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1.2 Cos’è un gioco? Il problema
proporre un’introduzione al tema, anche a partire da un’esperienza concreta di gioco-a-scuola che abbiamo progettato e realizzato.
1.2 Cos’è un gioco? Il problema
Tutti abbiamo generalmente la capacità di riconoscere se una cosa che sta accadendo di fronte a noi è un gioco o qualcos’altro, e nonostante ciò – come fece notare Ludwig Wittgenstein7 – siamo in difficoltà a definire cosa sia un gioco, cioè a elencare le proprietà che tutti i giochi e solo i giochi hanno. Cos’hanno in comune le cose che identifichiamo come giochi? L’attività fisica? Non nei giochi da tavolo. La spensieratezza? Non negli scacchi. La presenza di concorrenti o avversari? Non nei solitari. La competizione? Non nel caso del salto con la corda di un bimbo. Il dover applicare delle abilità? Non nella tombola. La presenza di qualche aspetto di casualità? Non nelle parole crociate (Pinker 2021). Katie Salen ed Eric Zimmerman (2003) elencano e commentano una decina di definizioni di “gioco”, di autori vari, e l’informazione più chiara che se ne ricava è l’eterogeneità delle accezioni.
In assenza di un criterio chiaro e semplice che resista al vaglio dei controesempi – in assenza cioè di quello che in matematica e logica si chiamerebbe un insieme di condizioni necessarie e sufficienti – si potrebbe cercare di cominciare a comprendere il gioco classificandone degli esempi, come fa Roger Caillois (1958) suggerendo categorie come i giochi basati sul caso (come la roulette), i giochi competitivi (come il calcio), i giochi di simulazione (come il “facciamo che io sono il dottore e tu sei l’ammalato”). Per quanto interessante, una classificazione delle tipologie di gioco non pare però sufficiente, né forse così utile, a chi sia interessata/o a investigare se e come dei giochi possano essere impiegati come strumento efficace a supporto dell’apprendimento. D’altra parte, proprio questa molteplicità di tipologie suggerisce che il gioco sia un’attività così fondamentale nella nostra esperienza da non poter essere compresa attraverso una singola categoria concettuale: insomma, potrebbe davvero essere che pur volendo scrivere di gioco in modo ben struttu-
ra scientifica al proposito è già ricca. Un buon punto di partenza, anche per i numerosi riferimenti bibliografici che contiene, è un articolo di Jan L. Plass e altri (2015). 7. «‘Gioco’ è un concetto dai contorni sfumati. [… Per] spiegare che cosa sia un gioco […] si danno esempi e si vuole che vengano compresi in un certo senso. Ma con questo non intendo: in questi esempi si deve vedere la comunanza che io – per una qualche ragione – non ho potuto esprimere, ma: si devono impiegare questi esempi in modo determinato. Qui l’esemplificare non è un metodo indiretto di spiegazione, – in mancanza di un metodo migliore. Infatti, anche ogni definizione generale può essere fraintesa» (Wittgenstein 1953, paragrafo 71). Dunque Wittgenstein sta sostenendo qui che ‘gioco’ sia un concetto sufficientemente complesso da non ammettere una definizione univoca capace di identificare tutte e sole le occorrenze di situazioni che riconosceremmo come giochi. 13