HAPPINESS IN PUBLIC SPACES
a new approach for urban regeneration
Politecnico di Torino | Corso di Laurea Magistrale | Architettura per il Progetto Sostenibile
Indice
Premessa e obiettivi della ricerca
4
1.0_Happiness in public spaces
8
La contestazione di un modello
10
Verso un possibile modello
12
Un modo di leggere lo spazio
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1.1_Le linee guida
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1. IdentitĂ
28
2. AccessibilitĂ
36
3. Uso
46
4. Interazione
56
5. Percezione
62
6. Sicurezza
70
7. Tecnologia
82
1.2_Indicizzazione
86
Questionario
92
2
1.3_Un possibile modello
94
Indice
2.0_Caso studio: Fossano
98
2.1_Applicazione del modello
102
Inquadramento geografico
104
Inquadramento storico
106
Osservare 108 Ascoltare
120
2.2_Metaprogetto
128
Il fossato
134
Il belvedere
140
Il retro
144
Il fronte
148
Gli esiti
152
3.0_Esperienza diretta sul campo
160
Conclusioni
174
Glossario
178
Bibliografia
182
3
Premessa
Cos’è la felicità? Fin dalle origini tutta l’umanità si è interrogata su questa questione. A partire da Platone, e ancor più con le scuole post-socratiche, la nascente pratica filosofica tenderà infatti ad identificarsi col principio in base al quale bisogna “aver cura di se stessi”, e a proporsi come una forma di attenzione alla vita concreta dell’individuo: non tanto in senso euristico, ossia eleggendolo a proprio oggetto di studio, quanto piuttosto occupandosi della sua serenità e della sua felicità, tema che verrà ripreso anche da Foucault. Ovviamente non è questa la sede opportuna per rispondere ad una domanda simile, che probabilmente non avrà mai una risposta univoca: probabilmente la felicità va semplicemente ricercata dentro di noi, senza che nessuno abbia la pretesa e la presunzione di darne una definizione. Tuttavia, considerando il ruolo che l’architetto ha sempre avuto all’interno della città, è possibile formulare una domanda che deriva da quella poste in precedenza:
4
Obiettivi della ricerca
Cosa possono fare gli architetti per rendere le persone felici all’interno degli spazi pubblici? Questo è il punto di partenza di questa ricerca. Dopo anni di modelli urbani basati su indicatori ed indici territoriali, che si rifanno semplicemente a delle normative, potrebbe essere arrivato il momento di fermarsi e riflettere sulla direzione presa dall’urbanistica. Oramai è difficile trovare un progetto, a scala urbana, che tenga conto della scala umana; ed è questo ciò che questa ricerca si pone di fare: rincominciare a progettare per l’uomo. Ovviamente si parte con la consapevolezza che la felicità è una questione assolutamente soggettiva e quindi l’unico strumento che i progettisti potranno, se vorranno, utilizzare è esclusivamente la progettazione qualitativa degli spazi. L’interesse per queste tematiche nasce dai primi studi urbanistici svolti durante il precedente corso di studi, ed ora, con molta più consapevolezza ed un bagaglio personale fatto di esperienze sul campo, studi psicologici e sociologici si è concretizzato in questa ricerca.
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Premessa
L’obiettivo di questa ricerca è la creazione di una metodologia d’analisi per gli spazi, che possa aiutare i progettisti, la cittadinanza attiva e la Pubblica Amministrazione nella lettura e nella rigenerazione degli spazi urbani. Per fare questo sarà necessario partire dalla classificazione degli spazi pubblici, definire gli aspetti prettamente psicologici, come la percezione, prima di arrivare a definire i modelli esistenti e ragionare sulla creazione dei nuovi. Lo studio è articolato in tre momenti. Il primo è quello dedicato all’approccio teorico: si parte dall’analisi dei modelli esistenti estrapolando le criticità e le potenzialità di ognuno; si passa successivamente alla creazione delle sette linee guida che caratterizzano la ricerca, per poi arrivare ad illustrare in che modo si possa utilizzare il presente modello. La seconda parte illustra l’applicazione del modello proposto in un caso studio reale: Piazza Castello a Fossano. In questa seconda fase si è data più importanza
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Obiettivi della ricerca
all’approccio utilizzato per la progettazione, piuttosto che alla progettazione stessa, in quanto questa è semplicemente una diretta conseguenza del modello proposto. La terza parte è una rilettura critica, in base alle linee guida emerse, di alcuni progetti svolti durante gli ultimi due anni di riqualificazione urbana attuata tramite il coinvolgimento della popolazione con l’utilizzo dello strumento dell’animazione territoriale.
7
8
Happiness in public spaces
1.0
9
Capitolo 1.0
World happiness Report
Da anni ormai le più prestigiose università mondiali investono in ricerche per lo sviluppo di indicatori che possano misurare e quantificare il livello di felicità nel mondo. La ricerca più autorevole e referenziata è senza dubbio il World Happiness Report, pubblicato per la prima volta nel 2012 e aggiornato nel 2013, nel 2015 e recentemente nel 2016. Come si evince dal titolo, questo rapporto tratta l’argomento felicità ormai da anni ed è chiaramente un caposaldo nel settore. La ricerca è sviluppata su trentotto indicatori, che spaziano dal sistema politico, al grado di corruzione della società, all’istruzione, al sistema sanitario, al grado di salute e al reddito che interagiscono mediante l’uso di una sofisticata tecnica di cluster e di proiezione topologica dei dati1. In questa trattazione si è scelto di non prendere in considerazione questo modello poichè ritenuto totalmente inadeguato rispetto all’obiettivo che questa ricerca si pone. Gli indicatori, infatti, a causa della loro vasta scala non risultano relazionabili con la fisicità degli spazi e, sempre
I componenti sono ricavati dalla banca dati SHARE, che include i dati sull’intero ciclo di vita di gran parte delle nazioni europee. 1
10
a causa della loro scala, comparano delle porzioni
La contestazione di un modello
di città che un architetto non può assolutamente comparare: il centro e la periferia. Il compito dei progettisti è quello di prendere coscienza della differenza esistente tra le varie zone della città e creare con la giusta consapevolezza degli stumenti che possano migliorare la vita di chi vive questi spazi. Per
questo
motivo
nella
trattazione
verranno
utilizzati dei modelli pensati per una scala minore ma fondamentale: la scala umana. Prima di illustrare il modello selezionato sarĂ necessario dare delle nozioni che aiuteranno il lettore nella comprensione della trattazione.
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Capitolo 1.0
Pensi che uno spazio pubblico possa influenzare la felicitĂ delle persone che lo attraversano?
SI! 85%
12
NO! non so!
Verso un possibile modello
Posta questa come questione di partenza (schema 1), il compito della ricerca sarà capire in che modo possano essere progettati degli spazi che riescano a trasmettere agli utenti delle sensazioni positive. La psicologia urbana dà degli interessanti spunti, che consentono di comprendere alcune dinamiche psicologiche che possano supportare i progettisti verso lo sviluppo e l’approfondimento della tematica in analisi. Ora, al fine di comprendere al meglio la trattazione, sarà necessario introdurre due nozioni teoriche: la definizione di percezione e la definizione di spazio. I nostri organi di senso sono colpiti continuamente da una grande quantità di stimolazioni; alcune di queste vengono messi a fuoco dai processi attentivi, altre passano senza attirare la nostra attenzione. Con il termine percezione2 si indicheranno sia il
Percezione
processo che il risultato finale dell’elaborazione dei dati sensoriali. L’atto percettivo è primitivo ed immediato, oggettivo, globale ed unitario. In esso si possono tuttavia rilevare dei momenti in rapida successione: inizialmente, dall’insieme di sensazioni emerge un nucleo di informazioni più
Vedi Glossario. Pagina sinistra, schema 1_M. Sepe, Happiness and public space Marichela Sepe, Urbanistica Informazioni, INU Editore, Maggio-Giugno 2015. 2
13
Capitolo 1.0
significative, per cui alcune di esse emergono come figura ed altre rimangono sullo sfondo; in seguito, tale nucleo di informazioni pregnanti si organizza in una struttura che unifica i vari elementi che la compongono. Infine, questa struttura così formata si perfeziona e si completa; questo fenomeno è stato definito tendenza alla chiusura. Secondo la Psicologia della Gestalt, i Psicologia della Gestalt
cui caposcuola sono Wertheimer e Kohler, ciò che percepiamo è dunque il risultato di un’interazione e di un’organizzazione globale delle varie parti. Nonostante la massa di informazioni che ci giungono dall’ambiente
sia
costituita
da
una
quantità
innumerevole di singoli elementi reciprocamente isolati l’uno dall’altro, l’oggetto continua ad essere percepito sia nella forma, sia nella sua grandezza e tridimensionalità. I capiscuola affermano dunque che “il tutto è più della somma delle sue parti”: la percezione non è altro che una ricostruzione interna che ogni osservatore fa della realtà, condizionata dalla proprietà degli stimoli e da quelle proprie dell’organismo. L’organizzazione degli stimoli in figura-sfondo è 3
14
Vedi Glossario.
Verso un possibile modello
determinata da alcune condizioni, come ad esempio la sovrapposizione e gli indizi di profondità, la grandezza relativa tra le parti (per cui, a parità di altre condizioni, la zona più piccola diventerà figura, mentre aree circostanti diventeranno sfondo) ed altre di cui in questo momento sorvoleremo. La Psicologia della Gestalt ha identificato le leggi che presiedono all’organizzazione delle forme percettive: la prima è quella della somiglianza che ci consente di
Organizzazione delle forme percettive
creare delle unità percettive delle figure tra loro simili, la seconda è la vicinanza, gli stimoli visivi uguaili per colore e forma sono infatti percepiti in base alla loro disposizione; la terza è la chiusura: le regioni delimitate da margini chiusi vengono percepite come figure; la quarta è dettata dalla continuità di direzione: si impone l’unità percettiva il cui margine ha il minor numero di interruzioni; la penultima è quella rinominata Buona Gestalt e spiega che tutte le strutture armoniche, equilibrate, simmetriche e regolari risultano come unità percettive; l’ultima legge riguarda l’esperienza passata: vengono infatti percepite prima le figure con le quali si hanno più familiarità.
15
Capitolo 1.0
Dopo aver definito in modo sintetico la percezione, non ci resta che definire la lettura che questa trattazione darà dello spazio3: in precedenza si è affermato che lo spazio è la somma delle qualità tangibili e di quelle intangibili. Qualità tangibili e qualità intangibili
Le prime si possono identificare come quelle rapportabili al prodotto costruito, alla morfologia dei luoghi e alla loro storia; queste qualità sono evidentemente direttamente legate alla progettazione, quindi la scelta del progettista diventa assolutamente di fondamentale importanza: la presenza o l’assenza di vegetazione, di illuminazione, la scelta cromatica dei prospetti lungo la strada, la definizione degli spazi e così via. Le qualità intangibili, invece, sono direttamente legate alla sfera della percezione, quindi sono la restituzione mentale di uno spazio fisico e della scelta del progettista. Avendo a disposizione tutti i principi basilari, lo scopo di questa ricerca sarà dunque capire in che modo le qualità tangibili possano essere utilizzate dai progettisti per stimolare le qualità intangibili e quindi migliorare la percezione dello spazio nell’emergente ottica della felicità degli utenti.
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Un modo di leggere lo spazio
Per supportare questo ragionamento utilizzeremo il
Happy place mapping
metodo sviluppato tra il 2013 e il 2014 da M. Sepe noto come Happy place mapping. Questo approccio alla progettazione si sviluppa in cinque fasi che verranno di sotto illustrate. 1 La prima fase consiste nella scelta e la definizione di un’area di studio; successivamente, tramite un sopralluogo, si verifica al conformità alla tipologia di analisi. 2 La seconda fase consiste in un’accurata osservazione di tre caratteristiche fondamentali del luogo: le attività che si svolgono all’interno di esso, la percezione che gli utenti hanno di esso e gli elementi che contribuiscono alla felicità. L’osservazione delle attività consiste nel classificare l’utenza media (cittadini, turisti) e l’attività che svolgono all’interno di questo: camminare, sostare, praticare sport e così via. Si passa successivamente alla misurazione delle attività e degli utenti secondo
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Capitolo 1.0
un punto di vista quantitativo per capire in che modo la quantità di attività e la quantità di utenti possano influenzare la vivibilità del luogo. In seguito vengono identificati i singoli elementi percettivi (vista, olfatto, suono, tatto) e come l’unione di questi possa trasmettere sensazioni di caos, serenità, disordine, gioia, armonia o disorientamento; anche questa fase viene misurata in modo quantitativo: bassa, media ed alta percentuale. La seconda fase si conclude con l’osservazione e la schedatura degli elementi presenti all’interno dello spazio e a capire in che modo questi possano trasmettere felicità: un albero piuttosto che una panchina o la presenza di un ripetitore wifi possono generare sensazioni positive agli utenti. 3 Conclusa la fase di osservazione si procede alla somministrazione di un questionario, composto da otto domande, agli utenti: •
Questo posto di trasmette una sensazione di felicità?
18
Un modo di leggere lo spazio
•
Quali sono gli elementi che ti rendono felice/triste?
•
Quali sono le attrezzature che rendono questo posto bello/brutto?
•
Che attività svolgi in questo luogo? Con quanta frequenza?
•
La presenza di altri utenti (pochi/molti) influenza, a tuo parere, la piacevolezza/vivibilità di questo posto?
•
Cosa si potrebbe migliorare di questo posto?
•
Qual è un posto felice in questa città o altrove?
•
Credi che le condizioni meteorologiche possano influenzare la percezione di questo luogo? 4
La quarta fase prevede l’analisi cartografica dell’area per capirne la sua stratigrafia storica e, di conseguenza, fare una ricerca sulla sua identità. 5 La quinta e ultima fase consiste nel mettere a sistema tutte le informazioni rilevate e nell’identificazione degli spazi felici e nella loro mappatura.
19
Capitolo 1.0
Rispetto al Word Happiness Report, precedentemente trattato, questo approccio alla lettura dello spazio è ovviamente più idoneo per la progettazione di un luogo pensato per l’uomo. Un ulteriore approfondimento sulla tematica ci è dato dai recenti studi sugli spazi pubblici, ed in particolare la ricerca svoltasi durante la Biennale dello Spazio Biennale dello spazio pubblico
Pubblico di Roma nel Maggio del 2015, nella quale il gruppo di lavoro guidato da M. Sepe è arrivato a dare delle definizioni riguardo le tipologie di città e riguardo le qualità che gli utenti ricercano nello spazio. In particolare queste ultime verranno utilizzate come punto di partenza per prendere consapevolezza, in modo più approfondito, degli elementi intangibili e quindi provare a formulare delle linee guida che possano andare ad agire in modo tangibile su di esse. Verrano ora riportati i punti emersi dalla Biennale dello Spazio Pubblico sopra del 2015:
The Charter of Happiness
1. É importante che sia l’identità del luogo che le caratteristiche intangibili del luogo siano presenti nello spazio pubblico.
20
Un modo di leggere lo spazio
2. É importante incoraggiare l’uso del luogo da parte di persone di diverse fasce d’età, dai bambini fino agli anziani, e anche non avere barriere architettoniche che possano scoraggiare l’accesso allo spazio. 3. Uno spazio pubblico dovrebbe garantire/permettere diverse tipologie di funzioni (giochi, pause, movimento). È altresì desiderabile avere la possibilità di praticare attività sportive con la presenza di piccoli attrezzi o con una corsia dedicata. 4. La possibilità di praticare azioni che normalmente non vengono attuate, come ad esempio camminare a piedi nudi nell’acqua o in aree dedicate di spazio pubblico, crea un sentimento di libertà e di gioia. 5. Gli elementi compositivi dello spazio dovrebbero presentare un appropriato bilanciamento tra gli elementi naturali, paesaggistici e dell’arredo urbano. 6. La presenza dell’acqua in diverse forme promuove la vitalità del luogo. 7. La presenza di elementi artistici in diverse forme è qualcosa di desiderabile. 8. La presenza di sculture, giochi, o altri elementi
21
Capitolo 1.0
ed amenità che possano far sorridere le persone favoriscono uno stato di felicità. 9. Lo spazio pubblico dovrebbe avere luce naturale durante il giorno e artificiale durante le altre ore d’uso. La luce artificiale nelle ore del giorno dovrebbe essere evitata. 10. Un’adeguata pulizia e manutenzione deve essere rispettata. 11. Lo spazio pubblico deve dare un senso di sicurezza in coloro che vi camminano. 12. É importante che ci sia un’assenza totale o una presenza controllata di rumori provenienti da mezzi di trasporto. 13. La possibilità di sentire degli odori provenienti da materiali naturali che compongono lo spazio garantisce un sentimento di felicità . 14. L’uso di materiali naturali, preferibilmente locali, con la possibilità di esercitare la percezione tattile garantisce una sensazione di benessere. 15. La possibilità di esercitare delle azioni - come camminare, guardare etc - con passo moderato o lento garantisce l’opportunità di fare delle pause
22
Un modo di leggere lo spazio
nello spazio. 16. La sensazione di essere capaci di contribuire alla vita del luogo aumenta le probabilità di senso di appartenenza. 17. La riconoscibilità del luogo come simbolico per il quartiere migliora la percezione della sua identità . 18. La funzione educativa che un luogo possiede accresce il suo valore intrinseco. 19. La possibilità di usare lo spazio in diverse stagioni e condizioni meteorologiche migliora la sua vivibilità e la volontà di contribuire alla sua manutenzione. 20. La possibilità di usare nuove tecnologie per aumentare la conoscenza dei suoi valori intangibili e della sua storia può offrire una esperienza più profonda del luogo.4 Tenendo conto dell’approccio prettamente qualitativo del modello, questi venti punti sono un interessante spunto di riflessione poichè, se opportunamente analizzati ed accorpati, possono essere utilizzati per creare delle linee guida utilizzabili sia per la lettura che per la conseguente progettazione degli spazi.
M. Sepe, Happiness and public space Marichela Sepe, Urbanistica Informazioni, INU Editore, Maggio-Giugno 2015. 4
23
Linee guida
1.1
Capitolo 1.1
1 2 3 4 5 6 7
Happiness in public spaces
26
Linee guida
Le linee guida che seguiranno sono frutto dell’unione dei punti emersi da The Charter of Happiness e precedentemente elencati; solo tramite un accurata analisi ed utilizzo complessivo di questi, si potrà andare ad agire sulle qualità intangibili degli spazi attraverso l’utilizzo delle qualità tangibili e raggiungere quindi lo scopo di questa ricerca: la felicità degli utenti nello spazio. In questa fase della trattazione verranno esplicate le linee guida e argomentate con tutte le basi teoriche necessarie alla loro comprensione e valorizzazione.
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Capitolo 1.1
1
IDENTITÀ
28
Identità
1
È importante che sia l’identità del luogo che le caratteristiche intangibili del luogo e dei suoi dintorni siano presenti nello spazio pubblico.
16
La sensazione di essere capaci di contribuire alla vita del luogo aumenta le probabilità di senso di appartenenza.
17
La riconoscibilità del luogo come simbolico per il quartiere migliora la percezione della sua identità.
29
Capitolo 1.1
La valorizzazione o, dove non fosse presente, la creazione dell’identità e della riconoscibilità di un luogo è fondamentale per la sopravvivenza dello stesso; tanto più sarà riconoscibile più sarà attrattore di attività e di utenti. Partendo dalla definizione che A. Mela ci dà della città, ossia il “processo di sedimentazione di strati costantemente rielaborati in vista del mutamento delle esigenze”5, si può dedurre come ogni epoca abbia lasciato nelle città nuove tipologie di spazi pubblici, spesso trasformando il significato di quelli ereditati dai periodi precedenti. L’evoluzione storica e quindi la sua conseguente sedimentazione,
spesso
aiuta
nella
definizione
dell’identità di un luogo, altre volte lascia degli spazi difficilmente leggibili, identificabili ed utilizzabili. In questo vasto panorama si trovano sicuramente quelli che, come suggerisce C. Sitte generano agorafobia6, poichè in questi luoghi lo sguardo si perde all’infinito. A. Mela, La città con-divisa, Agelli, Milano, 2014. 5
6 C. Sitte, K. Semsroth, M. Mönninger and C. Collins, Camillo Sitte Gesamtausgabe. .
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Questi spazi sono generalmente di grandi estensioni, totalmente fuori scala rispetto alla necessità umana, e
Identità
per questo motivo risultano inutilizzati o difficilmente utilizzabili. Generalmente questi luoghi sono connotati da una totale assenza di identità e di qualsiasi qualità tangibile. Un’altra categoria riscontrabile è quella che l’etnologo francese M. Augé ha elaborato nel 1992 dopo aver applicato gli strumenti analitici e teorici dell’etnologia allo studio del mondo contemporaneo e alle condizioni della vita culturale presente: i nonluoghi7. Con questa definizione M. Augé identifica principalmente i grandi centri commerciali poichè sono privi di una propria identità: le persone ci transitano nei ma nessuno ci abita; le loro modalità d’uso sono destinate all’utente medio, all’uomo generico, senza distinzioni e senza gruppi sociali, non più persone ma entità anonime. Da questa definizione si possono facilmente riconoscere anche gli spazi pubblici come le strade, le piazze e i parchi che, per difficoltà nella progettazione, nella lettura, o in quanto spazi residuali di piani che vengono ceduti al pubblico senza una progettazione specifica.
7 M. Augé, Nonluoghi. Milano: Elèuthera, 1993.
31
Capitolo 1.1
Quello dell’identità del luogo è uno dei temi fondamentali dell’architettura e la pretesa della presente trattazione non è certamente quella di dare una risposta definitiva al tema, anche perchè sarebbe impossibile, ma un approccio che possa essere utile per la lettura, per la comprensione e per la successiva rigenerazione dei luoghi. Il compito dei progettisti, al fine di arginare questo fenomeno, è quello di individuare, creare ed evidenziare l’identità del luogo e quindi creare quella che K. Lynch definiva come leggibilità8, ossia la chiarezza apparente del paesaggio urbano, la facilità con cui le sue parti possono venir riconosciute e organizzate in un sistema coerente. La riconoscibilità dello spazio è dunque un elemento fondamentale poiché causa nei suoi fruitori un sentimento di appartenenza, presupposto basilare per una buona qualità del vivere un luogo. Qualora lo spazio non fosse dotato di una particolare qualità tangibile, uno degli strumenti possibili per l’identificazione dello stesso è sicuramente il coinvolgimento e l’attivazione dei suoi utenti. È infatti dimostrato che i cittadini sono fondamentali 8 K. Lynch, The image of the city. Cambridge, Mass.: MIT Press, 1960.
32
Identità
per la creazione dell’identità poiché saranno loro i diretti fruitori dello spazio; qualora questi non dovessero riconoscersi all’interno di esso tutti gli sforzi risulterebbero vani. Il concetto di partecipazione, che può essere declinato secondo strategie approcci e modalità operative diverse, si fonda sul diritto delle persone a prendere parte alle decisioni che, direttamente o indirettamente, le riguardano. Da una parte le modalità partecipative hanno l’obiettivo di sviluppare una nuova modalità collaborativa tra cittadini e Pubblica Amministrazione, dall’altra diventano occasione per sperimentare legami di diverso tipo attraverso la condivisione di interessi, necessità, storie di vita, ricercando un senso di appartenenza alla collettività e coltivando rapporti significativi in contesti che permettano di sperimentare il vissuto del senso di comunità. Un altro elemento messo in gioco dalle pubbliche amministrazioni, che non deve essere confuso con la partecipazione, è quello dell’ animazione territoriale. Rientrano in questa categoria tutte le attività e le azioni
33
Capitolo 1.1
che mirano ad individuare e promuovere le dinamiche nuove di sviluppo e di appartenenza a livello locale: dagli eventi culturali e sportivi, alle giornate tematiche. La finalità delle azioni di animazione è quella di creare la fiducia necessaria affinché i vari gruppi di interesse presenti sul territorio collaborino ad un processo di sviluppo dello stesso in chiave ambientale, sociale ed economica. Questo
modello
di
inclusione
risulta
quindi
fondamentale per instaurare un primo rapporto di collaborazione tra gli enti incaricati delle trasformazioni urbane e la cittadinanza presente sul territorio. Come si vedrà più avanti, la vita nello spazio pubblico è un processo auto-rinforzante, e questo significa che più attività di questo tipo verranno svolte, più persone potranno essere coinvolte in modo attivo per la rigenerazione degli spazi. L’attivazione di questo procedimento, inoltre, aumenta la sensazione di sicurezza che gli utenti hanno di un luogo, creando quindi un circolo virtuoso positivo per la vita dello stesso. Questo strumento verrà spiegato, nel capitolo 3.0,
34
Identità
tramite dei progetti svolti in molteplici situazioni e spazi, ai quali ho preso personalmente parte in questi anni. In conclusione si può assolutamente affermare che il coinvolgimento dei cittadini potrà essere utile per creare quindi una qualità tangibile, di qualsiasi entità fisica, che possa essere percepito come intangibile creando senso di identità e di appartenenza ad un luogo.
35
Capitolo 1.1
2
ACCESSIBILITÀ
36
Accessibilità
2
È importante incoraggiare l’accesso del luogo da parte di persone di diverse fasce d’età, dai bambini fino agli anziani, e anche non avere barriere architettoniche che possano scoraggiare l’accesso allo spazio.
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La possibilità di usare lo spazio in diverse stagioni e condizioni meteorologiche migliora la sua vivibilità e la volontà di contribuire alla sua manutenzione.
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Capitolo 1.1
L’accessibilità dello spazio pubblico è un elemento assolutamente fondamentale per la fruizione dello stesso. Per affrontare questo tema è necessario capire ed evidenziare i problemi del costruito ed analizzare cosa comportano nella quotidianità della vita urbana. Riunire e disperdere
In contrasto col pensiero urbano del secolo scorso, si può dire che è di primaria importanza capire che non sono gli edifici ma le persone a dover essere riunite. Gli utilizzatissimi indici atti a definire i rapporti tra suolo, le aree edificabili e la densità abitativa non dicono nulla di decisivo sulla concreta concentrazione delle attività
500 m
umane. Alla scala umana sono due gli elementi che esercitano una grande influenza sulla domanda di concentrazione: uno è dato dal raggio di azione che considerano alcune
Schema 2_Raggio d’azione
persone, che è stimato intorno ai 500 metri (schema 2), l’altro è dato dal campo visivo sociale (schema 3) ossia dal fatto che persone ed eventi possono essere visti in un raggio che va dai 20 ai 100 metri, questo verrà ulteriormente approfondito nella linea guida dedicata alla percezione.
38
Accessibilità
Poste queste nozioni basilari, si evince la necessità di trattare con molta cura ogni singolo metro di spazio
20-100 m
pubblico. Nella piccola scala la dispersione delle attività può essere ottenuta attraverso un’estensione eccessiva delle zone destinate ad ospitare poche persone
Schema 3_Campo visivo sociale
e poche attività. Un esempio può essere la strada residenziale di una grande città: una larghezza dai venti ai quaranta metri comporta una grande distanza fra le persone che utilizzano la strada da un lato o dall’altro. Per concentrare gli eventi invece, si può pensare di dimensionare le strade e le piazze secondo le necessità reali. La consapevolezza che l’intensità di un’esperienza possa aumentare attraverso le dimensioni del luogo dovrà incentivare i progettisti a calibrare in modo più attento e accurato la progettazione degli spazi. Definita la necessità di riunire persone e non edifici
Integrare o separare
si possono ora introdurre i concetti di interazione e di separazione. L’integrazione implica che alle varie attività e alle varie categorie di persone sia permesso di funzionare ed agire insieme le une accanto alle
39
Capitolo 1.1
altre; Viceversa, il concetto di separazione implica una diversificazione e un allontanamento delle funzioni e dei gruppi che differiscono fra loro. L’integrazione delle attività consente alle persone di operare insieme, di collaborare e di stimolarsi a vicenda e, come illustrato nel punto precedente, questo aiuta ache a creare o a rafforzare l’identità di un luogo. Bisogna tuttavia sottolineare che non è l’integrazione formale degli edifici e delle funzioni urbane a decidere se il luogo di incontro risulti banale o interessante, ma l’integrazione effettiva e reale dei vari eventi e dei vari individui, su una scala molto piccola. La rinuncia alle aree monofunzionali è quindi un presupposto indispensabile per integrare i vari tipi di persone e di eventi. Se si vuole salvaguardare questa possibilità, il lavoro sulla piccola scala diventa determinante. Processo auto-rinforzante
La vita all’interno dello spazio pubblico è definibile come un processo auto-rinforzante: quando qualcuno inizia a fare qualcosa, si manifesta da parte degli altri utenti la tendenza ad associarvisi partecipando in prima
40
Accessibilità
persona o imparando dall’esperienza vista. Per esempio, se in uno spazio c’è molta gente o sta accadendo qualcosa, sempre più persone tenderanno a concentrarsi in esso aumentando sia la durata della sosta che, ovviamente, il volume di persone. La conferma di questa tesi avviene osservando i processi all’interno degli spazi, che sono tendenzialmente di due tipologie: un processo positivo e un processo negativo. Il primo si può sintetizzare con la frase “qualcosa accade perché qualcos’altro accade”9, mentre il secondo è l’esatto contrario: “non accade niente perché niente accade”.9 Trattando di spazi pubblici quindi strade, piazze e parchi,
Clima
oltre alle considerazioni prettamente morfologiche e spaziali appena illustrate non si può non prendere in considerazione l’aspetto climatico. La creazione di un luogo accessibile climaticamente significa essere in grado di garantire una protezione adeguata dagli agenti atmosferici sfavorevoli per l’utilizzo dello spazio. Ovviamente lo studio e la conseguente progettazione 9 J. Gehl, Life between buildings. Washington, DC: Island Press, 2011.
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Capitolo 1.1
dovranno essere sviluppate in base alla collocazione geografica dell’intervento e agli agenti atmosferici dell’area in questione (come le temperature massime percepite, il vento dominante, la presenza e la tipologia di precipitazioni durante tutto il periodo dell’anno), tuttavia si possono sicuramente fornire alcuni strumenti che possono essere d’aiuto in tutte le circostanze. Esistono degli accorgimenti che possono significativamente migliorare la qualità climatica degli spazi pubblici e stimolare gli utenti ad utilizzarli. L’innalzamento della temperatura degli ultimi anni è un problema che questa ricerca non può ovviamente trattare, ma può illustrare brevemente i principali problemi climatici che hanno le città al giorno d’oggi. Le città di oggi sono caratterizzate da una diffusa Isole di calore
cementificazione, le superfici asfaltate che prevalgono nettamente rispetto alle aree verdi, dalle emissioni degli autoveicoli, degli impianti industriali e dei sistemi di riscaldamento e di aria condizionata ad uso domestico. La conformazione delle città impedisce al vento di soffiare con la medesima intensità che viene registrata
42
Accessibilità
nelle aree aperte periferiche: la diminuzione rilevata è di circa il 30% e il che significa un minore ricircolo dell’aria al suolo e il relativo effetto refrigerante. Nelle zone urbane, inoltre, il rapporto tra superfici orizzontali e superfici verticali è più basso, inibendo la dispersione di calore tramite irraggiamento termico. Generalmente,
l’effetto
dell’isola
di
calore
è
direttamente proporzionale all’estensione dell’area urbana, tanto da poter creare condizioni che portano a rilevare temperature mediamente superiori comprese tra gli 0,5 e i 3 °C rispetto alle aree limitrofe10. La mitigazione delle temperature riguarda sia le minime invernali, che le massime estive. Gli studi mostrano come l’isola di calore e il riscaldamento urbano incidono sui consumi elettrici delle città: in particolare, ogni grado di temperatura dell’aria che aumenta, corrisponde un aumento dei consumi elettrici compreso tra lo 0,45% e l’8,5%. Per ovviare ai problemi climatici elencati rientra sicuramente l’utilizzo del verde urbano. Questo elemento, se studiato e progettato in modo intelligente ed utilizzato in modo adeguato rispetto alla 10 “OVERVIEW - Urban warming: Status, impacts and mitigation techniques”
43
Capitolo 1.1
localizzazione geografica, infatti può essere usato sia come barriera per i venti dominanti, che come riparo dall’irraggiamento solare. Ovviamente il verde urbano garantisce anche un notevole abbassamento della temperatura dell’aria grazie al fenomento dell’evapotraspirazione. Questo fenomeno aumenta l’umidità relativa dell’aria andando a contribuire in modo indiretto alla riduzione della temperatura in città. Esistono anche delle particolari specie di vegetazioni che aiutano a contrastare lo smog presente all’interno delle città, aumentando così la qualità dell’aria ed incentivando gli utenti ad utilizzare gli spazi. Facendo un buon uso di queste strategie il risultato sarà sicuramente un miglioramento del microclima delle micro aree urbane, con un conseguente miglioramento del comfort delle stesse. Questo ovviamente avrà delle ripercussioni positive sulla mitigazione del riscaldamento globale. In secondo luogo si avrà un miglioramento della qualità dell’aria delle città, che si traduce in un minor stress per i suoi abitanti.
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AccessibilitĂ
Per incentivare queste pratiche, oltre ai classici canali amministrativi, si possono utilizzare anche i metodi illustrati precedentemente riguardo l’animazione della popolazione, in modo che questa possa creare sinergia per un miglioramento qualitativo degli spazi comuni.
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Capitolo 1.1
3
USO
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Uso
3
Uno spazio pubblico dovrebbe permettere diverse tipologie di funzioni (giochi, pause, movimento). È altresì desiderabile avere la possibilità di praticare attività sportive con la presenza di piccoli attrezzi o con una corsia dedicata.
15
La possibilità di esercitare delle azioni - come camminare, guardare etc - con passo moderato o lento garantisce l’opportunità di fare delle pause nello spazio.
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Capitolo 1.1
Creare degli spazi che riescano a soddisfare le esigenze di utilizzo degli utenti. Trattando lo spazio pubblico risulta fondamentale analizzare in che modo gli utenti si interfacciano con questo e come ne fruiscono. J. Gehl sostiene che le attività all’aperto possono essere ricondotte a tre categorie generali: necessarie, volontarie e sociali11. Le attività necessarie sono quelle azioni più o meno indispensabili alla nostra quotidianità: andare a scuola/ lavoro, sbrigare delle commissioni e così via. Il fatto che queste attività siano necessarie fa sì che il contesto ambientale influisca in maniera minima sulla loro attuazione. Le attività volontarie, invece, sono quelle attività alle quali ci si dedica solamente se si desidera farlo e sono quindi fortemente influenzate dalla qualità del contesto ambientale e dalle condizioni fisiche esterne. Quando lo spazio pubblico risulta di qualità scadente, finisce per ospitare esclusivamente le attività strettamente necessarie; viceversa, se risulta essere uno spazio di qualità, le attività necessarie continueranno a svolgersi indipendentemente all’interno di questo 11 J. Gehl, Life between buildings. Washington, DC: Island Press, 2011.
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Uso
spazio, ma ad esse si aggiungerà anche una vasta gamma di attività volontarie, garantendo così le attività sociali. Le attività sociali sono infatti tutte quelle attività che dipendono dalla presenza di persone nello stesso spazio pubblico e, come trattato precedentemente, la presenza di persone è un processo auto-rinforzante. L’analisi sull’utilizzo degli spazi utilizzati sarà utile nella comprensione di quello che gli utenti necessitano: camminare e sostare. Il fatto che le persone siano riunite nel tempo e nello spazio è fondamentale perché accada qualcosa; ma risulta più importante conoscere che tipo di attività hanno la possibilità di verificarsi all’interno di esso. Non è sufficiente creare spazi dove la gente possa andare e venire, devono esistere anche condizioni favorevoli per muoversi e soffermarsi nello spazio, e poter partecipare ad una vasta gamma di attività sociali e ricreative. Dobbiamo ricordare che le attività di base sono assolutamente necessarie per lo sviluppo delle altre tipologie di attività: quindi pensare a come le persone
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Capitolo 1.1
camminano, sostano, si siedono, vedono e parlano è una parte necessaria per progettare la qualità e la vivibilità dello spazio. Camminare
Camminare è principalmente un mezzo di trasporto, un modo di muoversi ma può anche essere visto come un essere presenti o di trovarsi in un ambiente pubblico. Camminare richiede spazio ed è necessario poterlo fare in modo sufficientemente libero senza essere disturbati, senza venire spinti, senza doversi destreggiare a fatica e fare troppe manovre. Lo spazio dovrà quindi essere sufficientemente circoscritto e ricco di stimoli, ma anche abbastanza largo per muoversi comodamente. Uno dei requisiti fondamentali per un sistema pedonale efficiente è quello di organizzare il movimento dei
Schema 4_Strade da evitare
pedoni mantenendo distanze più brevi possibili fra le destinazioni naturali dell’area in questione. È necessario evitare strade pedonali lunghe e rettilinee (schema 4); i percorsi curvilinei o segmentati (schema 5) rendono di fatto più interessante l’attraversamento
Schema 5_Percorsi curvilinei
pedonale dello spazio e grazie alla loro conformazione sono generalmente riparati dal vento. La creazione di
50
Uso
una rete viaria che alterni strade facilmente percorribili a slarghi, avrà nella maggior parte dei casi un effetto psicologico positivo per chi la percorre, poiché renderà il tragitto più breve. I pedoni, infatti, si concentreranno di più sul percorso tra una piazza e l’altra piuttosto che sull’intero tragitto. Al fine di migliorare l’esperienza della percorrenza è utile evitare, quando possibile, la presenza di dislivelli poiché rappresentano un problema per i pedoni che, tendenzialmente, cercano di aggirare questo ostacolo. Tuttavia, dove risulta necessaria la variazione di livello, è preferibile trattarla con delle rampe piuttosto che con le scale. In linea di massima si possono avere due tipologie di
Sostare
sosta e questa distinzione può essere fatta in base alla durata della stessa: una sosta breve e una sosta lunga. La sosta breve non è influenzata dall’ambiente circostante e ci si ferma solo quando è necessario; questa tipologia può essere definita funzionale e si effettua per osservare un oggetto, per salutare un conoscente o più semplicemente per fermarsi al
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Capitolo 1.1
semaforo. Per quanto riguarda le soste più lunghe invece risulta necessario cambiare il criterio di analisi poiché solitamente si cercano dei luoghi più adatti e quindi, in questo caso, l’ambiente circostante diventa fondamentale. Le zone preferite per sostare di trovano lungo le facciate degli edifici che delimitano un certo spazio o nelle aree di passaggio tra uno spazio e l’altro, dalle quali è possibile vedere contemporaneamente più spazi. Queste aree, sono definite dal sociologo D. Jonge effetto confine: si preferisce sostare ai margini dello spazio urbano, a meno che queste non siano già occupati. La spiegazione di questa preferenza sta nel fatto che la posizione periferica consente di dominare meglio un area, averne quindi una completa consapevolezza. Edward T. Hall sostiene che questa pratica aiuti l’individuo a mantenere una certa distanza dagli altri. Queste zone marginali offrono quindi dei vantaggi pratici e psicologici. La buona progettazione delle sedute è ovviamente fondamentale per far si che la sosta possa prolungarsi all’interno dello spazio pubblico. L’assenza delle sedute causerebbe non solo la mancata sosta, ma potrebbe precludere anche le
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Uso
altre attività. L’esistenza delle condizioni favorevoli per una sosta fa esistere una molteplicità di altre azioni: mangiare all’aperto, leggere un libro, sedersi, riposare, prendere il sole, chiacchierare, osservare il paesaggio e così via. Tutte queste attività sono vitali per la qualità degli spazi urbani e la mancanza di queste causerebbe un vertiginoso crollo dell’utilizzo dello spazio. Esattamente come per la sosta, le sedute posizionate lungo i perimetri di uno spazio vengono preferiti, per gli stessi identici motivi, a quelli collocati al centro di un’area; allo stesso modo questi verranno occupati: prima dai margini per poi arrivare al centro. La collocazione delle sedute risulta quindi una questione fondamentale per la fruizione dello spazio. Quando qualcuno decide di sedersi in un ambiente
Sedersi
pubblico lo fa per godere dei benefici del luogo: l’ubicazione, il clima, lo spazio, il paesaggio e possibilmente l’insieme di quello che accade. Come illustrato precedentemente è molto importante l’aspetto climatico dello spazio pubblico che ricade direttamente sull’utilizzo delle sedute: infatti a parità di percezione del luogo se queste sono collocate in
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Capitolo 1.1
una zona ventosa o troppo soleggiata resteranno inutilizzate, mentre se verranno posizionate in una zona riparata risulteranno appetibili dagli utenti. Dopo la lettura di tutte le necessità che gli utenti hanno all’interno dello spazio si potranno distinguere due tipologie di utilizzo studiate dal sociologo statunitense Funzioni latenti e funizoni manifeste
R. K. Merton i cui studi definiscono le funzioni latenti e delle funzioni manifeste. La prima metodologia è quella che deriva dall’intento progettuale e che quindi ha
0 - 45 cm
portato alla definizione delle funzioni dei diversi spazi, mentre le seconde sono quelle che si sono imposte tramite l’uso degli spazi da parte degli utenti entrando in
Schema 6_Distanza intima
rapporto, positivo o negativo, con le funzioni manifeste. L’osservazione di queste pratiche è fondamentale per capire a meglio le dinamiche dell’utilizzo dello spazio.
45-130 cm
Un esempio di questo studio può essere quello rappresentato dal modo in cui gli utenti di siedono nello spazio pubblico; si possono infatti suddividere le sedute in due tipologie: quelle principali e quelle secondarie.
Schema 7_Distanza personale
Le sedute principali sono le attrezzature previste dal progettista all’interno dello spazio, mentre quelle secondarie sono le sedute supplementari create
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Uso
da gradinate, scalini, basamento, muretti e così via. Distanze sociali Questa suddivisione è dovuta, come abbiamo visto in precedenza, alle funzioni latenti e alle funzioni manifeste. È buona norma pensare la complementarietà delle due tipologie poiché, considerati le funzioni manifeste e le funzioni latenti, lo spazio potrà assumere un carattere vivace anche con un basso numero di utenti. Nella progettazione delle sedute e degli spazi in generale sarà necessario tener conto anche delle distanze sociali definite dall’antropologo E. T. Hall12:
130 - 175 cm
la distanza intima (schema 6), compresa tra i 0 e i 45 cm è la distanza dalla quale vengono espressi sentimenti intensi come tenerezza, piacere, amore e rabbia. La distanza personale (schema 7), che va dai 45
Schema 8_Distanza sociale
ai 130 cm è la distanza per conversare tra amici intimi e membri della stessa famiglia. La distanza sociale (schema 8) compresa fra i 130 e i 375 cm: è la distanza
> 375 cm
per conversazioni tra amici, conoscenti, vicini. Mentre la distanza pubblica (schema 9) è quella che va oltre i 375 cm: è la distanza adottata in situazioni più formali,
Schema 9_Distanza pubblica
si usa anche quando si vuole assistere un evento senza prenderne parte. 12 E. Hall, The hidden dimension. Garden City, N.Y.: Doubleday, 1966.
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Capitolo 1.1
4
INTERAZIONE
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Interazione
4
La possibilità di praticare azioni che normalmente non vengono attuate, come ad esempio camminare a piedi nudi nell’acqua o in aree dedicate di spazio pubblico, crea un sentimento di libertà e di gioia.
7
La presenza di elementi artistici in diverse forme è qualcosa di desiderabile.
8
La presenza di sculture, giochi, o altri elementi ed amenità che possano far sorridere le persone favoriscono uno stato di felicità.
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Capitolo 1.1
Gli studi del settore hanno ampiamenteo dimostrato che l’arte e la cultura svolgono, fin dall’antichità, un ruolo essenziale nello sviluppo umano e della città, basti pensare alla riconversione della città di Torino che è passata da polo industriale a città culturale con un enorme rilancio economico e di prestigio. Per quanto riguarda il suo utilizzo nello spazio pubblico sappiamo che la musica e le arti visive e lo spettacolo occupano un posto centrale nelle attività per bambini e giovani, essenzialmente perché favoriscono l’emergere spontaneo di nuove pratiche sociali che permettono ai giovani di avere la percezione di un senso di appartenenza a un gruppo e ad un obiettivo comune. Arte pubblica
L’arte può essere utilizzata come strumento di inclusione delle fasce di popolazione emarginate o in difficoltà sociale, questo significa che il suo utilizzo all’interno dello spazio pubblico garantisce una riduzione della frammentazione sociale con conseguente miglioramento della sicurezza urbana come spiegheremo in seguito. L’interazione degli utenti con lo spazio è un concetto che si sviluppa a partire dagli anni ’70 in concomitanza
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Interazione
con il concetto di arte pubblica, che ha fatto dello spazio pubblico un luogo privilegiato di intervento. Da questo momento l’arte pubblica è divenuta un campo molto vasto che arriva a definire una prima possibile zona di co-progettazione fra l’arte, l’architettura e l’urban design. Si può dedurre che quindi da un’idea dimensionale e architettonica dello spazio si è passati a quella di uno spazio di interazione. Pratiche artistiche partecipate fra opera e pubblico, sulla via del coinvolgimento attivo dello spettatore nell’opera, sono andate di pari passo con l’apertura dell’arte all’ambiente circostante e alla ridefinizione del concetto stesso di spazio. Prendere il pubblico come proprio campo di intervento è stato il modo di concepire l’accesso all’opera come una pratica di condivisione con lo spettatore, a partire dalla sua prima fase di concezione. Il tema dell’arte pubblica si riferisce a molte realtà diverse, dalle mostre all’interno delle aree pubbliche alle passeggiate urbane in luoghi significativi, alle sculture con le quali il pubblico può interagire, ai tours in bicicletta per conoscere un percorso artistico che fino
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Capitolo 1.1
a quel momento si pensava fosse sconnesso, o che non esistesse, per arrivare alle installazioni temporanee e alle installazioni temporanee luminose. In questa evoluzione che ha posto il pubblico al centro Site specific
dell’opera, ha trovato forza il concetto di site specific13, proprio perché l’opera viene creata per le qualità e le caratteristiche del luogo in cui si colloca, non andandosi ad inserire come oggetto esterno. L’utilizzo dell’arte, in tutte le sue sfaccettature, all’interno dello spazio risulta quindi un punto fondamentale per la progettazione della qualità: garantisce non solo una buona percezione degli spazi, ma anche un senso di appartenenza e una sensazione di sicurezza. La ricerca ha sviluppato un approfondimento legato principalmente all’arte e alla cultura perchè è il campo di maggiore interesse dell’autore, tuttavia si possono ovviamente utilizzare tutti gli altri strumenti per creare interazione negli spazi. Tra questi troviamo sicuramente la presenza delle attrezzature per i bambini, che se pensate e progettate
13 L. Perelli, Public art. Milano: FrancoAngeli, 2006.
60
Interazione
in modo corretto creano non solo interazione tra i piÚ piccoli ma anche tra gli accompagnatori degli stessi. Di uguale importanza sono le dotazioni per effettuare attività sportiva all’aperto e tutte le altre tipologie accessorie materiali che generano interazione.
61
Capitolo 1.1
5
PERCEZIONE
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Percezione
5
Gli elementi compositivi dello spazio dovrebbero presentare un appropriato bilanciamento tra gli elementi naturali, paesaggistici e dell’arredo urbano.
6
La presenza dell’acqua in diverse forme promuove la vitalità del luogo.
12
È importante che ci sia un’assenza totale o una presenza controllata di rumori provenienti da mezzi di trasporto. La possibilità di sentire degli odori provenienti da
13
materiali naturali che compongono lo spazio garantisce un sentimento di felicità. L’uso di materiali naturali, preferibilmente locali, con la
14
possibilità di esercitare la percezione tattile garantisce una sensazione di benessere.
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Capitolo 1.1
Come esposto in precedenza, la percezione è definibile come l’azione della mente tramite la quale essa riferisce le cause di una sensazione ad un oggetto esterno. Lo psicologo americano J.J. Gibson14, focalizzando i suoi Percezione diretta
studi sulla percezione, realizzò la teoria della percezione diretta: i sensi, in quanto sistemi percettivi diretti, colgono le caratteristiche strutturali di un ambiente, ossia tutti quegli attributi che rimangono uguali a se stessi a prescindere dal soggetto interagente. L’antropologo Edward T. Hall dà una descrizione dei sensi più importanti e delle loro funzioni in rapporto con i contatti umani e l’esperienza del mondo esterno. Secondo lo studioso, gli apparati sensoriali appartengono a due categorie: i ricettori a distanza (occhi, orecchie e naso) e ricettori immediati (pelle muscoli e membrane). Questi ricettori possiedono diversi gradi di specializzazione e differenti sfere funzionali.
Vista
La vista è l’apparato sensoriale col raggio d’azione più ampio; infatti già da circa 100 metri di distanza è possibile iniziare a comprendere la fisionomia degli
J. Gibson and R. Luccio, Un approccio ecologico alla percezione visiva. Bologna: Il mulino, 1999.
14
64
Percezione
individui: questo raggio d’azione è detto campo visivo sociale. Fra i 70 e i 100 metri si comincia a determinare con certezza il sesso, l’età approssimativa e l’azione svolta dall’individuo osservato, a 30 metri si possono distinguere i lineamenti del volto, la pettinatura e l’età; a 25 metri si possono cogliere espressioni e stati d’animo, ed è proprio a questo punto che l’incontro inizia ad essere interessante nel contesto sociale. La possibilità di vedere le altre persone dipende principalmente dalla distanza esistente tra osservatore e persona osservata; diventa quindi necessario dimensionare lo spazio in modo che i margini corrispondano a limiti del campo visivo sociale. Tutto questo non può ovviamente prescindere anche dall’illuminazione sugli oggetti: pertanto sarà necessario avere una quantità di luce, diretta o riflessa, adeguata. La relazione tra intensità e distanza delle percezioni sensorie è largamente sfruttata nella comunicazione umana: i contatti emotivi intensi accadono entro il raggio di mezzo metro, in cui tutti i sensi possono lavorare insieme e dove tutte le sfumature e i dettagli possono venire percepiti chiaramente;
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Capitolo 1.1
generalmente i contatti meno intensi si svolgono a distanze maggiori fino a circa 7 metri. Udito
L’udito raggiunge un campo d’azione meno esteso: si parla di circa 7 metri. A questa distanza è possibile tenere una conversazione mentre fino a circa 35 metri è possibile ascoltare un relatore in un convegno e oltre questa distanza la capacità uditiva è fortemente ridotta. Nelle zone a traffico limitato o nelle zone pedonali è possibile rendersi conto di quanto sia fondamentale per il benessere psico-fisico, l’opportunità di ascoltare quello che ci circonda. Quando il rumore di fondo supera i 60 decibel, come nelle strade a traffico misto veicolare-pedonale, risulta impossibile avere una normale conversazione; per fare conversazione, gli interlocutori devono stare ad una distanza intima che varia dai 5 ai 15 centimetri. Solo al di sotto dei 60 decibel è possibile conversare, ma il livello dei rumori di fondo deve scendere ancora, tra i 45 e i 50 decibel, perché si possano percepire i toni più tenui e sommessi della voce e più in generale ad una complessa situazione sociale.
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Percezione
La possibilità di parlare con gli altri agisce in maniera profonda sulla qualità degli spazi esterni. Le conversazioni all’aperto possono essere rcondotte a tre macro-categorie: la prima è quella che riguarda il parlare con gli amici, questo può avvenire durante la camminata, durante la sosta o mentre si sta seduti; L’importante è che ci sia un adeguato rumore di sottofondo che consenta il dialogo. La seconda riguarda il parlare con i conoscenti, questa categoria è indipendente dal luogo, e avvengono principalmente con i conoscenti che si incontrano per strada: più si starà all’aperto più è alta la possibilità che queste conversazioni avvengano. La terza riguarda il parlare con gli sconosciuti; solitamente queste conversazioni avviene quando gli interlocutori si trovano a proprio agio in uno spazio o quando svolgono delle attività simili.
67
Capitolo 1.1
Triangulation a
William H. Whyte descrive quest’ultima attività come triangulation15 (schema 10) poiché descrive il rapporto
b
che si instaura tra soggetti nello spazio pubblico. Gli attori A e B cominciano a parlare delle abilità dell’attore C, questo sviluppa un processo sociale che per quanto limitato nel tempo crea una sensazione di
c
Schema 10_Triangulation
benessere per gli utenti. Secondo Edward T. Hall la disposizione delle sedute diventa cruciale per favorire le interazioni tra i diversi utenti; la disposizione schiena contro schiena e la ampia distanza precludono la possibilità di conversare, mentre le sedute vicine e quelle che si guardano tra di loro hanno un grande potenziale. In fase di pianificazione sarà quindi utile pensare a questi spunti: si potranno predisporre entrambe le tipologie per consentire all’utente una scelta.
Olfatto
Il senso dell’olfatto registra variazioni di odori ad un raggio limitato, inferiore a meno di un metro. A questa distanza è possibile sentire l’odore di un altro individuo, mentre gli odori più forti possono essere percepiti a distanze leggermente maggiori: 2-3 metri.
W. Whyte, The social life of small urban spaces. New York: Project for Public Spaces, 2001. 15
68
Percezione
Quando tutti questi elementi sono capaci di interagire tra loro, ne scaturisce un senso di benessere fisico e psicologico: segno che quello spazio è veramente piacevole da vivere e da abitare.
69
Capitolo 1.1
6
SICUREZZA
70
Sicurezza
9
Lo spazio pubblico dovrebbe avere luce naturale durante il giorno e artificiale durante le altre ore d’uso. La luce artificiale nelle ore del giorno dovrebbe essere evitata.
10
Un’adeguata pulizia e manutenzione deve essere rispettata.
11
Lo spazio pubblico deve dare un senso di sicurezza in coloro che vi camminano.
71
Capitolo 1.1
Il concetto di sicurezza urbana e la relativa domanda di sicurezza si sono progressivamente modificati nel tempo. Se prima erano legati solamente a fatti crimonsi, oggi includono anche molti fenomeni connessi al disagio dei cittadini nell’uso degli spazi pubblici; si può quindi dedurre che la sicurezza urbana costituisce un problema multiforme e chiama in causa componenti di natura sociale, antropologica, culturale, economica, percettiva e fisica. Sicurezza urbana
L’espressione
sicurezza
urbana
significa,
fondamentalmente, non avere paura di un aggressione violenta, essere consapevoli che la propria integrità fisica sarà rispettata e, soprattutto, circolare tranquillamente per strada senza temere furti o aggressioni. Quando questa viene meno, negli spazi pubblici si diffonde un sentimento di paura tra coloro che abitualmente li frequentano e gli abitanti della zona, paura che a sua volta determina il progressivo abbandono del luogo da parte dei suoi occupanti naturali e l’appropriazione degli spazi da parte del gruppo che genera paura. Questa situazione si verifica in contesti di emarginazione sociale, in cui la violenza e l’insicurezza sono presenti
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Sicurezza
in maniera più diffusa, creando un circolo vizioso di disomogeneità dello spazio e causando quindi una totale impossibilità di dare un senso alla vita urbana. Questa impossibilità determina a sua volta la frammentazione e l’isolamento degli spazi pubblici che in questo modo diventano pericolosi. Si possono identificare cinque fattori che causano insicurezza e sintetizzarli in questo modo: il primo è dato dal rischio effettivo di essere vittime di intimidazioni, aggressioni o altri atti violenti; il secondo e il terzo sono accomunati da una sensazione di disagio: nel primo caso dovuto alla rottura dei codici di comportamento della civile convivenza, mentre nel secondo è dovuto al degrado dei codici tradizionali di cura del territorio. Il quarto fattore riguarda la percezione di insicurezza (concetto disgiunto dalla insicurezza reale), legato spesso a fattori ambientali quali scarsa illuminazione, percorsi poco chiari e poco frequentati, non conoscenza degli spazi. L’ultimo fattore è dato dalla paura come sentimento soggettivo, non necessariamente legato all’aumento
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Capitolo 1.1
del rischi ma derivante da fattori più ampi e spesso lontani dal contesto specifico. La percezione del senso di insicurezza è uno dei fattori che più incide sulla fruizione degli spazi pubblici, o degli spazi di libertà essenziali ad ogni ambiente urbano (come vengono definiti da Sandro Calvani, Direttore del UNICRI-Italia). Questo sentimento individuale e collettivo definisce la qualità della vita di ogni centro cittadino, qualunque siano le sue dimensioni. Il sociologo francese R. Castel sostiene che l’origine del diffondersi del sentimento di insicurezza sia da ricercarsi nella percezione del rischio e del senso e nel senso di smarrimento e paura che travolge gli individui della postmodernità, riflesso di un’ideologia tardocapitalistica e neo liberalista. In particolare la causa del sentimento di insicurezza oggi sempre più diffuso è individuato nella diffusione dell’insicurezza sociale, definita dal sociologo come “quell’insieme di situazioni nelle quali le persone non dispongono neppure delle risorse minime che assicurano loro l’indipendenza e sono alla mercé del più piccolo incidente di percorso che possa gettarli nell’incertezza del domani”.16 R. Castel, L’insicurezza sociale. Torino: Einaudi, 2012.
16
74
Sicurezza
Davanti all’intollerabilità dell’incertezza, l’individuo mette in atto quella che la psicologia cognitiva definisce come strategia iperprudenziale atteggiamento tipico dei soggetti ipocondriaci e ossessivi. L’ipocondria
che
è
definibile
come
Strategia iperprudenziale
l’erronea
rappresentazione di essere malato ma che è anche uno stato di grave malinconia, rientra nei disturbi d’ansia, ovvero è uno stato legato alla reazione emotiva ad un pericolo percepito, non ad una paura alla quale corrisponde un pericolo reale. A livello clinico, l’ansioso mette in atto una strategia di prudenza estrema che invece di rassicurarlo comporta un aumento delle sue ansie. Secondo Castel, a livello sociale si attiva lo stesso identico meccanismo: quello che produce angoscia non deriva dalla perdita di sicurezza ma dall’oscurità del suo scopo in un mondo sociale che è stato organizzato in funzione della continua affannosa ricerca di protezione e sicurezza. L’esperienza dell’insicurezza è un effetto secondario della convinzione che, mettendo in atto le opportune strategie, si possa ottenere una sicurezza completa;
75
Capitolo 1.1
quindi a livello sociale posiamo parlare di iponcondria securitaria che alimenta il sentimento d’insicurezza perché gli individui non hanno la certezza di raggiungere la sicurezza totale nonostante tutti gli sforzi compiuti in questa direzione. La paura della criminalità non è strettamente connessa all’effettiva entità dei reati ma ad un insieme di sentimenti che derivano dal degrado dello spazio pubblico che penalizza la convivenza civile e la qualità del vivere, dalla diffusione di situazioni di vulnerabilità sociale e al rischio di povertà e di esclusione sociale. Non vi è quindi una relazione diretta con la delinquenza, ma con la comparsa di nuovi fenomeni di emarginazione e vittimizzazione che colpiscono non soltanto le fasce di popolazione debole ma tutti quei soggetti che non riescono ad integrarsi nei circuiti selettivi specifici, che disturbano con il loro stile di vita l’ordine morale del consumo. Lo spazio pubblico diventa centrale in quanto se è in grado di comunicare sensazioni di piacevolezza e soddisfacimento, perseguirà l’obiettivo di contrastare il formarsi di paura ed inquietudine.
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Sicurezza
Il degrado ambientale, lo stato di incuria e l’abbandono di edifici e attrezzature pubbliche, i rumori molesti e la sporcizia, a sua volta si accompagna a quello sociale che include episodi correlati con l’uso e il traffico di sostanze stupefacenti e altri atti illeciti. Si è inoltre studiato come il degrado ambientale possa innescare un processo degenerativo che potrà incrementare progressivamente sia le cattive condizioni che la sensazione di insicurezza in una spirale in cui i fattori si influenzano a vicenda. Il criminologo G. L. Kelling e la sua collega C. Coles
Borken window
nel 1996 utilizzano la metafora della finestra rotta per spiegare che da un piccolo dettaglio di disordine si passi ad uno stato di degrado e crimine. Secondo questa ipotesi, esiste una relazione tra questi atti di microdisordine sociale e ambientale e l’insorgere e il consolidarsi del sentimento della paura. Quello che si vede nello spazio pubblico ha infatti un potente impatto sulle inferenze riguardo ai luoghi di cui gli utenti fanno esperienza: ciò che è visibile e accade in pubblico determina in larga parte le valutazioni rispetto alla sicurezza compiute da chi vive e sopratutto da chi
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Capitolo 1.1
attraversa uno spazio urbano17. Per questo motivo il modo in cui lo spazio si presenta è fondamentale: la sua forma, i suoi spazi, i suoi materiali, la sua illuminazione ne influenzano la frequentazione in termini di quantità e tipologia di persone. I progettisti dovranno essere attenti nel progettare Controllo sociale
illuminazione, gli arredi e i materiali, in quanto sono degli
elementi
che
possono
significativamente
contribuire alla percezione di sicurezza dell’area, ma questo non basta, poichè l’idea principale è che la sicurezza di una città si raggiunge anche attraverso il controllo spontaneo del territorio attraverso i cittadini. É necessario dunque ripensare il concetto di cittadinanza per come si è sviluppato negli ultimi due secoli, recuperandone la dimensione politica e cittadina. Vanno ridefiniti i cardini in modo da prevedere Capitale sociale
i meccanismi più inclusivi, favorendoli con la crescita delle competenze individuali e del capitale sociale. La prima studiosa a parlare di capitale sociale fu J. Jacobs, individuandone almeno tre forme diverse che si intrecciano e si rafforzano a vicenda: le reti di interazione nel vicinato, l’associazionismo e l’autogoverno locale.
L. Chiesi, Le inciviltà. Degrado urbano e insicurezza. Bologna: Il Mulino, 2004. 17
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Sicurezza
La prima forma di capitale sociale riguarda i processi sociali di interazione nel vicinato; la rete di rapporti informali, spontanei, il clima di fiducia che si instaura tra gli abitanti che frequentano le strade. Nella creazione di questo clima di fiducia ha un ruolo significativo il marciapiede (schema 6). J. Jacobs afferma che l’ordine pubblico nelle strade e nei marciapiedi non è mantenuto dalle forze dell’ordine
Schema 11_Il marciapiede
ma da una complessa, e quasi inconscia, rete di controlli spontanei e norme fatte e fatte rispettare dagli abitanti stessi. Si può affermare, dunque, che una strada sicura è quella sorvegliata dai suoi abitanti e dai suoi negozianti. I negozianti hanno un ruolo fondamentale in questa sorveglianza poiché fanno di tutto per impedire qualsiasi occasione di turbamento che possa disturbare i loro affari. La presenza e l’animazione suscitata dalle persone, come illustrato precedentemente, è un processo auto rinforzante: più c’è gente, più gente ci sarà; questo significa che la strada sarà sempre sorvegliata e quindi sarà una strada sicura, una strada in cui ci sarà
79
Capitolo 1.1
fiducia tra i suoi utenti: la sensazione che gli altri saranno pronti ad aiutare e spalleggiare in caso di difficoltà. La seconda forma di capitale sociale è l’associazionismo, quindi i rapporti che si creano tra diversi attori che hanno in comune interessi e valori. La terza ed ultima forma di capitale sociale è quella dei rapporti a largo raggio, quelli dell’autogoverno locale, ossia le capacità auto organizzative della società: la sua capacità di autogestione sociale, formale ed informale. L’autogoverno è strutturato in tre scale, sempre più piccole che partono dalla scala della città passando per quella dei quartieri ed arrivando alla scala di vicinato. Tutti e tre svolgono funzioni diverse, ma sono tutti connessi tra loro. Considerati i punti precedentemente esposti si può dedurre che la sicurezza è legata alla vitalità dei quartieri, l’occhio sulla strada è infatti il primo monito di un luogo sicuro. Sarebbe quindi necessario creare deigli spazi che possano essere ricchi di attività e frequentati, da una molteplicità di tipologie di utenti, più ore possibile al giorno. La sicurezza urbana dipende molto dall’identificazione dei cittadini col territorio;
80
Sicurezza
come
trattato
in
precedenza,
l’identificazione
richiede di creare spazi ben definiti, di buona qualità ambientale, che favoriscano i rapporti sociali evitando quindi i nonluoghi. Occorre promuovere azioni che accrescano il senso di appartenenza, andando quindi a responsabilizzare la comunità in modo che costruisca un ruolo sociale attivo. In conclusione si può dire quindi che la sicurezza si ottiene attraverso la vitalità dei luoghi, in quanto l’assidua frequentazione degli spazi produce una sorveglianza spontanea e continua; così facendo, inoltre, si rafforza l’identità dei luoghi. La chiarezza nell’organizzazione degli spazi, incide in modo positivo sulla sicurezza, percepita ed effettiva: è quindi necessario, in fase di progettazione evitare spazi morti, nascosti o indefiniti.
81
Capitolo 1.1
7
TECONOLOGIA
82
Tecnologia
18
La funzione educativa che un luogo possiede accresce il suo valore intrinseco.
20
La possibilità di usare nuove tecnologie per aumentare la conoscenza dei suoi valori intangibili e della sua storia può offrire una esperienza piÚ profonda del luogo.
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Capitolo 1.1
Nell’era della digitalizzazione e della connessione globale anche lo spazio pubblico è chiamato ad aggiornarsi e a diventare sempre più appettibile agli utenti anche da questo punto di vista. Oltre a tutti i sei punti precedentemente elencati, per avere una migliore qualità dello spazio è diventato indispensabile pensare che in esso siano presenti delle dotazioni tecnologiche semplici e funzionali. Come detto in precedenza la città non è altro che il risultato di un processo di sedimentazione di strati e che la cultura in generale è uno strumento che ha la capacità di fare da volano sia per quanto riguarda la creazione o rafforzazione dell’identità del luogo, sia per quanto riguarda la percezione e l’effettiva sicurezza dello stesso. Se a questo potente strumento si aggiunge una variante tecnologica gli spazi della città acquisirebbero anche una funzione didattica ed educativa: si potrebbe infatti pensare di creare un sistema che possa spiegare ed illustrare le stratificazioni di un determinato luogo, spiegandone quindi la base identitaria col quale l’utente possa interagire in modo attivo; oppure uno strumento che possa essere utilizzato dagli
84
Tecnologia
utenti per creare l’identità del luogo, in questo modo il progettista non dovrà agire solo materialmente, utilizzando tutte le linee guida precedenemente esposte, ma anche in modo immateriale tramite la creazione di un network su misura per lo spazio: dallo sharing di libri per arrivare alla condivisione di informazioni utili a scala di quartiere18. Queste suggestioni, unite alla buona lettura dello spazio e alla sua successiva riprogettazione, ne garantirebbero una migliore qualità nonchè un solido incentivo alla partecipazione attiva dei cittadini di qualsiasi età e provenienza. Gli spazi dovranno quindi essere ripensati in ottica smart, con maggiore possibilità di connessione, sia a scala globale che a scala di quartiere. Questo indicatore, rispetto agli altri, è probabilmente il più difficile da progettare in quanto totalmente immateriale. Oltretutto, come sosteneva Meirovitz, l’uso della tecnologia all’interno dello spazio potrebbe disincentivare la socializzazione per come l’abbiamo conosciuta fino ad adesso.
18 “Smart City Design Principles”, The Urban Technologist, 2013.
85
Indicizzazione
1.2
Capitolo 1.2
88
Indicizzazione
Definite le linee guida si dovrà capire e comprendere come queste possano essere utilizzare dai progettisti per realizzare un progetto qualitativo19 e quindi provare a raggiungere l’obiettivo di questa ricerca: creare degli spazi pubblici che possano rendere felici i propri untenti. Il primo passo è quindi cambiare il criterio di ricerca: non si possono utilizzare i classici criteri di ricerca quantitativa, ma dobbiamo necessariamente utilizzare un criterio qualitativo. Nella ricerca qualitativa la strada che il ricercatore percorre per rintracciare una risposta ai propri interrogativi viene definita in accordo o di risulta ai comportamenti dei soggetti di cui ha appuntato la propria attenzione. Sul piano delle pratiche di ricerca questo tratto si mostra nella loro peculiare interattività e nella loro sensibilità al contesto di impiego; l’interattività si evince in modo particolarmente nitido nelle tecniche di ricerca di maggior impiego, prime fra tutte l’osservazione e l’intervista delle stesse. Per dare un giuduzio alle linee guida, la ricerca si rifarà ad una scala di valori universale: la scala Likert.
19
Vedi Glossario.
89
Capitolo 1.2
Questa scala consiste principalmente nel mettere a punto un certo numero di affermazioni che esprimono un atteggiamento positivo e negativo rispetto ad uno specifico oggetto. La somma di tali giudizi tenderà a delineare in modo ragionevolmente preciso l’atteggiamento del soggetto nei confronti dell’oggetto. Per ogni quesito si presenta una scala di accordo/ disaccordo, generalmente a 5 o 7 modalità. In questo caso verrà utilizzata una scala a 5 valori:
1
Scarso
2
Soddisfacente
3
Buono
4
Ottimo
5
Eccellente
Ai rispondenti si chiede di indicare su di esse il loro grado di accordo o disaccordo con quanto espresso dall’affermazione. In questo modo il modello potrà essere utilizzato sia dai progettisti per facilitare la comprensione e la leggibilità di uno spazio in fase di
90
Indicizzazione
osservazione, sia dalla popolazione durante i processi partecipativi necessari alla riqualificazione del luogo in questione; ovviamente ci dovranno essere delle differenziazioni tra le due categorie, quantomento nell’esplicazione delle linee guida. In questa trattazione si è scelto di dare una linea guida generale per la formulazione dei quesiti, sia per i progettisti che per la popolazione, rimandando l’opportuno approfondimento a chi dovesse scegliere di utilizzare questo metodo per la progettazione.
91
Capitolo 1.2
Questionario
1 In una scala da 1 a 5 come classificherebbe l’identificabilità di questo luogo? 1
2
3
4
5
2 Secondo lei questo luogo è facilmente accessibile da tutti gli utenti? È frequentato da tutte le fasce d’età? 1
2
3
4
5
3 Quale giudizio darebbe riguardo l’utilizzo del luogo? Tenendo in considerazione la varietà delle attivià, il loro svolgimento nell’arco della giornata...
1
92
2
3
4
5
Questionario
4 Sono presenti degli elementi con i quali si può interagire? Giochi per i bambini, installazioni artistiche... 1
2
3
4
5
5 Come percepisce questo luogo? La scala da 1 a 5 indica male/bene. 1
2
3
4
5
6 Come reputa la sicurezza di questo luogo? Si sente al sicuro quando è qui? 1
2
3
4
5
7 Come reputa le dotazioni tecnologiche del luogo?
1
2
3
4
5
93
Un possibile modello
1.3
Capitolo 1.3
Considerando i principi della ricerca qualitativa e tutti gli elementi teorici illustrati fino a questo momento, il modello che questa ricerca vuole proporre consisterà in tre fasi principali che saranno di supporto per i progettisti nella lettura degli spazi e nella successiva progettazione. 1 La prima fase consisterà nell’inquadramento dell’area sia dal punto di vista storico che dal punto di vista geografico. Il punto di vista storico aiuterà a comprendere e a leggere più facilmente la stratificazione storica e la conseguente identità dello spazio, mentre quella geografica aiuterà ad analizzare in modo più accurato i comportamenti degli utent all’interno dello spazio. 2 La seconda fase sarà quella dedicata all’osservazione degli spazi e della popolazione. In questo momento l’osservatore dovrà osservare i questi spazi e gli utenti tramite delle analisi specifiche che ovviamente cambieranno a seconda del contesto preso in analisi:
96
Un possibile modello
flussi pedonali, soste, presenza di verde urbano, space syntax, studio solare e dei venti, attività presenti etc. Superata questa fase di inquadramento ed osservazione dello spazio il progettista avrà le basi necessarie per utilizzare il questionario proposto in precedenza, che agevolerà la lettura qualitativa dello spazio, e a procedere con la fase successiva. 3 La terza fase consisterà nell’ascolto della popolazione attraverso il metodo che si riterrà più opportuno, da valutare a seconda dell’area di progetto e degli utenti coinvolti; la somministrazione del questionario agli utenti e la ricerca di una partecipazione attiva alla fase progettuale. 4 Ovviamente dopo queste fasi ci sarà la stesura del progetto che dovrebbe essere frutto del rafforzamento dei punti critici riscontrati nelle fasi precedenti, creando quindi uno spazio dotato di un livello qualitativo più elevato e che venga apprezzato ed utilizzato dagli utenti.
97
98
Caso studio: Fossano
2.0
99
Capitolo 2.0
100
Osservare
Per testare il modello creato si è scelto di utilizzare come caso studio quello di Piazza Castello a Fossano, sede del workshop “Progettare spazi pubblici innovativi: un processo di rigenerazione urbana partecipata” svolto in collaborazione con Beatrice Gamba e tenuto dal professor G. Roccasalva durante la primavera del 2015. Il corso proponeva la rigenerazione di tre piazze site nel centro storico di Fossano, tutte con caratteristiche morfologiche
e
sociali
abbastanza
differenti
e
complesse. Dopo un’analisi storica, geografica ed osservativa specialistica di tutte e tre le aree di progetto, la scelta è ricadura su Piazza Castello in quanto, probabilmente, la più complessa da analizzare e da rigenerare. Come verrà illustrato pù avanti, si tratta infatti di un enorme piazza con tre elementi dominanti: il castello degli Acaja, la catena montuosa delle Alpi e un enorme parcheggio. Ovviamente questi tre elementi sono in contrasto tra loro e per questo ed altri motivi la piazza non viene utilizzata in maniera continuativa dagli utenti.
101
Applicazione del modello
2.1
Capitolo 2.1
104
Inquadramento geografico
Come detto in precedenza, l’area sulla quale si è scelto di applicare il metodo e svolgere le analisi è Piazza Castello a Fossano, in provincia di Cuneo. La città fa parte delle cosiddette sette sorelle (le città più importanti della provincia di Cuneo), insieme a Cuneo, Alba, Bra, Mondovì, Savigliano e Saluzzo. Questa piazza, per le sue dimensioni, è paragonabile ad una piazza d’armi in cui il Castello degli Acaja fa da padrone incontrastato, con la catena delle Alpi e il Monviso a fare da quinta. L’area è circondata da edifici ad uso residenziale con la limitatissima presenza di attività commerciali. La piazza è collocata in un punto fondamentale per la città, in quanto risulta essere centrale rispetto alla stazione ferroviaria e alla via principale, Via Roma. Tra
gli
elementi
fondamentali
da
tenere
in
considerazione durante la lettura di questo spazio c’è sicuramente l’utilizzo dello stesso da parte dello storico Palio di Fossano, che occupa all’incirca tutta la metratura della piazza, e il festival circense Mirabilia, che crea degli palchi diffusi in tutta la città ma che ha come palco principale quello del Castello.
Immagine 1_Google maps
105
Capitolo 2.1
106
Inquadramento storico
L’attuale castello di Fossano è il risultato della costruzione iniziata da Filippo d’Acaja nel 1314. In precedenza, sullo stesso sito, esisteva già un baluardo di difesa, la “bicocca”, costruito poco dopo il 1236. Le parti essenziali del castello furono terminate nel 1332 e la struttura si presentava a pianta quadrata perfettamente regolare e con torri quadrangolari agli spigoli, ruotate di quarantacinque gradi. Con l’estinzione della famiglia Acaja, il castello di Fossano passò ai Savoia e trasformato dal duca Amedeo d’Aosta in elegante residenza, destinata ad accogliere la grande corte e il governo ducale. Successivi ampliamenti si ebbero nel Seicento quando il castello fu trasformato in carcere. Fu allora che i grandi saloni furono trasformati in piccole celle. E si avviò ad un periodo di decadenza. Nell’Ottocento il castello divenne caserma militare e in seguito sede di una scuola di veterinaria. Nella seconda metà del Novecento si intrapresero i lavori di recupero e la fortezza degli Acaja fu adibita a sede della Biblioteca civica e dell’Archivio di Stato. Attualmente il castello ospita la biblioteca civica, gli uffici comunali e gli uffici turistici.
Immagine 2_Luca Cubeddu
107
Capitolo 2.1
108
Osservare
Il numero di persone che si trova ad attraversare la
Analisi dei flussi
piazza è minimo rispetto ai flussi perimetali. Questo poichè non vi è una vera e propria necessità: le due diagonali che la tagliano hanno entrambe un estremo di ampio flusso e un estremo privo di interesse, pertanto i passanti non hanno motivo di fruire dello spazio. Progettare pertanto dei luoghi di semplice sosta potrebbe non essere la scelta più corretta. Una panchina in un luogo non vissuto, se rimane vuota, accentua ancorpiù il vuoto di quello spazio, come per esempio accade per le due panchine di fronte al castello. I gradoni del fossato potrebbero essere dei luoghi di sosta ideali ma sembra mancare la ragione per recarvisi. Nonostante la biblioteca del castello risulti abbastanta usata, manca un luogo esterno utilizzabile per aggregarsi o ristorarsi. Osservando i comportamenti degli abitanti si è riscontrata sia in questa che nelle altre piazze l’esistenza di una forte propensione all’interazione: un parchimetro o il banco del pesce diventano infatti luoghi dove confrontarsi. Ciò che si dovrebbe indagare è il perchè le persone potrebbero fermarsi, ancor prima del dove. A sinistra, schema 12_Sintesi dei flussi
109
Capitolo 2.1
110
Osservare
Le analisi sul verde urbano sono state condotte
Analisi del verde urbano
con l’obiettivo di estrarre degli indicatori atti ad una maggiore e più accurata comprensione di tale elemento urbano, andando oltre la mera mappatura di quantitativa e localizzativa del verde. Come nella maggior parte dei centri storici, per via delle caratteristiche morfologiche trovare del verde urbano risulta difficile. All’interno della piazza il verde è limitato ma non assente: oltre alla fascia progettata ed attrezzata che si affaccia su via Cavour, è presente del verde attrezzato, ma scarsamente curato anche negli immediati intorni limitrofi al castello. Una buona porzione verde, chiaramente non attrezzata e lasciata in totale stato di abbandono è quella costituita dal fossato antistante il castello. La totale assenza di vegetazione si nota anche negli edifici che si affacciano sulla piazza: nessuna pianta e nessun vaso, elementi che in tutto il resto della città sono più che presenti, chiaramente per contrastare la quasi totale assenza di verde pubblico all’interno del centro storico. A sinistra, schema 13_Sintesi del verde urbano
111
Capitolo 2.1
112
Osservare
L’analisi specifica è stata realizzata non solo osservando
Analisi delle attività
la presenza o l’assenza delle attività all’interno dell’area, ma cercando di capire in che modo queste possano interfacciarsi in maniera attiva e propositiva con gli utenti del luogo, catalogandole come attività interagenti e attività non interagenti. Da questo punto di vista, come evidenziano le analisi, piazza Castello è una realtà particolarmente difficile: sulla piazza, infatti, si affacciano principalmente delle attività non interagenti con la popolazione: due agenzie bancarie e un locale di onoranze funebri. Le uniche attività che garantiscono l’interazione con l’utenza sono i tre saloni di acconciature presenti sui tre fronti della piazza ma che, come si può immaginare, non sono degli esercizi commerciali atti a stimolare gli utenti ad utilizzare lo spazio. L’unico vero polo attrattivo è rappresentato dalla biblioteca presente all’interno del castello, frequentata da una grande fascia di utenza durante l’intero arco della giornata, a cui tuttavia manca una parte esterna che possa essere considerata un polo attrattivo forte della piazza. A sinistra, schema 14_Sintesi delle attività
113
Capitolo 2.1
114
Osservare
Come per le precedenti analisi, anche quella
Analisi delle attrezzature
riguardante le attrezzature si è concentrata non solo alla catalogazione e numerazione degli arredi presenti nello spazio, ma è stata caratterizzata da un’accurata fase di osservazione delle stesse da parte dell’utenza. All’interno della piazza sono presenti numerose sedute primarie, che non vengono quasi mai utilizzate probabilmente sia a causa della collocazione centrale rispetto alla piazza, che comporta sempre dei problemi all’utenza (poichè non si sente padrona dello spazio) e sia a causa delle condizioni atmosferiche, in particolare del soleggiamento e del vento. Le altre sedute sono collocate in dei luoghi poco interessanti anche dal punt o di vista visivo, una coppia si affaccia sul parcheggio, l’altra coppia di sedute su un parapetto. Vengono tuttavia utilizzate le sedute secondarie, quindi i muretti che si affacciano sul fossato e quelli collocati su via Cavour, dove si può godere del riparo fornito dagli alberi e dal manto verde che sicuramente contribuisce in modo positivo non solo alla percezione ambientale ma anche all’abbassamento della temperatura percepita.
A sinistra, schema 15_Sintesi delle attrezzature
115
Capitolo 2.1
Osservazione e valutazione del luogo
1 In una scala da 1 a 5 come classificherebbe l’identificabilità di questo luogo? 1
2
3
4
5
La prima impressione è che questa piazza abbia una fortissima identità data ovviamente dalla presenza del castello degli Acaja, che con la sua maestosità e imponenza domina quasi totalmente lo spazio; purtroppo il castello deve spartire la scena con l’enorme parcheggio che connota, in modo sicuramente negativo, la piazza.
2 Secondo lei questo luogo è facilmente accessibile da tutti gli utenti? È frequentato da tutte le fasce d’età? 1
2
3
4
5
Ad esclusione di qualche zona, come il fossato ed il retro, la piazza sembra generalmente accessibile. Per quanto riguarda la frequentazione potenzialmente potrebbe essere frequentato da tutti, ma manca una vera e prorpia motivazione per farlo.
116
Osservare
3 Quale giudizio darebbe riguardo l’utilizzo del luogo? Tenendo in considerazione la varietà delle attivià, il loro svolgimento nell’arco della giornata... 1
2
3
4
5
La piazza è priva di qualsiasi tipologia di attività, l’unica veramente interagente è la biblioteca all’interno del castello.
4 Sono presenti degli elementi con i quali si può interagire? Giochi per i bambini, installazioni artistiche... 1
2
3
4
5
Nella piazza sono emerse numerose attrezzature, principalmente delle sedute. Sono totalmente assenti degli elementi interagenti che possano risultare attrattivi.
117
Capitolo 2.1
5 Come percepisce questo luogo? La scala da 1 a 5 indica male/bene. 1
2
3
4
5
L’impressione è che sia un gigantesco vuoto: la piazza sia per le sue dimensioni che per il suo essere costantemente vuota, sia fisicamente che concettualmente, genera una sensazione di agorafobia.
6 Come reputa la sicurezza di questo luogo? Si sente al sicuro quando è qui? 1
2
3
4
5
In realtà non ci sono e non si percepiscono particolari situazioni di pericolo, solamente la notte a causa della scarsa illuminazione e della sua perenne desolazione.
118
Osservare
7 Come reputa le dotazioni tecnologiche del luogo?
1
2
3
4
5
Sull’intera area non sono presenti particolari dotazioni tecologiche; è presente il wifi libero del comune che è di difficile utilizzo: la fase di registrazione è particolarmente lunga e poco intuitiva e si può utilizzare per soli 30 minuti al giorno.
119
Capitolo 2.1
120
Ascoltare
Conclusa la fase di osservazione e ragionato sui punti effettivamente critici dell’area, si è pensato su come poter dialogare al meglio con gli stakeholder: si sono ascoltate quindi le diverse realtà agenti sul territorio, dalle attività commerciali alle associazioni culturali. Questa prima fase di ascolto è stata organizzata tramite delle tavole rotonde. Le diverse associazioni ovviamente partono da necessità totalmente opposte, ma alcuni punti risultano essere comuni: Mirabilia, festival circense europeo, l’ASCOM Fossano, l’associazione del commercianti, l’Associazione “Il Territorio”, che da anni si occupa di tutelare e valorizzare il territorio italiano, la Fondazione Fossano Musica, che si occupa dell’organizzazione degli eventi sonori all’interno della città e infine l’associazione VisitFossano che si occupa della promozione turistica sul territorio chiedono una maggiore calendarizzazione degli eventi legata ad una doverosa gerarchizzazione temporale tenendo conto della lentezza dei cambiamenti di cui la città soffre. Va inoltre sottolineata la presenza del Palio, che ogni anno si svolge nella piazza ed occupa in maniera temporanea tutta la superficie disponibile.
121
Capitolo 2.1
Cosa manca nella piazza?
AttrattivitĂ
Non c’è nulla che crei un motivo per fissare un incontro Sicurezza Arredo urbano e verde
Bar Locali
Quali parti sono utilizzate e quali no?
Troppe poche panchine Fossato poco utilizzato Condizioni climatiche sfavorevoli
Quali funzioni potrebbe ospitare la piazza?
Locali serali
Manifestazioni artistiche
Ritrovo per giovani
Musica Bar
122
Commercio Ricettivo
Ristoranti
Sottoutilizzata la parte pedonale
Ascoltare
Dopo l’ascolto delle associazioni si è passati ad una fase di dialogo con la popolazione, prima tramite l’inserimento di un questionario sul web e poi in una vera e propria fase di ascolto sul campo durante l’OpeNight, un caratteristico evento che da la possibilità a tutti i Fossanesi di esporre le loro opere artistiche, di fare network, di suonare per strada e di fare sport all’aperto. I quesiti posti sul web riguardavano principalmente la percezione della piazza da parte degli utenti: mancanze, parti utilizzate e parti in disuso e le possibli attività inseribili all’interno della stessa. Le mancanze sono sicuramente una carenza di attrattività della piazza legata anche all’assenza di locali di somministrazione. Per quanto riguarda le parti utilizzate e non risulta evidente che la parte pedonale della piazza sia totalmente inutilizzata e che il fossato non venga proprio percepito come luogo della piazza. Le funzioni proposte dai cittadini sono principalmente manifestazioni culturali: dalla musica all’arte.
A sinistra, schema 16_ Infografica delle interviste via web
123
Capitolo 2.1
124
Ascoltare
Il 9 e il 10 maggio 2015 FossanOnArt ha organizzato un’esposizione fotografica nel fossato del Castello per dialogare direttamente con la popolazione e per raccogliere le loro proposte circa un utilizzo inusuale di tale luogo. Sperimentare fisicamente le potenzialità di questo spazio è stato essenziale per ricevere un gran numero di suggestioni attuabili e particolarmente interessate. La metodologia scelta per il dialogo è stata quella dell’utilizzo di due questionari presentati al pubblico in maniera giocosa, sotto forma di cubi. Il primo, Cubeonart_1, riportava su ogni lato una domanda e una stessa griglia della quale ogni cittadino sceglieva una casella e rispondeva in essa fino al completamento di tutte le facce. Il secondo, Cubeonart_2, era composto su cinque facce da fotomontaggi ai quali si doveva dare un semplice parere favorevole o contrario o non rispondere ed una faccia libera per eventuali suggestioni proposte dagli intervistati. Durante questa fase sono state inervistate circa un centinaio di persone che hanno contribuito in maniera positiva e propositiva.
Immagine 3_Luca Cubeddu
125
Capitolo 2.1
CubeONart_1
Legenda Si
126
No
Esiste un luogo contenitore continuo di eventi a Fossano?
05
052
Ti p iacerebbe a vere un luogo per eventi?
32
20
Sei mai stato nella parte verde del fossato?
21
31 18
Se questo s pazio fosse piĂš curato vorresti usarlo?
51
1
32
20
51
1
Proporresti o potresti conoscere direttamente qualcuno che avrebbe delle attività da proporre? Dedicheresti m ezza g iornata l’anno per la manutenzione o la realizzazione di strutture per il fossato?
Ascoltare
58
17
Ti piacerebbe se il fossato fosse un’area espositiva?
77
9
E se fosse un’area attrezzata in cui praticare sport?
61
19 18
Se si pensasse ad un’area ricreativa con del verde curato, ti piacerebbe?
91
2
0
77
CubeONart_2
Se nella parte gradinata realizzassimo un cinema o un teatro, ti piacerebbe? ...e se rimanesse così com’è?
Legenda Si
No
127
Metaprogetto
2.2
Capitolo 2.2
AGORAFOBIA
PIENO
STATICO
130
DINAMICO
CONCETTUALE
Metaprogetto
In seguito alle analisi precedentemtne illustrate, si può passare ora alla fase di definizione progettuale. Come emerso, nonostante la sua importanza, Piazza Castello risulta essere percepita come uno spazio difficilmente utilizzabile e totalmente privo di attrattività: uno spazio che causa agorabofia. Il polo bibliotecario infatti non è in grado, da solo, di attrarre un ingente numero di persone che possa far percepire la piazza come vissuta e, come emerso dalle analisi dei flussi, i cttadini si limitano ad utilizzare i margini della pizza per effettuare gli spostamenti.Da queste informazioni nasce il concept del progetto, sviluppato in collaborazione con Beatrice Gamba. Il pieno di questo grande vuoto urbano viene proposto su tre livelli: il primo è un pieno statico, fisso e funzionale della piazza che si può ottenere alternando zone verdi, pedonali e carrabili, il secondo è un pieno dinamico, ottenibile utilizzando moduli
che garantiscono
flessibilita e riconoscibilità, il terzo è concettuale un pieno ideale, nel quale le persone che vivono la piazza, in modo necessario, volontario e sociale, sono protagoniste. A sinistra, schema 17_Concept di progetto
131
Capitolo 2.2
A. Il Fossato
Dove agire? B. Il Belvedere
C. Il Retro
D. Il Fronte
132
Metaprogetto
A seguito della fase di ascolto è emerso, in maniera unanime, una forte avversione al cambiamento che si traduce in una grande lentezza del sistema. Questo è diventato uno dei punti di forza dell’idea progettuale, che si sviluppa in quattro distinte fasi, in modo che gli abitanti si possano gradualmente abituare al cambiamento e alla rigenerazione dello spazio. Il primo luogo preso in considerazione è il fossato (A), in quanto un punto non considerato dai cittadini, già dotato di una zona verde e punto strategico per delle potenziali attività collettive. Il secondo punto è quello che è stato chiamato il belvedere (B) poichè è il punto migliore da cui godere della catena montuosa delle Alpi. Il terzo luogo è il retro del castello (C) in quanto dotato di una zona ombreggiata e collegata con le cucine del castello. Il quarto e ultimo luogo è il fronte del castello (D) che alla fine di questo progetto potrebbe diventare un nuovo polo attrattivo non solo per i cittadini, ma anche per le zone limitrofe.
A sinistra, schema 18_Concept temporale di progetto
133
Capitolo 2.2
134
Il fossato
Nella rigenerazione di Piazza Castello, il fossato diventa il punto di partenza, nonchè il nodo fondamentale. Tra le necessità emerse dal dialogo con le associazioni presenti sul territorio è emersa la necessità di una calendarizzazione dell’utilizzo dei luoghi della città, in modo da avere non solo una visione globale , ma anche per evitare sovrapposizione di eventi importanti. Garantire un utilizzo continuativo, anche tramite il supporto di una calendarizzazione via web, diventa assolutamente necessario. In questo modo i cittadinii stessi possono proporre le attività da svolgere in maniera organizzata. Durante la fase di ascolto della cittadinanza, l’ufficio turistico del Castello si è dato disponibile a prendersi in carico l’inserimento dei singoli eventi proposti dai cittadini su tale portale per coloro che non siano pratici del mondo digitale e per guidare gli stessi nell’ iter buracratico di cinque giorni necessario per ottenere il permesso di l’occupazione del suolo. Tra le attività proposte per il fossato troviamo per l’inverno la collocazione della pista di pattinaggio sul ghiaccio, mentre i mesi più caldi attività come esposizioni artistiche, attività teatrali, musicali e cinematografiche. A sinistra, schema 19_Il fossato
135
Capitolo 2.2
136
Il fossato
STATICO Il pieno statico consiste nel restauro delle gradinate degradate all’interno del fossato.
DINAMICO Il pieno dinamico è composto dall’inserimento di alcuni arredi mobili che possono essere utilizzati per creare delle sedute aggiuntive o il palco per le esibizioni.
CONCETTUALE Il pieno concettuale, come negli altri casi è composto dai fruitori dello spazio, che andranno a godere degli spettacoli all’interno del fossato.
A sinistra, Suggestione 1
137
Capitolo 2.2
138
Il fossato
STATICO Il pieno statico consiste nella riorganizzazione della pavimentazione all’interno del fossato: erba armata, fruibile da tutti gli utenti.
DINAMICO Il pieno dinamico è composto dall’inserimento di alcuni arredi mobili che possono essere utilizzati per creare l’allestimento museale.
CONCETTUALE Il pieno concettuale, come negli altri casi è composto dai fruitori dello spazio, che andranno a godere delle installazioni all’interno del fossato.
A sinistra, Suggestione 2
139
Capitolo 2.2
140
Il belvedere
Dopo aver reso accessibile e funzionale il fossato, il passo successivo è quello della valorizzazione dello scorcio alpino che si può ammirare dalla piazza: la creazione del belvedere è quindi la fase immediatamente successiva della rigenerazione. La creazione di un belvedere che vada a valorizzare il panorama è sicuramente un passo fondamentale dal punto di vista turistico, sul quale l’Amministrazione ha intenzione di investire nei prossimi anni e che potrebbe diventare un ulteriore fonte economica per la città. Oltre alla funzione turistica ed attrattiva, nei mesi estivi, si potranno consultare gratuitamente i quotidiani, iniziando ad ampliare così i servizi che la biblioteca fornisce ai Fossanesi. Per affrontare questa rigenerazione sarà sicuramente necessario un ripensamento totale della pavimentazione. Questa dovrà essere un elemento di continuità con quella della piazza, garantendo l’identificazione del luogo, e dovrà essere un elemento facilmente accessibile agli utenti diversamente abili. Sul suolo potranno anche essere tracciati i coni ottici in modo da poter inquadrare il punto di vista migliore per ammirare la catena montuosa. A sinistra, schema 20_Il belvedere
141
Capitolo 2.2
142
Il belvedere
STATICO Il pieno statico consiste nella riorganizzazione della nuova pavimentazione e della collocazione della pedana per il belvedere.
DINAMICO Il pieno dinamico è composto dall’inserimento di alcuni arredi progettati per poter usufruire della zona del belvedere per consultare i quotidiani.
CONCETTUALE Il pieno concettuale, come negli altri casi è composto dai fruitori dello spazio, che andranno a godere del panorama e dei nuovi servizi della biblioteca.
A sinistra, Suggestione 3
143
Capitolo 2.2
144
Il retro
Il castello è proprietà del demanio, pertanto la valorizzazione dello spazio retrostante potrà avvenire solo quando lo stesso diventerà proprietà del Comune di Fossano. I primi interventi da affrontare per la riqualificazione di questo spazio saranno legati alla pavimentazione che sarà in continuità con lo spazio del belvedere e prevedrà una porzione adibita a prato fruibile.. Ovviamente il pieno dinamico, sarà conforme a quello presente su tutto il resto della piazza, al fine di rimarcare e rafforzare l’identità del luogo. Questo spazio è stato pensato per essere il vero e proprio punto esterno della biblioteca: un luogo riparato dagli agenti atmosferici dove consultare comodamente i testi lontani dai suoni frenetici della vita quotidiana, immersi nel verde ma comunue al centro della città. Per ampliare il servizio offerto ai fruitori e per garantire una maggiore accessibilità al luogo si può pensare anche ad una prima attività di somministrazione grazie al semplice accesso alle cucine del castello. Si valorizzerà così non solo il castello ma anche tutto il territorio limitrofo. In questo luogo si serviranno esclusicamente prodotti enogastronomici locali. A sinistra, schema 21_Il retro
145
Capitolo 2.2
146
Il retro
STATICO Il pieno statico consiste nella riorganizzazione della pavimentazione in due tipologie: erba armata e lastre di luserna.
DINAMICO Il pieno dinamico è composto dalla collocazione di arredi mobili, progettati per la piazza e creare una zona di somministrazione del castello.
CONCETTUALE Il pieno concettuale è composto dagli utenti della biblioteca che potranno godere dei pieni statici e dinamici per usufriure dei nuovi servizi offerti.
A sinistra, Suggestione 4
147
Capitolo 2.2
148
Il fronte
La
conclusione
del
progetto
consiste
nella
filopedonalizzazione di Via Piazza Castello: per far questo sarà assolutamente necessaria una riorganizzazione della viabilità dell’intero centro storico. Per garantire la riuscita dell’intero progetto di rigenerazione della piazza, servirà l’inserimento di alcuni locali di somministrazione con la possibilità di introdurre dei dehor che andranno a riempire una parte del fronte del castello. In questo modo la piazza avrà delle attività interagenti garantendo una costante occupazione del luogo, con tutti gli effetti benefici del caso: maggiore riconoscibilità e quindi una più forte identità, un’accessibilità garantita a tutte le diverse fasce di utenti, un uso dello spazio molteplice: dall’uso del fossato e del belvedere per attività ludico-ricreative, retro del castello con le attività aggregative e culturali, fino al fronte con delle attività costanti dal primo mattino alla tarda sera. In questo modo il progetto di rigenerazione dello spazio è totalmente compiuto, in conformità con le esigenze degli utenti.
A sinistra, schema 22_Il fronte
149
Capitolo 2.2
150
Il fronte
STATICO Il pieno statico consiste nella riorganizzazione della viabilità, creando una zona filopedonale sul fornte di piazza Castello.
DINAMICO Il pieno statico consiste nella riorganizzazione della viabilità, creando una zona filopedonale sul fornte di piazza Castello.
CONCETTUALE Il pieno concettuale, come negli altri casi è composto dai fruitori dello spazio.
A sinistra, Suggestione 5
151
Capitolo 2.2
152
Gli esiti
Attraverso l’uso degli elementi di pieno statico, dinamico e concettuale, si è riusciti a compiere una rigenerazione graduale ma costante della piazza, in modo che la stessa possa essere accettata, vissuta e sentita propria dai cittadini fossanesi. Per dare completezza alle analisi e al metodo possiamo ora verificare i punti delle linee guida toccati in fase di progettazione.
A sinistra, schema 23_Gli esiti
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Capitolo 2.2
1 In una scala da 1 a 5 come classificherebbe l’identificabilità di questo luogo? 1
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Attraverso l’attivazione della popolazione si è senza dubbio riusciti a rafforzare ulteriormente l’identità del luogo.
2 Secondo lei questo luogo è facilmente accessibile da tutti gli utenti? È frequentato da tutte le fasce d’età? 1
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La rigenerazione permette una migliore fruizione dello spazio in tutte le stagioni, da tutte le tipologie di utenti e in tutte le fasce orarie. Non si raggiunge il voto massimo esclusivamente per la presenza di alcune zone che rimangono difficilmente accessibili agli utenti diversamente abili
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Gli esiti
3 Quale giudizio darebbe riguardo l’utilizzo del luogo? Tenendo in considerazione la varietà delle attivià, il loro svolgimento nell’arco della giornata... 1
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Nel suo stadio finale lo spazio è pensato per essere utilizzabile durante tutto l’arco della giornata con una molteplicità di attività proposte agli utendi. Potrebbe diventare un polo attrattore non solo per i fossanesi ma anche per le aree limitrofe. 4 Sono presenti degli elementi con i quali si può interagire? Giochi per i bambini, installazioni artistiche... 1
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5
All’interno della piazza, in tutte le aree analizzate, sono state creati degli elementi fisici o dei presupposti che consentono alla popolazione di interagire con lo spazio: dalle zone per leggere a quelle per le esposizioni artistiche a quelle per lo sport.
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Capitolo 2.2
5 Come percepisce questo luogo? La scala da 1 a 5 indica male/bene. 1
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5
Il vuoto precedente è stato colmato in tre modi: statico, dinamico e concettuale. Questa aggiunta di funzioni determina una migliore percezione dello spazio.
6 Come reputa la sicurezza di questo luogo? Si sente al sicuro quando è qui? 1
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In precedenza non c’erano e non si percepivano particolari situazioni di pericolo. Alla fine della progettazione, grazie ad una maggiore e costante presenza di utenti, anche nella fascia notturna, il livello di sicurezza è aumentato.
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Gli esiti
7 Come reputa le dotazioni tecnologiche del luogo?
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La scelta progettuale è stata quella di non potenziare le dotazioni tecnologiche del luogo, in modo da stimolare la socializzazione diretta. Si è aggiunto un sistema di calendarizzazione digitale che consenta a tutti i cittadini di fruire liberamente degli spazi in modo attivo (mostre, concerti, etc).
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Capitolo 2.2
Durante tutto lo svolgimento di questo processo, la partecipazione della cittadinanza è stata alta e costante, così come l’interesse mediatico. Rassegna stampa
Sono state numerose le riviste locali che hanno trattato il tema “Progetto Agorà”, il piano di rivisitazione delle piazze del centro storico di Fossano. Altrettanti articoli sono stati scritti in modo particolare sulla rigenerazione del fossato e sulla Fossato’s Night, l’evento da noi organizzato per ospitare la manifestazione espositiva e il dialogo con la cittadinanza. Tutto questo progetto è stato presentato alla Biennale dello Spazio Pubblico ed è stato inoltre vincitore del
Premio SMAU 2015
premio Smart Communities SMAU 201520, poichè è riuscito a “saper mobilitare i giovani e non solo per costruire il futuro della città” e come spiega l’assessore di Fossano E. Castellano. Al seguito di questa esperienza l’Amministrazione Fossanese, coinvolta da subito in modo attivo sia nella fase di osservazione che in quella di ascolto, ha deciso di prendere spunto da queste idee di progetto per creare
“Fossano mobilita i giovani, ma non solo, per costruire il futuro della città”, SMAU, 2016 20
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Gli esiti
un bando di concorso per la progettazione definitiva ed
Bando di progettazione
esecutiva di Piazza Castello. Gran parte delle linee guida presentate ai progettisti sono emerse dalla fase sperimentale appena illustrate in questa trattazione. Questo
è
un
gran
motivo
d’orgoglio,
poichè
evidentemente il metodo analitico proposto ha effettivamente un valore tangibile e riconosciuto anche dalla Pubblica Amministrazione. Nel momento della stesura di questo testo, è in corso la progettazione esecutiva a cui seguirà, a partire dal mese di agosto la cantierizzazione.
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Esperienza diretta sul campo
3.0
Capitolo 3.0
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Esperienza diretta sul campo
In questo capitolo saranno illustrati e riassunti degli esempi di animazione territoriale realizzati tramite
il
coinvolgimento
e
l’attivazione
della
popolazione a cui ho personalmente partecipato. In questi esempi saranno facilmente leggibili le linee guida precedentemente illustrate e per facilitare la comprensione verranno messe in evidenza quelle effettivamente trattate in ogni singolo progetto. La realizzazione di questi progetti è in gran parte legata all’apporto dell’associazione culturale YLDA, con la quale collaboro da due anni, la quale nasce con l’intento di individuare e realizzare iniziative che valorizzino le peculiarità dei territori, rurali e urbani, principalmente coinvolgendo il capitale sociale locale di creatività e di conoscenza. Valorizzare il territorio significa prima di tutto trasformare gli operatori locali e i cittadini in protagonisti dello sviluppo, senza demagogie e retoriche ma con attività concrete, mirate e sostenibili. I progetti sono illustrati in ordine cronologico e sono stati realizzati a partire dal Maggio 2015 fino ad arrivare all’ultimo che è in avanzato stato di costruzione e verrà realizzato dal 5 al 7 agosto 2016.
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Capitolo 3.0
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Fossato’s Night
Fossato’s Night è un progetto nato durante il Workshop “Progettare spazi pubblici innovativi: un processo di rigenerazione urbana partecipata” il cui tema era la
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3 6
4 7
rifunzionalizzazione delle tre piazze site nel centro storico di Fossano. Come precedentemente esposto, l’idea di progetto è stata quella di coinvolgere la popolazione locale e far riscoprire una parte di Piazza Castello che fino a quel momento risultava totalmente dimenticata: il fossato. In seguito a tutti gli studi del caso, in occasione dell’OpeNight, evento svoltosi il 9 e il 10 Maggio 2015, io e la mia collega Beatrice Gamba, dopo aver coinvolto delle associazioni fotografiche locali, abbiamo utilizzato il fossato come luogo espositivo, testando la prima fase del nostro progetto e riscontrando un grande successo tra la popolazione.
Realizzato in collaborazione con il Politecnico di Torino e Beatrice Gamba Immagine 4_Luca Cubeddu
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Capitolo 3.0
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Tutti a Borgo!
La sede dell’associazione YLDA è sita in Via Mazzini, nel centro del quartiere Borgo Nuovo. Rispetto ai vicini quartieri di San Salvario e del Centro, Borgo Nuovo
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3 6
4 7
risulta quello dalla vocazione più residenziale. L’iniziativa è quella di smuovere il quartiere, i suoi abitanti e gli esercizi commerciali: Tutti a Borgo! è quindi un evento ideato e promosso con i commercianti, raccolti in un comitato spontaneo, che propone mostre d’arte, musica live con i buskers di strada, aperitivi, degustazioni, laboratori per bambini e adulti. L’evento è arrivato alla sua seconda edizione questa primavera, confermando un’ottima risposta da parte dei residenti e dei commercianti che hanno creato una forte sinergia per rilanciare il proprio quartiere.
Realizzato in collaborazione con l’associazione culturale YLDA Immagine 5_Cecilia Di Blasi
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Capitolo 3.0
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Paratissima Preview
Dopo aver svolto Paratissima in diverse location, nell’ottobre del 2015 si è sentita l’esigenza di ritornare per le strade, specialmente in quelle del quartiere di San
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4 7
Salvario, nel quale la manifestazione è stata un motore trainante della riqualificazione urbana. Il coinvolgimento degli attori principali dell’attuale San Salvario, ossia i locali commerciali e di somministrazione, è stato fondamentale per riprendere contatto col territorio urbano ed è stato il primo passo per una attivazione territoriale più ampia.
Realizzato in collaborazione con l’associazione culturale YLDA e l’associazione VIABARETTI Immagine 6_Fabio Oggero
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Capitolo 3.0
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Paratissima 360
Dopo l’esperienza positiva della Preview di Paratissima, insieme all’associazione YLDA ci si è posti un quesito:
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“visto che la popolazione risponde bene alle iniziative che stiamo proponendo, perchè non cercare di tenerla attiva il più costantemente possibile e non solo nel mese di ottobre e di novembre?” Da qui nasce Paratissima 360, progetto che si estende lungo le vie della città di Torino e in tutta l’area metropolitana nell’arco di tutto l’anno, coinvolgendo gli esercizi commerciali, i laboratori artigiani e gli studi professionali in qualità di location espositive, all’interno di un vero e proprio network creativo. Ad oggi Paratissima 360 conta trenta location attive con circa duecento artisti iscritti al programma.
Realizzato in collaborazione con l’associazione culturale YLDA Immagine 7_Archivio YLDA
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Capitolo 3.0
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Paratissima Cagliari
Dopo due anni di collaborazione con l’associazione YLDA nella realizzazione del progetto Paratissima Torino, con la partecipazione di Andrea Isola e Federica Vargiu abbiamo deciso di importare il format nella nostra città natale, col fine di riqualificare un quartiere difficile, esattamente come era San Salvario una decina di anni fa. Il luogo in cui si svolgerà l’edizione pilota sarà Sant’Elia, il quartiere più meridionale della città di Cagliari, nato negli anni settanta. Il quartiere consta di edifici di edilizia economica popolare di grandi dimensioni, ed è considerata ad oggi l’area più degradata della città, anche per via del fatto della diffusa criminalità nel borgo, dedita a diverse attività illecite. Il quartiere si trova in una posizione privilegiata del capoluogo, ma a fronte di tale potenzialità, si riscontra una mancanza totale di servizi sia pubblici che privati, il che isola il quartiere dal resto della città, favorendo l’esclusione sociale e il reiterarsi di comportamenti negativi e illeciti.
Realizzato in collaborazione con l’associazione culturale YLDA, l’associazione Santelia2000, Andrea Isola e Federica Vargiu Immagine 8_Federica Vargiu
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Conclusioni
C
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Conclusioni
Cosa possono fare gli architetti per rendere le persone felici all’interno degli spazi pubblici? Possiamo ora rispondere a questa domanda: tramite l’utilizzo delle nozioni precedentemente illustrate e quindi grazie ad un uso consapevole delle qualità tangibili, è possibile stimolare le qualità intangibili e provare a creare delle sensazioni positive agli utenti. La ricerca è partita con la contestazione del modello del World Happiness Report in quanto, a causa della sua struttura, risulta inutilizzabile per la lettura degli spazi pubblici e per la loro conseguente rigenerazione. Dopo aver introdotto delle nozioni, riguardo la percezione e la definizione di spazio, utili alla comprensione dell’approccio che si è scelto di utilizzare, si è passati ad illustrare ed analizzare degli approcci sulla lettura dello spazio, entrambi proposti da M. Sepe, da cui sono state estrapolate sette linee guida utilizzabili per la progettzione qualitativa degli spazi pubblici. Queste linee guida sono alla base del modello che questa ricerca propone. Le applicazioni di questo modello sulla lettura e sulla
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Conclusioni
progettazione dello spazio hanno avuto degli esiti più che positivi, basti osservare il successo che hanno avuto le iniziative sviluppate con questo approccio, illustrate nel capitolo 3.0, e probabilmente anche grazie a questo approccio è stato vinto il premio SMAU. Tuttavia bisogna prendere coscienza dei alcuni limiti della ricerca. In primo luogo il non poter garantire la felicità all’interno dello spazio, e quindi un risultato tangibile ed univoco, è la prima mancanza di questo modello. In secondo luogo, per quando mi riguarda, non credo che la presenza della tecnologia all’interno dello spazio possa giovare alla socializzazione diretta, ma bisogna essere coscienti del fatto che questa possa generare anche un altro tipo di socialità che resta in ogni caso un elemento difficilmente tangibile. Ovviamente il modello potrà essere ulteriormente migliorato e sviluppato soprattutto nella parte legata all’interazione, che in questa ricerca si è limitata all’utilizzo dell’arte come elemento interagente; in questo modo si potranno creare quindi nuovi scenari e nuovi modi di interagire con lo spazio.
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Glossario
G
Glossario
Percezione
La percezione, è definibile come un processo di elaborazione delle informazioni sensoriali convogliate dagli organi di senso e differisce dalla sensazione per la coscienza dell’esistenza di fatti più lontani associati con l’oggetto di percezione, ossia tutte quelle caratteristiche dello spazio che possono stimolare le azioni e, più in generale, il benessere di chi vive e sfrutta un luogo.
Spazio
La trattazione riguarderà lo spazio pubblico che, per semplicità, verrà suddiviso in tre macro categorie: strada, piazza e parco. Queste categorie, a loro volta, verranno trattate come l’insieme di due qualità: quelle tangibili, riconducibili alla morfologia dei luoghi, alla loro storia e al prodotto del costruito, e quelle intangibili, che sono la restituzione mentale che si ha della categoria precedente; queste sono dunque un elemento fondamentale da tenere in ampia considerazione nella progettazione, in quanto contribuiscono all’immagine che ognuno di noi ha di un luogo.
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Glossario
La ricerca qualitativa nasce a partire degli anni ’60 negli
Ricerca qualitativa
Stati Uniti ed è riassumibile come ricorso ad una forma di osservazione ravvicinata del proprio oggetto di studio declinata in modalità che vengono plasmate dalle caratteristiche del contesto empirico. Gli indicatori sono strumenti in grado di mostrare
Indicatori
(misurare) l’andamento di un fenomeno che si ritiene rappresentativo per l’analisi e sono utilizzati per monitorare o valutare il grado di successo, oppure l’adeguatezza delle attività implementate.
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Bibliografia
B
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Bibliografia
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