Claudio Cicconi
ALLA SCOPERTA DI ELCITO Associazione PRO ELCITO Queste brevi note non pretendono di essere un complesso studio storico sui secoli di vita di Elcito, cosa che avrebbe richiesto più tempo, ma solo uno sguardo semplice e fugace per arrestare quel silenzio a cui lo spopolamento sembra voler condannare una tra le più belle località montane marchigiane. Spero comunque che questo lavoro torni gradito a tutti coloro che abbiano l’opportunità di visitare Elcito e sia stimolo ed invito a quella ricerca approfondita ed esauriente che il paese merita. Colgo l’occasione, infine, per ringraziare tutti coloro che hanno sostenuto con i loro preziosi consigli la mia giovane passione per le ricerche storiche ed in particolar modo il Prof. Pier Luigi Falaschi, il Prof. Gualberto Piangatelli, Mons. Quinto Domizi ed il Dott. Raul Paciaroni, nonché Enrico Ilari, Presidente dell’Associazione Pro Elcito e Piergiorgio Della Mora (Studio 44) per le fotografie che corredano la presente pubblicazione.
PRESENTAZIONE ELCITO E LA SUA STORIA L’ABBAZIA DI SANTA MARIA DI VAL FUCINA IL CASTELLO LA CHIESA PARROCCHIALE
1 2 3 7 10
PRESENTAZIONE Parlare di Elcito e dell’abbazia di Val Fucina sembra, oggi, cosa ovvia, quasi gioiosa; ma il pensiero corre subito agli anni trascorsi, anche se recenti, quando il paese di pastori e di piccoli agricoltori, inerpicato sulla parete rocciosa con le abitazioni color della pietra, era popolato da una gente povera eppur combattiva, preda di inverni e di nevicate senza pietà, da sempre abituata a pasti frugali e semplici: la minestra con il battuto, la fetta di cacio pecorino, arrostita sulla graticola, la carne ogni tanto, ma non troppa perché era un lusso. la neve penetrava allora nelle case da mille pertugi, le finestre, anche se piccole, e le porte consunte non riuscivano a tener fuori la violenza del maltempo. Tutto concorreva ad una vita grama affrontata però senza mai farne un dramma, accettata come veniva. Così era settanta, ottanta anni fa e lo ricordano i più anziani. In quei tempi, il nome di Elcito veniva storpiato in “Lurgitu” ed era sinonimo di luogo lontano, aspro, disagevole, i cui abitanti però dietro l’aspetto esteriore rude, tanto che si suoleva dire: “Che si de Lurgitu?”, nascondevano una sorprendente sensibilità e delicatezza d’animo. Allora a tutto si poteva pensare meno che ad una storia di quel sito anche se ne aveva una sua, ed antica, storia; era nascosta negli archivi e pochi la conoscevano. La guerra gli dette una certa notorietà per il fatto che a Valdiola, e quindi a poca distanza, si era stabilito il comando dei partigiani del battaglione Mario che le forze tedesche per assicurarsi la ritirata alla linea gotica attaccarono con le loro milizie; e si ebbe lo scontro al Sasso Tagliato e la distruzione del “palazzo dei canonici” al centro del paese. E’ il dopoguerra e gli anni successivi che videro Elcito affrancarsi dalla marginalità in cui era lungamente vissuta e si ebbero allora episodi di intervento delle istituzioni a vario livello, promosso però, e spesso, dagli stessi abitanti di Elcito. Ci fu poi una lunga stagione, ormai pienamente attuale, della valorizzazione di Canfaito che si riflesse in Elcito quando ormai il paese andava spopolandosi come le altre frazioni di campagna; vennero i cittadini, acquistarono le dirute case e le restaurarono, intervenne la Soprintendenza ai Monumenti a salvaguardare, con i suoi regolamenti, il valore etnologico della zona, nacque anche un camping e così via; comunque i vecchi abitanti pur essendosi trasferiti, per