Il sistema della formazione italiana nel mondo

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Alice Fratarcangeli - Annarita Guidi

IL SISTEMA DELLA FORMAZIONE

ITALIANA NEL MONDO

Una rete integrata di scuole e istituzioni per l’insegnamento della lingua e della cultura italiana all’estero

IL SISTEMA DELLA

FORMAZIONE ITALIANA

NEL MONDO

Una rete integrata di scuole e istituzioni per l’insegnamento della lingua e della cultura italiana all’estero

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1 L’evoluzione del Sistema 7

1.1 Dalle origini al nuovo millennio 7

1.2 Il ruolo attuale del Sistema nelle strategie di diplomazia culturale 22

FOCUS Rete, Alta formazione e Digitale: tre percorsi per l’innovazione del Sistema 28

1.3 Le prime Giornate della Formazione Italiana nel Mondo 30 Spunti di riflessione sul capitolo 1 38

2 Le componenti del Sistema 39

2.1 Scuole italiane all’estero: le statali 40

2.2 Scuole italiane all’estero: le paritarie 48

2.3 Scuole italiane all’estero: le non paritarie 57

2.4 Le Sezioni italiane nelle scuole straniere, internazionali ed europee 59

Le Scuole Europee 60

2.5 Gli esami nelle Scuole e nelle Sezioni italiane all’estero 61

2.6 I Lettorati 68

2.7 Le Iniziative per la lingua e la cultura italiana 76

FOCUS Gli Enti gestori nel mondo 77

FOCUS La Società Dante Alighieri e i suoi Comitati nel mondo 81

FOCUS Il Decreto Direttoriale attuativo della Circolare 4/2022 84

I Com.It.Es. - Comitati degli Italiani all’Estero

FOCUS Il CGIE

Spunti di riflessione sul capitolo 2 91

3 Le persone nel Sistema 92 3.1 Il Contingente

3.2 I requisiti del personale della scuola da inviare all’estero

La formazione

La destinazione all’estero

3.6 Le assegnazioni temporanee e l’invio in missione

3.7 Il rientro in Italia

3.8 Il trattamento economico

3.9 Il personale reclutato in loco

normativa e Riferimenti

PREMESSA

La formazione dei giovani e la diplomazia culturale rappresentano due ambiti legati da relazioni ultracentenarie. Le Scuole italiane nel mondo hanno infatti rappresentato, sin dalla loro origine, un canale importante per la diffusione della cultura e della lingua italiana all’estero e per la promozione dell’immagine, dei valori e del patrimonio del nostro Paese nel contesto internazionale, anticipando il compito svolto dagli Istituti Italiani di Cultura all’estero, fioriti in una fase storica successiva. Oggi e nella storia, hanno costituito e costituiscono uno dei canali della diplomazia culturale come strumento di politica estera del nostro Paese. Dall’istituzione della prima Scuola italiana all’estero, che avviene nel 1862 ad Alessandria, la formazione italiana ha dato un contributo ampio e significativo al potenziale d’influenza culturale e d’attrattività dell’Italia nel mondo.

Sullo sfondo di questa consapevolezza, la Direzione Generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, nata nel 2021, ha scelto di investire nella rete della Formazione Italiana nel Mondo, che si compone di oltre 340 istituzioni tra Scuole, Sezioni, Lettorati e Iniziative per la lingua e la cultura italiana. Abbiamo scelto, ad esempio, di valorizzarla sul piano della comunicazione pubblica, promuovendo la coerenza e la riconoscibilità della sua identità visiva; abbiamo lavorato nella direzione di un ampliamento del bacino delle Scuole italiane nel mondo e all’insegna del rafforzamento di tutti gli attori che agiscono per promuovere la formazione italiana e l’insegnamento della nostra lingua all’estero. Analogamente, abbiamo dato nuovo impulso ai progetti educativi che la Farnesina propone agli alunni del Sistema della Formazione Italiana nel Mondo, iniziative che consentono loro di lavorare, insieme ai docenti, in maniera trasversale sulle competenze (a partire da quelle linguisticocomunicative) e sui valori, gli autori, i temi della nostra cultura e delle sue forme espressive, nonché su temi di attualità – come l’educazione finanziaria e la sostenibilità – per i quali riteniamo importante favorire il dibattito nelle scuole.

Abbiamo perseguito questi obiettivi con lo sguardo rivolto ai giovani, interlocutori importantissimi e interpreti del sapere italiano, della nostra lingua e cultura, della democrazia, dell’inclusività e dell’apertura che caratterizzano il modello formativo italiano.

Promuovere all’estero il nostro modello formativo è peraltro il principale obiettivo del Sistema della Formazione Italiana nel Mondo, che questo volume racconta ripercorrendo le tappe del suo sviluppo e offrendo una fotografia aggiornata delle sue componenti, delle persone e delle realtà che lo alimentano.

Ministro PlenipotenziarioAlessandro De Pedys

Direttore Generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale

INTRODUZIONE

Negli ultimi anni il Sistema della Formazione Italiana nel Mondo, rete internazionale di Scuole e Sezioni italiane, Lettorati e Corsi di lingua italiana gestita dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, è stato attraversato da diversi cambiamenti sul piano normativo, organizzativo e finanziario ed è diventato elemento integrante di un nuovo corso della diplomazia culturale italiana.

In questo scenario, caratterizzato da un grande potenziale di crescita, il presente volume si pone l’obiettivo di raccontare il Sistema a diversi pubblici di lettori. Da una parte, si rivolge a tutte le persone interessate a conoscere la rete, la sua storia, il suo ruolo nella politica estera dell’Italia e le possibilità d’immersione nella lingua e nella cultura italiane che essa offre attraverso i suoi “nodi” presenti all’estero. Dall’altra parte, il libro è rivolto al mondo dell’istruzione, ovvero ai dirigenti, ai docenti, agli operatori, alle famiglie e ai giovani che vogliano approfondirne la conoscenza, anche per cogliere le opportunità che la rete offre. Il volume parte dalle origini del Sistema della Formazione Italiana nel Mondo, ricostruendo le principali tappe del suo sviluppo e, in alcuni casi (come quello del Regio Decreto 864 del 21 settembre 1862, che autorizza l’istituzione del Collegio di Alessandria d’Egitto, di fatto la prima scuola statale italiana all’estero), documentandole grazie ai materiali conservati nell’Archivio Storico-Diplomatico della Farnesina e riflettendo al contempo sulle relazioni tra le radici del Sistema e gli attuali concetti di diplomazia culturale e soft power. Come si vede nel primo capitolo, l’articolazione della rete – il cui macro-obiettivo è la promozione del modello educativo italiano, della lingua e della cultura italiana nel mondo – e la sua gestione sono state sistematizzate e aggiornate nel 2017. Negli anni successivi, il ruolo del Sistema è stato ampliato e rafforzato. Lo testimoniano, ad esempio, l’investimento del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale in questo campo e lo stimolo offerto alla crescita e al consolidamento dei legami tra le componenti della rete formativa (Scuole, Sezioni, Lettorati, Iniziative per la lingua e la cultura italiana) e della rete diplomatico-culturale della Farnesina (Istituti di cultura, Ambasciate, Consolati). Il secondo e il terzo capitolo approfondiscono, rispettivamente, le caratteristiche delle diverse componenti del Sistema e le figure professionali che lo animano. Per quanto concerne le Scuole italiane all’estero, le Sezioni italiane nelle scuole straniere, internazionali ed europee, i Lettorati di lingua italiana nelle università straniere e le Iniziative degli Enti gestori, viene offerta una panoramica che delinea le opportunità presenti nei diversi Paesi del mondo. Opportunità di accedere alla formazione italiana a livello scolastico e universitario, naturalmente; ma anche opportunità di carattere professionale, aperte a chi intenda fare un’esperienza di insegnamento nelle istituzioni educative italiane all’estero ricomprese nel Sistema della Formazione. Per questo, l’ultimo capitolo raccoglie i principali elementi della selezione dei docenti inviati all’estero e offre un quadro sintetico del loro status giuridico ed economico.

Nel percorso tracciato da questo libro emergono diversi temi d’interesse per chi vive la realtà della scuola italiana e per chi voglia approfondirne il ruolo sulla scena internazionale. Ad esempio, il nuovo impulso alla collaborazione tra componenti del Sistema, Istituti Italiani di Cultura nel mondo

e partner qualificati ha condotto allo sviluppo di progetti educativi che arricchiscono l’offerta formativa italiana all’estero, facilitando al contempo la promozione della lingua e della cultura del nostro Paese. Penso ad esempio ai Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento, realizzati insieme alla Banca d’Italia; all’integrazione tra educazione linguistica ed educazione ambientale portata avanti nelle Scuole primarie italiane all’estero con la rivista Andersen e il consorzio RICREA, o ancora ai progetti – come BookTuberPrize, incentrato sulla letteratura italiana contemporanea e il pensiero critico – che realizziamo insieme al Centro per il Libro e la Lettura del Ministero della Cultura e al Ministero dell’Istruzione e del Merito; ma anche ai percorsi di Alta formazione offerti alle Scuole statali italiane all’estero e incentrati su temi quali l’intelligenza artificiale, la robotica, l’economia spaziale, il ruolo della cultura nei campi della salute e della scienza, l’archeologia e la musica, che si avvalgono della partecipazione di enti quali l’Agenzia Spaziale Europea, il Circolo delle Belle Arti di Madrid, la Fondazione Golinelli.

Come ricordano le autrici, la forza della formazione italiana nel mondo risiede proprio nella sua configurazione reticolare, che consente di veicolare le eccellenze del modello italiano, ma anche di tenere costantemente aperto un canale con l’Italia. Grazie al personale scolastico che la Farnesina invia all’estero, e grazie ai progetti educativi cui partecipano insieme ai loro coetanei che frequentano le scuole italiane in territorio nazionale (come ad esempio i Campionati d’Italiano e le Olimpiadi di Filosofia, oppure il concorso internazionale Uno, nessuno e centomila, o ancora la partecipazione alle giurie di lettori di premi come il Campiello Junior e lo Strega Ragazze e Ragazzi), alunni e studenti del Sistema della Formazione Italiana nel Mondo possono non solo beneficiare di una formazione a tutti gli effetti italiana, ma anche dialogare con i loro pari in Italia e con rappresentanti qualificati del nostro Paese, arricchendo il proprio percorso attraverso un confronto costante, polifonico e interculturale.

Consigliere d’Ambasciata Filippo Romano

Capo del Sistema della Formazione Italiana nel Mondo, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale

1 L’EVOLUZIONE DEL SISTEMA

In questo capitolo delineiamo brevemente alcune delle principali tappe dell’evoluzione del Sistema della Formazione Italiana nel Mondo (SFIM), con l’obiettivo di porre in evidenza gli elementi di questo percorso che appaiono ricorrenti e maggiormente significativi rispetto alla sua configurazione attuale e al suo ruolo come strumento di diplomazia culturale nella politica estera del nostro Paese. Il fine non è quello di raccontare l’intera storia di ciascuna delle sue componenti1, quanto quello di offrire al lettore un orientamento, mostrando una prospettiva diacronica entro cui collocare gli attori del Sistema e comprendere il loro ruolo rispetto alla promozione della lingua e della cultura italiana all’estero.

Nel primo paragrafo ci concentreremo, per le Scuole, sugli interventi normativi più significativi e, per gli Enti gestori, sui fattori storico-culturali che ne hanno segnato lo sviluppo e la regolamentazione. Nei paragrafi successivi ci focalizzeremo invece sui cambiamenti intervenuti, in anni recentissimi, nell’immagine pubblica del Sistema, anche in relazione alle strategie adottate dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale a livello di diplomazia culturale.

1.1 Dalle origini al nuovo millennio

Il processo di sviluppo della rete delle Scuole italiane nel mondo è strettamente legato al momento storico corrispondente all’unità nazionale, che rappresenta uno spartiacque naturale. Prima dell’unificazione, la nascita e la crescita di queste istituzioni è connotata da due elementi principali e fortemente interconnessi. Da una parte, la loro storia è legata ai processi di migrazione dei cittadini italiani nel mondo: tali processi rappresentano un fattore causale nella genesi e nello sviluppo delle Scuole italiane all’estero e rivestono un ruolo significativo rispetto alle loro origini e alla loro storia. Dall’altra, è una vicenda fatta di “micro storie locali” (Castellani 2019, 26), cioè di esigenze che emergono dai territori in cui i cittadini italiani sono emigrati (ad esempio, bisogni legati al mantenimento dei legami con l’Italia e all’inserimento socio-lavorativo all’estero) e di risposte liberamente e spontaneamente costruite, e offerte, da operatori legati al mondo dell’educazione e della cultura locali, come le società operaie di mutuo soccorso e le associazioni che si occupano di assistenza ai migranti. La comparsa delle Scuole italiane avviene cioè al di fuori del perimetro dell’iniziativa statale nel settore. Quest’ultima si sviluppa, invece, negli anni Sessanta del XIX secolo – appunto in concomitanza con l’Unità d’Italia – e, alla luce dello scenario attuale, è considerata una delle prime attività di diplomazia cultruale, ovvero un’azione di penetrazione e di scambio basata sulla conoscenza e sulla condivisione del patrimonio linguistico-culturale italiano. I primi luoghi in cui ciò avviene sono il Mediterraneo e il Medio Oriente2. È importante notare che l’Italia è l’unico Paese

1 Per un approfondito excursus storico sulle Scuole italiane all’estero rimandiamo al volume di Daniele Castellani Scuole italiane all’estero. Memoria, attualità e futuro, FrancoAngeli, Milano 2019.

2 Dopo la promulgazione del Regio Decreto del 1862 che (come vedremo tra poco) riconosce il Collegio di Alessandria – di fatto, la prima Scuola statale italiana all’estero –, prende avvio il processo di statalizzazione nel cui ambito vengono attivati, tra il 1863 e il 1868, istituti italiani in città quali Tunisi, Smirne, Atene (Castellani 2019, 27).

Rapporto n.25 (serie “Affari in genere”) indirizzato il 1° aprile 1861 dal Console italiano ad Alessandria, Giovanni Bruno, al Ministro degli Affari Esteri Camillo Benso di Cavour.

Fonte: Archivio Storico-Diplomatico del MAECI, Le scritture della Segreteria di Stato degli Affari Esteri del Regno di Sardegna, Regia Legazione sarda in Alessandria d’Egitto, busta 42 (registro copialettere “Corrispondenza col MAE dal 5 gennaio 1860 al 9 giugno 1862”).

l’evoluzione del sistema

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che dispone di Scuole statali ( paragrafo 2.1) fuori dai confini nazionali, di proprietà e gestione esclusivamente pubblica.

Secondo le indagini condotte dall’Archivio Storico-Diplomatico del MAECI (UAP-SDS 2022), la “prima pietra” della rete istituzionale della formazione italiana nel mondo corrisponde al Rapporto n. 25 (serie “Affari in genere”) inviato il 1° aprile 1861 dal Console italiano ad Alessandria, Giovanni Bruno, al Ministro degli Affari Esteri Camillo Benso di Cavour. Nel documento, il Console racconta che la notizia della proclamazione a Re d’Italia di Vittorio Emanuele II, giunta ad Alessandria il 23 marzo, commuove gli italiani residenti; contestualmente, il Console decide di radunare i notabili della colonia italiana per deliberare sui mezzi di fondazione di un collegio italiano. Viene così nominato un comitato di raccolta fondi ( documento p. 8).

Se prima dell’unificazione gli istituti scolastici italiani fuori dai confini nazionali nascevano sulla base di singole iniziative locali e private, ad esempio erano “sardi, toscani o gestiti da religiosi”, il Collegio di Alessandria d’Egitto è il primo a nascere italiano. Il Ministero degli Affari Esteri ne autorizza l’istituzione con il Regio Decreto 864 del 21 settembre 1862, in cui si specifica che l’insegnamento impartitovi sarà “analogo” a quello attivo in Italia “con modifiche dettate da esigenze locali” ( documento pp. 10-11). Quest’ultima specificazione è una dimostrazione di come l’intervento possa ritenersi parte del milieu di una diplomazia culturale ante litteram e venga considerato un vero e proprio strumento di politica estera.

Altro segnale dell’importanza delle scuole come pionieristico canale di soft power3 è rappresentato dall’impegno che, negli stessi anni, il Ministro degli Affari Esteri Emilio Visconti Venosta profonde nell’ampliamento di questa rete. Nella Circolare per il censimento e la promozione delle Scuole all’estero del 17 luglio 1863 ( documento pp. 12-13), l’allora Ministro invita a realizzare un censimento degli istituti d’istruzione che impartiscono lezioni in italiano o che hanno la lingua italiana come oggetto di studio. Non solo: sollecita gli uffici della rete estera a promuovere istituti di questo tipo che, aperti a studenti di altre nazionalità, costituiranno “un legittimo mezzo di influenza morale”. L’impegno del Ministero nel settore traspare anche dall’investimento economico nella rete, che passa dalle 40.000 lire del 1860 alle quasi 900.000 alla fine degli anni Ottanta dell’Ottocento (UAP-SDS 2022).

Una successiva tappa del percorso delle Scuole italiane all’estero corrisponde a un importante intervento normativo realizzato dal neonato Regno d’Italia. La prima legge organica di settore è infatti quella, nota come Legge Crispi, promulgata con il Regio Decreto 6566 dell’8 dicembre 1889 (Ordinamento organico per le scuole italiane all’estero) e applicata con il Regio Decreto 6567 dell’8 dicembre 1889 (Regolamento per le scuole italiane all’estero).

L’interesse di queste fonti normative risiede innanzitutto negli elementi di una visione che anticipa, per molti versi, quella attuale. L’articolo 1 della Legge Crispi, infatti, opera già una prima distinzione tra scuole governative (oggi diremmo statali) e non (le attuali paritarie): “Il Governo del Re

3 L’espressione soft power è tradizionalmente ricondotta a Joseph Nye, studioso statunitense di scienze politiche e relazioni internazionali. Per gli scopi di questo libro, ci basterà qui ricordare che con soft power s’intende la capacità di un Paese di persuadere, attrarre e generare consenso sulla base di canali e strumenti non legati alla forza (ad esempio militare o economica), bensì alla cultura, alla storia e ai valori.

Gazzetta Ufficiale contenente il Regio Decreto 864 del 21 settembre 1862 (terza colonna). Fonte: www.gazzettaufficiale.it

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Ingrandimento del testo del Regio Decreto 864.

promuove la diffusione all’estero della lingua nazionale, e la educazione e la istruzione degli italiani dimoranti nelle colonie, accordando sussidi ad istituti scolastici non direttamente da esso dipendenti; mantenendo istituti governativi”.

Riguardo alle sfere di competenza delle varie articolazioni dello Stato e al conseguente coordinamento rispetto al tema dell’istruzione, nell’articolo 2 viene specificato sia che l’azione governativa descritta nell’articolo 1 è di competenza del Ministero degli Affari Esteri, sia che l’ordinamento pedagogico generale delle scuole viene determinato in accordo con il Ministero dell’Istruzione Pubblica4. Con riferimento al valore dei titoli di studio ( paragrafi 2.1 e 2.2), si sottolinea che tali istituti “nei loro effetti, sono pareggiati agli istituti di eguale natura e di pari grado esistenti nel Regno” (articolo 4).

Del resto è chiaro, fin da questa prima azione che mira a conferire organicità alla rete, che le Scuole italiane all’estero si concepiscono come modellate su quelle presenti in territorio nazionale, e ne adottano pertanto “i programmi, con le modificazioni necessarie all’indole delle scuole coloniali e dei Paesi dove esse hanno sede” (articolo 5).

Altro elemento che testimonia l’attenzione iniziale all’equilibrio tra la promozione della cultura e della lingua italiana e l’ancoraggio ai valori del nostro sistema educativo da una parte e l’integrazione con le culture locali dall’altra emerge nell’articolo 12, nel quale si specifica che “Le scuole italiane all’estero sono laiche. Negli istituti governativi sono ammessi alunni di ogni nazionalità e religione”. Il Regio Decreto interviene anche sui requisiti del personale delle scuole governative, specificando che gli insegnanti devono essere cittadini italiani e possedere determinati titoli e abilitazioni (articolo 22) e che il reclutamento avviene tramite concorso (articolo 23). Esso regola inoltre le retribuzioni dei docenti in base a criteri quali la sede di destinazione (articolo 25).

4 Per designare l’attuale Ministero dell’Istruzione e del Merito, in questo libro vengono utilizzate le diverse diciture in uso all’epoca di ciascuna legge citata (ad es. Ministero dell’Istruzione Pubblica; Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca).

l’evoluzione del sistema
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Circolare del 17 luglio 1863 indirizzata alle sedi estere dal Ministro Emilio Visconti Venosta (paragrafi 11 e 12).

Fonte: Archivio Storico-Diplomatico del MAECI, Raccolta delle Circolari MAE.

D’altra parte, la Legge Crispi tende a costruire una gestione diretta e centralizzata della rete, con un’istituzione di vertice – l’Ispettorato generale delle Scuole italiane all’estero – guidata da un funzionario (l’Ispettore generale) che viene nominato dal Ministero degli Affari Esteri di concerto con il Ministero dell’Istruzione Pubblica. L’Ispettore generale è selezionato tra “gli impiegati superiori del Ministero della Istruzione Pubblica, o tra quelli delle carriere da esso dipendenti” (articolo 15).

Il Regio Decreto 6567, come accennato sopra, approva il Regolamento per le Scuole italiane all’estero. Questo esplicita innanzitutto il ruolo dei “regi agenti diplomatici e consolari” nel sovraintendere alle Scuole italiane all’estero, chiarisce dunque la stretta (e oggi perdurante) relazione tra gli istituti scolastici italiani all’estero e gli uffici della rete diplomatico-consolare, anche in termini di promozione della scuola nei confronti delle comunità locali (Titolo 1, Capo 1, articolo 4). Il Regolamento descrive le competenze dell’Ispettore generale (Capo 2) e del Direttore centrale (Capo 3), mentre il Titolo 2 riguarda l’articolazione del personale scolastico (dirigente, insegnanti, comitato di vigilanza).

Per quanto concerne le Scuole “sussidiate”, cioè non governative (le attuali paritarie  paragrafo 2.2), al Titolo 3 il Regolamento dispone che possano essere sostenute dal Ministero tramite contributi in denaro, in libri o in materiale scolastico. Tali sussidi possono avere natura straordinaria ed essere concessi a fronte di un parere motivato e favorevole dei consoli e dei direttori centrali (articoli 100 e 101). Il sussidio può però essere anche “fisso” (ovvero iscritto in ogni esercizio di

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