mensile - anno diciotto - numero quattro - aprile 2014
ISSN 2039-0262
italia
TRENDS Shorts ARTE Gianluca Chiodi DESIGN Lamborghini DANZA Alessandro Torrielli
editoriale
I
Qualcosa di malsano
dottori sono i primi che fumano e i primi a incitarci a smettere. I preti predicano l’amore, ma a loro viene negato. Il macellaio al ristorante ordina il pesce, il pescivendolo la carne e noi diffidiamo del fornaio che non mangia pane. I vegetariani non si nutrono di animali, ma spesso si vestono con i capi in pelle. Durante un incidente stradale siamo alla spasmodica ricerca del ferito grave. Sogniamo corpi tonici e pretendiamo che una crema spalmata di notte faccia il miracolo. Vogliamo un cane perchè siamo certi che lui non ci tradirà, consapevoli che l’uomo forse prima di essere fedele sentimentalmente è soprattutto infedele a se stesso. Si dice che la libertà non ha prezzo, allora perché ci impegniamo con un quattro zampe come un surrogato di figli o fidanzati? Gli anziani vanno a Messa tutti i giorni e non per occupare il tempo. Non siamo eterni, eppure facciamo sempre le stesse cose. Crediamo più facilmente ad una bugia di un nostro caro che alla verità di uno sconosciuto. Ci tatuiamo per essere diversi e non ci accorgiamo, invece, che assomigliamo sempre di più agli altri. Ancora ci interroghiamo se facciamo sesso o l’amore e, mentre il primo diventa un appuntamento fisso del sabato sera (o una delle tante cose da spillare nella lista della settimana), l’altro assume dinamiche sempre più contorte e complicate. Poi, come se non bastasse, la persona giusta sembra arrivare dopo l’ennesima bastonata, quando, carichi di rancore, insicurezze e sfiducia, non riusciamo a mandare giù il famoso boccone amaro. In questo caso le farfalle nello stomaco non possono farci nulla. Siamo prevenuti in partenza e, più che un’arma di difesa, questa diventa un piano d’attacco. Peccato che i primi a farci male siamo noi. C’è qualcosa di malsano in tutto questo. Il brutto (o il bello, dipende dai punti di vista) è che ne siamo coscienti, altrimenti non si spiegherebbe come mai spingiamo le nuove generazioni a essere migliori. Insegniamo loro a partecipare e non a vincere, a condividere e non custodire, a dare e non pretendere... peccato, però, che poi siamo i primi a far valere i nostri singoli ed individuali diritti e che siamo disposti a fare carte false per essere i numeri uno (e non importa in che ambito). Nasciamo egoisti, “bastardi”, ma “bastardi” ed egoisti “sani”, perchè profondamente ancorati ad un primordiale spirito di sopravvivenza. Il problema subentra quando questo si trasforma in possesso. Dividere un tozzo di pane quando hai la michetta è un conto, farlo quando non sai cosa mettere in bocca domani è un altro paio di maniche. Del resto è ciclico: “Il sazio non crede mai a chi è a digiuno”. Ma se a digiunare fossero in molti? Forse ci siamo… anzi togliete il forse. Salvatore Paglia
N . 0 4 A P RI L E 2 0 1 4 cover Photo by Thiago Martini Styling by Pamella Perin Models Morgana Loureiro and Felipe Tozzi @ Ragazzo Model Management Underwear Sexy Shop Rio 40 editrice Gemeco sc - via Emile Chanoux, 22/24 10026 Pont Saint Martin (AO) gestione editoriale Sedit sc direttore editoriale Calogero Urruso direttore responsabile Luciano Mantelli direttore Salvatore Paglia pubbliche relazioni Jean Paul Bianco biancoagency@gemeco.it pubblicità Tel. +39 329.8622268 info@gemeco.it impaginazione e grafica Michele Alberti redazione Fax 02 91390360 redazionelui@gemeco.it stampa Starcom Printing srl - Nova Milanese (MB) pubblicazione mensile Reg.Trib. di Milano N. 169 - 03/2000 hanno collaborato a questo numero: Alessandro Rizzo, Alexia Mingarelli, Andrea Vittorio Romagnoli, Claudio Marchese, Cristiano Fabris, Luigi Iannaccone, Marco Daverio, Michele Di Chello, Riccardo di Salvo, Silvia Trepago Lui Magazine è distribuita gratuitamente (0,10 euro) nei locali e nelle attività gay friendly di tutta Italia e Costa Azzurra Abbonamenti Per abbonarsi a Lui Magazine (11 numeri annui) è sufficiente inviare 50 euro a mezzo bollettino postale sul C/c 26781286 intestato a Gemeco scrl specificando nella causale “abbonamento a Lui” e specificando da quale numero desiderate che l’abbonamento abbia inizio. La rivista verrà recapitata mensilmente a mezzo posta in busta chiusa, sigillata e anonima. Lui Magazine non è responsabile per la qualità, la provenienza o la veridicità delle inserzioni. La direzione di Lui sì riserva il diritto di modificare, rifiutare o sospendere un’inserzione a proprio insindacabile giudizio. L’editore non risponde per eventuali ritardi o perdite causate dalla non pubblicazione dell’inserzione. Non è neppure responsabile per eventuali errori di stampa. Gli inserzionisti dovranno rifondere all’editore ogni spesa eventualmente da esso sopportata in seguito a malintesi, dichiarazioni, violazioni di diritti, ecc. a causa dell’annuncio. L’apparizione di un modello sulla copertina o sulle pagine del giornale non costituisce implicazione relativa al suo orientamento sessuale. Il © delle immagini è di proprietà degli autori. L’editore rimane a disposizione per gli eventuali accordi di pubblicazione che non è stato possibile definire. I dati forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti e quelli degli inserzionisti vengono utilizzati esclusivamente per l’invio del giornale e la pubblicazione degli annunci e non vengono ceduti a terzi per alcun motivo.
il prossimo numero in distribuzione ad inizio maggio 2014
SoMMArio
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ModA Trends SS 2014: Shorts sopra il ginocchio
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CoVer Creeps
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CiNeMA intervista al regista Jalil Lespert
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PeoPLe A tu per tu con Valerio di Benedetto
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deSiGN 78
YoUNG deSiGNer Michele Cadelano
FASHioN 80
YoUNG deSiGNer 06
MoTori 94
ModA 22 CoVer 34
ArTe La nudità nella fotografia di Gianluca Chiodi
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deSiGN Lamborghini: il granturismo d’epoca in casa
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TerAPiA La psiche al silicone
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SALUTe Abbracciando la natura
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MoTori Salone dell’auto di Ginevra 2014
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SPoT LiGHT Alessandro Torrielli 4
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STreeT WeAr
I leitmotiv vestono le Air force 1 Riccardo Tisci per Nike
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rrivano negli stores Nike le tanto attese sneakers, create dal designer italiano riccardo Tisci. Sembra proprio che il direttore creativo di Givenchy ci abbia preso gusto: dopo la collaborazione del 2010, che l’ha visto protagonista insieme all’artista Marc Turlan per la creazione di una serie d’immagini in stile gotico dedicate alla Nike Air, firma la sua prima partnership con il brand a stelle e strisce, che affonda le sue radici nel mondo dello sport. “La scarpa è universale ma in qualche modo anche molto personale - ammette Tisci -. Viaggio per il mondo e vedo la gente indossare le Air Force 1 in molti modi diversi. Allora mi sono chiesto quale fosse l’essenza della Air Force 1. Come posso prendere quell’essenza e trasformarla nella mia interpretazione di stile? Per me la Air Force 1 è priva di distinzione di genere, non appartiene a una città specifica, né riguarda uno stile particolare. È la comunità a decidere. È democratica. È amore.” La capsule collection Nike + r.T. racchiude sotto un unico logo le tradizionali Air Force 1 e Air Force 1 Mid, le sovversive Mid Calf e le torreggianti Knee Hi Boot, quest’ultime ad altezza ginocchio. il designer si è affacciato al progetto con molto tatto cercando di non stravolgere il dna della famosa calzatura. oltre ai dettagli innovativi, il personalissimo tocco del designer è dato dai leitmotiv: sfavillanti strisce multicolor che impreziosiscono in modo geometrico le calzature. Questa scelta, notevolmente non “invadente”, decanta non solo l’eredità stilistica della scarpa e le impronte estetiche che hanno contribuito a formarne l’immagine, ma rispetta in modo decoroso i giocatori di basket che, promuovendola, l’hanno resa immortale.
c.u.
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YOUNG DESIGNER
Michele Cadelano: in-Sane 6
YOUNG DESIGNER
Michele Cadelano e noi: la conoscenza
Per questo numero della rubrica dedicata alle nuove generazioni di designer incontriamo Michele Cadelano. Vi presentiamo la sua collezione e anche la sua tesi di laurea, intitolata IN-SANE. Questo giovane designer, da poco uscito da una delle scuole più sperimentali che abbiamo in Italia, lo IUAV di Treviso, dove, oltre a esserci corsi di design di moda, si possono frequentare corsi in architettura, urbanistica, industrial design e molto altro. Era già da un po’ di tempo che tenevamo d’occhio Michele Cadelano, ci hanno colpito molto la sua ricerca e la sua sperimentazione, un progetto che riteniamo molto complesso e allo stesso tempo semplice.
Perché l’abbiamo scelto
La collezione IN-SANE si sviluppa e prende ispirazione dal progetto del fotografo americano Christopher Payne, che raccoglie all’interno di “Asylum: Inside the Closed World of State Mental Hospitals” una serie di scatti volti a raccontare una realtà completamente estranea all’idea comune dell’istituzione manicomiale. Il fotografo rappresenta nelle sue immagini il manicomio come un luogo diverso da quello che solitamente uno è solito immaginare, come ci dice lo stesso Michele Cadelano: “Esula completamente dall’immaginario canonico dell’ospedale psichiatrico, è un mondo colorato di tinte pastello e IN-SANE non è altro che la continuazione del suo lavoro, con il quale provo a soverchiare lo stereotipo sull’abbigliamento dei pazienti attraverso l’elaborazione dello stereotipo stesso, quasi un ricorso estetico che mira a rielaborare la forma per distruggerne e superare la sostanza.” Il manicomio che Christopher Payne rappresenta si presenta come piccole città indipendenti, adatte all’auto-produzione di necessità prime e organizzate con un proprio statuto interno. Il punto di partenza per la collezione è stata l’analisi degli scatti fotografici che ritraevano nello specifico i pazienti in diversi momenti della loro quotidianità. Dove Michele ha potuto analizzare attentamente l’abbigliamento tipico e non, scoprendo che ciò che noi ricordiamo come la camicia di forza non era l’unica alternativa accettata: alcuni degli abitanti dei manicomi fotografati da Payne, infatti, utilizzavano abiti ordinari, giacche e camicie, a volte da loro stessi confezionati. Ma è la veste costrittiva e l’abbigliamento da camera la base ideativa per IN-SANE. IN-SANE è una capsule collection composta da 5 outfits, Michele Cadelano rielabora nella propria originale maniera l’abbigliamento base dei manicomi, la camicia di forza, rivisitata e assemblata con l’abbigliamento del pigiama e degli abiti civili utilizzati negli anni’40. Si ritrovano però anche delle ispirazioni orientali, come quelle del kimono, che viene ripetuto e modificato. Le taglie e le forme sono oversize, a sottolineare l’inutilità della costrizione, le lunghezze eccessive fanno si che tutto cada verso il basso. Anche i tessuti utilizzati, come il panno di lana misto cachemire o la flanella di lana, la ciniglia di lana o il mahair per la maglieria, sottolineano l’annullamento del fino costrittivo, come ci racconta lo stesso Mi-
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chele Cadelano: “In questo modo ho voluto sottolineare l’annullamento del fine costrittivo della camicia di forza, che invece veniva realizzata in resistenti e poco confortevoli canvas, e avvicinarmi al mondo dell’abbigliamento da camera che era uno dei punti di partenza all’interno del progetto”. Infine il nome della collezione racchiude in se un gioco di parole volutamente scelto in cui il “non sano” e il “sano” si contrappongono in un margine molto sottile, e non è altro che il riassunto ideativo del progetto, un uomo folle e sano allo stesso tempo e alla stessa maniera.
Capo traino:
Il capo prediletto di Michele Cadelano è come ci dice lui stesso, “Senza dubbio il cappotto/vestaglia con la coulisse sui fianchi. Il simbolo dei contatti esterni inesistenti di un malato mentale rinchiuso all’interno di uno degli ospedali di Payne. Un cappotto che in realtà non è un cappotto, che non può essere chiuso”. Un ibrido del cappotto e della vestaglia in panno di lana verde con collo molto grande che avvolge la testa, revers in lana e ciniglia azzurra, a chiudere le maniche cinturini con cinghie in metallo sui polsi.
Passato, presente e futuro:
Abbiamo chiesto a Michele di raccontarci il suo percorso dal passato fino ad oggi per arrivare anche ad un’idea di quello che succederà nel suo futuro. Vi lasciamo quindi alle sue parole “ Sono nato a Treviso il 7 ottobre 1987. Dopo un diploma di maturità artistica, sezione accademia, al Liceo Artistico di Venezia, mi sono iscritto al corso di Scenografia e Costume per lo Spettacolo all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Ma fu un’esperienza che durò solo un anno, in quanto non incontrava per nulla i miei interessi, era un mondo troppo lontano da quello a cui aspiravo. L’anno successivo riesco ad ottenere uno dei 60 posti, superando il test d’ingresso, del corso di Laurea in Design della Moda dello IUAV di Venezia con sede a Treviso. Qui ho potuto lavorare a stretto contatto con Designer professionisti, iniziare a sviluppare le prime collezioni. Sempre grazie allo IUAV ho avuto l’opportunità di lavorare 6 mesi all’interno dell’ufficio stile della Dušan di Milano, un designer che stimo particolarmente e che mi ha dato la grandissima opportunità di crescere direttamente sul campo. Il 4 dicembre 2013 mi sono laureato con il progetto di tesi IN-SANE. Durante il periodo di scrittura della tesi ho iniziato anche a lavorare come assistente di due docenti di laboratorio di abito e accessorio allo IUAV, esperienza che è proseguita fino a febbraio di quest’anno. In questo momento sto lavorando a diversi progetti sia personali che esterni, lavoro come collaboratore esterno presso la Galleria Michela Rizzo di Venezia, curando assieme allo staff l’organizzazione degli eventi e curando l’immagine della Galleria sui vari canali social (Facebook, Instagram,Twitter). Per il futuro vorrei continuare a fare esperienza all’interno dell’area stile di una azienda, magari lavorare a una collezione maschile”. Se volete visitare il sito di Michele Cadelano vi lasciamo il suo link personale michelecadelano.tumblr.com
Alexia Mingarelli
Abiti, styling e foto: Michele Cadelano Modello: Giacomo Frasson
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YOUNG DESIGNER
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Mènage à quatre PHOTOS BY Manz-ù STYLING BY Eda Hurtado
Silk Organza Shirt Sebastien Kwok Wide Brim Hat stylists’ own
Photos by Manz-첫 Styling by Eda Hurtado Art assistant: Elisa Contessotto Models: Stefano Maderna, Matt, Nina, Claudia Livia Demian @The Fashion Model - Milano Location: Villa Castagnola - Lugano
TENDENZE SS 2014 Diesel
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Ermenegildo Zegna
Frankie Morello
Versace
Shorts?
Ermanno Scervino
TENDENZE SS 2014 Dries Van Noten
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acciamo un piccolo ripasso, visto che l’estate si avvicina, e rimettiamo insieme i pezzi cool che saranno protagonisti dell’estate targata 2014. Il bermuda è per eccellenza il capo traino della bella stagione e, a prescindere dalle tendenze, è senza dubbio l’indumento al quale molti uomini ricorrono per trovare un pochino di refrigerio. La moda, però, questa vota ci mette il proprio zampino e toglie qualche centimetro alla famigerata veste. Non che ce ne fosse bisogno… C’è chi già sgambetta in città come se fosse alle Baleari, quindi pensare che qualche maldestro (e, credeteci, ce ne sarà più di qualcuno) in nome della moda osi indossare un “bermuda giro gioielli di famiglia” un tantino ci terrorizza. Passi il modello sopra il ginocchio, ma, almeno in città, cortesemente fermiamoci qui. Sulle passerelle della fashion week di Milano gli shorts hanno fatto scintille: sono, infatti, moltissimi gli stilisti che hanno palesemente dichiarato la loro simpatia al capo, inserendolo a contrasto negli outfits più rigorosi. Over, accompagnati, in seta, in jeans… Si abbinano indistintamente sia ai capi spalla dall’animo formale, sia a quelli dal carattere più deciso. E, mentre lo sportwear rivendica il suo primo amore, il minimal chic si lascia piacevolmente sedurre dai pochi centimetri di stoffa. c.u.
Sì, ma (rigorosamente) sopra il ginocchio! Dsquared2
Philipp Plein
Ermenegildo Zegna: casual, ma con brio D&G: templi greci e abbagli d’arazzo Philipp Plein: forza ribelle Dsquared2: un tocco di Hawaii Diesel Black Gold: quando lo stile si fa urban Donatella Versace: il Kinesio Tex si fa classico Dries Van Noten: il floreale gioca retrò Salvatore Ferragamo: candidamente over Frankie Morello: college e food
Salvatore Ferragamo
INTO THE WILD photos by Marta Bevacqua STYLING by Gemma Bedini
Panciotto Hardy Amies Pantaloni Zara
Camicia Benetton Short Alexis Reyna
Occhiali Armani vintage Spolverino Alexis Reyna Pantaloni Uniforms for the dedicated
Cappello Alexis Reyna Guanti vintage T-shirt HOM Bretelle COS Pantaloni di lana Damart
Camicia Benetton Short Alexis Reyna
Vestito Alexis Reyna
Caban e vestito Alexis Reyna Pantaloni Uniforms for the dedicated Giacca Gianfranco ferrĂŠ vintagE Photos by Marta Bevacqua Styling by Gemma Bedini Assistant: Irene Ciavarella Make-up: Beatrice Contino Model: Nicolas Simoes
CREEPS photos by THIAGO MARTINI STYLING by PAMELLA PERIN
Butterfly shirt MEZMO Belt ZARA MEN Short pants BLUE AMP Glass MEN’S HIPSTER GEEK
Blazer FELIPE FANAIA Shirt CALVIN KLEIN Black pants ZARA MEN Belt HUGO BOSS Shoes MARCELU FERRAZ
Shirt BASIC RICHARDS Glass MEN’S HIPSTER GEEK
T-shirt CALVIN KLEIN Boxer shorts CORDINGS ENGLAND Glass MEN’S HISPTER GEEK
Him: Black jacket AMP T-shirt black PRIMARK LONDON UNDERWEAR H&M MILAN
Her: Ribbon dress black HANDICRAFT EXCLUSIVE Lingerie PRIMARK LONDON
Shirt RICHARDS Stuffs TOK STOK BRAZIL
Underwear SEXY SHOP RIO 40
Pant ARMANI JEANS Lingerie vintage by PRIMARK LONDON Hipster hat H&M Butterfly shirt MEZMO
Him: Underwear CALVIN KLEIN Her: Vintage lingerie by PRIMARK LONDON Hat H&M MILAN
Photos by Thiago Martini Styling by Pamella Perin Beauty Kim Huang Realizzazione: OFFICEIMSHOOT Models: Morgana Loureiro, Felipe Tozzi, Victor Gaspar @ Ragazzo Model Management
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YVES SAINT LAURENT: il film Intervista al regista Jalil Lespert 45
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Abbiamo incontrato Jalil Lespert, il regista di Yves Saint Laurent, omonimo film dedicato al celebre stilista francese che, con il suo estro, la sua creatività e l’innato buon gusto, ha dato una svolta al mondo della moda.
Com’è nato il progetto? Volevo raccontare una grande ed epica storia d’amore. Volevo anche dar vita a personaggi che lottano per realizzare i loro sogni. Mentre riflettevo su queste idee per il mio nuovo progetto, mi è venuto in mente Yves Saint Laurent. Ero emozionato all’idea di fare un film sul grande stilista francese e su Pierre Bergé. Che cosa c’era di così speciale nella vita e nella carriera di Yves Saint Laurent da affascinarti tanto? Per cominciare, mi hanno sempre colpito molto il carisma di Yves, ma anche la sua vulnerabilità e la sua innocenza. Era estremamente intelligente e completamente dedito alla sua arte. Inoltre la sua storia d’amore con Pierre Bergé, durata una vita intera, mi ha sempre commosso. E poi, oltre alla sua storia d’amore, Yves ha ovviamente rappresentato una straordinaria forza creativa. Era un vero artista, incredibilmente produttivo, e sempre in anticipo sui tempi: era un vero avant-gardist. Oltre a essere un creativo, aveva capito quanto fosse importante l’abbigliamento nella vita di tutti i giorni e ha realizzato abiti per le donne moderne, in un periodo in cui le donne erano ancora considerate cittadine di seconda classe. Non era tanto un osservatore della sua epoca quanto una persona che ha contribuito a darle forma. Tanto coraggioso da far indossare alle donne abiti da uomo, compresi pantaloni e giacche da smoking, senza che rinunciassero alla loro femminilità. Per quegli anni si è trattato di una vera rivoluzione. Che tipo di ricerche hai fatto? Penso di aver letto e visto praticamente qualunque cosa legata anche lontanamente a Yves Saint Laurent. Ho dovuto impegnarmi sul serio, perché all’inizio non sapevo molto di lui e perché nei libri che sono riuscito a trovare non c’era quasi niente sulla vita privata di Yves. E’ stata una cosa lunga e difficile. Sono riuscito a ricostruire vent’anni della sua vita. Poi ho deciso di provare a prendere un po’ le distanze per poter lasciare spazio alla finzione o usare i fatti per aggiungere ritmo alla storia e far progredire la trama. E poi ho iniziato a girare il film.
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Com’è stato lavorare con Pierre Bergé durante la fase delle ricerche? Non avrei mai fatto il film senza il consenso di Pierre, non perché si tratta di un personaggio importante, ma perché è stato il compagno di Yves per tutta la vita. Pierre Bergé fa parte integrante della vita di Saint Laurent, non puoi portare sullo schermo l’uno senza l’altro. Avevo bisogno di sentire che Pierre era dalla mia parte, per poter accedere ad alcune informazioni che solo lui poteva darmi. Volevo che mi comunicasse quali fossero i suoi pensieri e i suoi sentimenti riguardo a tutta questa impresa. Inoltre per me era importante incontrare l’intera “famiglia YSL”, cioè tutti coloro che hanno collaborato con Yves e che fanno parte della Fondazione. Anche se all’epoca quella casa di alta moda funzionava già come un’industria, vi si respirava uno spirito di squadra. Il film è innanzi tutto una bellissima storia d’amore… L’aspetto che mi ha colpito è che si tratta della storia di due personaggi eccezionali, uno dei quali un vero genio, con tutto quello che questo comporta in termini di difetti e sofferenze. Inoltre, secondo la diagnosi dei medici, Yves era un maniaco-depressivo. Quello che mi è parso affascinante è stato cercare di capire come i due protagonisti siano riusciti a rimanere insieme per tutta la vita, nonostante la malattia di Yves e la pressione esercitata dal lavoro. Sono riusciti a portare avanti i loro sogni e a superare ogni limite: quanto più si sono spinti oltre, tanto più la loro storia d’amore è stata messa alla prova, rinascendo più forte dopo ogni ostacolo. Ecco perché è una storia d’amore senza precedenti e così coinvolgente. L’intensità dei sentimenti è cento volte maggiore… Il film parla anche del desiderio di libertà che si manifesta nella creazione artistica. Esiste un parallelismo tra la creazione in ambito cinematografico e quella nel campo dell’alta moda? Forse ci sono dei collegamenti dal punto di vista del business. In entrambi i casi si parla di molti soldi e di vere e proprie sfide sul piano finanziario che sfuggono completamente allo spirito libero degli artisti! Questo può implicare una sorta di limite alla creatività, ma sono convinto che Yves lo avesse completamente superato. Per come la vedo io, credo che lui si sentisse artisticamente limitato dal fatto di essere confinato alle creazioni di moda, nonostante il suo enorme successo. In qualche modo deve essersi sentito frustrato nel fare “solo” quello. Eppure il processo creativo è ancora più elettrizzante quando subisce il condizionamento di alcuni standard da rispettare: penso che i vincoli stimolino la creatività. Immagino che Saint Laurent però ne abbia sofferto, perché nel suo intimo era un vero spirito libero. Aveva dovuto accollarsi un sacco di responsabilità fin da giovanissimo. Aveva una personalità dalle molte sfaccettature: ha tra-
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ballato sotto il peso delle sue responsabilità nella vita personale e lavorativa, ma è rimasto sempre un’icona. E allo stesso tempo desiderava solo una cosa: fuggire! Pensava di aver bisogno di andarsene lontano per capire se aveva ancora voglia di tornare a disegnare abiti, perché ci sono stati momenti in cui non ne era tanto sicuro. Hai fatto attenzione a non fare un ritratto di Yves troppo lusinghiero. Anzi, hai mostrato i lati più fragili e commoventi del suo carattere, ma anche quanto fosse irritabile e poco fedele. Questa è la storia di un uomo che ha avuto un successo incredibile nel suo lavoro per circa vent’anni, dal 1956 al 1976. Appena ventunenne Yves aveva già ottenuto amore e gloria. Era stato improvvisamente nominato direttore artistico della Dior, e per un ragazzo della sua età si è trattato senz’altro di una responsabilità immensa. La maison Dior all’epoca era un’impresa di enormi dimensioni in Francia. Nello stesso periodo aveva incontrato Pierre Bergé, con il quale ha poi trascorso i successivi diciotto anni. Poi Yves ha inaugurato il suo marchio. E’ stato il primo a rendere l’alta moda più accessibile applicando gli stessi standard di qualità dell’alta moda al prêt-à-porter. Ma, nonostante la sua costante energia produttiva, ha attraversato momenti di crollo emotivo e di crisi, derivanti dalla routine “coniugale”, e più tardi ha attraversato crisi esistenziali e di ansia. Prendendo in considerazione quei vent’anni di attività abbiamo potuto descrivere momenti emotivamente molto forti della sua vita. Quando racconti una storia d’amore, c’è sempre una tensione che cresce fino al punto in cui ti chiedi se la coppia ce la farà a reggere. Nella storia di Yves e Pierre, paradossalmente la risposta va cercata nel 1976: proprio nel momento in cui attraversavano la loro crisi peggiore, Yves dava vita alla sua migliore collezione, la Russian Ballet Collection. Parlaci del cast. Sono stato fortunato ad incontrare Pierre Niney e Guillaume Gallienne. Sono assolutamente complementari e, pur essendo molto diversi, hanno qualcosa in comune: condividono la stessa etica del lavoro e l’amore per la parola scritta perché entrambi sono attori con una formazione accademica. Ci vogliono molta dedizione e grande intelligenza per interpretare personaggi così straordinari. Hanno entrambi un grande talento e il loro approccio al lavoro è caratterizzato da una grande apertura mentale, che non cade mai nell’intellettualismo: sono pieni di vita e in grado di impadronirsi completamente del loro ruolo. Sono riusciti a trovare il giusto equilibrio tra la loro grande capacità tecnica e la necessità di rappresentare una lunga storia d’amore durata vent’anni, il che implica l’evoluzione del linguaggio e l’uso degli aspetti emotivi e vitali della recitazione. Credo che la riuscita del film sia in gran parte merito loro.
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Come hai lavorato con loro? Mi innamoro di tutti i miei attori, soprattutto quando giro una storia d’amore. Cerco di essere il più protettivo e rassicurante possibile. Ma gli attori bravi sono intelligenti, e quindi credo che a volte devi lasciarli fare per poi magari chiedere loro di fare dei cambiamenti, sempre che siano d’accordo. D’altronde sono un attore anch’io, motivo per cui mi sento vicino a loro. Cerco di scegliere il cast e la troupe migliori, perché possano contribuire con le loro idee, e apportare solo degli aggiustamenti di tanto in tanto. Ma spesso, quando hanno davvero tanto talento, capiscono quello che vuoi ottenere molto velocemente e qualche volta addirittura meglio di te che sei il regista! Come ti sei orientato per i costumi? Effettivamente, il lavoro sui costumi è stato il doppio di quello che si fa normalmente per un film. Innanzi tutto abbiamo dovuto creare costumi dell’epoca in cui si svolge la storia, che aiutassero a ricreare l’atmosfera e riflettessero i cambiamenti avvenuti nella moda in quei vent’anni. Poi abbiamo dovuto fare delle ricerche e cercare di prendere le decisioni giuste riguardo ad alcune delle collezioni più celebri di Saint Laurent. Per questo aspetto abbiamo avuto l’aiuto di Pierre Bergé e della Fondazione, e siamo stati tanto fortunati da poter usare gli abiti originali. Anche perché, per la Fondazione, realizzare delle repliche di quei costumi non è assolutamente un’opzione da considerare, soprattutto perché molti dei tessuti usati da Saint Laurent all’epoca non esistono più. Come hai scelto i modelli che hanno indossato quegli abiti? Li abbiamo scelti in relazione alla loro capacità di portare quei capi unici, i vestiti conservati alla Fondazione Saint Laurent che vengono indossati solo di rado in occasione di qualche mostra o evento. Abbiamo dovuto cercare ragazze molto sottili e slanciate perché le modelle di quegli anni non avevano la stessa struttura delle ragazze di oggi: nella maggior parte dei casi indossavano taglie small o extra small! E’ stato un vero problema. Ma, una volta trovati gli indossatori giusti e una volta che abbiamo cominciato a lavorare con le luci su quegli abiti, è stato fantastico. E’ stato molto complicato perché le ragazze potevano tenere gli abiti al massimo per due ore di fila e poi dovevano toglierli per problemi di strofinio o di sudorazione, o cose del genere. La costumista Madeline Fontaine ha fatto un lavoro incredibile per questo film.
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Le scenografie sono incredibili… E’ stato un lavoro analogo a quello fatto per i costumi, dato che anche in questo caso abbiamo beneficiato dell’aiuto della Fondazione. Ovviamente, abbiamo scelto di girare nelle vere location ogni volta che potevamo, cercando i luoghi dove Saint Laurent ha realmente vissuto e lavorato: lo studio dove ha lavorato dal 1974, Majorelle, in Marocco, e l’Hotel Intercontinental (oggi Westin), dove Saint Laurent organizzava le sue sfilate due volte l’anno. Abbiamo tratto ispirazione dai luoghi e dalla gente che ha vissuto e ha lavorato lì, in modo da poter poi trasferire quelle sensazioni nel film. Che cosa avevi in mente per la colonna sonora? Ho chiesto a un giovane jazzista prodigio francese, Ibrahim Maalouf, di scrivere la colonna sonora originale. Conoscerlo è stato fantastico. All’inizio mi ha mandato diversi temi suonati al pianoforte che gli erano stati ispirati dalla sceneggiatura. A quel punto non ero ancora sicuro di coinvolgerlo, ma la sua musica mi ha convinto. Non mi ci è voluto molto per rendermi conto che si trattava della colonna sonora più giusta e funzionale per la storia, perché era romantica, delicata e a tratti perfino malinconica, ed anche estremamente originale. Hai anche usato brani d’epoca. Certo. Abbiamo combinato la colonna sonora originale con pezzi di diverso genere famosi durante gli anni in cui si svolge la storia del film, jazz, Motown, rock e disco, cioè quel genere di musica che la gente ascoltava nei locali e alle feste. Si sente anche la Callas, molto amata da Yves soprattutto nel periodo della sfilata del ‘76. Oggi una sfilata senza musica sembrerebbe una cosa strana, ma è stato proprio Saint Laurent il primo a usarla, mentre Pierre Bergé si occupava delle scene e gestiva la parte organizzativa. La Wally è un capolavoro di grande forza emotiva che ha funzionato alla perfezione per accompagnare la celebre collezione del Russian Ballet. Per me riassume il genio e il talento artistico di Saint Laurent.
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La storia
Parigi, 1957. Yves Saint Laurent, appena ventunenne, viene inaspettatamente nominato responsabile della grande casa di moda creata da Christian Dior, da poco scomparso. Tutti gli occhi sono puntati su questo giovanissimo assistente che presenta la sua prima collezione di alta moda per Dior. Durante la straordinaria sfilata, rivelatasi un grande successo, Yves Saint Laurent incontra Pierre Bergé, che diventerà suo socio in affari e compagno per tutta la vita. Tre anni dopo il loro incontro i due creeranno la Yves Saint Laurent Company, destinata a diventare una delle griffe più celebri nel mondo della moda e del lusso. Nonostante i propri demoni interiori e le proprie insicurezze, Yves Saint Laurent, incoraggiato da Pierre Bergé, riuscirà a rianimare il sonnolento mondo della moda dell’epoca, trasformandolo completamente. Lui Magazine Italia in collaborazione con Lucky Red
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“Spaghetti Story�: il caso cinematografic A tu per tu con il protagonista Valerio Di Benedetto
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co indipendente
PEOPLE
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È come se mi stesse chiamando. Solo alcuni di noi sentono? - Solo alcuni di noi ascoltano”. Recitava così Robin Williams nel film “La musica nel cuore”. Un attore viene chiamato alla sua vocazione solo quando riesce a percepirla dentro di sé. Valerio Di Benedetto è il protagonista del caso cinematografico del momento “Spaghetti Story”, opera prima di Ciro De Caro, che sta riscuotendo ottimi consensi nel panorama del cinema indipendente e non. Ha di recente girato il fan movie “Dylan Dog vittima degli eventi” diretto da Claudio Di Biagio e scritto da Luca Vecchi. Passando da “Romanzo Criminale” e arrivando alla serie di “The Pills”, Valerio ha avuto modo di confrontarsi in più ruoli che ad oggi lo hanno portato ad avere una formazione completa e solida. Chi è Valerio Di Benedetto? E’ un ragazzo di 28 anni che non vuole smettere di giocare. Qual è il film italiano di cui avresti voluto essere il protagonista? Il protagonista di “Jack Frusciante è uscito dal Gruppo”, interpretato da Stefano Accorsi, perché non smetteva mai di sognare e quando pedalava, come un Girardengo, entrava in un’altra dimensione. Che tipo di ruolo pensi ti possa appartenerti di più? Più che un ruolo, direi un contesto: film in costume (dagli anni 60-70 a quelli storici) e commedie. Quali sono le tue passioni fuori dal lavoro? Amo i fumetti, il basket e i “retrogames”. Sei di più Dylan Dog o Valerio di Spaghetti Story? Entrambi, a periodi ciclici. In linea di massima mi posso definire il “Dylan Dog di Spaghetti Story”. Qual è motivo per cui è scattata la voglia di diventare attore? Perché essere me 24 ore al giorno è una noia mortale! Preferisco, se posso, essere “altri”. Qual è la tua sfida personale nella vita? Diventare una persona migliore, ogni giorno di più. In che cosa credi? Credo in ogni forma d’arte, nell’amicizia e in Superman. Ti è mai capitato, come in “Spaghetti Story”, di rischiare il tutto per tutto per un’amicizia? Si, specialmente durante gli anni del liceo quando avevamo degli ideali molto più forti di oggi e la razionalità non la consideravamo mai, eravamo solo pancia e cuore. Amore o sesso? “ Sesso senza amore, sesso a malincuore, Sesso senza amore, Non lo faccio più uh uh! Finalmente c’ho la forza, Non la apro quella porta, Vabbuò… Ja!... Tras’!” [ Natasha - Sesso senza cuore] La domanda che non ti hanno fatto? “Si, fammela”.
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SPAGHETTI STORY PHOTOS BY Manuela Kalì STYLING BY Thomas Di Lillo
Collo frange Thomas Di Lillo Canotta Sara & Luca Lavori in Corso Jeans Bershka
Giubbino pelle rivisitato con applicazioni di pelliccia ecologica sulle braccia e collo borchiato: BRIAN DALES Jeans H&M
Gilet jeans rivisitato Tay Maglia e pantolone nero Asos
Photos by Manuela KalĂŹ Styling by Thomas Di Lillo Hair & Make up Eleonora Juglair Model Valerio Di Benedetto
ArTe
La nudità nella fotografia concettuale di Gianluca Dall’uomo al suo rapporto con l’ambiente 62
ArTe
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lla Galleria Federico rui di Milano si è tenuta dal 30 gennaio al 15 marzo “risvegli. 100% Biodegradabile”, mostra inedita di Gianluca Chiodi. La fotografia nella sua concettualità interagisce con la pittura, nata da un’esigenza: “Un giorno - ha considerato Gianluca - creando un distacco tra me e il considerato, ho cercato di capire cosa avesse significato nella mia esistenza tutto ciò che ho comprato e poi buttato via”. il tema è chiaro dal titolo e la nudità dei soggetti come pure l’anatomia disegnano linee scultoree e forme incisive a livello estetico. e’ una scelta contenutistica che, oltre a rallegrarci le visioni, offre un linguaggio universale e atemporale. il messaggio ci porta a formulare domande sul futuro del nostro Pianeta, enorme discarica che non può garantire vita ai miliardi di individui delle generazioni dopo di noi. Siamo diventati “ecomostri”, ci dice Gianluca, ma questo viene visto come “un peccato veniale”. Vediamo in “risvegli” riproporsi una fotografia con una certa scenografia teatrale, uscendo dagli schemi sterili del semplice reportage: in ogni opera si evidenzia un oggetto di uso quotidiano, fotografato in bassa risoluzione per dare una visione di “scioglimento” nel paesaggio complessivo, quest’ultimo in alta risoluzione. il soggetto, quindi, si trova in un’allegoria, un giardino, che è la terra, e gioca con plastiche sottili “per enfatizzare questa nostra leggerezza nel rapporto con l’ambiente”. Un’opera apre uno spiraglio di speranza nel tanto soccombere all’elemento di disturbo: “Start again”, dove si cerca di riparare al danno che è ormai secolare, causato dal nostro ego “più forte di qualsiasi bisogno, tra cui custodire la terra, bene più prezioso”. “Abbiamo 100 anni di abuso di un mondo datoci in prestito: quante vittime faremo ancora” si domanda provocatoriamente Gianluca. “risvegli”, attraverso le installazioni fotografiche, ci permette di aprirci a domande sul futuro del Pianeta e della nostra vita. “risvegli” è il frutto di un percorso artistico, che ha visto l’autore dal 2011 spostare il focus dall’uomo, centralità delle sue prime produzioni, al rapporto “uomo, ambiente e tempo”. È l’anno in cui Gianluca lascia Milano per andare a vivere in un bosco nel lecchese: in questo scenario incomincia a riflettere sulla realtà, sul suo “essere consumista attento, ma mai abbastanza”, cercando con sapienza di proporre questo rapporto drammatico e conflittuale nel linguaggio estetico dell’arte visiva. Le foto, come è esperienza di Chiodi, sono pittoriche nell’impatto, ricche di citazioni e rimandi alla letteratura artistica mondiale. La postproduzione è presente ma non invasiva: lo “scatto è così come è nell’opera, e non mi pongo il fine di renderlo perfetto”, spiega Gianluca. La naturalità e l’impatto diretto sono elementi strutturali, soprattutto nelle ultime produzioni, dove non vi è “automatismo”: lui nasce dalla diapositiva, “quando la fotografia era un mestiere esatto e la pellicola, attraverso la regola “tempo-diaframma”, era implacabile”. “Passi e contrappassi” è una sua produzione presentata nell’itinerante mostra “Vizi capitali”, in Campania, dove ogni esposizione è dedicata a un vizio.
Gianluca ha lavorato sulla memoria dantesca a diversi livelli, in modo da ottenere nella stessa immagine “sia la pena, sia il peccato”. “i’m” è il lungo lavoro che impegnerà Gianluca dal 2009 al 2011: presentata all’Arcigay di Genova, in occasione della giornata della Memoria 2014, al Museo Teatro della Commedia, ha visto un’installazione con vestiti nella parte centrale della sala, tra opere che riprendevano, sempre nella nudità dei soggetti, riferimenti del passato, dall’uomo di Vitruvio di Leonardo ad altre citazioni del pittore fiorentino: “strati(foto)grafie di uomini e di donne alla ri-scoperta del loro sé, consapevolmente senza vestiti, nella loro intimità di fronte alla società, che spesso giudica per ciò che abbiamo e non siamo”. il contrasto con chi faceva denudare gli internati nei campi di concentramento è palese: in quella circostanza si privava la persona della propria dignità. in “i’m”, invece, il soggetto riprende coscienza di sé, il colore bianco è significante di un candore e di una trasparenza. La foto è viva nel proprio movimento, quasi cinetica, in quanto lascia libera espressione della personalità del soggetto, fotografato mentre si spoglia, alto livello di sensualità e naturalezza spontanea. Come in “risvegli” anche in “i’m” diverse generazioni sono messe a confronto: un messaggio universale, senza esclusione, in quanto nessuno è esente. Apparenza e superficialità, secondo Gianluca, sono gli elementi di una corruzione, che ha visto coltivare l’avere e non l’essere: “Noi siamo ciò che abbiamo - chiosa l’autore - e io ho cercato di vedere l’essenza primordiale, frutto di un divenire artistico che ho maturato a partire dal 2009, quando ho iniziato a interessarmi delle debolezze sociali”. L’arte in Chiodi vuole fare riflettere su concetti che, seppure potrebbero sembrare banali, hanno esigenza di essere fatti propri. in precedenza, avevamo visto nel 2003 “Anticorpo”, capacità di destrutturare il fisico e donargli una forma essenziale, “saltando fuori dalla materia”, con una “sovrastruttura teatrale, volutamente kitsch”, precisa l’autore. in “Santi, peccati e peccatori”, fotografie con tecnica mista, la pittura subentra, finalmente, a incastro sulla fotografia, concentrando il punto di vista sulle icone: è una narrazione “biografica”, ricca, come avviene nell’arte sapiente e consapevole di Chiodi, di citazioni del passato, come ne “il ventre dell’architetto”. “Le pitture vengono proposte - ci spiega Gianluca - per creare un “cortocircuito”, trama su cui meglio vivono le mie citazioni”. L’effetto è ambiguità e crea uno spazio estetico esplosivo: lo spettatore crede di avere di fronte una pittura, ma è una fotografia, vedendo la pittura come dettaglio. È importante anche sottolineare l’idea che è dietro a “Piccoli mondi”, installazione di 30 sfere di vetro soffiato a mano, tenuta alla Biennale di fotografia di Alessandria, dove attraverso un oculare si vedevano ritratti di persone, di diverse generazioni, all’interno del proprio piccolo mondo. “Ho messo dall’anziano al bambino per sottolineare quanto la nostra società ci renda forti nel nostro mondo ma, se ci vediamo con distacco, siamo fragili e kitsch, sospesi nel nulla”. Alessandro Rizzo
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Lussuria
SACRARIUM PHOTOS BY Renato Giaccari PHOTOS assistant Antea Pappalardo
Superbia
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Invidia
Gola
Ira
Accidia
Photos by Renato Giaccari Assistant Antea Pappalardo Model Fabio Fappiano Accessories inVITRO
DESIGN
Lamborghini: il granturismo d’epoca in casa elementi d’ispirazione: cuscinetti, bielle, tubi di scarico, griglie di areazione, pistoni fari, balestre, cerniere…
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DESIGN
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a collezione Tonino Lamborghini casa è prodotta in collaborazione con l’azienda toscana Formitalia Group s.p.a, che da diversi anni realizza e distribuisce in tutto il mondo le linee di arredamento luxury firmate Tonino Lamborghini. Questa linea comprende arredi e complementi per la casa e per l’ufficio dal carattere robusto e grintoso. I modelli Tonino Lamborghini evocano con eleganza il mondo delle granturismo d’epoca, utilizzano pellami di alta qualità e sono rifiniti con particolari in carbonio e kevlar. Gli stilemi meccanici che caratterizzano da sempre gli accessori di lusso firmati Tonino Lamborghini – cuscinetti, bielle, pistoni, tubi di scarico, griglie di areazione, fari, balestre e cerniere – sono elementi d’ispirazione che caratterizzano le realizzazioni della linea. Materiali high tech come la fibra di carbonio, l’acciaio spazzolato e la treccia metallica che richiamano un concetto di potenza e forza, si aggiungono ai pellami pregiati che suggeriscono i concetti di lusso ed eleganza.
Il fascino intrinseco dell’alta prestazione conferisce bellezza oggettiva a stilemi di natura meccanica supportati da materiali ad alta tecnologia, leggeri e preziosi. L’officina di progettazione creativa da cui prende vita il lifestyle oggi ha sede nello splendido Palazzo del Vignola, villa rinascimentale alle porte di Bologna. Traendo ispirazione dalle sue precedenti esperienze professionali nel campo dell’ingegneria, il comm. Lamborghini ha esteso il concetto di lusso a prodotti capaci di evocare un mondo caratterizzato da passione per la meccanica e per un design senza compromessi. Orologi, occhiali, cellulari, profumi, complementi d’arredo, linee di abbigliamento, accessori sportivi, delicatezze alimentari italiane, hotel e ristoranti a marchio: un universo coordinato di complementi di stile che esprimono il puro talento italiano. Vision del Gruppo è, infatti, quella di esportare nel mondo la passione e lo spirito della cultura italiana sotto forma di prodotti dal design unico e distintivo, ispirato al mondo della meccanica, dell’ingegneria e delle auto sportive di lusso.
c.u.
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Forbidden Fruits PHOTOS BY Tré & Elmaz STYLING BY Sebastian Black
Silk Organza Shirt Sebastien Kwok Wide Brim Hat stylists’ own
Floral Trouser Ann Demeulemeester
Sweater Nicholas
Sweater Nicholas
Sequin Top and Black Shorts models own Wide Brim Hat stylists owN
Black Cardigan and Shorts models own Black Trouser Ben Sherman Belt stylists own Photos and post production by TrĂŠ & Elmaz Styling by Sebastian Black Assistant Sylvia Pam MUA and hair stylist Lara Brewster Models: Sergio and Natascha Elisa @Next Model Management
TerAPiA
La psiche al silicone
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(La sfrontatezza è la cosmesi del comportamento)
he una malattia diventi più diagnosticata nel momento in cui diventa anche più trattabile non è né un segreto né qualcosa di disonorevole: sono i medici i primi ad ammetterlo. Anche perché è un serpente che si morde la coda. Più una malattia è trattabile, più è diagnosticata, più è conosciuta e più è ri-conosciuta. Anche l’Accademia è una forma, seppur molto evoluta di passaparola. Quello che non pensavamo, e che di cui siamo stati informati ‘nonostante gli psichiatri’ ma dagli psichiatri stessi, è che, lentamente ma inesorabilmente si sta sempre più perfezionando quella che potremmo definire ‘psicofarmacologia estetica’, ovvero: non più lo psicofarmaco (o gli psicofarmaci, la monoterapia è rara ormai, i pazienti in psichiatria vengono quasi sempre trattati con almeno tre farmaci, spessissimo cinque) per trattare una malattia (l’identità data a una o più diagnosi) ma per facilitare l’essere nel mondo di un individuo che non si dimostra adatto a quel tipo di mondo. Questo tipo di trattamento è ipotizzato da psichiatri eminenti e rispettatissimi come Cloninger o Peter Kramer (in ‘Talking to Prozac’, bellissimo libro uscito anni fa anche in italia, con il titolo ‘Ascoltando il Prozac’). Praticamente si vorrebbe fare attraverso la farmacoterapia, ciò che si è cercato di fare fino a pochi anni fa con la psicoterapia, ovvero ‘aggiustare’ la personalità del paziente, ma, attenzione, ora non si vuole più farlo con una idea cristallizzata di ‘assenza di malattia’ ma di ‘presenza di tratti vincenti in un dato ambiente’. Mettiamoci anche il fatto (ed è un fatto) che molte persone con un disturbo di personalità, che si sono sottoposte a psicoterapia e basta, lo hanno dovuto fare per moltissimi anni e un numero dolorosamente alto di questi pazienti ha ottenuto risultati ritenuti non soddisfacenti sia per sè che per le persone vicine. ora, facciamo un esempio pratico di quello che abbiamo detto finora. Una persona con ‘tratti evitanti di personalità (che presenta cioè solo alcuni segni di un disturbo senza esserne affetto, quindi senza che questo disturbo sia diagnosticabile e quindi, in soldoni, senza essere malata) si rivolge a uno psichiatra della scuola di Stephen Stahl (il più famoso tra gli psicofarmacologi ‘estetici’). il paziente è quindi una persona vagamente timida, con un’autostima non incrollabile, con qualche difficoltà nei rapporti interpersonali e nel sopportare il confronto aggressivo, ma nel complesso ‘funziona’, ovvero, lavora, ha una famiglia, amici ,affetti, solo sente di non avere i livelli di cinismo che questa società richiede. Non c’è problema. Per la timidezza, che definiremo una forma sottosoglia di fobia sociale, prescriveremo della paroxetina a dosi medio alte(40mg). La paroxetina è un antidepressivo che ha dimostrato di avere potenti capacità anti-fobiche e anti-evitanti; potremmo aggiungere dell’amisulpiride che ha poteri entactogeni (facilitare il rapportarsi con gli altri) e del gabapentin o del clonazepam per spegnere l’eventuale ansia sottosoglia che si può manifestare in particolari situazioni in cui la timidezza diventa un ostacolo, se non insormontabile, certo molto duro da superare. Poi ci sono i farmaci ancillari, ovvero quelli che servono a contenere gli effetti collaterali. La paroxetina può far aumentare di peso così come il gabapentin e l’amisulpiride, per cui aggiungeremo del topiramato, un anti-epilettico che stabilizza l’umore e ha proprietà anoressizzanti. inoltre tutti questi farmaci diminuiscono la libido, per cui il timido che fa nuovi incontri con l’altro sesso (o con il proprio) grazie alla terapia potrebbe veder vanificata la sua nuova scioltezza al momento di arrivare ‘al sodo’, per cui perché non aggiungere del bupropiome xl da 150 mg che aumenta la libido, o del sidenafil da 100 (la pillola blu che permette l’erezione?). insomma nell’attuale panorama cane-mangia-cane, mimetizzato dalla ‘forma’ (intesa come somma di formalismi privi di contenuto) certi modi di ‘essere nel mondo’ sono un lusso che non possiamo più permetterci (introversione? Non bestemmiate!); prendere cinquesei farmaci senza avere una malattia diagnosticata, invece, a quanto pare potrebbe diventare un ‘dovere dell’essere’ al quale sottostare: chissà se, e soprattutto per quanto tempo, volentieri e a quale costo per la salute e per le tasche su un lungo periodo di tempo. Quanto tempo potrebbe richiedere questo cambiamento,bammesso che avvenga (ma siamo certi che avverrà)? i tempi necessari da sempre per cui la prassi americana diventi la nostra. Buona timidezza a tutti. Andrea Vittorio Romagnoli
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SALUTE
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Abbracciando la natura
hi avrebbe mai detto che, per migliorare il nostro umore, contrastare la depressione, prevenire diverse forme di malattia mentale, combattere l’insonnia, aumentare l’attenzione e il senso di benessere generale del corpo, stabilizzare la respirazione e il battito cardiaco, sarebbe stato sufficiente “abbracciare un albero”? Non siamo impazziti, tranquilli. Non si tratta di pratiche new age o di stranezze in stile “figli dei fiori”, ma parliamo di un dato di fatto che negli ultimi anni ha acquisito valore grazie alle innumerevoli testimonianze. Si chiama “Silvoterapia” o “Dendroterapia”, la particolare virtù terapeutica generata dal contatto con i grandi alberi. Anche la scienza, cautamente, si sta avvicinando a questo particolare fenomeno dei grandi alberi curativi, ma già i popoli antichi ne erano a conoscenza, proclamando sacri certi luoghi dove erano presenti alberi monumentali, luoghi divenuti, in alcuni casi ancora oggi, ritrovi di preghiera e di profonda spiritualità per persone in cerca di benedizione, salute, benessere o fertilità. Se osserviamo la storia ci è difficile spiegare come mai intorno ai grandi alberi nascano da sempre artisti, comunità culturali, poeti o avvenimenti di rilievo. Per alcuni studiosi il segreto sta nei flussi continui della linfa, che generano vibrazioni capaci di produrre energia che fa bene agli esseri viventi.
Ma come avviene questo passaggio di energia? Dalle varie testimonianze sembrerebbe un processo semplice, quasi naturale. C’è chi preferisce sedersi con la schiena contro il possente tronco, chi ama chiudere gli occhi ed abbracciare la massiccia corteccia o chi più semplicemente sceglie di passeggiare tra gli alberi ascoltando i suoni della natura. Tale contatto è da intendere come un momento particolare e unico, con cui le persone possono liberarsi dalla negatività. Si percepisce lentamente una sorta di pace e rilassamento che viene esaltata da una particolare sensazione nel corpo. L’ansia si allevia, il battito cardiaco si normalizza e il respiro si fa sempre più controllato. Davanti a un grande albero i cinque sensi funzionano tutti perfettamente: il tatto ci permette di percepire le rugosità del tronco, l’olfatto il profumo del legno e gli occhi ci permettono di ammirare l’intreccio dei rami e del fogliame, quasi come sculture sinuose e particolari. Nulla di sovrannaturale, non temete. Si tratta di un semplice momento di meditazione, come se il nostro corpo tornasse parte integrante della Natura, distaccandosi dalla frenetica vita delle metropoli. Ma al di là di un riscontro terapeutico, sarà senza dubbio piacevole passeggiare o sostare un giorno in un bosco o in mezzo alla natura. Un risultato di benessere sarà in ogni caso garantito. Provare per credere. Luigi Iannaccone
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MOTORI
SaloneCreatività dell’auto di Ginevra 2014 ed innovazione in ogni marchio
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nche se l’Europa dell’auto deve fare parecchia strada, prima di raggiungere la completa guarigione, i segnali di fiducia arrivano proprio dai produttori che sfornato vere e proprie valanghe di novità a quattro ruote. La rassegna elvetica si conferma una delle vetrine più importanti, insieme a Parigi e Francoforte, che si alternano fra di loro. La prima a passare sotto i nostri riflettori è il Gruppo Fiat che celebra la neonata FCA, alla sua prima uscita pubblica con la nuova Giulietta Quadrifoglio Verde, equipaggiata con il motore della 4C, mentre la Fiat porterà una nuova versione della 500L, la Beats Edition, protagonista insieme ai nuovi 1.4 T-Jet e 1.6 MultiJet II da 120 CV della gamma 2014 del modello. I veri fuochi d’artificio del costruttore, tuttavia, verranno dal versante delle supercars (con l’arrivo della California T e di una nuova concept
Maserati per festeggiare il centenario) e da quello dei marchi americani, la cui portabandiera sarà la nuova Jeep Renegade, che verrà costruita a Melfi e destinata soprattutto, ma non solo, al mercato dell’Europa orientale e della Russia. In parallelo, inizierà anche la produzione della cugina Fiat 500 X. Al di là delle Alpi, le forze tedesche metteranno in campo uno schieramento impressionante. Il Gruppo Volkswagen da solo ha in serbo una vera e propria sfilza di novità: oltre alla Polo 2014 e alla Golf Sportsvan di serie, a Ginevra abbiamo visto anche le Audi A1 restyling e S1. Senza contare i “corollari”, quali Lamborghini Huracan, Porsche 911 Targa, Seat Leon Cupra, SkodaVisionC. Segue la Opel con due novità per la gamma Astra: il 1.6 CDTI e la variante più sportiva, la OPC Extreme. Il duetto lusso BMW e Mercedes-Benz, ha riempito i padiglioni con la nuova
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MOTORI
tano termoplastico che integra piccole capsule d’aria in grado di attutire gli urti (e non hanno bisogno di manutenzione). La Peugeot forte del premio auto dell’anno per la media 308, presenta la piccola 108 (gemella della C1) e la 308 SW. La Casa della Losanga ha raccolto moltissimi consensi con la nuova Tingo, che presenta un design dinamico e ricco di verve, nonostante le dimensioni contenute (lunga solo 3,69 m), e con la novità del motore collocato posteriormente. Motore che può essere un mille tre cilindri da 70 cv oppure un novecento tre cilindri, ma con il turbo, e 90 cv. Se guardiamo a est l’affondo alla crisi arriva dal plotone dei giapponesi, un tripudio di prestazioni e sportività. Guida la ricorsa l’Honda, con la Civic Type R, Civic WTCC 2014 e powertrain della NSX. Segue la Lexus, con la nuova coupé RC, la sua variante sportiva RC F, e quella da corsa (addirittura), la RC F GT3 Concept. Il panorama si chiude con la Nissan che arriverà, per la prima volta in Europa, con la GT-R Nismo. Infine il colosso Hyundai Motor Group, ha presentato la nuova Genesis berlina di lusso mossa da un motore 3.8 V6, trazione integrale, trasmissione automatica a 8 marce, un design elegante, spazi interni eleganti e notevole comodità, e un impianto super per la connettività e l’infotainment.
BMW Serie 4 Gran Coupé e soprattutto con la nuovissima Serie 2 Active Tourer, affiancate da M3 ed M4. Immancabile, naturalmente, la Mini di nuova generazione con nuove potenze: il millecinque a benzina della Cooper ha 136 cv a disposizione, quello della Cooper diesel ne ha 116, mentre la Cooper S benzina ha un motore duemila 4 cilindri da 192 cv. La stella a tre punte dal canto suo non è stata a guardare: hanno debuttato Classe S Coupé, Smart fortwo e nuova Classe V, oltre alla première europea della nuova Classe C, che, vista la sua rilevanza strategica, ha quasi il peso delle “prime” mondiali della Stella. E le francesi?...La cura verso la crisi si fa più convincente grazie alle iniezioni del Gruppo Psa e del Gruppo Renault. Citroën si è presentata con le nuove C4 Cactus e C1. Quest’ultima venduta in quasi 800mila esemplari da quando uscì nel 2005, è stata profondamente rinnovata: due versioni a tre e cinque porte, con la novità del tetto in tela (versione Airscape a richiesta) apribile elettricamente. L’altra novità in casa Citroen è la C4 Cactus, con gli originali “Airbump” (disponibili in quattro tinte: nero, grigio, cioccolato e sabbia) che non sono soltanto un elemento di design ma soprattutto una protezione contro i piccoli danni legati alla guida di tutti i giorni, soprattutto in città, nei parcheggi. L’Airbump è un rivestimento morbido della carrozzeria in poliure-
Cristiano Fabris
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HUNTED photos by Maximilian Semlinger STYLING by Atelier Lorand Lajos
Coat Ann Demeulemeester Suit Madanti Turtleneck Balenciaga Scarf Jean Paul Gaultier Gloves Roeckl Shoes Jo Ghost
Jacket Madanti Pants Hannibal Gloves Parigi Shoes Hugo Boss Hat Schilling Kolos
Coat Helmut Lang Jacket and Longsleeve Hannibal Pants Cerutti Shoes MarsĂŠl Scarf Diesel Hat Lonnet Originals
Jacket Madanti Top Rick Owens Pants Diesel Shoes Puma x Alexander McQueen Hat Lonnet Originals Glove Nina Peter
Coat Hannibal Jeans 7for all mankind Boots Jeffrey West Gloves Roeckl Hat Lonnet OriginalS Photos by Maximilian Semlinger Styling by Atelier Lorand Lajos H&M: Victoria Krafft Model: Alek Zara (Tune Management)
TEATRO
Marco Daverio: autore teatrale e direttore artistico di commedie musicali in Italia e Francia è attualmente Responsabile Progettuale del Balletto di Milano. Da diversi anni associa l’attività artistica all’impegno nel sociale e alla difesa dei diritti civili. E-mail: marco.daverio@fastwebnet.it
Scelti per voi... In questa rubrica vengono segnalati alcuni spettacoli che possono interessare i lettori appassionati di prosa, musica, opera e balletto
Prosa
le, narrazioni di eventi prodigiosi si possono in qualche maniera far rientrare in quel complesso concetto che viene comunemente sintetizzato con la dicitura rappresentazione sacra. Nella religione cattolica è proprio la ricorrenza della Santa Pasqua a riscoprire questa funzione. La scelta delle musiche di Mozart come base musicale deriva dalla convinzione che la sua musica, come ebbe modo di scrivere il teologo Hans Kung, contenga delle tracce di trascendenza che meglio di ogni altra avvicinano l’ascoltatore ad un’esperienza col divino. Nel nostro lavoro abbiamo inserito alcuni arrangiamenti con strumenti orientali e motivi popolari egiziano-palestinesi ad opera del musicista francese Huges de Courson per creare un’atmosfera che tenesse conto dell’ambiente originale in cui hanno avuto luogo le vicende della passione e per rappresentare la portata universale del messaggio cristiano attraverso una scelta musicale che unisse due mondi, oriente ed occidente, in un’unica partitura. Lo stile della danza è quello neoclassico che ha da sempre caratterizzato la compagnia di danza del Balletto di Milano, diretta dal M° Carlo Pesta, tra le più importanti del nostro paese, riconosciuta e sovvenzionata dal Dipartimento dello spettacolo del Ministero dei Beni Culturali. Un nucleo stabile di danzatori accuratamente selezionati, provenienti dalle migliori scuole e accademie, in grado di coniugare ad una tecnica impeccabile notevole versatilità e capacità espressiva. Molti grandi artisti e coreografi sono stati ospitati nella storia della compagnia tra cui spiccano nomi importanti come Carla Fracci, Luciana Savignano e Oriella Dorella. www.teatrodimilano.it
Arriva a Torino in aprile al Teatro Erba di Corso Moncalieri l’ultima fatica del magistrale interprete della scena italiana Carlo Giuffrè: La lista di Schindler, già famosa e drammatica pellicola diretta da Steven Spielberg, apparsa in Italia col titolo originale Schindler’s List. Veterano del palcoscenico, Carlo nasce a Napoli nel 1928 e consegue il diploma all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica iniziando a lavorare in teatro con il fratello Aldo nel 1947. Insieme lavorano prima con Eduardo De Filippo, poi con Giorgio De Lullo entrando nella celebre Compagnia dei Giovani. In breve diventano due dei più popolari attori italiani dagli anni 50 ai giorni nostri, spaziando anche nel cinema e nelle produzioni televisive. Scomparso Aldo nel 2010, Carlo resta testimone di un talento e di una dedizione professionale che coinvolge anche il figlio Francesco, il quale, dopo un percorso come musicista debutta nella regia nel 2003 firmando diversi lavori che vedono il padre come protagonista, tra cui appunto questo “La lista di Schindler”. Il lavoro teatrale è tratto dal romanzo di Keneally Thomas ispirato alla storia autentica di un industriale tedesco che durante la seconda guerra mondiale riuscì a salvare circa 1200 ebrei dai campi di concentramento inserendoli in una lista da cui attingeva personale ebraico da portare in fabbrica. Oskar Schindler è stato semplicemente un uomo. Un uomo che ha vissuto e agito in uno dei periodi più assurdi e folli della storia dell’uomo: il periodo della dittatura e dell’ideologia nazista. Non ha compiuto un’impresa strepitosa, o inventato chissà quale meraviglia. Ha semplicemente agito secondo la propria coscienza. Ha “semplicemente” salvato la vita di 1200 persone tra uomini e donne, e questo fa di lui un eroe. “Chi salva la vita di un solo uomo salva tutto il mondo”. Questa frase, detta ad Oskar da Itzhak Stern, suo contabile, fu il seme che germogliò nel suo animo, l’attimo in cui forse, inconsapevolmente, decise di opporsi a suo modo alla follia che lo circondava. Portare a teatro la sua storia è un’esigenza del racconto. Raccontare una storia che ricordi un periodo buio ma che possa dare testimonianza della speranza che l’uomo ha la capacità di ribellarsi alle mostruosità compiute dai suoi simili. www.torinospettacoli.it
Musical
Non sfugga a chi non l’avesse visto la scorsa stagione l’emozionante spettacolo del grande Massimo Ranieri “Viviani Varietà” che torna in scena a fine aprile al Teatro Nuovo di Milano. Massimo è un artista che non ha certo bisogno di presentazione. Per questo allestimento si avvale della regia di un altro grande, Maurizio Scaparro, e di un orchestra live di 5 elementi. La trama è popolare, umana e avvincente come tutti i lavori di Ranieri. Nel 1929 sul piroscafo Duilio, Massimo Ranieri/Raffaele Viviani attraversa l’oceano da Napoli a Buenos Aires con la sua compagnia di attori e musicisti. Nella lunga traversata mette in prova lo spettacolo destinato a cercar fortuna nell’orizzonte di promesse e speranze del nuovo mondo, ma il vero debutto avverrà col pubblico degli emigranti imbarcati sulla nave per festeggiare la notte del passaggio dell’Equatore. Massimo Ranieri e Maurizio Scaparro ricompongono la galleria di ritratti in musica che Viviani ha disseminato nelle sue opere, riunendo nelle sale di terza classe del Duilio il popolo vitale e dolente degli scugnizzi, degli ambulanti, delle prostitute e della povera gente per farne i protagonisti e gli spettatori del varietà popolare che va in scena. www.teatronuovo.it
Danza
Un nuovo balletto debutta al teatro di Milano in occasione dell’avvicinarsi della S. Pasqua: “Passione Mozart”, in anteprima mondiale le sere del 16, 17 e 18 aprile. Lo spettacolo unisce due elementi che hanno segnato la storia dell’intera umanità, la musica di Mozart e la figura di Gesù Cristo, riscoprendo un genere artistico che ha rivestito una particolare importanza nel corso dei secoli: la sacra rappresentazione. Fin dagli albori della civiltà infatti l’uomo sentì l’esigenza di rappresentare, mediante il linguaggio gestuale e soprattutto la danza, i propri sentimenti religiosi. Riti propiziatori con movimenti, scene di caccia e, più in genera-
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SPOT LIGHT
Alessandro Torrielli
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el gergo dello spettacolo spot light indica il riflettore da puntare sull’artista per metterlo in evidenza sulla scena. In questo numero abbiamo scelto il protagonista di un nuovo spettacolo che andrà in scena a Milano in Aprile, “Passione Mozart”. Si chiama Alessandro Torrielli, ed è l’artista che la produzione del Balletto di Milano ha scelto per portare in scena una figura religiosa che ha ispirato film e fiction di ogni genere: Gesù.
produzioni della scuola del Teatro: “Ipnos” di Davide Bombana, “Theme and Variation” di George Balanchine, “Don Quixote” di Vladimir Derevjanko, “Symphony in D” di Jiri Kylian, “Who Cares?” di George Balanchine, “Ouverture” di Frederic Olivierì”, “Raymonda” di Juri Gregorovich. Ma la sua esperienza decisiva è la partecipazione alle produzioni del corpo di ballo del Teatro alla Scala: “Kabuki” di Maurice Bejart (realizzato in collaborazione con i danzatori del Tokio Ballet), “Die Liustige Witwe” di George Iancu e Loretta Alexandrescu, “Morte a Venezia” di Deborah Warner e Kim Brandstrup. Successivamente lavora, durante la stagione autunnale 2011, presso “European Ballet” di Londra, diretto da Stanislav Tchassov, nelle produzioni “Coppelia” e “Lo Schiaccianoci” danzando anche ruoli solistici. Da maggio 2013 fa parte dell’organico della compagnia del Balletto di Milano, ricoprendo parti di grande rilievo.
Chi è
Alessandro Torrielli è un artista che porta lo stile e l’eleganza di un centro di formazione d’eccellenza, l’Accademia del Teatro alla Scala, dove si è diplomato nel maggio 2011 sotto la direzione di Michel Olivierì. La sua passione per il ballo è nata molto presto e già all’età di undici anni inizia lo studio della danza in provincia di Alessandria. Durante la formazione accademica ha occasione di studiare con grandi maestri e interpreti della danza internazionale come Leonid Nikonov, Paolo Podini, Maurizio Vanadia, Tatiana Nikonova, Loretta Alxandrescu, Bella Ratchinskaja, Vera Karpenko, Emanuela Tagliavia e Amelia Colombini.
Prossimi impegni
Dal 16 aprile sarà in scena al Teatro di Milano nel nuovo balletto “Passione Mozart” in cui avrà il ruolo di protagonista, Gesù di Nazareth. è un ruolo che ha avuto grandi interpreti in passato al cinema, nel musical e in sceneggiati televisivi, ma non ancora nella danza. In bocca al lupo allora Alessandro e speriamo che questa esperienza sia un altro dei tuoi successi!
Che cosa ha fatto
Già giovanissimo Alessandro grazie al suo talento viene coinvolto in spettacoli professionali. Tra il 2007 e il 2011 partecipa alle
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I LOVE SICILY
La Sicilia e gli scrittori di Riccardo Di Salvo (info@riccardodisalvo.it) e Claudio Marchese (info@claudiomarchese.it)
Donna Florio e la Palermo liberty
Ritratto di Boldini di Franca Florio
I
turisti che oggi visitano Palermo sono calamitati dai suoi splendidi monumenti. La Cattedrale, orgoglio dell’ex capitale borbonica, la Zisa, centro culturale il cui parco è stato restaurato nel 2005, la Cappella Palatina, prezioso tesoro latino, bizantino e musulmano, Palazzo Abatellis di cinquecentesca memoria, ricco di affreschi di Antonello da Messina come “Il trionfo della morte” e “L’Annunziata”. Ma c’è anche un’altra Palermo. Quella della borgata di Mondello, un tempo zona paludosa, poi bonificata attorno al suo porticciolo e all’antica tonnara. Ancor oggi meta turistica per residenti e turisti che vogliono vedere il mare, le spiagge, i viali costellati di palme, pini e ville liberty. Nell’epoca della dilagante omologazione che minaccia la bellezza della città, Palermo conserva un orgoglio isolano degno di una città che è stata capitale prima dell’unificazione d’Italia e che conserva ancora tracce di un antico splendore destinato a contaminarsi, come in altre capitali, con la massificazione. Riflettiamo, dunque, sul destino di questa città. Alla fine dell’Ottocento era una delle perle del Mediterraneo. Il suo porto accoglieva il turismo internazionale. La vita culturale raggiungeva l’eccellenza grazie alla sinergia tra classe aristocratica e classe borghese. Proprio nella Palermo mondana di fine Ottocento brillava l’astro di Franca Jacona di San Giuliano, una nobildonna andata in sposa a un ricco borghese, l’armatore Ignazio Florio. First lady di una città che negli anni Novanta del secolo XIX viveva una “dolce vita” simile a quella romana di Fellini ma più eletta nello stile. Grandi e sontuosi alberghi, salotti mondani frequentati da nobili gattopardeschi e da abili imprenditori, sale da gioco alias casinò non meno prestigiosi di quelli della Costa Azzurra, teatri dove si esibivano sciantose d’alto bordo come la bella Otero e attricette di quel demimonde che ruotavano attorno alle dive. Donna Florio non era una diva né della canzone né del teatro. Ma il suo fascino, fatto di bellezza e di cultura, era conosciuto non solo nella sua città ma oltre lo Stretto che separa l’isola dal continente, tanto che venne a ritrarla nel suo prestigioso atelier un pittore come Boldini che amava la mondanità, l’arte, il lusso e la lussuria. Villino Florio anni ‘30 (da La Sicilia di Scafidi) Palermo era sfavillante come Roma o Bisanzio. Allo stile barocco e a quello arabo – bizantino si aggiungeva quell’Art Nouveau che a Vienna fu chiamato Jugendstil e in tutta l’Europa Liberty. “Palermo – scrive Sciascia in “Nero su nero” – era allora una piccola capitale del liberty; già prima che questo nuovo stile si affermasse in Europa, gli architetti e gli artigiani palermitani ne avevano qualche presentimento ne lasciavano rameggiare qualche linea dalle imperanti linee neoclassiche…”. Franca Florio apparve nel ritratto di Boldini in una di quelle pose che avrebbero fatto tendenza nel firmamento delle dive del cinema muto. Una vera e propria femme fatale. Tanto che di lei scrisse l’inventore stesso di questo mito. Gabriele D’annunzio. La vide passare sotto le procuratie di Venezia, nell’autunno del 1897 e fu affascinato dalla sua afrodisiaca bellezza. Annotò nel suo taccuino “Ella è bruna, dorata, aquilina e indolente. Un’essenza voluttuosa, volatile e penetrante emana dal suo corpo regale”. Sembra davvero un’icona del liberty palermitano, sensuale e sognante come l’ex capitale borbonica.
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NEWS & APPUNTAMENTI
CityLife
Gli appuntamenti in città GARAGE CLUB
TORINO. A sette anni dall’apertura, Garage Club si conferma come locale di tendenza dell’ambiente gay e gay friendly piemontese. Ubicato nella zona più bella di Torino, il locale si posiziona nell’area “chic-elegante”, ma è aperto a tutti, senza distinzione di età, estrazione sociale e provenienza. Il Circolo supera gli schemi ormai consueti delle saune tradizionali, favorendo la relazione tra i soci attraverso iniziative e ampi spazi dedicati al dialogo interpersonale. Qualità superiore dell’accoglienza e accurata pulizia ne sono i tratti salienti. Sviluppato su due livelli, Garage Club si compone di sauna finlandese, bagno turco, idromassaggio, lounge bar, video corner, glory wall, ambienti relax, area fumatori e nuova sala video. Il Circolo (affiliato Arci) è aperto tutti i giorni dalle 14 alle 02. Ingresso libero per chi presenta un nuovo socio o esibisce il coupon di Facebook. Programma settimanale: lunedì e mercoledì alle 22 “Naked party”. Martedì alle 21.30 “Young Party”. Venerdì alle 22 “Fluo Naked”. Sabato dalle 21.30 “Ibiza night”, beachwear e sorteggio consumazioni omaggio per Queever. Giovedì e Domenica serata ordinary. Locale Young & Bears friendly. Seguici su Facebook: GarageClub Torino Info: 346 3006612 www.garageclub.it
COMUNICATECI LE VOSTRE INIZIATIVE ENTRO IL 15 DI OGNI MESE / E-mail: redazionelui@gemeco.it - Fax 02 91390360
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NEWS & APPUNTAMENTI
DEPOT
MILANO. Un mese pieno di eventi vi aspetta. I naked parties del mercoledì e della domenica pomeriggio imbattibili ed eccitanti. Le serate no id nudi con il viso coperto da passamontagna tutti i martedì sera e ancora il primo sabato del mese. I bisex parties del lunedi sera. Per quelli timidi c’è l’underwear party del venerdì notte che in alcuni casi si trasforma nell’evento al primo colpo, con i bracciali fluorescenti per capire al volo il ruolo sessuale. L’unico evento nella nebbia mai realizzato “fog party” (nudi o in underwear). La serata dedicata a chi ama e trova sexy l’abbigliamento sportivo. Un party per tutti i gusti. www.depotmilano.com NAPOLI. Tutti i martedì sera ingresso gratuito per tutti gli under 25. Mercoledì sera appuntamento con il classico naked party. Giovedì sera potete partecipare in due pagando solo un ingresso. Se non volete spogliarvi o partecipare ad eventi particolari il venerdì open cruising è la serata che fa per voi. Lunedì 21 il club rimane è aperto dalle ore 22. Sabato 12 l’appuntamento hot al buio chiamato blackout party; per divertirsi senza essere riconosciuti. Domenica 13 e 27 il party in underwear, per quelli timidi. Al primo colpo, il party con i bracciali di riconoscimento sessuali vi aspetta sabato 26. Domenica 6 e 20, hot sunday, doppio appuntamento; masked dalle 17 alle 21 e underwear dalle 21 in poi. www.depotnapoli.com
BANGALOV
MILANO. Bangalov ormai da due anni è presente nelle notti “hot” milanesi. Con la complicità del locale potrai finalmente trasgredire in assoluta libertà. La cura dei dettagli, della musica e delle luci rendono l’atmosfera accattivante ed unica e sicuramente un cruising diverso ed internazionale.
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Sei stanco dopo una dura giornata di lavoro? Hai fatto troppi sforzi in palestra e adesso hai male alla schiena? Qualche chiletto di troppo? O semplicemente hai voglia di un pò di relax? Penso di poterti aiutare.
Roberto
Terapista del Massaggio
Specializzato in massaggi antistress, decontratturanti e linfodrenanti. Depilazione corpo (anche zone intime). Ricevo su appuntamento anche a domicilio.
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NEWS & APPUNTAMENTI
Sabato 12 si festeggia il secondo compleanno di Bangalov, in un party spumeggiante, unico e trasgressivo. Serata Hot Spot Night sabato 26, la notte Leather e Fetish, dove il dress code è rigido ed obbligatorio. Chiedi di essere membro del Club su Gayromeo per ricevere le newsletters delle serate con relativo dress code o collegati alla pagina facebook. Ingresso consentito ai possessori di tessera One Pass o Uno Club. Per tutti i dettagli visita il sito www.bangalov.com Tel. 02 33220193 - Mob. 389 2071335
Gay & Lesbian Film Festival
TORINO. In occasione della 29a edizione, il TGLFF - Torino Gay & Lesbian Film Festival, in programma nel capoluogo piemontese dal 30 aprile al 6 maggio 2014, si presenta con un’immagine totalmente rinnovata. Grazie ad un importante restyling del nome e del logo, il TGLFF vuole comunicare la sua nuova essenza, mantenendo sempre alta la qualità delle pellicole in programma. Nel Concorso lungometraggi ci sarà, tra gli altri, Hoje eu quero voltar sozinho di Daniel Ribeiro, pellicola brasiliana vincitrice del Teddy Bear fiction al Festival di Berlino 2014, che successivamente uscirà nelle sale italiane. Il film racconta la relazione tra Leo, che subisce atti di bullismo a causa della sua cecità, e Gabriel, suo nuovo compagno di scuola. Film tratto dall’omonimo cortometraggio vincitore a Torino nel 2011. Per la serata dedicata alla lotta contro il bullismo ci sarà Night Flight (Corea del Sud, 2014) di Lee Song Hee-il, presentato al recente Festival di Berlino. Il TGLFF dedicherà al regista anche un intero Focus. Nella serata di chiusura, il TGLFF proporrà l’ultimo film di Eytan Fox, Cupcakes (Israele/Francia, 2013). L’opera segue una band di Tel Aviv che raggiunge Parigi per partecipare al contest Universong. La canzone con cui concorrono, “Song Number Six”, è stata scritta appositamente per il film da Scott Hoffman, membro
Via Principessa Clotilde, 82 - Torino www.gayromeo.com/flying-pig ingresso riservato ai soci
NeWS & APPUNTAMeNTi
degli Scissors Sisters. Per il terzo anno consecutivo sarà presente la sezione Forever Young, con film che raccontano l’universo giovanile, tra i quali, sempre da Berlino, Ye (The Night) di zhou Hao (Cina, 2014) in anteprima italiana. il TGLFF ha deciso di ricordare tre importanti artisti: due ci hanno lasciato da poco, per il terzo ricorrono i vent’anni. Lou reed: a meno di un anno dalla scomparsa, ci sarà Lou Reed’s Berlin (regno Unito/USA, 2007), diretto da Julian Schnabel, ripresa dello storico concerto del 2006 a New York, nel quale l’artista eseguì per la prima volta live i brani del suo celebratissimo album Berlin del 1973. Philip Seymour Hoffman: il 2 febbraio 2014 è stato trovato senza vita nel suo appartamento a Manhattan, New York. il Festival lo ricorderà con la proiezione di Flawless (USA, 1999), diretto da Joel Schumacher, con Hoffman al fianco di robert de Niro. derek Jarman: sono ormai 20 anni che il mondo è privo del suo talento, che sarà riproposto al pubblico con il film Caravaggio, da lui diretto nel 1986 e proposto dal TGLFF in una versione completamente restaurata. Quest’anno il Festival dedicherà una sezione speciale alle famiglie omogenitoriali, con film e documentari che approfondiscono i rapporti tra genitori e figli gay. il Focus Lez drama! approfondirà come di consueto le storie al femminile, mentre Chilometro zero ospiterà le produzioni italiane con una ricca scelta di titoli e un Focus tratterà i temi legati all’HiV. i Giochi olimpici di Sochi 2014 hanno portato all’attenzione del mondo le gravi violazioni dei diritti civili in russia, dove la comunità GLBT vive ogni giorno violenze e abusi: il TGLFF ha programmato quindi una piccola sezione con pellicole dedicate a questo Paese. Torna, infine, il ciclo di eventi letterari del TGLFF: A qualcuno piace libro. Quest’anno si svolgerà al Circolo dei Lettori (via Bogino 9, Torino) e ospiterà la presentazione, fra le altre, delle ultime opere di Vladimir Luxuria, Alessandro Fullin, Alessandro Golinelli e, in anteprima assoluta, Walter Siti. www.tglff.it
SFoGLiA LA riViSTA oN-LiNe SUL SiTo www.luimagazine.com 108
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K R A D M O O R
MISS BUTTERFLY 2014 Sono aperte le iscrizioni per partecipare alla 5째edizione del concorso Info: 347.8035290 (Adriano Ferro)
VIA DE GASPERI, 14 CORSICO (ZONA LORENTEGGIO/IKEA) MILANO INFO/333.4816780 - E-MAIL: DISCO@LANUOVAIDEA.IT CoMUNiCATeCi Le VoSTre iNiziATiVe eNTro iL 15 di oGNi MeSe e-mail: redazionelui@gemeco.it - Fax 02 91390360
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