
107
Tav. 28_ Rilievo architettonico prospetti Est e Ovest di Ca’ Calvi, scala 1:50 / Architectural relief of Ca’ Calvi East and West facades, 1:50 scale
Progetto A / Project A
Tale progetto si riferisce alla zona notte dell’edificio, posta sotto quella a giorno, per questioni di semplicità legate allo sviluppo verticale del vano servizi e dei collegamenti per l’acqua e lo smaltimento degli scarichi. Lo spazio inferiore possiede una finestra ed un ingresso. Tutti gli stallini seguono due tipologie planimetriche: - tipologia 1, con finestra e ingresso sul prospetto sud - tipologia 2, con finestra sul prospetto sud e ingresso su uno dei prospetti adiacenti L’appartenza ad uno a all’altra tipologia ha è stata decisiva nella possibilità di avere l’areazione naturale del bagno. Negli stallini a tipologia 2, la soluzione è stata quella dell’areazione forzata, attraverso la parete controterra sul prospetto nord, soggetta già ad intervento di drenaggio. Gli stallini tradizionali possiedono fondazioni scarsamente profonde, così che generalmente la superficie calpestabile al piano inferiore consta di un singolo strato di pretre, poggiate direttamente contro terra. Volendo mantenere il progetto completamente reversibile si è deciso di non modificare nè le fondazioni nè la pavimentazione originale. Su di essa è posta una superficie isolante coperta dall’assito della pavimentazione nuova. Considerata la notevole capacità portante delle pareti perimetrali esistenti, il progetto prevede un rivestimento interno composto da : - un cappotto con pannelli di canapa isolanti (60x120 cm s=8), mantenuti nella loro posizione da montanti lignei di dimensioni adeguate al caso (vedi capitoli successivi) - una struttura scatolare lignea, costruita in loco con tecnica a incastro tipo block-bau, per il rivestimento finale delle pareti inerne
108
Tav. 31_ Progetto A assonometria / Project A axonometric projection
Il solaio originale tra stalla e fienile viene mantenuto o ricostruito laddove necessario. Sulle sue travi laterali poggia la seconda struttura scatolare, che mantiene la stessa stratigrafia di quella del livello inferiore. Per quanto riguarda gli infissi, sono posizionati nello spessore di 13 cm ( isolante 8 cm + tavole di 5 cm) della scatola interna, aggangiati direttamente al rivestimento ligneo, che fa da contro telaio. Ove possibile le finestre si aprono verso l’esterno. La porta rettangolare mantiene l’imposta originale, che si apre verso l’esterno. Dietro di essa si aggiunge una porta finestra con apertura verso l’interno, così da poter assicurare un’adeguata illuminazione durante il giorno, potendo lasciare aperta l’imposta esterna. L’arredo interno consiste in un letto-armadio, così da mantenere lo spazio più fruibie possibile.
It hosts a sleeping area and toilettes, under an upper daily area. This is due to the simplicity in making vertical services and bathroom drains. The lower space has a single entrance and a single window, which changes position following two plan types: - type 1, window and entrance on the same facade (south) - type 2, window on the south facade and entrance on one of the consecutive facades Belonging to one another has been decisive to the possibility of having the natural ventilation of the bathroom. In type 2 a solution has been provided by forced ventilation through the north facade, already touched by the drainage intervention. Traditional barns do not have deep foundations, so the walkable surface on the ground floor is made of a single layer of stones, directly in contact with the soil. As the project is completely reversible all foundation interventions have been avoided, acting to keep the original flooring safe. An insulating layer perches upon it, covered by wooden floorboards. Considering the perimetric walls’ high holding capability, the inner project consists of two elements: - an inner insulating layer made of hemp panels (60x120, th=8 ) kept in position by wooden sticks. - a self-holding wooden structure made on site, with sticking block-bau technique, as an interior vertical surface The original wooden intermediate slab is kept or re-built where needed. The second half box structure of the upper space rests directly upon the slab’s side beams. The window is located within 12 cm of the new box thickness, since the inner wooden structure can be used as a subframe. Where it is possible it opens up on the exterior. The original wooden panel of the entrance, which opens up on the exterior, is kept, but a door-window is added behind it, with it opening towards the inside. This is in order to bring light inside during the day, while the exterior panel is kept open. Furniture consists of only a wardrobe-bed, in order to maintain as much free space as possible.
109
~ 4,5 -7 m Stalla tipologia 1
~ 3 -6 m
Ingresso al pian terreno e finestra sul prospetto sud. Porta: 90 cm x 190 cm Finestra: 60/80 cm x 80/100 cm Ca’ Gavaggio 1 Ca’ Gavaggio 2 Calcinone Ca’ Calvi Cerepiano Butella
+ ~ 4,5 -7 m
~ 3 -6 m
Stalla tipologia 2 Ingresso al pian terreno sul prospetto ovest o est, finestra sul prospetto sud. Porta: 90 cm x 190 cm Finestra: 60/80 cm x 80/100 cm Corna 2 Val Gandino 2
110 Stalle doppie con tipologia mista Un modulo a tipologia 1 e l’altro a tipologia 2
Tav. 32_ Schema tipologie planimetriche / Plan types schem Tav. 33_ Distribuzione tipologie planimetriche sul territorio e accessibilità ai non completamente abili / Plan types distribution through landscape and disable people accessibility
Corna 1 Val Gandino 1
Ca’ Gavaggio 1 Ca’ Gavaggio 2 11 2 7
2
Ca’ Calvi
120
10 5
Calcinone
2
977
Corna 1 Corna 2
Cerepiano 3 90 2
Val Gandino 1 Val Gandino 2
Butella 2
65 2
7 37
2 80
111
Sottotitolo
Testo
112
Tav. 34_ Schizzi planimetrie tipo 1 / Plan types 1 schetches
113
Tav. 35_ Schizzi planimetrie tipo 2 / Plan types 2 schetches
Tipologia 1 / Type 1
~ 4,5 -7 m
CEREPIANO 3 • Armadio-letto singolo (190 x 80 ) • Toilettes (2,3 m2) con due pareti servite e ventilazione naturale • Porta-finestra a doppia a doppia anta con apertura verso l’interno (90 x 210) • Finestra (40 x 80 ) • Scavo di drenaggio su parete nord • Isolamento a cappotto interno in canapa (60 x120 x 8)
~ 3 -6 m
1.00
0.50
0.00
Stalla tipologia 1 (piano terra con ingresso e apertura finestra sul prospetto sud) CA’ GAVAGGIO 1 • Armadio-letto singolo (190 x 80 ) • Toilettes (2,5 m2) con due pareti servite e ventilazione naturale • Porta-finestra a doppia a doppia anta con apertura verso l’interno (90 x 210) • Finestra (40 x 80 ) • Scala interna in legno (p=25, a=20, n gradini=10) • Isolamento a cappotto interno in canapa (60 x120 x 8)
~ 4,5 , -7 m
~ 3 --6 6m
0.00
114
CALCINONE • 2 x armadio-letto singolo (190 x 80 ) • Toilettes (3 m2) con due pareti servite e ventilazione naturale • Porta-finestra a doppia a doppia anta con apertura verso l’interno (90 x 210) • Finestra (40 x 80 ) • Scavo di drenaggio su parete nord • Isolamento a cappotto interno in canapa (60 x120 x 8)
Stalla tipologia 2 (piano terra con ingresso e apertura su prospetti adiacenti. Finestra sempre esposta a sud)
0.00
Tav. 36_ Planimetrie progetto A- tipo 1 in scala 1:100 / Plan project A - types 1 at 1:100 scale
CA’ CALVI • Armadio-letto doppio (190 x 200 ) • Armadio-letto singolo (80 x 190) • Toilettes (3,5 m2) con due pareti servite e ventilazione naturale • Porta-finestra a doppia a doppia anta con apertura verso l’interno (90 x 210) • Finestra (60 x 80 ) • Scavo di drenaggio su parete nord, ovest ed est • Isolamento a cappotto interno in canapa (60 x120 x 8)
0.00
BUTELLA • Armadio-letto doppio (190 x 200 ) • Armadio-letto singolo (80 x 190) • Toilettes (3,5 m2) con due pareti servite e ventilazione naturale • Porta-finestra a doppia a doppia anta con apertura verso l’interno (90 x 210) • Finestra (60 x 80 ) • Scavo di drenaggio su parete nord, ovest ed est • Isolamento a cappotto interno in canapa (60 x120 x 8)
0.00
CA’ GAVAGGIO 2 • 2 X armadio-letto doppio (190 x 200 ) • Armadio-letto singolo (80 x 190) • Toilettes 1 (3 m2) con due pareti servite e ventilazione naturale • Toilettes 2 (4,5 m2) con due pareti servite e ventilazione forzata • 2 x porta-finestra a doppia a doppia anta con apertura verso l’interno (90 x 210) • 2 x finestra (60 x 80 ) • Scavo di drenaggio su parete nord • Isolamento a cappotto interno in canapa (60 x120 x 8) 0.00
115
Tipologia 2 / Type 2
~ 4,5 , -7 m
~ 3 --6 6m
CORNA 2
Stalla tipologia 1 (piano terra con ingresso e apertura finestra sul prospetto sud)
+ ~ 3 -6 m
~ 4,5 -7 m
116
Stalla tipologia 2 (piano terra con ingresso e apertura su prospetti adiacenti. Finestra sempre esposta a sud)
Tav. 37_ Planimetrie progetto A- tipo 2 in scala 1:100 / Plan project A - types 2 at 1:100 scale
0.00
• Armadio-letto doppio (190 x 200 ) • 2 X Armadio-letto singolo (80 x 190) • Toilettes (4 m2) con due pareti servite e ventilazione forzata • Porta-finestra a doppia a doppia anta con apertura verso l’interno (90 x 210) • Finestra (80 X 100 ) • Scavo di drenaggio su parete nord, ovest ed est • Isolamento a cappotto interno in canapa (60 x120 x 8)
VAL GANDINO 2 • Armadio-letto doppio (190 x 200 ) • Toilettes (2,5 m2) con due pareti servite e ventilazione forzata • Porta-finestra a doppia a doppia anta con apertura verso l’interno (90 x 210) • Finestra (80 X 100 ) • Scavo di drenaggio su parete nord, ovest ed est • Isolamento a cappotto interno in canapa (60 x120 x 8) 0.00
117
Tipologia mista / Mixed type
~ 4,5 -7 m
CORPO A TIPOLOGiA A TYPA A PART
VAL GANDINO 1 (CORPO OVEST) ~ 3 -6 m
• Armadio-letto doppio (190 x 200 ) • Toilettes (3 m2) con due pareti servite e ventilazione naturale • Porta-finestra a doppia a doppia anta con apertura verso l’interno (90 x 210) • Finestra (80 x 100 ) • Scavo di drenaggio su parete nord • Isolamento a cappotto interno in canapa (60 x120 x 8)
Stalla tipologia 1 (piano terra con ingresso e apertura finestra sul prospetto sud)
0.00
+
CORNA 1 (CORPO EST)
~ 4,5 -7 m
~ 3 -6 m
• Armadio-letto doppio (190 x 200 ) • Toilettes (3 m2) con due pareti servite e ventilazione naturale • Porta-finestra a doppia a doppia anta con apertura verso l’interno (90 x 210) • Finestra (80 x 100 ) • Scavo di drenaggio su parete nord ed est • Isolamento a cappotto interno in canapa (60 x120 x 8)
0.00
118
Stalla tipologia 2 (piano terra con ingresso e apertura su prospetti adiacenti. Finestra sempre esposta a sud)
Tav. 38_ Planimetrie progetto A- tipo misto in scala 1:100 / Plan project A - mix types at 1:100 scale
CORPO A TIPOLOGiA B TYPA A PARB
VAL GANDINO 1 (CORPO EST) • Armadio-letto doppio (190 x 200 ) • Toilettes (4 m2) con due pareti servite e ventilazione forzata • Porta-finestra a doppia a doppia anta con apertura verso l’interno (90 x 210) • Finestra (60 x 80 ) • Scavo di drenaggio su parete nord • Isolamento a cappotto interno in canapa (60 x120 x 8)
0.00
CORNA 1 (CORPO OVEST)
0.00
• Armadio-letto doppio (190 x 200 ) • Toilettes (3,5 m2) con due pareti servite e ventilazione forzata • Porta-finestra a doppia a doppia anta con apertura verso l’interno (90 x 210) • Finestra (80 x 100 ) • Scavo di drenaggio su parete nord • Isolamento a cappotto interno in canapa (60 x120 x 8)
119
Progetto B / Project B
Lo spazio superiore dell’ex fienile ha un’articolazione pressochè identica in tutti gli stallini. A cambiare è il prospetto da cui si entra, talvolta la porta a T è situata sul prospetto nord, altre su quello ovest e raramente ad est. Anche le aperture strette e alte, originariamente usate per favorire l’essiccazione del fieno, possono variare da 1 a 3. In ogni caso, poichè originariamente sono state costruite per favorire la ventilazione interna, rimangono funzionali anche nel caso di una riconversione dello spazio in area giorno con cucina a penisola. Quest’ultima è posta sopra la parete attrezzata del bagno sottostante, potendo così sfruttare lo stesso vano servito. Poichè le aperture perimetrali non sono di dimensioni sufficienti per un’adeguata illuminazione interna e non potendo intervenire sulla struttura muraria esistente, l’unica altra apertura utilizzabile è quella dell’ampia porta di ingresso (150 cm di luce x 180 di altezza). Considerato l’alto valore di pregio della porta il serramento scelto è uno a tutto vetro, ripiegabile a libro verso l’interno, con telaio ancorato alla struttura lignea interna e non visibile all’esterno. Così come per il progetto A, durante il giorno è possibile mantenere aperti i pannelli originali in legno verso l’esterno, permettendo d’illuminare naturalmente lo spazio interno. Il solaio di chiusura della scatola interna è composto da un sandwich legno-canapa-legno, con travatura interna che ne permetta la portanza. I tetti tradizionali in piode necessitano infatti di controllo e manuenzione, così che lo spazio sottostante la copertura debba essere accessibile per ispezioni. Per favorire il controllo del sottotetto e una sua relativa illuminazione naturale, una striscia del solaio è resa trasparente, con serramenti fissi posizionati tra una trave e l’altra dello stesso.
120
Tav. 39_ Progetto B assonometria / B project axonometric projection
All barns have a similar upper space articulation, even though the T-shaped entrance can change from being on the north, west or, rarely, on the east facade. Narrow lateral openings were originally built for air ventilation, providing a more efficient straw drying process and can change from 1 to 3 in each room. Thus, they remain functional even in the case of a reutilization of the barn’s space as a living room with an open kitchen. Which is located over the lower bathroom services wall, in order to simplify water provision and drain system. Since the lateral openings are too small for an adequate inner illumination and due to the impossibility to modify perimetric walls, the T-shaped entrance (150 x 180 cm) is the only opening through which light can come through. Considering its high heritage value, the chosen window is an all glass, folding inwards, with a frame anchored to the internal wooden structure and invisible from the outside. As the A project case, the external wooden original panels can be kept open during the day to let light in. The upper slab, on the top of the wooden inner box, is a woodhemp-wood sandwich, with structural beams inside.The Traditional piode-roof requires check-ups and maintenance as the under-roof space needs to be walkable for inspections. In order to better check the situation of the roof, a strip of the slab is made out of fixed window, fixed between one beam and another.
121
122
Tav. 40_ Schizzi planimetrie piano primo / 1st floor plan schetches
123
Tav. 41_ Schizzi planimetrie piano primo / 1st floor Plan schetches
CEREPIANO 3 • Piano cucina con piastre a induzione • Porta-finestra a tutto vetro tripla anta con apertura a libro sull’interno (150 x 230) • 3 x finestra (50 x 60 ) • Isolamento a cappotto interno in canapa (60 x120 x 8)
CA’ GAVAGGIO 1 • Piano cucina con piastre a induzione • 2 x porta-finestra a tutto vetro tripla anta con apertura a libro sull’interno (150 x 230) • 4 x finestra (50 x 60 ) • scala interna in legno ( l=60, a= 20, p= 25, n gradini=10) • Isolamento a cappotto interno in canapa (60 x120 x 8)
CALCINONE • Piano cucina con piastre a induzione • Porta-finestra a tutto vetro tripla anta con apertura a libro sull’interno (150 x 230) • 3 x finestra (50 x 60 ) • Isolamento a cappotto interno in canapa (60 x120 x 8)
CA’ CALVI
124
Tav. 42_ Planimetrie progetto B in scala 1:100 / Plan project B at 1:100 scale
• Piano cucina con piastre a induzione • Porta-finestra a tutto vetro tripla anta con apertura a libro sull’interno (150 x 230) • Finestra (50 x 60 ) • Finestra (70 x 90 ) • Isolamento a cappotto interno in canapa (60 x120 x 8)
BUTELLA VAL GANDINO 1 • Piano cucina con piastre a induzione • Porta-finestra a tutto vetro tripla anta con apertura a libro sull’interno (150 x 230) • Scala interna in legno ( l= 60, a= 20, p=25, n° gradini= 10) • Finestra (70 x 90 ) • Isolamento a cappotto interno in canapa (60 x120 x 8)
• 2 x piano cucina con piastre a induzione • 2 x porta-finestra a tutto vetro tripla anta con apertura a libro sull’interno (150 x 230) • 4 x finestra (50 x 60 ) • Isolamento a cappotto interno in canapa (60 x120 x 8)
CA’ GAVAGGIO 2
CORNA 1
• 2 x piano cucina con piastre a induzione • 2 x porta-finestra a tutto vetro tripla anta con apertura a libro sull’interno (150 x 230) •2 x finestra (50 x 60 ) • 2 x finestra (70 x 90 ) • Scala interna in legno ( l= 60, a= 20, p=25, n° gradini= 10) • Isolamento a cappotto interno in canapa (60 x120 x 8)
• 2 x piano cucina con piastre a induzione • 2 x porta-finestra a tutto vetro tripla anta con apertura a libro sull’interno (150 x 230) • 3 x finestra (50 x 60 ) • Isolamento a cappotto interno in canapa (60 x120 x 8)
CORNA 2 • Piano cucina con piastre a induzione • Porta-finestra a tutto vetro tripla anta con apertura a libro sull’interno (150 x 230) • Scala interna in legno ( l= 60, a= 20, p=25, n° gradini= 10) • Finestra (40 x 50 ) • Isolamento a cappotto interno in canapa (60 x120 x 8)
VAL GANDINO 2 • Armadio-letto doppio (190 x 200 ) • Toilettes (2,5 m2) con due pareti servite e ventilazione forzata • Porta-finestra a doppia a doppia anta con apertura verso l’interno (90 x 210) • Finestra (80 X 100 ) • Scavo di drenaggio su parete nord, ovest ed est • Isolamento a cappotto interno in canapa (60 x120 x 8)
125
Progetto C / Project C
Due stalline di quelle rilevate presentano una stalla esterna annessa al prospetto ovest del fabbricato in pietra. In coerenza con il principio di reversibilità dell’intervento si è deciso per mantenere questo spazio esterno, ma comunque coperto. La maggior parte delle attività turistiche proposte si svolgerà nel periodo primaverile ed estivo, durante il quale avere uno spazio esterno coperto, dove mangiare o riposarsi, può essere un elemento di confort aggiuntivo, soprattutto se lo spazio interno è di dimensioni ridotte. Ca’ calvi presenta una struttura tradizionale della stalletta esterna: composta da pareti in pietra fino alla quota di 2 m e da una struttura simil brise-soleil in legno, con copertura lignea. Val Gandino 2 invece presenta una muratura in pietra alta fino alla quota di 4 m senza copertura. INTERVENTI PREVISTI CA’ CALVI - ripavimentazione in pietra - inserimento di una scala autoportante in legno - apertura di un accesso al piano inferiore e di uno al piano superiore nel prospetto ovest, con consolidamento della struttura mediante trave lignea in quota 3.80 m, inserita nel prospeto ovest dell’edificio in pietra VAL GANDINO 2 - ripavimentazione in pietra -inserimento di una scala autoportante in legno -apertura di un accesso al piano inferiore e di uno al piano superiore nel prospetto ovest, con consolidamento della struttura mediante trave lignea in quota 3.80 m, inserita nel prospetto ovest dell’edificio in pietra - demolizione parziale dei muri perimetrali fino a quota 2.30 m, inserita nel prspetto ovest dell’edificio - costruzione di una struttura a bris-soleil verticale in legno tra quota 2.30 m e 3.80 m - copertura con struttura ligne e manto in scandole (quota min su prospetto ovest della stallina esterna di 3 m , quota massima su prospetto ovest dell’edificio di 4 m)
126
Tav. 43 e 44_ Progetto C assonometria e planimetrie / C project axonometric projection
Two of the whole relieved barns have an additional external stable on the west facade. For reasons of reversibility that space would remain a covered external space. Tourist activities would be organized mainly during the warmer seasons, when a similar natural space, can allow one to eat and relax, and can offer much more than an inner reduced space. Ca’ Calvi has a traditional external stable structure made of two parts: the lower part is made in stone with a height of 2m, while the upper part has a vertical wooden brise-soleil covered by a wooden roof. Val Gandino 2 has a complete,4 m high, stone structure without any roofing layer. ARCHITECTRAL INTERVENTIONS CA’ CALVI - stone repaving - insertion of a self-supporting wooden staircase - opening of an access to the lower floor and one other to the upper floor in the west elevation, with consolidation of the structure by wooden beam at a height of 3.80 m into the stone barn’s west facade VAL GANDINO 2 - stone repaving - insertion of a self-supporting wooden staircase - opening of an access to the lower floor and one other to the upper floor in the west elevation, with consolidation of the structure by wooden beam at an altitude of 3.80 m into the stone barn’s west facade - partial demolition of the perimeter walls up to a height of 2.30 m, inserted in the western part of the building - construction of a vertical wooden bris-soleil structure between 2.30 m and 3.80 m - covering with wooden structure and shingle mantle (min elevation on the west elevation of the external stud of 3 m, maximum elevation on the west elevation of the building of 4 m).
VAL GANDINO 2 • Soppalco 2, 3 m di altezza • Aperture accesso al piano superiore (90 x 200) e inferiore (80 x 200) nel prospsetto ovest • Scala interna in legno ( l= 60, a= 20, p=25, n° gradini= 10) • Demolizione delle pareti perimetrali della stalla esterna fino a quota 2 m • Posizionamento brise-soleil in legno al livello superiore della stalla esterna • Copertura della stalla esterna con struttura in legno e manto in scandole
CA’ CALVI • Soppalco 2, 3 m di altezza • Aperture accesso al piano superiore e inferiore nel prospsetto ovest (90 x 200) • Scala interna in legno ( l= 60, a= 20, p=25, n° gradini= 10)
127
Il prototipo di Ca’ Calvi / Ca’ Calvi prototype
ADATTAMENTO DEL PROGETTO AL CASO STUDIO
PROJECT ADAPTATION TO THE CASE STUDY
Nell’articolazione del progetto di recupero architettonico inerente al caso di Ca’ calvi, sono state apportate delle variazioni rispetto gli interventi previsti dalle linee progettuali definite nei capitoli precedenti. Rispettando sia la definizione degli spazi A, B e C come precedentemente definito, il prototipo definito sul caso di Ca’ Calvi rispetta il principio di “Reversibilità” del progetto, così come la scelta di inserire una struttura ligne autoportante all’interno del perimetro murario originale. Tuttavia per questioni legate all’abitabilità degli spazi interni, è stato necessario prevedere uno scavo fino al livello delle fondazioni, così da abbassare la quota di calpestio a -57 cm. Quest’operazione ha permesso di ottenere un’altezza interna allo spazio dell’ex-stalla di 2,50 m. Sempre per lo stesso motivo, al piano superiore si è optato per una pannellatura coibentata, interna alle falde esistenti e ancorata alla struttura portante del tetto, così da sfruttare pienamente lo spazio dell’ex-fienile. Inoltre,onsiderato che l’edificio ha subito degli interventi che ne hanno modificato i connotati storico-identitari, sono stati previsti degli interventi di ripristino di quest’ultimi.
In conformity with the space A, B and C, the final protorype of Ca’ Calvi project respects the “reversibility” principle, just like the choice to insert an internal self supporting wooden structure within the original wall perimeter. But due to a matter of liveavility of the internal spaces, it was necessary to built an excavation down to the foundation level, as to lower the walkable surface to the depth of -57 cm. Thi operation allow us to reach 2,5 m heigh inside the ex-stable. For the same reason, we choose an insulated panneling, inside the existing roof layers and attatched to the supporting roof structure, as to fully take advantage of the inner space of the ex-barn.
Variazioni previste: - Ribassamento del piano di calpestio da quota 0.00 m a quota -0.57 - Pannellatura coibentata inserita nell’interstizio tra i travi principali della struttura di copertura e ad essi ancorata - Rimozione intonaco cementizio - Ripristino manto di copertura in piode sullo spazio B - Ripristino manto di copertura in assi di legno sullo spazio C
128
Tav. 45_ Prototipo di Ca’ Calvi. Disegni progettuali in scala 1:50 / Ca’ Calvi prototype. Architectural drawings at 1:50 scale
Planned changes: - lowering of the planking level from 0.00 m to -0.57 m -Insulated panneling inserted in the spaces between the covering structure’s main beams, to which it is attached - Removal of cement paste - Restoration of the original piode roofing layer - restoration of original wooden sticks roofing layer on the external ex-stable
5.50 5.15
4.00
1.50
2.55
1.85
2.00
1.00 1.95 1.50
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Parte 2 / Part 2 Promozione turistica del territorio Local promotion by tourism
Introduzione al fenomeno del Turismo / Introduction to tourism
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Imagine 45. Tourismo nel mondo. Image 45. Tourism around the world.
L’industria dei viaggi e del turismo rappresenta un settore molto complesso e dai confini non sempre definiti. Si preoccupa di offrire al cliente tutta una serie di prodotti e servizi, singoli o agglomerati, provenienti da molteplici e svariati settori economici, i quali appartengono e vengono associati tradizionalmente a categorie industriali differenti. Si tratta molto spesso di imprese che, per la natura stessa delle attività che svolgono e che le caratterizzano, hanno ben poco in comune, si inseriscono in business differenti e per questa ragione non tendono ad identificarsi come partner di un’industria turistica. Per esempio, operatori economici come le compagnie aeree, le compagnie ferroviarie, i ristoranti e gli hotel servono un’ampia varietà di segmenti del mercato e non si rivolgono esclusivamente a quello turistico: infatti, i primi due vengono più comunemente associati al settore dei trasporti, mentre i secondi due a quello dell’ospitalità e della ristorazione. Inoltre, il mercato turistico coinvolge nella propria offerta l’attività di imprese appartenenti non solo al settore privato ma anche a quello pubblico. Si tratta di un mercato dalle peculiarità del tutto uniche, che non consente ad economisti e governi di misurare la performance del settore con gli strumenti e i metodi utilizzati tradizionalmente in tutti gli altri settori economici. A ciò si aggiunge la peculiare influenza che Internet e le moderne tecnologie dell’informazione e della comunicazione hanno avuto sul settore turistico. Infatti, il ventunesimo secolo si è aperto con la rivoluzione digitale, che ha raggiunto ormai uno sviluppo tale da aver portato alla creazione di un mercato completamente nuovo. Lo sviluppo di uno cyberspazio, nel quale circolano informazione, dati, conoscenze, beni e servizi accessibili ormai a chiunque, ha interessato tutti i settori dell’economia, con conseguenze mai viste prima sulla cultura e la società a livello mondiale (D. Cini, 2007; P. Klotter, 2010). Come sostengono diversi autori (Antonioli, Corigliano M. e Baggio R., 2011), l’e-tourism rappresenta lo scenario di una vera e propria rivoluzione informatica: esso ha semplificato la ricerca delle informazioni e ha facilitato la nascita di un nuovo modo di organizzare il viaggio; inoltre, rispetto al panorama turistico del passato permeato da fenomeni culturali di massa, ha offerto la possibilità universale di produrre e condividere contenuti in tempo reale, per mezzo di una tecnologia facilmente accessibile a tutti e a costi molto bassi. Negli ultimi decenni, il turismo ha vissuto una crescita continua e ininterrotta, tanto da divenire uno dei settori economici di più rapido sviluppo. È strettamente legato, oltre alle mete tradizionali che da sempre riscuotono il maggiore successo, tra cui figura l’Italia, anche a un crescente numero di destinazioni site nei paesi in via di sviluppo. Come sostiene l’Organizzazione Mondiale del
Turismo (UNWTO), molti di questi paesi emergenti il turismo rappresenta la principale fonte di reddito, nonché la chiave per il progresso socio-economico. Negli ultimi anni è, perciò, cresciuta la consapevolezza che il turismo può giocare un ruolo fondamentale ai fini della ripresa economica e della diminuzione della povertà. Il medesimo pensiero è stato condiviso anche da A.Tajani (2011), vicepresidente della Commissione Europea, il quale considera il turismo: “un motore di innovazione sviluppo sostenibile, di integrazione economica e sociale in regioni rurali, periferiche o in ritardo di crescita e un mezzo per promuovere un’occupazione stabile, consentendo allo stesso tempo di salvaguardare e valorizzare il patrimonio culturale, storico e ambientale.”
47 Travel and tourism industry is a very complex sector with undefined boundaries, dealing with offering clients a whole series of products and services, individual or agglomerations, coming from many different econom-ic sectors, which belong and are traditionally associated with different industrial categories. These are very often companies that, due to the very nature of the activities they perform and that characterize them, have very little in common, they fit into different businesses and for this reason they do not tend to identify themselves as part-ners of a tourism industry. For example, economic operators such as airlines, railway companies, restaurants and hotels serve a wide variety of market segments without being exclusively focused on tour-ism: the first two are more commonly associated with trans-ports sector , while the second two with that of hospitality and catering. Furthermore, tourist market involves compa-nies both from the private sector and the public one. it is a market with unique characteristics, to which an-alytic tools and methods traditionally used in all other economic sectors, by economists and governments in order to value performances, can not be applied. In addition, Internet and modern information and com-munication technologies have a peculiar influence on tourism sector. Twenty-first century has opened with the digital revolution, which has now reached such a devel-opment that it has led to the creation of a completely new market. The development of a cyberspace, in which information, data, knowledge, goods and services are accessible to anyone has affected all sectors of the econ-omy, with consequences never before seen on culture and society at world level (D. Cini, 2007; P. Klotter, 2010). According to several authors (Antonioli, Corigliano M. and Baggio R., 2011), e-tourism represents the scenario of a true IT revolution: it has simplified search for information and facilitated the birth of a new way to organize personal journeys; moreover, compared to the past tourist panora-ma, it has offered the universal possibility of producing and sharing contents in real time, thanks to a technology easily accessible to everyone and at very low costs. In recent decades, tourism has experienced continuous and uninterrupted growth, so much so that it has be-come one of the fastest growing economic sectors. In addition to the traditional destinations that have always been the most successful, including Italy, it is closely linked to an increasing number of destinations in devel-oping countries. According to the World Tourism Orga-nization (UNWTO), many of these emerging countries are the main source of income, as well as the key to so-cio-economic progress. In recent years, therefore, awareness has grown that tourism can play a fundamental role in economic recovery and poverty reduction. The same thought was also shared by A.Tajani (2011), vice-president of the European Commission, who considers tour-ism: “An engine of innovation, sustainable development, eco-nomic and social integration in rural, peripheral or lag-
ging regions, and a means of promoting stable employ-ment, while at the same time preserving and enhancing cultural, historical and environmental heritage.�
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Evoluzione storica del turismo / Historical Evolution of tourism
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Imagine 46. Immagini del Grand Tour Image 46. Grand Tour painting Immagine 47. Pubblicità per incentivare il turismo sciistico Image 47. Ski-sports advertisement
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La storia del turismo ha origini molto lontane, fin dai tempi più antichi l’uomo inizia a viaggiare, da solo o in piccoli gruppi, prima per combattere la fame e sopravvivere, poi per motivi commerciali, ed infine per interessi politici, militari, religiosi e talvolta scientifici. Prima i pellegrinaggi medioevali verso Roma e Gerusalemme, poi le grandi esplorazioni dei secoli XV e XVI costrinsero la civiltà europea a rivedere la propria concezione del mondo, portarono alla scoperta di nuove realtà e all’apertura di nuove rotte commerciali. La figura del viaggiatore come la intendiamo oggi inizia a prendere le sue forme nel Settecento, durante l’epoca del Grand Tour, quando dei giovani aristocratici europei intrapresero dei lunghi viaggi attraverso l’Europa al fine di erudirsi e perfezionare il loro sapere e la loro cultura, attraverso mete che hanno segnato la storia dell’umanità, quali Roma, Pompei ed Ercolano, ma anche diverse città situate in Grecia, Spagna e Francia. Fu allora che nacque il termine turismo: l’etimologia di questa parola si lega infatti al francese tourner, dal significato originario di “lavorare al tornio” o “girare”; da qui deriva tour, ossia quel “giro” che divenne tanto popolare in Francia e oltre confine durante l’epoca del Grand Tour appunto. A quel tempo si trattava ancora di un fenomeno d’élite che tuttavia, nel XIX secolo, divenne via via sempre più di massa, soprattutto a partire dal secondo dopoguerra. L’innalzamento della qualità della vita, accompagnata da una diminuzione generale dei costi dei mezzi di trasporto e dal mutamento dei paradigmi culturali della società, portò alla diffusione della pratica delle vacanze anche all’interno dei ceti medi. Inoltre, anche lo sviluppo di uno stile di vita urbano incentrato sull’edonismo e sul consumo contribuì enormemente all’affermazione di un modello di pratica turistica di massa. Tuttavia, gli anni Ottanta del XX secolo registrarono il declino dei mercati di massa, nonché la loro crescente frammentazione; nel settore del turismo, sul riflesso dell’economia in generale, i desideri e le preferenze di viaggio dei turisti iniziano a diversificarsi, divenendo sempre più eterogenee. Nuovi stili di vita, interessi e spinte culturali danno vita a nuove tipologie di turismo, che si allontanano da banalità e standardizzazione per abbracciare la personalizzazione. Il viaggio diviene dunque su misura e risponde a richieste sempre più specifiche, assumendo caratteri di originalità e talvolta addirittura di unicità. Tourism is a social, cultural and economic phenomenon which entails the movement of people to countries or places outside their usual environment for personal or business/ professional purposes. These people are called visitors (which may be either tourists or excursionists; residents or non- residents) and tourism has to do with their activities, some of which involve tourism expenditure. (World Tourism Organization, 2008)
Con l’avvento di Internet, dagli anni 90’ si è assistito ad un progressivo aumento del numero degli operatori che si sono affidati a Internet per rendere più visibili le proprie offerte, sfruttando al massimo tutte le potenzialità commerciali che questo mezzo offre. Tutto ebbe origine nel 1996 con Travelocity, il primo sito Internet americano di prenotazione di biglietti aerei, di alberghi e di noleggio di automobili. Per la prima volta chiunque poteva programmare personalmente il proprio viaggio, attraverso l’uso di un computer ed in qualsiasi momento, senza l’ausilio di un intermediario (D.Cini, 2007). A partire da tale data, numerose imprese del settore turistico hanno iniziato a realizzare dei siti personali in rete, permettendo ai consumatori finali di accedere e valutare un’enorme quantità di informazioni su destinazioni turistiche, offerte, prezzi e industrie ricettive, fino a commercializzare i prodotti stessi. Oggigiorno, infatti, i consumatori sfruttano la rete non solo per ricercare informazioni di loro interesse sulle varie mete, ma anche per confrontare più alternative di viaggio e scegliere quella che più soddisfa le loro esigenze, ed infine per procedere all’acquisto, usufruendo molto spesso di sconti e vantaggi sul prezzo rispetto a quelli proposti dalle tradizionali agenzie off-line.
The history of tourism has very distant origins, since the most ancient times man began to travel, alone or in small groups, first to fight hunger and survive, then for commercial reasons, and finally for political, military, reli-gious interests and sometimes scientific. First, the medi-eval pilgrimages to Rome and Jerusalem, then the great explorations of the fifteenth and sixteenth centuries forced the European civilization to revise its conception of the world, led to the discovery of new realities and the opening of new trade routes. The figure of the traveler as we understand it today be-gins to take its shape in the eighteenth century, during the era of Grand Tour, as young European aristocrats un-dertook long journeys across Europe, in order to learn and perfect their knowledge and their culture, through destinations that have marked mankind history, such as Rome, Pompeii and Herculaneum, but also several cities located in Greece, Spain and France. That is how tourism was born: the etymology of this word is in fact linked to the French tourner, with the original meaning of “work-ing on the lathe” or “turning”; hence the tour, that “tour” that became so popular in France and across the border during the Grand Tour era. At that time it was still an elite phenomenon that however, in the nineteenth century, gradually became more and more mass, especially since the post-World War II period. The rise of the quality of life, accompanied by a general reduction in costs of means of transport and the change in cultural paradigms of society, led to the spread of holidays even within the middle classes. Furthermore, the development of an urban lifestyle centered on he-donism and consumption also contributed enormously to the establishment of a mass tourism model of prac-tice. However, the eighties of the twentieth century saw the decline of mass markets, as well as their increasing fragmentation; in the tourism sector, on the reflection of the economy in general, tourists’ travel wishes and preferences begin to diversify, becoming ever more het-erogeneous. New lifestyles, interests and cultural drives give life to new types of tourism, which move away from banality and standardization to embrace personaliza-tion. The journey therefore becomes tailor-made and re-sponds to increasingly specific requests, taking on origi-nality and sometimes even uniqueness. Tourism is a social, cultural and economic phenomenon which entails the movement of people to countries or places outside their usual environment for personal or business/ professional purposes. These people are called visitors (which may be either tourists or excursionists; residents or non- residents) and tourism has to do with their activities, some of which involve tourism expendi-ture. (World Tourism Organization, 2008). With the advent of the Internet, since the 90s there has been a progressive increase in the number of operators who rely on the Internet to make their offers more vis-ible, making the most of all the commercial potential offered by this medium.
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It all started in 1996 with Trave-locity, the first American Internet booking site for airline tickets, hotels and car rentals. For the first time anyone could personally plan their trip, through the use of a computer and at any time, without the help of an inter-mediary (Cini, 2007). As of this date, many tourism com-panies have started to create personal sites on the net-work, allowing end consumers to access and evaluate a huge amount of information on tourist destinations, offers, prices and hospitality industries, to the point of marketing the products themselves. Nowadays consum-ers take advantage of the network not only to search for information of interest to the various destinations, but also to compare more travel alternatives and choose the one that best meets their needs, and finally to proceed with the purchase, very often taking advantage of dis-counts and price advantages compared to those offered by traditional off-line agencies.
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Imagine 48. Poster vintage per promuovere il turismo in montagna. Image 48. Mountain tourism vintage advertisement.
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Tipologie di turismo e loro impatto sul territorio / Tourism types and their environmental impact
Il turismo è un fenomeno molto ampio, per cui una classificazione delle tipologie turistiche può orientarsi a seconda di diversi parametri:
1. 2. 3. 4. 5. 6. 7.
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meta (estero, nazionale, globale, etc) paesaggio (turismo montano, balneare, lacustre, etc.) periodo dell’anno (turismo invernale, estivo) tempo di permanenza (turismo stagionale, del weekend, “mordi e fuggi”) fascia economica (turismo low cost, d’élite, pacchetti all inclusive etc.) attività d’interesse (turismo culturale, artistico, religioso, sportivo, termale, congressuale, enogastronomico, naturalistico, d’affari) fascia d’età (turismo studentesco, famigliare, terza età, etc.) rapporto con l’ambiente (turismo di massa, di nichia, sostenibile, rurale)
Considerata l’importanza di saper comprendere quale possa essere l’impatto di un programma di sviluppo turistico sul territorio, nel contesto di un progetto di rigenerazione territoriale, di seguito vengono approfondite maggiormente quelle tipologie di turismo che appartengono alla categoria del rapporto con l’ambiente. L’impatto ambientale collegato alle attività turistiche può essere in generale ripartito tra un impatto diretto conseguenza dell’antropizzazione del luogo, delle maggiori opere necessarie e delle costruzioni di strutture ricettive e da innumerevoli impatti indiretti quali la modifica di alcuni ecosistemi, l’inquinamento delle risorse idriche e atmosferiche e la produzione di rifiuti. Uno strumento di analisi utile è la capacità di carico definita dall’Organizzazione mondiale del Turismo nel 2011 come “il numero massimo di persone che visitano nello stesso periodo una determinata località senza compromettere le sue caratteristiche ambientali, fisiche, economiche e socio-culturali e senza ridurre la soddisfazione dei turisti”. Se questo strumento è utile ad analizzare la situazione di una determinata località di villeggiatura in relazione al numero di turisti nel breve periodo, è di certo un ulteriore fattore da tenere in considerazione la sostenibilità a lungo termine. Entrano quindi in gioco anche tematiche quali la crescita economica del luogo, il possibile e progressivo ripopolamento di luoghi oggi poco abitati e le conseguenze di una massiccia presenza umana su flora e fauna. Per capire meglio l’entità del problema basta prendere in considerazione alcuni dati relativi all’inquinamento e ai consumi che un turista “medio” porta con sé recandosi in villeggiatura. Un turista in vacanza consuma 3-4 volte più acqua di quella che consumerebbe a casa propria e lo stesso vale per la corrente elettrica. Secondo alcuni dati dell’Agenzia Europea dell’Ambiente a Torremolinos, in Spagna, il consumo elettrico dei turisti rappresenta il 40% del totale e nelle aree più turistiche della Turchia chi è in ferie utilizza il 52% del fabbisogno totale di acqua. Risulta ovvio quindi come in regioni particolarmente calde e aride il consumo di acqua turistico possa creare un serio problema alle popolazioni locali. Altro dato dell’Agenzia Europea dell’Ambiente afferma che già nel 2000 il 7% dell’inquinamento totale delle acque del Mar Mediterraneo era causato dal turismo (basti solo pensare alla quantità di navi da crociera che solcano i mari). Il settore del turismo è inoltre responsabile del 5% di tutte le emissioni e gas serra presenti in atmosfera. problema rifiuti: la suddetta nave da crociera in un anno produce 50 tonnellate di rifiuti solidi e centinaia di migliaia di litri di acque reflue da impianti igienico-sanitari e cucine.
TURISMO DI MASSA
TURISMO DI NICCHIA
TURISMO SOSTENIBILE
Il turismo di massa è caratterizzato dall’enormità del numero di persone che seguono determinate mete, a loro volta determinate dalla moda, dalla popolarità di una località rispetto ad un’altra. L’emersione, e la vasta diffusione, nel corso del XX e XXI secolo, di una ampia subcultura condivisa, ha prodotto il fenomeno sociale di consistenti movimenti turistici indotti e condizionati da specifici contenuti veicolati dai mezzi di comunicazione di massa, e, in particolare, dagli stimoli e dalle suggestioni provenienti dalla massiccia fruizione di programmi di intrattenimentotelevisivo, cinematografico, casalingo e musicale. L’interesse turistico indotto dai mass media riguarda anche luoghi che sono stati oggetto di un evento, anche criminale, luttuoso o scabroso, purché abbia beneficiato di una vasta risonanza massmediatica: è il caso del macabro fenomeno del cosiddetto turismo dell’orrore, legato a efferati fatti di cronaca, disastri umani o cataclismi naturali, che trova un esempio nell’interesse suscitato dall’Isola del Giglio dopo il naufragio della Costa Concordia. Data l’enormità dei numeri coinvolti, una gestione corretta del turismo di massa, che garantisca un impatto sostenibile sul territorio, implica un’organizzazione ampia e complessa che superi la scala del singolo comune. Dall’affollamento più o meno intenso di una determinata località turistica ne consegue di certo un impatto del turismo sull’ambiente locale, cioè una “pressione” ambientale e sociale sul luogo. Maggiore affluenza di veicoli, maggiore presenza di persone, incremento della produzione di rifiuti, necessità di costruzione di strutture ricettive aggiuntive sono solo alcune delle problematiche che i luoghi di vacanza si trovano ad affrontare.
Secondo la definizione fornita dal dizionario Demauro, per “nicchia di mercato” si intende un “segmento di mercato in cui un’azienda opera in una situazione di vantaggio, individuato allo scopo di raggiungere con maggior forza coloro che ne fanno parte”. Una nicchia è anche una divisione in piccole parti e dettagliata di un argomento, realizzata per un pubblico specifico, i clienti. Da ciò si comprende che il turismo di nicchia non si riferisce al numero ridotto di persone che si rivolgono ad una specifica meta, ma anzi alla specificità dell’offerta turistica immessa sul mercato da quest’ultima. In tale contesto, possono essere considerati di nicchia tutti quei flussi di turisti che si determinano intorno a specifici punti di interesse e/o temi culturali e naturali o a sperimentazioni ed eventi, che possono fare parte di una esperienza turistica più ampia, e che accennando ad una possibile classificazione possiamo pensarli raggruppati in: eventi e manifestazioni locali (sagre, manifestazioni folcloristiche, ricorrenze religiose, ecc.); risorse storiche, artistiche e culturali, minori (monumenti, chiese, luoghi storici, usi e costumi, palazzi, affreschi, biblioteche, ecc.); risorse naturali particolari e poco conosciute (paesaggi naturalistici, riserve naturali, fauna, flora, termali, ecc.); risorse enogastronomiche (piatti tipici, prodotti tipici, luoghi di coltivazione e produzione dei vini, ecc.), ecc.. Si tratta, comunque, di risorse che sono considerate di interesse turistico secondario proprio perché non trasformate in, o non incluse nei, prodotti commerciali globali dall’industria del turismo, ma intorno ai quali si sono comunque sviluppati mercati turistici appunto di “nicchia”, al di fuori delle brochure e dei depliants dei tour operator e delle agenzie di viaggio. Nonostante la peculiarità dell’offerta turistica, anche questa forma di turismo non si discosta molto dal tipo di organizzazione del turismo di massa, col rischio di avere ugualmente un alto impatto sull’ambiente locale.
Il turismo responsabile (o turismo sostenibile) è un approccio al turismo nato alla fine degli anni ottanta ed è caratterizzato da una duplice preoccupazione per il luogo in cui ci si reca. La prima preoccupazione riguarda l’ambiente, il turista responsabile infatti deve evitare di danneggiarlo, mentre l’altro fattore di attenzione riguarda le popolazioni che abitano nella località visitata, il turista responsabile in questo caso deve avere un atteggiamento rispettoso della cultura locale e deve garantire anche il benessere della popolazione, capita infatti spesso che i ricavi dell’industria turistica rimangano in mano all’imprenditore o al gestore, senza vero vantaggio per la gente locale. Nella maggior parte dei casi, l’espressione viene utilizzata con riferimento al turismo nei paesi del Terzo Mondo o in via di sviluppo, dove si concentrano una parte essenziale del patrimonio ambientale del pianeta (che l’ecoturismo si ripromette di preservare) e, spesso, popolazioni in difficoltà (che l’ecoturismo si ripromette di aiutare). Soprattutto in quest’ultimo aspetto, il concetto di ecoturismo si può mettere in relazione con quello di commercio equo e solidale. Il concetto di ecoturismo non manca di destare qualche sospetto. Secondo alcuni, molto spesso gli operatori che si dichiarano formalmente “ecoturistici” usano questa etichetta a fini sostanzialmente economici e non di rado abusivi. Il fatto stesso che il turismo possa realmente coesistere con rispetto e conservazione dell’ambiente e delle culture dei popoli indigeni è oggetto di discussione.
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TURISMO AGRICOLO
Il turismo rurale si può considerare senz’altro una forma di turismo sostenibile ed è sempre più diffuso. Comprende le varie forme di turismo direttamente connesse alle risorse rurali, ovvero tutte quelle forme di turismo in cui la “cultura rurale” rappresenta la componente più importante, da non confondersi con il “turismo nelle aree rurali”, che invece comprende tutte le forme di ricettività ubicate in ambito rurale, indipendentemente dalle motivazioni dell’ospite e dalle modalità di fruizione. Le risorse della ruralità sono costituite dall’agricoltura e dai suoi prodotti, dalle aree verdi e dalle zone protette, dall’artigianato, dai patrimoni culturali e artistici presenti nei paesi e nei piccoli centri delle aree rurali. Il processo di creazione del valore attraverso il turismo rurale si basa sull’interazione di più attori e sulla combinazione di un insieme di risorse, specifiche del patrimonio locale rurale. La vitalità economica e sociale di un territorio rurale è quindi legata indissolubilmente all’agricoltura e al turismo, che permettono la produzione e rigenerazione spontanea dei capitali rurali. In ambito di turismo rurale dunque, il turista, che diventa anche lavoratore e mano d’opera, vive a stretto contatto con la realtà agricola godendone tutti i benefici. Alcune delle aziende e piccole realtà agricole che offrono questo servizio, lo fanno in cambio della forza lavoro di chi decide di soggiornare da loro, altri chiedono un piccolo contributo ma comunque decidiate di vivere questo rapporto con la terra, vi sentirete parte dei ritmi della natura, della famiglia che vi ospita e della realtà contadina. Si tratta di una forma di turismo che non si limita al rispetto del territorio, ma contribuisce attivamente al mantenimento delle risorse in esso presenti.
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Tourism is a very wide phenomenon, so a classification of tourist types can be oriented according to different parameters: 1. meta (foreign, national, global, etc) landscape (mountain tourism, seaside, lakes, etc.) 2. time of year (winter tourism, summer) 3. residence time (seasonal tourism, weekend tourism, "hit and run") 4. economic zone (low cost, élite tourism, all-inclusive packages etc.) 5. activities of interest (cultural, artistic, religious, sports, thermal, congress, food and wine, nature, business) 6. age group (student tourism, family tourism, senior citizens, etc.) 7. relationship with the environment (mass tourism, nichia, sustainable, rural) Any a tourism development program has an environmental impact on the context of action. Here those types of tourism which have strict relationship with the environment are presented. The environmental impact linked to tourism activities can generally be divided between a direct impact resulting from the anthropization of the place (major works needed, construction of accommodation facilities) and indirect impacts such as partial modification of some ecosystem’s elements, pollution of water and atmospheric resources and the production of waste. A useful analysis tool is the load capacity defined by the World Tourism Organization in 2011 as “the maximum number of people who visit a given location during the same period without compromising its environmental, physical, economic and socio-cultural characteristics and without reduce tourist satisfaction “. If this tool is useful for analyzing the situation of a particular holiday resort in relation to the number of tourists in the short term, it is certainly a further factor to take into account long-term sustainability. Then come other issues such as the economic growth of the place, possible and progressive repopulation of places not very populated today and the consequences of a massive human presence on flora and fauna. To better understand the extent of this problem it is sufficient to take into consideration some data on pollution and consumption per tourist on holiday. A tourist on vacation consumes 3-4 times more water than he would consume at home and the same applies to electricity. According to some
MASS TOURISM
data from the European Environment Agency in Torremolinos, Spain, the electricity consumption of tourists represents 40% of the total and in the most tourist areas of Turkey, those who are on vacation use 52% of the total water needs. It is therefore obvious that in particularly hot and dry regions, the consumption of tourist water can create a serious problem for local populations. Another data from the European Environment Agency states that as early as 2000, 7% of the total pollution of the Mediterranean Sea was caused by tourism (just think of the quantity of cruise ships that sail the seas). The tourism sector is also responsible for 5% of all greenhouse gas emissions and gasses. waste problem: the aforementioned cruise ship in a year produces 50 tons of solid waste and hundreds of thousands of liters of wastewater from sanitary facilities and kitchens.
Mass tourism is characterized by the enormity of the number of people who follow certain goals, in turn determined by fashion, by the popularity of one locality over another. The emergence, and the widespread diffusion, in the course of the twentieth and twenty-first centuries, of a broad shared subculture, produced the social phenomenon of substantial tourist movements induced and conditioned by specific contents conveyed by mass media, and in particular , from the stimuli and the suggestions coming from the massive use of programs of entertainment, cinema, home and music. The tourist interest induced by the mass media also concerns places that have been the subject of an event, even criminal, mourning or scabrous, provided that it has benefited from a vast mass media resonance: it is the case of the macabre phenomenon of the so-called horror tourism, linked to heinous news stories, human disasters or natural cataclysms, which finds an example in the interest aroused by the Island of Giglio after the sinking of the Costa Concordia. Given the enormity of the numbers involved, proper management of mass tourism, which guarantees a sustainable impact on the territory, implies a large and complex organization that exceeds the scale of the single municipality. From the more or less intense crowding of a certain tourist destination it certainly follows an impact of tourism on the local environment, that is an environmental and social “pressure� on the place. Increased vehicle attendance, increased presence of people, increased waste production, need to build additional accommodation facilities are just some of the problems that holiday resorts are facing.
SOFT TOURISM
According to the definition provided by the Demauro dictionary, "market niche" refers to a "market segment in which a company operates in an advantageous situation, identified with the aim of reaching those who are part of it with greater force". A niche is also a small and detailed division of a topic, made for a specific audience, customers. From this we can understand that niche tourism does not refer to the small number of people who turn to a specific destination, but rather to the specificity of the tourist offer placed on the market by the latter. In this context, all those flows of tourists that are determined around specific points of interest and / or cultural and natural themes or experiments and events, which can be part of a wider tourist experience, and which hint at a possible classification can be thought of as grouped into: local events and manifestations (festivals, folklore events, religious celebrations, etc.); historical, artistic and cultural resources, minors (monuments, churches, historical sites, customs and habits, palaces, frescoes, libraries, etc.); unusual and little known natural resources (naturalistic landscapes, nature reserves, fauna, flora, spas, etc.); food and wine resources (typical dishes, typical products, places of cultivation and production of wines, etc.), etc. However, these are resources that are considered of secondary tourist interest precisely because they are not transformed into, or not included in, global commercial products from the tourism industry, but around which "niche" tourist markets have developed, outside brochures and depliants of tour operators and travel agencies. Despite the peculiarity of the tourism offer, this form of tourism does not differ too much from the type of mass tourism organization, with the risk of having a high impact on the local environment.
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RESPONSIBLE TOURISM
Responsible tourism (or sustainable tourism) is an approach to tourism born at the end of the eighties and is characterized by a dual concern for the place in which one travels. The first concern concerns the environment, the responsible tourist must avoid damaging it, while the other factor of attention concerns the populations who live in the area visited, the tourist responsible in this case must have an attitude respectful of the local culture and must guarantee also the wellbeing of the population, it often happens that the revenues of the tourism industry remain in the hands of the entrepreneur or the manager, without real advantage for the local people. In most cases, the expression is used with reference to tourism in Third World countries or in developing countries, where an essential part of the planet's environmental heritage is concentrated (which ecotourism promises to preserve) and often , populations in difficulty (which ecotourism promises to help). Above all in this last aspect, the concept of ecotourism can be related to that of fair trade. The concept of ecotourism does not fail to arouse some suspicion. According to some, very often operators who formally declare "ecotourism" use this label for essentially economic and often abusive purposes. The very fact that tourism can really coexist with respect and conservation of the environment and cultures of indigenous peoples is the subject of discussion.
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RURAL TUORISM
Rural tourism can certainly be considered a form of sustainable tourism and is increasingly widespread. It includes the various forms of tourism directly related to rural resources, ie all those forms of tourism in which "rural culture" is the most important component, not to be confused with "tourism in rural areas", which instead includes all forms of tourism. receptivity located in the rural area, regardless of the motivations of the host and the methods of use. The resources of rurality are made up of agriculture and its products, green areas and protected areas, crafts, cultural and artistic heritage in the countries and small towns of rural areas. The process of value creation through rural tourism is based on the interaction of several actors and on the combination of a set of resources, specific to the local rural heritage. The economic and social vitality of a rural territory is therefore inextricably linked to agriculture and tourism, which allow the spontaneous production and regeneration of rural capitals. In the field of rural tourism, therefore, the tourist, who also becomes a worker and a workforce, lives in close contact with the agricultural reality, enjoying all the benefits. Some of the companies and small farms that offer this service, do it in exchange for the work force of those who decide to stay with them, others ask for a small contribution but still decide to live this relationship with the earth, you will feel part of the rhythms of nature , of the host family and of the peasant reality. It is a form of tourism that is not limited to respect for the territory, but actively contributes to the maintenance of the resources present in it.
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Dal web 2.0 al travel 2.0 / From web 2.0 to travel 2.0
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Negli ultimi anni l’emergere di nuovi modi di interagire con la rete ha portato all’affermazione del cosiddetto Web 2.0, approccio innovativo alla Rete che consiste nella creazione di un insieme di applicazioni complesse, interattive e orientate alla comunicazione e alla collaborazione tra persone e computer (A.L. La Fuente, M. Righi, 2011). Il web abbandona la propria condizione di serbatoio statico di dati per divenire dinamico, flessibile, adattabile, partecipativo ed in continuo sviluppo. I suoi confini si allargano al punto tale da confondersi con la realtà. Nel Web 2.0 gli utenti si scambiano opinioni, producono informazioni, condividono idee, creano profili e blog personali, partecipano alle discussioni, socializzano etc. Tutto questo rappresenta il Web 2.0: un web di persone, un “web nelle mani degli utenti”. Il termine Web 2.0 è finito per identificare una nuova modalità di utilizzare e intendere la rete, incentrata sulla condivisione delle informazioni in maniera ancora di più di quanto non sia stato fatto finora, segnando l’inizio di una nuova filosofia all’insegna della collaborazione e dell’interazione sociale, realizzabili grazie alle nuove tecnologie informatiche e comunicative. La rete diventa il terreno fertile per la diffusione dei cosiddetti User Generated Contents (UGC), ossia tutti quei contenuti creati dagli stessi utenti del web, come avviene in alcune piattaforme ampiamente diffuse quali Twitter, Facebook, Foursquare, Flickr, YouTube, WordPress, Wikipedia e molti altre, assumendo le caratteristiche di un fenomeno non tanto di tecnologia informatica, quanto piuttosto di natura sociale. In questo contesto il turista è sempre più protagonista: da recensore a ricercatore di informazioni, da blogger a generatore di contenuti, da commentatore a membro di una community, il viaggiatore che si affida al web sta guadagnando sempre più potere in rete. Questo nuovo profilo si riflette anche nel settore turistico, dove gli utenti manifestano sempre di più la volontà di creare da soli il viaggio ideale. Da ciò trae origine il Travel 2.0, cioè la declinazione turistica del Web 2.0 che sta introducendo un grande cambiamento nel gestione del business turistico (Focus Wright, 2006). Questa espressione, coniata in occasione della PhoCusWright Executive Conference nel 2006, indica la piena integrazione della seconda generazione web nella dimensione turistica; così venne definita da C.P. Wolf, presidente dell’azienda leader nella ricerca: Travel 2.0 embodies how companies can differentiate themselves in a vast, dynamic space. It is unleashing the power of the internet […] New travel researching, and planning approaches are empowering consumers in unprecedented ways. […] Travelers are keen to take control and find/create the perfect trip, not just the cheapest trip.
(Focus Wright Executive Conference, 2006) Le trasformazioni introdotte dal Web 2.0 hanno mutato il modo in cui il turista sceglie una destinazione e pianifica il proprio viaggio. Il suo potere contrattuale si sta rafforzando, di conseguenza gli operatori del settore stanno cercando di adeguarsi al fenomeno, cambiando la modalità in cui proporre le proprie offerte e approcciandosi in modo innovativo al web. In questo senso molto intermediari turistici tradizionali hanno cercato di accogliere le spinte derivanti dai nuovi turisti 2.0, creando condizioni favorevoli alla navigazione e alla ricerca degli utenti nel web e sperimentando le nuove applicazioni introdotte nel mercato. Il turista 2.0 “ha assunto un diverso grado di maturità e sviluppato una sensibile insofferenza a molte proposte del mercato. […] Non si limita a ricevere passivamente quanto gli operatori offrono, ma è alla ricerca continua di informazioni, di confronti e di commenti per ridurre al minimo il gap informativo su mete, prezzi e qualità del servizio” (M. A. Corigliano, R. Baggio, 2011). Più autonomo, consapevole del potere contrattuale acquisito e sempre meno fedele al marchio, il viaggiatore sta costringendo l’operatore ad orientarsi maggiormente verso la domanda turistica ed ad ascoltare più attentamente le esigenze di quest’ultima. Per raggiungere questi obiettivi, il Travel 2.0, in quanto personalizzazione della rete al mondo dei viaggi, fa ovviamente richiamo ai principi cardine del Web 2.0 che sono: partecipazione, condivisione e interazione (M. Solivo, 2014). Anche le strategie di marketing hanno subito un progressivo stravolgimento. Da un orientamento dominato da una logica interna all’impresa, fondata sul controllo della produzione e della vendita, il marketing è stato caratterizzato in seguito da un orientamento fondato invece su una logica esterna all’impresa; dapprima basata fondamentalmente sul dominio del mercato, questa logica si è focalizzata progressivamente sui consumatori, i quali hanno assunto un ruolo via via più rilevante nelle strategie delle imprese. L’attenzione verso i clienti finali e la soddisfazione dei loro bisogni sono divenuti così l’obiettivo primario in tutti i settori dell’economia.
n recent years, the emergence of new ways of interacting with the network has led to the affirmation of the so-called Web 2.0, an innovative approach to the Net that consists of creating a complex set of interactive, communication-oriented applications for collaboration between people and computer (AL La Fuente, M. Righi, 2011). The web abandons its status as a static reservoir of data to become dynamic, flexible, adaptable, participatory and in continuous development. Its borders widen to such an extent that it is confused with reality. In Web 2.0, users exchange opinions, produce information, share ideas, create personal profiles and blogs, participate in discussions, socialize etc. All this represents Web 2.0: a web of people, a "web in the hands of users". The term Web 2.0 ended up identifying a new way of using and understanding the network, focused on sharing information even more than has been done so far, marking the beginning of a new philosophy in the name of collaboration and social interaction, achievable thanks to new information and communication technologies. The network becomes the fertile ground for the dissemination of the so-called User Generated Contents (UGC), that is all those contents created by the same web users, as happens in some widely used platforms such as Twitter, Facebook, Foursquare, Flickr, YouTube, WordPress, Wikipedia and many others, assuming the characteristics of a phenomenon not so much of computer technology, but rather of a social nature. In this context the tourist is increasingly protagonist: from reviewer to information seeker, from blogger to content generator, from commentator to member of a community, the traveler who relies on the web is gaining more and more power on the net. This new profile is also reflected in the tourism sector, where users are increasingly showing the desire to create the ideal trip on their own. From this the Travel 2.0 originates, that is the tourist declination of Web 2.0 which is introducing a big change in the management of the tourist business (Focus Wright, 2006). This expression, coined at the PhoCusWright Executive Conference in 2006, indicates the full integration of the second web generation into the tourism dimension; so it was defined by C.P. Wolf, president of the leading research company: Travel 2.0 embodies how companies can differentiate themselves in a vast, dynamic space. It is unleashing the power of the internet [...] New travel research, and planning are empowering consumers in unprecedented ways. [...] Travelers are keen to take control and find the perfect trip, not just the cheapest trip (Focus Wright Executive Conference, 2006). The transformations introduced by Web 2.0 have changed the way in which tourists choose a destination and plan their journey. Its bargaining power is strengthening, as a result the operators of the sector are trying to adapt to the phenomenon, changing the way in which to propose their
offers and approaching the web in an innovative way. In this sense, many traditional tourist intermediaries have tried to accommodate the thrusts deriving from the new 2.0 tourists, creating favorable conditions for browsing and searching for users on the web and experimenting with the new applications introduced in the market. Tourist 2.0 “has assumed a different degree of maturity and developed a sensible intolerance to many market proposals. [...] It does not just passively receive what the operators offer, but is constantly seeking information, comparisons and comments to minimize the information gap on destinations, prices and quality of service“ (MA Corigliano, R. Baggio , 2011). More autonomous, aware of the contractual power acquired and less and less faithful to the brand, the traveler is forcing the operator to orient himself more towards the tourist demand and to listen more carefully to the needs of the latter. To achieve these goals, Travel 2.0, as a personalization of the network to the travel world, obviously refers to the core principles of Web 2.0, which are: participation, sharing and interaction (M. Solivo, 2014). Marketing strategies have also undergone a progressive distortion. From an orientation dominated by an internal logic to the company, based on the control of production and sales, marketing was characterized by an orientation based on an external logic to the company; firstly based essentially on the domination of the market, this logic has gradually focused on consumers, who have taken on a more and more relevant role in the strategies of companies. The focus on end customers and the satisfaction of their needs have thus become the primary objective in all sectors of the economy.
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Strumenti per un web social / Social web tools
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Imagine 49. Airbnb logo Image 49. Arbnb ogo Immagine 50. Home-page di N2KTAG Image 50. N2Ktag Home-page
Oltre ad essere un utente più consapevole, esigente e potente, il consumatore dell’era 2.0 è divenuto agente di viaggi di sé stesso. Motori di ricerca, siti di confronto e riviste online abilitano il consumatore a cercare le migliori offerte ai prezzi più bassi nel mercato. La rete è divenuta un enorme contenitore di informazioni di ogni genere che egli ha la possibilità di gestire, selezionare comparare, definendo ogni dettaglio della propria vacanza con pochi click. La grande quantità di alternative presenti consentono al turista di costruire il proprio viaggio sulla base delle proprie esigenze, permettendogli di personalizzare la vacanza al massimo grado. La simmetria informativa che regna specialmente nel settore del turismo, dove la regola è la trasparenza dei prezzi e delle offerte di viaggio, permette al turista 2.0 di muoversi autonomamente alla ricerca della vacanza ideale. Non solo utilizza il web per acquistare online un pacchetto turistico già preconfezionato, ma sempre più spesso ne fa uso per costruire, da solo e pezzo per pezzo, la propria vacanza e quindi per reperire tutte informazioni utili al fine del viaggio stesso. Sul web esistono migliaia di siti e applicazioni on-line che promuovono territori e turismo con diverse modalità e su ogni scala, a partire da quella locale del comune sino a quella globale. I contenuti soprattutto in ambito territoriale e turistico vogliono essere il più autentici possibile. Devono servire a raccontare la storia del territorio in tutti i suoi aspetti, anche quelli più “nascosti”, che possano trasmettere al turista l’atmosfera autentica del luogo e farlo partecipe della vita quotidiana dei locali. L’esperienza turistica può essere suddivisa in tre fasi: • Fase precedente al viaggio (in cui ci si organizza e ci si informa sul web) • Fase di permanenza in una località (in cui c’è il riscontro con la realtà del luogo) • Fase successiva al viaggio (in cui c’è la condivisione dell’esperienza e la sua valutazione) Per ogni fase si inseriscono diversi attori con scopi specifici, attrezzati con siti on-line e applicazioni che possano agevolare il turista nella ricerca e formulazione della propria esperienza di viaggio o arricchire l’offerta di attività, cui può attingere nel corso della propria avventura. Potremmo suddividerli in categorie: • Strumenti per la prenotazione di servizi (dall’alloggio, alla modalità di viaggio). Si inseriscono nella prima fase e agevolano il turista nell’organizzazione del proprio viaggio e soggiorno. Esempi: Airbnb (fig.51), Booking.com, VolaGratis, Expedia, Trivago, Blablacar • Cataloghi dell’offerta sul territorio (distribuiti su una scala Glocal). Si inseriscono nella seconda fase e arricchiscono l’esperienza del turista in loco.
Esempi: Musement, Viator, GetYourGuide (a livello globale) / #weareinpuglia, UmbriaApp (a scala Locale) • Guide Turistiche complete online. Si inseriscono nella prima e nella seconda fase e hanno un ruolo di promozione e informazione. La maggior parte delle app di promozione turistica territoriale regionale includono prenotazione di servizi e cataloghi di attività presenti in loco, cercando quindi di presentare in toto l’offerta tristica territoriale. Esempi: Visit Veneto, Sicily in App, etc. • Strumenti per comprendere il luogo. In questa categoria troviamo app che utilizzano lo strumento della realtà aumentata per promuovere un determinato luogo o per informare il turista, della storia del luogo in cui si trova, delle caratteristiche naturali che lo circondano etc... Esempi: Talking Ravenna, N2ktag (fig.52) • Strumenti per raccontare la propria esperienza. (si inseriscono nell’ultima fase). Sono app che permettono la condivisione di contenuti fotografici e video che raccontano in maniera personale l’esperienza di viaggio. Attraverso lo strumento dello storytelling il turista si fa promotore del territorio che sta visitando o che ha visitato. Esempi: We Like Sila (fig. 53), Iceland Secrets Da sempre il marketing territoriale porta in evidenza i luoghi d’interesse che hanno una certa valenza artistica, storica, paesaggistica, naturale etc. Luoghi, eventi culturali, opere d’arte e testimonianze storiche diventano così prodotti di consumo, beni commercializzati e inseriti in una rete territoriale di brand e servizi che compongono il mercato del turismo. L’offerta turistica può essere ridotta in due grosse categorie: “cose da vedere” e “cose da fare”. Nella prima categoria si articola l’offerta di beni da “visitare”, luoghi, opere d’arte e beni culturali che il turista può osservare e da cui può imparare la storia del luogo e le sue radici culturali, ma la cui esperienza si limita all’esperienza visiva. Nella seconda categoria si trovano le attività legate alla sfera del divertimento, del relax e dell’esperienza eno-gastronomica, a loro volta suddivisibili in esperienze mainstream (spa benessere, eventi della night life, concerti, sport) ed altre peculiari del luogo in cui ci si trova in vacanza (degustazioni e mercatini dei prodotti tipici, etc.). In tale categoria il turista può effettivamente allargare ed arricchire la propria esperienza di viaggio andando al di là del “visitare”, potendo interagire con le persone del luogo e attivandosi in prima persona in attività fuori dalla routine quotidiana. Tuttavia in entrambe le categorie il patrimonio territoriale, inteso nell’insieme dei suoi elementi materiali (paesaggio, architetture di pregio, opere d’arte, testimonianze storiche etc.) e immateriali (cultura, usanze, eventi ricor-
51 renti locali, storia locale, etc) viene vissuto principalmente come bene di consumo o come background scenografico di attività ugualmente diffuse sul globo. Tutto questo in nome di una pretesa “esperienza autentica”, che possa portare il turista a vivere “come chi ci abita”. Una tendenza recente infatti, sicuramente in parte scaturita in reazione al fenomeno dell’omologante processo di globalizzazione che ha investito tutto il mondo occidentale, è quella della ricerca dell’autenticità. La ricerca del diverso, dell’altro e del sincero è un’attitudine che si sta affermando sempre più, con conseguenze sul mercato globale che vedono crescere la domanda di un turismo meno commerciale. Si è iniziato a parlare di turismo esperienziale, sottolineando così la componente soggettiva di un’esperienza di viaggio. In alternativa al turismo di massa, si sta consolidando un turismo slow, richiedente un’interazione più profonda col territorio, che permetta al turista di vivere in maniera più consapevole il luogo che sta visitando. (Un esempio di turismo slow è quello delle escursioni in aree naturali, in cui il turista vive realmente il territorio, nell’esperienza di una completa immersione nella flora e fauna locali). Allo stesso tempo con l’avvento delle nuove tecnologie, della diffusione di massa dei dispositivi mobile, della presenza massiccia di connessione Wi-Fi e della diffusione dei social con il relativo uso maniacale, fino ad arrivare all’attualissima attitudine globale a condividere foto, video e contenuti di qualsiasi genere, la componente mediatica, nell’insieme delle interazioni turista-territorio, assume oggi un valore sempre più preponderante. Così da un lato l’offerta turistica deve essere sempre più autentica e personale, e dall’altro il turista cerca gli strumenti necessari alla condivisione ed espressione di ciò che vive durante il viaggio. Riprendendo la categoria Strumenti per raccontare la propria esperienza, risulta evidente la tendenza crescente a considerare il turista non più solo come mero consumatore di beni, ma come fruitore di un bene territoriale. Iniziano così a esserci applicazioni studiate per permettere al turista di rendersi partecipe nella promozione del territorio che stanno vivendo, attraverso la condivisione di materiali personalmente creati (foto/ video/testi), capaci di testimoniare l’autenticità dell’esperienza vissuta. Questi andranno col tempo stratificandosi a creare un’immagine composita di percezioni soggettive (esperienze sia di turisti che di abitati locali), capace di restituire un’autenticità reale, poiché costruita dai fruitori del territorio e non da chi il territorio lo promuove sul mercato. L’applicazione WeLikeSila del 2013 agisce proprio in tale direzione: “Raccontiamo la Sila dando spazio e voce a emozioni, esperienze, immagini, parole attraverso l’arte del-
52 la narrazione. La Sila protagonista viene narrata dai cittadini, dai turisti e dagli operatori. Vogliamo ispirare le persone a viaggiare, ripercorrere gli itinerari tracciati, far scoprire paesaggi e attività mai praticate. Crediamo in un turismo attivo, dove la natura e gli uomini interagiscono consapevolmente, per rendere l’esperienza di viaggio un arricchimento di spirito e di cultura. Amiamo un turismo sostenibile, ecologico, responsabile. Amiamo pensare che la Sila sia il luogo adatto per praticare uno stile di vita sano, naturale e vivo. Amiamo pensare che voi amerete vivere ciò che Sila saprà raccontarvi. Si, benvenuto Welikesila!”[Welikesila.com] In linea con questa ci sono anche altri casi, come l’applicazione sviluppata per incentivare il turismo in Islanda Iceland Secrets, attraverso la quale il paese viene raccontato attraverso immagini e materiale multimediale amatoriale di chi visita quei luoghi. Il turista 2.0 quindi cerca l’autenticità dei luoghi che visita, si programma autonomamente la propria esperienza di viaggio e si fa partecipe della promozione del patrimonio che visita attraverso la narrazione di esso, mediata dal filtro soggettivo dell’esperienza. Si potrebbe concludere che applicazioni come quelle sopra citate stiano divenendo uno strumento per vivere la vacanza e non solo uno strumento che agevoli nell’utilizzo di servizi e nell’organizzazione del viaggio. Tralasciando l’offerta turistica più commerciale, comprendente siti e icone del turismo di massa, attività di relax, sport e night life, la quale vede una domanda diffusa e piuttosto costante da parte del turista medio globale e in risposta ad essa si articola in una rete di servizi omologati al gusto mainstream globalizzato, il lavoro di tesi si focalizza maggiormente sul quel tipo di offerta turistica che si faccia promotrice di una zona territoriale specifica, indirizzandosi principalmente a un turismo di nicchia, ovvero al tipo di turista 2.0 sopra descritto.
Since the common tourist has become more aware, as a demanding and powerful web user, within the 2.0 era he has become a travel agent of himself. Search engines, comparison sites and online magazines enable consumers to search for the best deals at the lowest prices on the market. The network has become a huge container of information of all kinds that he has the ability to manage, select compare, defining every detail of his vacation with a few clicks. The large amount of alternatives present allow the tourist to build his own trip based on his needs, allowing him to personalize the holiday to the maximum degree. The information symmetry that reigns especially in the tourism sector, where the rule is the transparency of prices and travel offers, allows tourists 2.0 to move independently in search of the ideal holiday. Not only does it use the web to purchase an already pre-packaged tourist package online, but increasingly it is used to build its own holiday, piece by piece, and then to find all the information needed at the end of the trip. There are thousands of on-line websites and applications on the web that promote territories and tourism in different ways and on every scale, starting from the local one up to the global one. The contents above all in the local area and tourism want to be as authentic as possible. They must serve to tell the story of the territory in all its aspects, even the most “hidden” ones, that can transmit the authentic atmosphere of the place to the tourist and make it participate in the daily life of the premises. The tourist experience can be divided into three phases: • Phase before the trip (in which we organize and get information on the web). • Phase of stay in a location (where there is a confirmation with the reality of the place). • Phase following the journey (in which there is the sharing of the experience and its evaluation). For each phase, different actors are inserted for specific purposes, equipped with on-line sites and applications that can facilitate tourists in the search and formulation of their travel experience or enrich the range of activities, which they can draw during their adventure. We could divide them into categories: • Tools for booking services (from accommodation, to travel arrangements). They are inserted in the first phase and facilitate the tourist in the organization of their trip and stay. Examples: Airbnb (fig. 51), Booking.com, VolaGratis, Expedia, Trivago, Blablacar. • Offer catalogs on the territory (distributed on a Glocal scale). They are inserted in the second phase and enrich the tourist experience on site. Examples: Musement, Viator, GetYour-
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Guide (on a global level) / #weareinpuglia, UmbriaApp (on a local scale). • Complete Tourist Guides online. They are inserted in the first and second phase and have a role of promotion and information. Most of the regional territorial tourism promotion apps include booking services and catalogs of activities on site, thus trying to fully present the territorial tristicity offer. Examples: Visit Veneto, Sicily in the App, etc. • Tools to understand the place. In this category we find apps that use the augmented reality tool to promote a specific place or to inform the tourist, the history of the place where it is located, the natural characteristics that surround it etc . Examples: Talking Ravenna, N2ktag (fig. 52). • Tools to tell about your experience. (they are inserted in the last phase). They are apps that allow the sharing of photographic contents and videos that personally describe the travel experience. Through the tool of storytelling, the tourist promotes the territory he is visiting or has visited. Examples: We Like Sila ( fig. 53), Iceland Secrets.
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Local marketing has always highlighted the places of interest that have a certain artistic, historical, scenic, natural value, etc. Places, cultural events, works of art and historical testimonies thus become consumer products, marketed goods and inserted into a territorial network of brands and services that make up the tourism market. The tourist offer can be reduced in two big categories: “things to see” and “things to do”. The first category includes the supply of goods to “visit”, places, works of art and cultural heritage that tourists can observe and from which they can learn the history of the place and its cultural roots, but whose experience is limited to the visual experience. In the second category are the activities related to the sphere of entertainment, relaxation and eno-gastronomic experience, which in turn can be divided into mainstream experiences (spa wellness, night life events, concerts, sports) and other peculiarities of the place where you are on vacation (tastings and markets of local products, etc.). In this category the tourist can effectively expand and enrich his own travel experience going beyond “visiting”, being able to interact with the locals and activating himself in activities outside the daily routine. However, in both categories the territorial heritage, understood in the whole of its material elements (landscape, valuable architectures, works of art, historical testimonies etc.) and immaterial (culture, customs, local recurring events, local history, etc) it is mainly lived as a consumer good or as a scenographic background of equally widespread activities on the globe. All this in the name of a pretended “authentic
experience” that can lead the tourist to live “like those who live there”. Indeed, a recent tendency, certainly partly triggered by the phenomenon of the homologating globalization process that has hit the whole Western world, is that of the search for authenticity. The search for the different, the other and the sincere is an attitude that is emerging more and more, with consequences on the global market that see the demand for less commercial tourism grow. We started talking about experiential tourism, thus underlining the subjective component of a travel experience. As an alternative to mass tourism, slow tourism is consolidating, requiring a deeper interaction with the territory, which allows tourists to live more consciously the place they are visiting. (An example of slow tourism is that of excursions in natural areas, where the tourist really lives the territory, in the experience of a complete immersion in the local flora and fauna). At the same time with the advent of new technologies, the mass diffusion of mobile devices, the massive presence of Wi-Fi connection and the diffusion of social media with its maniacal use, up to the highly global attitude to share photos, videos and contents of any kind, the media component, in the whole of the tourist-territory interactions, today assumes an increasingly preponderant value. So on the one hand the tourist offer must always be more authentic and personal, and on the other the tourist seeks the tools necessary for sharing and expression of what he experiences during the trip. Returning to the category Tools to tell the own experience, it is evident the growing tendency to consider the tourist not only as a mere consumer of goods, but as a user of a territorial asset. Thus began to be applications designed to allow tourists to participate in the promotion of the territory they are living, through the sharing of personally created materials (photos / videos / texts), able to witness the authenticity of the experience lived. These will over time stratify to create a composite image of subjective perceptions (experiences of both tourists and local inhabitants), able to restore real authenticity, as built by the users of the territory and not by those who promote the territory on the market. The WeLikeSila 2013 application acts precisely in this direction: “We tell the Sila giving space and voice to emotions, experiences, images, words through the art of storytelling. The protagonist Sila is narrated by citizens, tourists and operators. We want to inspire people to travel, to retrace the traced itineraries, to discover landscapes and activities never practiced. We believe in active tourism, where nature and people interact consciously, to make the travel experience an enrichment of spirit and culture. We love sustainable, ecological, responsible tourism. We love to think that Sila is the right place to practice a healthy, natural and lively lifestyle. We love to think that you will love to live what Sila will tell you. Yes, welcome
Welikesila! “ (Welikesila.com) In line with this there are also other cases, such as the application developed to stimulate tourism in Iceland Icelandic Secrets, through which the country is told through images and amateur media material of those who visit those places. Tourists 2.0 then seek the authenticity of the places they visit, plan their own travel experience independently and become involved in the promotion of the heritage that visits through the narration of it, mediated by the subjective filter of the experience. It could be concluded that applications such as those mentioned above are becoming an instrument for living the holiday and not just an instrument that facilitates the use of services and the organization of the trip. Leaving aside the most commercial tourist offer, including sites and icons of mass tourism, relaxation, sports and night life, which sees a widespread and fairly constant demand from the average global tourist and in response to it is divided into a network of services homologated to the mainstream globalized taste, the thesis work is more focused on the type of tourist offer that promotes a specific territorial area, addressing mainly to a niche tourism, that is to the type of tourist 2.0 described above.
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Gamification dell’offerta turistica / Gamification of the tourist offer
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Il gioco è l’attività con cui i bambini imparano la vita: guardano i genitori e ne simulano le gesta, inscenando in un ambiente controllato quel che la vita presenterà loro in futuro. Il gioco, di fatto, insegna. Fin dai primi anni, le persone sono abituate a confrontarsi con il gioco in qualità di strumento di simulazione con il quale possono mettere alla prova le proprie abilità ed affinarle fino al punto in cui si sentono pronte alla realtà. Raph Koster, con la sua Theory of Fun (Austin Game Conference, 2003) ha teorizzato da tempo come il gioco e il divertimento siano semplicemente un altro modo di imparare, una strada parallela a quelle didascaliche e “scolastiche” a cui ci si è abituati nei decenni passati. Se il gioco è simulazione, il gioco è anche anzitutto virtualizzazione: è la dimensione immateriale entro cui diviene possibile rappresentare la realtà ed averci a che fare senza il timore di procurar danno alcuno. Non a caso la realtà aumentata e la realtà virtuale sono spesso immaginate come luoghi ideali per l’insegnamento e l’apprendimento. L’utilizzo delle dinamiche di gioco al di fuori della sfera esclusivamente ludica non è una novità e negli ultimi anni si è assistito a un processo di gamification (dall’inglese game), in ambienti di marketing, comunicazione, managment etc. gli elementi chiave che caratterizzano il gioco sono: - la cooperazione/competizione tra le persone - degli obiettivi chiari da raggiungere con un sistema di premi coerente - dei ruoli (avatar) diversi per tipologia di giocatori - una dinamica di apprendimento Applicando questi elementi al di fuori della pura esperienza del divertimento personale o condiviso, è possibile influenzare e modificare il comportamento delle persone, favorendo la nascita ed il consolidamento di interesse attivo da parte degli utenti coinvolti verso il messaggio che si è scelto di comunicare, sia questo relativo all’incremento di performance personali o più in generale alle performance d’impresa. La dimostrazione di ciò è data dalla grande diffusione di questi sistemi, soprattutto in aziende di alto livello: Eni ha creato il programma Cave per i propri centri ricerca, le sperimentazioni per i viaggi su Marte hanno dato vita al progetto V-ERAS, i piloti di Formula 1 si allenano abitualmente sui simulatori. In ognuno di questi “giochi” l’obiettivo è uno e trino: insegnare, informarsi, imparare. La gamification permette di agire su tre fattori: sostenere i processi di feedback in azienda rafforzando l’apprendimento; creare gruppo e engagement, sia internamente, sia esternamente; diffondere il divertimento che rende le persone più predisposte ad andare oltre i pregiudizi e le limitazi-
oni, mettendole in condizione di fare nuove attività ed esperienze. L’uso della gamification anche nelle aziende di micro e piccole dimensioni, sebbene adattato agendo su durata e portata degli interventi, può essere utile quando si vuole: Evidenziare situazioni di crisi dei modelli, delle strategie o dei processi esistenti; Ottimizzare, migliorare o difendere i modelli, le strategie e i processi esistenti; Raccogliere informazioni per lanciare una tecnologia o un prodotto nuovo; Preparare l’azienda al cambiamento; Comprendere e affrontare un problema; Coinvolgere le persone. (In grassetto sono evidenziati gli obiettivi coerenti con un qualsiasi progetto di sviluppo turistico)
To play is the activity with which children learn life: they look at their parents and simulate their deeds, staging in a controlled environment what life will present to them in the future. The game, in fact, teaches. From the early years, people are used to dealing with the game as a simulation tool with which they can test their skills and refine them to the point where they feel ready to reality. Raph Koster, with his Theory of Fun (Austin Game Conference, 2003) has theorized for some time how the game and the fun are simply another way of learning, a road parallel to the didactic and "scholastic" ones that you are used to in the past decades. If the game is simulation, the game is also first of all virtualization: it is the immaterial dimension within which it becomes possible to represent reality and deal with it without the fear of causing any damage. It is no coincidence that augmented reality and virtual reality are often imagined as ideal places for teaching and learning. The use of game dynamics outside of the exclusively recreational sphere is not new and in recent years there has been a process of gamification (from English game), in marketing, communication, management etc. the key elements that characterize the game are: - cooperation / competition between people - clear objectives to be achieved with a coherent system of awards - of the roles (avatars) different by type of players - a learning dynamic By applying these elements outside the pure experience of personal or shared enjoyment, it is possible to influence and modify people’s behavior, favoring the birth and consolidation of active interest by the users involved in the message that has been chosen to communicate, both this relates to the increase in personal performance or, more generally, in company performance. The demonstration of this is due to the widespread use of these systems, especially in high-level companies: Eni has created the Cave program for its research centers, the experiments for the trips to Mars have given life to the V-ERAS project, the pilots of Formula 1 they usually practice on the simulators. In each of these “games� the goal is one and three: to teach, to get information, to learn. The gamification allows to act on three factors: - supporting feedback processes in the company by strengthening learning; - create group and engagement, both internally and externally; - spread the fun that makes people more apt to go beyond the prejudices and limitations, putting them in a position to make new activities and experiences. The use of gamification even in small and micro companies,
although adapted by acting on the duration and scope of interventions, can be useful when you want: - Highlight crisis situations of existing models, strategies or processes; - Optimize, improve or defend existing models, strategies and processes; - Collect information to launch a new technology or product; - Prepare the company for change; - Understanding and addressing a problem; - Involve people. (Undelined objectives consistent with any tourism development project are highlighted)
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Parte 2 / Part 2 Promozione turistica del territorio Local promotion by tourism
Schema Entità-Relazioni [ER] / [ER] Entity-Relation Scheme
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TAV. 46_Schema entità-relazioni dell’application UptoRural / Entity-Relation scheme of UptoRural Application
Per il progetto informatico è stato necessario l’articolazione di uno schema rappresentativo del sistema territoriale considerato verso la sua massima astrazione possibile. In informatica, nell’ambito della progettazione dei database, il modello entity-relationship (anche detto modello E-R, in italiano modello entità-associazione o desuetamente ‘modello entità-relazione’) è un modello per la rappresentazione concettuale dei dati ad un alto livello di astrazione, formalizzato dal prof. Peter Chen nel 1976. Il modello E-R si basa su un insieme di concetti molto vicini alla realtà di interesse: quindi facilmente intuibili dai progettisti (e in genere considerati sufficientemente comprensibili e significativi anche per i non-tecnici), ma non implementabili sugli elaboratori. Infatti, pur essendo orientato alla progettazione di basi di dati, il modello prescinde dai criteri specifici di organizzazione fisica dei dati persistenti nei sistemi informatici. Esistono tecniche per la traduzione dei concetti ad alto livello (meglio comprensibili per gli umani) in concetti di più basso livello tipici dei vari modelli logici (ad esempio il modello relazionale) implementati nei diversi DBMS esistenti. Il modello Entità-Relazione (E-R) è un modello concettuale di dati, e come tale fornisce una serie di strutture (costrutti), atte a descrivere la realtà in una maniera facile da comprendere e che prescinde dai criteri di organizzazione dei dati nei calcolatori. Il modello E-R usa simboli grafici per favorire l’immediatezza della comprensione. Gli schemi E-R sono infatti schemi essenzialmente grafici con aggiunte di frasi di specifica e di vincolo. L’ entità rappresenta una classe di oggetti del mondo reale (oggetti sia materiali che immateriali). Ogni entità è caratterizzata da un nome e viene rappresentata con un rettangolo. Associazione o relazione rappresenta un legame logico tra entità. Ogni associazione è caratterizzata da un nome ed è rappresentata all’interno di un rombo, da cui dipartono delle linee, una per ciascuna entità connessa attraverso quella data relazione. Le proprietà o attributi rappresentano caratteristiche delle entità e delle associazioni. Ogni istanza di entità e di associazione possiede un valore per ciascuna proprietà e ogni proprietà è caratterizzata da un nome. a cardinalità delle associazioni è differente da quella delle proprietà. Nelle relazioni per cardinalità si intende il numero di volte che una data istanza di entità deve o può partecipare alla associazione. • (1,1): obbligatoria, una sola volta • (1, n): obbligatoria, almeno una volta • (0,1): opzionale, una sola volta • (0, n): opzionale, n volte Nello schema precedente sono visibili le entità e le
relazioni che tra queste intercorrono, nel caso del sistema Patrimonio Territoriale. Va sottolineata la distinzione fatta tra le due entità people, intesa come l’insieme delle persone che costituiscono la popolazione locale, e tourist che racchiude tutte le persone che non sono residenti e che non hanno contribuito nel corso della storia alla creazione del patrimonio culturale e materiale locale. La distinzione è fondamentale considerata la diversa modalità di interazione che queste entità hanno col territorio: i primi hanno conribuito e tutt’ora contribuiscono alla formazione del patrimonio territoriale locale, i secondi (in ambito progettuale) fruiscono di tale patrimonio, attraverso attività mirate al mantenimento dello stesso. In riferimento alle schede parametriche precedentemente formulate per la definizione della Domanda del territorio al turista, è possibile identificare quali siano le componenti dell’entità Goals (mantenimento, messa in produzione, commercializzazione, recupero); obiettivi raggiungibili attraverso Activities (innaffiamento, sfalcio, semina, raccolta, potatura, etc.) mirate e specifiche per ogni risorsa territoriale inserita nell’entità Resource (Agroforestale, Pastoral-caseraria, Comunità). Ogni risorsa territoriale è legata ad un luogo, appartenente all’entità Place (Cerepiano1, Cerepiano2, Cerepiano3, Cillipiano1, Corna, etc) e ad un’entità Prodotto (Formaggio, Edificio, etc.). I luoghi in considerazione sono riferiti a quelli catalogati in fase di rilievo e riportati nel Quaderno del Sopralluogo.
goal
reached through
1..n
done by
1..n
tourist
menages
realized from
resource
product
place
has
has
culture
155 tangible heritage
156
For the UX project it was necessary to articulate a representative scheme of the territorial system considered towards its maximum possible abstraction. In computer science, in the context of database design, the entity-relationship model (also known as ER model, in Italian entity-association model or rather ‘entity-relationship model’) is a model for the conceptual representation of data at a high level of abstraction, formalized by prof. Peter Chen in 1976. The E-R model is based on a set of concepts very close to the reality of interest: therefore easily perceived by the designers (and generally considered sufficiently understandable and meaningful even for non-technicians), but not implementable on computers. In fact, while being oriented to the design of databases, the model is independent from the specific criteria of physical organization of data persistent in computer systems. There are techniques for the translation of high-level concepts (better understood by humans) into lower-level concepts typical of the various logical models (for example, the relational model) implemented in the different existing DBMS. The Entity-Relationship model (E-R) is a conceptual model of data, and as such it provides a set of structures (constructs), apt to describe reality in a way that is easy to understand and which is independent from the criteria of data organization in computers. The E-R model uses graphic symbols to facilitate the immediacy of understanding. In fact, the E-R schemes are essentially graphical diagrams with additions of specific and constraint phrases. The entity represents a class of objects in the real world (both tangible and intangible objects). Each entity is characterized by a name and is represented with a rectangle. Association or relationship represents a logical link between entities. Each association is characterized by a name and is represented inside a rhombus, from which lines depart, one for each entity connected through that given relation. Properties or attributes represent characteristics of entities and associations. Each entity and association instance has a value for each property and each property is characterized by a name. The cardinality of associations it is different from that of properties. By cardinality we mean the number of times that a given entity instance must or can participate in the association. • (1,1): mandatory, only once • (1, n): mandatory, at least once • (0,1): optional, only once • (0, n): optional, n times In the previous diagram the entities and the relationships between them are visible, in the case of the Territorial Heritage system. It should be stressed that the distinction is made between the two people entities, the set of people that make up the local population, and the tourists, including all the people who are not residents and who have not contributed in the course of history to the creation of cultural heritage
and local material. The distinction is fundamental considering the different methods of interaction that these entities have with the territory: the former have contributed and still contribute to the formation of the local territorial heritage, the latter (in the design field) benefit from this patrimony, through activities aimed at maintaining of the same. With reference to the parametric data sheets previously formulated for the definition of the territory’s demand to the tourist, it is possible to identify which ones are the components of the Goals entity (maintenance, production, marketing, recovery); objectives achievable through Activities (watering, mowing, sowing, harvesting, pruning, etc.) targeted and specific for each territorial resource included in the Resource (Agrofore- stal, Pastoral-Caseraria, Community) entity. Each territorial resource is linked to a place belonging to the Place entity (Cerepiano1, Cerepiano2, Cerepiano3, Cillipiano1, Corna, etc.) and to a Product entity (Cheese, Building, etc.). The places in consideration refer to those cataloged during the survey and reported in the Architectural survey notebook
157
Progetto UX (User Experience) / UX (user Experience) Design
Una volta definito un database e il reltivo schema ER è possibile una ricostruzione dell’insieme delle attività rurali che governano il territorio descritto e che possono essere inserite entro l’offerta turistica. Per comunicare tale offerta è stato definito uno strumento interattivo che ricalca le regole della Gamification precedentemente espresse: - costruzione di un Avatar (personal profile) - assegnazione di premi (achievements) - dinamica di gruppo (community) Una volta effettuato il login è possibile visualizzare la mappa descrittiva del territorio con i luoghi destinati alla fruizione turistica. Le attività rurali si attivano periodicamente seguendo il proprio periodo stagionale di esecuzione o come eventi specifici. Una volta che l’esperienza turistica si è conclusa è possibile visualizzarne l’icona sulla mappa. Ogni esperienza proposta possiede una scheda descrittiva, in cui vengono presentati i termini in ci verranno svolte le attività, la location, il prezzo e l’Achievement relativo alle capacità che si acquisiranno. Ogni location appartiene all’insieme delle stalline inserite nel progetto di recupero architettonico, per cui per ognuna di esse è prevista una scheda descrittiva che mostri la situazione al momento del rilievo in confronto con quella corrente ( al momento della fruizione) e che presenti brevemente il progetto. Dalla schermata primaria è possibile accedere direttamente a proprio profilo personale, in cui vengono visualizzate in elenco tutte le attività svolte e gli achievement acquisiti. Questi ultimi sono accessibili in thumbler sempre dalla schermata primaria e ad ognuno è assegnata una scheda descrittiva con relativa lista delle attività che ne permettono l’acquisizione (nere se già effettuate, grigie se ancora da svolgere).
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TAV. 47_Schema User Experience dell’application UptoRural / User experience scheme of UptoRural Application
La creazione di una community permette la condivizione dei contenuti personali riguardanti la propria esperienza durante le attività. Inoltre, potendo visualizzare le credenziali di ogni utente si innesca un meccanismo positivo di competizione.
Once a database has been defined and the related ER scheme,a reconstruction of all the rural activities that govern the territory is possible and that can be included within the tourist offer. To communicate this offer an interactive tool has been defined, a tool that follows the Gamification rules previously expressed: - construction of an Avatar (personal profile) - awarding of prizes (achievements) - group dynamics (community) Once logged in, you can view the descriptive map of the area with the places intended for tourist use. Rural activities are activated periodically according to their seasonal execution period or as specific events. Once the tourist experience is over you can view the icon on the map. Each proposed experience has a descriptive card, in which the terms in which the activities will be carried out are describe: the location, the price and the Achievement related to the skills that will be acquired. Each location belongs to the set of stables included in the architectural recovery project, for which each of them is provided with a descriptive card that shows the situation at the time of the survey in comparison with the current one (at the time of fruition) and briefly presents the project. From the primary screen you can directly access your personal profile, in which all the activities carried out and the achievements acquired are displayed in the list. The latter are accessible in thumbler from the primary screen and to each one a descriptive card has been assigned with a list of the activities that allow the acquisition (black if already done, gray if still to be done). The creation of a community allows the sharing of personal content regarding their experience during the activities. Moreover, being able to visualize the credentials of each user triggers a positive competition mechanism.
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Mock-Up [Application] / Mock-Up [Application]
160 PAGINA INIZIALE WELCOMING PAGE
TAV. 48_ UPTORURAL
ZOOM ENTRO LA HOME-PAGE PERSONALE ZOOM ON USER HOME-PAGE
RIASUNTO DEGLI EVENTI PASSATI PAST EXPERIENCE RESUME
161 PROPOSTA DI NUOVO EVENTO NEW EXPERIENCE PROPOSAL
RICONOSCIMENTI OTTENUTI ACHIEVEMENTS LIST
DESCRIZIONE RICONOSCIMENTO ACHIEVEMENTS SHEET
LISTA DEGLI STALLINI RECUPERATI BARN’S UPGRADE LIST
STALLINO BARN WIDED
Conclusioni Conclusions
162
Il lavoro di tesi mi ha permesso di sperimentare la multidisciplinarietà di un progetto architettonico, attraverso i grandi temi contemporaei: dalla salvaguardia del territorio alla promozione culturale, dal recupero edilizio alla rigenerazione territoriale, fino all’utilizzo del web non solo come strumento per la diffusione delle informazioni, ma anche come mezzo di comprensione del mondo e sua esplorazione. L’approfondimento, d’interesse personale, sulle modalità di promozione turistica legate al web, mi ha permesso di scoprire in che modo realtà e virtuale possano cooperare, mantenendo lo scopo comune di un risvolto benefico sul territorio. Il contatto diretto con il territorio e le istituzioni culturali che ne promuovono il patrimonio storico e identitario, è stato in questo caso fondamentale per comprendere con chiarezza, il ruolo che il progetto architettonico avrebbe dovuto avere all’interno di un progetto di rigenerazione territoriale. Un intervento di rigenerazione architettonica coerente coi valori culturali e identitari di cui si fa portatrice e che voglia attuare un processo di promozione territoriale, necessita di un’accurata contestualizzazione non solo del passato storico del luogo, ma anche nel contesto sociale contemporaneo a cui si rivolge. Non considerare le dinamiche che condizionano la società contemporanea, porterebbe ad un progetto fallace nell’innescare un processo virtuoso di rigenerazione territoriale. UptoRural vuole mostrare una modalità di interazione col territorio che possa apportare benefici a tutti gli elementi costitutivi di un sistema rurale in maniera organica.
The thesis work allowed me to experiment the multidisciplinary nature of an architectural project, through the great contemporary themes: from the protection of the territory to cultural promotion, from building recovery to territorial regeneration, up to the use of the web not only as a tool for dissemination information, but also as a means of understanding the world and its exploration. The deepening, of personal interest, on how to promote tourism related to the web, has allowed me to discover how virtual reality can cooperate, maintaining the common purpose of a beneficial implication on the territory. The direct contact with the territory and the cultural institutions that promote its historical and identity heritage, was fundamental in this case to understand clearly the role that the architectural project should have had within a project of territorial regeneration. An architectural regeneration intervention coherent with the cultural and identity values of which it is the bearer and which wants to implement a process of territorial promotion, needs an accurate contextualisation not only of the historical past of the place, but also in the contemporary social context to which it is addressed . Not considering the dynamics that condition contemporary society, would lead to a fallacious project in triggering a virtuous process of territorial regeneration. UptoRural wants to show a mode of interaction with the territory that can bring benefits to all the constituent elements of a rural system in an organic way
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Indice delle immagini
1
Schema orografia (disegno di A.Carelli, in D.Pandakovic, A.Dal Sasso, Saper Vedere il Paesaggio, DeAgostini Scuola Spa, 2013, pag.228)
17
Foto (Marcello Mariana, http://ec2.it/enricoscaramellini/projects/166082-es-arch-enricoscaramelliniarchitetto-marcello-mariana-a-wardrobe-in-the-landscape)
2
Schema Idrografia (disegno di A.Carelli, in D.Pandakovic, A.Dal Sasso, Saper Vedere il Paesaggio, DeAgostini Scuola Spa, 2013, pag.228)
18
Foto (MarquesArchitekten, marques.ch/projekt/1/1990/umbau-einer-stallung-berguen-39. htm)
Images index
3
Schema vegetazione (disegno di A.Carelli, in D.Pandakovic, A.Dal Sasso, Saper Vedere il Paesaggio, DeAgostini Scuola Spa, 2013, pag.232)
19
Foto (https://www.montagneinrete.it/eventi/festival-nuovi-mondi)
4
Schema percorsi e insediamenti (disegno di A.Carelli, in D.Pandakovic, A.Dal Sasso, Saper Vedere il Paesaggio, DeAgostini Scuola Spa, 2013, 254)
20
Foto (iselin-architektur.ch/?pro=2)
21
Foto (Marcello Mariana, http://ec2.it/enricoscaramellini/projects/187614-es-arch-enricoscaramelliniarchitetto-marcello-mariana-casa-up)
22
Foto (L. Cantarella)
5
164
Schema aree produttive (disegno di A.Carelli, in D.Pandakovic, A.Dal Sasso, Saper Vedere il Paesaggio, DeAgostini Scuola Spa, 2013, pag.254)
6
Schema infrastrutture (disegno di A.Carelli, in D.Pandakovic, A.Dal Sasso, Saper Vedere il Paesaggio, DeAgostini Scuola Spa, 2013, pag.260)
23
Foto(http://www.dislivelli.eu/blog/architetture-per-l%E2%80%99allevamento-esempi-virtuosi-nelle-alpi.html)
7
Foto della Chiusa della valle Isarco, Alto Adige (foto di A.Dal Sasso, in D.Pandakovic, A.Dal Sasso, Saper Vedere il Paesaggio, DeAgostini Scuola Spa, 2013, pag. 224)
24
Foto (http://www.durivital.ch/chasa-not-vital-tschlin/)
25
Foto (Martino Pedrozzi)
8
Cartolina di Chateau Beaulard (anticavaldisusa.blog. kataweb.it/category/vallesusa-e-chiusone)
26
Foto (archivio Olgiati)
Foto (gandino.it/news/sette-eccellenze-alimentari-patto-a-difesa-del-territorio)
27
Foto (archivio Olgiati)
9
28
10
Foto (progettoforme.eu/forme-di-bonta/stracchino-allantica-delle-valli-orobiche/)
Foto (Alessandra Chemollo, divisare.com/projects/304084-ceschia-e-mentil-architetti-associati-alessandra-chemollo-unita-residenziale-al-servizio-dell-albergo-diffuso-di-paluzza)
Foto (ecodibergamo.it/stories/Economia/bittostorico-prezzo-alle-stellefino-a-17-euro-allettoma-va-a-ruba_1144377_11/)
29
Foto (Lionel Henriod/mc2)
11
30
Foto (thomas jantscher, Designboom)
12
Foto (Studio Giudicianni & Biffi)
31
Foto (http://www.ilovevalleimagna.it/orobie-bergamo-sulla-strada-dello-stracchino/)
13
Foto (AIFB)
14
Foto (Programmaurbano.it)
32
Foto (Lisa Manieri, da Borghi Magazine gen 2018, pag. 66)
15
Foto (Gaston Wicky, Nicola Roman Walbeck in ADARTSEDESIGN)
33
Foto (TripAdvisor)
34
Foto (TripAdvisor)
16
Foto (Ruinelli Architetti Associati, Achilovers.com/ projects/41384/redevelopment-of-a-barn.html)
35
Foto(bergamonews.it/2015/06/05/
si-apre-ca-berizzisara-centro-di-animazioneculturale-e-di-promozione/204949/)
36
Foto (Modonesi, in A. Carminati e P. Invernizzi, Prida e Pioda, Centro Studi Valle Imagna, 2012, pag.230)
37
Foto (Lisa Manieri)
38
Disegno (Cinzia Invernizzi, in A. Carminati e P. Invernizzi, Prida e Pioda, Centro Studi Valle Imagna, 2012, pag.233)
39
Disegno (Cinzia Invernizzi, in A. Carminati e P. Invernizzi, Prida e Pioda, Centro Studi Valle Imagna, 2012, pag.287)
40
Disegno (Cinzia Invernizzi, in A. Carminati e P. Invernizzi, Prida e Pioda, Centro Studi Valle Imagna, 2012, pag.282)
41
Disegno (Cinzia Invernizzi, in A. Carminati e P. Invernizzi, Prida e Pioda, Centro Studi Valle Imagna, 2012, pag.275)
42.43
Disegno (Cinzia Invernizzi, in A. Carminati e P. Invernizzi, Prida e Pioda, Centro Studi Valle Imagna, 2012, pag.277)
44
Disegno (Cinzia Invernizzi, in A. Carminati e P. Invernizzi, Prida e Pioda, Centro Studi Valle Imagna, 2012, pag.279)
45
Lisa Manieri
46
Lisa Manieri
47
Grafica (iStock, in http://www.eluniversal.com.mx/destinos/hoy-se-celebra-el-dia-mundial-del-turismo)
48
Cartolina personale
49
Skyinfo
50
Cartolina personale
51
Logo (Airbnb)
52
Foto (N2ktag)
53
Foto (welikeSila)
165
Indice delle tavole Drawings index
41
90
Tav. 1_Riproduzione dal Catasto Lombardo Veneto (1853) delle culture della Contrada di Gavaggio / Historic coltures map from Catasto Lombardo Veneto (1853)
Tav. 11_ Rilievo architettonico prospetti Nord e Est di Ca’ Gavaggio 1, scala 1:50 / Architectural relief of Ca’ Gavaggio 1 North and East facades, 1:50 scale
Tav. 2_Sviluppo schematico del territorio pertinente alla contrada / schematic articulation of a district’s land
91
81
Tav. 12_ Rilievo architettonico prospetti Sud e Ovest di Calcinone, scala 1:50 / Architectural relief of Calcinone South and West facades, 1:50 scale
Tav. 3_Strategia di progetto / Project strategy
92 83 Tav. 4_ Stalline selezionate per il progetto di recupero architettonico / Salected buildings for the architectural upgrade project
Tav. 13_ Rilievo architettonico prospetti Nord e Est di Calcinone, scala 1:50 / Architectural relief of Calcinone North and East facades, 1:50 scale
93 84 Tav. 5_ Rilievo architettonico prospetti Nord-Est e SudOvest di Ca’ Gavaggio 2, scala 1:50 / Architectural relief of Ca’ Gavaggio 2 N-E and S-W facades, 1:50 scale
Tav. 14_ Rilievo architettonico prospetti Sud e Ovest di Val Gandino 2, scala 1:50 / Architectural relief of Val Gandino 2 South and West facades, 1:50 scale
94 85 Tav. 6_ Rilievo architettonico prospetti Nord-Ovest di Ca’ Gavaggio 2, scala 1:50 / Architectural relief of Ca’ Gavaggio 2 N-W facade, 1:50 scale
86 Tav. 7_ Rilievo architettonico prospetti Sud-Est di Ca’ Gavaggio 2, scala 1:50 / Architectural relief of Ca’ Gavaggio 2 S-E facade 1:50 scale
166
Tav. 15_ Rilievo architettonico prospetti Nord e Est di Val Gandino 2, scala 1:50 / Architectural relief of Val Gandino 2 North and East facades, 1:50 scale
95 Tav. 16_ Rilievo architettonico prospetto Nord di Val Gandino 1, scala 1:50 / Architectural relief of Val Gandino 1 North facade, 1:50 scale
87
96
Tav. 8_ Rilievo architettonico prospetti Sud e Ovest di Cerepiano 3, scala 1:50 / Architectural relief of Cerepiano 3 South and West facades, 1:50 scale
Tav. 17_ Rilievo architettonico prospetto Sud di Val Gandino 1, scala 1:50 / Architectural relief of Val Gandino 1 South facade, 1:50 scale
88
97
Tav. 9_ Rilievo architettonico prospetti Nord e Est di Cerepiano 3, scala 1:50 / Architectural relief of Cerepiano 3 North and East facades, 1:50 scale
Tav. 18_ Rilievo architettonico prospetti Ovest e Est di Val Gandino 1, scala 1:50 / Architectural relief of Val Gandino 1 West and East facades, 1:50 scale
89
98
Tav. 10_ Rilievo architettonico prospetti Sud e Ovest di Ca’ Gavaggio 1, scala 1:50 / Architectural relief of Ca’ Gavaggio 1 South and West facades, 1:50 scale
Tav. 19_ Rilievo architettonico prospetti Nord-Ovest e Sud-Est di Corna 1, scala 1:50 / Architectural relief of Corna 1 N- W and S-E facades, 1:50 scale
99
109
127
Tav. 20_ Rilievo architettonico prospetto Sud-Ovest di Corna 1, scala 1:50 / Architectural relief of Corna 1 S-W facade 1:50 scale
Tav. 31_ Progetto A assonometria / Project A axonometric projection
Tav. 43-44_ Progetto C assonometria. Sezioni e planimetrie in scala 1:100 / C Project axonometric projection. Sections and plans at 1:100
110 100 Tav. 21_ Rilievo architettonico prospetto Nord-Est di Corna 1, scala 1:50 / Architectural relief of Corna 1 N-E facade 1:50 scale
101 Tav. 22_ Rilievo architettonico prospetti Sud e Ovest di Butella 2, scala 1:50 / Architectural relief of Butella 2 South and West facades, 1:50 scale
102
Tav. 32_ Schema tipologie planimetriche / Plan types schem
111 Tav. 33_ Distribuzione tipologie planimetriche sul territorio e accessibilità ai non completamente abili / Plan types distribution through landscape and disable people accessibility
112-113 Tav. 34-35_ Schizzi planimetrie tipo 1 / Plan types 1
128-129 Tav. 45_ Prototipo di Ca’ Calvi. Disegni progettuali in scala 1:50/ Ca’ Calvi prototype. Architectural drawings at 1:50 scale
155 Tav. 46_Schema E-R dell’application UptoRural / UptoRural App’s ER scheme
159
schetches
Tav. 47_Schema User Experience dell’application UptoRural / Uptorural application’s user experience scheme
114-115
160
Tav. 36_ Planimetrie progetto A- tipo 1 in scala 1:100 / Plan project A - types 1 at 1:100 scale
Tav. 48_UX mock-Up / UX Mock-Up
103 Tav. 24_ Rilievo architettonico prospetti Sud e Ovest di Corna 2, scala 1:50 / Architectural relief of Corna 2 South and West facades, 1:50 scale
116-117
Tav. 23_ Rilievo architettonico prospetti Nord e Est di Butella 2, scala 1:50 / Architectural relief of Butella 2 South and West facades, 1:50 scale
104 Tav. 25_ Rilievo architettonico prospetti Nord e Est di Corna 2, scala 1:50 / Architectural relief of Corna 2 North and East facades, 1:50 scale
105 Tav. 26_ Rilievo architettonico prospetti Nord di Ca’ Calvi, scala 1:50 / Architectural relief of Ca’ Calvi North facade, 1:50 scale
106 Tav. 27_ Rilievo architettonico prospetto Sud di Ca’ Calvi, scala 1:50 / Architectural relief of Ca’ Calvi North facade, 1:50 scale
107 Tav. 28_ Rilievo architettonico prospetti Est e Ovest di Ca’ Calvi, scala 1:50 / Architectural relief of Ca’ Calvi East and West facades, 1:50 scale
Tav. 37_ Planimetrie progetto A- tipo 1 in scala 1:100 / Plan project A - types 1 at 1:100 scale
118-119 Tav. 38_ Planimetrie progetto A- tipo misto in scala 1:100 / Plan project A - mix types at 1:100 scale
121 Tav. 39_ Progetto B assonometria / B Project axonometric projection
122-123 Tav. 40-41_ Schizzi planimetrie piano primo / 1st floor plan schetches
124-125 Tav. 42_ Planimetrie progetto B in scala 1:100 / Plan project B at 1:100 scale
167
LIBRI / BOOKS
Bibliografia References
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168
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