Metamorfosi semantica d’amore e d’altri vuoti Roberto Matarazzo Immagini
Loredana Semantica Testi
Sfavillio
Innamorarsi è un attimo contro la parete bianca penombra verdeggiante liquida e beffarda un salmone argenteo che nel guizzo risale la corrente le pupille d’acero filante s’allargano di luce affondando nere nell’addio un abbraccio brevissimo e la gola d’apnea rossa s’annoda all’ugola trafitta da stupore chiodi sopra il muscolo cardiaco come fosse un puntaspilli annegato nella stretta pulsante il cuore grida al vento quasi morto amore t’amo l’afasia di mille volte.
Divino S. Valentino
E’ per concerto mistico che affiora l’infinito a musicare iperboli d’amore impazzito in vertici indicibili. Come cantano bene le labbra innamorate direi divinamente proiettando visioni travolgenti per tumulto saporito della pelle. Dagli spacchi succulenti filtrano salmi nel senso letterale della vita. Eppure muore la rosa uccisa sigillata sugli specchi della carne.
Bacio di velluto
Un bacio dolce di velluto arde il sole in gola e sulle bocca scende come bere fresco dalle piume labbra di morbido cuscino. Veleggiare d’ugola e di guance rosa nei petali celesti fili che passano nel laccio a stringa e serra il cuoio la pelle d’umidore. Fuso batte il rosso Nel cuore di violino
L’unisono
Noi soli saremo essendo noi stessi complemento l’un l’altro esistendo l’unisono come se fosse cosa preziosa preziosa cosa nascosta al mondo come se sfiorarla potessimo con le punte delle dita penetrando più a fondo più in dentro all’interno pulsando (il cuore vivo tra le mani) nel movimento.
Incolto palpito
Per i palpiti tu eri spregiudicata femmina virale vogliosa di saliva e baci bocca eri per condire pezzi a fragole e sciroppo. Una pelle di giovane velluto un gusto fresco di salmastro sodo al tatto elastico di zucchero e limone agro il succo nel recesso piÚ segreto dove per sbilanciamento cieco convergeva incolto l’ombelico. Ma la voce incredibile interiore è condanna a coniugare la coerenza al di sopra di ogni dire e fare e dare ad altri i sensi nostri i colpi in coda i sessi vostri rabberciati. Brucia in petto il cesto di sabbia rutilante e dentro gli occhi a forza si riversa il mare
Di sale ed altre rose
Ma perchÊ dovrei sfogliarti corpo? A petali di rose bianche rosse morte. Improvvisamente abbandonai ogni colpo sparo albero pistola rinunciai al vagito rutto primo d’ombelico statua di pietra modellata tacqui in modo indicativo e nel presente senza scopo opponendo lame migrai allo zolfo infame calcio impatto imperativo biancheggiante fosforo e catrame. Ammutolii di rame.
Bianco
Rimase tra le bozze impubblicato il pensiero della notte vaghe righe enormemente aperte spazi briglie tagli sovrapposti dove irraggiungibile bianco il sonno si contorce al buio di tormenti indefiniti spine dubbi atroci cicatrici bocche urlanti nelle orecchie la fame spalancata di silenzio.
Del divario detto
Premuta in bocca oscura complessa fiera arcuata geometria di una rosa incoronata una stella tra miliardi la regina migrazione di voce dalle mani distanza incolmabile e misura del divario detto e dopo della luce
Canto l’estirpamento tutto
Canto l’estirpamento tutto a respirare brace i fiati disgustosi addossati l’uno all’altro stretti ai fianchi e nel torace ampio i cerchi come anelli in ferro alla catena morsa dei polmoni soffocati fiori sfatti appassiti mai sbocciati fiori sfioriti fiori inerti nel petto gli aeroplani.
Crucifige
Cosa ti adorna dimmi fiero cosa ti sazia le viscere insaziabili di mio cosa ti rende immota onda franta di scogliera cosa restituisce senso all’operare insoddisfatto tuorlo che nel respiro ottuso della bolgia dibatti il grumo nero di meningi in morsa verticale con poltiglia.
Scavo
Ognuno porta nella bocca il suo dolore una sporta carica di verbi per labbra cieche e suoni si spera celestiali nei nidi emettendo participi oltre ad altri tempi oscuri di concerto ad alleviare rosse le gengive ma non è il gesto che solleva il fiume né l’alveo o il greto di pietrisco l’orto circoscritto il resto non c’è sacco o garza o lino non è nemmeno l’uomo a dire apriti ombrello elicottero cervello non c’è niente di mangime che basti a dare requie al rostro perpetuo mostro che scava nel torace drago infuocato nero rovesciato dentro l’anfratto morso vuoto insaziabilmente piatto.
In ogni luogo il vento
In ogni luogo il vento arrivava col silenzio al suo passaggio come luci si spegnevano le voci quasi le assorbisse dentro ad una ad una costruendo un’enorme scatola di vuoto
Editing Loredana Semantica