One Architecture 2

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Editoriale EDITORIAL L’anno 2020 ci ha dimostrato che ciò che diamo per assodato, certo e immutabile, in verità può cambiare, e velocemente, sotto i nostri occhi. Il cambiamento è fonte d’incertezza, ma anche di opportunità. È l’occasione per mettere in discussione le nostre convinzioni, forse non più attuali. Il cambiamento ci permette, o forse ci obbliga a ragionare uscendo dal perimetro di comfort ed è proprio questo sforzo, intellettuale prima che imprenditoriale, che ci consente di innovare, di rinnovarci, di modificare abitudini e trovare nuove vie. Darwin diceva che non la specie più forte, e forse nemmeno la più intelligente, prevale: ma quella capace di adattarsi, modificarsi al modificarsi delle condizioni al contorno, essere resiliente e flessibile. Le referenze che andremo qui a presentare sono una ulteriore, concreta dimostrazione proprio di queste capacità, che permettono a Listone Giordano di calarsi nei singoli progetti e nelle singole realizzazioni, facendosi di volta in volta interprete della funzione, della scala dell’intervento, ma anche e soprattutto del luogo e del contesto storico-culturale. Una capacità di essere presente come protagonista e testimone del proprio tempo che trova la sua rappresentazione, il suo manifesto nel progetto milanese dell’Arena, luogo di storia e grande fascino che ancora una volta - come spesso succede con Listone Giordano - ci offre l’opportunità di dare spazio a riflessioni di più ampio respiro. Il mondo retail ha vissuto trasformazioni rivoluzionarie in questi anni, ancora e molto prima del 2020, anno in cui un’evoluzione già in divenire ha certamente accelerato. E-commerce, portali digitali dove acquistare tutto quello che vogliamo, da Amazon in poi, di più: un approccio tutto nuovo all’esperienza digitale che passa attraverso la virtualizzazione degli showroom, del nostro modo di scoprire, scegliere ed essere ispirati dai prodotti, dagli influencer, dalle case produttrici di tutti i settori. La domanda che rimane spesso inespressa o tra le pieghe di una così forte spinta al cambiamento verso esperienze virtuali o digitali: qual è la funzione oggi degli spazi espositivi, dei negozi, degli showroom? È indubbio che la loro identità debba modificarsi, gli showroom non sono più semplici, o sofisticati, spazi di presentazione prodotti e vendita al dettaglio, hanno l’opportunità di diventare luoghi più importanti: luoghi di relazione, dove fare cultura, creare momenti di confronto, parlare di arte, storia e della nostra società che cambia. Una cosa rimane scritta nella roccia: siamo animali sociali e per quanto il mondo digitale ci conquisti, rimane forte, innato e immancabile il nostro desiderio di “vedersi”, frequentarsi, confrontarsi e creare socialità vera. Questa diventa l’occasione per il mondo degli showroom di sottolineare la propria importanza come luogo e occasione irrinunciabile, e non solo ritagliarsi un angolo in un mondo che è andato altrove. Spazi quindi da ripensare, per funzioni nuove, più ampie e articolate, meno “espositive” ma più coinvolgenti e flessibili. Il design e l’architettura sono al servizio di questo ragionamento, in cui il mondo imprenditoriale dovrà esplorare territori nuovi e forse inesplorati, per creare luoghi adatti ad esperienze ed usi diversi. L’Arena di Listone Giordano, a Milano, è un passo importante in questa direzione. La mano sensibile e colta di Michele De Lucchi è stata capace di dare vita a questo rinnovamento, di interpretarlo, creando uno spazio ed un luogo adatto proprio alle funzioni sociali tipiche di un’antica “Arena” greca o romana, in cui però a confrontarsi sono le idee. Un’Arena intellettuale. Occasione di crescita culturale e dialogo aperto sui temi dell’arte, del design, dell’architettura e della società, in una cornice calda e avvolgente in cui il legno senza essere “oggetto” diventa protagonista di un’esperienza che conquista e che ti fa venire voglia di approfondire, capire e scoprire. Quale modo migliore per presentare un prodotto, sofisticato ed elegante come il legno, di renderlo silenzioso guardiano di un racconto più ampio, di un percorso culturale di cui diventa custode e protettore? Nicola Leonardi, The Plan


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