Protezione animali

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Alien cheat Protezione animali

Autori Classe II B Scuola secondaria di primo grado Einaudi Marghera - Venezia


Che dire di me? Ah sì: mi chiamo Harry Hackerman, sono un ragazzo di diciassette anni, vengo da una famiglia benestante e pratico arti marziali. Sono abbastanza bravo in informatica, gioco a calcio e so andare in moto. L’altro giorno ho visto un gatto nero e l’ho accarezzato; era molto morbido. Perché mi sto presentando? Perché assieme ai miei amici sto per raccontarvi una storia straordinaria! Quale? Forse ve lo dirà Robie.


Buongiorno lettori. Mi hanno chiesto di presentarmi, quindi eccomi qui. Mi chiamo Robie Rock. Questa mattina mi sono alzato presto e ho spazzolato i miei capelli neri. Poi mi sono messo le mie lenti a contatto verdi, perché i miei occhi neri non mi piacciono. Dato che sono un po’ pazzerello, mi sono colorato alcune ciocche di capelli di rosso e di giallo. Mia mamma mi ha scoperto e si è arrabbiata, così mi ha mandato a dare una mano nella fioreria di mio nonno Franco prima della scuola. Lì non potevo usare la mia calcolatrice e il suo gradevole odore di plastica mi mancava! Ho ripensato a qualche anno prima, quando mia mamma e mio nonno Franco mi mandarono in un convento di frati in Inghilterra perché non mi sopportavano più. Durante le lezioni ero calmo e serio. I miei amici facevano battute e facevano cavolate, ma non mi veniva mai da ridere perché sono impenetrabile.


Questo pomeriggio ho incontrato una vecchietta che portava un sacco pesante e non l’ho aiutata dato che a volte sono un tipo freddo. Però avrei tanto voluto sapere cosa conteneva qual sacco! La sera ero stanco, mi sono disteso sul divano e mi sono messo a guardare un programma molto commovente. Dato che a volte sono anche emotivo, mi sono messo a piangere. Avevo molto sonno, così mi sono addormentato, con il viso bagnato delle mie lacrime. Ecco perché non ho avuto tempo di raccontarvi degli alieni. Lascio questo compito a Serena. Vi basterà il suo nome per capire perché è meglio che se ne occupi lei.


Mi chiamo Serena Secchioncelli. Volete sapere di più su di me? Be’, ho tredici anni, quasi quattordici e ogni mattina mi sveglio sicura che sarà una bella giornata. Vado a fare colazione con il solito cornetto vuoto e un cappuccino senza zucchero. Successivamente vado in bagno e mi lavo i denti dopo essermi tolta l’apparecchio, poi mi pettino i capelli e mi faccio una coda di cavallo. Vado a scuola sfrecciando sulla mia bici. Finita la scuola, faccio i compiti, poi vado a correre e, quando rientro, mi riposo leggendo un libro. Uso il cellulare solo per controllare i compiti sul registro elettronico. Dopo tutte queste attività, mi viene fame e vado a fare uno spuntino, anche se so che non dovrei. Mi preparo velocemente un panino perché sono molto furba e so sempre come arrangiarmi. Dopo, vado a preparare lo zaino per la scuola, ed ecco che è già ora di cena.


Prima di andare a dormire, ascolto un po’ della mia musica preferita, poi spengo la luce e mi addormento, ma questa sera no, perché se non vi racconterò io della nostra missione con gli alieni, quegli sfaticati dei miei compagni non lo faranno di certo. Non che ci sia molto da dire: l’altro giorno, cinque alieni sono sbarcati sulla Terra piangendo come disperati. Hanno detto che sul loro pianeta nessuno vuole più mangiare perché gli abitanti sono stufi della dieta a base di insipide rocce stellari che sgranocchiano da migliaia di anni. Loro sono stati mandati qui per trovare i cibi più gustosi del nostro pianeta, in modo da portarli nel loro. Lì hanno delle macchine moltiplicatrici, che da un solo piatto possono ricavare cibo in abbondanza per tutto il pianeta. Il problema è che non hanno cibi deliziosi dai cui partire. Io e i miei amici abbiamo deciso di accompagnarli in giro per la Terra perché abbiamo visto che sono un po’ imbranati e non volevamo rischiare che puntassero il loro raggio moltiplicatore su cose pericolose come rifiuti tossici o l’animale da compagnia di Pablita. Per saperne di più… ascoltate la sua presentazione.


Salve a tutti, sono Pablita Prudenzia e vado sempre in giro con un casco da moto per proteggere la mia preziosa testa. Porto con me un ombrello anche se c’è il sole. Be’, che c’è? Ognuno ha le sue manie, no? Esco raramente di casa e sempre indossando attrezzatura antinfortunistica. Sono una grande oratrice, modestamente, ma mi dicono sempre che parlo di cose troppo filosofiche, incomprensibili. Quando invece scrivo, mi dicono che sono simpaticissima, faccio ridere e non sembro nemmeno più io. A volte faccio cose stupide per attirare l’attenzione, ma non mi considera nessuno. Sapete cosa mi è successo tempo fa? Sono finita in prigione. Ma poi sono riuscita a evadere e, scappando, ho trovato una fattoria. Sono entrata e ho trovato un’enorme cassaforte piena d’oro. L’ho preso tutto e, già che c’ero, mi sono portata


via anche un maiale, che oggi è diventato il mio animale da compagnia. L’ho portato insieme a me (come l’oro), anche quando mi sono arruolata in una scuola di aeronautica. Anche lì ho cominciato a guadagnare molti soldi (i piloti d’aereo sono pagati bene!) e a trent’anni ho addirittura fondato la mia compagnia di volo. Peccato non mi sia servita durante il nostro viaggio in giro per il mondo con gli alieni. Del resto avevamo ben altri mezzi per spostarci, ma se volete sapere quali… dovete arrivare in fondo al nostro racconto. Intanto, beccatevi la presentazione dell’ultimo membro della nostra ciurma.


Uff, che sonno. Come? È mezzogiorno? Ma certo, io, Olivio Oak, mi sveglio sempre a quest’ora. La prima cosa che faccio è lanciare via le coperte. Per andare al lavoro indosso il mio smoking nero e, durante il tragitto per andare a prendere la macchina in garage, cammino in modo tranquillo. Sono un commercialista, ma come hobby faccio il boscaiolo. Quando devo spiegare qualcosa ai clienti non riesco a farmi capire, però durante la pausa pranzo con i miei colleghi mi diverto a fare un sacco di battute. Di pomeriggio, dopo il lavoro, mi rilasso sul divano con una lattina di birra in mano. Quando vado a fare la spesa e vedo una persona in difficoltà nel pagare, la aiuto senza volere niente in cambio. Di sera torno nel mio letto, che non è stato rifatto dopo che mi sono alzato la mattina. Ma ora so che siete curiosi di leggere la nostra avventura quindi… ecco la prima città che abbiamo visitato durante la nostra…


Food quest! La ricerca dei cibi più buoni del mondo.

Ci siamo diretti subito a Il Cairo. È la città simbolo dell’Egitto, che molti considerano anche la capitale del mondo arabo, una “megalopoli in continua metamorfosi”, secondo la nostra guida, cioè una grande città in continuo cambiamento. Tra i motori rumorosi e i commercianti che urlavano, c’era un caos continuo. L’odore, come è ben intuibile, era di benzina bruciata proveniente dai tanti motorini, ma per fortuna sentivamo anche un buon odore di spezie proveniente dai mercati.


“Il Cairo conta oltre diciannove milioni di abitanti!” ci disse Pablita Prudenzia che gradiva molto questa città, perché era rimasta colpita dal fascino dei mercatini di spezie. “Sono sicura che qui troveremo ciò che cerchiamo!” Infatti bastò il primo assaggio di Shawerma per capire che era il piatto giusto da portare agli alieni. Questa pietanza è composta da pezzi di carne di agnello, pollo e capra. La pietanza assume la forma di un cono che viene passato nel grasso di cottura delle carni che lo compongono. Una vera delizia. Avendo trovato in fretta il cibo che cercavamo, ci era rimasto un po’ di tempo per visitare la città, così decidemmo di andare alla sua famosa torre per vedere questo luogo dall’alto, in tutta la sua


bellezza. La Torre è alta 185 metri ed è rivestita da un reticolo che chiamano “palma” per la sua somiglianza con la corteccia di questi alberi. Di notte, grazie alle luci, la torre si illumina di colori particolarmente freddi. Ai suoi piedi c’è una base cubica con rappresentata un’aquila di rame che rende questa torre molto caratteristica.

Dopo un lungo, anzi lunghissimo viaggio, finalmente arrivammo con il nostro pinguino volante rosa a Vienna, in Austria. Ci addentrammo sempre di più nella città e andammo a visitare i suoi monumenti e le sue bellezze architettoniche in cerca del cibo più buono che potessimo trovare. Attratti dall’odore di zucchero filato che proveniva da un chioschetto, ci fermammo in quello che sembrava un


parco dei divertimenti e salimmo tutti su una gigantesca ruota panoramica. Intorno a noi c’era tantissimo rumore, perché moltissime persone erano salite sulle montagne russe e urlavano. Per fortuna continuava a farci compagnia anche il buon odore di zucchero e frittelle con la nutella che ci aveva attirati lì. C’era un po’ di vento, ma si stava abbastanza bene, soprattutto per gli alieni che erano venuti con noi e che, di solito, abitavano in un pianeta con una temperatura media di 80 gradi sottozero, dove non c’è quasi niente, ma in qualche modo si divertono lo stesso. A Vienna invece, il panorama era mozzafiato: si vedeva tutta la città illuminata dalle luci di case e strade. Una volta finito il giro sulla ruota panoramica, decidemmo di andare sulle montagne russe. Quando facemmo il giro della morte, un alieno cadde giù spiaccicandosi per terra, perché non si era allacciato bene la cintura; però non morì, anzi, si divertì molto, si fece ricrescere le parti spiaccicate e chiese di fare un altro giro, ma noi non avevamo


altri soldi, cosĂŹ decidemmo di andare a vedere (gratis) una mostra su Klimt, un artista molto conosciuto a Vienna. Ci recammo nel Quartiere dei Musei, una vasta area della cittĂ tutta dedicata alla cultura. Poi passammo vicino a Hofburg, un palazzo fortificato chiedendoci se ci fosse un buon ristorante per proseguire nella nostra ricerca del cibo piĂš buono del mondo. La gente, passando, guardava gli alieni in modo strano, come se fossero diversi (ed era proprio cosĂŹ!). Quando trovammo un ristorante in cui il direttore ci fece accomodare, tutti i clienti scapparono terrorizzati. Ne trovammo un altro, ma ci cacciarono


di nuovo perché lì non erano ammessi animali e simili. Sentendo ormai un certo languorino, entrammo a Beisl, una famosa birreria della città dove si poteva anche mangiare, sicuri che lì avremmo trovato il cibo più buono del mondo! Infatti, lì vendevano i pasti caldi tipici di Vienna. Ordinammo la cena e decidemmo di provare l’Appelstrudel. Gli alieni rimasero a bocca aperta, perché nel loro pianeta non avevano mai assaggiato niente di così buono. Assaggiarono il caffè viennese e, a quel punto, Roby Rock decise di portarli ancora un po’ in giro per la città, visto che lo strudel li aveva decisamente conquistati. Ci fermammo al Sisi Museum, dedicato alla famosa principessa Sissi. Il giorno dopo, Roby Rock non vedeva più gli alieni e scoprimmo che si erano nascosti perché avevano rubato un vestito della principessa dal museo.


Fummo costretti a fuggire tutti da Vienna in gran fretta con il nostro pinguino rosa, ma dovemmo ammettere che gli alieni vestiti da principessa non erano niente male! Si divertirono da matti anche se avevano nostalgia di casa; di sicuro nessuno di noi avrebbe mai dimenticato quella serata.

Olivio Oak aveva deciso da un pezzo di cercare il cibo più buono del mondo in Francia, così abbandonammo il pinguino rosa che dava troppo nell’occhio e decidemmo di prendere la Banana Car, un veicolo costruito dal padre di Olivio, che però da un pezzo non si trovava più. Dopo giorni di ricerca, Olivio telefonò a sua madre e le chiese se sapeva dove si trovasse il prodigioso automezzo e lei rispose di sì, però dovette andare in Slovacchia per recuperare le chiavi. Quando finalmente ci trovammo di fronte alla Banana Car, vedemmo un cartello con scritto: “Non utilizzare! Pericolo di morte!”


Olivio, fregandosene del cartello, attivò la Banana Car, salutò la madre come se fosse l’ultima volta e partì, promettendo in cambio un’anima degli alieni (ma non sapevamo se ne avessero una), che serviva per attivare il teletrasporto. Dopo cinque ore, arrivammo in Normandia, una delle più belle regioni della Francia. Nonostante tante ricerche, non trovammo nemmeno un piatto da servire agli alieni e, come se non bastasse, si era rotta la Banana Car. La portammo da un meccanico che però non riuscì a mettere a posto quello strano veicolo, così fummo costretti a rubare un’auto vera da un parcheggio pubblico. Grazie alla Lamborghini rubata, arrivammo rapidamente a Parigi, dove trovammo una vecchia locanda che vendeva di tutto, così acquistammo delle omelette e delle brioche, il vino migliore che si trovava nella sua costosissima enoteca e le escargots, cioè delle lumache, che costarono caro!


In quel momento, il meccanico chiamò e disse che era riuscito a riparare la Banana Car. Olivio tornò a prenderla e riattivò il teletrasporto dando in cambio l’anima del meccanico. Olivio Oak riuscì a tornare da sua madre per darle le chiavi della macchina, il vino e tutti i cibi francesi tranne le escargots, perché gli alieni avevano scelto quelle come cibo da portare sul loro pianeta. Si erano davvero innamorati delle lumache! In verità, al primo assaggio non le avevano apprezzate molto, ma alla fine le adorarono. Partimmo per un altro continente molto lontano! Arrivati in Australia dopo un lungo viaggio sulla Banana Car, notammo per prima cosa gli animali strani che la popolavano. La maggior parte erano mammiferi e, per la precisione marsupiali, soprattutto canguri e koala. Abbiamo provato ad accarezzare un canguro ma quello è subito saltato


via, e non abbiamo nemmeno potuto sentire il suo odore perché eravamo raffreddati. Siamo stati accolti bene dalla gente del posto, che ci ha fatto fare un mini tour della zona. La flora era fantastica: eucalipti dappertutto e anche tanti grandi alberi di acacia. L’Australia era anche piena di fiori come per esempio la Pyracantha con le sue bacche rosse e la Banksia. La nostra guida ci portò fino a Sydney e ci dirigemmo verso il centro della città; durante il cammino Olivio inciampò e cadde di faccia. Una volta arrivati in città ci offrirono una pietanza che piacque moltissimo agli alieni: la vegemites, una crema spalmabile vegetariana dal colore molto scuro, che contiene un estratto di lievito e spezie. Ci invitarono anche a un barbecue


che, va be’, sappiamo tutti cos’è, e mangiammo l’avocado, un frutto con cui si possono fare tante combinazioni, per finire con un dessert a base di Tim Tam, i tipici biscotti australiani, e una pavlova a base di meringa con panna montata e frutta. Alla fine gli alieni scelsero la pavlova. Mancava solo un piatto per concludere la missione, così Serena Secchioncelli ci trascinò un giorno intero in giro per Praga, convinta che l’avremmo trovato lì. Attraversammo il Vicolo dell’oro e ascoltammo un po’ di musica degli artisti di strada, poi andammo verso il Palazzo Reale dove ha sede la Presidenza della Repubblica. Infine, ci recammo alla cattedrale di San Vito dove ammirammo le sue torri smisurate, le sue grandi vetrate e il rosone centrale con tutte le sue decorazioni.


Nonostante la bellezza della città, non dimenticammo il nostro obiettivo, cioè trovare il cibo più buono della Terra per gli alieni. Visto che eravamo nel mese di maggio, andammo al Festival Internazionale degli Spettri e dei Fantasmi che si tiene proprio a Praga in quel periodo. Ci travestimmo tutti da vampiri e alla festa, invece di ascoltare le sinistre leggende del castello, decidemmo di andare al buffet per assaggiare un po’ di cibi tipici. Incuriositi provammo il Bortsch, una zuppa di carne e barbabietole ma nessuno di noi, compresi gli alieni, era molto convinto. Allora assaggiammo i blinis per il semplice fatto che assomigliavano a delle crepes, il dolce preferito di Serena. Ci piacquero molto perché contenevano una bella porzione di caviale dal sapore delicato. Così avevamo finalmente trovato il quinto e ultimo cibo! I nostri amici alieni


avevano compiuto la loro missione ed era arrivato il momento di salutarci. Come sarà finita la nostra storia? Decidetelo voi, cari lettori, scegliendo il vostro preferito tra uno dei finali che vi proponiamo. Finale 1 Al momento dei saluti, un alieno si avvicinò è disse: “Uè, Roby, sveglia!” Ci ritrovammo tutti a casa di Roby, con il nonno Franco che ci diceva di svegliarci e ci accorgemmo che la nostra avventura era stata solo un sogno. Finale 2 Alla fine, prima di andarsene, gli alieni ci dissero che era stata tutta una messa in scena organizzata dai nostri professori, che avevano escogitato questo sistema per unirci, dato che litigavamo sempre. Finale 3 Al momento dei saluti, gli alieni si commossero molto perché in quei giorni si erano divertiti un


sacco. A malincuore ci salutammo tutti, dicendo che non avremmo mai dimenticato questa esperienza. Gli alieni presero la loro navicella e tornarono nel loro pianeta, invece noi terrestri tornammo alle nostre vite. Ma qualcosa ci stava aspettando per farci vivere nuove avventure‌ Finale 4 Gli alieni salutarono gli umani con un balletto tipo dab e con un loro fragoroso nitrito. Gli umani salutarono gli alieni con una canzone rap. Finale 5 - E niente, noi andiamo e vi manderemo dei messaggi intergalattici per dirvi se i vostri cibi sono piaciuti... - Arrivederci, amici verdi! Finale 6 Dopo gli ultimi saluti, gli alieni si prepararono per rientrare sul loro pianeta, ma vennero fermati dal pianto collettivo dei terrestri che li fecero


commuovere. Partirono con le lacrime al volto‌ ma dovevano salvare il loro pianeta! Finale 7 A questo punto gli alieni, vestiti da principessa Sissi, regalarono ai loro amici un laser moltiplicatore per farli felici. Finale 8 Gli alieni, dopo aver assaggiato i piatti tipici, visto che avevano un super potere che quando assaggiavano un piatto riuscivano a capire gli ingredienti, rubarono i piatti e se ne andarono via ballando.


MEZZI DI TRASPORTO USATI PER IL NOSTRO VIAGGIO

Mongolfiera animata da guerra immortale con bombe nucleari.

Auto volante a tre ali. Ogni volta che schiacci il pulsante “ali”, la macchina vola. Se non lo schiacci è una macchina normale.


La bananacar è una macchina banana che ha funzioni nascoste. Tutto quello che sappiamo di lei è che può volare, va veloce, può teletrasportarsi, ma dandole un cambio un’anima, è anche una barca. È di colore giallo con le ruote arrotondate. AutoBoccia per i pesci

Bici volante con un razzo dietro. Ha la capacità, tramite un tablet, di teletrasportarsi o di rendersi invisibile.


Macchina che va a musica.

Pesce volante con autista dentro. Gli occhi sono dei buchi, così si può vedere l’esterno. Ci sono anche delle selle sulla schiena per poter stare a cavallo del pesce mentre corre sull’acqua. Palla da calcio volante. Vola grazie a dei sacchi neri che emettono aria.

Pinguino rosa, che vola sparando arcobaleni da dietro. Porta al massimo cinque persone.


Autobus volante con autista robot che come carburante usa la felicità. I suoi colori sono: blu azzurro e celeste. Il pallone che ha sopra è indistruttibile. Una piramide a gradoni cingolata, con braccia robotiche. Per vedere fuori ha un cannocchiale in cima e per entrare bisogna recitare un’antica formula.

Libro dei pirati. Chi lo legge muore, ma è in grado di volare grazie al tornado che ha sotto di sé. Cubo volante con razzo


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