mensile - anno diciassette - numero cinque - maggio 2013
issn 2039-0262
ITALIA
MODA i mille volti dell’arancione MUSICA osvaldo Supino INTERVISTA Jessy ares
DaRK ROOM aPeRtURa giaRDiNO estiVO via de gasperi, 14 corsico (zona lorenteggio/iKea) Milano inFo 333.4816780 - e-Mail: disco@lanuovaidea.it
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editoriale
I, tra virgolette, normali L
N . 0 5 M A G G I O 2 0 1 3
a normalità non è negli occhi di chi guarda, ma è nella quotidianità delle persone che si trovano a dover vivere una determinata circostanza. A furia di fare, vedere, convivere una specifica situazione, un determinato lavoro o un semplice rapporto, la condizione che viviamo automaticamente diventa parte integrante di una normalità soggettiva e non purtroppo oggettiva. È normale ciò che non ci sorprende e non lo è ciò che ci fa uscire dagli schemi, che ci coglie all’improvviso, che ci richiede una spiegazione. Il concetto può e deve essere rapportato nella società odierna. Riferendoci agli ultimi avvenimenti politici è certo che la contrattazione e la collaborazione tra PD e PDL con il governo Letta ci saranno, del resto il fatto che due familiari, parliamo naturalmente di Gianni ed Enrico, partecipino attivamente nei due diversi schieramenti politici lascia presagire più che un accordo. Certo, è civile che due partiti si confrontino e cerchino l’intesa, ma nel corso degli anni i nostri politici non hanno di certo brillato per il loro spirito di comunità e tanto meno per patriottismo. Ciò vi sembra normale (la domanda non vuol essere pretenziosa)? Forse lo è oggi, viste le condizioni in cui ci troviamo. Normalità mutevole. In termini spicci il discorso normalità cambia radicalmente quando è il preconcetto ad avere la meglio. Senza dover tirar fuori la sempre verde questione sulle unioni di fatto, affrontiamo il discorso dietro un’altra angolatura. In una recente intervista Josefa Idem, sei medaglie olimpiche in otto olimpiadi e oggi Ministro delle Pari Opportunità, dichiara: “Io sono favorevole alle nozze gay. So di tanti sportivi omosessuali che non possono confessarlo apertamente perchè avrebbero difficoltà a trovare gli sponsor. Ripeto, io sono favorevole ai matrimoni omosessuali, ma io non chiederei mai ad un mio collega di sacrificare le entrate della sua carriera da sportivo per fare questa lotta alla Don Chisciotte. Perché avere una sponsorizzazione significa un guadagno”. Questo è uno di quei casi in cui la verità viene falsata in nome del sacrosanto diritto alla michetta. Già, perché in questo caso non si tratta di rivendicare alcuni diritti, qui é in ballo la pagnotta. È quindi considerato normale mentire sulla propria identità per campare? Verità condizionata. Ci sono esseri umani che non hanno il diritto allo studio, sfidano quotidianamente la sopravvivenza, non possono esprimere la propria opinione… ci sono uomini e donne che muoiono perché appartengono ad una religione, ad un’etnia, ad una condizione sociale diversa. A questo punto ci domandiamo qual è il confine della normalità visto che per noi è ordinario aprire il rubinetto e aspettarci che esca l’acqua e in altri paesi invece è abituale fare 20 chilometri di strada a piedi per arrivare al primo ruscello? In definitiva non si può parlare di normalità senza parlare di diversità. A tal proposito riportiamo un passo tratto dal libro “Nati due volte” di Giuseppe Pontiggia che risponde al nostro interrogativo. Il testo racconta il rapporto di un padre e di un figlio alle prese con la disabilità fisica di quest’ultimo. Che cosa è normale? Niente. Chi è normale? Nessuno. Quando si è feriti dalla diversità, la prima reazione non è di accettarla, ma di negarla. E lo si fa cominciando a negare la normalità. La normalità non esiste. Il lessico che la riguarda diventa ad un tratto reticente, ammiccante, vagamente sarcastico. Si usano, nel linguaggio orale, i segni di quello scritto: «I normali, tra virgolette». Oppure: «I cosiddetti normali». Salvatore Paglia
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il prossimo numero in distribuzione ad inizio giugno 2013
sommario
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MODA I 1000 volti dell’arancione
06
TENDENZE Mettetevi in riga
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COVER Foreign Mentality
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LIFE Economia domestica
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MUSICA 20
LIBRI Luca Locati Luciani: From disco to disco!
FASHION 24
MODA 06
INTERVISTA 32
TENDENZE 08 LIFE 16 4
SONDAGGI Da quale Vip.../ Scontro d’asfalto
18
MUSICA Osvaldo Supino: I’m “Exposed”
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FASHION Love Game
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INTERVISTA Le mille facce di Jessy Ares
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teatro Lorcabaret
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LUI MODELS Il ragazzo del mese: Francesco
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LIBRI
From Disco to Disco Luca Locati Luciani, Crisco Disco. Disco music e clubbing gay negli anni ‘70 e ‘80, Volibero edizioni 2013 pp. 303
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li anni Settanta (più precisamente il periodo che va dalla rivolta di Stonewall del 1969 all’avvento dell’AIDS nel 1982 circa) sono considerati e idealizzati come l’età dell’oro della vita e della cultura gay. Molte persone che quel decennio non l’hanno vissuto in prima persona, invece, lo vedono come un periodo di sfrenata ed edonistica decadenza durante il quale si è vissuto senza scrupoli e in maniera troppo promiscua la propria sessualità. Come per tutti i miti fondativi, la storiografia di quel decennio tende ad essere selettiva e finisce per raccontare solo una parte della storia, quella della minoranza di uomini gay bianchi borghesi che viveva nelle grandi città degli Stati Uniti e attorno alla quale, nel corso degli anni, è stato costruito l’immaginario gay occidentale così come lo conosciamo oggi. Questa ricostruzione, però, tralascia tutte quelle realtà periferiche e minoritarie che hanno plasmato profondamente, sebbene non in modo così immediatamente evidente, la cultura gay degli ultimi quarant’anni. Esclude palesemente l’apporto delle donne, delle lesbiche cresciute all’interno del movimento femminista, delle drag queen, delle persone transessuali e/o transgenere, dei latino e afroamericani, dei migranti, dei sottoproletari... La lista sarebbe ancora lunga, ma quel che conta è che proprio in quel lungo decennio di cui stiamo parlando, gli incontri e la confusione tra tutte queste realtà e generi diede avvio a un’orgia del possibile, forse troppo idealistica e naive, che avrebbe cambiato radicalmente il modo di vedere e vivere il mondo. E non solo alle persone non eteronormative. A una di queste realtà, la Disco Music degli anni Settanta e Ottanta, Luca Locati Luciani ha dedicato un bel libro recentemente pubblicato da Vololibero edizioni, con un saggio sul camp di Gianluca Meis. La Crisco Disco del titolo si riferisce a un locale il cui nome si ispi-
rava a una nota marca di margarina americana ed era uno dei tanti locali polifunzionali che nacquero verso la metà degli anni Settanta, soprattutto a New York e a Filadelfia, e che frequentati da una pletora di persone diversissime tra di loro accomunate dalla passione per la danza (i ritmi incalzanti della disco facilitavano il movimento) e dall’uso libero delle droghe e del proprio corpo. La disco music nacque in contrapposizione al rock duro e progressivo di quegli anni negli Stati Uniti (discorso a parte sarebbe da fare per quello che successe in Gran Bretagna, dove il punk si affermò come la controcultura dominante), ma ben presto divenne, vista anche la sua spiccata indole internazionalista ed egualitaria, il genere musicale maggiormente capace di comunicare la voglia di cambiamento e amore universale (il 1969 non è poi così lontano) che c’era nell’aria. Quasi di contrappasso all’impenetrabilità e oscurità dei primi locali gay ad ospitare i dj che suonavano queste nuove sonorità, la disco musica era scintillosa e gioiosa, gaia dentro. Da discoteca in discoteca, la disco music conquistò il pianeta nell’arco di un quinquennio. Tutti e tutte, etero e gay, volevano ballare, cantare e sudare al ritmo di Donna Summer, Sylvester, Gloria Gaynor, Village People, Grace Jones, Amanda Lear, ecc. Tanto contagiosa da conquistare la paludata Italia sanremese e plasmare in qualche modo anche il nostro nascente movimento di liberazione omosessuale: il testo di una canzone di Ivan Cattaneo è addirittura firmato da Mario Mieli. Sulla pista da ballo si annullavano apparentemente le differenze, si poteva ancora credere che anche attraverso la musica si sarebbe potuto cambiare il mondo, se non altro cambiare se stessi ed aprirsi verso gli altri, in e con tutti i sensi. Gian Pietro Leonardi
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Dirk Bikkembergs
MODA
I 1000 volti dell’arancione
Abbinamenti audaci & classiche proposte
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a scorsa stagione fredda ha lasciato il segno ponendosi tra le tinte tiepide invernali, quest’estate invece l’arancione si è ritagliato un posto di tutto riguardo tra i colori di tendenza. Ha calcato le passerelle di Milano e Parigi posandosi indistintamente su tutto e, attraverso le sue svariate sfaccettature, ha mostrato di poter vestire indistintamente sia l’uomo dall’animo sportivo che quello dall’atteggiamento più elegante. Non sono mancati gli accostamenti cromatici d’effetto, primo fra tutti quello proposto da Salvatore Ferragamo dove l’arancione si accosta all’azzurro dando vita ad outfits inusuali, ma pragmatici. In questo caso anche i dettagli a contrasto stupiscono e non lasciano per nulla indifferenti. D’effetto anche la scelta di Ann Demeulemeester dove la tinta a tratti si mescola nelle stampe camouflage e a volte gioca un ruolo solitario. Meno invasivo e più neutrale l’abbinamento con il bianco candido consigliato da Gucci. Anche lo sportswear strizza l’occhio alla nuance e attraverso la collezione disegnata da Hamish Morrow per Dirk Bikkembergs, i capi spalla e i pantaloni slim si tingono di
un arancione brillante, mattone o tenue. Perfino le suole delle scarpe e le fasce dei sandali, quasi vanitosamente, non rinunciano ad un tono di colore. Verso il corallo va l’arancione proposto da Etro, dove il suo maschio tra turbanti e linee over sottolinea un’eleganza dal sapore indiano. Geometrico è invece l’arancio presentato da Iceberg, che lo utilizza per dare rilievo alle forme e ai dettagli. Interessanti le tonalità utilizzate che spaziano dall’arancio tramonto fino a toccare i toni dell’aragosta. Trascinati dal mercato anche i brands low cost si sono adeguati alla tendenza, proponendo su i loro banchi accessori e capi dello sgargiante colore. Pare però che quest’onda non sia pronta ad infrangersi con il prossimo cambio di stagione, già, perché dalle sfilate newyorkesi dedicate all’autunno inverno 2013-2014, stilisti del calibro di Mark McNairy New Amsterdam e Michael Bastian hanno largamente utilizzato l’arancione per le loro proposte invernali. E per dirla tutta anche sulle passerelle milanesi non sono mancati alcuni accenni.
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Iceberg
Mark Mcnairy
Iceberg
Gucci
Ann Demeulemeester
Dirk Bikkembergs
Salvatore Ferragamo
MODA
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TENDENZE
Mettetevi in riga “Stripes”: la tendenza sempre di moda
Prada
Costume National
P
iù che una tendenza, quella delle righe è a tutti gli effetti un evergreen. Ogni stagione ha le sue: spesse, verticali, in tinta, sovrapposte, optical… tutte pronte per essere indossate. Possiamo tranquillamente affermare che la moda a righe è un po’ come il festival di San Remo: per un breve periodo canticchiamo la canzone vincitrice e pochi mesi dopo non ci ricordiamo nemmeno più il titolo. Stesso discorso per la fantasia in questione: ad ogni collezione gli stilisti ci propongono dimensioni e colori diversi, che la stagione dopo abbiamo già dimenticato. Il segreto di tanto successo secondo noi è tutto qui: il prossimo anno il capo acquistato 12 mesi prima è attualissimo, in quanto mantiene vivo il tema proposto, per l’appunto le righe. In sostanza i capi con queste caratteristiche sono a tutti gli effetti un buon investimento. Nessun indumento viene risparmiato e tra giochi
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Etro
Iceberg
Emporio Armani
teNdeNZe
Marc by Marc Jacobs
di colori, sovrapposizioni e incastri inaspettati, l’eccentrico uomo bohèmien vende l’anima ad un più ardito gangster anni’30, mentre il seducente marinaretto di turno strizza l’occhio al più classico degli uomini in gessato. le stripes più interessanti del 2013 a nostro avviso sono: le coloratissime singole strisce verticali poste sui completi a tinta unita di Tommy Hilfiger, le larghe sbandierate di Costume National, le micro e le macro di Vivienne Westwood, le discontinue di iceberg e le vedo non vedo di emporio armani. Che dire poi di quelle proposte da Dolce& Gabbana, vere filo conduttore di tutta la collezione? C’è chi invece molto scaltramente ha fatto delle righe il suo logo: è il caso dell’adidas che con le tre strisce è in assoluto la griffe sempre alla moda. Uno spot recitava: un diamante è per sempre. Visti i tempi di crisi, accontentiamoci delle righe.
Tods double stripe bag A/I 2013-14
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Foreign Mentality photos by Marco Mezzani STYLING by Gessica Scorza
Casacca trasparente e gonna/pantalone Tom Rebl
Mantello, canottiera in maglia, cintura e pantalone nero slim Tom Rebl Scarpe vernice nero/panna Premiata
Giacca e polo Bark Papillon in juta con nodo oro Cor Sine Labe Doli
Cappello in paglia Super Duper Hats Cravatta in raso con nodo argento Cor Sine Labe Doli Camicia e pantalone Tom Rebl
Felpa e pantalone gessato Tom Rebl
Maglioncino traforato e pantalone nero Tom Rebl Scarpe vernice nero/beige Premiata Photos by Marco Mezzani Styling by Gessica Scorza Make-up Martina Giudice Model Adam @nologomgmt.com
LIFE
Economia domestica: i gesti che fanno risparmiare Quando le nostre azioni quotidiane si trasformano in denaro
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ttimizzare il consumo di energia elettrica e di gas è il sogno di molti Italiani, MCE - Mostra Convegno Expocomfort ci svela tutti i segreti per farlo. Alla base del risparmio ci sono alcuni semplici accorgimenti da adottare e scelte precise da fare al momento dell’acquisto. Ma andiamo con ordine. Partendo dalle accortezze legate ai gesti quotidiani, possiamo garantirci un risparmio che supera il 50% della spesa. Ecco come: - Ricordatevi di regolare il termostato dello scaldabagno: non utilizzare temperature superiori ai 40°C durante il periodo estivo e ai 60°C durante il periodo invernale. Inoltre è conveniente installare sull’apparecchio un timer per fissare l’orario di accensione e di spegnimento. - Applicare i frangigetto su tutti i rubinetti del vostro appartamento, vi permetterà di ridurre il consumo dell’acqua fino al 50%, mantenendo inalterata l’efficacia e il comfort. Montarli è semplicissimo: è sufficiente svitare a mano il filtro del rubinetto e inserire il riduttore. Stesso discorso per quanto riguarda la doccia. - Spesso si usa l’acqua solo per pochi secondi, ecco perché è una buona abitudine quella di regolare il rubinetto su “freddo”, così facendo si evita di far partire la caldaia (e quindi consumare) inutilmente.
- Non lasciate scorrere l’acqua senza utilità quando, ad esempio, vi lavate i denti o vi radete la barba: durante queste operazioni vi sono molti intervalli in cui l’acqua non viene utilizzata, causando un dispendio calcolato intorno ai 2000 litri l’anno. - Preferite la doccia al bagno: facendo la doccia in media si consumano dai 30 ai 50 litri d’acqua, mentre con l’uso della vasca da bagno le quantità vanno triplicate. - Applicare un regolatore di scarico alla cassetta del water: forse non tutti sanno che il 30% dell’acqua consumata complessivamente in un appartamento finisce nello scarico del water. Normalmente le cassette di scarico hanno una capacità che si aggira attorno ai 12 litri. Questi litri di acqua vengono completamente rilasciati ad ogni scarico, magari anche solo per un piccolo pezzo di carta. Il consiglio è di installare un sistema in grado di erogare la quantità di acqua strettamente necessaria. Questa precauzione può farvi risparmiare fino a 26.000 litri di acqua l’anno. - Gli elettrodomestici come la lavatrice e la lavastoviglie vanno messi in funzione solo quando sono a pieno carico. La quantità di acqua e di energia elettrica utilizzata è sempre la stessa, indipendentemente dal carico utilizzato. Questo accorgimento può farvi risparmiare fino a 8.000 litri di acqua potabile.
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- Utilizzate la domotica: oggigiorno in commercio sono in vendita pratici ed economici dispositivi in grado di permettervi di gestire in modo intelligente il consumo di energia dell’abitazione, risparmiando notevolmente sui costi d’illuminazione, riscaldamento, condizionamento. - Durante l’estate accendete il condizionatore tenendo conto di una differenza di massimo 8°C rispetto alla temperatura esterna. Soldi e salute vi ringrazieranno. Non dimenticatevi di controllare i filtri, la serpentina di evaporazione e il canale di scarico. In inverno, invece, è opportuno mantenere in casa una temperatura di 20°C e lasciare “respirare” i caloriferi. Via quindi tende o mobili vari che trattengono il calore. Oltre a ciò ricordatevi di eliminare l’aria dai caloriferi.
l’acqua sanitaria. Installati a parete o a pavimento (assomigliano alle classiche caldaie) utilizzano pochissima energia elettrica in quanto assorbono il calore direttamente dall’aria esterna tanto da arrivare – grazie ad alcuni modelli ad alta efficienza – a garantire un risparmio del 75% rispetto ai sistemi tradizionali. Le valvole termostatiche installate sui caloriferi, invece, permettono di regolare il consumo di acqua calda per il riscaldamento. Per ogni radiatore si sostituisce la valvola manuale con una valvola termostatica che regola automaticamente l’afflusso di acqua calda in base alla temperatura scelta, deviando l’acqua calda verso altre utenze o diminuendone la portata complessiva. Con l’istallazione di quest’ultime si arriva a risparmiare circa il 10%-15% delle tue spese di riscaldamento. L’utilizzo di acqua calda in casa è spesso sottovalutato. Tenendo in considerazione che adoperare acqua calda significa anche adoperare gas oppure, nei casi in cui si utilizzi uno scaldabagno, si traduce nel consumare energia elettrica, è raccomandabile utilizzare caldaie a condensazione ad alta efficienza. I modelli oggi sul mercato, grazie alle nuove tecnologie, consentendo un risparmio energetico fino al 35% rispetto ad una caldaia di vecchia generazione, eliminando gli sprechi (di energia) e permettendo di ottenere rendimenti termici superiori alle caldaie convenzionali. Il risparmio non finisce qui: il Decreto Ministeriale 28/12/12 (decreto Conto Termico) e il Decreto Ministeriale 05/07/2012 (Quinto Conto Energia) prevedono una serie d’incentivi molto interessanti. Informarsi conviene.
Passiamo ora al momento dell’acquisto. In questi casi il detto “chi più spende meno spende” casca proprio a fagiolo. La spesa di un elettrodomestico di classe energetica alta comporta sì una maggiore spesa iniziale, ma anche un risparmio sulla bolletta elettrica che consente di ripagarsi la spesa già dalla seconda bolletta. Visto che andiamo incontro alla bella stagione, ipotizziamo l’acquisto di un condizionatore: quello di classe A rispetto ad uno di classe C permette di risparmiare circa il 30% annuo sui consumi di elettricità e quindi di ridurre del 30% anche le emissioni e di anidride carbonica. Non male. Per ottenere un risparmio di energia che va dal 40% al 60% nel riscaldamento invernale rispetto ai sistemi tradizionali, il consiglio è quello di utilizzare la pompa di calore per riscaldare anche
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SONDAGGIO
Da quale vip acquistereste un’auto usata? L
Un sondaggio elegge i fidati e gli inaffidabili
ottenuto il 19,4% delle preferenze). Fra i personaggi che entrano nella classifica dei venditori affidabili anche Michelle Hunziker (10%), Carlo Conti (9,7%), Emma Marrone (6,2%), Beppe Grillo (5%) e Tiziano Ferro (4,4%). Fino a qui i bravi, ma da quale Vip gli automobilisti italiani non comprerebbero mai un’auto di seconda mano? La risposta è netta: da Mario Balotelli. Il campione al centro del gossip calcistico, e non solo, con il 21,7% delle preferenze si aggiudica la medaglia d’oro degli inaffidabili. Alle sue spalle un personaggio decisamente diverso, ma altrettanto discusso: Vittorio Sgarbi. Non comprerebbe l’auto da lui il 20,9% degli intervistati. Terzo il Presidente del Consiglio Mario Monti (16,7%): forse gli italiani temono che anche sulla manutenzione dell’auto abbia applicato troppi tagli. Appena fuori dal podio dei venditori inaffidabili c’è Morgan; il nome del giudice di X Factor è stato indicato dal 14% del campione. Al quinto e al sesto posto si trovano due donne, in qualche modo legate ai primi in classifica. Si tratta di Raffaella Fico ed Elsa Fornero. L’ex compagna di Mario Balotelli è una venditrice inaffidabile per il 9,7% degli intervistati, mentre l’8,5% del campione non comprerebbe l’auto usata dal Ministro del Lavoro e delle politiche sociali del Governo Monti. Dalla settima alla nona posizione si trovano tre personaggi televisivi: Rudy Zerbi (4,70%), Enzo Miccio (1,2%) e Paolo Limiti (1%). Lo sport torna protagonista nella decima posizione, occupata tristemente da Federica Pellegrini (0,8%).
’automobile è un mezzo di trasporto quasi insostituibile, ma il suo acquisto e il mantenimento richiedono un costo fisso che grava indubbiamente sulle finanze di molti. Per risparmiare un bel gruzzoletto di danaro molto spesso ci si affida alla compravendita di vetture di seconda mano, ma questa scelta nasconde un sacco d’insidie. Già, perché, diciamocelo francamente, un veicolo apparentemente perfetto può nascondere difetti enormi e causare grossi problemi o spese impreviste… ed ecco che la scelta di un usato può trasformarsi in un cattivo affare. Proprio per questo motivo comprare da qualcuno di cui ci si fida, e si conoscono le abitudini, diventa un modo per tutelarsi. A tal proposito il sito Facile.it, attraverso un sondaggio, ha voluto scoprire da chi, fra i Vip di casa nostra, gli Italiani acquisterebbero a cuor leggero un’auto usata e da chi, invece, non la comprerebbero mai. Stando alle risposte date dagli oltre mille automobilisti intervistati a dover rinunciare al podio per un soffio ci sarebbe Valentina Vezzali. La campionessa convincerebbe l’11,2% dei potenziali acquirenti. Al terzo posto un paladino dei diritti dei consumatori: Giovanni Floris. Il nome del conduttore di Ballarò è stato indicato come venditore affidabile dal 14,1%. Al secondo posto si è classificato un personaggio che di motori se ne intende parecchio: Luca Cordero di Montezemolo. Il Presidente della Ferrari non avrebbe problemi a vendere la propria auto al 16,5% del campione. Ad ispirare la maggiore fiducia è il CT della nazionale di calcio Cesare Prandelli (che ha
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SONDAGGIO
Scontro d’asfalto
Due e quattro ruote: è guerra. Per necessità, o per piacere gli Italiani riscoprono la bicicletta, ma…
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ferenze, mentre la classica bicicletta dal sapore retrò del nonno si piazza sul gradino più basso del podio. Quella tra automobilisti e ciclisti è una guerra senza fine: i primi non sopportano i gruppi di ciclisti che circolano in modo affiancato occupando più della metà della carreggiata (55%), mentre gli altri non digeriscono la non curanza nell’aprire la portiera della macchina senza fare attenzione alla loro possibile presenza (53%). Al secondo posto entrambi i gruppi si rinfacciano la mancata segnalazione del cambio di direzione (51% e 43%), mentre al terzo posto i ciclisti rimproverano agli automobilisti il parcheggio in doppia fila (44%), viceversa invece il peggior difetto è quello di non accendere mai le luci di posizione (34%). Discordia anche sul campo della sicurezza: i motivi principali? Il 27% dei ciclisti indica negli automobilisti indisciplinati, il 12% si lamenta delle piste ciclabili, troppo poche o addirittura inesistenti, il 9% degli intervistati invece mette in evidenza lo stato delle strade: dissestate e prive di manutenzione.
omplice la crisi, una spasmodica cura per il corpo e un sempre più attento occhio di riguardo al pianeta, la bicicletta è diventata il mezzo di trasporto più utilizzato dagli Italiani. A testimoniarlo è una ricerca condotta dal Censis che rileva il cambiamento di rotta: 1.750.000 le biciclette vendute contro 1.748.143 di automobili immatricolate. Il dato non solo è il frutto dei tempi che cambiano, ma sottolinea una rivoluzione nello stile di vita dell’Italiano medio. Era dal dopoguerra che le quattro ruote non perdevano la sfida delle vendite con il mezzo di trasporto più economico della categoria. A dado tratto l’Osservatorio Linear dei Servizi ha cercato di capire meglio le nuove abitudini del cittadino e ha scoperto che la mountain bike è il modello di bicicletta prediletto da ben il 43% degli intervistati. Il motivo? Manco a farlo apposta ha a che fare con il prezzo, ma non solo… la robustezza è la funzionalità sono le qualità che spingono l’acquirente verso quest’acquisto. Grazie alla sua agilità e al peso contenuto la city bike si aggiudica il 38% delle pre-
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MUSICA
Osvaldo Supino presenta il suo nuovo album, “Exposed”, lanciato da un singolo (e da un video girato a Londra) intitolato “I Have A Name”. In questa intervista, l’artista si racconta dopo un’esibizione live, mostrando il suo vero volto 20
MUSICA
Osvaldo Supino: I’m “Exposed” Intervista di Tony di Corcia Foto di Fabiano Salvalai Styling di Francesca Carini
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MUSICA
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oltanto un’ora fa si muoveva sul palco del Classic di Ri“I Have a Name” rivela una maturità molto speciale che non mini davanti a qualche migliaio persone cantando, sersembra essere soltanto musicale. Anche il video della canvendosi di un pop tecnicamente sofisticato, giocando la zone comunica una crescita a livello interiore e una nuova carta della provocazione invitando un ragazzo del pubconsapevolezza artistica. E fioccano già i consensi: il blog blico sul palco per coinvolgerlo in un momento ad altissimo tasso PopJustice.com ha già riservato al progetto una recensione di sensualità. Ma adesso, che sono le entusiastica, mentre il singolo è in 4 del mattino, l’artista che incontro nelcima alle classifiche dei downloads la quiete di una camera d’albergo pardei digital stores più importanti a liticolarmente minimalista – in giro nesvello internazionale. sun disordine da star, ogni cosa è al Di solito quando inizio a lavorare a un suo posto, sintomo di una mente meprogetto mi soffermo molto sulla novitodica – è un ragazzo sottile, dai gesti tà, sulle nuove sonorità, sugli elementi incredibilmente educati, che sembra che mi possono aiutare a comunicare addirittura più giovane della sua età. qualcosa di inedito. Ma per “I Have A Viene da chiedersi se l’Osvaldo SupiName” è andata diversamente. no, che si scusa per un disordine che Quando l’ho ascoltata non ho pensato non c’è, sia lo stesso che da anni si alle influenze, agli accordi o alla forza. esibisce in giro per l’Europa e raccoParlava di me in maniera così limpida glie milioni di fans nel web meritandoe onesta, di ciò che avevo vissuto, era si l’etichetta di web star e superando, impossibile non rivedermi. Pertanto, in competizioni internazionali di tutto tutto il resto è passato in secondo piarispetto, icone dell’immaginario pop no. Spesso è proprio in ciò che cancome Kylie Minogue. Che si tratti delto che, involontariamente, trovo delle la stessa persona lo conferma il nuovo risposte e riesco a capirmi. E così è album dell’artista di origine pugliese. successo con questo pezzo. Racconta Exposed lascia trapelare aspetti intimi senza paure e timori chi sono oggi, una della personalità di Supino, che rivela persona che come tutti cerca l’amore e Cover: Foto di Stefano Oliva - Styling di Francesca Carini in questo suo ultimo lavoro una matul’autenticità dei sentimenti. rità molto speciale, a livello musicale ma anche a livello umano. Una prova giunge dal singolo e dal video che lo racconta, I Have Si intuisce, dai testi dell’album, un tono di rimpianto, di dia Name. Atmosfere malinconiche, una Londra elegantissima e spiacere. Ci sono state esperienze negative che hanno inbrulicante, Osvaldo Supino senza gli abiti eccentrici e provocanti fluenzato la composizione di questo ultimo lavoro? a cui ci aveva abituato. “Exposed” (esposto) si chiama così proprio perché è stato lavorato in un momento per me di forte cambiamento. Mi sono trovato all’improvviso a chiudere una relazione che per me era il centro di tutto. E per la prima volta, dopo tanto tempo, mi sono sentito completamente perso. Tenendo conto dell’imprevedibilità della vita, e dei ritmi che ho, erano chiari i miei punti di riferimento, dove stavo andando e vedevo già una parte del mio futuro concretamente. Un futuro che amavo, in cui avevo sempre sperato e che stavamo costruendo in due. Ma all’improvviso mi sono trovato a non avere più una minima direzione, ed è stato spiazzante. Per diverso tempo sono stato in silenzio, abbandonando qualsiasi processo creativo, ma poi ho sentito di dovermi dare dei motivi per svegliarmi al mattino e ricominciare a fare tutte le cose che normalmente caratterizzano la mia vita. Così mi sono chiuso in studio per mesi. Quello studio, quelle pareti, quel microfono, questi pezzi sono diventati il mio respiro. In questo disco c’è tutto. C’è il dolore, la paura, ma anche la voglia di lasciarsi andare e la ricerca di una nuova positività. Nulla è lasciato al caso. Ogni singola parola, nota, accordo, rappresenta quello che sono oggi, e che senza alcun timore ho deciso di raccontare. In che cosa differisce, rispetto alle produzioni passate, questo album? È sicuramente molto più personale del precedente, ma dal punto di vista strettamente musicale credo che sia qualitativamente più pregevole. Ho richiamato produttori che in questi anni mi hanno aiutato a crescere musicalmente e penso che davvero questa volta abbiano realizzato con me e per me delle tracce davvero insuperabili. Ho collaborato anche con autori come Daniele Silvestri. Ci sono davvero molte collaborazioni e influenze diverse. Ho dato e detto tutto quello che potevo. Tutto quello che avevo. Sono sinceramente orgoglioso di poter presentare al mio pubblico un disco completo e aderente alla persona che sono oggi.
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MUSICA
dialogo, dichiarazioni e conversazioni anche pubbliche su determinati blog, ho imparato semplicemente a conviverci il più possibile serenamente, cercando di non leggere un certo genere di commenti. Non si diventa mai immuni, ma almeno ho imparato a proteggermi. Ti sei guadagnato sul campo, e a suon di “like”, la definizione di web star. Tu come intendi questo “ruolo”? Non è una definizione riduttiva? In fondo, ti esibisci moltissimo dal vivo, non trascorri la tua esistenza in forma virtuale! A dire il vero io l’ho trovata una cosa un po’ stravagante, perché il mio obiettivo è sempre stato fare musica e non mi aspettavo così tanto rumore intorno a questo. Ma non posso rinnegare le opportunità che il web mi ha dato. Onestamente, non seguo molto le classifiche e i dati di visualizzazione in maniera ossessiva, ma cerco di migliorarmi ogni giorno e di crescere con il mio progetto. Penso che sia il modo più diretto per ringraziare chi fin dall’inizio mi ha dato la possibilità di credere concretamente in questo sogno e di fare esperienze per me davvero inaspettate, come l’esibizione a Londra in Trafalgar Square e i BT Digital Music Awards. Colpisce, di te, la notevole educazione. Un aspetto che sembra in conflitto con la tua immagine artistica. Chi ti consoce sa che questa è la tua parta più autentica, un retaggio dell’educazione ricevuta in famiglia. C’è sicuramente una distinzione netta tra chi sono sul palco e chi sono dietro le quinte. Spesso, sul palco, sei portato ad accentuare un’aggressività che probabilmente nella vita quotidiana non hai. In realtà sono molto timido, forse fin troppo. Totalmente l’opposto di ciò che lascio andare in scena. Osvaldo Supino dice addio alla provocazione? Ma io non mi sento cambiato, come non è cambiato il mio linguaggio. Molte delle cose che in passato sono state definite “provocanti” sono nate davvero senza pensare che avrebbero potuto suscitare polemiche più o meno influenti. Da sempre racconto ciò che sono o mi piace essere su un set video o fotografico. È la bellezza e la curiosità di poter giocare con la tua immagine, ed è una cosa di cui assolutamente non voglio privarmi.
Se ti chiedo di immaginarti tra dieci anni, che persona vedi? Ancora pieno di entusiasmo, contornato da tante persone che mi vogliono bene e con tante altre cose da dire. Almeno, questo è ciò che mi auguro.
Ma nell’album c’è un brano che si intitola, esplicitamente, “Pornographic”. L’hanno scritta gli stessi produttori di “When I Think About Sex” ed è riferita al rapporto fisico, passionale e carnale tra due corpi. Il sesso, perfino la pornografia, non deve per forza essere vista in maniera scandalosa. Per me il sesso, quello trascinante e coinvolgente, è una cosa che assolutamente ricerco in una relazione. L’ho cantata con Chris Crocker… ma questa è tutta un’altra storia. Una parte dell’ambiente gay ti ha eletto a sua icona, se non portavoce, mentre ce n’è un’altra che ti riserva un’ostilità piuttosto violenta. Come vivi tutto questo? Io sono onorato di questo titolo, non l’ho mai nascosto. Come è evidente che io abbia un linguaggio mio, e quindi un mio modo di esprimermi in cui molti non si rivedono e che non condividono. Per tanto tempo mi sono sforzato di piacere a tutti ma mi sono reso conto che, anche se ti forzi e vai per certi versi contro te stesso, non vinci mai, specialmente contro chi è contro di te a priori, per ragioni che non mi sono ancora ben chiare. La maggior parte dei commenti negativi vanno oltre il pezzo, il video, una dichiarazione o una foto: sono sulla persona. Alcuni mi accusano di essere troppo effeminato, troppo magro, troppo ”gay” e ad affermarlo sono persone gay, dalle quali ci si aspetterebbe una maggiore apertura mentale e delle offese un po’ più sensate. E invece usano questi aggettivi in maniera acida e insulsa tentando di sfinirti. Alla fine, dopo anni di tentativi di
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LOVE GAME photos by Francesco Cancarini styling by Daniele Caravello
Him: Shirt Benetton T-shirt Givenchy Her: Cap Moku Blouse Gianfranco FerrĂŠ Belt Stylist Own Skirt Grazia Morelli
Total look Givenchy
Him: Scarf Paul Smith Jeans e shirt Diesel Sweater Frankie Morello Her: Cap Moku Earring Madamodoresina Necklace Prada Dress Vintage Bag Almala Bracelet H&M Shoes Bordello shoes
Him: Jacket e shirt Daniele Alessandrini Papillon David Mayer Cardigan Grifoni Glasses Regected Pants D&G Her: Earring Stylist Own Necklace Chanel Jacket Soprani Tut첫 Dimensione Danza Shoes Bordello Shoes
Him: Shirt Daniele Caravello Pants Paolo Pecora Shoes Cesare Paciotti Her: Earring Stylist Own Necklace Chanel Jacket Soprani Tut첫 Dimensione Danza Shoes Bordello Shoes
Jacket e shirt Daniele Alessandrini Papillon David Mayer Cardigan Grifoni Glasses Regected Pants D&G Shoes Cesare Paciotti Photos by Francesco Cancarini (www.francisphotograph.com) Assistant photo Clara Zanoni Art visual Elisa Facchinetti Stylist Daniele Caravello Assistant stylist Andrea Garavaglia Painting stylist Alberto Sbaraini Hair stylist Fabio Pezzoli Models Simon Hunter e Lady pavona Spencer
INTERVISTA
Le mille facce di JB Fotomodello, porno attore e oggi cantante... Chi è Jessy Ares? Foto di Roberto Chiovitti
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show mi spoglio completamente... alcune volte la carica adrenalinica è cosi alta da procurarmi un’erezione. Trascino i miei fans all’interno di uno spettacolo dove i miei lavori sono la faccia della stessa medaglia. Visto la tua professione hai difficoltà a trovare un compagno? Non è difficile trovare un partner nel mondo del porno, a patto che sei in grado di accettare una relazione aperta. Il mio carattere non me lo consente, in quanto sono un ragazzo geloso, monogamo, di vecchio stampo e, come se non bastasse, film ed esibizioni varie in giro per il mondo non mi lasciano il tempo di coltivare una relazione seria e stabile. Qual è il pregiudizio maggiore che la gente ha nei confronti del porno e nello specifico nei porno attori? Sebbene tutti fanno sesso e molte persone guardano regolarmente filmati pornografici, i paletti culturali e religiosi sono per eccellenza gli inibitori sessuali dell’uomo. Il preconcetto più diffuso è quello di percepire il mondo del porno come un ambiente losco, sordido, privo di morale e professionalità. Abbiamo visto che nel tuo ultimo video ti spogli completamente nudo insieme con altri due ragazzi, in più non mancano allusioni legate al sesso… certo, il testo della canzone e molto esplicito ma come mai questa scelta? Nel tuo intento c’è la volontà di “cambiare”? Se uscissi sul palco offrendo solo qualcosa di “carino”, scomparirei tra i milioni di altri cantanti. Il sesso e la sessualità fanno parte di me e non avendo vergogna di mostrarlo posso usufruire di questo “potere” per ottenere quello che voglio. La gente non ti guarda solo perché gli chiedi di farlo: devi “schiaffeggiarla” per accaparrarti la loro attenzione. Voglio cambiare? No! Però vorrei fare delle altre cose, magari non cosi piene di carica sessuale.
Ciao Jessy, parlaci di te… Sono un artista 32enne che proviene da una famiglia multi-etnica: italo-americana da una parte e tedesca-portoricana dall’altra. Essendo mio padre parte dell’US Army, ho viaggiato sin da bambino cambiando scuola ben 17 volte. Ciò mi ha permesso di fare molte esperienze… addirittura durante uno dei nostri soggiorni ho avuto l’opportunità di frequentare una scuola circense. Sotto lo pseudonimo “JB” ho lavorato come fotomodello per diversi editoriali Runaway, come porno attore tutti mi conoscono come “Jessy Ares” e oggi da cantante ho scelto il nome “Arestirado”.
Entrando nel privato che cosa deve, e non, aspettarsi una persona da te? Onesta totale e fedeltà è ciò che offro a chiunque entri nel mio intimo. Che cosa non accetto? Maleducazione ed egoismo.
“...Il matrimonio non dovrebbe essere un privilegio eterosessuale, ma un diritto di ogni essere umano...”
Parlaci del tuo album Arestirado Il mio album è tendenzialmente Pop, ma contiene varie influenze di altri generi (electron, dance, funk...). Canto, mixo in 7 lingue e descrivo sesso, spiritualità e altri soggetti sociali dal mio punto di vista. L’album è uscito in collaborazione con G.M.I.R records su Itunes e Amazon ed esclusivamente su CD distribuito a livello mondiale Kare--Design.
Come e perché nasce la tua carriera di attore hard? Tutto quello che ho fatto nella mia vita è stato fatto con un unico scopo: far musica. Sfilate, servizi fotografici e porno sono mezzi per incoronare il mio sogno. Prima del porno ho lavorato come modello per Adidas, Puma, Hugo Boss e altri marchi, ma anche se guadagnavo molto non era abbastanza per finanziare il mio album o creare un folto gruppo di fedeli fans pronti a sorreggermi, seguirmi ed incoraggiarmi. Il porno mi ha dato l’opportunità di realizzare tutto.
A quale brano sei particolarmente legato? E perché? Il brano più importante del mio album è “The sign of the angels”. Il pezzo nasce da un’esperienza personale: un’amica, assassinata dal marito, mi ha contattato dall’aldilà per farmi sapere che non era più viva. Mesi dopo ho avuto l’opportunità di incontrare il medium Gordon Smith e mi offrí un reading. Normalmente ho poca fiducia dei cosiddetti medium, famosi per usare trucchi e trabocchetti psicologici per fare un po’ di soldi su di te, ma Gordon tirò fuori informazioni cosi precise, date, luoghi, situazioni accadute nel nostro (mio e di Claudia) passato, che trascendono le informazioni triviali che possono essere dedotte dalle solite domande. È stato il regalo più grande che abbia mai ricevuto. La certezza che ogni cosa che accade durante la nostra vita ha una risonanza profonda e quando la vita si spegne non finisce, si trasforma.
Da porno attore a cantante, c’è qualcosa che lega le due professioni? Mi rendo conto che è difficile aver successo come cantante quando hai una carriera attiva nel porno. Ma io ci voglio provare. Per questo motivo ho creato un punto d’incontro tra le due professioni che ho definito Porn-Pop. Le mie canzoni, scritte tutte da me, hanno sottotoni sessuali, ma poetici. Spesso durante i miei
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Che cosa ti affascina della musica e che cosa invece ti seduce nel porno? La musica è emozione, il linguaggio della mia anima. Niente riesce ad influenzare il mio umore o esprimere i miei sentimenti come le note e i toni. Il porno è sesso artistico… e il sesso è un’orchestrazione di corpi ed emozioni di due o più individui. Qual è il tuo motto nella vita ? Vivi e lascia vivere. La moralità è la scusa che adottano coloro che hanno paura di vivere la propria verità. A quale domanda non vorresti mai rispondere? Perchè la maggior parte dei preti cattolici è gay? Passando dal profano al Sacro, credi in Dio? O a che cosa credi? Credo in un potere supremo, a vari livelli di esistenza dipendenti dallo sviluppo del tuo essere. Credo che nel bene o nel male qualsiasi cosa si faccia torna sempre indietro. Quando hai preso coscienza di essere gay? E quando ti sei accettato? Sapevo di essere attratto più dagli uomini che dalle donne già da bambino, ma crescendo in una famiglia religiosa e con forti influenze militari ho preso piena consapevolezza di me stesso solo a 18 anni. Mi ci sono voluti altri 7 anni per dichiararmi in famiglia e con gli amici. Sei favorevole o contrario al matrimonio tra persone dello stesso sesso? E sulle adozioni che cosa pensi? Il matrimonio non dovrebbe essere un privilegio eterosessuale, ma un diritto di ogni essere umano. Le preferenze sessuali non influenzano l’abilità di crescere un bambino e trasformarlo in un adulto: l’importante é avere i mezzi, l’amore e la testa per farlo.
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TEATRO
Scelti per voi...
In questa rubrica vengono segnalati alcuni spettacoli che possono interessare i lettori appassionati di prosa, musica, opera e balletto
Crepuscolo attrae per lo spirito di vendetta da cui è percorso: eroi e uomini hanno ormai preso il posto degli dei, e i sentimenti in gioco sono sempre più terreni. Wagner si permise persino una barbarica scena corale che, solo a nominarla, rischia di far venire un mancamento a chi se la ricorda bene. Nella vicenda Sigfrido tradisce involontariamente Brünnhilde, che svela a Hagen il suo punto debole e questi lo uccide a tradimento. È la fine di tutto. Anzi l’inizio.
Balletto
La Sylphide, uno dei balletti più famosi e capostipite del balletto romantico (chiamato anche ballet blanc per le sue connotazioni estetiche), è di scena all’Opera di Roma dal 28 maggio al 5 giugno. L’allestimento propone la classica versione danese dal libretto di Adolphe Nourrit con la musica di Severin von Lovenskjold e le coreografie di August Bournonville riprese da Erik Bruhn e ora riproposte da Maina Giuelgud. La direzione musicale è di David Garforth. Sul palco nei ruoli principali la stella del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo Olesya Novikova e il suo compagno premier soliste della compagnia del Kirov Leonid Sarafanov. Il balletto nasce nel 1831 da un’idea del tenore belcantista Nourrit che vedendo danzare sulle punte Maria Taglioni ne rimase profondamente colpito e volle proporre un balletto basato su questa tecnica ispirandosi a un romanzo di Charles Nodier. Questo balletto segna l’inizio del balletto romantico e possiamo definirlo “rivoluzionario”, in quanto per la prima volta la ballerina sale sulle punte quasi nella totalità dell’opera. Il ruolo di Silfide infatti richiede un certo tipo di leggerezza, di tecnicismo e questo stile ricalca perfettamente l’ideale che ha ispirato Adolphe Nourrit e che ha reso celebre Maria Taglioni. È il primo balletto in cui compare il costume tipico della ballerina, il tutù creato per la Taglioni da Eugène Lami, costume che è rimasto quasi identico fino ai nostri giorni. Da La Sylfide in poi in quasi tutti balletti di repertorio vi sarà il cosiddetto “atto bianco”, nel quale la protagonista e il corpo di ballo danzano con il tutù.
Prosa
Apriamo con un doveroso omaggio ad una grande attrice che ci ha lasciato: Anna Proclemer, scomparsa lo scorso 25 aprile. Artista di altissimo livello, ha interpretato con somma maestria grandi ruoli, spaziando tra teatro, cinema e tv, dove ricordo una strepitosa “Anna dei Miracoli”, riproposta da Rai 5 in occasione della sua scomparsa. Proseguiamo segnalando uno spettacolo che sarà al Teatro Diana di Napoli fino al 5 maggio e poi all’Eliseo di Roma fino al 25. Si intitola “Mi chiedete di parlare...”, ed è scritto, diretto e interpretato da un’altra grande del teatro italiano: Monica Guerritore. L’allestimento racconta un’impossibile intervista alla memoria di Oriana Fallaci, scrittrice e giornalista di fama internazionale, capace di portare avanti le proprie idee e il proprio credo con un coraggio e soprattutto fermezza nel dire quello che pensava: questa la motivazione fondamentale di tanta esecrazione nei suoi confronti, ma anche di tanta ammirazione. Un personaggio discusso, controverso e anticonformista, portato in scena dalla Guerritore con mirabile talento e convinzione, attraverso una regia intelligente che sottolinea il senso di solitudine della celebre giornalista. Spiega la Guerritore nelle sue note di presentazione: “Immagino una folle, piccola donna , che torna nel luogo della sua solitudine, quella casa di New York, ora non più sua, coperta di teli di plastica, in attesa di nuovi abitanti. Là nessuno poteva entrare e una grande giornalista, come Lucia Annunziata, descriverà (rivelando una delicatissima personale percezione) “un disordine che inquieta, una donna sola, un tappeto di cicche di sigarette per terra..”. è li che si era rintanata Oriana, nell’ ombra. Mentre la Fallaci infiammava il mondo... La prima cronista di guerra, la prima “celebrity” Forse anche la prima vittima della potenza dell’Immagine. Della sua stessa Immagine. Il palcoscenico ci aiuterà a capire. Non c’è luogo più del palcoscenico dove non si possa mentire. Nessun luogo (checché ne pensino molti..)”
Musical
Arriva dal 7 al 19 maggio al Teatro Nuovo di Milano il musical “A qualcuno piace caldo” con la regia di Federico Bellone, tratto dal celebre film del 1958 diretto da Billy Wilder e definito “la migliore commedia della storia del cinema”. Qualche anno dopo venne affidato a Stone, Styne e Merrill, celebri autori di musical e film, il compito di trasportare la storia dallo schermo al palcoscenico, trasformandola in un musical. Era il 1972 e “Sugar”, come venne intitolata la versione teatrale, andò in scena a Broadway. La versione “musical” del celebre film rappresenta uno dei titoli più esilaranti del genere, pur non essendo nato direttamente per il palcoscenico. La sceneggiatura, che si presta in modo particolare a una riduzione teatrale, ed il riferimento alla musica jazz (infatti da una battuta del film si evince che “caldo” è proprio riferito a questo genere musicale), sfociano spontaneamente in una commedia musicale dalla struttura impeccabile. Questa nuova versione italiana vuole riportare in primo piano i dialoghi e le situazioni irresistibilmente comiche del film e la sensualità leggendaria del mito Marilyn Monroe, anche grazie alla celebre canzone I Want To Be Loved By You, come se il tutto provenisse direttamente dal film in bianco e nero e che, come per magia, diventasse realtà. L’espediente sarà infatti una celebre tecnica illusionistica, nota nel passato in Italia col nome di Fregoligraph in onore del famoso trasformista italiano Fregoli, che permette a interpreti in carne ed ossa di passare dalla proiezione su uno schermo alla realtà in palcoscenico e viceversa. Sul palco nei ruoli che furono di Jack Lemmon, Tony Curtis e Marilyn Monroe i bravi Christian Ginepro, Pietro Pignatelli e Justine Matera.
Opera
Parte da metà maggio la “maratona Wagner” al Teatro alla Scala di Milano dedicata al grande compositore tedesco in occasione del bicentenario della sua nascita. Fino a fine giugno verranno proposte tutte le opere della tetralogia. Si inizia il 18 maggio con l’ultimo dei quattro capolavori: Gotterdammerung (Crepuscolo degli dei) per poi proseguire con gli altri titoli e chiudere di nuovo a fine giugno con questa produzione. Sul podio Daniel Baremboin e in scena ottimi interpreti wagneriani come Waltrud Meier, Ekaterina Gubanova e René Pape. Le repliche del Gotterdammerung di maggio vedranno alternarsi a Baremboin il direttore Karl-Heinz Steffens. Lo spettacolo dalla durata di 5 ore e 40 sarà eseguito in lingua originale tedesca con traduzione disponibile negli appositi videolibretti accessibili in ogni ordine di posto. Ultimo titolo del Ring, il Gotterdammerung è l’opera più amata delle quattro, insieme alla Valchiria che piace perché è il dramma dello strazio amoroso – gemelli amanti, padre e figlia - mentre il
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Spot Light
Lorcabaret
Lo spettacolo teatrale ideato e diretto da Simone Nardini, dedicato al grande poeta omosessuale Federico Garcia Lorca
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da Federico Garcia Lorca durante il suo viaggio in America, con un tema comune: la diversità. La diversità razziale, la diversità sessuale, la diversità socio-economica, la diversità politica quale discriminante che determinerà l’omicidio…. Lorca negli Stati Uniti troverà una realtà diversa, dove potrà vivere, quasi apertamente, la propria sessualità, libero in un mondo nuovo, in cui però emerge l’alienazione dell’uomo in una società con meccanismi che permettono a pochi di dominare su molti. Nell’ultima tappa del suo viaggio, a Cuba, Lorca amava trascorrere le serate al “Alhamabra”, teatro per soli uomini, dove regnava la satira politica condita con allusioni sessuali. LORCAbaret vuole essere uno spettacolo di cabaret, o meglio di varietà, con tanto di numeri e quadri, rivisto e adattato come fosse uno spettacolo dell’”Alhalambra”... per Lorca... su Lorca. Il prologo e l’epilogo sono ispirati al celebre musical “Cabaret” dove le analogie tra nazismo e la dittatura franchista evocano il drammatico epilogo con la fucilazione di Lorca. Una performance teatrale che inizia e finisce nello stesso modo, o quasi, come “Il Pubblico”: un’opera “irrapresentabile”, come la definì Lorca stesso, “perché è lo specchio del pubblico: significa far sfilare sulla scena i drammi personali di ognuno”. Sfila sul palco il bestiario umano che evoca momenti o stati d’animo di Lorca in America, ma anche le diversità, ovvero i drammi, che affliggono noi… chi più, chi meno…. Perché oggi come allora, le discriminazioni razziali, sessuali, socio-economiche e le “diversità” in genere mietono ancora le loro vittime. E questo crudele assassinio, che sembra non vedere una fine, è un grosso insulto alla dignità umana. Quindi coinvolge noi tutti, nessuno escluso.
uesto mese abbiamo messo “sotto il riflettore” uno spettacolo italiano che ha ottenuto grande successo a Roma e Milano, si è fatto onore all’estero (tre mesi in scena a Los Angeles), è stato scelto dall’Università di Quito in Ecuador per rappresentare l’Italia e diverrà un film nel 2015. Si tratta di “Lorcabaret - sei quadri e un assassinio”, un’opera dedicata al grande poeta omosessuale Federico Garcia Lorca, massimo esponente della letteratura spagnola, perseguitato e assassinato sotto la dittatura franchista nel 1936. Lo spettacolo teatrale è ideato e diretto da Simone Nardini, con brani liberamente tratti e adattati da “Il Pubblico”, “Commedia senza titolo” e “Poeta in Nueva York”. Un lavoro toccante, coraggioso e commovente che merita di essere portato all’attenzione dei nostri lettori. Il regista: Simone Nardini, impegnato da sempre nel mondo del teatro leggero e del musical, collabora con le principali compagnie nazionali in qualità di assistente alla regia, scenografo e responsabile di produzione, lavorando in titoli quali “Jesus Christ Super Star”, “Evita”, “La Febbre del Sabato Sera” e molti altri. Direttore di “MTS Musical! The School”, una delle principali accademie italiane di teatro musicale, dal 2004 si è avvicinato al mondo delle performance teatrali e al teatro di ricerca e avanguardia, firmando la regia di “Provini” per Carne in Scatola e “LORCAbaret”, oltre a gestire svariati progetti, laboratori e la rassegna Carne Cruda. Lo spettacolo: Un visionario susseguirsi di scene, ispirate a poesie e opere scritte
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LUI MODELS
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Il ragazzo del mese: Francesco culto di San Francesco d’Assisi. Molti sono comunque i santi con questo nome, tra cui s. F. di Sales, protettore degli scrittori e dei giornalisti (ne abbiamo un gran bisogno…) festeggiato il 24 e il 29 gennaio e il 28 dicembre; s. F. da Paola patrono di Cosenza, ricordato il 2 aprile; s. F. Saverio, gesuita del ‘500, patrono del Giappone e dei marinai. Pochi sanno che il termine “cecchino”, uno dei tanti diminutivi del nome, è dovuto all’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe, detto Cecco Beppe; a partire dall’uso di questo diminutivo entrò nella lingua italiana il termine per indicare un tiratore scelto (come lo erano i fucilieri austriaci). Ma torniamo al nostro boy del mese: Francesco Palmese vorrebbe fare il modello e l’indossatore, ha esperienze nel campo dell’animazione ed ha anche fatto qualche lavoro nel campo della moda e della pubblicità, con buone prospettive. Vale la pena di dargli una mano.. Viso, talento, fisico e sex-appeal non gli mancano. Le foto sono del bravo Giovanni Drago. Per contattare Francesco, potete scrivergli su FB (il suo profilo è Francesco Dado Palmese). Scoprirete garbo, simpatia ed i tanti lati accattivanti, sensuali e positivi di questo splendido ragazzone milanese.
aggio è un mese affascinante: ci regala le prime vampate di caldo, e quest’anno, anche se la prima metà del mese pare offrirà in tutta la penisola instabilità e frequenti acquazzoni, di temperature da pantaloncini e maglietta se ne sente proprio un gran bisogno. Per voi, questo mese abbiamo scelto un aitante ragazzone lombardo. Di Melzo, vicino a Milano, per la precisione: Francesco. Se ne identificano immediatamente i tratti peculiari del “macho” latino per antonomasia: muscolatura guizzante, uno sguardo intriso di sensualità ed un fisico sexi come pochi. Occhi di una emotività profonda, bel sorriso ed un carattere simpatico ed accattivante. Ma veniamo alle nostre consuete divagazioni sull’origine dei nomi. Francesco è uno dei nomi più diffusi in Italia, l’hanno avuto santi, condottieri, re ed anche il nuovo Papa l’ha scelto con indubbia valenza simbolica: è un etimo di origine germanica, e il suo onomastico cade il 4 ottobre. La base del nome si ritrova nel latino medioevale e deriva dal germanico”frankisk”, segno dell’appartenenza dei Franchi al popolo germanico. Successivamente il senso del soprannome indicò i Francesi in genere, e solo a partire dall’XI secolo si trasformò in nome proprio. In Italia il nome acquisì una grande valenza anche grazie anche al
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Citylife
Gli appuntamenti in città GaraGe ClUB
toriNo. il programma di maggio: Lunedì, mercoledì e venerdì ore 22.00: “Naked Party”. Martedì ore 21.30: “Young Party”, riduzioni per Under 25 + distribuzione gadget “gioca sicuro”. Sabato dalle 21.30 alle 4.00: “Cruising”, free dress code, open bar tutta la notte e sorteggio consumazioni omaggio per Queever. Giovedì e domenica sera: “Serata Ordinary”. Locale Young & Bears friendly. Sauna finlandese, bagno turco, idromassaggio, lounge bar, video corner, glory wall, ambienti relax, area fumatori. orario di apertura: tutti i giorni dalle 14.00 alle 02.00 (sabato fino alle 4.00). garage Club Spazio Uomo - Corso Stati Uniti 35, torino Info: 346 3006612 - www.garageclub.it
dePot
MilaNo. da questo mese tutte le sere al depot sarà happy hour. Significa che acquistando una consumazione, ne otterrete una seconda identica o dello stesso costo (oppure inferiore). insomma, potrete bere due volte scegliendo anche di variare la consumazione o offrire il drink ad un amico. Questo mese alcuni eventi irrinunciabili sono le serate no id ogni martedi e sabato 4, gli eventi “al primo colpo” venerdì 10 e 24, il blackout party venerdì 17 e l’appuntamento fist per l’ultimo sabato del mese. Torna anche il divertente appuntamento doppio con “no id” + “al primo colpo” sabato 18. altri eventi sul sito www.depotmilano.com NaPoli. atmosfera calda al depot questo mese. Serata dedicata agli orsi e ai loro “admirer” venerdì 10 e 24 dalle 22. Sabato 11 e poi venerdì 3, 17 e 31 la serata è aperta a tutti senza obblighi di dress code o eventi particolari; si chiama “open cruising”. Sabato 4 e 18 evento al buio per il blackout party... preparatevi ad incontri sorprendenti. Sabato 25 potrete trovare l’anima gemella solo dando uno sguardo ed andare a colpo sicuro nell’evento “al primo colpo”. Domenica 5 e 19 hot sunday (masked naked dalle 17 & underwear dalle 21). domenica 12 e 26 appuntamento triplo con blackout+naked+underwear dalle 20. www.depotnapoli.com 39
NeWS & aPPUNtaMeNti
28° torino Glbt Film Festival 2013
toriNo. Grande successo e un forte incremento di pubblico per la 28a edizione del torino GlBt Film Festival, diretto da Giovanni Minerba, svoltasi a fine aprile. A Boven is het stil (Paesi Bassi/Germania, 2013), un’intensa storia di solitudine e quotidianità diretta con stile rigoroso della regista olandese Nanouk Leopold, il Premio “Ottavio Mai”, assegnato dalla giuria del Concorso lungometraggi, composta da Federico Boni, diego dalla Palma, travis Fine, Vladimir luxuria e lidia ravera. Già presentato alla Berlinale 2013 e interpretato da Jeroen Willems, scomparso nel dicembre scorso subito dopo la fine delle riprese, il film è incentrato sul rapporto scostante, fatto di silenzi e rancori mai sopiti tra uno scapolo cinquantenne e suo padre costretto a letto, con cui vive. la morte del padre apre però una breccia che solo l’amore potrebbe riempire. Nel Concorso documentari ha invece trionfato The Love Part of This di lya Guerra, premiato dalla giuria composta da Basil Khalil, Nina Palmieri e Piergiorgio Paterlini. i giurati del Concorso cortometraggi, Juanma Carrillo, luki Massa e alessandro Michetti, hanno assegnato il premio per l’opera migliore a Bunny di Seth Poulin e Nickolaos Stagias. la giuria composta dagli studenti del dams di torino ha inoltre assegnato il Queer award, riconoscimento che premia un titolo tra otto selezionati, sparsi tra diverse sezioni, che più si avvicina alle tematiche tipiche del mondo dell’adolescenza. Quest’anno ha vinto Joven & alocada di Marialy rivas, pellicola inclusa nell’open eyes: Forever Young. www.torinoglbtfilmfestival.it
CoMUNiCateCi le VoStre iNiZiatiVe eNtro il 15 di oGNi MeSe / e-mail: redazionelui@gemeco.it - Fax 02 91390360
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NeWS & aPPUNtaMeNti
Concorso lungometraggi. Vince Boven is het stil “per i temi intrecciati narrati con un’onestà di arte cinematografica di vigorosa qualità. Per l’elevato livello recitativo degli interpreti, per la crudezza poetica, per la fotografia livida e carnale. Per la capacità più unica che rara di trasformare il silenzio tragico nelle relazioni umane in grande forza comunicativa attraverso lo schermo”. Menzione speciale a Will You Still Love Me Tomorrow? di arvin Chen. Concorso documentari. Vince The Love Part of This: “per la straordinaria capacità di trasformare una storia normale e quotidiana in un viaggio emozionante dentro al quale lo spettatore viene portato per mano fino a sentirsene partecipe. I giurati sono rimasti molto colpiti dall’importanza, dall’attualità e dall’intensità di tutte le storie, i personaggi e i temi raccontati nei documentari in concorso. Si è soffermata quindi sulla capacità di trasformare questi temi in racconti cinematografici”. Menzione speciale a Born this Way di Shaun Kadlec e deb tullmann. Concorso cortometraggi. Vince Bunny: “per aver raccontato quel che succede quando la gioventù lascia il campo alla vecchiaia e alla malattia, presentate entrambe con ruvida onestà e senza fare sconti. Bunny porta in una realtà possibile che tutti speriamo di vivere, in cui l’amore è solidale, presente e assoluto e che, per questi motivi, ci spaventa meno. È poi un segnale importantissimo di come il cinema omosessuale non abbia paura di affrontare anche il tabù della vecchiaia, mostrandosi sempre più sensibile e maturo nei confronti di tutte le sfaccettature della vita”. Menzione speciale a The Men’s Room di Jane Pickett “per come ha saputo esplorare una storia controversa e ambigua raccontandola con rara eleganza tecnica. il bisogno, la paura, la ricerca di comprensione e la solitudine del protagonista vengono rappresentati con un’architettura filmica che scava nel profondo delle emozioni, tenendo lo spettatore col fiato sospeso fino all’ultima sequenza”. Queer Award. Vince Joven & Alocada “in cui lo sguardo sfrontato della protagonista trova spazio tra le pagine virtuali di un blog dove uno stile narrativo irriverente e dissacrante diventa strumento di una ribellione, anche autobiografica, alle costrizioni della vita quotidiana. la scelta di genere rimane sospesa, ma viene esplorata con passione e la sessualità viene vissuta in modo spontaneo, fisiologico e, soprattutto, libero”.
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Associazione nazionale contro le discriminazioni da orientamento sessuale Primo congresso nazionale: 17/19 maggio 2013 - Sala Unicef - via Palestro 68, Roma Prevenzione contro le malattie sessualmente trasmissibili e protezione contro le discriminazioni di chi ancora non accetta l’omosessualità. Sono questi gli obiettivi di A.N.D.O.S. (Associazione nazionale contro le discriminazioni da orientamento sessuale), che in occasione della prossima giornata mondiale contro l’omofobia eleggerà i membri della Direzione Nazionale e il proprio Presidente nel corso del “Primo Congresso Nazionale di A.N.D.O.S.” che si terrà a Roma il 17, 18 e 19 maggio 2013 nella sala UNICEF di via Palestro 68. Alla manifestazione parteciperanno anche numerose personalità del mondo delle istituzioni e dello spettacolo con gli interventi dei membri del Comitato d’Onore, composto da personaggi legati a vario titolo alla comunità omosessuale. Nata appena un anno fa, A.N.D.O.S. oggi conta oltre 50 mila soci iscritti (tra le prime organizzazioni in Europa per la tutela dell’universo LGBTQ), 53 circoli affiliati e dà lavoro a più di 400 persone in tutta Italia, mobilitando anche 600 volontari, tra medici, infermieri, psicologi e persone comuni pronte ad aiutare i soci in difficoltà. I circoli A.N.D.O.S. non sono però solamente un luogo sicuro in cui poter vivere senza paure la propria sessualità, lontano dai pericoli che ancora minano la sicurezza della comunità omosessuale nelle strade e nei parchi cittadini o in cui prendere consapevolezza di sé attraverso il confronto con gli altri. Al loro interno vengono, infatti, distribuiti ogni anno oltre un milione di preservativi: numero che in Italia non trova pari e che fa dell’organizzazione una tra le più attente al tema della prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili Sei stanco dopo una dura giornata di lavoro? Hai fatto troppi sforzi in palestra e adesso hai male alla schiena? Qualche chiletto di troppo? O semplicemente hai voglia di un pò di relax? Penso di poterti aiutare.
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+39 346.2305920 nel Paese. Nella giornata inaugurale di venerdì 17 maggio, verranno aperti i lavori e nominate le commissioni. Sabato 18 il programma sarà articolato in due momenti: al mattino interverranno il Presidente del Congresso Gian Paolo Silvestri, l’attuale presidente in pectore di A.N.D.O.S., Marco Canale (nella foto sotto), e verrà discusso e approvato lo statuto dell’organizzazione. In tarda mattinata avranno inizio le votazioni per eleggere i membri della Direzione Nazionale e il Presidente, al termine delle quali, si terrà il discorso d’insediamento del Presidente neoeletto e verrà proiettato un cortometraggio dal titolo “Circoli ricreativi, questi sconosciuti”. Nella sessione pomeridiana di sabato, prima della conferenza stampa di presentazione dei nuovi vertici dell’associazione, verranno nominati il Tesoriere Nazionale, l’Ufficio di Presidenza, verrà presentato il Comitato d’Onore e sarà possibile assistere a un piccolo spettacolo satirico “Omosessualità e dintorni”. Domenica 19 maggio, giornata conclusiva, si alterneranno infine al microfono diversi ospiti e i membri del Comitato d’Onore. L’intero programma può essere scaricato dal sito Internet: www.associazioneandos.org
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I LOVE SICILY
Scritti da un filosofo in stato di grazia, con uno stile fluido e limpido come acqua marina. Uno stile in cui i concetti astratti e fissi della filosofia diventano concreti e plastici come il corpo di un danzatore. Di qui l’odio da parte degli austeri professori di scuola che si scandalizzavano per questo impertinente pensatore che non amava chiudersi nelle fredde aule universitarie. Friedrich Nietzsche è il nome, un po’ duro da pronunciare, di questo genio solitario che inventò tutto il Novecento, non solo nel campo del pensiero ma anche in quello più variegato dell’arte e del costume. Di lui dissero di tutto e di più. L’espressione più gentile coniata per lui era “invasato da Dioniso” come una baccante. Perciò pazzo come tutti i viaggiatori nella terra del proibito. Certamente l’equilibrio stabile non fu mai la sua caratteristica. Non amava proprio la stabilità in nessun campo. Come passava dalla più intensa euforia alla più grigia depressione, così non sapeva stare fermo per più di alcuni mesi nello stesso punto del pianeta. Tanto che sospendeva spesso l’insegnamento, accusando tutti i possibili disturbi psicosomatici, dallo stomaco agli occhi, dall’emicrania all’insonnia. Dopo la rottura definitiva con l’amico Wagner, Nietzsche chiese, nel 1879, le dimissioni dalla cattedra universitaria, per motivi di salute e non mise più piede negli atenei di nessuna città. Preferì pensare in viaggio, perché solo la dimensione errante può realizzare la libertà assoluta. Per natura, il filosofo è un uomo e l’uomo non è fatto per la staticità, ma per il movimento, sia che muova il corpo sia che faccia lavorare il cervello. Il viaggio salva dalla depressione, dal nervosismo, perché libera energie altrimenti destinate a rimanere represse. Il suo amore per il viaggio è pari a quella del danzatore per la propria arte. Questa sua inconfondibile caratteristica lo imparenta con altri celebri viaggiatori come Goethe, Lawrence, Wilde, Durrell, Hesse. Se guardiamo alla mappa geografica di Nietzsche, ci accorgiamo
di Riccardo Di Salvo (info@riccardodisalvo.it) e Claudio Marchese (info@claudiomarchese.it)
La Sicilia e gli scrittori Nietzsche e la gaia ebbrezza mediterranea Atto 1°
Il filosofo errante Incompreso in vita e ancor più post mortem. Sempre inattuale e in anticipo sui tempi. Autore di libri che sono i pilastri del postmoderno: “La nascita della tragedia”, “Ecce homo”, “La gaia scienza”, “ Così parlò Zarathustra”.
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I LOVE SICILY
che le sue mete preferite sono a sud della Germania. Dalla Svizzera alla Francia meridionale, dalla Liguria alla Sicilia. Perché questo amore per il Sud? Sia le montagne svizzere illuminate da un sole abbagliante che le città portuali come Nizza, Genova, Rapallo e Messina sono luoghi vitali, grazie alla forza ignea del sole, fonte di calore ed eccitazione. Non a caso i medici che curarono la sua depressione gli consigliavano di sostare in luoghi solari, fuori dall’uggiosa e deprimente Germania.
Della Sicilia lo affascina lo spirito greco – arcaico, fatto di un senso religioso della vita che, al di sotto dell’esteriorità dei riti cristiani, conserva l’oscuro senso del destino, tipico della tragedia greca. La religiosità del popolo siciliano, barocca fino all’estremo del delirio, sontuosa e scintillante, ha un cuore tragico. E’ dominata dall’idea del fato in cui il filosofo tedesco si riconosce. Non a caso nello “Zarathustra”, l’espressione della volontà di potenza consiste nell’adeguare i propri valori ai valori veri della natura, non del sovrannaturale, tipico della teologia cristiana: “La formula per la grandezza dell’uomo è amor fati; non volere nulla di diverso da quello che è, non nel futuro, non nel passato, non per tutta l’eternità. Non solo sopportare ciò che è necessario, ma amarlo”.
Un magnifico aprile a Messina
Non è casuale che gli anni del vagabondaggio coincidano con il massimo splendore filosofico di Nietzsche. Dall’estate 1881, quando il filosofo lascia Sils – Maria e si stabilisce a Genova, fino all’autunno 1882, quando ritorna nel capoluogo ligure e si trasferisce a Rapallo, Nietzsche scrive, viaggiando, i suoi capolavori. Tutti impregnati di quel senso gaio e sensuale della vita che è tipico del mondo meridionale. In uno stile solare e gaudente, il pensatore dà carne ai propri concetti, paragonando il mare e il sole alla dimensione greca della vita contrapposta al freddo e alla nebbia del mondo germanico, adatto alla sofferenza masochistica della civiltà cristiano – borghese. Dopo aver ascoltato Bellini e Bizet, Nietzsche comincia a identificare nelle opere di questi musicisti l’espressione dell’ebbrezza mediterranea, istintiva e gioiosa, diversa dal torbido e malinconico ascetismo tedesco “wagneriano”. Nello stesso anno 1882 Nietzsche conosce e si innamora di Lou Salomè, una giovane ebrea finlandese con cui è disposto a condividere un menage a Troix. Nietzsche è euforico ma l’amore dura poco, perché guastato dalla perfida intromissione della sorella Elisabeth. Il filosofo reagisce riprendendo a viaggiare. Questo è il suo periodo più inquieto. Tutti i giorni percorre la strada che va da Rapallo a Santa Margherita e a Portofino, inebriandosi di mare e di sole. Proprio durante queste passeggiate Nietzsche inizia a scrivere “Così parlò Zarathustra” che termina più tardi tra Roma e Nizza. Tra i due poli di questo suo inquieto andare si inserisce il viaggio a Messina, intrapreso alla fine di marzo del 1882. Dalla città dei mamertini il filosofo scrive all’amico Overbeck in data 8 aprile“… alla fine con audace decisione mi sono imbarcato come solo passeggero per Messina e comincio a credere di aver avuto in ciò più fortuna che intelligenza – giacché questa Messina sembra fatta per me; i messinesi mi dimostrano una tale amabilità e premura, che mi sono venute in mente le idee più buffe (chissà, per esempio, che non ci sia qualcuno che mi vien dietro in viaggio con lo scopo di comprarmi i favori di questa gente?)”. L’esperienza breve ma intensa vissuta a Messina viene fissata in un epistolario, e si metaforizza nelle opere filosofiche scritte durante questo periodo.
(continua nel prossimo numero di “Lui Magazine”, giugno 2013),
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