CITTÀ MEDIE OLTRE IL POLICENTRISMO
MIDDLECITIES CittĂ medie oltre il policentrismo a cura di Federica Alcozer
premessa. Città medie ora
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di Federica Alcozer introduzione. Middlecities
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di Mosè Ricci parte prima. Confronti: Città medie oltre il policentrismo
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interventi di Alberto Clementi, Nicola Martinelli, Cristina Bianchetti, Aldo Bonomi, Pier Carlo Palermo, Manuel Gausa, Bruno Gabrielli parte seconda. Ricerche: Piccole capitali
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Piccole capitali - Federica Alcozer Piccole capitali creative - Maurizio Carta Dotazioni culturali d’eccellenza - Alessandra Badami Sviluppo endogeno e competizione urbana nella Romania post socialista il caso di Sibiu - Giuseppe Cinà Flussi, identità e accordi. tre dimensioni strategiche per l’area bassanese - Aldo Casciana Chioggia: il progetto della città turistica - Sabina Lenoci Spinte spontanee o strategie competitive? Lettura dei processi significativi a Reggio Calabria Francesca Moraci, Carmelina Bevilacqua, Celestina Fazia Per una città dello stretto - Franco Zagari L’’internazionalizzazione del territorio siciliano - Daniele Ronsivalle parte terza. Ricerche: Sistemi e coalizioni di città
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Sistemi e coalizioni di città - Federica Alcozer Governance verticale e policentrismo: lezioni e criticità in vista delle nuove politiche di coesione Ignazio Vinci Reti di città e sistemi metropolitani nella programmazione italiana degli anni sessanta Cristina Renzoni Quale governance per la città (di mezzo)? Da democrazia rappresentativa a democrazia partecipativa? - Franca Balletti Silvia Soppa Le città intermedie della Sicilia occidentale: trasformazioni e opportunità di sviluppo Domenico Costantino, Raffaella Riva Sanseverino Sistemi e coalizioni di citta’ in Sicilia: le sinergie messe in campo dalla città di Siracusa Marilena Orlando
Il sistema urbano calabrese tra isolamento e policentrismo - Natalina Carrà Il ripensamento dei modelli per le città medie europee. new towns, città satelliti, villes nouvelles Dunia Mittner Il sistema policentrico toscano nelle reti globali Chiara Agnoletti, Rita Allegrini, Giulio Giovannoni Densificare le aree metropolitane? Le frange urbane come città potenziali. il caso del nolano Michelangelo Russo, Giuseppe Guida, Enrica Papa Il sistema dei contropoli come strategia di sviluppo territoriale Annunziata Palermo, Mauro Francini Le metamorfosi dell’organizzazione urbana del Piemonte: evidenze empiriche Giovanni A. Rabino Policentrismo “virtuoso” e ruolo delle città nella visione del piano di indirizzo territoriale 20052010 della toscana Giuseppe De Luca Multi/midlle/cities nella Calabria urbana dei prossimi anni - Pino Scaglione con Donatella Cristiano e Vincenzo Cribari parte quarta. 210
Ricerche: Provincia felix
Provincia felix - Federica Alcozer Strategie di sviluppo e costruzione sociale della territorialità nelle città medie Simonetta Armondi Imago (non) urbis molisii – Luciano De Bonis Il sistema delle Madonie in provincia di Palermo: un modello inedito e alternativo alla metropoli. Giuseppe Abbate Costruire “politiche per connettere”. Scenari condivisi per i territori del vicentino Paola Pucci Shrinking middlecities, programmare l'abbandono Paola Cannavò, Simona Stortone Vanishing landscape e foreste abitabili - Mariavaleria Mininni, Luigia Capurso iSpace Chiara Rizzi Strategie di sviluppo della Provincia di Ferrara - Massimo Angrilli Antinapoli. città oscura. Tracce emerse e costruzione occulta di un sistema urbano - Fabrizia Ippolito parte quinta. Confronti: Indirizzi per l’azione sostenibile
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interventi di: Curzio Maltese, Pio Baldi, Afonso Rui Braz, Ariella Masboungi, Rosaria Amantea, Salvatore Vozza riferimenti bibliografici
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CITTÀ MEDIE ORA
Federica Alcozer
Ora Il presente volume raccoglie una parte dei contributi presentati alla undicesima conferenza nazionale della Società Italiana degli Urbanisti, “Middlecities. Città medie oltre il policentrismo”, tenutasi a Genova nel 2007. Il volume è suddiviso in cinque parti: la prima e l’ultima (Confronti) riprendono gli argomenti emersi dalle tavole rotonde di apertura e di chiusura delle due giornate. Le tre parti centrali (Ricerche) riprendono le tre sessioni parallele della conferenza genovese: Piccole capitali, Sistemi e coalizioni di città, Provincia felix. Una domanda lecita riguarda la ragione e il senso di pubblicare ora un libro che raccoglie un lavoro di alcuni anni fa. Una risposta affermativa è legata ad un evento esterno: lo scorso novembre 2010 è stato presentato il “5° Rapporto sulla coesione economica, sociale e territoriale”, che propone una analisi del contesto europeo rispetto al tema della politica di coesione. Nel discorso di presentazione del Rapporto, Johannes Hahn, commissario responsabile per la politica regionale dell’UE, ha dichiarato che la politica di coesione ha prodotto effetti di rilievo sull’economia europea, riducendo i divari economici e promuovendo lo sviluppo in campo ambientale e sociale. Per garantire che i fondi ad essa destinati siano impiegati in modo più efficace, per il futuro è necessario tendere a risultati concreti e misurabili, spendere in modo più intelligente, concentrarsi su obiettivi prioritari per l’UE e conferire maggior valore a quanto stanno già facendo le amministrazioni nazionali, regionali e locali. Le constatazioni fatte in questa relazione rappresenta un supporto per elaborare una politica di coesione più adeguata all’attuale situazione di crisi economica. Il riconoscimento dei punti di successo della politica di coesione e dei punti deboli che dovranno essere affrontati per superare la crisi (traguardando gli obiettivi di Europa 2020), ha evidenziato alcuni aspetti innovativi, tra cui la necessità di rafforzare ancora la dimensione territoriale. Con l’adozione del Trattato di Lisbona, la coesione territoriale è divenuta uno degli obiettivi principali insieme alla coesione economica e sociale. Il 5° Rapporto dichiara che questo obiettivo sarà affrontato nei nuovi programmi, dando particolare risalto al ruolo delle città, alle aree geografiche funzionali e a quelle che affrontano specifici problemi geografici. Le zone urbane possono rivelarsi motori di crescita e poli di creatività e innovazione, solo se in esse è presente una concentrazione di diversi operatori, come imprese, università e ricercatori. I problemi connessi alla dimensione urbana, siano essi legati al degrado ambientale o all’esclusione sociale, richiedono una risposta specifica e il coinvolgimento diretto dei livelli di potere interessati. Andrebbe di conseguenza sviluppata un’ambiziosa agenda urbana, in cui le risorse
finanziarie vengano identificate con maggiore chiarezza per affrontare i problemi delle città e le amministrazioni svolgano un ruolo più incisivo nell’elaborare le strategie di sviluppo urbano. Le attività, le relative risorse e le città andranno chiaramente identificate nei documenti di programmazione. Un aspetto da esaminare per il futuro è se il quadro normativo della politica di coesione debba o no permettere una maggiore flessibilità nell’organizzazione dei programmi operativi al fine di riflettere meglio la natura e la geografia dei processi di sviluppo. I programmi potrebbero essere studiati non solo a livello nazionale e regionale, ma anche - ad esempio - a livello di gruppi di città1.Questa interpretazione offre uno via di sviluppo nella riflessione sul futuro delle città europee. Città medie e crisi La riflessione sul futuro della coesione territoriale in questa situazione di crisi economica e finanziaria, che tocca il settore privato come l’ambito pubblico, ci porta a studiare e ricercare strategie alternative di sviluppo per le città europee. La presenza della ‘città’ nella riflessione sullo sviluppo economico, è andata aumentando in questi ultimi 20 anni, con alcuni passaggi significativi; studi e ricerche di ambito comunitario hanno fornito molti argomenti sulle dimensioni territoriali dello sviluppo europeo e sul ruolo specifico delle città2. Da molti emerge che alcuni esiti politicamente cruciali – crescita, innovatività, consenso - sono prodotti prevalentemente in ambito urbano.3 Non si sostiene solo l’importanza delle città, ma che la situazione locale delle città deve essere oggetto della politica nazionale; e viceversa che le iniziative urbane possono esercitare effetti moltiplicativi apprezzabili, anche se nel lungo periodo 4. Da qui le riflessioni sulla competitività delle 8 core cities (aree metropolitane intermedie - Birmingham, Leeds, Liverpool) richiamate anche più volte nei testi di questo libro5. Pur essendo il centro dell’attività economica, dell’innovazione e dell’occupazione, le città medie devono far fronte a numerose sfide. La progressiva espansione delle periferie, l’aumento della povertà e della disoccupazione nelle aree urbane e la crescente congestione sono problemi complessi che richiedono strategie integrate e mirate per i trasporti, gli alloggi, la formazione e l’occupazione. I contributi riportati in questo testo offrono molti esempi concreti e spunti di riflessione generale su questa interpretazione. Essi hanno sullo sfondo il periodo di programmazione comunitaria 2007 – 2013 che alla data della Conferenza Siu era appena avviato. In questi tre anni abbiamo iniziato a verificare che buona parte delle risorse comunitarie sono state destinate ad interventi urbani: Dalla “Sintesi del 5 Rapporto sulla coesione sociale, economica e territoriale”, novembre 2010. Cremaschi M., L’Europa delle città, Alinea, Firenze, 2005 Cremaschi M., “Politiche urbane vecchie e nuove” in Territorio, n.38, 2006. 4 Questo è per esempio il filo conduttore del rapporto sulla competitività delle città, svolto per il ministro inglese e gli enti locali. Odpm, Competitive European Cities: Where do the Core Cities Stand? Report to the Office of the Deputy Prime Minister, London, 2004. 5 Savitch H.V. and Kantor P., Cities in the International Marketplace: The Political Economy of Urban Development in North America and Western Europe, Princeton U.P., Princeton, 2002. 1
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CITTA’ MEDIE ORA
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01 CONFRONTI
CITTA’ MEDIE OLTRE IL POLICENTRISMO
Diversi autori, nella forma della conversazione, propongono riflessioni, definizioni, approfondimenti disciplinari, restringimenti di campo, a partire dalle categorie descrittive possibile per middlecities. Ne emerge una lettura che parte dal tema del policentrismo, ma che al contempo ne prende le distanze, per proporre ipotesi di lettura alternative e percorsi di ricerca innovativi. Le riflessioni che seguono si interrogano sulle potenzialità di sviluppo insite in tali descrizioni, rispetto alla sostenibilità ambientale ed economica e pongono interessanti quesiti di ricerca. Molti si interrogano anche sul ruolo disciplinare e professionale che l’urbanistica può o deve svolgere, nella descrizione e nella gestione di processi territoriali “di mezzo”. I testi che seguono riportano una parte dei contributi offerti dai relatori, in occasione della discussione che si svolse a Genova in apertura della Conferenza. Tali contributi sono stati riorganizzati dal curatore, nella forma del confronto.
Alberto Clementi
I
l tema middlecities appare frequentemente nei documenti comunitari, nei documenti governativi e delle Regioni. Il ruolo delle città intermedie e medie nel lessico burocratico comunitario e ministeriale viene collegato alla possibilità di redistribuire lo sviluppo, oltre al futuro dei grandi corridoi di flussi che legano lo spazio nazionale allo spazio comunitario. Ci si sta convincendo che il policentrismo implicito nella rete delle città esistenti possa costituire una rilevante risorsa e una grande opportunità non solo per l’Italia, ma anche per altri paesi europei. Nel riferirsi a questo tema, si rileva molto forte un paradigma implicito che allude a reti di alleanze di coalizioni, che dovrebbero accrescere la capacità competitiva di tali città intermedie. Ritengo opportuno riflettere sull’utilità di questa metafora, ma anche sui suoi limiti, perché mi sembra espressione di identità locale, di ancoraggio spaziale dei vari contesti che si legano alle amministrazioni comunali esistenti, ma senza essere più adeguati a ciò che la città sta diventando. Sta acquistando crescente importanza l’appartenenza a campi di flussi, l’affermarsi di valori definiti, da Saskia Sassen come “valori di transurbanità” anche locali, in cui il potenziale di relazioni intercittà conta di più di quello tradizionalmente rilevato nel radicamento locale. Ritengo che la SIU possa riflettere sul superamento dell’idea di policentrismo, che si rivela burocratica ma gradita, e che possa individuare il ruolo che potrebbero assumere i processi di urbanizzazione ormai diffusi - definiti città intermedie. Tali processi potrebbero essere assunti come piattaforme di governance, utili ad esplorare potenzialità e progettualità. La SIU ha lavorato per conto del Ministero delle Infrastrutture, nel 2006-2007, alla costruzione di una visione del futuro del territorio italiano, coniando anche i nuovi riferimenti delle piattaforme territoriali e dei territori-snodo. Abbiamo assunto il tema delle piattaforme territoriali come associazione di territori attraversati dai grandi corridoi comunitari, come occasione di sviluppo di questi territori nella convinzione che l’investimento sulle reti infrastrutturali sia anche opportunità per attivare progettualità locali e quindi creare condizioni di sviluppo oltre il mero governo dei flussi che
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attraversano i corridoi, come suggerisce la Commissione Europea. Siamo rimasti però troppo legati all’eccesso di polarizzazione che può nascere intorno ai territori snodo o alle piattaforme che il Ministero ha assunto nel Quadro strategico nazionale e che le Regioni stanno sviluppando. Ci è sembrato quindi che il tema dei centri intermedi ci permettesse di articolare meglio l’idea delle piattaforme, coinvolgendo alcuni valori specifici del territorio urbano italiano, che forse non hanno trovato finora una convincente interpretazione circa queste nuove politiche di governance territoriale-urbana per grandi piattaforme. Dopo più di 12 anni di lavoro, come SIU abbiamo cercato di accreditarci come protagonisti nel dibattito concernente il mutamento delle forme di esercizio del mestiere di urbanista, ma anche della riproduzione dei saperi che definiamo urbanistica e pianificazione. La SIU ha sempre avuto l’università come primo referente del proprio lavoro e ha cercato di fungere da ponte tra le trasformazioni che investono il mondo della ricerca e della formazione e il mondo delle istituzioni, che deve governare il territorio e le città. Negli ultimi tempi abbiamo dato segni di grande vitalità, in particolare per quanto riguarda l’importante ricerca condotta per conto del Ministero delle infrastrutture. I risultati sono stati in parte pubblicati e vorremmo continuare a pubblicare il materiale non ancora divulgato. Un importante convegno tenutosi a Roma ha riproposto i protagonisti della vicenda del Progetto 80. Abbiamo richiamato Giorgio Ruffolo e Manin Carabba, interpreti di un’importante stagione di trasformazione del modo di concepire il territorio e le politiche conseguenti. Ne è emerso un confronto interessante tra l’interpretazione delle conseguenze del Progetto 80 e quanto ora si vorrebbe realizzare grazie anche a ricerche cui la SIU ha attivamente partecipato. I temi si rivelano dunque numerosi: da un lato, come rilanciare una prospettiva di città di mezzo, utile anche per il sistema di Governo nazionale, regionale e locale; dall’altro – questioni che dobbiamo far nostre – come ripensare il disegno del nostro campo disciplinare di urbanisti laddove tutto dovrebbe cambiare secondo le intenzione espressa dal ministero.
CITTA’ MEDIE ORA
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PICCOLE CAPITALI
02 RICERCHE
Le letture dominanti per la grande città hanno spesso trascurato l’estensione del fenomeno di metropolizzazione a territori sempre più estesi, dove assumono nuovi ruoli le città di mezzo e il complementare mutamento degli usi della campagna. Nuovi capoluoghi provinciali con inedite mission istituzionali, città poste allo snodo di grandi reti infrastrutturali, talvolta con funzioni transfrontaliere e con dotazioni funzionali d’eccellenza, si presentano sulla scena territoriale come “piccole capitali” capaci di strutturare nuove geografie della centralità urbana all’interno delle Piattaforme Territoriali Strategiche poste alla base delle visioni del Disegno Strategico Nazionale per il QSN 2007-2013. I contributi, pur ruotando intorno al tema delle città capitale, hanno evidenziato due aspetti diversi. Innanzitutto il tema della possibilità delle città intermedie di raggiungere soglie di interesse in termini di competitività economica. Attraverso questo tema è emerso il rapporto tra
Il progetti per la spiaggia di Sottomarina Sottomarina è la grande spiaggia di Chioggia: quattrocento metri di larghezza per quattro chilometri di lunghezza. I suoi 51 lidi possono ospitare circa 35.000 persone. La spiaggia si accresce di anno in anno di qualche metro per effetto del fenomeno del ripascimento, prodotto da alcune sistemazioni idrauliche più a nord. E di anno in anno la spiaggia si riempie di cose e di avvenimenti: recinti, piscine, chioschi, parcheggi, parchi, piste. Sulla spiaggia si può mangiare, ritrovarsi, fare acquisti, praticare sport, prendersi cura del proprio corpo, lasciare la macchina, coltivare ortaggi … Questo infittirsi di pratiche urbane la rende a tutti gli effetti un luogo urbano. Il densificarsi delle cose è inarrestabile, mentre il turismo è in flessione, diminuisce il tempo dedicato alle vacanze e diminuiscono coloro che decidono di passare il loro tempo al mare. Invecchia la clientela locale affezionata al luogo, mentre si fa sempre più agguerrita la capacità attrattiva dei contigui sistemi turistici, come le vicine Jesolo “la spiaggia dei giovani” e Caorle che ha saputo investire con piccoli progetti di riqualificazione urbana anche sull’immagine dell’antico nucleo marinaro. A Sottomarina si pone con forza la necessità di ricostruire un’immagine contemporaneamente identitaria, legata alle tradizioni del luogo, ed originale, in grado di spingere verso nuove proposte di divertimento, non necessariamente connesse al contesto. Il nuovo piano particolareggiato viene utilizzato come un modo per riflettere sulle questioni del turismo in generale, non solo balneare, legandolo ai nuclei di valore storico-artistico di Chioggia e Sottomarina stessa. Il piano diviene inoltre occasione per studiare i fenomeni turistici del territorio lagunare e le interrelazioni del turismo con altri settori produttivi e culturali presenti, come l’agricoltura e la pesca. L’incarico del nuovo piano dell’arenile è stato affidato ad un folto gruppo di professionisti, tra esperti in materie ambientali e questioni legate al turismo, urbanisti e giovani progettisti; la redazione del piano è divenuta una sorta di laboratorio di idee per la trasformazione dei luoghi. Fin da subito è stato chiaro che la riqualificazione del litorale doveva essere intesa in senso lato, come riqualificazione dello spazio fisico e dei rapporti tra vari soggetti interessati (le associazioni dei concessionari dei lidi, degli albergatori, dei commercianti) e tra questi e l’amministrazione pubblica. Rapporti non sempre distesi e soprattutto in apparente o inevitabile contrasto tra di loro. Le fasi del piano sono diventate importanti tappe di un confronto pubblico utile a mettere in comune idee, ipotesi, visioni e progetti. La definizione del sistema prevede la realizzazione di cluster, attrattori di urbanità che assemblano materiali diversi: piccole attività commerciali, spazi legati ai lidi e di servizio alla balneazione, bar, spazi sportivi, parcheggi. I cluster impongono un diverso modo di pensare al rapporto tra amministrazione, concessionari, fruitori, essendo attrattori di funzioni non esclusivamente legate alla spiaggia, e più in generale un diverso modo di pensare al rapporto tra spiaggia e città (FIG.3). Il parco docce e poco altro che, seppur consueti sulle spiagge del nostro paese, non rappresentano sempre le soluzioni più idonee e maggiormente all’avanguardia per risolvere l’esigenza di realizzare aree d’ombra e aree dove godersi il sole sulla spiaggia.
“implicito” si rivela soprattutto con la realizzazione di un “secondo suolo” che consente a quota più tre di attraversare, per mezzo di un percorso pedonale pubblico, la parte centrale più densa di attrezzature sportive. Il percorso viene realizzato sul tetto praticabile del sistema di edifici lineari che organizzano piccoli magazzini, spogliatoi, spalti alle aree sportive esistenti e di nuova realizzazione. Per dar corpo al parco è prevista l’area della ri-naturalizzazione, pensata come bosco, luogo dell’ombra che recupererà di anno in anno lo spazio dell’accrescimento della spiaggia entro il quale organizzare come oasi di ristoro, le attrezzature e i servizi destinati(FIG.1) alla balneazione. (FIG.4)
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(FIG.3)
(FIG.4)
Una vista dall’alto del “parco implicito” di Sottomarina. Foto di S. Graziani, dagli studi per il Piano Particolareggiato per la spiaggia di Sottomarina di Chioggia, 2002-‘03. I principali materiali del progetto dello spazio di suolo collettivo di Chioggia nei progetti in itinere. Dal Piano Particolareggiato di centri (FIG.2) storici di Chioggia e Sottomarina S. Lenoci (coordinamento), E. Marchigiani, A. De Palma, S. Uberti, A. Sampieri. Il progetto di un cluster, progetto di Suburbia. Dal Piano Particolareggiato della spiaggia di Sottomarina. (FIG.3) Il progetto del doppio suolo, progetto di L.Capurso, A.M. Gagliardi, Stefano Alonzi, F. Pisanò, R. Miglietta Dal Piano Particolareggiato della (FIG.4) spiaggia di Sottomarina. (FIG.1)
RICERCHE