Rivista - Convegno del Paesaggio Urbano Contemporaneo
Gioco // Partecipazione // Città
A 30 anni dalla ratifica italiana della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza
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Gioco // Partecipazione // Città Editoriale
Esperienze di ricerca con l’Università _ Luna Ferri
Città che Apprendono
Spazi per giocare, spazi per crescere _ Vanna Gherardi
Attività Ludica come Risorsa
Il gioco e la formazione del bambino _ Jessica Buccioli
Cittadinanza Attiva
Partecipare alla realizzazione di un bene comune _ Enzo Belloni
Didattica Attiva e Cultura
La scuola nel territorio per una città dei bambini _ Giorgia Leonardi
Imparare Facendo
Un progetto partecipato di alternanza scuola-lavoro _ Anna Maria Benvenuti
L a Pietra nella Scenografia Urbana
Pietra naturale: dal passato al presente per il futuro _ Giuseppe Romagnoli
Gioco e Patrimonio Culturale
Il gioco dell’oca rossiniano: non solo un’esperienza ludica _ Beatrice Garone
Progettare gli Spazi Scolastici
Spazi di apprendimento e Didattiche Attive _ Caterina Tanza
Pratica Partecipativa e Collaborazione
Il cittadino protagonista nella trasformazione urbana _ Lorenzo Lipparini
Riqualificazione e Comfort Urbano
Piazza Artigianato a Milano _ Valentina Dessì
L a Città e i Bambini
Per un ritorno dei giochi della tradizione nelle città _ Erika Guizzardi
L a Città e i Bambini
La Piazza come luogo di scambio culturale e generazionale _ Stefano Marchetti
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Per una Scuola Socialmente Attiva
Un percorso interdisciplinare in un contesto di “cittadinanza attiva” _ Lorena Colombo pag. 28
Ringraziamenti
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Diano Marina
Valorizzare gli spazi urbani ponendo al centro l’infanzia con le sue peculiarità significa considerare i bambini veri cittadini che partecipano alla vita sociale e culturale dei centri abitati e, poiché il gioco è la principale forma di apprendimento per essi, non si può fare a meno di considerare la dimensione ludica nella progettazione degli spazi del nostro territorio non come fine a se stessa, ma contributo fondamentale alla crescita delle future generazioni. Dalla partecipazione attiva e responsabile i bambini possono iniziare a far proprio il senso del vivere civile, dell’essere parte di una società di persone uguali nella diversità. Su questi presupposti hanno preso avvio una serie di studi, progetti, convegni che, nell’arco degli anni e da prospettive diverse, hanno coinvolto studenti, insegnanti, amministratori di enti locali, artisti, artigiani e associazioni in svariate città d’Italia. Molti di questi studi sono diventati tesi di laurea sia Magistrale che Triennale; di alcune racconteremo in questo fascicolo, altre sono ancora in corso. 4
Luna Ferri
Educatrice, Presidente di Animum Ludendo Coles
Editoriale
Esperienze di ricerca con l’Università Questo numero della rivista introduce alcune esperienze di ricerca coordinate dal Centro di Ricerche sulle Didattiche Attive (responsabile scientifica prof.ssa Vanna Gherardi) del Dipartimento di Scienze dell’Educazione - Università di Bologna, in convenzione con l’Associazione Animum Ludendo Coles che, a sua volta, ha stipulato una convenzione con il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani - Politecnico di Milano (responsabile scientifico prof. Alessandro Rogora).
Nel 2019 presso l’Università “Alma Mater Studiorum” si è svolto il convegno “Spazi innovativi inclusivi partecipati”, a cura della prof.ssa Vanna Gherardi, all’interno del quale in tre workshop sono stati presentati i progetti di tesi incentrati, per quanto riguarda la didattica attiva, sulle esperienze di Pesaro e Milano. Di tutti questi convegni sono stati raccolti gli atti e sul convegno di Bologna è stato pubblicato dall’Università il volume “Spazi ed educazione” (Ed. Aracne).
Gli studi hanno avuto come focus la “progettazione di spazi educativi innovativi”. Si è trattato di elaborare progettazioni di spazi esterni atti a favorire lo sviluppo psicofisico, la crescita personale e le relazioni intergenerazionali di bambini e adolescenti, incrementando così il peso sociale dell’educazione come bene collettivo e il ruolo dell’allievo come cittadino attivo e partecipe della comunità.
Per Animum Ludendo Coles questa è stata un’esperienza veramente entusiasmante e molto formativa: ci ha fatto crescere! Intessere relazioni istituzionali cosi sapienti e autorevoli ci ha fatto guardare al passato con fierezza ed orgoglio spingendoci con ancora più determinazione e vivacità verso un futuro che immaginiamo ricco di confronti costruttivi e produttivi. Grazie a queste collaborazioni, sentiamo di aver realizzato ancora una volta il nostro obiettivo principe, costitutivo della nostra mission: creare connessioni intergenerazionali grazie alle quali tramandare la storia dei giochi della tradizione.
La collaborazione con il Centro Ricerche sulle Didattiche Attive è subito entrata nel vivo con un convegno a Lodi, in occasione dei 25 anni dal primo grande Gioco a percorso dipinto sulla pavimentazione. “Gioco Spazio Città: se il passato racconta il futuro” era il titolo del convegno all’interno del quale, tra gli interventi di esperti, amministratori e professionisti, Giorgia Leonardi, al secondo anno di Scienze della Formazione, ha presentato il progetto “Ludicamente” svolto in collaborazione con altre studentesse sue coetanee. Nel 2017 si è tenuto a Crema il convegno dal titolo “Gioco & Sport: spazi e luoghi comuni”: giornata di studio orientata a concepire fuori da “luoghi comuni” reali “spazi comuni” per promuovere le buone pratiche di vita attraverso il gioco e lo sport. Fulcro del convegno un progetto condiviso di cittadinanza attiva che ha indirizzato tutta la parte esperienziale di laboratorio della tesi di Jessica Buccioli.
Obiettivo caro anche ad Amilcare Acerbi, pedagogista, responsabile dei servizi educativi di Cremona, Pavia e Torino, presidente del Comitato italiano per il gioco infantile (CIGI) e co-fondatore di Zeroseiup, che ci ha lasciati un anno fa. Per noi lungimirante sperimentatore, instancabile giocatore, intrigante ammaliatore, fantasioso giocoliere, prezioso e generoso amico, che sin dagli inizi ci ha sempre spronati, sostenuti, coinvolti e affiancati. Sentiremo l’assenza della sua parola e del suo sapere, sia in questa rivista, sia nei futuri convegni e dibattiti che organizzeremo: un sapere concreto, fatto di curiosità, passione ed esperienze vissute sulla pelle.
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Vanna Gherardi
Professoressa Alma Mater del Dipartimento di Scienze dell’Educazione - Università di Bologna
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Spazi per giocare, spazi per crescere Nel panorama attuale sta acquistando maggior forza l’idea di una scuola che entra in contatto con le realtà esterne e, quindi, si estende sul territorio. Territorio inteso come spazio di vita, coordinazione di risorse, istituzioni, servizi, attività produttive. Non solo area spaziale, ma area culturale di cui la scuola è parte integrante, non corpo a se stante. Il territorio come sistema a più variabili al cui interno sono presenti risorse, forze organizzate e strumenti, è anche urbanistica, politica, economia. La scuola è una realtà del territorio influenzata da altre realtà (istituzioni, enti locali, associazioni, professionisti, artisti, artigiani) che può beneficiare di spazi per una didattica fuori della scuola dove incontra competenze diverse da quelle degli insegnanti. Attività che nell’ambiente scolastico non trovano stimoli adeguati a sollecitare l’interesse degli allievi, la loro curiosità di sapere, le loro domande. Ecco allora che la città viene vissuta come un laboratorio, un luogo di ricerca dove attraverso varie attività, anche di gioco, i bambini vengono coinvolti in prima persona, la loro crescita è posta in rapporto ad esperienze reali. Città che imparano, luoghi di apprendimento. Una relazione tra scuola e territorio che mette in primo piano bambini e adolescenti in rapporto sistemico con l’ambiente e li rende cittadini partecipi. Si realizza così l’intento dell’articolo 31 della Convenzione dei diritti dell’infanzia che prevede spazi pubblici adibiti a luoghi che garantiscano la libertà e il diritto al gioco; diritto riproposto come tema centrale nella Carta dei diritti delle bambine e dei bambini in rapporto allo spazio nelle città. In tali condizioni sarà anche possibile sviluppare nell’individuo, fin dai primi anni di vita, sensibilità verso il patrimonio culturale e la storia della propria città. Di recente la legge 107/2015 (comma n.22), sull’azione della scuola nella società della conoscenza, incentiva la didattica laboratoriale di una scuola che si apre al territorio in cui le isti-
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tuzioni scolastiche incontrano enti locali, realtà associative, del terzo settore e famiglie, per attività educative, ricreative, culturali, artistiche e sportive, diventando in tal modo effettivamente comunità. È cosi che la scuola può legittimare la nuova normativa sull’educazione civica con linee guida volte al rispetto e alla valorizzazione del patrimonio culturale e dei beni pubblici comuni. Sul piano pedagogico, allora, emerge la necessità di ripensare lo spazio didattico come elemento fondamentale in cui l’apprendimento si leghi alla partecipazione sociale e renda partecipanti attivi delle pratiche all’interno di una comunità. La pedagogia incontra l’architettura per potenziare attività formative favorite da ambienti urbani e didattici che mettano al centro l’inclusività e la partecipazione. Luoghi d’incontro tra generazioni e culture diverse. Luoghi invitanti dove sia piacevole soffermarsi interagendo con materiali naturali e dal particolare gusto estetico. L’educazione estetica vuole indirizzare al senso di civiltà e alla gentilezza andando contro le violenze e le barbarie e ricreando i legami di affettività e senso di appartenenza a un luogo, una cultura. È formazione del gusto e della tendenza a percepire valori che attingono alla sensibilità, all’immaginazione e all’intelligenza. I valori estetici del sensibile rischiano di essere perduti dall’uomo moderno, proiettato all’efficienza produttiva, del produrre e del fare produrre. È così che le città e gli spazi pubblici si adeguano al cittadino che produce: con strade e piazze di passaggio, cortili di passaggio, dimenticando i bisogni e i diritti dei cittadini più deboli. La valorizzazione degli spazi, allora, s’impone come recupero dei valori estetici del vissuto esistenziale, come superamento dell’egocentrismo, della violenza, come educazione alla gentilezza, alla disponibilità e alla cortesia. Luoghi ideali per fare dialogare le generazioni.
Seduta gioco
La pedagogia incontra l’architettura per potenziare attività formative favorite da ambienti urbani e didattici che mettano al centro l’inclusività e la partecipazione. Luoghi d’incontro tra generazioni e culture diverse. 7
I giochi presentati si sono rivelati essere anche un’occasione d’incontro tra culture diverse a volte molto lontane, in una scuola sempre più interculturale. 8
Jessica Buccioli
Laureata in Scienze della Formazione primaria - Università di Bologna
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Il gioco e la formazione del bambino Nel 2017, in occasione del mio ultimo anno nella facoltà di Scienze della Formazione Primaria presso l’università di Bologna, decisi di elaborare una tesi di laurea sulla tematica del gioco. In particolare, mi concentrai sul gioco libero e della tradizione popolare e sui vantaggi che questi hanno nell’educazione e nello sviluppo psico-fisico dei bambini. Grazie alla convenzione tra il Centro di Ricerche sulle didattiche attive del Dipartimento di Scienze dell’Educazione e l’associazione artistico-culturale Animum Ludendo Coles ho potuto realizzare un progetto che valorizzasse i giochi della tradizione popolare attraverso l’utilizzo di una metodologia didattica ludica nella classe prima A della scuola primaria “Gianni Rodari” di Forlì. Gli obiettivi erano incentrati sul trasmettere ai bambini delle conoscenze rendendoli però i protagonisti principali nella costruzione del loro sapere. Avendo un tempo limitato in cui svolgere le attività ed essendo in una classe prima di scuola primaria mi concentrai principalmente su due giochi del passato: il Gioco dell’Oca e il Gioco della Settimana. Questi hanno permesso di avvicinare i bambini ad attività praticate anche dai loro nonni e genitori, valorizzando lo scambio tra generazioni, ma allo stesso tempo sono stati adattati in modo che diventassero strumenti di consolidamento di argomenti trattati con le insegnanti. In particolare, con il Gioco della Settimana mi sono collegata ai giorni della settimana presentati dall’insegnante di storia. Per quanto riguarda il Gioco dell’Oca, invece, mi sono affiancata all’insegnante di italiano in quanto è risultato essere uno strumento utile per ripassare tutto l’alfabeto. Inoltre nella co-
struzione del gioco (che conteneva 26 caselle) ad ogni lettera corrispondeva un gioco della tradizione popolare che iniziasse proprio con la lettera appartenente a quella casella. Nel corso del progetto i giochi presentati si sono rivelati essere anche un’occasione d’incontro tra culture diverse, a volte molto lontane, in una scuola sempre più interculturale, in quanto gli stessi giochi, con regole e modalità leggermente diverse erano presenti anche nell’infanzia dei genitori degli alunni stranieri. Il percorso svolto ha permesso di sottolineare l’importanza del gioco, sia come strumento didattico per le insegnanti ma anche come attività libera, utile a favorire uno sviluppo sereno di ogni essere umano. Nell’elaborato volevo distaccarmi dai giochi tecnologici che invadono la vita dei nostri bambini sin dalla nascita e che, nonostante siano vantaggiosi sotto tantissimi aspetti, possono anche essere causa di disagi se non utilizzati con parsimonia e in maniera controllata. I giochi della tradizione popolare sono raramente conosciuti dalle nuove generazioni che, sempre più spesso, vengono inglobate nel mondo virtuale di tablet, cellulari, play station, alle quali il progetto ha permesso di conoscere un modo di giocare a loro sconosciuto. Inoltre la maggioranza dei giochi del passato permette di sfruttare e conoscere gli spazi aperti, altro aspetto fondamentale nello sviluppo dei bambini. Grazie alle iniziative di valorizzazione degli spazi comuni delle città, come quelli realizzati da Animum Ludendo Coles, oggi è possibile giocare all’aperto anche a giochi come quello dell’Oca, aggiungendo a tali attività altri vantaggi come l’incontro e la valorizzazione degli spazi dimenticati della città.
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Enzo Belloni
Assessore all’Operatività - Comune di Pesaro
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Partecipare alla realizzazione di un bene comune Dal discorso nella giornata di inaugurazione della seduta-gioco rossiniana
Un bel giorno Giorgia si è presentata in comune nel mio ufficio, dopo aver telefonato alla segreteria dell’assessorato per un appuntamento. Sola con il suo progetto, con delle idee ben precise e una grande voglia di mettersi in gioco. L’idea era originale, coinvolgente, innovativa e valorizzava in maniera semplice, accessibile a tutti e immediata il patrimonio culturale del territorio con un manufatto artistico per l’arredo urbano. Inizialmente avevo individuato un’area che necessitava di un intervento manutentivo e di abbellimento ma poi, insieme ai funzionari dell’ufficio tecnico, ci siamo orientati sul giardino della Biblioteca San Giovanni nel centro storico di Pesaro. Questa decisione e tutto l’iter burocratico hanno comportato mesi e mesi di attesa – un anno e mezzo circa, un parto piuttosto faticoso che, però, non ha scoraggiato la nostra neo dottoressa! A scadenze regolari, con metodo e costanza, telefonava per sentire a che punto eravamo e intanto procedeva con il suo lavoro di tesi e di laboratori didattici.
Giorgia ci ha messo tanta grinta…. La sua volontà e determinazione sono state tali da riuscire a trovare anche sponsorizzazioni private che, unite al contributo messo a disposizione dal Comune, hanno fatto si che la seduta ludica fosse più grande e consona allo spazio nel quale veniva inserita. Sono molto contento della riuscita di questo progetto e di come è stata valorizzata questa parte di giardino; contento di aver partecipato, insieme a tanti altri, per quello che è la mia competenza, alla sua realizzazione; felice che siano stati coinvolti i bambini delle primarie e i ragazzi del Liceo Artistico e dell’Istituto agrario. È un compito fondamentale dell’amministratore politico dare la possibilità ai giovani che hanno intuizioni nuove e originali di svilupparle e realizzarle! Ed è altresì fondamentale che la scuola agisca sul territorio, entri in contatto e crei rapporti con le realtà locali perché gli studenti, bambini delle primarie piuttosto che adolescenti in istituti superiori, non saranno cittadini del futuro, bensì individui che vivono già oggi nella città, sono già i cittadini del presente.
È un compito fondamentale dell’amministratore politico dare la possibilità ai giovani che hanno intuizioni nuove e originali di svilupparle e realizzarle! 10
Seduta rossiniana
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Giorgia Leonardi
Insegnante in una Scuola primaria a Pesaro
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La scuola nel territorio per una città dei bambini Il Progetto di tesi Giocando con Rossini, realizzato tra il 2018 e il 2019 a Pesaro, ha coinvolto la scuola e le forze sociali fuori di essa nell’ottica del sistema formativo allargato, secondo l’accezione del prof. De Bartolomeis. Propone un apprendimento attivo che coinvolge tutte le dimensioni dell’essere umano: relazionale, cognitiva, affettiva, corporea. L’idea centrale vede una co–progettazione continua del lavoro da parte dei diversi attori coinvolti, pedagogisti, architetti, insegnanti, amministrazione locale e realtà produttive del territorio, in un interscambio di vedute con bambini e adolescenti fino alla fase conclusiva con la realizzazione concreta di una seduta–gioco in pietra, progettata dall’Associazione Animum Ludendo Coles e ispirata al tradizionale Gioco dell’Oca, collocata nel giardino della Biblioteca San Giovanni. L’ideazione del progetto prende corpo da una prima fase di coinvolgimento dell’Amministrazione comunale nell’individuazione di spazi urbani da riqualificare: l’incontro con l’Assessore ai lavori pubblici Enzo Belloni e con gli architetti del Comune ha permesso di coniugare i diversi punti di vista (pedagogia e architettura). Il progetto si è inserito all’interno delle Celebrazioni Rossiniane 2018 che è stato anche l’Anno
Europeo del Patrimonio Culturale. Nell’ambito di queste ricorrenze Pesaro, nominata Città Creativa della Musica Unesco, celebra Rossini e i giochi della tradizione popolare che sono patrimonio immateriale dell’umanità. Dopo aver definito lo spazio e la tipologia del manufatto da realizzare sono iniziati i laboratori didattici, ovvero tutta la parte esperienziale di didattica attiva della tesi. Gli alunni di due classi terze della scuola primaria “Chiara Lubich”, sollecitati dalla lettura teatralizzata di una professionista di due opere del Maestro (La Cenerentola e Il Barbiere di Siviglia) e dal racconto della sua vita, hanno prodotto dei disegni sul tema. Questi ultimi sono passati agli studenti di una classe quarta del Liceo Artistico “Mengaroni” che dopo aver elaborato 23 immagini grafiche le hanno inserite nelle varie caselle della seduta-gioco. Da ciascun disegno, secondo il format ideato 25 anni fa da Ludendo, è stato preso un particolare per formare scene complete, operazione che ha permesso di rendere autori delle caselle del gioco tutti i bambini e a favorirne il riconoscimento del loro personale contributo nelle caselle realizzate. Gli alunni del Liceo artistico hanno inoltre partecipato a un’esperienza di alternanza
Sentirsi cittadini partecipi nella e della propria città; valorizzare la cultura del proprio territorio e riqualificare uno spazio che è tornato ad essere di uso pubblico. 12
scuola–lavoro attraverso una serie di laboratori e attività culturali, il cui scopo riguarda la realizzazione operativa del manufatto ideato: documentazione sui materiali, incontri con esperti artigiani, archeologi e geologi. Questa iniziativa organizzata da Ludendo ha visto un succedersi di visite e laboratori nel territorio viterbese, area di estrazione della pietra Basaltina® utilizzata per le caselle del gioco, e della bottega dello scalpellino, esperto nella lavorazione di questo materiale. Qui è avvenuto un momento di importante formazione per i ragazzi che hanno avuto modo di sperimentare con operazioni concrete la destrezza manuale e conoscitiva dell’artigiano: l’utilizzo dello scalpello, il tipo di inclinazione che permette di incidere la pietra e la tipologia delle lavorazioni. Nelle varie fasi dimostrative l’azione di supporto dello scalpellino ha aiutato i ragazzi nei tentativi di utilizzo dello strumento che, a un primo impatto, appariva ostico e difficile. Un’ulteriore esperienza di alternanza scuola– lavoro ha coinvolto l’Istituto di Istruzione Superiore Agrario “Cecchi” che ha realizzato la planimetria dell’area interessata per il posizionamento della seduta–gioco, in seguito utilizzata dagli architetti del Comune per individuare
il luogo preciso in cui installare il manufatto. Hanno anche progettato e sistemato il verde nell’area scelta. Anche la definizione delle regole con cui giocare a questo gioco dell’oca rossiniano è stato tema di un laboratorio didattico nella Scuola primaria. La giornata di inaugurazione ha visto la presenza di bambini, adolescenti, insegnanti e amministratori, autori della progettazione e realizzazione del Progetto Giocando con Rossini. Nel luogo in cui è stato collocato il Gioco dell’Oca il bambino e l’adulto potranno incontrarsi, sedersi o giocare, dialogare e tramandare la storia della nostra cultura e della nostra tradizione popolare. La scuola, uscendo e agendo sul territorio, ha dato l’opportunità agli allievi di sentirsi cittadini partecipi nella e della loro città; ha saputo valorizzare la cultura del proprio territorio e riqualificare uno spazio che, grazie a queste azioni, è tornato ad essere di uso pubblico. Per concludere, come ci ricorda Francesco Tonucci, «possiamo star certi che se i bambini potranno partecipare alla progettazione della città, essi la sentiranno, sia oggi, da bambini, sia domani da adulti, come “loro”, la città da curare e da difendere, come facciamo tutti con la nostra casa».
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Nel laboratorio dello scalpellino
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Anna Maria Benvenuti
Docente di progettazione presso il Liceo Artistico F. Mengaroni di Pesaro sezione Arti Figurative
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Un progetto partecipato di alternanza scuola-lavoro Il liceo artistico Mengaroni con gli alunni della classe 4B dell’anno scolastico 2018, si è inserito in un progetto di tesi magistrale che ha coinvolto scuole di differenti ordini e grado, enti ed istituzioni pubbliche. Grazie a Giorgia Leonardi in qualità di tutor e allora laureanda in Scienze della Formazione primaria presso l’Università degli studi di Bologna, io e Stefania Antonioni, della sezione di Arti Figurative, abbiamo attivato un percorso di alternanza scuola-lavoro con l’associazione Animum Ludendo Coles che ha contribuito all’idea del progetto per la realizzazione di una seduta–gioco in pietra, scolpita con disegni a tema rossiniano. Attraverso il coinvolgimento in laboratori creativi dei bambini delle classi terze di una scuola primaria si sono progettati i disegni di base per le caselle del gioco. I ragazzi del Liceo artistico, sfruttando le loro competenze teoriche e pratiche e le direttive dei tutor di Animum Ludendo Coles, hanno prima supportato i laboratori creativi poi hanno portato la grafica dei bambini allo stadio di progetto esecutivo, componendo e adattando i disegni base alle forme previste dal progetto architettonico del gioco. La seduta si è ispirata al tradizionale gioco dell’oca composto da 23 caselle disposte a spirale, che sono state poi collocate nel giar-
dino della Biblioteca San Giovanni di Pesaro. L’area è stata offerta dall’Amministrazione comunale per celebrare l’Anno Rossiniano, valorizzando e riqualificando uno spazio pubblico, arredandolo e rendendolo fruibile ad utenti di ogni età e cultura. Il progetto proposto e curato dall’Associazione Animum Ludendo Coles prevedeva anche una gita studio per gli allievi del Liceo nei laboratori di lavorazione della pietra e il suo utilizzo nei secoli passati, attraverso la visita di centri medioevali nell’alta Tuscia. Per noi tutti, docenti ed alunni, l’esperienza è stata molto utile e coinvolgente perché gli studenti hanno potuto progettare e sperimentare percorsi di collaborazione con enti e professionisti del settore, agire in modo autonomo e responsabile, risolvere problemi, acquisire ed interpretare le informazioni per la buona riuscita del progetto. Grazie a questa opportunità il percorso di alternanza scuola-lavoro si è concretizzato incrementando la collaborazione tra realtà diverse per raggiungere obiettivi comuni, con un apprendimento formativo ed operativo sul “campo”, con l’intento di porre sempre più attenzione ai giovani e alla scoperta delle loro attitudini, interessi e vocazioni personali e per promuovere l’educazione al bello e il valore dell’artigianato artistico, “del fatto a mano”.
Progettare e sperimentare percorsi di collaborazione con enti e professionisti del settore, agire in modo autonomo e responsabile, risolvere problemi, acquisire ed interpretare le informazioni per la buona riuscita del progetto. 15
Giuseppe Romagnoli
Docente di Archeologia Medioevale - Università degli Studi della Tuscia
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Pietra naturale: dal passato al presente per il futuro La Pietra naturale è l’ingrediente fondamentale che da sempre caratterizza in maniera determinante le nostre città, dai piccoli borghi ai centri storici delle metropoli. Non solo gli edifici e i palazzi storici, ma anche tutto l’intreccio che compone il tessuto delle vie e delle piazze quando è costituito da pietra autentica, partecipa in modo incisivo alla definizione della storia e della scenografia urbana, tracciando un ideale percorso di sensazioni che dal passato ci rimandano al presente e ci accompagneranno anche verso il futuro. Le pietre hanno avuto, quindi, nella storia una molteplicità di usi. La varietà delle caratteristiche litologiche (resistenza agli agenti atmosferici, impermeabilità, lavorabilità, resistenza all’usura, compattezza, durevolezza) e la distribuzione dei diversi litotipi in un territorio hanno determinato il maggiore o minore successo di un materiale in un preciso periodo storico. Restringendo lo sguardo al Lazio settentrionale, da cui proviene il materiale utilizzato per la realizzazione della seduta-gioco rossiniana, si può dire che in poche altre aree della Penisola i materiali da costruzione sono così vari e diffusi. Ogni insediamento poteva disporre di questa preziosa risorsa in loco e solo pochi prodotti, come i marmi, venivano commerciati a medie o grandi distanze.
Bagnoreggio - Cava della Basaltina
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Ciò è dovuto alla particolare natura geologica del territorio che vede la sovrapposizione di strati di natura sedimentaria e vulcanica. La Basaltina®, utilizzata per la realizzazione della nostra opera, è appunto una pietra lavica di colore grigio-scuro piuttosto compatta, cavata in una limitata area a Sud della città di Bagnoregio. Le sue caratteristiche di resistenza e durevolezza ne hanno fatto un materiale ideale per la realizzazione di pezzi ‘speciali’, elementi modanati, architravi, lastre per la pavimentazione che, grazie al sapiente lavoro delle mani dell’uomo, si trasformano in opere d’arte che possono raccontare e tramandare una storia. È fondamentale per i giovani studenti che si stanno affacciando al mondo del lavoro in certi settori, conoscere e vivere da vicino determinate realtà produttive. Ho accettato quindi di buon grado l’occasione che gli amici dell’Associazione Animum Ludendo Coles mi hanno proposto di accompagnare gli allievi del percorso alternanza scuola-lavoro del Liceo Artistico di Pesaro alle visite guidate alla Cava e a Celleno: occasione irrinunciabile per tramandare la storia di questi luoghi e l’importanza della pietra naturale e della sua lavorazione.
Beatrice Garone
Laureata in Educatore nei servizi per l’infanzia - Università di Bologna
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Il gioco dell’oca rossiniano: non solo un’esperienza ludica Sono un’educatrice neolaureata e vivo a Pesaro, città del noto compositore Gioacchino Rossini al quale è stato dedicato un manufatto davvero pregiato e unico sia dal punto di vista estetico che funzionale. È, infatti, un elemento che decora e arricchisce il nostro territorio anche dal punto di vista culturale oltre che paesaggistico: racconta la storia di vita di un personaggio di spicco a livello storico, culturale e musicale internazionale, mediante un linguaggio semplice, universale e comprensibile a tutti. Il manufatto è un’installazione molto particolare e polifunzionale utile ai cittadini di ogni età. Dedicato ai bambini che possono osservarlo, toccarlo ed esplorarlo consolidando le proprie capacità motorie multi-percettive, pluri-sensoriali, sociali e relazionali interagendo tra loro; utile agli anziani che lo utilizzano come luogo di sosta, per riposarsi, incontrarsi e conversare; funzionale ai ragazzi che si fermano a leggere, a studiare e, nelle giornate di sole, persino agli insegnanti che decidono di svolgere la lezione all’aperto. La forma semicircolare del manufatto favorisce infatti la vicinanza emotiva, affettiva e relazionale tra i ragazzi e l’insegnante, migliorando così l’apprendimento degli allievi
seduti mentre l’insegnante si pone al centro in piedi. La seduta rossiniana diviene così luogo di aggregazione e confronto tra generazioni diverse, elemento di inclusione accessibile davvero a tutti essendo ubicato in una zona che non presenta barriere architettoniche di alcun tipo. Credo sia fondamentale educare i bambini, sin da piccoli, alla bellezza. L’arte è il nutrimento della nostra anima e soprattutto in questo periodo particolare abbiamo ancora più bisogno di viverla attivamente, ma soprattutto liberamente. Quale luogo migliore per educare al senso estetico se non partire dalle nostre città? Valorizzare gli spazi urbani ponendo al centro l’infanzia con le sue peculiarità significa considerare i bambini veri cittadini che partecipano alla vita sociale e culturale dei centri abitati e, poiché il gioco è la principale forma di apprendimento per essi, non si può fare a meno di considerare la dimensione ludica nella progettazione degli spazi del nostro territorio non come fine a se stessa, ma contributo fondamentale alla crescita delle future generazioni.
L’intreccio delle vie e delle piazze partecipa in modo incisivo alla definizione della storia e della scenografia urbana, un ideale percorso di sensazioni che dal passato ci rimandano al presente e ci accompagneranno verso il futuro. 17
Caterina Tanza
Insegnante presso una Scuola dell’Infanzia paritaria a Bologna
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Spazi di apprendimento e didattiche attive L’argomento della mia tesi di laurea è stato l’analisi della relazione tra le didattiche attive e lo spazio di apprendimento e la loro influenza reciproca. È stato ampiamente dimostrato da vari articoli e saggi specialistici come le didattiche attive risultino adatte per aiutare i bambini a raggiungere competenze utili alla vita di tutti i giorni: perché ciò sia possibile, però, occorrono spazi flessibili e innovativi. In particolare, questa tesi di laurea ha posto l’attenzione su come aiutare concretamente gli insegnanti a progettare gli spazi delle scuole. Per aiutare e invogliare i bambini ad imparare si è scelto come filo conduttore di tutto il progetto il gioco poiché è l’attività più spontanea e di gran lunga preferita dal mondo dell’infanzia. Giocando i bambini crescono e imparano ciò che hanno bisogno di sapere per vivere in una collettività; imparano a relazionarsi con i pari e a rispettare le regole della società. In più, l’utilizzo del corpo aiuta a memorizzare molti concetti: i giochi a percorso come il gioco dell’oca migliorano le capacità visuo-spaziali e, di conseguenza, anche la capacità di orientarsi in uno spazio (e successivamente sul foglio di carta) e le abilità logico-matematiche. Per questo ho scelto di far lavorare i bambini nell’esperienza di didattica attiva sul progetto “Il gioco del castello”. Il percorso didattico è stato proposto a una seconda classe della scuola primaria “Lipparini”, a Bologna, ed è nato come prolungamento di un’esperienza svolta durante l’ultimo tirocinio curricolare previsto dal mio corso di laurea: durante questa prima fase di ricerca la classe in questione si è focalizzata sui giochi e giocattoli tradizionali visti come fonti storiche. L’obiettivo principale era portare il gruppo classe a realizzare un proprio gioco della tradizione e osservare se lo spazio selezionato privilegiava o meno la riuscita dello stesso. Al contempo, io osservavo se le metodologie attive adottate venissero influenzate dallo spazio utilizzato.
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È stato scelto di far avvicinare i bambini ai giochi della tradizione per diversi motivi: questi vengono visti come momento estremamente sociale, in cui si ritrovano generazioni e culture diverse. Essi avvicinano i bambini al passato recente della nostra società, mostrando loro tutti quegli oggetti che caratterizzavano la vita dei genitori e dei nonni: dai giocattoli, ai giochi, alle fotografie. Successivamente, grazie all’aiuto dell’associazione Animum Ludendo Coles, con cui sono stata in contatto lungo tutto il percorso universitario, è stata realizzata una particolare versione del gioco dell’oca tradizionale che, modificando leggermente le regole, permette di creare storie fantastiche. C’è un numero definito di caselle e ogni giocatore avanza lungo il percorso secondo il numero ottenuto a sorte attraverso il lancio di due dadi. A questo, nel Gioco del castello si aggiunge la possibilità, ad ogni tiro e in base alla casella capitata, di fornire un dettaglio - un luogo, un personaggio, un’azione, etc. - creando così una narrazione, una storia. I bambini sono rimasti subito affascinati dal gioco proposto e non vedevano l’ora di iniziare! La classe, durante una serie di incontri, ha scelto e disegnato i personaggi nelle varie caselle riuscendo così a creare la propria versione unica del Gioco del castello. Le caselle poi sono state plastificate e assemblate su un cartellone in modo da potervi giocare in qualsiasi momento. Il Gioco del castello è stato un valido mezzo per dimostrare come un’attività di stampo ludico porti alla conquista di apprendimenti significativi tutti i bambini della classe grazie alla varietà degli stimoli che può dare. Infatti, la ricchezza di metodologie e di singole attività che sono state presentate ai bambini ha fatto emergere le potenzialità, le preferenze personali e i diversi modi di apprendere di ciascuno, nonché ha dato sfogo alla loro creatività e fantasia in modo ludico.
Realizzare insieme un proprio gioco della tradizione e osservare se lo spazio selezionato privilegia o meno la riuscita dello stesso. 19
Milano - Piazza Artigianato prima
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Lorenzo Lipparini
Già Assessore alla Partecipazione, Cittadinanza attiva e Open data Comune di Milano
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Collaborazione
Il cittadino protagonista nella trasformazione urbana Negli ultimi anni le piazze di Milano stanno tornando ad assumere un ruolo centrale per la vita e la socialità di ogni quartiere. La pandemia ha dato ulteriore slancio a questa tendenza, diffondendo ancora di più la domanda da parte dei cittadini di riappropriarsi dello spazio pubblico, diventando protagonisti e attori delle trasformazioni urbane. L’elemento di successo delle esperienze fatte in questi anni è la partecipazione della cittadinanza attiva nell’ideazione e nell’accompagnamento dei progetti, che ha consentito di saldare le opere realizzate con le comunità residenti che le utilizzano. Piazza Artigianato a Milano è un caso emblematico di queste trasformazioni nate dal basso e realizzate grazie alla collaborazione di molti soggetti dalle diverse competenze. Si tratta di un intervento che viene da lontano e ha visto l’iniziativa del Comitato di quartiere e di numerosi esercenti e genitori della zona per riportare in vita la Piazza, uno spazio in larga parte inutilizzato che era diventato nel tempo difficilmente fruibile a causa dell’incuria e della sosta irregolare. Il primo, naturale, interlocutore è stato il Municipio 4 di Milano che ha da subito sposato l’idea, proposta da Animum Ludendo Coles, di lavorare sul recupero dei giochi della tradizione, un tempo praticati dai bambini del quartiere proprio in quel luogo. Per evitare improvvisazioni, le problematiche della piazza sono state approfondi-
te grazie alla collaborazione con il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano e con il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università “Alma Mater” di Bologna, grazie alle convenzioni in atto con Ludendo. Per garantire uno stretto rapporto con gli “utenti” del territorio si è contemporaneamente lavorato con genitori, bimbi e insegnanti dell’I.C. De Andreis, che hanno coinvolto i cittadini più piccoli nella definizione dei giochi a pavimento da riportare nella piazza. Il laboratorio creativo realizzato ha visto lavorare insieme bimbi e nonni sul recupero della memoria dei giochi che facevano nel passato, e ha prodotto disegni e idee che sono state usate per la creazione del progetto. La nuova Piazza Artigianato è stata infine progettata dal Dipartimento di Officina Urbana del Comune di Milano, con un perimetro ridefinito e messo in sicurezza, una nuova accessibilità, il ripristino delle alberature mancanti e l’inserimento nella pavimentazione di tre giochi della tradizione scolpiti in pietra. La festa di restituzione della nuova piazza, con l’esposizione di tutti i disegni dei bambini nelle vetrine dei negozi circostanti, rappresenta l’atto conclusivo dell’intervento. La pratica partecipativa e la collaborazione devono continuare ad essere il faro dell’amministrazione aperta: la qualità dei progetti e l’identificazione delle persone negli interventi nati sotto questa sono il risultato più grande.
La pratica partecipativa e la collaborazione devono continuare ad essere il faro dell’amministrazione aperta: la qualità dei progetti e l’identificazione delle persone negli interventi nati sotto questa sono il risultato più grande. 21
Valentina Dessì
Professore associato presso il Dipartimento DAStU del Politecnico di Milano
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Piazza Artigianato a Milano L’esperienza riportata in questo contributo pone al centro il tema del gioco libero negli spazi pubblici come preziosa opportunità di sviluppo di bambini e ragazzi da diversi punti di vista. Nasce da una collaborazione di ricerca tra il DAStU del Politecnico di Milano, l’Associazione Ludendo e il Centro Ricerche delle Didattiche attive di Bologna. Questa intersezione di competenze permette di approcciare un progetto da diversi punti di vista e coinvolge contemporaneamente sia il mondo accademico, che indaga il tema anche attraverso lo sviluppo di tesi di laurea, che il mondo dell’associazionismo vicino alla realizzazione dei progetti. L’obiettivo comune, infatti, è quello di incentivare le persone a passare molto tempo nello spazio esterno delle città, che incide su una migliore vivibilità e vivacità dei quartieri, sulla salute, sulla sicurezza e altro ancora. Piazza Artigianato è uno spazio urbano di circa 1460 m2, situato nel quartiere Forlanini di Milano, a sud-est dal centro cittadino. Su di essa si affacciano esercizi commerciali e si trova nelle vicinanze di una scuola primaria. Per questo motivo, attraverso il lavoro di tesi dello studente del Politecnico di Milano R. Eltonouby, con la supervisione dell’autore, si è deciso di ripensare lo spazio con l’obiettivo di migliorarne non solo l’immagine e la fruibilità, ma anche il suo comportamento ambientale e le condizioni di benessere termico soprattutto per i maggiori fruitori dello spazio, i bambini e gli anziani. Il gioco della tradizione - come una chiocciola, il gioco della campana o una dama
- nel progetto della pavimentazione urbana è considerato elemento di caratterizzazione della piazza che, in un’ottica di condivisione dello spazio e delle attività intergenerazionali, ha delle possibili ricadute sulle modalità di fruizione dello spazio stesso. Alla base vi è la convinzione che i bambini, in quanto parte importante delle città, dovrebbero viverle il più possibile giocando all’aperto; ma purtroppo, le opportunità per farlo si riducono sempre più. La piazza è di forma rettangolare (62x28 m.), si estende lungo l’asse N-S e gli edifici sono sui lati est e ovest; ciò significa che le ombre durante il giorno hanno un comportamento simmetrico tra mattina e pomeriggio, e che le ore centrali della giornata sono sempre soleggiate. Pertanto, nella stagione primaverile ed estiva l’ombra nelle ore centrali della giornata è garantita solo dalla presenza di grandi alberi, situati prevalentemente nella parte sud dell’area pedonale. Se il progetto deve tenere in particolare considerazione la fruizione da parte dei bambini, è necessario innanzitutto ascoltare la loro voce, capire come vivono lo spazio pubblico, cosa gli piace, cosa non gli piace, come vorrebbero che fosse. Queste esigenze devono poi tradursi in requisiti, cioè in caratteristiche che lo spazio deve avere in termini, ad esempio, di superfici e attrezzature. Le esigenze, in questo caso, sono state raccolte attraverso interviste e questionari in un’azione laboratoriale nelle scuole della zona coordinata dall’associazione Ludendo e condotta da studenti dell’Università di Bologna all’interno di progetti di tesi.
Alla base vi è la convinzione che i bambini, in quanto parte importante delle città, dovrebbero vivere le piazze il più possibile giocando all’aperto; ma purtroppo, le opportunità per farlo si riducono sempre più. 22
Milano - Piazza Artigianato dopo
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Erika Guizzardi
Insegnante in una Scuola dell’Infanzia paritaria
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Per un ritorno dei giochi della tradizione nella città Negli ultimi decenni un grande cambiamento ha coinvolto le nostre città. Da luoghi sicuri, comunità in cui i piccoli e le persone fragili trovavano attenzione e cura da parte del vicinato si sono trasformati in luoghi settorializzati, pericolosi, invasi dalle automobili e da mezzi a motore che hanno reso necessario creare apposite aree per bambini e costretto la maggior parte dei soggetti più fragili della società a chiudersi tra le “sicure” mura di casa. I parchi giochi, infatti, sono spesso irraggiungibili per i bambini in autonomia, sono progettati e realizzati da adulti senza tenere in considerazione né gli interessi né le esigenze dei bambini stessi. Francesco Tonucci da anni porta avanti un progetto internazionale dal titolo “La città delle bambine e dei bambini” grazie al quale moltissime realtà cittadine mettono al centro della loro amministrazione i bambini coinvolgendoli nel governo della stessa, restituendo agli spazi urbani quali piazze, strade, cortili il loro ruolo socializzante. La mia tesi di laurea si è collocata in tale ottica nel progetto di riqualificazione urbana di Piazza Artigianato proposto dall’associazione artistico-culturale Animum Ludendo Coles. Svolta in collaborazione con il collega laureando Stefano Marchetti e condotta nell’ambito degli studi del Centro Ricerche sulle Didattiche Attive dell’Università di Bologna, ha previsto il coinvolgimento di due classi IV della Scuola Primaria di via Meleri, situata nelle vicinanze di Piazza Artigianato. Dopo aver preso atto di quanto elaborato dallo studente del Politecnico nel suo progetto di tesi, abbiamo insieme sviluppato, con l’aiuto dell’Associazione, un format per il laboratorio didattico da condurre con i bambini della Meleri. Nel lavoro sono stati coinvolti sia gli alunni che le famiglie con l’obiettivo di indagare, attraverso dei questionari, il rapporto dei bambini di oggi con il gioco, gli spazi della città in cui oggi giocano e come tali aspetti sono muta-
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ti nel tempo. Il quadro emerso ci ha permesso di strutturare un progetto didattico diviso in sei attività, con l’intento di far conoscere ai bambini i giochi della tradizione popolare sia italiana che delle culture di origine delle varie famiglie. Durante la sperimentazione delle attività ludiche tradizionali si sono create in maniera spontanea tra i bambini dinamiche di uguaglianza, sostegno reciproco, alleanza, inclusione e integrazione che hanno confermato la tesi secondo cui un ritorno dei giochi della tradizione nelle città è urgente e necessario per tornare a formare comunità di quartiere e di vicinato, come da sempre le città sono state. Un ulteriore obiettivo del nostro progetto didattico è stato quello di far produrre ai bambini degli elaborati grafici rappresentanti scene ludiche, che sono stati poi utilizzati dall’Associazione Animum Ludendo Coles e dagli artigiani per realizzare le caselle dei tre giochi installati a Piazza Artigiano. In questo modo, la personalizzazione delle installazioni, crea nei bambini un senso di cura e di appartenenza per i luoghi del loro quartiere; ciò è fondamentale per prevenire azioni di vandalismo, incuria e disinteresse verso i beni e gli spazi collettivi. In conclusione il nostro progetto di tesi ha previsto la “riconquista” di Piazza Artigianato da parte dei bambini, che hanno potuto giocare all’interno di questo spazio durante una delle attività del progetto didattico e che si realizzerà concretamente con l’inaugurazione, una volta terminati i lavori di riqualificazione. Ultimo aspetto, ma non per importanza, il progetto ha visto la collaborazione del Comitato di quartiere che ha segnalato la necessità di intervenire su tale area e dell’Amministrazione comunale che si è attivata per soddisfare le richieste dei cittadini. Tale tesi ha contribuito nell’intento di restituire spazi della città a tutti i cittadini vincendo la settorialità, l’individualismo e l’isolamento che la nostra società sempre più sta costringendo ad adottare come stili di vita.
Un ritorno dei giochi della tradizione nelle città è urgente e necessario per tornare a formare delle comunità di quartiere e di vicinato, come da sempre le città sono state. 25
Civitella del Lago - Comune di Baschi TR
La Piazza ritorna quindi ad essere un luogo di scambio culturale e generazionale, dove bambini, adulti e anziani convivono e condividono le esperienze, recuperando quel know-how di gioco in strada che è andato perso con l’avvento delle nuove tecnologie. 26
Stefano Marchetti
Insegnante in una Scuola primaria a Medolla (MO)
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La Piazza come luogo di scambio culturale e generazionale Le città medievali italiane del XII e XIII secolo d.C. si assomigliano fra di loro a seconda della funzione e dello scopo per cui sono state fondate: città nate per esigenze militari, politiche o economiche, disegnate secondo uno schema ippodameo o vitruviano, città antiche o città moderne. Prendendo in esame quindi la Bologna medievale, quello che risulta molto interessante è come nei morelli (vicoli della città) vi siano indicazioni visive precise di dove iniziano e finiscono gli spazi dedicati al gioco dei bambini e di come questi fossero stati pensati per la vita di strada. In particolare per l’infanzia si potrebbe definire quasi come vita di vicolo, visto che le piazze, i mercati, i sagrati delle chiese oppure il parco ducale erano luoghi dove circolava il potere politico ed economico della città, dove si tenevano cerimonie, feste e processioni religiose e di conseguenza, erano spazi frequentati principalmente da adulti. Pertanto avevano necessità di giocare altrove; la strada del vicolo dove gli artigiani avevano la loro bottega divenne quindi il campo di gioco. Se il quartiere rimaneva un territorio ampio all’interno della città, nelle venticinquine e ancor di più nei quartiroli e nei vicoli si raggiungeva un clima quasi familiare, in cui sentirsi al sicuro perché si conoscevano tutti i suoi abitanti. In seguito alla rivoluzione industriale il numero di persone presenti nelle città è cresciuto esponenzialmente grazie ai nuovi posti di lavoro offerti dalle industrie. Fra i cambiamenti strutturali delle metropoli vi è la comparsa delle fabbriche e la conseguente espansione urbanistica per accogliere un numero sempre maggiore di persone. In molti casi è stato necessario abbandonare la struttura della città medievale e le sue mura per favorire l’aumento del numero di abitazioni. Diventa quindi necessario per le grandi città europee rimodernarsi, ristrutturarsi e rinnovarsi; diventa centrale per gli urbanisti, dalla metà dell’ottocento in poi, il concetto di “restauro cittadino” applicato per la prima volta a Parigi da Haussmann nella seconda metà del 1800. Oggi però il restauro assume una nuova importante valenza, quella di ricordare il passato proprio perché è passato: se fino all’Ottocento
i monumenti storici erano considerati le gemme sulla corona delle città, oggi sono un elemento identitario importante per la nostra cultura. Il centro storico quindi non deve essere più concepito come un insieme di monumenti ma come monumento unico e il restauro serve ad agire sull’opera d’arte che è la città nel suo insieme. Restaurare, o meglio rigenerare la città, significa guardare al futuro, aspirando a riottenere la qualità della vita e degli spazi che vi era nel passato e che è andata perduta con le trasformazioni subite durante il processo di industrializzazione delle città e nei secoli successivi. Rigenerare la città per farla tornare a dimensione di bambino è stata quindi la motivazione portante del progetto didattico svolto alla Scuola Primaria di Via Meleri a Milano. In collaborazione con la collega Erika Guizzardi e con Animum Ludendo Coles è stato creato un percorso didattico nelle classi IV della suddetta scuola. Ci si è concentrati sul far conoscere ai bambini i giochi della tradizione popolare tramite l’utilizzo di didattiche innovative che hanno coinvolto, oltre alle classi, i genitori e i nonni dei bambini. La Piazza ritorna quindi ad essere un luogo di scambio culturale e generazionale, dove bambini, adulti e anziani convivono e condividono le esperienze, recuperando quel know-how di gioco in strada che è andato perso con l’avvento delle nuove tecnologie. Il gioco di strada, la libertà di tornare a casa da scuola da soli, sono autonomie che la città dovrebbe permettere e che andrebbero urgentemente restituite ai bambini. La creazione di zone esclusivamente pedonali o a circolazione limitata, ma anche la sensibilizzazione della popolazione riguardo la cura dei bambini e dell’altro sono strumenti che possono contribuire ad avere città più sicure, più lente certamente, ma più piene di vita. Città in cui il controllo dell’infanzia non è più unica responsabilità dei genitori o dei nonni, ma della comunità. Questa è la vera grande opera di rigenerazione urbana! Un restauro che non comprende solo gli edifici, ma anche la cultura; un restauro che sistema il passato, ma chiedendosi sempre dove vuole abitare nel futuro; un restauro che diventa un cambiamento radicale degli spazi e dei modi di vivere la città. 27
Lorena Colombo
e le Maestre della Scuola Primaria Meleri - I.C. De Andreis Milano
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Un percorso interdisciplinare in un contesto di “cittadinanza attiva” Iniziò tutto tra novembre 2019 e gennaio 2020 quando Erika Guizzardi e Stefano Marchetti, due studenti dell’Università di Bologna impegnati a realizzare la loro tesi di laurea, il Municipio 4 e l’Associazione Animum Ludendo Coles, hanno coinvolto le classi quarte della scuola di via Meleri,14 Milano in un progetto cittadino sulla rivalutazione delle piazze. Un percorso interdisciplinare, in un contesto di “cittadinanza attiva”, con l’obiettivo di portare i bambini a familiarizzare con ambienti quali la strada e la piazza, per farli tornare luoghi in cui poter giocare in sicurezza. Attraverso le testimonianze di nonni e genitori, i bambini di oggi hanno conosciuto le abitudini e le pratiche ludiche dei bambini di ieri, rivisitando valori e conoscenze culturali per contribuire alla creazione di grandi giochi realizzati dagli artigiani dell’associazione Animum Ludendo Coles e poi inseriti nella pavimentazione di Piazza Artigianato.
Ed eccoci coinvolti insieme a due pirati a leggere la mappa del tesoro per riuscire a portare a termine la nostra missione. Tutti insieme avanzavano nel percorso e, tra rispondere a domande esplorative circa le nostre abitudini e le preferenze ludiche, superando numerose prove di abilità, abbiamo conquistato Piazza Artigianato. Le riflessioni diventano arte: ogni bambino si trova a raccontare scene di gioco attraverso il disegno e a ritrovare gli stessi, con meraviglia ed entusiasmo, sulla pavimentazione della piazza del quartiere dove abitano. Tutti li avrebbero visti, si sentono soggetti attivi nel migliorare la vita di tutti. Un progetto che ha unito scuola e territorio: piccoli cittadini che crescono con coscienza attiva attraverso il gioco che unisce generazioni, porta emozioni intramontabili e crea aggregazione sociale. Un’opportunità unica per una scuola socialmente attiva. Grazie!
Portare i bambini a familiarizzare con ambienti quali la strada e la piazza, per farli tornare luoghi in cui poter giocare in sicurezza. 28
Giocare in città
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URBANITAS Organo Ufficiale dell’Associazione Animum Ludendo Coles 2021 Sede Legale: Corso Mazzini, 86 - 26900 Lodi
Animum Ludendo Coles opera con il suo staff qualificato e in collaborazione con Enti, Università Amministrazioni pubbliche, Professionisti, Associazioni e altre realtà produttive per sostenere l’artigianato artistico italiano e il gioco di strada. Dal 1995, anno della sua fondazione, promuove attraverso sobri ma importanti progetti di riqualificazione, la valorizzazione delle aree urbane, di parchi e cortili scolastici in tutta Italia. Tutti i progetti sono caratterizzati da temi e soggetti definiti dalla committenza, prevalentemente attraverso percorsi partecipati di cittadinanza attiva svolti nelle scuole locali, con le singole comunità e le diverse realtà del territorio.
Per la realizzazione di questo numero si ringraziano: Basaltina srl. - www.basaltina.it
Gramazio adv - www.gramazioadv.com Saxa snc - www.saxasnc.it
In copertina: Bergamo - orologio solare a terra Foto a pag. 25: Allan Mas - Pexels.com
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La vera novità è ciò che non invecchia nonostante lo scorrere del tempo
Rivista - Convegno del Paesaggio Urbano MARCHIO REGISTRATO ® Contemporaneo
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