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8.5. Educazione alla cittadinanza globale per un’istruzione di qualità
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Debora Infante
Il IV Convegno Nazionale “Cultura e scuola - Prima e durante l’emergenza: fare i conti con la distanza”, organizzato dalla Rete Nazionale dei Licei Economico Sociali nel dicembre 2020, ha offerto l’opportunità all’USR Basilicata di presentare, in un contesto nazionale, la sua esperienza, ormai decennale, nel settore dell’internazionalizzazione della formazione dei docenti e dei discenti. In premessa, è necessario accostare l’educazione alla cittadinanza globale all’educazione civica, partendo dalla Legge 92 del 20 agosto 2019, che, come noto, ha introdotto l’insegnamento dell’educazione civica come disciplina trasversale in tutti i gradi scolastici, e dalle linee guida, pubblicate esattamente un anno dopo, il 22 giugno 2020, con il DM 35. Non si tratta di un mero accostamento tra le due educazioni ma di una perfetta corrispondenza, tenuto conto che l’educazione alla cittadinanza globale diventa educazione civica nel suo innestarsi in tutti e tre i nuclei tematici fondamentali dell’educazione civica (Costituzione, sviluppo sostenibile e cittadinanza digitale), trovando una felice corrispondenza, in particolare, con lo sviluppo sostenibile e con la cittadinanza digitale. A tal proposito, è utile ricordare che il programma eTwinning di gemellaggi elettronici, che con la sua vastissima rete è la community per eccellenza delle scuole in Europa, ha costituito, da 15 anni a questa parte, il progetto che più ha contemperato in un unico percorso l’interculturalità con la digitalizzazione. Se, quindi, è più facile legare la cittadinanza globale alla cittadinanza digitale, bisogna chiedersi in che termini la cittadinanza globale, e dunque l’educazione alla cittadinanza globale, possa essere orientata allo sviluppo sostenibile, ossia al secondo dei nuclei tematici dell’educazione civica.
L’Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile, approvata nel 2015, ha chiamato in causa la Scuola investendola di precisi compiti per la formazione del cittadino del futuro a cui è richiesta, vista la complessità del momento che stiamo vivendo e che inevitabilmente vivremo, una cittadinanza ampia e altrettanto articolata in cui i nostri alunni e le nostre alunne debbono esser messi nelle condizioni di poter interpretare il mondo che li circonda attraverso un pensiero che sia critico. In realtà, tutto ciò si trova già nelle intenzioni dell’Unesco che, fin dal 2012, ha promosso l’educazione alla cittadinanza globale con il lancio, da parte del Segretario generale delle Nazioni Unite, di un percorso, Global Education First Initiative, che ha sancito l’inserimento della promozione dell’educazione alla cittadinanza globale tra le sue priorità educative. Di questo percorso è stato pubblicato un documento: “Educazione alla cittadinanza globale. Temi e obiettivi di apprendimento”, scaricabile dal sito dell’UNESCO, in cui si legge a chiare lettere che è la Scuola con i suoi insegnanti a dover essere promotrice attiva di una società più tollerante, inclusiva, pacifica e sostenibile. Pochi anni dopo, con il famoso accordo di Parigi sul tema dei cambiamenti climatici del 2015, l’ONU ha sottolineato ancora una volta il ruolo della Scuola nel sensibilizzare gli alunni su questi temi, in particolare su quello dei cambiamenti climatici. Inoltre, facendo un passo indietro, è utile considerare che il Consiglio d’Europa, nel 2010, ha adottato la “Carta della cittadinanza democratica e dei diritti umani” che insiste sull’educazione a una cittadinanza orientata ai valori democratici e all’acquisizione di competenze sociali, civiche e interculturali. Infine, per chiudere questa breve panoramica di documenti dai quali emerge chiaramente che l’educazione alla cittadinanza globale si sposa con lo sviluppo sostenibile, è utile il riferimento a un tavolo promosso dal Ministero per gli Affari esteri e la Cooperazione Internazionale (MAECI), coordinato dalla Provincia autonoma di Trento, che, nel 2018, ha elaborato la strategia italiana per l’Educazione alla Cittadinanza Globale (ECG) in cui si auspica
l’inserimento di competenze di cittadinanza globale nelle legislazione scolastica e soprattutto nei curricoli scolastici italiani.
I documenti appena menzionati presentano degli obiettivi chiari e altrettanto ambiziosi a cui anche la Scuola italiana deve tendere. Tuttavia, il passaggio dalle parole all’azione concreta non è mai semplice. A tal proposito, viene presentata l’esperienza dell’USR Basilicata, senza alcuna pretesa di esaustività ma semplicemente nell’ottica della condivisione, che ha abbracciato, all’interno della sua politica scolastica, alcune parole chiave: confronto, condivisione, apertura e diversità culturale al fine di investire risorse per scardinare la chiusura, l’isolamento e il pregiudizio che spesso rischiano di caratterizzare le realtà territoriali più piccole e interne.
Per comprendere lo sforzo dell’USR Basilicata in tale direzione, è utile inquadrare sinteticamente il contesto in cui operano le scuole della Basilicata partendo dal numero dei suoi abitanti che corrisponde a quello di due soli popolosi Municipi di Roma. È facile immaginare, quindi, che i circa 550.000 abitanti della Basilicata, che si trovano, però, in un territorio che ha una superficie 140 volte superiore al contesto romano, rischiano in alcuni casi di vivere situazioni d’isolamento territoriale. Infatti, molti dei 131 Comuni della Basilicata non sono ben collegati l’uno con l’altro e, per tornare alla Scuola, quando l’USR Basilicata decide di avviare delle iniziative non può prescindere dalla presenza di ben 100 pluriclassi nella scuola primaria, 40 pluriclassi nella secondaria di primo grado e di una serie significativa di classi articolate nella scuola secondaria di II grado. In molte di queste pluriclassi i bambini lavorano in un unico gruppo classe (dalla prima alla quinta elementare o dalla prima alla terza media), risentendo degli effetti di un drammatico spopolamento che si concretizza in circa 2.000 alunni in meno all’anno nel territorio regionale, in particolare a sfavore della provincia di Potenza che sta vivendo un calo demografico impressionante. Se poi si tiene conto che in una decina di Comuni non esiste alcun presidio scolastico, è facile pensare che i pochi bambini che abitano queste zone vivano in un contesto non certo semplice.
Circa dieci anni fa, l’USR Basilicata ha iniziato a riflettere su questi dati e sulle proiezioni per l’immediato futuro cercando di comprendere in che modo investire sul territorio. La risposta è stata trovata in una sola parola ossia “apertura” cercando di rendere il fattore isolamento una leva per l’innovazione e per il progresso tanto che l’USR Basilicata ha investito su due settori principali: la digitalizzazione e l’internazionalizzazione, nella convinzione di dover partire con la formazione dei docenti per ottenere poi un effetto a cascata sugli alunni.
Per quanto riguarda la digitalizzazione, grazie ai fondi messi a disposizione dal MIUR e dalla Regione Basilicata, sono presenti più di 50 scuole 2.0 e oltre 1.000 classi 2.0 con la creazione di un Distretto Scolastico 2.0 che raccoglie, documenta, condivide materiali didattici, esperienze di eccellenza e buone pratiche didattiche innovative, anche in chiave europea, cercando di fare in modo che l’eccellenza diventi una buona pratica realizzabile da tutti.
Per quanto riguarda, invece, il settore dell’internazionalizzazione, nel 2014 è stato inaugurato lo Sportello Europa, riconosciuto buona pratica dal MIUR nel 2018, per supportare il processo di internazionalizzazione delle scuole della Basilicata. Si tratta di un ruolo fisico reale, e non uno sportello virtuale, presso il quale lavora un’operatrice, che, grazie ai due direttori regionali che si sono succeduti nel tempo e che sono stati in grado di reperire le risorse per finanziare queste attività, riesce a richiamare centinaia di docenti. Lo sportello Europa è centro Erasmus+, eTwinning, CLIL ed Esabac con oltre 1.500 contatti ricevuti via telefono e via e-mail da parte di docenti e dirigenti scolastici desiderosi di aprirsi all’Europa. Le candidature per le varie call Erasmus+, fiore all’occhiello della politica di interculturale dell’Unione Europea, sono aumentate in modo significativo negli ultimi anni. Inoltre, al fine 153
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di coinvolgere più scuole possibili, l’USR Basilicata ha gestito 5 consorzi mettendo in mobilità 480 persone di cui 200 studenti per progetti di alternanza scuola-lavoro all’estero e 280 docenti e dirigenti scolastici nell’ambito dell’azione KA1 dell’Erasmus+. Ciò è stato possibile grazie al lavoro di chi opera quotidianamente nell’Ufficio scolastico senza demandare la gestione alle scuole ma guidandole passo dopo passo per renderle autonome per la realizzazione dei loro futuri progetti europei. Si è poi arrivati a un ulteriore risultato grazie al partenariato con l’Académie de Créteil in Francia. La cassa di risonanza, che ha consentito di raggiungere questo importante traguardo, è stata sicuramente la felice circostanza di Matera - Capitale europea della cultura 2019, la quale ha destato l’interesse di un’Académie che raggruppa tre dipartimenti e che gestisce centinaia di scuole per un totale di un milione di studenti. Nel 2019 è stato sancito questo accordo che ha rinsaldato i rapporti tra Italia e Francia ma, soprattutto, rappresenta per i nostri studenti uno strumento in più per aprirsi ad altri contesti culturali. Inoltre, preme sottolineare che l’USR Basilicata è anche partner di numerosi progetti nei Piani regionali di formazione civico-linguistica per cittadini di paesi terzi su tutto il territorio regionale realizzando corsi di italiano L2 tramite i CPIA di Potenza e Matera. Sicuramente, rispetto ad altre regioni italiane, la percentuale di studenti con cittadinanza non italiana è inferiore, attestandosi intorno al 3,4%. Tuttavia, anche in questo caso, la Scuola di Basilicata si è dimostrata aperta, accogliente e inclusiva. Infine, l’USR Basilicata agisce con impegno anche per supportare la progettazione di interventi per la promozione dello studio delle lingue e delle tradizioni culturali appartenenti a una specifica minoranza linguistica ossia quella arbëreshë in sei Comuni della provincia di Potenza appartenenti all’area del Vulture e del Pollino.
L’USR Basilicata ha creduto fermamente, e vi crede tuttora, nel progetto di internazionalizzazione della Scuola lucana, proteso alla creazione di una mentalità multiculturale nelle scuole di una regione piccola ma ricca di talenti da coltivare. Alunni e docenti delle scuole lucane hanno, così, l’opportunità di allargare i propri orizzonti conoscitivi ed esperienziali, di confrontarsi con altre mentalità, di accrescere il proprio bagaglio culturale e di sviluppare competenze relazionali. Il programma eTwinning, in particolare, ha offerto agli insegnanti la possibilità di potenziare la propria professionalità e di avere un balcone privilegiato sull’Europa, lavorando, però, dalla propria scuola, attraverso l’uso delle nuove tecnologie e il confronto tra i metodi di insegnamento, senza doversi necessariamente muovere in altri Paesi, e agli alunni il beneficio dell’arricchimento culturale e linguistico con un continuo confronto in modalità “digitale” con altri coetanei europei.
In conclusione, ci si chiede se questi possano o meno annoverarsi tra gli esempi di istruzione di qualità. Partendo dalle quattro parole chiave che abbiamo prima menzionato (confronto, condivisione, apertura e diversità culturale), l’USR Basilicata ha cercato di coinvolgere i docenti e gli studenti al fine di raggiungere alcuni obiettivi precisi. Prima di tutto, fare in modo che gli studenti possano, in qualsiasi parte essi si trovino, esercitare la cittadinanza sul terreno della legalità, dell’etica e della responsabilità, attraverso la capacità di riuscire a portare avanti le proprie idee, la pratica quotidiana della solidarietà e il rispetto delle differenze. Si ritiene che sia meglio che siano coinvolti in più contesti di diversità culturale. Il senso delle proposte di queste attività alle scuole da parte dell’USR Basilicata si sostanzia nel cercare di sviluppare tra gli studenti la capacità di empatia di solidarietà perseguendo, al contempo, un obiettivo squisitamente locale, ossia riuscire a condividere quella genuinità tipica del nostro territorio, dei valori fortemente radicati e legati alla tradizione in una dimensione globale per renderli poi sostenibili. Forse gli studenti lucani non hanno tante occasioni di confronto date le caratteristiche territoriali ma l’USR cerca di crearne affinché si possa realmente praticare una cittadinanza globale. La diffusione di un abito mentale, volto alla conoscenza di culture diverse dalla propria, deve necessariamente avere una ricaduta sia in termini di potenziamento delle conoscenze sia nell’offrire alle nuove generazioni una crescita significativa sul piano delle competenze comunicative, sociali e relazionali.