Onstage gennaio-febbraio 2012

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NOEL GALLAGHER | ENTICS | PETER DOHERTY | BENVENUTI AL NORD | WWE 2012

Anno VI, n.48 2 gennaio/febbraio 2012 www.onstageweb.com

Golden Boy

Jovanotti

Mentre si recuperano le date di dicembre, celebriamo lo straordinario 2011 di Lorenzo

Ritorni rock

LITFIBA

Grande Nazione picchia duro. Basterà?

Concertoni

THE BLACK KEYS

La rock band del momento arriva in Italia, nel segno del blues

Celebration RADIO DEEJAY compie 30 anni. Linus e Albertino ci svelano i segreti di una storia unica e irripetibile

Anniversari

PERTURBAZIONE Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - LO/BS

10 anni fa usciva In Circolo, che ora i piemontesi riportano in tour

Cover story

NEGRITA

«Abbiamo ritratto istintivamente i segnali di cambiamento che si stanno manifestando nel mondo. Ma non ci sentiamo profeti di nulla, siamo solo parte di un grande movimento»




EDITORIALE

Magazine Registrazione al Tribunale di Milano n. 362 del 01/06/2007

Direttore responsabile Emanuele Vescovo

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Art director Eros Pasi

Direttore commerciale Francesco Ferrari

Caporedattore Stefano Gilardino

Ufficio commerciale Eileen Casieri

Pubblicità Triveneto, Mantova, Emilia Romagna Francesca Camerini Tel. 051.4070125 f.camerini@pn3.it

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Redazione Francesca Vuotto

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Marcello Marabotti

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A

poche ore dalla stampa del numero di Onstage che avete tra le mani, la FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana) ha pubblicato le classifiche di vendita relative al 2011. Non mi ha sorpreso il fatto che Vivere o niente di Vasco fosse in cima alla lista degli album più venduti: accade sempre quando il Sig. Rossi da Zocca pubblica un disco. Quello che mi ha lasciato di stucco è stata una frase, riportata a margine dei risultati, apparentemente insignificante e in realtà fin troppo carica di significato: «Per la prima volta la classifica annuale degli album somma sia le vendite fisiche che digitali, in costante crescita». Ho scoperto dunque che fino al 2010 gli album in formato digitale non sono stati considerati nel computo totale dei dischi venduti in Italia. Ho riletto la stessa frase una decina di volte, non potevo credere ai miei occhi. Se anche fosse uno standard internazionale - ma chissà perché ho il sospetto che invece all’estero i numeri degli online store siano considerati da tempo - non ci sarebbe giustificazione per questo incomprensibile ritardo. La diffusione della musica è una questione puramente digitale già da diversi anni, che ci piaccia o no. Proprio nel 2011, secondo un report pubblicato qualche settimana fa dell’emittente americana CNN, i negozi di musica virtuali hanno definitivamente superato quelli “fisici”, Complice la straordinaria popolarità di iTunes, le vendite digitali rappresentano il 50,3% del mercato complessivo, ma i numeri erano importanti anche in precedenza. Ci sono altre prove che testimoniano il cambiamento: se persino gli uffici stampa delle case discografiche promuovono i loro artisti puntando sul numero di visualizzazioni ottenuto dagli stessi su YouTube, è chiaro che la popolarità non è più una questione di cd venduti. Pensiamo a quanto gli artisti, piccoli o

grandi, siano indipendenti, grazie a Internet e al formato digitale, nel comunicare con i fan e offrire loro il proprio lavoro. È tutto dannatamente evidente! Addirittura c’è chi prevede - il sottoscritto concorda pienamente - un ulteriore passaggio nel medio termine: la musica non sarà neanche più una questione di file ma solo di Rete. Ammettiamo che oggi, in dodici mesi, spendiate per la musica i soldi che servono per acquistare tre album, diciamo 30 euro. Se con 60 vi offrissero la possibilità di accedere, per un anno, a un database “infinito” di musica che vi consente di ascoltare tutto quanto è stato pubblicato da quando la musica si può incidere, solo interagendo con un dispositivo (laptop, smartphone, tablet), non vi piacerebbe? Sarebbe conveniente e rapido - i fattori critici di successo di Internet - oltre che meraviglioso. In realtà sono servizi già ampiamente disponibili, solo che la Rete non è ancora accessibile ovunque e soprattutto non è ancora diffusa la band larga. Quando potremo connetterci in mezzo al mare, dentro un tunnel, sul cucuzzolo di un montagna, da una qualunque via della nostra città e scaricare dati a velocità accettabile, ascolteremo solo musica in streaming. Che si realizzi o meno il cambiamento radicale appena descritto, lo scenario in cui si muove e si muoverà la musica è digitale – i concerti sono un’altra cosa, qui si stiamo parlando di diffusione. Il fatto che l’organismo che rappresenta l’industria discografica solo quest’anno abbia cominciato a considerare le vendite digitali dimostra una volta di più il ritardo con cui le istituzioni metabolizzano i cambiamenti. La distanza tra il mondo reale e quello in cui vivono gli organi che teoricamente sono espressione della collettività è davvero insopportabile. Buon 2012. Daniele Salomone

Direttore marketing Luca Seminerio

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Direttore editoriale Daniele Salomone

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ADIEU MON AMOUR. Tempi duri per i negozi di musica. A Milano, lo storico “Mariposa dischi” di corso Lodi, che da decenni era un punto di riferimento per gli appassionati, ha recentemente cambiato attività, diventando un bar.

Marco Rigamonti, Massimo Longoni

Editorialisti Charlie Rapino, Mattia Odoli Hanno collaborato Antonio Bracco, Blueglue, Claudio Morsenchio, Guido Amari,

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Onstage Magazine on tour: gennaio/febbraio 2012

a Concerti

JOVANOTTI: 04/02 Unipol Arena, Bologna; 25/02: Palaolimpico, Torino; 28-29/02: Palalottomatica, Roma; GIORGIA: 21/01: Palalottomatica, Roma; 24/01 Mediolanum Forum, Milano; NEGRITA: 31/01 Mandela Forum, Firenze; 03/02: Palafabris, Padova; 04/02: Palalottomatica, Roma; 07/02: Palaolimpico, Torino; 10/02: Unipol Arena, Bologna; 11/02: Mediolanum Forum, Milano; MARCO MENGONI: 02/02: Pala Carnera, Udine; 04/02: 105 Stadium, Rimini; 10/02: Palasport, Verona; 13/02 Pala Mariotti, La Spezia;

a FIRENZE: Centro Commerciale I Gigli, Via San Quirico 165, Campi Bisenzio (FI) GENOVA: Via XX Settembre 46/R MILANO: Via Della Palla 2 NAPOLI: Via Luca Giordano 59 ROMA: Galleria Commerciale Porta Di Roma, Via Alberto Lionello 201 TORINO: Via Roma 56 - Shopville Le Gru, Via Crea 10, Grugliasco (TO) VERONA: Via Cappello 34

a Locali

MILANO Bar Magenta, Banghrabar, Biblioteca Sormani, Blender, Bond, Cafè Milano, Cargo Colonial Cafè, Cuore, Deseo, Exploit, Felice-San Sushi, Frank Cafè, Fresco Art, Grey Cat Pub, Huggy Bar, Ied, Item, Jamaica, Julien Cafè, Kapuziner, La Bodeguita del Medio, La Caffetteria, La Voglia Di, Le Coquetel, Le Scimmie, Lelephant, Magazzini Generali, Maxi Bar, Mom Cafè, Morgan’s, Pacino Cafè, Pharmacy Store, Refeel, Roialto Cafè, Salezucchero, Sergent Peppers, Skip Intro, Stardust, Sushi, The Good Fellas, Trattoria Toscana, Twelve, Union, Volo, Yguana ROMA Avalon Pub, Birreria Marconi, Cartolibreria Freak Out, Casina dei Pini, Circolo degli Artisti, Crazy Bull, Deja’Vu, Distillerie Clandestine, Express, Fata Morgana, Freni e Frizioni, Friend’s Art Cafè, L’Infernotto, Latte Più, Le Sorelle, Lettere, Cafè, Living Room Cafè, Locanda Atlantide, Micca Club, Mom Art, On The Rox, Open Music Cafè, Pride Pub, Rock Castle Cafè, Shanti, Simposio, Sotto Casa Di Andrea, Sotto Sotto, Tam Tam, Zen.O PADOVA Baessato Wine Bar,

ONSTAGE

04

GENNAIO



INDICE

rubriche

13 Jukebox Musica e non solo: l’atteso ritorno in Italia dei Black Keys, e due film niente male, Benvenuti al Nord e Uomini che odiano le donne.

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Negrita

A ridosso dell’uscita di Dannato vivere, abbiamo incontrato Pau, Drigo e Mac. Tra cazzeggio e serietà, ci hanno parlato di come è nato il nuovo disco, di quello che hanno messo dentro e del significato della musica oggi. Parola d’ordine: ottimismo!

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Giorgia

La cantante romana è pronta per ricominciare a cantare dal vivo, come lei stessa ci ha raccontato dichiarato durante una lunga chiacchierata. Il nuovo tour promette molte suggestioni inedite.

26

Mengoni

Dal palco di X Factor ai sold out delle date in tutta Italia il passo è breve, ma per nulla scontato. Marco Mengoni è la dimostrazione che non tutti i talent vengono per nuocere.

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Jovanotti

Che cosa si può ancora dire di Lorenzo Jovanotti? Artista dell’anno, disco vendutissimo, tour senza precedenti. Dopo il brusco stop, riparte per l’ultima fatica prima del meritato riposo.

Onstageweb.com videointerviste Tiziano Ferro Litfiba Lamb Of God Giorgia Negrita The Answer

facebook/ONSTAGE MAGAZINE twitter/ONSTAGEMAGAZINE

foto live

Mengoni Giorgia Jovanotti Kasabian Negrita Pete Doherty

ONSTAGE

contest

06

GENNAIO

Negrita Gavin De Graw Cisco 99 Posse Lee Perry & Mad Professor And The Robotics

16 Face To Face Perturbazione ed Entics ci raccontano tutto sui loro rispettivi nuovi lavori e sul modo stilisticamente opposto di intendere la parola musica.

44 Rock’n’fashion In questo freddo inverno tocca alle figure geometriche, ai pois e alle strisce. Vi consigliamo la musica adatta ai vostri vestiti!

47 What’s New Il ritorno dei Litfiba e de Il Teatro Degli Orrori, nuove interessanti realtà come Maccabees e Rebecca Ferguson, games, cinema e tanto altro!

54 Coming Soon Dopo il tour europeo dello scorso autunno, Noel Gallagher torna in Italia per un’unica data in quel di Roma. Non potete mancare!



CELEBRATION

30 e non sentirli

L’1 febbraio Radio Deejay compie 30 anni. Con Linus e Albertino, fratelli di sangue e vecchia guardia dell’emittente (ci sono fin dal primo giorno), abbiamo volto lo sguardo al passato, per scovare i segreti della radio commerciale più seguita d’Italia. In attesa della grande festa del 31 gennaio al Mediolanum Forum di Milano. di Daniele Salomone

R

adio Deejay compie 30 anni. Ve lo sareste mai immaginato? Linus: Assolutamente no, abbiamo iniziato a fare questo lavoro per gioco. Non avevamo la minima idea di quello che sarebbe successo e il fatto che sia noi che la radio siamo arrivati così lontano è una sorpresa e una grande soddisfazione. Quali elementi di continuità possiamo individuare rispetto agli inizi? Albertino: Sicuramente l’atmosfera che si respira in radio. Da sempre c’è un gruppo entusiasta, unito, che lavora molto. Forse anche per questo dopo tutti questi anni Deejay continua a essere il posto dove chi fa questo mestiere vorrebbe lavorare. Credo sia più importante dell’audience, che è una conseguenza della qualità espressa dalla radio. Poi siamo stati capaci di rimanere una fucina di nuovi talenti, una tradizione che aveva iniziato Cecchetto, fondatore di Deejay. In realtà non ci sentiamo veri talent scout, perchè i più bravi si avvicinano in maniera sponta-

nea. È un processo naturale. Ma come capite chi è adatto per voi? Linus: Crediamo molto in una sorta di affinità elettiva. Qui entrano le persone che condividono i nostri stessi valori. È questo che ci unisce. Chi lavora o ha lavorato a Radio Deejay è curioso, ha fiducia nei propri mezzi, è autoironico e ha la capacità di comunicare in modo originale. Poi è chiaro che ognuno ha la propria personalità. Personalità che viene sempre fuori. In questo senso Deejay lascia molta libertà ai conduttori. Albertino: Diciamo che siamo un po’ meno liberi di una volta perché siamo diventati una grande azienda con numeri importanti e chiaramente questo influenza le scelte. Ma senza dubbio siamo la radio che offre maggiore libertà a chi va in onda. Anche perché, come diceva Linus, quando scegliamo una persona lo facciamo perché ci piace la sua personalità e quindi poi è giusto che questa venga espressa. Nel 1982 lo slogan era “in poche parole tanta musica”.

Direi che oggi potrebbe essere l’esatto contrario! Linus: Assolutamente sì, è una cosa di cui sorridiamo spesso. Allora il ruolo del deejay consisteva nello scegliere i dischi, non doveva avere altre qualità se non un minimo di presenza vocale. Poi pian piano è cambiato tutto, senza che fosse pianificato, e i pesi si sono ribaltati. Ma è stata una svolta spontanea e io credo che questo tipo di cambiamenti funzionino meglio di quelli ragionati. In ogni caso a noi è andata bene. Ci sono meno spazi per la musica, non credo prendiate la cosa con leggerezza. Albertino: Assolutamente no. Restiamo una radio coraggiosa e propositiva. Noi non mettiamo grandi successi, li creiamo. Ed è più rischioso. Ma questo è alla base di chi fa il mestiere di dj. Per quanto mi riguarda negli anni ho fatto molte cose, mi sono evoluto come intrattenitore, ma la mia natura è quella di chi cerca e sceglie la musica e la lancia un brano prima degli altri. In ogni caso stiamo parlando di una trasformazione


CELEBRATION

della radiofonia tutta. In questo senso Deejay ha trainato tutto il sistema. Linus: È un ruolo che tutti ci riconoscono, senza troppi giri di parole. Un deejay deve proporre e noi ce l’abbiamo scritto nel nome. Io personalmente sento questa responsabilità, è lo stimolo per andare avanti dopo tutti questi anni. Quando mi rendo conto che rischiamo di cadere nel cliché è il momento giusto per spostare l’asticella un po’ più avanti. In questo momento, con il mondo del pop infatuato della dance, sarete molto soddisfatti. Voi, Albertino in particolare, siete i primi ad aver portato il genere in radio. Albertino: Il tempo mi ha dato ragione! Siamo molto soddisfatti, non c’e dubbio. Credo che la spiegazione di questa svolta, se ci riflettiamo, è nelle difficoltà di questi tempi. La musica dance diventa il riferimento ogni volta che si attraversa una fase di crisi, perché è associata al divertimento. E quando la gente è affranta ha voglia di

ascoltare musica senza troppe menate. L’altro grande orgoglio di Deejay è il primato di ascolti. Cosa piace al pubblico? Linus: Io credo il fatto che siamo una radio divertente in maniera intelligente. Non vorrei sembrare troppo autocelebrativo, ma il nostro segreto è intrattenere con un livello di intelligenza sufficiente. Siamo come una bella donna con molta personalità, con un fascino intrigante che è difficile definire ma che si percepisce chiaramente. Albertino: Dentro una radio c’è bisogno di tutti, della parte tecnica come di quella finanziaria. Ma da un punto di vista artistico credo anche io che la qualità sia l’arma vincente. Parliamo della festa. Intanto vorrei sapere come nasce il tormentone “Vestiti bene”. Linus: È nato per gioco. Eravamo in uno studio per una foto di gruppo, tutti eleganti. Abbiamo registrato anche una serie di brevi spot e qualcuno ha detto “mi raccomando, vestiti bene”, senza un motivo particolare. Ci è

piaciuto e l’abbiamo tenuto. Solo che adesso dobbiamo spiegare che non è obbligatorio venire in giacca e cravatta! È solo un modo simpatico per dire che si tratta di un evento importante. È la festa dei 30 anni di Radio Deejay, il compendio di quello che abbiamo fatto in tutto questo tempo. E come si svilupperà la festa? Linus: In sostanza ci sono due momenti. La prima parte è un grosso contenitore in cui passeranno i personaggi storici di questi trent’anni. Sarà molto emozionante perché abbiamo trovato il modo di farli venire (quasi) tutti. Poi ci sarà una grande festa, trasformeremo il Forum in una mega discoteca con alcuni dj che si alterneranno alla consolle. Alba, suonerai? Albertino: Mi sono proposto, spero mi prendano. Devi chiedere al direttore artistico di Radio Deejay. Albertino: Non lo conosco ma mi sembra uno in gamba. Sicuramente viene da una buona famiglia!

SQUADRA VINCENTE NON SI CAMBIA. Da sinistra in alto: Carlo Lucarelli, Guglielmo Scilla, WNA. Da sinistra in basso: Trio Medusa, Mauro Miclini, Vic, Andrea, Michele, Luciana Litizzetto, Fabio Volo, Albertino, Linus, Nicola Savina, La Pina, Diego, Marisa Passera, Federico Russo, Roberto Ferrari, DJ Angelo, Platinette, Nicola Vitiello, Gianluca Vitiello, Nikki. Da destra in alto: Ivan Zazzaroni, Laura Antonini, Rudy Zerbi, Alex Farolfi, Elio e Le Storie Tese.


CUORE D’ORO. Neil Young nel 1972. Questa foto è tratta dal booklet allegato alla ristampa di Harvest uscita nel luglio 2009 nell’ambito del progetto “Neil Young Archives Original Release Series”.


CELEBRATION

è tempo di raccolto

Compie quarant’anni uno dei capolavori assoluti della musica, Harvest di Neil Young. Pezzo pregiato della carriera solista dell’artista canadese, quel disco è ancora oggi oggetto di culto per milioni di appassionati e fonte d’ispirazione per eserciti di musicisti. Niente male per un album nato quasi per caso.

C

di Stefano Gilardino

he ci crediate o meno, c’è stato un tempo in cui Crosby, band. Quella musica si rivela essere di qualità assoluta e lancerà defiStills, Nash e Young erano considerati i nuovi Beatles, tan- nitivamente il suo autore tra le stelle del firmamento rock. Il singolo ta era l’attesa nei loro confronti. Ma era soprattutto il pre- Heart Of Gold finirà diretto al numero uno e quella formula in delicato stigio dei quattro musicisti che scatenava la fantasia dei equilibrio tra elettrico e acustico diventerà la cifra stilistica di Neil. critici musicali, orfani dei baronetti di Liverpool e in cerca della next Spesso messa da parte nel corso degli anni, quando il musicista big thing. Figuratevi lo stupore quando, dopo un solo lavoro all’at- si lascerà attrarre sia da derive rumoristiche che da esperimenti tivo, (Déjà Vu), il chitarrista e cantante canadese Neil Young decise elettronici poco incisivi, ritornerà sempre a fare capolino, mostrandi lasciare il quartetto per concentrarsi definitivamente sulla propria do come la sua versione più credibile e appagante stia proprio nella carriera solista. Senza troppi clamori o litigi – i tre compari sono ospiti combinazione fra la sua voce fragile e delicata e l’irruenza del sound. nei suoi dischi - Young si mise al lavoro per pubblicare quello che sa- Tra gli episodi passati alla leggenda, come non citare l’accorato lamenrebbe diventato uno dei to antirazzista di Alabasuoi dischi più venduti, ma (a cui risposero pic«Mi ritrovai sulle copertine di tutti i giornali e la cosa amati e compiuti. cati i Lynyrd Skynyrd diventò ben presto noiosa. Cominciai a diradare le mie Dopo aver reclutato proprio in Sweet Home apparizioni pubbliche: non il modo migliore per fare una band nuova di zecAlabama, inno redneck carriera, ma di sicuro quello più interessante» Neil Young allo stato sudista) e la ca, gli Stray Gators, il chitarrista si concentra dolente The Needle And su un sound country rock, inedito per l’epoca, che farà strage di cuori e, The Damage Done, scritta per documentare la terribile dipendenza da come si dice in questi casi, darà adito a migliaia di tentativi di imitazione. eroina del chitarrista dei suoi Crazy Horse, Danny Whitten, ma più Harvest, questo il titolo dell’album, il quarto della sua discografia in generale dedicata a molti musicisti e amici devastati dall’uso della personale, è un disco nato quasi per caso, registrato in buona parte maledetta polvere. a Nashville, luogo in cui il canadese si era recato inizialmente solo Il grandissimo successo di vendita colse lo schivo artista canadese per partecipare al Johnny Cash Show, spettacolo televisivo condotto un po’ di sorpresa, ponendolo immediatamente sotto la luce dei riproprio dal grande artista country. Dopo lo show, Neil viene invitato flettori, mai troppo amati nel corso della sua storia: «Mi ritrovai sulle da Elliot Mazer a visitare i Quadraphonic Sound Studios, di cui era copertine di tutti i giornali e la cosa diventò ben presto noiosa. Coproprietario. Impressionato dalla bellezza dello studio, Young decide minciai a diradare le mie apparizioni pubbliche: non il modo migliore di registrare immediatamente il materiale a cui stava lavorando da un per fare carriera, ma di sicuro quello più interessante». Siamo certi po’ di tempo con dei musicisti locali che diventeranno la sua nuova che non abbia mai cambiato idea.

Era il 14 febbraio 1972... …quando Harvest uscì in tutti i negozi di dischi. Non esattamente un regalo da San Valentino, nonostante un singolo come Heart Of Gold. Eppure il quarto disco di Neil Young diventa un successo clamoroso in ogni caso, numero uno della classifica di Billboard. Registrato tra Nashville e la

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GENNAIO

California, nel ranch dello stesso Young, Harvest vede la partecipazione di moltissimi amici musicisti come Crosby, Stills e Nash, Linda Ronstadt, James Taylor e Jack Nitzsche, assieme al canadese anche produttore dell’album, e l’esordio della sua backing band Stray Gators.



JUKEBOX

Musica, moda, cultura, spettacolo, cinema

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Per festeggiare i suoi 50 anni di esistenza Amnesty International pubblica Chimes of Freedom: Songs of Bob Dylan Honoring 50 Years of Amnesty International, raccolta di cover del celebre Bob Dylan.

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Arriva il primo capitolo made in U.S.A. della trilogia di Millenium, Uomini che odiano le donne. A dirigere il tutto David Fincher autore dei fortunatissimi Seven e Fight Club.

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L’ex voce e frontman dei Modena City Ramblers Cisco ci presenta il suo nuovo lavoro Fuori i secondi.

15 live

30/01 Milano

Bisio e compagni ci hanno preso gusto! Dopo il successo di Benvenuti al Sud eccoci a Benvenuti al Nord.

Musica

The Blues Brothers

Anche se ve ne siete accorti solamente con l’uscita di El Camino, i Black Keys di Akron, Ohio, sono una delle migliori rock’n’roll band al mondo, perfettamente in bilico tra energia primitiva e fiuto per i ritornelli indimenticabili. Un paio di ascolti e resterete conquistati anche voi… di Guido Amari

G

iusto pochi giorni fa Dan Auerbach e Patrick davvero autorizzato a mettere becco in una faccenda che dei Devo negli anni Settanta e Ottanta. Stavolta è il batCarney hanno annunciato un tour in com- possiamo davvero definire di famiglia è il produttore e terista a raccontare gli esordi: «Io e Dan abbiamo cominpagnia dei british heroes Arctic Monkeys, spalla dei Black Keys, ovvero Dangermouse, colui che ha ciato a suonare assieme appena ci siamo incontrati, ma componendo così una line-up che allinea i plasmato il loro sound fino alla perfezione odierna, unen- senza nessuna velleità particolare. Ogni tanto provavamo due migliori nomi del panorama rock o indie - chiamatelo do la sua grande esperienza e una passione e conoscenza ad aggiungere qualche elemento ma non funzionava mai come vi pare, insomma -, quelli che hanno mostrato di sa- musicali di grandissimo livello. Continua a raccontare a dovere, per cui alla fine abbiamo deciso di restare in due per padroneggiare meglio la materia, riuscendo al tempo Dan: «Tutti sono convinti che Dangermouse sia un pro- e fare di necessità virtù, mirando a un suono scarno ma stesso a conciliare integrità stilistica e appeal energico e grintoso. I Black Keys sono nati commerciale. E se la complessità di un disco «Ogni tanto provavamo ad aggiungere qualche elemento così e tutti i nostri primi dischi sono stati una come El Camino vi pare difficile da ricreare continua ricerca di qualcosa di personale e ma non funzionava mai a dovere, per cui alla fine in sede live, non vi preoccupate, i Black Keys partendo da basi blues e rock. Se osabbiamo deciso di restare in due e fare di necessità virtù, inedito, non hanno nessuna intenzione di svilire il servi la nostra parabola, puoi davvero notare mirando a un suono scarno ma energico e grintoso» lavoro fatto in studio. «Abbiamo due tipi di una crescita continua anche se, ovviamente, set diversi, uno solo con me e Pat e un altro non sappiamo mai come suonerà il disco che prevede due musicisti aggiuntivi tra basso, tastiere e duttore hip hop, ma non è per niente così. Ha lavorato successivo». Il cammino della band – come recita il titolo chitarra. Ci sono alcuni brani, specialmente del vecchio con moltissimi artisti del genere, ma il suo background del disco, che gioca con il nome della celebre auto amerirepertorio, che non necessitano di particolari abbellimen- è prettamente rock e pop, basta dire che i suoi artisti pre- cana, ma anche con la traduzione spagnola della parola ti, sono frutto della chimica che c’è tra noi due, ma il ma- feriti sono i Beatles. Ci troviamo a nostro agio con lui, è - pare inarrestabile, confortato anche da un successo di teriale più recente è decisamente più complicato. Io e Pat capace di regalare ai nostri brani un sound unico». Un classifica e pubblico sempre crescente che li mette nella facciamo fatica ad adeguarci, non abbiamo mai suonato suono personale e unico che è stato affinato durante molti miglior situazione possibile, quella del totale controllo con nessun altro, solo io e lui, non sentiamo nemmeno anni di lavoro e di sala prove, fin da quando, poco più che creativo unito a ottime vendite. Nell’attesa dei prossimi l’esigenza di avere altri collaboratori, i Black Keys reste- ragazzini Pat e Dan si sono conosciuti a Akron, la capitale sviluppi, la data sold out di Milano ci racconterà l’attuale ranno per sempre una faccenda molto intima». L’unico mondiale della gomma resa famosa dai paesaggi alienanti stato di salute dei Black Keys.

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JUKEBOX Musica

The Answer Is Amnesty International

In onore dei 50 anni di Amnesty International, esce una raccolta di 73 canzoni di Bob Dylan divise in 4 cd e cantate dal gotha del pop rock mondiale, da Adele a Pete Townshend, da Johnny Cash a Lenny Kravitz. di Marcello Marabotti

U

na delle cose che più ti colpisce se vai a un concerto di Dylan è che le sue canzoni, quella sera, non le sentirai. Perché? Perché Bob le calpesta, le riprende, le straccia e le ricanta in tutte le versioni possibili, basta che risultino distanti dall’originale. Ora, per festeggiare i cinquant’anni di attività di Amnesty International, esce una raccolta di cover di Dylan dei generi più diversi: da Blowin’ In The Wind in versione reggae cantata da Ziggy Marley a Ballad Of Hollis Brown molto hard dei Rise Against, la raccolta dimostra quanto l’intero mondo della musica supporti con forza le ragioni di Amnesty e la potenza cultura di Bob. Chimes of Freedom: Songs of Bob Dylan Honoring 50 Years of Amnesty International, questo il titolo del progetto, uscirà in Italia il 31 gennaio, mixato dal famoso ingegnere del suono Bob Clearmountain e masterizzato da Bob Ludwig e Adam Ayan e celebrato dalla copertina di Mick Haggerty, già vincitore di un Grammy Award per la cover di Breakfast In America dei Supertramp. «Questo album è il risultato della fusione tra il grande rispetto degli artisti per il duro lavoro di Amnesty International nel mondo e l’incrollabile genio di Bob Dylan. Siamo orgogliosi di essere parte di un progetto così importante», hanno dichiarato i direttori artistici Jeff Ayeroff e Julie Yanatta, le stesse menti del fortunatissimo Istant Karma uscito nel 2007 al quale avevano partecipato tra gli altri U2, Green Day, R.E.M., Black Eyed Peas, Christina Aguilera, Jack Johnson, The Flaming Lips. L’obiettivo di Chimes Of Freedom è riuscire ad avere sempre più supporto (ora sono più di 3 milioni i sostenitori di Amnesty) per le proprie campagne in difesa della libertà di parola e contro la censura di artisti, scrittori, attivisti politici, musicisti ed esseri umani privati della libertà. In questo momento Amnesty sta lottando per persone come Liu Xiaobo in Cina (Premio Nobel imprigionata nel 2009 per aver denunciato la corruzione del sistema politico cinese). L’album si potrà comprare su www.amnestyusa.org/chimes, dove si potranno reperire tutte le info sull’organizzazione e su come dare il proprio appoggio, perché The Answer Is Amnesty International.

Cinema

Giallo scandinavo

Arriva la versione americana del primo libro della trilogia di Millenium di Stieg Larsson, Uomini che odiano le donne, ma niente panico: al timone c’è David Fincher, regista con alle spalle autentici capolavori come Fight Club. di Antonio Bracco

O

ltre a essere un fenomeno inarrestabile, è un rammarico sempre più acuto quello nei confronti di Stieg Larsson, deceduto in seguito a un attacco di cuore nel 2004 prima che l’intera trilogia venisse pubblicata in Svezia e arrivasse a segnare il mese scorso il record di 65 milioni di copie vendute in quasi 50 paesi. Un successo che l’autore stesso non avrebbe potuto immaginare e che ha reso ricca la sua famiglia, ma non la compagna con cui viveva da più di 30 anni, mai diventata sua moglie. I tre romanzi della serie Millennium sono stati un tale caso editoriale da ridare linfa internazionale a tutta la letteratura criminale scandinava, facendola assurgere agli onori di un genere a sé, rilanciando noti autori come Henning Mankell o meno noti come Camilla Läckberg. Stesso discorso per gli adattamenti cinematografici di produzione svedese, molto ben realizzati e redditizi e che hanno dato popolarità tanto a Noomi Rapace, scritturata per una parte in Sherlock Holmes - Gioco di ombre, quanto a Michael Nyqvist, villain nel nuovo capitolo di Mission: Impossible. Ma i loro personaggi sono destinati ad avere un nuovo volto nel remake americano di Uomini che odiano le donne. Il giornalista investigativo Mikael Blomkvist e la punk hacker Lisbeth Salander sono interpretati da Daniel Craig e Rooney Mara. Se di Craig si conosce il peso e la filmografia, di questa ancora poco affermata ragazza si sa che è stata nel cast del remake di Nightmare e ha avuto un piccolo ruolo in The Social Network. Proprio su questo set il regista David Fincher deve averla notata ed essersene ricordato quando cercava la sua Lisbeth Salander. Un personaggio estremo che avrebbero voluto in molte, da Emma Watson per scrollarsi di dosso la saga di Harry Potter a Scarlett Johansson per dare prova di versatilità. Fincher è un tizio che sa quello fa, l’ha ampiamente dimostrato con i suoi film: Seven, Fight Club, Panic Room, Il curioso caso di Benjamin Button. Bisogna avere piena coscienza di sé per fare il remake di un film uscito soltanto due anni fa su di un libro che tutti hanno letto. “Se pensano questo, non vadano a vederlo. Per me non esiste un’unica

versione di niente”, così risponde il regista ai fan che non ritenevano necessario un nuovo adattamento. Fincher ha apprezzato il film svedese, ma dopo aver letto il libro si è convinto di poterne fare una versione diversa e molto più fedele a quanto scritto da Larsson. E solo con un’attrice sconosciuta poteva funzionare, non certo con Scarlett Johansson definita dal regista “troppo sexy” per essere la nuova Lisbeth Salander. La trasposizione del romanzo sottoforma di sceneggiatura è opera di Steven Zaillian, premio Oscar per Schindler’s List, ed è sì scritta e adattata per attori anglosassoni, ma resta ambientata in quelle stesse location nei dintorni di Stoccolma, già divenute da un paio d’anni le tappe di un tour turistico organizzato dal museo locale. La Sony Pictures che ha prodotto il film è pronta a farci tornare tutti per girare i due seguiti: La ragazza che giocava con il fuoco e La regina dei castelli di carta. Intanto un primato questo film se lo è già guadagnato: sembra siano tutti d’accordo sul web che Millennium - Uomini che odiano le donne abbia la migliore sequenza di titoli di testa mai vista al cinema, creata sulle note di una versione di Immigrant Song prodotta da Trent Reznor e Atticus Ross, vincitori dell’Oscar l’anno scorso per la colonna sonora proprio di The Social Network. E il cerchio si chiude.

Musica

Altri libertini

Sembrano passati secoli da quando Pete (e non ancora Peter) Doherty dettava legge in campo indie rock, prima con i Libertines e poi con i Babyshambles. Da qualche tempo, invece, il bad boy si accompagna solo con la sua chitarra acustica. di Stefano Gilardino

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aranno ben quattro le date italiane di Doherty, show acustici a Roma, Brescia, Bologna e Roncade, in cui il chitarrista e cantante ripercorrerà tutte le tappe più importanti e significative di una carriera turbolenta. Esploso sulla scena musicale con la sua prima band, i Libertines, è riuscito immediatamente a catturare l’attenzione dei giovanissimi fan grazie a un misto di talento compositivo – assieme al compare Carl Barat -, sfrontatezza da rockstar e aura maledetta, un’arma che ben presto gli si è rivoltata contro. Poco dopo i primi successi, Pete Doherty è comparso sulla stampa inglese e

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mondiale soprattutto in virtù delle sue tristi vicende personali, per un periodo legate anche alla sua love story con la modella Kate Moss. Nonostante ottimi dischi come quelli di Libertines e Babyshambles, non è mai riuscito a scrollarsi di dosso una pericolosa dipendenza dall’eroina che, in fin dei conti, l’ha reso l’uomo meno affidabile dello show business, con decine di concerti annullati o di pessima fattura. Dopo il suo bell’album solista, Grace/Wastelands, pare decisamente più in forma, come speriamo di constatare di persona nelle quattro date di inizio febbraio.

GENNAIO

09/02 Roma, 10/02 Brescia,

live 11/02 Bologna, 12/02 Roncade


JUKEBOX Cinema

Stavolta tocca al Nord

London calling di Charlie Rapino - Produttore discografico

Dal remake di un film francese a un originale sequel, continua la saga sui luoghi comuni di un Italia che adora prendersi in giro e che non smette mai di crederci.

La nostalgia del futuro

di Antonio Bracco

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on la battuta “I pregiudizi sul Sud sono fesserie, quelli sul Nord sono verità” la mamma di Mattia mette in guardia il figlio in procinto di partire per Milano dove è stato trasferito con effetto immediato. Si rovescia così la trama di Benvenuti al Sud, grande successo cinematografico al box office dello scorso anno che nella classifica generale di tutti i tempi per i film italiani si colloca al terzo posto, alle spalle di Che bella giornata e La vita è bella. Non c’è da stupirsi che per Benvenuti al Nord le aspettative di incasso siano alte. Con la conferma alla regia di Luca Miniero, Claudio Bisio e Alessandro Siani riprendono i ruoli di Alberto Colombo e Mattia Volpe, direttore e impiegato delle Poste, mentre Angela Finocchiaro e Valentina Lodovini interpretano ancora le rispettive mogli. Nella storia, interamente frutto della fantasia degli sceneggiatori che non avevano più il francese Giù al Nord al quale ispirarsi, le coppie sperimentano una nuova crisi: Alberto è accusato di lavorare

troppo e di trascurare la famiglia anche nei weekend, mentre Mattia pecca di irresponsabilità nella nuova veste di padre. Quest’ultimo è trasferito suo malgrado al Nord con la complicità dei colleghi Costabile Grande e Costabile Piccolo, macchiette incarnate dai bravi Nando Paone e Giacomo Rizzo, che ingenuamente credono di fargli un favore. L’impatto con la parte più industrializzata del Paese è per lui micidiale, a cominciare da grattacieli e cemento che dovrebbero sostituire il mare del Cilento. Al di là del prevedibile gioco al pregiudizio da smontare su Milano e i milanesi, la storia appoggia interamente sui personaggi che già in Benvenuti al Sud si erano rivelati fondamentali grazie a un ottimo lavoro di casting. Oltre alla mamma Nunzia Schiano e all’incomprensibile dialetto di Salvatore Misticone, il cast si arricchisce non poco con le partecipazioni di Paolo Rossi, una sorta di dirigente dittatore delle Poste, e della cantante Emma Marrone che esegue una personale versione di Nel blu dipinto di blu.

Musica

Riportando tutto a casa

Il 31 gennaio uscirà il nuovo album di Cisco, un lungo racconto in cui il cantautore, suonando la vita degli altri, canta quella semplicità fatta di piccole cose, ormai perse. 03/02 Trezzo Sull’Adda, 10/02 Taneto,

di Marcello Marabotti

L

’ex voce e frontman dei Modena City Ramblers è tornato con il suo ultimo lavoro, Fuori i secondi. Più che un album, un progetto fatto di pensieri, riflessioni, ritratti dai quali partire per dare forma alle personali esigenze emotive di Stefano Bellotti, in arte Cisco. «Vuole essere un modo per parlare di noi, di come siamo, della nostra società e del nostro modo di agire, attraverso storie esemplari di persone del passato che a me sono care o mi hanno trasmesso valori e modi di fare», ci ha infatti raccontato il cantautore emiliano. Perché oggi si è persa quell’impressione del quotidiano fatta di semplicità: Cisco prova a riportarla a casa, suonando la vita degli altri, cominciando da Fellini e la Dolce vita, un

live 17/02 Roma, 24/02 Torino

racconto caldo per un Paese che non riesce più a riconoscersi in quello che è stato e che ora non è più. O la storia del pittore Antonio Ligabue, tacciato di pazzia, rinchiuso in un manicomio di Reggio ed eletto, poi, genio: una storia forte, un particolare che Cisco ha voluto cantare, perché è proprio da qui che l’ex Modena City Ramblers parte per le sue canzoni. «Scrivo sempre mettendo in musica i pensieri, che a volte non mi fanno dormire o mi colpiscono per la crudezza o la bellezza che nascondono, come la canzone che ho scritto su Augusto Daolio. Di persona non l’ho mai conosciuto, non sono mai stato un fan dei Nomadi, ma del suo lascito: un messaggio di sincerità in quello che si faceva e di valori».

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(Musical Box al Teatro degli Arcimboldi, Milano)

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a cover band dei Genesis del periodo Peter Gabriel sbarca per un tour italiano con lo show The Lamb Lies Down On Broadway. Incredibile ma vero, il qui presente è un fan dei Genesis di Peter. Arriverò da Londra e incontrerò il mio migliore amico, P.T., che ha fatto scelte diverse nella vita, sicuramente con meno divorzi, e col quale ho diviso il pop inglese degli anni 70 attraverso i dischi del fratello più grande, su uno stereo allucinante con puntina allo zirconio che lasciava il truciolo. Il tutto in qualche casermone degli anni 60, “tra la via Emilia e il West”. Andremo a cena e poi via in religioso cammino spirituale alla celebrazione di un concerto che nel 1974 ci fu impedito di vedere dai seguaci fascicomunisti di Adriano Sofri e di Toni Negri. Siamo fan dei Genesis anche perché nella doppia copertina di Foxtrot trovammo nascosta in maniera opportuna una copia di un pornazzo, Superlesbo 2000, probabile rimasuglio delle polluzioni del fratello più grande. Il pezzo da novanta era l’articolo principale a tutta pagina su un sedicente ipnotizzatore/scopatore. Memorabile il titolo, “A me gli occhi a te l’uccello!”, che rese piacevole l’ascolto della megaopera genesisiana. Erano pure i tempi in cui un artista, se voleva essere tale, doveva buttare fuori un album doppio con tanto di copertina gatefold esteticamente interessante. In caso contrario passava per una fottuta mezzasega... Quindi, assieme forse a Elton John con Goodbye Yellow Brick Road, questo è il doppio album più importante di quegli anni: la storia principale, il concept, raccontata da Peter Gabriel all’interno di una copertina pazzesca, opera dello studio Hipgnosis di Londra, è, al di là della musica, un vero viaggio spirituale verso una sorta di purificazione. Armando Gallo (vecchio pazzo mi manchi mandami un twitter), il vero responsabile italiano del successo dei Genesis, scrittore/filosofo di Ciao 2001 - la nostra lettura dopo Superlesbo 2000 - parlava di un fottuto Peter sempre più fuori di testa mentre componeva il disco. Insomma, in quegli anni non ci si preoccupava di essere attuali, ma moderni, ed è questa la differenza: voi, sbarbi di merda, usate Internet per socializzare mentre io e Gabriel lo vorremmo usare per il teletrasporto! A noi questa società fa schifo! Preferiremo sempre una Mini Cooper del 1974, una fottuta bara su quattro ruote, al modello nuovo. Aridateme Peter Gabriel coi Genesis, The Lamb Lies Down On Broadway, Paolo VI, Carmelo Bene, Pier Paolo Pasolini e pure Marco Pannella. Ho nostalgia del futuro che proponevano perché erano moderni. L’attualità è roba da democrazia, roba da governo tecnico, roba da Repubblica! Segui Charlie su Twitter: @charlierapino


FACE2FACE

live

09/02 Firenze, 11/02 Catanzaro, 17/02 Pescara, 21/02 Cesena... Il calendario completo del tour di Entics su onstageweb.com

ENTICS

Dopo aver spopolato a livello underground con alcuni mixtape di classe, il milanese Entics fa il botto con il suo esordio, Soundboy, un concentrato di reggae, dancehall e hip hop. Il tutto con il supporto di un nome noto della scena italiana: Fabri Fibra. di Stefano Gilardino

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o letto che sei nato artisticamente in una Il sound boy è il dj del reggae ed è un omaggio a questa che nell’hip hop, ha una valenza ben precisa, ti permette crew di writers, un percorso magari inso- figura che ha la stessa importanza di quello hip hop. Ho anche di sbragare un po’, di prenderti meno sul serio e lito se si parla di reggae. È stata comunque passato anni a frequentare le dancehall, mi piacerebbe che cazzeggiare di più. Spesso nei mixtape si dicono e fanno la prima musica che hai ascoltato? anche i ragazzi che mi seguono si interessassero a questo cose che in un disco vero e proprio non ci si può permetteSi tende spesso a classificare chiunque faccia il writer tipo di cultura per capirla fino in fondo. Ancora oggi cre- re di esprimere. Ci sono anche parecchi esperimenti, è un come uno che ascolta hip hop, ma non è così anzi. Io e do che sia fraintesa o interpretata male. buon metodo per testare cose inedite o più sperimentali. i miei amici eravamo piuttosto distanti da quel tipo di Tra l’altro, il mix tra sonorità caraibiche, spunti persoIl tour che sta per partire è però molto legato al classisuoni, almeno all’inzio, ascoltavamo solo reggae e anda- nali e cose più vicine all’hip hop è ben riuscito, segno che co concetto di musica live. Una band con molti elementi e vamo alle serate dancehall a ballare. Qualche tempo più hai assimilato bene il tutto. strumenti, proprio come insegna il reggae old school… tardi, quando ho iniziato a fare musica, ho scoperto che i Ti ringrazio, il tentativo era proprio quello, convogliare Mi piace pensare che ai miei show vengano sia i ragazzi miei pezzi piacevano molto agli appassionati di rap e mi in un unico disco tutte le mie esperienze e le cose che mi giovani che magari apprezzano soprattutto i concerti hip è sembrato interessante mischiare i due mondi, anche e piacciono. Ho cercato di fare un album che potesse piace- hop, ma anche gente che preferisce un approccio più classoprattutto a livello umano. È chiaro che sico, con strumenti e gente in carne e ossa «Ho passato anni a frequentare le dancehall, mi piacerebbe ho ascoltato anche parecchio hip hop, mi che li suona. Questo assetto mi permette piace tuttora, specialmente quello italiache anche i ragazzi che mi seguono si interessassero a questo di improvvisare maggiormente, di suono, visto che molti dei protagonisti sono nare i pezzi del disco in versione inedita tipo di cultura per capirla fino in fondo» amici. ogni sera. E molti di loro sono anche ospiti del tuo debutto, re anche a una fascia di pubblico diversa da quella che soTi hanno paragonato spesso a Sean Paul, ti ci ritrovi Soundboy. litamente mi segue. Sono felice che Linus a Radio Deejay oppure no? Il mio album è uscito per l’etichetta di Fabri Fibra, Tempi passi i miei singoli nella sua trasmissione del mattino, Quello è il nome che salta fuori più spesso, anche perché Duri, a coronamento di una grande stima reciproca. Ab- specialmente Quanto 6 bella, significa che sono riuscito a Sean Paul è uno dei pochi artisti reggae attuali conosciuti biamo anche fatto molte date assieme durante il suo tour scrivere un pezzo universale, al di là dei generi. anche in Italia, se si eccettua il leggendario Bob Marley e ho imparato da lui come muovermi a un livello proSei un artista molto prolifico, pubblichi spesso dei mix- che però fa storia a sé. Il reggae è da sempre identificato fessionale, ma anche i featuring nei dischi di gente come tape in download gratuito ricchi di materiale inedito. soprattutto con la sua figura. Mi piace pensare di essermi Club Dogo e Marracash sono stati una grande palestra È vero, è sia un modo per ringraziare chi mi segue con ispirato ad altri musicisti però, come Damian Marley o per la mia crescita artistica. Non potevo che ricambiare e pazienza, viene ai concerti e compra i dischi ufficiali, sia il Seeed, un gruppo reggae di Berlino. Amo molto la scena invitarli a rimare su Soundboy. modo più veloce per pubblicare cose che magari finireb- europea e, con i dovuti paragoni, credo non abbia nulla da Un titolo che dice abbastanza, no? bero per rimanere in un cassetto. Il mixtape, sia nel reggae invidiare a quella originale giamaicana.

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FACE2FACE

I biglietti del tour dei Perturbazione sono in vendita presso i negozi Fnac!

Ilario Rosso, nuova scoperta targata INRI, è un cantastorie di Torino. Dalla musica classica alla nenia popolare, passando per lo swing, il liscio, il tango e la ballata, attraversa tutti i generi musicali. Il 17 gennaio è uscito il suo primo disco La bellapresenza e dal 21 gennaio, Ila sarà in tour con i Perturbazione, per il tour di In Circolo.

live

27/01 Carpi, 28/01 Prato, 29/01 Marostica, 02/02 Segrate... Il calendario completo del tour dei Perturbazione su onstageweb.com

PERTURBAZIONE

I Perturbazione annunciano la ristampa di In circolo, pubblicato nel 2002, e il tour per celebrare i dieci anni dall’uscita dell’album che li ha lanciati nel mondo discografico. Abbiamo incontrato Rossano Lo Mele per capire cosa è cambiato in questi dieci anni per loro, e per noi. di Marcello Marabotti

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erché ristampare In Circolo oggi? Quali signi- glior posto del mondo: fiducia “estetica” nell’artista, ri- ti e cambiano in continuazione. Buttiamo lì a caso, senza ficati ha, oggi? spetto e investimenti. Naturalmente non è così, per cui se nessuna preclusione: The Smiths, Beck, Declan O’Rourke, Il perché è presto detto: da una parte siamo il risultato non è immediato (una malattia del nostro pae- Stars, Blur, Katy Perry, Arcade Fire etc. Poi ci piacerebbe ossessionati dal tempo, nelle nostre canzoni, se, si pensi allo sport) si disinveste e cambia idea. Le indi- tantissimo confrontarci col repertorio considerato (talvolcome si evince anche dal titolo del recente Del nostro tempo pendenti sono etichette mandate avanti da persone spesso ta a torto) più becero italiano. Ma prima o poi. rubato. Quindi era l’occasione per fare il punto della situa- con una passione enorme, che compensa la mancanza di Nel tour che scaletta proporrete? zione su noi e su quello che a detta di molti è non solo uno quattrini. L’ideale, come diciamo da sempre, sarebbe un Questo mini tour è pensato per rendere omaggio a quel dei nostri album migliori, ma pure uno dei dischi italiani mix delle due cose. Delle indipendenti pronte a investire. disco, alla ristampa appena uscita e a chi ha amato quelle più significativi dell’ultimo decennio. Dall’altro lato è buf- O delle major meno miopi. Ma di questi tempi, figurarsi. canzoni. Per cui sì, suoneremo il programma del disco. Ma fo poter dire: sono già passati dieci anni. Difatti In circolo Fuori dai luoghi comuni, in ogni caso, ci sono le persone ci saranno comunque molte sorprese, tra arrangiamenti “esplose” nell’estate del 2003. Ha dormicchiato per un dietro ogni azienda o scelta. Ciò detto, nel mondo è cam- nuovi e altri brani che si aggiungeranno. anno e mezzo senza che nessuno se ne accorgesse. biato tutto nell’ultimo decennio, guarda un po’… Quindi Avete sempre suonato molto, e anche quest’anno suoIl disco usciva nel 2002, quando per voi nerete dieci date a supporto della nuova «Se le major funzionassero come devono sarebbero il miglior uscita: quanto peso ha il live nella vostra era l’età dell’incertezza, sospesi tra quello che avreste fatto “da grandi”. In questi posto del mondo: fiducia “estetica” nell’artista, rispetto e produzione? dieci anni, cosa è cambiato? investimenti. Naturalmente non è così, per cui se il risultato Veniamo da un tour – quello di Del nostro Oh, bella domanda, facile risposta: è camtempo rubato – che in meno di un anno e non è immediato si disinveste e cambia idea» biato che siamo diventati un gruppo vero mezzo ha maturato 100 concerti. Il che e che questa cosa è diventata un mestiere. Prima lo era già, anche questi discorsi sono diventati piuttosto oziosi, alla spiega quanto il live abbia un peso gigantesco nella nostra ma in maniera più giocosa e hobbystica, anche data l’età. fin fine. Altre le logiche con cui guardare all’industria di- esistenza. Per In circolo abbiamo deciso di non strafare, Senza che potessimo immaginarlo, In circolo ci ha denuda- scografica, oggi. Posto che esista ancora. anzi. Siamo al lavoro sul nuovo disco e volevamo che queto di fronte alle nostre responsabilità, privilegi, scelte, deLa vostra traduzione di Get Me Away From Here (I’m sti concerti fossero una piccola cosa per celebrare insieme sideri, contraddizioni, frustrazioni, domande. Tutte cose Dying) dei Belle and Sebastian, è un brano di grande li- In circolo. Speriamo di suonare molto dal vivo anche in fuche resistono all’usura del tempo, eccome se resistono. vello: quali altri artisti vi piacerebbe tradurre? turo, benché, come detto, c’interessi molto, a questo punSiete uno dei gruppi italiani che ha fatto il passaggio Qui si tocca un nervo scoperto, perché riguarda un no- to, sviluppare progetti che stanno anche fuori dal perimeda etichetta indipendente a major e da major a etichetta stro progetto molto ambizioso che speriamo prenda for- tro della liturgia rock disco-tour-disco-tour. Però, e questi indipendente. Quali sono i vantaggi di una label indie e ma in futuro, ma che non ha senso raccontare finché non dieci concerti lo testimoniano, alla fine noi senza suonare quali invece di una major? esisterà. Noi tutti siamo anzitutto degli eterni innamorati dal vivo non sappiamo stare: è qualcosa che prima di tutto Se le major funzionassero come devono sarebbero il mi- delle canzoni, per cui gli artisti da riprendere sono infini- fa stare bene noi, ci armonizza in una maniera unica.

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DAL 17 FEBBRAIO AL CINEMA

PARTECIPA AL CONCORSO Medusa e Onstage Magazine ti regalano la fantastica opportunità di vincere 10 biglietti per l’anteprima del film In Time a Milano e Roma. Per partecipare rispondi alle seguenti domande:

1 Per quale motivo il protagonista del film è ricercato dalle

autorità locali, i Timekeepers?

2 Che personaggio interpreta Justin Timberlake? 3 Qual è l’età massima che si può avere nel film? COME PARTECIPARE

Per partecipare invia una mail a contest@onstageweb.com. Indica come oggetto “In Time”, scrivi le risposte esatte e i tuoi dati: - nome - cognome - numero di cellulare - indirizzo - età Ricordati che potrai giocare una volta sola per ogni persona e l’indirizzo e-mail deve essere esistente ed attivo. Nel caso contrario la giocata sarà annullata. Ogni biglietto è valido per 2 persone.

CONCORSO O N I F O D I L A V O I A R B B E F 6 1 AL


LIVESTYLE LIVESTYLE I biglietti del tour di Giorgia sono in vendita presso i negozi Fnac!

Giorgia

RICOMINCIO

DA DUE

Giorgia sta per cominciare uno dei tour più attesi dell’anno, in cui ci sarà modo di ripercorrere e celebrare una carriera ricca di successi, ma pure di verificare dal vivo la bella svolta pop dance che ha caratterizzato il suo ultimo album, Dietro le apparenze. di Stefano Gilardino

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l vecchio adagio che vuole i 40 anni come punto svizzera, mentre io non sono esattamente così, devo pro- vissuto una situazione simile, mio padre faceva il musidi ripartenza per una seconda fase della propria prio sforzarmi per farlo. Per fortuna, ho chi mi aiuta, una cista e mi portava spesso con lui, anche in posti tipo i vita è fin troppo scontato, usato per titoli di pes- babysitter, ma il grosso comunque dobbiamo farlo noi. nightclub pieni di fumo, che magari non sono il massimo simi libri, di film, svilito fino diventare un luo- Tra l’altro, io vengo da una vita con orari completamen- per un bambino piccolo (ride). Tutto sommato, non mi ha go comune. Lo useremo anche noi, perdonateci, perché te differenti da quelli di una famiglia con un bambino e fatto male… la svolta di Giorgia, cantante romana amatissima e con quindi la cosa mi crea un po’ di ansia. Sto imparando, ma Veniamo alla musica. Come stanno andando le prove? una lunga serie di dischi e hit alle spalle, è una vera e poi vedo alcune mie amiche che magari hanno due o tre Siete pronti? propria rinascita, artistica e personale, almeno stando a figli, lavorano in un ufficio, si occupano della gestione fa- Siamo alla fase finale, i pezzi sono stati scelti in maniera sentire le sue parole. Ci ha raccontato l’ultimo periodo migliare e quindi capisco che ce la si può fare senza trop- definitiva, provati, arrangiati, mancano giusto gli ultimi della sua vita con grande entusiasmo e onedettagli. Ci sono degli elementi nuovi all’instà, a cominciare dalla nascita di suo figlio e terno della band e questo comporta un po’ di «La maturità porta molte cose belle, non dei cambiamenti a essa legati, e l’intervista si lavoro in più: da un lato i musicisti devono vorrei avere vent’anni adesso, è troppo è trasformata in una piacevole chiacchierata imparare i pezzi, dall’altro però ne danno complicato. E poi, scusa, è giusto anche tra anticipazioni del tour, riflessioni personauna coloritura personale che per fortuna li godersi quello che hai guadagnato, no?» li e ricordi più o meno sfocati. Volete sapere modifica leggermente. Quando suoni e canti se Giorgia è stata l’unica cantante italiana a le stesse canzoni per anni, ogni tanto servoduettare con il baronetto Elton John? Leggete l’intervista pe preoccupazioni. Diciamo che mi tranquillizza, anche no dei cambiamenti, per ritrovare la spinta giusta e per qui sotto e lo scoprirete… se ti confermo che non è facile. respirare aria fresca. Ad alcune canzoni del passato, che Come farai per il tour? Porterai Samuel con te? in precedenza avevo persino stravolto, ho restituito la Immagino te l’abbiamo chiesto in molti, ma visto che Assolutamente, almeno per questi primi concerti, le an- forma originaria, mi sono un po’ riappacificata con il vecmi hai appena parlato di tuo figlio, mi chiedevo quan- teprime. Con me ci sarà anche il mio compagno, per cui chio repertorio. Di diverso c’è sicuramente un suono che to sia cambiata dal punto di vista organizzativo la tua sono tranquilla a riguardo, ma in ogni caso vorrei portar- prima non avevo e poi la solita tensione per i pezzi nuovi vita di cantante e, ormai, mamma. lo in modo da non perdermi neppure un attimo della sua che non abbiamo mai suonato dal vivo, ovviamente, senÈ durissima, mi tocca ammetterlo. In questi giorni, per crescita. Non mi fa impazzire l’idea dei viaggi lunghi o za tralasciare, come dicevo prima, le mie canzoni più faesempio, stiamo facendo le prove e, a un certo punto, il degli spostamenti, ma cercheremo di capire strada facen- mose, perché comunque la gente le vuole sentire, non c’è mio direttore musicale ha pietà di me e mi lascia andare do. Poi bisognerà anche sperare che gli piaccia, che sia modo di evitarle. Anche giustamente, a pensarci bene. a casa perché ho necessità di preparare la cena, mangia- un bambino da tour come si suol dire, perché nonostante Sei una di quelle cantanti che ama stravolgere il prore assieme a Samuel e al mio compagno, fare le cose che abbia due anni ha già una bella personalità definita e se prio repertorio? ogni mamma deve, insomma. Ci va un’organizzazione una cosa non gli va, non c’è verso di fargliela fare. Io ho Un pochino, sì, ma capisco che ci sia chi invece vorreb-

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21/01 Roma, 24/01 Milano

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«Ho un po’ la tendenza a pensare in negativo e poi di meravigliarmi quando le cose vanno bene, un atteggiamento un po’ vigliacco verso la vita»

COLLABORAZIONI. Il brano Tu mi porti su contenuto nel nuovo album di Giorgia, è stato scritto per lei da Jovanotti.

be sentire i pezzi nella versione del disco. Per un artista, cambiare è un modo per evitare di ripetersi all’infinito, in fondo è un divertimento abbastanza innocuo e comprendo un musicista come Bob Dylan che dopo anni e anni si permette di modificare il passato a proprio piacimento. Sono certa che chi verrà ad ascoltarmi resterà soddisfatto, stavolta sarò molto fedele all’originale, ci saranno anche un paio di cover, avrò due coriste/cantanti eccezionali con cui sono in perfetta sintonia. C’è tensione dunque, ma

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quella si scioglie una volta che comincia lo show. Ti è mai capitato di scendere dal palco con la sensazione di aver fatto un brutto concerto? Mi succede spesso di non essere troppo soddisfatta di me stessa, ma credo sia normale per una cantante, io poi sono molto pignola e a volte esagero con la ricerca della perfezione. Pensare di aver fatto un brutto concerto però mai, sarà che sono pure fortunata ad aver sempre suonato con dei musicisti eccellenti, dei professionisti, quindi è quasi

impossibile che si verifichi un’evenienza del genere. In passato le emozioni mi condizionavano di più, ora sono molto in pace e quando canto mi lascio andare completamente, riesco a godermi il concerto nella sua totalità. Prima parlavi di un suono nuovo e inedito, un particolare piuttosto evidente anche nel tuo ultimo album, Dietro le apparenze, molto più dance e pop che in precedenza. È vero, hai ragione, e anche il concerto sarà così. Avevo bisogno di un suono nuovo, ma soprattutto avevo bisogno di un suono, e per fortuna Michele Canova, il produttore, mi ha dato una grossa mano nel rivestire i pezzi di colori inediti e molto moderni, quello che ci voleva insomma. Ci sono delle ballad e dei brani più veloci, ma Michele ha dato un’impronta al tutto, rendendo il disco molto ben definito, era proprio ciò che stavo cercando. Hai scritto anche una buona parte del disco, con l’aiuto del tuo compagno. Alcuni brani, è vero, ma questa volta, dopo la nascita di mio figlio, ho avuto un vero e proprio blocco creativo, è stato orrendo. Mi sedevo davanti al computer in cerca di suoni o parole ma non usciva nulla, è stata una sensazione tremenda. Poi, per fortuna, magicamente mi è ritornata l’ispirazione, anche grazie alla collaborazione con altri autori, ho avuto in regalo una canzone da Eros Ramazzotti, una da Lorenzo Jovanotti e una terza da Marina Rei. Più di così che potrei volere? Lo chiedo spesso ai musicisti e mi sembra un quesito perfetto anche per te, visto quello che mi hai appena raccontato. Credi ci sia un numero finito di canzoni dentro di te? Questa è una bella domanda. Sì, credo sia così ed è una cosa a cui penso molto spesso. Mi spiego meglio: immagino che sia possibile andare avanti a comporre per sempre, ma esiste certamente una fase magica della tua carriera in cui tutto ti riesce alla perfezione. Esiste un disco perfetto e quando l’hai fatto… beh l’hai fatto, basta così. Poi ci sono i geni, penso a Stevie Wonder, che ne infilano a ripetizione, ma sono eccezioni in un panorama mondiale o anche solo italiano. L’album in cui ti esprimi al massimo delle potenzialità, dove c’è tutto di te, inciso e composto nel momento giusto. Ecco, ne esiste uno soltanto di disco così. Tu l’hai già inciso il tuo capolavoro personale? Mi viene da dirti di sì, anche se spero davvero che non sia così (risate). La mia grande paura è di rendermene conto solo dopo aver passato un limite, non voglio dover pubblicare dei dischi inutili o poco ispirati, mi auguro di avere la lucidità per capire quando sarà meglio smettere. O che qualcuno me lo dica, al limite! Hai dichiarato che il tuo ultimo album rappresenta una nuova ripartenza. Ti immaginavi che fosse così bello ricominciare una seconda volta? Assolutamente no, è stata una sorpresa bellissima, ancora lo è, mi stanno capitando cose inaspettate e molto appa-



LIVESTYLE Giorgia

ganti. Il disco sta andando benissimo, non sapevo se la Cambiando discorso, nel tuo passato ci sono anche abbia chiamata, essere coinvolta nella sua trasmissione è gente mi avrebbe accolta con il calore consueto e ho sco- esperienze radiofoniche. Le rifaresti? stato importante ed emozionante. Partecipare alle prove perto con piacere di aver anche conquistato altro pubblico. Subito, è stata una delle cose più belle e divertenti che io generali, cantare in studio con l’orchestra, l’ansia della Ho un po’ la tendenza a pensare in negativo e poi di me- abbia fatto nella mia vita. Mi manca da morire, credo esi- prima... Ho fatto le sigle del programma, come voleva ravigliarmi quando le cose vanno bene, un atteggiamento sta una mal di radio, come il mal d’Africa (risate). Ho fatto Fiorello, è stata una sua idea, un grande regalo come puoi anche un po’ vigliacco verso la vita, se vuoi. In fondo, è sia la fascia del mattino che quella serale e mi sentivo la bene immaginare. Pensa che bello giocare con il trucco e una sorta di autodifesa, un modo per proteggersi anche protagonista del film Talk Radio, tanto per dire. Ho comun- i costumi, ho persino indossato un vestito della Carrà dedall’esterno, ma bisogna imparare a gestire le gli anni Sessanta, mi sentivo una bambina nel emozioni e, con un tipo di lavoro come il mio, negozio di dolci. Ho cantato canzoni per me «Esiste un disco perfetto e quando capire che a volte le critiche servono per mainedite, tra l’altro. Insomma, Fiorello è davvel’hai fatto… beh l’hai fatto, basta così. Poi turare e andare avanti. ro un fenomeno, gli riesce bene tutto, è travolci sono i geni, penso a Stevie Wonder, che Leggi articoli, recensioni e interviste che ti gente, ha sempre la battuta pronta, è un artista ne infilano a ripetizione, ma sono eccezioni riguardano o preferisci non farlo? vulcanico. in un panorama mondiale» Non l’ho mai fatto molto, diciamo che ho Per chiudere, ho letto che sei l’unica artisempre paura di vedermi fraintesa e quindi sta italiana ad aver cantato con Elton John. faccio fatica, però li leggo eccome. Quando ero più gio- que intenzione di riprendere, non ora che sono impegnata Davvero? vane soffrivo maggiormente, ma era un riflesso della mia coi concerti, ma spero ce ne sia l’occasione quanto prima, Così scrivono in Rete… vita incasinata. è comunque molto impegnativo e mi manca il tempo per Non vorrei dire una sciocchezza, ma penso di aver solo I vantaggi dell’invecchiare… fare tutto. La radio ti arricchisce tantissimo, è diversa da cantato prima di lui nel suo concerto a Roma. Potrebbe Hai proprio ragione, è davvero così! Si tende spesso a dare qualunque altro mezzo di comunicazione, così affascinan- anche essere e io non mi ricordo, i neuroni sono quello al passare del tempo e all’invecchiamento una connota- te e creativa. che sono (ride, ndr). Sono certa di essere stata invitata da zione negativa, mentre in realtà è il contrario. La maturità Il tempo per collaborare alla trasmissione di Fiorello, Il lui nel suo camerino e di essermi trovata assieme a Elton porta molte cose belle, non vorrei avere vent’anni adesso, più grande spettacolo dopo il weekend, l’hai trovato vo- John e al maestro Pavarotti, pensando di essere un’intruè troppo complicato. E poi, scusa, è giusto anche godersi lentieri immagino… sa! È stato gentilissimo e mi ha fatto molti complimenti, quello che hai guadagnato, no? E come facevo a dire di no? Sono onorata che Fiore mi ma non ricordo di essermi esibita con lui.

giorgia e il cinema

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a passione della cantante romana per il cinema e le colonne sonore ha spesso dato buoni frutti anche per quel che riguarda la sua carriera personale. Dopo aver vinto il Nastro d’Argento per Gocce di memoria, brano inserito in La finestra di fronte di Ozpetek, Giorgia ha avuto l’opportunità di regalare altre canzoni al mondo della celluloide. A cominciare da Per fare a meno di te (Solo un padre di Luca Lucini) e proseguendo con Ora lo so, brano scritto per lei da Michele Placido e Nicola Piovani e inserito ne Il grande sogno. Interessante, infine, il suo adattamento di My Life di Pharrell Williams per la soundtrack italiana del film d’animazione Cattivissimo me e intitolata Tu sei.

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03/02 Udine, 04/02 Rimini, 13/02 La Spezia


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Marco Mengoni

UOMO SUPERUOMO Il nostro racconto su Marco Mengoni è iniziato con Onstage di novembre, in occasione della partenza del Solo 2.0 Tour. Ora che siamo giunti quasi al termine possiamo considerare la prova di questi mesi superata con un bel dieci e lode.

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di Francesca Vuotto - foto: Alessio Pizzicannella

uando abbiamo incontrato Marco Men- batticuore, il web in delirio alla ricerca di foto e video dei sappia chi sono». Niente male per un ventiquattrenne (ha goni per la prima volta, in occasione del- live e, non da ultimo, giornalisti e critici in fila per intervi- compiuto gli anni il giorno di Natale), il quale fa decisala partenza del Solo 2.0 Tour, ci ha un po’ starlo e pronti a fare marcia indietro sui pregiudizi legati mente invidia a tante persone ben più mature anagraficaraccontato, come spesso avviene in que- al suo essere uscito, per quanto vincitore, da un reality mente, ma ancora alla ricerca della propria identità e del sti casi, aspettative e sentimenti alla vigilia del debutto. come X-Factor. proprio scopo nella vita. «Non credo di riempirli i palazzetti, ma non me ne frega Niente ansia da prestazione all’inizio e un ottimo riL’ormai indiscusso talento è ciò che lo ha portato niente... sono importanti le idee, la creatività, non i nume- sultato alla fine, non si può chiedere niente di meglio. La dove si trova adesso, con un percorso che, dopo il botri... Non voglio togliere tempo e spazio all’idea, che deve grande sicurezza sbandierata prima della tournée potreb- to nella terza edizione di X-Factor, gradualmente gli essere la prima preoccupazione di un artista». ha fatto guadagnare terreno sulla strada delAveva quindi le idee molto chiare il ragazzo ed la celebrità e della crescita musicale, con una «una storia artistica finisce perchÈ era sicuro di quello che avrebbe dovuto essere lo escalation che di solito garantisce solide radici. il pubblico non ti segue più oppure perchÈ spirito con cui salire sul palco. Anche rispetto allo tu non hai più nulla da dire. Io spero di spettacolo vero e proprio non aveva dubbi: «Sono DALLA “MATTITà” ALLA “SOLITUDINE” essere padrone della mia morte musicale» Finito X-Factor, esce l’EP omonimo del brano che anche molto attratto dalla teoria del superuomo di Nietzsche e quindi mi piace fare le cose in grande. ha presentato in finale, Dove si vola, che fin da suVoglio rendere il concerto uno spettacolo, mi piace l’idea be far pensare a Marco Mengoni come a uno spavaldo (e bito fa capire quanto Morgan, capitano della sua squadra, di lavorare sulla scenografia in modo che segua il concept anche un po’ spaccone), ma non è così, nulla di più lon- ci abbia visto giusto: si aggiudica infatti il disco di platidel disco. Ho tante carte in mano e voglio giocarmele tut- tano dal vero. La tranquillità con cui vive le situazioni la- no con più di 60.000 copie vendute. La vittoria del talent te, anche se ci sono pochissimi soldi. Ma non fa niente, ce vorative è semplicemente frutto di una profonda consa- show di Raidue prevedeva anche, per la prima volta, la li facciamo bastare. L’importante è che tutti, intendo io e il pevolezza, del proprio talento e dei propri obbiettivi: ciò partecipazione di diritto al Festival di Sanremo e quindi mio team, siano disposti a farsi un mazzo così». E a quan- gli permette anche di rimanere con i piedi ben piantati per nel febbraio 2010 Mengoni si cimenta subito con l’ardua to pare, ora che la tournée volge al termine con le ultime terra. «Se non credessi nel mio talento sarei già tornato prova della kermesse. Manco a dirlo, sfodera anche in tre tappe a Udine (3 febbraio), Rimini (4 febbraio) e La a casa a studiare architettura o a lavorare in un bar», ci questa occasione le sue carte vincenti e si piazza al terzo Spezia (13 febbraio), il mazzo se lo sono fatto tutti e anche aveva raccontato. E, riguardo al sentirsi un interprete o posto. I trionfi non finiscono qui e si porta a casa anche i numeri hanno dato ragione al cantante di Ronciglione. In un cantautore, aveva coraggiosamente sentenziato «Ma un’altra grande soddisfazione: viene pubblicato l’album questi tre mesi, è il caso di dirlo, se ne sono viste di tutti i sai cosa? Non mi va di stare dentro alle categorie. Non è Re Matto e Marco conquista immediatamente le vette delle colori: location stracolme, biglietti andati a ruba, fan con il importante che lo sappiano gli altri, è importante che io classifiche e, per la seconda volta in pochi mesi, il disco di

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IL PRINCIPE “MARTELLO”. Qualche curiosità su Marco Mengoni. Prima del successo a X Factor e la consacrazione discografica, giocava a pallavolo nel ruolo di “martello”. Il suo colore preferito è il verde mentre come libro sceglie Il piccolo principe di Saint Exupéry e come film Le iene di Quentin Tarantino.

platino. Sempre in quest’anno arrivano anche due Wind vero album (pur senza rinnegare quelli passati) perché ci bre) che con il precedente. Il tour promozionale del disco Music Awards e il Best European Act agli MTV Europe si è dedicato anima e corpo in tutti gli aspetti sbattendo la debutta subito con due tappe decisive per qualsiasi artiMusic Awards: quest’ultimo riconoscimento lo fa entrare faccia sulla musica, parafrasando una sua dichiarazione. sta: il Mediolanum Forum di Milano e il Palalottomatica definitivamente nella storia come primo artista italiano Come suggerisce il titolo stesso, l’argomento principe è di Roma. Anche questa volta più che di concerti si tratta a vincere questo titolo. Anche il 2011 ha in serbo per lui la solitudine, ma nella sua accezione più positiva. Deve di veri e propri spettacoli fatti di canzoni e arricchiti da grandi gioie che non sono altro che i frutti un corpo di ballo di una quindicina di eledi tanti sacrifici e fatiche, stando a come si menti, diversi cambi d’abito, trucchi e pet«Se leggo dieci commenti e due sono negativi, approccia al suo lavoro. tinature ad arte e visual proiettati su dei mi soffermo solo su quelli. Quando finisco Per quanto il Re matto Tour sia andato megaschermi che sovrastano la linearità un concerto analizzo solo le cose che sono bene (più che un tour si è trattato di un della scenografia. andate male, su quello che è andato bene non c’è vero e proprio show-evento con la regia di Il tutto per coinvolgere il pubblico e bisogno di aggiungere altro» Luca Tommassini, con tanto di una sculfargli toccare quasi con mano le emoziotura gigante sul palco e ospiti a sorpresa ni che Marco racconta con la sua voce. I che il cantante scopriva di volta in volta insieme al suo infatti essere intesa come momento per richiudersi in se pezzi della scaletta sono innanzitutto quelli di Solo 2.0, ma pubblico) di certo lui non si è seduto sugli allori: «Se leggo stessi, ascoltarsi, fare autocritica e ricominciare il proprio provengono anche da Re Matto, talvolta caratterizzati da dieci commenti e due sono negativi, mi soffermo solo su cammino proprio a partire da quello che si è compreso. arrangiamenti totalmente nuovi. Il lavoro svolto durante quelli. Quando finisco un concerto analizzo solo le cose Anche questa volta le attese non vengono tradite e il disco l’incisione dell’ultimo disco ha portato esiti quasi inaspetche sono andate male, su quello che è andato bene non c’è salta subito in pole position nelle classifiche. Non a caso il tati che toccano l’elettronica e il rock, non solo il pop melobisogno di aggiungere altro. Vedo la perfezione e quindi nostro eroe compare per ben due volte nella recente lista dico a cui siamo soliti associare la sua produzione, e ciò è non sono mai realmente soddisfatto». E così, il 27 settem- dei dischi più venduti nel 2011 in Italia, sia con quest’ul- chiaro anche durante il live. A dimostrazione, ancora una bre, arriva Solo 2.0, che Mengoni definisce il suo primo timo lavoro (anche certificato con il disco d’oro in dicem- volta, che ha stoffa da vendere e che in poco tempo, con il

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SOLO 2.0 TOUR LA SCALETTA

Nella prima parte del tour che ha seguito l’uscita di Solo 2.0, Marco Mengoni ha proposto uno show di quasi due ore e mezza. Ecco tutti i brani in scaletta.

Searching (Solo 2.0) Un gioco sporco (Solo 2.0) In viaggio verso me (Re Matto) La guerra (Re Matto) In un giorno qualunque (Re Matto) Uranio 22 (Solo 2.0) Psycho Killer (Dove si vola) L’Equilibrista (Solo 2.0) Credimi Ancora (Re Matto) Dove si vola (Dove si vola) Lontanissimo da te (Dove si vola) Questa Notte (Re Matto) No stress (versione Marco Mengoni) Mangialanima (Solo 2.0) Tonight (Solo 2.0) Come ti senti (Solo 2.0) Stanco (deeper inside) (Re Matto) Un finale diverso (Solo 2.0) Fino a ieri (Re Matto) Tanto il resto cambia (Solo 2.0) Dall’Inferno (Solo 2.0) Solo ( Bolero) (Solo 2.0) Solo (Vuelta Al Ruedo) (Solo 2.0)

giusto allenamento, Marco può arrivare a spodestare tanti LA CARRIERA È MIA E ME LA GESTISCO IO una nuova avventura. Discografica o magari anche artiindiscussi campioni della musica italiana, anche d’annata. E ora cosa ci dobbiamo aspettare da questo 2012? Il ragaz- stica in generale, considerata l’estrosità del personaggio: E a rincarare la dose sulla sua bravura, che è così ufficial- zo ci ha abituato bene e non può essere da meno. Fugate basti pensare che oltre che seguire da vicino la regia di mente certificata, ci si è messo anche un big del cantau- definitivamente le voci su una sua nuova partecipazione quest’ultimo tour, ha anche ideato la graphic novel Solo torato italiano come Lucio Dalla, che ha voluto Marco su a Sanremo dopo l’uscita dell’elenco ufficiale degli artisti 2.0, con la collaborazione del disegnatore Daniele Zed BerMeri Luis, brano che fa parte dell’ultimo alretta e del suo produttore Stella Fabiani, e che bum del cantante bolognese, Questo è amore. tutti coloro che hanno comprato il disco han«Se non credessi nel mio talento sarei già In proposito, intervistato da Il Giornale, lo no potuto scaricare dal suo sito. E sul lungo tornato a studiare architettura o a lavorare ha infatti elogiato accostandolo a un noto termine? Un ragazzo dotato di grande spiriin un bar. Non mi va di stare dentro alle genietto di Minneapolis ed elevandolo un to di osservazione e così attento non poteva categorie. Non è importante che lo sappiano bel po’ di spanne sopra di tutti i connazionanon essersi fatto un’idea delle dinamiche che gli altri, è importante che lo sappia io» li: «Non lo conoscevo, ma ha una voce increseguono le carriere dei cantanti. Ci ha infatti dibile, sembra Prince. Potrebbe diventare un rivelato che secondo lui «Sono due le cose che talento internazionale quando i nostri cantanti arrivano al in gara (resa nota a metà gennaio), resta quella relativa decretano la fine di una storia artistica: il pubblico che non massimo a San Marino. In futuro spero di fare qualcosa di alla sua presenza come rappresentante del nostro paese ti segue più oppure tu che non hai più nulla da dire. Io più completo con lui». all’Eurofestival, successore di quel Raphael Gualazzi che è spero di essere padrone della mia morte musicale». Quel E non si sa mai che non appena Marco avrà stato il nostro portabandiera l’anno scorso. Visto il bagno che abbiamo capito è che Mengoni vuole giocarsi la partita un po’ di tempo, finiti gli impegni legati a questo di folla di questa sessione invernale non è difficile pensare fino in fondo ed essere padrone del proprio destino; di cerdisco, i due non architettino qualcosa di originale a una nuova serie di date per il Solo 2.0 Tour, specialmente to cercherà in ogni modo di rimanere al comando della sua e innovativo, considerate le particolari qualità del cantato se si considera che la stagione estiva è all’orizzonte, e poi barca, senza mai perdere di vista la rotta e quel legame con di entrambi. chissà, magari l’eterno insoddisfatto Mengoni si tufferà in le emozioni e la realtà che lo rendono così vero.

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LIVESTYLE I biglietti del tour di Jovanotti sono in vendita presso i negozi Fnac!

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IL FUTURO è ORA Nel suo messaggio di fine anno su Facebook, Lorenzo ha parlato di anno magico che si chiudeva, augurandosi di viverne uno altrettanto importante. Un disco da record, un tour dallo straordinario successo, il dolore per l’incidente di Trieste che ha listato a lutto quello che doveva essere il coronamento di una cavalcata trionfale ma che ha messo una volta di più in luce l’umanità di Jovanotti. Il 2012 riparte con un mese di concerti. La festa è ancora qui. di Massimo Longoni - foto: Francesco Prandoni

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rieste, 12 dicembre 2011. Il palco in costruzione per il concerto di Jovanotti si accartoccia all’improvviso portando con sé la vita di un ragazzo di 21 anni, Francesco Pinna. Stupore, cordoglio e dolore. Di Lorenzo in primis, che non ci pensa un attimo ad annullare la data triestina e tutte quelle in programma di lì alla fine dell’anno, mettendo in freezer un tour dagli esiti trionfali. Un destino oltre che crudele beffardo, un fulmine a ciel sereno quasi a voler ricordare che nulla è definitivo e sicuro, soprattutto se si tratta di felicità. Perché questo epilogo doloroso non deve far dimenticare come il 2011 sia stato forse l’anno più importante nella carriera di Lorenzo. Adesso il tour riparte il 2 febbraio proprio da dove si è fermato suo malgrado, da Trieste. Con il pensiero che corre spesso a Francesco e alla sua famiglia, Jovanotti si lancia in un mese di nuovi concerti su e giù per l’Italia, da Bologna a Taranto, da Torino ad Aci Reale per chiudersi il 28 e 29 con una doppia festa al Palalottomatica di Roma. ANNATA STRAORDINARIA Se il 2012 è pronto a ripartire di slancio, i ricordi del 2011 sono ancora vivi. Un anno vissuto a grande velocità all’insegna della contemporaneità, del “qui e ora”. Ora come il titolo di un album ambizioso (e rischioso), ancora vivo nonostante la sua pubblicazione risalga ormai al 25 gennaio dell’anno scorso, a dimostrare di essere una scommessa vinta contro il parere di molti. Saldamente nella top ten dei dischi più venduti a dodici mesi dall’uscita, iTunes l’ha certificato come il più scaricato dell’anno, mentre la FIMI, federazione dell’industria discografica nostrana, ha indicato l’album come più venduto in assoluto in Italia. Ma siccome questi sono tempi in cui le classifiche di vendita contano sempre meno per via dell’assottigliarsi dei numeri, lo status dell’album viene forse ancora di più sottolineato dal suo successo sul fronte radiofonico, vera cartina di tornasole del gradimento del pubblico. Cinque singoli, tutti finiti nella top 5 dell’airplay

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«Non è più una questione di “bello o brutto” ma di energia. Lady Gaga ha più energia dei Radiohead o dei Red Hot Chili Peppers. è la musica di oggi e a me interessa sempre ciò che racconta il mio tempo»


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02/02 Trieste, 04/02 Bologna, 06/02 Taranto, 08/02 Acireale... Il calendario completo del tour di Jovanotti su onstageweb.com

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ORA TOUR: LA SETLIST Ecco tutti i brani protagonisti del fortunatissimo show che Lorenzo ha portato in giro per l’Italia durante il 2011.

Megamix (Ora, 2011) Falla girare (Buon Sangue, 2005) La porta è aperta (Ora, 2011) Amami (Ora, 2011) L’elemento umano della macchina (Ora, 2011) La notte dei desideri (Ora, 2011) Mezzogiorno (Safari, 2008) Medley acustico Le tasche piene di sassi (Ora, 2011) Come musica (Safari, 2008) A te (Safari, 2008) Ora (Ora, 2011) Tutto l’amore che ho (Ora, 2011) Io danzo (Ora, 2011) Battiti di ali di farfalla (Ora, 2011) L’ombelico del mondo (Lorenzo 1990 - 1995) Mi fido di te (Buon sangue, 2005) Medley acustico Bella (Lorenzo 1997 - L’albero) Ciao mamma (Giovani Jovanotti, 1990) Raggio di sole (Lorenzo 1999 - Capo Horn) Punto (Safari, 2008) Serenata rap (Lorenzo, 1994) Piove (Lorenzo, 1994) Una storia d’amore (Buon sangue, 2005) Lungomare (Ora, 2011) Fango (Safari, 2008) Quando sarò vecchio (Ora, 2011) Ragazzo fortunato (Lorenzo, 1992) Il più grande spettacolo dopo il Big Bang

(Ora, 2011) Baciami ancora (Singolo, Baciamo ancora) La bella vita (Ora, 2011)

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radiofonico, tra cui Ora, l’ultimo in termine cronologico, estratto a dicembre quando in teoria l’effetto propulsivo dell’album sarebbe dovuto essere ormai esaurito e divenuto in breve tempo il brano più trasmesso in Italia. Senza dimenticare le onorificenze, come quelle degli Onstage Awards: i lettori e la giuria hanno votato Ora come miglior disco dell’anno - premio che si aggiunge a quelli vinti come miglior artista e per il miglior video (Tutto l’amore che ho). Alla fine anche la trasmissione dell’anno, quel Più grande spettacolo dopo il weekend di Fiorello che ha battuto ogni record di ascolto, ha dovuto fare i conti con Lorenzo, prendendone in prestito il titolo di una canzone e vedendolo protagonista in qualità di ospite. «Non c’è dubbio che si tratti dell’annata più straordinaria della mia carriera», ha commentato Jova intervistato da Onstage a fine novembre.

idee, pensieri, progetti ed emozioni ma anche nella sede virtuale per un dj set (come accaduto, in diretta, lo scorso 13 gennaio). E con Facebook non è stato da meno. Sulla sua bacheca non trovano solo spazio messaggi più o meno promozionali o stati d’animo da condividere con i fan, ma ha per esempio inaugurato il 2012 pubblicando quelli che ha definito “sonetti sgangherati”: dal sonetto della nonna a quello mitico, da quello amoroso a quello primitivo, una serie di composizioni trovate nel cassetto dei ricordi, abbozzi di idee e composizioni risalenti a un anno fa e adesso portate alla conoscenza del pubblico, per tastarne in diretta l’effetto e curioso di vedere se quei semi sono ora in grado di germogliare. Lorenzo ha reso caldi, sistemi di comunicazione che rischiano di essere freddi. Ha mischiato mondi diversi, proprio come nel disco: “È questa la vita che sognavo da bambino/un po’ di Hello Kitty un po’ di Tarantino” reEMOZIONI PIÙ CHE OPINIONI cita in Megamix, traccia d’apertura. Allo stesso modo ha Eppure le incognite, dopo il successo di un lavoro come reso estremamente caldo e umano un album nato prinSafari e di un singolo tradizionale e melodico come Baciami cipalmente con basi e macchine. «L’elettronica lascia ancora, non erano poche, testimoniate dalle difficoltà ini- ampi margini di manovra creativa e poi è molto umana. ziali nella gestazione dell’album. «Dopo un paio di mesi Se ci pensiamo bene, siamo circondati da questi oggetti, passati in studio con i miei collaboratori mi sono fermato la nostra ormai è una esistenza cablata. Per cui dobbiaperché il suono che cercavo non veniva fuori - raccontava mo esaltare le tecnologie mentre ci sforziamo di far uscire Lorenzo l’anno scorso a Onstage. Mi sono reso conto che il sangue dai fili elettrici, di tirare fuori l’elemento nel mio iPod stava girando quasi solo musica elettronica umano dalla macchina». Operazione riuscita. Quelle e molta dance, anche la più popolare tipo David Guetta tra umanità ed elettronica, sudore e tecnologia, sono o Black Eyed Peas. Era state per Lorenzo un periodo in cui ascolCherubini dicotomie «Gli artisti possono ancora tavo più volentieri gli virtuose che lo hanno sensibilizzare, ma è importante album di Rihanna che accompagnato lunil modo in cui si dicono certe cose. quelli dei cantautori, go tutto il 2011, prenPrima una canzone poteva parlarti e allora ho deciso che dendo corpo nel tour iN ANTICIPO, oggi ci sono i social bisognava assecondare seguito alla pubblicaquel momento». network e il web in generale» zione del cd. Se la diL’istinto a volte può retta conseguenza di più della ragione. E alla fine anche la critica che, di fronte una lavoro dance ed elettronico potevano essere speta un disco meno “suonato” e impegnato dei suoi prede- tacoli impostati in larga parte su basi preregistracessori, avrebbe potuto storcere il naso, si è tolta il cappel- te, con il rischio che il tutto potesse sembrare freddo e lo. L’idea vincente di Jovanotti questa volta è stata quella sintetico, ci si è trovati invece di fronte a un’ondata di di raccontare il suo tempo più attraverso la musica che energia come mai prima d’ora. «Sarà il mio concerto i testi, plasmando emozioni più che opinioni. E ha fatto più suonato in assoluto - aveva promesso Lorenzo. Ci centro. «Possiamo ancora sensibilizzare le persone - ha sarà molta elettronica ma sarà tutta prodotta dal vivo, sul detto a Onstage - ma l’importante è il modo in cui si dico- palco». no certe cose. Anche perché siamo bombardati di notizie È stato di parola. Perché ci può essere calore in suoni e rischiamo la saturazione. Io per primo, quando ascolto campionati, a patto che al loro interno si muova intelledella musica, voglio qualcosa che mi porti da un’altra par- gibile l’elemento umano. Da qui uno show battezzato “in te con la testa. Fino a qualche tempo fa una canzone pote- 4D”: la quarta dimensione è lui, Lorenzo, che si stacca da va parlarti in anticipo su tutto e tutti, oggi oltre ai media trovate scenografiche e beat sintetici per rapire con la sua ci sono i social network e il web in generale. Non bisogna carica e l’entusiasmo contagioso. «Non è più una questiopensare che gli artisti siano impauriti. Io per lo meno non ne di “bello o brutto” ma di energia. Lady Gaga - i suoi ho paura a mettermi in gioco, non me ne frega niente, l’ho pezzi, il suo modo di proporsi - ha oggi più energia dei sempre fatto. Cerco solo di essere efficace». E, consapevo- Radiohead o dei Red Hot Chili Peppers, con tutto il rile che la musica oggi rischia di invecchiare precocemente, spetto per queste band che hanno scritto la storia del rock dopo aver affidato all’album un’altra missione Lorenzo in maniera indelebile. I Black Eyed Peas sono più creativi ha riversato le notizie, le informazioni, le opinioni sui so- della maggior parte dei jazzisti in circolazione. I loro testi cial network. di cinque parole funzionano, raccontano dove siamo oggi. È la musica di adesso e a me interessa sempre la musica L’ELEMENTO UMANO NELLA MACCHINA che racconta il mio tempo». Oltre che il titolo del suo album, “ora” è la parola chiave per comprendere il momento artistico e umano di Loren- IL LEGAME CON IL PUBBLICO zo. Ora come contingenza, contemporaneità, tempo reale. Una scaletta di più di trenta pezzi, rigida non per piQuello della sua vita filtrata attraverso la Rete. Jovanotti grizia ma perché funzionale a uno spettacolo che deve ha per esempio utilizzato Twitter in modo pionieristico girare come il meccanismo di un orologio svizzero. per l’Italia, trasformandolo in un mezzo in cui riversare Calibrato tra balli sfrenati e momenti di intimità, sca-


«Come spettatore sono molto esigente, per cui lo sono anche riguardo ai miei concerti. Cerco sempre di realizzare lo spettacolo che vorrei vedere, ci metto tutto me stesso»

tenate cavalcate e ballate spaccacuore, dove i molti estratti dall’ultimo album costruiscono l’ossatura su cui possono innestarsi in maniera organica le hit di vent’anni di carriera. Ed è giusto che una macchina da guerra di questo tipo abbia ottenuto risultati straordinari: un tour capace di triplicare il pubblico raccolto con la tournée di Safari che già aveva raddoppiato l’audience di quella precedente. Insomma, un’escalation palpabile ed esemplificabile nella crescita esponenziale di date in città importanti come Milano, che nel 2011 ha messo insieme sei serate contro le due che ve-

nivano fatte abitualmente. Risultati figli del successo dell’album, ma anche del passaparola sulla qualità dell’evento live. «Io sono fermamente convinto che sia il momento più importante per un artista, perché è dal vivo che determini il legame con il pubblico - spiegava Jova a Onstage. Quando vado a un concerto pretendo il massimo: se esco deluso, è difficile che riesca a mantenere un vero rapporto con l’artista che ho visto. Il live è la prova definitiva. Se uno show non mi convince, poi stranamente non mi piacciono neanche i dischi dello stesso progetto.

Come spettatore sono molto esigente, per cui naturalmente lo sono anche riguardo ai miei concerti. Cerco sempre di realizzare lo spettacolo che vorrei vedere, ci metto tutto me stesso fregandomene dei rischi». La gente ha capito e apprezzato. Al punto che il nuovo impulso alla vendite dato dalla riedizione accompagnata dal dvd del tour è spiegabile in parte ipotizzando che molti quelli che già avevano acquistato Ora abbiano fatto il bis solo per potere avere la testimonianza di uno show memorabile. Che ora riprende a girare l’Italia. Chi se lo è perso è ancora in tempo.

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Il racconto della stagione musicale dal vivo con fotografie e approfondimenti sui piÚ importanti eventi live dell’ anno 220 pagine, 200 foto, 120 artisti, 11 fotografi. Prefazone di CESARE CREMONINI ORDINALO SU www.onstageweb.com


I biglietti del tour dei Negrita sono in vendita presso i negozi Fnac!

Negrita

VIVA LA VITA!

La storia dei Negrita racconta di un gruppo che proprio quando rischiava di implodere ha trovato la forza per ribaltare la situazione diventando, in pochi anni, la migliore rock band italiana, artisticamente e commercialmente. Pau e soci hanno cambiato il proprio destino imbarcandosi per un lungo viaggio accompagnati da valigie piene di ottimismo e curiosità . Un atteggiamento che mantengono ancora oggi e da cui dovremmo tutti prendere spunto. PerchÊ la vita, nonostante tutto, è dannatamente bella. di Daniele Salomone - foto: Alessio Pizzicannella

live

31/01 Firenze, 03/02 Padova, 04/02 Roma, 07/02 Torino... Il calendario completo del tour dei Negrita su onstageweb.com



LIVESTYLE Negrita

N

on ho mai incontrato i Negrita. Il nostro tino di fianco?», ndr). Credo che il titolo dell’album sia Pau: La musica arriva sempre prima, si genera dall’emounico contatto risale al 2009, un’inter- chiaro a tutte le buone anime che riescono a tenere gli zione pura, è acqua di rock, viene fuori spontaneamente. vista telefonica in cui Pau mi aveva par- occhi aperti. I problemi ci soverchiano, ma la vita può re- Per i testi abbiamo bisogno di più tempo perché vogliamo lato di HELLdorado (uscito poco prima) galare comunque gioia e bellezza. che la parola sia condizionata dalla melodia. Diciamo che e del tour successivo. Mentre raggiungo gli uffici della Quindi non è un disco pessimista ma nemmeno otti- il disco è stato lavorato in due parti. Una prima, musicaUniversal, con una decina di domande stampate su un mista. le, che è stata divertente, esplosiva, fisica, e una seconda, foglio, mi rendo conto che non ho aspettative parti- Pau: è un cocktail non ben precisato, ma anche nei pas- quella della stesura dei testi, cerebrale e psicotica. Abbiacolari per questo primo incontro. Un’idea sui Negrita saggi più incattiviti cerchiamo sempre di trovare una via mo faticato moltissimo ma siamo contenti perché dentro me la sono fatta, ma è piacevole e temo che l’immagi- di uscita. Fare cronaca non è il nostro mestiere, vogliamo l’album c’è la nostra personalità, con le frustrazioni, le nazione possa superare la realtà. Meglio non pensarci. parlare dei problemi lasciando spiragli di positività. Ci gioie, i dolori. La nostra vita è ben rappresentata. Quando entro nello stanzone delle interviste hanno ap- interessa dare speranza a una società che respira pessimiUn’altra parola chiave è proprio “melodia”. Su 13 pena finito di mangiare qualche panino. È l’unica e breve smo in dosi massicce rischiando l’overdose. tracce ci sono almeno 10 potenziali singoli. Trovo Danpausa di una giornata piena zeppa di impegni promo- Drigo: Dannato vivere contiene la dicotomia tra lo stupen- nato vivere un’ottima sintesi tra forma artistica e aczionali. Sono stravaccati sulle sedie. Pau vuole fumare do, coinvolgente vivere e la dannazione dell’uomo. L’in- cessibilità. («Dai, vicino alla finestra») e chiede un limoncello («O un vettiva non è mai stata troppo importante per noi, anche Pau: è una direzione che cerchiamo di seguire da un po’ qualunque ammazzacaffè!»), che però non arriverà mai. se in passato qualche sfogo l’abbiamo piazzato (Pau si di anni. Abbiamo sempre ascoltato musica che parlasse Lui, Drigo e Mac hanno l’aria di tre amici che lavorano vendica mettendo in testa a Drigo il flyer del disco, ndr). alle coscienze ma che fosse comunque accessibile. Se era insieme e stanno finendo la pausa pranzo e penso che Certi temi come la crisi, la fine del mondo nel 2012 (Mac: rock doveva essere grado di raggiungere molte persone, forse è tutto qui il segreto del rock’n’roll. L’atmosfera è «Nel 2013 i Negrita faranno una tournèe». Pau: «Un nuo- se era folk lo stesso. Ci ispiriamo ai grandi della musica, rilassata e proprio per questo fatico a ottenere attenzione. vo Zombie Tour, tutti morti», ndr), sono un tornado di smarcandoci dalla tendenze italiane in ambito rock. Poi cominciamo a scambiare qualche battuQuali tendenze? ta e lentamente mi lasciano entrare nel loro Pau: Provo a dirlo in poche parole. Spes«Credo che il titolo dell’album sia mondo. so i nostri colleghi, anche quelli telentuosi chiaro a tutte le buone anime che riescono Restiamo insieme quasi un’ora, una lun(Drigo finge di schiacciare un brufolo sul a tenere gli occhi aperti. I problemi ci ga chiacchierata in cui cazzeggio e serieviso di Pau, ndr), sembra che preferiscano soverchiano, ma la vita può regalare tà s’avvinghiano come amanti ventenni. I abbruttirsi piuttosto che aprirsi di fronte comunque gioia e bellezza» Pau Negrita credono molto in quello che fanno alla gente, come se la musica volesse esse(la consacrazione di questi ultimi anni lo re brutta per essere affascinante. Noi pendimostra) ma non vogliono prendersi troppo sul serio. negatività che si sta abbattendo sul genere umano. Che siamo l’esatto contrario. La musica è una tavola pittorica, Sdrammatizzare, restare positivi, è importante, nella vita motivo avremmo per continuare a battere lo stesso tasto? deve colorare l’esistenza, renderla più bella. Non bisogna quotidiana come nei dischi. Uscirò dallo stanzone con Andiamo oltre. aver paura di mostrarsi. C’è un pezzo nel nuovo disco, una sensazione di complicità che raramente ho provato “Consapevolezza” è una delle parole chiave di questo Bonjour, che è semplicissimo e parla della meraviglia di dopo un’intervista. L’idea “piacevole” che mi ero fatto album. Era nelle intenzioni fin dal principio? una domenica mattina. Avere la forza e il coraggio di scrisulla band toscana non era sbagliata. Siamo alla fine di Drigo: Come i due precedenti, anche questo disco nasce vere una canzone che può sembrare anche stupida, ma ottobre e lo spread già ci esce dalle orecchie. in un periodo di viaggi. Siamo stati negli Stati Uniti, nelle che parla di gioia, è importante. Significa mettere la legcittà più attive culturalmente e musicalmente, tipo New gerezza di fronte a tutto e così è il rock. È istinto. Questo è Visto il momento che stiamo vivendo, parto dal titolo. York, Nashville, Seattle, San Francisco. Poi siamo andati il tipo di musica che rappresenta i Negrita. Possiamo anDannato vivere suona decisamente attuale, ma forse vi in Spagna, a Berlino, a Londra. Il viaggio ha continuato che accollarci la responsabilità di essere gli ultimi paladiriferite a una condizione che per l’uomo è universale. a essere un tassello fondamentale del processo creativo, ni di un certo modo di intendere il rock, che poi è musica Pau: Entrambe le cose. Però si tratta di un disco che ab- ma l’esperienza è servita per i contenuti più che per la popolare. è musica pop-rock. Insomma, ci siamo capiti. biamo scritto in questo periodo e quindi parla del nostro musica. Il sound è una proposta dei generi che ci hanno Sulla parola “pop” abbiamo preso un grosso abbaglio tempo. Se hai ascoltato l’album come dici di aver fatto, da sempre affascinato, mentre dal punto di vista dei temi quaggiù. Significa popular, ma non ce ne vogliamo renne dubito (risate, ndr), avrai notato che lo spettro è mol- i viaggi sono stati più importanti che altre volte. Siamo dere conto. to ampio. C’è gioia, frustrazione, c’è la vita intera (Dri- volontariamente andati dove sapevamo che avremmo Pau: Abbiamo scritto un pezzo che s’intitola La musigo mette i piedi in testa a Pau, che sussurra sconsolato: trovato scintille, se non focolari, di positività. ca leggera è potentissima e direi che siamo stati piuttosto «Come faccio a parlare di una cosa seria con questo creE una volta in studio, da dove siete partiti? chiari sull’argomento. (Mac cerca d’intervenire ma Drigo

CUORE + PALLE

C’erano una volta i Negrita che piazzavano qualche singolo e poi sparivano. Dannato vivere apre (speriamo definitivamente) l’era dei Negrita che sfornano dischi compatti. In nome della semplicità.

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eglio non farsi troppe menate e arrivare subito al punto: il nuovo lavoro dei Negrita è un gran bel disco, il migliore in assoluto della band toscana. Sono belle le canzoni, perché di questo si tratta - un album di belle canzoni - e non è scontato come sembra. Almeno dieci (su tredici) tracce di Dannato vivere sono potenziali singoli. Mai in passato gli aretini avevano messo insieme tanta qualità, nostante HELLdorado e, ancora prima, L’uomo sogna di volare, mostrassero una crescita inequivocabile. Qui però siamo alla Mecca dei Negrita: d’ora in poi dovranno rivolgere il proprio sguardo a questo disco prima di rimettersi in cammino, qualunque sia la destinazione.

Tutto gira intorno ai concetti fondamentali del rock: melodia e istinto, cuore e palle. Il resto si adegua, la produzione artistica - preziosa eppure mai invadente - come le parole uscite dalla penna di Pau e Drigo, un misto di denuncia e speranza in qualche caso confuso ma sempre genuino. In sostanza Dannato vivere riesce dove molti dischi, anche più raffinati, falliscono: mette d’accordo bellezza e semplicità. Se si tratta del punto più alto della parabola dei Negrita, lo scopriremo con i prossimi lavori. Ma è certo che i toscani - in questo momento la migliore formazione rock italiana - sono cresciuti tantissimo, con una forza direttamente proporzionale al numero di bagagli di cui

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si sono liberati lungo la strada. Adesso, finalmente, la loro musica leggera è potentissima. D.S.

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Dannato vivere (Universal)

HHHHH



LIVESTYLE Negrita

lo interrompe e Pau incalza: «Montagli sopra, non quelle emarginate che spesso rappresentano un farlo parlare», ndr). grande serbatoio di umanità. Siamo dei rockettaMac: Da quando ci conosciamo (Drigo si toglie una ri cialtroni che si ubriacano e caracollano per terra scarpa e la porge a Mac come fosse un telefono. con sconosciuti che incontrano nei peggiori locali. Mac stà al gioco, ndr) non siamo mai stati fissati Se riesci ad adottare un certo codice comunicativo per un genere, per un artista, abbiamo sempre cer- diventi quello che dicevi tu. Le nuove generazioni cato nella musica qualcosa che ci parlasse. È un’at- perdono i riferimenti perché la musica oggi è comtitudine che abbiamo conservato. Disco dopo disco pletamente parcellizzata, non è più la via lattea a rinnoviamo ciò che siamo, per trovare entusiasmo cui puoi rivolgere lo sguardo con sicurezza. Noi e soprattutto nuove forme d’espressione. apparteniamo a una generazione che invece queCos’è esattamente la musica per i Negrita? sti riferimenti li ha avuti, ci s’incamminava su una Drigo: Per noi la musica è un giocattolo e lo studio strada comune e si condivideva. Nascevano anche è la sala giochi. Fin da quando l’uomo batteva con un sacco di figli (risate, ndr). Sembra anacronistico la clava sui tronchi per generare un ritmo (Pau dice ma invece è qualcosa di essenziale e credo che si di non ricordare quella sera, ndr) l’obiettivo è sem- debba promuoverlo come stiamo facendo ora. Non pre stato aggregare e comunicare. Le vibrazioni en- dobbiamo adeguarci a tutto in maniera passiva. Se trano in circolo e vanno a caccia di persone. Negli sentiamo l’esigenza di manifestarci in modo diveranni Ottanta eravamo tutti ottimisti, pieni di soldi, so abbiamo il diritto e il dovere di farlo. Noi usia(Mac e Pau si guardano e scuotono il capo come a mo la chitarra, ognuno usi i propri mezzi. dire “noi no!”, ndr) e la musica proponeva aspetti E con la comunicazione come la mettiamo? Siadistorti e desolati dell’umanità. C’era benessere e mo bombardati di notizie che disorientano, altro gli artisti potevano parlare di malessere. Negli anni che rifugio. Sessanta, invece, quando il pericolo della Guerra Drigo: La comunicazione ci martella parlandoci Fredda lasciava presagire il rischio di un’apocalis- solo dello schifo che produce l’umanità a tutti i lise, la musica è diventata velli. La negatività fa nosemplice, diretta. Si pentizia e soffiare sul fuoco «Il mondo si chiude ma noi si a Dylan, a Lennon: gli dobbiamo cercare di aprirci, alimenta altro pessimiartisti si sono assunti la smo. Dobbiamo uscire tendere la mano e responsabilità di parlare da questo vortice. ricostruire tutto dal basso Mac: La cosa positiva è chiaro e raggiungere più sfruttando il magnetismo gente possibile. Anche che possiamo farlo da che si crea tra le persone. oggi c’è sintonia nel sugsoli. Io ad esempio non Non dobbiamo aspettarci gerire un’inversione di voglio far vedere il telenulla dall’alto» Drigo tendenza positiva. giornale ai miei figli perQuale inversione? ché è una cosa cruenta Pau: Fuori controllo ha un ritornello che dice tutto. e quindi ho smesso di guardarli. Punto. Abbiamo È un momento di transizione, in cui stiamo met- altri modi per acquisire notizie. E pian piano noto tendo in discussione un sacco di cose. La prima- che sto meglio, perché non vengo preso a schiaffi vera nordafricana è un segnale inequivocabile, noi da tutta questa negatività. ci facciamo poco caso perché lo consideriamo un Drigo: La televisione ti ruba il tempo, ammazza la continente lontano, ma se ti affacci da Ragusa li tua personalità. è solo un sistema per venderti delle vedi. Si stanno manifestando sintomi di cambia- cose piazzato in casa tua. L’informazione è molto più mento che la gente comincia a comprendere. L’an- fruibile in Rete. dazzo è questo e abbiamo bisogno di farlo capire a Cambiamo discorso e chiudiamo con il tour. C’è chi ci ascolta. Con Dannato vivere abbiamo ritratto un salto evidente rispetto al passato: suonerete nei istintivamente questo nuovo vento. Non ci sentia- più grandi palazzetti italiani. Dove volete arrivamo profeti di nulla, siamo solo parte di un grande re? movimento. Pau: Sappiamo benissimo dove vogliamo arDrigo: Vorrei aggiungere una cosa (Pau prova a rivare, lo abbiamo chiarito in principio (Drizittirlo, nda). Una sera in America abbiamo incon- go: «Si, lo sappiamo: a Firenze, a Milano…», trato una tizio che attraversa il mondo in bicicletta, ndr) anche se ancora non stiamo lavorando lavorando nei posti in cui si ferma. Era tutt’altro sul live perché il disco è uscito da poco. Però è che un pazzo emarginato. Quando gli ho spiega- una cosa che cominciamo ad annusare, come to che facevo il musicista, lui mi ha detto: “Bravi, quando senti nell’aria l’odore della pioggia. tocca a voi”. Io: “Perché?”. La sua risposta mi ha Drigo: Io non ci sarò. colpito: “Tutti ora piangono. E cosa fa la mamma Pau: E non romperci sempre le palle! al bambino quando piange? Lo prende in braccio Come si adeguerà il vostro spettacolo a queste e gli canta una ninnananna”. È un’immagine bel- grosse location? lissima, in un paese in cui i controlli all’aeroporto Pau: È chiaro che cambia la scala di riferimento. ti fanno sentire un indesiderato. Il mondo si chiu- Location più grandi, produzione più grande. E de ma noi dobbiamo cercare di aprirci, tendere la maggiori responsabilità per noi: dobbiamo coprire mano e ricostruire tutto dal basso sfruttando il ma- più spazio con i nostri corpi. In tre dimensioni, pergnetismo che si crea tra le persone. Non dobbiamo ché vogliamo continuare ad arrivare in mezzo alla aspettarci nulla dall’alto. gente. Siamo nati nelle birrerie, nei centri sociali, In effetti, dagli anni Cinquanta in poi (ma for- siamo abituati a “uscire dallo schermo”. Qualcuno se anche prima) la musica ha svolto una funzione va ai concerti pensando di stare al cinema, con noi consolatrice. Ci ha offerto un riparo. Oggi che tutti il fattore ologramma non esiste. Andiamo sul palgli schemi stanno saltando, ne avremmo bisogno, co e cerchiamo di strappare l’anima delle persone ma temo che le nuove generazioni non avranno perché ci serve come nutrimento. Naturalmente questa fortuna. abbiamo bisogno di un suono che sia adeguato alle Pau: È la magia della musica che ci ha coccolato e dimensioni, ma che mantenga inalterata la nostra cresciuto. Noi siamo lì, in mezzo alla gente. Sappia- essenza. Altrimenti non funzioniamo più. Adesso mo cosa significa vivere con le persone, anche con vi prego datemi un amaro!

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Hell

disco

La discografia completa della band toscana.

1994 Negrita

1995 Paradisi per illusi

1997 XXX

1999 Reset

2001 Radio Zombie

2005 L’uomo che sogna di volare

2008 Helldorado

2011 Dannato vivere


ROCK’N’FASHION

IL CERCHIO P

ois contro strisce, che siano verticali o orizzontali, poco importa. Segni che rimandano sia a modelli ben precisi, soprattutto degli anni Sessanta, ma pure alla cara vecchia geometria che si studiava alle scuole elementari e medie. E, a pensarci bene, capita spessissimo di leggere in una recensione espressioni come “sound quadrato” per giustificare band particolarmente compatte. Oppure, il suono può diventare “rotondo”, se si tratta di un gruppo che risulta avvolgente e magari un po’ psichedelico all’ascolto. Insomma, le figure geometriche – cerchi, triangoli, linee, quadrati, cubi e via discorrendo - fanno parte del rock e del pop da sempre, a livello artistico, musicale e lirico. Allora, per celebrare degnamente questo inverno fatto di pois e strisce, come dicevamo in precedenza, regalatevi dei dischi a tema geometrico, ma che siano davvero degni di essere ascoltati. Potete comin-

ciare con Mer De Noms degli A Perfect Circle (nella prima foto a destra), eccellente lavoro di rock molto oscuro e avvolgente, come si conviene a personaggi del calibro di Maynard James Keenan, voce anche dei Tool e Billy Howerdel, per poi continuare, sulla falsariga di un rock potentissimo, ma velato di atmosfere latine e free-form, con Octahedron, ultimo album in studio del 2009 (ma attenti che sta arrivando quello nuovo) dei texani Mars Volta (nella seconda foto a destra). Del loro sound fanno anche parte lunghe dissertazioni psichedeliche, jam chitarristiche importanti e testi criptici che vanno spesso a comporre storie articolate e ricche di fascino. Troppo complesso? Allora dirigetevi senza timore verso l’acquisto di Parallel Lines, capolavoro dei Blondie su cui trovano spazio due pezzi senza tempo come Hanging On The Telephone e Heart Of Glass. New wave, power pop e qualche timido accenno

disco sono gli ingredienti del gruppo guidato dall’affascinante Debbie Harry, icona del rock al femminile. Linee, cerchi, tocca ora ai triangoli, con citazioni celeberrime. La copertina di The Dark Side Of The Moon dei Pink Floyd, per esempio, con quel prisma che è diventato uno dei simboli più conosciuti della storia del rock, ma pure Bizarre Love Triangle, splendido singolo degli anni Ottanta targato New Order. E in Italia, direte voi? Beh, come dimenticare Il triangolo di Renato Zero, tormentone disco pop del cantante romano. Ma forse, per rimanere nello stesso ambito geometrico, meglio consigliarvi sul serio l’album di prossima uscita - febbraio/marzo - di una nuova e promettente band, Il Triangolo, appunto. Il loro esordio, pubblicato dalla sempre più intraprendente Ghost Records, minaccia di diventare uno dei migliori di questo 2012. Quando lo ascolterete, ricordatevi del nostro consiglio. (S.G.)

Levi’s: cappellino a cuffia a righe, € 18

Paul & Shark: maglione girocollo a righe bianche e blu € 225

Replay: montgomery in lana con cappuccio, € 299

Eastpak: Floyd, zaino in Cordura con scomparto principale porta-laptop 15’’ e morsetto portachiavi, spallacci ergonomici, tasche frontali zippate e strap laterali con clip, € 70

Levi’s: pantalone in velluto a coste color tabacco, modello 519 skinny, € 110

Adidas: ZX 750 è un modello che rievoca il look e le caratteristiche delle scarpe da corsa ZX degli anni Ottanta, € 95

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ROCK’N’FASHION

O SI CHIUDE

Pimkie: cappotto a quadretti, con alamari e cappuccio rivestito di pelliccia, € 59,99

Pretty Ballerinas: ballerine in pelle stampata pois bianco e neri, € 149

L’Oreal Paris: Lumi Magique dà un perfetto risultato naturale a un colorito vellutato anti-lucidità.

Dolce&Gabbana Eyewear: prezzo al pubblico € 201,70

Mango: Top in voile nero a maxi pois bianchi con maxi fiocco, € 39,95

Pretty Ballerinas: minigonna nera a pois bianchi in viscosa, modello a ruota, € 95

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WHAT’SNEW

Musica, cinema, videogames, libri

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Un mese ricco di grandi album: Il Teatro Degli Orrori, Maccabees, Calibro 35, Korn, Trent Reznor/Atticus Ross e la nuova stella inglese Rebecca Ferguson.

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Le vite di quattro celerini raccontate in A.C.A.B., l’amicizia tra uomo e animale di War Horse, la vita di Margareth Thatcher in The Iron Lady, la straordinaria storia di Hugo Cabret e la commovente storia di Molto forte, incredibilmente vicino sono i film consigliati di questo mese.

Litfiba

Grande Nazione (Sony Music)

HHHHH

Non è oro tutto quel che è rock

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In questo numero games per tutti i gusti: lo spettacolo da ring di WWE 2012, il ritorno di Rayman in Rayman Origins e per finire un bel picchiaduro come The King Of Fighters XIII.

Tredici anni dopo Infinito, Piero Pelù e Ghigo Renzulli tornano a collaborare per un disco dei Litfiba. Grande Nazione è un album di rock duro e puro, ma non per questo completamente riuscito. di Daniele Salomone - foto: D&A Cesurala

A

chi poco ha considerato Piero Pelù e Ghigo Ren- stenevano di essere tornati per durare e non per batter notare come il risultato finale non concretizzi le intenzioni. zulli durante il decennio in cui non si sono par- cassa con un tour. Altrimenti perché rimettersi in gioco La filosofia non basta: mettere insieme tutti gli elementi lati, magari offeso del “tradimento” della sepa- e rischiare le chiappe con un album di inediti, di questi caratteristici del rock non serve a garantirsi un bel disco razione, Grande Nazione potrebbe sembrare nient’altro che tempi poi? Ai nostalgici piacerà riscoprire la rinnovata rock. Ci vogliono anche buone canzoni e una dose almeun dietrofront, un tentativo di riappropriarsi dei bei tempi alchimia tra i due ex-ex-amici: il nuovo disco dei Litfiba no discreta di ricchezza musicale. In questo senso Grande che furono. Della prima metà degli anni Novanta per la è un risultato superiore alla somma delle singole parti, Nazione è deludente. Escludendo qualche passaggio ben precisione, quando il gruppo principe della scena new molto migliore cioè di quanto fatto dai due singolarmente. riuscito (Elettrica su tutti), le tracce scorrono via senza suswave de’ noantri si era trasformato in una rock band un A chi ha seguito tutta la vicenda nella posizione di osser- sulti, mancano i ritornelli killer e i riff chitarristici che s’appo’ tamarra ma certo affascinante e piccicano alla testa di cui la discograunica in Italia. L’identità musicale dei fia dei Litfiba è piena. Le ballate sono La filosofia non basta: mettere insieme tutti gli elementi Litfiba nell’anno 2012 è nipote di quel solo abbozzate, sacrificate in nome caratteristici del rock non serve a garantirsi un bel disco rock. periodo, un incrocio tra il semi-metal di una virilità che alla lunga risulta Ci vogliono anche buone canzoni e una dose almeno discreta di Terremoto (1993) e il rock’n’roll di monotona. Oltretutto la voce di Pelù di ricchezza musicale. Spirito (1994). Chitarroni distorti, fatica a trovare quelle sfumature che bpm altissimi - a sentir loro è l’album sono (state) il suo marchio di fabbrica, più veloce di sempre - e niente fronzoli. Banditi i ricami: vatore neutrale, Grande Nazione sembrerà certamente una come la chitarra di Ghigo a cambiare timbro e intensità degli inserti elettronici di Mondi Sommersi non c’è traccia. botta di musica “a randa”, una ventata di rock istintivo, – banditi i suoni acustici, che pure non sono certo una beA chi invece ha seguito con apprensione prima il distac- quasi primordiale, che aiuta a distrarsi dalla deriva dan- stemmia nel rock (Led Zeppelin docet). Forse un produttoco e poi le rispettive storie parallele (i Litfiba di Renzulli ce verso cui il pop tutto sta andando. Oltretutto con una re esterno avrebbe giovato, ma è solo un’ipotesi. con un sosia di Pelù alla voce e Pelù solista più intristi- oggi-quanto-mai-necessaria critica al Sistema, quello degli I nostri giudizi, non solo musicali, dipendono spesso to che loco), Grande Nazione potrebbe sembrare molto squali e dei “buoni solo in tempo di elezioni”. Il nuovo di- dalle aspettative. Sono sincero: Grande Nazione mi ha dedi più. Innanzitutto una risposta a chi sorrideva della sco dei Litfiba è un campione di filosofia hard rock, picchia luso perché mi aspettavo molto di più. Di buono c’è che reunion pensando a quanto male stessero andando le ri- duro senza compromessi. Roba buona per i concerti. mi ha fatto venire voglia di riascoltare album come Spirito spettive carriere. Erano sinceri Piero e Ghigo quando soTuttavia l’osservatore neutrale non potrà fare a meno di e Terremoto.

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WHAT’S NEW Musica

Storie di ordinaria immigrazione

Dopo cambi di formazione, e il ritorno della line-up originale, e un lunghissimo tour che si è rivelato più duro del previsto, fa il suo ritorno Il Teatro Degli Orrori, quartetto che ha segnato in modo indelebile gli ultimi anni di musica rock in Italia.

Trent Reznor & Atticus Ross The Girl With The Dragon Tattoo (The Null Corporation)

HHHH di Marco Rigamonti

di Stefano Gilardino

È

certamente uno dei dischi italiani più attesi dell’anno, almeno in ambito strettamente rock, quello de Il Teatro Degli Orrori. Dopo un esordio fulminante, Dell’impero delle tenebre, e una conferma con A sangue freddo (sebbene di qualità inferiore, parere personale), ecco il quartetto guidato dal carismatico cantante Pierpaolo Capovilla alle prese con il difficile terzo disco, quello che spesso ha rappresentato un banco di prova insormontabile per molte band. Il mondo nuovo, concept album sul tema dell’immigrazione (infatti il titolo di lavorazione era Storia di un immigrato, con chiaro riferimento al capolavoro di De Andrè), è un lavoro ricco di sfaccettature, denso e molto lungo, ben sedici

tracce, che deve essere affrontato con molta calma. Quelle contenute al suo interno sono storie italiane, spesso da cronaca nera, che raccontano quanto sia terribile la condizione di chi si trova a cercare una vita o un mondo nuovo nel nostro paese. Il rock affilato, a volte diretto, in altri casi molto più sperimentale, del Teatro serve a musicare la vita degli altri, come nei casi di Doris, Adrian, Ion, Vivere e morire a Treviso, Martino, ma pure a ricordarci che esistono Gli Stati Uniti d’Africa o a viaggiare sulla rotta Cleveland-Baghdad. Settanta minuti per ribadire senza mezzi termini di essere ancora la forza trainante e creativa della musica rock in Italia.

Per fortuna ci sono le certezze nella musica. Prendi il lento ma impietoso crescendo di Parallel Timeline With Alternate Outcome, che spinge la risonanza ai limiti della sopportabilità umana per poi spegnersi improvvisamente nel silenzio. O l’impasto sonoro di Pinned And Mounted, dove anche dopo un’analisi certosina rimane difficile distinguere gli strumenti a corda dalle percussioni. Sono solo due indizi, ma bastano per portare dritti a quel genio di Trent Reznor. Insieme al fido Atticus Ross (già programmatore nei suoi NIN), sforna quasi 40 schizzi drammatici e concettuali, con due cover da brividi (Immigrant Song e Is Your Love Strong Enough?) per il primo capitolo cinematografico della saga Millennium. Un’altra di quelle colonne sonore che quando c’è giustizia vincono l’Oscar ma che in ogni caso si lasciano ascoltare che è una meraviglia.

Calibro 35

Ogni riferimento a persone esistenti... (Luce/Calibro 35)

HHHH di Stefano Gilardino

Registrato e composto a New York, Ogni riferimento… è quasi un instant record, capace di immortalare i Calibro 35 al massimo della forma (e della pressione, visto il poco tempo in studio a disposizione, una settimana o poco più), calati perfettamente nell’atmosfera della grande Mela nonostante i riferimenti – per nulla casuali – siano quelli su cui hanno costruito una storia personale sempre più appagante. La bella notizia è che dei dodici brani inseriti nel disco, ben dieci sono composti dal quintetto, con solo due classici omaggi a Piccioni (New York New York) e a Morricone (Passaggi nel tempo). Ad aumentare la soddisfazione, la consapevolezza che ormai anche i Calibro 35 rivaleggino coi maestri e che originali come New Dehli Deli, Uh ah brrr e Massacro all’alba siano già dei piccoli classici.

Il Teatro Degli Orrori Il mondo nuovo

(La Tempesta/Universal)

HHHHH Gnut

Korn

Rebecca Ferguson

(Metatron)

(Warner)

(Sony Music)

Il rumore della luce

HHH di Marcello Marabotti

Un disco che si distingue. In un periodo in cui l’indie cresce e spunta come il rock’n’roll negli anni ’50, Claudio Domestico, in arte Gnut, riesce a distinguersi. Sarà l’influenza di Piers Faccini, uno che ha collaborato anche con Ben Harper ed al quale Claudio ha già aperto diversi concerti a La Maroquinerie di Parigi; saranno anche le collaborazioni illustri (Mauro Pagani, Rodrigo D’Erasmo su tutti); sarà che Gnut traccia un percorso fatto di piccole parole chiuse nel Rumore della luce, al buio di un Interno notte; sarà l’artwork di Giuseppe Boccia; sarà anche tutto questo, ma altro non è che una splendida cornice per un album che rimane all’ascoltatore, convinto che questa, sia prima prova di tante sorprese.

Heaven

The Path Of Totality

HH di Claudio Morsenchio

Uno dei migliori libri usciti di recente porta il titolo di Retromania e l’autore, Simon Reynolds, è un autorevole critico musicale inglese. Il tema trattato è quello dell’ossessivo accanimento ad attingere dal nostro passato, al fine di trovare qualche idea veramente nuova per i nostri tempi. Ascoltando il nuovo Korn, un pastone fra refusi nu metal e loop elettronici senza capo né coda, si è presi da un effetto malinconia che porta ad ascoltare infinite volte Follow The Leader, capolavoro di ben tredici anni fa. Ci si prova a trovare qualcosa di buono nel nuovo disco, ma nonostante la rivoluzione sonora e un paio di passaggi riusciti, la monotonia ci assale, rimandando la tanto attesa riscossa della band.

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HHHH di Marco Rigamonti

Il periodo d’oro dei talent show è tramontato da un pezzo. Tradotto in un linguaggio più schietto: X-Factor ha rotto le palle. Ma ciò non esclude che ogni tanto questo format un po’ logoro possa regalare sorprese gradite. È il caso di Rebecca Ferguson da Liverpool, classificatasi seconda nell’edizione britannica del 2010. Un timbro di voce a metà tra la dolcezza di Gabrielle e la ruvidità di Macy Gray, pezzi intensi e qualitativamente un gradino sopra agli standard, con uno stile popsoul che non può esimersi dal paragone con l’attuale regina del genere: Adele. Chi è ancora in preda al giustificato ascolto compulsivo di Someone Like You aggiornerà la sua playlist con la splendida Teach Me How To Be Loved, mentre chi non riesce a fare a meno di Rolling In The Deep troverà nuovi spunti in Glitter & Gold. Ringraziamo X-Factor, per una volta.


WHAT’S NEW Musica

The Answer

Leonard Cohen

(Spinefarm)

(Sony Music)

Revival

HHH

Old Ideas

HHHH

di Guido Amari

Hot List

di Claudio Morsenchio

Dieci brani della playlist di Più che revival, come da titolo del terzo album degli irlandesi, dopo due buoni episodi da recuperare eventualmente, bisogna constatare come l’uso (e abuso, a dire la verità) delle sonorità Seventies sia ormai una consuetudine radicata nella scena rock mondiale, con hard e blues a fare spesso da collante sonoro con musiche più attuali. Gli Answer, molto probabilmente, non hanno granché a cuore la necessità di essere considerati un gruppo contemporaneo o innovativo e mostrano di aver settato la propria personale macchina del tempo attorno alla metà dei Settanta, puntando su riff belli rocciosi, chitarre elettriche e amplificatori a palla, confermando come quel sound possa ancora riservare belle sorprese. Una ricetta classica, insomma, in cui bisogna solamente (ma è più difficile di quanto sembri) dosare gli ingredienti con sapienza, miscelando hard rock, blues e ballate al fulmicotone. Non saranno dei campioni assoluti – si sente la mancanza di una hit di peso – ma il loro sporco lavoro lo sanno fare alla grande. Se vi basta, fatevi sotto…

Quando ci si trova davanti a uno dei maestri contemporanei della letteratura, della poesia e della musica, si prova una (normale) sudditanza psicologica non indifferente. In quasi sessant’anni di carriera, Cohen ha contaminato il mondo con la sua personale visione dei sentimenti, la sua opinione introspettiva in merito al significato dell’esistenza, dell’amore, delle relazioni. Reduce da un tour mondiale sold out pressoché ovunque, il fuoriclasse canadese, torna con un album di inediti dopo oltre otto anni di assenza. Old Ideas prosegue il suo infinito percorso di contaminazione, rendendo ancora più etereo e impalpabile il suono degli strumenti e della melodia a favore del suo carisma compositivo e dalle sue inconfondibili interpretazioni baritonali. Tutto è accentuato da una spiritualità positiva, che fa da collante fra tutti i pezzi e funge da asse portante di tutte le atmosfere proposte. Ai suoi monologhi fanno da supporto la consueta leggiadria pop, alcune sfumature jazz e una spropositata classe, caratteristica di unicità.

The next big thing

ALBERTINO Tra i volti e le voci più conosciute di Radio Deejay, ai cui microfoni lavora fin dal 1978, Albertino è presente nel palinsesto ogni settimana con Asganaway, 50 Songs e lo storico Deejay Time.

1

Me Myself And I

De La Soul

Il secondo disco dei Maccabees è una gemma destinata a diventare il trampolino di lancio per la band di Londra. Sorprendentemente maturo, Given To The Wild ha già prenotato un posto tra i migliori dischi del 2012.

3 Feet High And Rising

di Marco Rigamonti

Paid In Full

L

i conoscete i Maccabees, vero? Bene, dimenticate tutto. Scordatevi l’andatura sostenuta alla Strokes e l’attitudine post-punk dei Futureheads. Perfino la voce di Orlando Weeks - che a volte poteva capitare di confondere con quella di Kele dei Bloc Party – sembra avere cambiato colore. L’intro chiarisce inequivocabilmente il nuovo disegno sonoro: tappeti silenziosi, falsetto filtrato quasi Sigur Ros e arpeggio di chitarra gentile che si avvicina lentamente e presenta il primo vero pezzo, Child - a conti fatti ottimo manifesto dell’intero disco.

Partendo da atmosfere dilatate, un accompagnamento di fiati interviene sottovoce e poi si fa sempre più pomposo; un momento di riflessione e il ritmo raddoppia, la voce si fa più presente e il climax viene raggiunto con un breve ed estatico assolo di chitarra. Anche nei rari episodi in cui il ritmo si alza, il freno a mano rimane tirato per non scalfire l’aura di maturità e la decisa ricerca di un equilibrio giudizioso che contraddistingue il terzo disco della band londinese, spiazzante e coraggiosa opera dai contorni fiabeschi.

(Tommy Boy, 1989)

2

3

Eric B

Paid in Full (4th & B’way/Island, 1987)

Everybody Wants To Rule The World Tears For Fears

Songs From The Big Chair (Mercury Records, 1991)

4

Where The Streets Have No Name U2

The Joshua Tree (Universal Music, 1987)

5

The Rockafeller Skank Fatboy Slim

You’ve Come a Long Way (Skint Records, 1998)

6

Jump Around House Of Pain House Of Pain (Rhino, 1992)

7

Rhythm Is A Dancer Snap!

The Madman’s Return (Bookmark, 1991)

8

Born Slippy Underworld Born Slippy (Wax Trax! Records, 1995)

The Maccabees Given To The Wild

9

(Fiction/Cooperative)

Yellow

Coldplay Parachutes (Emi, 2000)

HHHHH 10

Empire State Of Mind Jay-Z

The Blueprint 3 (Roc Nation, 2009)

ONSTAGE

49

NOVEMBRE


WHAT’S NEW Cinema

A cura di Antonio Bracco

A.C.A.B.

Italia, 2011, 100 min. Cast: Pierfrancesco Favino, Marco Giallini, Filippo Nigro, Domenico Diele, Andrea Sartoretti di Stefano Sollima critica pubblico

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La violenza urbana raccontata dal punto di vista dei celerini. Il film di Stefano Sollima, acclamato regista della serie TV di Romanzo Criminale, è unico nel suo genere nel raccontare una storia dal punto di vista di quattro poliziotti del Reparto Mobile, noto un tempo e ancora oggi come la Celere. Prendendo spunto dall’omonimo libro del giornalista Carlo Bonini che sotto una forma narrativa raccontava la vita, i pensieri e gli scheletri nell’armadio

di alcuni poliziotti veri, il film costruisce le vite di quattro personaggi che svolgono una mansione non comune, ma come qualunque lavoratore hanno problemi personali. E spesso riversare questi ultimi sul lavoro è ciò che non dovrebbero fare. L’acronimo A.C.A.B. che significa All Coppers Are Bastards (tutti i poliziotti sono bastardi) è nato in Inghilterra negli anni 80 ed è stato reso popolare dal gruppo Oi! dei 4-Skins.

War Horse

Hugo Cabret

The Iron Lady

USA, 2011, 146 min.

USA, 2011, 125 min.

Uk, 2011, 105 min.

Cast: Jeremy Irvine, Peter Mullan, Emily Watson, David Thewlis, Benedict Cumberbatch, Stephen Graham, Tom Hiddleston

Cast: Asa Butterfield, Ben Kingsley, Chloe Moretz, Sacha Baron Cohen, Ray Winstone, Emily Mortimer, Jude Law

Cast: Meryl Streep, Jim Broadbent, Harry Lloyd, Richard E. Grant, Olivia Colman, Roger Allam, Nicholas Farrell

di Martin Scorsese

di Phyllida Lloyd

di Steven Spielberg critica pubblico

HHHH HHH

Albert è un giovane ragazzo inglese legato da un’amicizia indissolubile con un cavallo di nome Joey. Il giovane si dedica tutti i giorni all’animale, domandolo e addestrandolo. A causa di sopraggiunti problemi economici, il padre di Albert è costretto a vendere Joey alla cavalleria britannica impegnata nella Prima Guerra Mondiale. Albert decide di arruolarsi nelle file dell’esercito alla volta del fronte al di là della Manica per tentare di ritrovare il suo amato cavallo, coinvolgendo commilitoni inglesi, soldati tedeschi e fattori francesi. Questa travagliata avventura narrata dal punto di vista dell’animale è diretta nientemeno che da Steven Spielberg, innamoratosi all’omonimo romanzo di Michael Morpurgo dal quale la storia è tratta.

critica pubblico

HHHH HHHH

critica pubblico

Hugo Cabret è un ragazzino orfano che vive da solo nei meandri di una stazione ferroviaria parigina negli anni 30. Dopo essersi imbattuto in un macchinario da ricostruire e in una ragazza eccentrica, Hugo entra in contatto con un anziano e misterioso gestore di un negozio di giocattoli, finendo risucchiato in una magica avventura. Questa storia, tratta dal libro La straordinaria invenzione di Hugo Cabret di Brian Selznick, racconta l’avventura di un ragazzo pieno di inventiva il quale, mentre cerca la chiave per far luce su un segreto legato alla vita di suo padre, finisce per migliorare quella delle persone che lo circondano. Primo film in 3D per il regista autore di innumerevoli capolavori e premio Oscar per The Departed, Martin Scorsese.

ONSTAGE

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Margaret Thatcher, ex Primo Ministro britannico ormai ottantenne, fa colazione nella sua casa in Chester Square, a Londra. Malgrado suo marito Denis sia morto da diversi anni, la decisione di sgombrare finalmente il suo guardaroba risveglia in lei un’enorme ondata di ricordi. Al punto che, proprio mentre si accinge a dare inizio alla sua giornata, Denis le appare, vero come quando era in vita: leale, amorevole e dispettoso. Lo staff della cosiddetta Lady di Ferro manifesta preoccupazione alla figlia Carol per l’apparente confusione tra passato e presente dell’anziana donna. Altra magistrale interpretazione di Meryl Streep che neanche quest’anno perderà la nomination all’Oscar. La statuetta però le manca dal 1983 quando la vinse per La scelta di Sophie.

50

GENNAIO

Molto forte, incredibilmente vicino Usa, 2011, 129 min. Cast: Tom Hanks, Thomas Horn, Sandra Bullock, Zoe Caldwell, John Goodman, Max von Sydow di Stephen Daldry critica pubblico

HH HHH

Tratto dall’omonimo e secondo romanzo dell’apprezzato autore Jonathan Safran Foer, pubblicato nel 2005. Ambientato nel 2001 all’epoca del crollo delle Torri Gemelle di New York, il film racconta la storia di un bambino di nove anni di nome Oskar che resta orfano del padre proprio a causa di quegli attentati. Travolto da un inconsolabile sconforto, trova tra gli oggetti del genitore scomparso una misteriosa chiave. Oskar si mette in testa di scoprire a quale serratura appartiene e cosa c’è dentro quel “qualcosa” di chiuso, dando il via a una sorprendente odissea, dai toni esilaranti e commoventi al tempo stesso. Il libro è stato adattato per il cinema da Eric Roth, vincitore dell’Oscar per la sceneggiatura di Forrest Gump.



WHAT’S NEW Videogames

WWE 2012 (THQ) Disponibile per: PS3 - Xbox 360 - Wii

Genere: Beat ‘Em Up

HHH

Due mesi fa la THQ aveva proclamato la fine della mitica serie SmackDown Vs Raw (inaugurata nel 2005 grazie all’unione delle due popolari simulazioni videoludiche di wrestling), lanciando un inequivocabile segnale di cambiamento attraverso l’annuncio del nuovo WWE 12. A prodotto testato bisogna dire che la svolta c’è stata: non certo una rivoluzione, ma i tanti (piccoli e grandi) miglioramenti rendono questo episodio decisamente godibile sia per i fan della disciplina, sia per chi è in cerca di un po’ di divertimento spettacolare “all’americana”. Tanto per cominciare la scelta dei lottatori non è mai stata così ampia: alle superstar contempo-

ranee (come John Cena e The Undertaker) si affiancano nomi più freschi, mentre con un minimo di dedizione (o attraverso degli appositi contenuti scaricabili) si possono sbloccare le cosiddette “leggende” (come ad esempio Animal, Booker T e Edge). Per quanto riguarda le tipologie di gioco, oltre alle due modalità principali (WWE Universe e Road To Wrestlemania) è possibile cimentarsi in combattimenti personalizzabili fino all’osso: ecco quindi – tra gli altri - le immancabili Royal Rumble e Tag Team, i frenetici Cage Match e le spassose lotte tra Divas. Sul ring ci attende una novità non da poco: manca qualsiasi tipo di segnalazione del nostro livello di salute, energia e adre-

Rayman Origins (Ubisoft)

nalina. Dobbiamo contare esclusivamente sulla nostra capacità di interpretazione per considerare le prossime mosse, basandoci sulle reazioni dei lottatori e sulle ottime animazioni che testimonieremo in seguito a colpi inferti o ricevuti. Siccome gran parte dell’estetica del wrestling sta nello show che gira intorno al match, è ovvio che le azioni speciali e le fasi più spettacolari abbiano beneficiato di un trattamento di favore per quanto riguarda la cura nei dettagli; insulti gratuiti, mosse acrobatiche, “esecuzioni finali” epiche e sottomissioni varie (attivabili con il giusto tempismo) sono la ciliegia sulla torta di un titolo solido, ben strutturato e con un alto tasso di rigiocabilità.

The King Of Fighters XIII (SNK Playmore)

Disponibile per: PS3, Xbox 360, Wii, 3DS, PS Vita

Disponibile per: PS3, Xbox 360

Genere: Platform

Genere: Beat ‘Em Up

HHHH

HHH

C’era una volta il 2D (Rayman, 1995). Poi arrivarono le famigerate tre dimensioni (Rayman 2, 1999 e Rayman 3, 2003). C’è stato spazio anche per gli ibridi, naturalmente (Rayman Raving Rabbids, 2006 e Rayman Hoodlum’s Revenge, 2005). Ma ora Ubisoft ha deciso di tornare alle origini in tutto e per tutto, come si evince già dal titolo. E quindi l’ultimo arrivato della serie è… (rullo di tamburi) un vero e proprio platform bidimensionale. Esatto: in barba al treddì e ai motori grafici di ultima generazione, il nostro curioso personaggio scorre veloce e spensierato da sinistra a destra e dall’alto in basso proprio come farebbero un idraulico baffuto o un porcospino blu. Ma sgombriamo il campo dagli equivoci: nonostante queste citazioni d’altri tempi Rayman Origins non può e non deve essere considerato come una mera operazione nostalgia destinata ai giocatori vecchia scuola. Forte di un design pregiatissimo e di una giocabilità che riesce con saggezza ad armonizzare movimenti classici e accorgimenti originali, Origins dipinge un divertimento semplice ma non scontato, fruibile sia dai professionisti della vecchia scuola che dai più giovani neofiti abituati alle acrobazie di Lara Croft.

Nei tempi in cui Street Fighter e Mortal Kombat si prendevano a mazzate per aggiudicarsi lo scettro del migliore “picchiaduro a incontri” in circolazione, spuntarono diversi cloni che riempirono le sale giochi di mezzo mondo sull’onda del successo delle due blasonate serie targate Capcom e Midway. Un videogioco in particolare – tale Fatal Fury, sviluppato da SNK – divenne un’alternativa credibile e si meritò il ruolo di terzo antagonista. Intorno alla metà degli anni 90 la SNK abbandonò la serie e decise di dare vita a King Of Fighters, una sorta di sequel “spirituale” di Fatal Fury, con il quale però non condivideva la trama. Oggi assistiamo alla tredicesima incarnazione di KOF, ennesimo severissimo beat ’em up basato su incontri uno contro uno rigorosamente in due dimensioni – ma con una grafica e delle animazioni da urlo. Sappiate che qui non si fanno sconti: la fortuna c’entra poco o niente, vince chi è più bravo a inanellare combo e chi riesce a pensare strategicamente in tempi brevi. A differenza della maggioranza dei prodotti in circolazione, King Of Fighters XIII non fa di tutto per diventare un titolo accessibile a chiunque e se ne vanta pure: lottatori amatoriali, qui il gioco si fa duro. Uomo avvisato…

Blueglue consiglia:

Libri

Titolo/Store

Consigliato a chi...

Trine 2 (Xbox Live, Marketplace) Pullbox (Nintendo 3DS) Kirby Mass Attack (Nintendo 3DS)

...ama i platform stilosi che richiedono anche un pizzico di logica. ...è in cerca di un puzzle game immediato e intrigante. ...non è ancora passato al 3DS e sente la mancanza della singolare pallina rosa.

A cura di Stefano Gilardino

Jussi Adler-Olsen

Donato Zoppo

Gianni Ziccardi

La donna in gabbia

Prog - Una suite lunga mezzo secolo

L’ultimo hacker

(Marsilio)

(Marsilio)

(Arcana)

Ennesimo nuovo talento del giallo scandinavo che, a cominciare da Henning Mankell, ha letteralmente conquistato l’attenzione degli amanti del noir, anche grazie al successo della trilogia di Millennium di Stieg Larsson. Il danese Adler-Olsen, vendutissimo in tutto il mondo, è qui alle prese con la prima avventura della Sezione Q della Omicidi, con protagonisti credibili e una storia che mette angoscia e tiene inchiodati fino all’ultima pagina in un crescendo di rara efficacia.

Forse a mezzo secolo ancora non ci arriviamo, soprattutto se si prende per buona la data di nascita del progressive nel 1969, con l’uscita di In The Court Of The Crimson King, ma è indubbio che meriti un saggio come quello di Zoppo. I nomi che contano ci sono ovviamente tutti - Yes, Genesis, ELP, Jethro Tull... -, ma è interessante soprattutto il corollario, ovvero le scene cosiddette minori e il progressive ai giorni nostri.

ONSTAGE

52

GENNAIO

Negli anni Novanta, Alessandro Correnti si faceva chiamare Deus ed era uno degli hacker più famosi al mondo. Ai giorni nostri, da quarantenne avvocato gli capita di finire coinvolto in un delicato caso di pedopornografia e in una tratta di cuccioli di cani dall’Est Europa. Gli toccherà, suo malgrado, confrontarsi con degli spietati criminali e, dopo l’arrivo a Milano del suo vecchio mentore, rivestire per la seconda volta i panni dello spietato hacker di una volta.



COMINGSOON marzo

I biglietti del tour di Noel Gallagher sono in vendita presso i negozi Fnac!

Noel Gallagher’s High Flying Birds

I

l 13 marzo tornerà in Italia. Noel Gallagher, dopo il grande clamore riscontrato con l’album solista e il sold out della data milanese dello scorso novembre, porterà il suo progetto High Flying Birds all’Atlantico di Roma per un concerto in cui proporrà un repertorio che sembra prendere le distanze da quel sound da stadio che caratterizzava gli Oasis. L’impronta, però, rimarrà quella, a partire dall’ultima traccia dell’album, Stop The Clocks, un brano che aveva rischiato di finire già in due album degli Oasis e ora sembra trovare la sua reale dimensione sonora. Una dimensione che nasce nel momento stesso in cui si ritrova in solitudine con la chitarra, a casa, e comincia a comporre. Noel sta attraversando un prolifico momento artistico

che gli ha permesso di scrivere ben due album contemporaneamente (il secondo è il progetto realizzato con gli Amorphous Androgynous in uscita nel 2012, ndr), senza che questo l’abbia aiutato a vincere l’ansia da palco: al chitarrista, infatti, non piace cantare e trovarsi sotto ai riflettori, luogo occupato in precedenza dal fratello Liam. I due, come noto, non parlano, neanche di Manchester City, di cui entrambi sono grandissimi tifosi, una passione accesa anche da Balotelli, “idolo” di Noel, come ci ha raccontato quando lo abbiamo incontrato: «Adoro Mario, secondo me il calcio ha bisogno di persone come lui, fuori di testa, perché altrimenti è troppo noioso. Lo bacerei in fronte. Ho sempre voluto conoscerlo, mi sembra un bravo ragazzo». È sempre stato un tipo particolare Noel. Sem-

bra che risponda lanciando una moneta, fino a quando non ti sorprende. «In Italia come in Inghilterra la classe politica è quella che è, il cambiamento non c’è mai. Abbiamo i nostri gadget, l’iPod, l’iPhone, l’iPad e non ci stiamo accorgendo di quello che sta succedendo. Quello che è incredibile con questa recessione è che siano spariti tutti i soldi e nessuno sa dove siano finiti. Sembra non importare a nessuno che la forbice tra i ricchi e la classe operaia stia aumentando». Gallagher si porta tutto questo on stage, fra la polvere del palco e le corde della sua Fender, suonando le canzoni che tutti chiedono, che tutti vogliono. A proposito, che canzoni suonerà Noel? «Suonerò molti pezzi che ho scritto io». Thanks Noel. (M.M.)

live

» BUD SPENCER BLUES EXPLOSION 01/03 Milano 02/03 Fosdondo di Correggio (RE) 03/03 Torino 04/03 Marostica (VI) 09/03 Arezzo 10/03 Roncade (TV) » CAPAREZZA 02/03 Perugia 03/03 La Spezia 10/03 Bologna 16/03 Roma 17/03 Montesilvano (PE)

24/03 Marghera (Ve) 26/03 Reggio Calabria » Elio e Le Storie Tese 02/03 Bologna 03/03 Torino 04/03 Torino 06/03 Trento 08/03 Milano 09/03 Milano 14/03 Biella 17/03 Brescia 18/03 Belluno (BL) 19/03 Pordenone 21/03 Padova

24/03 Ancona 25/03 Avezzano (AQ) 28/03 Pescara 31/03 Gallipoli (LE) » GIORGIA 03/03 Padova 05/03 Mantova 08/03 Bologna 10/03 Torino 11/03 Genova 13/03 Firenze 14/03 Udine 17/03 Ancona 20/03 Pavia 24/03 Acireale (CT)

ONSTAGE

27/03 Napoli 29/03 Livorno 30/03 Rimini » Il Teatro degli Orrori 02/03 Pordenone 03/03 Brescia 09/03 Cesena 10/03 Sant’Andrea Delle Fratte (PG) 16/03 Ripalimosani (CB) 17/03 Ciampino (Roma) 23/03 Bologna 24/03 Livorno 29/03 Milano

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GENNAIO

13/03 Roma

30/03 Torino 31/03 Torino

06/03 Milano 10/03 Roma

» James Morrison 22/03 Milano

» Noel Gallagher’s High Flying Birds 13/03 Roma

» Korn 18/03 Milano » La Fame di Camilla 10/03 Milano 16/03 Catania 14/03 Brescia » Litfiba 02/03 Firenze

» Pino Daniele 24/03 Cesena 29/03 Catania 31/03 Napoli » SUBSONICA 03/03 Marghera(VE) 09/03 Milano 10/03 Rimini




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