“S’impara
soltanto divertendosi. L’arte di insegnare non è altro che l’arte di svegliare la curiosità delle anime giovani per poi soddisfarla; e la curiosità è viva solo nelle anime felici.”
Anatole France
“S’impara
soltanto divertendosi. L’arte di insegnare non è altro che l’arte di svegliare la curiosità delle anime giovani per poi soddisfarla; e la curiosità è viva solo nelle anime felici.”
Anatole France
EditorialE
Arte del gioco e arte come gioco _ Francesco Maisto pag. 5
inclusionE è trasformazionE
Trasformare è rendere le persone parte di un processo _ Matteo Schianchi pag. 6
Eco - ostEllo E l’atmosfEra ritrovata
A Casalmaggiore un caso esemplare di Sistema Formativo _ Vanna Gherardi pag. 9
Eco - ostEllo intErflumina - cascina sErEni
Sistema sportivo integrato: insieme non siamo isole _ Carlo Stassano pag. 10
l’a rtE divEnta Gioco
Il Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto _ Francesco Saverio Teruzzi pag. 13
l avorarE pEr proGE tti
L’Eco-Ostello, binomio fra Educazione e Territorio _ Francesca Squillaci pag. 14
a dEGuamEnto E valorizzazionE dEllo spazio pubblico a chivasso
Giochiamo insieme con la storia illustrata _ Andrea Zavattaro pag. 16
proGE ttarE con i bambini
Il cortile scolastico diventa un’aula all’aperto _ Angela Marone pag. 19
proGE tto Giud’oca
Da gioco in scatola a gioco urbano _ Annamaria Cremascoli. Giada Crispiels pag. 20
fitocromiE
La ricerca di una connessione artistica con la natura _ Vaprio Zanoni pag. 23
haiku: visioni E cartE di-vErsi
Giovani studenti espongono insieme ad artisti affermati _ Maria Teresa Carossa pag. 24
rinGraziamEnti pag. 27
Foto a sinistra: Bergamo, parco giochi Anna Frank
L’arte e il gioco liberi e spontanei diventano l’occasione ideale per l’incontro con altri modi di essere: un linguaggio universale, strumento di civiltà e integrazione tra i popoli, laddove ogni distanza e barriera crolla per un fine comune.
Tra arte e gioco quante cose in comune: la libertà e il disinteresse prima di tutto; il piacere ludico che è poi “estetico” e, nello stesso tempo, un’osservanza di regole e codici precisi, di gesti e di tecniche, non meno vincolati quanto spontaneamente accolte e accettate. Il tema dell’illusione e della simulazione: si viene attirati in un mondo fantastico nel quale fare finta di star facendo qualcosa, dove un manico di scopa può diventare un cavallo o uno spaventapasseri. Fantasia, invenzione, creatività e immaginazione, fondamento dell’espressione artistica, diventano strumenti efficaci per lo sviluppo delle abilità comunicative e fisico-cognitivo-emotive di ogni individuo. Nella sua espressione piena ed essenziale, l’arte recupera una grazia, un’armonia istintivamente ludica, un edonismo purificatore capace di comunicarsi anche dalla sfera individuale a quella sociale, proprio come il gioco, tramite un rituale sociale per eccellenza inclusivo e aggregante. L’arte e il gioco liberi e spontanei diventano l’occasione ideale per l’incontro con altri modi di essere: un linguaggio universale, strumento di civiltà e integrazione tra i popoli.
Questo è stato per anni l’incipit dei primi eventi espositivi con i quali Animum Ludendo Coles si è proposta in tutta Italia. Arte del gioco e arte come gioco che nel tempo è poi diventato partecipazione e inclusione. Il coinvolgimento della cittadinanza, da subito, dai primi anni di età, nella realizzazione di giochi in pietra da inserire negli spazi pubblici si fa sinonimo di creatività e originalità, laddove l’apporto di ciascuno è in grado di trasformare un’idea iniziale condivisa in un’opera unica. Il bambino coinvolto in un laboratorio didattico per la realizzazione grafica della casella di un gioco in pietra, si ritroverà in quella piastrella ogni volta che la incrocerà; e in questo riconoscersi in un angolo di città, intensificherà il legame fra se stesso e le strade che quotidianamente vive. A distanza di anni, tornando sui luoghi della propria infanzia, potrà ancora indicare quella piastrella e dire: “Questa l’ho disegnata anch’io!”. In questo modo, l’arte si fa strumento in grado di modificare la realtà
cittadina; uno strumento inclusivo per chiunque abbia voglia di mettersi in gioco. Attraverso la partecipazione, la città diventa un luogo di tutti e per tutti.
Il gioco responsabilizza il bambino nei confronti dello spazio urbano nel quale vive. L’inclusione, attraverso l’arte, diventa la chiave della cittadinanza attiva, laddove ogni distanza e barriera crolla per un fine comune: un ideale di bellezza artistica condivisa. La città non esiste da sempre e per sempre, non è un’entità eterna e immutabile, ma continuamente cambia sotto il calpestio dei suoi abitanti. La città non è che un nome che rimanda al ricordo di una città già trascorsa, dal momento che ogni giorno impercettibilmente si rinnova. E questo rinnovamento si incarna nell’atto stesso di togliere una pietra – semplice pavimentale – per apporne una nuova – la piastrella di un gioco.
È questa l’idea – di arte come strumento inclusivo e di inclusione come valore artistico – che oggi Ludendo porta avanti anche fra le mura di “Bacillo – Contaminazioni artistiche”. Da circa un anno, Bacillo è la nuova casa dell’associazione: un luogo d’incontro di persone e di idee; uno spazio creativo ed espositivo, dedicato all’arte nelle sue diverse forme e manifestazioni. È lo spazio che ospita le proposte culturali di Ludendo, dove la contaminazione è inclusione, come dimostrano le numerose iniziative portate avanti a Bacillo –di alcune delle quali avrete modo di leggere anche in questo fascicolo – e che hanno visto come protagonisti artisti dei più disparati ambiti. Dall’incontro di percorsi creativi differenti, germoglia il seme di idee inedite. Dalla pluralità dei linguaggi artistici fioriscono nuovi significati, che offrono agli artisti quanto ai fruitori nuove prospettive dalle quali osservare il mondo, illuminato da una luce policroma e stimolante. Grazie all’impegno di Animum Ludendo Coles, l’arte diventa non solo un luogo di sogni ed esperienze, ma un luogo fisico di inclusività, nel quale riscoprirsi, riconoscersi e contaminarsi.
Parlare di inclusione significa nominare e pensare un processo complesso, articolato e sottoposto a numerose difficoltà, resistenze, contraddizioni e paradossi. Inclusione è un termine usato spesso in modo ambiguo.
Matteo Schianchi Ricercatore, Università degli Studi Milano-Bicocca
i nclusion E è t rasformazion E
In fatto di disabilità, come di numerosi altri temi pubblici e sociali, il continuo ricorrere, in vari ordini del discorso, del termine e del concetto di inclusione comincia, davvero, a diventare poco sopportabile, oltre ad essere velato di una certa disonestà. È uno slogan. È qualcosa che sembra esistere semplicemente perché viene nominato. È consolante. È un miraggio. È un termine vago e impreciso: non definisce un chiaro oggetto. Cosa si intende fare, come si intende operare quando si parla di inclusione? Dove stanno le persone con e senza disabilità nei cosiddetti spazi o contesti inclusivi? Come si definiscono le loro relazioni? Gli spazi e i luoghi dell’incontro? Il rispetto delle diverse soggettività e il loro fondersi, sciogliersi, ricomporsi nell’incontro?
Parlare di inclusione significa nominare e pensare non una cosa, un fatto, ma un processo complesso, articolato e sottoposto a numerose difficoltà, resistenze, contraddizioni e paradossi.
Inclusione è un termine usato spesso in modo ambiguo. Talora è sinonimo di ciò che si diceva, fino a poco tempo fa, “per disabili” (un servizio, un ingresso in un edificio, una toilette, ecc.). Talora è un vessillo la cui agitazione fa troppo spesso dimenticare che i rapporti di forza e di dominio, le questioni materiali, le visioni stigmatizzanti e pietistiche esistono, da lungo tempo, e restano operanti. Vi si aggiungono le versioni eroiche della disabilità, quelle coperte da concetti ugualmente fuorvianti: gli “speciali”, i “diversamente abili”. Siamo ancora in una fase storico-sociale in cui l’inclusione va pensata, progettata, pro-
grammata, non può essere lasciata a vaghi spontaneismi. Certo, autentiche relazioni inclusive possono sempre nascere. Tuttavia, i luoghi, i giochi, gli spazi hanno ancora necessità di essere pensati e progettati avendo in mente una definizione specifica e orientata di ciò che si vuole rendere inclusivo. Non è sufficiente mettere le persone insieme: giovani, bambini che stanno in uno stesso luogo pensando che qualcosa accadrà. Certo, le cose accadono, ma molto spesso riproducono ciò che la disabilità, non appena si presenta, suscita: timori, rifiuto, pietismo, finta bonomia. Ovvero, relazioni basate su poca reciprocità, poco arricchimento vicendevole.
Senza trasformazione delle persone coinvolte, qualsiasi sia la loro età, il loro genere, non possiamo pensare di aver realizzato alcun tipo di inclusione. Senza trasformazione c’è solo spazio per i rapporti di forza.
È allora necessario darsi tempo per pensare l’inclusione e per vederla realizzata. Non si può fare tutto in quattro e quattr’otto, pronto al consumo. Occorre individuare chiaramente i nemici (luoghi, spazi, relazioni, pensieri, pregiudizi) da combattere in spazi e luoghi realmente inclusivi.
È necessario pensare (e provare) come realizzare le trasformazioni coinvolgendo direttamente le persone, rendendole parte di un processo, non come utenti o consumatori di cose fatte per loro.
Non ci sono alternative a questi sforzi. Diversamente resta la retorica inclusiva, quella che lascia invariate le relazioni, le persone, i luoghi, la quotidianità e tutti i significati che questi assumono, concretamente.
Vanna Gherardi
Professoressa Alma Mater – Università di Bologna
E co - o st E llo E l ’ a tmosf E ra r itrovata
In linea col piano elaborato dai Paesi dell’ONUAgenda 2030 - sulle più importanti cose da fare per risolvere i molti problemi e migliorare le condizioni di vita delle persone senza compromettere le risorse per le generazioni future, cioè senza danneggiare l’ambiente, a Casalmaggiore ha preso corpo un progetto di Sviluppo Sostenibile che ha coinvolto cittadinanza, associazioni culturali, sportive ed economiche, scuole, aziende, Enti locali, in un’operazione di tipo prettamente formativo.
Nel quadro di riferimento globale per l’impegno nazionale e internazionale contro il degrado dell’ambiente, l’attenzione è andata all’Obiettivo 11 - Città e Comunità Sostenibili che mira a rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili.
Dedicare risorse alla formazione è, in sintesi, il perno del Progetto. L’intervento di urbanizzazione in una forma inclusiva basata sulla partecipazione e sostenibile alla pianificazione urbana, ha reso disponibile a tutti un casale con spazio verde, connotato dall’alto valore di rigenerazione e riqualificazione di spazio urbano, al fine di proteggere e salvaguardare un patrimonio culturale e naturale locale. L’attenzione posta all’accessibilità e all’“usabilità” dello spazio da parte del maggior numero di cittadini con e senza di-
sabilità, anziani e giovani, italofoni e no: un’esperienza inclusiva nel metodo e nel merito.
Una realtà inclusiva frutto di una serie di iniziative - mediazioni per mettere in relazione strutture operative di territorio, professionisti, maestrie e competenze con le scuole locali per dare corso a progetti formativi che ancorino le conoscenze al mondo del lavoro, ai dati sociali e culturali, ai bisogni formativi di territorio in cui vivono i ragazzi. Un esempio di rapporto Scuola - Territorio, noto sul piano pedagogico col paradigma teorico di Sistema Formativo.
Che cos’è il territorio? Territorio è l’urbanistica, l’economia, la politica, la geografia, l’ecologia, l’antropologia culturale…, cioè campi diversi di utilizzo del termine (il concetto si specifica con l’uso). Il territorio, allora, come “sistema a più variabili”. Territorio non è solo area spaziale ma area culturale che produce o permette date attività intellettuali. La partecipazione al rinnovamento sul territorio, se sostenuta dalle amministrazioni locali, è decisiva. E determina l’atmosfera sociale generale. Si chiarisce così come la scuola sia una realtà di territorio influenzata da altre realtà. E il “Progetto”: un itinerario multidisciplinare, una strategia di innovazione educativa che attiva la collaborazione, prevede ricerche e innesca un rapporto strutturale col territorio.
Territorio non è solo area spaziale, ma area culturale che produce o permette date attività intellettuali. La partecipazione al rinnovamento sul territorio, se sostenuta dalle amministrazioni locali, è decisiva. E determina l’atmosfera sociale generale.
Presidente dell’ASD Atletica Interflumina Già docente di educazione fisica
E co - o st E llo i nt E rflumina - c ascina s E r E ni Carlo Stassano
Il “sistema” è la comunità allargata a tutti coloro che credono all’impossibile.
Da soli siamo isole, forse irraggiungibili e deserte, insieme possiamo fare grandi cose.
La prima donazione di un Imprenditore filantropo, il Signor Sergio Sereni dell’omonima Ditta di Laterizi, ha provocato la miccia a cui è seguita la donazione di Fondazione Cariplo e Regione Lombardia. Non poteva bastare perché, nel frattempo come ben sappiamo, i costi dell’edilizia sono raddoppiati; fortunatamente il nostro territorio è ricco di forze imprenditoriali che, nello spirito della “responsabilità sociale d’impresa”, ci sono stati vicini con importanti contributi. Oggi, dopo la felice inaugurazione del 22 giugno scorso, il recupero pienamente riuscito e l’Eco-Ostello Interflumina - Cascina Sereni in fervida attività, possiamo dire che la “visione” di un intero Territorio verso un’opera necessaria, innovativa, assolutamente foriera di attrattività, è pienamente riuscita. Il luogo ove è inserita Cascina Sereni è di per se stesso di una bellezza naturale infinita, per noi che amiamo la Pianura Padana, nel verde del
Bosco Santa Maria della Golena di Po, ai piedi della ciclovia VENTO ed arricchito dall’opera artistica del “Doppio Infinito” o “Terzo Paradiso” ispirato all’artista Michelangelo Pistoletto. Ben 81 formelle in pietra basaltina delle cave di Bagnoreggio che riportano, attraverso i disegni scolpiti, le riflessioni che i ragazzi ed i giovani degli Istituti scolastici Marconi, Diotti e Romani di Casalmaggiore hanno affrontato con l’aiuto dei Docenti nel percorrere l’esistenza, tra le gioie dell’adolescenza, la tristezza delle guerre che ci circondano, la necessità di un nuovo umanesimo.
Il Grande Gioco a Percorso del Terzo Paradiso spicca nel cuore dell’Agorà dell’Eco-Ostello, opera d’arte, opportunità di riflessione, gioco di gruppo, in attesa di scuole, associazioni sportive e d’ogni genere, confessionali e laiche, per un turismo inclusivo, aperto, trasversale, sostenibile, che si allarga ad un ampio territorio bagnato dai grandi fiumi Po ed Oglio, ricco di imprenditorialità e cultura fra arte, musica, teatro, poesia ed eccellenti prodotti enogastronomici.
Il grande “Gioco a Percorso del Terzo Paradiso” spicca nel cuore dell’Agorà dell’Eco-Ostello:
Francesco Saverio Teruzzi
Ambasciatore di Fondazione Pistoletto Cittadellarte
l ’ a rt E d iv E nta G ioco
L’ associazione Animum Ludendo Coles ha una visione di città o, meglio, ha una visione di città dove vivere nel senso più ampio del suo significato. È la visione di chi vuol dare vita alla piazza, al quartiere, rivolgendo la sua attenzione agli abitanti più preziosi: i bambini, attraverso il mezzo di espressione più importante per loro: il gioco.
Li riporta a giocare negli spazi che dovrebbero appartenergli ma che le tante, troppe regole hanno finito per invadere.
Ingaggio sociale, appartenenza, corpo, creatività sono le parole chiave sulle quali vorrei portare l’attenzione e di cui vorrei sottolineare l’importanza.
Il bambino ha bisogno dell’incontro con l’altro, ha bisogno di sentire l’appartenenza ai luoghi in cui cresce, di giocare con il suo corpo, di attività al di fuori del processo utilitaristico, ma che siano libere, disinteressate. Ne ha bisogno per costruire la sua identità. Ne ha bisogno per il suo benessere.
Il gioco è una cosa seria per un bambino. È la sua capacità di gettarsi nel mondo, introduce
la dimensione del tempo vissuto, della plasticità, della disposizione a cambiare, permette di incontrare l’imprevisto come disponibilità all’esplorazione e alla ricerca, è linguaggio e, soprattutto, è sintomo di salute e di crescita.
Il gioco libero, creativo, con gli altri è un importante “vaccino” al ricorso, oggi così frequente e problematico, ai mezzi tecnologici, espressione di solitudine, chiusura, incapacità di un confronto immediato e diretto.
E allora pensare ad una città che possa mettere a disposizione spazi in cui giocare insieme, liberamente, con il proprio corpo, potendo sentire quel luogo un po’ proprio, è un vero regalo fatto ai bambini.
È lì che si impara a trovare soluzioni, mediare regole, confrontarsi con i limiti, litigare, fare pace, inventare nuove regole. Dove socialità, appartenenza, confronto, creatività possono fare il loro sano percorso senza la continua intromissione di mediatori.
È lì dove i bambini, potendo uscire dalle proprie stanze, possono ritrovarsi e abitare luoghi in cui ben-stare.
Un’opera di trasformazione, un’opera che mette al centro i concetti di competizione come crescita, del noi, dell’amico necessario, dell’amare la differenza come principio della vita.
Francesca Squillaci
Insegnante di scuola primaria
l avorar E p E r p ro GE tti
Il Progetto dell’Eco-Ostello, oggetto di ricerca della mia tesi di laurea in Scienze della Formazione Primaria, sin dalla sua analisi iniziale è stato definito “progetto di progetti”. Ciò, in quanto la sua struttura risulta particolarmente composita, essendo caratterizzata sia dalla partecipazione di numerosi soggetti che hanno preso parte alla sua realizzazione sia dalle numerose finalità che sono state perseguite. Diversità d’intenti e di finalità che, tuttavia, hanno saputo congiungersi sotto un comune denominatore formativo.
La realizzazione dell’Eco-Ostello nasce dalla volontà del Presidente dell’Associazione Interflumina Carlo Stassano e dell’amico pedagogista Amilcare Acerbi desiderosi di realizzare un nuovo spazio civico di comunità, per dare risposta concreta ai bisogni di aggregazione e socializzazione ed in contrapposizione ai disvalori dell’isolamento e della marginalità sociale.
Il percorso ha preso avvio da un atto di riqualificazione ambientale all’interno del Comune di Casalmaggiore dove, in forza di una progettazione partecipata e di una spiccata sensibilità ed attenzione ai bisogni del territorio, una ca-
scina in disuso sita ai margini del Po è stata trasformata in un grande polo formativo, luogo di sport e benessere, di partecipazione sociale e di inclusione, ponendosi quale obiettivo fondante la nascita di una nuova Umanità da costruire insieme, secondo il trinomio Io-Tu-Noi. Il progetto ha visto la partecipazione di tutta la comunità, partendo dal coinvolgimento di vari enti sportivi ed associazioni del territorio fino al sostegno dell’imprenditoria locale, di fondazioni bancarie e della Regione Lombardia. Inoltre, è apparso subito necessario anche il coinvolgimento e la partecipazione dei bambini e dei ragazzi frequentanti le scuole del territorio, i quali hanno lavorato insieme per dare vita ad un’opera dal forte senso comunitario e che, posizionata all’interno dell’aia dell’Eco-Ostello, fosse permanente ed imperitura testimonianza della salvaguardia del loro territorio. Il coinvolgimento delle scuole locali di vario ordine sintetizza brillantemente un agire educativo che passa attraverso la progettualità. Sono molti infatti gli esperti che hanno preso parte alla realizzazione di questo percorso, a partire dall’associazione Aminum Ludendo Coles che
ha curato e condotto i laboratori artistici all’interno delle scuole coinvolte, coadiuvata dall’intervento di Saverio Teruzzi il quale, in veste di ambasciatore e portavoce della Fondazione Cittadellarte di Biella, ha incontrato e discusso con i ragazzi sui temi legati alla sostenibilità ambientale e sull’uso dell’opera d’arte quale strumento di comunicazione e sensibilizzazione. Lavorando con metodologie didattiche attive, gli studenti hanno realizzato le illustrazioni e la progettazione di 81 caselle raffiguranti temi riguardanti sia l’antropomorfizzazione dell’ambiente e l’impatto ambientale sia legati principalmente all’uso consapevole delle risorse, raffigurando azioni concrete per il benessere dell’uomo con l’altro e con la natura. Le caselle, successivamente scolpite, sono parte di un grande gioco a percorso ispirato all’opera d’arte “Terzo Paradiso” di Michelangelo Pistoletto, fruibile da tutti e altamente sostenibile, grazie all’uso di materiali naturali e duraturi nel tempo. Un’opera che invita all’azione e alla tutela del proprio territorio, richiamando il principio di cura del proprio spazio di vita e i dettami dell’Agenda Onu 2030.
La mia ricerca, prendendo avvio da una serie di riflessioni maturate all’interno del Centro di Ricerca delle Didattiche Attive dell’Università di Bologna, ha analizzando e formalizzato l’esperienza di Casalmaggiore secondo il paradigma del sistema formativo allargato. Richiamando quanto sostenuto con forza da De Bartolomeis, se l’obiettivo prioritario della scuola rimane quello di formare il futuro cittadino allora si rende necessaria l’apertura della scuola sia al territorio che alle forze in esso presenti. Ciò permette di lavorare per progetti, utilizzando esperti esterni che affianchino gli insegnanti in un “fare scuola fuori della scuola”, innovando la didattica e curvando il curricolo su saperi significativi e spendibili in contesti reali. In tal senso, il Progetto dell’Eco-Ostello esprime la perfetta sintesi della collaborazione fra scuola, territorio e politica illuminata, che credono nella formazione quale motore sociale e tramite concreto per l’abbattimento delle diversità. L’Educazione diventa così mediatrice delle varie forze in campo, in quanto riconosciuta come Valore essenziale allo sviluppo ed al progresso della società.
Un’opera, permanente e duratura, che invita
all’azione e alla valorizzazione del proprio
territorio
richiamando i principi della cittadinanza attiva, della cura e della responsabilità nella gestione del proprio spazio di vita.
Progettista e Direttore dei lavori - Comune di Chivasso
G iochiamo i nsi E m E con la s toria i llustrata Andrea Zavattaro
Adeguamento
A Chivasso prosegue la collaborazione tra il Comune e Animum Ludendo Coles nella rigenerazione degli spazi urbani e la diffusione del gioco della tradizione.
Nell’ambito dell’intervento di “miglioramento dello spazio pubblico del DUC - Distretto del Commercio” sono stati eseguiti lavori di ammodernamento di alcune vie commerciali. Più precisamente sono stati realizzati una serie di attraversamenti rialzati, in corrispondenza della segnaletica orizzontale già esistente, sui più importanti viali del centro città che, tra le corsie veicolari, accolgono la principale passeggiata ciclo-pedonale della città. Il progetto strategico dal titolo “Valorizzazione del commercio tra tradizione e innovazione” presentato dal Distretto del Commercio di Chivasso è stato ammesso al contributo con Determinazione Dirigenziale del settore commercio e terziario della Regione Piemonte ed è stato realizzato dagli Assessorati al Commercio e ai Lavori Pubblici del Comune di Chivasso.
L’intervento è consistito in taluni casi nel rifacimento di tratti consistenti di marciapiede con inserimento di pavimentazioni tattili e rampe per il superamento delle barriere architettoni-
che. Tutti gli attraversamenti rialzati sono stati realizzati in pavimentazione lapidea a cubetti con sigillatura a resina di diversi colori per ottenere la caratteristica segnaletica orizzontale; il tutto corredato anche da apposita segnaletica verticale e pavimentazioni tattili a contrasto per non vedenti e ipovedenti.
Nel medesimo intervento sono state realizzate su viale Vittorio Veneto anche due aree ludiche di sosta all’interno dell’ampio viale pedonale che vedono l’inserimento nella pavimentazione di un gioco a percorso e di un gioco della chiocciola. Realizzati entrambi in pietra basaltina lavorata a mano con immagini scolpite sulle diverse caselle, raffigurano i monumenti, le eccellenze e i personaggi storici: insomma le peculiarità più rappresentative della città di Chivasso. Tali manufatti costituiscono al contempo un intrattenimento ludico per cittadini e turisti e un’opera artistica che illustra, per immagini, la storia e le eccellenze della Città. Tali installazioni sono completate dal “Ludicode” un QR-Code personalizzato che invia a una pagina web dedicata utile ad illustrare le regole del gioco e tutte le informazioni su storia, monumenti e personaggi di Chivasso.
Angela Marone
Dirigente scolastica dell’I.C. Ferentino 1
p ro GE ttar E con i b ambini
La pandemia da Covid 19 ha determinato da una parte la perdita degli apprendimenti e delle competenze sociali ed emotive e dall’altra ha indotto ad una rivalutazione dell’outdoor education, fungendo da acceleratore nei confronti del processo di costruzione dei saperi realizzato all’aperto. La didattica outdoor ha contemperato parallelamente l’esigenza di movimento e di socializzazione degli alunni e le misure di sicurezza che l’emergenza Covid postulavano.
La sfida che da Dirigente insieme ai docenti dell’I.C. Ferentino 1 di Ferentino, in provincia di Frosinone, abbiamo affrontato è stata quella di promuovere la rivalutazione degli spazi esistenti e declinare il concetto di “aula” ai cosiddetti “open space”, facendo sì che gli alunni diventassero co-progettisti della rimodulazione del cortile scolastico, affinché rappresentasse la naturale continuità tra spazio interno e spazio esterno sebbene ciascuno con caratteristiche e specificità proprie.
Il coinvolgimento e la partecipazione dei piccoli allievi, il loro contributo alla progettazione degli spazi del cortile scolastico ha avuto ricadute positive in virtù di un laboratorio didattico creativo che li ha visti insieme ai docenti studiare e definire sia la tipologia degli interventi da realizzare, sia la progettazione degli stessi.
Da studenti-progettisti hanno potuto prendere parola direttamente per esporre i loro bisogni e i loro desideri in virtù del concorso indetto ad hoc dalla scuola e che ha rappresentato una
significativa occasione di partecipazione attiva ai processi decisionali dell’Istituzione scolastica stessa, cimentandosi nella riprogettazione di spazi attraverso i quali scoprire, recuperare e tramandare modalità di gioco della tradizione popolare.
Sono state recepite, pertanto, suggestioni che potessero ben integrarsi nel contesto esistente, semplici, non invasive, sostenibili grazie anche ad aree dedicate al giardinaggio.
La fase operativa, di realizzazione del progetto, è stata affidata agli specialisti del settore: a Paola e Furio dell’Associazione Animum Ludendo Coles. Nel privilegiare l’uso della pietra lo scalpellino ha conferito monumentalità estetica ai disegni prodotti ad hoc dagli alunni. L’uso sapiente del colore ha dato forma ad un cortile multiuso e funzionale, ha creato percorsi con grafiche colorate ed inclusive, su cui i bambini possono giocare e divertirsi insieme.
Il cortile del Plesso Capoluogo dell’I.C.Ferentino 1 si è trasformato in un’aula – laboratorio esterna funzionale al movimento ed alle attività esperienziali inclusive: natura e cultura vissute in ottica olistica, quali parti di un insieme nel quale imparare anche attraverso il gioco e il divertimento.
La sfida è stata quella di promuovere la rivalutazione degli spazi esistenti e declinare il concetto di “aula” ai cosiddetti “open space”, facendo sì che gli alunni diventassero co-progettisti della rimodulazione del cortile scolastico.
La sfida è stata quella di promuovere la rivalutazione degli spazi esistenti e declinare il concetto di “aula” ai cosiddetti “open space”, facendo sì che gli alunni diventassero co-progettisti della rimodulazione del cortile scolastico.
Annamaria Cremascoli
Architetto esperta in rigenerazione urbana
p ro GE tto G iud ’ o ca
Giud’Oca non è solo un gioco in scatola realizzato in una copia come prototipo, ma un progetto di memoria collettiva che prende ispirazione dal tradizionale gioco dell’oca. Nasce all’interno di un’azione più ampia chiamata Giudecca Paradàis, avviata durante il percorso EUREKA Training Urban Innovators, un percorso di formazione multidisciplinare rivolto a studenti e professionisti e disegnato da un partenariato di Università, Policy makers e Operatori culturali europei, che si è svolto tra l’autunno 2022-2023 nelle città di Amsterdam, Bilbao, Timisoara e Venezia. Il cluster italiano è stato guidato da Università IUAV e ha avuto come oggetto e luogo di ricerca l’Isola della Giudecca a Venezia: un’isola dalla forte identità che, seppur frammentata per via della sua articolata storia, prova a resistere al processo di turistificazione e spopolamento che ha investito il centro di Venezia. Il progetto si è sviluppato in diverse fasi: un iniziale percorso di ricerca-azione ha permesso la raccolta delle storie tramite incontri con le persone che passavano tra i campi e le calli dell’isola (ndr. così si chiamano le corti e le vie di Venezia).
I dati raccolti , episodi di vita vera, sono stati poi raccontati nelle carte attraverso parole e illustrazioni. Il gioco è costituito, infatti, da una plancia, carte, pedine-barche e un dado classi-
Giada Crispiels
Educatrice museale e artista
co; la plancia e le carte contengono alcuni simboli della Giudecca appositamente illustrati in bianco e nero, che possono essere colorati. Il gioco consente di ri-scoprire, grazie alle parole dei suoi abitanti, la storia passata e presente della Giudecca e il suo patrimonio materiale e immateriale. Sperimentare Giud’Oca insieme a persone anziane, genitori, bambini e ragazzi - Giudecchini e non - ha mostrato il potenziale del gioco nel sollecitare alcune memorie e, dunque, raccontare e raccontarsi. Dal percorso avviato con EUREKA, è stato possibile proseguire il lavoro di ricerca-azione attraverso il progetto Palcoscenici Veneziani, di cui l’Università IUAV di Venezia è partner. È nata così l’occasione per ripensare il gioco in una versione urbana temporanea - con una plancia di formato più ampio, un maxi dado e pedine - e abitare lo spazio pubblico attraverso l’interazione con esso. Potrà forse un giorno Giud’Oca trasformarsi in un gioco urbano che possa abitare in maniera permanente un campo della Giudecca e ricordare ai suoi abitanti la bellezza di quest’isola? Noi ce lo auguriamo perché crediamo nel potere dello spazio pubblico come luogo di incontro attraverso il gioco, il racconto e la ri-scoperta di una storia comune.
Per noi, che crediamo nel potere dello spazio pubblico come luogo di incontro attraverso il gioco, il racconto e la ri-scoperta di una storia comune, “Giud’Oca” potrà un giorno trasformarsi in installazione permanente che riporti quest’isola all’antica bellezza.
Da oltre trent’anni mi occupo di pensare e realizzare giardini e terrazze, con un’esperienza che mi ha consentito di esplorare molte attività legate al mondo del verde, tra le altre la ristrutturazione di giardini storici, la costruzione di parchi pubblici attrezzati, di healing garden, pareti vegetali e giardini pensili.
La volontà costante di ricerca e sperimentazione mi ha fatto scoprire, una quindicina di anni fa, questi nuovi materiali naturali stabilizzati.
Parlo di muschi e licheni ma anche di fogliame ed arbusti. Elementi raccolti in natura, prevalentemente in paesi nordici come la Finlandia, stabilizzati con una procedura certificata, a volte ricolorati e poi acquistabili ed importabili per un utilizzo vario.
Questa vegetazione stabilizzata non può essere esposta alle intemperie, il suo utilizzo è quindi destinato in indoor. Ho realizzato molte installazioni, prevalentemente da fissare a pareti, pannelli e quadri di svariate dimensioni, ma anche realizzazioni tridimensionali sfruttando la duttilità di questi elementi e la fantasia applicata con le tecniche idonee.
Per gli interni di attività ricettive, ristoranti, hotel, spesso in luoghi di lavoro, sale riunioni o aree break; ma anche in abitazioni private:
queste installazioni garantiscono un elemento vegetale, green, naturale che consente di avere un contatto con la natura senza la necessità di prendersene cura. I materiali stabilizzati infatti hanno una lunga durabilità, le mie installazioni più datate hanno almeno 12 anni, ma non hanno bisogno di alcuna manutenzione. Ideali per i pollici neri.
La volontà di proporre installazioni sempre più ricercate ed uniche mi ha fatto intraprendere un percorso di collaborazione con giovani designer ed artisti con i quali abbiamo realizzato opere contaminate sempre dalla presenza di muschi e licheni.
Con l’artista Sonja Quarone abbiamo realizzato dei quadri 120x120 su base di resina artistica e con l’inserimento di mie composizioni di licheni e fogliame.
Il designer Diego Longoni invece ha disegnato per noi una linea di lampade, MOOS LAMP, la cui luminosità è variabile e regolabile attraverso la quantità di lichene utilizzato.
Con l’evento “FITOCROMIE” abbiamo inaugurato lo spazio “Bacillo - contaminazioni artistiche”: un inizio rivolto ad un futuro sempre più green, con l’intenzione di coinvolgere appassionati all’arte ed alla cultura del naturale
La
volontà di proporre installazioni sempre più ricercate ed uniche mi ha portato a collaborare con giovani designer ed artisti nella realizzazione di opere contaminate sempre dalla presenza di muschi e licheni.
h aiku : v isioni E c art E d i - v E rsi Maria Teresa Carossa
L’alleanza tra scuola e territorio è fondamentale e necessaria per costruire e divulgare buone pratiche, conoscenze culturali e artistiche. La scelta quindi di collaborare con l’Associazione Animum Ludendo Coles ha contribuito ad approfondire una didattica trasversale permettendo agli studenti del Liceo Artistico Callisto Piazza, di realizzare un’azione divulgativa e di promozione culturale altamente impattante nella città di Lodi.
Il progetto per la mostra “Haiku. Visioni e Carte di-Versi” realizzata nella nuova sede di Ludendo “Bacillo- contaminazioni artistiche”, ha visto impegnati gli alunni della classe 5°D - indirizzo di Grafica e una ventina di artisti affermati nel campo della grafica, della fotografia, dell’arte visuale.
Gli studenti hanno inizialmente svolto un workshop tenuto da Ornella Civardi, presidente dell’Associazione italo-giapponese di Piacenza “Nichii Studio”, durante il quale si sono cimentati nella produzione di testi secondo la metrica tradizionale 5/7/5. In fase successiva sono passati alla raffigurazione dei propri haiku con le tradizionali tecniche della linoleografia e della puntasecca.
Scrivere haiku è stata una palestra per l’imma-
ginazione dove gli attrezzi per l’allenamento sono state le sgorbie che hanno inciso lastre di linoleum e di zinco. Non è stato difficile per i giovani artisti creare immagini perché hanno avuto libera scelta sia nei temi che nello stile grafico. Sono nate così opere che riflettono importanti legami personali, paure, gioie, passioni e questo rapporto uomo-natura così importante nella poesia haiku. Le ore di Laboratorio grafico sono diventate momenti di ascolto del proprio io dove il disegno è riuscito a cogliere i vari aspetti, spesso celati, di un’esperienza emotiva e a liberare energia creativa direzionandola verso la creazione di un prodotto artistico. In occasione dell’inaugurazione della mostra ogni stampa è stata fotografata e alcuni particolari delle opere sono diventati dei segnalibri da donare ai visitatori.
L’esperienza è stata di fondamentale importanza per gli studenti che hanno colto la grande opportunità di esporre le proprie opere insieme a grandi artisti del panorama della stampa grafica; il confronto con un pubblico esterno all’ambiente scolastico ha permesso di aumentare l’autostima e l’evento è sicuramente un valore aggiunto al curriculum personale di ciascuno di loro.
Organo Ufficiale dell’Associazione Animum Ludendo Coles 2024
Sede: Via Selvagreca A/25 - 26900 Lodi
Animum Ludendo Coles opera con il suo staff qualificato e in collaborazione con Enti, Università Amministrazioni pubbliche, Professionisti, Associazioni e altre realtà produttive per sostenere l’artigianato artistico italiano e il gioco di strada.
Dal 1995, anno della sua fondazione, promuove attraverso sobri ma importanti progetti di riqualificazione, la valorizzazione delle aree urbane, di parchi e cortili scolastici in tutta Italia. Tutti i progetti sono caratterizzati da temi e soggetti definiti dalla committenza, prevalentemente attraverso percorsi partecipati di cittadinanza attiva svolti nelle scuole locali, con le singole comunità e le diverse realtà del territorio.
Per la realizzazione di questo numero si ringraziano: Comunic’arti - www.comunicarti.info
Green Design SC - www.greendesignsc.it
Saxa snc - www.saxasnc.it
In copertina: “Dalla terra la Vita” scultura in travertino a Busto Garolfo A sinistra: Paola Maestroni: giochi da tavolo in calcografia
La vera novità è ciò che non invecchia nonostante lo scorrere del tempo