Riva raffles part 3

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L’incanto


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Risvegliarsi in un sogno

La calma scese

come un manto stellato sopra tutto, planando sulle acque ovattò il suono della risacca,

abbracciando la brezza della sera

ne calmò l ’irrequietezza.

Non una foglia o un filo d’erba emetteva un sospiro

che si potesse udire.

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E

ra l’ora del giorno in cui l’ombra spegne i colori delle case e dei palazzi. Il Sole anche per quel giorno aveva,

come tutti al mondo, fatto il suo buon dovere, e si decideva proprio allora a risalire sul suo cocchio per lasciare spazio all’algida collega notturna. Anche all’interno della stanza la luce si raffreddava intorpidita e a poco a poco cedeva centimetri alla quiete e al silenzio. L’imbrunire avanzava quieto e senza trionfalismi a guadagnare ogni angolo. La pace di ogni senso era raggiunta in modo irrevocabile, non un sospiro gemente o un lamento scontento guaiva di contro all’immobilità imperante: nessuno era insoddisfatto. La foglia atterrò lieve su di un manto di piume bianche che sembrava essere lì da sempre solo in attesa di quell’atterraggio. La nostra viaggiatrice, straniera nella sua stessa terra, si sentiva stanca, ma tranquillamente felice. Osservava ogni cosa che faceva lentamente ritorno al proprio posto, come quei petali di rose che le rotolarono accanto per andare ad ammucchiarsi su una sporgenza, o su un sasso.

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E

ra da tempo che non poteva far

sinceramente giungere alla mente un pensiero tale, semplice come la felicità più spontanea, senza prima azionare

freni inibitori. Fiorirono senza parole,

da ogni lato, splendide ninfee. E inseme a queste si

aprirono mute al mondo, come in uno sbadiglio, candide margherite. I satiri biforcuti volando bassi facevano luce a chi doveva far strada per ritirarsi nel proprio luogo, e ogni essere vivente in quella stanza pareva averne uno. Tutto si era sommessamente messo in moto per tirare giù la saracinesca in quello splendido parco-giochi che è il mondo. Le lucciole numerose si accendevano come minuscoli abat-jour su ogni filo d’erba, in ogni cespuglio, da dentro ogni fiore, e facevano strade e sentieri per il rientro di formiche lavoratrici, locuste divoratrici, cicale spensierate, scarabei e api volanti. Chi con la schiena piegata dal lavoro, chi satollo e con la pancia piena fino all’inverosimile, chi piccolo ma felice. Checché ne faccia della sua vita, se la sprechi o se la goda, ogni essere vivente ha una medesima natura inconfondibile e come tale ha di diritto un posto in questo mondo. Un posto dove tornare, dove sentirsi a casa, nell’intimità.


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Risvegliarsi in un sogno

Ognuno ha una casa,

sia i poveri che i ricchi, un posto

intimo, chiuso al resto, dove ci si toglie la polvere di dosso,

dove ci si spoglia di tutto

quel che rimane fuori, dove si

chiudono le finestre degli occhi e ci si abbandona alla terapia del silenzio.

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I

l sole che scende come strappando i colori dalle

cose le rende uguali nella penombra, cosĂŹ rende tutti gli esseri viventi appartenenti alla stessa natura e quindi uguali tra loro.

La piccola viaggiatrice che tante avventure aveva avuto quel giorno si sentiva le gambe fragili e pesanti e muoveva passi ora macilenti lungo un declivio. Si trovò a passare sotto a una lunga parete di legno lavorato e decorato come se la natura vi si fosse adoperata attraverso le mani di un abile artigiano. Era oramai difficile si stupisse di qualcosa e anche se alla bellezza non ci può mai abituare, non poteva immaginare di essersi inoltrata senza accorgersene, come guidata da un destino, dentro la stanza della regina delle api.


N

on le bastarono quei pochi secondi che ebbe da quando si rese conto

di dove fosse per cogliere ogni drappeggio di artemisie intrecciate che bagnavano l’aria di un aroma quasi ipnotico. Ogni ripiano di abete, dal quale fronzolavano grappoli di acacia, ogni tronco snello come un’ esile colonna su cui foglie pennate d’acanto facevano un capitello, luci tenui che diffondevano da bocche di campanule a testa in giÚ. La accolse come se proprio lei stesse attendendo da tempo immemore, prima di coricarsi. Non si mosse, immobile e su una

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coperta di biancospino. Ma era impossibile non accorgersi che ti stava guardando, serena.


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L viaggiatrice

a Regina parlò: “Cara

sconosciuta,

ti

stavo

aspettando. Quante meraviglie, quante novità, quanti personaggi incredibili hanno popolato il cammino di questa tua insolita giornata. Che dovevi fare oggi? Per cosa hai creduto di esserti svegliata stamattina? Già non ricordi?”. Sapeva che non avrebbe saputo rispondere e perciò rimase ad ascoltare incantata la Regina che continuava: “Qui hai vissuto il tuo risveglio, qui hai visto l’eterno e l’incanto: tutto ciò che avevi perso irrimediabilmente nel labirinto della

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quotidianità. Ora sei pronta ad andare avanti per portarli nella tua vita di tutti i giorni, per cedere la velocità al pregio della lentezza, l’anonima quantità all’unicità della qualità. Se ti senti schiacciata d’essere solo un piccolo ingranaggio, consolati guardando di che divina costruzione fai parte!”


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Risvegliarsi in un sogno

Nutrire attraverso gli occhi lo spirito,

come un fuoco, tenerlo vivo soffiandovi visioni incantevoli,

Sfamare l ’immaginazione pur tenendola

sempre affamata,

imitare la perfezione di una gelida

volta stellata, solo per vederci riflessa la nostra natura.

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L

a nostra, che aveva fino a quel momento bevuto

ogni singola parola udita, abbandonò felice quella stanza ed entrò in un chiarore pallido. Il celeste piatto metallico, attraverso le finestre socchiuse della stanza, pungeva gli occhi di un bagno di bianco. Purissimo bianco. Guardò la propria sagoma stagliata dall’ombra sul pavimento scivolare lenta lungo un ramo sinuoso e arcuato all’insù, con foglie vermiglio che sembravano preparate per essere il suo giaciglio. Si appoggiò alla parete dell’albero e lì, con la testa già tra i fumi stanchi del sonno, sbuffò pensieri freschi al chiaro di luna. Si addormentò minuscola, senza potersi accorgere che lucciole silenziose vegliavano sul suo riposo e che intrecci e ghirlande di rami e fiori si chinavano per proteggerla.


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Risvegliarsi in un sogno

Dorme la luna,

dormon le stelle,

dorme chi vince e dorme chi perde,

dorme chi domina, dorme chi serve,

dorme chi è sordo, dorme chi sente, dorme chi pecca e dorme chi si pente, sogna soltanto

chi alla vita si converte.

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N

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iente è cambiato sotto al sole, niente

cambia adesso sotto la luna. Niente di nuovo si troverà domattina. Ma se in un giorno insolito si può riscoprire un mondo, se si può scandalizzare l’ovvio, sorprendere l’ordinario e ribaltare il banale, niente è perduto e tutto può esser riconquistato.


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S

tanca, era stanca di dormire

e tuttavia non riusciva né ad aprire gli occhi, né a muoversi. Riaffiorando lentamente alla coscienza realizzava che la sera prima era caduta in un sonno profondo come mai le era capitato prima. Sentiva in bocca il dolce sapore di esperienze straordinarie, la testa confusa da migliaia di colori e visioni surreali che erano la traccia evidente di qualcosa di straordinario che aveva sognato. Come spesso accade, non riuscì a ricordarsi niente del suo risvegliarsi nel sogno, di quel mondo fantastico di immaginazioni così assolutamente reali. Seduta, rimase soltanto inspiegabilmente stupita allo scorgere sul letto una graziosa minuscola e fragile Coccinella rossa.

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