lav oce -dicembre 2010

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2010-2011 ANNO DELLA FAMIGLIA Trasmissione ed Educazione

30175 Marghera Ve - Dicembre 2010

La Voce

Opera San Luigi Orione

“... e la Parola divenne Carne...”!

Parrocchia S. Pio X - periodico di comunicazione-

Giotto - Natività


La Parola del Parroco

Natale... Gesù dove sei?

Una giornata tipo prima di Natale. È mattino, vado per strada, mi attendono diverse commissioni e mentre cammino osservo persone impegnate in conversazioni animate; persone che faticano a tenere a bada quell’aggeggio impazzito di nome cellulare che squilla sempre senza dare tregua; persone dal volto triste e rassegnato che combattono l’incertezza dell’ennesimo giorno senza lavoro; persone che uscendo dai negozi urlano a squarciagola l’ultimo acquisto dell’effimero mondo della moda perché bisogna fare festa a Natale!

Gesù dove sei?

Arrivo in banca e l’immancabile coda mi obbliga a sostare in attesa e ad osservare le persone che mi precedono agli sportelli. Cento, duecento, mille, tremila … soldi che viaggiano da una tasca all’altra. Penso: quante storie, vite, situazioni avranno visto questi soldi passando di mano in mano, da un portafoglio all’altro … È il mio turno, raccolgo una confidenza stanca e rassegnata di un impiegato che mi confessa “di non poterne più di questo mondo”, ma ahimè … l’abbiamo ridotto noi così contraddittorio e ipocrita, ma questo è il sistema e bisogna correre perché è Natale.

Gesù dove sei?

Corro per il parco di S. Giuliano in una pausa distensiva e per distogliere la mente dai pensieri ascolto la radio che, come ogni network, lancia nuove canzoni, dà notizie di viabilità, di cronaca e l’immancabile spazio pubblicitario e tra le tante ascolto il dialogo tra padre e figlio che a tavola discorrono di vacanze, di regali e del Natale ormai prossimo. Ad un tratto la conversazione si interrompe e il padre aprendo una bottiglia di Coca Cola (con tanto di rumore delle bollicine in sottofondo) annuncia con una convinta persuasività al proprio figlio: “Ora è Natale!”. 2

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La Parola del Parroco

Gesù dove sei?

I fatti di cronaca, come spesso accade, ma soprattutto in questi giorni ci parlano di storie di adolescenti la cui vita è stata stroncata nel fiore della loro giovinezza. Si sprecano dibattiti, si invadono le vite private di famiglie distrutte, si calpestano dolore e sofferenza con morbose interviste in cerca dello scoop mentre tutto attorno a noi si addobba a festa perché sta arrivando il Natale.

Gesù dove sei?

Ascolto il telegiornale della sera che annuncia una serie di iniziative artistiche sparse per la città di Milano e che ha come protagonista la luce. Si è inaugurato il Festival Internazionale della Luce: le 60 opere di luce potranno essere votate dai cittadini sul sito ufficiale del Festival ledfestival.it. “Led assume per noi un significato duplice: da una parte, finanziare la capacità creativa, dall’altra rendere Milano più bella attraverso la luce e le installazioni luminose – dichiara Marcello Di Capua, Presidente della Fondazione AEM “.

Gesù dove sei?

È pomeriggio. Siedo un po’ stanco davanti al computer. È quasi buio, si avvicina l’ora della messa serale. Ad un tratto squilla il campanello di casa. Una voce amica annuncia la visita di un ragazzino di nome Alessandro. Preso dai miei pensieri rispondo: “arrivo tra cinque minuti. Aspetta in chiesa”. Ignaro e sorpreso per quella presenza inaspettata entro nella chiesa semibuia ed illuminata dai faretti della Madonna e di san Pio X. Un ragazzino in preghiera tra i banchi mi attende. Una scena insolita in quell’ora di un giorno feriale. È commovente. Alza il viso e con sguardo dolce mi dice: “vorrei confessarmi … posso?”. Commosso lo guardo negli occhi e balbetto il mio sì grato e gioioso per quel DONO. Svanisce nel mio cuore appesantito la solita domanda: Gesù dove sei?, per lasciare posto ad una voce dolce che in me sussurra … È NATALE! Qualcuno ha scritto che “l’essenziale è invisibile agli occhi”. È vero. Ma da quel giorno pensando al mistero del Santo Natale mi ripeto spesso che l’essenziale per noi è Cristo e Lui si è reso visibile duemila anni fa nella natura umana. E oggi? Anche oggi Lui è visibile ed ogni volta che sono capace di “vederLo” con cuore nuovo, come Alessandro, È NATALE!

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Santo Natale

A nome dei sacerdoti della comunità di san Pio X Auguro un Natale di grazia, di bene e di pace a tutta la comunità! Penso ai nostri anziani e ammalati, il Signore che nasce vi colmi della sua consolazione. Ai bambini del catechismo auguro che il Bambino Gesù sia il vostro amico più grande capace di un amore che dà gioia ai vostri cuori. Alle famiglie che in questi giorni si riuniscono per celebrare la venuta del Salvatore, la sacra Famiglia di Nazareth sia custode della vostra unità. Alle famiglie che vivono situazioni di divisione, che il Natale possa essere l’avvento di nuovi sentieri di riconciliazione. Ai nostri ragazzi e giovani che stanno crescendo nella scoperta del Volto di Cristo, il Natale porti nei vostri cuori il desiderio di una vita buona secondo il Vangelo , vera bellezza per ogni uomo. A tutti gli Operatori Pastorali che servono ogni giorno la venuta del Signore nella nostra comunità, il Salvatore colmi i vostri giorni della sua benedizione. A tutti i cristiani di san Pio X, pace, gioia e benedizione del Signore.

Buon Natale!

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Natale

Un presepe diverso... Nella nostra tradizione il presepe è ambientato nella montagna con il verde, la neve, le fontane e i torrenti . Anche nella nostra chiesa eravamo abituati a questo paesaggio, ma quest’ anno sarà diverso. Già l’anno scorso Don Fioravante ci disse che gli sarebbe piaciuto vedere un presepio ambientato nel deserto. Assieme ad Anna, Lia, mia mamma Laura ed io, abbiamo così pensato di ricordare Betlemme ed accontentare il nostro don visto che a maggio si è concluso l’anno sacerdotale e che Gesù iniziò come sacerdote di Dio. Tutto il paesaggio è bianco con delle sfumature più scure, come nel deserto che c’è Betlemme. Alcuni materiali utilizzati sono: per le dune sacchi di iuta immersi nello stucco, lasciati ad asciugare, per le case scatole di cartone rivestite sempre con lo stucco. La scelta di collocare il presepe dove si trova ora lo abbiamo deciso assieme a don Giuseppe perché abbiamo pensato che dove veniva fatto gli scorsi anni sarebbe stato un peccato rovinare le pareti, ora che sono così belle. Mattia Boccalon

Anna, Lia, Laura, Mattia, i “costruttori” di presepi

I collaboratori de La Voce augurano a tutti lettori Rigenerati dalla Parola - Rigenerati dalla Parola - Rigenerati dalla Parola

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Appuntamenti

Dal 16 al 24 Dicembre ogni sera alle ore 17.30 alle 18.00 onoreremo Gesù Bambino con la Novena del Santo Natale

Dal 18 al 23 Dicembre Evento

Evangelizzatore

Che cos’è un evento evangelizzatore? Intendiamo “esperienze significative” da vivere in modo singolare nelle iniziative della pastorale parrocchiale: sono significative in quanto toccano la mente e il cuore, spiazzano le abitudini, spingono a narrare agli altri quanto la comunità cristiana sta vivendo, accendono la curiosità e un germinale interesse da parte di chi “passa, vede e … incuriosito, magari si ferma, … chiede …”. Frase guida:

“L’unità della comunità deve essere sensibilmente espressa: vieni e vedi!” (Patriarca Scola)

Avvenimento: Dal 18 dicembre al 23 dicembre verrà allestita una struttura (tenda) presso la piattaforma del patronato. In questi giorni saremo invitati (adulti, giovani, bambini del catechismo, ecc) a pregare davanti a Gesù Eucarestia sotto la tenda (debitamente riscaldata) per esprimere visibilmente la fede cristiana e la nostra attesa di Gesù che viene nel mistero del Santo Natale. 6

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Appuntamenti

Sabato 18 Dicembre: Raccolta viveri nelle zone della Parrocchia

Recita di Natale dei bambini della Scuola Materna

Lunedì 20 Dicembre: Incontro con il gruppo “Rinnovamento nello Spirito” Martedì 21 Dicembre: Ore 20.30: Riconciliazione Comunitaria.

Saranno presenti numerosi Sacerdoti.

Giovedì 23 Dicembre: dalle 9.30 alle 12.00 e dalle ore 15.30 alle 18.00 confessioni

Ore 17.00: Adorazione Eucaristica Ore 20.30: Rosario per la Pace

Ore 23.30: Veglia di preghiera Ore 24.00: Santa Messa di Mezzanotte Seguirà un brindisi natalizio con scambio di auguri

Venerdì 24 Dicembre: dalle 9.30 alle 12.00 e dalle ore 15.30 alle 18.00 confessioni

Sabato 25 Dicembre: Santo Natale: Sante Messe ore 8.00-9.30-11.00-18.00 Domenica 26 Dicembre: Santo Stefano: S. Messe ore 8.00-9.30-11.00-18.00 Venerdì 31 Dicembre: Ore 17.00: Te Deum di fine anno e S. Messa alle ore 18.00

Ore 20.00: Cenone di Capodanno per gli Anziani in Scuola Materna Ore 20.00: Cenone di Capodanno per Famiglie e Giovani in Patronato

Sabato 1° Gennaio 2011: Sante Messe ore: 8.00 - 11.00 - 18.00 Domenica 2 Gennaio:

Sante Messe ore: 8.00 - 9.30 - 11.00 - 18.00 Nel pomeriggio partenza per “Giorni della renna” del Gruppo Giovanissimi-Giovani

Giovedì 6 Gennaio: Sante Messe ore: 8.00 - 9.30 - 11.00 - 18.00

Alle Ore 15.30 omaggio a Gesù Bambino Cena in Patronato con Befana (Gruppo OASI)

Domenica 9 Gennaio: Ore 9.30: Battesimi Comunitari

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caritas

Oggi Sabato 18 dicembre si è realizzata educazione la oramai consueta raccolta di viveri per al gratuito la “Caritas Parrocchiale” con lo scopo di avere risorse da distribuire alle persone uno stile di vita bisognose della comunità parrocchiale. La raccolta si è svolta nelle sette zone quotidiano della nostra comunità parrocchiale. La realizzazione di questa iniziativa è stata possibile grazie al contributo degli operatori della Caritas, delle Piccole Comunità e dei giovani. Vale la pena di ricordare che la raccolta dei viveri viene fatta perché ci sono molte famiglie e molte persone che sono in una situazione di disagio e di povertà e che quindi abbisognano del nostro aiuto. A questo proposito siamo tutti invitati - nel caso in cui si fosse a conoscenza di persone in situazione di difficoltà- di segnalare al Parroco il nominativo, nel rispetto della dignità di ciascuno.

“...

...”

E ricordiamo che siamo tutti chiamati a vivere la nostra vita facendo del bene e facendolo “gratis”. Facendo – come ricorda sempre il Patriarca Scola dell’educazione al gratuito uno stile di vita quotidiano.

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alcuni giovani volontari nell’anno

2008

Grazie a tutti coloro che- nei modi più varihanno contribuito alla realizzazione di questa iniziativa. Commissione Caritas

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caritas

BANCO ALIMENTARE Dal 1989 - Contro lo spreco, contro la fame

La XIV edizione della Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, svoltasi in più di 8.100 supermercati è stato un successo che è andato al di là delle più rosee aspettative. Grazie all’aiuto di più di 110.000 volontari sono state raccolte 9.400 tonellate di prodotti alimentari, il 9% in più dell’edizione del 2009. Il cibo raccolto sarà distribuito ora alle oltre 8.000 strutture caritative convenzionate con la Rete Banco Alimentare (tra cui la nostra caritas parrocchiale) che assistono 1,5 milioni di persone ogni giorno. “Siamo cambiati noi. La Colletta Alimentare è la stessa, ma noi no. Abbiamo partecipato, commossi, allo spettacolo della condivisione gratuita del destino dei nostri fratelli uomini. Il cuore di milioni di persone, piccoli e grandi, lavoratori e pensionati, imprenditori e carcerati - molti dei quali provati dalla crisi economica e da calamità naturali - è stato mosso dalla carità e a una nuova responsabilità personale e sociale, desiderosa di costruire un bene per tutti”!

Il deposito del Banco Alimentare di Udine con due nostri operatori

Mons. Mauro Inzoli, presidente della Fondazione Banco Alimentare Onlus

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Qui Giovani

17 OTTOBRE 2010 :

VERSO “… LA GIUSTA DIREZIONE ”!! La nostra comunità parrocchiale, anche quest’anno, per la prima volta nella Chiesa “rinnovata”, si è ritrovata per celebrare, la Primavera dello Spirito, che ha visto coinvolti trentaquattro nostri ragazzi, i quali hanno ricevuto il Sacramento della Confermazione, o meglio, com’è maggiormente conosciuto, il Sacramento della Cresima. La celebrazione, presieduta da Mons. Angelo Centenaro, coadiuvato da don Giuseppe e Don Daniele, nostra guide, è avvenuta domenica 17 ottobre alle ore 11.I ragazzi, si erano preparati, ormai da molto tempo, a questo ulteriore e fondamentale passo della loro vita. Già nella giornata di ritiro svoltasi il 3 settembre, i sacerdoti non hanno rinunciato a invitarli a prendere sul serio il cammino intrapreso. Un percorso che, grazie al conferimento della Cresima, permette loro di confermare

Catechisti: Chiara, Nadia, Paola B., Paola F., Silvana, Stefania, Claudio

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Qui Giovani personalmente gli impegni che genitori e padrini, il giorno del Battesimo, assunsero al loro posto , e di operare un’adesione profonda e radicale alla sequela di Cristo e ad una vita spesa, totalmente, alla causa del Vangelo, secondo il dono e il carisma che lo Spirito Santo suscita in ciascuno. L’intera Celebrazione, ricchissima di segni densi di significati, ha permesso ad ogni cresimando di poter svolgere qualche mansione. Durante la processione d’ingresso, hanno deposto sull’altare alcuni oggetti usati come simboli dei sette doni che avrebbero ricevuto di lì a poco grazie all’imposizione delle mani e all’unzione col Sacro Crisma da parte di Monsignor Centenaro: un fiore, un beauty, un casco, un libro, un cuore, la Bibbia, un paio di sandali.Per rendere maggiormente evidente la molteplicità dei doni dello Spirito Santo, sull’altare è stata posizionata una Bussola di dimensioni imponenti, nella quale i punti cardinali sono stati sostituiti dai doni dello Spirito: Sapienza, Intelletto, Consiglio, Fortezza, Scienza, Pietà, Timore di Dio, I ragazzi si sono personalmente impegnati a “Seguire la Direzione di Gesù” e non quella del mondo. Una piccola bussola è stata anche loro offerta dalla comunità come donoricordo dell’impegno preso. Le edificanti parole del nostro Pastore, Monsignor Centenaro, han sottolineato l’importanza del Sacramento che stavano per ricevere e ricordato ai cresimandi che, il significato primario per cui si riceve la Cresima è di sapere, che da quel momento in poi, inizia per ciascuno la stessa missione affidata da Gesù ai suoi Apostoli nel cenacolo, il giorno della discesa dello Spirito: testimoniare con coraggio e forza il Vangelo in ogni circostanza della vita. Credo sia importante ringraziare il Signore per questi momenti comunitari vissuti nella nostra parrocchia, occasioni di Grazia nei quali ogni singola persona oltre a fare memoria del giorno della sua Cresima, è chiamata ad esaminare la sua coscienza e a chiedersi a che punto si trova con gli impegni confermati quel giorno e con l’annuncio del Vangelo nell’ambiente in cui vive. Concludo questo breve articolo con le ultime parole con le quali Don Giuseppe si è rivolto ai giovani appena cresimati al termine della Messa, come ringraziamento e come augurio: “Noi sacerdoti, catechisti, educatori, insieme alla comunità tutta vi saremo vicini, staremo accanto a voi auspicando che la parrocchia ed il patronato, cioè la chiesa in mezzo alle vostre case, diventino il luogo che può dare sicura dimora al vostro percorso di crescita.”

I migliori auguri per un buon cammino insieme alla vostra comunità!! Paola Busato Rigenerati dalla Parola - Rigenerati dalla Parola - Rigenerati dalla Parola

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Qui Giovani

Vieni in me, Spirito di Dio: illumina la mia vita con la sapienza del Vangelo. Vieni in me, Spirito di Dio: donami un vero amore per Gesù e la forza per vivere come lui. Vieni in me, Spirito di Dio: rendimi generoso nel perdono e seminatore di pace e giustizia. Vieni in me, Spirito di Dio: infondimi il coraggio della verità che rende limpidi e sinceri. Vieni in me, Spirito di Dio: liberami dalla schiavitù delle cose e aprimi alla donazione e all’amore.

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i protagonisti Anna Barison, Elena Battistella, Angela Benedetti, Giulia Berti, Simone Bonicelli, Serena Borme, Francesco Bozzari, Vincenzo Bozzari, Jacopo Casano, Claudia Castria, Lorenzo Cazzaro, Giulio Chiozzotto, Gianluca Colombara, Michela Coppo, Marco Corò, Mattia D’Apollonia, Silvia Forcina, Thomas Grava Vanin, Yuri Lillini, Nicolò Maggio, Ilaria Manassero, Francesca Manente, Luca Marinello, Francesco Menin, Chiara Miotti, Asya Moretti, Sara Nardin, Giovanni Palma, Alessia Romano, Gianluca Salvalaggio, Giovanna Semenzato, Marika Travaglini, Andrea Vianello, Ilenia Zocco

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Bambini

Domenica 21 novembre, festa di Cristo Re!

“... per me è già Natale...”

Sono a Messa con i miei ragazzi di catechismo. Loro ormai sono grandi e non hanno più bisogno del mio costante e severo controllo, quindi il mio sguardo spazia alla comunità che mi circonda. Vengo attratta da movimenti silenziosi e colorati di passeggini e carrozzelle verdi e rosse alla mia destra. Arrivano alla spicciolata tante mamme con i relativi “pargoli”, un po’ alla volta quell’angolo di chiesa si anima e li conto, sono proprio tanti e, devo dire, anche bravi! I più grandicelli ogni tanto mettono alla prova i genitori tentando qualche fuga verso i gradini del Battistero mentre i più piccoli giocano nei passeggini e ogni tanto reclamano l’attenzione della mamma con qualche gridolino. Sono buffi, dolci, temerari o più timidi, giocosi, sorridenti e qualcuno partecipa già attivamente al rito battendo le mani o scambiando il segno di pace. Li osservo e rifletto. Domenica prossima comincia l’avvento ma, per me, oggi è già Natale! Questi bimbi mi ricordano quel bimbo nato a Betlemme, un bimbo che è figlio di Dio. Dio che sceglie il modo più semplice e più vicino all’uomo per venire in mezzo a noi. Mi commuovo a guardare questi piccoli fratelli che portano in loro una parte di questo Dio. Cosa c’è di meglio e di più evidente di questa scena per ricordarmelo? Sì, è già Natale per me! Grazie per la loro presenza ai piccoli Andrea, Giosuè, Alessia, Sara, Martino, Costanza, Valentino, Matteo, Margherita e tutti gli altri che non conosco per nome, vi auguro un Dolce Natale pieno di coccole come quella che avete fatto voi al mio cuore oggi! Letizia Baruzzo

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Qui Giovani

Centro Giovanile San Pio X

Cosa significa OGGI attendere Gesù? SABATO 27 NOVEMBRE: FACCIO ZAPPING ALLA VELOCITA’ DELLA LUCE, SPERANDO CHE QUALCHE SPERDUTA TV LOCALE ANNUNCI CHE DOMENICA 28 NOVEMBRE CI SARA’ UN SOLE SPLENDENTE, MA… PIOGGIA, PIOGGIA E ANCORA … PIOGGIA!!! MA LE PREVISIONI DOVEVANO INDOVINARLA PROPRIO STAVOLTA? PROBLEMA: COME GESTIRE 60 RAGAZZINI SCATENATI, TENENDOLI UNA GIORNATA AL CHIUSO DI UN PATRONATO? SOLUZIONE: MESCOLARE ASSIEME UNA SQUADRA DI ANIMATORI ECCEZIONALI, MUSICA E BANS COINVOLGENTI, CATECHISTI MOTIVATI, MESSAGGI MULTIMEDIALI, UN PIZZICO DI “ ART ATTACK”, UN’ ORA IN PIU’ DI SONNO MATTUTINO, PRANZO AL SACCO…. DETTA COSI’ SEMBRA LA RICETTA PER UN INCANTESIMO, INVECE E’ IL MIX DI QUELLO CHE HA TRASFORMATO UNA GRIGIA E NOIOSA GIORNATA DI PIOGGIA IN UNA FESTOSA E “SPECIALE” PRIMA DOMENICA DI AVVENTO A SAN PIO X°. IL PRIMO GRUPPO, FORMATO DAI RAGAZZINI DI 5° ELEM. PRIMA E SECONDA MEDIA(DOMENICA PROSSIMA TOCCA AI PIU’ PICCOLI DI 2° 3° E 4° ELEMENTARE), E’ STATO CHIAMATO ALL’APPELLO PER DOMANDARSI:

Cosa significa OGGI attendere Gesù?

LO ABBIAMO COMPRESO PARAGONANDO IL PERIODO DI AVVENTO AI “PASSAGGI” PER LA COSTRUZIONE DI UNA TENDA, SIMBOLO NELLA STORIA E NELLA CULTURA DI ISRAELE DELLA PRESENZA REALE E VICINA DI DIO. 1° PASSO: SCEGLIERE E PREPARARE IL TERRENO E’ RISAPUTO CHE NON TUTTI I TERRENI SONO ADATTI ALLA COSTRUZIONE DI UNA TENDA, QUINDI STA A NOI FARE IN MODO DI RIPULIRE TUTTO PER BENE DA SPORCIZIA, PIETRE, ERBACCE… PER NOI CRISTIANI QUINDI LA PRIMA COSA DA FARE E’ ACCOGLIERE GESU’ CON UN CUORE SENZA PECCATO, UN CUORE PIENO D’AMORE! 2° PASSO: PIANTARE I PALI NE’ TROPPI, NE’ TROPPO POCHI,NE’ TROPPO SOTTILI,NE’ STORTI, ALTRIMENTI TUTTA LA TENDA SARA’ A RISCHIO. PER NOI CRISTIANI QUINDI DOVREMMO ESSERE SOSTEGNO VERSO IL PROSSIMO,USANDO AMORE,ALTRUISMO,SINCERITA’,FIDUCIA COME I PALI CHE SOSTENGONO LA TENDA.

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Qui Giovani 3° PASSO: METTERE LA COPERTURA CI VUOLE LA GIUSTA PROTEZIONE, CHE RIPARI DAL CALDO, DAL FREDDO, DAL VENTO, DAL SOLE E DALLA PIOGGIA. MICA FACILE! SONO TUTTI ELEMENTI TALMENTE DIVERSI! NOI CRISTIANI DOVREMMO CERCARE DI SUPERARE CERTI LIMITI ED ACCETTARE COMPLETAMENTE “GLI ALTRI” E LE DIVERSITA’ CHE A VOLTE NON CI AIUTANO AD ANDARE D’ACCORDO. 4° PASSO: L’ANCORAGGIO MA COME, LA TENDA NON ERA FINITA? EH NO, BASTA UN COLPO DI VENTO E PUO’ VOLAR VIA TUTTO IL NOSTRO DURO LAVORO! BISOGNA AVERE SOLIDE RADICI, DELLE SICUREZZE A CUI AGGRAPPARCI, COME LA TENDA SI ANCORA AI PICCHETTI. PER NOI CRISTIANI CHI CI PUO’ ESSERE MEGLIO DI DIO PADRE, CHE E’ NOSTRO CUSTODE, NOSTRO AMICO, NOSTRO CONFORTO? SONO ARRIVATE LE 16 IN UN LAMPO, TRA CANTI. BALLI SCATENATI, MOMENTI DI RIFLESSIONE PER RAGAZZI E GENITORI, PRANZO E PREGHIERA ASSIEME, OPERE DI BRICOLAGE PIU’ O MENO RIUSCITE (ANCHE SE PER ME TUTTE LE TENDE COSTRUITE DAI RAGAZZI SONO BELLISSIME!) CI AVVIAMO CORRENDO SOTTO LA PIOGGIA VERSO LA CHIESA, CON IL TERRORE DI INZUPPARE I NOSTRI CAPOLAVORI DI CARTONCINO E POLISTIROLO, DOVE CI ATTENDE DON GIUSEPPE CHE E’ PRONTO A CELEBRARE UNA MESSA UN PO’ SPECIALE, CON I GENITORI AD AIUTARLO A “FARE LA PREDICA” LEGGENDO A TURNO I BUONI PROPOSITI PER L’AVVENTO E APPLAUSI CALOROSI PER CHIUDERE UNA GIORNATA BELLISSIMA, IMMORTALATA DA UNA BELLA FOTO DI GRUPPO SULL’ALTARE, MOSTRANDO AL SIGNORE LE NOSTRE PICCOLE TENDE COLORATE E PROMETTENDO DI PREPARARNE UNA PIU’ GRANDE E IMPORTANTE DENTRO AI NOSTRI CUORI. QUESTO SIGNIFICA VIVERE L’ATTESA.

Silvana Scarpa D’Iseppi

Piccole Tende: Grandi Autori

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Festa della Famiglia In occasione della “Festa degli Anniversari” Piero e Bianca ci hanno fatto partecipi della loro Esperienza di Famiglia

DIO

nella nostra vita di famiglia Siamo Pietro e Bianca, 30 anni di vita insieme, due figli: Francesco e Chiara. Siamo nati e cresciuti in due famiglie modeste, ma dignitose che, pur nella loro diversità e nei loro limiti, ci hanno permesso di respirare quei valori sani che hanno segnato fin dall’inizio la nostra vita: la dedizione alla famiglia e ai figli, la costanza e l’impegno nel lavoro, il guardare sempre avanti con fiducia, insieme a quanto ricevuto attraverso la vita religiosa vissuta nella stessa comunità. In questo contesto è iniziata la nostra relazione attraversata, ad un certo punto, da una esperienza particolare di fede frutto di un incontro, non cercato, ma gratuito, vissuta all’interno di un gruppo di persone che, con il loro modo molto familiare di stare insieme, con il loro modo di pregare nella spontaneità e nella confidenza con Dio, testimoniavano Gesù vivo e presente così da richiamare alla nostra mente lo stile delle prime comunità cristiane, dove tutti coloro che erano venuti alla fede avevano un cuore solo e un’anima sola … e tutto era tra loro condiviso. Un breve percorso insieme a loro ci ha aiutato a fare una scelta personale, consapevole e definitiva di Gesù come “Signore della nostra vita”, a maturare una maggior consapevolezza della nostra identità di figli di Dio, amati da Lui, chiamati a fare della nostra vita un dono dello Spirito Santo, orientando in modo deciso tutti i nostri progetti. L’esperienza si è, poi, trasformata in un cammino di fede dove ogni cosa via, via, veniva sottomessa alla Signoria di Gesù. Lo è stato, ed esempio, il nostro matrimonio, celebrato in modo molto semplice e con sobrietà, ma consapevoli che la nostra unione era in quel momento benedetta e voluta da Dio prima ancora che da noi. C’era un proUna parte della Famiglia allargata getto che ci precedeva e di cui eravamo fatti partecipi. 16

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Festa della Famiglia Lo abbiamo riconosciuto nella tre letture della liturgia del nostro matrimonio attraverso le quali Dio ci mostrava la sua volontà di fare dei due una cosa sola nelle Sue mani, ci indicava la via da percorrere e la chiamata a vivere l’unità e la fedeltà reciproca, non come impegno gravoso fondato sulle sole nostre forze, ma come una missione per testimoniare l’unità e la fedeltà di Dio affinché il mondo creda. Certo, la vita insieme, vissuta in comunione, in unità di intenti, era ed è esigente, ma poichè le cose che valgono molto costano molto, abbiamo deciso di appoggiare il nostro “vivere-insieme” su questa roccia. L’aver scelto personalmente Gesù come Signore della nostra vita ci ha aiutato a superare le incomprensioni e le inevitabili divergenze rimettendo le nostre scelte nella volontà di Dio. E in questo, Dio si è reso presente dando sempre, a chi in quel momento era più consapevole, la grazia di morire a se stesso, comprendendo e giustificando il momento di debolezza che stava vivendo l’altro e il dono di saper attendere con pazienza. Abbiamo sperimentato quella parola del Signore che dice: “Meglio essere in due che uno solo, perché due hanno un miglior compenso nella fatica” (cfr. Qoelet 4, 9). Ci siamo riscoperti come strumento di salvezza l’uno per l’altro. Nel concreto, come tanti altri, abbiamo incontrato le difficoltà del provvedere ad un alloggio. Abbiamo vissuto per 12 anni in un “piccolo” appartamento, sistemandolo nel tempo, secondo le esigenze che via, via si presentavano; è stato un modo per educarci e crescere responsabilmente nel dare risposta ai bisogni. Inoltre le piccole dimensioni hanno contribuito a costruire un legame forte tra di noi e con i nostri figli, Nella scelta poi di sostenerci con un solo reddito, accontentandoci di una vita più sobria, ma garantendo una nostra maggior presenza nei confronti dei figli, abbiamo toccato con mano quanto Dio provvede a coloro che si affidano a Lui, così da riscontrare che le entrate erano maggiori, per qualche extra non previsto, quando le uscite erano maggiori. Non ci è mai mancato il necessario. La vita di coppia si è trasformata ben presto in vita familiare con l’arrivo di Francesco, che ha portato con sé oltre alla gioia, anche le novità e le sfide della presenza dei figli in famiglia. Le veglie vissute nel cuore della notte per un anno intero per calmare il pianto di Chiara, pur motivato, ci hanno messo a dura prova, ma il cantare e il pregare in quei momenti ci hanno dato la forza di andare avanti trasformando la fatica in una offerta di noi stessi. Bianca e Chiara

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Festa della Famiglia “Dio prima di ogni cosa, Dio in ogni cosa”: questa la scelta ci ha permesso di cogliere il senso più profondo di ogni momento felice o avverso della vita. A tavola abbiamo privilegiato il dialogo tra di noi e con i figli, cercando di fare sempre riferimento, negli argomenti trattati, alla nostra esperienza di fede vissuta. Col passare del tempo si è creata in noi una mentalità nuova, uno stile di vita nuovo, come un abito che ci portiamo addosso, così ora ci viene spesso naturale fare scelte condivise, scoprire che nonostante la grande diversità che c’è in ciascuno di noi ci troviamo a dare le stesse risposte, anche all’unisono, di fronte agli interrogativi dei nostri figli. Naturalmente la gioia di averli visti crescere in armonia tra di loro, nell’aiutarsi a vicenda, nel impegno responsabile nelle loro attività, è stato per noi quella ricchezza ben più grande di quanto che abbiamo lasciato di noi stessi. Abbiamo conosciuto anche il dolore del distacco causato dalla morte di tre nostri genitori e di due cognati, e la fatica nell’assisterli nella malattia, ma non il vuoto che nella fede è stato prontamente colmato dalla presenza di Dio con la sua pace. La nostra vita poi non è rimasta chiusa in se stessa, ma si è aperta da subito anche alla famiglia più grande che è la comunità ecclesiale, che ci ha visti nell’arco di questi anni presenti in vari impegni e a vari livelli sia nel dare e che nel ricevere grazia su grazia. Ora, dopo Francesco, anche Chiara si prepara a lasciare suo padre e sua madre per iniziare una nuova famiglia e noi ci ritroveremo ad essere nuovamente una coppia, però con una nuova consapevolezza. Quando abbiamo iniziato il cammino ci siamo detti: “Io prendo te come mia sposa, … etc.” oggi sentiamo di non essere più due, ma uno e di poterci dire l’un l’altro: “Io appartengo a te…” … affinché il mondo creda. Bianca e Pietro

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Festeggiati 2010

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Famiglia per la Missione

“Insisti sempre, in ogni occasione opportuna e non opportuna” Fedeli a questo invito di San Paolo, continuiamo ormai da anni a proporre la preghiera in famiglia ai molti amici che conosciamo nella speranza che si decidano a far propria un’esperienza che, nonostante la sua “piccolezza”, porta spesso frutti inaspettati. Qualche anno fa, un sacerdote la paragonò ai pochi pani e pesci che vennero offerti a Gesù e che, passati attraverso le sue mani, sfamarono una moltitudine di persone. Di recente, la famiglia Fasan ha accolto questo invito e ha scelto di entrare a far parte del gruppo di famiglie della nostra parrocchia (circa una trentina) che hanno abbracciato questa esperienza. E’ un’esperienza che aiuta molto a far assaporare ai figli l’importanza della preghiera, che fa capire ai figli che in quel tutto che la famiglia condivide, non puo’ mancare quello che è il vero e proprio ossigeno della nostra vita spirituale: la preghiera. E’ una preghiera semplice, che si fa nella propria casa, in famiglia, che realizza così la sua vocazione di “piccola chiesa domestica”. E’ una preghiera attenta ai piccoli, ai bambini e, proprio per questo, nella serata in cui la famiglia Fasan è venuta a casa nostra per la preghiera, abbiamo lasciato che a condurre il rosario fosse la piccola Zeudi, senza escludere però tutti gli altri dalla possibilità di esprimere intenzioni di preghiera e risonanze. E’ stata una serata serena e tranquilla nella quale la preghiera ci ha aiutati ad entrare in un clima di confidenza e condivisione che ha aiutato ad aprire i cuori di tutti. La famiglia Fasan

Famiglia Condotta

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don Albino Bassanese Un’altro Sacerdote già da qualche mese opera nella nostra San Pio X:

don Albino bassanese

Ma chi è? Da dove viene? Quali sono le sue passate esperienze? Di seguito una sua immagine da lui stesso scritta e presentata.

C’E’ CHI PARTE… E C’E’ CHI ARRIVA… Cari amici, sono passati praticamente tre mesi da quando sono approdato alla parrocchia san Pio X°. Invitato dalla redazione a scrivere due righe di presentazione e di racconto dei miei trascorsi, eccomi qui per raccontare qualcosa di me, della mia vita, delle mie prime impressioni tra voi. Sono nato a Menà - Verona il 12 aprile del ‘48 e sono prete da 33 anni : mi sembra ieri quando venivo consacrato sacerdote nella chiesa del paese natale in provincia di Verona. Era il sabato 1 ottobre 1977. Una novità per il paese. Non era mai avvenuto, finora, che un vescovo venisse nella nostra chiesa per una ordinazione sacerdotale. Mi è stato chiesto: come è nata la tua vocazione? All’età di otto anni facevo il chierichetto e a quei tempi c’era ancora il rito della messa in latino e bisognava imparare a memoria le formule per rispondere al celebrante. Non solo imparai le risposte da dare al sacerdote, ma l’assiduità e la puntualità al servizio in chiesa mi avevano fatto conquistare due primi premi per il miglior punteggio. La gara per essere primi in classifica era un incentivo che il curato (da noi nel veronese così chiamiamo il viceparroco, mentre qui viene chiamato capellano) escogitava per attirare tanti ragazzi a fare i chierichetti. Ed è stato lui, il cappellano, che un pomeriggio, dopo il catechismo mi chiese: “Senti, Albino, non ti piacerebbe fare il prete?….. Alla domanda di don Giuseppe non ci pensai su due volte e gli risposi subito: “sì, mi piacerebbe”! E lui: “parlane a casa con i tuoi e poi vediamo il da farsi”. Io sono il primo di sette fratelli e tornando a casa pensavo già alle reazioni soprattutto di mio padre. In fin dei conti era lui che portava a casa il povero stipendio per tirare avanti la baracca (era un bracciante che lavorava in una grande mezzadria). Papà pensava che, diventando io grandicello, raggiunta l’età lavorativa, gli avrei potuto dare un valido aiuto per l’economia della famiglia. Confidai subito il mio desiderio alla mamma, la quale rimase stupita ed anche contenta per questa novità che avevo in animo, ma tutto era 20

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don Albino Bassanese subordinato alla decisione di papà. Lui rimase un po’ sulle sue a sentire la mia idea, ma poi concluse dicendo: se sei contento va pure! Ottenuto, quindi, il consenso dei genitori, riferii la cosa a don Giuseppe e lui al parroco i quali consultatisi si misero in moto per contattare il seminario vescovile. Conclusione: la retta in seminario era troppo alta e i miei non erano in grado di sostenere quella spesa. Intanto mi fecero ripetere la 5a elementare per rafforzarmi nello studio e per affrontare gli esami di ammissione alla 1a media (allora era obbligatorio questo esame per accedere al secondo ciclo scolastico) L’esame poi si concluse con un fiasco, ma non servì a niente perché il ministero dell’ istruzione abolì quell’esame dando inizio alla scuola dell’obbligo. Allora i nostri preti si rivolsero alla Congregazione di Don Calabria che a Verona si prodigava a favore delle vocazioni povere e perorarono la mia causa. Fui accolto da loro nella casa “Buoni Fanciulli” di Maguzzano, vicino a Desenzano del Garda e lì iniziai l’avventura. Il primo anno delle Medie si concluse con un fallimento completo, tanto che il direttore mi dimise dicendomi: “non sei adatto per fare il prete, lo scarso rendimento scolastico ne è la prova!”. In effetti latino e matematica erano due materie Don Giovanni Calabria nacque a Verona, da genitori molto indigeste, non riuscivapoveri, l’8 ottobre 1873. Per vie mirabili la divina Provvidenza no ad entrarmi in testa! lo aiutò a compiere gli studi preso le scuole del Seminario. Fu chiamato mio padre Consacrato sacerdote l’11 - 8 - 1901, fu curato per 6 anni a S. che venne a prelevarmi Stefano, poi Rettore a S. Benedetto al Monte. Il 26 novembre 1907 iniziò la “Casa Buoni Fanciulli” in vicolo e ad accompagnarmi a Case Rotte, trasferendola l’anno casa. Ero rassegnato, ma seguente in una sede più ampia a quell’estate 1961 avvenne San Zeno in Monte, su di una col- che….passò al mio paese lina che domina la città di Vero- un prete dell’Opera di na. Il Signore gli inviò dei fedeli Don Orione in cerca di discepoli e gli ispirò la Congregavocazioni (era don Alberzione dei Poveri Servi della Divina to, un prete bresciano di Provvidenza, composta di Sacerdoti Gavardo, simpaticissimo, e Fratelli e quella parallela delle Povere Serve della Divina Provvi- morto purtroppo prematudenza, con la finalità di vivere e portare nel mondo la fede in ramente all’età di 48 anni). Dio Padre e la fiducia nella divina Provvidenza, dedicandosi ai Il parroco gli parlò di me più poveri e agli emarginati. reduce da quel fallimento Pregò, soffrì e si adoperò in ogni modo per un ritorno degli scolastico e gli indicò la uomini alle pure fonti del Vangelo e per impetrare dal Signore strada per raggiungere la l’unità dei cristiani. nostra casa sperduta nella Si addormentò nel Signore il 4 dicembre 1954. Fu beatificato a campagna assolata. Faceva Verona dal Santo Padre Giovanni Paolo II il 17 aprile 1988 e molto caldo e il sole della da lui canonizzato il 18 aprile 1999 in Piazza San Pietro. canicola picchiava da spaccare le pietre. Rigenerati dalla Parola - Rigenerati dalla Parola - Rigenerati dalla Parola

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don Albino Bassanese Si presentò tutto sudato, a quei tempi con la veste talare. Potete immaginare che sauna si era fatto. Mia madre mi mandò subito a attingere acqua fresca al pozzo per ristorarlo con un bicchiere d’acqua fresca. Scambiò alcune notizie sull’attività che svolgeva e sul seminario che accoglieva ragazzi poveri vicino a Brescia. Mi incoraggiava dicendomi di non preoccuparmi dello studio che questa volta non avrei avuto problemi di scuola. In effetti guardandomi indietro posso dire che quella bocciatura è stata provvidenziale, perché da allora non ebbi più problemi e non perdetti nessun anno scolastico. A Botticino Sera ho trascorso tre anni dai ricordi bellissimi, soprattutto per l’entusiasmo che ci veniva trasmesso dai nostri superiori (oltre a don Alberto ricordo sempre con ammirazione don Giuliano Moretti di Salò, morto anche lui missionario in Brasile all’età di 46 anni). Devo dire che dalla ripetizione non ho più avuto problemi con la scuola. Non eccellevo, ma non ero nemmeno l’ultimo della classe. Terminate le medie, frequentai il ginnasio a Erba (Como) e il liceo a Bra (Cuneo). Quindi un tirocinio come assistente dei ragazzi ad Alessandria e poi il quinquennio di teologia a Roma dal 1972 al 1977 anno della mia ordinazione. Cosa ho fatto in questi trentatré di sacerdozio? Niente di speciale, non cose grandi, ma le piccole mansioni al servizio della Chiesa nella Congregazione del Santo Fondatore Don Luigi Orione. Per dirla con il cantautore Ligabue “una vita da mediano” con dei compiti precisi, a coprire certe Montebello della battaglia zone, a giocare generosi lì, sempre lì, lì nel mezzo. Da novello sacerdote ho ricevuto l’incarico di orientatore e animatore vocazionale. La sede era a Montebello della Battaglia in provincia di Pavia dove la casa ospitava ragazzi delle medie aiutati nel discernimento vocazionale. E’ stata un’esperienza faticosa e sofferta per la scarsità dei risultati, ma anche ricca di aspetti positivi. Posso ritenermi fortunato se tra le centinaia di ragazzi incontrati uno solamente è arrivato al sacerdozio: don Roberto Polimeni che voi ben conoscete. Nel 1984 fui mandato ad Alessandria come responsabile del convitto per ragazzi delle medie. Oltre all’assistenza ero impegnato nell’insegnamento della religione e nell’attività ministeriale in parrocchia e come assistente degli scout di Alessandria 2. Nel 1989 fui trasferito nella parrocchia di Pavia come incaricato dell’oratorio. Era da poco nata la parrocchia dedicata a Don Orione situata in periferia della città. 22

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don Albino Bassanese Non c’era ancora la chiesa e si celebrava la messa in un prefabbricato che veniva impiegato anche come ritrovo dei ragazzi e dei giovani. Oltre all’impegno in parrocchia avevo l’insegnamento di religione presso il liceo scientifico Nicolò Copernico. Nel settembre 1993 ebbi una nuova destinazione a Lopagno, nel Canton Ticino, dove l’opera don Orione ha una casa di accoglienza per disabili. Facevo pure il cappellano nelle chiesette della Val Colla per le messe domenicali e festive. Poi è stata la volta di Milano, incaricato della Casa del Giovane Lavoratore. Erano presenti più di cento giovani dai 18 ai 30 anni provenienti, per lo più, dal meridione d’Italia, ma c’era anche una componente di stranieri. Un po’ come succede qui al Patronato dove si dà ospitalità a una ventina di giovani lavoratori.

Santa Maria la Longa Casa di Carità per disabili

Nel 2004 trascorsi un triennio nel Friuli a Santa Maria la Longa, una casa di carità per disabili dove, oltre al servizio interno come responsabile dell’animazione religiosa, prestavo un aiuto pastorale nei paesi vicini privi di sacerdoti. Dopo la sosta friulana nel 2007 sono tornato nel Veneto a Trebaseleghe nella Casa don Orione dove mi è stato chiesto di essere vicino agli anziani e dove ho conosciuto don Francesco Lucian che ha trascorso tanti anni nella comunità di Marghera e ha chiuso la sua esistenza terrena assistito con amore dai confratelli.

Ora sono qui tra voi, cari parrocchiani. Mi è stato chiesto: “Come ti trovi a Marghera?”. E’ ancora presto per dare un giudizio. Posso per ora dire che l’accoglienza è stata molto cordiale e calorosa. Mi trovo bene tra gente simpatica, entusiasta, impegnata a collaborare per portare avanti il piano pastorale programmato in sintonia con tutti gli operatori. Spero anch’io di dare il mio generoso contributo sostenendo il lavoro di don Giuseppe e di don Fioravante, miei confratelli. Qualcuno mi ha già visto suonare la fisarmonica nei momenti di svago e di ritrovo in patronato. Anche la musica crea aggregazione e può aiutare a vivere nella gioia e a superare difficoltà e incomprensioni. Intanto vi raggiunga il mio saluto, specialmente alle persone anziane e malate che spero di conoscere presto. Vi benedica tutti il Signore e vi doni pace e ogni bene. Rigenerati dalla Parola - Rigenerati dalla Parola - Rigenerati dalla Parola

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La Madonna a Medjugorije

Medjugorije: altro che gita! Ancora un Pellegrinaggio? Non è che ci si abitua e ne esce una gita? Questo è stato il dubbio che ci è passato per la mente prima della decisione di andare a Medjugorie. Comunque il desiderio non ci lasciava e cercavamo l’occasione giusta per andarci. Inaspettatamente, l’occasione del pellegrinaggio si è presentata in Parrocchia, ma neanche a farlo apposta si erano sovrapposti vari ostacoli. In ogni modo abbiamo preso una decisione unanime, determinati a portarla a termine contro ogni convenienza, e così abbiamo trovato posto per un pelo perché il pulman si è riempito in fretta. Qualcosa ci diceva che Maria ci chiamava adesso. Il viaggio è stato ottimo sia per il pulman nuovo di gran turismo, sia per la compagnia di amici. Il paesaggio mozzafiato della costa Dalmata ci è stato offerto da Maria, grazie ad una deviazione per lavori in autostrada. Abbiamo attraversato tre Stati con le relative frontiere (Slovenia, Croazia e Bosnia –Erzegovina). Nei momenti di silenzi pensavamo cosa potevamo aspettarci dalla visita alla Madonna in Medjugorie, forse l’esaudimento delle nostre preghiere, una conversione più radicale al Vangelo, o rassegnarci ad offrire le nostre ed altrui fragilità senza sperarne di uscirne fuori facilmente. Man mano che si avvicinava la meta, la tensione aumentava quasi che le nostre aspettative non fossero quelle giuste o perché pensavamo di essere troppo indegni per meritare un amore così grande, paziente, quasi assurdo che la Mamma Celeste ha per tutti i suoi figli e che li vuole portare al suo Gesù donandoci i suoi consigli, premure e preghiere. Arrivati a Medjugorie Tiziana, vedendo la chiesa Parrocchiale di S. Giacomo, ha avuto una forte emozione, ma anche subito ha sentito una pace che la stava invadendo il cuore. Io, invece, ero troppo preso a pensare le aspettative e poi i risultati, come ad una partita di calcio, che avrei portato a casa dopo la visita del luogo delle Apparizioni. 24

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La Madonna a Medjugorije Sistemati in Hotel “Ana”, in un bel e nuovo quartiere di Medjurorie, dopo cena siamo andati con altri amici a visitare i moltissimi negozietti che espongono oggetti sacri di vari tipo, ma in particolare statue e ricordi della Madonna così siamo entrati nel clima giusto. Al mattino quelli più in forza, ma anche alcuni per mettersi alla prova, (e io tra loro), siamo saliti sopra il monte Krizevac meditando le stazioni della via Crucis e depositando poi, ai piedi della Croce, le nostre e altrui sofferenze nonché le buone intenzioni. Stanchi per la salita e la discesa, ma soddisfatti, con la gioia nel cuore e molto più leggeri di prima, siamo ritornati all’hotel. Nel frattempo quelli rimasti in zona Salendo sul Krizevac parrocchiale avevano fatto la via Crucis meditata, dietro la statua del Cristo Risorto, una imponente statua in bronzo che trasuda inspiegabilmente e in continuo un siero da vari parti del corpo. Nel pomeriggio siamo andati a visitare la Comunità “Cenacolo” fondata da Suor Elvira Petrozzi nel 1983 con la finalità di recuperare giovani stanchi, delusi, sull’orlo della disperazione, drogati e non alla ricerca della gioia e del senso vero della vita. Abbiamo ascoltato le testimonianze di due fratelli usciti dal tunnel della droga grazie alle cure dell’”Angelo Custode”, cioè di un fratello già avanti col cammino di purificazione, ma soprattutto con l’aiuto della preghiera scandita ad orari precisi come per il lavoro, e il riconoscimento che ciò che mancava di più nella loro vita , nonostante avessero avuto di tutto, era proprio il sentirsi amati per quello che si è e così hanno trovato Gesù: l’Amore vero, il senso della vita vero, il fine ultimo di ogni creatura. Poi, in Parrocchia S. Giacomo per le confessioni e, dopo Messa, per l’adorazione della Croce. Sabato mattina abbiamo visitato la Comunità “Nuovi Orizzonti”. Questa comunità fatta di giovani e non, emarginati e di bambini di strada, ha alla base del programma terapeutico una visione dell’uomo contemplato – in modo unitario e globale – nelle sue dimensioni biologico-fisico, psichico e spirituale. Nelle “cittadelle” di vita si vive secondo la legge dell’amore e il fine è servire Dio nei fratelli, specie i più bisognosi.

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La Madonna a Medjugorije Anche qui abbiamo ascoltato due testimonianze veramente toccanti da farci capire i miracoli dell’amore donatici da Gesù “ disceso negli inferi del nostro cuore” da prendere su di sé ogni nostra miseria, dolore, angoscia, ogni nostro fallimento facendoci creature nuove e così, anche noi capaci di riversare ai fratelli più bisognosi quell’ amore che abbiamo riconosciuto vitale, unico che vale la pena sacrificare tutto pur di possederlo. S. Luigi Orione diceva: “ solo la Carità salverà il mondo” e aveva veramente ragione. Dopo pranzo abbiamo raggiunto l’inizio del sentiero sul Podbro luogo in cui sono avvenute le prime apparizioni della Vergine sul monte Crnica. Anche qui, come nel Krizevac, il sentiero è pietroso e rende difficile la salita che ospita formelle in bronzo rappresentanti i misteri gaudiosi del rosario. Ho visto gente farsi in quattro per salire, alcuni si è fatto e aiutare, giustamente, dai volonterosi piuttosto che rinunciare a vedere il luogo delle apparizioni. Mi sono domandato come mai la Madonna sia apparsa proprio su un luogo così arido e pietroso e mi sono dato una risposta: quelle pietre rappresentano i nostri cuori aridi, egoisti che Maria, da buona Madre, vuole riscaldarli e renderli ardenti d’amore tanto da contagiare chi ci sta attorno o che hanno bisogno del nostro aiuto, così come ha fatto il suo Divin Figlio con tutti. Farsi prossimo, essere buoni Samaritani. Poi mi sono chiesto quale potrebbe essere la cosa che più mi avesse colpito in tutto ciò che ho visto fuori e dentro di me e mi sono risposto osservando i rilievi in bronzo raffiguranti il primo l’annunciazione dell’Angelo Gabriele a Maria e il secondo quello di Gesù nell’orto del Getzemani nel Krizevac. Prima Maria e poi Gesù hanno dato la stessa risposta: “ Fiat voluntas tua..” Allora mi sono detto perché non posso dire anch’io: Signore sia fatta la tua volontà quando non capisco le tue vie, quando mi vanno storte tante cose, la salute che se ne va, l’incomprensione e la fatica ad amare chi non la pensa come me, perdonare sempre ecc.. Giunti in cima alla collina delle apparizioni una bellissima statua della Madonna è raffigurata con la mano sinistra protesa in avanti, quasi un invito a tirarci su, a donarci quelle grazie che la sua carità e buon cuore di Mamma vuole dispensare per il nostro bene spirituale 26

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La Madonna a Medjugorije e corporale. Ma forse anche Lei si aspetta di ricevere qualcosa da noi che stentiamo donarle: la messa in pratica dei suoi accorati appelli alla preghiera e santità di vita… Termino con un’invocazione alla Madonna che non c’è sulle litanie e che ho scoperto vitale per la crescita spirituale di tutti : Maria, Madre della “Perseveranza”, prega per noi. Come Lei si è costantemente messa a servizio della Parola prima ancora che si facesse carne nel suo Figlio e poi lo ha seguito fino alla sua morte in una simbiosi unica condividendone gioie e dolori, così con la Perseveranza al bene ci apriamo già adesso il Paradiso a gloria di Dio Padre. Nel viaggio di ritorno, qualcuno di noi ha testimoniato ciò che ha provato nel venire a Medjugorie e ciò che si è portato a casa e cioè la consapevolezza che Maria cammina con noi e non si dà pace finchè non capiamo e amiamo il suo Divin Figlio sopra ogni cosa fidandoci di Lui per vivere in pace con Dio e con tutti gli uomini. Poi, rinfrancati i cuori, l’atmosfera si è fatta gioiosa ed è stata ottimamente animata da Renzo e Fortunato con canti di ogni tipo. Nessuno si è lamentato dei pranzi fatti, anzi, veramente buoni e assortiti nel menù. Con i complimenti all’autista Luca, per la perizia con cui ha guidato ottimamente il pulman e per le sue preziose indicazioni, ci siamo lasciati con la speranza di un ritorno a Medjugorie, altro che gita! Silvano Carrer

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Lourdes E’ da poco passata la grande Festa di Maria dell’8 Dicembre. E allora come non pensare al luogo dove la Madre di Gesù e nostra è apparsa ad una povera ed ignorante pastorella rivelando al

Chiesa aveva già ufficialmente proclamato e cioè il dogma dell’Immacolata Concezione. Come non pensare all’atmosfera di santità, alla preghiera, alla carità, al dare gratuito, ecc. mondo quello che la

LOURDES non solo servizio L’esperienza di Lourdes anche se ogni anno si ripete, dona comunque sempre spunti e riflessioni nuove e conduce ad esplorare aspetti del pellegrinaggio a volte trascurati. Dire Lourdes, per molti equivale a dire ammalati e disabili, malattia e sofferenza. Ed è così perché Lourdes è anche questo. Appunto: è anche questo, ma non solo questo. Così come è la cittadina dai mille negozi e ricordini. Ma non solo questo. All’interno del recinto sacro, non si vende e non si compra niente, si entra già in un clima di silenzio e di preghiera. Lourdes è il luogo della preghiera, dell’adorazione, del rinnovo di tutta la persona. Già il viaggio in treno è ritmato dalla recita del Rosario e dalle preghiere... E poi, in un vagone appositamente preparato è esposto giorno e notte il SS.Sacramento. Arrivati a Lourdes si prende servizio. Ma il servizio è scandito dalla lode e dalla preghiera. Il personale incomincia al mattino con la Santa Messa delle 6, ad esso riservata, e celebrata il più delle volte da un vescovo. All’inizio del Pellegrinaggio tappa obbligata è la Confessione che ha come suo naturale compimento il bagno alle piscine. Là, in quell’acqua si lasciano ai piedi di Maria tutte le fatiche, le amarezze, le sofferenze dell’anno trascorso e si esce dall’acqua rigenerati nel corpo e nello Spirito, carichi di nuovo entusiasmo e nuove speranze. 28

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Lourdes Sempre ci si ritaglia poi uno spazio per l’adorazione, un tempo per il ringraziamento e la lode. Anche a Lourdes c’è la possibilità dell’adorazione continua, in prateria, nella tenda dell’adorazione o nella Cappella dell’adorazione posta accanto alla chiesa di Santa Bernadette. Da qualche anno, in prateria c’è un percorso tutto dedicato all’acqua: tante fontanelle che, collegate all’acqua della Sorgente, associano alle fonti bibliche (piscina di Siloe, pozzo di Giacobbe…) un percorso di riflessione e purificazione per una rinnovata consapevolezza del “perchè “ci si trova lì. Alla fine si sale sul monte aspro della Via Crucis. Mai, in tanti anni, è stato saltato questo importante appuntamento. A volte, per il mal tempo, invece di salire sul monte si resta in prateria o si ripiega al Pio X, la grande Basilica sotterranea. Quest’anno si è approfittato della Chiesetta (che non manca mai, in nessun ospedale), dell’ Accueil Notre Dame. Le grandi celebrazioni, il Rosario personale o comunitario, la processione eucaristica, la processione aux flambeau, la grotta e il silenzio, quel silenzio che ormai si trova raramente nelle nostre città e nelle nostre case. Anche questo è Lourdes. Non solo servizio.

Tiziana Zabeo

Lourdes - Basilica del Rosario - Mosaico

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Papa Benedetto Non è facile parlare di una figura poderosa come il Santo Padre, successore di San Pietro e degli Apostoli. Vicario di Cristo in terra, custode della Tradizione cristiana e del Magistero nella Chiesa: non ci si può che sentire inadeguati. Ma tant’è... persone di Chiesa devono anche saper rendere conto dei sentimenti e del legame coi Pastori. Da qui la seguente riflessione.

In attesa di Papa Benedetto Avere conoscenza del Vescovo è già più facile perchè vive con noi, in visita pastorale e tramite il settimanale diocesano ci trasmette le sue esortazioni e possiamo ricevere la sua comunicazione nella fede. Con il Papa siamo a livelli piu alti e in ambiti più circostanziati, in una sorta di èlite dell’ascolto col verificarsi di una situazione di maggior distanza: egli è una figura molto significativa e importante ma forse lo sentiamo anche un po’ lontano. Accade però che si avvicina a noi, oltre che con le encicliche e i numerosi illuminati scritti, anche tramite quel tanto discusso e spesso vituperato ma pur utile mezzo che è la televisione, con cui possiamo vedere il suo volto e sentire la sua voce, diventa così una consuetudine, la domenica vederlo affacciato su piazza San Pietro, ricevere la benedizione “urti et orbi”, seguire le grandi celebrazioni dell’anno liturgico. Come non ricordare la dipartita di Papa Karol e quel funerale indimenticabile seguito proprio alla televisione dal mondo intero... quella pagina di Vangelo sopra la bara, unica cosa che si muoveva in uno scenario immobile e solenne, agitata ripetutamente da un alito di vento, quei rossi cardinalizi dappertutto, la cattolicità intera ammutolita, i potenti del mondo presenti; e il dolore che sentivamo, intenso e accorato, nel cuore? Pareva di sentire, concreto, e di toccarlo... il 30

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Papa Benedetto zio e il vuoto in cui era piombato il mondo, si era spenta una luce, anzi un faro e taceva per sempre una voce vigorosa, che aveva testimoniato, gridato, ...urlato quasi: “Aprite le porte a Cristo!”.... Dopo... siamo rimasti in attesa del nuovo Pastore. Fu gioia per la scelta, fu emozione alle prime sue parole, fu immediata simpatia per la persona e la sua storia, anche la particolarità di quell’accento, quel “cioia” anzichè “gioia” ci attrassero e fecero sorridere da subito con moto affettuoso. Poi cominciò il suo cammino col mondo, con noi. Vari sono i modi di percepire e capire il Papa, di avvicinarglisi. C’è quello che egli dice e che scrive e tutto quello che fa, ma non si può essere sempre aggiornati. C’è l’immagine di lui che ne danno i media, e l’interpretazione che se ne fa delle sue parole e dei suoi interventi, e qui bisogna saper discernere: spesso il maligno è in agguato per fuorviarci. Infine c’è quello che ce ne dice il nostro cuore, noi che sappiamo che ci parla a nome di Gesù, ci ama come Gesù, si preoccupa per noi come farebbe Gesù, ci ammaestra come Gesù e parla al presente attualizzando un Vangelo che ha 2000 anni ma deve incarnarsi e inculturarsi nell’oggi, qui e ora. E’ il Parroco del mondo, il Papa, può essere un don Giuseppe amorevole e attento ma rivolto non a una manciata di anime della parrocchia ma a moltitudini sparse nel mondo, di ogni razza e cultura; perciò gravato da impegni, fatiche, preoccupazioni e responsabilità, con incontri personali e collegiali ed appuntamenti centuplicati. Ma Papa Benedetto lentamente ci è entrato nel cuore, è uno di famiglia. Ci siamo accorti presto della sua figura morale imponente, granitica. Della personalità fortissima che lo Spirito Santo aveva scelto e donato alla nostra Chiesa. Ci siamo accorti che man mano la società si agitava e ingarbugliava nei suoi drammi e problemi, si rendevano evidenti la incisività, la decisione, la fermezza e la forza con le quali Papa Benedetto prendeva posizione su tutto ciò che accadeva nel mondo, portando la voce e lo spirito di Cristo dentro e sopra ogni quesito ed

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Papa Benedetto evento sapendoli illuminare della luce di Dio. Sapendo dire la parola chiara, inequivocabile, compito millenario, da secoli, proprio della Chiesa fondata sulla pietra angolare e la roccia che è Cristo. Interventi che il mondo giudicò con parole distorte e cattive, ingenerose e ingiuste definendoli come “intromissioni”, “ingerenze”, mancanza di rispetto della cosidetta “laicità”dello Stato, ecc. Senza capire che il Papa può, anzi “deve” esprimersi su tutto, specialmente in tempi confusi e degradati come quelli attuali, perchè la Chiesa è Madre e Maestra. E come tutte le madri deve educare, correggere, istruire figli che ama e per i quali vuole il loro stesso bene, la loro riuscita, la loro felicità. Lo Spirito Santo sa certamente ciò che fa; e sapeva che i tempi tempestosi e gravi che stiamo vivendo avrebbero avuto bisogno di un Papa come lui, con la sua forza, la sua determinazione, la sua perseveranza, la sua grande cultura. Oggi ci rassicura vedere quel suo volto mite e sempre sereno, soffuso di tanta bontà, quel sorriso dolce spesso scherzoso, quelle parole equilibrate e schiette che additano il cammino da seguire, in ogni circostanza, in ogni dramma umano e di popoli. E attendiamo con vera gioia la sua venuta fisica fra noi, quel portarsi finalmente vicino come fa un padre quando vuole bene ai suoi figli... Sappiamo già che sarà un grande dono del Signore, e lo attendiamo con fiducia sapendo quanto di buono e di grande può venire da Lui, per rafforzare e “confermare” la nostra fede e per quanto succederà nelle nostre comunità e nei nostri cuori in questa visita. Pensando alla sua umana fatica, alle sue responsabilità, lui che tratta e riceve i potenti e i responsabili del mondo, pensando alla sua sofferenza per il male che è anche nella Chiesa e per gli attacchi che gli sono rivolti, sin da ora dovremmo pregare intensamente per lui. Irma Ubizzo

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Non solo Parrocchia

Caro Fazio, ti presento Susi

E’ questa una delle tantissime testimonianze raccolte dal quotidiano cattolico “Avvenire” nei giorni scorsi. Lascia stupiti e senza parole e sta a testimoniare la verità del detto che “fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce”. Gigi Radaelli e sua moglie Graziella, 39 e 35 anni, avevano il grande desiderio di andare in trasmissione da Fazio non per polemica ma per raccontare di Susi, la loro figlia. Susi è una dei sette figli di casa Radaelli, fino a sette anni fa il ritratto della salute; poi, a 13 anni, un arresto cardiaco l’ha lasciata in uno stato di “minima coscienza”. “Susi è sulla sedia a rotelle, non cammina, non parla, non è autonoma in nulla, ma sa bene come farsi sentire. Il suo modo di coinvolgere il mondo attorno a sé è un sonoro pianto, che non indica dolore ma un qualsiasi bisogno, come fanno i neonati. Poi c’è il sorriso e quanto le è stato insegnato in un centro di riabilitazione postcoma, ovvero palpebre chiuse per dire sì, testa girata per dire no. Bocca spalancata significa ho fame o ho sete, e distinguere tra i due desideri è comunicazione ‘a pelle’ il linguaggio segreto che nasce da ore e ore insieme e tanto spirito di sacrificio… Ma per noi è tutta gioia”… Un furgone attrezzato per Susi, e l’intera famiglia si muove portandola ovunque con sé, al mare, allo stadio, al cinema… “Vorrei raccontare che persone come Eluana e Susi sono vive e, a modo loro, ci chiedono di non abbandonarle e di amarle. “Vorrei poter raccontare che assistere Susi è amarla, non torturarla. E raccontare di medici “Angeli veri”, guidati dal professor Emilio Brunati, primario al Niguarda, professionisti la cui formazione e competenza è laica, ma che sanno metterla al servizio del vivere, non del rottamare, le vite imperfette”. “Susi sa farsi rispettare molto bene, specie dai fratellini più piccoli, (11, 8 e 4 anni), che fin dalla nascita hanno giocato sul lettone con quella strana sorella”. Di sette figli, solo i tre più piccoli sono vispi e sani. Gli altri quattro sono tutte vite fragili. E solo i tre più piccoli sono nati da Gigi e Graziella: gli altri li hanno accolti dall’abbandono altrui. “Ma per noi sono tutti figli nostri, non biologici ma rigenerati nell’incontro, nell’Amore. Abbiamo avuto la gioia di aver messo al mondo tre bambini sani; vogliamo condividere la nostra vita con le Eluana altrui che il buon Dio ha messo sulla nostra strada”. Liberamente tratto da “Avvenire”

di martedì 23 novembre 2010

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Missioni

Gruppo Missionario San Pio X 08.12.2010 Ogni anno, a ottobre, si cerca il modo migliore per celebrare la settimana missionaria. Quest’anno ci è andata di lusso: giusto in quel periodo era in Italia don Fausto. Quindi quella settimana, invece del catechismo tradizionale, bambini e ragazzi hanno potuto parlare di missione con un missionario in carne ed ossa. In realtà, si è cominciato parlando di cibo e di giustizia. Anzi, si è cominciato non parlando per niente: tre bambini seduti a un tavolo, tutti gli altri intorno a guardare; i tre ricevono una grossa fetta di torta al cioccolato e fanno tranquillamente merenda, gli altri sempre intorno a guardare. Sono bambini, mica matti: tempo due morsi e tutti cominciano a protestare: “No no no, scusate un secondo, non ho capito, perché loro sì e noi no?” “Io non ho neanche fatto merenda!” “E ieri era anche il mio compleanno!” “Non è giusto!” Ecco, appunto. No che non è giusto, infatti. Don Fausto interviene da qui: non è giusto, ma succede, ed è per questo che serve fare missione. Non perché noi italiani siamo tanto buoni e regaliamo generosamente soldi e tempo, ma perché nel mondo c’è chi sta a guardare mentre gli altri mangiano, anche se tutti hanno la stessa fame. Don Fausto ha portato molte foto; spiega come si vive nello stato indiano dove si trova lui, il Karnàtaka. Parla di bambini che vanno a scuola a piedi, di cuoche che cucinano per terra, di un Paese che produce tanto ma non riesce a sfamare tutti i suoi abitanti. Il giorno che don Fausto non può venire, alle seconde elementari parlo io. Ho fatto un’esperienza molto diversa, sono stata in missione solo tre settimane. Ma ho anch’io un sacco di foto, e in più un asso nella manica: mi sono portata dei bastoncini marrone chiaro, profumati e leggeri, vediamo chi capisce cosa sono. “Cacao” ?No, bel tentativo. “Caffè?” No, quello va a chicchi. “Sigari?” No, non è tabacco. La risposta arriva dal centro dell’ultima fila. “Esatto, è cannella, l’ho portata perché se ne produce tanta in Madagascar, e proprio del Madagascar vi sto per parlare”. I bambini intervengono, chiedono, confrontano: anche lì c’è la mensa? Il dentista? Che lingua si parla? I bambini commentano: che casa piccola, che muri storti, che acqua sporca.I bambini restano schifati quando compaiono i ragni di Faratsiho, grossi un palmo (dal vivo fanno ancora più impressione, ragazzi). Soprattutto, i bambini ricordano: ne parlano alla zia che li è venuti a prendere, mi salutano per strada il giorno dopo, la domenica a Messa diciamo tutti insieme il segno di croce in lingua malgascia. Secondo me, non vorranno aspettare la prossima settimana missionaria, per saperne di più. Tsara be izany, e cioè ottimo. Marta Zago 34

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Missioni L’autentico sviluppo dell’uomo riguarda uniariamente la totalità della persona in ogni sua dimensione. Senza la prospettiva di una vita eterna, il progresso umano in questo mondo rimane privo di respiro. Chiuso dentro la storia, esso è esposto al rischio di ridursi al solo incremento dell’avere; l’umanità perde così il coraggio di essere disponibile per i beni più alti per le grandi e disinteressate iniziative sollecitate dalla carità universale. Gruppo Missionario - Festa con noi 2010 Anche quest’anno il bilancio del banco missionario della “Festa con Noi” è positivo e GRAZIE A VOI e alla vostra generosità. Quest’anno oltre agli ormai consolidati prodotti del commercio Equo e Solidale avevamo dell’artigianato indiano portatoci direttamente dalle missioni da don Fausto e alcuni prodotti di Rio Terà dei Pensieri marchio che contraddistingue i prodotti fatti dai carcerati di Venezia. In tutto abbiamo raccolto Euro 445,32 importo che abbiamo arrotondato a Euro 500 e già consegnato a don Fausto per il progetto di lavoro delle mamme… prima del suo rientro per l’India e del quale vi terremo aggiornati. Giornata mondiale dei Malati di Lebbra 30.01.2011 Settecento persone ogni giorno scoprono di avere la lebbra. Dieci milioni di esseri umani hanno la vita segnata dalla malattia. La lebbra devasta le persone, le sfigura e distrugge la loro vita sociale, creando sofferenza ed emarginazione. Il 60% dei malati del pianeta riceve cure grazie alla solidarietà internazionale. Questi sono i numeri preoccupanti che ci spingono ad agire per promuovere la Giornata Mondiale che sarà celebrata il 30 Gennaio 2011

Approfittiamo dell’opportunità per ringraziare di cuore tutti quelli che ci accompagnano aiutandoci nel nostro cammino missionario. A tutti auguriamo un Natale di Solidarietà e di Pace Gruppo Missionario

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I Santi dei nostri giorni

Chiara Luce Badano,

Beata dal 25 Settembre 2010 “Non conta tanto parlare di Dio. Io lo devo dare”

Chiara Badano è una ragazza come tante altre, che non ha mai partecipato a nessun talk show, non è comparsa in nessuna trasmissione televisiva, non ha partecipato a nessuna edizione del Grande Fratello o di X-Factor, non ha Chiara Badano mai fatto la velina, la letterina o altro, non ha Sassello 29 Ottobre 1971 mai sognato di diventare ricca e famosa, è stata 7 Ottobre 1990 anche bocciata a scuola. Non ha desiderato assomigliare a nessuno su questa terra, solo a Gesù e nemmeno al Gesù che raccontava le parabole e che veniva accolto come Messia, ma al Gesù crocifisso, ferito, sanguinante e abbandonato. La sua vita non ha avuto la risonanza mediatica che oggi spetta a chi sale agli onori della TV, eppure i cuori toccati dalla sua testimonianza di vita sono stati centinaia… Ecco perché: Chiara Badano nasce a Sassello (diocesi di Acqui, provincia di Savona), il 29 ottobre del 1971, dopo 11 anni di attesa dei suoi genitori. Vive un’infanzia e un’adolescenza serena, in una famiglia molto unita da cui riceve una solida educazione cristiana. A 9 anni scopre il Movimento dei Focolari, e vi aderisce come gen (Generazione Nuova, la seconda generazione dei Focolari) all’ideale dell’unità. Oltre all’impegno nel Movimento Gen, è attiva anche nella vita della parrocchia e della diocesi. Ha 17 anni quando un forte dolore alla spalla, accusato durante una partita a tennis, insospettisce i medici. Cominciano gli esami clinici. Ben presto arriva la terribile diagnosi: tumore osseo. 36

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I Santi dei nostri giorni Nel febbraio 1989 Chiara affronta il primo intervento: le speranze di successo sono molto scarse. All’ospedale si alternano i gen e altri amici del Movimento per sostenere lei e la sua famiglia. I ricoveri all’ospedale di Torino diventano sempre più frequenti e così anche le cure - molto strazianti - che Chiara affronta con grande coraggio. Durante la malattia Ad ogni nuova dolorosa “sorpresa”, la sua offerta è decisa: “Per te Gesù, se lo vuoi tu, lo voglio anch’io!”. Presto Chiara perde l’uso delle gambe. Un nuovo difficilissimo intervento si rivela inutile, ma a sostenerla nei momenti più duri è l’unione con Gesù Abbandonato, che sulla croce non avverte la presenza consolante del Padre. Il suo medico curante, non credente e critico nei confronti della Chiesa, dirà: “Da quando ho conosciuto Chiara qualcosa è cambiato dentro di me. Qui c’è coerenza, qui del cristianesimo tutto mi quadra”. Pur ridotta ormai all’immobilità, Chiara è ancora attivissima: per telefono segue il nascente gruppo dei Giovani per un mondo unito di Savona, partecipa a Congressi e attività varie con messaggi, cartoline, cartelloni, per far conoscere amici e compagni di scuola ai gen e alle gen.

Il suo rappor to con Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, si fa sempre più serrato: la tiene continuamente aggiornata. Con l’aggravarsi della malattia occorrerebbe intensificare la somministrazione di morfina, ma la ragazza si rifiuta:

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I Santi dei nostri giorni Chiara Luce parte per il Cielo il 7 ottobre 1990. Aveva pensato a tutto: ai canti per il suo funerale, ai fiori, alla pettinatura, al vestito, che aveva desiderato bianco, da sposa… Con una raccomandazione: “Mamma, mentre mi prepari dovrai sempre ripetere: ora Chiara Luce vede Gesù”. Al papà, che le aveva chiesto se era sempre disponibile a donare le cornee, aveva risposto con un sorriso luminosissimo. Poi un ultimo saluto alla mamma: “Ciao, sii felice perché io lo sono” e un sorriso al papà. Al funerale, celebrato dal Vescovo diocesano, prendono parte centinaia e centinaia di giovani e tanti sacerdoti. I componenti del Gen Rosso e del Gen Verde eseguono i canti da lei scelti. Un grande mazzo di fiori e un telegramma giungono ai genitori da parte di Chiara Lubich: “Ringraziamo Dio per questo suo luminoso capolavoro”. La sua fama di santità si diffonde nel giro di pochi anni. Il vescovo della diocesi di Acqui, monsignor Livio Maritano, che le aveva conferito la Cresima e incontrata più volte durante la malattia, l’11 giugno 1999 avvia la fase diocesana del processo di beatificazione. Il 3 luglio 2008 Chiara viene dichiarata “venerabile” e, il 19 dicembre 2009, il Santo Padre, Benedetto XVI, riconosce il miracolo ottenuto per sua intercessione: un atto che prelude alla Beatificazione del 25 settembre 2010 nel santuario del Divino Amore a Roma, presieduta da monsignor Angelo Amato. La sua vita si riassume in questa frase: “Non conta tanto parlare di Dio. Io lo devo dare”, dove si uniscono l’anima stessa della moderna evangelizzazione e quello spirito cristiano che, chiunque abbia incontrato Gesù sulla sua via, continua a ravvivare nel proprio cuore. Dall’omelia di monsignor Amato: “Nel piccolo paese dove abitava era presa in giro, perché era una gen, perché andava a Messa anche durante la settimana, partecipava con attenzione all’ora di religione, cercava di amare tutti i professori, anche i più indigesti, era molto disponibile ad aiutare tutti. Per questo le sue amichette – e i bambini talvolta sanno essere cattivelli – la chiamavano “suora”. Questo la faceva molto soffrire, ma in Mariapoli, Chiara trovava la risposta in Lui, in Gesù Abbandonato”. Tanti giovani oggi si vergognano di Gesù, la società ci dice che essere cristiani significa vivere nella rinuncia. Questa ragazza ha dovuto rinunciare a tante cose a causa della sua grave malattia, ma il cristianesimo le ha dato il necessario per vivere. La fede in Gesù Cristo le ha dato tutto.

È possibile essere santi a 18 anni? La vita di Chiara dà una risposta inequivocabile: SI! a cura di Paola Busato 38

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Non solo Parrocchia

Forse è importante sapere che: A Marghera il secondo Poliambulatorio di Emergency in Italia Giovedì 2 dicembre, Emergency ha aperto il Poliambulatorio di Marghera, per offrire assistenza sanitaria gratuita, di base e specialistica, e orientamento socio-sanitario ai migranti e alla popolazione in stato di bisogno. Il Poliambulatorio si trova in via Varè 6, vicino a piazzale Tommaseo, nei locali dell’ex centro di salute mentale della Asl 12 messi a disposizione dal Comune di Venezia. Il Poliambulatorio è aperto dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 18. Vengono offerti servizi di medicina Poliambulatorio di Emergency a Marghera, Via Varè 6 generale, pediatria, odontoiatria, medicazioni e assistenza per pratiche amministrative legate Aperto da lunedì al venerdì alla sanità. dalle ore 9.00 alle 18.88 tel. +39 041.0994114 Tutti i servizi offerti dal Poliambulatorio sono gratuiti.

LA VOCE

...della Parrocchia di S. Pio X (Opera San Luigi Orione)

Direttore: D. Giuseppe Volponi

Parrocchia S. Pio X

Via Nicolodi 2 Marghera - Tel. 92.06.36

©Dic. 2010 bp pietrobellinato@libero.it

Redazione: Piero Bellinato, Paola Busato, Isabella Damiani, Federica De Rosa, Tiziana Zabeo. Hanno collaborato: don Albino Bassanese, Bianca e Pietro Baso, Letizia Baruzzo, Mattia Boccalon, Paola Busato, Silvano Carrer, Fam. Condotta, Silvana D’Iseppi, Commissione Caritas, Gruppo Missionario, Claudia Barattin, Irma Ubizzo, Tiziana Zabeo, Marta Zago Rilegatura: Nicoletta, Sonia, Stefania,Tatiana Questo numero è stato stampato in 550 copie circa.


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