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Il Tema è l’idea unificante, il Soggetto della Storia. Intervista a Valerio Mazzoli

Il Tema è l’idea unificante,

il Soggetto della Storia. Intervista a Valerio Mazzoli

Ogni storia ha un significato più profondo chiamato tema. Il tema è l’idea unificante, il soggetto della storia. Un buon esempio potrebbe essere quello dei film della saga di Star Wars, laddove il tema non è la fantascienza - quello piuttosto è il genere – ma in questa serie ogni personaggio ha una sua storia accomunata da un unico tema: il potere della speranza.

Testo: di Sergio Paludetti* Q uando si parla di parchi a tema capita spesso di sentire dire: «questa attrazione non è molto tematizzata», oppure «la scenografia è bellissima», o ancora «vorrei che fosse più tematizzato». È a partire dall’utilizzo dei termini “scenografia” e “tematizzazione” che questo articolo ha lo scopo di proporre l’utilizzo di terminologie appropriate, proponendo definizioni ed esempi.

La scenografia secondo Treccani è «In senso concr., insieme degli elementi dipinti che costituiscono una scena; per estens., anche gli elementi costruiti (praticabili, costruzioni), o ottenuti mediante proiezioni (effetti), che concorrono a formarla.». Mentre per “tematizzazione” si propone una defi-

nizione meno specifica/più generale/: «Il soggetto sviluppato, come ispirazione, ideologia e contenuto espressivo fondamentale, in un’opera letteraria, teatrale, cinematografica o televisiva, artistica, musicale, o anche da uno scrittore, da un regista, da un artista o da un musicista» o ancora «Per estens., nell’ideazione e progettazione di nuove forme, strutture, oggetti d’arte applicata, ecc., l’idea o il modello a cui si ispirano la linea e la sagoma del progetto».

Prima di procedere, è importante avere ben chiara la differenza tra parco a tema e parco divertimenti. Un parco divertimenti tende a concentrarsi sulle sensazioni fisiche, come l’adrenalina, il senso di falsa insicurezza, il vuoto; mentre un parco a tema è costruito proprio come un film attorno a un tema. La prima cosa che si intuisce in un parco a tema è il tema centrale. Crea un ambiente estremamente coinvolgente e illude l’ospite di trovarsi altrove. Le storie all’interno di un parco a tema possono essere interconnesse e/o integrate, accompagnano l’individuo in una serie di esperienze con lo scopo di trasferirlo in un mondo parallelo e estraniarlo dalla realtà.

Per capire meglio cosa vogliono dire le terminologie “scenografia” e “tematizzazione” occorre essere più pratici. Nella stesura di questo articolo, è stato chiesto il parere di Valerio Mazzoli, designer e scenografo che ha lavorato per parchi come Gardaland, Mirabilandia, Disneyland Paris e tanti altri.

C’è una reale differenza tra il concetto di scenografia e quello di tematizzazione? «Di per sé la differenza è minima, ma comunque esiste. Sono entrambi due modi di lavorare estremamente creativi, ma andiamo per ordine. La terminologia tematizzato di per sé non vuol dire molto, deve essere inserita in un contesto. Facciamo un esempio concreto. Il mio amico Dante Ferretti, che ha progettato Cinecittà World, ha fatto un lavoro eccezionale nel ricostruire il set della main street come il film Gangs of New York, per il quale ha curato la stessa scenografia, ha dovuto ricreare un ambiente reale. In questo caso, ci troviamo di fronte a un progetto di ricostruzione scenografica di un luogo, non di una sua tematizzazione. Ferretti è riuscito a ricostruire la New York di quei tempi, perciò questo è un esempio di ricostruzione scenografica. L’entrata stessa del parco, che rappresenta la monumentale scenografia di Cabiria, è una riproduzione, ma non è un tema. In Disney, invece, le cose sono molto differenti. Quando si progetta un’area o un’attrazione, si parte dalla stesura di un soggetto: che storia voglia-

mo raccontare agli ospiti del parco? In che modo li facciamo diventare protagonisti della narrazione? Persone come Tony Baxter non realizzano solo i concept dell’area, ma pensano anche alla storia che in quella particolare area si vuole raccontare, come ad esempio Frontierland a Disneyland Paris. Un esempio calzante è mettere a confronto l’area far west del parco parigino con Gardaland. Il villaggio Rio Bravo del parco veneto, dove io stesso negli anni ho fatto alcune aggiunte, è una riproduzione di un villaggio americano tra il XVIII e il XIX secolo, di per sé non c’è una storia portante, mentre a Frontierland una storia c’è e di conseguenza anche un tema.»

Allora si potrebbe dire che la scenografia trasforma l’ospite in spettatore, mentre la tematizzazione in protagonista. Scegliere l’una o l’altra non presuppone una scelta più giusta di un’altra. Sono due modi differenti di fare arte. Se prendiamo ad esempio la Valle dei Re di Gardaland, siamo di fronte a un caso di scenografia o di tematizzazione? «Ecco, la Valle dei Re è un ottimo esempio che ben rappresenta i concetti di cui stiamo discutendo. Per la creazione di questa attrazione ho preso ispirazione da elementi storici, come Abu Simbel, Tutankhamon, Howard Carter e li ho rielaborati in un’opera originale con una propria coerenza e identità. Questa attrazione, che posso definire come mio masterpiece, è, come per esempio Pirates of the Caribbean della Disney, una vera e propria costruzione narrativa concepita su di una tematizzazione originale, con uno storyline in stile cinematografico. Non mi sorprende infatti che dal ride disneyano l’azienda abbia sviluppato uno dei più grandi franchise di tutti tempi. Diciamo che questo è il naturale sviluppo che sta alla base dei concetti originali di questo tipo di attrazioni. Joe Rohde è un maestro in questo. Egli stesso si è interrogato più volte negli anni su cosa sia il tema. Guardate il lavoro che ha fatto a Disney Animal Kingdom, World of Avatar. Non riguarda un pianeta o gli alieni che lo abitano, fermarsi solo al concetto che sia fantascientifico non è sufficiente. Avatar riguarda il nostro profondo obbligo di essere rispettosi nei confronti del mondo vivente, questo è un tema.» Per rendere ancora più chiaro il concetto, si prenda in analisi il castello di Disneyland. Altro non è che un’interpretazione disneyana del castello di Ludwig II di Baviera a Neuschwanstein, costruito nel 1869 dagli architetti Eduad Riedel e Georg Doltmann, in linea a quel revival gotico che andava di moda in quell’epoca. Il revival, in architettura, di per sé potrebbe essere inteso come una tematizzazione. Costruire un castello in stile medievale non è legato solo a una riproduzione o a una scenografia, è chiaramente, come in questo caso, per raccontare una storia. Si veda anche gli esempi dell’Imperial Hotel (Tokyo, Giappone) realizzato da Frank Lloyd

«Chi progetta un tema è un narratore, un tema è ciò di cui tratta la storia, e il tema influenza l’intera architettura e design di tutto il progetto.»

Wright e la Rocchetta Mattei (Bologna, Italia), realizzato da Cesare Mattei e Giulio Ferrari. La tematizzazione, come si evince da questo testo, non è solo legata ai parchi a tema, ma la si può trovare anche nel product design, nel fashion design e in tanti altri settori differenti, come le feste. Quando si progetta un parco a tema, si deve avere una profonda comprensione del tema che si vuole comunicare. Chi progetta un tema è un narratore, un tema è ciò di cui tratta la storia, e il tema influenza l’intera architettura e design di tutto il progetto.

Joe Rohde, a proposito di Disney Animal Kingdom, dice: «Se il mio tema è il valore della natura e devo progettare una porta, quella porta deve rappresentare il valore intrinseco della natura. Quella porta ha più probabilità di essere di legno o sarà in acciaio? Probabilmente è di legno. E quel legno? Sarà liscio o grezzo? Probabilmente è grezzo. Se c’è una maniglia è più probabile che la maniglia della porta sia lucida o arrugginita? Magari arrugginita. Se c’è un motivo su una maniglia è più facile che quel motivo sia geometrico o organico? È più probabile che sia organico. Quindi puoi vedere come una semplice decisione è o non è correlata al tema».

Il concetto di parco a tema non è stato elaborato, sperimentato o pensato a fondo in Italia. I parchi a tema, così come l’industria correlata e la sua conoscenza sui costumi socioculturali, è spesso sottovalutato e trascurato nel nostro Paese. In realtà, offre molte opportunità, di lavoro, di cultura, di rielaborazioni degli spazi (urbani e sociali), pubblicità e turismo. I parchi a tema connotano significanti paradossi dello spazio e del tempo, che portano i suoi ospiti in nuovi stati d’animo, utilizzando architetture insolite, landscape design ultraterreni e differenti tipi di narrazioni trasmesse attraverso il tema. Pertanto, i parchi a tema sono un fondamento nei contesti sociali e urbani. Purtroppo, nel contesto italiano, l’ambiguità dei termini “parco a tema” e “parco divertimenti” è comprensibile, come anche “scenografia” e “tematizzazione”. Va altresì detto che negli ultimi anni, nella realtà del territorio, qualcosa sta cambiando, confido nel fatto che da un’attenta analisi alle strutture estere, e attraverso un’intelligente importazione dei medesimi modelli, il nostro Paese potrà introdurre questo ambito lavorativo finora sottovalutato, così da collocare l’Italia in una cornice internazionale d’avanguardia nel settore dell’intrattenimento.

(*) Parksmania.it

Bibliografia

Stefano Calabrese e Vanni Codeluppi, Nel paese delle meraviglie. Che cosa sono i parchi di divertimento, Carocci, Roma 2009. Benedetta Dalai, Manuale professionale di scenografia e scenotecnica, Dino Audino, Roma 2017. Felice Denza, Criteri di scelta delle giostre per un parco a tema, Facto Edizioni, Padova 1991. Kenneth Frampton, Storia dell’architettura moderna, Zanichelli Editore, Bologna 2006. Christian Norberg-Shulz, Genius Loci Paesaggio Ambiente Architettura, Electa Editrice, Venezia 1979.

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