Gioco Arte Città

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Rivista - Convegno del Paesaggio Urbano Contemporaneo


Gioco // Arte // Città

Due anni trascorsi in “stato di emergenza” ci inducono a un gesto di coraggio: metterci in gioco creativamente per rendere più ricca la nostra vita, in armonia con l’Universo.


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Gioco // Arte // Città Editoriale

Mettersi in gioco _ Gianluca Biggio

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L’esperienza di “street art” del Liceo Artistico _ Giulia Viteritti

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Ringraziamenti

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Mettere in Gioco gli Spazi Pubblici

Lo spazio pubblico raggiungibile in sicurezza _ Paolo Moscogiuri

Autonomia Spontaneità e Libertà

La magia del mettersi in gioco (del gioco) _ Antonio Borgogni

Benessere e Identità del Bambino

Il gioco è una cosa seria _ Cinzia Romano

Comunità che si Mettono in Gioco

“Conversione” ecologica (in stato di grazia) _ Massimo Ferrando

Arte in Gioco

C’è qualcosa di nuovo in città, anzi di antico… _ Furio Ferri, Paola Maestroni

Rispettare la Natura in cui si Vive

Vivere, crescere e apprendere in natura _ Simona Ventura

Gioco, Arte, Sport, Natura

A Casalmaggiore una grande sfida _ Carlo Stassano

Riconquistare gli Spazi Urbani

La campagna è entrata in città _ Silvana Garufi

Agenda 2030 - Mettere in Gioco il Sistema Formativo L’educazione è un bene sociale _ Vanna Gherardi

Il Progetto LodiLudica

Luoghi informali ludici e inclusivi _ Novella Miano

Mettere in Sicurezza le Scuole

Un parcheggio diventa uno spazio ludico _ Alberto Tarchini, Giusy Molinari

Spazi Accessibili a Tutti

Giochi, colori e forme universali _ Nicoletta Wojciechowski

I PCTO nella Scuola

Un’esperienza pratica sul campo _ Maria Teresa Carossa

Scuola e Città

Foto a sinistra: Orticolario 2018: Animum Ludendo Coles - “Spazi creativi”


Con questo fascicolo di Urbanitas abbiamo pensato di lanciare, a chi la vuole cogliere, una sfida: quella di mettersi in gioco! Per fare questo è necessario innanzi tutto affrontare la paura del cambiamento, cogliere l’importanza di sapersi reinventare pur correndo qualche rischio. Si tratta di osare! Mettersi in gioco ci riporta alla bellezza di imparare cose nuove, di aprirci a nuove idee, a nuovi schemi di pensiero, partendo dalle nostre capacità, da tutto il nostro potenziale, fatto anche di esperienze passate e di lezioni imparate dai nostri errori. Mettersi in gioco ci permette di modificarci dentro e fuori di noi, di aprirci a nuove visioni, a nuove azioni, a nuovi orizzonti! La nostra azione di rinnovamento continua a essere quella di seminare gioco! Perché siamo convinti che l’esperienza del gioco gratuito, libero e auto gestito è fondamentele per edificare la cultura e la vita di domani. 4


Gianluca Biggio

Psicologo, Psicoterapeuta psicoanalitico, Ordinario Funzioni di Training

Editoriale

Mettersi in gioco Mettersi in gioco è una locuzione semplice e complessa al tempo stesso. È semplice perché ognuno di noi la utilizza per esprimere la volontà di entrare negli eventi facendo la propria parte. Un equivalente di entrare nelle danze, di scendere in campo, di partecipare a un qualche evento sociale. È complessa perché la parola “gioco” sottintende parallelamente qualcosa di vero e di illusorio, come è la natura del gioco medesimo; qualcosa di non concreto che diventa reale in quanto illusione condivisa cui tutti credono. È complessa per le mille valenze che il gioco può avere, da quella ludico-edonistica (giochiamo per divertirci) a quella più misteriosa di gioco come accadere regolato da istanze che non si conoscono a priori (il gioco della vita). D’altra parte, mettersi in gioco allude anche a un’intenzione attiva di buttarsi negli avvenimenti, magari rischiando vittorie e sconfitte... e qui andiamo sul versante del gioco come confronto, competizione e gara tra molti attori (i giochi olimpici, i giochi istituzionali). Chi di noi dopo un evento imprevisto negativo non ha pensato di giocare ancora, rimettersi in gioco in qualche progetto? Questo può avvenire per un singolo individuo, ma anche per un gruppo sociale o politico, magari dopo una sconfitta. Allora possiamo capire come il gioco declinato nelle sue molteplici forme abbia sempre un aspetto accomunante: quello dell’energia vitale. Rimettersi in gioco vuol dire ritornare a vivere e sperare. Potremmo dire che giocare, prima ancora di rimettersi in gioco, sia stata per tutti noi un’esperienza vitale. Il gioco infatti come ci dicono gli antropologi, gli psicologi, ma anche gli esperti di etologia, ovvero del comportamento animale, è una funzione biologica necessaria per acquisire determinate funzioni vitali.

Gioca il gattino con il filo, così come i piccoli dei grandi predatori con oggetti forniti dai genitori, per allenarsi alla caccia. Giocano gli uomini per imparare abilità fisiche: vi ricordate l’intramontabile gioco della luna o della campana disegnata nei cortili dai bambini? È molto più di un passatempo perché racchiude in sé un’attività di socializzazione, l’apprendimento delle regole, l’allenamento alla destrezza fisica (saltare senza pestare le righe), l’affinamento di capacità cenestesiche (la precisione nel tirare la gerla dentro la casella giusta) e così via... Queste essenziali abilità di base, se ci pensate, preludono al grande gioco sociale dove il risultato arriva se sai superare con destrezza le regole, aspettare il tuo turno, competere correttamente con gli altri. Ma qualcuno dirà che esiste anche il gioco passatempo come i solitari con le carte vere o video, le parole crociate, i giochi cinesi con le piccole biglie che devono cadere in dei piccolissimi buchi o come gli shanghai, dove occorre togliere dei bastoncini da un mucchio senza far muovere nulla.È vero, sono passatempi; ma il nome è riduttivo del valore di questi passatempi così come è riduttivo oggi chiamare entertainment la visione di un bel film. In realtà, la vitalità del gioco è sempre presente come sperimentazione di abilità: la pazienza, la destrezza, l’attesa, la fantasia. Ecco, insomma, giocare è sempre creare qualcosa di nuovo dentro di sé. Anche gli stessi giochi digitali possono rientrare in tutte le categorie qui menzionate. È una destrezza virtualizzata e visiva più focalizzata, se vogliamo, ma quanto potrebbe essere più fecondo l’arricchimento virtuale se accompagnato da quello del gioco reale! E quindi, alla fine di questa chiacchierata, non possiamo che dire: mettiamoci in gioco (quello sano) e viva il gioco! 5


Paolo Moscogiuri

Architetto, autore del libro: “La città fragile”, esperto in progettazione senza barriere

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Lo spazio pubblico deve essere prima di tutto raggiungibile in sicurezza Il “mettersi in gioco” per un bambino non ha certamente lo stesso significato che per l’adulto. Per quest’ultimo infatti, spesso rappresenta la presa di coscienza di una situazione dalla quale non può tirarsi indietro, e così decide di affrontarla, calandosi nella realtà, osando e superando paure che spesso lo condizionano. È quindi l’atto che lo fa passare dal pensiero all’azione. Per il bambino è l’esatto opposto. Lui è perennemente “in gioco”, perché pensiero e azione, almeno fino ad una certa età, coincidono, e perché attraverso questo impara a conoscere se stesso, il mondo che lo circonda e il modo di affrontarlo. Quando un bambino muove un pupazzetto, magari un cavallo con il suo cavaliere, è lui che sta sul quel cavallo, è lui che cade e si rialza, è lui che parla, ma è il cavaliere il responsabile di quello che dice. Per questo la sua autonomia sia nello scegliere il gioco, che lo spazio dove “recitarlo” è fondamentale. La presenza dell’adulto dovrebbe sempre essere discreta, di controllo, ma mai di intervento o intromissione. Invece nell’organizzazione della nostra odierna società i bambini sono per quasi tutto il tempo della loro giornata, controllati e indirizzati da qualcuno: la maestra, il genitore, l’allenatore sportivo; e se questo è stato vero fino all’arrivo della pandemia, subito dopo la situazione è notevolmente peggiorata, arrivando perfino ad imporre l’uso di mascherine e il distanziamento dai compagni di classe. All’improvviso anche il compagno di banco è “scomparso”. Ora nella speranza di un veloce ritorno alla normalità, ancora di più si è fatta impellente la necessità di restituire gli spazi pubblici all’infanzia. Quegli spazi pubblici che dovrebbero garantire al bambino il normale inserimento nella società e quel diritto al gioco, addirittura garantito da una Convenzione ONU (art. 31 comma 1 e 2), recepita dall’Italia, ma scarsamente attuata. Senza la vera possibilità di fruire degli spazi pubblici, per lui irraggiungibili in autonomia a causa della prevaricazione dell’automobile sul pedone, non c’è vero ri-

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spetto del suo essere persona. La pandemia, almeno nel primo periodo di lockdown, e con il lavoro via web, per chi poteva, ha “messo a nudo” la città, mostrandocela come veramente è: modellazione della natura, e non sua sostituzione. Poche auto in circolazione, strade e marciapiedi liberi, natura e animali che si sono ripresi i loro spazi. Bene, ora è il momento che anche le persone più fragili: bambini, anziani, persone con disabilità, si riprendano i loro. I modi e i mezzi ci sono: zone 30, isole ambientali, percorsi a chicane, attraversamenti rialzati, abbattimento delle barriere, pedonalizzazione ampliata, piste ciclabili, limitazioni del traffico privato, incentivazione di quello pubblico, ecc. Insomma basterebbe applicare tutti quegli accorgimenti che vengono utilizzati nel cosiddetto “traffic calming”, soluzione adottata oramai da decenni in molte nazioni del nord Europa, ma dalle quali l’Italia sembra, almeno per questo, immune.


Senza la vera possibilità di fruire degli spazi pubblici, per lui irraggiungibili in autonomia a causa della prevaricazione dell’automobile sul pedone, non c’è vero rispetto del suo essere persona. 7


Orticolario 2018: Animum Ludendo Coles - “Spazi creativi”

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Antonio Borgogni

PhD, Presidente del Corso di studio in Scienze Motorie e sportive presso l’Università di Bergamo, si occupa di città attive e didattiche sostenibili

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La magia del gioco Il gioco può avvenire in ogni spazio, anche virtuale, ma solo se spontaneo, autonomo – insomma se non c’è nessun rompiscatole a dire “adesso potete giocare” – è una delle poche attività umane che trasforma gli spazi in luoghi. Perché è proprio lì, in quella piazzetta, marciapiede, cortile, parco, che si impara a lanciare una pigna, a cadere rotolando, a rincorrersi, a scappare per essere presi… Digressione a questo proposito: il mio compianto maestro Henning Eichberg, assai serio folletto danese, scriveva che nessun gioco di cattura esisterebbe se qualcuno non si mettesse, appunto, in gioco. Se tutti i partecipanti agissero secondo logiche prestative, puntando alla vittoria, ognuno dovrebbe rimanere fermo o scappare via il più velocemente possibile facendoli così divenire giochi “impossibili”. Invece, ecco la magia: colui o colei che si ritengono sufficientemente veloci, andranno a provocare chi “sta sotto” o un giocatore più lento e, sovente, più o meno intenzionalmente, qualche inghippo accade, e il veloce viene catturato. È nell’interesse del giocatore più veloce essere preso perché solo così il gioco va avanti. Questa è la profonda natura sociale del gioco. Nel gioco c’è qualcosa di più importante della vittoria: è il gioco stesso! Dopo aver tentato, senza certo riuscirci, di imitare il gioco di Perec, che di varie “specie di spazi”, anche nel foglio, si intendeva, ricordo – a me stesso – che stavamo parlando di luoghi. E chi se li scorda, i luoghi, non sono mica solo quelli belli, o anche sì ma non è poi così importante (“mica” non avrei avuto la possibilità di scriverlo altrove ma, per fortuna, qui possiamo permettercelo, perché credo abbiate capito a che gioco sto giocando). I luoghi sono quelli in cui incontriamo pezzettini significativi della nostra storia, dove costruiamo memoria, che ci corrispondono, ci fanno sentire a casa, ci permettono di giocare.

E qui viene il difficile perché decenni di trascuratezza nel pensare, prima ancora di progettare e realizzare, lo spazio pubblico, hanno portato a ridurre in modo preoccupante gli spazi sia fisici che mentali con una perdita quasi totale di autonomia dei bambini, soprattutto italiani. Proprio adesso, dopo avere assaggiato la restrizione, riscopriamo che abbiamo bisogno di spazio, proprio adesso capiamo che ci eravamo scordati della risorsa di libertà costituita dall’outdoor education. Ogni possibilità di giocare con lo spazio incontra luoghi intenzionalmente pensati per essere educativi. Non si tratta di parchi e spazi gioco – magari anche ma, per favore, non le banalizzanti realizzazioni che spesso osserviamo – ma luoghi urbani che profumano di urbanità, di cura ludicamente funzionale ed estetica; spazi pubblici sufficientemente laschi e ricchi di affordance, sia strutturate che conquistate col, dal e nel gioco. Lì, allora, può avvenire quella magia: “non puoi prendermi, trallallà…”

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Cinzia Romano

Psicologa, psicoterapeuta, terapeuta EMDR

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Il gioco è una cosa seria L’ associazione Animum Ludendo Coles ha una visione di città o, meglio, ha una visione di città dove vivere nel senso più ampio del suo significato. È la visione di chi vuol dare vita alla piazza, al quartiere, rivolgendo la sua attenzione agli abitanti più preziosi: i bambini, attraverso il mezzo di espressione più importante per loro: il gioco. Li riporta a giocare negli spazi che dovrebbero appartenergli ma che le tante, troppe regole hanno finito per invadere. Ingaggio sociale, appartenenza, corpo, creatività sono le parole chiave sulle quali vorrei portare l’attenzione e di cui vorrei sottolineare l’importanza. Il bambino ha bisogno dell’incontro con l’altro, ha bisogno di sentire l’appartenenza ai luoghi in cui cresce, di giocare con il suo corpo, di attività al di fuori del processo utilitaristico, ma che siano libere, disinteressate. Ne ha bisogno per costruire la sua identità. Ne ha bisogno per il suo benessere. Il gioco è una cosa seria per un bambino. È la sua capacità di gettarsi nel mondo, introduce

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la dimensione del tempo vissuto, della plasticità, della disposizione a cambiare, permette di incontrare l’imprevisto come disponibilità all’esplorazione e alla ricerca, è linguaggio e, soprattutto, è sintomo di salute e di crescita. Il gioco libero, creativo, con gli altri è un importante “vaccino” al ricorso, oggi così frequente e problematico, ai mezzi tecnologici, espressione di solitudine, chiusura, incapacità di un confronto immediato e diretto. E allora pensare ad una città che possa mettere a disposizione spazi in cui giocare insieme, liberamente, con il proprio corpo, potendo sentire quel luogo un po’ proprio, è un vero regalo fatto ai bambini. È lì che si impara a trovare soluzioni, mediare regole, confrontarsi con i limiti, litigare, fare pace, inventare nuove regole. Dove socialità, appartenenza, confronto, creatività possono fare il loro sano percorso senza la continua intromissione di mediatori. È lì dove i bambini, potendo uscire dalle proprie stanze, possono ritrovarsi e abitare luoghi in cui ben-stare.


Il gioco libero, creativo, con gli altri è un importante “vaccino” al ricorso, frequente e problematico, ai mezzi tecnologici , espressione di solitudine, chiusura, incapacità di un confronto immediato e diretto. 11


Animum Ludendo Coles - Gioco in terracotta

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Massimo Ferrando

Artista, progettista e promotore culturale

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“Conversione” ecologica (in stato di grazia) La sbandierata “transizione ecologica” ha molte vie. Quella più radicale, che meglio potremmo chiamare “conversione ecologica”, più appropriata per un ammalato grave (mi riferisco innanzitutto all’Occidente esportatore feroce di “democrazia” e “sviluppo”), passa per un recupero della tradizione: è un pensiero simbolico quello di cui parlo, nient’altro. Il pensiero infantile, senza esaltarlo oltre misura, dovrebbe essere rivalutato, la sua capacità di pensare il gioco considerata attentamente. “Io gioco ancora”, mi disse un giorno un ragazzino, come ad annunciare il suo passaggio imminente all’età adulta. Mi ricordò l’importanza di un rituale dimenticato; il passaggio all’”età adulta” dovrebbe infatti avvenire senza dimenticanza: dobbiamo sapere da dove veniamo per decidere dove vogliamo andare. Restituire ai bambini la città, il territorio, la terra, significa recuperare i simboli, e il pensiero che li pensa e li interpreta; la dimensione del gioco fa parte di questa interpretazione, cioè “conversione” (ritorno sui propri passi) dell’uomo, ritorno a un superiore sé sociale attraverso il gioco, in una parola: comunità. Contro ogni individualismo. Ma per fare ciò, una comunità, perché di questo trattasi, deve “mettersi in gioco”, decidere da che parte stare, la direzione da prendere.

Stare dalla parte del gioco significa tornare in qualche modo al “mistero”, perché il gioco è innanzitutto tale, quindi deve essere indagato: i simboli sono la “via” per tale “mistero”. A Sassello, storico e “centrale” paese dell’entroterra ligure, custode di valori tradizionali e significati simbolici, da tempo si sta tentando questa transizione/conversione verso un fare e un pensare ecologicamente più sostenibile che tenta di resistere alle oscure forze del consumismo imperante. La riscoperta del mondo dell’infanzia e (per conseguenza politica) la progressiva pedonalizzazione del suo centro stanno facendo breccia anche nei cuori dei più reticenti. Il Festival annuale “La città dei Bambini”, evento a misura di bambino e in buona parte da loro stessi pensato, è il simbolo di una scelta che ci si auspica duratura. La politica viene dopo. Le scelte politiche possono assecondare le spinte già in atto; ma non è tanto una spinta dal basso, populista, quanto l’appello a una visione d’insieme che compenetri tutte le forze attive verso una unità d’intenti che ricostruisca unitariamente il mondo della socialità, cioè, ed è la cosa più importante, l’anima di un territorio. Perché un mondo senz’anima è un mondo che smette di giocare e va a fare la guerra.

Restituire ai bambini la città, il territorio, la terra, significa recuperare i simboli, e il pensiero che li pensa e li interpreta; la dimensione del gioco fa parte di questa “conversione” dell’uomo. 13


Spazio ludico formativo

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Furio Ferri e Paola Maestroni

Artisti visionari, fondatori di Animum Ludendo Coles

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“C’è qualcosa di nuovo in città, anzi di antico….” Ci siamo conosciuti nella primavera del 1991 e, per puro diletto, durante l’estate, abbiamo dipinto sul cemento già molto ammalorato dell’aia di una cascina nella campagna cremasca, un grande Gioco dell’Oca... Una performance ludico-artistica un po’ goliardica che ci ha permesso di scoprire le grandi potenzialità di questo antico passatempo e ci ha affascinati al punto da affiancare alle nostre già gratificanti professioni una nuova entusiasmante attività: la creazione di giochi della tradizione in pietra, da inserire nelle pavimentazioni. Manufatti ludici preziosi, unici, caratterizzati per “arredare” spazi urbani e trasformare le città in luoghi, propagatori di racconti e azioni che i cittadini, tutti, possono intessere creativamente: “città positive”, dove tutti si sentano i benvenuti! Abbiamo studiato la storia, le regole, le simbologie e i significati di tanti giochi della tradizione; conosciuto e frequentato pedagogisti, educatori, psicoterapeuti (soprattutto infantili), professionisti, giocatori; abbiamo disegnato forme rettangolari, ovali, ellittiche, esagonali, poliedriche. Abbiamo tracciato percorsi e storie, fuori e dentro di noi. Ci siamo messi in gioco in ambiti a noi allora sconosciuti. Da “Pietre Parlanti”, entusiasmanti esperienze inclusive che coinvolgono insegnanti e alunni in

un progetto comune, al “Ludicode” che utilizza la tecnologia per testimoniare e perpetuare la trasmissione del sapere ludico, fino al “Gioco a percorso Terzo Paradiso”, progetto attualmente in corso. Arte e gioco, il gioco nell’arte…. perché l’arte per il suo carattere di evasione, gratuità e piacere ha sempre trovato profondi legami con il gioco… Anno dopo anno, progetto dopo progetto, è sempre un mettersi in gioco per trovare nuove formule e soluzioni a livello artistico, ma soprattutto nella vita, nelle sue incognite! Il bene e il male, gli avvenimenti positivi e quelli negativi, l’impegno a superare determinati ostacoli, il doversi attenere a delle regole, il gareggiare in abilità con altri dovendo fare anche i conti con la sorte. Il divertimento non sta tanto nel raggiungere la meta, ma nello scoprire ogni volta cosa il destino ci riserva, riuscire a vincere le difficoltà ed essere in grado di superarci. Il gioco che affascina ed è indispensabile al bambino ma anche all’adulto perché, ormai si sa, in ciascuno di noi c’è sempre un bambino. Per noi il gioco non si ferma…continuiamo a lanciare i dadi, forti delle nostre convinzioni ed esperienze, invitando sempre nuovi compagni a disegnare insieme a noi altri percorsi, nuove traiettorie di gioco… e di vita.

Il divertimento non sta tanto nel raggiungere la meta, ma nello scoprire ogni volta cosa il destino ci riserva, riuscire a vincere le difficoltà ed essere in grado di superarci. 15


Simona Ventura

Architetto paesaggista - studio Agrisophia Natural Garden Design

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Vivere, crescere e apprendere nella natura Chi ha vissuto la propria infanzia in campagna, come la sottoscritta, è probabile che conservi per tutta la vita un legame profondo con la natura, così come i ricordi degli innumerevoli giochi spontanei che scaturivano dal sano istinto di capire chi e cosa ci circondava: osservare le formiche mentre trasportano improponibili pesi, le collane di margherite, l’odore della terra dei sottoboschi, il sapore dei ‘fili’ d’erba dei campi, etc. Nel mondo attuale, dove il tempo è velocizzato, dove le tecnologie stanno assorbendo la vita reale, questo legame profondo con la natura è venuto meno e i bambini sono i nostri ‘martiri’. Ora più che mai progettare spazi esterni verdi è una sorta di missione per riportare armonia nel cuore delle persone e soprattutto nei bambini. Giocare immersi nella natura è una condizione indispensabile per un sano sviluppo cognitivo ed emotivo del bambino nel suo divenire adulto. La natura nelle sue manifestazioni offre ai bambini il senso della meraviglia e nel contempo alimenta lo spirito d’osservazione per comprendere la vita nelle sue metamorfosi: l’esplosione dei colori e dei profumi delle fioriture a primavera così come gli accesi cromatismi delle foglie in autunno, la dualità inseparabile della luce e dell’ombra e come questo governa la percezione degli spazi. Pensiamo all’emozione quando si entra nel bosco, immergersi nell’ombra delle chiome fitte degli alberi e l’incanto che si prova quando s’incontra un

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raggio di luce che è riuscito a penetrare tra i rami. Per i bambini, più che imparare didascalicamente nozioni sulla natura, è importante mettersi in gioco nell’esperienza diretta in natura: i legami tra le cose, la pazienza, la curiosità, la perseveranza, il movimento libero. In natura il bambino sviluppa appieno i cinque sensi: la vista, grazie alla curiosità nel guardarsi attorno incantati dal volo delle farfalle; l’olfatto, dal delicato profumo dei fiori al pungente odore di terra dopo la pioggia; il gusto, assaporando i frutti raccolti direttamente dalle piante; l’udito, grazie agli innumerevoli suoni degli uccelli, degli animali e dell’acqua che scorre nei ruscelli; e infine il tatto, come camminare a piedi nudi sul prato o toccare una foglia vellutata. Tutte esperienze che, come già intuì a suo tempo Maria Montessori, consentono al bambino di alimentare e accrescere il ”sentimento della natura” inteso come il rispetto, la cura delle cose, la curiosità e l’attenzione. “Ogni cosa è strettamente collegata su questo pianeta e ogni particolare diventa interessante per il fatto di essere collegato agli altri. Possiamo paragonare l’insieme ad una tela: ogni particolare è un ricamo, l’insieme forma un tessuto magnifico” (dall’infanzia all’adolescenza). Una corretta ed efficace progettazione degli spazi esterni non può non tenere conto dei concetti appena espressi al fine di creare luoghi pieni di vitalità e bellezza per aiutare le future generazioni a convivere e rispettare la terra su cui vivranno.


Spazio ludico formativo

Per i bambini, più che imparare didascalicamente nozioni sulla natura, è importante mettersi in gioco nell’esperienza diretta in natura: i legami tra le cose, la pazienza, la curiosità, la perseveranza, il movimento libero. 17


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Carlo Stassano

Presidente dell’ASD Atletica Interflumina, già docente di Educazione fisica

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A Casalmaggiore una grande sfida EcoOstello Interflumina, una grande sfida visionaria nel cuore della Pianura Padana al centro del Comprensorio Oglio Po, fra le Città di Cremona, Mantova e Parma, sulla via VENTO, ciclovia che unisce Torino a Venezia, dal Monviso al Mare. Obiettivo generale del progetto è quello di promuovere un turismo responsabile e sostenibile, fruibile da tutti, aperto a tutti, in particolare agli studenti delle scuole italiane ed europee di ogni ordine e grado, agli atleti in primis dell’atletica leggera, olimpica e paralimpica, di tutti gli sport con il cuore rivolto all’educazione motoria e al gioco . L’impegno è quello di far conoscere il mondo vegetale nel suo complesso, la sua importanza per la sopravvivenza dell’uomo e del pianeta, l’evoluzione degli approcci dell’uomo, intesi come saperi e come fatica nel lavoro e, infine, farli apprezzare come complemento alla qualità della vita. Il programma “Natura e Sport chiamano Scuola” si presenta come occasione per la realizzazione di percorsi formativi che coinvolgono più discipline in maniera trasversale miranti alla realizzazione di esperienze dirette: dalle avventure fantastiche fra “folletti e gnomi di bosco e di fiume” ai percorsi ludico-ginnici di ogni tipo, avventure

Robinson, esplorazioni con mappe, esperienze di canoa nella lanca con acqua dolce. Per conservare occorre conoscere, attribuire valore, assegnare interesse. All’interno dei lavori di riqualificazione della Cascina Sereni in Santa Maria dell’Argine, che trasformeranno il podere in un EcoOstello adibito all’accoglienza, la vasta aia del podere ospiterà il “Gioco a percorso del Terzo Paradiso”, un grande gioco in pietra di 81 caselle ispirato all’opera simbolica dell’artista Michelangelo Pistoletto. L’inserimento di questo manufatto artistico è stato fortemente voluto da Amilcare Acerbi che ci ha guidato nella stesura del progetto educativo e formativo che è e sarà l’anima dell’intera struttura. Amilcare stesso ha coinvolto Animum Ludendo Coles per la progettazione e realizzazione sia delle caselle in pietra che dell’articolato laboratorio didattico per lo studio e la definizione delle immagini da scolpire sulle caselle. Partito il 23 marzo scorso, si concluderà ad aprile/maggio del 2023 e vede la partecipazione di insegnanti e alunni delle scuole di vario ordine e grado del territorio. Una studentessa di Bologna seguirà tutto l’iter laboratoriale facendone oggetto della sua tesi magistrale in Pedagogia.

“Giocando si coltiva l’animo”… un motto, un viatico, affinché l’Ostello possa nascere, crescere e svilupparsi fra gioco, sport, amicizia, natura, musica, poesia … e chissà! 19


Silvana Garufi

già Direttore presso la Soprintendenza ai Beni Architettonici e Ambientali di Milano

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La campagna è entrata in città Siamo stati colpiti da una pandemia inaspettata, un virus sconosciuto che ha travolto le nostre vite obbligandoci a ripensare a molti dei nostri atteggiamenti e stili di vita. Abbiamo dovuto abbandonare una delle abitudini più radicate del nostro essere umani: la socialità. Niente incontri, concerti, viaggi, nemmeno le quattro chiacchiere nel giardino condominiale! Ci siamo visti e salutati dai balconi. Siamo stati costretti a metterci in gioco in maniera temporanea o definitiva perché il passato non era più attuabile o non più percorribile! Abbiamo riscoperto lo stare in famiglia, i giochi di ruolo, la lettura in poltrona con un libro (cartaceo) sulle ginocchia; abbiamo riscoperto il fare con le mani. Abbiamo riscoperto passatempi e attività ottocentesche da tempo dimenticate come il ricamo, il lavoro a maglia e all’uncinetto, il macramè, il chiacchierino ed il tombolo e, meraviglia delle meraviglie, se curiosiamo sui social troviamo che anche i signori uomini sono stati contagiati da questi passatempi, considerati da sempre solo femminili. Per tanti questi passatempi sono diventati l’idea geniale per rimettersi in gioco, per cambiare stile di vita.

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E la campagna è entrata in città, c’è stato il boom degli orti urbani, molte aree abbandonate hanno trovato nuova vita gestite da volontari. Il giardinaggio ha prodotto due vantaggi: curare lo stress e dare ortaggi a kilometro zero! Molti di questi nuovi orti sono stati progettati da architetti e molti altri sono il frutto spontaneo di gente comune. Entrambe le situazioni hanno avuto bisogno di un cambiamento per pensare diversamente la realtà che ci circonda. Abbiamo finalmente riconquistato i nostri spazi urbani: si sono ripopolate le piazze, bar con tavolini ed ombrelloni. È stato possibile ripraticare tutti quei giochi che non abbiamo potuto fare al chiuso, ma che ci sono cari fin dall’infanzia, quando li praticavamo all’interno dei cortili! Abbiamo riassaporato il gusto di leggere all’aria aperta su una panchina, magari all’ombra di un grande albero; fare un pic-nic nei tanti parchi delle nostre città, gustare un semplice gelato seduti su un muretto di pietra, sul bordo di una fontana o di una scalinata monumentale… Mettersi in gioco non sempre vuol dire cambiare radicalmente tutto il nostro mondo, spesso significa solo guardarci intorno con occhi diversi e affrontare la vita con spirito innovativo.


Abbiamo riassaporato il gusto di leggere all’aria aperta su una panchina, magari all’ombra di un grande albero, fare un pic-nic nei tanti parchi delle nostre città… abbiamo riscoperto il fare con le mani. 21


LodiLudica

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Vanna Gherardi

Professoressa Alma Mater - Università di Bologna - Docente di Pedagogia Speciale, della Marginalità e della Devianza al Dipartimento di Scienze dell’Educazione

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S i s t em a F o r m a t i v o

L’educazione è un bene sociale L’Agenda 2030, sottoscritta da tutti i Paesi dell’ONU, rappresenta il nuovo quadro di riferimento globale per l’impegno nazionale e internazionale teso a trovare soluzioni comuni alle grandi sfide del pianeta in grado di migliorare le condizioni di vita delle persone. Viene incrementato il valore sociale dell’educazione come bene collettivo e il ruolo dell’allievo come cittadino attivo e partecipe della comunità. L’allievo va coinvolto in processi di valorizzazione e riqualificazione dell’ambiente, come gli spazi pubblici nelle città, attraverso interventi di rinnovamento e trasformazione co-progettata. In particolare, l’Obiettivo 11 “Città e Comunità Sostenibili” invita a riflettere sulle modalità per costruire spazi pubblici sostenibili che siano attivatori di sviluppo comune tramite progetti partecipati, che coinvolgano le giovani generazioni e la comunità intera in percorsi formativi a pianificazione e gestione integrata. Vitale per la scuola, allora, è uscire sul territorio a incontrare altre realtà: giovani con cui dialogare, adulti con cui interagire e scoprire significati, realtà produttive per capire il ruolo del lavoro nella società. Occorre vivificare il fare scuola tramite ricerche che attingano al reale, che portino i ragazzi fuori della scuola a incontrare i problemi reali sul territorio dove agiscono forze culturali, produttive, associative. Sono indispensabili collaborazioni con esperti esterni, con i loro saperi e maestrie in gioco nella formazione e trasformazione dei giovani e della collettività.

Ogni luogo, quindi, interessa la formazione. Risulta riduttivo relegarla al mondo della scuola, in pratiche di routine e nozioni. L’insegnante deve entusiasmare e per fare ciò ha diritto di non essere lasciato solo. Occorre fare agire il Sistema Formativo. La forma di partecipazione formativa innovativa, che fornisce carattere sociale a un’iniziativa comune, è il “lavorare per progetti”. Realizzare progetti porta a fare esperienza di pratiche di laboratorio, a tessere relazioni durature tra persone e attività in connessione con altre comunità di pratiche presenti nel proprio contesto di vita. I diversi gruppi di lavoro condividono il linguaggio, il senso di un problema e della relativa soluzione, la rete sociale e una storia comune. All’interno dei progetti si sviluppano diversi patrimoni: della conoscenza e condivisione della stessa, dell’esperienza, dell’apprendimento, della comunicazione, del lavoro e dell’identità. L’apprendimento è pratica sociale, è atto di appartenenza e di partecipazione alla vita sociale. La partecipazione influenza ciò che facciamo, chi siamo e come interpretiamo ciò che facciamo e rende l’apprendimento non più attività a sé stante e isolata, bensì legata all’esperienza quotidiana. Riteniamo che siano queste le condizioni che sviluppano, fin dai primi anni di vita, responsabilità verso il patrimonio naturale e culturale: la formazione di cittadini attivi e partecipi nella realizzazione, nella cura e nella valorizzazione dei beni della propria città e della comunità.

La formazione mette in gioco e trasforma l’individuo nel vivere sociale. Ogni luogo, quindi, interessa la formazione. Vitale per la scuola, allora, è uscire sul territorio a incontrare altre realtà. 23


Novella Miano

Laureata in Filosofia e Scienze della Formazione, insegna in una Scuola Primaria

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Luoghi informali ludici e inclusivi L’emergenza pandemica, ancora non del tutto superata, ha avuto un fortissimo impatto sulla nostra vita quotidiana deprimendo ulteriormente un’economia già provata, rendendo difficoltoso l’accesso alle cure mediche, complicati gli spostamenti e rarefatti i contatti sociali. Tutto il nostro mondo, così come lo conoscevamo, è andato in crisi. Eppure il tempo sospeso del confinamento, nel periodo tra febbraio e maggio del 2020, ha rappresentato anche l’opportunità per pensare e ripensarsi. È questo il senso profondo delle Crisi che, come ricorda la radice etimologica del termine, è decisione e possibilità di scelta: possibilità di pensare al rapporto con la realtà che ci circonda e ripensarsi come soggetti in relazione alla realtà stessa. Possibilità, in poche parole, di mettersi e rimettersi in gioco. Il Progetto LodiLudica, oggetto di ricerca della mia tesi di laurea in Scienze della Formazione Primaria, rappresenta proprio questo: un intravedere nella crisi il dischiudersi di originali orizzonti di senso che Animum Ludendo Coles, che opera in convenzione con il Centro Ricerche sulle Didattiche Attive di Bologna, ha colto scegliendo di tornare ad operare nel e per il proprio territorio, la città di Lodi, a par-

LodiLudica

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tire da alcune riflessioni: ripensare al rapporto dei cittadini tra loro e con gli spazi della città e al ruolo giocato al suo interno dai cittadini più deboli, i bambini. “È ancora cittadino dimenticato il bambino? Abbiamo fatto qualche progresso verso la partecipazione negli spazi pubblici?” (Tonucci in Gherardi 2019). Maria Montessori proponeva le stesse riflessioni già nel lontano 1951 affermando che “Il bambino è sempre stato il cittadino dimenticato. Mentre, a mano a mano, nell’evoluzione della civiltà, nuove condizioni hanno migliorato la vita dell’adulto nell’ambiente, quelle del bambino si sono peggiorate.” (Montessori in “Vita dell’Infanzia” 1952). Le città - progettate per l’adulto lavoratore, dunque produttivo (Gherardi, Leonardi, in Gherardi) - dimenticano i cittadini più deboli. Non solo i bambini: anche lo straniero, la donna, l’anziano, il disabile diventano a-topos, fuori luogo, “strani” ed estranei, mentre i luoghi stessi della città, per dirla con l’antropologo francese Marc Augé, diventano non luoghi, spazi impersonali in cui ci si incrocia senza creare relazioni, luoghi senza storia, di passaggio, pensati per il consumo di merci (e di persone?). Il progetto LodiLudica, per quanto piccola


esperienza, rappresenta una forma di resistenza che attraverso la riqualificazione di un luogo informale della città - un parcheggio posto di fronte a una scuola Primaria riconvertito in spazio per il gioco - permette di intrecciare relazioni e costruire storie anche a partire da incontri, nello stesso luogo, tra generazioni, culture e situazioni personali diverse. Nell’ottica del sistema formativo allargato che vede la convergenza e la collaborazione tra scuola, enti locali, associazioni e professionisti, il progetto ha saputo convogliare energie altrimenti disperse. Innanzitutto ha coinvolto gli alunni della scuola Primaria “Arcobaleno” che hanno disegnato le decorazioni raffiguranti i giochi poi perfezionate e realizzate dagli studenti del locale Liceo Artistico “C. Piazza”, impegnati in un percorso di PCTO (ex Alternanza Scuola-lavoro). Inoltre, la partecipazione del CLEBA e dell’Associazione “Genitori Tosti in tutti i Posti” al progetto ha permesso di rivolgere particolare attenzione all’accessibilità e fruibilità del piazzale da parte di bambini, ragazzi e adulti con disabilità o bisogni specifici. Tutte queste caratteristiche verranno ulteriormente potenziate con il posizionamento di QRcode contenenti informazioni circa le peculia-

rità e le regole dei giochi rappresentati. Nuovi attori si metteranno in gioco in questa fase: Il Liceo Linguistico “Maffeo Vegio” e l’associazione Al Rahama collaboreranno con Ludendo, Genitori Tosti e il CLEBA affinché le informazioni, tradotte nelle principali lingue della Comunità Europea, in arabo e con gli strumenti della Comunicazione Aumentativa e Alternativa, siano accessibili al maggior numero possibile di cittadini. Tutto ciò, infine, è stato possibile grazie anche all’attenzione e al contributo dell’Amministrazione Comunale per il miglioramento dell’accessibilità e della vivibilità degli spazi adiacenti alle scuole. Il piazzale, così concepito e in virtù della presenza dei giochi in esso raffigurati, rappresenta inoltre un’occasione per intraprendere e riannodare un dialogo proficuo con culture altre in quanto situazioni ludiche simili si ritrovano in luoghi (ed epoche) tra loro lontanissimi. Tuttavia, le differenze che esistono nelle diverse versioni dei giochi sono proprio il segno del modello culturale a cui essi appartengono, in un’unione ideale nella diversità delle persone come appartenenti a una singola famiglia umana.

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Alberto Tarchini

Assessore alla Mobilità Comune di Lodi

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Giusy Molinari

Assessore all’Istruzione Comune di Lodi

Scuole

Un parcheggio diventa un grande spazio ludico La trasformazione del piazzale della scuola primaria Arcobaleno da parcheggio a spazio per l’aggregazione e per il gioco rappresenta un significativo passo avanti nel percorso di miglioramento dell’accessibilità alle scuole intrapreso da questa Amministrazione. La scelta di intervenire nasce dalla valutazione del contesto rivelatosi particolarmente adatto a realizzare modifiche della viabilità che garantissero l’ampliamento degli spazi dedicati agli utenti deboli della strada e la moderazione del traffico. Agevolare e mettere in sicurezza l’accesso agli istituti scolastici, laddove possibile, è la nostra priorità. In questo specifico caso, abbiamo agito accogliendo le sollecitazioni delle famiglie che hanno chiesto di vivere in tranquillità e appieno le aree esterne della scuola. Esigenza che rispecchia la crescente sensibilità dei nostri concittadini nei confronti di una mobilità più sostenibile e della valorizzazione degli spazi ciclopedonali.

La consulenza dell’associazione Ludendo, specializzata nella riqualificazione di luoghi pubblici, è stata fondamentale per definire come sviluppare le varie fasi del progetto e quali attori coinvolgere. Nel processo di ideazione e successiva realizzazione dell’iniziativa anche il CLEBA ha dato un contributo prezioso perché il progetto potesse svilupparsi con caratteristiche realmente inclusive. Il lavoro di rete è stato uno degli aspetti più qualificanti del lavoro svolto grazie alla positiva sinergia tra il Comune, la scuola primaria Arcobaleno e il Liceo Artistico C. Piazza che ha collaborato alla decorazione della pavimentazione del piazzale con il coordinamento di Ludendo. I bambini sono stati i veri protagonisti: la loro sensibilità e le loro forme di espressione, unite alla creatività e alle capacità tecniche dei ragazzi del Liceo Artistico, guidati dai loro insegnanti, hanno consentito la rigenerazione di uno spazio reso finalmente più sicuro e vivibile.

I bambini sono stati i veri protagonisti: la loro sensibilità e le loro forme di espressione, unite alla creatività e alle capacità tecniche dei ragazzi del Liceo Artistico, hanno consentito la rigenerazione di uno spazio reso finalmente più sicuro e vivibile. 26


Nicoletta Wojciechowski

Architetto, fa parte di CLEBA, esperta in tecnologie assistive e supporti informatici per la riabilitazione

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Giochi, colori e forme universali I giochi tradizionali riproposti in chiave contemporanea danno libero sfogo alla fantasia, alla creatività, alla socialità: requisiti essenziali per la crescita dei bambini di oggi, sempre più rinchiusi in casa e a dir poco travolti e continuamente condizionati ed inermi davanti a giochi tecnologici, video e televisione. I bambini e gli adolescenti, causa anche del distanziamento e della DAD di questo difficile biennio - hanno perso tantissimo in termini di abilità manuali, competenze organizzative e capacità ad intrattenere relazioni sociali. Risvolti particolarmente negativi si sono registrati anche sulle capacità di orientamento spaziale e autocontrollo, sulle capacità espressive e di linguaggio, con ricadute notevoli anche sugli apprendimenti scolastici canonici, sino a diventare spesso patologia o disturbo che richiede intervento specialistico. Le aree ricreative esterne possono fornire a tutti gli studenti, compresi gli allievi con bisogni speciali che, ancor più dei loro compagni, hanno risentito degli effetti dell’isolamento dovuto alla pandemia, l’opportunità di esplorare le interazioni sociali tramite le funzioni specifiche legate alle attività di gioco. Nel progetto “LodiLudica” Cleba - Comita-

to Lodigiano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche - ha favorito il dialogo tra Ludendo e l’utenza finale, ovvero i bambini della Scuola primaria “Arcobaleno” che hanno elaborato, attraverso i loro disegni (oltre 500), il concept del progetto successivamente ripreso, secondo le tematiche da loro espresse, dagli studenti del Liceo Artistico di Lodi. L’area di intervento si è ben prestata all’iniziativa in quanto lo spazio è destinato al libero utilizzo per tutti i bambini, con e senza disabilità, per un gioco partecipato durante tutto l’arco della giornata. Le attività legate ai giochi disegnati sulla pavimentazione sono fisicamente accessibili a tutti ed usufruibili da ogni bambino secondo la sua specificità. La decorazione pittorica dell’asfalto ha privilegiato la scelta di colori primari e grafiche semplici, caratterizzate da forme universali e facilmente comprensibili. Il nostro obiettivo è progettare ogni attività destinata ad infanzia ed adolescenza perché sia inclusiva ed ubicata in luoghi accessibili, armoniosi, rispettosi della cultura locale, nella consapevolezza che la fruibilità può essere migliorata anche grazie all’esperienza e all’utilizzo degli spazi da parte di tutte le bambine e i bambini.

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MariaTeresa Carossa

Docente di discipline grafiche, pittoriche e scenografiche al Liceo Artistico Callisto Piazza di Lodi

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Un’esperienza pratica sul campo Il progetto LodiLudica realizzato in collaborazione con l’associazione Animum Ludendo Coles ha rappresentato, per gli studenti e le studentesse del Liceo Artistico Callisto Piazza di Lodi, l’occasione di affiancare alla formazione scolastica un’esperienza pratica sul campo. I PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento) introdotti nella realtà scolastica con la legge di bilancio del 2019 (Art. 57, comma 18), consentono di attuare modalità di apprendimento flessibili dal punto di vista educativo e culturale con l’obiettivo di concretizzare e arricchire, attraverso un’esperienza tangibile, le competenze acquisite durante il percorso formativo. Questo progetto ha contribuito allo sviluppo sociale e culturale del territorio lodigiano grazie al contesto laboratoriale nel quale è stato realizzato, che unisce il sapere al saper fare, favorendo così la costruzione del pensiero divergente. Realizzare LodiLudica ha significato creare una comunità di apprendimento fortemente collaborativa che ha condiviso regole, comportamenti, valori e conoscenze. In qualità di insegnante tutor ho svolto il ruolo guida di mediatore dei processi, mentre i tutor aziendali Furio Ferri e Paola Maestroni hanno apportato un altissimo contributo educativo in diversi ambiti: acquisizione

di conoscenze, abilità e competenze; sviluppo dell’identità dei partecipanti; costruzione delle relazioni sociali; interiorizzazione delle regole e dei valori. I tutor hanno costantemente monitorato le attività e risolto le criticità incontrate lungo il percorso mediante il dialogo e il confronto costruttivo intercorso fra le parti. Gli studenti e le studentesse coinvolti appartengono alle classi 5A dell’indirizzo di Arti Figurative e 5D dell’indirizzo di Grafica e, sebbene provenissero da percorsi formativi con “anime diverse”, hanno saputo fondere magistralmente l’essenza pittorica a quella grafica legata principalmente alla progettazione digitale. L’esperienza PCTO si è rivelata una metodologia didattica importante anche per l’uso di materiali innovativi come il rivestimento sintetico colorato a base di resina acrilica all’acqua, unita a filler selezionati e a pigmenti concentrati; atossico, non inquinante, antisdrucciolevole e duraturo. Infine, la possibilità di sperimentare nuove metodologie pittoriche ha accresciuto notevolmente il bagaglio pratico e culturale dei partecipanti dando significato e concretezza, attraverso il processo creativo e l’applicazione reale, a concetti fino a quel momento ritenuti astratti perché conosciuti solo attraverso i libri di testo.

Realizzare LodiLudica ha significato creare una comunità di apprendimento fortemente collaborativa che ha condiviso regole, comportamenti, valori e conoscenze. 28


Giulia Viteritti

e gli studenti delle 5°A e D del Liceo Artistico Callisto Piazza di Lodi

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L’esperienza di “street art” del Liceo Artistico “La pratica senza la teoria è cieca, come cieca è la teoria senza la pratica” diceva il filosofo Protagora, ed essere artisti significa anche essere in grado di plasmare le proprie competenze per trasmetterle agli altri. Nei mesi del lockdown, con la sospensione della didattica, il mondo della scuola è stato catapultato in una dimensione nuova in cui il digitale è sceso in campo, con i suoi mezzi e i suoi limiti, per aiutarci ad affrontare l’emergenza. Ma in tutto questo periodo non abbiamo mai perso la voglia di creare. Il progetto LodiLudica ci ha dato l’opportunità di sperimentare un contesto fortemente innovativo e di toccare con mano l’esperienza di vivere la realtà con veri esperti del settore artistico. Per quanto sia stato semplice comprendere le mansioni da svolgere, creare un gruppo di lavoro eterogeneo e in grado di cooperare efficacemente, non è stato così scontato. Grazie all’aiuto dei tutor abbiamo costruito un team ben organizzato dividendoci i compiti in modo preciso e coerente. La maggiore difficoltà è stata immedesimarsi nei fruitori principali del parco, ovvero i bambini. Nell’era digitale la maggior parte della popolazione infantile rivolge infatti più attenzione a giochi di nuova generazione che ten-

dono a condurre all’isolamento nelle mura di casa. Noi pensiamo sia invece essenziale ritrovare il contatto con il mondo esterno, in luoghi dove divertirsi in compagnia dei coetanei; questo progetto collega perfettamente l’ambito pedagogico a quello ludico. Abbiamo progettato digitalmente i giochi seguendo le indicazioni dei disegni realizzati da tutti gli alunni della Primaria Arcobaleno. Non è stato semplice rispettare e selezionare le proposte, ma alla fine siamo riusciti a condensare in 21 tavole, ridotte poi a 3, un’idea di parco dipinto atto a stimolare la creatività dei bambini. Ci siamo sentiti apprezzati anche nel confronto con i cittadini che, incuriositi, hanno chiesto informazioni: abbiamo spiegato come è nato il progetto, i vari procedimenti pittorici e soprattutto lo scopo dell’esperienza, ovvero il riappropriarsi degli spazi pubblici che vengono ripensati come luoghi di relazione anche a partire da semplici giochi dipinti a terra. LodiLudica ci ha dato l’opportunità di comprendere meglio le nostre attitudini personali e professionali, di arricchire il bagaglio formativo e di acquisire una maggiore consapevolezza su come poter orientare il nostro percorso educativo e professionale futuro.

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URBANITAS Organo Ufficiale dell’Associazione Animum Ludendo Coles 2022 Sede Legale: Corso Mazzini, 86 - 26900 Lodi

Animum Ludendo Coles opera con il suo staff qualificato e in collaborazione con Enti, Università Amministrazioni pubbliche, Professionisti, Associazioni e altre realtà produttive per sostenere l’artigianato artistico italiano e il gioco di strada. Dal 1995, anno della sua fondazione, promuove attraverso sobri ma importanti progetti di riqualificazione, la valorizzazione delle aree urbane, di parchi e cortili scolastici in tutta Italia. Tutti i progetti sono caratterizzati da temi e soggetti definiti dalla committenza, prevalentemente attraverso percorsi partecipati di cittadinanza attiva svolti nelle scuole locali, con le singole comunità e le diverse realtà del territorio.

Per la realizzazione di questo numero si ringraziano: Pardes srl - www.pardes-verde.com

Gramazio adv - www.gramazioadv.com Saxa snc - www.saxasnc.it

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La vera novità è ciò che non invecchia nonostante lo scorrere del tempo

Rivista - Convegno del Paesaggio Urbano MARCHIO REGISTRATO ® Contemporaneo

urbanitasonline.com ludendo.it

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