Torino Contemporanea Guida alle architetture

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Quadrilatero romano e Porta Palazzo | Itinerario 1 | 1


Torino contemporanea Guida alle architetture

Contemporary Turin, Guide to architectures

Urban Center Metropolitano 2 | Torino Contemporanea | Guida alle architetture

Quadrilatero romano e Porta Palazzo | Itinerario 1 | 3


Introduzione

Architettura a Torino

ITINERARIO/ROUTE 1 Quadrilatero romano e Porta Palazzo 1. Museo di Antichità 2. Nuova Galleria Sabauda, Polo Reale 3. Museo Diocesano 4. Parco archeologico della Porta Palatina 5. Hotel Santo Stefano e Casa di Monsù Pingon 6. Residenze per la Centro Storico Torinese 7. Museo di Arte orientale 8. Museo diffuso della Resistenza 9. Centro Palatino 10. Recupero del Maglio nell’ex Arsenale Militare 11. Università del Dialogo, Piazza dei Popoli al Sermig, Chiesa Maria Madre dei Giovani

/RUTE 1 Porta Palazzo 28 30 31 32 34 36 38 39 40 42 44

ITINERARIO/ROUTE 2

RUTE 2

Centro, Borgo Po

Borgo Po

12. Museo civico d’Arte antica a Palazzo Madama 13. Teatro Carignano 14. Palazzo Carignano 15. Piazze Vittorio Veneto e San Carlo 16. Piazza Valdo Fusi 17. Asilo nido in via Maria Vittoria 18. Aula Magna dell’Università alla Cavallerizza 19. Museo nazionale del Cinema

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ITINERARIO/ROUTE 3

RUTE 2

Vanchiglia, Regio Parco, Aurora e Barriera di Milano

Borgo Po

20. Passerella Chiaves 21. Galleria Franco Noero nella Fetta di polenta 22. Residenza universitaria Lungodora 23. Campus Luigi Einaudi 24. Cineporto 25. Basic Village 26. Residenza Parma 33 27. Torino Loft ex Ceat 28.Centro direzionale Lavazza 29. Casa Aurora 30. Uffici ILTI Luce 31. Magazzino Robe di Kappa 32. Centro assistenza Iveco 33. Piazza Giovanni Astengo

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ITINERARIO/ROUTE 4

San Salvario, Nizza Millefonti, Lingotto e Pilonetto 34. Centro diagnostico nell’Ospedale Evangelico Valdese 35. Residenza in corso Marconi 36. Scuola di Biotecnologie 37. Residenza 25 Verde 38. Museo nazionale dell’Automobile 39. Eataly 40. Lingotto 41. Torre per il nuovo Centro direzionale Regione Piemonte 42. Palazzo a Vela 43. Casa Oz

RUTE 2 Borgo Po 92 93 94 96 98 100 102 104 106 107

ITINERARIO/ROUTE 5

Crocetta, San Paolo, Cenisia 44. Palazzo Gioberti 45. Palazzo in corso Re Umberto 46. Palestra per l’arrampicata 47. Fondazione Merz 48. Fondazione Sandretto Re Rebaudengo 49. Residenze e commercio a Spina 1 e Porta Europa 50. Cittadella Politecnica 51. Centrale di riscaldamento urbano 52. Edificio residenziale in via Vela 53. Officine Grandi Riparazioni e Carceri Nuove 54. Centro direzionale Intesa Sanpaolo 55. Stazione di Porta Susa

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ITINERARIO/ROUTE 6

Santa Rita, Mirafiori, Filadelfia 56. Toolbox e IED in area Osi-Ghia 57. Parco d’Arte Vivente 58. Casa Teatro Ragazzi e Giovani 59. Palaolimpico e Piazza olimpica 60. Stadio olimpico e Palazzo del nuoto 61. Facoltà di Economia e CSI Piemonte 62. Villaggio olimpico 63. Palazzo del ghiaccio 64. Mirafiori Motor Village 65. Cascina Roccafranca 66. Centro del Design

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ITINERARIO/ROUTE 7

San Donato, Parella, Campidoglio, Borgo Vittoria e Vallette 67. Parco Dora 68. Chiesa del Santo Volto 69. Torre Vitali e Art Hotel Olympic 70. Vitali Park 71. Torre Blu 72. SNOS 73. Environment Park 74. Residenze Isole nel parco 75. Parco commerciale Dora 76. Nuovo stadio della Juventus 77. Insediamento residenziale in corso Francia 78. Sede Domino Web 79. Residenze in via Asinari di Bernezzo 80. Teatro Astra

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CULT

Cultura Culture

COM

Commercio e uffici Trade and Offices

PUB

Spazio pubblico e servizi Public spaces and Services

RES

Residenza Housing

FORM

Formazione e salute Education and Health

11 x 11. Le architetture dell’anno. Con questa nuova guida, che esce nell’anno dei festeggiamenti del 150° dell’unità d’Italia (2011), Urban Center Metropolitano segnala le (11) architetture torinesi da non mancare

ITINERARIO/ROUTE 8 Area metropolitana Quadrante sud 81. Casa solare a Orbassano 82. Ampliamento del cimitero di Borgaretto 83. Palazzina di caccia di Stupinigi 84. Quartiere Castello a Nichelino 85. Scuola dell’infanzia a Vinovo 86. Fonderie teatrali Limone a Moncalieri 87. Uffici Ambrosetti a Moncalieri 88. Centro 45°N a Moncalieri 89. Museo del tessile nell’Imbiancheria del Vajro a Chieri 90. The International School of Turin a Chieri 91. Residenze a Chieri 92. Atelier Fleuriste a Chieri

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Quadrante nord 93. Reggia di Venaria Reale 94. Centro La Certosa a Collegno 95. Lavanderia a vapore alla Certosa di Collegno 96. Tetti blu a Cascine Vica 97. Palazzo Brenta a Rivoli 98. Risalita al Castello di Rivoli 99. Museo d’arte contemporanea nel Castello di Rivoli 100. Città universitaria della Conciliazione a Grugliasco

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11 x 11. The architectures of the year. With this new guide, which comes out on the 150th anniversary of the Unification of Italy (2011), Urban Center Metropolitano reports 11 Turin architectures not to be missed

Architetture Rivelate. La straordinaria qualità dell’ordinaria architettura. Dal 2004 l’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Torino ha istituito Architetture Rivelate, il premio annuale alla qualità del progetto e della realizzazione per opere contemporanee di architettura sul territorio della provincia di Torino. Obiettivo del premio, oltre a riconoscere le capacità e l’impegno professionale degli architetti, è far conoscere e dare visibilità a opere che, attraverso un’attenta interpretazione progettuale e una coerente realizzazione, contribuiscono a determinare una migliore qualità dell’ambiente costruito. Sulla facciata delle opere premiate viene installata una targa (www.architetturerivelate.com). Architetture Rivelate. The extraordinary qualitiy of the ordinary architecture. Since 2004 the Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Torino has set “Revealed Architectures”, the annual award for the quality of design and building for contemporary works of architecture in the province of Turin. The aim of the award, in addition to recognizing the skills and the professional commitment of architects, is to raise awareness and give visibility to works that, through careful planning and a coherent edification, help determine a better quality of the built environment. On the facade of the winning works a plaque is installed (www. architetturerivelate.com).


Città di Torino/ Turin Municipality www.comune.torino.it www.torinoplus.it +39 011 442 1111

Informazioni turistiche/ Tourist informations www.turismotorino.org Piazza Castello, Stazione Porta Nuova, Aeroporto (011 535 181) Trasporti pubblici/ Public transports www.gtt.to.it (800 019 152) Bike sharing www.tobike.it (800 548 040) Taxi 011 5730 - 011 5737 - 011 3399 Consolati/Consulates http://www.comune.torino.it/ canaleturismo/it/istituzioni.htm Ufficio Postale Centrale/ Main post office Via Alfieri 10 (011 506 0109) 908.568 abitanti, di cui 433.742 uomini e 474.826 donne; 130,17 kmq di superficie territoriale; 6.980 abitanti/kmq; 129.057 nuovi cittadini; 10 circoscrizioni; 500.000 unità abitative; 18.000 alloggi di edilizia sociale; 249 scuole dell’infanzia; 139 scuole primarie; 63 scuole secondarie di I grado; 109 scuole secondarie di II grado; 90.000 studenti universitari; 2 università e 18 facoltà; 9 ulteriori istituti di alta formazione; 15 residenze universitarie; 3.500.000 presenze turistiche annuali; 84 musei; 44 chiese d’interesse artistico; 15 residenze reali; 25 teatri; 17 biblioteche civiche; 3 Istituzioni delle Nazioni Unite; 4 fiumi; 320 km di viali alberati; 160.000 alberi; 15,5 kmq di verde pubblico; 51 parchi e giardini; 8 parchi storici; 175 km di piste ciclabili; 116 stazioni di bike sharing; 2 stadi per il calcio; 6 palasport; 18 km di portici; 12 km di Passante ferroviario; 1 linea di metropolitana; 13 linee tranviarie e 83 linee di autobus; 1.300 km linee di trasporto pubblico; 57 km di tangenziale; 49 mercati rionali

Come arrivare/How to arrive In treno/Train Torino costituisce un nodo ferroviario di rilievo nazionale e internazionale. Le principali stazioni presenti in città sono le seguenti: Porta Nuova (da/per Roma, Milano, Genova, Firenze, Bologna, Venezia, Francia), corso Vittorio Emanuele II, 53; Porta Susa (da/per Roma, Milano, Firenze, Bologna, Venezia, Spagna e TGV da/per la Francia), piazza XXVII Dicembre, 8; Lingotto (stazione intermedia da/per Roma, Genova, Firenze), via Pannunzio, 1; Stazione Dora (da/per l’Aeroporto Internazionale di Torino “Sandro Pertini”, ogni 30 minuti), piazza Baldissera Per informazioni su treni e orari consultare il sito www.trenitalia.com In aereo/Airplain Aeroporto Internazionale “Sandro Pertini” di Torino strada San Maurizio, 12 - Caselle Torinese (TO). Per informazioni: www. aeroportoditorino.it, 011 567 6361. Collegamento ferroviario aeroportostazione Dora di Torino: www.gtt.to.it, 800 019 152. Collegamento autobus: www. sadem.it, 800 801 600. Aeroporto Internazionale di Malpensa, Ferno (VA). Per informazioni: www.seaaeroportimilano.it, 02 23 23 23. In auto/Car Torino è collegata con le principali città europee tramite una rete di comunicazione stradale che si distribuisce nelle varie direzioni. Autostrade: A55 Tangenziale A21 Torino-Piacenza A4 Torino-Milano A6 Torino-Savona A32 Torino-Frejus (Francia) A5 Torino-Ivrea In autobus/Bus Per il territorio nazionale ed internazionale le partenze e gli arrivi delle linee di autobus avvengono al Bus Terminal di corso Vittorio Emanuele II/via Borsellino e alle stazioni di Porta Nuova e Porta Susa.


Architettura a Torino

Architecture in Turin

Il binomio città-architettura ha avuto per Torino molti significati e declina­zioni nel corso del Novecento. Città segnata ancora dalle aristocrazie, prima della corte e poi altoborghesi; città ordinata dalle infrastrutture di epoca fascista; company town in cui le politiche pubbliche sono state messe a servizio della produzione; ville indu­strielle oggetto di studi e di forma­zione per la generazione di architetti nati dopo la prima guerra mondiale; città attraversata da una cultura colta e raffinata, quanto marginale, capace di leggere le sue storie sette e ottocente­sche con amore e ironia; città segnata dall’elaborazione di un lutto – i suoi vuoti industriali – cui dare risposte vitaliste e perciò spesso quantitative; città che ha saputo riconoscere i limiti di quest’approccio e avviare, prima in Italia, una riflessione sulla qualità urbana e sulle sue complesse e contradditorie pratiche. Oggi è possibile rintracciare i percorsi e le prospettive su cui si è mossa e si sta muovendo e provare a raccontarne le trasformazioni in atto.

The binomial ˝city & architecture” has had many different meanings for the city of Turin during the twentieth century: a city still marked by the aristocracies, a city organized by the infrastructures in the Fascist age. A company town where the public policies have been put at the service of production. A “ville industrielle” which has been object of study and training for the generation of architects born after the First World War. A city that has been crossed by a refined but also marginal culture, able to read his history of the 18th and 19th-century with love and irony. It is a city marked by the grieving process of its grey areas to which it has opposed quantitative measures. A city able to recognize the limitations of this approach and to start, first in Italy, a debate on urban quality and its complex and contradictory practices. Today it is possible to trace the paths and perspectives on which it have moved and is moving, trying to tell its current changes.

Carlo Olmo, Antonio De Rossi

Tre temi della trasformazione Sono almeno tre i temi e i percorsi analitici che attraversano gli ultimi trent’anni di trasformazioni di Torino e della sua area metropolitana. Il primo riguarda proprio la natura fisica e la scala del cambia­ mento. Torino, città fordista per anto­nomasia, è stata una delle medie metropoli europee che più hanno modificato la propria strut­tura e il proprio paesaggio urbano nel corso degli ultimi decenni. Una trasformazione così profonda che persino i Giochi olimpici invernali del 2006 hanno in fondo giocato un ruolo da comprimario, e non 10 | Torino Contemporanea | Guida alle architetture

Carlo Olmo, Antonio De Rossi

Three themes of the transformation There are at least three themes and analytical and paths which have crossed the last thirty years of transformations of Turin and of its urban surrounding. The first concerns the physical nature and the range of changes. Turin was a Fordist city par excellence, and is one of the medium European cities that have most changed its structure and its urban landscape over the recent decades. A transformation so profound that even the 2006 Winter Olympic Games have played an important role in its metamorphosis, acting as a supporting actor of the change, according to an already defined plot. The Architettura a Torino | Introduzione | 11


da artefice primo (come invece è accaduto altrove) della metamorfosi. Semmai, sono state un episodio importante dentro una trama che in buona parte era già stata pensata e trascritta. Punti focali della trasformazione sono state le aree industriali dismesse. Da quelle gigantesche come Spina 3 (un milione di metri quadri in un’area non lontana dal centro) a quelle di medio-piccole dimensioni diffuse su tutto il territorio metropolitano. Negli interventi ha vinto sostanzialmente il modello della sostituzione radicale, e solo recentemente si è pensato di dare vita a operazioni ibride, capaci di intrecciare valorizzazione di parti delle pree­sistenze e realizzazioni ex novo. Su questo tappeto a macchia di leopardo costituito dai vuoti industriali si sono sovrapposti una serie di interventi infrastrutturali importanti (in primis il Passante ferroviario con il sovrastante viale della Spina centrale) che hanno conferito forma e struttura urbana a una trasformazione altrimenti frammentaria. In questo processo, i diversi programmi complessi di riqua­lificazione a regia pubblica, avviati verso la fine degli anni novanta, hanno giocato un ruolo fondamentale. Durante queste trasformazioni la città ha iniziato a modificare le proprie geografie interne. Se negli anni settanta e ottanta si era sviluppata a ovest, occupando i comuni limi­trofi, ora il nuovo «asse di rotazione» è quello nord-sud, in direzione di Milano e della Pianura padana. Questa nuova geografia della città, che ha preso le mosse con il Passante e il viale della Spina, sarà amplificata dai progetti infrastrutturali previsti per i prossimi anni: da corso Marche all’alta velocità ferroviaria, dalla tangenziale est alla linea 2 della metropolitana. Tutti questi interventi, insieme a quelli di natura maggiormente insediativa (da Mira­fiori fino alle aree ex industriali a nord della città), mostrano come il ritmo delle trasformazioni continuerà a essere intenso, mettendo in gioco non più solamente Torino, ma l’in­tera area metropolitana. Una trasformazione di cui è evidente la dimensione e rilevanza fisica, ma forse meno quella di tipo sociale, in una città dove i processi di diversificazione e di mobilità sociale restano ancora in parte legati all’eredità della ville industrielle. 12 | Torino Contemporanea | Guida alle architetture

abandoned industrial areas have been the focal points of the transformation: from the giant Spina 3 (one million square feet in an area not far from downtown) to those of medium-small dimensions spread across the metropolitan area. The model of radical change has essentially prevailed in the most part of the interventions, and only recently it was thought to give rise to hybrid operations. Over this patchy urban context, consisting of grey areas, overlapped a number of major infrastructural projects (primarily the rail link with the overhanging Spina boulevard) which have given shape and structure to a fragmented urban transformation. In this process, the various complex programs started in the late nineties, played a key role. During these transformations the city has begun to change its internal geography. In the seventies and eighties Turin grew toward west, occupying the close municipalities, now the new “axis of rotation” of the city is the north-south axis oriented toward Milan and the Pianura Padana. This new geography of the city will be amplified by the infrastructural projects planned for the coming years: from Corso Marche to the high speed railway, from eastern bypass road (tangenziale) to the subway line 2. All these actions, together with those of th many settlements (from ˝Mirafiori” to the northern former industrial areas of the city), show how intense the pace of changing will be, staking not only Turin, but the entire metropolitan area. In this transformation is certainly evident the size and the physical relevance of the change, but perhaps this is less evident socially, as the city still remains in part related to inheritance of the ˝ville industrielle”. A second critical path concerns the multiplicity of architectures created in Turin in the recent years. The change process is not only represented by the industrial areas, even if the Lingotto is a prestigious example for it. There is, for example, also the concept of reuse of the large baroque and 19th-century buildings, (such as Castello di Rivoli, Reggia di Venaria, Mole Antonelliana and the Museum of the Automobile). From these places culture and art spread in Turin in the early eighties, finding the origin in the project of the Architettura a Torino | Introduzione | 13


Un secondo percorso critico concerne la molteplicità tematica delle architetture realizzate a Torino negli ultimi anni. Non ci sono infatti solo le aree industriali dismesse a segnalare il mutamento, anche se possono contare su cantieri prestigiosi come quello del Lingotto. C’è, ad esempio, il tema del riuso dei grandi edifici barocchi e ottocenteschi (dal Castello di Rivoli alla Reggia di Venaria, passando per la Mole Antonelliana, interessando anche architetture degli anni sessanta, come il Museo dell’Automobile) come luoghi di diffusione della cultura e dell’arte, che trova origine proprio a Torino nei primi anni ottanta, con il progetto del Museo d’Arte Contemporanea di Rivoli). Ci sono le archi­tetture destinate alla formazione e alla conoscenza, tema sul quale Torino ha giocato e sta giocando molte delle immagini e delle retoriche (da quelle sull’innovazione tecnologica a quelle della società della conoscenza, in uno spazio locale dove il peso del settore produttivo continua comunque a rima­nere centrale) del proprio presente e futuro. Ci sono poi gli interventi archi­tettonici legati alla partecipazione, all’inclusione sociale, alla rigenerazione e riqualificazione urbana, alle pratiche di sviluppo locale, campo nel quale Torino ha saputo sviluppare saperi spesso all’avanguardia. E ci sono infine le architetture delle Spine, quelle olimpiche e quelle della «reinvenzione» del centro storico. Forse è proprio questa molteplicità di temi e architet­ture la testimonianza migliore dei tenta­tivi e degli sforzi di mutazione della forma urbis di Torino. Non sempre gli esiti sono stati all’al­tezza delle premesse, ma il cambia­mento è misurabile proprio nell’ar­ticolazione dei campi di ricerca e di applicazione, dopo la monodimensio­nalità della cultura fordista. Un terzo tema, quello forse più complesso, è relativo agli attori coinvolti dalle trasforma­zioni: nodo centrale, per comprendere realmente le mutazioni nei processi di costruzione della città. Un dato sembra emergere tra tutti: non solo si è rotta (e da tempo) la tradizionale triangolazione progettista-­committente-costruttore. Con l’entrata in scena di nuovi soggetti, cambiano e si articolano specialmente le geografie e le sociologie dei ruoli. L’attore pubblico, ad esempio, ha 14 | Torino Contemporanea | Guida alle architetture

Museum of Contemporary Art in Rivoli. There are architectures for the location of training and knowledge, on which Turin has played and is playing a key role (from the technological innovation to those of the knowledge society, in a local space where the role of the productive sector continues to remain central in any case), for its present and future. Then there are architectural changes associated with involvement, social inclusion, regeneration and urban renewal and practices of local development, a field in which Turin has developed an avant-garde knowledge. Finally there are the architecture of the Spine, the Olympic ones and those of the “reinvention” of the old town. Perhaps it is due to this multiplicity of architecture’s issues that the attempts of changing the shape of city have brought to best performances. The outcomes were not always realized so as conceived in the premises, but the change can be measured also and above all in the articulation of the research fields of new visions application, after the Fordist one-dimensional culture. A third theme, perhaps the most complex, is related to the actors involved into the transformations: the essential element to understand the new building process. The traditional triangulation designer-developer-builder is not there any longer: new players, especially the change and bring new design concepts and sociologies of the roles. The public actor, for example, has acquired a central role in many changes. The public administration organizes the urban debate, finds resources, plans the timetable of interventions, is actually the real “author” of the projects, indicating objectives and discussing morphologies. The actor who tends in this way to disappear is however the architect or the traditional engineer, relying on a small professional office. The number of economic operators and project developers is limited. This fact emphasizes a sort of abnormality in Turin. Meanwhile it is remarkable the increase (and in this case the Olympics represent a kind of turning point) in mixed teams composed by local ˝basic” designers and prestigious foreign architects. This new framework Architettura a Torino | Introduzione | 15


acquisito un ruolo centrale in molte trasformazioni: è lui che orga­ nizza i tavoli, che trova risorse aggiun­tive, che pianifica i tempi, e che molto sovente diventa il vero «autore» dei progetti, indicando obiettivi e discu­tendo morfologie. L’attore che tende a scomparire è invece (a fronte di una scena locale occupata da un numero abbastanza limitato di progettisti, specie se si ragiona alla scala del progetto urbano) l’architetto o inge­gnere tradizionale, strutturato intorno a un piccolo studio professionale. Anche il numero degli operatori econo­mici e imprenditori edilizi è per molti versi limitato, a sottolineare una certa anomalia della realtà torinese. Intanto aumentano i casi (e qui i Giochi Olim­pici rappresentano una sorta di giro di boa, anche se operazioni di questo genere erano già state fatte in passato) di cordate miste con progettisti «basisti» locali e «stranieri» di prestigio. Si potrebbe forse raccontare questa nuova scena così: i processi si articolano e comples­sificano, gli attori tendono a interpretare ruoli anche diversi sovrapponendosi ad altri attori, mentre il numero di inter­preti per ruolo tende paradossalmente a diminuire. In ogni caso il dato centrale è che aumenta la dimensione dialogica delle trasformazioni, e che è sempre più difficile capire chi è (nell’incrocio tra i differenti soggetti) il vero autore di un disegno di facciata o di una morfologia urbana. E questo pone il problema della discrasia tra i processi reali e i modi con cui questi vengono narrati, alimentando retoriche e mitologie che non corrispon­dono alla realtà. Narrazioni e rappresentazioni che rilanciano nostalgie sull’autore e sull’opera eccezionale, sulle garanzie da ricercare per garantire la qualità di un progetto o sull’unitarietà della memoria, anche solo quella industriale della città. Qualità urbana, qualità architettonica Resta ancora un punto da sottolineare, quello della qualità urbana delle trasfor­mazioni recenti. Il disegno cercato, voluto e perseguito dal piano regola­tore appare compiuto nella Spina e problematico invece in diverse Zone urbane di trasformazione, nate ad esempio 16 | Torino Contemporanea | Guida alle architetture

could be summarized in this way: many actors tend to play different roles and overlap with other actors. Meanwhile the number of interpreters for the role paradoxically tends to decrease. In any case, the central fact is that the size of the dialogic transformations increases, and it is ever more difficult to know who is the true author of a design of a facade or of a urban setting. And this raises the question of the discrepancy between the real processes and the ways in which these are narrated, supporting rhetoric and mythologies which do not correspond to reality. Urban quality, architectural quality The urban quality of the recent transformations has to be underlined here. The design sought, desired and pursued by the city plan seems to be fully realized in the plan of Spina. Whereas it seems much more problematic in many areas of urban transformation regarding specific industrial areas. The Guide highlights this diversity, almost a contradiction, going through the realized architectures. The main question here is not only the urban quality, which is far more convincing than the architectural one, but also the development of the ˝building rights” conceived in the plan. The architectural culture of an élite broader than the academy, which paid attention to context and urban morphology, seems slowly to dissolve. These are cultures of generations at the end of their season. Going beyond the ground of imitation has always meant for architecture giving the new emphasis to research, but this has often also brought to an experimentation for its own sake. The architectures highlighted in the Guide show, especially since the early nineties, the overlapping of increasingly individual parables. The academy and its imitators are often replaced by a galaxy of experimentalisms, in which it is hard to find the ˝fils rouges”. The breaking of old beliefs, brings to light a real disorienting condition. The pre-and postOlympics Turin actually offers little space for generations of thirty and forty years architects. The city’s architecture is the monopoly of Architettura a Torino | Introduzione | 17


dalla modificazione di singole e puntuali aree industriali dismesse. La Guida evidenzia questa diversità, quasi una contraddizione, proprio attraverso quei documenti indiscuti­bili che sono le architetture realizzate. In gioco non è solo la qualità, quella urbana assai più convincente di quella architettonica, ma anche i diritti edifica­tori sanciti dal piano. La cultura architettonica di un’élite certo più vasta di quella accademica riconosciuta, che aveva fatto dell’at­tenzione al contesto e alla morfo­logia urbana una delle sue declina­zioni di scuola, appare lentamente dissolversi. Certo, queste architet­ture erano rimaste dei singoli episodi, ma avevano saputo costruire, anche un po’ paradossalmente rispetto alla­modernità, una cultura della replica, se non della copia. Entrambe le culture emergono come culture di generazioni avviate a concludere la loro stagione. Sottrarre il terreno dell’imitazione ha sempre significato, per l’architettura, un’enfasi sul nuovo, che ha aperto strade di ricerca, ma spesso anche una speri­mentazione fine a se stessa. Le architet­ture della Guida evidenziano, soprattutto dall’inizio degli anni novanta, il sovrap­porsi di tempi e di parabole sempre più individuali. Alla scuola e ai suoi spesso colti imitatori si sostituisce, progressi­ vamente, una galassia di sperimenta­lismi, di cui è difficile trovare fils rouges. La rottura, se si vuole anche solo di credenze condivise, porta in luce un vero disorientamento. Si cercano, in maniera a volte persino troppo didascalica, modelli in viaggi di istruzione, tenden­zialmente europei, riassemblati compo­sitivamente in modi sin troppo leggibili: come se mancasse il tempo dell’assimi­lazione e della traduzione di quei modelli. La Torino pre e post-olimpica offre in realtà poco spazio alle generazioni dei trenta e quarantenni. L’architettura della città è monopolio di pochi studi, estranei quasi interamente all’attenzione per la morfologia, come alla curiosità per le mode europee, anche se in questi ultimissimi anni casi (per ora sporadici) di ricerche architettoniche che coniugano valori sociali ormai condivisi (almeno retoricamente) e ricerca progettuale non ridotta a citazione e allusioni, cominciano a vedersi in città. 18 | Torino Contemporanea | Guida alle architetture

a few architects, not interested in the morphology or in the European trends, although in these years the architectural design starts sporadically to match with the social values. The few examples of products of young designers (thirty- forty years old) show a rejection of authority, indispensable to make a break, but also a result of a lack of points of reference. The impression the reader gets is that of an international oriented architecture, witty and sometimes ironic, but casual and evident in its ˝quotations” too. The rare exceptions point out the hope that public policies might offer the opportunity of making out compositional structures, which are not only linguistic. The architectural culture of the élites of the industrial Turin, now clearly at sunset, found in the land distribution its construction identity. Architecture without a research on the distribution is star dust. The challenge on the distribution shines rarely in recent architectures as it requests a long and not easily fruitful work. Forms of the new city A final observation emerges from the Guide: the difficulty found not only by the architectural and urban culture, but also by the administrative and political system in shaping the new city. In the discussion regarding the skyscrapers, clearly one could see all the weakness of the theoretical frameworks. It seems necessary, as an ultimatum, to defend the identity of the baroque city, as the bourgeois of the late 19th and early 20th-century. It seems paradoxical to try to include even only the attempt to imagine what will be the morphologies of the city of the XXI century. After all, the most important morphological datum that emerges in the past twenty-five years is the defense of a city, Turin, which grows in densification. This is also the idea of ​​a European city, not only Italian, rooted in history, but it also has to find its own public spaces, public buildings, the relationship between volumes and voids. A city where the density is, or would be, synonymous for social relationships between diversity, and opportunity for discoveries and exchanges. The Architettura a Torino | Introduzione | 19


I non molti esempi di giovani progettisti (ormai quarantenni o sulla soglia dei quarant’anni) testimoniano un rifiuto dell’autorità, parte di un gioco necessario per compiere la rottura, ma anche un’instabilità di riferi­menti, non disponibile a costruire codici o a identificare almeno cenacoli, se ci si passa l’ironia. L’impressione che il lettore della Guida ricava è quella di un internazionalismo, spiritoso e a volte ironico, ma che rimane sull’occasione e che rivela troppo le sue citazioni, e solo in alcuni casi riesce a giocare con il palinsesto dei riferimenti culturali e delle morfologie urbane. Le eccezioni sono rare, in un campione già di eccezioni, e fanno sperare che poli­tiche pubbliche o in partenariato offrano l’occasione per una misura vera della capacità di appropriarsi di strutture compositive, che non siano essenzialmente linguistiche. La cultura architettonica delle élites ristrette della Torino industriale, oggi chiaramente al tramonto, aveva fatto della distri­buzione il terreno di una lunga e medi­tata costruzione di identità. Un’architettura senza una ricerca sulla distri­ buzione è polvere di stelle, cipria di un belletto. La sfida sulla distribuzione traspare davvero raramente nelle architetture più recenti e implica un lavoro lungo e non facilmente fruttuoso.

interest of the Guide for a non-professional reader, as well as for a mindful visitor, relies in the discover of how Turin is facing this challenge, especially in relation to the future. Its interest lies in its being a city of contradictions (although the term is obsolete), which are determined or will be determined in the already built areas, where the challenge will be to densify again, finding a sense in this choice, even to return to the contemporary Turin a strong relationship with its extraordinary natural position: a chance to build new visual axes, areas where nature is not residual, a new ratio between royal residences and urban structures.

Forme della città nuova Un’ultima osservazione emerge dalla Guida: la difficoltà per le culture architet­toniche e urbane, ma anche per quelle amministrative e politiche, di dar forma alla città «nuova», ma persino alle sue retoriche. Nella discussione sui grattacieli, a volte feroce e a volte priva persino di ironia, è emersa tutta la debolezza dei quadri teorici tentati. Appare necessario, quasi ultimativo, difendere le identità della città barocca, come di quella borghese di fine Ottocento e inizio Novecento. Appare paradossale cercar di includere anche solo il tentativo di immaginare quali saranno le morfologie della città del XXI secolo. In fondo, il dato morfologico più impor­tante che emerge nelle complesse e contraddittorie vicende degli ultimi venticinque anni è la difesa di una città, Torino, che cresce densificando gli spazi. l’idea 20 | Torino Contemporanea | Guida alle architetture

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di una città europea, non solo italiana, radicata nella storia, ma che deve saper trovare proprie misure per gli spazi pubblici, per l’iso­lato, per gli edifici pubblici, per le rela­zioni che costruiscono il rapporto tra volumi e vuoti. Una città dove la densità è, o vorrebbe essere, sinonimo di rela­zioni tra diversità sociali, funzionali, simboliche, di occasioni di scoperte e di scambi non solo tra simili. L’interesse della Guida per un lettore non professionale, così come per un visitatore non distratto, sta anche nello scoprire come Torino stia affrontando questa sfida, e ancor più come la imma­gini e prefiguri in rapporto al futuro. L’interesse sta nel suo essere città di contraddizioni (anche se il termine appare desueto), che si determinano e si determineranno in aree già edificate, dove la sfida sarà quella di ridensificare, trovando un senso a questa scelta, anche per restituire alla Torino contem­ poranea un forte rapporto con la sua straordinaria giacitura naturale: una possibilità di costruire nuovi assi visivi, spazi dove la natura non sia residuale, un rapporto tra residenze reali e strut­ture urbane non soltanto per negazione, come in parte avviene ancora oggi.

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ITINERARIO/ROUTE Quadrilatero romano e Porta Palazzo

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Progetto/Project Gabetti & Isola, Guido Drocco, Enrico Moncalvo (Torino) Anno/Year 1982/94 Luogo/Address Via XX Settembre 88c Mezzi/Transport 4, 11, 12, 13, 18, 27, 51, 51/, 57, 92, 92B, 119

Museo di Antichitá

Il progetto nasce come un percorso articolato attraverso alcuni punti cardine della storia di Torino: costeggiando un tratto di muro romano tra le Porte Palatine e l’anfiteatro, penetra nella Manica Nuova del Palazzo Reale e, uscendovi attraverso l’antico fossato, raggiunge le serre del palazzo disposte lungo l’attuale corso Regina Margherita. Il percorso è in gran parte ipogeo, dando così forma concreta all’idea di rendere accessibile e visibile, in quanto museo archeologico, ciò che il sottosuolo nel tempo ha restituito. Quasi assente, l’edificio di Gabetti & Isola appare come lieve declivio erboso nel parco del palazzo, da cui emergono soltanto i lucernari.

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The project starts as an insight route through in the history of Turin bringing visitors along a stretch of Roman wall between the Porte Palatine and the amphitheatre. Then it enters the new wing of the Royal Palace and through an old ditch reaches the greenhouses of the building located along the actual Corso Regina Margherita. Although the route is largely underground, gives concrete form to the idea of ​​making accessible and visible, as archaeological museum, what was under the soil over time. The building of Gabetti & Isola looks absent like a gently sloping green on the grassy park of the Palace, from which emerge only the skylights.

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CULT

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Progetto/Project Studio Albini Associati (Milano, capogruppo), OBR Open Building Research Srl (Genova, coordinamento), Rick Mather Architects Ltd (Londra) Anno/Year 2004/in corso Luogo/Address Via XX Settembre Mezzi/Transport 4, 11, 12, 13, 18, 27, 51, 51/, 57, 92, 92B, 119

Nuova Galleria Sabauda, Polo Reale

Museo Diocesano

Il trasferimento della Galleria Sabauda nella Manica Nuova di Palazzo Reale conclude e realizza il Polo Reale, progetto che mette a sistema i musei che gravitano intorno a Palazzo Reale. Il progetto per il recupero, il restauro e la riconversione funzionale della Manica Nuova consegna alla nuova funzione museale l’edificio storico nato per altri scopi (gli uffici amministrativi del regno sabaudo) tramite un’esplicita lettura critica. I criteri museografici adottati sono funzionali all’allestimento delle collezioni della Galleria Sabauda, privilegiando un uso flessibile del museo. L’ingresso del pubblico avviene in corrispondenza della crociera centrale della Manica Nuova, da cui, scendendo, è possibile accedere al sottostante Museo archeologico, oppure, salendo, iniziare il percorso espositivo ad anello concepito come sequenza cronologica, dal piano terra fino al sottotetto.

Parte del percorso del Polo Reale, il Museo Diocesano è nella Chiesa Inferiore del Duomo di Torino, caratterizzata da un impianto rinascimentale con emergenze archeologiche relative alle basiliche paleocristiane, limitrofe al teatro romano. Il progetto di allestimento ha posto come prioritario il rispetto della valenza storica prevalente: l’essere museo di se stessa. L’intervento realizza un percorso di visita che costituisce un momento di riflessione e approfondimento, sia culturale sia liturgico, e sia stimolo per una lettura consapevole dell’architettura e dell’arte sacra. Il museo si articola in aree tematiche storico-liturgiche attraverso l’esposizione di opere d’arte che attraversano tutta la storia della Diocesi fino all’arte contemporanea. Tra queste, il battistero rinascimentale della cattedrale e la pala del Battesimo di Cristo di Martino Spanzotti, esposte nel loro contesto storico, artistico e liturgico.

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The transfer of Savoy Gallery in the new wing of the Royal Palace ends the realization of the Royal Polo, which provides a system of the museums which are around the Royal Palace. The project for the recovery, restoration and conversion of functional of the new wing gives the new feature of museum feature to the old building created for other purposes (the administrative offices of the House of Savoy) with an explicit critical reading. The criteria adopted are functional to the setting of the collections’ exhibitions of the Savoy Gallery, privileging a flexible use of the museum. The public entrance is set in the cruise center of the new wing, which, going down, give access to the underlying archaeological museum, or going up, take to the starting point of the exhibition ring designed as a chronological sequence, from ground floor to the attic.

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Part of the route of the Royal Polo, the Diocesan Museum is in the lower church of the Cathedral of Turin, and is a system characterized by Renaissance archaeological sites relating to early Christian basilica, adjacent to the Roman theater. The exhibition project of the museum has placed priority on compliance with the prevailing historical value: being a museum of itself. The intervention creates a guided tour of reflection and study, both cultural and liturgical, and be an incentive for a conscious reading of the architecture and of the religious art. The museum is divided into historical and liturgical themes through the display of works of art which range fron the old history of the Diocese to the contemporary art. Among these are to be considered the baptistery of the cathedral and the Renaissance altarpiece of the Baptism of Christ by Martin Spanzotti, exhibited in their historical, artistic and liturgical context.

Progetto/Project Chiara Momo, Maurizio Momo (Torino, restauro della Chiesa Inferiore, allestimento), Luisella Pejrani, Andrea Longhi, Marco Subbrizio, Frida Occelli (Torino, studio per la sistemazione archeologica) Anno/Year 2000 (restauro); 2008/10 (allestimento) Luogo/Address Piazza San Giovanni Mezzi/Transport 4, 11, 12, 13, 18, 27, 51, 51/, 57, 92, 92B, 119

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Progetto/Project Giovanni Durbiano, Luca Reinerio, Aimaro Isola, Egidio Cupolillo (Torino) Anno/Year 2003/06 Luogo/Address Piazza Cesare Augusto Mezzi/Transport 4, 11, 12, 13, 18, 27, 51, 51/, 57, 92, 92B, 119

Parco archeologico della Porta Palatina

Le linee guida del progetto partono dalla constatazione del dislivello di circa 4 m esistente tra piazza San Giovanni e corso Regina Margherita, con il punto medio collocato alla originaria quota romana. Il progetto abbassa fino a questo livello l’area compresa tra via della Basilica e la Porta Palatina, rialzando invece la parte oltre le mura: si determina un unico piano che si estende fino a formare un bastione, sulla traccia del perimetro delle fortificazioni demolite nel XIX secolo. Al di sotto trovano riparo i carri del vicino mercato di Porta Palazzo. Con leggeri interventi di ricucitura, che rappresentano la parte più riuscita dell’operazione in

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The guidelines of the project depart from the observation of difference in level of about 4 m between Piazza San Giovanni, Corso Regina Margherita, with the midpoint located at the original Roman quota. The project drop till to this level the area between the Basilica and Porta Palatina, raising instead the party beyond the walls: it results in a single plane that extends to form a bastion, following the track of the perimeter of the fortifications demolished in the nineteenth century. Below are sheltered the chariots of the close market of Porta Palazzo. With light mending interventions, which are the most successful operation in

termini di spazio pubblico, il perimetro della bastionata viene riconnesso agli edifici circostanti, attraverso piazze e percorsi. L’intervento consegna all’uso quotidiano un luogo che ebbe, fin dal dopoguerra, un ruolo importante nei dibattiti sulla ricostruzione, ma che è rimasto a lungo dimenticato.

terms of public space, the perimeter of the bastion is reconnected to the surrounding buildings, plazas and pathways. The new design takes back to a daily use a place that had, since the post war period, an important role in many debates about reconstruction, but that has long been forgotten.

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Progetto/Project Hotel Santo Stefano: Gabetti & Isola, Franco Fusari (Torino); Casa di Monsù Pingon: Franco Fusari, Federico De Giuli, Cristiano Pistis (Torino) Anno/Year 2000/03 Luogo/Address Via Porta Palatina 19, Via della Basilica 13 Mezzi/Transport

Hotel Santo Stefano e Casa di Monsù Pingon

I due interventi si collocano entro una stagione di più ampio rinnovamento del centro storico iniziata con le residenze per la CST di Gabetti & Isola, insieme al restauro del Palazzo dei Lavori Pubblici, alla sistemazione di piazza San Giovanni e di piazza IV Marzo, al progetto per il Parco archeologico. L’hotel Santo Stefano ricalca le tracce dell’antico isolato, mentre la torre angolare svuota il suo volume risolvendo le funzioni della hall attraverso una lunga rampa anulare in legno. La casa di Monsù Pingon, ristrutturata a bar/ristorante, uffici e residence, si organizza intorno alla torre medievale preesistente, incastonata nell’edificio.

The two interventions are placed within a period of more extensive renovation of the center began with residences for the CST & Gabetti Island, together with the restoration of the Palace of Public Works, accommodation in Piazza San Giovanni and Piazza IV in March, the project for the Archaeological Park. Hotel Santo Stefano follows the traces of the old block, while the angular tower empties its volume giving way to the use of the hall through a long wooden ramp ring. The house Monsù Pingon, renovated in bar / restaurant, offices and residences, is organized around the existing medieval tower set in the building.

4, 11, 12, 13, 18, 27, 51, 51/, 57, 92, 92B, 119

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Progetto/Project Gabetti & Isola, Guido Drocco (Torino) Anno/Year 1978/84 Luogo/Address Via Santa Chiara Via Sant’Agostino Via Bonelli Mezzi/Transport 4, 11, 12, 13, 18, 27, 51, 51/, 52, 57, 92, 92B, 119, Star 2

Residenze per la Centro Storico Torinese

Nate su iniziativa della Centro Storico Torinese Spa, una società costituita tra la Città di Torino e 36 imprese edili per attuare un piano di risanamento del Quadrilatero romano promosso dal Collegio Costruttori, le «piramidi» di Gabetti & Isola sono l’unico esempio di nuova costruzione realizzata nella zona e soprattutto di nuovo approccio critico alla preesistenza. L’intervento consiste nella sopraelevazione di un deposito di tessuti costruito dopo la guerra, al posto di un ampio settore di isolato distrutto dai bombardamenti. Un nuovo spazio comune, su cui si affacciano tutti gli appartamenti e convergono i corridoi di distribuzione nasce all’interno dell’isolato, dietro gli alti fronti affacciati su strada, che per contrasto conferiscono all’edificio una forte dignità urbana.

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Resulting form the initiative of the Centro Storico Torinese SpA, a company formed between the City of Turin and 36 building companies to implement a reorganization plan of the Roman Quadrangle sponsored by the College of the Builders, the “pyramids” of Gabetti & Isola are the only example of a new building built in the area and especially of a new critical approach to pre- existent built material. The project consists of raising a building used as stock of fabrics, built after the war, in the place of a wide isolated area destroyed by the bombing. A new common area, onto which focus all the apartments and corridors of the distribution, was established within the block, behind the tall fronts facing onto the road, which, by contrast, gives the building a strong urban dignity.

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Progetto/Project Andrea Bruno (Torino) Anno/Year 2002/08 Luogo/Address Via San Domenico 11 Mezzi/Transport Star 2

Museo di Arte orientale

Tra gli esempi più significativi della stagione barocca torinese, Palazzo Mazzonis ospita dal 2008 il Museo di Arte Orientale, esito della ridefinizione, del rinnovamento e dell’ampliamento della Sezione Orientale del Museo Civico d’Arte Antica. Dal portone d’accesso da via S. Domenico l’androne esistente è trasformato in atrio, dove trovano posto la biglietteria e il guardaroba, anticipando l’ingresso al grande volume vetrato realizzato sul selciato della corte interna del Palazzo, che ospita i giardini giapponesi. Da qui inizia la visita delle sale contenenti le collezioni, suddivise in cinque sezioni – l’Asia Meridionale, la Cina, il Giappone, la Regione himalayana, i Paesi islamici –, volutamente caratterizzate attraverso scelte formali che conferiscono forte individualità a ciascuna galleria.

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Museo diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà

Among the most significant examples of Turin’s Baroque season, Palazzo Mazzonis houses, since 2008, the Museum of Oriental Art, a concrete result of the redefinition, renewal and extension of the Eastern Section of the Museo Civico d’Arte Antica. Entering from the gate in Via S. Domenico, is possible to see how the existing hall has been transformed into atrium that houses the ticket office and cloakroom, anticipating the entrance to the large volume of glass produced on the pavement of the courtyard of the Palace, where are the Japanese gardens. From here begins a visit to the rooms of the collection, divided into five sections: South Asia, China, Japan, the Himalayan region, Islamic countries, intentionally characterized by strong formal choices that gives individuality to each gallery.

Il percorso attrezzato che si snoda nei sotterranei delle ex caserme juvarriane (1716-1728), un tempo all’ingresso della città, costituisce probabilmente il più piccolo museo di Torino. Gli ambienti sotto le volte in mattoni sono allestiti con filmati e installazioni sonore che dilatano lo spazio, e lo ricostruiscono sui muri, o in trompe l’oeil, su tavoli e sedie. Il viaggio sotterraneo si conclude nella discesa a un vero rifugio antiaereo, «allestito» con il rombo delle bombe; con le sue pareti ricurve di cemento armato è un’architettura tragicamente moderna. L’unico oggetto originale del museo è una sedia, recuperata da un poligono di tiro usato per le esecuzioni: spaesante oggetto d’uso comune.

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The path that winds in the underground facilities of the former barracks by Filippo Juvarra (1716-1728), once set at the entrance of the city, is probably the smallest museum of Turin. The areas under the brick vaults are equipped with video and sound installations that expand the space, and reconstruct the walls, or trompe l’oeil, on tables and chairs. The journey ends in the basement down to a real air-raid shelter, „set up” with the roar of bombs. Its curved walls of reinforced concrete make of it a tragically modern architecture. The only original object of the museum is a chair, recovered from a shooting range used for executions. It is a sort of disorienting everyday object.

Progetto/Project N!03 studio ennezerotre (MilanoTorino-allestimento) Anno/Year 2005 Luogo/Address Corso Valdocco 4/A Mezzi/Transport 7 storica, 10, 16, 72, 72/, 91, 91B

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Progetto/Project Massimilano e Doriana Fuksas (Roma) Anno/Year 1998/11 Luogo/Address Piazza della Repubblica Mezzi/Transport 3, 4, 7 storica, 11, 16, 51, 51/, 92, 92B

Centro Palatino

Realizzato per sostituire l’edificio preesistente (costruito negli anni sessanta) nel sistema dei padiglioni mercatali della piazza, il «Palatino» è un volume vetrato che accoglie le attività commerciali legate all’abbigliamento. Al di sopra del parcheggio, ritagliato per fare emergere le preesistenti ghiacciaie, si trova una grande piazza interna, sul cui perimetro si insediano i negozi. Il primo piano è una balconata solcata da passerelle che decostruisce e complessifica lo spazio. L’ultimo livello, dotato di una terrazza affacciata sul mercato, è dedicato alla ristorazione. Le facciate sono composte da una serie di lamelle di vetro opaco che si alternano a doghe di acciaio, più frequenti man mano che ci si avvicina al suolo della piazza.

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Designed to replace the existing building (built in the sixties) in the system of the market halls of the square, the “Palatino” is a glass building that houses the business activities related to clothing. Above the parking, designed to bring out the pre-existing ice stores, there is a large inner square where are set up some shops. The first floor has a balcony criss-crossed by walkways, which have the explicit role of deconstructing the complex space. The last level, with a terrace overlooking the market, is dedicated to the catering market. The facades are composed of a series of strips of opaque glass which alternate with lamination steel staves.

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Progetto/Project Giovanni Torretta, Pio Luigi Brusasco, Adriana Comoglio, Claudio Perino (Torino) Anno/Year 1994/01 Luogo/Address Via Borgo Dora, via Vittorio Andreis Mezzi/Transport 4, 11, 12, 19, 50, 51, 51/, 92, 92B, 119

Recupero del Cortile del Maglio nell’ex Arsenale Militare

L’intervento di copertura e recupero del Cortile del Maglio, parte della più ampia operazione che ha rinnovato il complesso dell’ex Arsenale di Borgo Dora prevalentemente in condizioni di rovina, nasce dallo studio di fattibilità che la Città ha promosso nel 1994 per l’intera area che collega il mercato di Porta Palazzo con il fiume Dora. La nuova piazza intorno al preesistente maglio, sormontato da un buco centrale nella copertura, ospita sul perimetro botteghe soppalcate che si affacciano sullo spazio comune. La copertura, che indugia tra reinterpretazione di tipologie ottocentesche e aggiornamento tecnologico, è una piramide tronca in legno lamellare di 40x40 m di base, sostenuta nei displuvi da quattro puntoni in acciaio che, ramificandosi, raggiungono le quattro falde. Ne deriva uno spazio di grande fascino, capace di collegare parti del mercato storico altrimenti non comunicanti.

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The coverage and recovery of the Cortile del Maglio, is part of a larger operation that has recast the former Arsenal Borgo Dora, which was mainly a ruin, comes from the feasibility study that the City has promoted in 1994 for the whole area that connects the Porta Palazzo market with the River Dora. The new square around the existing hammer surmounted by a central hole in the covering, hosts shops whose lofts overlook the common area. The roof, reports both nineteenthcentury building reinterpretation and a technological upgrading, is a pyramid made by wooden lamellar logs,of a 40x40 m base, supported by four steel struts, reaching the four pitches. The result is an area of great ​​ charm, linking other parts of the historic market.

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Progetto/Project Università del Dialogo e Piazza dei Popoli:Studio Comoglio Architetti (Torino); Chiesa Maria Madre dei Giovani: Camerana & Partners (Torino) Anno/Year 2001/03 Università del dialogo e Piazza dei popoli; 2009/12 Chiesa Maria Madre dei Giovani Luogo/Address Piazza Borgo Dora 61 Mezzi/Transport 4, 11, 12, 19, 50, 51, 51/, 92, 92B, 119

Università del Dialogo e Piazza dei Popoli al Ser.Mi.G., Chiesa Maria Madre dei Giovani

L’Arsenale della Pace è sede del Ser. Mi.G (Servizio Missionario Giovani) dal 1983, quando il suo fondatore Ernesto Olivero avvia la trasformazione dell’ex arsenale militare costruito a metà Ottocento e abbandonato nel 1943. L’Università del Dialogo trova spazio nel Padiglione dei Forni, ristrutturato per ottenere cinque aule al piano terra, che attraverso pareti scorrevoli possono diventare all’occorrenza un’unica grande aula. L’area verde antistante è diventata la «Piazza dei Popoli», luogo di contemplazione e preghiera. Sempre per il Sermig, Comoglio Architetti firma nel 2007 l’Ospiteria della Pace nella palazzina collaudi (Ottorino Aloisio, 1936), e, nel 2009, il recupero delle ex Sellerie e la loro destinazione a scuola di restauro, asilo nido e residenze. L’intervento è rivolto anche a un recupero d’immagine dell’edificio: una cortina in lamiera forata di lega rame-zinco-titanio è sovrapposta in modo indipendente

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The Arsenal of the Peace is the seat of Ser.Mi.G (Young Missionary Service) since 1983, when founder Ernesto Olivero gave start the transformation of the former military arsenal built in the mid nineteenth century and abandoned in 1943. The University of the Dialogue is located in the pavilions of the ovens. This was renewed to obtain five classrooms on the ground floor, which through sliding walls can become only one large classroom. The green area in front of it has become the “People’s Square,” a place of contemplation and prayer. Also for the Sermig, Comoglio Architects carries out in 2007 the design of the Host of Peace in the building of the inspections (Ottorino Aloisio, 1936). In 2009 takes place the recovery of the ex Sellerie (harness horse) which became a restoration school, kindergarten and residences. The intervention is also directed to a recovery image building: a curtain of perforated

alla facciata. Tale pelle avvolge l’edificio come un velo ambiguo, che occulta la complessità e il disordine architettonico della precedente struttura a capanna, e allo stesso tempo realizza la trasparenza e il disvelamento dei volumi restrostanti. Nello stesso anno inizia la trasformazione, a opera di Camerana & Partners, di un altro ex opificio del Sermig in un luogo di preghiera, a sua volta utilizzabile come sala per incontri e dibattiti. Il progetto lavora con la luce naturale: quella velata, proveniente dall’alto per le esigenze della chiesa; quella fredda, che entra dalle vetrate e dai tre shed per le necessità della sala conferenze.

sheet metal made by a copper-zinctitanium alloy is superimposed independently on the facade. This skin wraps the building as an ambiguous veil that hides the complexity and clutter of the previous architectural structure in the hut, and at the same time realizes the transparency and revealing volumes of the back stage. In the same year Camerana & Partners began the transformation of another former factory of Sermig into a place of prayer, which can be used also as a place for meetings and discussions. The project works using the natural light: the veiled one coming from above to meet the needs of the church, the other cold, entering through the windows and the three sheds for the needs of the conference room.

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