UN ECOMUSEO? COME SI REALIZZA? … ORA VE LO RACCONTO.
Il progetto dell’Ecomuseo Navegna Cervia
Premessa
A settembre del 2019 fui incaricato di elaborare un’ipotesi progettuale per l’Ecomuseo Navegna Cervia. Il progetto avrebbe dovuto interessare un’area più ampia rispetto al territorio dell’omonima Riserva, dove lavoravo come direttore. L’area di riferimento era rappresentata dalle valli del Salto e del Turano, separate dai monti Navegna e Cervia, nella provincia di Rieti (fig.1).
Presentai la proposta progettuale ai sindaci interessati durante un incontro nel novembre successivo. Il progetto fu condiviso e accettato da tutti, e ricevetti formalmente l’incarico di coordinatore per la sua realizzazione e gestione. A gennaio del 2020 buona parte del progetto era stata completata. Tutti gli atti necessari per l’avvio e la gestione dell’ecomuseo erano pronti: il regolamento, la convenzione da sottoscrivere da parte di tutti i partecipanti, le schede per il primo censimento delle emergenze ambientali e culturali, in parte già compilate dai Comuni. Era stato inoltre redatto un primo Manifesto dell’ecomuseo. Tuttavia, come noto, a marzo del 2020 scoppiò la pandemia di Covid-19 e tutto si fermò. Molti Comuni non riuscirono più a riunire i consigli comunali per l’approvazione della convenzione. Inoltre, ad agosto dello stesso anno, andai in pensione e non seguii più il progetto.
Oggi l’ecomuseo esiste, con un altro nome, e continua a interessare la stessa area. Con questa pubblicazione voglio fornire una guida concreta e una testimonianza del complesso percorso necessario per avviare un ecomuseo. Gli strumenti amministrativi creati, il piano delle attività e le schede potranno essere utili per nuovi progetti di ecomusei.
Figura 1: Area di lavoro per il progetto, in verde Riserva Monti Navegna e Cervia, in rosa Comunità MontanaValle del Salto, in giallo Comunità Montana Valle del Turano.
Introduzione
1.1. L'importanza di un ecomuseo
Un ecomuseo rappresenta un approccio innovativo alla conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale e naturale di un territorio. A differenza dei musei tradizionali, che si concentrano sull'esposizione di collezioni in spazi chiusi, l'ecomuseo si sviluppa all'interno del territorio stesso, trasformandolo in un "museo diffuso" in cui le comunità locali sono protagoniste attive (fig.2). Questa caratteristica lo rende uno strumento efficace per promuovere lo sviluppo sostenibile fondato sull'identità e le risorse locali..
Uno degli elementi distintivi di un ecomuseo è il coinvolgimento diretto della popolazione. Gli abitanti non sono semplici visitatori, ma parte integrante del processo di progettazione e gestione. Attraverso questa partecipazione, le comunità locali acquisiscono consapevolezza del valore del proprio patrimonio, sviluppano un senso di appartenenza e contribuiscono alla sua tutela e valorizzazione. Questo processo partecipativo si traduce in un rafforzamento del legame tra la popolazione e il territorio, creando le basi per uno sviluppo culturale, sociale ed economico duraturo.
L'ecomuseo è inoltre uno strumento educativo di grande rilevanza. Attraverso itinerari tematici, laboratori didattici e attività interattive, offre ai visitatori l'opportunità di scoprire le tradizioni, i saperi e i valori di una comunità, stimolando una maggiore sensibilità verso la tutela dell'ambiente e del patrimonio culturale. Questo approccio contribuisce anche a promuovere un turismo responsabile, che valorizza le peculiarità locali senza comprometterne l'integrità.
Nel contesto delle valli del Salto e del Turano, un ecomuseo rappresenterà un'opportunità unica per raccontare la storia, la cultura e la biodiversità di un territorio straordinario. La sua realizzazione permetterà di integrare il patrimonio naturale con quello storico e culturale, creando una rete di luoghi e percorsi capaci di attrarre visitatori e, al contempo, di coinvolgere attivamente le comunità locali nella loro valorizzazione.
In sintesi, l'importanza di un ecomuseo risiede nella sua capacità di coniugare la conservazione del passato con le esigenze del presente, mirando a costruire un futuro sostenibile e inclusivo.
Attraverso la valorizzazione delle risorse locali e il coinvolgimento della comunità, l'ecomuseo diventa un modello di sviluppo che mette al centro la cultura, l'ambiente e le persone.
1.2. Cosa è un ecomuseo?
Un ecomuseo è una forma innovativa di istituzione museale che si differenzia profondamente dai musei tradizionali. Invece di concentrarsi su collezioni di oggetti esposti in un edificio, l’ecomuseo coinvolge l'intero territorio e le comunità che vi abitano, trasformandoli in protagonisti attivi. È un museo diffuso, dove il patrimonio culturale, naturale e immateriale viene valorizzato nel suo contesto originale, in un dialogo continuo tra passato, presente e futuro.
Il termine "ecomuseo" nasce dall'unione delle parole "ecologia" e "museo", evidenziando l’attenzione non solo per gli aspetti ambientali, ma anche per le dinamiche sociali, economiche e culturali del territorio. Secondo la definizione proposta da Hugues de Varine, uno dei pionieri del concetto, l'ecomuseo è "il racconto dell'identità del territorio da parte della comunità stessa". Questa identità si riflette nei paesaggi, nelle tradizioni, nei saperi locali e nelle storie che rendono unico ogni luogo.
Definizione di ecomuseo sancita in occasione dell’Incontro Nazionale Verso un Coordinamento Nazionale degli Ecomusei a Catania (ottobre 2007)
Un elemento distintivo dell’ecomuseo è il suo approccio partecipativo. Gli abitanti non sono semplici spettatori, ma parte attiva del processo di tutela e valorizzazione del patrimonio. Attraverso un dialogo costante con esperti, amministrazioni locali e visitatori, la comunità diventa custode e promotrice della propria eredità culturale.
Gli ecomusei si fondano su tre pilastri principali:
Un territorio: lo spazio geografico che costituisce il campo di azione, con le sue peculiarità naturali, storiche e sociali.
Una comunità: le persone che vivono, lavorano e si identificano con quel territorio.
Un patrimonio: l’insieme degli elementi materiali e immateriali che rappresentano l’identità del luogo, dai paesaggi ai saperi tradizionali.
In Italia, il concetto di ecomuseo ha trovato una definizione significativa nella Carta di Catania del 2007, che lo descrive come una "pratica partecipata di valorizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale, elaborata e sviluppata da un soggetto organizzato espressione di una comunità locale, nella prospettiva dello sviluppo sostenibile".
Gli ecomusei rappresentano un ponte tra memoria e innovazione, tra conservazione e trasformazione. Essi non si limitano a preservare il passato, ma guardano al futuro, promuovendo uno sviluppo armonico che coniuga la valorizzazione delle radici culturali con le sfide del mondo contemporaneo.
Gli ecomusei si basano su tre principi fondamentali che ne definiscono l'essenza e ne guidano le azioni: la partecipazione, la sostenibilità e l'identità culturale. Questi pilastri rappresentano i valori chiave che distinguono gli ecomusei dalle istituzioni museali tradizionali, rendendoli strumenti innovativi per la valorizzazione del territorio.
Partecipazione
La partecipazione è il cuore pulsante di ogni ecomuseo. Gli abitanti del territorio non sono semplici fruitori, ma veri e propri protagonisti, coinvolti attivamente nella progettazione, gestione e valorizzazione del patrimonio locale. Attraverso assemblee pubbliche, laboratori partecipativi e incontri tematici, le comunità locali contribuiscono con le loro conoscenze, esperienze e idee. Questo processo non solo rafforza il senso di appartenenza al territorio, ma crea anche una rete di collaborazioni tra istituzioni, associazioni e cittadini, promuovendo il dialogo e la coesione sociale.
Sostenibilità
La sostenibilità è un principio centrale per gli ecomusei, che mirano a promuovere uno sviluppo equilibrato e rispettoso delle risorse ambientali, culturali ed economiche del territorio. Attraverso la conservazione del patrimonio naturale e culturale, gli ecomusei incoraggiano pratiche virtuose che riducono l’impatto ambientale e favoriscono la biodiversità. Inoltre, adottano modelli di gestione che garantiscono la continuità delle attività nel tempo, coinvolgendo le nuove generazioni e integrando le prospettive di sviluppo locale con le sfide globali.
Identità culturale
L'identità culturale è il filo conduttore che lega insieme il territorio, la comunità e il patrimonio. Gli ecomusei si propongono di raccontare e preservare l’unicità di ogni luogo, valorizzando non solo i monumenti e i paesaggi, ma anche le tradizioni, i dialetti, i saperi artigianali e le storie di vita. Questo approccio olistico consente di trasmettere alle generazioni future una visione integrata del passato, del presente e delle potenzialità future, contribuendo a rafforzare il legame tra le persone e il loro territorio.
In sintesi, partecipazione, sostenibilità e identità culturale sono i pilastri su cui si fonda l'ecomuseo. Attraverso questi principi, l'ecomuseo diventa uno strumento dinamico, capace di promuovere non solo la conservazione del patrimonio, ma anche la crescita sociale, culturale ed economica delle comunità coinvolte.
1.4. Ecomusei in Italia e nel mondo: esempi di successo
Gli ecomusei rappresentano un modello museale innovativo che ha trovato ampia diffusione in Italia e nel mondo. In diversi contesti geografici e culturali, gli ecomusei si sono distinti per la loro capacità di valorizzare le peculiarità dei territori, diventando esempi virtuosi di gestione e promozione del patrimonio naturale e culturale.
Ecomusei in Italia
In Italia, il concetto di ecomuseo si è radicato soprattutto a partire dagli anni Ottanta, grazie al riconoscimento del valore delle tradizioni locali e del patrimonio diffuso. Tra gli esempi più significativi si annoverano:
Ecomuseo delle Acque del Gemonese (Friuli-Venezia Giulia): situato nella regione alpina, questo ecomuseo si concentra sulla valorizzazione delle risorse idriche e del loro ruolo nella storia e nell’economia locale. Attraverso itinerari tematici, laboratori didattici e progetti di conservazione, l’ecomuseo promuove la tutela dell’ambiente e la consapevolezza sull’uso sostenibile dell’acqua.
Ecomuseo della Vettabbia e dei Fontanili (Lombardia): collocato nell’area periurbana di Milano, questo ecomuseo punta a recuperare la memoria storica legata ai fontanili e alle attività agricole tradizionali. Coinvolge attivamente la popolazione locale attraverso iniziative culturali e percorsi educativi.
Ecomuseo del Casentino (Toscana): un esempio di integrazione tra patrimonio naturale e culturale, che include borghi storici, paesaggi rurali e tradizioni artigianali. Questo ecomuseo è noto per il suo impegno nella valorizzazione della cultura locale e nella promozione del turismo responsabile.
Ecomusei nel mondo
A livello internazionale alcuni esempi di successo includono:
Ecomuseo dell'Alta Provenza (Francia): considerato uno dei primi ecomusei al mondo, questo progetto ha trasformato un vasto territorio in un museo diffuso, raccontando la storia geologica, culturale e sociale della regione. L'ecomuseo è noto per la sua capacità di coinvolgere gli abitanti nel processo di valorizzazione.
Ecomuseo dello Storfjord (Norvegia): situato in una regione costiera, questo ecomuseo si concentra sulla cultura marina e sull’importanza del fiordo nella vita delle comunità locali. Attraverso esposizioni, escursioni e attività educative, promuove la conoscenza del patrimonio naturale e culturale legato al mare.
Ecomuseo di Håga (Svezia): un progetto che combina la conservazione del patrimonio archeologico con la valorizzazione delle pratiche agricole tradizionali. Grazie alla partecipazione attiva della comunità, l’ecomuseo è diventato un modello di gestione sostenibile del territorio.
Questi esempi dimostrano come gli ecomusei possano adattarsi a contesti molto diversi, mettendo in evidenza la varietà e la ricchezza del patrimonio locale. Attraverso un approccio integrato, che unisce storia, natura e partecipazione, gli ecomusei contribuiscono non solo alla conservazione del passato, ma anche alla costruzione di un futuro sostenibile per le comunità che li ospitano.
2. Un territorio unico: le valli del Salto e del Turano
Le valli del Salto e del Turano, nella provincia di Rieti, costituiscono un territorio di straordinaria bellezza, dove natura, storia e cultura si intrecciano armoniosamente. I due laghi artificiali, creati nel 1939 per la produzione di energia idroelettrica, si trovano in un paesaggio montano ricco di boschi rigogliosi, borghi pittoreschi e una biodiversità unica. Nonostante la loro origine artificiale, questi bacini sono divenuti elementi distintivi del territorio, sia per l'impatto paesaggistico che per il valore ambientale.
La loro creazione ha trasformato il territorio, generando nuovi scenari e opportunità per le comunità locali. I borghi che si affacciano sui laghi, come Castel di Tora, Colle di Tora e Rocca Sinibalda, custodiscono un prezioso patrimonio storico e architettonico, composto da antiche chiese, castelli e tradizioni tramandate nel tempo. Inoltre, le tradizioni culturali e culinarie, con sagre, feste popolari e prodotti tipici come il tartufo, i formaggi e i piatti a base di pesce d'acqua dolce, riflettono l'identità delle comunità locali.
Questo territorio, unico e in continua evoluzione, rappresenta un equilibrio delicato tra uomo e natura, ideale per la creazione di un ecomuseo che integri la valorizzazione del patrimonio culturale, naturale e sociale, coinvolgendo le comunità in un progetto condiviso di tutela e promozione.
Dal punto di vista geomorfologico e paesaggistico, il territorio si distingue per la sua varietà, articolata in tre settori principali: montano e submontano, collinare e fondovalle.
Il settore montano e submontano, caratterizzato da rilievi calcarei e marnosi, offre un paesaggio selvaggio e aspro, con creste e gole profonde. Le faggete, i boschi di querce e altre specie arboree tipiche degli Appennini sono habitat significativi sia dal punto di vista ecologico che paesaggistico, fornendo rifugio a numerose specie animali.
Il settore collinare, dominato da formazioni flyschoidi, presenta una morfologia più dolce e ondulata. I castagneti, di grande valore ecologico, economico e culturale, testimoniano una lunga tradizione di gestione del territorio e rappresentano oggi un elemento importante del paesaggio rurale, sia dal punto di vista estetico che produttivo.
Il fondovalle, invece, è caratterizzato da depositi alluvionali e forre, che creano habitat estremamente diversificati. Le forre sono particolarmente interessanti per la loro biodiversità, mentre torrenti e corsi d'acqua minori formano un mosaico ecologico che ospita una varietà di specie vegetali e animali.
Il clima temperato della zona, con precipitazioni concentrate nei mesi autunnali e temperature medie annuali comprese tra 9 e 12 °C, favorisce una vasta gamma di specie vegetali. I prati aridi, presenti soprattutto nelle aree collinari e submontane, contribuiscono alla bellezza del paesaggio e svolgono un ruolo ecologico significativo.
La fauna del territorio è altrettanto ricca. Mammiferi come il lupo e il cinghiale rappresentano un ambiente ancora in gran parte intatto. Tra le specie avifaunistiche di rilievo figurano il Falco pellegrino e il Picchio muratore, che trovano nei boschi e nelle aree rocciose habitat ideali per la nidificazione.
I laghi Salto e Turano, oltre al loro valore estetico, sono habitat fondamentali per molte specie acquatiche, autoctone e introdotte, e costituiscono una risorsa per la pesca sportiva. La fauna ittica è ricca e contribuisce alla biodiversità degli ecosistemi acquatici.
Le aree vallive, con torrenti e forre, sono zone di elevata biodiversità. I corsi d'acqua, alimentati da sorgenti montane, offrono habitat cruciali per anfibi, rettili e insetti. Le formazioni vegetali ripariali, che si sviluppano lungo i corsi d'acqua, svolgono un ruolo fondamentale nel mantenere l’equilibrio ecologico, fornendo rifugio e risorse alimentari a numerose specie animali.
Questo territorio, oltre a essere un esempio di straordinaria bellezza naturale, rappresenta un patrimonio culturale frutto di secoli di interazione tra uomo e ambiente. La gestione dei boschi, la creazione dei castagneti e l’uso sostenibile delle risorse naturali hanno modellato un paesaggio unico, che racconta la storia di comunità in armonia con il proprio territorio.
Conservare e valorizzare questo patrimonio è essenziale per garantirne l’integrità ecologica e culturale. Gli habitat naturali, la fauna, la flora e il paesaggio rurale costituiscono una risorsa inestimabile non solo per la comunità locale, ma anche per visitatori e studiosi.
In sintesi, le valli del Salto e del Turano rappresentano un microcosmo di biodiversità, storia e cultura, un luogo dove natura e uomo si incontrano in un equilibrio che merita di essere preservato per le generazioni future.
3. Verso l'ecomuseo: strategie e pianificazione
3.3. Obiettivi e metodologia del progetto
L'obiettivo principale del progetto per la creazione di un ecomuseo dedicato al territorio delle valli del Salto e del Turano, è la valorizzazione del patrimonio culturale, naturale e sociale di quest'area straordinaria. Attraverso l’ecomuseo, si intende promuovere uno sviluppo sostenibile che metta al centro l'identità locale, la partecipazione della comunità e la conservazione delle risorse territoriali per le generazioni future. Questo progetto mira a integrare la tutela ambientale con la valorizzazione delle tradizioni, creando un sistema che favorisca il turismo responsabile e la crescita culturale.
Tra gli obiettivi specifici del progetto si annoverano:
Conservazione del patrimonio: proteggere e valorizzare gli elementi naturali, storici e culturali che caratterizzano il territorio, incluse le sue peculiarità immateriali come tradizioni orali e saperi locali.
Educazione e sensibilizzazione: sviluppare attività didattiche e divulgative volte a promuovere una maggiore consapevolezza sul valore del territorio e sulle buone pratiche per la sua salvaguardia.
Coinvolgimento delle comunità locali: garantire che gli abitanti siano parte attiva del progetto, sia nella fase di progettazione sia nella gestione, favorendo il senso di appartenenza e responsabilità verso il territorio.
Incentivazione del turismo sostenibile: creare itinerari, eventi e attività che valorizzino le risorse locali senza comprometterne l’integrità, offrendo un’esperienza autentica ai visitatori.
La metodologia adottata per il progetto si basa su un approccio partecipativo e interdisciplinare come definito dalla normativa vigente nella Regione Lazio. Le fasi principali prevedono:
1. Analisi preliminare: realizzazione di uno studio approfondito del territorio, che includa la mappatura del patrimonio culturale e naturale, l’identificazione dei tematismi principali e la raccolta di dati socio-economici.
2. Definizione dell’area: è stata definita dopo aver incontrato ed aver ottenuto l’adesione preliminare da parte dei sindaci del territorio (all.1). L’area interessata dal progetto comprenderà i comuni di: ASCREA, CASTEL DI TORA, COLLALTO SABINO, COLLE DI TORA, COLLEGIOVE SABINO, CONCERVIANO, MARCETELLI, NESPOLO, PAGANICO, PESCOROCCHIANO, ROCCA SINIBALDA, TURANIA, VARCO SABINO. A tutti i sindaci è stato inviato il modulo di adesione (all. 2).
3. Coinvolgimento della comunità: organizzazione di incontri, laboratori e consultazioni pubbliche per raccogliere idee, esigenze e proposte direttamente dalla popolazione locale. È stato predisposto un cloud https://drive.google.com/drive/folders/1xUkQDrz0ScA7lA-pv2kwM3rHP8b5Ft3c? usp=sharing dove tutti i partecipanti potranno accedere alla documentazione del progetto. È stata fornita una scheda a tutti i comuni per una prima individuazione delle emergenze del patrimonio ambientale, culturale (all.3).
4. Collaborazione con esperti: costituzione di un comitato tecnico-scientifico composto da professionisti nei settori della cultura, dell’ambiente, del turismo e della comunicazione per garantire la qualità del progetto.
5. Realizzazione e monitoraggio: avvio delle attività previste dal piano e monitoraggio continuo per valutarne l’efficacia e apportare eventuali miglioramenti. Questo approccio mira a creare un modello replicabile e sostenibile, in grado di rispondere alle sfide specifiche del territorio dei laghi Salto e Turano e di fungere da esempio virtuoso per altre realtà simili.
3.1. La mappatura del patrimonio culturale e naturale
La mappatura del patrimonio culturale e naturale è una fase cruciale per la realizzazione di un ecomuseo, poiché consente di identificare, documentare e valorizzare gli elementi distintivi del territorio. Questo processo non si limita alla semplice catalogazione, ma si configura come un’opportunità per coinvolgere attivamente le comunità locali nella scoperta e nella salvaguardia delle proprie risorse.
La mappatura del patrimonio culturale si concentra su una vasta gamma di elementi materiali e immateriali. Tra i primi, rientrano edifici storici, borghi, chiese, castelli, aree archeologiche e manufatti artigianali, che testimoniano le tradizioni e la storia del territorio. Gli elementi immateriali includono tradizioni orali, leggende, feste popolari, canti e saperi legati alle attività produttive, come l’agricoltura e l’artigianato. Questi aspetti costituiscono l’identità culturale delle comunità locali e meritano di essere preservati e trasmessi alle generazioni future.
Parallelamente, la mappatura del patrimonio naturale si concentra sugli ecosistemi, le specie animali e vegetali, i paesaggi e le risorse geologiche che caratterizzano il territorio. Elementi come i boschi, i prati, i corsi d'acqua, le grotte e le formazioni rocciose non solo rappresentano un valore ecologico, ma contribuiscono anche alla bellezza paesaggistica e al benessere delle comunità. La raccolta di informazioni su habitat e specie autoctone è fondamentale per pianificare azioni di conservazione e promuovere un turismo sostenibile.
Un aspetto fondamentale della mappatura è l’utilizzo di strumenti digitali e tecnologici, come i Sistemi Informativi Geografici (GIS), che permettono di creare mappe interattive e banche dati accessibili a cittadini, ricercatori e amministratori locali. Questi strumenti facilitano la visualizzazione e l'analisi dei dati raccolti, offrendo una base solida per la pianificazione di interventi e la definizione di itinerari tematici.
La mappatura non è solo un processo tecnico, ma anche partecipativo. Il coinvolgimento delle comunità locali è essenziale per integrare le conoscenze tradizionali con quelle scientifiche, garantendo una rappresentazione autentica e condivisa del patrimonio. Attraverso laboratori, interviste e incontri pubblici, gli abitanti possono contribuire con storie, esperienze e informazioni preziose, rafforzando il legame con il loro territorio.
In conclusione, la mappatura del patrimonio culturale e naturale rappresenta una tappa fondamentale per la costruzione di un ecomuseo efficace e inclusivo. Questo processo permette non solo di valorizzare le risorse locali, ma anche di promuovere una consapevolezza diffusa sull'importanza della loro tutela e gestione sostenibile.
3.2. Coinvolgimento della comunità locale
Il coinvolgimento della comunità locale è un elemento centrale nella realizzazione di un ecomuseo, poiché ne rappresenta il cuore pulsante e il principale motore di successo. Gli abitanti del territorio non sono semplici spettatori, ma veri protagonisti di un processo partecipativo che mira a valorizzare il patrimonio culturale e naturale attraverso la loro attiva collaborazione.
La partecipazione della comunità locale inizia fin dalle prime fasi del progetto, attraverso incontri pubblici, laboratori e consultazioni. Questi momenti offrono l’opportunità di raccogliere idee, proposte ed esperienze direttamente dai cittadini, garantendo che il progetto rifletta i bisogni, i valori e le aspirazioni del territorio. Il dialogo aperto tra gli abitanti, le istituzioni e gli esperti consente di creare una visione condivisa, rafforzando il senso di appartenenza e identità.
Un aspetto fondamentale del coinvolgimento è la valorizzazione delle competenze e dei saperi locali. Gli artigiani, gli agricoltori, i conoscitori delle tradizioni e gli anziani rappresentano una fonte inesauribile di conoscenze che arricchiscono il progetto e garantiscono una connessione autentica con la storia e la cultura del luogo. Attraverso la loro partecipazione, è possibile integrare le conoscenze tradizionali con le pratiche moderne, creando un equilibrio tra innovazione e conservazione.
Il coinvolgimento della comunità locale si estende anche alla gestione e alla promozione dell’ecomuseo. Gli abitanti possono assumere un ruolo attivo come guide, organizzatori di eventi, collaboratori nei laboratori didattici e promotori del territorio. Questo approccio non solo rafforza il legame tra la comunità e l’ecomuseo, ma offre anche opportunità di crescita economica e professionale.
Un ulteriore strumento per favorire il coinvolgimento è rappresentato dalle attività educative e di sensibilizzazione. Coinvolgere le scuole, le associazioni locali e i giovani è essenziale per garantire la continuità del progetto e per promuovere una maggiore consapevolezza sull'importanza della tutela del patrimonio. Attraverso percorsi educativi, laboratori e iniziative culturali, l’ecomuseo può diventare un punto di riferimento per l’intera comunità.
In sintesi, il coinvolgimento della comunità locale non è solo una strategia, ma un principio fondamentale che garantisce il successo e la sostenibilità dell’ecomuseo. Attraverso la partecipazione attiva, gli abitanti diventano custodi e promotori del loro territorio, contribuendo a costruire un progetto che unisce passato, presente e futuro in un percorso condiviso di valorizzazione e crescita.
3.3. Definizione degli spazi e delle funzioni
La definizione degli spazi e delle funzioni è una fase cruciale nella realizzazione di un ecomuseo, poiché determina il modo in cui il patrimonio culturale e naturale del territorio viene interpretato, valorizzato e reso accessibile ai visitatori. Gli spazi dell'ecomuseo non si limitano a un edificio centrale, ma si estendono all'intero territorio, creando un museo diffuso in cui ogni luogo diventa parte integrante del percorso espositivo.
Un primo passo è l’individuazione del Centro di interpretazione, che rappresenta il fulcro operativo dell’ecomuseo. Questo spazio, solitamente collocato in una posizione strategica e facilmente accessibile, ospita le principali attività informative e didattiche, nonché esposizioni tematiche che introducono i visitatori alla scoperta del territorio. Il Centro di interpretazione può includere una reception, un’area multimediale, una sala per mostre temporanee e un punto vendita di prodotti locali e artigianali.
Oltre al Centro di interpretazione, l'ecomuseo comprende una rete di luoghi di interesse sparsi sul territorio, ciascuno con una funzione specifica legata al patrimonio locale. Questi spazi possono includere borghi storici, siti archeologici, sentieri naturalistici, chiese, mulini e antiche strutture rurali. Ogni luogo è dotato di pannelli informativi, guide audio o supporti digitali che ne raccontano la storia e l'importanza culturale o ecologica.
La definizione delle funzioni degli spazi si basa su un approccio integrato, che considera sia le esigenze di conservazione del patrimonio sia quelle di fruizione da parte del pubblico. Tra le principali funzioni si annoverano:
Espositiva: spazi dedicati alla presentazione di oggetti, immagini e testimonianze che raccontano la storia, la cultura e la natura del territorio.
Educativa: aree per laboratori, workshop e attività didattiche rivolte a scuole, famiglie e gruppi.
Ricreativa: luoghi dove i visitatori possono rilassarsi e godere del paesaggio, come aree picnic, punti panoramici e percorsi tematici.
Comunitaria: spazi destinati a incontri, eventi e attività collettive che coinvolgono direttamente gli abitanti.
Promozionale e commerciale: punti vendita di prodotti tipici, artigianato locale e materiale informativo, che supportano la sostenibilità economica del progetto.
La progettazione degli spazi e delle funzioni tiene conto anche dell'accessibilità, garantendo che tutti, inclusi anziani e persone con disabilità, possano vivere un’esperienza completa. Inoltre, l'utilizzo di tecnologie moderne, come applicazioni mobili e dispositivi interattivi, consente di arricchire l’esperienza del visitatore e di favorire un approccio innovativo alla fruizione del patrimonio.
In sintesi, la definizione degli spazi e delle funzioni dell'ecomuseo non è solo una questione logistica, ma un processo strategico che mira a creare un equilibrio tra conservazione, valorizzazione e coinvolgimento, trasformando il territorio in un luogo vivo e accessibile a tutti.
3.4. Linee guida per la sostenibilità
La sostenibilità rappresenta un principio fondamentale per la realizzazione e la gestione di un ecomuseo, garantendo che le attività intraprese abbiano un impatto positivo sul territorio e sulle comunità locali. Le linee guida per la sostenibilità si basano su un approccio integrato, che abbraccia aspetti ambientali, economici, sociali e culturali, con l'obiettivo di preservare il patrimonio per le generazioni future.
Sostenibilità ambientale
Per garantire la tutela dell’ambiente naturale, è essenziale adottare pratiche che minimizzino l'impatto ecologico delle attività dell'ecomuseo. Tra le principali linee guida vi sono:
Promuovere l’uso responsabile delle risorse naturali, come acqua ed energia, favorendo l’adozione di tecnologie a basso impatto ambientale, tra cui fonti energetiche rinnovabili.
Incentivare la mobilità sostenibile, attraverso la creazione di percorsi pedonali, piste ciclabili e sistemi di trasporto collettivo.
Tutelare la biodiversità, con azioni di conservazione degli habitat naturali e monitoraggio delle specie locali.
Ridurre la produzione di rifiuti, favorendo la raccolta differenziata, il riciclo e l’uso di materiali eco-compatibili.
Sostenibilità economica
Un ecomuseo sostenibile deve essere in grado di autofinanziarsi nel lungo periodo, creando opportunità economiche per le comunità locali. Alcuni strumenti per raggiungere questo obiettivo includono:
Sviluppare un sistema di gestione economica che integri fonti di finanziamento pubbliche e private.
Promuovere il turismo responsabile, favorendo un afflusso di visitatori che rispettino il territorio e contribuiscano alla sua valorizzazione.
Incentivare la produzione e la vendita di prodotti locali, dall’artigianato alle specialità agroalimentari, creando mercati dedicati o punti vendita interni all’ecomuseo.
Sostenibilità sociale
Il successo di un ecomuseo dipende dal coinvolgimento delle comunità locali, che devono sentirsi parte attiva del progetto. Le linee guida in questo ambito includono:
Garantire l'accesso equo alle risorse e alle opportunità offerte dall'ecomuseo.
Favorire la partecipazione delle comunità attraverso consultazioni, laboratori e progetti condivisi.
Offrire formazione e opportunità di impiego, soprattutto per i giovani e le categorie svantaggiate.
Sostenibilità culturale
La sostenibilità culturale si concentra sulla valorizzazione e sulla trasmissione del patrimonio locale.
Le linee guida comprendono:
Preservare e promuovere le tradizioni, i saperi e le pratiche culturali delle comunità locali.
Creare percorsi educativi e didattici per sensibilizzare i visitatori sull’importanza del patrimonio culturale e naturale.
Integrare tecnologie innovative per rendere fruibile il patrimonio anche a distanza, attraverso piattaforme digitali e strumenti interattivi.
In conclusione, le linee guida per la sostenibilità forniscono un quadro strategico per garantire che l’ecomuseo non sia solo un progetto di valorizzazione, ma anche un modello virtuoso di gestione integrata del territorio. Attraverso un approccio equilibrato e responsabile, l’ecomuseo può diventare un punto di riferimento per uno sviluppo armonico e duraturo.
4. Progettazione del percorso museale
4.1. Tematiche principali
Le tematiche principali di un ecomuseo rappresentano i fili conduttori che guidano il visitatore alla scoperta del territorio, del suo patrimonio e della sua identità. Nel caso delle valli del Salto e del Turano, queste tematiche sono ispirate alla ricchezza naturale, culturale e sociale che caratterizza questa area, e si sviluppano attraverso un approccio integrato e multidisciplinare.
1. Natura e biodiversità
Questa tematica si concentra sulla straordinaria varietà di ecosistemi presenti nel territorio, dai boschi alle zone umide, dai rilievi montuosi ai laghi artificiali. Gli itinerari e le attività legate a questa tematica offrono l'opportunità di esplorare la fauna e la flora locali, sensibilizzando i visitatori sull'importanza della conservazione della biodiversità e degli habitat naturali.
2. Storia e archeologia
La storia millenaria delle valli è raccontata attraverso i siti archeologici, i castelli, i borghi storici e le testimonianze delle antiche civiltà che hanno abitato la zona. Questa tematica permette di approfondire le trasformazioni del territorio nel tempo, mettendo in luce il dialogo tra uomo e ambiente.
3. Cultura e tradizioni locali
Le tradizioni, i saperi e le pratiche delle comunità locali rappresentano un elemento distintivo del territorio. Questa tematica esplora gli aspetti immateriali del patrimonio culturale, come i racconti orali, le feste popolari, l'artigianato e la gastronomia, promuovendo un legame profondo con le radici culturali del luogo.
4. Paesaggi e geologia
Il territorio è caratterizzato da una varietà di paesaggi che spaziano dai rilievi montuosi alle dolci colline, dai laghi ai borghi arroccati. Questa tematica si focalizza sulla bellezza dei paesaggi, sulle loro trasformazioni nel tempo e sui fenomeni geologici che li hanno modellati, offrendo esperienze immersive attraverso percorsi panoramici e sentieri tematici.
5. Acqua: risorsa e identità
L’elemento dell’acqua è centrale per la comprensione del territorio, sia per la presenza dei laghi Salto e Turano che per il ruolo storico dei corsi d'acqua e delle sorgenti. Questa tematica analizza l’importanza dell’acqua come risorsa vitale e come elemento di identità, raccontando le sue molteplici interazioni con le attività umane.
6. Sostenibilità e innovazione
L’ecomuseo si pone come modello di sviluppo sostenibile, integrando tradizione e innovazione. Questa tematica promuove buone pratiche in ambito ambientale, economico e sociale, evidenziando il ruolo della tecnologia e della creatività nel futuro del territorio.
In sintesi, le tematiche principali offrono una visione completa e diversificata del territorio, intrecciando natura, storia, cultura e innovazione. Attraverso percorsi esperienziali e interattivi, esse mirano a coinvolgere il visitatore, stimolando curiosità e consapevolezza verso un patrimonio che merita di essere scoperto e tutelato.
4.2. Itinerari culturali e naturalistici
Gli itinerari culturali e naturalistici rappresentano una componente essenziale dell’ecomuseo, offrendo ai visitatori l’opportunità di esplorare il territorio in modo immersivo e autentico. Questi percorsi sono pensati per valorizzare le peculiarità del paesaggio, del patrimonio culturale e della biodiversità, creando un collegamento tra i luoghi di interesse e favorendo un’esperienza multisensoriale.
Itinerari culturali
Gli itinerari culturali conducono i visitatori attraverso borghi storici, castelli, chiese e siti archeologici, raccontando la storia e le tradizioni del territorio. Tra i percorsi più significativi si possono includere:
Il cammino dei borghi antichi: un itinerario che collega i principali centri storici, come Castel di Tora, Rocca Sinibalda e Colle di Tora, mettendo in risalto l’architettura tradizionale e le leggende locali.
Le vie della memoria: un percorso che esplora le testimonianze del passato, dalle ville romane ai mulini medievali, offrendo uno sguardo approfondito sulle trasformazioni storiche del territorio.
La via delle arti e dei mestieri: un itinerario dedicato all’artigianato locale, con tappe presso botteghe e laboratori che preservano tecniche tradizionali di lavorazione del legno, della pietra e del ferro.
Itinerari naturalistici
Gli itinerari naturalistici sono progettati per immergere i visitatori nella bellezza del paesaggio e nella ricchezza ecologica del territorio. Questi percorsi includono:
Il sentiero dei laghi: un itinerario che costeggia le sponde dei laghi Salto e Turano, offrendo panorami mozzafiato e punti di osservazione per il birdwatching.
Il cammino delle montagne: un percorso escursionistico che attraversa i Monti Navegna e Cervia, alla scoperta di boschi, pascoli e punti panoramici che dominano le valli sottostanti.
Il sentiero della biodiversità: un itinerario tematico che mette in risalto gli habitat naturali e le specie autoctone, con pannelli informativi e aree di sosta attrezzate per l’osservazione della flora e della fauna.
Esperienze tematiche
Oltre agli itinerari principali, l’ecomuseo offre esperienze tematiche che combinano cultura e natura, come le visite guidate in notturna, i laboratori di educazione ambientale e i percorsi enogastronomici. Queste attività arricchiscono l’esperienza del visitatore, creando momenti di connessione profonda con il territorio.
In sintesi, gli itinerari culturali e naturalistici rappresentano il cuore dell’offerta dell’ecomuseo, permettendo di scoprire il territorio in modo rispettoso e coinvolgente. Attraverso una rete di percorsi ben progettati, l’ecomuseo promuove un turismo sostenibile che valorizza il patrimonio locale e sensibilizza i visitatori sull'importanza della sua tutela.
4.3. Tecnologia e innovazione: strumenti interattivi e multimediali
La tecnologia e l’innovazione rappresentano strumenti fondamentali per arricchire l’esperienza del visitatore e per rendere l’ecomuseo accessibile, coinvolgente e al passo con i tempi. L’utilizzo di dispositivi interattivi e multimediali consente di valorizzare il patrimonio culturale e naturale del territorio, offrendo nuove modalità di fruizione e apprendimento.
Strumenti interattivi
Gli strumenti interattivi permettono ai visitatori di partecipare attivamente alla scoperta del territorio e dei suoi tesori. Tra questi si possono includere:
Tavoli interattivi: dispositivi che consentono di esplorare mappe digitali, foto e video, offrendo una panoramica dettagliata delle risorse culturali e naturali dell’ecomuseo.
App mobili: applicazioni dedicate che guidano i visitatori lungo gli itinerari, fornendo informazioni geolocalizzate su siti di interesse, eventi e curiosità storiche.
Esperienze di realtà aumentata (AR): strumenti che sovrappongono contenuti digitali alla realtà fisica, permettendo di visualizzare ricostruzioni storiche, specie animali o dettagli architettonici in modo immersivo.
Contenuti multimediali
L’utilizzo di contenuti multimediali arricchisce la narrazione dell’ecomuseo, rendendo il patrimonio più accessibile e accattivante per un pubblico eterogeneo. Alcuni esempi includono:
Audioguide e podcast: racconti tematici che accompagnano i visitatori durante i percorsi, disponibili in diverse lingue e adatti a tutte le età.
Video documentari: proiezioni che raccontano la storia, le tradizioni e la biodiversità del territorio, utilizzando immagini di alta qualità e interviste con esperti locali.
Pannelli digitali interattivi: dispositivi installati nei punti strategici dell’ecomuseo, che offrono approfondimenti, giochi educativi e curiosità legate al luogo.
Accessibilità e inclusione
La tecnologia è anche uno strumento per migliorare l’accessibilità dell’ecomuseo. Attraverso percorsi virtuali, contenuti sottotitolati, traduzioni in lingua dei segni e dispositivi adattati per persone con disabilità visive o motorie, l’ecomuseo può garantire un’esperienza inclusiva per tutti.
Innovazione nella gestione
La tecnologia non si limita a migliorare l’esperienza del visitatore, ma supporta anche la gestione e la promozione dell’ecomuseo. Attraverso sistemi di monitoraggio e analisi dei dati, piattaforme di prenotazione online e strumenti di comunicazione digitale, è possibile ottimizzare le risorse, pianificare eventi e ampliare la visibilità del progetto.
In conclusione, l’integrazione di tecnologia e innovazione consente di trasformare l’ecomuseo in una struttura moderna e dinamica, capace di coinvolgere diverse tipologie di pubblico e di promuovere una conoscenza approfondita e interattiva del patrimonio locale.
4.4. Attività didattiche e laboratori
Le attività didattiche e i laboratori rappresentano uno degli strumenti più efficaci per coinvolgere visitatori di tutte le età nell’esperienza dell’ecomuseo. Attraverso approcci pratici e interattivi, queste iniziative consentono di approfondire la conoscenza del patrimonio culturale e naturale del
territorio, promuovendo al contempo sensibilità e consapevolezza verso temi cruciali come la tutela ambientale e la valorizzazione delle tradizioni locali.
Laboratori tematici
I laboratori sono progettati per offrire esperienze educative uniche, che combinano apprendimento e creatività. Tra le proposte più significative si possono includere:
Laboratori di artigianato tradizionale: sessioni pratiche in cui i partecipanti possono apprendere tecniche antiche, come la lavorazione del legno, della ceramica o della pietra, guidati da artigiani locali.
Laboratori naturalistici: attività che esplorano la biodiversità del territorio, come l’osservazione delle specie animali e vegetali, la costruzione di nidi artificiali o il monitoraggio della fauna selvatica.
Laboratori culinari: esperienze dedicate alla preparazione di piatti tipici, utilizzando ingredienti locali e seguendo ricette tradizionali, per scoprire i sapori autentici del territorio. Attività educative per le scuole L’ecomuseo si pone come un punto di riferimento per l’educazione ambientale e culturale, offrendo programmi didattici su misura per studenti di diverse fasce d’età. Questi programmi includono:
Percorsi didattici: visite guidate che combinano momenti di apprendimento teorico con esperienze pratiche, esplorando tematiche come la geologia, la storia e la sostenibilità.
Giochi educativi: attività ludiche che stimolano la curiosità e l’interesse degli studenti, come cacce al tesoro tematiche, quiz interattivi e storytelling.
Progetti di cittadinanza attiva: iniziative che coinvolgono gli studenti in azioni concrete per la salvaguardia del territorio, come campagne di pulizia, piantumazione di alberi o creazione di aree verdi.
Eventi e workshop
Oltre ai laboratori e ai programmi scolastici, l’ecomuseo organizza eventi e workshop tematici aperti al pubblico, tra cui:
Seminari e conferenze: incontri con esperti, ricercatori e rappresentanti delle comunità locali per approfondire tematiche di interesse.
Workshop creativi: attività pratiche che coinvolgono famiglie, giovani e adulti nella realizzazione di opere d’arte, manufatti o installazioni ispirate al territorio.
Valore educativo e sociale
Le attività didattiche e i laboratori non solo arricchiscono l’offerta dell’ecomuseo, ma contribuiscono anche a rafforzare il legame tra i visitatori e il territorio. Attraverso un apprendimento esperienziale, queste iniziative promuovono il rispetto per l’ambiente, la valorizzazione delle tradizioni e la costruzione di una comunità più consapevole e coesa.
In sintesi, le attività didattiche e i laboratori costituiscono una componente chiave dell’ecomuseo, offrendo esperienze formative che combinano conoscenza, divertimento e partecipazione attiva.
5. Gestione e organizzazione
5.1. Modello gestionale e governance partecipativa
Il successo di un ecomuseo dipende in larga misura da un modello gestionale efficace e da una governance partecipativa, che garantiscano il coinvolgimento attivo di tutti gli attori interessati e la sostenibilità a lungo termine del progetto. Questo approccio si basa sulla condivisione delle responsabilità e sulla costruzione di una rete di collaborazioni che include enti pubblici, associazioni, comunità locali e operatori privati.
Principi guida della governance
La governance partecipativa dell’ecomuseo si fonda su alcuni principi chiave:
Trasparenza: tutte le decisioni e le attività vengono comunicate in modo chiaro e accessibile, promuovendo la fiducia tra i diversi stakeholder.
Inclusività: ogni componente della comunità, dagli amministratori locali ai cittadini, ha la possibilità di contribuire con idee, competenze e risorse.
Sostenibilità: il modello gestionale mira a garantire la continuità del progetto, ottimizzando le risorse disponibili e promuovendo azioni che rispettino l’ambiente e il patrimonio culturale.
Struttura organizzativa
L’ecomuseo è gestito da un ente o un comitato appositamente costituito, che opera come struttura di coordinamento centrale. Questo organo è responsabile della pianificazione strategica, della gestione operativa e della supervisione delle attività. La struttura organizzativa può includere:
Un comitato direttivo: composto da rappresentanti delle istituzioni locali, delle associazioni e delle comunità, con il compito di definire le linee guida e le priorità del progetto.
Gruppi di lavoro tematici: team dedicati a specifiche aree di interesse, come la conservazione del patrimonio, l’educazione ambientale o la promozione turistica.
Un coordinatore generale: figura di riferimento, prevista dalla normativa, che garantisce l’efficienza delle operazioni e il raccordo tra i vari stakeholder.
Coinvolgimento della comunità locale
La governance partecipativa prevede il coinvolgimento diretto degli abitanti nelle decisioni e nelle attività dell’ecomuseo. Questo obiettivo viene raggiunto attraverso:
Assemblee pubbliche: incontri periodici per discutere progetti, raccogliere suggerimenti e condividere risultati.
Piattaforme digitali: strumenti online per favorire la partecipazione e la comunicazione, come forum, sondaggi e applicazioni mobili.
Volontariato: opportunità per i cittadini di contribuire attivamente al funzionamento dell’ecomuseo, mettendo a disposizione tempo e competenze.
Sostenibilità finanziaria
Un modello gestionale efficace deve includere una strategia finanziaria solida, che integri diverse fonti di finanziamento, tra cui:
Contributi pubblici: finanziamenti da parte di enti locali, regionali e nazionali.
Partnership private: collaborazioni con aziende e sponsor interessati a sostenere il progetto.
Entrate proprie: proventi derivanti dalla vendita di biglietti, prodotti locali, attività didattiche e eventi speciali.
In sintesi, il modello gestionale e la governance partecipativa rappresentano i pilastri su cui si basa l’ecomuseo. Attraverso una struttura organizzativa inclusiva e trasparente, e grazie al coinvolgimento attivo della comunità, è possibile garantire la sostenibilità e il successo di questo progetto innovativo.
5.2. Fonti di finanziamento: opportunità pubbliche e private
Un aspetto cruciale per la realizzazione e la gestione di un ecomuseo è la definizione di una strategia finanziaria sostenibile, che integri diverse fonti di finanziamento, sia pubbliche che private. Questo approccio permette di garantire la continuità del progetto, riducendo la dipendenza da singole entrate e diversificando le risorse economiche disponibili.
Finanziamenti pubblici
Le risorse pubbliche rappresentano una componente fondamentale per l'avvio e il sostegno dell'ecomuseo. Tra le principali opportunità si annoverano:
Contributi europei: programmi come LIFE, Horizon Europe e Interreg, che finanziano progetti legati alla sostenibilità ambientale, alla conservazione del patrimonio culturale e allo sviluppo locale.
Fondi nazionali e regionali: stanziamenti dedicati alla promozione culturale, alla tutela ambientale e al turismo sostenibile, erogati da ministeri, regioni e province.
Bandi locali: iniziative promosse da comuni o consorzi per sostenere progetti che valorizzino il territorio e coinvolgano le comunità locali.
Partnership con il settore privato
Il coinvolgimento del settore privato è essenziale per integrare i finanziamenti pubblici e creare un modello economico sostenibile. Le principali opportunità includono:
Sponsorizzazioni: collaborazioni con aziende che desiderano associare il proprio marchio a progetti culturali e ambientali, ottenendo visibilità e benefici fiscali.
Donazioni e mecenatismo: contributi economici da parte di privati, fondazioni o associazioni che sostengono la missione dell'ecomuseo.
Partenariati pubblico-privati (PPP): accordi tra enti pubblici e imprese per la realizzazione di infrastrutture, eventi e attività.
Entrate proprie
Un modello di finanziamento efficace deve includere anche entrate generate direttamente dall’ecomuseo. Tra le principali fonti di reddito si possono citare:
Biglietti di ingresso e visite guidate: ricavi derivanti dall’accesso ai percorsi espositivi e ai tour organizzati.
Vendita di prodotti locali: artigianato, specialità agroalimentari e gadget legati al territorio, disponibili presso il punto vendita dell’ecomuseo.
Eventi e workshop: quote di partecipazione per attività educative, laboratori tematici e seminari.
Crowdfunding e finanziamenti collettivi
Una strategia innovativa per raccogliere fondi è rappresentata dal crowdfunding, che consente di coinvolgere un ampio pubblico nella realizzazione del progetto. Attraverso piattaforme online, è possibile raccogliere contributi da parte di cittadini, associazioni e imprese, promuovendo al contempo la visibilità dell'ecomuseo.
Valorizzazione delle reti territoriali
Un ulteriore elemento chiave è la creazione di reti territoriali, che favoriscano la collaborazione tra diversi attori locali, come cooperative, enti no profit e aziende agricole. Queste partnership permettono di sviluppare progetti condivisi e di accedere a ulteriori risorse economiche e operative.
In conclusione, un piano di finanziamento diversificato, che integri opportunità pubbliche e private, è fondamentale per garantire la sostenibilità economica dell’ecomuseo. Attraverso una gestione strategica e il coinvolgimento di tutti gli stakeholder, è possibile creare un modello virtuoso che promuova la valorizzazione del territorio e il benessere delle comunità locali.
6.3. Formazione del personale e coinvolgimento dei volontari
La formazione del personale e il coinvolgimento dei volontari rappresentano elementi chiave per garantire il successo e la sostenibilità di un ecomuseo. Un team qualificato, unito alla passione e all’entusiasmo dei volontari, contribuisce a creare un’offerta culturale di qualità e a promuovere il senso di appartenenza al progetto.
Formazione del personale
Per assicurare una gestione efficiente e professionale, è fondamentale investire nella formazione del personale, che deve acquisire competenze specifiche in diversi ambiti, tra cui:
Conservazione e valorizzazione del patrimonio: conoscenze legate alla gestione dei beni culturali e naturali, incluse tecniche di catalogazione, restauro e monitoraggio ambientale.
Comunicazione e accoglienza: capacità di interagire con il pubblico, organizzare visite guidate e promuovere il territorio attraverso strumenti tradizionali e digitali.
Gestione e pianificazione: competenze in ambito amministrativo, marketing e progettazione, necessarie per sviluppare e coordinare le attività dell’ecomuseo.
Educazione ambientale e culturale: metodologie didattiche per coinvolgere scuole, famiglie e gruppi in attività educative e laboratori.
La formazione può essere organizzata attraverso corsi specifici, seminari e workshop, coinvolgendo esperti e istituzioni del settore. Inoltre, è utile incentivare lo scambio di esperienze con altri
ecomusei, sia a livello nazionale che internazionale, per acquisire buone pratiche e nuove prospettive.
Coinvolgimento dei volontari
I volontari rappresentano una risorsa preziosa per l’ecomuseo, apportando entusiasmo, competenze e un forte legame con il territorio. Per valorizzare al meglio il loro contributo, è importante:
Definire ruoli e compiti: assegnare ai volontari responsabilità specifiche, come la gestione di eventi, l’assistenza ai visitatori, la manutenzione degli spazi o il supporto nelle attività educative.
Offrire percorsi di formazione: garantire che i volontari ricevano una preparazione adeguata, attraverso corsi introduttivi e aggiornamenti periodici.
Creare un senso di comunità: organizzare momenti di condivisione, come riunioni, eventi sociali e riconoscimenti ufficiali, per rafforzare il senso di appartenenza al progetto.
Favorire la partecipazione intergenerazionale: coinvolgere giovani e anziani, valorizzando le diverse competenze e prospettive che ciascuna fascia d’età può offrire.
Benefici del coinvolgimento
La formazione del personale e il coinvolgimento dei volontari non solo migliorano l’efficienza operativa dell’ecomuseo, ma contribuiscono anche a creare una rete di sostenitori attivi. Questo approccio rafforza il legame tra l’ecomuseo e la comunità, favorendo la partecipazione e la coesione sociale.
In sintesi, un investimento strategico nella formazione e nella valorizzazione delle risorse umane è essenziale per garantire il funzionamento e lo sviluppo dell’ecomuseo, trasformandolo in un modello virtuoso di gestione partecipativa e sostenibile.
5.4. Comunicazione e promozione
Una strategia efficace di comunicazione e promozione è fondamentale per valorizzare l’ecomuseo e per attirare visitatori, sostenitori e partner. La diffusione di un messaggio chiaro, coinvolgente e coerente con i valori del progetto è essenziale per creare un forte legame tra l’ecomuseo, la comunità locale e il pubblico esterno.
Identità visiva e brand
La creazione di un’identità visiva distintiva è il primo passo per rendere l’ecomuseo riconoscibile. Elementi come un logo rappresentativo, una palette di colori coerente e un design moderno aiutano a trasmettere i valori e l’unicità del progetto. Il brand deve riflettere il legame con il territorio e la missione dell’ecomuseo, ponendo l’accento su sostenibilità, cultura e innovazione.
A questo scopo è stato realizzato un Manifesto del Progetto (formato 50x70 cm) finalizzato a fornire in sintesi tutte le informazioni utili per conoscere il progetto e il significato di ecomuseo (all. 4).
Canali di comunicazione
Per raggiungere un pubblico ampio e diversificato, è importante utilizzare una combinazione di canali tradizionali e digitali:
Sito web: una piattaforma chiara e facilmente navigabile, che fornisca informazioni sul progetto, gli eventi e gli itinerari, oltre a contenuti multimediali come foto, video e mappe interattive.
Social media: l’uso di piattaforme come Facebook, Instagram e Twitter permette di interagire direttamente con il pubblico, condividendo aggiornamenti, storie e contenuti coinvolgenti.
Materiale promozionale: brochure, volantini e poster distribuiti nei punti strategici del territorio e durante eventi locali o fiere.
Media tradizionali: articoli su giornali locali e nazionali, interviste radiofoniche e spot televisivi per raggiungere un pubblico meno avvezzo ai canali digitali.
Coinvolgimento della comunità
Una comunicazione efficace passa anche attraverso il coinvolgimento diretto della comunità locale. Gli abitanti possono diventare ambasciatori dell’ecomuseo, contribuendo a diffondere il messaggio e partecipando attivamente alle attività di promozione. Eventi come inaugurazioni, giornate a tema e laboratori aperti possono rafforzare il legame tra il progetto e la popolazione.
Collaborazioni e reti
La promozione dell’ecomuseo può essere potenziata attraverso partnership con enti pubblici, associazioni culturali, scuole, università e operatori turistici. La partecipazione a reti nazionali e internazionali di ecomusei o musei diffusi è un’opportunità per scambiare buone pratiche, accrescere la visibilità e attrarre nuovi visitatori.
Monitoraggio e adattamento
È fondamentale monitorare costantemente l’efficacia delle attività di comunicazione e promozione.
Attraverso strumenti di analisi come le metriche dei social media, le visite al sito web e i feedback dei visitatori, è possibile valutare i risultati raggiunti e apportare miglioramenti alle strategie adottate.
In sintesi, una strategia di comunicazione e promozione ben pianificata è essenziale per il successo dell’ecomuseo. Attraverso l’uso di strumenti innovativi e la valorizzazione delle reti locali e globali, l’ecomuseo può diventare un punto di riferimento culturale e un polo di attrazione per visitatori e comunità.
6. Prospettive e impatti attesi
6.1. Benefici culturali e sociali
La creazione di un ecomuseo porta con sé una serie di benefici culturali e sociali che contribuiscono allo sviluppo e al benessere delle comunità locali. Attraverso la valorizzazione del patrimonio culturale e naturale, l’ecomuseo diventa uno strumento di promozione dell’identità territoriale e di rafforzamento del legame tra passato, presente e futuro.
Benefici culturali
Uno dei principali benefici culturali è rappresentato dalla conservazione e dalla valorizzazione del patrimonio locale, sia materiale che immateriale. L’ecomuseo:
Promuove la conoscenza delle tradizioni e dei saperi locali: attraverso itinerari tematici, laboratori e attività educative, permette ai visitatori e alle nuove generazioni di riscoprire antiche pratiche artigianali, ricette tradizionali e storie tramandate oralmente.
Supporta la ricerca e l’innovazione culturale: favorisce studi e progetti dedicati alla documentazione e alla reinterpretazione del patrimonio, creando nuove opportunità per artisti, ricercatori e operatori culturali.
Incentiva la produzione artistica e creativa: gli spazi dell’ecomuseo possono ospitare mostre, eventi e performance che celebrano la cultura locale e ne esplorano le connessioni con temi contemporanei.
Benefici sociali
Dal punto di vista sociale, l’ecomuseo svolge un ruolo fondamentale nel promuovere la coesione e la partecipazione attiva delle comunità. Tra i principali benefici sociali vi sono:
Rafforzamento del senso di appartenenza: coinvolgendo gli abitanti nella progettazione e nella gestione delle attività, l’ecomuseo stimola il senso di orgoglio e responsabilità verso il proprio territorio.
Inclusione e partecipazione: l’ecomuseo è un luogo aperto e accessibile a tutti, che favorisce l’interazione tra diverse generazioni e gruppi sociali, promuovendo il dialogo interculturale e intergenerazionale.
Educazione e sensibilizzazione: le attività didattiche e i laboratori offrono opportunità di apprendimento informale, contribuendo a sviluppare una maggiore consapevolezza sull’importanza della tutela del patrimonio e della sostenibilità ambientale.
Benefici economici indiretti
Anche se principalmente culturale e sociale, l’impatto dell’ecomuseo si estende all’economia locale, creando opportunità di lavoro e supportando le attività legate al turismo sostenibile, alla produzione artigianale e alla promozione dei prodotti tipici.
In conclusione, i benefici culturali e sociali di un ecomuseo vanno ben oltre la semplice conservazione del patrimonio. L’ecomuseo diventa un motore di sviluppo per le comunità, contribuendo a costruire un futuro basato su valori condivisi, partecipazione attiva e rispetto per l’ambiente e la cultura locale.
6.2. Ricadute economiche sul territorio
La realizzazione di un ecomuseo genera significative ricadute economiche sul territorio, contribuendo allo sviluppo locale e alla valorizzazione delle risorse esistenti. Attraverso un approccio sostenibile e integrato, l’ecomuseo non solo preserva il patrimonio culturale e naturale, ma diventa anche un volano per l’economia del territorio.
Turismo sostenibile
Uno degli impatti economici più rilevanti è legato all’incremento del turismo sostenibile.
L’ecomuseo attira visitatori interessati a scoprire le peculiarità del territorio attraverso esperienze autentiche e coinvolgenti. Questo flusso turistico porta benefici diretti a:
Strutture ricettive: alberghi, bed & breakfast e agriturismi che offrono ospitalità ai visitatori.
Ristorazione locale: ristoranti, trattorie e punti di ristoro che valorizzano i prodotti tipici e la cucina tradizionale.
Guide turistiche ed escursionistiche: professionisti del settore che accompagnano i visitatori lungo gli itinerari culturali e naturalistici.
Valorizzazione dei prodotti locali
L’ecomuseo funge da vetrina per i prodotti artigianali e agroalimentari del territorio, incentivandone la produzione e la commercializzazione. Tra i benefici principali si annoverano:
Aumento della domanda di prodotti tipici: come formaggi, salumi, miele, tartufi e altre specialità locali.
Sviluppo dell’artigianato: promozione di manufatti realizzati con tecniche tradizionali, come ceramiche, tessuti e lavorazioni in legno.
Creazione di mercati locali: spazi dedicati alla vendita diretta, che favoriscono il contatto tra produttori e consumatori.
Creazione di opportunità occupazionali
La gestione e le attività dell’ecomuseo generano nuove opportunità di lavoro, contribuendo a contrastare lo spopolamento delle aree rurali. Le principali figure coinvolte includono:
Operatori culturali e ambientali: personale impegnato nella gestione delle attività, nell’organizzazione di eventi e nella tutela del patrimonio.
Artigiani e produttori locali: incentivati a preservare e promuovere le proprie competenze e tradizioni.
Volontari e collaboratori: che partecipano attivamente alla vita dell’ecomuseo, acquisendo competenze utili anche in altri ambiti.
Incentivazione delle reti locali
L’ecomuseo stimola la creazione di reti tra i diversi attori del territorio, come aziende agricole, cooperative, associazioni culturali e operatori turistici. Queste collaborazioni favoriscono lo sviluppo di progetti condivisi, la partecipazione a bandi di finanziamento e l’organizzazione di eventi che attirano nuovi flussi economici.
In conclusione, le ricadute economiche generate dall’ecomuseo non si limitano ai benefici diretti, ma si estendono all’intero tessuto economico locale. Attraverso una gestione strategica e il
coinvolgimento attivo delle comunità, l’ecomuseo diventa un elemento chiave per uno sviluppo equilibrato e duraturo del territorio.
6.3. Monitoraggio e valutazione dei risultati
Il monitoraggio e la valutazione dei risultati sono passaggi fondamentali per garantire il successo e la sostenibilità dell’ecomuseo. Attraverso un processo strutturato e continuo, è possibile misurare l’efficacia delle attività intraprese, individuare aree di miglioramento e orientare le strategie future. Obiettivi del monitoraggio
Il monitoraggio ha lo scopo di raccogliere dati e informazioni sul funzionamento dell’ecomuseo, valutando il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Tra gli aspetti principali da analizzare vi sono:
Partecipazione e coinvolgimento: numero di visitatori, partecipazione agli eventi e grado di coinvolgimento delle comunità locali.
Impatto economico: analisi delle entrate generate, del supporto alle attività locali e delle opportunità occupazionali create.
Conservazione del patrimonio: valutazione dello stato di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e naturale.
Feedback dei visitatori: opinioni e suggerimenti raccolti tramite questionari, recensioni e interviste.
Strumenti di valutazione
Per effettuare una valutazione efficace, è necessario utilizzare strumenti adeguati che permettano di analizzare i dati in modo approfondito. Tra i più comuni si annoverano:
Indicatori di performance: parametri quantitativi e qualitativi che misurano il successo delle attività, come il numero di visitatori, il livello di soddisfazione e il grado di conservazione del patrimonio.
Questionari e sondaggi: strumenti per raccogliere il feedback dei visitatori e delle comunità locali, utili per comprendere le loro esigenze e aspettative.
Report periodici: documenti che sintetizzano i dati raccolti e forniscono un’analisi dettagliata delle performance dell’ecomuseo.
Valutazione dei risultati
La valutazione consente di confrontare i risultati ottenuti con gli obiettivi iniziali, identificando successi e criticità. Questo processo è fondamentale per:
Ottimizzare le risorse: allocare in modo più efficace le risorse economiche, umane e materiali.
Adattare le strategie: modificare o migliorare le attività in base ai risultati emersi, garantendo una maggiore efficacia nel tempo.
Promuovere la trasparenza: condividere i risultati con i partner, le istituzioni e le comunità locali, rafforzando la fiducia e il sostegno al progetto.
Un processo continuo
Il monitoraggio e la valutazione devono essere concepiti come un processo dinamico e continuo, in grado di adattarsi alle esigenze del territorio e ai cambiamenti del contesto. Attraverso un’analisi costante e un approccio flessibile, l’ecomuseo può mantenere alta la qualità delle sue attività e consolidare il proprio ruolo di motore culturale, sociale ed economico.
In sintesi, il monitoraggio e la valutazione dei risultati sono strumenti indispensabili per garantire l’efficienza e la sostenibilità dell’ecomuseo, favorendo un miglioramento continuo e un impatto positivo sul territorio.
7. Conclusioni
7.1. Una visione per il futuro
Una visione per il futuro
L’ecomuseo rappresenta non solo un progetto culturale e ambientale, ma anche una visione per il futuro che punta a coniugare la valorizzazione del patrimonio locale con lo sviluppo sostenibile e il benessere delle comunità. Guardare al futuro significa immaginare un territorio in cui passato, presente e innovazione convivano in armonia, generando opportunità per le nuove generazioni e contribuendo a costruire una società più consapevole e resiliente.
Un modello di sviluppo sostenibile
Il futuro dell’ecomuseo è strettamente legato alla sua capacità di promuovere un modello di sviluppo sostenibile, che valorizzi le risorse locali senza comprometterne l’integrità. Attraverso la tutela della biodiversità, la promozione delle tradizioni e il supporto alle economie locali, l’ecomuseo può diventare un esempio virtuoso di gestione responsabile del territorio.
Innovazione e tecnologie digitali
Un elemento chiave per il futuro dell’ecomuseo è l’adozione di tecnologie innovative, che consentano di ampliare l’accessibilità e arricchire l’esperienza dei visitatori. Piattaforme digitali, realtà aumentata e strumenti interattivi possono trasformare l’ecomuseo in uno spazio dinamico e all’avanguardia, capace di attrarre un pubblico sempre più ampio e diversificato.
Formazione e nuove generazioni
La visione per il futuro include un forte impegno verso la formazione e l’educazione, con l’obiettivo di sensibilizzare le nuove generazioni all’importanza del patrimonio culturale e naturale. Attraverso programmi educativi, laboratori e progetti partecipativi, l’ecomuseo può diventare un punto di riferimento per la crescita culturale e professionale dei giovani, rafforzando il loro senso di appartenenza e la loro capacità di affrontare le sfide globali.
Collaborazione e reti
Il futuro dell’ecomuseo si basa anche sulla creazione di reti di collaborazione a livello locale, nazionale e internazionale. Lavorare insieme a istituzioni, associazioni, aziende e altri ecomusei permette di condividere risorse, esperienze e idee, rafforzando l’impatto del progetto e ampliandone la portata.
Un patrimonio per tutti
Infine, una visione per il futuro significa rendere l’ecomuseo uno spazio inclusivo e partecipativo, in cui ogni individuo si senta parte di un progetto collettivo. L’accessibilità fisica, culturale ed economica deve essere una priorità, per garantire che il patrimonio diventi realmente un bene comune, a disposizione di tutti.
In sintesi, la visione per il futuro dell’ecomuseo è quella di un progetto vivo e dinamico, capace di evolversi nel tempo e di rispondere alle esigenze di una società in continua trasformazione.
Attraverso un approccio integrato e partecipativo, l’ecomuseo può rappresentare una risorsa preziosa per costruire un futuro sostenibile, equo e ricco di opportunità per tutti.
7.2. L'ecomuseo come strumento per un turismo responsabile
L'ecomuseo come strumento per un turismo responsabile
L’ecomuseo rappresenta un modello ideale per promuovere un turismo responsabile, capace di coniugare la valorizzazione del territorio con la tutela delle sue risorse naturali e culturali.
Attraverso un approccio sostenibile e partecipativo, l’ecomuseo offre ai visitatori un’esperienza autentica e consapevole, che rispetta l’ambiente e le comunità locali.
Valorizzazione del patrimonio locale
L’ecomuseo incentiva un turismo che si fonda sulla scoperta e sull’apprezzamento del patrimonio culturale, naturale e immateriale del territorio. I visitatori hanno l’opportunità di esplorare borghi storici, paesaggi unici e tradizioni secolari, entrando in contatto diretto con l’identità del luogo e con le storie delle persone che lo abitano.
Esperienze autentiche
Un turismo responsabile si distingue per l’offerta di esperienze autentiche e personalizzate.
L’ecomuseo favorisce attività che coinvolgono attivamente i visitatori, come:
Laboratori artigianali e culinari, dove è possibile apprendere antiche tecniche e gustare prodotti locali.
Escursioni naturalistiche e culturali, condotte da guide esperte che condividono conoscenze approfondite sul territorio.
Eventi tematici e rievocazioni storiche, che permettono di vivere momenti significativi della cultura locale.
Sostenibilità ambientale
L’ecomuseo promuove un turismo a basso impatto ambientale, incentivando l’uso di mezzi di trasporto sostenibili, come biciclette, camminate e barche a remi. Inoltre, sensibilizza i visitatori sull’importanza di rispettare gli ecosistemi e di adottare comportamenti responsabili durante la loro permanenza.
Coinvolgimento delle comunità locali
Un elemento distintivo del turismo responsabile è il coinvolgimento attivo delle comunità locali. L’ecomuseo crea opportunità di lavoro e sviluppo economico per gli abitanti, valorizzando le loro competenze e il loro ruolo di custodi del patrimonio. Questa collaborazione garantisce che i benefici del turismo ricadano direttamente sul territorio, favorendo una crescita equa e sostenibile.
Educazione e sensibilizzazione
L’ecomuseo è anche uno strumento educativo che sensibilizza i visitatori sull’importanza della conservazione del patrimonio e dell’adozione di pratiche sostenibili. Attraverso attività didattiche, mostre e contenuti multimediali, i visitatori possono approfondire la loro conoscenza del territorio e sviluppare una maggiore consapevolezza ambientale e culturale.
In sintesi, l’ecomuseo come strumento per un turismo responsabile non solo arricchisce l’esperienza dei visitatori, ma contribuisce anche alla tutela e alla valorizzazione del territorio. Attraverso un approccio equilibrato e rispettoso, l’ecomuseo favorisce un turismo che diventa motore di sviluppo sostenibile e di coesione sociale.
7.3. Il ruolo delle nuove generazioni nella tutela del territorio
Le nuove generazioni svolgono un ruolo cruciale nella tutela del territorio, rappresentando non solo i futuri custodi del patrimonio culturale e naturale, ma anche gli attori principali di un cambiamento verso la sostenibilità. La loro partecipazione attiva è essenziale per garantire la continuità delle azioni di conservazione e per promuovere una maggiore consapevolezza sull’importanza di preservare le risorse del territorio.
Educazione e sensibilizzazione
Un elemento fondamentale per coinvolgere le nuove generazioni è l’educazione. Attraverso programmi didattici, laboratori e attività sul campo, è possibile trasmettere ai giovani le conoscenze necessarie per comprendere il valore del patrimonio e le sfide legate alla sua tutela. Progetti educativi incentrati su temi come la biodiversità, il cambiamento climatico e la gestione sostenibile delle risorse aiutano a formare cittadini consapevoli e responsabili.
Innovazione e creatività
Le nuove generazioni portano con sé un approccio innovativo e creativo alla tutela del territorio. Grazie all’uso delle tecnologie digitali, possono sviluppare strumenti e soluzioni che facilitano la conservazione e la valorizzazione del patrimonio. Applicazioni mobili, piattaforme interattive e campagne sui social media sono solo alcuni esempi di come i giovani possano contribuire a promuovere una gestione sostenibile del territorio.
Partecipazione attiva
Incoraggiare la partecipazione attiva delle nuove generazioni significa offrire loro opportunità concrete di coinvolgimento. Volontariato, stage e progetti di cittadinanza attiva permettono ai giovani di essere protagonisti nelle iniziative di tutela, rafforzando il loro legame con il territorio e sviluppando competenze utili anche per il loro futuro professionale.
Ruolo di ambasciatori del cambiamento
I giovani hanno la capacità di influenzare le comunità e di promuovere un cambiamento culturale verso una maggiore sostenibilità. Attraverso il loro impegno, possono sensibilizzare le generazioni
precedenti e future, creando una rete intergenerazionale che lavora insieme per la salvaguardia del territorio.
Un futuro condiviso
Il coinvolgimento delle nuove generazioni nella tutela del territorio è una responsabilità condivisa tra istituzioni, scuole, famiglie e comunità. Offrire loro strumenti, spazi e opportunità per esprimersi e agire è fondamentale per costruire un futuro in cui il patrimonio culturale e naturale sia protetto e valorizzato come risorsa collettiva.
In sintesi, il ruolo delle nuove generazioni è centrale nella costruzione di una società più attenta e responsabile verso l’ambiente e il territorio. Grazie al loro entusiasmo, alla loro creatività e al loro impegno, i giovani possono diventare i veri protagonisti di una tutela efficace e duratura.
1.4 Ecomusei in Italia e nel mondo: esempi di successo
2. Il territorio dei laghi Salto e Turano
2.1 Un territorio unico: le Valli del Salto e del Turano
2.2 Il territorio dei laghi Salto e Turano
3. Verso l'ecomuseo: strategie e pianificazione
3.1 Obiettivi e metodologia del progetto
3.2 La mappatura del patrimonio culturale e naturale
3.3 Coinvolgimento della comunità locale
3.4 Definizione degli spazi e delle funzioni
3.5 Linee guida per la sostenibilità
4. Progettazione del percorso museale
4.1. Tematiche principali
4.2. Itinerari culturali e naturalistici
4.3. Tecnologia e innovazione: strumenti interattivi e multimediali
4.4. Attività didattiche e laboratori
5. Gestione e organizzazione
5.1. Modello gestionale e governance partecipativa
5.2. Fonti di finanziamento: opportunità pubbliche e private
5.3. Formazione del personale e coinvolgimento dei volontari
5.4. Comunicazione e promozione
6. Prospettive e impatti attesi
6.1. Benefici culturali e sociali
6.2. Ricadute economiche sul territorio
6.3. Monitoraggio e valutazione dei risultati
7. Conclusioni
7.1. Una visione per il futuro
7.2. L'ecomuseo come strumento per un turismo responsabile
7.3. Il ruolo delle nuove generazioni nella tutela del territorio
PROGETTO PER LA PROGETTO PER LA
REALIZZAZIONE DI UN REALIZZAZIONE DI UN
ECOMUSEO RIFERITO AL ECOMUSEO RIFERITO AL TERRITORIO
CHE COS’È UN ECOMUSEO?
Una delle definizioni più efficaci di ecomuseo è
quella originariamente proposta da Henri Riviére e Hugues de Varine e che fa riferimento alle differenze fra musei tradizionali ed ecomusei
l’Ecomuseo è una pratica partecipata di valorizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale, elaborata e sviluppata da un soggetto organizzato, espressione di una comunità locale, nella prospettiva dello sviluppo sostenibile.
(Carta di Catania 2007)
Un Territorio Un Patrimonio
Una Comunità
Ecomuseo: un territorio, una comunità, un patrimonio.
(Hugues de Varine)
L’ecomuseo è il racconto dell’identità
del territorio
La cultura non è professione per pochi: è una condizione per tutti, che completa l’esistenza dell’uomo.
(Elio Vittorini)
Articolo 9 della Costituzione Italiana:
La Repubblica promuove
lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico
e artistico della Nazione.
La cultura intesa come un insieme di risorse ereditate dal passato che le popolazioni identificano come riflesso ed espressione dei loro valori, credenze, conoscenze e tradizioni, in continua evoluzione.
La cultura come motore che conduce allo sviluppo, che promuove la creatività, che fa da supporto alla democrazia, per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva.
FINALITÀ E FUNZIONI
L’ECOMUSEO è un’istituzione permanente senza fini di lucro, aperta al pubblico, che attraverso il coinvolgimento diretto degli abitanti, promuove e si adopera per la tutela, la conservazione, l’interpretazione, la valorizzazione e la trasmissione del patrimonio paesaggistico, storico-culturale, produttivo, etnografico del territorio, nelle sue manifestazioni materiali e immateriali, nell’ottica della sostenibilità.
COME SI REALIZZA
La creazione di un ecomuseo è un processo vivo che ha un inizio, ma che non ha necessariamente una fine. E’ essenzialmente un percorso collettivo, che si costruisce identificando gli elementi che ne faranno parte, valorizzandoli, collegandoli tra loro, magari trasformandoli. Non si possono definire delle tappe precise, ma gli strumenti sono molti: la parola, lo sguardo, il dibattito, l’escursione, l’esposizione, l’incontro tra abitanti e specialisti, l’invito alla visita di persone esterne, la partecipazione alle decisioni di pianificazione.
H. De varine
LA LEGGE REGIONALE
Per ecomuseo si intende una forma museale territoriale mirante a conservare, comunicare e rinnovare l’identità culturale di una comunità, attraverso un progetto integrato di tutela e valorizzazione di un territorio geograficamente, socialmente ed economicamente omogeneo, connotato da peculiarità storiche, culturali, paesistiche ed ambientali. (L.R. Lazio 3/2017)
LA LEGGE REGIONALE
La Regione riconosce gli ecomusei promossi e gestiti: - dagli enti locali, in forma singola o associata; - dalle associazioni, dalle fondazioni culturali e ambientaliste e dagli altri organismi senza scopo di lucro appositamente costituiti e che hanno come oggetto statutario le finalità di cui all’articolo 1, commi 2 e 3; - dagli enti di gestione delle aree naturali protette regionali nel cui territorio ricade l’ecomuseo. (L.R. Lazio 3/2017)
Requisiti per il riconoscimento
Atto istitutivo dell’Ecomuseo
Regolamento dell’Ecomuseo
Carta dei servizi dell’Ecomuseo
Logo dell’Ecomuseo
Descrizione del Centro di interpretazione
Progetto di interpretazione ambientale e culturale
Cartografia con individuazione dei confini dell’Ecomuseo
Cartografia con individuazione del patrimonio culturale e naturale
Cartografia con individuazione dei percorsi culturali e naturalistici
Curriculum del coordinatore in formato europeo
Curricula dei referenti scientifici in formato europeo
Relazione che documenti il coinvolgimento delle comunità locali
Relazione che documenti le attività di studio e ricerca
Perché un Ecomuseo?
Perché valorizzando il patrimonio territoriale nella piena coscienza della popolazione, superando la frammentazione e l’incapacità di un approccio sistemico al problema, ci si avvia verso lo ”sviluppo sostenibile”, unica strada per una vera economia nel benessere della popolazione. (da Ecomusei, il progetto – CESVOT 2008, D. Muscò)
Perché un Ecomuseo?
Lo sviluppo locale è come una pianta: perché cresca bene il seme può essere internazionale, ma la terra deve essere locale.
(da Ecomusei, il progetto – IRES 2001, M.Maggi, D. Murtas)
DA AREA PROTETTA A MUSEO DIFFUSO
IL TERRITORIO SI RACCONTA
NASCE L’ECOMUSEO NAVEGNA CERVIA
Il territorio di riferimento
La Riserva Naturale Regionale dei Monti Navegna e Cervia, comprende il territorio di nove Comuni della Provincia di Rieti che a loro volta insistono su un ambito territoriale caratterizzato da condizioni e caratteristiche socio economiche omogenee molto più vasto che può essere identificato in buona approssimazione con le due Comunità Montane (VII E VIII). I Comuni e le Comunità Montane, partecipano alla “Comunità della Riserva naturale” organo consltivo della Riserva deputato a redigere ed attuare un “ Programma Pluriennale di Promozione Economica e Sociale”. Dal punto di vista ambientale, le due Comunità Montane coincidono in buona approssimazione con le due valli (Salto e Turano) e con i relativi sistemi lacuali e, il loro territorio costituisce circa il 25% del territorio provinciale Alla vita della Riserva Naturale partecipa anche la Provincia di Rieti, il cui presidente è membro della Comunità della Riserva Naturale.
Tecniche e saperi che Tecniche e saperi che hanno permesso la hanno permesso la costruzione dei paesaggi, costruzione dei paesaggi, architetture, … architetture, …
Dialetti, musiche, Dialetti, musiche, letteratura orale derivante letteratura orale derivante da tradizioni non scritte da tradizioni non scritte
Forme particolari di Forme particolari di organizzazione sociale organizzazione sociale (tradizioni, feste) (tradizioni, feste)
IL CATALOGO GENERALE
DEL PATRIMONIO DELL’ECOMUSEO
Il Catalogo Generale dei Beni materiali e immateriali dell’Ecomuseo è la banca dati che raccoglie e organizza a livello centrale le informazioni descrittive dei beni catalogati nel territorio dell’Ecomuseo, frutto delle attività di ricerca condotte dal gruppo di lavoro costituito dall’Ente gestore dell’Ecomuseo.
Il Catalogo Generale, anche durante le fasi iniziali della sua creazione, sarà condiviso con tutti i partner del progetto e, soprattutto con gli esperti del Comitato Tecnico Scientifico e con i referenti culturali indicati dai Comuni. In questo modo, eventuali carenze o errori potranno essere elminati. Il Catalogo rappresenterà la pubblicazione di riferimento dell’Ecomuseo e sarà aggiornato almeno ogni tre anni.
I tematismi
L’ambiente naturale Paesaggi geologici
L’acqua
Aree storico archeologiche
La rete dell’arte
I luoghi dello spirito
LE FASI DEL PROGETTO
ENTRO IL 31 MARZO 2020
Nomina Coordinatore
Nomina Comitato Tecnico Scientifico
Adozione Regolamento
Adozione Carta dei Servizi
Redazione Convenzioni (diverse tipologie)
Redazione Progetto di Interpretazione
Approvazione Convenzione Centro di Interpretazione
Redazione cartografie
LE FASI DEL PROGETTO
ENTRO IL 1 MAGGIO 2020
Adozione logo
Completata raccolta convenzioni approvate e sottoscritte
Redazione relazione partecipazione
Al Sindaco del comune di Via Pec
Oggetto: richiesta di adesione al progetto per la realizzazione dell’ECOMUSEO NAVEGNA CERVIA.
Gentile Sindaco, facendo seguito alle riunioni del … e del 20/12/202 e all’incontro del …… , nei quali è stata condivisa la proposta di avviare il progetto per la realizzazione dell’ecomuseo del territorio delle Valli del Salto e del Turano (ECOMUSEO NAVEGNA CERVIA), assegnandone la responsabilità all’Ente Riserva Monte Navegna e Monte Cervia, Le chiediamo, al fine di dare un impulso formale alla realizzazione del progetto, di compilare, sottoscrivere e trasmettere i documenti allegati.
Come anticipato negli incontri, si comunica che al link https://drive.google.com/drive/folders/1xUkQDrz0ScA7lA-pv2kwM3rHP8b5Ft3c? usp=sharing sarà possibile visionare tutto il materiale inerente il progetto. In considerazione del ristretto tempo utile per addivenire alla presentazione della domanda di riconoscimento dell’ecomuseo, si raccomanda di trasmettere i documenti nel più breve tempo possibile.
Cordiali saluti, il Direttore (Luigi Russo)
Il Presidente (Giuseppe Ricci)
Sede legale: Via Roma n. 33 – 02020 VARCO SABINO (RI)Tel 0765/790002 Fax 0765/790139 email: info@navegnacervia.it pec: info@pec.navegnacervia.gov.it
MODULO DI ADESIONE
Alla Riserva naturale Regionale Monti Navegna e Cervia
info@pec.navegnacervia.gov.it
Schema di Dichiarazione di adesione al progetto per la realizzazione dell’ECOMUSEO NAVEGNA CERVIA gestito dall’Ente Riserva Monte Navegna e Monte Cervia.
Il sottoscritto ___________________________,
Sindaco del Comune di ________________________________________________________
PREMESSO
- che nelle riunioni del …… e del 20/12/2019 e nell’incontro del … è stata condivisa la proposta di avviare il progetto per la realizzazione dell’ecomuseo del territorio delle Valli del Salto e del Turano (ECOMUSEO NAVEGNA CERVIA), assegnandone la responsabilità all’Ente Riserva Monte Navegna e Monte Cervia;
ESPRIME L’INTERESSE AD ADERIRE
al progetto per la realizzazione dell’ecomuseo del territorio delle Valli del Salto e del Turano (ECOMUSEO NAVEGNA CERVIA) e, a tal fine,
DICHIARA
di voler partecipare attivamente a tutte le fasi della realizzazione del progetto e, successivamente, alla sua gestione;
di aver preso visione, conoscere ed accettare quanto previsto dalla L.R. 3/2017 e dal Regolamento regionale degli ecomusei Regolamento regionale 17 Giugno 2019 n. 8 - BUR 18 Giugno 2019, n. 49
di riconoscere l’Ente Riserva Naturale Regionale Monte Navegna e Monte Cervia come Ente capofila e gestore dell’ECOMUSEO NAVEGNA CERVIA
di aver preso visione, conoscere ed accettare quanto previsto nella presentazione del progetto
di condividere la nomina a Coordinatore tecnico scientifico del dott. Luigi Russo (cv all.1);
di aver preso visione, conoscere ed accettare l’allegato Regolamento dell’Ecomuseo Navegna Cervia;
Sede legale: Via Roma n. 33 – 02020 VARCO SABINO (RI)Tel 0765/790002 Fax 0765/790139 email: info@navegnacervia.it pec: info@pec.navegnacervia.gov.it
SI IMPEGNA
ad approvare con delibera di Consiglio Comunale l’allegata bozza di Convenzione;
a convocare entro il mese di marzo 2020 una seduta del Consiglio Comunale con all’ordine del giorno: Adesione al progetto per la realizzazione del progetto dell’ECOMUSEO NAVEGNA CERVIA gestito dall’Ente Riserva Monte Navegna e Monte Cervia;
a fornire ogni documentazione utile al progetto;
a compilare, aggiornandola, e a trasmettere nel più breve tempo possibile la scheda allegata relativa al primo censimento del patrimonio dell’Ecomuseo e delle strutture presenti nel territorio comunale che si intende inserire nella rete ecomuseale.
A TAL FINE NOMINA COME REFERENTE:
per l’Amministrazione:
culturale:
operativo:
Dichiara altresì di acconsentire, ai sensi della legge 196/03, il trattamento dei dati anagrafici trasmessi. I dati verranno trattati soltanto ai fini amministrativi interni e per gli adempimenti derivanti da obblighi di legge.
lì, ___________
Sede legale: Via Roma n. 33 – 02020 VARCO SABINO (RI)Tel 0765/790002 Fax 0765/790139 email: info@navegnacervia.it pec: info@pec.navegnacervia.gov.it
ECOMUSEO NAVEGNA CERVIA
Scheda Incontro Preliminare Comune …. data ….
referente amministrazione …………...
referente culturale …………………..
referente operativo ……………….
Edifici funzionali al progetto dell’ECOMUSEO NAVEGNA CERVIA
sarebbe opportuno raccogliere ogni elemento necessario per l’eventuale utilizzo degli edifici proposti: visura catastale, cartografia catastale, informazioni sullo stato di fatto, ecc.
Primo elenco degli elementi materiali ed immateriali proposti per l’ECOMUSEO NAVEGNA CERVIA
AREE TEMATICHE
PAESAGGIO
Punti panoramici
CASTELLI, ROCCHE E BORGHI
Castello
Borgo antico
ARCHEOLOGIA
Monte San Giovanni
Montagliano Sfondato
LUOGHI DELLA SPIRITUALITÀ
Chiesa di Santa Andrea
Chiesa di Santa Lucia
Convento di Santa Maria
BENI IMMATERIALI
Storie legate al castello
AREN
Casa famiglia Latini
Hendrik Chistian Andersen
Archivio storico
Filmografia:Terrore dei Mantelli rossi
Foto storiche
Briganti
Oggetti del passato a cui sono
legati racconti
Attività sportive
Banda Musicale
TRADIZIONI CULTURALI
Tradizione artistica
Zuppa con Cicerchie
ANTICHI MESTIERI
pastorizia
TRADIZIONI CULINARIE
Cicerchie
Fave
AMBIENTE NATURALE
GEOLOGIA
Vena incatenata
Grotta di San Lorenzo
ACQUA
Le vie dell’acqua
Rio ricetto
ANTICHE COLTURE
SENTIERISTICA E VIABILITÀ STORICA
Cammino San Pietro l’eremita
ALTRE EMERGENZE DEL TERRITORIO
Ogni elemento sarebbe opportuno fosse arricchito da informazioni e documentazioni, in particolare:
una breve descrizione
almeno 3 immagini in grado di rappresentare l’argomento/emergenza
fonti bibliografiche
sitografia
Potenziali partner:
Personaggi custodi dell’identità e dei saperi del territorio:
ECOMUSEO :
il racconto dell’identità del territorio
Un Territorio Un Patrimonio
Una Comunità
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. (art. 9 Costituzione)
l’Ecomuseo è una pratica partecipata di valorizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale, elaborata e sviluppata da un soggetto organizzato, espressione di una comunità locale, nella prospettiva dello sviluppo sostenibile. (Carta di Catania 2007)
La cultura intesa come un insieme di risorse ereditate dal passato che le popolazioni identificano come riflesso ed espressione dei loro valori, credenze, conoscenze e tradizioni, in continua evoluzione.
La cultura come motore che conduce allo sviluppo, che promuove la creatività, che fa da supporto alla democrazia, per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. (Convenzione di Faro 2015)
Gli ingredienti necessari
Un territorio – un luogo – non necessariamente definito da confini convenzionali e la sua comunità.
Una struttura organizzata per punti e azioni di conservazione, interpretazione ‘in situ’. Un gruppo di lavoro multidisciplinare. Investimenti, disponibilità economica.
Le fasi
Definire punto di partenza, obiettivo, tappe. Personalizzare percorso e modalità. Specificare i contenuti e attualizzare i significati. Individuare i siti tematici, la loro interpretazione, riattivazione.
Valorizzare il patrimonio immateriale. Sviluppare inclusività e trasferimento di saperi. “La creazione di un ecomuseo è un processo vivo che ha un inizio, ma che non ha necessariamente una fine. E’ essenzialmente un percorso collettivo, che si costruisce identificando gli elementi che ne faranno parte, valorizzandoli, collegandoli tra loro, magari trasformandoli. Non si possono definire delle tappe precise, ma gli strumenti sono molti: la parola, lo sguardo, il dibattito, l’escursione, l’esposizione, l’incontro tra abitanti e specialisti, l’invito alla visita di persone esterne, la partecipazione alle decisioni di pianificazione.” H. De varine
STRUMENTI
Mappe di Comunità: La mappa di comunità è uno strumento con cui gli abitanti di un determinato luogo hanno la possibilità di rappresentare il patrimonio, il paesaggio, i saperi in cui si riconoscono e che desiderano trasmettere alle nuove generazioni. Evidenzia il modo con cui la comunità locale vede, percepisce, attribuisce valore al proprio territorio, alle sue memorie, alle sue trasformazioni, alla sua realtà attuale e a come vorrebbe che fosse in futuro. Consiste in una rappresentazione cartografica o in un qualsiasi altro prodotto od elaborato in cui la comunità si può identificare.
Contratto di fiume - Il contratto di fiume permette di adottare un sistema di regole in cui i criteri di utilità pubblica, rendimento economico, valore sociale, sostenibilità ambientale intervengono in modo paritario nella ricerca di soluzioni efficaci per la riqualificazione di un bacino fluviale. Il contratto di fiume è un'opportunità per restituire un ambiente naturale alla gente che lo frequenta ed a chi ama praticare attività in una ambiente naturale. I protagonisti sono le popolazioni locali desiderose di agire nella definizione e messa in opera di politiche per la tutela del fiume. Catalogo del patrimonio: un inventario del patrimonio da avviare preliminarmente con la partecipazione diretta della comunità. Si articola in più livelli: emersione della memoria sociale; inventario del patrimonio e delle risorse del territorio; catalogazione dei beni; definizione delle azioni di sviluppo.
Filiere corte e locali. Sono processi che pongono in relazione l’utilizzo
corretto e resiliente delle risorse con la valorizzazione dei paesaggi e delle identità locali, per creare economie integrate di sviluppo locale. Pongono al centro i produttori con i loro saperi e favoriscono la collaborazione tra più attori (aziende agricole, laboratori di trasformazione, ristoratori, agenzie turistiche) nell’ottica delle filiere corte caratterizzate da un legame tra chi produce e chi consuma, garantendo al primo visibilità e un adeguato ritorno economico e al secondo la possibilità di una condivisione di tecniche e culture locali che va oltre il semplice acquisto del prodotto.
STRUMENTI
Formazione
Sentieristica partecipata
Interpretazione e narrazione. L'ecomuseo ricorre a strumenti creativi ed innovativi, in chiave diacronica e multidisciplinare, attraverso quali interpretare e comunicare il genius loci e l’identità culturale di un territorio; L’ecomuseo raccoglie i frutti delle narrazioni generate dal lavoro anche degli altri luoghi della cultura locali e li offre, con modalità facili ed idonee ai diversi fruitori: al pubblico locale (per il riconoscimento di se stessi) ed al pubblico esterno (per la conoscenza costruttiva dell'area).Tali strumenti possono esplicitarsi in luoghi fisici (allestimenti di centri di interpretazione) ma anche in azioni specifche (passeggiate patrimoniali, iniziative con il ricorso a diverse forme di mediazione artistica), prodotti multimediali e attività editoriali.
gestione deve consentire rappresentanza ed equilibrio tra istanze partecipative espresse dagli attori, individuando nelle Istituzioni dei facilitatori di governance condivise e di forme di collaborazione tra pubblico e privato. È EDUCAZIONE E RICERCA , ricerca, interpretazione, sensibilizzazione; con la comunità ricorre alla memoria sociale, alla conoscenza del patrimonio.
È SVILUPPO ECONOMICO - La sfida sociale ed economica in corso, pone l’Ecomuseo lungo una “frontiera sensibile” per le comunità, agendo su alcuni campi dell’Economia.
DA AREA PROTETTA A MUSEO DIFFUSO DA AREA PROTETTA A MUSEO DIFFUSO
IL TERRITORIO SI RACCONTA IL TERRITORIO SI RACCONTA
L’ecomuseo è il racconto dell’identità del territorio
CARTA
DI CATANIA
Documento elaborato in occasione dell’Incontro Nazionale
VersounCoordinamentoNazionaledegliEcomusei:unprocessodacondividere nell’ambito del Convegno
Giornate dell’Ecomuseo – Verso una nuova offertaculturaleperlosvilupposostenibiledel territorio
Catania 12 – 13 ottobre 2007
I partecipanti alle Giornate dell’Ecomuseo – Verso una nuova offerta culturale per lo svilupposostenibiledelterritorio, svoltesi presso l’Università degli Studi di Catania il 12 e 13 ottobre 20071, hanno valutato positivamente la possibilità di costituire un Coordinamento Nazionale degli Ecomusei, secondo le indicazioni del Documento Conclusivo dell’Incontro Nazionale degli Ecomusei di Biella2 del 2003 e del Tavolo diLavoro Nazionale sullepoliticheregionaliinmateriadiEcomuseievalorizzazionedelterritorio svoltosi a Maniago (PN) nel dicembre 2006.
Le principali problematiche sulla gestione e realizzazione di progetti ecomuseali emerse dall’Incontro di Biella (2003) e dal Tavolo di Lavoro di Maniago (2006) sono state sintetizzate in un documento presentato dal Laboratorio Ecomusei della Regione Piemonte e sono state discusse in occasione dell’Incontro di Catania.
I partecipanti concordano che l’Ecomuseo è una pratica partecipata di valorizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale, elaborata e sviluppata da un soggetto organizzato, espressione di una comunità locale, nella prospettiva dello sviluppo sostenibile s r 1 Hanno partecipato ai lavori della sessione Vero un Coordinamento Nazionale degli Ecomusei: un processo da condividee rappresentanti di Regioni, Ecomusei, Università, Musei, Associazioni ed operatori del settore; ha coordinato i lavori il Sovrintendente ai Beni Culturali e Ambientali di Catania, Gesualdo Campo.
2 Il Documento Conclusivo dell’Incontro Nazionale di Biella contiene alcuni spunti per lo sviluppo delle politiche in materia di ecomusei sul territorio italiano. Auspica infatti un Coordinamento Nazionale quale strumento necessario “per ricercare alleanze, lavorare per il riconoscimento degli ecomusei a livello nazionale da parte dei Ministeri interessati, redigere un ‘provvedimento guida’ che stimoli e fornisca criteri generali di riferimento per le disposizioni regionali in materia di ecomusei, avviare contatti ed elaborare progetti in ambito europeo. Il Coordinamento Nazionale va inteso come primo momento operativo verso l’ipotesi di costituire una Federazione degli Ecomusei (o altre forme di rappresentanza nazionale, nell’eventualità che emergano come più appropriate) che sia un riferimento certo per il mondo degli ecomusei, rappresentandolo in modo condiviso, trasparente e democratico, che lavori per garantire continuità nel tempo ai progetti ecomuseali, approntando strumenti e studiando strategie opportune, che promuova nuove occasioni di incontro e stimoli la progettualità mettendo a disposizione degli ecomusei un archivio di buone pratiche”. Il Documento Conclusivo è scaricabile dal sito www.ecomusei.net
Condizione primaria per il funzionamento degli ecomusei è la partecipazione, ovvero un modello democratico di assunzione delle decisioni di interesse della comunità, e alla luce dell’esperienza maturata, i partecipanti ritengono strategica, al fine di stimolare la partecipazione ai processi decisionali e alla pianificazione delle attività degli ecomusei, la figura di un coordinatore o di un gruppo di coordinamento, in grado di svolgere un ruolo di animazione sul territorio. È compito del coordinatore o del gruppo di lavoro, infatti, pianificare e organizzare le attività dell’ecomuseo, operando come elemento di sintesi delle istanze del territorio, anche nell’ambito di linee guida definite dalle singole Regioni. Sotto questo profilo, i partecipanti auspicano che il ruolo delle Regioni e delle Province Autonome sia quello di riconoscere, non di istituire gli ecomusei. La differenza tra i due termini è sostanziale: il “riconoscimento” accredita una realtà ecomuseale esistente, espressa dalla comunità locale, come interlocutore della Regione o della Provincia Autonoma; l’“istituzione” costituisce, invece, una manifestazione di volontà centralista della Regione o della Provincia Autonoma.
In merito alla necessità di una legge o di una normativa specifica sugli ecomusei, i partecipanti convengono che essa dovrebbe attribuire alle Regioni o alle Province Autonome un ruolo di indirizzo, valutazione e coordinamento delle realtà ecomuseali presenti sul territorio e di sostegno economico per le progettualità che esse, singolarmente o coordinandosi tra loro, esprimono.
Tale sostegno dovrebbe essere vincolato alla valutazione degli obiettivi e delle strategie, delle ricadute sul territorio e della reale partecipazione delle comunità locali alla pianificazione delle attività ecomuseali.
Una politica regionale o provinciale autonoma non “centralista”, che riconosca e non istituisca gli ecomusei e ne valuti costantemente l’indirizzo e l’efficacia, permette di supportare una rete ecomuseale non dovendo garantirne la sopravvivenza, ma stimolando la diversificazione delle fonti di finanziamento.
L’attenzione di Regioni e Province Autonome dovrebbe essere posta non solo sulla normativa che regola le politiche ecomuseali, ma anche sulla definizione di linee guida di indirizzo generale per pervenire all’individuazione condivisa di criteri comuni, indicatori utili alla valutazione di efficacia ed efficienza e strumenti di monitoraggio delle risorse assegnate e delle attività svolte.
I partecipanti, per dare ulteriore sviluppo al Coordinamento Nazionale degli Ecomusei, decidono di avvalersi del sito internet www.ecomusei.net, attraverso il quale operare lo scambio di informazioni e contribuire all’elaborazione di ulteriori proposte da vagliare in incontri operativi periodici e fissano il prossimo nella primavera 2008.
Sono in corso dei contatti per poter presentare e discutere questo documento nell’ambito di un incontro tecnico interregionale della Commissione Beni e Attività Culturali della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, per il tramite del coordinatore Regione Basilicata.
Catania, 13 ottobre 2007.
Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore dell’eredità culturale per la società
Gli Stati membri del Consiglio d’Europa, firmatari della presente Convenzione
Considerando che uno degli obiettivi del Consiglio d’Europa è di realizzare un’unione più stretta fra i suoi membri, allo scopo di salvaguardare e promuovere quegli ideali e principi, fondati sul rispetto dei diritti dell’uomo, della democrazia e dello stato di diritto, che costituiscono la loro eredità comune;
Riconoscendo la necessità di mettere la persona e i valori umani al centro di un’idea ampliata e interdisciplinare di eredità culturale;
Rimarcando il valore ed il potenziale di un’eredità culturale usata saggiamente come risorsa per lo sviluppo sostenibile e per la qualità della vita, in una società in costante evoluzione;
Riconoscendo che ogni persona ha il diritto, nel rispetto dei diritti e delle libertà altrui, ad interessarsi all’eredità culturale di propria scelta, in quanto parte del diritto a partecipare liberamente alla vita culturale, sancito dalla Dichiarazione universale delle Nazioni Unite dei diritti dell’uomo (1948) e garantito dal Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali (1966);
Convinti della necessità di coinvolgere ogni individuo nel processo continuo di definizione e di gestione dell’eredità culturale;
Convinti della fondatezza dei principi di quelle politiche per il patrimonio culturale e delle iniziative educative che trattano equamente tutte le eredità culturali, promuovendo così il dialogo fra le culture e le religioni;
Richiamando i vari strumenti del Consiglio d’Europa, in particolare la Convenzione Culturale Europea (1954), la Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Architettonico d’Europa (1985), la Convenzione Europea sulla protezione del Patrimonio Archeologico (rivista nel 1992) e la Convenzione Europea del Paesaggio (2000);
Convinti dell’importanza di creare un quadro di riferimento pan-europeo per la cooperazione che favorisca il processo dinamico di attuazione di questi principi;
Hanno convenuto quanto segue:
1 Il termine cultural heritage e’ stato volutamente tradotto come eredità culturale, per evitare confusioni o sovrapposizioni con la definizione di patrimonio culturale di cui all’art.2 del Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 - Codice dei beni culturali e del paesaggio.
Parte I: Obiettivi, definizioni e principi
Articolo 1 - Obiettivi della Convenzione
Le Parti della presente Convenzione convengono nel:
a.riconoscere che il diritto all’eredità culturale è inerente al diritto a partecipare alla vita culturale, così come definito nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo;
b.riconoscere una responsabilità individuale e collettiva nei confronti dell’eredità culturale;
c.sottolineare che la conservazione dell’eredità culturale, ed il suo uso sostenibile, hanno come obiettivo lo sviluppo umano e la qualità della vita;
d.prendere le misure necessarie per applicare le disposizioni di questa Convenzione riguardo:
- al ruolo dell’eredità culturale nella costruzione di una società pacifica e democratica, nei processi di sviluppo sostenibile e nella promozione della diversità culturale;
- a una maggiore sinergia di competenze fra tutti gli attori pubblici, istituzionali e privati coinvolti.
Articolo 2 - Definizioni
Per gli scopi di questa Convenzione,
a.l’eredità culturale è un insieme di risorse ereditate dal passato che le popolazioni identificano, indipendentemente da chi ne detenga la proprietà, come riflesso ed espressione dei loro valori, credenze, conoscenze e tradizioni, in continua evoluzione. Essa comprende tutti gli aspetti dell’ambiente che sono il risultato del l’interazione nel corso del tempo fra le popolazioni e i luoghi;
b.una comunità di eredità è costituita da un insieme di persone che attribuisce valore ad aspetti specifici dell’eredità culturale, e che desidera, nel quadro di un’azione pubblica, sostenerli e trasmetterli alle generazioni future.
Articolo 3 - Eredità comune dell’Europa
Le Parti convengono nel promuovere la comprensione dell’eredità comune dell’Europa, che consiste in:
a.tutte le forme di eredità culturale in Europa che costituiscono, nel loro insieme, una fonte condivisa di ricordo, comprensione, identità, coesione e creatività; e,
b.gli ideali, i principi e i valori, derivati dall’esperienza ottenuta grazie al progresso e facendo tesoro dei conflitti passati, che promuovono lo sviluppo di una società pacifica e stabile, fondata sul rispetto per i diritti dell’uomo, la democrazia e lo Stato di diritto.
Articolo 4 - Diritti e responsabilità concernenti l’eredità culturale
Le Parti riconoscono che:
a.chiunque, da solo o collettivamente, ha diritto a trarre beneficio dall’eredità culturale e a contribuire al suo arricchimento;
b.chiunque, da solo o collettivamente, ha la responsabilità di rispettare parimenti la propria e l’altrui eredità culturale e, di conseguenza, l’eredità comune dell’Europa;
c.l’esercizio del diritto all’eredità culturale può essere soggetto soltanto a quelle limitazioni che sono necessarie in una società democratica, per la protezione dell’interesse pubblico e degli altrui diritti e libertà.
Articolo
5 - Leggi e politiche sull’eredità culturale
Le Parti si impegnano a:
a.riconoscere l’interesse pubblico associato agli elementi dell’eredità culturale, in conformità con la loro importanza per la società;
b.mettere in luce il valore dell’eredità culturale attraverso la sua identificazione, studio, interpretazione, protezione, conservazione e presentazione;
c.assicurare che, nel contesto dell’ordinamento giuridico specifico di ogni Parte, esistano le disposizioni legislative per esercitare il diritto all’eredità culturale, come definito nell’articolo 4;
d.favorire un clima economico e sociale che sostenga la partecipazione alle attività inerenti l’eredità culturale;
e.promuovere la protezione dell’eredità culturale, quale elemento centrale di obiettivi che si rafforzano reciprocamente: lo sviluppo sostenibile, la diversità culturale e la creatività contemporanea;
f.riconoscere il valore dell’eredità culturale sita nei territori che ricadonosotto la propria giurisdizione, indipendentemente dalla sua origine;
g.formulare strategie integrate per facilitare l’esecuzione delle disposizioni della presente Convenzione.
Articolo 6 - Effetti della Convenzione
Nessuna misura di questa Convenzione potrà in alcun modo essere interpretata al fine di:
a.limitare o mettere in pericolo i diritti dell’uomo e le libertà fondamentali che possono essere salvaguardate dagli strumenti internazionali, in particolare, dalla Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo e dalla Convenzione per la protezione dei Diritti dell’uomo e delle Libertà fondamentali;
b.influenzare disposizioni più favorevoli riguardo all’eredità culturalee all’ambiente, contenute in altri strumenti giuridici nazionali o internazionali;
c.generare diritti immediatamente suscettibili di diretta applicabilità.
Parte II: Il contributo dell’eredità culturale alla società e allo sviluppo umano
Articolo 7 - Eredità culturale e dialogo
Le Parti si impegnano, attraverso autorità pubbliche ed altri enti competenti a:
a.incoraggiare la riflessione sull’etica e sui metodi di presentazione dell’eredità culturale, così come il rispetto per la diversità delle interpretazioni;
b.stabilire i procedimenti di conciliazione per gestire equamente le situazioni dove valori tra loro contraddittori siano attribuiti alla stessa eredità culturale da comunità diverse;
c.sviluppare la conoscenza dell’eredità culturale come risorsa per facilitare la coesistenza pacifica, attraverso la promozione della fiducia e della comprensione reciproca, in un’ottica di risoluzione e di prevenzione dei conflitti;
d.integrare questi approcci in tutti gli aspetti dell’educazione e della formazione permanente.
Articolo 8 - Ambiente, eredità e qualità della vita
Le Parti si impegnano a utilizzare tutte le dimensioni dell’eredità culturale nell’ambiente culturale per:
a.arricchire i processi di sviluppo economico, politico, sociale e culturalee di pianificazione dell’uso del territorio, ricorrendo, ove necessario, a valutazioni di impatto sull’eredità culturale e adottandostrategie di mitigazione dei danni;
b.promuovere un approccio integrato alle politiche che riguardano la diversità culturale, biologica, geologica e paesaggistica al fine di ottenere un equilibrio fra questi elementi;
c.rafforzare la coesione sociale promuovendo il senso di responsabilità condivisa nei confronti dei luoghi di vita delle popolazioni;
d.promuovere l’obiettivo della qualità nelle modificazioni contemporanee dell’ambiente senza mettere in pericolo i suoi valori culturali.
Articolo 9 - Uso sostenibile dell’eredità culturale
Al fine di rendere sostenibile l’eredità culturale, le Parti si impegnano a:
a.promuovere il rispetto per l’integrità dell’eredità culturale, assicurando che le decisioni riguardo alle modifiche siano basate sulla comprensione dei valori culturali ad essa connessi;
b.definire e promuovere principi per la gestione sostenibile e per incoraggiare la manutenzione;
c.accertarsi che tutte le regolamentazioni tecniche generali tengano conto dei requisiti specifici di conservazione dell’eredità culturale;
d.promuovere l’uso dei materiali, delle tecniche e delle professionalità basati sulla tradizione, ed esplorarne il potenziale per le applicazioni contemporanee;
e.promuovere l’alta qualità degli interventi attraverso sistemi di qualifica e accreditamento professionali per gli individui, le imprese e le istituzioni.
Articolo 10 – Eredità culturale e attività economica
Per utilizzare pienamente il potenziale dell’eredità culturale come fattore nello sviluppo economico sostenibile, le Parti si impegnano a:
a.accrescere la consapevolezza del potenziale economico dell’eredità culturale e utilizzarlo;
b.considerare il carattere specifico e gli interessi dell’eredità culturale nel pianificare le politiche economiche; e
c.accertarsi che queste politiche rispettino l’integrità dell’eredità culturalesenza comprometterne i valori intrinseci.
Parte III: Responsabilità condivisa nei confronti
dell’eredità culturale e partecipazione del pubblico
Articolo 11 – Organizzazione delle responsabilità pubbliche in materia di eredità culturale
Nella gestione dell’eredità culturale, le Parti si impegnano a:
1.promuovere un approccio integrato e bene informato da parte delle istituzioni pubbliche in tutti i settori e a tutti i livelli;
2.sviluppare un quadro giuridico, finanziario e professionale che permetta l’azione congiunta di autorità pubbliche, esperti, proprietari,investitori, imprese, organizzazioni non governative e società civile;
3.sviluppare metodi innovativi affinché le autorità pubbliche cooperino con altri attori;
4.rispettare e incoraggiare iniziative volontarie che integrino i ruoli delle autorità pubbliche;
5.incoraggiare organizzazioni non governative interessate alla conservazione dell’eredità ad agire nell’interesse pubblico.
Articolo 12 - Accesso all’eredità culturale e partecipazione democratica
Le Parti si impegnano a:
a.incoraggiare ciascuno a partecipare:
- al processo di identificazione, studio, interpretazione, protezione, conservazione e presentazione dell’eredità culturale;
- alla riflessione e al dibattito pubblico sulle opportunità e sulle sfide che l’eredità culturale rappresenta;
b.prendere in considerazione il valore attribuito da ogni comunità patrimoniale all’eredità culturale in cui si identifica;
c.riconoscere il ruolo delle organizzazioni di volontariato, sia come partner nelle attività, sia come portatori di critica costruttiva nei confronti delle politiche per l’eredità culturale;
d.promuovere azioni per migliorare l’accesso all’eredità culturale, in particolare per i giovani e le persone svantaggiate, al fine di aumentare la consapevolezza sul suo valore, sulla necessità di conservarlo e preservarlo e sui benefici che ne possono derivare.
Articolo 13 - Eredità culturale e conoscenza
Le Parti si impegnano a:
a.facilitare l’inserimento della dimensione dell’eredità culturale in tutti i livelli di formazione, non necessariamente come argomento di studio specifico, ma come fonte feconda anche per altri ambiti di studio;
b.rafforzare il collegamento fra la formazione nell’ambito dell’eredità culturale e la formazione professionale;
c.incoraggiare la ricerca interdisciplinare sull’eredità culturale, sulle comunità di eredità, sull’ambiente e sulle loro interrelazioni;
d.incoraggiare la formazione professionale continua e lo scambio di conoscenze e competenze, sia all’interno che fuori dal sistema educativo.
Articolo 14 – Eredità culturale e società dell’informazione
Le Parti si impegnano a sviluppare l’utilizzo delle tecnologie digitali per migliorare l’accesso all’eredità culturale e ai benefici che ne derivano:
a.potenziando le iniziative che promuovano la qualità dei contenuti e si impegnano a tutelare la diversità linguistica e culturale nella società dell’informazione;
b.favorendo standard internazionali per lo studio, la conservazione, la valorizzazione e la protezione dell’eredità culturale, combattendo nel contempo il traffico illecito dei beni culturali;
c.adoperandosi per abbattere gli ostacoli che limitano l’accesso alle informazioni sull’eredità culturale, specialmente a fini educativi, proteggendo nel contempo i diritti di proprietà intellettuale;
d.riconoscendo che la creazione di contenuti digitali relativi all’eredità culturale non dovrebbe pregiudicare la conservazione dell’eredità culturale attuale.
Parte IV: Controllo e cooperazione
Articolo 15 - Impegni delle Parti
Le Parti si impegnano:
a.a sviluppare, attraverso il Consiglio d’Europa, un esercizio di monitoraggio sulla legislazione, le politiche e le pratiche riguardanti l’eredità culturale, coerente con i principi stabiliti dalla presente Convenzione;
b.a curare, sviluppare e aggiornare un sistema informativo comune, accessibile al pubblico, che faciliti la valutazione di come ogni Parte rispetta gli impegni derivanti dalla presente Convenzione.
Articolo 16 - Meccanismo di monitoraggio
a.il comitato dei Ministri, in conformità all’articolo 17 dello statuto del Consiglio d’Europa, nominerà un comitato apposito o indicheràun comitato già esistente al fine di monitorare l’applicazione della Convenzione, il quale sarà autorizzato a definire le modalità di svolgimento della sua missione;
b.Il comitato così designato dovrà:
- stabilire delle norme di procedura quando necessarie;
- gestire il sistema informativo comune di cui all’articolo 15, mantenendo la supervisione sulle modalità di attuazione di ciascun impegno legato alla presente Convenzione;
- fornire un parere consultivo, su richiesta di una o più Parti, su ogni domanda concernente l’interpretazione della Convenzione, prendendo
in considerazione tutti gli strumenti giuridici del Consiglio di Europa;
- su iniziativa di una o più Parti, intraprendere la valutazione di ogni aspetto dell’applicazione da parte loro della Convenzione;
- promuovere l’applicazione trans-settoriale della Convenzione, collaborando con altri comitati e partecipando ad altre iniziative del Consiglio d’Europa;
- riferire al Comitato dei Ministri sulle proprie attività.
Il comitato può far partecipare ai suoi lavori esperti e osservatori.
Articolo 17 - Cooperazione nei seguiti
Le Parti si impegnano a cooperare le une con le altre ed attraverso il Consiglio d’Europa nel perseguire gli obiettivi ed i principi di questa Convenzione, e in particolare a promuovere il riconoscimento dell’eredità comune europea:
a.mettendo in opera strategie di collaborazione, in risposta alle priorità identificate attraverso il processo di monitoraggio;
b.promuovendo attività multilaterali e transfrontaliere, e sviluppando reti di per la cooperazione regionale al fine di attuare queste strategie;
c.scambiando, sviluppando, codificando e garantendo la diffusione di buone prassi;
d.informando l’opinione pubblica sugli obiettivi e l’esecuzione delle disposizioni della presente Convenzione
Tutte le Parti possono, previo mutuo accordo, sottoscrivere accordi finanziari per facilitare la cooperazione internazionale.
Parte V: Clausole finali
Articolo 18 - La firma e l’entrata in vigore
a.questa Convenzione è aperta alla firma da parte degli Stati membri del Consiglio d’Europa.
b.essa sarà soggetta a ratifica, accettazione o approvazione. Gli strumenti di ratifica, accettazione o approvazione dovranno essere depositati presso il Segretario Generale del Consiglio d’Europa.
c.la presente Convenzione entrerà in vigore il primo giorno del mese seguente la scadenza di un periodo di tre mesi dalla data in cui dieci Stati membri del Consiglio d’Europa avranno espresso il loro consenso ad essere vincolati dalla Convenzione, in conformità con le disposizioni del paragrafo precedente.
d.per ogni Stato firmatario che successivamente esprima il proprio consenso ad essere vincolato dalla Convenzione, essa entrerà in vigore il primo giorno del mese seguente la scadenza di un periododi tre mesi successivi alla data di deposito dello strumento della ratifica, accettazione o approvazione.
Articolo 19 - Adesione
a.Dopo l’entrata in vigore di questa Convenzione, il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa potrà invitare qualsiasi Stato non membro del Consiglio d’Europa e l’Unione europea ad aderire alla Convenzione tramite una decisione presa dalla maggioranza prevista nell’articolo 20.d dello statuto del Consiglio d’Europa all’unanimità dei rappresentanti degli Stati Parti aventi diritto a sedere nel Comitato dei Ministri.
b.Per ogni Stato aderente, o per l’Unione Europea in caso di adesione, questa Convenzione entrerà in vigore il primo giorno del mese seguente la scadenza di un periodo di tre mesi successivi alla data del deposito dello strumento di adesione presso il Segretario Generale del Consiglio di Europa.
Articolo 20 - Applicazione territoriale
a.Ogni Stato può, al momento della firma o all’atto del deposito del proprio strumento di ratifica, accettazione, approvazione o adesione, specificare il territorio o i territori in cui si applica la presente Convenzione.
b.Ogni Stato, in qualsiasi data successiva, può, mediante una dichiarazione indirizzata al Segretario Generale del Consiglio d’Europa, estendere l’applicazione di questa Convenzione a qualunque altro territorio specificato nella dichiarazione. Nei confronti di detto territorio, la Convenzione entrerà in vigore il primo giorno del mese successivo alla scadenza di un periodo di tre mesi successivi alla data del ricevimento di tale dichiarazione da parte del Segretario Generale.
c.Ogni dichiarazione fatta in virtù dei due paragrafi precedenti potrà, rispetto a qualunque territorio specificato in tale dichiarazione, essere ritirata tramite notifica indirizzata al Segretario Generale. Il ritiro entrerà in vigore il primo giorno del mese seguente la scadenza di un periodo di sei mesi successivi alla data del ricevimento di tale notifica da parte del Segretario Generale.
Articolo 21 – Denuncia
a.Ogni Parte può, in qualunque momento, denunciare la presente Convenzione per mezzo di una notifica indirizzata al Segretario Generale del Consiglio d’Europa.
b.Tale denuncia diventerà effettiva il primo giorno del mese successivo alla scadenza di un periodo di sei mesi successivi alla data di ricezione della notifica da parte del Segretario Generale.
Articolo 22 - Emendamenti
a.Ogni Parte, ed il comitato di cui all’articolo 16, possono proporre emendamenti alla presente Convenzione.
b.Ogni proposta di emendamento sarà notificata al Segretario Generale del Consiglio d’Europa, che la comunicherà agli Stati membri del Consiglio d’Europa, alle altre Parti ed ad ogni Stato non membro e all’Unione europea invitati ad aderire a questa Convenzione in conformità con le disposizioni dell’articolo 19.
c.Il comitato esaminerà ogni emendamento proposto e presenterà il testo adottato da una maggioranza di tre quarti dei rappresentanti dei partecipanti al comitato dei Ministri per l’approvazione. A seguito dell’approvazione del Comitato dei Ministri, in base alla maggioranza prevista dall’articolo 20 dello statuto del Consiglio d’Europa e con voto all’unanimità degli Stati Parti aventi diritto a sedere nel Comitato dei Ministri, il testo sarà spedito alle Parti per accettazione.
d.Ogni emendamento entrerà in vigore, nei confronti delle Parti che lo abbiano accettato, il primo giorno del mese seguente la scadenza di un periodo di tre mesi dalla data in cui dieci Stati membri del Consiglio d’Europa abbia informato il Segretario Generale della loro accettazione. Per ogni Parte che la accetti in seguito, tale emendamento entrerà in vigore il primo giorno del mese successivo alla scadenza di un periodo di tre mesi dalla data in cui detta Parte abbia informato il Segretario Generale della relativa accettazione.
Articolo 23 - Notifiche
Il Segretario Generale del Consiglio d’Europa notificherà agli Stati membri del Consiglio d’Europa, ad ogni Stato che abbia aderito o sia stato invitato ad aderire alla presente Convenzione e all’Unione Europea che abbia aderito o sia stata invitata ad aderire, riguardo:
a.ogni firma;
b.il deposito di ogni strumento di ratifica, accettazione, approvazione o adesione;
c.ogni data di entrata in vigore di questa Convenzione in conformità con le disposizioni degli articoli 18, 19 e 20;
d.ogni emendamento proposto alla presente Convenzione in conformitàcon le disposizioni dell’articolo 22, così come la relativa data in cui l’emendamento entrerà in vigore;
e.qualsiasi altro atto, dichiarazione, notifica o comunicazione concernentequesta Convenzione.
In fede di che, i sottoscritti, essendo debitamente autorizzati a questo fine, hanno firmato questa Convenzione.
Fatto a Faro, il ventisette ottobre 2005, in inglese ed in francese, i due testi facendo ugualmente fede, in un unico esemplare che sarà depositato negli archivi del Consiglio d’Europa.
Il Segretario Generale del Consiglio d’Europa ne trasmetterà copia certificata conforme ad ogni Stato membro del Consiglio d’Europa, nonché a ogni Stato o all’Unione europea invitati ad aderire alla presente Convenzione.
Referenze fotografiche
COPERTINA
Milano, Pinacoteca di Brera, La fiumana di Giuseppe Pellizza da Volpedo
Murano (VE), Cavallino incandescente appena realizzato da un Maestro vetraio.
Foto: Erminia Sciacchitano
Firenze, Museo Archeologico Nazionale
Cammeo con immagine di ermafrodito.
III sec. d.C.;
Foto: Ministero per i beni e le attività culturali
4°DI COPERTINA
Ragusa Ibla, dettaglio architettonico.
Foto: Erminia Sciacchitano
INTERNO
Pag 3
Venezia, I telai settecenteschi ancora in uso presso la tessitura Bevilacqua –
Archivio Bevilacqua
Venezia, Costruzione di un Sandolo
Foto: Marco Polo System
Pag. 6
Pinacoteca di Brera (Mi), Veduta di S. Marco, di Antonio Canal detto Canaletto (1697-1768)
Foto: Ministero per i beni e le attività culturali
Pag. 8
Carbonia (CI), i Pozzi della Miniera di Serbariu.
Foto: Erminia Sciacchitano
Pag. 11
S. Vito lo Capo (TP), Riserva dello zingaro
Artigiani intrecciano fibre di Palma nana.
Foto: Erminia Sciacchitano
Pag. 12
Asolo (TV), Galleria della Fornace
Foto: Arch. Leopoldo Saccon
Pag. 13
Carbonia (CI), Museo del carbone, Biciclette dei Minatori.
Foto: Erminia Sciacchitano
Pag. 14
Venezia, Al Ponte delle Guglie
Venezia, Paline per ormeggio. Foto: Erminia Sciacchitano
Venezia, Costruzione di una gondola.
Artigiano Roberto Tramontin.
Foto: Gianfranco Munerotto
Pag. 15
Pinacoteca di Brera (MI), Brera un’altra storia, formazione di otto mediatori museali
Foto: Erminia Sciacchitano
Pag. 16
Roma, Fontana di Trevi.
Foto: Erminia Sciacchitano
Pag. 20
Pinacoteca di Brera (MI), Brera un’altra storia, un mediatore museale analizza la Predica di san Marco ad Alessandria d’Egitto
Siracusa, Piazza del Duomo.
Foto: Erminia Sciacchitano
Pag. 21
Dolomiti innevate, punta del monte
Civetta
Foto: Regione del Veneto
Pag.22
Bagno Vignoni, S. Quirico d’Orcia (SI). La piazza principale con al centro la sorgente termale.
Foto: Erminia Sciacchitano
Pag. 25
Venezia, Bacino di San Marco dalla Riva degli Schiavoni. Foto: Giulio Bodon Ravello (SA), Villa Rufolo.
a cura del Ministero per i beni e le attività culturaliSegretariato generale
INCOLLABORAZIONECON:
Consiglio d’Europa - Ufficio di Venezia
Soprintendenza Archivistica del Veneto
Con il contributo della Regione del Veneto
GRAFICA:
WebLab Communication
Convenzione europea del paesaggio
Firenze, 20 ottobre 2000
Traduzione del testo ufficiale in inglese e francese predisposta dal Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d'Europa in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attivit à Culturali, Ufficio Centrale per i Beni Ambientali e Paesaggistici, in occasione della Conferenza Ministeriale di Apertura alla firma della Convenzione Europea del Paesaggio
La traduzione e la pubblicazione del testo sono state curate da Manuel R. Guido e Daniela Sandroni dell'Ufficio Centrale per i Beni Ambientali e Paesaggistici.
preambolo
Gli Stati membri del Consiglio d'Europa, firmatari della presente Convenzione,
c onsiderando che il fine del Consiglio d'Europa è di realizzare un'unione pi ù stretta fra i suoi membri, per salvaguardare e promuovere gli ideali e i principi che sono il loro patrimonio comune, e che tale fine è perseguito in particolare attraverso la conclusione di accordi nel campo economico e sociale; Desiderosi di pervenire ad uno sviluppo sostenibile fondato su un rapporto equilibrato tra i bisogni sociali, l'attività economica e l'ambiente;
Constatando che il paesaggio svolge importanti funzioni di interesse generale, sul piano culturale, ecologico, ambientale e sociale e costituisce una risorsa favorevole all'attivit à economica, e che, se salvaguardato, gestito e pianificato in modo adeguato, può contribuire alla creazione di posti di lavoro;
Consapevoli del fatto che il paesaggio coopera all'elaborazione delle culture locali e rappresenta una componente fondamentale del patrimonio culturale e naturale dell'Europa, contribuendo cosi' al benessere e alla soddisfazione degli esseri umani e al consolidamento dell'identit à europea;
Riconoscendo che il paesaggio è in ogni luogo un elemento importante della qualità della vita delle popolazioni: nelle aree urbane e nelle campagne, nei territori degradati, come in quelli di grande qualit à, nelle zone considerate eccezionali, come in quelle della vita quotidiana; Osservando che le evoluzioni delle tecniche di produzione agricola, forestale, industriale e pianificazione mineraria e delle prassi in materia di pianificazione territoriale, urbanistica, trasporti, reti, turismo e svaghi e, pi ù generalmente, i cambiamenti economici mondiali continuano, in molti casi, ad accelerare le trasformazioni dei paesaggi; Desiderando soddisfare gli auspici delle popolazioni di godere di un paesaggio di qualit à e di svolgere un ruolo attivo nella sua trasformazione; Persuasi che il paesaggio rappresenta un elemento chiave del benessere individuale e sociale, e che la sua salvaguardia, la sua gestione e la sua pianificazione comportano diritti e responsabilità per ciascun individuo; Tenendo presenti i testi giuridici esistenti a livello internazionale nei settori della salvaguardia e della gestione del patrimonio naturale e culturale, della pianificazione territoriale, dell'autonomia locale e della cooperazione transfrontaliera e segnatamente la Convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica e dell'ambiente naturale d'Europa (Berna, 19 settembre 1979), la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio architettonico d'Europa (Granada, 3 ottobre 1985), la Convenzione europea per la tutela del patrimonio archeologico (rivista) (La
Valletta, 16 gennaio 1992), la Convenzione -quadro europea sulla cooperazione transfrontaliera delle collettivit à o autorit à territoriali (Madrid, 21 maggio 1980) e i suoi protocolli addizionali, la Carta europea dell'autonomia locale (Strasburgo, 15 ottobre 1985), la Convenzione sulla biodiversit à (Rio, 5 giugno 1992), la Convenzione sulla tutela del patrimonio mondiale, culturale e naturale (Parigi, 16 novembre 1972), e la Convenzione relativa all'accesso all'informazione, alla partecipazione del pubblico al processo decisionale e all'accesso alla giustizia in materia ambientale (Aarhus, 25 giugno 1998) ; Riconoscendo che la qualit à e la diversit à dei paesaggi europei costituiscono una risorsa comune per la cui salvaguardia, gestione e pianificazione occorre cooperare; Desiderando istituire un nuovo strumento dedicato esclusivamente alla salvaguardia, alla gestione e alla pianificazione di tutti i paesaggi europei;
hanno convenuto quanto segue:
CAPITOLO I - DISPOSIZIONI GENERALI
Articolo 1 - Definizioni
Ai fini della presente Convenzione:
a. "Paesaggio" designa una determinata parte di territorio, cos ì come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni;
b. "Politica del paesaggio" designa la formulazione, da parte delle autorità pubbliche competenti, dei principi generali, delle strategie e degli orientamenti che consentano l'adozione di misure specifiche finalizzate a salvaguardare gestire e pianificare il paesaggio;
c. "Obiettivo di qualità paesaggistica" designa la formulazione da parte delle autorit à pubbliche competenti, per un determinato paesaggio, delle aspirazioni delle popolazioni per quanto riguarda le caratteristiche paesaggistiche del loro ambiente di vita;
d. "Salvaguardia dei paesaggi" indica le azioni di conservazione e di mantenimento degli aspetti significativi o caratteristici di un paesaggio, giustificate dal suo valore di patrimonio derivante dalla sua configurazione naturale e/o dal tipo d'intervento umano;
e. "Gestione dei paesaggi" indica le azioni volte, in una prospettiva di sviluppo sostenibile, a garantire il governo del paesaggio al fine di orientare e di armonizzare le sue trasformazioni provocate dai processi di sviluppo sociali, economici ed ambientali;
f. "Pianificazione dei paesaggi" indica le azioni fortemente lungimiranti, volte alla valorizzazione, al ripristino o alla creazione di paesaggi.
Articolo 2 - Campo di applicazione
Fatte salve le disposizioni dell'articolo 15, la presente Convenzione si applica a tutto il territorio delle Parti e riguarda gli spazi naturali, rurali, urbani e periurbani. Essa comprende i paesaggi terrestri, le acque interne e marine. Concerne sia i paesaggi che possono essere considerati eccezionali, che i paesaggi della vita quotidiana e i paesaggi degradati.
Articolo 3 - Obiettivi
La presente Convenzione si prefigge lo scopo di promuovere la salvaguardia, la gestione e la pianificazione dei paesaggi e di organizzare la cooperazione europea in questo campo.
CAPITOLO II - PROVVEDIMENTI NAZIONALI
Articolo 4 - Ripartizione delle competenze
Ogni Parte applica la presente Convenzione e segnatamente i suoi articoli 5 e 6, secondo la ripartizione delle competenze propria al suo ordinamento, conformemente ai suoi principi costituzionali e alla sua organizzazione amministrativa, nel rispetto del principio di sussidiariet à , tenendo conto della Carta europea dell'autonomia locale. Senza derogare alle disposizioni della presente Convenzione, ogni Parte applica la presente Convenzione in armonia con le proprie politiche.
Articolo 5 - Provvedimenti generali
Ogni Parte si impegna a :
a. riconoscere giuridicamente il paesaggio in quanto componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, espressione della diversit à del loro comune patrimonio culturale e naturale e fondamento della loro identit à;
b. stabilire e attuare politiche paesaggistiche volte alla protezione, alla gestione, alla pianificazione dei paesaggi tramite l'adozione delle misure specifiche di cui al seguente articolo 6;
c. avviare procedure di partecipazione del pubblico, delle autorit à locali e regionali e degli altri soggetti
coinvolti nella definizione e nella realizzazione delle politiche paesaggistiche menzionate al precedente capoverso b;
d. integrare il paesaggio nelle politiche di pianificazione del territorio, urbanistiche e in quelle a carattere culturale, ambientale, agricolo, sociale ed economico, nonché nelle altre politiche che possono avere un'incidenza diretta o indiretta sul paesaggio.
Articolo 6 - Misure specifiche
A Sensibilizzazione
Ogni parte si impegna ad accrescere la sensibilizzazione della società civile, delle organizzazioni private e delle autorit à pubbliche al valore dei paesaggi, al loro ruolo e alla loro trasformazione.
B Formazione ed educazione
Ogni Parte si impegna a promuovere :
a. la formazione di specialisti nel settore della conoscenza e dell'intervento sui paesaggi;
b. dei programmi pluridisciplinari di formazione sulla politica, la salvaguardia, la gestione e la pianificazione del paesaggio destinati ai professionisti del settore pubblico e privato e alle associazioni di categoria interessate;
c. degli insegnamenti scolastici e universitari che trattino, nell'ambito delle rispettive discipline, dei valori connessi con il paesaggio e delle questioni riguardanti la sua salvaguardia , la sua gestione e la sua pianificazione.
C Individuazione e valutazione
1. Mobilitando i soggetti interessati conformemente all'articolo 5.c, e ai fini di una migliore conoscenza dei propri paesaggi, ogni Parte si impegna a:
a.
i. individuare i propri paesaggi, sull'insieme del proprio territorio;
ii. analizzarne le caratteristiche, nonché le dinamiche e le pressioni che li modificano;
iii. seguirne le trasformazioni ;
b. valutare i paesaggi individuati, tenendo conto dei valori specifici che sono loro attribuiti dai soggetti e dalle popolazioni interessate.
2. I lavori di individuazione e di valutazione verranno guidati dagli scambi di esperienze e di metodologie organizzati tra le Parti, su scala europea, in applicazione dell'articolo 8 della presente Convenzione.
D Obiettivi di qualit à paesaggistica
Ogni parte si impegna a stabilire degli obiettivi di qualità paesaggistica riguardanti i paesaggi individuati e valutati, previa consultazione pubblica, conformemente all'articolo 5.c.
E Applicazione
Per attuare le politiche del paesaggio, ogni Parte si impegna ad attivare gli strumenti di intervento volti alla salvaguardia, alla gestione e/o alla pianificazione dei paesaggi.
CAPITOLO III - COOPERAZIONE
EUROPEA
Articolo 7 - Politiche e programmi internazionali
Le Parti si impegnano a cooperare perchè venga tenuto conto della dimensione paesaggistica nelle loro politiche e programmi internazionali e a raccomandare, se del caso, che vi vengano incluse le considerazioni relative al paesaggio.
Articolo 8 - Assistenza reciproca e scambio di informazioni
Le Parti si impegnano a cooperare per rafforzare l'efficacia dei provvedimenti presi ai sensi degli articoli della presente Convenzione, e in particolare a:
a. prestarsi reciprocamente assistenza, dal punto di vista tecnico e scientifico, tramite la raccolta e lo scambio di esperienze e di lavori di ricerca in materia di paesaggio;
b. favorire gli scambi di specialisti del paesaggio, segnatamente per la formazione e l'informazione;
c. scambiarsi informazioni su tutte le questioni trattate nelle disposizioni della presente Convenzione.
Articolo 9 - Paesaggi transfrontalieri
Le Parti si impegnano ad incoraggiare la cooperazione transfrontaliera a livello locale e regionale,
ricorrendo, se necessario, all'elaborazione e alla realizzazione di programmi comuni di valorizzazione del paesaggio.
Articolo 10 - Controllo dell'applicazione della Convenzione
1. I competenti Comitati di esperti già istituiti ai sensi dell'articolo 17 dello Statuto del Consiglio d'Europa, sono incaricati dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa del controllo dell'applicazione della Convenzione.
2. Dopo ogni riunione dei Comitati di esperti, il Segretario Generale del Consiglio d'Europa trasmette un rapporto sui lavori e sul funzionamento della Convenzione al Comitato dei Ministri.
3. I Comitati di esperti propongono al Comitato dei Ministri i criteri per l'assegnazione e il regolamento del Premio del Paesaggio del Consiglio d'Europa.
Articolo 11 - Premio del Paesaggio del Consiglio d'Europa
1. Il Premio del paesaggio del Consiglio d'Europa può essere assegnato alle collettivit à locali e regionali e ai loro consorzi che, nell'ambito della politica paesaggistica di uno Stato Parte contraente della presente Convenzione, hanno attuato una politica o preso dei provvedimenti volti alla salvaguardia, alla gestione e/o alla pianificazione sostenibile dei loro paesaggi che dimostrino una efficacia durevole e possano in tal modo servire da modello per le altre collettivit à territoriali europee. Tale riconoscimento potrà ugualmente venir assegnato alle organizzazioni non governative che abbiano dimostrato di fornire un apporto particolarmente rilevante alla salvaguardia, alla gestione o alla pianificazione del paesaggio.
2. Le candidature per l'assegnazione del Premio del paesaggio del Consiglio d'Europa saranno trasmesse ai Comitati di Esperti di cui all'articolo 10 dalle Parti. Possono essere candidate delle collettivit à locali e regionali transfrontaliere, nonch é dei raggruppamenti di collettivit à locali o regionali, purch é gestiscano in comune il paesaggio in questione.
3. Su proposta dei Comitati di esperti di cui all'articolo 10, il Comitato dei Ministri definisce e pubblica i criteri per l'assegnazione del Premio del Paesaggio del Consiglio d'Europa, ne adotta il regolamento e conferisce il premio.
4. L'assegnazione del Premio del paesaggio del Consiglio d'Europa stimola i soggetti che lo ricevono a vigilare affinché i paesaggi interessati vengano salvaguardati, gestiti e/o pianificati in modo sostenibile.
CAPITOLO IV - CLAUSOLE FINALI
Articolo 12 - Relazioni con altri strumenti giuridici
Le disposizioni della presente Convenzione non precludono l'applicazione di disposizioni pi ù severe in materia di salvaguardia, gestione o pianificazione dei paesaggi contenute in altri strumenti nazionali od internazionali vincolanti che sono o saranno in vigore.
Articolo 13 - Firma, ratifica, entrata in vigore
1. La presente Convenzione è aperta alla firma degli Stati membri del Consiglio d'Europa. Sar à sottoposta a ratifica, accettazione o approvazione. Gli strumenti di ratifica, di accettazione o di approvazione saranno depositati presso il Segretario Generale del Consiglio d'Europa;
2. La presente Convenzione entrerà in vigore il primo giorno del mese successivo alla scadenza di un periodo di tre mesi dalla data in cui dieci Stati membri del Consiglio d'Europa avranno espresso il loro consenso a essere vincolati dalla Convenzione conformemente alle disposizioni del precedente paragrafo;
3. Per ogni Stato firmatario che esprimerà successivamente il proprio consenso ad essere vincolato dalla Convenzione, essa entrer à in vigore il primo giorno del mese successivo allo scadere di un periodo di tre mesi dalla data del deposito dello strumento di ratifica, di accettazione o di approvazione.
Articolo 14 - Adesione
1. Dal momento dell'entrata in vigore della presente Convenzione, il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa potrà invitare la Comunit à Europea e ogni Stato europeo non membro del Consiglio d'Europa ad aderire alla presente Convenzione, con una decisione presa dalla maggioranza prevista all'articolo 20.d dello statuto del Consiglio d'Europa, e all'unanimit à degli Stati Parti Contraenti aventi il diritto a sedere nel Comitato dei Ministri;
2. Per ogni Stato aderente o per la Comunit à Europea in caso di adesione, la presente Convenzione entrerà in vigore il primo giorno del mese successivo allo scadere di un periodo di tre mesi dalla data del deposito dello strumento di adesione presso il Segretario Generale del Consiglio d'Europa.
Articolo 15 - Applicazione territoriale
1. Ogni Stato o la Comunità europea pu ò, al momento della firma o al momento del deposito del
proprio strumento di ratifica, di accettazione, di approvazione o di adesione, designare il territorio o i territori in cui si applicherà la presente Convenzione;
2. Ogni Parte può, in qualsiasi altro momento successivo, mediante dichiarazione indirizzata al Segretario Generale del Consiglio d'Europa, estendere l'applicazione della presente Convenzione a qualsiasi altro territorio specificato nella dichiarazione. La Convenzione entrerà in vigore nei confronti di detto territorio il primo giorno del mese successivo allo scadere di un periodo di tre mesi dalla data in cui la dichiarazione è stata ricevuta dal Segretario Generale;
3. Ogni dichiarazione fatta in virt ù dei due paragrafi precedenti potr à essere ritirata per quanto riguarda qualsiasi territorio specificato in tale dichiarazione, con notifica inviata al Segretario Generale. Il ritiro avr à effetto il primo giorno del mese che segue lo scadere di un periodo di tre mesi dalla data del ricevimento della notifica da parte del Segretario Generale.
Articolo 16 - Denuncia
1. Ogni Parte pu ò, in qualsiasi momento, denunciare la presente Convenzione, mediante una notifica indirizzata al Segretario Generale del Consiglio d'Europa;
2. Tale denuncia prender à effetto il primo giorno del mese successivo allo scadere di un periodo di tre mesi dalla data in cui la notifica è stata ricevuta da parte del Segretario Generale.
Articolo 17 - Emendamenti
1. Ogni Parte o i Comitati di Esperti indicati all'articolo 10 possono proporre degli emendamenti alla presente Convenzione.
2. Ogni proposta di emendamento è notificata per iscritto al Segretario Generale del Consiglio d'Europa, che a sua volta la trasmette agli Stati membri del Consiglio d'Europa, alle altre Parti contraenti e ad ogni Stato europeo non membro che sia stato invitato ad aderire alla presente Convenzione ai sensi dell'articolo 14.
3. Ogni proposta di emendamento verrà esaminata dai Comitati di Esperti indicati all'articolo 10 e il testo adottato a maggioranza dei tre quarti dei rappresentanti delle Parti verrà sottoposto al Comitato dei Ministri per l'adozione. Dopo la sua adozione da parte del Comitato dei Ministri secondo la maggioranza prevista all'articolo 20.d dello Statuto del Consiglio d'Europa e all'unanimità dei rappresentanti degli Stati Parti Contraenti aventi il diritto di partecipare alle riunioni del Comitato dei Ministri, il testo verrà trasmesso alle Parti per l'accettazione.
4. Ogni emendamento entra in vigore, nei confronti delle Parti che l'abbiano accettato, il primo giorno del mese successivo allo scadere di un periodo di tre mesi dalla data in cui tre Parti Contraenti, membri del Consiglio d'Europa avranno informato il Segretario Generale di averlo accettato. Per qualsiasi altra Parte che l'avr à accettato successivamente, l'emendamento entrerà in vigore il primo giorno del mese successivo allo scadere di un periodo di tre mesi dalla data in cui la detta Parte avr à informato il Segretario Generale di averlo accettato.
Articolo 18 - Notifiche
Il Segretario Generale del Consiglio d'Europa notificher à agli Stati membri del Consiglio d'Europa, a ogni Stato o alla Comunit à Europea che abbia aderito alla presente Convenzione:
1. ogni firma ;
2. il deposito di ogni strumento di ratifica, di accettazione, di approvazione o di adesione;
3. ogni data di entrata in vigore della presente Convenzione conformemente agli articoli 13, 14 e 15;
4. ogni dichiarazione fatta in virtù dell'articolo 15;
5. ogni denuncia fatta in virtù dell'articolo 16;
6. ogni proposta di emendamento, cosi' come ogni emendamento adottato conformemente all'articolo 17 e la data in cui tale emendamento entrer à in vigore;
7. ogni altro atto, notifica, informazione o comunicazione relativo alla presente Convenzione.
In fede di che, i sottoscritti, debitamente autorizzati a questo fine, hanno firmato la presente Convenzione. Fatto a Firenze, il 20 ottobre 2000, in francese e in inglese, facendo i due testi ugualmente fede, in un unico esemplare che sarà depositato negli archivi del Consiglio d'Europa. Il Segretario Generale del Consiglio d'Europa ne trasmetter à copia certificata conforme a ciascuno degli Stati membri del Consiglio d'Europa, nonch é a ciascuno degli Stati o alla Comunit à Europea invitati ad aderire alla presente
Convenzione.
Convenzione europea del paesaggio
Relazione esplicativa
I. Origini della Convenzione
1. Nel marzo del 1994, alcuni mesi prima della Prima Sessione plenaria del Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d'Europa (CPLRE), l'allora Conferenza permanente dei poteri locali e regionali d'Europa ha adottato la Risoluzione 256 (1994) relativa alla 3a Conferenza delle regioni mediterranee. Nel testo, l'allora Conferenza permanente ha invitato il Congresso, l'organo che l'ha sostituita, " ad elaborare, in base alla Carta del paesaggio mediterraneo - adottata a Siviglia dalle Regioni Andalusia (Spagna), LanguedocRoussillon (Francia) e Toscana (Italia) - una convenzione-quadro sulla gestione e la tutela del paesaggio naturale e culturale di tutta l'Europa ".
2. Un anno dopo, in seguito alla prima Conferenza dei ministri europei dell'Ambiente, svoltasi a Dobríš nel giugno del 1991, l'Agenzia europea dell'ambiente dell'Unione europea ha pubblicato L'ambiente dell'Europa, la relazione di Dobríš, che presenta un'analisi approfondita della situazione e delle prospettive dell'ambiente nella Grande Europa. Il Capitolo 8 di questo testo è dedicato alla questione del paesaggio e nelle sue conclusioni esprime l'auspicio che il Consiglio d'Europa prenda l'iniziativa di elaborare una convenzione europea sul paesaggio rurale.
3. Nel 1995, l'Unione mondiale per la natura (UICN) ha pubblicato il documento Parchi per la vita : delle iniziative per le aree protette d'Europa; con il supporto, tra l'altro, dell'Agenzia svedese di protezione dell'ambiente, del ministero dell'Agricoltura, dell'Assetto territoriale e della Pesca olandese, del Ministero dell'ambiente norgevese, della Countryside Commission britannica, del ministero dell'ambiente, della conservazione della natura e della sicurezza nucleare tedesco, del ministero dell'ambiente francese e del Fondo mondiale per la natura (WWF). Tale testo raccomanda la stesura di una convenzione internazionale sulla tutela dei paesaggi rurali in Europa, cui dovrebbe partecipare il Consiglio d'Europa.
4. In base a tali raccomandazioni e alla crescente domanda sociale, il Congresso ha deciso di elaborare un progetto di convenzione europea del paesaggio, in vista della sua adozione da parte del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa. Per la stesura di tale progetto, il Congresso ha istituito, nel settembre del 1994, un gruppo di lavoro ad hoc . Nel novembre dello stesso anno si è svolta la prima riunione del suddetto gruppo, composto di membri della Camera dei poteri locali e della Camera delle regioni del Congresso. In applicazione del principio di consultazione e di partecipazione, sono stati invitati a partecipare ai lavori di questo gruppo numerosi enti e programmi internazionali, nazionali e regionali. Tra questi citiamo: l'Assemblea parlamentare e il Comitato del patrimonio culturale del Consiglio d'Europa (CC-PAT), il Comitato per le attivit à del Consiglio d'Europa in materia di diversit à biologica e paesaggistica (CO-DBP), il Comitato per la tutela del patrimonio mondiale dell'Unesco, l'UICN, il Comitato delle Regioni e la Commissione europea dell'Unione europea, l'Ufficio della Strategia paneuropea per la diversità biologica e paesaggistica, nonch é le regioni Andalusia (Spagna), Languedoc -Roussillon (Francia) e Toscana (Italia).
5. Vista la complessit à scientifica delle tematiche e la diversit à delle impostazioni giuridiche seguite nei vari paesi, il gruppo di lavoro ha elaborato, in quanto documenti preparatori, una versione completa del progetto di convenzione in termini non giuridici e uno studio del diritto comparato europeo in materia di paesaggio. Tale studio è stato effettuato al fine di conoscere le situazioni giuridiche e pratiche in merito alla protezione, alla gestione e alla pianificazione del paesaggio negli Stati membri del Consiglio d'Europa.
6. Inoltre, nel corso della sua attivit à , il suddetto gruppo di lavoro si è costantemente riferito ai testi giuridici gi à esistenti in materia, a livello internazionale e nazionale. Tra tali testi, occorre citare - oltre alla Convenzione sulla tutela del patrimonio mondiale, culturale e naturale dell'Unesco- la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio architettonico d'Europa, la Convenzione sulla conservazione della vita selvatica e dell'ambiente naturale d'Europa, la Convenzione europea per la tutela del patrimonio archeologico, la Raccomandazione 95 (9) del Comitato dei Ministri relativa alla conservazione dei siti culturali integrata alle politiche riguardanti il paesaggio, la Raccomandazione (79) 9 del Comitato dei Ministri relativa alla scheda di individuazione e di valutazione dei paesaggi naturali in vista della loro protezione, la Carta del paesaggio mediterraneo, il Regolamento delle Comunit à europee sui metodi di produzione agricola compatibili con le esigenze dell'ambiente e il mantenimento dello spazio naturale, la direttiva delle Comunit à europee sulla conservazione degli habitat naturali, nonché della fauna e della flora selvatica, la direttiva delle Comunità europee sulla valutazione dell'impatto ambientale, nonch é altri importanti testi di diritto nazionale, comunitario ed internazionale.
7. In considerazione delle esigenze della democrazia, come pure delle specificit à, della polivalenza e della varietà dei valori e degli interessi paesaggistici di cui tener conto, il Gruppo di lavoro ha indetto a Strasburgo due audizioni specifiche, nel quadro del suo programma di consultazioni in merito al progetto di convenzione. La prima di queste, rivolta agli organismi scientifici nazionali e regionali, pubblici e privati e alle organizzazioni non governative europee interessate, si è svolta l'8 e il 9 novembre 1995 ; la seconda, svoltasi il 24 marzo 1997, era rivolta alle organizzazioni internazionali e alle autorità regionali europee interessate.
8. A seguito di tali audizioni, in occasione della sua 4a Sessione plenaria, che si è tenuta a Strasburgo dal 3 al 5 giugno 1997, il Congresso ha adottato il progetto preliminare di convenzione europea del paesaggio, contenuto nella sua Risoluzione 53 (1997). Il progetto di convenzione espresso in termini non giuridici e lo studio del diritto comparato europeo del paesaggio già citati sono stati presentati come allegati alla motivazione di tale risoluzione (CG (4) 6, parte II).
9. Nella stessa occasione, con la sua Raccomandazione 31 (1997), il Congresso ha chiesto all'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa di esaminare il progetto preliminare di convenzione europea del paesaggio contenuto nella sua Risoluzione 53 (1997), di esprimere il proprio parere, e, se possibile, di sostenerlo. La stessa richiesta di parere e di sostegno è stata rivolta dal Congresso al Comitato delle regioni dell'Unione europea.
10. Da notare che, prima di raccomandare al Comitato dei Ministri l'adozione della Convenzione europea del paesaggio, il Congresso ha deciso, sempre nella sua Risoluzione 53 (1997), di consultare i rappresentanti dei ministeri nazionali interessati. Ha pertanto incaricato il gruppo di lavoro di organizzare una conferenza di consultazione rivolta a tali rappresentanti, come pure alle principali organizzazioni internazionali e non governative qualificate sotto il profilo tecnico nel campo del paesaggio.
11. Su invito del Ministero italiano per i beni culturali ed ambientali, tale importante Conferenza si è svolta a Firenze (Italia), dal 2 al 4 aprile 1998.
12. Grazie a questa conferenza di consultazione, il Congresso ha potuto stabilire un dialogo costruttivo con le autorit à governative degli Stati membri del Consiglio d'Europa responsabili delle questioni connesse con il paesaggio. Più particolarmente, mediante questo scambio di vedute aperto ed informale tra i membri del gruppo di lavoro, affiancati dagli esperti che li hanno assistiti nella preparazione del progetto di convenzione e i rappresentanti dei ministeri preposti al paesaggio, il Congresso è stato in grado di comprendere le esigenze di questi Stati per quanto riguarda la definizione di norme comuni volte alla salvaguardia, alla gestione e alla pianificazione dei loro paesaggi attraverso il diritto internazionale.
13. In base ai risultati molto incoraggianti della Conferenza di Firenze e ai pareri positivi delle istituzioni internazionali interessate in merito al progetto preliminare di convenzione1, e in considerazione delle proposte avanzate nel corso delle succitate audizioni, il gruppo di lavoro ha redatto il progetto finale di convenzione europea del paesaggio, in vista della sua adozione da parte del Congresso nel quadro del progetto di raccomandazione presentato in occasione della sua 5a Sessione plenaria (Strasburgo, 26 -28 maggio 1998).
14. Questo progetto di raccomandazione, adottato dal Congresso il 27 maggio 1998 (Raccomandazione 40 (1998), chiede al Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa di esaminare il progetto di convenzione europea del paesaggio in vista della sua adozione in quanto convenzione del Consiglio d'Europa, se possibile gi à in occasione della campagna sul patrimonio comune decisa dai capi di Stato e di governo nel corso del loro 2° Vertice a Strasburgo nell'ottobre del 1997.
15. Tale raccomandazione ha invitato inoltre l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa a sostenere il progetto di convenzione europea del paesaggio in vista della sua adozione da parte del Comitato dei Ministri.
16. Nel corso della loro 641a riunione (15-18 settembre 1998), i Delegati dei Ministri del Consiglio d'Europa hanno esaminato la Raccomandazione 40 (1998) del CPLRE ed hanno chiesto al Comitato per le attivit à del Consiglio d'Europa in materia di diversit à biologica e paesaggistica (CO-DBP), come pure al Comitato del patrimonio culturale (CC-PAT) di prendere in esame l'opportunit à e la fattibilit à di elaborare sotto gli auspici del Consiglio d'Europa un testo di convenzione europea del paesaggio, tenendo conto del progetto di convenzione europea del paesaggio del CPLRE contenuta nella Raccomandazione n° 40 (1998).
17. Sia il CC -PAT che il CO -DBP hanno espresso un parere favorevole, rispettivamente il 17 febbraio e il 19 aprile 1999.
18. Su tale base, nel corso della sua 676a riunione (1-2 luglio 1999), il Comitato dei Ministri ha deciso la
creazione di un Comitato ristretto di esperti governativi incaricato della redazione della convenzione europea del paesaggio, basata sul progetto preparato dal Congresso. In particolare, il Comitato dei Ministri ha raccomandato al Comitato ristretto di esperti di porre un'attenzione particolare agli articoli riguardanti l'organo incaricato di controllare l'applicazione della convenzione e l'individuazione dei paesaggi di interesse europeo.
19. Il suddetto Comitato di esperti si è riunito tre volte (settembre, novembre 1999 e gennaio 2000) ed ha trasmesso un nuovo progetto di convenzione al CC-PAT e al CO-DBP nel gennaio 2000. I due comitati hanno esaminato congiuntamente il testo il 10 marzo 2000 ed hanno deciso di presentarlo per esame al Comitato dei Ministri, corredato dal rapporto della loro riunione [T -LAND (2000) 4], ai fini della sua eventuale adozione ed apertura alla firma.
20. Sulla base dei testi contenuti nel suddetto rapporto e dei Pareri dell'Assemblea parlamentare e del Congresso dei poteri locali e regionali d'Europa, rispettivamente del 25 maggio 2000 e del 26 giugno 2000, il Segretario generale del Consiglio d'Europa ha sottoposto un progetto di Convenzione al Comitato dei Ministri per adozione. Il Comitato dei Ministri ha adottato il testo della Convenzione il 19 luglio 2000 ed ha fissato al 20 ottobre 2000 la data di apertura alla firma.
II. Obiettivi e struttura della Convenzione
21. Le popolazioni europee chiedono che le politiche e gli strumenti che hanno un impatto sul territorio tengano conto delle loro esigenze relative alla qualit à dello specifico ambiente di vita. Ritengono che tale qualità poggi, tra l'altro, sulla sensazione che deriva da come esse stesse percepiscono, in particolar modo visualmente, l'ambiente che le circonda, ovvero il paesaggio e hanno acquisito la consapevolezza che la qualit à e la diversit à di numerosi paesaggi si stanno deteriorando a causa di fattori tanto numerosi, quanto svariati e che tale fenomeno nuoce alla qualit à della loro vita quotidiana.
22. Le attivit à degli organi pubblici in materia di paesaggio non possono più limitarsi a studi o a un'area ridotta di interventi, appannaggio esclusivo di certi enti scientifici e tecnici specializzati.
23. Il paesaggio deve diventare un tema politico di interesse generale, poich é contribuisce in modo molto rilevante al benessere dei cittadini europei che non possono pi ù accettare di "subire i loro paesaggi", quale risultato di evoluzioni tecniche ed economiche decise senza di loro. Il paesaggio è una questione che interessa tutti i cittadini e deve venir trattato in modo democratico, soprattutto a livello locale e regionale.
24. Il riconoscimento di un ruolo attivo dei cittadini nelle decisioni che riguardano il loro paesaggio puo' offrir loro l'occasione di meglio identificarsi con i territori e le citt à in cui lavorano e trascorrono i loro momenti di svago. Se si rafforzer à il rapporto dei cittadini con i luoghi in cui vivono, essi saranno in grado di consolidare sia le loro identit à , che le diversit à locali e regionali, al fine di realizzarsi dal punto di vista personale, sociale e culturale. Tale realizzazione è alla base dello sviluppo sostenibile di qualsiasi territorio preso in esame, poiché la qualit à del paesaggio costituisce un elemento essenziale per il successo delle iniziative economiche e sociali, siano esse private, che pubbliche.
25. L'obiettivo generale della convenzione è di obbligare i pubblici poteri ad attuare, a livello locale, regionale, nazionale ed internazionale, delle politiche e dei provvedimenti atti a salvaguardare, gestire e pianificare i paesaggi d'Europa, al fine di conservarne o di migliorarne la qualit à e di far si' che le popolazioni, le istituzioni e gli enti territoriali ne riconoscano il valore e l'interesse e partecipino alle decisioni pubbliche in merito.
26. Il campo di intervento delle politiche e dei provvedimenti qui sopra citati deve riferirsi alla totalit à della dimensione paesaggistica del territorio degli Stati. A tal proposito, la convenzione si applica all'insieme del territorio europeo, che si tratti degli spazi naturali, rurali, urbani o periurbani. Non la si potrebbe limitare unicamente agli elementi culturali od artificiali, oppure agli elementi naturali del paesaggio: si riferisce all'insieme di tali elementi e alle relazioni esistenti tra di loro.
27. L'estensione della portata dell'azione dei pubblici poteri in materia di paesaggio all'insieme della dimensione paesaggistica del loro territorio nazionale non significa che si debbano applicare le stesse misure e le stesse politiche all'insieme dei paesaggi; tali misure e politiche dovranno potersi riferire a dei paesaggi che, a seconda delle loro caratteristiche, richiederanno degli interventi locali diversificati che vanno dalla conservazione più rigorosa alla creazione vera e propria, passando per la salvaguardia, la gestione e la pianificazione. Tali interventi possono permettere uno sviluppo socio-economico determinante dei territori interessati.
28. La convenzione esige un atteggiamento rivolto verso il futuro da parte di tutti i protagonisti le cui decisioni
hanno un'influenza sulla salvaguardia, la gestione o la pianificazione dei paesaggi. Ha delle conseguenze in numerosi settori della politica e dell'azione pubblica o privata, dal livello locale a quello europeo.
29. I paesaggi d'Europa rappresentano un interesse locale, ma ugualmente un valore per l'insieme delle popolazioni europee. Sono apprezzati oltre il loro ambito locale e oltre le frontiere nazionali. Inoltre esistono paesaggi che presentano delle caratteristiche comuni da entrambi i lati di una frontiera e sono allora necessarie delle misure transfrontaliere per attuare degli interventi. Infine, i paesaggi sono esposti alle influenze, sia favorevoli, che sfavorevoli, di processi che possono essere provocati in altre zone e far sentire i loro effetti al di là delle frontiere. Per questo, è legittimo occuparsi dei paesaggi a livello europeo.
30. La diversit à e la qualit à dei valori culturali e naturali legati ai paesaggi europei costituiscono un patrimonio comune degli Stati europei, elemento che li obbliga a definire insieme i mezzi atti a garantire in modo concertato la tutela di tali valori. Soltanto una convenzione internazionale a livello del Consiglio d'Europa puo' contribuire a conseguire tale obiettivo, al fine di fornire un riferimento giuridico alle altre iniziative internazionali che operano nello stesso campo.
31. Alcuni strumenti giuridici internazionali hanno una certa incidenza sul paesaggio, sia direttamente, che indirettamente. Non esiste tuttavia uno strumento giuridico internazionale che tratti in modo diretto, specifico e completo dei paesaggi europei e della loro tutela, malgrado il loro valore culturale e naturale inestimabile e le molteplici minacce che pesano su di loro. La convenzione è destinata a colmare tale lacuna.
32. Una convenzione internazionale costituisce uno strumento giuridico vivo, che evolve insieme all'oggetto trattato nelle sue disposizioni. E' essenziale che uno strumento giuridico internazionale mirante a tener conto dei valori e degli interessi del paesaggio possa evolvere seguendo il carattere variabile di tali valori ed interessi.
33. La Convenzione presenta il vantaggio di applicarsi per un periodo indeterminato e di essere applicata sotto gli auspici di una organizzazione internazionale, in questo caso il Consiglio d'Europa. La Convenzione europea del paesaggio è considerata il complemento di strumenti giuridici internazionali, quali:
a. la Convenzione dell'Unesco sulla tutela del patrimonio mondiale, culturale e naturale (Parigi, 16 novembre 1972) ; b. la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla conservazione della vita selvatica e dell'ambiente naturale d'Europa (Berna, 19 settembre 1979) ; c. la Convenzione del Consiglio d'Europa per la salvaguardia del patrimonio architettonico d'Europa (Granada, 3 ottobre 1985) ; d. la Convenzione del Consiglio d'Europa per la tutela del patrimonio archeologico (rivista) (La Valletta, 16 gennaio 1992) ; e di iniziative internazionali, quali la Strategia paneuropea della diversità biologica e paesaggistica (Sofia, 25 ottobre 1995). La Convenzione europea del paesaggio deve consentire di stabilire dei legami formali, se del caso, tra i meccanismi della convenzione stessa e tutti questi altri strumenti o iniziative.
34. La Convenzione europea del paesaggio lascia alle Parti la scelta dei mezzi da attivare nei loro ordinamenti giuridici interni per soddisfare gli obblighi che ne derivano. Gli strumenti giuridici, amministrativi, fiscali e finanziari messi in atto in ogni paese per applicare la convenzione devono inserirsi nel modo più armonioso possibile nelle tradizioni nazionali. Inoltre, in virt ù del principio di sussidiariet à, la responsabilit à dei provvedimenti a favore del paesaggio spetta anche ai pubblici poteri del livello locale e regionale, e non unicamente a quelli del livello nazionale ed internazionale.
35. Il testo della Convenzione europea del paesaggio consiste in un preambolo e in quattro parti principali:
a. il capitolo I, che definisce gli obiettivi e il campo d'applicazione della convenzione, nonch é i suoi termini -chiave;
b. il capitolo II, che elenca i provvedimenti da prendere a livello nazionale;
c. il capitolo III, che precisa i fondamenti della cooperazione europea e le misure da prendere a livello internazionale, come pure il ruolo dei Comitati responsabili del controllo dell'applicazione della Convenzione;
d. il capitolo IV, che tratta delle procedure per l'adozione della convenzione e delle questioni connesse.
III. Commenti sulle disposizioni della Convenzione Preambolo
36. Il preambolo della Convenzione mira a sottolineare le poste in gioco che sono alla base della Convenzione europea del paesaggio, ponendo in rilievo i punti enunciati qui appresso. La convenzione si inserisce nel contesto dei lavori del Consiglio d'Europa nel campo del patrimonio naturale e culturale, dell'assetto territoriale, dell'ambiente e dell'autonomia locale.
La preoccupazione dello sviluppo sostenibile enunciata alla Conferenza di Rio del 1992 accorda al paesaggio un posto essenziale in quanto fattore di equilibrio tra patrimonio naturale e culturale, riflesso dell'identit à e della diversit à europea e una risorsa economica creatrice di posti di lavoro e legata allo sviluppo di un turismo sostenibile.
Il paesaggio svolge un ruolo importante in quanto elemento dell'ambiente e del contesto di vita delle popolazioni, sia nelle aree urbane, che rurali e sia per i paesaggi con caratteristiche eccezionali, che per quelli della vita quotidiana. Per questo, le popolazioni sono invitate a svolgere un ruolo attivo nella sua gestione e nella sua pianificazione e devono sentirsi responsabili del loro futuro.
Gli Stati membri del Consiglio d'Europa, desiderosi di promuovere gli ideali che rappresentano il loro patrimonio comune mediante accordi internazionali, dispongono quindi, con il paesaggio, di un bene prezioso da mantenere e da gestire mediante una cooperazione internazionale effettiva ed organizzata nel quadro di uno strumento giuridico esclusivamente dedicato al paesaggio.
CAPITOLO I - DISPOSIZIONI GENERALI
Articolo 1 - Definizioni
37. L'articolo dà la definizione di una serie di termini utilizzati nella convenzione, al fine di garantire la loro interpretazione uniforme da parte di tutti coloro che intendono adoperarsi a favore dello stato dei paesaggi europei.
38. Il termine " paesaggio " viene definito come una zona o un territorio, quale viene percepito dagli abitanti del luogo o dai visitatori, il cui aspetto e carattere derivano dall'azione di fattori naturali e/o culturali (ossia antropici). Tale definizione tiene conto dell'idea che i paesaggi evolvono col tempo, per l'effetto di forze naturali e per l'azione degli esseri umani. Sottolinea ugualmente l'idea che il paesaggio forma un tutto, i cui elementi naturali e culturali vengono considerati simultaneamente.
39. I termini " politica del paesaggio " e" obiettivo di qualità paesaggistica " indicano le fasi della strategia che gli Stati devono mettere a punto in due tappe:
1. la " politica del paesaggio " è l'espressione della consapevolezza, da parte dei pubblici poteri, della necessit à di enunciare una politica pubblica in materia di paesaggio. Consister à nel formulare degli orientamenti fondamentali, dei principi generali e delle scelte strategiche che serviranno da guida alle decisioni relative alla salvaguardia, alla gestione e alla pianificazione del paesaggio;
2. un " obiettivo di qualit à paesaggistica" consiste, per un determinato paesaggio, dopo che è stato individuato e valutato, nell'indicazione dettagliata delle caratteristiche che le popolazioni locali interessate aspirano a veder riconosciute per il loro ambiente di vita.
40. L'articolo 1 contiene poi delle definizioni relative a tre espressioni che si ritrovano frequentemente nella convenzione, ossia " salvaguardia ", " gestione " e " pianificazione " dei paesaggi, che sono dei principi di azione sul paesaggio previsti in modo dinamico e prospettivo.
" Salvaguardia dei paesaggi " riguarda i provvedimenti presi allo scopo di preservare il carattere e la qualit à di un determinato paesaggio al quale le popolazioni accordano un grande valore, che sia per la sua configurazione naturale o culturale particolare. Tale salvaguardia deve essere attiva ed accompagnata da misure di conservazione per mantenere gli aspetti significativi di un paesaggio.
" Gestione dei paesaggi " riguarda i provvedimenti presi conformemente al principio dello sviluppo sostenibile per accompagnare le trasformazioni provocate dalle esigenze economiche, sociali o ambientali. Tali provvedimenti potranno riguardare l'organizzazione dei paesaggi o gli elementi che li compongono. Mirano a garantire la cura costante di un paesaggio e a vigilare affinché evolva in modo armonioso, allo scopo di soddisfare i fabbisogni economici e sociali. La gestione dovrà essere dinamica e dovr à tendere a migliorare la qualit à dei paesaggi in funzione delle aspirazioni delle popolazioni.
" Pianificazione dei paesaggi " riguarda il processo formale di studio, di progettazione e di costruzione mediante il quale vengono creati nuovi paesaggi per soddisfare le aspirazioni della popolazione interessata.
Occorre elaborare autentici progetti di pianificazione, soprattutto nelle aree maggiormente colpite dal cambiamento e fortemente deteriorate (periferie, zone periurbane ed industriali, litorali). Tali progetti di pianificazione si pongono come obiettivo la radicale ristrutturazione dei paesaggi degradati.
41. In ogni zona paesaggistica, l'equilibrio tra questi tre tipi di attività dipender à dal carattere della zona e dagli obiettivi definiti per il suo futuro paesaggio. Certe zone possono richiedere una protezione molto rigorosa. Invece, possono esistere delle zone il cui paesaggio estremamente rovinato richiede di venir completamente ristrutturato. Per la maggior parte dei paesaggi, si rende necessario l'insieme delle tre tipologie di intervento, mentre altri richiedono uno specifico grado di intervento.
42. Nella ricerca di un buon equilibrio tra la protezione, la gestione e la pianificazione di un paesaggio, occorre ricordare che non si cerca di preservare o di "congelare" dei paesaggi ad un determinato stadio della loro lunga evoluzione. I paesaggi hanno sempre subito mutamenti e continueranno a cambiare, sia per effetto dei processi naturali, che dell'azione dell'uomo. In realtà , l'obiettivo da perseguire dovrebbe essere quello di accompagnare i cambiamenti futuri riconoscendo la grande diversit à e la qualit à dei paesaggi che abbiamo ereditato dal passato, sforzandoci di preservare, o ancor meglio, di arricchire tale diversit à e tale qualità invece di lasciarle andare in rovina.
Articolo 2 - Campo di applicazione
43. L'articolo precisa che la convenzione si applica a tutto il territorio delle Parti e riguarda gli spazi naturali, rurali, urbani e periurbani. Riguarda tanto il paesaggio terrestre, che acquatico e concerne le acque interne (laghi, stagni), come pure le aree marittime (acque costiere, mare territoriale).
44. La riserva dell'articolo 15 si riferisce alla facolt à lasciata a certi Stati, per ragioni costituzionali, di non applicare automaticamente un trattato internazionale ratificato ad alcuni dei loro territori, in particolar modo quelli di oltremare (si veda il commento relativo all'articolo 15).
45. L'originalit à della Convenzione risiede nella sua applicazione tanto ai paesaggi ordinari, che a quelli eccezionali, poich é sono tutti determinanti per la qualit à dell'ambito di vita delle popolazioni in Europa. Comprende in tal modo i paesaggi della vita quotidiana, quelli eccezionali o degradati. Un campo d'applicazione cosi' vasto è giustificato dalle seguenti ragioni: ogni paesaggio costituisce un ambito di vita per la popolazione che vi risiede; esistono delle interconnessioni complesse tra i paesaggi urbani e rurali; la maggior parte degli Europei vive nelle citt à (grandi e piccole), la cui qualit à paesaggistica ha un'enorme influenza sulla loro esistenza; infine, i paesaggi rurali occupano un posto importante nella sensibilit à europea. Altro motivo che giustifica questo vasto campo di applicazione sono le profonde modifiche che subiscono attualmente i paesaggi europei, in particolar modo quelli periurbani.
Articolo 3 - Obiettivi
46. L'articolo enuncia l'obiettivo della convenzione, che è quello di garantire la protezione, la gestione e la pianificazione dei paesaggi europei mediante l'adozione di provvedimenti nazionali e l'attuazione di una cooperazione europea tra le Parti.
47. Il capitolo II (articoli 4-6) e il capitolo III (articoli 7-11) della convenzione trattano dei provvedimenti nazionali e della cooperazione europea.
CAPITOLO II - PROVVEDIMENTI NAZIONALI
Articolo 4 - Ripartizione delle competenze
48. Ai sensi di questo articolo, ogni Parte contraente dovr à applicare la convenzione al livello amministrativo meglio appropriato per l'adozione di misure riguardanti il paesaggio, tenendo conto del principio di sussidiarietà e della Carta europea dell'autonomia locale. Ne consegue che, quando necessario, gli enti locali e regionali, come pure i loro consorzi devono avere la garanzia di essere chiamati a partecipare in modo ufficiale al processo di applicazione.
49. Nei casi in cui le autorit à locali e regionali dispongano delle competenze necessarie, la protezione, la gestione e la pianificazione dei paesaggi risulteranno maggiormente efficaci se la responsabilit à della loro messa in atto verrà affidata - nel quadro costituzionale legislativo previsto a livello nazionale - alle autorit à pi ù vicine alla popolazione interessata. Ogni Stato deve definire precisamente i compiti e le misure che vengono affidati ad ogni livello (nazionale, regionale o locale) e stabilire delle norme per il coordinamento di tali provvedimenti tra i vari livelli, segnatamente per quanto riguarda gli strumenti relativi all'urbanistica e alla pianificazione territoriale.
Articolo 5 - Provvedimenti generali
50. L'articolo determina i provvedimenti necessari per l'applicazione della convenzione in ogni Stato firmatario. Si tratta dei seguenti provvedimenti:
a. riconoscere giuridicamente il paesaggio, in quanto componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, espressione della diversità del loro comune patrimonio, naturale, culturale, ambientale e socio-economico e fondamento delle loro identit à locali. Vale la pena di notare che numerosi Stati europei già fanno dei riferimenti al paesaggio nella loro costituzione o nella loro legislazione sul patrimonio naturale o culturale, oppure sull'ambiente;
b. formulare ed attuare delle politiche volte alla salvaguardia, alla gestione e alla pianificazione dei paesaggi, nel rispetto delle disposizioni della convenzione, adottando le misure particolari previste all'articolo 6;
c. avviare delle procedure per la partecipazione delle popolazioni, degli enti locali e regionali e degli altri soggetti interessati, ai fini di definire ed attuare le suddette politiche. Il paesaggio è un elemento che interessa l'insieme della popolazione: la cura del paesaggio richiede un partenariato tra una nutrita schiera di individui e di organizzazioni;
d. tener conto sistematicamente del paesaggio nelle politiche nazionali in materia di pianificazione territoriale e di urbanistica, nelle politiche culturali, ambientali, agricole, socioeconomiche, come pure nelle altre politiche settoriali suscettibili di avere un'incidenza, diretta od indiretta, sul paesaggio, cosi' come per esempio i trasporti. Alla base di questa disposizione c'è l'idea che il paesaggio non è un tema da prendere in esame in quanto settore specializzato di competenza degli affari. pubblici Il paesaggio può subire influenze positive o negative esercitate da interventi plurisettoriali. Ne deriva la necessit à per i governi di vigilare affinché gli obiettivi connessi con il paesaggio siano presi in considerazione in tutti i settori pertinenti della vita pubblica.
Articolo 6 - Misure specifiche
51. L'articolo si riferisce alle misure specifiche che le Parti dovranno prendere a livello nazionale, regionale o locale.
Paragrafo A - Sensibilizzazione
52. Il paragrafo tratta della questione chiave della sensibilizzazione. Il paesaggio appartiene in parte ad ogni cittadino, che ha il dovere di averne cura. Ne deriva che la buona condizione dei paesaggi è strettamente connessa al livello di sensibilizzazione delle popolazioni. In tale prospettiva dovrebbero essere indette delle campagne di informazione e di sensibilizzazione dei cittadini, dei rappresentanti eletti e delle associazioni sul valore dei paesaggi di oggi e di domani.
Paragrafo B - Formazione ed educazione
53. La salvaguardia, la gestione e la pianificazione dei paesaggi possono rivelarsi una questione complessa che coinvolge molteplici enti pubblici e privati e che comporta lavori pluridisciplinari di competenza di varie professioni. Le Parti sono pertanto invitate:
a. a realizzare una formazione di livello elevato per gli specialisti nel settore della conoscenza e degli interventi sui paesaggi;
b. a promuovere dei programmi pluridisciplinari di formazione alle questioni connesse con il paesaggio per gli amministratori eletti e il personale tecnico delle autorità locali, regionali e nazionali e degli altri enti pubblici o privati interessati. Obiettivo di tali sforzi è il miglioramento delle competenze tecniche degli enti responsabili del paesaggio. Tali enti possono essere per esempio delle organizzazioni di categoria incaricate della pianificazione territoriale, dell'ambiente e della gestione del patrimonio, interessate all'utilizzo delle terre ai fini dell'agricoltura, del turismo o dell'industria, oppure essere coinvolte nei lavori di edilizia e della costruzione di infrastrutture;
c. a sviluppare degli insegnamenti scolastici ed universitari che trattino, nelle discipline interessate, dei valori legati al paesaggio e delle questioni relative alla sua salvaguardia, alla sua gestione e alla sua pianificazione, in modo che i giovani acquisiscano la consapevolezza dei problemi connessi con il contesto nel quale vivono.
C - Individuazione e valutazione
54. Il paragrafo espone la natura dei lavori necessari per individuare e valutare i paesaggi, al fine di far poggiare su solide basi un'azione sul lungo periodo, volta a tutelarne e a migliorarne la qualit à . Tale azione deve essere sostenuta da una conoscenza approfondita delle particolarit à di ogni paesaggio, del suo processo di evoluzione e del valore che la popolazione interessata gli accorda. La valutazione potrebbe venir effettuata senza che si proceda necessariamente a stabilire una scala precisa di valori.
55. Il sottoparagrafo C 1 a impegna le Parti ad intraprendere delle ricerche e degli studi finalizzati ad individuare i paesaggi e ad analizzarne le particolarit à, come pure le dinamiche e le pressioni che li modificano. Alcuni paesi hanno effettuato a livello nazionale un lavoro di esame e di censimento dei loro paesaggi. Tale lavoro ha rivelato il carattere specifico dei paesaggi delle varie zone, poiché ciascuno possiede la propria combinazione di elementi naturali ed antropici. Sistemi informativi territoriali e moderne tecniche di cartografia informatizzata, anche a livello urbano, vengono impiegate per evidenziare le specificità di un paesaggio (suoi rilievi, schema del suo popolamento, principali utilizzazioni del suolo, attivit à economiche, zone residenziali, presenza o assenza di caratteristiche quali siepi o terrazzi, testimonianze delle attività umane del passato o ad habitat per delle specie selvatiche, ecc.).
56. Tale lavoro effettuato sul campo da professionisti deve obbligatoriamente rendere partecipi le comunit à locali , i cittadini e i vari soggetti interessati mediante indagini e riunioni di informazione.
57. Il sottoparagrafo C 1 b impegna le Parti a stabilire la qualit à dei paesaggi cosi' individuati, tenendo conto del valore specifico loro attribuito dai cittadini e dai soggetti interessati, per esempio i proprietari fondiari o quelli che intervengono nel loro utilizzo e nella loro gestione. Obiettivo di tale valutazione è quello di fornire una base che consenta di determinare quali elementi, nel paesaggio di una zona determinata, sono preziosi al punto da doverli proteggere, quali caratteristiche richiedono una gestione volta a preservare la qualit à del paesaggio e quali elementi o quali zone meritano che se ne preveda la valorizzazione. E' un processo che deve tener conto del parere della popolazione interessata e degli interessi legati alle politiche settoriali; si tratta di punti di vista che possono rivelarsi estremamente vari e soggettivi. Per questo sarebbe forse saggio cominciare la valutazione basandosi su dei criteri obiettivi, e poi raffrontare i risultati con i diversi valori che la popolazione attribuisce al paesaggio e ad interessi di altro tipo. Se del caso, tale confronto potrebbe essere oggetto di un'indagine pubblica nell'ambito della quale i soggetti interessati potrebbero esprimere il loro parere. La partecipazione dei cittadini a questo tipo di processo potrebbe venir incoraggiata mediante l'informazione del pubblico, la consultazione di tutti gli enti rappresentativi o ricorrendo ai mass media e alle campagne di sensibilizzazione condotte a tutti i livelli.
58. Il sottoparagrafo C 2 ricorda a tal proposito quanto puo' apportare lo scambio internazionale di esperienze e di idee, previsto agli articoli successivi. Non esiste nessun metodo riconosciuto da tutti per studiare, individuare e valutare i paesaggi; esiste pero' tutto un insieme molto importante di conoscenze, di cui occorrerebbe avvalersi. La cooperazione internazionale dovrà incoraggiare i paesi a prendere i provvedimenti; garantirà che vengano accomunate le esperienze sui paesaggi e sul loro valore, come pure i problemi e le politiche attuali, consentirà infine di stabilire quali paesaggi o quali problemi meriterebbero un'attenzione internazionale.
Paragrafo D - Obiettivi di qualit à paesaggistica
59. Il paragrafo impegna le Parti a definire per i paesaggi individuati e valutati degli obiettivi di qualit à paesaggistica, mediante la consultazione della popolazione interessata. Prima di adottare qualsiasi provvedimento di salvaguardia, gestione e pianificazione di un paesaggio, è essenziale dare al pubblico una definizione chiara degli obiettivi che si vogliono conseguire. Gli obiettivi devono essere definiti, presentati e pubblicati dall'autorità competente, previa consultazione del pubblico e tenendo conto di tutti gli interessi in gioco. Gli obiettivi possono essere stabiliti nell'ambito pi ù generale di una politica condotta dagli enti territoriali o centrali interessati. La definizione degli obiettivi deve esporre in maniera chiara le caratteristiche e le qualit à particolari del paesaggio preso in esame, l'idea generale della politica relativa a detto paesaggio, gli elementi specifici del paesaggio interessati dalle misure di salvaguardia, di gestione o di pianificazione e deve quindi indicare quali sono gli strumenti che si intende utilizzare per conseguire gli obiettivi prefissati.
60. Deve apparire una chiara relazione tra gli obiettivi, i risultati delle analisi di individuazione e di valutazione e i provvedimenti giudicati necessari per conseguire tali obiettivi.
Paragrafo E - Applicazione
61. Il paragrafo invita le Parti ad adottare gli strumenti legislativi, amministrativi, fiscali o finanziari specifici per la salvaguardia, la gestione e la pianificazione dei paesaggi, tenendo conto delle politiche sul paesaggio convenute. Tali strumenti possono essere svariati. Possono consistere nell'elaborazione di strumenti di pianificazione a valenza paesistica, di progetti sul paesaggio, nel regime speciale per certi paesaggi, nella
presa in considerazione dei paesaggi negli studi di impatto e nelle autorizzazioni alle attivit à o all'occupazione dei suoli, in misure urgenti per salvaguardare un determinato paesaggio minacciato, ecc. Spetta ad ogni Stato elaborare e adottare una serie di strumenti atti a soddisfare le esigenze dei propri paesaggi e conformi al suo ordinamento giuridico. I Comitati di esperti competenti di cui all'articolo 10 della convenzione potranno formulare delle raccomandazioni per agevolare l'applicazione della convenzione.
CAPITOLO III - COOPERAZIONE EUROPEA
Articolo 7 - Politiche e programmi internazionali
62. La convenzione dovrebbe stimolare una maggiore presa in considerazione del paesaggio presso i diversi organismi internazionali come pure nei programmi internazionali. A tal scopo, le Parti specialmente sensibilizzate al problema del paesaggio dovrebbero svolgere un ruolo attivo, coordinando le loro riflessioni e le loro proposte in seno ai Comitati di esperti competenti di cui all'articolo 10 della Convenzione. Il Consiglio d'Europa dovrebbe inoltre organizzare una cooperazione particolare sul tema del paesaggio, in collaborazione con altri organismi internazionali, governative, in particolare l'Unesco, l'Unione europea e l'IUCN, e altre organizzazioni non governative.
Articolo 8 - Assistenza reciproca e scambio di informazioni
63. Per facilitare l' applicazione della convenzione e rafforzarne l'efficacia, le Parti si impegnano a cooperare tra di loro in tre settori:
a. la reciproca assistenza tecnica e scientifica mediante lo scambio di esperienze e di lavori di ricerca in materia di paesaggio;
b. gli scambi di specialisti del paesaggio, segnatamente al fine della formazione e dell'informazione;
c. lo scambio di informazioni su tutte le questioni trattate nelle disposizioni della convenzione.
64. In questi ultimi anni, si è potuto constatare un notevole aumento dell'interesse - politico, professionale ed accademico - suscitato dalle questioni relative al paesaggio, da cui deriva lo sviluppo di tutto un insieme di esperienze e di competenze alle quali possono ispirarsi gli Stati membri, gli enti locali e regionali e gli altri soggetti per l'applicazione della convenzione. Nel contempo, i mezzi disponibili per questo scambio di idee,e per gli aspetti tecnici dello studio paesaggistico- sono stati radicalmente migliorati grazie al progresso delle comunicazioni elettroniche e all'arrivo di Internet. Tale evoluzione consente di portare avanti su una base molto più ampia rispetto soltanto ad una decina di anni fa lo scambio di idee e l'assistenza reciproca; in tal modo, in tutta Europa, i soggetti locali possono partecipare a questo scambio che consente di instaurare un'autentica "democrazia del paesaggio".
Articolo 9 - Paesaggi transfrontalieri
65. L'articolo impegna le Parti a mettere a punto dei programmi transfrontalieri per l'individuazione, la valutazione, la salvaguardia, la gestione e la pianificazione dei paesaggi transfrontalieri. Nell'elaborare tali programmi, nel rispetto del principio di sussidiarit à quale definito dalla Carta europea dell'autonomia locale, le Parti sono invitate ad avvalersi del sostegno degli enti locali e regionali, utilizzando come strumenti di realizzazione quelli raccomandati dalla Convenzione-quadro europea del 21 maggio 1980 sulla cooperazione transfrontaliera delle collettivit à o autorit à territoriali, e i suoi protocolli addizionali.
Articolo 10 - Controllo dell'applicazione della convenzione
66. E' emerso che gli obiettivi della convenzione sarebbero raggiunti più facilmente se i rappresentanti delle Parti avessero la possibilit à di incontrarsi regolarmente per mettere a punto dei programmi comuni e coordinati e garantire in modo congiunto il controllo dell'applicazione della convenzione.
67. A tal proposito, è stato considerato che il Consiglio d'Europa rappresenta il quadro ideale, poich é dispone di strutture competenti nell'ambito delle quali tutte le Parti contraenti della convenzione possono farsi rappresentare.
68. Visto il carattere pluridisciplinare della nozione e delle attivit à legate al paesaggio, il controllo dell'applicazione della convenzione potr à quindi essere affidato al Comitato per le attività del Consiglio d'Europa in materia di diversit à biologica e paesaggistica (CO-DBP) e al Comitato del patrimonio culturale (CC - PAT) che, nell'ambito del Consiglio d'Europa, operano nel campo di attività trattate nelle disposizioni
della convenzione e hanno un accesso diretto al Comitato dei Ministri. Per svolgere tale compito, questi comitati potranno riunirsi congiuntamente in modo che la convenzione possa avvalersi di un forum di discussione appropriato. L'Assemblea parlamentare e il Congresso dei poteri locali e regionali d'Europa (CPLRE) saranno associati ai lavori dei suddetti comitati sul tema della convenzione.
69. Considerando le crescenti responsabilit à delle autorit à locali e regionali nel campo della salvaguardia, della gestione e della pianificazione dei paesaggi, il Congresso dei poteri locali e regionali d'Europa (CPLRE), l'organo rappresentativo di tali autorit à in seno al Consiglio d'Europa, potrà indirizzare dei pareri al Comitato dei Ministri circa i rapporti predisposti dall'istanza del Consiglio d'Europa incaricata del controllo dell'applicazione della convenzione, in base all'articolo 2, capoverso 2 della Risoluzione statutaria (2000) 1.
70. Nello stesso spirito, il CPLRE è chiamato a partecipare attivamente alle iniziative intraprese nell'ambito del controllo e ad esprimere il proprio parere sui criteri seguiti per l'assegnazione del Premio del paesaggio del Consiglio d'Europa previsto dall'articolo 11.
Articolo 11 - Premio del paesaggio del Consiglio d'Europa
71. L'articolo prevede che il Comitato dei Ministri, su proposta dei Comitati di esperti competenti di cui all'articolo 10 della convenzione, e dopo aver preso in considerazione il parere del Congresso dei poteri locali e regionali d'Europa, assegnerà il Premio del paesaggio del Consiglio d'Europa ad un ente locale o regionale, a un consorzio di tali enti (all'interno di un solo paese o su base transfrontaliera) e a delle organizzazioni non governative che abbiano attuato una politica o delle misure relative alla salvaguardia, la gestione e/o la pianificazione dei paesaggi che dimostrino un'efficacia durevole e possano servire da esempio alle altre collettivit à attraverso l'Europa.
72. Tale premio si prefigge lo scopo di stimolare un processo che gli Stati potrebbero innescare in tutta Europa per incoraggiare e riconoscere una gestione esemplare dei paesaggi. Il Premio del paesaggio del Consiglio d'Europa potrebbe in tal modo venir a completare un processo gestito a livello nazionale e comprendente eventualmente l'organizzazione di concorsi nazionali analoghi e un sostegno finanziario alle collettivit à locali e regionali interessate.
73. Il paragrafo 1 indica che le autorit à locali e regionali, i loro consorzi, le organizzazioni non governative possono presentare la loro candidatura per partecipare al concorso per il premio del paesaggio attraverso il loro Stato membro. Lo Stato Parte della convenzione potr à in tal modo valutare le candidature, eventualmente mediante un concorso nazionale che potrebbe prevedere dei premi o delle ricompense, e presentare ai Comitati di esperti competenti il vincitore nazionale, oppure un numero limitato di candidati per l'assegnazione del premio.
74. I paragrafi 2 e 3 autorizzano i Comitati di esperti competenti a definire e a pubblicare i criteri secondo i quali verranno valutati i candidati al premio e a ricevere le proposte da parte degli Stati. Il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa conferisce il premio.
75. Il paragrafo 4 predispone che i titolari del premio vengano invitati a garantire in modo durevole la salvaguardia , la gestione e la pianificazione dei paesaggi considerati.
CAPITOLO
IV - CLAUSOLE FINALI
76. Tranne poche eccezioni, le clausole finali si basano sul modello delle clausole finali delle convenzioni e degli accordi stipulati in seno al Consiglio d'Europa, modello approvato dal Comitato dei Ministri alla 315a riunione a livello dei Delegati, nel febbraio 1980. La maggior parte degli articoli non richiede quindi delle osservazioni particolari, ma meritano una spiegazione i punti seguenti.
Articolo 12 - Relazioni con altri strumenti giuridici
77. La redazione di questo articolo si ispira alle disposizioni tipo gi à adottate per altre convenzioni internazionali, per risolvere il problema dell'articolazione tra convenzioni che intervengono in settori simili.
78. La presente convenzione si distingue sia sul piano formale, che su quello sostanziale dalla Convenzione sulla tutela del patrimonio mondiale, culturale e naturale dell'Unesco del 16 novembre 1972. Hanno vocazioni distinte, al pari delle due organizzazioni sotto i cui auspici sono state elaborate. Una è a vocazione regionale, l'altra mondiale. La convenzione del Consiglio d'Europa appare come complementare di quella dell'Unesco. Sul piano sostanziale, la convenzione del Consiglio d'Europa raggruppa tutti i paesaggi, anche quelli che non hanno un valore universale eccezionale, ma non comprende i monumenti del patrimonio culturale, a
differenza del testo dell'Unesco. Parimenti, il suo obiettivo principale non è quello di stabilire un elenco di beni che presentano un interesse eccezionale ed universale, bensi' di stabilire un regime di salvaguardia, di gestione e di pianificazione di tutti i paesaggi sulla base di una serie di principi. Ognuno dei due testi possiede pertanto la propria specificit à. Per coordinare l'azione complementare delle due convenzioni, si potrebbe prevedere una cooperazione scientifica tra il Comitato del patrimonio mondiale dell'Unesco e i Comitati di esperti di cui all'articolo 10 della Convenzione europea del paesaggio, mediante un accordo tra l'Unesco e il Consiglio d'Europa, in applicazione dell'articolo 13.7 della Convenzione dell'Unesco del 16 novembre 1972 e in base al suggerimento contenuto all'articolo 7 della presente convenzione.
79. L'articolo 12 della convenzione europea del paesaggio intende prevenire delle eventuali difficolt à con altri strumenti giuridici internazionali, precisando che non preclude l'applicazione di disposizioni pi ù rigorose e pi ù favorevoli eventualmentecontenute nei suddetti strumenti.
Articolo 13 - Firma, ratifica, entrata in vigore
80. La convenzione entrerà in vigore tre mesi dopo la ratifica da parte di dieci Stati membri del Consiglio d'Europa.
Articolo 15 - Applicazione territoriale
81. Si tratta di una disposizione che interessa unicamente dei territori con statuto particolare, quali i territori d'oltremare, oppure le isole Feroe e la Groenlandia per la Danimarca, o Gibilterra, l'isola di Man, di Jersey e di Guernesey per il Regno Unito.
82. E' stato chiaramente convenuto che sarebbe contrario all'oggetto e allo scopo della convenzione il fatto che una Parte possa escludere dall'applicazione di questo strumento delle parti del suo territorio metropolitano e che non era necessario esplicitare questo aspetto nella convenzione.
Articolo 17 - Emendamenti
83. Gli emendamenti possono consentire di adattare o di migliorare la convenzione. I comitati menzionati all'articolo 10 della convenzione possono preparare gli emendamenti ed esaminare quelli che vengono proposti dalle Parti. Gli emendamenti vengono adottati dal Comitato dei Ministri a maggioranza dei tre quarti dei voti espressi, e poi accettati dalle Parti. Entrano in vigore tre mesi dopo la loro accettazione da tre Stati Parti firmatari membri del Consiglio d'Europa.
1. L'Assemblea parlamentare e il Comitato del patrimonio culturale del Consiglio d'Europa, come pure il Comitato delle regioni dell'Unione europea, il Comitato per la tutela del patrimonio mondiale dell'Unesco, la Commissione per le zone protette e la Commissione del diritto dell'ambiente dell'Unione mondiale per la natura (UICN) hanno espresso il loro parere ufficiale nel quadro della Conferenza di Firenze. In tale occasione, un certo numero di organizzazioni non governative qualificate sotto il profilo tecnico nel campo del paesaggio hanno ugualmente espresso un parere favorevole sul progetto preliminare di convenzione.