ORTICOLTURA
Melone bio, si parte dal vivaio per fare qualità Partire dal seme per una filiera interamente certificata. La corretta gestione dei parametri ambientali di Carmine Lanaro
Il settore merceologico dei prodotti freschi, con la certificazione biologica, è in fortissimo aumento in Italia ma ancora di più all’estero. Questa richiesta del mercato porta gli agricoltori ad affrontare nuove difficoltà poiché si devono provare ed implementare nuove tecniche produttive, usare strumenti diversi dal convenzionale, trovare nuove soluzioni, sia per la nutrizione che per la difesa. Un aspetto, tanto cruciale
quanto poco conosciuto, è la coltivazione delle piantine di ortaggi con certificazione biologica in vivaio. La produzione di piantine in convenzionale, rispetto a quella in biologico, ha numerosi vantaggi: diversi strumenti per la difesa, il periodo relativamente breve di coltivazione in vivaio, la lunga tradizione ed esperienza vivaistica italiana. Ben diversa è la situazione per i vivai che coltivano piantine in biolo-
La produzione bio in vivaio è seguita da tracciabilità completa.
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gico. Qui le condizioni sono proporzionalmente opposte: scarsa disponibilità di mezzi tecnici per la difesa e la nutrizione, poca esperienza e poche informazioni.
Il seme Il primo aspetto da considerare è la disponibilità di seme certificato biologico. Una certa rilevanza va attribuita, però, anche al prezzo. Fino ad oggi le varietà di seme da coltivazione biologica non sono state tantissime. Questa carenza è compensata dalla possibilità, dopo l’autorizzazione da parte di un ente preposto, di poter utilizzare in “Deroga” semi provenienti da agricoltura convenzionale ma non conciati con fungicidi e insetticidi chimici. Questa possibilità, che per gli agricoltori doveva rimanere un’eccezione, è diventata, purtroppo, la prassi sia per superare la carenza di varietà sia per acquistare il seme a minor prezzo. In questo modo, le aziende sementiere non sono stimolate a produrre e commercia-
Angelo Pizzella.
lizzare varietà con semi biologici per il mercato italiano. Se non per rare accezioni di aziende che lavorano in mercati più maturi, con cataloghi completi dedicati al biologico, questa prassi ha sicuramente causato una stasi nella ricerca e nello sviluppo del settore sementiero. Al fine di limitare l’uso delle Deroghe è stata elaborata, dal Ministero delle Politiche Agricole una bozza di decreto che persegue lo scopo di favorire l’utilizzo di sementi e
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ORTICOLTURA di materiale di moltiplicazione vegetativa in forma biologica. Inoltre, introduce la definizione di specie equivalenti, considerate alternative alle specie o varietà non disponibili. Per ottenere tale obiettivo è proposta l’istituzione di una banca dati informatizzata, gestita dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, a cui compete anche il rilascio delle autorizzazioni all’uso di sementi e di materiale di moltiplicazione vegetativa non biologici. Al fine di semplificare la verifica della disponibilità e il rilascio di eventuali deroghe, all’interno della banca dati sono presenti delle liste consultabili dagli operatori nelle quali saranno inserite le specie o le varietà per le quali è possibile concedere, o non, la deroga a secondo della disponibilità. Per l’aggiornamento dell’elenco delle specie e varietà equivalenti, il Ministero si avvarrà di un “Gruppo di esperti”, nominati con successivo provvedimento, sperando che esso si componga anche e soprattutto dagli attori principali del settore.
Azienda vivaistica Conosciamo ed approfondiamo la tecnica di produzione in biologico di ortaggi incontrando i signori Pizzella Mario, Angelo e Simone dell’omonima azienda vivaistica di Mondragone in provincia di Caserta. Mario Pizzella, coadiuvato dai figli Angelo e Simone, ha iniziato l’attività da circa trentanni. «Nel 2015 abbiamo iniziato i
primi test di coltivazione con strumenti e metodi biologici sia nell’azienda agricola di famiglia sia in vivaio per valutare la possibilità di partire con la conversione al biologico. Non avendo esperienza, ci siamo affidati ad un consulente con esperienza pluriennale che ci ha seguiti ed indirizzati. I risultati ottenuti con l’utilizzo di mezzi tecnici e strumenti per la produzione in biologico, l’esperienza acquisita, ci ha convinti che era un passo che oramai eravamo in grado di fare. Dal 2016 abbiamo certificato parte del vivaio in biologico seguendo le indicazioni dell’Ente Bioagricert, iniziando le produzioni di piantine certificate. Da allora, fino ad oggi, stiamo coltivando giovani piantine di molte specie botaniche: cavoli, lattuga, peperoni, melanzana, anguria ed anche melone. Confesso che abbiamo avuto un successo che non ci aspettavamo. Sia da un punto di vista produttivo, sia dalle risposte dei nostri clienti».
Piantine di melone ben sviluppate.
Il melone
Danni da freddo.
Interessante e formativa è stata la coltivazione di piantine di melone in biologico. Ci descrive la tecnica produttiva Angelo Pizzella: «La scelta varietale, indicata dal cliente, Coop Sole di Caserta, è stata indirizzata alla ricerca di una varietà che esprimesse delle resistenze genetiche agli Afidi, in particolare Aphis gossipii, ed all’oidio, con la possibilità di usare lo zolfo sia in vivaio che in serra di coltivazione. Il Kabayon ave-
va queste caratteristiche». Tutti gli strumenti produttivi, normalmente, hanno massima attenzione da parte del vivaista. Nel caso della produzione in biologico quest’attenzione è quasi maniacale. Le condizioni climatiche per la coltivazione del melone, nei mesi invernali, devono essere pressoché perfette. Controllare e poter gestire temperatura, umidità, ventilazione, luminosità, è il requisi-
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to più importante per evitare funghi e batteri patogeni. Ulteriori chiarimenti vengono forniti dal signor Angelo: «Nel mese di Dicembre è partita la semina. Dopo la permanenza in sala di germinazione, i contenitori in polistirolo, con le piccole piantine, si spostano nella serra di accrescimento. Fondamentale a questo punto è la gestione dei fattori climatici su indicati. La temperatura dev’essere mi-
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ORTICOLTURA nimo 22 gradi centigradi, l’umidità circa il 60% e si deve ben dosare l’impianto di areazione per evitare ristagni. A completamento dell’opera strutturale abbiamo aggiunto anche l’illuminazione con fari a Led per determinare un accrescimento più omogeneo. Gestire tutti questi fattori e mantenere stabile nel tempo, in una serra in ferro plastica, non è semplice. La differenza di temperatura ed umidità tra notte e giorno, l’effetto bordo delle pareti in plastica, l’impiantistica che non deve mai avere carenze di tenuta e prestazioni, rende tutto molto complicato. Circa 5 giorni prima dell’uscita per essere trapiantate, le piantine sono state spostate in una serra di acclimatamento dove la temperatura minima è mantenuta a 14 C° per farle ambientare ad un clima quanto più vicino a quello di campo. La gestione del clima della serra è senz’altro l’arma più
Radicazione delle piantine pronte.
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importante per l’obiettivo finale. La difesa con mezzi tecnici è iniziata dalla prima foglia vera. Le radici delle piantine sono state inoculate con due microrganismi. Il batterio Streptomyces griseroviridis per la difesa dai funghi patogeni del terreno e delle sementi, le micorrize della specie Glomus intraradices per agevolare lo sviluppo radicale a partire dal vivaio. Questo meccanismo continua per tutto il periodo della coltivazione a terra. Durante lo sviluppo, per la difesa dalle patologie fungine e batteriche, le piantine di melone sono state trattate con una miscela di propoli idro alcolica al 35%, un prodotto a base di rame e uno zolfo bagnabile. I trattamenti hanno una cadenza settimanale fino alla consegna delle piantine per il trapianto in serra». Il signor Angelo conclude dicendo che, visto l’andamento climatico, non è stata neces-
La gestione dei parametri ambientali è fondamentale per il successo del vivaio.
saria effettuare nessuna pratica per la difesa da insetti o acari. Con un accurato e costante monitoraggio, si sono resi conto che non era necessario nessun trattamento. Le piantine, seminate a Dicembre, sono state consegnate al cliente a fine Febbraio in perfette condizioni.
I controlli A descriverci il sistema dei controlli, utilizzato dagli enti certificatori del biologico, è Simone Pizzella. «La nostra azienda è certificata da Bioagricert, che effettua più controlli all’anno. Durante gli stessi dobbiamo produrre tutta la documentazione da cui si deve evincere, tra l’altro, la tracciabilità degli strumenti utilizzati, l’identificazione e l’isolamento degli spazi in cui transitano e stazionano le piantine. Inoltre, vengono effettuati dei prelievi di piantine per analisi di laboratorio. Quest’attività di controllo ci aiuta ad organizzare
e monitorare tutta la filiera interna al vivaio. Nell’interesse dell’intero comparto agricolo, che produce in biologico, ci auguriamo che questi controlli siano sempre più accurati. La produzione vivaistica oggi è una parte importantissima di tutta la filiera. Si deve evitare assolutamente ogni forma di abuso ed illegalità. Costanti controlli fungono da sostegno agli imprenditori e scoraggiano chi vuole agire non rispettando le regole. Le porte dell’azienda sono sempre aperte ai nostri clienti e noi sempre pronti ad ospitarli». Le aziende agricole, che ordinano piantine certificate in biologico devono controllare il prodotto che stanno per ritirare ed eventualmente fare delle analisi di laboratorio per verificarne la bontà. Questa trasparenza sicuramente restituirà ai vivaisti riconoscenza, serietà, concretezza ed onestà. n
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