Riva raffles part 2

Page 1

L’eterno


32

Risvegliarsi in un sogno

Da lieve alito tiepido si levò un forte vento

inaspettato e possente che prese a spazzare le foglie

e a scuotere le fronde lassù in alto.

Petali rosa presero a

turbinare veloci nell ’aria.

L’eterno


35


36

U

na goccia solitaria dal solito soffitto di tutti i giorni cadde giù

lenta e pesante fino a schioccare in zampilli sulla superficie liscia di un sasso. La natura iniziò a frusciare forte sotto una inspiegabile pioggia battente: il terreno si gonfiava d’acqua e le foglie e l’erba facevano più forti i loro colori bagnati. Nacquero rigagnoli e torrenti che convogliati formarono una pozza d’acqua davanti al luogo in cui la piccola osservatrice si riparava ad aspettare che spiovesse. In un attimo fu di nuovo il silenzio. Nuovamente si sdraiò su tutto lo spazio la luce, ma più gialla, e tinse ogni animale o pianta del suo colore. Un lucido alone rifulgente indorò ogni essere vivente o cosa inanimata, scolpendo le ombre definite degli angoli, delle linee e delle sporgenze che chiudevano gli occhi al sole.



S

41

i alzò deciso il canto di una cicala lì nei pressi. Appena si fu avvicinata all’anfratto lungo il lago

dove la piccola cicala sembrava sdraiata lì su teneri cuscini di petali biondo-rosati a guardare il soffitto da tempo immemore, si fermò ad ascoltare il canto dell’ozio. Navigò con lo sguardo leggero di fronte a sé, lo distese su quelle superfici trasparenti, si fece cullare da quelle forme, attraversò ad occhi chiusi quelle linee fresche e morbide. Portata per bocca da tutti, per secoli e secoli, a causa della sua irriducibilità all’efficienza, la cicala viveva libera, e senza obblighi aveva tempo per guardare il cielo.


43



46

I

l tempo. Rapidità e millenni, stagioni, ere, giorni, minuti tutto si presentava semplice e riassunto

nella forma della lentezza, della calma di quell’insetto e del suo canto spensierato, nella placidità statica di quel paesaggio che rifletteva impassibile le schegge ingiallite della luce del giorno. Ancora la nebbia attorno al passato e al futuro si strinse accerchiando la coscienza che, arcigna e severa , girava con un lumicino negli scaffali delle preoccupazioni della mente, trovandoli sorprendentemente vuoti. Ecco perché si sentiva leggera e libera di starsene lì a far niente. Lì ad ascoltare quell’ozio umile, quella calma serena, senza bisogni. Non sapeva cosa avrebbe pensato al prossimo risveglio, oggi quello che desiderava era poco, e non più lontano del suo braccio. Oggi sarebbe bastato sedersi e guardare il cielo, lasciare che il tempo corresse per la sua strada oppure fluisse lento con le stagioni.


49



52

E

così non avrebbe mai saputo dire, neanche

dopo, quanto tempo passò lì con la compagnia ignara della cicala che molto le aveva insegnato, tra cuscini di morbide foglie e materassi d’erba fresca, a fissare niente e tutto. Incantata a veder riflessa nella natura, come sulla superficie di uno specchio, una bellezza che in realtà apparteneva a lei e che mai aveva notato.Cadde piacevolmente addormentata, cullata da una brezza sottile.


Risvegliarsi in un sogno

Il tempo si era frantumato.

Non era piĂš scandito

in minuti, in secondi.

Una vita poteva essere lunga anche un solo

attimo di una profonditĂ ineguagliabile.

54

L’eterno


57



61


62 A

svegliarla, non

sappiamo quanto più tardi, fu un trillare metallico e lancinante proveniente da qualche parte in lontananza. Si scosse dal torpore e non trovò più né il lago né la cicala. Iniziò a muoversi sconclusionatamente da una parte all’altra, più veloce che poteva, come se si sentisse in ritardo per qualcosa. Grandi sagome la sovrastavano ingigantendo ancora di più la sua sensazione di piccolezza e smarrimento. Quel frastuono diventava tremendo e sempre più alto, i suoi passi sempre più frenetici.


65


E

ra bastato l’inizio di quel

rumore a far svanire la pace e la serenità di prima, a far mutare improvvisamente il paesaggio, asciugando e facendo sparire la calma distesa d’acqua. Tutto ciò che solo pochi istanti prima si sarebbe fermata a guardare con la solita meraviglia, tutto ciò che normalmente riflette solo la bellezza e l’eleganza, linee alte, lunghe, curve, tese, adesso veniva alterato e deturpato da quell’insensata velocità. Poltrone di nuvole azzurre rigonfie, tappeti rigati da filigrane argentate, alberi nocciola: tutto inutile senza la possibilità di sedervisi, di camminarvi lentamente o di abbracciarli con tutto il corpo.

67


C

ontinuò a rimbalzare saettante e

a sgusciare di angolo in angolo. Ormai tutto intorno cambiava talmente in fretta che non poteva più neanche soffermarsi a guardare. Fino a che del tutto all’improvviso sbattè inavvertitamente la testa contro un oggetto metallico tutto tremante. La terra sotto e l’aria intorno vibravano tutte a causa di quel marchingegno in funzione. Le foglie brune e i rami non riuscivano a stare fermi. La sveglia aveva il vetro rotto e le lancette balbettavano impazzite sullo stesso numero.

69



S

i ritrovò a contatto con la

causa diretta di quel fracasso: un oggetto ordinario, della sua vita quotidiana, che mai aveva visto in simili dimensioni o fattezze. Si vedeva grande appena come uno dei numeri del quadrante! Mentre

fissava quella sveglia

probabilmente caduta da qualche ripiano in alto, un passerotto dalle piume ambrate, volato chissĂ da dove venne a sbattere le sue ali sopra il marchingegno infernale e posandosi sul bottone di spegnimento fece cessare il sibilo disperato. I suoi passi tornarono a farsi lenti, come se adesso stesse camminando immersa nel miele traboccante da quel favo lassĂš in alto, percorrendo un tratto dove gli apparivano le piacevolezze della vita, quelle vere, che si possono gustare soltanto stando seduti, o procedendo ad una velocitĂ molto ridotta. Tutto riacquista la propria dimensione, il proprio esatto valore di grandezza, distorto in precedenza da una velocitĂ e una frenesia malsane.

73


74 S

enza la sveglia il

tempo non si poteva più vendere ad altri, a locuste affamate divoratrici. Il tempo era solo per lei perché non era più quantificabile oggettivamente. Il piacere e il tempo a questo dedicato non poteva essere deciso più da nessuno se non da lei stessa. Si sentì fiorire in testa nuovi pensieri e nuove idee di un colore mai visto, come uscissero da un vaso magico.

Decise di fermarsi a guardare la propria immagine riflessa su di una bolla, tesa tra alti fili d’erba. Tra i riflessi e i giochi di colore ai quali si aggiungevano screziature biancastre incornicianti la sua piccola figura, non riconobbe sé stessa in altra forma conosciuta o definita che in quella natura così armoniosa e perfetta. Era pronta a godere di ogni nuova visione che le avrebbe saputo procurare quel giorno così diverso dalla schiera di tutti gli altri.


Risvegliarsi in un sogno

Non aveva mai pensato

che la bellezza potesse diventare un imperativo morale salvifico per le brutture del mondo.

Una necessitĂ che vede tutti partecipi e responsabili nel dover ricercarla, nel riconoscerla, nel rispettarla, nel doversene prendere cura.

76

L’eterno


79


D

istratta,

con la testa che volava tra quei pensieri raggiunse senza accorgersene un bosco fitto di superbi alberi dal tronco nodoso. Si divincolava distratta trotterellando tra le radici alte e nerborute, passando tra funghi e erbe di ogni tipo. Un’atmosfera intinta d’un colore così tenue e omogeneo dato da quei tronchi chiari. Ad un tratto, dalla sua destra serpeggiò fino al suo orecchio un timido crepitio. Uscì in punta di piedi dalle sue immaginazioni fuori dal tempo e si rivolse dalla parte dove quel rumore le era giunto.

80



84 I

n un incavo ai piedi dell’albero circondato da orchidee scarlatte e raffinate, si

celavano nella luce gialla, fioca e tremolante, centinaia di crisalidi appese in alto. Una nel gruppo di quelle centrali scricchiolò più forte e ne uscirono due ali frastagliate di colori

iridati e dai riflessi indicibili, che un pò

incerte inizialmente presero a star sospese per aria. Il guscio vuoto versava ancora una polvere platino scintillante, che ad ogni movimento della farfalla si disperdeva su ogni cosa. Per lei che assisteva dalla bocca dell’antro fu una visione ineffabile, il sentimento del sublime iniziò a scaldare ogni parte del suo corpo e sarebbe rimasta lì, di pietra, a guardare ancora quello spettacolo di bellezza soave anche ore dopo che la farfalla se ne fosse volata via. Ed in effetti questa l’aveva appena sorpassata, per tuffarsi leggera in quel mondo che le apparteneva e che solo con la sua presenza e

il riflettere prismatico delle sue ali battenti costringeva a essere migliore. Nel seguire i volteggi della piccola creatura alzò gli occhi per quanto poté e non riuscì a vedere la fine di quegli alberi slanciati fino all’inverosimile. Da lassù iniziarono a cadere planando dolcemente miriadi di foglie arricciolate. Una se la sentì scivolare sotto, e mentre ancora si chiedeva che cosa stesse succedendo si trovava già sdraiata sulla foglia a svolazzare a mezz’aria sospinta dal vento.


L

e fronde dense e scure facevano filtrare

solo magri filamenti geometrici di luce chiara e facevano da cappello a un universo vivo di eleganza leggiadra ma robusta. Carezzando con lo sguardo lo scendere dei nodi del tronco faceva filare pensieri che ad ogni curva nell’albero s’intricavano in un ricordo penoso di laidezza, di colpevole goffaggine o rozzezza deforme e sgraziata che avrebbe trafitto anche noi, non certo, come nessuno del resto, immuni da colpa al riguardo.

86



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.