In redazione Presentazione Intervista di Monia alla mamma Intervista di Monia alla nonna Intervista di Monia al papà Intervista di Ernestina ai genitori Intervista di Giovanni al papà Intervista di Aldo ai genitori Intervista di Cristina ai genitori Intervista di Doris ai genitori Intervista di Marina alla nonna Ricette Giochi Canzoni
Quest’anno noi ragazzi dell’attività culturale abbiamo pensato di scrivere un giornalino coinvolgendo anche i nostri genitori . Per questo abbiamo scelto l’argomento: “COME VIVEVANO I GENITORI E I NONNI QUANDO ERANO GIOVANI”. Ognuno di noi ha fatto delle domande ai propri parenti o a conoscenti anziani per avere delle informazioni sulla vita di una volta. Poi col loro aiuto abbiamo scritto su un foglio quello che ci hanno raccontato . Al Centro, con il computer abbiamo preparato gli articoli che leggerete. Le domande che abbiamo rivolto ai nostri genitori riguardavano argomenti vari : cosa mangiavano, come si vestivano, come giocavano, i ricordi della scuola elementare, i ricordi del Natale, cosa facevano nel tempo libero… Ci hanno raccontato episodi della loro vita, ci hanno insegnato ricette e giochi, ma soprattutto ci hanno fatto capire la diversità e la semplicità della vita di allora rispetto a quella di oggi. Grazie a tutti i genitori che hanno contribuito alla realizzazione di questo giornalino ! Ci auguriamo in futuro di coinvolgere un numero sempre maggiore di genitori nella realizzazione del nostro giornalino! Buona lettura…….. Claudia, Monia, Marco, Ernestina, Giovanni, Aldo, Diego, Doris, Cristina
Intervista alla Signora Berini Laura, mamma di Claudia, di anni 71. Una volta nella mia famiglia mangiavamo soprattutto polenta, castagne, fagioli, minestra, non c'erano i biscotti. La domenica mi vestivo con un grembiule, le calze di lana e gli zoccoli (detti " sciapei") al posto delle scarpe. Le scarpe le ho messe per la prima volta il giorno del matrimonio, insieme a un maglione di lana di pecora. Quando ero piccola si giocava a "saltare la corda", e "ai cinque noccioli di pesca". Andavo a scuola a Talamona: portavo la cartella di cartone con dentro un astuccio, una matita, la penna col pennino che si intingeva nell'inchiostro, un quaderno e il sillabario. A scuola si imparava anche a fare la maglia e i primi punti di cucito su un pezzetto di tela. La Domenica si andava a piedi a Messa e a dottrina. Mi ricordo che verso Natale alle 5 e 30 del mattino si andava in Chiesa per la Novena, sotto la neve o con la pioggia, ma senza ombrello. A Natale mangiavamo pane nero e pastasciutta. Quando poi si aspettavano i Re Magi si metteva un piatto di legno sulla panca di sera: la mattina, contenti, si trovavano due noci, qualche nocciola e castagna. Quando è arrivata la guerra ero sposata: mio papà Bernardo e mio marito Armando hanno sofferto la fame e il freddo. Sono tornati dalla guerra ma hanno conservato molti ricordi tristi.
INTERVISTA
DI
MONIA
DELLA
ZOPPA
ALLA
MAMMA
FRANCA PARAVICINI RISPETTO AI MIEI GENITORI IL CIBO ERA PIÙ ABBONDANTE E VARIO.GLI INDUMENTI NON MANCAVANO MA CI SI CAMBIAVA UN PO’ DI MENO. GIOCAVAMO A MAMMA E FIGLIA, A NASCONDINO, A BANDIERA E A SETTIMANA. A SCUOLA C'ERANO LE PLURICLASSI, CIOÈ LE CLASSI DALLA PRIMA ALLA QUINTA ERANO IN UNA STESSA AULA. NEI LAVORI DEI CAMPI C'ERANO PIÙ MEZZI A MOTORE RISPETTO AI TEMPI DEI MIEI GENITORI. ASCOLTAVO LA MUSICA CON IL GIRADISCHI O LE CASSETTE E LA RADIO. COME MEZZI DI TRASPORTO C'ERANO LE AUTOMOBILI (POCHE), I PULLMAN,LE MOTO E LE BICICLETTE. IL TELEFONO E LA TELEVISIONE NON ERANO IN CASA MA NEI POSTI PUBBLICI.
INTERVISTA DI MONIA DORINA DE PEDRAZZI.
DELLA
ZOPPA
ALLA
NONNA
UNA VOLTA I NONNI MANGIAVANO SOLTANTO I PRODOTTI DELLA FAMIGLIA: POLENTA, LATTE, FORMAGGIO, PATATE, VERDURA, PANE FATTO IN CASA,SALUMI, CHI AVEVA IL MAIALE, E MINESTRA ANCHE A COLAZIONE. LE DONNE SI VESTIVANO CON ABITI LUNGHI DI TELA GROSSA, MENTRE GLI UOMINI CON PANTALONI DI TELA SOTTO IL GINOCCHIO FATTI IN CASA E AI PIEDI PORTAVANO GLI ZOCCOLI. I NONNI GIOCAVANO AI BOTTONI, A BANDIERA E A NASCONDINO.A SCUOLA IN INVERNO PORTAVANO UN PEZZO DI LEGNA PER SCALDARSI. I LAVORI DEI NONNI ERANO TUTTI IN CAMPAGNA ( I CAMPI ERANO ZAPPATI A MANO), NELLA VIGNA E NELL'ALLEVAMENTO DEL BESTIAME. LA MUSICA CHE PREFERIVANO ERA QUELLA DELL'ARMONICA A BOCCA. SI ANDAVA A PIEDI O SUL CARRO, QUALCUNO AVEVA ANCHE LA BICICLETTA. UNA VOLTA OGNI TANTO PASSAVA UN TRENO A CARBONE. ASPETTAVANO IL NATALE ANCHE PERCHÉ C'ERA LA NOVENA, SI ANDAVA TUTTI A MESSA E SI MANGIAVA LA FOCACCIA. IL TEMPO DI GUERRA ERA TRISTE PER TUTTI: SI SENTIVA A SPARARE CON I FUCILI, NON SI TROVAVA NIENTE DA COMPRARE E DI SOLDI CE N'ERANO POCHI. ALCUNE PERSONE NON SONO PIÙ TORNATE A CASA. I MEZZI DI COMUNICAZIONE ,SOLO IN CASO DI BISOGNO, ERANO LE LETTERE. ALCUNE ATTIVITÀ DOMESTICHE ERANO LAVARE I PANNI A MANO AL LAVATOIO, FARE LE CALZE E FILARE LA LANA.
INTERVISTA DI MONIA DELLA ZOPPA AL PAPA’BRUNO
“ CARGA' MUUNT “ I MIEI GENITORI E I MIEI NONNI IN ESTATE PORTAVANO LE BESTIE IN ALPE PER CIRCA 80 GIORNI. A QUEL TEMPO ALLE MUCCHE NON SI DAVA MANGIME MA ERBA E FIENO E PER RISPARMIARE SUL FORAGGIO SI ANDAVA SUGLI ALPEGGI DELLA VAL DI LEI IN VALCHIAVENNA, DOVE L'ERBA ABBONDAVA.SI IMPIEGAVANO 3 GIORNI DI CAMMINO PER GIUNGERE ALLA META. LA PRIMA TAPPA ERA PRIMA DI CHIAVENNA, DOVE SI PASSAVA LA NOTTE ALL'APERTO. IL GIORNO DOPO SI ARRIVAVA IN LOCALITA’ ANGELOGA E SI DORMIVA IN UN RIFUGIO. ERAVAMO IN TANTI IN UNA UNICA STANZA CON UNA SOLA COPERTA. AL MATTINO PRESTO SI CAMMINAVA ANCORA FINO A RAGGIUNGERE LE BAITE. IL PRIMO LAVORO CHE SI FACEVA ERA MUNGERE LE MUCCHE PERCHE’ SOFFRIVANO PER IL TROPPO LATTE CHE AVEVANO. INTANTO QUALCUNO PREPARAVA LA MINESTRA DI LATTE PER TUTTI. I GIORNI SEGUENTI OGNUNO SVOLGEVA IL PROPRIO LAVORO: I PASTORI MUNGEVANO, I CASCIN SORVEGLIAVANO LE BESTIE, IL CASARO FACEVA IL BURRO E IL FORMAGGIO, POI TUTTI A PASCOLARE LE MUCCHE FINO ALLE ORE 13. PER PRANZO C'ERA SEMPRE POLENTA,FORMAGGIO,SALAME O QUALCHE MARMOTTA CATTURATA DAI CASCIN NEI MOMENTI LIBERI. QUANDO C'ERA TEMPO I CASCIN GIOCAVANO ANCHE CON I CANI O A FARSI SCHERZI. ALLA SERA SI MANGIAVA MINESTRA DI LATTE E SE NE RIMANEVA SI MANGIAVA ANCHE A COLAZIONE. UNA VOLTA ALLA SETTIMANA SI DOVEVA PORTARE IL BURRO A FRACISCIO PER VENDERLO, PER MEZZO DI UN CAVALLO O DI UN MULO CON IL BASTO. UN MESE PRIMA DELLA FINE DELL'ESTATE SI INCOMINCIAVA A PORTARE A VALLE IL FORMAGGIO, CHE VENIVA DISTRIBUITO AI PROPRIETARI IN BASE AL LATTE PRODOTTO DALLE LORO MUCCHE.
INTERVISTA FATTA DA ERNESTINA BONESI ANDREA E ALLA MAMMA KATIA
AL PAPA’
Il mio papà andava a scuola con la cartella e un pezzo di legna da mettere nella stufa. Invece la mamma per andare a scuola prendeva il battello perché abitava in un’isola in Argentina. La mamma giocava a “tegola” e con le bambole fatte di stoffa dalla nonna; il papà giocava al capitano e a nascondino. Il papà un giorno si era nascosto nel fieno e tutti lo cercavano preoccupati perché non lo trovavano più: verso sera è uscito da solo . Il Natale si festeggiava tutti in casa in allegria. Si mangiava meglio degli altri giorni: il nonno comperava un pezzo di carne per fare bollito, così si mangiava il risotto. La mamma dice che al suo paese il papà cucinava il maialino arrosto. Gli altri giorni dell’anno si mangiava quasi sempre polenta. Al papà piacevano molto le castagne bollite nel latte. La mamma invece mangiava tanta carne e pollo alla brace, molta verdura e le buone torte fatte dalla sua mamma nel forno a legna.
INTERVISTA DI GIOVANNI LIBRINA AL PAPÀ DINO Quando ero un ragazzo non c’era la televisione e pochissimi avevano la radio. Allora ci si divertiva giocando nelle piazze e nelle strade. Si giocava a nascondino, a saltare con la corda e al gioco dei sassi e delle carte. Nelle sere d’inverno, per ripararsi dal freddo, ci si radunava nelle stalle in compagnia dei nostri tante
genitori storie
e
ed si
amici
e
parlava
si
raccontavano
di
quello
che
succedeva. Noi ragazzi aspettavamo con ansia il Natale per ricevere
i doni da Gesù Bambino. A
quei tempi i doni consistevano in pupazzi di stoffa, dolci
oggetti fatti
in
di
legno,
casa,
biglie
qualche
da
gioco,
figurina
e
caramelle. A mezzogiorno si faceva il pranzo di Natale e per noi ragazzi era una gran festa perché si mangiava la carne e il risotto.
INTERVISTA DI ALDO GAVAZZI AI GENITORI CARMELA ED EUSTASIO. Quando eravamo piccoli abitavamo a Tartano. Per andare a scuola la strada era molto lunga (ci voleva circa mezz’ora a piedi); per di più dovevamo portare anche la legna per scaldarci perché a quei tempi nella scuola non c’era il riscaldamento come adesso ma una stufa a legna. D’inverno nevicava tanto e noi non avevamo né stivali né giacconi o altri indumenti caldi come al giorno d’oggi. Nel tempo libero giocavamo a nascondino, ai “quattro cantùù” e alle biglie. Ogni tanto facevamo qualche monellata con i compagni, ma c’era poco tempo per queste cose, perché bisognava aiutare i genitori nel lavoro con le mucche, o nei prati d’estate (ad esempio durante la fienagione), o per portare la “gerla” piena di legna per scaldare la casa. Il Natale era molto povero, ma eravamo contenti perché si mangiava il panettone. Si aspettavano con tanta gioia i doni di Gesù Bambino: erano miseri ma ci rendevano felici lo stesso. Si mangiavano quasi sempre le stesse cose: polenta, formaggio, minestra e patate (tutto qui!). Anche se avevamo poche cose e facevamo lavori
pesanti
eravamo
sempre contenti e allegri più di oggi.
INTERVISTA FATTA DA CRISTINA ACQUISTAPACE AI GENITORI AMEDEO E AURELIA Mia mamma si ricorda che quando andava alla scuola elementare doveva fare 4 chilometri di strada a piedi. La scuola c’era anche di pomeriggio e il giorno che le piaceva di più era il sabato pomeriggio perché si faceva ricamo, mentre i maschi lavoravano con il traforo. I giochi che mia mamma faceva da piccola erano mosca cieca, il gioco della settimana e nascondino; mio papà preferiva giocare alle biglie. Si svolgeva così: si prendevano quattro biglie e se ne mettevano tre sotto e una sopra in modo da formare un mucchietto Poi stando alla distanza di 3 o 4 metri si tirava un’altra. biglia cercando di prendere il mucchio e disfarlo. Il Natale i miei genitori lo festeggiava un po’ alla buona: si faceva il presepe nel camino, si appendeva al muro un ramo di pino con qualche mandarino e delle caramelle di zucchero. Aspettavano il Natale per mettere il piatto fuori dalla finestra: al mattino si trovava un fazzoletto con dentro qualche spagnoletta o qualche caramella. A casa del papà si facevano delle focacce con noci e fichi secchi. In casa di mia mamma erano in tanti e dovevano mangiare quello che c’era : gli piaceva il latte con il cacao e i biscotti quando c’erano. Il cibo preferito da mio papà era la polenta taragna con le salsicce.
INTERVISTA
DI DORIS MARTINOLI AI GENITORI
OTTORINO E MARIA
Quando andavamo alla scuola elementare si andava due volte al giorno : al mattino e al pomeriggio. Il giovedì era riposo pascolare
e perciò si andava a
le pecore. Quando
si giocava
eravamo piccoli
a palla , con le bambole di tela ,
si saltava la corda, si giocava a nascondino . Il Natale si festeggiava
tutti
in famiglia
aspettando qualche frutto o dolce Si
preferivano tanti
per regalo.
cibi buoni ma …c’era
sempre polenta, minestra o pasta . Un
ricordo
ridicolo era bussare alle porte la
sera dell’ultimo giorno di “ l’è fò l’giunèè “.
gennaio gridando :
UN RICORDO DELLA BISNONNA Mia nonna Teresa ha raccontato un episodio avvenuto nel 1918. La mamma di suo marito viveva nella stessa casa dove c’era anche l’ufficio postale. Una notte non è riuscita a dormire per il rumore del telegrafo: non si è fermato un solo istante. La mia bisnonna non riusciva proprio a capire cosa potesse essere successo. La mattina alle 6, appena alzata, è andata di corsa in posta a chiedere se c’erano novità…. era agitatissima!!! La risposta non poteva essere più bella: era finita la guerra (la prima guerra mondiale). Con le lacrime agli occhi è andata a dare la buona notizia a tutte le sue amiche. Mentre mia nonna Teresa mi raccontava questo fatto era talmente emozionata che le veniva da piangere. TESTIMONIANZA RCCOLTA DA MARINA GADOLA.
“MAC" MINESTRA DI RISO E CASTAGNE INGREDIENTI: ♦ 2 LITRI DI LATTE ♦ 300 GRAMMI DI RISO ♦ 500 GRAMMI DI CASTAGNE SECCHE ♦ 50 GRAMMI DI BURRO ♦ SALE
OCCORRENTE: ♦ UNA PENTOLA DAI BORDI ALTI ♦ UN MESTOLO DOPO AVERLE MESSE A BAGNO IN ACQUA PER TUTTA LA NOTTE CUOCERE LE CASTAGNE NEL LATTE PER CIRCA 40 MINUTI. A COTTURA QUASI ULTIMATA AGGIUNGERE IL RISO, CUOCERE ANCORA PER 20 MINUTI, SALARE, UNIRE IL BURRO.
“SCOTAMÜS” SI FA BOLLIRE UN PO’ DI LATTE; SI AGGIUNGE LA POLENTA AVANZATA IL GIORNO PRIMA E TAGLIATA A DADINI; SI SALA A PIACIMENTO. UNA VOLTA LO SI MANGIAVA A COLAZIONE. RICETTA RACCONTATA DALLA SIGNORA SILVANA, MAMMA DI MARCO GOSPARINI.
MAGNÈTA Si prendono cinque noccioli di pesca; se ne appoggiano
quattro
per
terra,
disposti
singolarmente. Si lancia il quinto in aria, nel frattempo
se
ne
deve
raccogliere
uno
e
poi
riprendere al volo quello che si era lanciato. Terminati
tutti
e
quattro
i
noccioli,
si
ricomincia disponendo i noccioli a coppie, per cui se ne devono raccogliere due per volta. Poi se ne prendono tre e uno; da ultimo quattro tutti insieme. Chi sbaglia è fuori. GIOCO RACCONTATO DALLA SIGNORA SILVANA, MAMMA DI MARCO GOSPARINI.
“I QUATRU CANTÙN” I giocatori si mettono ai quattro angoli di un prato,
mentre
un
altro
sta
nel
mezzo.
I
giocatori devono correre tutti insieme da un angolo
all’altro
(nello
stesso
senso)
senza
farsi rubare l’angolo libero dal giocatore che sta nel mezzo. Chi perde il posto va in mezzo. GIOCO RACCONTATO DALLA SIGNORA SILVANA, MAMMA DI MARCO GOSPARINI.
SETTIMANA Si disegna per terra il percorso da compiere, come si vede nel disegno. Il primo giocatore deve tirare il sasso dentro la casella del lunedì. Se lo tira fuori o sulla riga passa il turno al giocatore successivo; se invece lo tira bene dentro la casella, deve poi saltare nella casella
stessa
con
un
piede
solo,
raccogliere
il
sasso e poi uscire dal percorso (sempre saltando con un piede solo). Se calpesta la riga, deve lasciare il turno al compagno successivo. Si passa poi al martedì, al mercoledì, al giovedì e al
venerdì
precedenti).
(ogni Vince
volta chi
ripassando per
primo
“settimana” e ritornare indietro.
SETTIMANA VENERDÌ SABATO GIOVEDÌ LUNEDÌ
MERCOLE Ì MARTEDÌ
sulle ad
caselle
arrivare
a
PAESANELLA Quando scendi dai tuoi monti…. paesanella ti sorridono le fonti…… paesanella ogni sguardo ti accompagna…perché sei bella sognano i cuori un tuo bacio d’amor…. paesanella. Non ti chiamano Meri e neppure Mariù …il tuo nome è Maria tu non porti le ciglia rivolte all’insù ma il tuo sguardo val di più e la sera al chiarore di un raggio lunar è così dolce cantar…. Quando scendi dai tuoi monti…. paesanella ti sorridono le fonti…… paesanella ogni sguardo ti accompagna…perché sei bella sognano i cuori un tuo bacio d’amor…. paesanella.
STELLA ALPINA …Non ti scordare di me della bianca stella alpina che cogliemmo una mattina su pei monti all’albeggiar.. Non ti scordare di me di quei baci che mi hai dato dove insieme abbiam sognato stretti stretti a cuore a cuor …
Vi presentiamo ora una canzone dialettale che parla di un episodio ridicolo accaduto tanto tempo fa nel comune di Delebio. La storia è questa: …………Una mattina d’inverno il vecchio Tobia si alza slega l’asino e gli mette la cavezza, intanto la moglie Serafina pian piano gli prepara la merenda. Poi si incammina verso la montagna con davanti il suo somarello per portare a casa un carico di legna Quando arriva in località “ Tagliata “ attacca all’asino una “prielada” di legna .Mentre scende al piano ,arrivato a “Piazzo Minghino”, forse per una disattenzione del Tobia l’asino scivola su una lastra di ghiaccio e si rompe una zampa…inoltre si rompe l’attrezzo che consentiva lo strascico della legna .Fra imprecazioni e parolacce il Tobia riesce a far arrivare l’asino fino al “Basalun”, dopodiché non trova soluzione migliore che uccidere l’asino, ormai inservibile per il lavoro, per ricavarne dei salamini ……. …..eccovi ora la canzone : a la matina al leva sü ‘l Tubia ‘l destàca l’asen, ghe mét su la bria la Serafina inscì pian pianin la ga prepara al sò marendin
….o Serafina cus’èm de fa ciama la màma che l’è sü ‘n cà e de lì an mument l’è scià ‘n siblét l’è po’ rüa giù anca la Bét
…e l’sa n’via là stu poor sturnel cun davanti al sò sumarel el riva sù a la Taiada ‘l ghe tàca dre la prielàda
….. e la Bét la se mèt a baià senza l’asnin cum’èm de fa o por asnin, o car cumpagn, an gavarà po’ de fat sù a salam
…el riva giù a Ciaz Menghin al ghe s’é rut al balanzin l’ha perdùù tüc’ i anelìn al ga rut la sciampa al sò poor asnin
….e la Mèniga la varda ‘n sü la veda l’asen che l’è tacàà sü oh pòòr asnin oh car cumpagn! cus an fòi mì di tò salam ?
….o poor asnin, poor crapunasc! cum’hoi mai fàà, cum’hoi mai fàà! ….o poor asnin, poor crapunasc! cus’hoi mai fàà, fat andà là ‘n del giasc’ !
……el Tubia al se mèt a rìi ma se ghìi schivi lasèèi pür lì !! che i mangiaròò tüc’ mi che i mangiaròò tüc’ mi….
….e ‘n pò tiràl e ‘n po’ rüzzal al vec’ Tubia al sa ‘n via an giù e ‘n po’ picàl e ‘n po’ a sbütun l’è po’ rüa giù al Basalùn