Onstage - Giugno

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ONSTAGE magazine N째 21 GIUGNO 2009

LENNY KRAVITZ KATY PERRY DEPECHE MODE LAURA PAUSINI TIZIANO FERRO AFTERHOURS


www.500bydiesel.com

Consumi: da 4,2 a 6,3 l/100 km (ciclo combinato). Emissioni CO2: da 110 a 149 g/km





6 // editoriale

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one love

Tutti i locali di Milano e Roma dove trovi Onstage Magazine

DI DANIELE SALOMONE

Estate, stagione di grandi appuntamenti live. Concerti, tour, festival e chi più ne ha più ne metta. Bisognerebbe possedere un alterego, un avatar magari, per poter assistere a tutti quelli che vorremmo. Solo a giugno si va dall’attesissimo ritorno dei Depeche Mode a Tiziano Ferro, passando per la prima nello Stivale di Katy Perry, Laura Pausini e il rock di Lenny Kravitz. Ce n’è davvero per tutti i gusti. Ma di questi straordinari artisti lasciamo che siano le pagine del magazine a parlare. Qui vogliamo celebrare due eventi che hanno 293 motivi per meritarsi l’attenzione dell’Italia. Uno per ogni vittima del terremoto che ha devastato l’Abruzzo lo scorso aprile. Roma e Milano ospitano due grandi eventi, voluti dagli stessi artisti che ne saranno protagonisti, per raccogliere fondi destinati alla ricostruzione delle zone terremotate e al sostegno della popolazione abruzzese. Il 20 giugno all’Olimpico va in scena la “Corale per il popolo d’Abruzzo”, la sera dopo San Siro si tinge di rosa con “Amiche per l’Abruzzo”. Due mega concerti, due serate di mobilitazione collettiva per una causa più che nobile. Fin dai tempi del “Concert For Bangladesh” di George Harrison (era il 1971), si fa un gran parlare dell’impegno della musica in iniziative di solidarietà. I più cinici, e non sono pochi, contestano il presunto opportunismo dei musicisti, i romantici credono invece nella buona fede di artisti e addetti ai lavori. Noi di Onstage ci schieriamo apertamente con questi ultimi. Che poi se in ballo c’è la possibilità di ricostruire un asilo, mettere a posto un ospedale, ridare serenità ad una famiglia, tutto il resto conta meno di zero. Quello italiano è un popolo profondamente eterogeneo, capace però di trovare grande coesione in occasioni straordinarie. Bisogna dimostrarlo ancora una volta.

Direttore Responsabile Emanuele Vescovo Direttore Editoriale Daniele Salomone d.salomone@onstageweb.com Art Director Federico Riva f.riva@ineditweb.com Progetto grafico Inedit srl via Pietrasanta, 12 20143 Milano info@ineditweb.com Rock ‘n Fashion Tom Sheehan

Hanno collaborato a questo numero: Andrea Beretta, Silvia Crivella, Susanna La Polla, Massimo Longoni, Roberta Maiorano, Vidino Nellagia, Gianni Olfeni, Virginia Ricotta, Marco Rigamonti, Giorgio Rossini,

Pubblicità Triveneto, Mantova, Emilia Romagna Ever Est s.n.c. via Roma 5/A - 35010 Limena (PD) Tel. 049.8849246 info@everestadv.it

Stampa Centro Stampa Quotidiani Spa Via dell’Industria, 52 25030 Erbusco (BS)

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Pubblicità Lazio, Umbria, Marche Download ADV srl via Sardegna 69 - 00187 Roma Tel. 06.42011918 Fax 06.42010787 info@downloadadv.it

Web http://www.onstageweb.com

Distribuzione Mario Vescovo m.vescovo@onstageweb.com

Onstage Magazine Registrazione al tribunale di Milano N°362 del 01/06/2007

Segreteria di redazione Eleonora Scigliano e.scigliano@onstageweb.com

ONSTAGE MAGAZINE_ON TOUR_GIUGNO 2009

DEPECHE MODE : 16/06 STADIO OLIMPICO ROMA - 18/06 STADIO SAN SIRO MILANO TIZIANO FERRO: 21/06 ARENA DI VERONA - 24/06 STADIO OLIMPICO ROMA laura pausini: 29/06 arena di verona katy perry: 23/06 idropark milano

onstage / maggio 2009

MILANO Bar Magenta BhangraBar Biblioteca Sormani Blender Bond Cafe Milano Cargo Colonial Caffè Cuore Deseo Elettrauto Cadore Exploit Frank Café Fresco Art Good Fellas Ied Item Jamaica Julien Café Kapuziner La Bodeguita del Medio La Fontanella Le Coquetel Le scimmie Lelephant Mom Morgans Pacino Café Pharmacy Store Radetsky Reefel Roialto Café Sergent Peppers Skip Intro Stardust Tasca Trattoria Toscana Twelve Volo Yguana ROMA 200 gradi 3 jolì american bar Anima Bali Circolo degli artisti Latte piu’ Comingout Club 32 Express St’a Salotto 42 Emporio caffe’ Chakra caffe’ Caffe’ friends Stairs club Freni e frizioni Casina dei pini Mom art Le sorelle Sugar c Caffe’ letterario Blob Blow club

Book Brasia Bulldog inn Charity cafè Club akab Deja’ vu Distillerie clandestine Fashion bar Fonclea Gregory’s jazz club Gusto I giardini di adone Il Bidone Il boom La locanda blues L’alibi Le Coppelle 52 Penny Lane Pride Pub Friend’s Art Café Birreria Martini Birreria Marconi Antilia Trillo Pub Fata Morgana Crazy Bull Take it easy café Simposio Mondo Perduto Pub Tumbler Black Falcon Roma Q’s Pub Barbagianni Rock Castle Café Old Trafford Coyote On The Rox Morrison’s Jamboree Il Barone Rosso Lettere cafè L’infernotto Living room cafè Locanda atlantide Magnolia Meo pinelli Micca club Mojbha Nag’s head New scarabocchio Open music cafè Open wine cafè Ore 20 Punto g Secrets cafè Sgt. pepper’s pub Sotto casa di andrea Sotto sotto Tam tam Tantra pop gallery Trinity college Tumbler Vinoteca novecento Zen.0


FA B R I C A

Š Benetton Group S.p.A. 2009 - www.benetton.com

Ita_OnStageMag_235x355_S16-17.qxp 28-05-2009 15:13 Pagina 2

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la musica letta dal vivo

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LIVESTYLE

10 ontour Gli appuntamenti live di giugno da non

perdere: The Killers, Eagles, Metallica e, sopratutto, gli eventi in favore dell’Abruzzo.

face to face 14 Interviste con Afterhours, Motel Connection e Simone Cristicchi. Tre storie diverse, italianissime e decisamente singolari.

54 rock ‘n fashion

20. TBAND

Marco, Luca, Alan e Fiammetta. Ovvero quattro ragazzi che vogliono realizzare un sogno.

Ospiti della rubrica moda di questo mese sono gli Oi Va Voi. Un mix di sonorità pop, musica elettronica e trazione ebraica. Semplice no?

soon 62 coming A luglio in Italia arrivano gli U2, Madonna,

Bruce Springsteen e i Placebo. Qualcosa da dire sull’offerta artistica del nostro Paese?

66 what’s new

I nuovi di Green Day e Eminem, il ritorno di Terminator (ma senza Schwarzenegger) e i soliti consigli per stare svegli di notte.

24. LAURA PAUSINI

Successo, successo e ancora successo. Eppure Laura non si scompone di una virgola.

70 onstage chiama deejay Radio Deejay e Onstage non c’è verso che si separino. E’ la volta di Albertino, Padre Fondatore della radiofonia italiana.

30. KATY PERRY

48. TIZIANO FERRO

36. DEPECHE MODE

42. LENNY KRAVITZ

In occasione del suo arrivo in Italia, vi raccontiamo la curiosa storia della nuova reginetta del pop.

Da dove vengono gli album dei Depeche Mode? Da qualche galassia lontana probabilmente.

onstage / maggio 2009

Paladino del pop colto. Tiziano è il primo di una nuova generazione di cantautori.

In tempi di crisi spuntano fuori i rivoluzionari. Ce n’è uno che vuole l’Amore al potere.



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GIUGNO

Gli appuntamenti di questo mese

The Killers 08/06 Verona

“A

re we human or are we dancers?” si chiedeva lo stravagante padre del gonzo journalism Hunter S. Thompson osservando critico come l’America stesse allevando una nuova generazione di ballerini. La risposta al compianto autore di Paura e delirio a Las Vegas arriva dai suoi giovani concittadini The Killers che, citando Thompson nel primo singolo estratto dal loro ultimo album Day And Age, l’hanno trasformato in uno dei refrain più ballati degli ultimi mesi. Human forse non sarebbe piaciuta allo scrittore americano (“Rispetto alla disco provo la stessa sensazione che provo rispetto all’herpes” sosteneva), ma di sicuro è pronta a scatenare danze e cori del pubblico dell’Arena di Verona, dove i Killers

approdano l’8 giugno. La location è ideale per il carismatico Brandon Flowers e la sua band, pronti a presentare tutte le canzoni dai ritornelli “indelebili”, che le principali riviste specializzate di tutto il mondo hanno definito veri e propri inni dance, opere di synth pop degne di Bohemian Rapsody dei Queen. Un’occasione imperdibile per vedere dal vivo i quattro di Las Vegas, che a cinque anni dall’esordio discografico (e con soli tre album di studio all’attivo) possono vantare la partecipazione al Glastonbury Festival e al Live 8 londinese del 2005, una collaborazione con il leggendario Lou Reed in Tranquilize, singolo contenuto nell’album di b-sides e rarità Sawdust, e un premio come Miglior band internazionale agli NME Awards del 2007. Appuntamento a Verona. - S.L.P.

Lynyrd Skynyrd

Claudio Baglioni

Ry Cooder

03/06 Milano

Per tutte le date: fepgroup.it

26/06 Milano

La leggenda del southern rock è in giro per il mondo: le chitarre dei Lynyrd Skynyrd tornano a suonare anche in Italia, il 3 giugno, nell’unica data di Milano (Palasharp), che risulta sold out da mesi. Gli accordi virili di Sweet Home Alabama fanno da sottofondo al ritorno dopo 12 anni di assenza dalle scene della band americana, che si propone in una nuova formazione: scelta obbligata dopo la tragica morte del leader e vocalist Ronnie Van Zant nel 1977. - R.M.

Il Gran Concerto (Q.P.G.A) di Claudio Baglioni è partito da Roma il 22 maggio scorso. Dopo il film e il romanzo, ecco il terzo step del progetto dedicato a Questo piccolo grande amore: non un semplice tour, ma una vera opera musicale moderna dedicata alla storia di un grande amore. Fanno da cornice, ovviamente, canzoni che hanno reso celebre il cantautore romano. La formula è avveniristica e spettacolare: per la prima volta è un live show ad anticipare i contenuti del prossimo album di inediti, che Baglioni pubblicherà in autunno. Per raccontare tutto, sul palco sono proiettate immagini attuali e del passato, grazie ad uno schermo ciclorama: sono 5 le troupe cinematografiche impegnate in quest’avventura. - R.M.

Il suono della sua chitarra ha scavato qualcosa di profondo nella vita di molti e, tra i tanti progetti a cui ha dato vita, c’è la sua mano anche sul fenomeno musicale di Buena Vista Social Club. Ry Cooder ha poco più di sessant’anni ed è già una leggenda: Rolling Stone l’ha incoronato chitarrista fra i più importanti al mondo. Finalmente, dopo 15 anni, torna in Italia per un’unica data al Teatro degli Arcimboldi di Milano. Cooder è affiancato dal cantautore britannico Nick Lowe e da due musicisti straordinari: il fisarmonicista Flaco Jimenez e il batterista Joachim Cooder. - R.M.

onstage / giugno 2009


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Tutti insieme per l’Abruzzo! 20/06 Roma 21/06 Milano

Gli italiani, si sa, sono un popolo generoso. Aspettando che le istituzioni facciano la loro parte, da nord a sud si moltiplicano le iniziative umanitarie in sostegno delle zone colpite dal tragico terremoto che ha devastato l’Abruzzo. Come sempre quando si tratta di dare una mano, in pole position c’è il mondo della musica. Prima con il singolo Domani, i cui proventi saranno interamente dedicati alla ricostruzione del Conservatorio “Alfredo Casella” e della sede del Teatro Stabile d’Abruzzo di L’Aquila, ora con due mega eventi, a Roma e Milano, per raccogliere fondi da destinare alle popolazioni terremotate. Il 20 giugno, all’Olimpico, è in programma la “Corale per il popolo d’Abruzzo”. Una serata di parole e musica, ma anche di gioia e speranza, che unisce idealmente gli artisti sul palco e il pubblico sugli spalti in sostegno dell’Abruzzo. Tra i protagonisti già confermati ci sono Renato Zero, Antonello Venditti, Claudio Baglioni, Pino Daniele, Ivano Fossati e Fiorella Mannoia (impegnata anche a Milano). E sono

solo i primi nomi che hanno aderito all’iniziativa, mentre scriviamo se ne stanno aggiungendo altri dal mondo dello spettacolo e della cultura, tra cui Giorgio Panariello come conduttore. Tutti (artisti, producer e strutture coinvolte) partecipano, a titolo gratuito e l’incasso della serata sarà interamente devoluto alle organizzazioni che si occupano della popolazione abruzzese. Il giorno dopo l’evento di Roma, l’attenzione si sposta su San Siro. Il 21 giugno, nell’impianto milanese è in programma “Amiche per l’Abruzzo”, concerto fortemente voluto da Laura Pausini, madrina della serata insieme a Elisa, Gianna Nannini e Fiorella Mannoia, il cui incasso sarà devoluto alla ricostruzione della scuola Edmondo De Amicis., simbolo della tragedia, e ad altre iniziative. Uno spettacolo tutto al femminile che coinvolge oltre 50 artiste tra cui Carmen Consoli, Irene Grandi, Loredana Bertè, Caterina Caselli. Così come a Roma, musicisti e strutture coinvolte nella realizzazione dell’evento si sono impegnate a prestare la loro professionalità a titolo assolutamente gratuito. L’evento è trasmesso in diretta da tutti i network radiofonici nazionali che, per la prima volta nella storia della radio italiana, si uniscono per trasmettere un concerto. L’elenco completo delle 13 stazioni che partecipano all’inizativa comprende: Radio Rai, R101, Radio 105, Radio Monte Carlo, Virgin Radio, Radio Deejay, Radio Capital, M2O, Radio Kiss Kiss, RTL 102.5, Radio Italia, RDS e Radio 24. Tocca a noi fare la nostra parte.

Subsonica 24/06 Milano

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Metallica 27/06 Roma

15/07 Napoli

orse non tutti lo sanno, ma Samuel e soci hanno concluso a marzo un trionfale tour europeo con tanto di sold out a Barcellona e Madrid. Del resto, fuori dai nostri confini i Subsonica si sono fatti apprezzare anche quando da noi erano semi-sconosciuti. Basti pensare che già dodici anni fa, con la band ancora appartenente al limbo degli emergenti, quelli di MTV Uk si sbilanciarono in un “sono stati il gruppo più interessante della giornata, teneteli d’occhio”, dopo averli visti suonare (prima degli U2) in occasione dell’MTV Day ‘97. Con un battesimo internazionale del genere, si fa presto a spiegare il successo del recente tour europeo. Eppure, per quanto suonare all’estero sia per ogni musicista italiano un’esperienza appagante (per non dire una vera e propria libidine), alla lunga la mancanza di contatto con il pubblico di casa si fa sentire. Ed ecco che a

17/07 Padova

22/07 Firenze

qualche settimana di distanza dall’ultimo concerto in Spagna sono state annunciate le “nostre” date. Cinque per la precisione, a cavallo tra la fine di giugno e luglio, una ciascuna per Milano, Roma, Napoli, Padova e Firenze. Ai Subsonica manca un disco nuovo da presentare, ma non è il tipo di band che si formalizza riguardo a certe “tradizioni”. Gli elementi di novità ci sono comunque. Samuel, Boosta, Max, Ninja e Pierfunk portano sul palco uno show testato proprio nel recente tour europeo. Ad una parte introduttiva che racchiude i brani storici della band piemontese segue un lungo momento dance, che è stato la chiave per conquistare il pubblico di posti come Ibiza, Londra, Bruxelles, Madrid e Barcellona. Insomma, ancora una volta i Subsonica sono pronti a darci un assaggio della solita perfetta fusione tra rock tradizionale e sonorità elettroniche.

22/06 Milano 24/06 Roma

I signori del metal rimettono piede in Italia e lo fanno a pochi mesi di distanza dall’entrata ufficiale nella Rock And Roll Hall Of Fame. Tutto è pronto per accogliere il quartetto statunitense che, nonostante i quasi trent’anni di carriera, cambi di lineup, scazzottate e morti premature, sembra non accusare alcun cedimento. Con il nuovo album, Death Magnetic (pubblicato lo scorso autunno), i Metallica sono schizzati in vetta alle charts di ben 25 paesi, Italia compresa. Non certo un capolavoro, ma un disco che li fa riemergere dal semi-oblio in cui erano caduti con le precedenti pubblicazioni, grazie anche alla produzione di Rick Rubin, uno dei grandi maestri del rock. Il World Magnetic Tour 2009 porta la band capitanata da Lars Ulrich a Milano e Roma. Indiscrezioni sulla scaletta girano da tempo, ma non è difficile prevedere che l’esplosivo set dei Metallica sia un mix tra celebri hit e pezzi più recenti: da Master Of Puppets a Fade To Black e Enter Sandman, passando per All Nightmare Long e No Leaf Clover.


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GIUGNO

Gli appuntamenti di questo mese

La Triennale porta Woodstock Onstage dal 26 giugno al 20 settembre

WOODSTOCK The After Party Triennale Bovisa 26 giugno - 20 settembre ingresso gratuito

photo Henry Diltz per gentile concessione di Corbis

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all’agosto del 1969 sono passati quarant’anni. Eppure di Woodstock si continua a parlare. Le tesi sul significato dell’evento si sprecano, così come le volte in cui grandi raduni musicali, ovunque nel mondo, vengono accostati al festival che più di ogni altro ha segnato la storia della musica. E’ evidente che Woodstock abbia lasciato un segno indelebile, il punto è quale segno. E’ questo l’interrogativo a cui cerca di rispondere la mostra Woodstock – The After Party in programma presso lo spazio di Bovisa della Triennale di Milano dal 26 giugno al 20 settembre. Un viaggio nella cultura e nel costume delle generazioni vissute negli ultimi quarant’anni per indagare l’eredità del festival rock per antonomasia. Lo spazio espositivo ospita scatti di illustri fotografi (tra cui Henry Diltz e Neil Preston), documenti video, montaggi appositamente realizzati, installazioni, contributi di esperti e molto altro. All’interno della struttura di Triennale Bovisa è inoltre allestito un ambiente che ospiterà ogni settimana dj set di celebri artisti italiani. Si parte con Boosta all’inaugura-

zione (il 25 giugno, ma ci vuole l’invito) e poi avanti tutti i giovedì, a partire dalle 18.30, con nomi del calibro di Alessio Bertallot, Crookers e Saturnino, solo per citarne alcuni. Dal 2 luglio, inoltre, un ciclo di proiezioni cinematografiche a cura degli amici di Nick. I film di Generations, questo il titolo della rassegna, saranno proiettati ogni settimana sulla parete esterna dello spazio espostivo di Bovisa, accompagnando la mostra durante i tre mesi di apertura, agosto incluso. Woodstock - The After Party è una mostra-evento, che segna anche una nuova e graditissima collaborazione, quella tra Onstage e Triennale. A partire dal 19 giugno, infatti, verrà distribuito nei luoghi di aggregazione e cultura di Milano un magazine completamente gratuito che si propone di essere contemporaneamente catalogo e presentazione della mostra. All’interno del free catalogue, come è stato ribattezzato da chi lo ha realizzato, un’accurata selezione dei contenuti fotografici della mostra, contributi dei curatori e della Triennale, oltre alla presentazione e al programma completo degli eventi.

UB 40

Eagles 19/04 Senigallia

20/04 Verona

Alzi la mano chi avrebbe scommesso mezzo euro su un nuovo disco degli Eagles prima dell’uscita di Long Road Out Of Eden (2007). Non solo l’album è stato pubblicato, ma è anche piaciuto a tutti, fan e critica. Tanto che il batterista Don Henley, leader e fondatore insieme a Glen Frey dello storico gruppo nato agli inizi degli anni Settanta (più volte sciolto e poi ricomposto), ha deciso che la band dovesse avere una nuova avventura live. Fortunatamente gli Eagles si sono ricordati di noi e a metà mese arrivano a Milano per l’unica data italiana da non si sa più quando. I brani dell’ultimo disco riempiono

onstage / giugno 2009

21/04 Milano

22/04 Modena

la scaletta, ma non si preoccupi chi ha comprato il biglietto anche solo per sentire il riff iniziale di Hotel California: il singolo che più ha venduto nella storia della musica ci sarà, così come le altre celebri hit della band americana, pezzi come Desperado, Take It To The Limit, One Of These Nights e Take It Easy. “Lo show dura tre ore”, ha dichiarato tempo fa Don Henley. “Suoniamo tutti i nostri classici più alcune delle nuove canzoni, che ci aiutano a mantenerci ancora freschi. Abbiamo speso un sacco di soldi nella produzione, tutto nuovo: palco, luci, schermi giganti”. C’è da credergli. - R.M.

29/06 Milano

30/06 Roma

Il cuore pulsante del reggae britannico ha un solo nome: UB40. Più di 30 anni di carriera e 70 milioni di dischi venduti per una delle migliori live band della scena musicale internazionale, che ha avuto il grande merito di rendere accessibile alle masse un genere come il reggae. Finalmente il gruppo di Birmingham è tornato all’attività live. Anche l’Italia ha la fortuna di ospitare gli UB40: due i concerti, a Milano (29/06, Idropark) e Roma (30/06, Ippodromo Le Capannelle). - R.M.



14 // face to face Afterhours

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IL PAESE E’ REALE (MA BEN POCO NOBILE)

DI VIRGINIA RICOTTA

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AFTER HOURS XXXXXX LIVE LIVE 13/06 Cremona 02/05Roma XXXX 21/06 05/05 XXX 26/06 12/05Cuneo XX 27/06 (BI) 14/05Sordevolo XX XX Il19/05 tour continua anche a luglio. 21/05 Per tutteXX le date afterhours.it 24/05 XX

foto: XXXXXXXXX

Giorgio Prette ci racconta le vicissitudini di un’armata schierata a difesa dei vitali spazi d’espressione, ultimamente minacciati su più fronti. Il progetto de Il paese è reale, disco realizzato con la partecipazione di 19 artisti italiani, vede gli Afterhours nelle vesti di paladini della giustizia, le cui armi più efficaci sono la musica, l’ ironia e l’aggregazione con altri musicisti.

Dopo l’esperienza di Sanremo, credi che in Italia il rock possa essere sdoganato attraverso i canali tradizionali o gli artisti dovranno continuare a cercarsi i propri spazi da soli? Sanremo ha smosso qualcosa, l’ esperienza del concerto del Primo Maggio lo testimonia. All’interno di quella manifestazione il nostro progetto ha avuto più di un’ora a disposizione, tra gli Afterhours e gli altri artisti presenti nel disco Il paese è reale. Attraverso quella macchina promozionale siamo riusciti ad aprire porte che prima erano

onstage / maggio 2009

inaccessibili dal punto di vista mediatico. Le cose sono effettivamente cambiate negli anni, non si può negare, ma i progressi sono arrivati in un tempo troppo dilatato. Gli artisti devono essere i primi ad avere spirito d’iniziativa, devono provare a cambiare le cose, perchè non si tratta di un cambiamento che può cadere dal cielo.

Vogliamo provare a cambiare le cose per fare in modo che le band emergenti abbiano la possibilità di crescere a 360 gradi senza metterci 15 o 20 anni, come è toccato a noi

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li Afterhours hanno spesso cercato il modo di veicolare la musica attraverso canali diversi e il più possibile efficaci, con l’ultimo progetto in particolare. A difesa di cosa si muove questa avanguardia della musica italiana? La linea è sempre stata la stessa, ovvero quella di testimoniare il più largamente possibile una scena che purtroppo ha scarsa visibilità sui media soprattutto generalisti, più che su quelli di settore. Abbiamo cercato di perseguire questo scopo in modi diversi: dal far aprire i nostri concerti alle band che supportavamo all’organizzazione di un festival come il Tora Tora, fino ad arrivare a Il paese è reale. L’obiettivo, nel nostro piccolo, è di provare a cambiare le cose per fare in modo che le band emergenti abbiano la possibilità di crescere a 360 gradi senza metterci 15-20 anni, come è toccato a noi. È ovvio che per perseguire uno scopo del genere ci avvaliamo di tutti gli spazi possibili, come quello del Festival di Sanremo, per aumentare la nostra visibilità. Gli artisti che partecipano al nostro ultimo progetto discografico sono molto attivi sul territorio ma nonostante questo non trovano collocazione nei media più diffusi.

Viviamo in un paese in cui si cerca di dare dignità alla figura delle vallette, ma ancora si combatte perchè gli artisti possano far sentire la propria voce. Pensi che sia un problema tipicamente italiano o vale anche per altri paesi? Sicuramente all’estero c’è una sensibilità diversa e mi riferisco al pubblico ma anche allo status istituzionale che si riserva all’arte e in particolare alla musica. Noi non abbiamo un’esperienza così radicata da poter parlare di come gli artisti internazionali si collochino all’interno delle case discografiche e della credibilità di cui godano, ma di certo la curiosità del pubblico all’estero è indicativa del diverso rispetto che si ha nei confronti della musica in generale. Il Tora Tora ha cessato la sua attività anche per la mancanza di questa curiosità nell’audience italiano. Nei nostri festival nessuno si presenta prima dell’ora in cui suonano

i propri beniamini. E’ mlto difficile che ci sia la voglia di ascoltare proposte nuove. Per quanto riguarda il tour di quest’estate, dobbiamo aspettarci comparsate degli artisti de Il paese è reale? Pur essendo a tutti gli effetti un classico tour estivo degli Afterhours, sarà anche sfruttato per promuovere il progetto, che è nato per essere proposto in piccoli e grandi eventi, utilizzando tutti gli spazi che ci vengono offerti (da reading e concerti acustici al palco del Primo Maggio). Gli artisti che partecipano al disco sono 19 e non avevamo, con questo, la presunzione di descrivere tutta la scena musicale italiana. Nell’album abbiamo dato spazio a chi pensavamo necessitasse di maggiore visibilità, ma nei nostri live ospiteremo anche altri artisti che non hanno preso parte attiva alla raccolta.

COLLETTIVO REALE Nell’ultimo disco, gli Afterhours hanno suonato con 19 tra band e artisti. Ecco l’elenco completo, rigorosamente in ordine alfabetico. Roberto Angelini, Beatrice Antolini, A Toys Orchestra, Cesare Basile, Paolo Benvegnù, Calibro 35, Dente, Disco Drive, Marco Iacampo, Mariposa, Marta sui Tubi, Marco Parente, Reverendo, Settlefish, Teatro degli Orrori, Amerigo Verardi e Marco Ancona, Zen Circus, Zu.



16 // face to face Motel Connection

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LA SOSTENIBILE LEGGEREZZA DEGLI EROI “ DI SUSANNA LA POLLA

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MOTEL XXXXXX LIVE LIVE 02/05LAIGUEGLIA XXXX 01/06 (SV) 05/05CECINA XXX (LI) 06/06 12/05 XX 12/06 SOLIERA(MO) 14/05 XX 13/13 19/05CUNEO XX 21/05TORINO XX 25/06 24/05 XX

foto: XXXXXXXXX

Anno 2009. La società, schiacciata dal pesante stivale delle istituzioni, è finalmente pronta a ribellarsi a suon di musica grazie all’aiuto di tre supereroi. Non è la trama di un romanzo sci-fi ma quella del videogame H.E.R.O.I.N, primo capitolo del progetto crossmediale ed ecosostenibile dei Motel Connection. Ne abbiamo parlato con Samuel.

Tutta la promozione e la produzione del progetto si è svolta in base a criteri di sostenibilità ambientale, H.E.R.O.I.N. è infatti acronimo di “Human Environmental Return of Output/Input Network”. Che cosa significa esattamente?

onstage / maggio 2009

È il principio seguito dai ragazzi di Disegno Industriale del Policlinico di Torino insieme ai quali stiamo sviluppando questo progetto. Gli studenti si occupano di creare reti sistemiche a basso impatto ambientale, facendo in modo che gli scarti, gli output, di un sistema diventino risorse, input, per un altro sistema, come avviene in natura, vedi la fotosintesi clorofilliana. Si tratta di un modo molto nuovo di fare ecologia, che perde anche la sua caratteristica moralista, perché non ti dico con l’indice puntato “Non fare questo perché inquini”, bensì ti propongo di riutilizzare le mie scorie, e questa è forse l’unica maniera sensata per andare verso un ambiente un po’ più sano.

Non ti dico con l’indice puntato ‘Non fare questo perché inquini’, ma ti propongo di riutilizzare le mie scorie. E’ l’unica maniera sensata per andare verso un ambiente più sano

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.E.R.O.I.N. è il nuovo singolo dei Motel Connection e la colonna sonora di un videogame. Presto diventerà una miniserie a fumetti insieme alle altre tracks del vostro nuovo album. Com’è nata l’idea? H.E.R.O.I.N. è nato con l’obiettivo di stimolare il più possibile la creatività delle persone. Creatività che è innata nel genere umano e che purtroppo col passare degli anni ci viene chiesto di mettere da parte per dedicarci a cose più strettamente legate all’ambito lavorativo. Il nostro percorso parte quindi dal desiderio di riattivare questa creatività, cosa che gli avatar mio, di Pisti e Pierfunk, fanno nel videogioco 3D di H.E.R.O.I.N.. Il game avrà tanti quadri quante saranno le canzoni del disco dei Motel Connection e ha ispirato un fumetto che uscirà in tre puntate su XL. Nella realtà, invece, abbiamo pensato di rendere scaricabili gratuitamente sul nostro sito (www.motelconnection. co.uk, nda) alcuni singoli e altro materiale, chiedendo in cambio a chi fa il download di impegnarsi a compiere un gesto creativo nell’ambiente in cui vive, che può andare dal remixare un brano ad adoperarsi attivamente per il proprio quartiere e che verrà documentato in una sezione del sito.

Perché l’album uscirà solo l’anno prossimo? Abbiamo deciso di partire da un’angolatura diversa rispetto al tradizionale modo di fare musica, ossia pubblicare un album, partire per una tournée, fermarsi per fare un altro album e così via. H.E.R.O.I.N. è un work in progress e sarà in qualche modo la fotografia di questi due anni di percorso che abbiamo intrapreso. Perciò inizieremo a scrivere il disco, faremo uscire dei singoli, dei video, faremo

delle tournée, dopodiché chiuderemo il tutto con l’uscita dell’album a gennaio 2010, per poi ripartire in tour. Che tipo di spettacolo portate in tour quest’estate? Nella tracklist ci sono pezzi di quasi tutti i nostri album, in particolar modo della colonna sonora di A/R (pellicola di Marco Ponti dl 2004, nda). Portiamo anche H.E.R.O.I.N ovviamente e ci sarà qualche piccolo ammiccamento a qualcosa di nuovo. Per quanto riguarda il tipo di spettacolo, l’abitudine dei Motel Connection è quella di generare una grande festa. La vostra musica si inserisce nel filone dell’elettronica definita “intelligente” che in Europa, soprattutto a Berlino, ha un grosso seguito. A tuo parere in Italia questo tipo di scena gode di buona salute? La musica elettronica ha sempre trovato terreno fertile in Italia, da noi ci sono molte più discoteche che locali dove si suona dal vivo. Nei germi di questa musica, inoltre, si trovano moltissimi artisti italiani che hanno contribuito a creare un vero circuito. I Motel Connection, oltre a produrre musica propria hanno due etichette: Krakatoa e Danza i Kaki. Con quest’ultima pubblichiamo giovani produttori di techno, ragazzi con i quali abbiamo un dialogo continuo, uno scambio di informazioni. Andando in giro a suonare con loro ci siamo resi conto che l’Italia è piena di giovani che seguono questo tipo di musica. Certo, è un circuito un po’ nascosto, devi andartelo a cercare, però è decisamente molto, molto vivo.



18 // face to face Simone Cristicchi

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23/06 CAGLIARI 27/06 MACERATA 09/07 FOLIGNO (PG) 12/07 CASTELNUOVO (AR) 18/07 GAVORRANO (GR) 31/07 XXXX VERONA 02/05 02/09 XXX SANTA FIORA (GR) 05/05 12/05 XX 14/05 XX 19/05 XX 21/05 XX 24/05 XX

XXXXXX LIVE

DI MASSIMO LONGONI

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BUENA VISTA ALL’ITALIANA “ SIMONE LIVE

foto: XXXXXXXXX

Desiderava “cantare come Biagio Antonacci” ma ha commosso tutti con un brano come Ti regalerò una rosa, microstoria dedicata alla dura e sconosciuta realtà degli istituti di igiene mentale. Simone Cristicchi non è certo uno di quelli che seguono la via più facile e ovvia. Ecco perchè non ci si può stupire nel vederlo in scena con un coro di minatori ottantenni del Monte Amiata.

Come è nata questa collaborazione? Per caso. Ho incontrato questi signori che cantavano in un’osteria, proprio nella zona del Monte Amiata, in provincia di Grosseto. È stato amore a prima vista: i loro canti mi hanno riportato alla purezza della musica senza uno scopo se non quello di stare insieme e sentirsi bene. Per me che venivo da quattro anni di tour de force, emozionanti ma molto impegnativi, è stata una sorta di terapia. Cosa hai provato a calarti in una realtà così diversa da quella a cui sei abituato? L’arricchimento è stato a livello umano. Non è una situazione fredda e professionale, c’è grande calore e comunanza, lo avverte anche il pubblico. Io ho solo fatto in modo che lo spettacolo prendesse la forma del teatro-canzone scrivendo monologhi che legano i brani. Così un concerto di canti di paese è ora molto più teatrale e appetibile anche per un pubblico che normalmente non andrebbe a sentire questo tipo di musica. È stato difficile diventare uno del coro? Mi devo cimentare con un repertorio molto lontano da me.

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Ho studiato parecchio, da un punto di vista antropologico, la zona da cui provengono questi canti, in modo poi da raccontarla durante lo spettacolo. E’ un mondo che va scomparendo ma i minatori di oggi sono i precari, gli immigrati, tutti quelli che non hanno né un presente né un futuro stabile. Mi interessava molto legare il mondo delle miniere a quello del precariato.

I canti del coro di Santa flora mi hanno riportato alla purezza della musica senza uno scopo se non quello di stare insieme e sentirsi bene

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ome ti è venuto in mente di girare l’Italia con il Coro di Santa Fiora? Questa è una delle varie sfide che regolarmente mi pongo da solo. Non mi piace seguire il classico iter della discografia che prevede un disco nuovo, promozione e poi concerti. In questi due anni ho preferito sfruttare la mia popolarità, quello che ho potuto costruire fino ad ora, per mettere in piedi dei progetti che mi stimolassero e mi rendessero felice come persona.

Nelle tue canzoni c’è sempre stata una forte componente sociale. Credi che la musica abbia questo compito? Chi ha il grande privilegio di comunicare a tanta gente dovrebbe lasciare sempre spazio alla riflessione. Non dico che le canzoni smuovano le coscienze, ma magari possono stimolare un pensiero, questo sì. La musica è molto veloce, in tre minuti e mezzo puoi dire cose importanti e se il messaggio arriva hai superato la forza di un libro o di un film. Il musicista dovrebbe mettersi a disposizione anche di tematiche importanti. Ti definiresti un cantautore impegnato? Sinceramente no. Non posso riconoscermi totalmente in questa definizione visto che nei miei dischi e nei miei concerti c’è sempre anche un lato scanzonato e persino demenziale che va a bilanciare quello più serio, riflessivo, poetico.

Del resto il successo è arrivato con il tormentone su Biagio. Non ti preoccupa il fatto che molti ti associno a quella canzone ignorando il tuo lato più poetico? Diciamo che con Ti regalerò una rosa ho rimesso a posto l’equivoco. Ora come ora, la maggior parte delle persone mi conosce soprattutto per quel pezzo. Vorrei cantare come Biagio è stato un tormentone involontario. Ha dato il via alla mia carriera ma spero di avere ancora molto tempo per dimostrare che sono anche altre cose. Spaziare da un argomento e da un genere all’altro divertendomi è il mio pregio e la mia condanna. Capisco che possa generare un po’ di confusione. Con il coro di Santa Fiora avete già fatto alcune date. Com’è stata la reazione del pubblico? Abbiamo fatto una data di prova a Roma per capire come avrebbe reagito il pubblico. E’ andata talmente bene che alla fine abbiamo messo in piedi un vero e proprio tour di quasi venti date. E’ stato importante perché mi sono accorto che la magia che avevo colto nell’osteria si poteva riprodurre tranquillamente un po’ ovunque senza troppi effetti scenografici o di luce. Com’è girare con loro per l’Italia? Se si pensa che il coro è formato da persone che per la maggior parte hanno tra i 70 e gli 80 anni, è un po’ come portare in giro il Buena Vista Social Club! Sono personaggi che hanno vissuto la loro vita in un paese piccolissimo e si trovano davanti a una platea di 3-4 mila persone: è come sognare ad occhi aperti. E oltretutto fanno quello che hanno sempre fatto, cantare.


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TRA SOGNO E REALTA’

NOME DA nomeartista COPERTINA LIVE 19/04 03/04 Bologna Ci è voluto un po’ di tempo per arrivare alLivorno nome 05/04 definitivo Brescia della band di Marco, 20/04 Luca, Alan eGenova Fiam22/04 07/04 Milano metta, maBolzano alla fine la scelta soddisfa tutti. TBAND, 23/04 14/04 Milano in una lista complessiva di quattro possibiliMilano nomi, 24/04 16/04 Milano Villorba (TV) l’ha spuntata su Battito, Timbrica, Very. Migliaia i 17/04 Villorba (TV) voti arrivati sul sito comesuonanoisogni.it. Il primo chiaro segnale di come il pubblico si sia subito appassionato alle vicende della Tband.

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A CURA DELLA REDAZIONE

Marco, Luca, Alan e Fiammetta sono quattro ragazzi che vogliono a tutti i costi sfondare nel mondo della musica. Hanno una grande possibilità, grazie a TIM, e faranno di tutto per non lasciarsela sfuggire.

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Ricevi gratis nella tua casella di posta elettronica il reportage fotografico del tour di Laura Pausini! Come? Invia un sms al 320.2043040 (al costo del tuo abituale piano tariffario) indicando il tuo indirizzo e-mail preceduto dal numero 125 (es.125luca@ gmail.com) e ricevi il reportage direttamente nella tua casella di posta entro 48 ore

hi di noi non ha sognato almeno una volta nella vita di diventare una rock star? C’è chi tenta l’avventura seriamente, perché dotato di innato talento musicale, grande passione o anche solo di irrefrenabile perseveranza, e chi vive l’emozione in modo più intimo, magari nella propria stanza davanti ad uno specchio, con lo stereo “a palla” che passa il pezzo preferito di sempre e un pennarello come microfono. In ogni caso, nell’immaginario degli adolescenti (e non solo..) di tutto il mondo, la magia del palco esercita un fascino irresistibile. Chiudere gli occhi e vivere l’emozione della folla in estasi con le braccia al cielo, con il muro di amplificatori che diffonde nell’aria il suono potente di una chitarra distorta e l’occhio di bue che incornicia il nostro viso nel buio dello stadio: un sogno da cui è bellissimo farsi cullare. Qualche volta il sogno, d’incanto, si trasforma in realtà. Come nel caso di quattro ragazzi poco più che ventenni. Marco, Luca, Alan e Fiammetta si sono incontrati grazie ad un progetto ideato da TIM, che ha dato loro la possibilità di inseguire quello che fine a poco tempo fa sembrava un sogno impossibile: formare una band e andare alla ricerca del successo. Dopo aver completato la line up con il recente ingresso di Fiammetta alle tastiere e aver scelto, con l’aiuto dei fan, il nome per il gruppo, adesso la TBAND è pronta ad affrontare le sfide che tutti i musicisti trovano sulla strada verso la gloria: l’incontro con un agente, i primi concerti, le session di registrazione e così via. La partenza non è niente male. Il primo singolo del gruppo, Con te partirò, è una cover del famoso brano di Andrea Bocelli, ripensato per l’occasione da Vittorio Cosma, pianista, arrangiatore e compositore tra i più celebri in Italia, uno dei grandissimi della musica del nostro Paese. L’interpretazione dei quattro TBAND, oltretutto di un pezzo non certo semplice, è una chiara prova del talento dei ragazzi. A raccontare le avventure di Marco, Luca, Alan e Fiammetta ci sta pensando Gabriele Muccino, regista di fama mondiale che non ha bisogno di presentazioni, con una serie di spot tv partiti alla fine di aprile. Una sorta di cortometraggio a puntate che permetterà a tutta l’Italia di seguire e appassionarsi alle vicende della TBAND. Un’avventura che non riguarda solo la musica. E’ molto di più, perché l’amicizia e i sentimenti di quattro giovani artisti che rincorrono il successo con tutte le armi a disposizione è un concentrato sublime di emozioni, di vita. La storia della TBAND assomiglia tanto ad una favola, anche se l’epilogo è ancora tutto da scrivere.

COMESUONANOISOGNI.IT


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I SEGRETI DELLA TBAND

MARCO VELLUTI “La musica è nel mio DNA. Sono il cantante chitarrista e compositore della band, mi piace definirmi l’anima appassionata del gruppo. Il mio primo concerto l’ho vissuto a soli 8 mesi, da allora la mia passione non si è mai spenta, anzi continua a crescere giorno dopo giorno” Data di Nascita: 9/04/1985 Città: Roma In cerca di: un amore perduto Passioni/hobby: andare ai concerti, viaggiare, pescare, fare escursioni Attività: Sognare, suonare, scrivere Interessi: musica, musica, musica Musica preferita: tutta!!!! De Andrè, De Gregori, Guccini, Bob Dylan, Peter Gabriel, Pink Floyd Libri Preferiti: Il vecchio e il mare, Il sentiero dei nidi di ragno, Novecento Citazioni preferite: Se indietreggio è per prendere la rincorsa Film preferiti: Ex, Qualcuno volò sul nido del cuculo, La forza del singolo, Braveheart, In mezzo scorre il fiume, Full Metal Jacket, Nella valle di Elah. TV: Le iene, Lost, L’era glaciale Eroi: Roberto Saviano, Gandhi, Mandela

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LUCA PALMIERI “Sono il bassista della band. Il mio motto è ‘think positive’ perchè sono convinto che per realizzare i propri sogni bisogna saper essere ottimisti e crederci fino in fondo. Amo la musica perchè sa arrivare al cuore delle persone e in qualche modo le rende migliori” Data Nascita: 25/09/1981 Luogo: Milano In cerca di: Musica, Musica, Musica …. Citazione preferita: “Qualunque impressione faccia su di noi, egli è un servo della legge, quindi appartiene alla legge e sfugge al giudizio umano”. Kafka Hobby/passioni: La musica, fotografia, viaggi, snowboard, calcio, andare in vespa, passeggiare tra le montagne Artisti preferiti: Led Zeppelin, J. Hendrix, Pink Floyd, Doors, Chemical Brothers, Deep Purple, Battisti, Mina, Rolling Stones, Janis Joplin, AC/DC. Libri: Le notti bianche, L’insostenibile leggerezza dell’essere, Novecento Film: Fight Club, Qualcuno volò sul nido del cuculo, Old Boy, Il libro della giungla, Il buono il brutto il cattivo (e la Trilogia del $ ), Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, Scent Of A Woman, Mulholland Drive, Profondo rosso, Terminator, La leggenda del pianista sull’ oceano, Jalla! Jalla! Nodo alla gola, Zoolander, Hannibal, Il grande Lebowsky, Shining, C’era una volta in america, Il padrino, Amores Perros, Non ci resta che piangere, Pulp Fiction Musica: Chemical Brothers, Pink Floyd, Deep Purple, Rolling stones, Franz Ferdinand, Vasco Rossi, Ligabue, Mina, Janis Joplin, Doors


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ALAN CAPPELLI “Sono il batterista della band ma gli altri mi vedono soprattutto come animatore del gruppo perchè so sempre come farli ridere. Mi piace prendere la vita con leggerezza senza soffermarsi troppo sui problemi. Non so dire no alle donne e a un aperitivo con gli amici” Data di nascita: 10/08/1987 Luogo: Brasschaat (Belgio) Motto: andrei in Paradiso per il clima, andrei all’Inferno per la compagnia! In cerca di: amicizia, appuntamenti, una relazione, amici in rete Interessi: musica, cinema, filosofia, psicologia, acquari, la vita, architettura, la natura Libri: Aut-Aut di S. Kierkegaard, Letter to a Young Brother di Hill Harper, Felicità in questo mondo, Sono come il fiume che scorre, De Crescenzo, Clive Cussler, L’amico ritrovato, Flavio De Bernardinis, Harry Potter, Lo Hobbit, Il Signore degli Anelli Musica: Michael Jackson, Blink 182, Nirvana, Red Hot Chili Peppers, Barry White, Vasco Rossi, Ligabue, Elisa, Evanescence, Queen, Billy Holiday, Lucio Dalla, Tina Turner Eroi: Dalai Lama, Al Gore, Obama, Marco Borriello (per le fidanzate!!) Film e Tv : Lost, Will&Grace, Harold e Maude, 2046 (won Kai Wai), Il barbiere di siberia, Milk, Vania sulla 21 strada, Sei gradi di separazione, Oblomov, Belli e dannati, Le grand blue, Viky Christina Barcelona, L’albero di limoni, Akira, New York Stories, Love Actually, Misterious Skin, Full Metal Jackets, Jurassic Park, Pulp Fiction, Le fate ignoranti, Mr e Mrs Smith, tutto Kubrik

FIAMMETTA CICOGNA “Il mio amore per le tastiere è nato grazie a un corso di pianoforte che si è trasformato in una vera e propria passione. Dicono di me che sono una persona entusiasta e solare, in realtà io sento di essere me stessa solo quando suono, perchè la musica da sempre riesce a tirar fuori la vera Fiammetta” Data di Nascita: 17-05-1988 Luogo: Milano Motto: “You only live once, so enjoy the ride” Hobby/Passioni: Musica, Viaggi, Sport, Lingue, Cinema, L’Amicizia, l’Amore e la Vita. Libri: Un amore dell’altro mondo, Orgoglio e pregiudizio, Il ritratto di Dorian Gray, Il cacciatore di aquiloni, Novecento, 1984, La Rabbia e L’orgoglio, Fate a new york, Le notti bianche, Il giovane holden, Il Piccolo principe Film: Vanilla Sky, Parla con lei, Tutto su mia madre, Jule & Jim, Femme Fatale, The Snatch, Big Fish, Edward mani di forbici, Ragazze interrote, The Million Dollar Hotel, Alice In Wonderland, Pulp Fiction, Spider, Moulin Rouge, Il favoloso mondo di Amelie, Colazione da Tiffany, Zoolander, Little Miss Sunshine Tv: Simpson, nip and tuck, ally mcbeal, friends, Una mamma per amica, Lost, Grey’s Anatomy, Le iene, Colorado Cafè MUSICA: classical music, jazz, pop-rock...Green Day, Oasis, Ligabue, Good Charlotte, Blur, Pink, No Doubt, Irene Grandi, Blondie, Vasco, Depeche Mode, Amy Winehouse, Ben Harper, Coldplay, Counting Crows, John Legend, Kaith Jarrett, Richard Ashcroft, Negramaro, Jovanotti, Franz Ferdinand. Eroi: I miei genitori, i supereroi i miei tre fratelli


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APOLOGIA DELLA SEMPLICITĂ€ DI VIRGINIA RICOTTA

LAURA LIVE 02/06 Firenze 27/06 udine 29/06 Verona 01/07 Padova 03/07 Monza 05/07 Alessandria

onstage / giugno 2009

09/07 Bergamo 11/07 Napoli 14/07 Pescara 16/07 Barletta 18/07 Palermo 25/07 Cagliari


Laura Pausini 25

Tra tutti gli aggettivi che giornalisti, critici e fan hanno usato in questi anni per lanciarsi in iperbolici tentativi di definire Laura Pausini, ‘semplice’ è sempre stato quello più azzeccato. Lo era ai tempi di Solitudine (e si parla del 1993, mica ieri) e lo è anche adesso, mentre è alle prese con un nuovo giro del mondo in chissà quanti giorni. Buon viaggio Laura.

É

l’ icona per eccellenza del pop italiano. Tanto grande da aggiudicarsi un Grammy Award nel 2006 (unica artista del Bel Paese a meritare questo riconoscimento dopo quasi 50 anni dalla vittoria di Domenico Modugno), tanto grande da essere la prima donna a riempire lo stadio Meazza di Milano (erano 70.000 a gremire San Siro il 2 luglio del 2007), tanto grande da avere all’ attivo quasi 100 dischi di platino e aver collaborato con artisti italiani e internazionali di enorme levatura, da Phil Collins a Michael Bublé, da Ray Charles a Luciano Pavarotti, da Julio Iglesias a Madonna fino ad arrivare al suo duetto con James Blunt, solo per citarne alcuni . Ma Laura Pausini indossa in maniera piuttosto anomala la sua veste di star, tanto da sembrare, a volte, del tutto avulsa dal contesto dello showbiz. La cantante romagnola non dà scandalo con comportamenti eccessivi, non imperversa sulle copertine dei tabloid con i suoi amori estivi, non picchia i fotografi, non partecipa a festini a luci rosse, non fa uso di droghe, non aderisce a strane sette, non ha bisogno di scegliere succintissime mise. E quasi ci suona strano, dato che, in tempi di lotte mediatiche tra Britney Spears e Lindsey Lohan, l’ attitudine delle pop star d’oltreoceano a questo ci aveva abituato.

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Non mi interessa trovare idee nuove per i miei dischi solo per stupire. Preferisco seguire il mio cammino, per me la musica riflette sempre le esperienze che ho vissuto

Ricevi gratis nella tua casella di posta elettronica il reportage fotografico del tour di Laura Pausini!

Come se il successo, il talento e la notorietà fossero inversamente proporzionali alla lunghezza di una gonna. Laura urla al mondo che non è così, lo intona più che altro, con quella voce limpida e grintosa che gli è valsa la stima della leggendaria Barbra Streisand. E mostra a tutti come si possano vendere 45 milioni di dischi nei 4 continenti (ma è imminente anche la conquista dell’Australia, che sarà toccata da quest’ultimo World Tour 2009), cantando di sentimenti, facendo dichiarazioni di gossip solo riguardo alla propria volontà di diventare madre il prima possibile, accordando la propria preferenza all’imprecazione “porca vacca” e addirittura affermando che il proprio eroe dei fumetti sia Topolino. Insomma dichiara a pieni polmoni che il bene è ancora in grado di vincere sul male. La carriera ultraventennale dell’artista di Faenza, nonostante la sua giovane età (oggi quasi 35enne, esordì nel 1987 a soli 13 anni con l’album I sogni di Laura), è costellata di record e traguardi, sen


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za che mai la sua determinazione sia trasformata in arroganza, senza mai andare oltre la sua sfera di competenza (nel 2005 rifiuta ruoli che non le competono come la richiesta di partecipare in qualità di attrice alla soap opera messicana La Madrastra, “la matrigna”), anzi mantenendo quel sostrato di umiltà e modestia che l’ ha tenuta in contatto diretto con il pubblico, nonostante la sua libera ascesa. Laura è la voce dei sentimenti semplici, di quella forza delle emozioni che, soprattutto in Italia, ha sempre vinto sulla presunta egemonia della ragione, è espressione della volontà di rimanere ancorati a quelle radici popolari e veraci che storicamente hanno caratterizzato la musica del nostro paese. La gente ha così avuto modo di riconoscersi in lei e nella lotta al superamento delle sue insicurezze che l’ha portata a diventare sovrana di un impero enorme, portavoce di milioni di cuori in giro per il mondo, esempio e sostegno per migliaia di persone in difficoltà (che Laura appoggia anche grazie alle sue opere di beneficenza, elencate nella sezione Charities del sito www.laurapausini.com ). Sembra ieri quando quella ragazzina timida faceva il suo ingresso sul palco dell’Ariston di Sanremo ‘93 sulle note de La solitudine (che, ancora oggi, è tra i preferiti del suo pubblico). Da allora sono passati 16 anni, 12 album editi di cui 8 anche in lingua spagnola, 6 tour mondiali. Ma Laura non sembra avere intenzione di

Dopo aver assistito ad uno spettacolo di James Blunt per Mtv, finito il concerto, sono andata nei camerini e senza giri di parole gli ho chiesto se volesse duettare con me

arrestare la sua furia. A novembre 2008 esce Primavera in anticipo, che debutta direttamente al primo posto della classifica italiana e in svariate top ten delle classifiche mondiali, non smentendo i pronostici e conferendo alla Pausini un ulteriore record: con la vendita di 140.000 copie in una sola settimana entra al dodicesimo posto della classifica degli album più venduti al mondo. Il disco rappresenta il perfezionamento degli ingredienti che hanno portato le ricette-Pausini ad essere storicamente vincenti, romanticismo, ottimismo, importanza dei rapporti umani (Invece no, primo singolo estratto da Primavera in anticipo, è un brano che affronta la presa di coscienza da parte della cantante del vuoto lasciato dalla scomparsa di sua nonna) storie concluse e speranze: “Non mi interessa trovare idee nuove per i miei dischi solo per stupire. Preferisco seguire il mio cammino, per me la musica riflette sempre le esperienze che ho vissuto. Primavera in anticipo è il racconto degli ultimi quattro anni. Un disco molto vario, mi piace definirlo ‘a stagioni’: l’inverno rappresenta il dolore, l’autunno è la riflessione, l’estate è la libertà e la primavera, la mia meta, la serenità”. Tra i 14 brani inediti, senza dubbio spicca il duetto con l’artista inglese James Blunt, incontro suggellato dal brano che dà il titolo all’album: “Dopo aver assistito al suo spettacolo per Mtv, finito il concerto, sono andata nei camerini e senza giri di parole gli ho chiesto se volesse duettare con me. ‘Per me va bene’ è stata la sua risposta ‘Ma solo se troviamo un pezzo che sia veramente nelle corde di entrambi’. Un approccio serio che mi ha intrigato ancora di più”. D’ altro canto il bel visino di Tidworth dopo la collaborazione ha detto di lei: “ Prima di lavorare insieme mi avevano parlato

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onstage / maggio 2009



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p nei suoi tratti di riservatezza, come in quelli di maggior sfrontatezza, che le hanno permesso di cavalcare la cresta dell’ onda ormai da oltre 15 anni; ogni suo gesto sembra quindi confermare che la semplicità

Durante il tour mondiale voglio stancarmi al massimo per avere poi la scusa per fermarmi un po’, rilassarmi e realizzare tante altre cose

molto bene di Laura come cantante. Adesso che ci siamo conosciuti posso dire che è anche una donna latina travolgente con una forte carica sensuale”. E James non è il primo uomo di spettacolo ad aver subito il fascino latino di Laura che, qualche anno fa, pare abbia conquistato (e rifiutato) anche il poliedrico Jim Carrey. Dopo questo ennesimo obiettivo raggiunto, la Pausini è pronta per il World Tour 2009 che è partito da Torino il 5 marzo e si concentra sull’Europa in un primo momento, per poi andare a toccare tutti i continenti fino a giungere, entro la fine dell’anno, l’agognata Australia. “Voglio stancarmi al massimo per avere poi la scusa per fermarmi un po’, rilassarmi e realizzare tante altre cose” ha commentato riguardo alle oltre 30 date in programma solo in Europa, di cui quattro solo a Milano (14-22-23-24 aprile). Se questi numeri da capogiro, i primati e i premi non bastassero, da quasi tre anni, la ragazza della porta accanto più famosa dello stivale è stata insignita dell’onorificenza di Commendatrice della Repubblica italiana insieme a Andrea Bocelli ed Eros Ramazzotti, trio che la Pausini guida con classe nella rappresentanza dell’arte italiana all’ estero. Non c’è aspetto della vita di Laura che non rimandi alla sua genuinità,

(che sia o meno come riteneva Oscar Wilde la più irritante delle pose) è una carta vincente che parla alle coscienze di genti di estrazioni e culture diverse, molto più di quanto non facciano alcune, seppur scintillanti, costruzioni.

PAUSINI&FRIENDS Pochi artisti possono vantare tante collaborazioni illustri quante sono segnate nel curriculum di Laura Pausini. Tutto comincia nel 1993, con il brano Mi rubi l’anima, cantato in duetto con Raf. 1996 - Inesquecivel, versione portoghese di Incancellabile (1996), è incisa con Sandy & Junior, duo brasiliano di grande successo in terra carioca. 1997 - Durante il World Wide Tour, la Pausini sale sul palco con Julio Iglesias (Caruso) e Phil Collins (The Same Moon). L’ex Genesis le regala un brano, Looking For An Angel, inserito in La mia risposta, uscito alla fine del 1998. 1998 - E’ la prima di Laura al Pavarotti&Friends. Canta We Are The World insieme a Zucchero, Joe Cocker, Lionel Richie (e altri) e Tu che m’hai preso il cor proprio con Big Luciano. 2002 - Durante il World Tour, a Milano, Laura interpreta Tra te e il mare con Biagio Antonacci. Lo stesso anno canta Sei solo tu con Nek e si si esibisce a Los Angeles per le famiglie dei pompieri scomparsi l’11/09/01. Interpreta Todo para ti (di Michael Jackson) con Céline Dion, Mariah Carey, Gloria Estefan, Ricky Martin e Shakira. 2003 - Torna al Pavarotti&Friends e viene coinvolta da Elio e le Storie Tese nella registrazione di Pagano, per l’album Cicciput. 2004 - Resta in ascolto include Mi abbandono a te, scritta da Madonna, Vivimi, di Biagio Antonacci, e Benedetta passione, firmata dalla coppia Vasco Rossi - Gaetano Curreri. Niente male. 2005 - Laura Pausini canta Surrender To Love con il grande Ray Charles (contenuta in Genius&Friends), sale sul palco del Live 8 insieme a Claudio Baglioni (Mille giorni di te e di me), e duetta con Michael Bubblè in You’ll Never Find Another Love Like Mine. 2006 - Io canto include un duetto con Tiziano Ferro (Non me lo so spiegare) che i due interpreteranno sul palco di San Siro l’anno successivo. La Pausini torna a San Remo e oltre ad un medley dei brani presentati nelle edizioni ’93-’94, canta Nel blu dipinto di blu con Eros Ramazzotti. 2007 - Incide Vivere per il Best Of di Bocelli e Te amarè con Miguel Bosè, brano che i due interpretano dal vivo, a Milano. 2008 - Laura partecipa ad un concerto di beneficienza in onore di Pavarotti in Giordania. Canta Il mondo che vorrei e Caruso, in duetto con Jovanotti. Esce Primavera in anticipo: James Blunt duetta con Laura nella title track e Gianluca Grignani firma Prima che esci.

onstage / maggio 2009


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DR.PERRY AND MISS HIDE DI SILVIA CRIVELLA

KATY LIVE 26/03 Milano

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Katy Perry\\ 31

Ragazza dalla porta accanto e provocatrice eccentrica. Katy Perry ha scalato in meno di un anno le classifiche pop americane ed europee. Merito di una madrina d’eccezione come Madonna, di un look stravagante e di una dose massiccia di determinazione. E il nome del suo idolo, Sua Maestà Freddy Mercury, dice molto su dove voglia arrivare.

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i tuffa di faccia su una mega torta di panna rosa nel pieno di un’esibizione, si rialza e scivola ripetutamente cadendo stecchita a terra davanti a milioni di spettatori, ridendo e giocando tutta sporca con i resti del dolce. Il pubblico è in delirio, nonostante le stecche prese. Le immagini di Katy Perry agli MTV Latin America Awards in Messico dicono molto, anzi tutto, sulla personalità di questa bizzarra cantante pop sbucata dal nulla e improvvisamente svettata in cima alle classifiche di tutto il mondo. Un po’ lolita e un po’ cattiva ragazza, Katy mostra senza vergogna, anzi con un certo orgoglio, entrambe le sue anime contrastanti. Da una parte figlia di un pastore di Santa Barbara, che esordisce con un disco gospel cristiano, dall’altra la provocante cantante di I Kissed A Girl. È di scena a Milano il 23 giugno (all’Idropark) e i precedenti creano non poche aspettative. La signorina Perry, vero nome Katheryn Elizabeth Hudson, nasce il 25 ottobre 1984 da una famiglia di pastori metodisti e cresce ascoltando musica gospel. Studia canto e prende parte al coro della chiesa a Santa Barbara, in California. “Mio padre mi dava

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Durante un pigiama party ho sentito per la prima volta un disco dei Queen. Ero una ragazzina e le porte celesti si sono aperte davanti a me mostrandomi la salvezza

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dieci dollari (che è un sacco di soldi per una bambina di 9 anni) per cantare in chiesa, ai ristoranti, alle cerimonie, un po’ ovunque”. Guai a far entrare in casa musica non approvata dai severi genitori. “La musica profana”, le ripeteva sua madre, “non è ammessa”. Ma quando l’incontro con la musica tutt’altro che sacra avviene, per Katy è una rivelazione. Durante un pigiama party sente un disco dei Queen “e le porte celesti si sono aperte davanti a me” ha raccontato alla stampa, “mostrandomi la salvezza. Da allora Freddy Mercury è stata la mia maggiore influenza”.


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Fin da piccola Katy sa bene dove vuole arrivare. Quando all’età di nove anni (è il 1993) la maestra le chiede di fare un collage che rappresenti i suoi sogni e aspirazioni prendendo e incollando immagini dalle riviste, Katheryn ritaglia la figura della vincitrice dei Grammy Awards. Quindici anni dopo le arriverà la nomination per il suo primo Grammy come “Migliore voce femminile pop” per il singolo I Kissed A Girl e condurrà persino gli MTV Europe Music Awards 2008 a Liverpool. Se a nove anni il successo è un sogno, a 15 è già un obiettivo preciso. Lavora per un po’ a Nashville con importanti autori e compositori, poi a 17 anni conosce il leggendario produttore Glen Ballard, che le fa da mentore, aiutandola a sviluppare il suo talento e la capacità di scrittura. Nel 2007 arriva il contratto con la Capitol Music. Ma per la figlia del pastore metodista Perry la svolta arriva grazie all’intervento provvidenziale di un personaggio che della religione ha fatto la sua forza: Madonna. La regina del pop benedice il singolo di lancio di Katy Perry, Ur So Gay, durante un’intervista rilasciata ad un’emittente radiofonica americana nell’aprile 2008, celebrandola come sua canzone preferita. C’è chi sostiene che l’avesse persino sull’iPod! “Per quanto la riguarda, sarà stato un piccolo commento”, ricorda Katy sul suo blog, «ma è stato un enorme avvenimento nel mio mondo. Fu come una grande barca che lasciava il porto con una spedizione di champagne». Poco dopo la benedizione, il singolo I Kissed A Girl domina le radio. Secondo alcuni, la signora Ciccone vedrebbe molto di sé nella giovane Perry. In comune hanno certamente il disprezzo per le regole e il gusto della provocazione. L’ultimo single della ventiquattrenne americana, Waking Up In Vegas, ricorda i “principi” di Material Girl. Lo stile inequivocabilmente eccentrico di Katy fa il resto. La rivista Blender l’ ha definita “The Next Big Thing”, mentre Teen People l’ ha segnalata come artista “da tener d’occhio”.

Il tema della rabbia giovanile è molto figo, ma se è tutto quello che hai è noioso. Ogni cosa che scrivo, che sia allegra o triste, ha un certo senso dell’umorismo

C’è da dire che l’utilizzo di provocazioni come dare del “gay” all’ex fidanzato, augurandogli di impiccarsi con la sciarpa di H&M, o dichiarare di aver baciato una donna, pur sapendo che “non è quello che fanno le brave ragazze”, non l’ha resa molto gradita alla comunità omosessuale. L’autrice, francamente, se ne infischia. “Tutte queste canzoni sono personali”, spiega a un giornale gay americano, “provengono da una situazione del tipo ‘Caro diario’. Ma la mia Anna Frank adesso è esposta al mondo”. E ancora: “Ognuno prende la canzone e la paragona alla propria situazione, ci può vedere qualsiasi cosa. Amatela, odiatela, per me è una canzone su noi ragazze”. Insomma, va bene parlarne male, purché se ne parli.

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onstage / maggio 2009

questione DI STILE •Il mensile britannico FHM, nel dedicarle la copertina dello scorso gennaio, l’ha definita “Best legs in pop music”. •L’eccentricità di Katy è evidente dal suo modo di vestire, ispirato a motivi floreali o decorato con elementi a forma di frutta e verdura •Sul blog ufficiale ha postato la foto della sua mano con un anello a forma di maiale con le ali, insistendo su quanto sia trendy indossare un gioiello così da quando c’è l’emergenza della “febbre suina”. •Sul palco di American Idol (dalla cui costola è nato il nostro X Factor) Katy si è esibita sfoggiando un

look ispirato a Elvis Presley. •Non è raro trovare siti e blog che insegnano a“imitare” il Perry-style che spopola nei video: accessori colorati e vintage e capelli rigorosamente lucidi con la riga di lato, proprio come Katy in Hot’n’ Cold. •Le hanno dedicato la nuova Mini Life Ball, vettura simbolo dell’evento di beneficenza a favore della lotta all’Aids tenutosi il 16 maggio scorso. I designer americani “The blonds” si sono ispirati al suo stile: l’auto è cabrio, maculata su tinte di rosa e con accessori appariscenti e riccamente decorati. - S.C.


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p La ricetta di Kate? L’aria da pin up, l’ironia pungente e un grande carisma. “Credo che la gente apprezzi un artista che mostra diversi lati», dice lei. «Il tema della rabbia giovanile è molto figo, ma se è tutto quello che hai è noioso. Ogni cosa che scrivo, che sia allegra o triste, ha un certo senso dell’umorismo». Nell’album One Of The Boys, infatti, ce n’è per tutti i gusti: dai brani scatenati e irriverenti che l’hanno resa celebre a quelli più introspettivi come Lost e Thinking Of You. Una dicotomia che continua a riproporsi nella vita di Kate, la ragazza della porta accanto cresciuta con la musica sacra ma diventata adulta comportandosi da artista maledetta. Fino a gennaio scorso le cronache mondane la davano fidanzata con Travis McCoy, frontman dei Gym Class Heroes, ma da gennaio è tutto finito. Certo, avere un ragazzo famoso all’inizio della carriera aiuta sempre. Così fan tutte, e Miss Perry ha dichiarato all’edizione britannica di Cosmopolitan di essere già alla ricerca di un nuovo amore. “Non mi piace essere single. Vivo una vita fantastica, piena di cose magiche e alla fine della giornata tutto ciò che voglio è avere qualcuno con cui condividerle” confessa la cantante. “Probabilmente finirò con qualcuno un po’ più grande di me: voglio una persona da cui io possa imparare. È sempre stato difficile per me trovare un fidanzato perché sono molto esigente». Per ora si accontenta della compagnia del suo gattino: Kitty Purry. Sì, avete capito bene. Si scrive con qualche vocale diversa, ma si pronuncia praticamente come il suo nome. E la gatta sul tetto della musica pop è talmente affezionata alla sua Kitty che l’ha usata per personalizzare molti capi del suo merchandising. Chissà se la porterà con sé nel tour europeo che la vede impegnata tutta l’estate. Per le esibizioni si è ispirata alla sua fata madrina, Madonna, dalla quale ha preso in prestito il team di scenografi. E cavalcando la scia del successo annunciato, Kate sta già pensando al nuovo album, che prevede di cominciare a registrare dal prossimo ottobre. Ma ora i riflettori sono tutti per lei. Dopo la fugace apparizione a Sanremo, in cui ha conquistato il pubblico italiano pur avendo la febbre, la cantante dai mille volti ha trovato sul palco la sua dimensione. «Il concerto è molto importante perchè la gente può capire veramente chi sono. Magari c’è chi crede che io sia solo una bella ragazza da copertina, invece cerco di lasciare un segno», ha dichiarato poco tempo fa a Topgirl. “Ci sarà anche un momento più intimo: io da sola con la chitarra acustica. È la dimensione da cui sono partita e a cui potrei sempre tornare, se un giorno tutto ciò dovesse finire».

affinità ELETTIVE Il nome d’arte di Katy Perry deriva dal cognome di nubile della madre, visto che con il nome di battesimo aveva firmato il primo disco di musica gospel da cui ha preso le distanze. Ma c’è chi dice che se Lucile Ball avesse avuto una relazione con Freddy Mercury il frutto del loro amore sarebbe stata proprio Katy. “Qualcuno mi ha detto che sono un po’ come Lucile”, ha raccontato. “Mi dicono ‘sei carina nell’insieme a guardarti dall’esterno, ma se si

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va più a fondo si vede che dentro c’è qualcosa di strano’”. La somiglianza con la star americana degli anni Trenta è da sempre un vanto per la Perry, che non ha mai fatto mistero della sua ammirazione per il cantante dei Queen, al quale ha dichiarato di ispirarsi proprio in occasione della sua visita italiana di febbraio, in occasione del Festival di Sanremo. E tra le muse ispiratrici della “gatta” del pop c’è anche Alanis Morisette. - S.C.


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L’UNIVERSO DEI SUONI

DI MARCO RIGAMONTI

Depeche Mode è sinonimo di sperimentazione da trent’anni. Dovremmo averci fatto l’abitudine. Eppure, ogni volta che esce un nuovo disco di Dave Gahan e soci, ci chiediamo come e dove abbiano trovato la forza per sorprendere tutti con un suono mai scontato. E siccome Sounds Of The Universe è un signor album e per di più bisogna prepararsi alle due date italiane, abbiamo indagato anche questa volta.

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erte volte basta un piccolo particolare: un frammento, un attimo, un suono. Qualcosa che nella sua infinitesimale importanza mostri le intenzioni in tutto il loro candore, un minuscolo indizio di una vera e propria dichiarazione. Consideriamo le prime note di A Pain That I’m Used To e quelle di In Chains: fracasso e distorsione sfrontata nel primo caso, calma sospesa e gentile nel secondo. I brani menzionati sono gli incipit degli ultimi due dischi dei Depeche Mode, rispettivamente Playing The Angel e Sounds Of The Universe. Due album divisi da quattro anni in cui evidentemente qualcosa nella testa di Gahan e soci è cambiato in maniera radicale. In assoluto sostenere che qualche secondo basti per capire la direzione di un disco è probabilmente una convinzione sbagliata, non ci piove. Ma l’invito a considerare questo paragone qualcosa di più di un semplice caso è d’obbligo quando c’è di mezzo una band che è sempre stata più che attenta ad ogni dettaglio. In effetti, l’ascolto dei due lavori conferma la diversità: lo stridere della chitarra elettrica di Playing The Angel è molto lontano dall’atmosfera quieta di Sounds Of The Universe. La faccenda diventa molto più interessante di quanto sembri quando si analizzano altri aspetti fondamentali. Ci si può chiedere se sia stato il classico cambio di rotta dovuto alla produzione

Da quando ho smesso di bere ho una nuova droga: acquisto vecchi synth analogici, ma ho scritto l’album quasi per intero sul mio laptop, quindi in un mondo completamente virtuale” Martin Gore

artistica di mani ignote o di qualche personaggio emergente del sistema musicale. Ma siamo fuori strada, visto che dietro al banco c’è Ben Hillier in entrambi i casi. Che forse ci sia stata qualche evoluzione in termini di scrittura? Un avvicendamento di ruoli? Neanche per sogno: il dualismo Gore-Gahan rimane tale e quale. Dave ha scritto tre pezzi sia nell’ultimo disco che nel precedente, non una virgola di più. Perfino i tempi sono rispettati in maniera maniacale: da Songs Of Faith And Devotion (1993) in poi l’uscita degli album è avvenuta puntualmente ogni quattro anni. A questo punto si può ragionevolmente parlare di un cambiamento che coinvolge la band per intero, di un meccanismo che è scattato in Martin Gore, Dave Gahan e Andy Fletcher e ha portato ad una svolta che in un certo senso profuma di passato (parola da

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Depeche Mode 37

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Bologna Brescia Bolzano Milano Villorba (TV) Villorba (TV)

DEPECHE LIVE 19/04 20/04 22/04 23/04 24/04

Livorno Genova Milano Milano Milano

16/06 ROMA 18/06 MILANO


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Ecco i brani che i Depeche Mode hanno suonato durante la data zero del Tour Of The Universe (Lussemburgo, 6 maggio 2009). Stessa scaletta anche per i concerti italiani? In Chains Wrong Hole To Feed Walking In My Shoes It’s No Good A Question Of Time Precious Fly On The Windscreen Jezebel A Question Of Lust Come Back Peace In Your Room I Feel You

In Sympathy Enjoy The Silence Never Let Me Down Again Encore #1 Stripped Master And Servant Strangelove Encore #2 Personal Jesus Waiting For The Night (Bare Version)

pronunciare con la dovuta attenzione vista la propensione al moderno e alla sperimentazione che ha sempre contraddistinto il suono della band di Basildon). A dire il vero ci pensa Gore a mettere i puntini sulle “i” a chi muove osservazioni di questo tipo: “Io ci andrei piano con la parola retrò. E’ vero, da quando ho smesso di bere (tre anni fa, nda) ho trovato una nuova droga: acquisto vecchi synth analogici su e-Bay, una quantità disumana, ogni giorno arriva in studio un pacco con uno strumento nuovo. Potrebbe sembrare strano, ma in tutti questi anni i Depeche Mode non sono mai stati collezionisti di macchine analogiche. Ovviamente l’ultimo disco è influenzato dai suoni di questi strumenti, ma li abbiamo utilizzati insieme alle moderne tecnologie. Anzi, il processo di scrittura è avvenuto quasi per intero sul mio laptop, quindi in un mondo completamente virtuale”. Dave Gahan si allinea alla dichiarazione rilasciate qualche mese fa da Martin, sostenendo che “non esiste

un disco dei Depeche Mode che non abbia portato a quello successivo. Ci siamo autocitati spesso e questo è del tutto lecito. Ma non avrebbe avuto senso fare un passo indietro, né a livello di scrittura né a livello di suoni”. Non ce ne vogliano, ma la nostra indagine non può prescindere da un particolare così importante. Andy Fletcher interviene in nostro soccorso: “Le strumentazioni analogiche contribuiscono a donare calore al suono, in un certo senso è come se urlassero più forte. Inoltre sono imprevedibili. Può capitare che ti esca dal nulla una sequenza o un timbro che poi non si riesce più a replicare. L’analogico alimenta la spontaneità nell’arrangiamento dei pezzi. Nel corso delle registrazioni ci sono sempre dei momenti in cui ci si incastra, magari cerchi disperatamente un suono e non lo trovi. Beh, con Sounds Of The Universe non ci è mai successo”. Grande uomo, Andy. Molti sostengono che Fletcher negli anni sia stato l’arbitro (o una sorta di collante) tra Gahan e Gore, due caratterini mica tanto facili da accostare. Perché lo sanno tutti che quei due non si fanno molti problemi a mandarsi a quel paese a vicenda, no? Nel corso di un’intervista all’emittente svedese P3 Popular, Dave Gahan dice la sua riguardo al loro altalenante rapporto: “Il ‘problema’ tra me e Martin sta nel fatto che più che amici siamo fratelli. Trent’anni insieme sono qualcosa di più di un’amicizia. E’ ovvio che ci siano delle frizioni all’interno di una band, ma spesso quelle stesse frizioni vengono trasformate in nuova adrenalina, che contribuisce a sfornare canzoni memorabili. Ci è successo in passato e dopo questi disagi sono venuti fuori dei signori album. La cosa divertente è che nel corso delle sessioni di registrazione di Sounds Of the Universe eravamo completamente sulla stessa lunghezza d’onda, non ci siamo scannati per niente. Questo dimostra come non servano per forza dei contrasti per creare della bella musica”. Probabilmente qualche scontro tra Dave e Martin c’era stato prima di Playing The Angel, quando Gahan, fresco del suo primo album solista, piombò in studio con una valanga di demo dicendo che avrebbe voluto scrivere almeno la metà delle canzoni del nuovo disco dei Depeche Mode. A posteriori il vocalist ha dato una spiegazione a questo suo comportamento: “In quel periodo ero sovraeccitato, avevo davvero tanta confidenza nei miei

Io e Martin durante le sessioni di registrazione di Sounds Of The Universe eravamo completamente sulla stessa lunghezza d’onda, non ci siamo scannati per niente

WARM UP

photo Anton Corbjin onstage / maggio 2009



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mezzi, forse troppa. Non volevo risultare antipatico, era solo un modo di esprimere la mia voglia di fare”. Ora è tutto diverso, come spiega Gore: “Dave ha due album alle spalle, sa scrivere e cantare i propri pezzi lo completa. Siamo molto più band adesso e lui ha trovato una sua dimensione, cosa che forse gli mancava prima. Gli è servito scrivere due dischi, perché dopo esperienze di questo tipo quando torni ‘a casa’ vivi il processo di gestazione nella band con una nuova linfa”. A quanto pare poi, le sessioni di Sounds Of The Universe sono state le più disciplinate dell’intera carriera dei Depeche Mode visto che Martin ha messo fine alla sua dipendenza dall’alcool: “Smettere di bere mi ha donato una prolificità che prima non avevo. Questo è stato il disco più facile che abbiamo mai prodotto. Per gli album precedenti solitamente arrivavo in studio con 4 o 5 canzoni pronte, mentre alle prime sessioni di registrazione questa volta ne avevo già una ventina!” Che le atmosfere dilatate dell’ultimo progetto siano quindi figlie della pace che regna sovrana nello studio dei nuovi Depeche Mode, più maturi e consapevoli? Che la nuova passione del sobrio Gore per i synth analogici di vecchia data abbia donato calore e delicatezza al suono dei pionieri del techno-pop? Che il lavoro del paziente Andy Fletcher dopo tanti anni abbia dato i suoi frutti? Che le capacità di scrittura del frontman Dave Gahan si siano evolute al punto da amalgamarsi allo stile di un riferimento come Martin Gore? Molto probabilmente rispondere singolarmente a queste domande non porterebbe ad una risposta definitiva. L’unica certezza che abbiamo è nelle note di Sounds Of The Universe, nella sua comunicabilità fresca e riconoscibile allo stesso tempo, nel suo essere accessibile sia ai fan che a chi non ha mai seguito i Depeche Mode, nel suo osare senza intaccare la tradizione della più longeva band elettronica mai esistita.

A PAIN THAT WE’RE NOT USED TO photo Anton Corbjin

Questo è stato il disco più facile che abbiamo mai prodotto. In passato arrivavo in studio con 4 o 5 canzoni pronte, mentre per Sounds Of The Universe ne avevo già una ventina” Martin Gore

I retroscena di un video decisamente inquietante

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Che cosa avrà fatto di male il protagonista del video di Wrong per ritrovarsi in una situazione da Enigmista (ovvero legato all’interno di una macchina che viaggia in retromarcia, impotente e costretto a guardare la sua fine)? “Davvero si meritava tutto questo?” chiede il conduttore di una radio di San Diego in una recente intervista a Dave Gahan, che ironico, ha così risposto “E’ il destino di chiunque produca un album dei Depeche Mode!”. Scherzi a parte, Dave confessa di avere scelto personalmente il direttore del video in questione, tale Patrick Daughters, dopo avere visto su YouTube il lavoro da lui realizzato per una canzone dei Liars (Plaster Casts Of Everything), un viaggio in macchina allucinato e paranormale che inquieta non poco. “Volevo che l’incombenza di girare questo video cadesse su qualcuno che fosse totalmente estraneo al mondo Depeche Mode. Come desideravo è venuto fuori un vero e proprio film, in cui regna la frustra-

zione che proviamo quando tutto va storto ma non possiamo fare niente per cambiare le cose. Anche la sensazione di claustrofobia che comunica va d’accordo con il testo della canzone. E’ divertente perché c’è questo tizio, non sappiamo perché è lì, non sappiamo che cosa gli succederà, ma non possiamo fare a meno di continuare a guardare. La stessa identica cosa che accade con i moderni reality show. Siamo tutti pronti a dire che non seguiamo quei programmi, ma cerchiamo di essere onesti: ci piace guardare un incidente stradale esattamente come ci piace testimoniare delle piccole tragedie o degli stupidi litigi che avvengono all’interno di un gruppo di persone che non conosciamo, in un inspiegabile miscuglio di curiosità e sadismo. Sono d’accordo, è un video che può mettere a disagio, è buio e da i brividi, ma attira l’attenzione. Non dovrebbe essere proprio questo l’obiettivo per cui si associano delle immagini ad un pezzo?” Se lo dici tu, Dave. - M.R.



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LOVE IS THE ANSWER DI GIORGIO ROSSINI

“Tutto quello di cui hai bisogno è amore”, cantavano 4 ragazzi di Liverpool. Non gli abbiamo dato retta. Quarant’anni dopo ci stiamo ancora dannando l’anima alla ricerca di chissacosa, insoddisfatti, stressati, sprofondati in una crisi di valori prima ancora che economica. Meno male che qualcuno crede ancora fortemente nel potere rivoluzionario dell’Amore.

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e pensiamo al 1967 probabilmente una delle parole che ci viene in mente è “rivoluzione”. Da allora sono passati oltre quarant’anni. Anni di lotte sociali, di guerre, di cambiamenti. Hanno prodotto qualcosa? Certo, ma parte del fermento culturale, sociale e politico che sconvolse il mondo (almeno quello occidentale) a partire dalla “Summer of Love” sembra essersi perso. Come se un interruttore avesse spento, o per lo meno affievolito, in tutte le generazioni a venire il sentimento che ha mosso gran parte di quel movimento: l’Amore. Che ne è stato? Che sia rimasto sepolto sotto un insopportabile carico di spazzatura? Probabilmente sì; spazzatura di varia natura, un cocktail letale di mala-politica, rincorsa al potere, guerre, odio, interessi economici e qualche altra pietanza infetta. Eppure il mondo della cultura, e quello della musica in maniera particolare, non ha mai smesso di parlare d’amore. “L’amore è rock” disse Adriano Celentano, in uno dei più celebri monologhi della storia del costume e della televisione italiana. E chi vive di rock non può non essere d’accordo con l’espressione usata dal “molleggiato”. Fu proprio la musica ribelle ad accompagnare i movimenti giovanili di fine anni ’60. Una musica che ha fatto la storia e che da allora viene continuamente citata, riprodotta, imitata. Erano gli anni dei Beatles di Sgt. Pepper (album da molti considerato il disco rock per eccellenza), della psichedelia dei primi Pink Floyd e dei

Jefferson Airplane, gli anni di Jimi Hendrix. Mostri sacri più che artisti, musicisti che hanno reso immortale non solo e non esattamente un genere musicale preciso e distinto. Personalità che hanno contribuito in maniera decisiva alla nascita di un’attitudine, uno stile di vita, quasi (gli intellettuali non si offendano) una filosofia. Un pensiero che da allora è stato tramandato da altri artisti. Già, perché in questo lasso di tempo lungo più di quarant’anni, l’Amore è stato cantato e suonato di continuo e c’è ancora chi continua a farlo. Uno degli interpreti contemporanei più apprezzati del sentimento nobile è senza dubbio Mr. Lenny Kravitz. Il 2008 è stato l’anno del suo attesissimo ritorno discografico, del nuovo progetto di un artista che, grazie alla sua musica, ai suoi valori e, perché no, anche al suo look, più richiama l’atmosfera di quegli anni così indimenticabili per chi li ha vissuti. Non può essere quindi una coincidenza se il titolo del suo ultimo lavoro discografico, It’s Time For A Love Revolution, suoni chiaramente come un richiamo a quel periodo e a quelle atmosfere. L’album ha segnato il ritorno dell’artista newyorkese alle sue origini musicali, quelle dell’epoca in cui nell’immaginario degli appassionati di musica appariva come il nuovo Jimi Hendrix. Certo, è sempre antipatico scomodare le divinità del rock per paragonarli a musicisti contemporanei assai più terrestri, ma il Lenny Kravitz degli esordi, quello tutto treccine e schitarrate zeppeliniane, riscuoteva parecchia simpatia in coloro che di rock si cibano. Il periodo (anni Novanta) di Mr. Cab


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Driver e Always On The Run, in cui amava duettare con band come i Guns ‘n’ Roses del suo amico Slash. Il ritorno a un sound molto vintage e qualche testo di carattere politico-sociale, rendono di It’s Time For A Love Revolution, oltre che un ottimo disco, ossigeno puro in un periodo come quello che stiamo vivendo, non solo dal punto di vista musicale, ma anche e soprattutto da quello socio-politico. E’ l’ennesimo chiarissimo segnale che il mondo della musica mondiale manda a coloro che tirano i fili, politicamente ed economicamente parlando, del nostro pianeta.

Ho sempre creduto nel potere dell’Amore, quello che viene da Dio, e nella capacità degli uomini di aiutarsi l’un l’altro. Questo è ciò che penso dell’Amore

È uno dei compiti della cultura in generale, quello di raccogliere il malcontento delle persone, dei cittadini, di quelli che la Storia prima la studiano sui banchi di scuola e poi la leggono sulle pagine dei quotidiani, con la terribile sensazione di vedersela scorrere davanti agli occhi senza poter fare niente per cambiarla, o almeno per aggiustarla. La musica deve farsi interprete di questo stato d’animo sempre, laddove le orecchie dei governanti sembrano sempre più sorde e lontane dalla realtà. La crisi che ci affligge è profonda e multipla. Colpisce l’economia, la politica, l’ambiente, ma soprattutto è una crisi di valori, sostiene Kravitz. Il suo consiglio è quello di voltarci indietro e tornare all’estate dell’Amore, per ripassare la lezione dei giovani di quegli anni, con la loro voglia di ribellione, di rivoluzione, con il loro attacco al conservatorismo politico e al perbenismo sociale dell’epoca. Ma soprattutto il suo è un invito a cercare proprio nell’Amore, nella sua forma più pura e semplice, lo spunto per svegliare le nostre coscienze. “Ho sempre creduto nel potere dell’Amore, quello che viene da Dio, e nella capacità degli uomini di aiutarsi l’un l’altro. Questo è ciò che penso dell’Amore”. Già, il più nobile dei sentimenti come risposta alla crisi, come risposta a tutto. C’è un brano in

LENNY COME JIMI? C’è chi dice che per capire qualcosa in più di un artista, bisognerebbe chiedergli quali poster avesse appesi nella sua cameretta da adolescente. Chi conosce bene Lenny Kravitz, può ragionevolmente immaginare che la sua fosse letteralmente tappezzata di immagini di Sua Maestà Jimi Hendrix. L’artista newyorkese è da sempre un grande ammiratore del leggendario chitarrista di Seattle e non ha mai fatto mistero di questa sua passione. È d’altra parte comprensibile, poiché con i miti non ci si mette a confronto, semplicemente servono come fonte d’ispirazione per la propria arte. Sarà forse per questo motivo che qualche anno fa, precisamente nella primavera del 2006, alcuni siti web diffusero

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delle voci secondo cui il celebre regista cinematografico Quentin Tarantino fosse sul punto di realizzare un film sulla storia di Jimi Hendrix E chi sarebbe dovuto essere il candidato principale per interpretare il mitico chitarrista sul grande schermo secondo questi non meglio precisati roumors? Proprio Mr. Lenny Kravitz. L’intera vicenda si rivelò purtroppo un grosso bluff. Poco tempo dopo infatti, fu lo stesso regista a smentire definitivamente queste voci, dichiarando attraverso il suo portavoce, che non era interessato ad un simile progetto e che nessuno lo aveva contattato per proporglielo. Che dire, un vero peccato per i fan del regista, ma soprattutto per gli appassionati di musica. - G.R.


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particolare proprio nell’ultimo disco, dall’inequivocabile titolo Love Love Love, nel cui testo è probabilmente racchiusa l’essenza di questa vocazione. Lenny canta: “Don’t need no television (...) Don’t need no politicians (…)Don’t need no stocks and bonds (...) Don’t need no diamond jewellery (...) Don’t need no marijuana (...) Don’t need no more religion (...) I got love, love, love”. Come a dire che oltre all’Amore non serve altro. Parole che sembrano uscite dalle bocche di quei 450.000 ragazzi che, nell’agosto del 1969, si radunarono per assistere al più leggendario dei festival rock, passato alla storia con il nome di Woodstock. Pensate a cosa succederebbe se, improvvisamente, una mattina ci svegliassimo con la voglia di mettere l’Amore, quello vero, davanti a tutto nei rapporti con gli altri, amici, colleghi o conoscenti che siano. Cosa accadrebbe se d’improvviso iniziassimo ad anteporlo a tutti quei sentimenti e condizioni che fanno ormai parte della nostra quotidianità, come la competizione, la frenesia, l’invidia? Probabilmente ci ritroveremmo a vivere in un mondo migliore. Certo, è un’affermazione che potrà sembrare banale e utopica, e per certi versi lo è. Ma basta fermarsi un attimo e guardarsi intorno. Non abbiamo bisogno di ascoltare o leggere notizie sui quotidiani, per capire che ciò che manca più di ogni altra cosa nella nostra vita è l’Amore, quello con la “a” maiuscola. E allora è forse il caso di ascoltarla questa lezione, di accettare il consiglio di Lenny Kravitz e di chi come lui pensa che si debba ripartire proprio da lì, dalla magia della “Summer of Love” e dalle voci di quei ragazzi che sorridendo ripetevano in continuazione che l’Amore è la risposta.

LOVELY PLAYLIST Credete che nel periodo d’oro dei freakettoni fosse tutto pace, amore e musica? Allora scaricate (legalmente eh!) questi dieci brani e ascoltateli attentamente.. 1. Love Me Two Times The Doors, (Strange Days, 1967)

6. All You Need Is Love The Beatles (Magic Mystery Tour, 1967)

2. That’s How Strong My Love Is The Rolling Stones (Out Of Our Heads, 1965)

7. Somebody To Love Jefferson Airplane (Surrealistic Pillow, 1967)

3. I Need A Man to Love Janis Joplin (Cheap Thrills, 1968) 4. Only Love Can Break Your Heart Neil Young (After the Gold Rush, 1970) 5. Love Or Confusion Jimi Hendrix (Are You Experienced? 1967)

8. Love Ain’t For Keeping The Who (Who’s Next, 1971) 9. Your True Love Bob Dylan (New Morning, 1970) 10. Turn On Your Lovelight Grateful Dead (Live/Dead, 1969)

LENNY SI AMA E SI SCARICA… CON NOKIA COMES WITH MUSIC Sul Nokia Music Store, il negozio online di musica digitale di Nokia, puoi ascoltare e scaricare legalmente più di 5 milioni di brani. Cosa aspetti? Se acquisti un telefono cellulare Nokia 5130 Comes With Music: potrai accedere gratuitamente a tutta la musica del Nokia Music Store per un anno intero. Sul Nokia Music Store trovi anche “It’s time for a love revolution”, il nuovo album di Lenny Kravitz. Scarica tutta la musica del rocker newyorkese sul tuo pc e trasferiscila sul tuo Nokia 5130 Comes With Music: le tracce rimangono tue, per sempre. Scopri quale telefono cellulare Nokia è disponibile in versione Comes With Music su www.nokia.it/comeswithmusic e vivi la musica a 360 gradi.

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onstage / maggio 2009


Hai il senso del ritmo? Il gioco più contagioso e pazzo di quest’angolo di Paradiso ti porterà alla follia! Usa il pennino del tuo DS per toccare, colpire e scivolare a tempo attraversando 50 minigiochi musicali e giochi di ritmo. Dal perfettamente anormale all’assolutamente folle! Agli ordini di un pennuto in divisa diventerai ballerina di fila per una pop-star o dovrai esibirti nella danza della lucertola innamorata. Tutto nel nome del Ritmo! Sarai abbastanza folle? Riuscirai a tenere il tempo? Tocca, colpisci, scivola. Trova il tuo senso del ritmo! Rhythm Paradise ti conquisterà.

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MISTER MONDO DI DANIELE SALOMONE

TIZIANO LIVE 21/06 24/06 25/06 27/06 30/06

Verona Roma Roma Agropoli (SA) Palermo

foto: NICOLAS GUERIN

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Tiziano Ferro 49

Tiziano Ferro vive perfettamente calato nel suo tempo, abituato a viaggiare e a confrontarsi con una nazione che non ha confini. E’ nato a Latina, ha vissuto in Messico, in Spagna e dal 2005 si è stabilito a Londra. I suoi polmoni respirano l’aria del villaggio globale. La sua musica si nutre di cultura internazionale. Alla faccia di chi sostiene che la musica italiana è troppo provinciale. Lo abbiamo incontrato a Milano qualche settimana prima che iniziasse il tour.

L’

Come? Invia un sms al 320.2043040 (al costo del tuo abituale piano tariffario) indicando il tuo indirizzo e-mail preceduto dal numero 223 (es.223luca@ gmail.com) e ricevi il reportage direttamente nella tua casella di posta entro 48 ore

so, norvegese, pur senza capire una parola di quello che canto. Secondo me la musica è un linguaggio universale. Ma allora è falso che la lingua è l’unico vero ostacolo per gli artisti italiani all’estero? E’ un problema, inutile prendersi in giro. La musica si muove ovunque attraverso i soliti canali tradizionali ed è oggettivamente difficile che sia dia molto spazio agli artisti italiani in Paesi in cui non si parla la nostra lingua. E’ ovvio che facciamo fatica. Addirittura ci sono Stati come la Francia dove le radio hanno l’obbligo di stilare un palinsesto in cui il 51% della musica sia nazionale. Anche in America latina è così. Però in questi anni mi sono reso conto che il limite della lingua non è invalicabile. Quindi non basta prendere un musicista italiano e farlo cantare in inglese per ottenere musica di caratura internazionale. Direi proprio di no. C’è tutta un’altra serie di problemi legati all’atteggiamento, al sound, alla produzione artistica e all’attitudine dell’artista stesso. La lingua è

La generazione a cui appartengo ha rotto certi confini e la mia musica è un riflesso diretto di questo modo di vivere. Non posso immaginare i miei album o i miei tour senza una visione globale

Quanto è importante l’abitudine al confronto con la comunità globale, con altri popoli e altre culture nella tua musica e nel tuo modo di scrivere? E’ essenziale, se mi togliessi questo aspetto inaridiresti la maggior parte delle cose che penso non solo per i dischi ma anche per la loro vita dal vivo. La generazione a cui appartengo ha rotto certi confini e la mia musica è un riflesso diretto di questo modo di vivere. Sarebbe dura immaginare i miei album o i miei tour senza una visione globale. Ho assistito a concerti ovunque nel mondo, ho conosciuto moltissime culture musicali. Per questo mi piace l’idea che ad un mio spettacolo si possa divertire anche un ragazzo, che

Ricevi gratis nella tua casella di posta elettronica il reportage fotografico del tour di Tiziano Ferro!

appuntamento è alle quattro del pomeriggio in un lussuoso albergo milanese, ma sono le cinque meno venti e di Tiziano neanche l’ombra. E’ in ritardo di oltre mezz’ora. Nonostante il cortese intrattenimento dell’ufficio stampa, la cosa si nota. Vuoi vedere che Mr Ferro è un po’ viziatello e fa il prezioso? Non può essere, penso, sembra così un bravo guaglione. E infatti. Quando arriva si scusa con garbo spiegando cosa l’ha trattenuto in camera. “Stavo scrivendo una canzone. E non potevo proprio smettere perché ero al punto in cui mi stavano venendo le parole per definire l’emozione che sta alla base del pezzo”. E c’è da credergli visto l’aspetto totalmente improvvisato con cui si presenta; non ha certo l’aria, né il look, di uno che si è fatto bello per l’intervista e la session di foto. Gli scappa anche qualche parola in spagnolo e se la ride pensando alla telefonata di qualche ora prima fatta ad un amico messicano che festeggiava il compleanno. Eccolo il Tiziano abitante del pianeta Terra. La vita a Londra, gli amici in Centro America, le prove del tour a Milano. Partiamo da qui, perché è da qui che parte la sua storia.

importante ma non è l’unica spiegazione delle difficoltà di certa musica italiana all’estero. Quale aspetto delle culture musicali che hai conosciuto ti ha più influenzato in questi anni? Sono rimasto affascinato dagli show di artisti rock o pop, ma comunque con una grande dignità, che ho visto soprattutto negli Stati Uniti e in Inghilterra. Per loro creare uno spettacolo che sia intrattenimento, che sia un contenitore divertente e colorato, con un certo fare anche leggero se vogliamo, non significa sminuire i contenuti. Penso, ad esempio, ai Green Day o ai My Chemical Romance che sono accompagnati sul


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foto: NICOLAS GUERIN

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B - SIDE Non tutto quello che finisce nel registratore viene poi messo nero su bianco. Ecco qualche passaggio dell’intervista con Tiziano Ferro che non ha trovato spazio nel pezzo principale, ma che meritava comunque di essere letto.

“Non tollero chi dice scaricare musica illegalmente perchè i cd costano troppo. Una ricarica da 50 euro per il cellulare ci dura due settimane, una birra costa anche 10 euro e finisce in 5 minuti. Il prezzo di un cd è tra i 13 e i 18 euro, ma il disco dura anche tutta la vita. La soluzione alla pirateria non c’è, è una questione di coscienza”

“Ascolto qualunque tipo di musica, italiana, rock, r’n’b’, pop latino, alternativa dei club londinesi, musica orientale. jazz. Compro ogni genere di cd perchè anche in un disco che mi non mi piace c’è probabilmente qualcosa che mi può ispirare. E io sono sempre alla ricerca di ispirazione”

“Vorrei ascoltare più metal, ma difficilmente trovo gruppi con il genere di suono che piace a me. Cerco quel sound volutamente grezzo, appositamente sporco che, ad esempio, hanno i Sistem Of A Down e i Nine Inch Nails”. - D.S.

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palco da coreografie spettacolari. Non fanno altro che accentuare la drammaticità del messaggio, soprattutto nelle canzoni più intense. Mi piace questo tipo di approccio. Non toccare i contenuti, soprattutto quando si affrontano gli aspetti più profondi della vita, rendendo però lo spettacolo un contenitore piacevole affinché le persone possano godere per un paio d’ore. Mi piace l’idea che il concerto sia una momento in cui le persone abbiano l’opportunità di distrarsi, dimenticare magari una brutta giornata. Hai sentito l’esigenza di parlare di “pop con grande dignità”. Perché la parola “pop” in Italia è quasi un insulto. All’estero pop è Sting, Steve Wonder, Michael Jackson, Elton John, Neil Diamond. Del resto gli anglosassoni sono molto più coraggiosi di noi, si prendono le responsabilità di ciò che fanno. Per noi è un problema storico. L’Italia ha sempre vissuto nella sofferenza, abbiamo attraversato guer-

con un altro linguaggio, non vuol dire avere contenuti con un peso specifico minore. Anzi, oggi come oggi è un atteggiamento coraggioso perché il cinismo, la protesta, l’offesa intrattengono molto più della fragilità dell’individuo. Ti senti l’alfieri del “pop colto” in Italia? Di sicuro ho abbracciato questa causa, ma più che l’alfiere mi sento uno che ha voglia di stimolare i colleghi che fanno pop a prendersi il diritto di sentirsi importanti, soprattutto quando quello che scrivono nasce da un urgenza reale. E’ una mia filosofia di vita, la ricerca interiore umana è tra le più nobili delle arti. Ogni buon cantautore si distingue per il linguaggio. Ma come si fa a trovare un proprio modo di comunicare, sempre riconoscibile, mai uguale a quello di altri? Per rispondere a questa domanda ti racconto quello che mi capitava quando ancora ero alle

Voglio stimolare i colleghi che fanno pop a prendersi il diritto di sentirsi importanti, soprattutto quando quello che scrivono nasce da un urgenza reale

re, povertà, problemi sociali. E quindi la musica di protesta è quella che per lungo tempo ha spostato le masse. Tutto ciò che non rientra in quel genere è catalogato come pop e dunque indegno. Da noi occuparsi esclusivamente di “buoni sentimenti”, anche se reali, di qualità, sembra una cosetta senza significato. Ma parlare dell’intimità dell’uomo e non del suo rapporto con l’esterno e con la società, non protestare o farlo in un modo più silenzioso,

“Prima dell’intervista stavo scrivendo un pezzo e buttando giù qualche idea per l’arrangiamento. E’ incredibile come il periodo precedente all’inizio di un tour coincida con i primi demo di canzoni che finiranno poi sull’album successivo. Succede sempre così”.

prime armi. Albero Salerno, uno dei più importanti autori italiani (ha scritto pezzi storici come Io vagabondo, Terra promessa, Donne, nda) ascoltava i miei provini e si arrabbiava. Erano canzoni come Rosso relativo e Imbranato, ma con altri testi. Mi diceva “Tiziano com’è possibile che io parlo con te e mi intrattieni, nonostante tu sia così giovane, ma quando scrivi i testi usi un linguaggio così ‘vecchio’ e noioso? Sembra che tu stia pensando



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p foto: NICOLAS GUERIN

a quello che la gente si aspetta dalla canzone. Ma perché non scrivi come parli?”. Io mi deprimevo e gli chiedevo di comporre i testi per me. “Non te li scriverò mai” mi diceva “perché ce li hai dentro”. L’unica cosa fondamentale per definire un linguaggio è avere delle cose da dire e l’urgenza di dirle. Non lo si può inventare. Purtroppo questo è il problema di molti giovanissimi che vogliono fare musica; si sforzano di costruire qualcosa che sia completamente diverso da quello che esiste. Finendo in realtà per assomigliare un po’ a tutto quello che c’è già. Quale pensi sia la chiave del tuo successo? Ho costruito tutto sulle canzoni. Non credo di avere una voce particolarmente interessante, nonostante molte persone mi dicano di essere molto colpite dalla mia vocalità. Di una cosa sono convinto: la mia voce non basterebbe a vendere dischi. Mi sono guadagnato tutto tirando fuori, una ad una, tante canzoni per ogni disco. Punto tutto su quello. Non sono un presenzialista, non vendo la mia vita privata, non partecipo ai programmi tv, non sono un ruffiano. Ma sulla canzoni non transigo. Finchè non sento di avere almeno otto canzoni importanti, poi le altre possono essere anche solo degli esperimenti, io non pubblico il disco. Non mi interessano le pressioni della casa discografica. Prima della pubblicazione di Nessuno è solo mi davano del pazzo perché, per essere un semi-esordiente, stavo facendo passare troppo tempo dal precedente disco (3 anni, nda). Mi dicevano che avrei perso il treno, che la gente si sarebbe dimenticata di me. Ma tutto questo sarebbe successo se avessi scritto canzoni brutte. E i fatti mi hanno dato ragione perché è quello è stato il mio album di maggior successo.

Non sono un presenzialista, non vendo la mia vita privata, non partecipo ai programmi tv, non sono un ruffiano. Ho costruito tutto sulle canzoni

Veniamo al tour. Che direzione hai deciso di seguire? La cosa più importante è dare spazio all’incisività delle mie canzoni, anche senza la potenza delle chitarre distorte. Penso di poter usare un altro tipo di emozioni, come il silenzio, la parola “pesata”. Ma nello stesso tempo non voglio neanche fare uno spettacolo intimista, eccessivamente cantautoriale. Sarebbe un segnale di insicurezza. Vorrebbe dire che non ritengo il contenuto all’altezza, al punto di avere bisogno di una scenografia che lo rappresenti per farmi capire. E invece lo spettacolo deve essere colorato, divertente, deve soddisfare anche la vista, che nell’arte dell’intrattenimento è fondamentale. Ho investito molto nell’allestimento perché voglio che la struttura sia un piacere per gli occhi. Tanto la parte musicale è comunque il nucleo del concerto, non si tocca e non perde di significato. Le videoproiezioni sono particolarmente ricercate, ho contattato artisti internazionali, dal Giappone all’Argentina. Naturalmente gli schermi sono ad alta definizione. E’ un po’ come quando guardi un film: se è brutto, anche con il miglior impianto del mondo resta brutto; ma se è un bel film e in più hai anche un ottimo impianto per vederlo è il massimo. Qualche novità riguardo alla musica? Ci sono meno sequenze e parti elettroniche e più parti suonate. Abbiamo anche scelto un batterista fenomenale (Miles Johnson, lo stesso che ha accompagnato Jovanotti nel Safari Tour) che sta dando un drive bellissimo a pezzi che fino ad ora hanno avuto ritmiche campionate, come Xdono, Xverso, Stop! Dimentica, L’olimpiade. Per la prima volta avrò anche dei coristi. In studio i cori li incido io perché il mio modo di scandire le metriche, che piaccia o no, è singolare, dunque difficilmente ripetibile. Per lo stesso motivo ho sempre evitato di portare i coristi sul palco. Ma questa volta ci sono. Hai quattro dischi, comincia ad essere un problema sceglieri i pezzi per la scaletta? No anzi, è uno dei miei grandi divertimenti. Ogni tanto penso addirittura alla scaletta di altri artisti, mi diverto a immaginare come la farei se avessi i loro repertori. Scherzi a parte, è vero che adesso le canzoni sono tante. Mi sono reso conto che ho 15 canzoni a cui non posso rinunciare. Quindi su 24 brani, 15 sono singoli, presi da tutti gli album. Peraltro ho un buonissimo rapporto con il mio repertorio perché ho sempre fatto quello che mi piace. Cantare le canzoni dei primi dischi è un pò come guardare le vecchie foto. Risveglia emozioni, in te e in chi sta con te.

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54 // rock’n fashion

OI VA VOI Gli Oi Va Voi prendono il nome da un’esclamazione popolare Yiddish che in ebraico moderno significa “Oh mio Dio!”. I membri della band, formatasi alla fine degli anni ’90, hanno saputo sapientemente fondere i loro differenti background musicali in un mix di left-field jazz, hip-hop, rock, drum’n’bass e klezmer ebraico. Nel 2004, per l’album Laughter Through Tears, la band si arricchisce del talento di K.T. Tunsall, cantante e compositrice britannica; una collaborazione che porta gli Oi Va Voi a mischiare dance moderna, culturale ebraica e ritmi tipicamente europei. A Laughter Through Tears segue un altro successo di critica: il secondo omonimo album viene accolto dalla stampa europea con grande calore, merito anche della splendida Bridgette Amofah, guest vocalist dell’album. Travelling Face Of The Globe, finito di registrare ad ottobre del 2008, esce in Italia lo scorso 15 maggio per l’etichetta Oi Va Voi Recording. Ancora una volta, la band ha confermato l’eclettismo e l’estrema abilità musicale dei suoi membri.

Rubrica a cura di Eileen Casieri e Marianna Maino

Stylist and clothes: Sophie McElligott Photographer: Tom Sheehan

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Nik Ammar, Bridgette Amofah, Josh Breslaw, Steve Levi, David Orchant, Anna Phoebe, Lucy Shaw vestono Sophie McElligott


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Bridgette Amofah, Anna Phoebe Lucy Shaw vestono Sophie McElligott

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Nik Ammar, Bridgette Amofah, Josh Breslaw, Steve Levi, David Orchant, Anna Phoebe, Lucy Shaw vestono Sophie McElligott


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Atmosfere da festival Un’estate ricca di moda e musica. Un tuffo nelle occasioni più cool dell’estate, un’apnea nei festival musicali più amati. E anche qui la moda è protagonista: il look pop e glam è caratterizzato da t-shirt, jeans e accessori per vivere e divertirsi all’insegna del colore e della freschezza. Così, giocando con il look e con la musica, vivremo con passione esperienze indimenticabili. Per l’estate 2009, fantasie sgargianti formano una tendenza principale nel guardaroba delle ragazze, mentre per i loro accompagnatori praticità e colore sempre in prima linea.

1. Carrera 2. Altmont

8. Kelto

3. Seal Kay 7. Modern Amusement

5. Fossil

9. Playlife

6. Eastpak

4. adidas

1. 110,00 € - “CARRERA VINTAGE”, modello Safari, con colorazioni hot del rosso, profilo bianco e lenti scure - 2. 60,00 € - Camicia a quadrettoni rossi e blu - 3. 325,00 € - Art bond jeans della linea Historic Wash, con oltre 15 processi di tintura e lavaggio - 4. 70,00 € - Adidas Originals Gruen, in materiali ecologici e biodegradabili - 5. 120,00 € - Cassa tonda in acciaio, cinturino in pelle marrone con impermeabilità 5 ATM - 6. 48,00 € - ZAINO PADDED PAK’R zippato in cordura, con ampia tasca frontale e spallacci imbottiti - 7. 79,00 € Boardshort in microfibra con bottoni colorati - 8. 39,00 € - T-shirt in cotone “Bigsnotalwayswin” - 9. 39,90 € Polo di cotone piquet manica corta con stemma applicato; 69,90 € Bermuda di cotone con motivo “tartan”. onstage / giugno 2009


rock’n fashion // 61 3. Pepe Jeans London

2. Denny Rose

1. Miss Sixty

6. Frankie Morello 5. Immacolata collezione

4. Miss Sixty

8. Rare

9. Roxy

7. Benetton 1. 89,00 € - T-shirt bianca con stampa simbolo della pace e scollo a V - 2. 99,00 € - Gilet in tessuto jeans - 3. 110,00 € - Jeans tye dye, Pepe Jeans London - 4. 49,00 € - Cintura in pelle intrecciata color argento 5. 65,00 € - Collana in ottone con cristalli azzurri - 6. 622,00 € - Borsa baloon in pelle con lavorazione ad origami - 7. 139,00 € - Stivale viola in pelle scamosciata - 8. 60,00 € - T-shirt verde con stampa moto anni 70 - 9. 73,00 € Tutina arancio in cotone con riflessi in lurex dorati; 190,00 € borsa nera in tessuto e pelle con borchie e frange.


62 // coming soon !

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LUGLIO

a cura di VIRGINIA RICOTTA

I greatest gig del prossimo mese

Bruce Springsteen 19/07 Roma 21/07 Torino

23/07 Udine

N

el 1975 il produttore Jon Landau disse: “Ho visto il futuro del rock, si chiama Bruce Springsteen”. Sono passati quasi trentacinque anni e quel futuro è diventato la storia del rock. A luglio il pubblico italiano ha la possibilità di godersi il Boss nel suo habitat naturale, lo stadio. È lì che i suoi concerti diventano una prova di forza fatta di muscoli, cuore e sudore. Serate senza effetti speciali: con Springsteen i fronzoli stanno a zero, conta solo la musica, quella di una carriera quasi quarantennale zeppa di canzoni immortali. Quelle che ancora una volta il Boss suonerà insieme alla sua inseparabile E-Street Band. – M.L.

photo Anton Corbjin

U2

Placebo

07-08/09, Milano

17/07 Livorno

U

H

n concerto degli U2 è l’evento. Bono e soci da un ventennio buono costruiscono spettacoli che per impianto scenico definire faraonici è riduttivo. Ma per il “360° Tour” il palco sarà semplicissimo: nudo, scarno, con solo i quattro rocker e i loro strumenti. Dov’è il trucco? È che lo spettacolo è sopra e intorno alla band: un’enorme impalcatura con la forma di un ragno a quattro a zampe li sovrasterà, permettendo al pubblico di godere dello show da ogni lato, senza impedimenti visivi. Maxischermi e altoparlanti raggiungono il pubblico in ogni angolo dell’impianto che ospita il concerto. Non vi basta? Provate a pensare che tutto questo non è altro che la cornice allo show della più grande rock band del mondo. Particolare da non sottovalutare: i biglietti per le due date di San Siro sono sold out da mesi. - M.L.

Dave Matthews Band 5/7 Lucca

8/7 Sogliano al Rubicone

The Prodigy 15/7 Padova 16/7 Napoli

Anastacia 10/7: Taormina (ME) 12/7 Roma

Patti Smith 3/7 Capri 6/7 Roma 7/7 Parma

Bloc Party 15/7 Ferrara

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Burt Bacharach:

16/7 Perugia 18/7 Lucca 22/7 Brescia 24/7 Roma

18/07 Verona

anno programmato una manciata di date estive in Europa, per lo più festival, per presentare l’ultimo disco (Battle For The Sun) e il giovane batterista californiano Steve Forrest, nuovo inquilino del posto che storicamente fu di Steve Hewitt. Nelle settimane precedenti all’uscita dell’album, la consueta attesa dei fan è stata fomentata dalle dichiarazioni che il gruppo ha rilasciato a proposito di una decisa svolta musicale. E preannunciare un sound più complesso, ha suscitato la legittima curiosità riguardo alla riproposizione live del disco. Volendo verificare di persona, gli appuntamenti sono per luglio a Livorno e Verona. – V.R.

7/7 Ostia Elton John + Anastacia: 7/7 Verona

Carlos Santana: 14/7 Trieste 15/7 Brescia

Erykah Badu: 8/7 Milano

Chris Cornell: 6/7 Milano

Franz Ferdinand + The Killers + White

Lies: 14/7 Roma

19/7 Roma 21/7 Aosta

James Morrison + Amy MacDonald: 24/7 Lucca

John Fogerty 26/7 Lucca 28/7 Padova

James Taylor: 13/7 Milano 15/7 Padova 16/7 Lucca

Lauryn Hill 3/7 Roma 4/7 Pistoia


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26-05-2009

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Tel Aviv ha fatto Cento Tel Aviv compie 100 anni. Li festeggia a modo suo: con un party all'aperto lungo un'estate. La "città bianca" nata dalla sabbia, oggi salutata come "nuova capitale mediterranea del cool", "la città che non dorme mai", "la Bolla" per la sua atmosfera spensierata, non è mai stata tanto vicina.

Da 1 a 10 tutte le ragioni per visitarla ora.

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% di Tel Aviv è aree verdi, un record Il non solo per il Medio Oriente. E il progetto iniziale di città-giardino ora si estende anche alla periferia: intorno alla località di Hiriya sta nascendo un altro parco pubblico, disegnato dall’architetto di paesaggi Peter Latz.

Il embrione di Tel Aviv si chiama Neve Zedek, un piccolo nucleo di belle palazzine in stile eclettico sorto nel 1887, 22 anni prima che la città vedesse la luce. Oggi quel che ne resta, splendidamente restaurato, è una delle zone più chic della città.

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sono i mari in Israele: i lunari paesaggi del Mar Morto, la verde spiritualità del Mar di Galilea, il profondo cobalto del Mar Rosso e il Mar Mediterraneo, quello che bagna le spiagge di Tel Aviv, le più “cool” e “in” della regione.

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i quartieri più hot della movida: Sono a Tel Aviv la vita notturna si divide fra nord e sud. Fra l’elegante e verde Rothschild Boulevard e il mercato del Carmel si allineano i club più antichi e famosi; nell’ex area portuale del namal si snoda una nuova, lunghissima passerella con decine di locali aperti giorno e notte.

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i Campionati Europei di Basket vinti Sono dal Maccabi Tel Aviv, ma in città ci sono decine di club per tutti gli sport (i telaviviani amano stare all’aria aperta!) compreso il canottaggio, sul fiume Yarkon. Fra gli sport più amati la bicicletta, il pattinaggio e tutti i water-sports, in particolare il kite-surf.

spiagge da non perdere. Metzitzim Beach: appena riarredata vicino allo Sheraton; “Separated Beach”, accanto alla Metzitzim: per ebrei ortodossi, secondo il giorno per soli uomini o sole donne; HaAtzmaut: gay e racchettoni; Hilton Beach: la migliore per nuotare e fare sport; Gordon Beach: la più elegante, con bei bar sulla spiaggia; Frishman Beach: larga, bianca ed attrezzata; Drums Beach: per chi ama tamburi e borghi (al tramonto); Hof HaTzuk: l’unica a pagamento.

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mila edifici Bauhaus costruiti fra il 1931 e il 1939 compongono la "White City", vero e proprio centro storico di Tel Aviv, nel 2003 decretato dall’Unesco Patrimonio dell'Umanità. Il municipio ha finanziato un programma di recupero per 1.500 di queste palazzine.

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CENTRO TURISTICO STUDENTESCO E GIOVANILE

6 famiglie ebree provenienti da Giaffa fondarono Tel Aviv nel 1909, tirando a sorte quale lotto di terreno sabbioso dovesse spettare a ciascuna. Oggi Tel Aviv conta, nell’area metropolitana, più di 3 milioni di persone. In città l’età media è 30 anni.

quartieri, di cui il più antico, Giaffa, è abitato dall’età del bronzo. Storicamente, i distretti settentrionali sono stati popolati da ebrei ashkenaziti (di provenienza centroeuropea), quelli meridionali da ebrei sefarditi e orientali, oltre che da arabi: un fantastico esempio di come 3 diverse culture possano convivere quotidianamente.

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la temperatura minima in gennaio, contro quella più bassa in agosto, in cui non si scende mai sotto i 24°. 300 giorni di sole l’anno ma non eccessivamente caldi: di rado si superano i 30/32°.


64 // coming soon !

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LUGLIO

a cura di VIRGINIA RICOTTA

I greatest gig del prossimo mese

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Madonna 14/07 Milano

16/07 Udine

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volte un concerto non è un semplice evento musicale. La scenografia, i costumi, gli effetti speciali, il pubblico stesso, possono rendere un appuntamento imperdibile a prescindere da quanto si amino le canzoni dell’artista. Un live di Madonna è uno di questi casi. Miss Ciccone è l’artista che più di ogni altra negli ultimi vent’anni ha cavalcato e indi-

Moby 6/7 Padova 25/7 Lucca

12/7 Perugia 13/7 Pescara 14/7 Mantova

Mogwai 17/7 Firenze 18/7 Roma

Tracy Chapman 14/7 Brescia 22/7 Arezzo 27/7 Roma

Seal 1/7 Milano Simply Red

onstage / maggio 2009

Tv On The Radio: 21/7 Ferrara

rizzato il pop, cambiando look, generi, e stili. Come potrebbe essere monocromatico un suo spettacolo? Quest’anno poi c’è una data speciale: il 14 luglio la Regina si prenderà lo stadio di San Siro per la prima volta. Un motivo in più per trasformare un live in un grande party. – M.L.

Afterhours 3/7 Cagliari 10/7 Sesto Fiorentino 31/7 Castelbasso (TE) Negrita 1/7 Spello 2/7 Roma 4/7 Fossacesia (CH) 9/7 Casalromano (MN) 10/7 Genova

11/7 Padova 12/7 Pontenure (PC) 14/7 Pavia 15/7 Monza 17/7 Torino 18/7 Sordevolo (BI) 23/7 Cuneo 24/7 Villafranca (VR) 25/7 Cattolica (RN) 26/7 Arezzo 29/7 Massa 31/7 Cagliari

Subsonica 18/07 Venezia 22/7 Firenze Biagio Antonacci 4/7 Cagliari 7/7 Como 8/7 Este 10/7 Lucca 11/7 Lecce 13/7 Taormina

nche quest’anno il più grande concerto gratuito europeo si svolgerà nella meravigliosa cornice dell’isola di Malta. Isle of MTV si terrà l’8 luglio nella piazza Fosos di Floriana, cittadina a ridosso della capitale La Valletta, a conclusione del Malta Music Week: 5 giorni (dal 4 all’8 luglio) di dj set e performance di artisti maltesi e internazionali, tra cui i Groove Armada, maestri della musica elettronica mondiale. Dopo il grande successo della scorsa edizione, gli organizzatori quest’anno si aspettano almeno 50.000 persone. Una cifra assolutamente alla portata dell’evento, che ospita infatti alcuni tra i migliori artisti del momento, tra cui Black Eyed Peas, Lady Gaga, Metro Station, Esmee Denters. Un appuntamento live di tutto rispetto e una tra le più belle location del Mediterraneo: non manca davvero niente. Per ulteriori informazioni visitate www.isleofmtv.com e www. visitmalta.com.

Cesare Cremonini 17/7 Roma 30/7 Spilimbergo (PN) Morgan 11/7 Cortona 17/7 Cremona Planet Funk 3/7 Verona


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SCARICA TUTTA LA MUSICA CHE VUOI SENZA LIMITI. music.nokia.it

MUSICA

Green Day

Eminem

21st Century Breakdown Warner Music

Relapse Universal

MARCO RIGAMONTI

DI VIDINO NELLAGIA

N I

l messaggio di Billie Joe Armstrong e soci è chiaro: la frattura creatasi con American Idiot tra i Green Day e i fan di vecchia data non verrà in alcun modo sanata. La mossa di incidere una seconda “rock-opera”, decisione che cinque anni fa si era rivelata azzeccata almeno dal punto di vista delle vendite e del rinnovamento d’immagine di una band in declino, è in questo caso estremizzata con riferimenti stilistici al rock classico anni 60-70. Ma non con quel piglio giocherellone e privo di imbarazzo ostentato dal side-project Foxboro Hot Tubs, bensì con una serietà pianificata e sicuramente forzata. Perché è vero che esiste un momento in cui si percepisce che forse è il caso di smetterla di scrivere inni alla masturbazione o pezzi in cui si protesta contro tutto e tutti a causa della fantomatica rabbia adolescenziale. Ma se c’è una band che ci metterà un bel po’ di tempo a convincerci della sua avvenuta maturazione, questa non può che portare

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la ragione sociale Green Day. Una tempistica perfetta unita a singoli di un certo spessore aveva elevato la comunicazione empatica dell’album anti-Bush all’ennesima potenza; in questo caso l’argomento del concept (il cammino di una giovane coppia nel confuso panorama socio-politico dell’america postmillenio) è qualcosa di molto più nebbioso e banale, mentre il primo singolo Know Your Enemy non lega abbastanza con il resto del disco (oltre ad essere un brano musicalmente scontato). La conseguenza è che gli episodi meritevoli dell’album (Song Of The Century, Before The Lobotomy, 21 Guns ) finiscono per rimanere nascosti, oscurati da una moltitudine di idee abbozzate e mezzi passi poco convinti. La sostanza c’è, ma questi dettagli diventeranno degli ostacoli superabili solo dai fan convinti o da chi avrà la pazienza e il tempo di assimilare 21st Century Breakdown con i giusti tempi.

ietzsche sosteneva che sono memorabili unicamente quei gesti e quegli avvenimenti in grado di fissare degli standard capaci di tornare ciclicamente in auge. Tutto il resto è solo moda, roba passeggera. E’ probabile che Eminem non abbia mai preso in mano i classici della filosofia, eppure ascoltando Relapse è chiara la sua volontà di ripartire dagli elementi che lo hanno reso celebre. Il signor Mathers sembra voler chiarire una volta per tutte chi ha fatto la storia dell’hip-hop negli ultimi quindici anni. Relapse, ricaduta in italiano, è un ritorno alle strutture metriche, alle tematiche e ai suoni che per molti anni hanno rappresentato l’avanguardia in ambito hip-hop e che adesso appaiono però sorpassati. Abusi famigliari (My Mom, Insane), polemiche sul mainstream e i protagonisti dello star system, (We Made You, Same Song Same Dance), l’affezione alle droghe (Medicine Ball, Must Be The Ganja): topic cari ad Eminem, tenuti insieme dalle basi di Dr.DRE che, pur non stupendo per originalità, insieme a Mark Batson (Miami Vice Sound Track) riesce a ricostruire atmosfere cinematografiche che regalano al disco maggiore solidità e unità. Per Natale è prevista l’uscita di Relapse 2, la speranza è che il rapper di Detroit recuperi del proprio passato anche la volontà di innovazione che lo ha fatto conoscere al grande pubblico.

vinci il cd di Eminem, invia una mail a: contest@onstageweb.com oggetto “Eminem“

Tori Amos

Dixie Chicks

Abnormally Attracted To Sin Universal

Shut Up And Sing - DVD

DI MASSIMO LONGONI

SILVIA CRIVELLA

a cantautrice canadese torna con un’opera ambiziosa, tutta incentrata su una serie di personaggi in modi diversi attratti o coinvolti dal peccato. Religione e morale sono sempre stati tra gli argomenti preferiti di Tori che per l’occasione ci imbastisce sopra una serie di architetture sonore decisamente variagate: dal trip-hop alla ballata piano e voce, dal country al pop, l’album contiene di tutto un po’. Tra acu-

ti (That Guy, Give, Mary Jane) e pezzi che faticano a prendere sostanza poggiandosi su idee debolucce (Not Dying Today, Police Me), la Amos torna alle atmosfere più rarefatte di Beekeeper (2005) e Scarlet’s Walk (2002), accantonando la potenza di fuoco dell’ultimo American Doll Posse, del 2007. In tutto questo però il peccato vero è uno solo: i 73 minuti di durata che pesano come un macigno sull’equilibrio complessivo del lavoro.

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iusto perché lo sappiate, ci vergognamo che il presidente degli Stati Uniti venga dal Texas”. Con queste parole pronunciate in concerto a Londra il 10 marzo 2003, alla vigilia dell’attacco in Iraq, le Dixie Chicks iniziano la loro diaspora dal mondo della musica country (radio comprese), che le aveva proclamate migliore band femminile di tutti i tempi. Da quel momento diventano le traditrici dei valori repubblicani e conservatori in nome di un pacifismo che le porta alla ribalta nel resto del mondo. Cos’è quella frase? “Uno scherzo” studiato per accattivarsi il pubblico o una gaffe irrimediabile? Esce questo mese in Italia il film-documentario Shut Up And Sing, una racconto da dietro le quinte della vita di Natalie, Emily e Martie.

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NOKIA COMES WITH MUSIC

Phoenix

Ben Harper

Wolfgang Amadeus PhoenixCooperative Music

White Lies For Dark Times Virgin/Emi

DI GIANNI OLFENI

DI DANIELE SALOMONE

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iamo alla fine degli anni ’90 e un giovane chitarrista texano di nome Jason Mozersky fa l’autista per conto di un promoter locale. Capita che sul suo pulmino salga Ben Harper: Jason non può fare a meno di infilare il disco della sua band nello stereo, sperando che l’illustre ospite ne rimanga colpito. E’ quello che accade. I due diventano amici al punto che Ben (è il 2005) invita Mozersky a partecipare alle session di Both Sides Of The Gun. Jason si presenta con due vecchi amici, il batterista Jordan Richardson e il bassista Jesse Ingalls, anche loro texani. Ne viene fuori Serve Your Soul ma, so-

prattutto, è la prima volta che i futuri Relentless 7 suonano insieme. La scintilla è scoccata ma passano altri due anni prima che Harper decida di lasciare i suoi storici Innocent Criminals. Il motivo del cambio? E’ il primo inevitabile passo per lanciarsi nel progetto rock da tempo covato. White Lies For Dark Times è il secondo step. Un album di puro rock ‘n roll, con la giusta dose di blues e qualche riuscita scorribanda nell’hard. Ci vorrà del tempo prima che le nostre orecchie si abituino al nuovo Ben, meno raffinato e più potente, ma alla lunga ce la faranno. Sempre che non decida lui di tornare indietro prima.

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lla fine degli anni Novanta, la Francia ha vinto i Mondiali e ha esportato parecchia buona musica. Dalla ventata di french touch che ha accompagnato al successo band come i Daft Punk e gli Air, sono venuti fuori anche i Phoenix. Noi, che siamo ritardatari cronici, li abbiamo conosciuti solo nel 2001 con il singolo If I Ever Feel Better, riempipista e tormentone radiofonico. Wolfgang Amadeus Phoenix è il quarto album della formazione di Versailles, che conferma quanto di buono fatto fin qui. L’estrema raffinatezza delle composizioni consente al quartetto francese di muoversi con garbo tra rock e dance alternando chitarre acustiche e synth, distorsioni e suoni morbidi. Sul possibile significato del titolo (ironia? sarcasmo? autocelebrazione?) si può sorvolare, il disco merita a prescindere.

Simple Minds

Yusuf

21st Century Breakdown Warner Music

Roadsinger: To Warm You Through The Night Universal

DI DANIELE SALOMONE

DI VIDINO NELLAGIA

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rent’anni di carriera e quindicesimo disco. Per chi ama il gusto esotico della novità, un nuovo album dei Simple Minds è un’erbaccia amara. A maggior ragione dopo il mezzo fiasco di Black&White (del 2005), passato inosservato quando non etichettato come peggior album della band scozzese. Ma fermarsi alle apparenze, lo sappiamo, induce spesso all’errore. Basta accendere la radio per averne conferma: Rockets, singolo di lancio di Graffiti Soul, è una hit, uno dei pezzi più trasmessi dalle emittenti italiane. E non è un caso. Tutto l’album ha un tiro degno dei migliori Simple Minds: la formula è quella collaudata (atmosfere cupe che si risolvono

in aperture solari, come Light Travels dimostra benissimo), ma il sound è fresco, incisivo, a tratti persino sorprendente per originalità, vedi Blood Type 0. L’esperienza di due vecchie volpi come Jim Kerr e Charlie Burchill si sente, eccome, ma è ancora più evidente la voglia di fare musica senza troppi calcoli. Insomma, Graffiti Soul è uno di quei dischi che vanno ascoltati a prescindere da gusti musicali e pregiudizi a proposito dei vecchietti del rock. Non c’è dubbio, è stato un grosso errore aver dato per morti i Simple Minds.

li anni passano e qualcosa nel “fu” Cat Stevens, oggi Yusuf Islam, sta cambiando. Il cantautore inglese è come se stesse riprendendosi il suo passato, pur non rinnegando nulla dell’evoluzione personale e spirituale che lo ha investito negli ultimi anni. Roadsinger: To Warm You Through The Night è infatti una straordinaria dimostrazione di salute per un artista che ha ritrovato la propria vena. Una voce appena irrobustita dagli anni interpreta con passione e sentimento una serie di brani che, a differenza del precedente al-

bum (An Other Cup, 2006), non rimangono sulla superficie di una leggera venatura pop ma affondano nel folk più maturo. Canzoni come Everytime I Dream, Be What You Must o la stessa title track, si inseriscono a pieno titolo nei momenti più alti della discografia di Yusuf, non essendo in contraddizione né con la prima vita del cantautore né con la seconda.

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CINEMA

Gli amici di Nick ci raccontano le novità in sala

Terminator salvation Ger, Usa, Gb , 2009 FANTASY Con Christian Bale, Sam Worthington, Moon Bloodgood Di McG . critica pubblico

E’ in edicola nick giugno !

cco il quarto capitolo della saga sci-fi inaugurata nel 1984 da James Cameron. Per tre volte abbiamo assistito ai viaggi del cyborg Arnold Schwarzenegger indietro nel tempo, dal futuro al nostro presente: nel primo film doveva uccidere Sarah Connor, futura madre di un leader partigiano in una guerra tra umani e macchine, nel secondo e nel terzo doveva proteggere lei e il figlioletto. Oggi il regista McG ci porta nel vivo

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della battaglia: l’anno 2018. La terra è un cumulo di macerie, distrutta dall’intelligenza artificiale Skynet. Il leader dei sopravvissuti, John Connor, conosceva le sorti del pianeta fin dall’adolescenza, cioè da quando le macchine hanno iniziato a mandare sicari indietro nel tempo nel tentativo di eliminarlo “preventivamente”. Un cast d’eccezione per un kolossal che potrebbe ridare vita alla vecchia saga: Christian Bale è Connor; Sam Worthington è Marcus, un soldato con problemi di

Ca$h

I love radio rock

Transformers 2

Un’estate ai caraibi

Fra, azione 2008 Jean Dujardin, Jean Reno, Valeria Golino, Alice Taglioni Di Eric Besnard

Gb, commedia 2009 Con Gemma Arterton, Philip Seymour Hoffman, Rhys Ifans Di Richard Curtis

Usa, azione 2009 Con Megan Fox, Shia LaBeouf, Rainn Wilson Di : Michael Bay

Italia, commedia 2009 Con Gigi Proietti, Enrico Brignano, Maurizio Mattioli, Paolo Ruffini, Martina Stella Alena Seredova Di Carlo Vanzina

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Valeria Golino in un ruolo d’azione. La più apprezzata tra le attrici drammatiche del cinema italiano si concede una vacanza commerciale, come ai tempi di Hot Shots 2, in questo actioneer ad alto budget diretto da Eric Besnard. Al suo fianco il mitico Jean Reno. A seguito di una rapina si accende una gara di astuzia e violenza tra un piccolo criminale, un boss derubato e un’agente della Europol in cerca di promozione, tra i lussi di Parigi e della Costa Azzurra.

Per aggirare il monopolio della Bbc, nel 1966 un gruppo di dj trasmette 24 ore su 24 musica rock e pop da un barcone, fuori dal territorio inglese: è Radio Rock, emittente pirata imbastita da una scombiccherata fauna di personaggi. Nei loro irriverenti fiumi di parole allusioni a sesso e droga, nella loro musica il ritmo del diavolo, sua maestà il rock’n’roll. Ma il governo britannico vara una legge che impone loro la chiusura. Dal regista di Notting Hill e Il diario di Bridget Jones.

Sequel del film ispirato ai giocattoli della Hasbro, in odore di franchising. Confermata al completo la squadra del primo capitolo (compresi gli attori e il produttore esecutivo Steven Spielberg), la trama prende l’avvio dagli avvenimenti del film precedente, con lo studente Sam (Shia LaBeouf) impegnato nella lotta contro le macchine. Ma la trama è ancora oscura: la Dreamworks ha addirittura fatto circolare in rete degli script appositamente falsi per depistare i fan.

Dopo Un’estate al mare, cine-cocomero del 2008 girato nel Gargano, i fratelli Vanzina (Carlo alla regia ed Enrico alla sceneggiatura) tornano con un nuova commedia estiva a episodi, questa volta ambientata ad Antigua. Nel cast bellocce da rotocalco rosa e vecchi e nuovi caratteristi di cinema e tv, fra i quali Gigi Proietti nella parte di Giulio Bonetti, grande attore caduto in disgrazia che si ritrova per caso sul set di un famosissimo film di pirati in compagnia di una attrice di fama mondiale.

PERCHE’ VEDERLO Ritmo mozzafiato e toni da commedia. Forse troppi colpi di scena per una storia che scambia la coerenza con l’intrattenimento. I francesi definiscono il genere “champagne film”.

PERCHE’ VEDERLO Commedia musicale di rara minuzia filologica, mappa un periodo irripetibile attraverso canzoni (oltre quaranta pezzi, dai Kinks agli Who, dai Beach Boys ai Rolling Stones), costumi e umori rigorosamente sixties.

PERCHE’ VEDERLO Il primo è stato un grande successo, e questo può quindi contare su un pubblico di affezionati. Il film, costato duecento milioni di dollari, ha subito dei ritardi a causa dello sciopero degli sceneggiatori iniziato nel novembre 2007.

onstage / giugno 2009

memoria che si scoprirà essere un Terminator dotato di arbitrio; Helena Bonham Carter è Serena Kogan, uno spietato ibrido macchina-essere umano. Nel film anche la creazione del modello T 800, con il giovane body builder austriaco Roland Kickinger a fare da controfigura a Schwarzenegger. I robot, rugginosi e cattivissimi, sono stati realizzati dal compianto mago degli effetti speciali Stan Winston, vincitore di 4 premi Oscar, scomparso il 15 giugno del 2008.

PERCHE’ VEDERLO Potrebbe essere l’ultimo cine-cocomero/panettone dei fratelli Vanzina, i quali hanno dichiarato che il loro prossimo film, La vita è una cosa meravigliosa, come anche il titolo lascia intuire, sarà una pellicola alla Frank Capra.


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GAMES

I nostri consigli per passare notti insonni

InFamous

Bionic Commando

Sucker Punch Productions/Scea Genere: Action-Adventure

Grin/Capcom Genere: Action

DI ANDREA BERETTA

DI ANDREA BERETTA

Una devastante esplosione ha ridotto in cenere buona parte di Empire City. Un’epidemia si sta espandendo tra la popolazione inerme. Tutta la città è stata posta sotto quarantena dalle forze governative, che hanno bloccato ogni via di fuga. L’anarchia regna sovrana mentre le gang lottano per il dominio sul territorio, saccheggiando ed uccidendo la povera gente che vaga per le strade. Le forze dell’ordine si nascondono vigliaccamente, come topi. In questo clima di raccapricciante distruzione, impersoneremo Cole, supereroe dotato di poteri straordinari basati sull’energia elettrica. Ci si potrà quindi servire di cavi dell’alta tensione o di rotaie come fossero pattini, elettrificare pozzanghere passandoci sopra o incatenare nemici a terra con l’ausilio di manette elettriche, per infierire sadicamente sui loro

corpi. Gli attacchi offensivi che potremo realizzare saranno assai vari e disparati: con “Saetta” lanceremo un fulmine che andrà ad elettrizzare i nemici, anche a grande distanza, con “Granate faremo” esplodere numerosi membri delle gang, coinvolgendo tuttavia nello scoppio ogni elemento si trovi nel raggio di esplosione ed infine, con “Tempesta di fulmini”, convogliando la nostra energia, distruggeremo ogni forma di vita adiacente ad un qualunque conduttore metallico. Sarete chiamati a prendere decisioni importanti durante tutto l’arco della storia. Scelte che influenzeranno in maniera evidente il vostro percorso comportamentale: sarete eroi o infami? Porterete la città verso la salvezza o la farete annegare nella più profonda follia? Essere un eroe è una scelta.

Dopo essere stato incastrato dal governo e condannato a morte, Nathan Spencer viene liberato per indagare nel luogo di un devastante massacro. Teatro del disastro è la città di Ascension City, in cui un gruppo terrorista ha fatto esplodere una bomba sperimentale: l’ordigno ha provocato un tremendo terremoto, che ha generato zone altamente radioattive e ucciso milioni di abitanti. Nathan è un uomo bionico, uno degli ultimi rimasti. E’ stato potenziato artificialmente con un braccio bionico, in grado di sparare un cavo-rampino, e gambe che gli permettono di sopportare cadute da altezze “appenniniche”. Il braccio meccanico permette a Nathan di agganciare qualsiasi oggetto, comprese le strutture urbane, e di dondolare come un Tarzan moderno appeso alle sporgenze di una dilaniata giungla metropolitana. Allo

Guitar Hero: Metallica Neversoft/Activision Genere: Rhythm Game DI MARCO RIGAMONTI

Come dimostrano la politica, le squadre di calcio e l’aceto balsamico, l’essere umano è incline allo schieramento. Ci sarà sempre qualcuno che la pensa in maniera esattamente opposta a te, puntando sui pro o sui contro dell’argomento preso in considerazione. Ultimamente il dibattito su quanto sia educativo un videogioco che ti trasforma in un rocker di plastica (ossia ti permette di emulare le gesta dei tuoi eroi senza però imparare veramente l’arte dello strumento che impugni) spopola e divide. C’è chi dice che è solo un gioco (d’altra parte non si impara a pilotare un aereo applicandosi a Falcon 3.0, come non si diventa Pelè smanettando con Pro Evolution Soccer) e chi invece crede che Guitar Hero sia qualcosa di più. Sarà perché una chitarra di seconda mano costa meno di un aereo, sarà che come

dicevano i Radiohead “Tutti possono suonare la chitarra”, sarà che una volta imbracciata la fatidica tracolla (anche solo per finta) ti sale una scimmia impressionante, sarà che il quindicenne del 2009 scopre la musica di gente come Lynyrd Skynyrd, Judas Priest e Alice In Chains. Il dato di fatto è che il partito pro-videogiochi musicali è in netto aumento. Kirk Hammett si sbilancia dicendo che Guitar Hero potrebbe diventare la radio del futuro, ma detto da lui nel corso della fase di promozione del videogioco dedicato alla sua band l’affermazione vale solo a metà. Facciamo così: mi accomodo su una sempreverde “ai posteri l’ardua sentenza”. Intanto però vado a fondere l’X-Box cercando di raggiungere 575000 punti a Creeping Death.

stesso tempo il nostro uomo bionico potrà disporre di una serie di armi da fuoco, che gli verranno fornite nel corso dell’ avventura: si va dalla semplice pistola al mitra, passando per lanciarazzi, fucili a pompa e di precisione. Tuttavia gli scontri con i nemici possono essere risolti sia con l’utilizzo di attacchi legati al braccio, sia con gli “arnesi” sopraccitati. Il gioco ci conduce in diverse ambientazioni di Ascension City: palazzi devastati, complessi industriali, voragini create dal terremoto e il lussureggiante parco pubblico. Bionic Commando è un titolo caratterizzato da alti e bassi e a tratti risulta frustrante. Ma finalmente si torna a morire in un videogioco. Alleluja!


70 // onstage chiama deejay

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L’ALBA DI UN NUOVO GIORNO

DI MASSIMO LONGONI

MA BELLA LI!

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Insieme a suo fratello Linus, Albertino è Radio Deejay. Con il Deejay Time, programma di dance e cazzeggio, ha creato un fenomeno unico negli anni 90. Negli ultimi tempi si è divertito a creare un personaggio che, anche grazie a Zelig, è diventato un cult, il Ranzani di Cantù. Adesso si divide tra le risate di Ciao belli, la playlist di 50 Songs e l’oasi del Deejay Time con l’idea fissa di ridare spazio alla musica. Ed è anche tornato a fare il disk jokey.

C

hiusa la parentesi del Deejay Time, hai cambiato molte volte programma e collocazione. Stai ancora cercando la tua strada? Devo dire che finalmente, rispetto agli ultimi tre o quattro anni, mi sento molto meno precario. Dall’inizio di quest’anno ho trovato la dimensione che più mi appartiene. Da qualche parte devo avere letto che a un certo punto della vita e della carriera professionale si ritorna a quello che si è stati all’inizio. Io ho un percorso molto lungo e travagliato, con esperienze molto diverse, ed essere tornato a fare il deejay nel senso più puro del termine, più vicino alla musica, è una cosa che mi dà molta soddisfazione. Con 50 Songs sei un po’ tornato alla Deejay Parade di cui molti erano orfani. Ho ripreso anche i miei tempi, lo stile. Quando hai una co-conduzione tutto diventa più lento, i tempi si dilatano. Non per essere presuntuoso ma credo che difficilmente qualcuno mi stia dietro. Sono molto veloce, riesco a stare in mezzo alla musica, a integrarmi. Con una co-conduzione è tutto molto più lungo, ti lasci anche distrarre. Sei a Radio Deejay dal 1984. È stato difficile far crescere la radio vedendo il pubblico cambiare? Credo che sia la cosa più complicata. Più di una generazione è cresciuta con noi, molti ascoltatori ci seguono da quando erano ragazzini e adesso hanno figli. Il problema è mantenere quel pubblico cercando di prendere anche i giovani. Avere una propria linea senza tentare di rincorrere il onstage / maggio 2009

pubblico può essere il segreto? Non tutti vanno nella stessa direzione. Io per esempio non sono in linea con tutto quello che succede a Radio Deejay. Il Deejay Time è qualcosa che mi appartiene molto ma forse oggi è un po’ avulso rispetto a quel che succede nel resto del palinsesto. Penso che l’obiettivo sia piacere a più di un target, sia a livello musicale che di contenuti. Essere divertenti e piacevoli potrebbe essere una chiave, perché in fin dei conti i dischi ce li hanno tutti. Se invece vuoi fare la differenza con la musica devi stare un po’ più zitto. Questo però va in controtendenza con la radio parlata che ha avuto il predominio negli ultimi anni. Io sto dando più spazio alla musica perché non sono un conduttore radiofonico e basta. Prima di tutto sono un grande ascoltatore e da questo punto di vista avverto il bisogno di avere qualcuno che non sia così invadente come succede in gran parte delle radio, anche sulla nostra. Cerco di dare il buon esempio. Come ha cambiato la tua vita il Ranzani di Cantù? Mi ha dato una botta di vita più che averla cambiata. Sono quelle iniezioni di energia che tengono alta la voglia di lavorare. Per me è stata una grande cosa. Io che non sono un comico sono approdato a Zelig e ne sono anche uscito da superstar. La cosa che mi preoccupava un po’ era l’essere risucchiato dal personaggio. Sei riuscito ad evitarlo? Ho usato la popolarità del Ranzani per continuare a fare le cose che mi piacevano cercando di non essere schiavo

opo aver mosso i primi passi a Radio Music e Radio Milano International, Albertino approda a Radio Deejay nel 1984, insieme a Linus. Con il successo incredibile del Deejay Time ha contribuito a fare dell’emittente il primo network privato d’Italia. Fedelissimo alla radio, ha anche fatto brevi incursioni nel cinema e soprattutto nella televisione grazie a personaggi indimenticabili per trasmissioni come Viva Radio Deejay e Ciao Belli. Suoi tutta una serie di modi dire diventati tormentoni, da “Piac” a “Bella lì” fino a “Ooooook, Vaaaaaaa bene”.

del personaggio. In una situazione del genere è facile che la gente ti identifichi solo con quella cosa. Ed è molto pericoloso. Me l’ha fatto notare anche qualche ascoltatore: in tanti anni di radio sono diventato un personaggio importante, un fenomeno vero, però qualcuno mi conosce e identifica solo per il Ranzani. È il potere della tv. Il piccolo schermo non ti ha mai attirato? Non ho mai avuto velleità del genere. La parentesi televisiva è servita a portare sullo schermo un pezzo di radio, così come ho fatto anche a Quelli che il calcio con Cugignolo. La radio è la cosa che so fare meglio, che più mi piace e mi fa divertire. Inoltre il passaggio dalla radio alla tv non è detto che sia così immediato né che venga per forza bene. Per quanto mi riguarda sono contento di avere ottenuto la popolarità e il successo che ho avuto in questi anni con la radio. Hai ripreso a suonare nei locali. Negli ultimi due o tre anni mi è proprio venuta voglia di tornare nel giro. E’ stata una sfida perché uscivo da un periodo molto lungo legato a un genere musicale che mi ha un po’ etichettato, quindi ho dovuto riposizionarmi ed entrare in un circuito più ampio con progetti ambiziosi e internazionali. Quest’estate farò una data con i Chemical Brothers a Jesolo. È un evento a cui partecipo da anni che mi ha permesso di essere al fianco di gente come Fat Boy Slim, Moby e Bob Sinclair. Potrei anche diventare uno che va alla ricerca di queste cose in maniera più approfondite. Chissà...


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